ANNO XXI - N. 3 - DICEMBRE 2012 COMOCUORE Onlus ASSOCIAZIONE GIANMARIO BERETTA P E R L A L OT TA CONTRO L’INFARTO INFORMA www.comocuore.org Comocuore Onlus. Presidente > dott. Giovanni Ferrari | Vice Presidente > Elena Zappa Colombo Presidente Onorario > Emiliana Viganò | Consiglieri > Gianluca Botto, Stefania Brusa, Edoardo Colombo, Daniela Corti, Mario Landriscina, Alessandro Politi, Santo Zerboni, Giovanni Corrado e Gianstefano Buzzi. La Sede dell’Associazione in Como via Rovelli 8 (tel. 031 278862 - 031 265381 fax 031 3302831 e-mail: [email protected]) è aperta da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00 e di sabato dalle 10.00 alle 12.00. Comocuore Informa. 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Dopo la presentazione di alcuni dati significativi sulle vite salvate e sulla efficacia degli interventi della rete di volontari preposta alla defibrillazione (i volontari delle croci operanti nell'ambito della organizzazione del 118, laici, persone comuni opportunamente addestrate all'uso della apparecchiatura), si sono succeduti importanti relatori che hanno sottolineato l'importanza della operazione e ne hanno illustrato le basi scientifiche. Come credo ormai si sappia, oltre al territorio provinciale ormai coperto dalla rete di defibrillatori, la nostra Associazione ha dato un notevole contributo, attraverso la “Missione Cuore”, anche alla diffusione dei defibrillatori in Regione Lombardia, grazie al fondamentale sostegno di Banca Intesa che, con la sua organizzazione ha consentito la raccolta di fondi con la vendita delle noci ai propri correntisti. Si è potuta così realizzare una collaborazione con AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) che ci ha consentito di restituire i fondi raccolti sotto forma di defibrillatori che sono andati a implementare la rete regionale ancora incompleta. Al dottor Alberto Zoli, direttore di AREU, sono stati consegnati i defibrillatori della campagna 2011-2012, raggiungendo così la quota di 140 apparecchi donati alla Regione. L'avvocato Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, ha sottolineato l'importante partecipazione della Fondazione alle necessità del territorio, espressa dalla erogazione di fondi a sostegno dei numerosi progetti di interesse sociale manifestati dalla comunità, e di cui anche la nostra Associazione ha beneficiato in passato. Infine l'intervento del professor Peter Schwartz, cardiologo di fama internazionale che da sempre si è occupato del problema della morte improvvisa del bambino e del giovane, che ha illustrato le basi scientifiche di questo drammatico evento (troverete all'interno del nostro notiziario un suo scritto sull'argomento). A sostegno della lotta alla morte improvvisa è di quest'anno un intervento governativo che, attraverso decreto legge, ha reso obbligatoria la disponibilità del defibrillatore presso tutte le società sportive. L'addestramento al suo utilizzo metterà anche le piccole comunità in condizioni di affrontare l'emergenza, affinchè non abbiano più a ripetersi altri casi Morosini. Ma non dimentichiamoci che certamente il defibrillatore è fondamentale per risolvere la fibrillazione ventricolare, da l'aritmia che sta quasi sempre all'origine dell'arresto cardiaco, ma se questo non è prontamente disponibile è il massaggio cardiaco che diventa fondamentale nel mantenere quella necessaria protezione degli organi, soprattutto del cervello che è il primo a soffrire, purtroppo in maniera irreversibile dopo alcuni minuti, della carenza di ossigeno. Manovra, questa, che a molti fa paura, ma che è semplice da imparare e che come più volte abbiamo scritto, dovrebbe essere insegnata in tutte le scuole. Leggete all'interno “il messaggio di Max”, per capire come possano essere facilmente sfatate paure ed obiezioni all'esercizio di questa tecnica. Nella famosa “catena della sopravvivenza” sono oggi due i momenti più critici che pesano sul risultato: la chiamata del 118 e il tempo di arrivo dei soccorsi (8 minuti in media nel nostro territorio, difficilmente comprimibili), tempo che andrebbe colmato da una efficace manovra di rianimazione da parte dei testimoni (vedi sopra). Questo consentirebbe di aumentare la percentuale di soggetti rinvenuti in fibrillazione ventricolare (attualmente solo il 21%) rendendo più efficace la defibrillazione. L'altro aspetto è rappresentato dal livello avanzato degli interventi successivi di cura che deve effettuarsi in centri ospedalieri attrezzati, per cui sinistra Pieraldo Bauchiero, Elena Colombo e Giovanni Ferrari il paziente deve essere consegnato ad un ospedale dotato di un centro di rianimazione di secondo livello dove attuare tutti gli interventi necessari (per esempio l'ipotermia) e di un laboratorio di emodinamica per l'angioplastica coronarica primaria. Questo tipo di organizzazione, peraltro già attuata nel nostro territorio, consentirebbe di ridurre ulteriormente la mortalità, come dimostrato da recenti studi. Natale è vicino, e anche il 2013, e mi permetto di fare un appello ai nostri Soci. Comocuore mi sembra abbia dimostrato anche negli ultimi tempi di essere all'altezza dei suoi compiti, con sempre nuove iniziative, grazie all'impegno del nostro Staff medico e laico, e alla infaticabile azione di Elena Colombo. La valutazione del profilo di rischio cardiovascolare non si limita più alla solita “Carta del Rischio”, ma vede un approfondimento con l'inserimento di altri test come il controllo dell'intima carotidea e la ricerca dell'aneurisma dell'aorta addominale, secondo le più aggiornate linee guida. Questi test sono disponibili per tutti i Soci e, in particolari occasioni, anche per tutta la cittadinanza. Quindi, nonostante i tempi calamitosi, stateci vicini e rinnovate le vostre adesioni. Abbiamo bisogno di Voi per poter continuare nella nostra azione. E se volete fare un piccolo regalo di Natale la sede di via Rovelli e il punto d'incontro di via Diaz sono a Vostra disposizione. AUGURI. Giovanni Ferrari SOMMARIO In questo numero a pagina 2 • La Defibrillazione precoce • Il messaggio di Max 3 • Schwartz per ComoCuore 5 • Defibrillatori: Un altro passo in avanti 5-7• Storie vere di Cuore 8 • I numeri dell'ope- razione salvagente • Brintea 84: In campo co il cuore 9 • Per Natale regala Salute • Cuori in gioco • Associarsi: Un'assi curazione sul cuore 10• Cuore e Curiosità 11• Girovagando LA DEFIBRILLAZIONE PRECOCE DELL’ARRESTO CARDIACO L’American Heart Association ha stimato che ogni anno negli Stati Uniti avvengono circa 450 mila decessi per Morte Cardiaca Improvvisa, in particolare più di una persona ogni mille, tra i 45 e i 65 anni muore improvvisamente. Ogni anno in Italia le vittime dell'arresto cardiaco sono 57.000, una ogni nove minuti, e costituiscono il 10% della totalità dei decessi. L'arresto cardiaco può colpire chiunque, quasi sempre senza preavviso e talvolta persone senza una storia clinica di cardiopatia. In più dell’80% dei casi la morte improvvisa è dovuta ad una aritmia ventricolare, tachicardia ventricolare (TV) o fibrillazione ventricolare (FV), che determina la perdita di funzione di pompa del cuore e l’arresto della circolazione sanguigna. Questa condizione è molto grave e porta rapidamente alla morte del paziente se non si interviene in modo tempestivo interrompendo le aritmie e ripristinando la circolazione. E’ infatti calcolato che cinque minuti dopo l’arresto cardiaco la percentuale di sopravvivenza è del 50%, mentre dopo altri sei minuti è praticamente nulla. In caso di arresto cardiaco è necessario un duplice intervento che comprenda sia l'utilizzo del defibrillatore per interrompere l’aritmia responsabile sia del massaggio cardiaco esterno (o rianimazione cardiopolmonare, RCP) per supportare la circolazione sanguigna. Si tratta di ritmiche compressioni del torace che promuovono una spinta di sangue fuori dal cuore, sostituendosi parzialmente, seppur in modo non totalmente efficace, alla spinta che avrebbe il cuore autonomamente. Una RCP esterna prevede 100 compressioni al minuto e consente di portare in circolo una quantità di sangue che è pari solo a un quinto di quello che il cuore normalmente è in grado di compiere quando batte da solo. Tuttavia queste manovre sono importanti per consentire l’arrivo del defibrillatore che resta la terapia più efficace in caso di arresto cardiaco, che mediante una scossa elettrica permette di interrompere le aritmie ventricolari. L’efficacia della defibrillazione e la conseguente speranza di una prognosi migliore per il paziente dipendono dalla rapidità con cui viene praticata. L’utilizzo rapido e diffuso dei defibrillatori convenzionali è estremamente limitato dalla difficoltà di interpretare presto e bene una traccia elettrocardiografica, soprattutto in condizioni extraospedaliere e da personale non medico. Oggi la defibrillazione è possibile anche in ambiente non ospedaliero. Sono infatti disponibili defibrillatori cosiddetti “semiautomatici”, ovvero apparecchi che, una volta collegati opportunamente al paziente, effettuano la diagnosi del ritmo cardiaco e si predispongono ad erogare la corrente di defibrillazione qualora sia indicato. Molti studi hanno quindi confermato l’ampia affidabilità dei defibrillatori semiautomatici (AED o DAE) e l’utilità della loro adozione in quanto consentono di anticipare sensibilmente la defibrillazione. Inoltre questi apparecchi sono dotati di meccanismi che interpretano l’ECG e garantiscono una scarica adeguata alle necessità del momento e possono essere utilizzati anche da personale non medico senza specifiche referenze. L’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (AIAC), di concerto con le Associazioni dei pazienti si è battuta, da sempre, per la diffusione dei defibrillatori semiautomatici e per l’addestramento del personale non sanitario sia alla pratica della RCP che all’utilizzo del DEA, ritenendo questa la strada giusta da percorrere per consentire, in caso di arresto cardiaco, di salvare il maggior numero di vite possibile, perchè un decesso ogni nove minuti è un prezzo troppo alto da pagare da parte di una società evoluta. Gianluca Botto - Presidente Eletto A.I.A.C. U.O.S. Elettrofisiologia - A.O. Sant’Anna-Como IL MESSAGGIO DI MAX Non ci stancheremo mai di sostenere che tutti dovrebbero mettersi in grado di soccorrere chi è colpito da attacco cardiaco. I recenti tragici avvenimenti riaprono, come sempre, le discussioni su ciò che è più utile. Tanti propongono i defibrillatori come rimedio più sicuro e da attuare senza ulteriori esitazioni ma purtroppo non può essere così semplice e rapido. Come tutti sanno il defibrillatore è lo strumento che permette, tramite la cardioversione, cioè la scarica di un condensatore elettrico mediante due elettrodi applicati al torace, di ripristinare il ritmo normale del cuore che improvvisamente ha smesso di funzionare. Così è, ma dietro a questa apparente semplicità ci sono numerosi problemi, il primo dei quali è l’urgenza, perché la cardioversione per essere efficace deve essere fatta entro pochi minuti dall’attacco cardiaco da cui la necessità di dislocare un enorme numero di defibrillatori in tutti gli ambienti in cui si prevede che possa essere necessario, cosa assolutamente impensabile per motivo di costi. Altra difficoltà: a tiro del defibrillatore dovrebbe trovarsi sempre una persona in grado di usarlo appropriatamente. Le altre varianti proposte per l’impiego dei defibrillatori sono tutte altrettanto impraticabili o inadeguate. Da qui la necessità di trovare altre vie. Quella di più facile realizzazione è che il maggior numero di persone imparino, volontariamente, le manovre che si debbono fare per soccorrere chi è colpito da attacco cardiaco e perde la coscienza per 2 arresto cardiocircolatorio, in modo da intervenire immediatamente. Non sarà la salvezza generale, d’accordo, ma consentirà a molti ammalati di sopravvivere per qualche tempo nell’attesa di ambulanze attrezzate o di poter essere trasportati al pronto soccorso più vicino. E’ il solo provvedimento sempre praticato che abbiamo a disposizione e che può dare risultati tanto migliori quanto più numerosi saranno i volontari addestrati a farlo. Per la preparazione basta un breve corso accessibile a tutte le persone di buona volontà. A dimostrazione riportiamo un caso accaduto alcuni anni fa in Gran Bretagna che sarebbe stato opportuno divulgare molto più di quanto venne fatto. Un giovanotto di ventisei anni di nome Max Comprass (nella foto in basso) da tre addetto a riordinare i carelli di un supermercato della catena “Safewaiy” ad Hammersmith, un quartiere occidentale di Londra, mentre svolgeva il suo lavoro vide una donna accasciarsi a terra priva di coscienza, colta da malore mentre si accingeva ad entrare nel supermercato. Pochi mesi prima Max aveva svolto un corso per praticare soccorsi sanitari di emergenza organizzato dalla “St. John Ambulance Brigade”. Senza esitare il giovane accorse e mise in pratica ciò che aveva appreso al corso fino a quando giunse l’ambulanza chiamata dal gestore del supermarket. Al ritorno a casa Max raccontò alla madre: “Stamani ho aiutato una donna, l’ho baciata sulla bocca e dopo un po’ ha riaperto gli occhi”. La madre non si rese conto di ciò che era accaduto, anche perché il figlio non era normale, ma portatore di sindrome di down, da due anni addetto a un lavoro adatto alle capacità di un “mongoloide”. Dopo diversi giorni la madre seppe che Max aveva soccorso una donna che era stata colpita da grave infarto e che i medici dell’ospedale avevano detto che senza l’intervento di suo figlio, che aveva praticato immediatamente il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, ben difficilmente sarebbe sopravvissuta. Un portavoce del “Mencap”, un organizzazione inglese di beneficenza che si occupa di Handicappati mentali, dichiarò ai giornali “siamo felici di questa storia che dimostra come anche gli handicappati mentali siano in grado di dare il loro contributo purché sia loro permesso di restare nell’ambito della comunità e non vengano isolati dal mondo”. Max Comprass ebbe una medaglietta ma non si rese conto che una donna di sessant’anni colpita da grave infarto del miocardio, viveva ad Hammersmit grazie a lui. (Franco Fontanini, da “Cuore & salute” luglio 2012) LA MORTE IMPROVVISA NEL BAMBINO E NEL GIOVANE: TRAGEDIE EVITABILI Peter J. Schwartz > Direttore Cattedra di Cardiologia, Università degli studi di Pavia; > Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare, Università degli studi di Pavia; > Unità di Cure intensive coronariche-Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo; Genova, 18 novembre 2012 - Muore a 16 anni mentre danza sul palco. La tragedia a Genova, in un teatro nel quartiere Marassi: “Un malore improvviso, si è accasciata a terra”. I medici: è stato un arresto cardiaco. Troppe volte le cronache si sono dovute occupare di notizie come questa: giovani sani, allenati, pieni di vita che improvvisamente si accasciano e muoiono senza un perché. Ma che cos’è la morte cardiaca improvvisa? Con questo termine tradizionalmente si intende il decesso per cause naturali di origine cardiaca che consegua ad una improvvisa perdita di coscienza entro un’ora dall’esordio dei sintomi. I soggetti possono anche essere cardiopatici noti, ma la modalità e il momento dell’insorgenza della perdita di coscienza devono essere inattesi. Nella realtà, la morte cardiaca improvvisa avviene per lo più entro pochi minuti dai primi sintomi. La morte cardiaca improvvisa è la causa di morte più frequente per i soggetti in età produttiva (2065 anni), in particolare di sesso maschile. Nella stragrande maggioranza dei casi è dovuta ad una tachiaritmia fatale (fibrillazione ventricolare primaria o tachicardia ventricolare degenerante in fibrillazione ventricolare). Questo evento catastrofico dipende spesso dalla interazione tra diversi fattori tutti importanti: 1 - un substrato miocardico (presenza di alterazioni strutturali o elettriche cardiache che favoriscono il rischio aritmico), 2 - dei fattori scatenanti (un episodio ischemico acuto, una improvvisa attivazione adrenergica), 3 - dei fattori modulanti o favorenti (ipopotassiemia o farmaci bloccanti la corrente al potassio IKr con potenziale effetto proaritmico). Il punto fondamentale per la comprensione del problema e per porre le basi di una reale diminuzione delle morti improvvise è l’aver chiaro in mente cosa succede quando inizia la fibrillazione ventricolare. Quando dal normale ritmo sinusale si passa alla fibrillazione ventricolare la pressione arteriosa cade istantaneamente a zero, e qui inizia il conto alla rovescia perché da quel momento non arriva più ossigeno alle cellule cerebrali. In assenza di ossigeno dopo pochi minuti (5-7, con variazioni individuali) iniziano danni cerebrali irreversibili e pochi minuti dopo si ha la morte del paziente. Da qui la immediata necessità di ristabilire la perfusione cerebrale e sempre da qui l’estrema urgenza di manovre rianimatorie appropriate e soprattutto della defibrillazione. Ne consegue la assoluta inaccettabilità di ritardi nel defibrillare un soggetto in arresto cardiaco. Nell’adulto la patologia coronarica è senz’altro la causa più frequente di morte cardiaca improvvisa. Nei bambini e nei giovani, la morte cardiaca improvvisa è molto spesso associata a cardiopatie aritmogene ereditarie e colpisce sia atleti sia non atleti. In queste patologie il cuore risulta strutturalmente normale, ma sono presenti difetti a carico di canali ionici cardiaci che favoriscono la genesi di aritmie ventricolari maligne. Tra queste cardiopatie aritmogene ereditarie la più importante è la Sindrome del QT Lungo (LQTS), prima causa di morte improvvisa sotto i 20 anni. La LQTS, ha una frequenza di 1 su 2000 nati, è causata da mutazioni su geni che controllano le correnti al potassio ed al sodio ed è caratterizzata da un prolungamento dell’intervallo QT all’ECG di superficie (QTc>440 msec) con un elevato rischio di aritmie ventricolari maligne tipicamente indotte da stress fisici od emotivi. L’autopsia nei casi di LQTS è sempre negativa. Una forma specifica di morte improvvisa, collegata in modo importante a quanto sopra descritto, è la “morte in culla”, “Sudden Infant Death Syndrome” o SIDS. Questo termine identifica una morte improvvisa nel primo anno di vita che risulta inaspettata in base alla storia clinica del soggetto ed in cui l’esame autoptico non riesce a dimostrare un’adeguata causa di morte. La prevalenza della SIDS è di 1 ogni 2000 nati vivi. Riguardo la genesi, le ipotesi più accreditate sono la teoria respiratoria e quella cardiaca. Già negli anni settanta avevo ipotizzato che alcuni casi SIDS fossero legati a fibrillazione ventricolare e avevo proposto che la LQTS potesse esserne responsabile. Questa ipotesi venne supportata dai risultati di uno studio prospettico su oltre 34.000 neonati che dimostravano che i soggetti con un QTc > 440 ms avevano un rischio di SIDS 41 volte superiore a quelli con intervallo QT normale. La dimostrazione finale della validità dell’ipotesi per cui un certo numero di casi di SIDS può dipendere dalla LQTS è giunta da un nostro studio molecolare in oltre 200 casi SIDS ed un simile numero di controlli. E’ emerso che il 10-15% delle vittime SIDS ha mutazioni sui geni responsabili per la Sindrome del QT Lungo. Perché si parla di “tragedie evitabili”? Perché l’uso immediato di un defibrillatore, che deve essere presente sui campi sportivi, salverebbe la vita di molti giovani atleti, come nel caso del calciatore Morosini. Perché la mortalità nei pazienti sintomatici con LQTS è scesa dal 60% all’1% con l’uso delle terapie corrette, e quindi l’esistenza di pazienti sintomatici e non diagnosticati non è accettabile. Perché un semplice ECG effettuato nel primo mese di vita permetterebbe di diagnosticare la Sindrome del QT Lungo e, attraverso la pronta istituzione della terapia beta-bloccante, si potrebbero prevenire tutte quelle SIDS causate appunto dalla LQTS. Sappiamo quello che va fatto, abbiamo le evidenze razionali, continua a mancare una azione determinata da chi ha le conoscenze per agire o le possibilità per istituire le necessarie azioni coordinate sul territorio. Il Professor Schwartz, su questo tema, ha tenuto la Lettura Magistrale al convegno “Dieci anni di defibrillazione precoce sul territorio lombardo”, organizzato da Comocuore lo scorso 1 dicembre a Villa Erba di Cernobbio, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Areu, Iredeem, Noberasco e Villa Erba. 3 DEFIBRILLATORI: UN ALTRO PASSO IN AVANTI L’articolo 7 comma 11 del cosiddetto “Decreto Balduzzi”, recentemente passato al vaglio di Camera e Senato, introduce una serie di fondamentali novità sul tema dell’attività sportiva non agonistica. Nel dettaglio il passaggio approvato dai due rami del Parlamento afferma: «Al fine di salvaguardare la salute dei cittadini che praticano un’attività sportiva non agonistica o amatoriale il Ministro della salute, con proprio decreto, adottato di concerto con il Ministro delegato al turismo e allo sport, dispone garanzie sanitarie mediante l'obbligo di idonea certificazione medica, nonché linee guida per l'effettuazione di controlli sanitari sui praticanti e per la dotazione e l'impiego, da parte di società sportive sia professionistiche che dilettantistiche, di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita». La parte che più ci interessa, ovviamente, è quella finale laddove si parla esplicitamente di defibrillatori o di altri dispositivi salvavita. Un tema da sempre molto caro a Comocuore in considerazione del fatto che in questi anni la nostra Onlus non solo ha distribuito centinaia di defibrillatori attraverso iniziative mirate, ma ha anche portato avanti una intensa campagna di sensibilizzazione, affinché il Dae (defibrillatore semiautomatico esterno) trovasse accoglienza in questi contesti dove vi è una maggiore concentrazione di persone. L’Operazione Salvagente - da oltre dieci anni puntuale presenza sul territorio -, insieme al progetto 100 defibrillatori e alle iniziative legate alla diffusione - soprattutto nelle scuole superiori provinciali - del Mini Anne, sono l’esempio concreto di quanto Comocuore abbia fatto in questi anni. In particolare l’Operazione Salvagente punta sulla defibrillazione precoce preospedaliera con apparecchio semiautomatico nella provincia di Como, il cui obiettivo è quello di ridurre sul territorio la mortalità per arresto cardiocircolatorio. L’iniziativa, vasta ed impegnativa, promossa in collaborazione con il Servizio Sanitario Urgenza-Emergenza 118 di Como, non solo coinvolge i promotori ma richiede la partecipazione di tutti, istituzioni e cittadini per una sanità più efficiente. Operazioni analoghe sono già state avviate (o sono in fase di attuazione) in altri Comuni italiani nell’ottica di realizzare in un prossimo futuro una “Catena della Sopravvivenza” a livello nazionale sul modello già applicato in Inghilterra, Scandinavia, Stati Uniti e Australia ove la percentuale di sopravvivenza da arresto cardiocircolatorio è arrivato al 45%. Va detto che l’arresto cardiocircolatorio, causato nella quasi totalità dei casi da fibrillazione ventricolare, è una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati. Dagli studi clinici pubblicati in Europa e negli Stati Uniti risulta che colpisce una persona su mille; in Italia la stima è di 60.000 persone l’anno e nella nostra provincia di circa 500 casi/anno (nella sola Como 80-100). La possibilità di salvare le persone colpite da arresto cardiocircolatorio si riduce del 10% ogni minuto che passa dall’inizio dell’evento. Dopo 5 minuti il cervello e il cuore stesso subiscono danni irreversibili che compromettono la sopravvivenza del paziente anche se è rianimato e se il cuore ha recuperato il suo ritmo.L’unica terapia efficace e comprovata, che deve essere eseguita precocemente per trattare questa aritmia mortale, è la rianimazione cardiopolmonare (RCP) abbinata a una defibrillazione precoce e i numeri lo confermano. In Italia, ad esempio, la percentuale di sopravvivenza a un arresto cardiocircolatorio è solo del 2%. Questo significa che su 60.000 pazienti solo 1.200 sopravviveranno, mentre 58.800 moriranno per un tardivo intervento del servizio di emergenza. Ecco perché l’allertamento e l’attivazione del sistema di emergenza, con la defibrillazione precoce e la rianimazione cardiopolmonare sono fondamentali nei primi 2 minuti dall’evento: il DAE (Defibrillatore Automatico Esterno) in questo senso costituisce un elemento decisivo per la sopravvivenza del soggetto colpito da infarto. L’iniziativa del Ministro Renato Balduzzi circa la dotazione e l’impiego da parte delle società sportive di defibrillatori semiautomatici o di altri dispositivi salvavita va dunque salutata con grande soddisfazione e con apprezzamento. D’altra parte il mondo sportivo ha già pagato il suo tributo di vite proprio per il disinteresse e l’indifferenza riguardo a questo argomento. Uno su tutti, il cui ricordo è ancora vivissimo nell’opinione pubblica, riguarda il calciatore del Livorno, Mario Morosini, morto sul campo durante una partita. Lo sfortunato atleta bergamasco oggi probabilmente sarebbe ancora in vita se soltanto gli addetti preposti al soccorso fossero intervenuti con un semplice defibrillatore che avrebbe evitato una tragedia così sconvolgente. Ma il decreto del Governo Monti deve essere lo spunto per un serio e più approfondito esame in merito alla diffusione dei defibrillatori anche nei luoghi dove si svolgono non soltanto manifestazioni sportive, quindi stadi, palazzetti dello sport, palestre, piscine. Il caso recente di un uomo colpito da infarto appena salito sul treno Frecciarossa in partenza da Torino e deceduto prima che il convoglio potesse fermarsi (a Rho) è emblematico: se su quel treno ci fosse stato un defibrillatore quella vita sarebbe stata salvata. Ecco perché è più che mai non procrastinabile un serio esame della situazione esistente. Il defibrillatore dovrebbe essere presente in tutti i luoghi dove c’è un’alta concentrazione di persone: uffici pubblici, alberghi, stazioni, aeroporti, aziende pubbliche e private. Ma solo con una seria presa di coscienza da parte di tutti gli organismi preposti si potrà affrontare e risolvere questo problema. A Como, per iniziativa della nostra associazione, sono stati consegnati al Duomo e al Crocifisso, a tutti i golf della provincia, alla Como Nuoto, a varie aziende private, al tribunale, al Casinò di Campione, poi chiaramente tutte le auto del soccorso ne sono state dotate: insomma la richiesta è stata numerosa a conferma della validità dell’iniziativa. Il defibrillatore, è bene ricordarlo, va usato con estrema prontezza. È chiaro che se ci si trova in un ambiente, ad esempio un’azienda, una palestra o in un luogo dove c’è l’apparecchio e soprattutto qualcuno in grado di usarlo, la sua immediata applicazione consente di risolvere il 90-95 per cento dei casi. È quando non c’è che iniziano i problemi. Purtroppo sussistono sempre i tempi tecnici fra la chiamata al 118 e l’arrivo del medico per cui è inevitabile che passi qualche minuto: la media a Como, si sa, è di 7-8 minuti, se l’evento è accaduto in centro città forse i minuti sono due o tre, ma se si è fuori zona passa più tempo; quindi è davvero importante che chi è presente al fatto sia in grado di intervenire. Il “Decreto Balduzzi”, insomma, è finalmente un passo nella direzione giusta, ma deve assolutamente essere considerato un punto di partenza per raggiungere obiettivi ben più ambiziosi. STORIE VERE DI CUORE. ANDATA E RITORNO Fin dalle prime luci, si intuiva una giornata di sole e di caldo. Era l'ultima domenica di luglio. L'appuntamento era previsto per le ore 8 con l'amico ciclista di sempre. Strada facendo avrebbero fatto gruppo con altri per sfruttare la scia e faticare meno. Monza-Lecco-Laghi dell’Alta Brianza, andata e ritorno . Un percorso di circa 50 chilometri, conosciuto e amato, già bagnato dal loro sudore, modesto ma adatto alle loro gambe e al loro fiato. Salvatore, 62 anni, sapeva di non essere in perfetta forma: in sovrappeso di almeno 25 chili, da qualche tempo chiamato "diabetico" e con il colesterolo alto. Di diete non ne voleva sapere perchè, diceva, "prendo già la pastiglia". Il cuore, a suo parere, funzionava bene, non gli aveva mai dato disturbi durante le fatiche dei percorsi in bici, si difendeva bene in ogni occasione di sforzo e, lo diceva orgogliosamente, anche con la moglie. Era sicuro che il suo cuore non l'avrebbe mai tradito. Per questo non si sottoponeva ai test di valutazione funzionale del cuore, la così detta prova da sforzo, di cui aveva sentito parlare dai colleghi ciclisti amatoriali, non obbligatoria ma utile per avere coscienza dei propri limiti, valutati dall'elettrocardiogramma, dalla frequenza e dalla pressione riscontrati durante il test. Era di moda anche comperare il cardio frequenzimetro, ritenuto, a torto, indicatore di performance e guida allo sforzo. Gianni, l'amico, ce l'aveva e qualcuno gli aveva detto di non superare la frequenza massima calcolata sull'età, ovvero in base alla formula 220 meno l'età. Cosi loro, quasi coetanei, sapevano che potevano spingere fino a 150-160 battiti al minuto, ma ignoravano che la risposta è molto individuale e uno stesso percorso poteva generare valori di frequenza e pressione anche molto diversi. In effetti, nella stagione in corso, 5 Salvatore, nonostante fosse più giovane dell'amico, raramente si trovava a tirare, anzi, a fatica teneva la ruota perchè si accorgeva di avere un respiro più pesante del solito e di sentire maggiormente la fatica. Si tranqullizzava e minimizzava perchè non aveva alcun dolore e aveva sempre portato a termine i percorsi. Il cardiologo e il cuore potevano attendere ancora. Quel giorno però qualche cosa non andava. La domenica ara calda e afosa e la temperatura, alle 12.15, sfiorava i 38 gradi. Dopo la salita da Erba a Lurago le cose erano peggiorate e la ruota di Gianni era sempre più distante, il respiro più pesante, le gambe più dure. Solo l'orgoglio lo teneva in sella. Solo 12 chilometri, si diceva, e in leggera discesa. Pensava che una bella doccia avrebbe rimesso tutto a posto, ma un vago malessere, con sudorazione fredda, viceversa, non stimolava l'atteso pranzo della domenica. Pochi metri ancora e Salvatore capì che doveva accostare sul bordo della strada ma in pochi attimi la nebbia sostituì il sole e scese il buio. Una giovane ragazza lo vide cadere di lato picchiare anche il capo, rompendo, per fortuna, solo il casco. Gianni distante almeno 50 metri non sentendo più la presenza dell'amico si girò, rallentò, si fermò. Ritornò indietro di una cinquantina di metri e vide una bicicletta rovesciata sul bordo stradale, una ragazza e un'auto con le quattro frecce. Quando vide l'amico riverso pensò a una caduta accidentale o a un incidente. Nel frattempo la intraprendente ragazza, aveva già allertato il 118 e fermato una seconda macchina; un signore aveva iniziato strane manovre di massaggio del torace. Come aveva visto in un film. Anche se a Gianni l'attesa era sembrata lunghissima, dopo 5 minuti sopraggiunse una Ambulanza e una auto medica e da quel momento 4 uomini con le divise arancioni e una croce sul dorso, circondarono il povero Salvatore, gridando ordini e allontanando tutti: uno di loro iniziò un rapido massaggio del cuore, uno soffiava aria nei polmoni con un pallone, un altro aprì due zaini pieni di farmaci, boccette di plastica, tubicini, strumenti, un altro ancora, pose sul torace dell'amico due strane piastre e dopo un suono acuto, come una specie di sirena, vide Salvatore scuotersi, contrarsi, in sequenze rapide una due tre quattro volte. Ancora voci e ordini concitati, che non comprendeva, ma l'emozione maggiore la provò quando senti gridare "ha ripreso!". Erano passati forse 15 minuti dall'arrivo dei soccorsi quando si sentì in lontananza il rumore di un elicottero e poco dopo si videro le pale roteare sopra la testa e tutti girarono il naso all'insù . Dopo altri interminabili minuti, vide Salvatore su una barella, legato, con un tubo in 6 bocca, pallido, con occhi tenuti chiusi da due cerotti. Non potè salutarlo. Vide ripartire l'elicottero e quando si avvicinò alla bicicletta per prendersene cura, qualcuno, forse un medico, fece a lui alcune domande. Poco dopo ripartirono anche le ambulanze. Si diradarono i curiosi che avevano assistito a quelle scene, che credevano appartenere solo ai film e alle fiction. Invece vivevano nella realtà quella domenica 29 luglio 2012. In pochi minuti l'elicottero sorvolò i cieli della Brianza canturina e poi quelli del comasco. Il pilota intravide alla sua destra il vecchio ospedale Sant’Anna di Como ma proseguì fino alla nuova base del 118, la centrale operativa di Lucino, dove atterrò. Un'ambulanza attendeva l'elicottero i soccorritori e il paziente. Ripartì veloce per il nuovo Sant’Anna di San Fermo-Como, dove altri medici e infermieri attendevano il paziente in una sala del pronto soccorso, particolarmente attrezzata, detta “shock room”. Il Cardiologo aveva già tra le mani l'elettrocardiogramma del paziente registrato sul posto del primo soccorso e subito teletrasmesso alla centrale che a sua volta l'aveva girato al cardiologo di guardia in ospedale. La diagnosi era già chiara: arresto cardiocircolatorio da fibrillazione ventricolare in corso di infarto miocardico anteriore acuto. Stato comatoso secondario. Dopo ulteriori verifiche e controlli, altri ordini precisi partirono dal PS verso il quartiere angiografico per confermare la necessità della coronarografia e della angioplastica come terapia primaria, la più favorevole e più rapida per il paziente con infarto acuto. Altri medici e infermieri, preallertati dal 118, erano pronti nella dello stent (angioplastica), l'arteria dell'anonimo ciclista fu riaperta e riparata con successo in meno di 40 minuti. A quel punto occorreva attendere e valutare i danni cerebrali. Un'altra equipe di medici rianimatori attendeva il paziente in Rianimazione, dove in un letto attrezzato e con sofisticati strumenti lo avrebbero seguito nei giorni successivi. "Prognosi molto riservata" per sospetti danni neurologici al cervello. Danni reversibili? Quanti minuti reali il paziente era stato senza flusso di sangue al cervello? Si sa che tutto si La coronaria occlusa, responsabile dell'arresto cardiaco sala di Emodinamica. Il paziente fu registrato come "sconosciuto" perchè giunto in ospedale senza documenti, che nella foga del soccorso, erano rimasti nella maglietta da ciclista di cui si erano perse le tracce. La coronarografia dimostrò l'occlusione della coronaria discendente anteriore, la principale arteria coronarica del cuore. Con la tecnica del palloncino e gioca entro il tempo massimo di 10 minuti, poi, anche se il cuore riparte, le lesioni cerebrali, da assenza di ossigeno, diventano irreversibili. Dopo alcune ore, grazie alle indagini dei carabinieri, il paziente ebbe nome cognome età e comparvero angosciati e disperati moglie e figli. E avvenne il miracolo. Dopo tre giorni di coma i primi segnali di ripresa delle funzioni cerebrali e di risveglio, seguiti da una progressiva ripresa della coscienza e delle attività motorie e respiratorie. In quarta giornata svezzamento dalle macchine e dai farmaci. Rapida ripresa di tutte le funzioni motorie e cognitive, salvo il ricordo degli eventi subiti. La chiamano "amnesia retrograda". Forse è meglio cosi, ovvero la natura ha provvede a cancellare quegli eventi drammatici e le sofferenze patite. Dimesso dopo 11 giorni, autonomo e pressochè "normale" e inviato presso il centro di Mariano per una ulteriore riabiltazione. IL recupero è stato quasi totale, rimane, a tutt’oggi, una densa nebbia su quella domenica di luglio ed è inutile chiedere a Salvatore come sono andati i fatti, che percorso aveva fatto, con chi era e come è stato male. Il 15 novembre un altro Salvatore, tirato a nuovo, brillante nell'eloquio, con 15 chili in meno, ha eseguito finalmente quella prova da sforzo che avrebbe dovuto eseguire molto prima dei fatti narrati. Si legge nel referto: "frequenza cardiaca 137, pressione arteriosa 200/95. Non angina non dispnea. Test negativo per ischemia da sforzo". Ottima prestazione in rapporto all'infarto subito: che sia pronto per riprendere la sua bici da corsa Bianchi? Ai medici l'ardua sentenza. Al Team del 118 i complimenti per la vita salvata. Ai protagonisti che hanno voluto e organizzato la rete per l'infarto e le emergenze cardiovascolare i complimenti per il lavoro perfetto. Ai media un appello, scrivano che esiste anche in provincia di Como la "buona sanità”. S. Z. 7 I NUMERI DELL’OPERAZIONE SALVAGENTE L’“Operazione Salvagente” è un progetto ideato da Comocuore avviato nel 2002 che ha previsto la dotazione di tutte le ambulanze del servizio 118 della provincia di Como - circa 40 postazioni territoriali - di apparecchi defibrillatori semiautomatici esterni (DAE), e parallelamente la formazione di un gran numero di operatori abilitati all’impiego dell’apparecchio (attualmente circa 1.500). La popolazione destinataria dell’Operazione è costituita dai 550.000 residenti provinciali ai quali si aggiungono consistenti flussi turistici stagionali (1.000.000 presenze anno). In provincia di Como si verificano circa 500-600 arresti cardiaci (ACC) all’anno, confermando il dato di incidenza nazionale di 1 caso ogni 1.000 abitanti/anno. Tale incidenza dimostra come siano stati oltre 5.000 gli ACC trattati in 10 anni dai mezzi di soccorso del servizio 118 di Como. Il primo caso di Defibrillazione Precoce (DP) effettuato da parte di personale non medico è stato effettuato il 2 agosto 2002. L’età media dei pazienti soccorsi è stata di 72 anni, distribuiti sostanzialmente in ugual misura tra vittime di sesso maschile e di sesso femminile. L’intervallo di tempo medio trascorso tra la chiamata e l’arrivo dei soccorsi garantiti dal Servizio 118 si è attestata in 8 minuti (area urbana/extraurbana), con un intervallo di tempo tra chiamata di soccorso e l’erogazione del primo shock elettrico di 9 minuti. In caso di ACC sono state impartite dalla Centrale Operativa 118 istruzioni pre-arrivo sistematiche per l’esecuzione del massaggio cardiaco in attesa dell’arrivo dei mezzi di soccorso da parte degli astanti. I dati disponibili evidenziano come nel 20% circa degli ACC sia stata indicata l’erogazione di almeno uno shock elettrico, con percentuali di ripristino del circolo sanguigno (ROSC) in quasi la DONAZIONE QUADRI RESTAURATI metà di questi ultimi casi (48%). Gli sforzi profusi dagli operatori non medici abilitati all’utilizzo del DAE in provincia di Como hanno consentito ogni anno di assistere a circa 15-20 casi di vittime di ACC sopravvissute senza nessun esito neurologico (in dieci anni salvate e restituite all’integrità completa circa 150 persone). Una evidenza che deve far riflettere è che circa un quarto (24%) degli arresti cardiaci si sono verificati in luoghi diversi dall’abitazione (impianti industriali, luoghi di culto, strada ecc.), evidenza che raccomanda un impegno ancora maggiore nel progetto di accesso pubblico alla defibrillazione precoce-PAD avviato da Comocuore con la collaborazione del Servizio 118. Le raccomandazioni scientifiche più moderne suggeriscono infine come sia utile intervenire, oltre che sul trattamento dell’ACC, anche sul riconoscimento dei sintomi premonitori dell’infarto miocardico, investendo sforzi economici e formativi in programmi di educazione sanitaria rivolti alla popolazione e nel progetto di trasmissione dell’elettrocardiogramma allo specialista cardiologo già dal luogo in cui viene soccorso il paziente, mediante apparecchi di telemedicina. Lo scorso 9 novembre si è svolta - nella Cardiologia dell'Ospedale Sant'Anna di San Fermo della Battaglia - una cerimonia in occasione della consegna, da parte di Comocuore onlus, di due opere del pittore Giuliano Collina. I quadri, intitolati "Il filo rosso" (realizzati nel 2005), sono stati collocati da sinistra a destra Alfredo Marson, Elena Colombo e Dino Merio Uno sport sicuro: è questo uno dei valori promossi da Briantea84 che, grazie all’intervento della Fiba (Federazione Italiana Bancari e Assicurativi) e alla collaborazione con Comocuore Onlus, muove un passo importante per la salute a la sicurezza dei propri atleti. Una delle prime società ad adeguarsi al decreto Balduzzi sulla sanità diventato legge il 31 ottobre. Lo scorso 17 novembre al Palasport di Seveso ha avuto luogo la consegna di un defibrillatore semi-automatico esterno (DAE) a Briantea84. L’iniziativa è avvenuta nell’intervallo dell’incontro 8 nel reparto diretto da Carlo Campana e provengono dalla sede di via Napoleona. È stata scoperta anche una targa di ringraziamento. Erano presenti, tra gli altri, il presidente di Comocuore Giovanni Ferrari, la vicepresidente Elena Colombo, il direttore generale del’Azienda Ospedaliera Sant’Anna Marco Onofri, il primario Carlo Campana e Giuliano Collina. CUORI IN GIOCO:F IL BURRACO IN OSPEDALE Comocuore e Azienda Ospedaliera Sant’Anna insieme in un progetto sperimentale: “Cuori in gioco“ il burraco in ospedale Domenica 2 dicembre ha preso il via “Cuori in gioco“ il burraco in ospedale che Comocuore e Azienda Ospedaliera Sant’Anna hanno promosso per creare per i malati un momento da trascorrere in spensieratezza e per i volontari un modo nuovo di mettere il proprio tempo a servizio degli altri. Il burraco per le sue caratteristiche è molto facile e può essere giocato con successo fin dalle prime volte. Ha, come detto, il pregio di aggregare e unire, consentendo di trascorrere il tempo in allegria e sgombrando la mente da eventuali preoccupazioni. Per queste ragioni ben si presta a essere introdotto in strutture dove molte persone hanno tempo a disposizione o si sentono isolate dal mondo, o ancora dove l’ansia e la sofferenza spesso occupano il primo posto nella mente. Un luogo sicuramente idoneo a ciò è l’ospedale e in particolare nelle giornate festive quando magari il tempo scorre ancora più lentamente. Insieme all’azienda ospedaliera è stato la creato un punto d’incontro tra degenti e giocatori esterni di burraco affinché questi ultimi insegnino ai primi BRIANTEA 84: IN CAMPO CON IL CUORE del Campionato italiano di basket in carrozzina (serie A) Unipol Briantea84-Giulianova. Ospiti della serata erano Elena Zappa Colombo, vicepresidente di Comocuore Onlus, Dino Merio, responsabile della Fiba Como, Enrico Ragnolini presidente della Fip Lombardia e Daniele Gilardoni membro della Giunta del Coni Lombardia. Un gesto importante, reso possibile dalla donazione effettuata dalla Fiba e dall’impegno profuso da Comocuore Onlus, associazione da sempre attiva nella diffusione delle tecniche di rianimazione cardiorespiratoria e del defibrillatore semi-automatico esterno, uno strumento che, se usato tempestivamente, consente di salvare la vita a una persona colpita da arresto cardiaco. “Siamo onorati di essere destinatari di una iniziativa di così alto valore sociale – ha dichiarato il Presidente di Briantea84 Alfredo Marson - da anni sviluppiamo un progetto sportivo che fa della professionalità e della qualità il suo punto di forza. Il fatto di poter disporre di un dispositivo in grado di salvare delle vite umane rappresenta per noi un traguardo di inestimabile importanza. Per i responsabili dei settori sportivi societari è stata prevista la partecipazione ad un corso di formazione per l’utilizzo del dispositivo, così da garantire lo svolgimento della pratica sportiva in condizioni di massima sicurezza. Un doveroso grazie deve essere rivolto a Dino Merio che, in qualità di segretario Fiba, ha pensato a noi come PER NATALE REGALA SALUTE beneficiari di una donazione dell’associazione che lui rappresenta, e a Comocuore che da tempo collabora con noi”. Dotare tutti gli impianti e le strutture sportive di dispositivi di emergenza cardiaca rappresenta una vittoria per la vita di tutti gli sportivi e da poche settimane è obbligo di legge, con l’approvazione del Decreto Balduzzi sulla sanità. Le cronache dei tragici fatti intercorsi nell’ultimo anno non mancano di segnalare tra gli sportivi casi di morte causati da crisi cardiaca improvvisa: il cuore si ferma e la persona cade a terra priva di coscienza. In mancanza di intervento tempestivo entro 5-7 minuti dal verificarsi dell’arresto cardiaco, la morte diventa inevitabile. L'unico modo per interrompere la fibrillazione ventricolare è uno shock elettrico, erogato grazie all’utilizzo di un defibrillatore. "Siamo lieti di partecipare a questa iniziativa realizzata grazie all'intervento di Fiba – ha commentato Giovanni Ferrari, presidente di Comocuore -. Si tratta di una tra le prime Società sportive che si dotano di questo apparecchio salvavita di cui auspichiamo la massima diffusione. E' del mese scorso il decreto legge che finalmente obbliga tutti i centri sportivi a fornirsi di questa apparecchiatura, un obiettivo che perseguiamo da anni e che, abbinato alla diffusione delle tecniche di rianimazione cardiorespiratoria, sarà in grado di contrastare il fenomeno della morte improvvisa nel giovane atleta". le regole del gioco, fino ad arrivare all’organizzazione di veri e propri tornei. Vorremmo che il burraco diventasse per degenti e familiari un piacevole momento di aggregazione, serenità e sollievo. E’ evidente, infatti, che trascorrere qualche ora in compagnia lontano dalla stanzetta dell’ospedale non può che giovare positivamente all’umore dei ricoverati in ospedale e anche a quello dei loro familiari. Per questi ultimi, infatti, sapere che c’è qualcuno che si occupa del tempo libero dei loro parenti potrebbe risultare oltremodo positivo. Un gruppo di volontari guidati da Angela Chianese e Carla Conz la domenica pomeriggio insegneranno le regole essenziali del burraco ai degenti dell’ospedale che non sanno giocare e faranno partecipare i degenti che già sanno giocare ai tavoli dei volontari. Calendario domenica 13 e domenica 30 gennaio 2013 dalle 15.00 alle 16.30 info: Angela 340/8663167 | Carla 339/1221589 ASSOCIARSI: UN’ASSICURAZIONE SUL CUORE Un altro anno si chiude e per Comocuore sono stati dodici mesi molto intensi e ricchi di iniziative. Lo sanno bene i nostri soci che hanno sempre risposto agli appelli facendoci sentire parte di una grande comunità. Ed è arrivato quindi il momento di chiedere, anche per il 2013, la disponibilità e l’aiuto dei soci che, attraverso il rinnovo dell’iscrizione a Comocuore, ci consentono di continuare a mettere in campo le numerose iniziative che abbiamo in itinere. Vale però la pena ricordare quali sono le agevolazioni riservate a chi si associa a Comocuore: intanto la certezza di avere sempre a disposizione nella sede di via Rovelli, il nostro personale in grado di fornire delucidazioni e dettagli sulle molteplici attività che l’associazione riserva ai propri iscritti. I controlli periodici (gratuiti per gli associati) sono una garanzia di professionalità e serietà dal momento che vengono effettuati da medici specialisti operanti presso gli ospedali cittadini. Da noi è possibile effettuare la valutazione dei fattori di rischio cardiovascolare come il controllo della pressione e del valore del colesterolo che sono i primi segnali dai quali è poi possibile effettuare diagnosi più precise. Da sempre Comocuore si distingue in città e sul territorio per questo screening che rappresenta una pietra miliare dell’attività della nostra associazione; ma accanto ad esso vi sono molti altri progetti che sono rivolti esclusivamente alla nostra base associativa di cui, quindi, i nostri iscritti possono beneficiare a titolo gratuito. Stiamo parlando, per esempio, dei controlli riguardanti l’aneurisma dell’aorta addominale, patologia insidiosa, spesso ignorata, che se non diagnosticata per tempo, può portare a gravi complicanze spesso mortali. Allo scopo di individuare le persone affette da questa patologia, l’Associazione ha messo a punto un progetto di screening denominato “AAA cercasi” , rivolto a soggetti ambosessi di età superiore ai 60 anni. Lo screening consiste nella valutazione ecografica non invasiva dei diametri dell’aorta addominale da parte di specialisti radiologi e cardiologi presso la sede di Comocuore. Inoltre, sempre in sede, è possibile anche sottoporsi alla valutazione dell’intima carotidea (Eco-Doppler alla carotide) il cui spessore, se aumentato, risulta essere indicativo di malattia aterosclerotica e quindi predittivo di aumentato rischio cardiovascolare. Chi volesse iscriversi a Comocuore deve dunque sapere che, a fronte della modesta cifra richiesta (l’iscrizione infatti costa solo 35 euro fino al 31 dicembre, poi 45 euro dal 1° gennaio 2013), ottiene in cambio una serie di prestazioni e servizi con i quali può verificare in qualsiasi momento le condizioni del suo cuore e di tutto l’apparato cardiocircolatorio. 9 CUORE&CURIOSITÀ Lo sport allunga la vita otto anni dal 1992 al 2010 con una visita medica ogni due. "I risultati hanno dimostrato - afferma Mattheew Dupre, autore del lavoro - che il pericolo di rimanere vittime di un infarto è più significativo nel primo anno senza lavoro. Abbiamo scoperto - precisa - che i pericoli per la salute del cuore sono più elevati quando connessi alle perdite di posti di lavoro, rispetto ad altri fattori di rischio tradizionali, come il fumo, il diabete mellito e l'ipertensione". Il gruppo di studio, con un'età media di 62 anni, ha riscontrato 1.061 infarti (7,9%). Il 14% delle persone è disoccupato come indicano le statistiche, il 69% ha riportato uno o più licenziamenti e il 35,1% ha invece passato molto tempo senza lavoro. Secondo i ricercatori "in media chi è senza lavoro ha un fatto di rischio 1.35 volte più alto di incorrere in un infarto rispetto a chi ha un lavoro. Questo indice passa a 1.63 quando si è perso il lavoro per più di quattro volte. Ma a preoccupare i ricercatori è l'indice di 1.27, riscontrato nel primo anno di disoccupazione "particolarmente elevato e poi non più riscontrato nel periodo successivo", avvertono gli scienziati. (da “Adnkronos Salute”) Il rumore danneggia il cuore BOSTON - Che lo sport faccia bene alla salute non è una novità. Che migliori le condizioni fisiche e per questo aumenti la speranza di vita, neanche. Ma per la prima volta un gruppo di ricercatori di Boston ci dice quanti anni possiamo aspettarci di vivere in più in base al tempo che dedichiamo al movimento. Secondo lo studio condotto da un team di scienziati del Birgham and Women's Hospital in collaborazione con il National Cancer Institute e pubblicato sulla rivista scientifica Plos Medicine, infatti, pare che mediamente camminando a passo svelto per almeno 450 minuti a settimana si guadagnano circa 4,5 anni di vita. Riducendo i minuti di moto, si riduce anche il tempo di vita in più garantito: "Ad esempio con 75 minuti di camminata veloce a settimana, si guadagnano 1,8 anni in termini di speranza di vita dopo i 40 anni, rispetto a chi non fa nulla", spiega I-Min Lee, epidemiologo e autore anziano dello studio. E il beneficio si ottiene sia nelle persone normopeso, che in quelle sovrappeso oppure obese. Nel pool di dati relativi a sei studi prospettici, i ricercatori hanno esaminato le associazioni tra l'attività fisica nel tempo libero - da moderata a intensa - e la mortalità. In tutto sono stati analizzati i dati di oltre 650 mila soggetti seguiti per una media di dieci anni e sono state studiate oltre 82 mila morti. La dimensione del campione ha permesso agli scienziati di stimare gli anni di vita guadagnati dopo i 40 da persone con diversi livelli di attività fisica e indice di massa corporea. I risultati mostrano che l'attività fisica è stata associata con l'allungamento della vita in una serie di discipline. Fare uno sport di intensità da moderata a vigorosa, paragonabile a un massimo di 75 minuti di camminata veloce a settimana, è associato a una riduzione del 19% del rischio di mortalità rispetto a chi non fa nulla. Ipotizzando una relazione causale, questo livello di attività fisica conferisce un aumento di 1,8 anni di vita dopo i 40, rispetto a chi si abbandona alla pigrizia più assoluta. Per chi si dedica a circa 150 minuti di camminata veloce a settimana, invece, l'aumento di speranza di vita è di 3,4 anni, in un'equivalenza che mostra come al raddoppiare dei minuti "percorsi" corrisponde (quasi) il raddoppiarsi degli anni guadagnati. Naturalmente i risultati migliori si sono ottenuti tra i soggetti attivi e in linea: i ricercatori hanno osservato un aumento della speranza di vita di 7,2 anni, rispetto ai coetanei con un Bmi uguale o superiore a 35 e totalmente pigri. "I nostri risultati rafforzano l'importanza dei messaggi che promuovono uno stile di vita attivo e un peso corporeo normale", conclude Steven C. Moore del National Cancer Institute. La crisi fa male al cuore ROMA - Ritrovarsi senza lavoro per la prima volta o cercarlo disperatamente dopo il secondo o terzo licenziamento può mettere a repentaglio la salute del cuore e portare ad aumento del rischio di infarto del miocardio. A stabilirlo è uno studio della Duke University (Usa) pubblicato sulla rivista 'Archives of Internal Medicine'. La ricerca ha esaminato l'associazione tra la disoccupazione e i rischi di essere colpiti dall'infarto su una popolazione di 13.451 adulti americani tra i 51 e i 75 anni. Il gruppo di studio è stato seguito per 10 ROMA - Tv troppo alta, frastuono del trapano o colpi di martello, motori di auto e aerei, ma anche musica troppo alta nell'iPod. I rumori cittadini possono provocare non solo stordimento, mal di testa e problemi all'udito, ma anche altri effetti importanti, e spesso insospettati, su altre parte del nostro organismo. Quando è eccessivo, infatti, il rumore "provoca un aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e dell'attività di tiroide". Ma anche "una riduzione della libido e della fertilità", l'aumento della frequenza respiratoria e dell'insorgenza di ulcere peptiche e duodenali. A indagare sugli effetti, uditivi e non, del rumore è un articolo pubblicato su 'Prevention and Research' e firmato da Simone De Sio del Dipartimento di Medicina legale, Unità di Medicina del lavoro della Sapienza di Roma, diretta da Francesco Tomei, e da colleghi dello stesso ateneo. "Il rumore - ricordano gli studiosi - viene definito come suono sgradevole ed è uno tra gli agenti fisici più diffusi, sia in ambito lavorativo che extra lavorativo. Provoca una serie di alterazioni a carico delle strutture neurosensoriali dell'orecchio interno e può creare danni anche ad altri organi ed apparati, interferendo con l'omeostasi dell'organismo e rappresentando uno dei principali componenti dell'inquinamento ambientale". A livello psicologico può causare "depressione, ansia, aumento dell'aggressività, disturbi del sonno, senso di fastidio, stress e modificazioni in senso peggiorativo delle capacità cognitive". Oltre a eccitabilità, mal di testa, fatica mentale. "Il rumore è senza dubbio uno degli agenti fisici più diffusi sia in ambito lavorativo che extra lavorativo: per avere un'idea degli effetti, "il tic-tac di un orologio, mediamente, ha un'intensità di 20 dB; un concerto rock e alcune attività lavorative possono superare i 100 dB; un aereo al momento del decollo supera i 120 dB e, quindi, la soglia del dolore". Non è soltanto l'intensità a determinare eventuali danni alla salute, ma anche la durata dell'esposizione al rumore e la sua frequenza. Nel caso di esposizione acuta a livelli di rumore intensi e di breve durata, come le esplosioni, "i sintomi possono essere: dolore acuto, senso di stordimento, vertigini e ipoacusia di vario grado; all'esame audiometrico - spiegano gli autori - si può evidenziare un deficit della funzione uditiva che può essere temporaneo o permanente". Nel caso di esposizione prolungata, i sintomi possono essere suddivisi in 4 fasi: sensazione di 'orecchio pieno' e di stordimento; deficit uditivo irreversibile pur in assenza di sintomi; deficit uditivo conclamato e, infine, deficit uditivo generalizzato. La buona notizia è che "è possibile intervenire promuovendo un'azione di protezione acustica", cioè fornendo opportuni dispositivi di protezione individuale e portando avanti "un'opera di formazione e informazione della popolazione sui possibili rischi da rumore”. (da Adnkronos Salute) GIROVAGANDO VIAGGI SENEGAL Royal Decameron Baobab Resort dal 9 al 17 gennaio 2013 Paese contraddistinto dall'offerta di grandi tradizioni culturali, il Senegal offre un’immagine di Africa autentica le cui genti e i loro coloratissimi mercati, non potranno che affascinare e stupire. Spiagge dorate, savane e foreste renderanno il viaggio indimenticabile. DOVE SI TROVA: sulla spiaggia incontaminata, nei pressi della riserva naturale de la Somone, in un’area denominata “La Petite Cote”. L’hotel dista circa 85 chilometri dall’aeroporto di Dakar e circa 5 da Saly. SPIAGGIA E PISCINE: affacciato sulla spiaggia, dispone di una piscina. Lettini e teli mare gratuiti in piscina e in spiaggia. RISTORAZIONE: ristorante principale a buffet, ristorante à la carte (su prenotazione), tre bar di cui uno presso la piscina, snack-bar. CAMERE: 142 arredate in stile africano; dispongono di servizi privati, aria condizionata, TV satellitare, telefono, balcone o terrazzino. SPORT, ATTIVITÀ E SERVIZI: campo da tennis, pallavolo, ping-pong, windsurf, snorkeling, kayak, discoteca. Lo staff di animazione propone un programma di animazione diurno e serale con attività sportive e spettacoli serali. Miniclub (412 anni). A pagamento: sport nautici a motore, negozio di souvenir, servizio medico, baby-sitting, lavanderia e cambio. TOUR PUGLIA dall’1 all’8 giugno 2013 1° giorno _ San Giovanni Rotondo Ritrovo a Malpensa. Volo Bari/Brindisi. Arrivo e prosecuzione per San Giovanni Rotondo. Pranzo. Visita guidata al santuario di San Pio e alla Chiesa Nuova. Via Crucis fino all’altare con la statua del Cristo crocifisso. Arrivo in hotel, cena e pernottamento. 2° giorno _ Arcipelago delle Isole Tremiti Prima colazione in hotel, imbarco per l’arcipelago delle Isole Tremiti, visita guidata all’isola di San Nicola, rientro in hotel, cena e pernottamento. 3° giorno _ Vieste - Foresta Umbra (Parco Nazionale del Gargano) - Peschici Prima colazione in hotel. Vieste visita guidata alla “Regina del Gargano” con passeggiata nel centro, pranzo in ristorante. Foresta Umbra escursione naturalistica e degustazioni. Peschici la “Perla del Gargano”. Rientro in hotel, cena e pernottamento. 4° giorno _ Castel del Monte - Trani Prima colazione in hotel. Visita guidata a Castel del Monte, pranzo in ristorante. Trani visita guidata alla cattedrale di San Nicola Pellegrino. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento. 5° giorno _ Grotte di Castellana - Alberobello - Ostuni Prima colazione in hotel. Castellana visita guidata alle grotte. Alberobello visita guidata alla capitale dei trulli, pranzo in Masseria. Ostuni visita guidata al centro storico e degustazione di olio. Rientro in hotel, cena e pernottamento. 6° giorno _ Lecce - Otranto Prima colazione in hotel. Lecce visita al centro storico con il Duomo e il Palazzo vescovile, pranzo in ristorante. Otranto visita guidata alla cattedrale con passeggiata nel centro storico, rientro in hotel, cena e pernottamento. 7° giorno _ Taranto - Matera Prima colazione in hotel. Matera visita ai Sassi, pranzo in ristorante. Taranto visita guidata al centro storico con il Duomo e il Cappellone di San Cataldo. Rientro in hotel, cena e pernottamento. 8° giorno _ Martina Franca Prima colazione in hotel. Martina Franca visita guidata al centro storico, pranzo in ristorante, trasferimento in aeroporto e partenza per Milano. TEATRO 10 MARZO 2013, Teatro Nazionale Milano. I Legnanesi in “Lasciate che i pendolari vengano a me”. Prenotazioni entro il 10 gennaio 2013 TUTTE LE INIZIATIVE SONO RISERVATE AI SOCI COMOCUORE INFO:031/278862 WWW.COMOCUORE.ORG 11