LE RISORSE AZIENDALI ED IL VALORE DELLE IMPRESE LE RISORSE AZIENDALI COSA SONO LE RISORSE AZIENDALI? Le risorse aziendali (o anche patrimonio allargato delle risorse organizzate nell’impresa) sono le capacità a disposizione dell’impresa per realizzare le attività produttive. Tradizionalmente erano rappresentate da: • capitale - acquisito in forma monetaria - trasformato nei beni (materiali) necessari per la produzione • lavoro - di carattere esecutivo Le risorse aziendali, oggi, si configurano come mix di capitale-lavoro-sapere specifici dell’impresa, tali da caratterizzarne l’identità e condizionarne la redditività. Infatti il sapere arricchisce il capitale e il lavoro attraverso le informazioni e le conoscenze che si esprimono nelle risorse aziendali in quanto: • si incorporano nei beni immateriali – brevetti, marchi – software, data-base • valorizzano – i fattori produttivi (tecnologia e professionalità) – i sistemi aziendali (conoscenze gestionali, immagine) N.B. Coda rileva come il patrimonio allargato delle risorse, tangibili ed intangibili, mobilitate e organizzate ai fini produttivi, svolge un ruolo fondamentale ai fini della funzionalità economica durevole dell’impresa. A tale patrimonio fa capo (le alimenta e ne è alimentato) una doppia sequenza di relazioni circolari di causa-effetto: • l’una riguarda la produzione, resa possibile da tali risorse, di beni e servizi appropriati rispetto ai bisogni espressi sul mercato e vendibili a prezzi congrui, generando quindi una adeguata capacità di remunerare i fattori produttivi; • l’altra riguarda il formarsi di soddisfacenti opportunità di impiego per le risorse primarie disponibili nell’ambiente, che vengono mobilitate ed impiegate nell’impresa sotto forma di fattori produttivi, trovandovi una adeguata remunerazione Risorse e funzionamento del sistema aziendale secondo Coda Le risorse aziendali possono essere capacità: • detenute a titolo proprietario o ad altro titolo (per es.affitto, licenza) • acquisite all’esterno dell’impresa o prodotte al suo interno • a contenuto materiale o immateriale • separabili o non separabili dal sistema aziendale le risorse aziendali si configurano come: • un sistema strutturale di capacità che si forma ed evolve nel tempo, attraverso processi di investimento, innovazione e apprendimento, in funzione della formula imprenditoriale • uno snodo tra - il sistema delle idee e delle decisioni da un lato - il sistema delle operazioni e dei risultati dall’altro, in quanto vincola nel breve termine le operazioni realizzabili e i risultati accessibili • un momento di stabilità, continuità, identità ma anche di inerzia e rigidità, in quanto normalmente è modificabile solo nel medio e lungo termine QUALI SONO LE RISORSE AZIENDALI? nel capitale lordo di funzionamento • se visto rispetto alla sua formazione si trovano: km (da apporto e da realizzi) da investire; diritti (crediti e rimanenze di servizi) da incassare e utilizzare; investimenti (in fattori e prodotti) da realizzare • se visto rispetto alla sua composizione si trovano: km; diritti; beni materiali; beni immateriali • ma non si trovano: conoscenze, professionalità, immagine, frutto di costi pluriennali non capitalizzati o già ammortizzati; caratteristiche, competenze, conoscenze individuali; caratteristiche, competenze, conoscenze dell’impresa e sull’impresa N.B. Tra il patrimonio allargato delle risorse aziendali ed il capitale lordo di funzionamento ci sono due differenze fondamentali • è ≠ l’insieme dei componenti (nell’impresa c’è un “patrimonio allargato” di risorse più ampio del capitale lordo di funzionamento) • è ≠ il valore dei due capitali (W ≠ CN) Patrimonio allargato delle risorse aziendali e capitale lordo di funzionamento Risorse visibili in bilancio (capitale lordo di funzionamento) Capitale monetario Diritti Beni materiali Patrimonio materiale (e risorse assimilate) -------------------------- --------------------Beni immateriali (visibili in bilancio) ----------------------- -------------------------Risorse non visibili in bilancio Risorse intangibili (capacità individuali e di sistema) Beni immateriali (non visibili in bilancio) Patrimonio immateriale Una parentesi in tema di Capitale Intellettuale A partire dagli anni ‘80, in corrispondenza all’evoluzione dei contesti produttivi, diversi autori hanno incominciato ad utilizzare il concetto di Capitale Intellettuale (C.I.) per indicare il sapere generato e utilizzato dalle imprese, che ne supporta la strategia, l’operatività e la creazione di valore. Per es. • T.Stewart (1991). C.I. è l’insieme delle conoscenze utilizzate dal personale aziendale per assicurare all’impresa il vantaggio competitivo • L.Edvinsson (1996). C.I. è la conoscenza che può essere convertita in valore dell’impresa Altri contributi hanno analizzato il C.I. dettagliandone i contenuti • Capitale umano. E’ dato dall’insieme delle competenze, dell’esperienza, delle motivazioni, del talento delle persone che operano nell’impresa. • Capitale strutturale. E’ dato dalle capacità e dalle conoscenze incorporate nell’impresa attraverso le prassi informali, le procedure formalizzate, la cultura aziendale. • Capitale relazionale. E’ dato dalla qualità delle relazioni dell’impresa con i suoi interlocutori esterni: clienti, fornitori, altri attori rilevanti del contesto. Oppure anche: • Customer capital. Relazioni con il mercato finale. • Innovation capital. Capacità di generare innovazione grazie a risorse tecnico-scientifiche, manageriali, di marketing . • Process capital. Qualità delle prassi e delle procedure interne. …e ne hanno sottolineato importanti caratteristiche strategiche, in quanto il C.I. • ha una vita utile indefinita e non definita come i beni materiali (si vedano per es. i brevetti) • può rivalutarsi grazie all’apprendimento dall’esperienza anziché perdere valore con l’uso come i beni materiali (si vedano per es. i sistemi gestionali) • salvo il capitale umano, può essere impiegato in una molteplicità di applicazioni, in quanto la sua disponibilità non è limitata (si veda per es. l’immagine) La piattaforma del valore (Saint-Onge, Armstrong, Petrash, Edvinsson, Sullivan) L’Intangible Assets Monitor (K.E.Sveiby) L’Intellectual Capital (Edvinsson e Malone) Quali sono le risorse immateriali? Le risorse immateriali possono essere classificate in base a due criteri: - l’appartenenza alle persone o all’impresa - la separabilità o meno dall’impresa E quindi si possono identificare: • • • • • capacità individuali (capitale umano) capacità di sistema non formalizzate (capitale organizzativo) coesione e motivazione (capitale relazionale) immagine e credibilità (capitale relazionale) capacità di sistema formalizzate (beni immateriali non protetti da specifiche norme) • beni immateriali tradizionali (legalmente protetti da specifiche norme) Il patrimonio immateriale dell’impresa può essere così classificato Risorse dell’impresa Risorse Non trasferibili Trasferibili sen- Trasferibili delle za protezione con protezione persone giuridica giuridica specifica specifica Know-how Know-how individuale di sistema non formalizzato Capacità Coesione e motivazione Immagine e credibilità Beni Know-how di Beni immateriali sistema formaliz. tradizionali Un approfondimento in tema di risorse immateriali Le risorse immateriali possono essere riclassificate distinguendole tra • Intangibles: capacità, ovvero risorse delle persone e risorse dell’impresa da essa non trasferibili • Beni immateriali: beni, ovvero risorse dell’impresa da essa trasferibili, con o senza protezione giuridica specifica GLI INTANGIBLES • Sono risorse immateriali che si concretizzano in - competenze (individuali e organizzative) dando luogo a capacità di risposta ai problemi gestionali - fiducia (interna ed esterna) migliorando la collaborazione all’interno ed all’esterno dell’impresa • Il loro ruolo è di “aumentare la produttività economica (valore) dei processi fisici, fornendo loro le informazioni, le relazioni organizzative, i servizi di collegamento che sono necessari non solo per gestire al meglio una trasformazione materiale diventata complessa, ma soprattutto per migliorare l’appropriatezza dei processi rispetto alle risorse disponibili e rispetto ai bisogni da servire” (Rullani) Le competenze individuali sono • schemi cognitivi e relazionali individuali • caratteristiche intrinseche, componenti durature dell’identità delle persone → frutto di conoscenze e esperienze, abilità, valori e motivazioni, attitudini e atteggiamenti, percezione di sé e del proprio ruolo → legati causalmente ad una performance ± efficace N.B. si possono distinguere competenze imprenditoriali, manageriali, operative, relazionali, cognitive Competenze individuali: tipologie e profilo Competenze Conoscenze esperienze Imprenditoriali Bilanciate Manageriali Consolidate Operative Abilità metodicità Specialistiche Cognitive Tecniche Attitudini e atteggiamenti Percezione di sé successo Gusto della sfida Leader Ricerca del risultato Problem solver Qualità del lavoro Ricerca della precisione gestore empatia Apertura al dialogo facilitatore Sviluppo Propensione all’approfondi mento esplicatore Rapidità decisionalerazionalità sistematicità Differenziate Relazionali Valori e motivazioni Persuasività Analiticità Le competenze organizzative sono • schemi cognitivi e relazionali condivisi • consolidati nelle routine organizzative → legati causalmente ad una performance ± efficace N.B. si possono distinguere - competenze specialistiche: tecnico-produttive, funzionali, di processo - competenze generali: di integrazione interna ed esterna, di adattamento, di innovazione radicale ed incrementale - meta competenze o competenze dinamiche, che regolano la combinazione e l’evoluzione delle competenze specialistiche e del repertorio delle soluzioni da esse rese possibili La fiducia (interna ed esterna) è uno schema cognitivo e relazionale consolidato nel sistema percettivo del personale e degli stakeholder dell’impresa, che ne facilita - le interazioni interne → generando coesione e motivazione - le interazioni esterne → generando immagine e credibilità e migliorando quindi la collaborazione, interna ed esterna I BENI IMMATERIALI sono risorse immateriali che si contraddistinguono in quanto • sono frutto di costi a utilità differita e sono all’origine di benefici economici differenziali • sono separabili dall’impresa e trasferibili a terzi • sono misurabili nel loro valore Una parentesi in tema di Goodwill allargato e ristretto I beni immateriali sono segnalato da Guatri e Brugger (fine anni ‘80) come componenti del differenziale fantasma esistente tra: • valore dell’impresa = W + PP (nello schema successivo=W, stimato sinteticamente) • valore dei soli beni materiali/immateriali (stimati analiticamente) → valore dell’impresa − beni materiali = = goodwill allargato → valore dell’impresa − beni materiali e immateriali = = goodwill ristretto Goodwill allargato e ristretto secondo Guatri e Brugger In tema di beni immateriali nel Codice Civile si rileva che • sono immobilizzazioni “gli elementi patrimoniali destinati a essere utilizzati durevolmente” (art.2424 bis, 1° comma) • sono immobilizzazioni immateriali: 1. 2. 3. 4. 5. 6. I costi di impianto e ampliamento I costi di ricerca, sviluppo, pubblicità I diritti di brevetto e di utilizzazione di opere dell’ingegno Le concessioni, le licenze, i marchi e diritti simili L’avviamento Le immobilizzazioni in corso e gli acconti I Principi Contabili Nazionali (OIC) nel documento 24 – Immobilizzazioni Immateriali • precisano che le immobilizzazioni immateriali si caratterizzano per assenza di tangibilità, identificabilità e misurabilità dei costi sostenuti per la loro acquisizione esterna o produzione interna, utilità pluriennale • distinguono rispetto alle indicazioni del Codice Civile i beni immateriali in senso proprio (nn.3 e 4) e gli oneri pluriennali (nn.1,2,5,6) N.B. - per 3,4,5 c’è obbligo di iscrizione del costo nello S.P. - per 1,2,6 c’è facoltà - per 1 e 2 la Nota Integrativa deve precisare i motivi della capitalizzazione Con riferimento ai Principi Contabili Internazionali Il Framework for the Preparation of Financial Statements definisce come attività patrimoniali: 1. 2. 3. 4. le risorse controllate dall’impresa risultato di operazioni svolte in passato dalle quali sono attesi benefici economici futuri essendo tali benefici misurabili attendibilmente Con riferimento ai Principi Contabili Internazionali • Lo IAS 38 – Attività immateriali, a proposito della autonoma identificabilità, condizione necessaria per distinguere un bene immateriale dall’avviamento precisa che essa può derivare da: - contratti o atti amministrativi che trasferiscono all’impresa il controllo del bene o la legittimazione a svolgere particolari attività - possibilità dell’impresa di trasferire a terzi la proprietà o l’uso del bene attraverso contratti di vendita, licenze, concessioni SAPERE E RISORSE AZIENDALI Le risorse aziendali trovano il loro fondamentale fattore costitutivo ed evolutivo in una dimensione immateriale (informazione e conoscenze) • - che si incorpora in supporti materiali ⇒ beni materiali in supporti grafici ed elettronici ⇒ beni immateriali nella memoria di persone e gruppi ⇒ capacità intangibili • che nasce/cambia in base a processi di - formazione spontanei - trasformazione gestiti consapevolmente Alla formazione delle risorse aziendali concorrono i processi di ACQUISIZIONE DEL SAPERE • l’impresa acquisisce sapere dall’esterno (sapere come fattore esogeno) - selezionando: risorse umane, beni strumentali, beni materiali e immateriali appropriati - interagendo con soggetti portatori di sapere: istituzioni scientifiche, consulenti, partner, clienti, fornitori • l’impresa produce sapere al suo interno (sapere come fattore endogeno) - investendo in: ricerca, sviluppo e progettazione, marketing, formazione, organizzazione - attivando processi di apprendimento dall’esperienza e dalla collaborazione interaziendale sapere produzione sapere All’evoluzione delle risorse aziendali concorrono i processi di TRASFORMAZIONE DEL SAPERE la trasformazione del sapere • riguarda gli stati in cui si manifesta la conoscenza, che può essere tacita (praticata nelle routine)-esplicita (tradotta in procedure) codificata (di generale applicazione)-contestuale (applicata in contesti specifici) diffusa (di base)-circoscritta (in specifici ambiti) • si realizza attraverso processi di: - esplicitazione - formalizzazione - circolazione - interiorizzazione N.B. L’esplicitazione, la codificazione, la diffusione del sapere comportano • vantaggi: condivisione infra-aziendale e difesa dalla mobilità individuale, arricchimento e formazione di una cultura comune, condivisione interaziendale nell’ambito di progetti di collaborazione, possibile cessione in proprietà o in uso → valorizzazione interna ed esterna • svantaggi: imitazione, perdita di esclusività → perdita di valore L’evoluzione e trasformazione del sapere sono spiegate da Nonaka in termini di SPIRALE DELLA CONOSCENZA posti due tipi fondamentali di conoscenza: • Tacita - legata ad un contesto operativo (un mestiere, un’unità organizzativa, un business) - affondata nell’azione di una persona o di un gruppo (un artigiano, un quadro tecnico, un dirigente o un’unità organizzativa) - non facilmente trasmissibile • Esplicita - tradotta in codici linguistici (una formula, una sequenza di istruzioni, un software) - trasmissibile attraverso la comunicazione e la formazione - incorporata in procedure, software - decontestualizzata e resa applicabile in diversi contesti operativi (business, sistemi aziendali) La spirale di Nonaka identifica una sequenza di fasi di circolazione ed evoluzione della conoscenza • • • • SOCIALIZZAZIONE (circolazione) ovvero - trasmissione di conoscenza tacita attraverso la condivisione per esperienza (per es. dall’artigiano all’apprendista) FORMALIZZAZIONE (evoluzione) ovvero - esplicitazione di conoscenza tacita - identificazione e codificazione di rapporti di causa-effetto COMBINAZIONE (circolazione) ovvero - associazione di “pezzi” di conoscenza (formalizzata) - standardizzazione di comportamenti e processi INTERIORIZZAZIONE (evoluzione) ovvero - utilizzo nell’azione di conoscenza codificata - formazione di nuova conoscenza tacita attraverso l’esperienza contestuale LE RISORSE AZIENDALI E GLI STAKEHOLDERS DELL’IMPRESA • Nei contesti produttivi tradizionali le imprese interagiscono con clienti e portatori di fattori con cui intrattengono scambi di tipo commerciale • Nei contesti produttivi emergenti le imprese interagiscono con una pluralità di soggetti (stakeholders) in termini non solo di scambio commerciale, generando relazioni socialmente rilevanti Gli stakeholders sono soggetti che interagiscono con l’impresa: • apportando risorse, consenso, legittimazione • esprimendo bisogni, interessi, attese cui fornire risposte soddisfacenti (l’impresa ha un valore d’uso per gli stakeholders) Gli stakeholder dell’impresa, le loro attese ed i loro contributi Stakeholder Attese Contributi Clienti Prezzo/qualità/personalizzazione/ servizio/innovazione beni e serv. Dipendenti Remunerazione; esperienze e Professionalità; competenze crescita professionale; carriera individuali Fornitori Rapporto continuo e remunerativo Continuità e capacità di concorrere a percorsi innov. Partner Cooperazione Input innovativi Portatori di capitale di credito Opinione pubblica Puntualità nei pagamenti e nei rimborsi Fatturato; fedeltà Condizioni di finanziamento favorevoli Responsabilità sociale; rispetto di Consenso e legittimazione standard etici Istituzioni Contributi all’innovazione ed allo sviluppo Esternalità favorevoli Portatori di capitale di rischio Qualità del reddito Sostegno ai percorsi di sviluppo aziendale Gli stakeholders dell’impresa: • vanno selezionati in base ai possibili apporti al progetto imprenditoriale • vanno remunerati soddisfacendone le attese allo scopo di assicurarsi la continuità dei loro apporti • (coinvolgendoli sul piano della progettualità nell’evoluzione dei business) LE RISORSE AZIENDALI COME DETERMINANTI DEL VALORE Le risorse aziendali quindi: • sono capacità su cui l’impresa basa competitività, redditività e sviluppo, frutto dell’interazione e dell’evoluzione di una pluralità di componenti visibili/non visibili in bilancio, materiali/immateriali e dell’apporto (e del coinvolgimento progettuale) di una pluralità di stakeholders • sono al centro di processi continui di competence building e competence leveraging • hanno un valore (capacità di concorrere al vantaggio competitivo e al valore dell’impresa) non individuale ma di sistema Implicazioni della problematica delle risorse in tema di aziendalità: • l’economicità dell’impresa dipende dal mix delle risorse possedute, dalla loro criticità per la generazione di valore e dalla sua attrattività verso stakeholders in grado di apportare risorse critiche • la durabilità dipende dalla capacità dell’impresa di mantenere e sviluppare nel tempo un mix di risorse capaci di generare valore e la sua attrattività verso gli stakeholders • l’equilibrio sociale si aggiunge a quello economico e a quello finanziario come condizione di funzionamento dell’impresa • i portatori di capitale di rischio si configurano come stakeholders di ultima istanza, le cui attese sono soddisfatte dopo aver risposto alle attese degli altri stakeholders Implicazioni della problematica delle risorse in tema di creazione del valore a) Le determinanti del valore e la catena del valore di Porter La catena del valore di Porter esamina le attività e i processi aziendali per individuare le possibili fonti del vantaggio competitivo (assunte come un dato) - vantaggi di differenziazione (+ valore d’uso) - vantaggi di costo (- costi) da sfruttare con opportune strategie per migliorare la redditività b) La Resource Based View Spiega le fonti dei vantaggi competitivi riconducendole alle risorse aziendali ed alle loro caratteristiche (assunte come dati) Risorse e W risorse aziendali appropriate uniche difendibili rinnovabili vantaggi competitivi sostenibili rendite imprenditoriali W [ROE > Ce] [ W > CN ] c) La Competence Based View • sostiene che le risorse aziendali - non sono decisive singolarmente e non sono date - ma valgono per l’insieme che concorrono a formare • sottolinea l’esigenza di - selezionarle, svilupparle, combinarle, valorizzarle - generando competenze distintive consonanti e costitutive dell’identità dell’impresa → la dimensione strategica della gestione dell’impresa viene così ricondotta a comportamenti di - competence building - competence leveraging che contraddistinguono i percorsi evolutivi dell’impresa Le determinanti di W secondo G.Donna (2004) Qualità del business Competitive Spread (r-c) Qualità della governance advantage period(cap) Creazione di valore Opzioni reali (or) Prospettive di crescita (g) Patrimonio strategico Qualità della strategia … e quindi il patrimonio strategico è la dotazione di risorse in funzione della quale l’impresa gode (soffre) di una posizione di vantaggio (svantaggio) competitivo. Esso dipende dal mix di: • Capitale professionale (conoscenze e competenze individuali) • Capitale organizzativo (tecnologie, conoscenze e competenze organizzative incorporate nelle procedure e nelle routine) • Capitale immateriale (beni e diritti immateriali) • Capitale tangibile (strutture fisiche e beni strumentali) • Capitale relazionale (relazioni e fiducia presso gli stakeholders: capacità di attrarre, soddisfare, trattenere clienti, talenti, partner, fornitori, finanziatori, istituzioni) • Capitale strutturale (capacità di gestire a livello di eccellenza i processi chiave) che si costruisce nell’impresa (competence building e leveraging) Il patrimonio strategico (fonte: G.Donna 2004) Creazione di valore economico Eccellenza competitiva Capitale strutturale Capitale relazionale competenze fiducia Capitale professionale Capitale organizzativo Capitale immateriale Capitale tangibile persone knowledge diritti beni LOGICHE ECONOMICHE E FINANZIARIE NELLA CREAZIONE DEL VALORE Logiche di creazione del valore e modelli di corporate governance • le imprese possono perseguire la creazione del valore secondo logiche di tipo economico-strategico o finanziario- speculativo • tali logiche sono spesso riscontrate alternativamente nei casi delle imprese a proprietà chiusa (familiare) o ristretta (anche società quotate ma con controllo forte) e delle public companies USA L’obiettivo della creazione del valore può essere perseguito secondo logiche economico-strategiche... • sviluppando le risorse (competence building) ed attivando con gli stakeholders rapporti interattivi e cooperativi • valorizzando l’impresa in termini di sviluppo nel lungo termine del suo potenziale di creazione di valore per tutti gli stakeholders (competence leveraging) • accrescendo in questo quadro la capacità di rispondere alle attese degli shareholders e di remunerare il capitale proprio • valore dell’impresa W + dividendi e + WM …ma anche secondo logiche finanziario-speculative • perseguendo l’aumento del reddito e la capacità di remunerare il capitale proprio nel breve termine... • …e quindi conseguendo l’aumento del valore di scambio del capitale proprio (WM se si tratta di società quotata)… • ma talora disperdendo risorse e penalizzando il potenziale di creazione di valore dell’impresa • WM = f(CF) • + dividendi + WM N.B. Il confine tra valenza economico-strategica e valenza finanziario-speculativa delle scelte aziendali non è sempre evidente. Per es. cedere un brevetto o una linea di business: • distrugge valore a fronte di generazione di cassa a breve termine se l’impresa è in grado di valorizzarli • genera valore se l’impresa non è in grado di valorizzarli e può reimpiegare convenientemente la cassa derivante dalla cessione La logica finanziaria-speculativa si è riscontrata più facilmente nelle public companies USA: • controllate da investitori istituzionali motivati dal rendimento degli investimenti • con management incentivato con l’assegnazione di stock options alla valorizzazione del capitale azionario attraverso la ricerca della redditività a breve termine • con la accelerazione ed enfatizzazione dei processi di valorizzazione (ma anche di distruzione) dei capitali azionari tipici dei mercati finanziari (effetti imitativi facilitati dagli strumenti telematici) La logica economico-strategica è più compatibile con i comportamenti tipici di imprese a proprietà chiusa o ristretta • non sottoposte alla pressione della redditività a breve • più in grado di operare in base a obiettivi e strategie di medio-lungo termine • come nel caso di imprese: - famigliari - grandi, guidate da coalizioni di gruppi famigliari e management - a controllo pubblico