1r Yhesus Maria
1
Francesco Sforza ordina a Nicolino Colleoni di andare a Milano da Matteo da Pesaro, dei
Maestri delle entrate, informato della volontà del duca su quanto si deve fare.
1452 dicembre 26, Lodi.
Nicolino Cogliono.
Per alcune cose importante ne accadeno de presenti volemo et te commettimo che,
remossa ogni cagione et senza alcuna exceptione, debbi domatina tu in persona
andare ad Mediolano ad trovare Matheo da Pesero delli nostri Maestri delle intrate,
quale è informato della voluntà nostra; et questo non sia fallo né gli sia inducia, se hai
cara la gracia, bene et stato nostro, che infallanter domatina sii ad Mediolano dal dicto
Matheo quale te dirrà quanto bisognerà; al quale Matheo vogli credere in tucto como
ad nuy proprii et fare como luy te dirrà, se desideri fare cosa ne piaza. Laude, die xxvi
decembris 1452.
Cichus.
A margine: Suprascripto ut se transferret Mediolanum ad Matheum de Pisauro
informatum de voluntate domini, et cetera.
2
Francesco Sforza scrive a Sillano de Negri circa le mormorazioni pavesi sui dazi. Lo assicura
che quanto gli è stato scritto da Milano è stato fatto a insaputa del duca mentre è corretto
quanto gli è stato comunicato da Pietro da Norcia. Parli di ciò con Angelo Simonetta.
1452 dicembre 26, Lodi.
Domino Sillano de Nigris.
Havimo inteso quello ne scriveti della murmuratione fanno quelli nostri citadini Pavesi
del facto delli datii, et cetera. Vi dicimo che quello egli stato scripto da Milano egli stato
scripto oltra saputa et consentimento nostro, né puncto ne è piaciuto; ma quello che gli
dixe domino Pedro da Norsa procedete bene de nostro consentimento et de nostra
voluntà. Et perché al presente se retrova là Angelo Simonetta, nostro consigliero, quale
sopra ciò ha commissione da nuy, vi dicemo che sopra questa facenda ne debiati
conferire con luy, perché deliberamo non farvi altra resposta superinde finché non
haverimo parlato con esso dicto Angelo. Data Laude, die xxvi decembris 1452.
Iohannes.
A margine: Suprascripto pro eo quod scriptum fuerat a Mediolano civibus Papiensibus
pro ficto datiorum scriptum fuit insciente domino.
3
Francesco Sforza conferma a Francesco Giorgio la ricevuta della cedola relativa ai cavalli di
Giacomo Orsino e della vertenza di costui con Cola da Medicina circa lì’alloggiamento degli
stessi.
1452 dicembre 26, Lodi.
1v Francisco Georgio.
Havimo recevuta toa lettera cum la cedola inclusa deli cavalli vivi ha Iacomo Ursino, et
havimo anchora intesa la differentia ha dicto Iacomo cum Cola de Medicina per casone
del’allozamento. Et inteso quanto circa ciò ne scrivi, respondemo che tu debbi dire ad
Iacomo Ursino che, poyché ha trentadoi cavalli mancho che quelli cavalli che vole
mettere in allozamento de Cola, gli mecta in quello lozamento dove manchano trenta
doi cavalli senza occupare altri allozamenti, per bene che quelli de Cola altre volte
fosseno assignati ad esso, poyché se retrova havere li allozamenti per cavalli trentadoy
che li manchano. Et cossì anchora scrivemo ad luy. Laude, xxvi decembris 1452.
Iohannes.
A margine: Suprascripto de receptione cedule equorum vivorum quos habet Iacobus
Ursinus et de differe(n)tia quam habet cum Cola Medicina occaxione allogiamenti.
4
Francesco Sforza, a conoscenza della vertenza tra Giacomo Orsino e Cola da Medicina per la
sistemazione dei cavalli, gli ordina di mettere i suoi trentadue cavalli nell’alloggiamento
assegnatogli.
(1452 dicembre 26, Lodi).
Iacobo Ursino.
Havimo intesa la differentia che hai cum Cola de Medicina per casone deli allozamenti
quali domandi per mecterli certi cavalli, allegando che altre volte dicto lozamento fu
assignato ad ti; di che ti dicemo che, havendo ti cavalli trentadoy mancho per li
lozamenti che hai, che dicti cavalli quali voli mettere in lo dicto lozamento di Cola vogli
allozare et mectere in loco deli trentadoi cavalli che te manchano per li quali hai avuto
lozamento, poiché avanza li allozamenti deli dicti trentadoi cavalli che te manchano.
Data ut supra.
Iohannes.
A margine: Suprascripto pro differentia quam habet cum Cola Medicina.
5
Francesco Sforza scrive ad Angelo Simonetta a Pavia di incontrarsi con Luigi de Boccazino e di
concertare il prezzo del panno d’oro che gli ha fatto avere perché il duca ha saputo da Sforza
che viene venduta a otto ducati al braccio, mentre Luigi ne chiede al duca undici al braccio.
s.d.
Domino Angelo Simonette Papie.
Aluyse de Boccazino ne ha mandata quella peza de panno d’oro, como lo habiamo
rechiesto. Et perché luy ce scrive che haveva venduto et data via dicta peza ad rasone
de ducati xi el brazo ad denari contanti et perché Sforza ne ha dicto che la faresti dare
per ducati viii el brazo, pertanto vogli intenderti cum Aluyse et redurlo al devere perché
quello non è drappo da quello pretio, et non vorressimo stracomperare la cosa, et
volemo che ne fazi respondere per tucto domane dela dicta resposta, zoè fra domane
et domane ad nocte; et non manchi del’ultimo pretio del brazo.
A margine: Suprascripto de receptione panni auri ab Aluysio Boccacino.
6
Francesco Sforza ordina che si dica a Niccolino Colleoni di andare il giorno dopo a Milano dai
Maestri delle entrate per la spedizione del marchese di Mantova.
(1452 dicembre 26), Lodi.
Ceterum noy scrivimo ad Nicolino Cuglione che debbia retrovarsi per ogni modo ad
Milano dali Maystri nostri dele intrate per lo facto del spazo del marchese de Mantua
perché questi soi se agravano che, siando stato scripto là per el dicto spazo, che non
habbia havuto luoco; pertanto vogli fare dire al dicto Nicolino che per tucto domane se
retrovi ad Mediolano denanzi ali dicti Maystri. Data Laude, ut supra.
Cichus.
A margine: Quod scripsit Nicolino Coleono ut veniat Mediolanum ad Magistros pro
expeditione illustris domini marchionis Mantue.
7
Francesco Sforza chiede al referendario e al tesoriere di Pavia di pagare i maestri Tebaldo da
Sale e Giovanni Martino da Parma, deputati alla lettura “dela pratica de sera”, con un salario di
duecentoquaranta fiorini dal giorno in cui si cominciò a pagare gli altri dottori dello Studio di
Pavia.
1451 dicembre 26, Lodi.
2r Referendario et thexaurario Papie.
Per altre nostre lettere date Laude ad xiiii del presente ve advisassemo como
havevamo deputati ala lectura dela pratica de sera in quello nostro felice studio de
Pavia magistro Thebaldo da Sale et magistro Zohanne Martino da Parma, et vi
scripsemo che li confortassivo ad actendere ad bene lezere, et che poi ve advisarimo
dela provisione alloro deputata. Nunc autem ve advisamo che gli sonno deputati
ducentoquaranta fiorini ad rasone de soldi 31 per fiorino ad qualuncha d’essi,
incominciando al dì che se cominciano le provisione deli altri doctori, non obstante che
questi non havesseno forse cominciato a legere quando li altri, perché non è stato suo
defecto, ma più tosto per le differentie erano dela dicta lectura. Responderiteli adoncha
dele dicte loro provisione et salarii como ali altri doctori, como havimo dicto. Laude, die
xxvi decembris 1451.(a)
Cichus.
A margine: Suprascriptis quatenus respondeant magistro Thibaldo de Salis et magistro
Iohanni Martino de Parma de eorum salariis pro lectura eorum, videlicet florinos ccxl,
ad conputum solidorum 31 pro florino utrique ipsorum.
(a) Così A.
8
Francesco Sforza richiama il capitano di Casteggio perché dia alloggio a ottanta cavalli senza
doverlo ripetere non avendo eseguito gli ordini datigli in proposito il venti ottobre scorso.
1451 dicembre 26, Lodi.
Capitaneo Clastigii.
Te doveressi recordare de una nostra lettera data Placentie ad xx de octobre proximo
passato che devessi lozare in quella iurisditione a te commessa cavalli ottanta; et
segondo siamo informati non n’é facto nulla, et multiplicandone ogni dì el numero dele
gente tanto più è necessario che se allozano senza veruna exceptione. Et pertanto te
replicamo che tu gli allozi senza più replicatione de nostre lettere; la quale cosa farai se
haverai voglia fare cosa che ne piaza. Laude, xxvi decembris 1451.(a)
Cichus.
A margine: Suprascripto quatenus allogiare debeat equos lxxx in illa iurisdictione.
(a) Così A.
9
Francesco Sforza si congratula con il cardinale Borromeo per la sua elezione a cardinale.
1452 dicembre 27, Lodi.
Domino illustri Borromeo cardinali et cetera.
Cum singularissimo piacere et consolatione havimo inteso per una copia de miser
Petro da Noxeto, inclusa in le lettere dela signoria vostra, como la santità de nostro
Signore ve ha electo ala dignità et apice del cardinalato. Havimo dicto cum
singularissimo piacere, ma veramente possimo dire che non possevamo havere al
presente novella quantunche grande e relevata la quale più ne piacesse che questa,
rendendoce certissimi che, cossì como site cresciuto in dignità, cossì crescerà lo
amore, carità et benivolentia dela vostra signoria verso noi et le cose nostre, quale
sonno pur vostre. Et quamvisdio havessimo sempre speranza che vi devesse
succedere et lo credissemo firmamente, pur regratiamo la signoria vostra del’aviso del
quale prima eravamo dezuni. Laude, 27 decembris 1452.
In simili forma mutatis mutandis scriptum fuit comitibus Filippo Borromeo et Gaspari de
Vicomercato. Data ut supra.
A margine: Suprascripto quomodo intellexit quod ellectus erat cardinalis.
10
Francesco Sforza ricorda ad Angelo Simonetta quanto scrittogli circa la disponibilità di Luchina
dal Verme verso Taddeo dal Verme di trecento ducati d’oro della sua provvigione.
1452 dicembre 27, Lodi.
2v Domino Angelo Simonette.
Tu sai che havendo noi scripto ala magnifica madonna Luchina per il facto de Thadeo
dal Verme, tu ne hai dicto che essa madonna Luchina voleva consigliarsi cum li soi
parenti et amici, ma che provederia al dicto Thadeo saltem per modo ch’el potesse
vivere doi o tri mesi. Et perché mò dicto Thadeo manda uno deli soi ala dicta madonna
Luchina per havere dicta provisione, pertanto te carichamo che mò servi ogni via et
modo che essa prefata madonna Luchina gli daga tricento ducati d’oro de quelli che
ella gli debbe dare dela provisione soa, che ella altre volte gli promise acioch’el possa
vivere. Et fra questo mezo essa prefata madonna Luchina poterà consigliarsi ad
prendere l’ordine de fare quanto sia suo debito et suo honore. Laude, xxvii decembris
1452.
Cichus.
A margine: Suprascripto quatenus modum servet ut dominus Thadeus habeat ducatos
trescentum a domina Luchina ex illis quos sibi dare debet de provisione sua.
11
Francesco Sforza sollecita Luchina a voler dare trecento ducati d’oro a Taddeo dal Verme della
sua provvisione.
(1452 dicembre 27, Lodi).
Domine Luchine de Verme.
Per altre nostre lettere vi habiamo scripto oportunamente circa el facto de Thadeo dal
Verme, como largamente per quella la vostra magnificentia haverà potuto intendere. Et
perché Angelo Simonetta, nostro consegliero, ne ha decto che de ciò ne volevati
prendere consiglio cum li vostri parenti et amici, et che provederesti per doi o tre mesi
al dicto Thadeo per modo ch’el poterebbe vivere, pertanto mandando mò là dicto
Thadeo uno deli soi, presente exibitore, vi confortiamo, stringimo et carichamo vogliati,
senza alcuna dilatione et exceptione, dare et numerare al dicto suo messo ducati 300
d’oro de quelli dela provisione soa quale altre volte voi li havite promesso, acioch’el
possa vivere et stare patienti. Et fra questo mezo poterite consigliarvi et prendere
ordine ali facti vostri per fare quanto sia vostro debito et honore. Data ut supra.
Cichus.
A margine: Suprascripte quatenus dare vellit domino Thadeo de Verme ducatos 300
auri.
12
Francesco Sforza scrive a Fioravanti da Perugia di andare da lui.
1452 dicembre 27, Lodi.
Floravanti de Perusio.
Vogliati subito, recevuta questa, venire qui da noy. Data Laude, die xxvii decembris
1451.(a)
Iohannes.
A margine: Suprascripto ut veniat.
(a) Così A.
13
Francesco Sforza vuole che Moretto da Sannazzaro faccia il possibile perché il capitano della
Lomellina catturi Giorgio, cugino e famiglio di Luca da Novate, che si trova a Valeggio.
1452 dicembre 28, Lodi.
3r Moretto de Sancto Nazario.
Noi scrivemo al nostro capitano de Lomellina che per alcuni boni respecti veda havere
nele mane uno Zorzo, cusino et famiglio de Lucha da Nova, homo d’arme, il quale
Zorzo praticha lì ad Valezo, como dal capitaneo intenderite. Pertanto volimo debiati per
ogni modo provedere ch’el dicto capitaneo habbia subito el decto Zorzo nele mane; et
non gli sia fallo se havite caro lo amor nostro. Laude, xxviii decembris 1452.
A margine: Suprascripto quatenus omnino faciat ut capitaneus habeat in manibus
quendam Georgium consanguineum Luce de Novate.
14
Francesco Sforza ricorda al capitano della Lomellina quanto scritto circa un famiglio di
Tommaso da Rieti, derubato nei pressi di Mortara di denari e cose. Tra gli autori del furto
manca alla cattura solo Giorgio, cugino e famiglio di Luca da Novate, che sta a Valeggio o a
Sparoara, in Lomellina. Presolo, gli invii l’inventario delle cose che ha con sè.
(1452 dicembre 28, Lodi).
Capitaneo Lomelline.
Como tu sai, ali dì passati noi te scripsemo de uno famiglio de miser Thomaso da Riete
quale, venendo dale parte ultramontane, fu robbato lì presso Mortara et toltoli denari et
alcune altre robbe. Da poi havimo havuto informatione che ad robbare dicto famiglio
forono quatro a cavallo, deli quali ne havimo tre nele mane destenuti in la presone in
questa nostra città; gli ne resta mò uno quale, segondo ne dicono costoro, è quello ha
le robbe, il quale se chiama Zorzo, cusino et famiglio de Lucha da Novate, soldato, et
sta ad Valezo o a Sparoara de Lomellina. Pertanto te caricamo che subito, recevuta
questa, con quella diligentia et bono modo te parirà, tu in persona vadi ad pigliare dicto
Zorzo dove el sia et mecterlo in loco ch’el non possa fugire, né mai sia liberato senza
lettera sottoscripta de nostra propria mano; ma vedi farlo secretamente et cum
diligentia, ch’el dicto Zorzo non venisse ad sentirlo, et poi se andasse con Dio. Et
subito l’haverai destenuto tolli in scripto tucte quelle robbe et cose forono tolte al dicto
famiglio le quali teni presso de ti, et lo inventario manda ad noi; ma provedi non se
perta pur una strenga se hai caro lo amore nostro, advisandoti che noi scrivimo per la
ligata ad miser Moretto quale te farà dare nele mane el dicto Zorzo essendo ad Valezo;
siché non possendo ti haverlo nele mane senza el favore de miser Moretto, gli porray
dare la lettera nostra, altramente non; ma provedi per ogni modo che l’habi nele mane
et ne advisarai de tucto per questo cavallaro. Data ut supra.
Cichus.
A margine: Suprascripto quatenus modum servet ut habeat suprascriptum Georgium.
15
Francesco Sforza chiede a Giacomo Antonio Marcello, provveditore di Crema di voler fare
restituire a Rosso d’Anzò di Castelleone i danari presigli dai dazieri ricavati della vendita di
porci. In caso contrario interverrebe il duca.
1452 dicembre 28, Lodi.
3v Domino Iacobo Antonio Marcello provisori Creme.
El Rosso d’Anzò da Castelleone, portatore de questa, è stato qui da noy et essi
lamentato che, havendo venduto in quella terra de Crema certi porci per li datieri
d’essa terra gli fo retenuti li denari; il che credimo però sia facto senza vostra saputa et
consentimento. Pertanto vi confortiamo ad fare restituire per li dicti datieri ad esso
Rosso d'Anzò li decti denari et ad farli fare rasone in modo non se habbia né possa più
lamentare per questo iustamente; altramente havendose lui più ad tornare da noy con
iusta querela, non porrimo fare che non li provediamo, et li provederimo con rasone et
honestate per non comportare che ali nostri subditi sia facto iniustitia, considerato li
deportamenti che noi sempre havimo facto a quelli dela illustre signoria de Venexia.
Laude, xxviii decembris 1452.
Cichus.
A margine: Suprascripto pro Rubeo d'Anzò de Castro Leone pro denariis retentis per
datiarios Creme pro certis porcis venditis in ipsa terra.
16
Francesco Sforza affida al podestà di Vigevano l’indagine sui fatti denunciati da Antonio del
Prete, danneggiati, lui e il fratello, nei loro possedimenti da famigli e compagni del castellano
locale. Appurati i fatti, il duca vuole che il podestà amministri giustizia.
1452 dicembre 28, Lodi.
Potestati et castellano Viglevani.
È stato da noi Antonio del Prete de quella nostra terra et gravatosi grandemente deli
famigli et compagni de te castellano, dali quali dice essere stato molestato et factogli
insulti assai ad una soa possessione lì propinqua; per la quale cosa pare ch’el fratello
d’esso Antonio, volendosi defendere dali decti loro insulti, ferisse uno d’essi famigli,
como più chiaramente intenderite per la inclusa supplicatione. Et perché nostra
intentione non è che chi fallisce non sia meritamente punito del fallo suo et che nisuno
se faza rasone da per luy, ma che habbia recorso dal’officiale a chi specta de farla,
pertanto volimo che tu, potestà, debbi informarti molto bene como la cosa è passata et
si è como dicto Antonio ne ha per la dicta supplicatione exposto et segondo troverai,
ministrarai rasone taliter che nisuno se habia ad querelare iustamente et che chi
haverà fallato sia punito per via de rasone, non imp(a)zandoti tu, castellano, a questo
facto in cosa alcuna, ma lassare procedere al potestà al quale specta questa cosa
debitamente. Laude, die xxviii decembris 1452.
Cichus.
A margine: Suprascriptis pro Antonio de Presbitero pro possessione sua.
17
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia faccia venire Giacomino da Villanova e lo
convinca a dare a Giovanni Bonsignore il libro della tesoreria, come gli è stato più volte
richiesto.
1452 dicembre 28, Lodi.
4r Potestati Papie.
Più e più volte havimo scripto ad Iacomino da Villanova, cittadino lodesano, quale se
retrova al presente lì ad Pavia che devesse dare uno certo libro de thesauraria, o non
la copia ad Zohanne Bonsignore, etiam nostro cittadino lodesano, per certi boni
respecti deli quali esso Iacomino è informato da noi. Et perché mai non gli l’ha voluto
dare, novamente li scrivimo che omnino glilo daga; et volimo etiandio che tu habbi dicto
Iacomino et lo conforti et carichi per nostra parte a dare dicto libro, o la copia, como
havimo dicto, per li respecti ch’el sa. Laude, xxviii decembris 1452.
Cichus.
A margine: Suprascripto pro quoddam libro thesaurarie quem habebat Iacobinus de
Villanova.
18
Francesco Sforza scrive a Giacomino da Villanova di provvedere, come più volte sollecitato, a
far avere a Giovanni Bonsignore il libro della tesoreria.
(1452 dicembre 28, Lodi).
Iacobino de Villanova.
Ne miravigliamo assai che, havendote noi scripto tante fiade quante havemo, che tu
daessi quello libro dela thexauraria o non la copia d’esso ad Zohanne Bonsignore (a),
mai non gli l’habi voluto dare, et per questo, suo figliolo sta destenuto. Pertanto te
replicamo che glilo daghi, altramente per certo te ne farimo venire voglia, né possimo
fare che non se miravigliamo de tanta tua inhobedientia. Data ut supra.
Cichus.
A margine: Suprascripto quatenus restituat librum quendam thesaurarie vel saltem eius
copiam Iohanni de Monsignoribus.
(a) In A Monsignore.
19
Francesco Sforza sollecita il referendario e il tesoriere di Pavia al pagamento anche con i primi
denari dell’anno prossimo delle bollette al capitano di Casteggio.
1451 dicembre 29, Lodi.
Referendario et thexaurario Papie.
Parendone rasonevele et honesto ch’el nostro capitaneo da Chiastezo conseguischa et
habia el pagamento delle bollecte quale ha de alcuni mesi del’anno presente, como luy
dice, volimo che, extandoli li dinari de presente, lo satisfaciati, aut non extandoli,
fatighili dare delli primi mesi del’anno ha ad vinire perché ad luy faria pocho le bollecte
senza el pagamento. Data Laude, die xxviiii decembris MCCCCLI.(a)
Ser Iacobus.
Cichus.
A margine: Suprascriptis pro solutione bulletarum fienda capitaneo Clastigii.
(a) Così A.
20
Francesco Sforza ringrazia Abramo de Arditi a Vigevano per le notizie sul falsificatore di monete
fuggito da Asti.
1451 dicembre 29, Lodi.
4v Abram de Arditiis in Viglevano.
Havimo recevuto le tue lettere quale fanno mentione de quello falsificatore de monete
fuzito d’Ast et cetera, alle quale rispondendote te commendiamo dello adviso,
confortandote ad fare el simeli accadendote cosa dingna d’aviso, advisandote che
havemo provisto alla facenda segondo el bisongno. Data Laude, die xxviiii decembris
1451.(a)
Cichus.
A margine: Suprascripto pro illo falsificatore monetarum.
(a) Così A.
21
Francesco Sforza vuole che Angelo Simonetta venga da lui informato circa i dazi in modo che
possa adeguatamente rispondere agli ambasciatori che si sono recati da lui. Gli chiede anche di
portare il privilegio concesso ai Visconti di Melegnano ai quali non sia consentito, in virtù di tale
privilegio, fare alcuna cosa prima del suo incontro con Angelo.
1451 dicembre 29, Lodi.
Domino Angelo Simonette.
Havimo inteso quello ne hay scripto della vinuta qua delli ambassiatori de quella
comunità; respondendote, dicimo ch’el è vero sonno vinuti et ce hanno sporta la cedula
quale te mandiamo qui introclusa. Et perché nuy non intendiamo el facto di datii, nì
sapiamo che responderli, ne pare et volimo che domane omnino venghi da nuy bene
informato del facto de quilli datii perché li dicti ambassiatori expectaranno qui domane,
et se gli potrà respondere quello, sarà per lo meglio. Apresso, come per altre havimo
scripto, volimo porti teco el privilegio concesso alli Vesconti da Mellignano; et s’el te
paresse che essi Vesconti potesseno procedere de presente a fare legiptimatione o
altro per vigore del dicto privilegio, provede che non lo possano fare finché haveremo
parlato teco. Data Laude, die xxviiii decembris 1451.(a)
Iohannes.
A margine: Suprascripto quatenus veniat informatus pro ficto datiorum et ferat secum
privillegium concessum Vicecomitibus de Merignano.
(a) Così A.
22
Francesco Sforza scrive al podestà e ai Dodici agli affari di Pavia informandoli della
concessione della cittadinanza, anche per i discendenti, richiesta da Donato de Aboni, Gaspare
de Senna di San Quirico, Giovanni Antonio de Micheli e Filippo da Bologna di divenire cittadini
di Pavia.
1452 dicembre 29, Lodi.
Potestati et Duodecim presidentibus negociis communis civitatis Papie.
Supplicaverunt nobis Donatus de Abonis, civis noster Laudensis, ser Gaspar de Serra
Sancti Quirici, Iohannes Antonius de Michaelibus et Filippus de Bononia, quod cupiunt
creari in cives illius nostre civitatis, quod etiam credimus vobis placidum erit, quia bone
indolis et bonis moribus commendantur et quia magno cedit ornamento civitati quod
bonis civibus habundet. Et quia ad huiusmodi civilitatem habendam requiritur consilium
ducentorum civium, quod non sine magna difficultate haberi posset, velimus in hoc
dispensare ut, cum aliquibus adiunctis civibus, 5r prout hactenus solitum est, civilitatem
ipsam consequi possit, volentes igitur ipsis Donato, ser Gaspari, Iohanni Antonio et
Filippo compIacere, coartamur et vobis concedimus quod, habitis vobiscum aliquibus
civibus adiunctis, prout vobis videbitur, possitis ipsos Donatum, ser Gasparem,
Iohannem Antonium et Filippum pro se et eorum filiis ac descendentibus et
descendentium descendentibus usque in infinitum, cives dicte nostre civitatis creare,
aliquibus statutis eiusdem civitatis incontrarium facientibus non obstantibus. Data
Laude, die xxviiii decembris 1452.
Cichus.
A margine: Suprascriptis pro Donato de Abono, ser Gasparri de Serra et Iohanne
Antonio de Michaelibus in cives creandos et cetera.
23
Francesco Sforza, viste le lamentele degli oratori di Pavia sulla intromissione nelle cause civile
e criminali del capitano della Lomellina e dell’Oltrepo, e non intendendo diminuire i poteri di
Pavia, precisa che i poteri giurisdizionali dei capitani non vadano al di là dei limiti di cui
beneficiavano i loro predecessori al tempo di Filippo Maria Visconti.
1452 dicembre 29, Lodi.
Potestati et refferendario Papie.
Venerunt ad nos oratores illius nostre comunitatis querimoniam factientes quod
capitanei nostri partium Lomeline et Ultra Padum comitatus illius nostre civitatis se
intromittant de causis civilibus et criminalibus, pretendentes merum et mixtum
imperium habere intra limites iurisditionum eis comissarum. De qua re satis miramur,
nam semper fuit intentionis nostre et est offitium ipsorum capitaneorum se extendere
solum ad ea in quibus eorum precesores arbitrium habebant tempore vite illustrissimi
quondam principis domini Filipi Marie ducis Mediolani, nec intendimus iurisditionem
illius nostre civitatis diminuere, quam potius ampliare. Quare volumus et mandamus
vobis quod receptis presentibus, si sic est, ut predicitur, et si constiterit capitaneos
ipsos ampliorem habere commissionem quam alii capitanei tempore prefacti quondam
illustrissimi domini ducis habuissent monere eos debeatis et illis nostri parte precipere
quod eorum offitium solum exerceant et in iis solum ad que eorum precesores tempore
prefacti quondam illustrissimi domini ducis ex litteris eorum officii arbitrium et
iurisditionem habebant et ulterius se non intromittant nisi prout et quemadmodum se
intromitebant prefacti quondam procesores sui, et ita volimus observari factiatis,
aliquibus litteris, si que per nos eis concesse sunt in contrarium disponentes,
nequaquam attentis quia, ut prediximus, proceserunt preter mentem et dispositionem
nostram. Data Laude, die xxviiii decembris 1452.
Cichus.
A margine: Suprascriptis pro revocatione comissionis de iure et cetera capitaneis
Lomeline et Ultrapadum.
24
Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia di dare a Bartolomeo, già cancelliere del
defunto Giovanni, fratello del duca, i vestiti di cui gli ha scritto Antonio, regolatore delle entrate
ducali. Vuole poi che dia a Tempesta dieci ducati per riscattare il rubino di Giovanni che si trova
presso un giudeo.
1452 dicembre 30, Lodi.
5v Referendario Papie.
Siamo contenti et volimo che ser Bartholomeo, olim cancellero del magnifico quondam
nostro fratello Iohanne, considerato el longo tempo che ha servito el prefato quondam
nostro fratello, gli faciati dare a luy et al suo nepote quilli vestiti delli qualli ve scrisse
ser Antonio, regulatore del’intrate nostre, et in quello modo et precio che in esse littere
se contene et dispone, non obstanti li vestiti delli qualli vuy scriviti ad Cicho, nostro
secretario, che l’ha havuti. Preterea, perché volimo per nuy quello robino che comparò
el predicto quondam Iohanne qual mò è pigno ad casa del iudeo, volimo che daghati
ad Tempesta ducati dece per rescodere dicto robino et poy subito ne lo mandati ad
nuy, facendo spazare presto dicto ser Bartholomeo che non habia ad stare et spendere
lì. Laude, xxx decembris 1452.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
A margine: De expeditione ser Bartholomei cancellarii olim domini Iohannis Sfortie, et
cetera.
25
Francesco Sforza scrive al referendario di Pavia in merito al dazio della macina e dell’ingresso
in città.
1452 dicembre 29, Lodi.
Referendario Papie.
Per certo digno respecto volimo che soprasedati dala deliveratione del datio dela
macina et del’intrate dale porte de quella nostra città, fino a tanto che vi scriverimo
altro. Et cossì facite. Laude, xxviiii decembris 1452.
Cichus.
A margine: De datio macine.
26
Francesco Sforza scrive al podestà, al referendario e ai Presidenti agli affari di Pavia di aver
inteso che gli incantatori dell’addizione sopra il prezzo del sale vogliono l’addizione
recentamente richiesta dal duca alle comunità per far fronte ai 15.000 fiorini. Dispone che
l’addizione dei dieci soldi per staio pervenga alla Camera ducale a compenso dei menzionati
15.000. Circa al capsoldo del salario degli ufficiali, cui si provvede con denari della città e non
della Camera ducale, si osservi quanto si faceva al tempo di Filippo Maria Visconti. Da ultimo
dispone la cessazione dell’ufficio sulla sorveglianza contro l’epidemia.
1452 dicembre 30, Lodi.
Potestati et referendario et Presidentibus negociis Papie.
Intelleximus ab oratoribus comunitatis illius nostre civitatis quod incantatores additionis
super pretio salis, facti (a) pro satisfatione illorum florenorum quindecim milium per
dictam comunitatem nobis donatorum, volunt in se assumere et additionem ipsam,
respectu medie tasse salis nuperime per nos requisite comunitatibus terrarum
comitatus eiusdem civitatis, que quidem additio ipsi comunitati remanere debet, exinde
Camere nostre pro solvenda pro satisfatione dictorum florenorum quindecim milium,
quoniam, tempore dicti (b) incantus, nulla fuit facta mentio de dicta media taxa, nec in
ipso incantu conprehenditur. Quare, si sic est, volumus et vobis mandamus quatenus
provideatis quod additio soldorum decem pro stario salis, respectu dicte medie tasse
salis, omnino perveniat Camere nostre, exinde compensando pro rata in dictis florenis
quindecim milibus, et 6r si quid per dictos datiarios receptum fuit, illico restituatur. Circa
factum capisoldi respectu salarii officialium, quibus de pecuniis comunitatis illius, et non
de pecuniis Camere nostre satisfit, contentamur quod, si tempore vite illustrissimi
quondam domini Filippi Marie ducis consuetum fuit similibus officialibus aliquam
retentionem non fieri, similiter et de presenti nulla fiat retentio de ipso caposoldo, set
servetur prout hactenus observabatur, et ita volumus observari faciatis. Circa vero
remotionem officialis super custodia contra epidimiam in civitate illa nostra deputati
contentamur quod ipsum cassetis, quemadmodum et nos per presentes cassamus et
revocamus. Laude, xxx decembris 1452.
Cichus.
A margine: De incantu additionis salis, de capisoldo et de officiali epidimie cassando.
(a) In A factes con i corretta su e e s finale depennata.
(b) In A dictus con i corretta su u e s finale depennata.
27
Francesco Sforza ordina al vescovo di Pavia che non sia fatto priore o numerario del collegio
dei medici e degli artisti dello Studio di Pavia chi non sia originario di Pavia e ciò in ossequio ai
capitoli convenuti con i Pavesi.
1452 dicembre 30, Lodi.
Reverendo domino Iacopo episcopo Papiensi.
Querimoniam habuimus parte duodecim presidentium negociis comunitatis illius nostre
civitatis quod capitula per nos concessa et confirmata civibus eiusdem (a) civitatis
continentia quod nullus possit esse numerarius nec prior in Collegio doctorum
medicorum et artistarum studii nostri Papiensis nisi fuerit civis originarius, et cetera,
eisdem civibus non servantur, sed vigore certarum litterarum sub nomine nostro
emanatarum videmini velle admictere in numero ipsorum numerariorum doctores
forenses contra formam dictorum capitulorum per nos concessorum. Et quia verum fuit
quod tempore adepti per nos dominii dicte civitatis capitula, de quibus supra civibus
ipsis concessimus, cum propter factam nobis per ipsos maximam requisitionem et
instantiam, tum quia id nobis fieri iustum videbatur quoniam, ut paternitas vestra novit,
cives ipsi ii fuerunt qui civitatem illam nobis dederunt, non autem forenses, idcirco
paternitatem vestram hortamur et stringimus quatenus circa dictos numerarios
observari faciat capitula dictis civibus per nos concessa seu confirmata; et si qua
novitas facta est in contrarium, illam revocari faciat, aliquibus litteris nostris seu sub
nomine nostro hactenus in contrarium emanatis non obstantibus. Laude, xxx
decembris 1452.
Cichus.
A margine: De capitulo doctorum medicorum pro numerario eligendo.
(a) Segue nostre depennato.
28
Francesco Sforza chiede al provveditore di Caravaggio di provvedere che a Schiavetto, uomo
d’arme, sia restituito il denaro ancora trattenuto lì per non dovere concedere a Schiavetto il
permesso di fare rappresaglia.
1451 dicembre 31, Lodi.
6v Provisori Caravagii.
Se bene ve recordati, già più dì passati, siando stati tolti per deli vostri uno cavallo et
una cavalla al Schiavetto, nostro homo d’arme, ve scripsemo che vi piacesse farli
restituire, considerato che noi facimo el simile ali vostri, et cossì allora se proferì
l’amicitia vostra fargeli restituire; ma segondo siamo informati, et dicendone esso
Schiavetto che non gli fo facta la debita restitutione et gli resta più denari, vi
confortiamo et pregamo che vi piaza fargli dare el resto, perché altramente,
domandandone ad noi licentia dicto Schiavetto de fare represaglia dali vostri che
vengono dal canto nostro, benché mal voluntera gela dessimo, pur non glila
poterissimo denegare. Siamo però certissimi non bisognarà, perché gli farite fare el
devere como facemo noi alli vostri. Laude, ultimo decembris 1451.
Cichus.
A margine: De equo et equa ablatis Sclavetto armigero.
29
Francesco Sforza aderendo alla richiesta di Niccolò da Beccaria, ordina al capitano dell’Oltrepo
pavese di rimuovere il cavallo alloggiato, contro gli ordini di Pavia, presso “la bocha de meser
Fiore”.
(1451 dicembre 31, Lodi).
Capitaneo Ultra Padum comitatus Papie.
Nicolò da Beccaria, nostro cittadino de Pavia, ne ha facta fare querela che ala bocha
de meser Fiore, quale tene luy, gli hai deputato uno cavallo de lozamento contra la
dispositione deli ordini de quella nostra città de Pavia, quali volimo che li ciptadini
contribuiscano in la città et non de fora. Pertanto, non intendendo che contra li decti
ordeni sia intentato alcuna cosa nova, te commectimo et volimo che, essendo como è
dicto, tu removi lo dicto cavallo et mecti altrove, ove te parirà meglio. Data ut supra.
Cichus.
A margine: De equo tassato boche domini Floris Nicolai de Beccaria.
30
Francesco Sforza, avuta informazione da Gabriele Bosso, commissario sopra la tratta dei
gualdi, che un suo ufficiale ha fatto scaricare in casa di un taverniere il carico di una nave
contrabbandiera di gualdi, comanda all’ufficiale del porto di Pissarello di farsi consegnare i
gualdi e la nave.
1452 gennaio1, Lodi.
Offitiali portus Pissarelli.
Da Gabrielle Bosso, nostro commissario sopra la tracta di gualdi, havemo informatione
che uno suo offitiale ha facta discarechare in casa del tavernaro lì una nave di gualdi,
la qual era conducta zoso per contrabando et senza sua licentia, et consignatoli tucto
el dicto gualdo et etiam la nave; el che havimo havuto molto a caro. Pertanto volimo
per certi boni respecti et per la presente te comandiamo debbi subito, recevuta questa,
farte consignare tucti li dicti gualdi et la nave, et tenerli lì apresso de ti, et farne poy la
voluntà d’esso Gabrielle. Et questo non manche perché cussì è la nostra intentione.
Data Laude, die primo ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De navi gualdorum conductta per contrabandum.
31
Francesco Sforza chiede il parere del podestà e dei Presidenti agli affari di Pavia circa la
richiesta fatta da Gabriele Malvicino di poter far costruire una fortezza nel territorio piacentino, a
Zenevredo.
1451 dicembree 31, Lodi.
7r Potestati et Presidentibus negociis Papie.
Ne rechiede Gabriello Malvicino licentia ch’el possa fare construere nel loco de
Zenevrè de Piasentina una forteza, como per la interclusa supplicatione intenderite. Et
perché non vorressimo concedere tale licentia che poi potesse cedere in preiudicio a
quella nostra città né ad veruna privata persona, pertanto vogliamo che sopra ciò
debiati fare pensero, et deinde advisarne del parere vostro aciò sappiamo quanto
habiamo ad fare. Laude, die ultimo decembris 1451.
Cichus.
A margine: De quadam fortitia conficienda per Gabrielem Malavicinum.
32
Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia di dare dieci ducati d’oro a Gabriele, studente
a Pavia.
1452 gennaio 1, Lodi.
Referendario Papie.
Volimo et vi comectimo che debiati dare o far dare et numerare al venerabili frate
Gabrielo, nostro fratello, studente lì in Pavia, (a) ducati x d’oro. Et fatelo presto. Laude,
primo ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De ducatis x dandis frate Gabriele. (b)
(a) Segue ducent depennato.
(b) Così A.
33
Francesco Sforza risponde a Moretto di Sannazzaro in merito a quanto scritto sugli imputati dei
furti fatti al famiglio di Tommaso da Rieti. Vuole sapere se Giorgio, da lui consegnato al
capitano della Lomellina, abbia veramente la refurtiva.
1452 gennaio 2, Lodi.
Domino Morecto de Sancto Nazario.
Havimo recevuto le vostre, in le quale alligate molte cose in executione de quelli sonno
imputati dela robbaria facta al famiglio de miser Thomaso da Riete, et similmente
havimo recevuto la lettera del potestà de Rodobio sopra ciò. Ma perché, fral’altre cose,
voi diceti che vi havemo scripto non miravigliarsi se in Lomellina se fano dele robbarie
quando voi comportati ali vostri che le commectino, ve dicemo che non
commectissemo mai ch’el ve fosse scripto cossì, cioè che voi el comportasseno, ma
ben dicessimo che non se miravigliariamo s’el se commetteria robarie in Lomellina,
quando li vostri medesmi le commectisseno, non autem che voi el comportasseno, che
siamo certissimi che voi non lo comportaresseno sapendolo. Ma perché più havimo de
molti inditii contra quelli imputati et deliberamo investigare la verità et fare ragione, et
perché fi dicto che quello Zorzo, quale scrivite havere facto consignare al capitaneo de
Lomellina per vigore dele nostre lettere, sa dove è la robbaria, vi confortiamo et
pregamo che vogliati cum ogni instantia fare sapere se cossì è. Laude, ii ianuarii 1452.
A margine: De robaria facta familio domini Thome de Reate.
34
Francesco Sforza comanda al podestà di Arena di mandar a Chignolo, la biada che c’è là e
consegnarla a Bartolomeo da Cremona d’Antonio, cancelliere ducale, e a quella di lì e di
Portalbera per i bisogni della corte.
1452 gennaio 3, Lodi.
7v Potestati Arene.
Volimo che subito tu mandi a Cugnolo et faci consignare in mano de Bartolameo da
Cremona d’Antonio, canzellero nostro expendictore, tutta quella quantità de biada da
cavalli che havimo de là, et cossì quella de lì, como quella de Portalbera, avisandote
che ne havimo grande bisogno per la corte nostra. Siché mandella subito senza
dimora. Laude, iii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De bladis domini nostri consignandis Bartholomeo et Antonio canzellario.
35
Francesco Sforza ingiunge al console, al comune e agli uomini di Portalbera di portare ad
Arena, come già chiesto, la biada per i cavalli.
1452 gennaio 3, Lodi.
Consuli et communi et hominibus Portalbere.
Ne maravigliamo assay che havendove noy scripto che, ad richiesta del nostro potestà
de Arena, conducesseno quella biava da cavalli havemo lì ad Arena, non gli l’habiati
conducta; et pare vi faciati beffe dele nostre lettere. Pertanto de novo ve replicamo che
subito ge conducate, per quanto haveti cara la gratia nostra, la dicta biava; altramente
per certo vi darimo intendere quanto fati male ad non hobedire le nostre lettere. Laude,
iii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De bladis predictis.
36
Francesco Sforza chiede a Francesco de Giorgi spiegazione circal’invio a Lardirago di altri due
cavalli oltre quelli che già hanno.
1452 gennaio 3, Lodi.
Francisco de Georgiis.
Sonno ad noi grandemente lamentati il venerabile domino abbate et homini da
Lardirago che, oltra la excessiva graveza che hanno de supportare il caricho de soi
cavalli per taxa, li hai soprazonto doi altri cavalli, del caricho deli quali dicono essere
inepti, et se ne dogliono; dela qual cosa se miravigliamo perché, non essendo azonti
più cavalli nel paese, non pare verisimile che a loro debbiano essere soprazonti dicti
doi cavalli (a). Pertanto, non intendendo noi de gravare li predicti abbate et homini oltra
la loro debita taxa, volimo ne advisi dela casone per la quale li hai soprazonti dicti doi
cavalli, certandoti che non volimo essi siano gravati oltra el devere, immo lezeriti de
quelli di che sonno oltra il debito gravati, advisandote che, quando altramente facesti,
ne faresti cosa molesta. Laude, iii ianuarii 1452.
A margine: De equis tassatis domino abbati Lardiraghi.
(a) Segue certandoti che non volimo essi siano gravati depennato.
37
Francesco Sforza ordina al podestà di Vigevano di informarsi circa il delitto commesso dai
fratelli del prete di quella terra del ragazzo del castellano ducale. Proceda secondo giustizia e
faccia applicare alla Camera ducale ogni conseguente condanna.
1452 gennaio 4, Lodi.
8r Potestati Viglevani.
Como per un’altra nostra de dì xxviii del passato te havimo scripto, devessi molto bene
intendere el delicto commesso per li fratelli del prete de quella nostra terra contra el
regazo del castellano nostro lì et procedere contra ciò per via de rasone, attento quello
allegano dicti fratelli in la supplicatione, quale te mandassimo inclusa. Como in quella
devi havere veduto, cossì per questa te dicemo et volimo debi informarti d’esso delicto,
et procedere circa ciò secundo el fallo et delicto predicto trovarai essere stato
commesso, et farai applicare alla Camera nostra ogni condamnasone ne havirà ad
seguire, havendo però advertentia de procedere sì rasonevolemente et maturamente
che non se possano per via alcuna querelare né dolere essergli facta iniustitia. Laude,
iiii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De delicto commisso contra regatium castellani Viglevani.
38
Francesco Sforza ordina ad Angelo Simonetta di intervenire in merito alla vertenza tra il
portinaio del Pisciarello e Gabriele Bosso per la nave che ha trasportato i gualdi di
contrabbando. Il duca ricorda che la Camera ducale pretende un interesse per il gualdo di dieci
ducati per centinaio.
1452 gennaio 5, Lodi.
Domino Angelo Simonette.
Venerà da vuy il portinaro del Pisciarello quale pretende havere guadagnato quella
nave di gualdi veneva giù contrabanno, benché Gabriel Bosso dica adtribuirse il
guadagno ad luy. Pertanto prenderite chiara informatione dela verità de questo facto,
et che ella sia de chi deve essere raxonevolmente, ulterius perché gli pretende in
questo facto la Camera il suo interesse, però ch’el mercatante conduceva il gualdo se
dice essere incorso in pena de ducati x per caduno (a) centenaro da applicarse ala
nostra Camera, et sentemo al presente ne conduceva circha lxxx et in li dì passati pare
ne conducesse pur contrabanno un'altra grande quantità, che de tucto se deve et può
condamnare; secondario che venendo giù dicta nave fo presa per contrabanno dal
portenaro del Tovo, et como la doveva retenere, pare per tributo la liberasse, il perché
il portanaro predicto vene ad incorrere in maiur pena. Volemo adunche che similiter per
l’interesse nostro et dela nostra Camera vediate de intendere et examinare ben(e)
questa cosa, et che sia facta raxone. Data Laude, v ianuarii 1452.
Andreas Fulgineus.
A margine: De navibus gualdorum qui ibant contrabandum.
(a) caduno in interlinea.
39
Francesco Sforza ripete al capitano del comitato di Pavia Oltrepo di indagare sugli autori
dell’omicidio dell’uomo d’arme ducale, e su quelli che hanno ammazzato due cavalli del
compagno di Fioravanti e punirli secondo giustizia.
1452 gennaio 5, Lodi.
8v Capitaneo comitatus Papie Ultra Padum.
Altre fiade te commettessimo a bocha che tu dovessi invistigare chi sonno quilli che
amazorono quello nostro homo d’arme et gli facesse raxone; et non intendiamo l’habii
facto. E novo te repplicamo quello medesmo et volimo che cum ogni studio te sforzi de
trovare chi forono actori del dicto omicidio, et ulterius volimo invistighi dilligentemente
et bene chi sonno quilli che hanno amazato quelli duy (a) cavalli del compagnio de
Fieravante; et trovandone inditio alcuno vero, provede che omnino li paghino come è
raxonevele et debito, usando in questo quella cellerità che vi parerà expediente. Data
Laude, die v ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Quod investiget pro interficientibus armigerum domini et equos socii
Floravantis et cetera.
(a) Segue compagni depennato.
40
Francesco Sforza convoca il capitano del “deveto” d’Oltrepo.
1452 gennaio 6, Lodi.
Capitaneo devetus Ultra Padum.
Volimo che, visis presentibus, debbi venire qui da noi. Laude, vi ianuarii 1452.
Cichus.
41
Francesco Sforza ordina a Manuele Iacob di Pavia di andare da lui.
1452 gennaio 6, Lodi.
Manueli Iacob de Papia.
Volimo che, visis presenti bus, debi venire qui da noi. Laude, vi ianuarii 1452.
Cichus.
42
Francesco Sforza, intese le lamentele di Angelello da Lavello, condottiero ducale, per i carichi
ordina al podestà e referendario di Pavia locali di trattare gli uomini di Salvano come gli altri
feudatari.
1452 gennaio 7, Lodi.
Potestati et referendario Papie.
Se grava el strenuo Angellello da Lavello, nostro conductero, che in li carichi
incombenti a quella nostra comunità de Pavia l’homini da Salvano fino richiesti per ogni
minima cosa et non fino poncto tractati como l’altri feudatarii. Pertanto, non siando
nostra intencione che gli sia preiudicato in le ragioni delli soy privilegii, volimo et ve
committimo che non li lassati fare torto, et lo faciati tractare a modo et forma che fino
tractati li altri feudatarii. Laude, vii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De onere imposito hominibus de Sillvano ultra debitum.
43
Francesco Sforza rimprovera il referendario di Pavia nel trascurare gli ordini ducali, in
particolare il pagamento a Scaramuzza Balbo, precettore del figlio Galeazzo che deve mettersi
in ordine per andare a incontrare l’imperatore, Federico III, che andrà a Roma per la
incoronazione.
1452 gennaio 7, Lodi.
9r Referendario Papie.
Como havite veduto noi vi scripsemo devesti provedere che Scaramuza Balbo,
governatore de Galeazo, nostro figliolo, fosse satisfatto dele paghe soe resta ad
havere per potersi mettere ad ordine per andare con esso ad visitare la maestà
del’Imperatore quale deve venire in Italia, et credevamo havervi scripto per modo non
bisognasse replicarvi più; mò, quando noi credevamo el fosse satisfacto, ne dice che
per quella lettera non ha havuto effecto veruno; di che lui se dole et noi se miravigliamo
perché ne pare pur havendovi scripto tanto strecto de questo et sapendo voi quale
homo è Scaramuza, il quale ha nostro figliolo nele mane, non ne deveresti dare tanto
affanno de questo facto. Et non solamente dicemo del facto de Scaramuza, ma dicemo
anchora deli altri che de quanto habiamo possuto scrivervi non contentati persona
alcuna. Pertanto vi dicemo di novo per questa et carichamo provedati che Scaramuza
sia satisfacto et che noi non habiamo più faticha de questo facto; et ne respondite per
che casone non l’havite satisfacto fine al presente perché deliberamo sapere la
casone. Laude, die vii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De provisione Scaramucie Balbi.
44
Francesco Sforza assicura Francesco de Georgi che scriverà nuovamente a Giacomo Orsino
perché mandi gli uomini di cui ha bisogno.
1452 gennaio 7, Lodi.
Francisco de Georgiis.
Respondendo ala toa lettera continente che quelli homeni d’arme del spectabile
Iacomo Ursino non sonno voluti venire alla toa rechiesta per fare quelle executione et
cetera, dicemo che ne miravigliamo et dispiacene non gli siano voluti venire; al quale
Iacomo Ursino scrivimo per l’aligata che, ogni volta che tu rechiederai alcuno deli soi
per fare nostre fazende, gli debbia commandare che gli vegnano; et cossì siamo certi
el farà. Laude, vii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De inobedientia armigerorum Iacobi Ursini.
45
Francesco Sforza ordina a Giacomo Orsino di inviare ad ogni richiesta fatta da Francesco
Giorgi i suoi uomini per l’esazione della tassa del sale.
(1452 gennaio 7, Lodi).
Iacobo de Ursinis.
Havendo noi commesso ad Francesco Georgio che facesse executione contra alcuni
renitenti ad torre el sale dela taxa, pare habia rechiesto alcuni soldati deli vostri, li quali
non gli sonno voluti andare, anzi pare, dicono dicti vostri, che voi li havite commandato
che non lo debiano obedire: dela qual cosa ne siamo un poco miravigliati che li dicti
vostri non gli siano andati, considerato che era cosa utile et bene dela Camera nostra.
Pertanto volimo ordinati et commandati alli dicti vostri che, ogni volta che serano
rechiesti et domandati dal dicto Francesco, el debiano obedire et andare dove per lui
gli serà ordinato, et maxime in quelle cose che apertengono al bene et utile dela
Camera nostra et stato nostro. Data ut supra.
Cichus.
A margine: Quod faciat suos armigeros parere mandatis Francisci de Georgiis.
46
Francesco Sforza circa l’iniziativa di Antonello da Castrodurante per cercare la pace tra lo
Sforza e il duca di Savoia, gli ricorda il consenso necessario degli alleati Fiorentini e di Genova.
Quanto alle entrate delle possessioni chiederà a Fioravanti di provvedere per dell’anno appena
iniziato.
1452 gennaio 7, Lodi.
9v Strenuo Antonello de Castrodurante.
Havimo recevuto la toa lettera et inteso quello ne scrivi in volere operare de tractare
pace fra lo illustre signore duca de Savoya et noy; dicemo che ne rendiamo certissimi
che tu faresti cum fede et sollicitudine tucto quello ne scrivi ma, considerato che noi
non porressimo attendere né ne impazaressimo in cosa alcuna senza saputa et
consentimento deli excelsi signori Fiorentini et della comunità de Zenova; siché adesso
non volimo actendere ad simili cose, siché te regratiamo dela toa bona voluntà et
crediamo quello ne recordi lo fai ad bono fine. Ala parte che tu dici dela intrata dele
possessioni et cetera, dicemo che non te possimo donare dicta intrata, perché non gli
havimo ad fare niente; ma bene ne volimo operare cum Fioravante che lo faza, et dal
canto nostro si gli farà el potere per fare che habiati l’intrata de questo anno como tu
ne scrivi. Laude, vii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De pace tractanda cum illustri domino duce Sabaudie.
De intrata possessionis Floravantis.
47
Francesco Sforza ordina al podestà di Vigevano di procedere contro Domenico Missirolo per
quanto detto verso quelli che volevano assumersi il dazio della macina inducendoli a rinunciare.
1452 gennaio 7, Lodi.
Potestati Viglevani.
Havimo inteso che uno Domenico Missirolo de quella nostra terra ha presumito usare
et dire molte deshoneste parole contra alcuni quali volevano aboccare el datio dela
macina d’essa nostra terra, per le quale sonno restati essi de aboccare dicto datio; la
qual cosa ne è molestissima, et licet habiamo saputo che esso è stato posto in
presone, nondimeno vogliamo ch’el sia punito secunto ch’el merita. Pertanto te
commectiamo et volimo che debbi procedere contra luy secundo che vole la rasone, et
non li mancharai per quanto hai cara la gratia nostra. Laude, vii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De facto Dominici de Viglevano.
48
Raffaele de Zaccari, capitano della Lomellina comunica a Francesco Sforza il valore dei beni di
Martino da Olginate, uomo d’arme del marchese di Mantova, a Mede e a Sparonara dei quali
intende concedergli l’esenzione.
1451 ottobre 19, Meda.
10r Illustrissimo domino duci Mediolani, et cetera.
Illustrissime princeps et cetera, la signoria vostra me scripse in questi dì che, volendo
concedere lettera de exemptione ad Martino da Olzinà, homo d’arme del’illustre
signore marchese de Mantua, per li beni ha qui ad Mede et Sparonara, me dovesse
informare diligentemente deli dicti beni et quanto li valerà la exemptione, cossì quanto
lui paga per tassa de cavalli, et poi la advisa; unde io adviso la signoria vostra che
dicto Martino ha pochi beni in li predicti luochi, segundo la informatione ne ho havuto.
Et havendo exemptione per essi beni gli pervenirà in commoditate ogni anno per tassa
de cavalli, per li beni ha ad Mede ducato uno, et per quelli ha ad Sparonara terzi doi
del ducato. Me recommando ala signoria vostra. Data Mede, die xviiii octobris 1451.
Eiusdem illustris domini servulus Raphael de Zachariis, capitaneus Lumelline.
49
Francesco Sforza ordina al capitano della Lomellina di concedere per l’anno in corso
l’esenzione delle tasse dei cavalli a Martino da Olginate, uomo d’arme del marchese di
Mantova; quanto all’imbottato e agli altri carichi, lo si tratti alla pari degli altri soldati. L’esenzione
s’estende ai figli del prenominato Martino e a quelli del defunto Murelluzzo.
1452 gennaio 8, Lodi.
Capitaneo Lumelline.
Havimo recevute le toe lettere circa le informatione de quanto poteria importare la
exemptione de Martino da Olzinà, homo d’arme del’illustre signore marchese de
Mantua; et respondendo dicemo che ad contemplatione del prelibato illustre signor
marchese volimo et te commectimo che tu fazi preservare exempto dali carichi dele
taxe de cavalli el predicto Martino per questo anno presente. Tanto circa el facto dele
imbottate et altri carichi, cossì ordinarii como extraordinarii, volimo ch’el sia tractato eo
modo che sonno tractati li altri nostri soldati. Et cossì ordena sia exeguito, intendendo
che la dicta exemptione debia valere cussì per li beni deli fioli de quondam Murelluzo,
como per quelli de dicto Martino. Laude, viii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De exemptione tasse equorum in persona Martini de Olzinate armigeri
illustris domini marchionis Mantue.
50
Francesco Sforza assicura il provveditore di Ripalta che intende punire gli autori del furto fatto ai
sudditi di Venezia. Non avendo modo di individuare detti autori, gli chiede, per poterli cattuare,
di mandare qualchuno informato del fatto che possa offrire qualche indizio
1452 gennaio 8, Lodi.
10v Provixori Rippalte.
Havimo recevuta una vostra lettera et inteso quello ne scriveti de quelli che sono stati
robati dali nostri, segondo vuy ne scriveti; dicimo che simili acti ne dispiaceno assay. Et
perché vuy non ne scriveti né dati iudicio alcuno quali siano stati quelli delli nostri che
habiano facto tale robbarie, non sappemo quello dire se non che mandiati qui ad noy
qualchuno che ne sappia dare qualche iudicio et cognicione de alchuno de questi tali
aptori perché, sappiandone pur qualche cosa del certo, providerimo in modo che alli
dicti vostri sarà restituito integralmente ogni cosa ad loro tolta; ma non sappiando aliter
li aptori, non saperessimo quello li fare, avisando che ad noy sarà carissimo trovare
dicti aptori perché nostra intencione è che li subditi et homini della signoria de Venetia
in lo nostro territorio et dominio siano ben veduti et tractati dali nostri; siché quello
havereti ad mandare qui ad noy fati sia ben informato de questa facenda et che dica el
vero. Laude, viii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro depredatis a gentibus domini.
51
Francesco Sforza sollecita Angelo Simonetta ad andare per da per trattare insieme il problema
della “reductione del sale”.
1452 gennaio 8, Lodi.
Domino Angelo Simonette.
Credimo che oramay tu haverai spazate quelle fazende ad Pavia, et siandone multo
necessario el tuo essere apresso de noi per casone de quanto ne occorre tucto el dì
per la reductione del sale; et quelli de Parma sonno venuti qua per casone dela dicta
reductione, et noi non sapemo que responderli, et cossì anchora ne comparirano deli
altri; siché vogli spazarti et veni da noi presto et non manchi. Laude, viii ianuarii 1452.
Iohannes.
A margine: Suprascripto ut veniat ad principem.
52
Francesco Sforza ordina a Francesco Giorgio di mandargli i denari avuti per i carri,
sollecitandolo a incassare gli altri e di inviarli poi a Francesco di ser Antonio, cancelliere ducale.
1452 gennaio 10, Lodi.
Francisco Georgio.
Volimo che subito, recevuta questa, tu ne debbi mandare tucti li denari, quali tu hai
rescossi per lo facto deli carri, et cussì sollicitare cum ogni diligentia et cura a te
possibile che, più presto se pò, possiamo havere gli altri. Et fa siano mandati nelle
mane de Francesco de ser Antonio, nostro cancellero; et non manche per niente.
Laude, x ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro denariis exactis pro plaustris mittendis Francisco ser Antonii.
53
Francesco Sforza scrive al podestà di Mortara sulla sua decisione di non intende pagare la
tassa di quattro cavalli di Gabriele, compagno di Ungaretto, per non aver partecipato alla mostra
in quanto a Codogno. Gli ordina di provvedere al loro alloggiamento.
1452 gennaio 10, Lodi.
11r Potestati Mortarii.
Intendiamo per querela de Ungareto, nostro squadrero, che tu non voli provedere et
fare respondere dela taxa a quatro cavalli de Gabrielo, suo compagno, segondo la
ordinatione del nostro capitaneo de Lumellina, perché li decti cavalli non sonno
retrovati ala mostra. Et perché dicto Gabriele alhora se retrovava cum essi cavalli ad
Codogno et delibera retornare lì de presente, siamo contenti et volimo che fazi
provedere del dicto lozamento et taxa per essi cavalli come se provede ali altri nostri.
Laude, die x ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro alloggiamentis equis consotii Ungareti.
54
Francesco Sforza sollecita il podestà di Pavia perché Giacomo da Villanova, detenuto a Pavia,
mostri a Giovanni Bonsignore un libro della tesoreria di Lodi.
1452 gennaio 11, Lodi.
Potestati Papie.
Ne miravigliamo et poco honore vi é mai ad nostre lettere che vi mandiamo, de qu(a)le
importantia se voglia, non dati resposta veruna. Ali dì passati ve scripsemo che per
nostra parte confortassevo et inducessivo Iacomino da Villanova, cittadino Lodesano,
confinato quale de presente se retrova lì ad Pavia che volesse exhibire uno certo libro
dela thexauraria de Lode ad Zohanne Bonsignore, etiam nostro cittadino Lodesano,
como etiandio scrivevamo tunc al dicto Iacomino, et mai non havimo havuta da te
resposta, perché possiamo sapere se gli hai facta la imbasiata o non. Pertanto vogline
respondere se hai havute le littere nostre et como hai facto. Laude, xi ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro libro exibendo per Iacobinum de Villanova Iohanni de Nonsignoribus.
55
Francesco Sforza scrive a Cristoforo Rovarino, rientrato da Roma, di andare subito da lui.
(1452 gennaio 11, Lodi).
Christoforo Rovarino, civi Papiensi.
Perché intendiamo che novamente sei venuto da Roma, habiamo casone de conferire
cum ti alcune cose. Pertanto volimo che subito, havute le presente, vegni qui da noi.
Data ut supra.
Cichus.
A margine: Ut veniat ad principem.
56
Francesco Sforza esige che il podestà di Maleo gli faccia avere i cinquanta ducati per la
composizione fatta con Carlo Cipello per l’imbottato dell’anno passato.
1452 gennaio 11, Lodi.
Potestati Malei.
Volimo provedi che habiamo subito quelli cinquanta ducati quali deno paghare quelli
uomini de Maleo per la compositione facta con Carlo Cipello per l'imbotate del’anno
passato. Laude, xi ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro denariis solvendis per hominibus Maley ex compositione facta per
ipsos cum Carolo Cipiello.
57
Francesco Sforza richiama il referendario e il tesoriere di Pavia per non aver dato a Francesco
Filelfo i cento fiorini stanziati fin da giugno; a Natale Filelfo ha avuta solo metà della paga data
per intero ai dottori dello Studio di Pavia. Gli si dia quanto gli spetta e sia pagato mensilmente.
1452 gennaio 11, Lodi.
11v Referendario et thexaurario Papie.
El clarissimo doctore domino Francesco Philelpho s’é molto doluto et lamentato cum
noy ch’el may non ha potuto havere quelli cento fiorini quali gli ordinassimo del mese
de zugno proximo passato, per li quali tante volte ve havimo scripto. Non solamente
non gli ha potuto habere, ma che gli haveti resposto de non volerglili dare; dela quale
cosa ne maravigliamo. Et perché nostra voluntà é che gli habia integramente, vi
committiamo et volimo che subito li gli faciati dare senza exceptione. Dice anchora
dicto domino Francesco che a queste feste de Natale sono stati dati a quelli nostri
doctori li denari per una pagha conpitamente et a luy non é stato dato se non per meza
pagha, e questo dice essere proceduto per casone de decto thexaurario; del che se
maravigliamo molto. Pertanto te dicimo che nedum gli debi dare dicta soa pagha
integra et de quanto resta havere del mese de augusto in qua, segondo la littera della
soa provixione, ma etiandio rendergli, singulis mensibus, della soa provixione
integramente et senza veruna exceptione etiam che ali altri doctori non se
respondesso. Data Laude, xi ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro illis ducatis C solvendis magnifico Francisco Filelpho.
58
Francesco Sforza ordina a Bolognino de Attendoli di concedere a Giovanni da Cavirano,
capitano dell’Oltrepo pavese, dieci o dodici provisionati per certe faccende ducali. Tale missiva
è inviata anche al podestà di Pavia.
1452 gennaio 11, Lodi.
Bolognino de Attendolis.
Habiamo noy imposto ad Iohanne da Cavirano, nostro capitaneo in lo Pavese de là da
Po, ch'el exequischa certe noste facende. Ad ciò le possa exequire volimo et te
scrivimo che, ad ogni sua requisitione, gli daghi dece o dodeci provixionati et li
commandi che lo obedischano in tutto quello li commandarà per nostra parte, como
fariano a noy se in propria persona li commandassimo. Laude, xi ianuarii 1452.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit potestati Papie, videlicet quod ad requisicionem prefati
capitanei det familiam suam pro executione ut supra.
A margine: Pro provisionatis dandis capitaneo Clastigii pro nonnullis rebus exequendis.
59
Francesco Sforza vuole che Ventura, luogotenente di Lodi, si informi perché la causa di
Bartolino da Vailate, rettore della chiesa di Meleto, non sia mandata “ad executione”.
1452 gennaio 11, Lodi.
12r Ser Vinture, locuntenenti Laude.
Bartholino (a) da Vailà, rectore dela ecclesia de Meleto, ne dice che, essendo una soa
causa nele mane del potestà de questa nostra città, non pò esso mandarla ad
executione per casone, como tu intenderai da lui. Pertanto te commectiamo che de
questo debi havere informatione et trovando essere cossì, provedi tu che la sia
mandata ad executione per modo ch’el conseguisca el devere suo. Laude xi ianuarii
1452.
Cichus.
A margine: Pro causa Bartholomei de Vaylate executioni mandanda.
(a) Precede per depennato.
60
Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia di fare dare a Bartolomeo da Scaramuza e a
Giacomo del Maino velluto verde figurato per uno “zappone”; panno verde per una cappa e del
panno per due paia di calze per andare a incontrare con Galeazzo, figlio del duca, a Ferrara
l’Imperatore. Vuole poi che si provveda alle spese per quanto necessita nelle case pavesi della
consorte, secondo quanto richiederà Franchino Camo, famigliare della moglie, Bianca Maria.
1452 gennaio 11, Lodi.
Referendario Papie.
Vi commectiamo et volimo che subito, recevuta questa, fazati dare ad Bartholomeo de
Scaramuza et ad Iacomo del Mayno velluto verdo figurato per farsi uno zappone per
uno; item panno verde per farsi una cappa per uno; item panno per farsi doa para de
calze per uno. Et questo vogliamo fazati presto ad ciò che se possano mectere
impuncto per andare cum lo inclito Galeazzo, nostro figliolo, ad visitare la maestà del
re de Romani ad Ferrara. Ceterum, perché nele case lì dela illustrissima nostra
consorte gli sonno da aconzare alcuni usci et fare certe spese, pertanto vi
commectiamo et volimo che fazati fare la dicta spesa in aconzare li dicti usci et fare
quanto bisogna, secundo che ve richiederà Franchino Caymo, famiglio dela prelibata
madonna, presente exhibitore. Laude, xi ianuarii 1452.
Cichus.
Franciscusfortia manu propria subscripsit.
A margine: Pro veluto et panno dando Bartholomeo Scaramuzie et Iacobo de Mayno
ituris cum inclito domino Galeazio.
61
Francesco Sforza chiede a Bolognino de Attendoli di procurare alcune coperte, “sive tapezarie”
a Galeazzo che con Alessandro, fratello del duca, va a Ferrara per incontrare l’Imperatore.
1452 gennaio 12, Lodi.
Bolognino de Attendolis.
Havimo ordinato, como credimo sappiati, de mandare lo inclito Galeazo, nostro figliolo
et messer Alexandro, nostro fratello, a Ferara per visitare la maestà del re de Romani
et farimoli montare lì in nave per aviarse in zò al camino suo; et perché ne bisognano
alchune coperte, sive tapezarie per mandarli ornatamente, ve committiamo che debiati
far opera de atrovarne, et in più quantità ve sia possibile, facendone quelle provixioni
quali ve parerano expediente perché li possiati habere. Laude, xii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro tapazariis dandis domino Galeazio.
62
Francesco Sforza concede al podestà di Casteggio di assentarsi per venti giorni per i suoi affari
purché lo sostituisca una persona capace e idonea.
1452 gennaio 12, Lodi.
12v Potestati Clastigii.
Contenti summus et tibi licentiam impartimur quod ab officio, cui prees, pro tuis
peragendis negotiis te absentare possis spacio viginti dierum, itu mora et reditu
computatis, dimissa tamen loco tui persona idonea et sufficienti que diligenter in
omnibus supleat vices tuas. Laude, xii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Licentia ut possit se absentare.
63
Francesco Sforza chiede a Antonio Crivelli di dargli per le genti d’arme ducali duemila staia del
frumento che ha alla corte di Cavalcabò, assicurandogli il pagamento.
1452 gennaio 13, Lodi.
Comiti Antonio de Crivellis.
Havimo bisogno de duo milia stara de frumento per dare ale nostre gente d'arme, per
la qual cosa vi confortamo et caricamo, per quanto havite voglia de far cosa che ne sia
grata, che ce le vogliati dare de quello havite ala corte de Cavalchabovi per el pretio
che sia iusto et rasonevole, et noi vi farimo fare bona assignatione deli denari sule
intrate nostre, in modo che ve haverite ad contentare. Non ne diceti aduncha de non a
questo nostro bisogno per le dicte duo milia stara al(a) mesura Cremonese, et
advisatene subito quando lo potimo mandare ad torre. Laude, xiii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro staribus ii mila frumenti dandis gentibus armigeris.
64
Francesco Sforza scrive al referendario di Pavia e al caneparo del sale di dare a Moretto di
Sannazzaro, condottiero ducale, le quattromila cinquanta lire dell’assegnazione fattagli sopra li
denari del sale di Pavia; non bastando quelli sia pagato con quelli dell’anno prosimo.
1452 gennaio 15, Lodi.
Referendario Papie et canepario salis ibidem.
Lo spectabile cavalero miser Moretto da San Nazaro, nostro co(n)ductero, se lamenta
ch'el non ha possuto né pò conseguire l'assignatione soa de libra quatro milia
cinquanta facta nel’anno passato per ordinatione de Maistri del'intrate, in executione de
nostre lettere sopra li denari del sale de quella nostra città. Deliberando aduncha che
omnino habia el debito suo, ve commectiamo et volimo che deli denari dela prima et
seconda taxa del sale del’anno passato fazati respondere et respondi ti, caneparo, al
prefato miser Morecto fine al integro pagamento dela dicta assignatione; et non
supplendo esse doa meze taxe, gli sia satisfacto deli denari del sale quali se
scoderano in l'avenire, reservata la terza meza taxa etiandio el pretio del sale et le
assignatione anteriore facte sopra d'esso. Data Laude, xv ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De assignatione domini Moretti de libris 4050.
65
Francesco Sforza comanda al referendario di Pavia di dare a Cristoforo da Soncino, dottore in
medicina, 50 ducati sul suo salario e quanto gli spetta per il passato, perché possa andare, in
ordine, con Galeazzo a Ferrara.
1452 gennaio 15, Lodi.
13r Referendario Papie.
Perché lo egregio doctore de medecina et delle arte magistro Christoforo da Soncino
anderà de nostro commandamento et voluntà con l'inclito nostro fiolo, conte Galeazo
ad Ferrara, acciò possa andare in ordene et in puncto et honoratamente, come se
conviene ad simile facto, volemo che del suo salario et provisione et de quello de’
havere per el passato gli facci dare et provedere cinquanta ducati, cioé ducati 50, et ad
hora et tempo che possa fare quanto havemo decto. Laude, xv ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro 50 ducatibus dandis misser Cristoforo de Soncino ituro Ferrariam cum
domino Galeaz.
66
Francesco Sforza comanda a Manfr(ed)ino de Beccaria di mandagli subito il suo cavallo liardo
perché, se lo troverà di suo gradimento, lo acquisterà e ne farà dono a Federico III.
1452 gennaio 15, Lodi.
Domino Manfrino de Beccaria.
Noi facemo cercare uno bello corsero per donare ala maistà del’imperatore. Et perché
siamo informati ch’el vostro liardo é bello et sufficiente, vi confortiamo et carichamo che
subito, senza veruna exceptione, ce lo mandi qua che lo possiamo vedere; et s'el serà
cosa che ne satisfaza vi lo pagarimo convenientemente, casu quo non, ve lo
remandarimo indireto. Mandatelo adoncha subito, remossa ogni casone, si devete fare
cosa ne piaza. Data Laude, die xv ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro equo ducendo ad principem.
67
Francesco Sforza vuole che Galvagno gli mandi da vedere uno dei suoi cavalli, bello e bono.
(1452 gennaio 15, Lodi).
Galvagno armigero.
Perché intendiamo che hai uno cavallo bello et bono volimo che subito ne lo mandi ad
ciò lo possiamo vedere. Data ut supra.
Cichus.
A margine: Pro equo Mediolanum ducendo.
68
Francesco Sforza ordina al capitano della Lomellina che, per compiacere Moretto da
Sannazzaro, condottiero ducale, rilasci Giorgio da Colonia.
(1452 gennaio 15, Lodi).
Capitaneo Lomelline.
Ad complacentia del spectabile miser Moretto da San Nazaro, nostro conductero,
siamo contenti debbi relassare Zorzo da Colonia quale hai destenuto per la
imputatione facta ad Lucha, suo homo d’arme, senza exceptione et condicione alcuna.
Data ut supra.
Cichus.
A margine: De liberatione Georgii de Carimate.
69
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia, accertato quanto detto da Giovanni Piccinino
da Crema che sua cognata ha depositato centodieci ducati presso un pavese che nega invece
d’aver avuto tale somma, provveda che riabbia i suoi denari.
(1452 gennaio 15), Lodi.
Potestati Papie.
El nobile Zohanne Pizinino de Crema, exibitore de questa, ne ha significato che una
soa cognata, mogliere de suo fratello, per certa casone repuse (a) cento dece ducati
apresso de uno de quella nostra città, como da lui intenderete, el quale mò dice negarli
dicti denari. Et perché inhonestissima cosa è che dicto Zohanni Pizinino debiano
perdere in questo modo li soi denari, et pertanto vi commectimo et volimo che debiati
de questa cosa pigliare summaria informatione et finalmente, trovando essere così,
volimo che li debiati fare rasone expedita siché conseguisca el devere suo mediante la
iustitia, facendo per modo che niuno se possa dignamente lamentare. Laude ut supra.
Cichus.
A margine: Pro informatione assumenda de pecuniis penes quendam repositis per
cognatam Iohannis Picinini de Crema.
(a) Segue 110 depennato.
70
Francesco Sforza dice a Bolognino de Attendoli di intervenire presso il podestà di Pavia perché
faccia avere al più presto a Giovanni Piccinino i centodieci ducati depositati da sua cognata
presso un pavese.
1452 gennaio 15, Lodi.
13v Bolognino de Attendolis.
Iohanne Pizinino da Crema, latore dela presente, quale longamente é nostro intimo
servitore et amico vene là per retrare ad sì cento dece ducati una sua cognata li repose
appresso de uno de quella nostra città, como da luy intenderite, per lo quale ne
scrivimo opportunamente ad quello nostro potestà che li farà rasone summaria.
Pertanto volimo che mandiate per lo dicto potestate quale, carichandolo, admonitelo
che subito, intesa la verità del facto, faza expedita et summaria rasone sichè
prestissimo remanga spazato dicto Iohanne Pizinino al quale portiamo singulare
affectione perché é nostro affectionatissimo servitore. Laude, xv ianuarii 1542.
Cichus.
A margine: Pro informatione assumenda de pecuniis Iohannis Picinini de Crema.
71
Francesco Sforza informa Bianca Maria della lettera inviata dal marchese dI Mantova in cui
comunica la partenza per Ferrara per incontrare l’Imperatore. Le acclude la lista disposta dal
Consiglio segreto e da quello di giustizia con indicazione della dislocazione delle varie persone.
1452 gennaio 15, Lodi.
Illustrissime domine Blanchemarie et cetera.
Illustrissima et cetera, hoge, da poy la partita dela illustre signoria vostra, havemo
recevuto una lettera delo illustre signor messer lo marchexe de Mantoa la quale
contene pur dela venuta a Ferrara del serenissimo Re di Romani et dela partita dela
signoria soa per andare ad visitare esso re, dela quale lettera ne mandiamo la copia
qui inclusa ala signoria vostra perché vedati quanto el scrive; per la quale lettera nuy
prendemo ancora speranza che andando presto (a) questi nostri, come essa signoria
recorda, giongeranno ad tale hora ad Ferrara che retroveranno esso re là. Appresso
mandiamo ala signoria vostra la lista deli gentilhomini quali vanno in compagnia de
Galeazo ordinata per lo nostro Conseglio secreto et de iustitia, secondo essi
gentilhomini debono essere preponuti et ordinati, sì nel sedere come in le altre cose,
zoé quali de loro debono andare inanzi et quali de drieto; la quale lista ancora nuy
havemo qui da poy modificata, siché domino Zorzo del Mayno no ne pare se habia a
governare may cum li predicti cavalieri secondo essa lista. Data Laude, die xv ianuarii
1452.
Iohannes.
A margine: Pro receptione litterarum quos applicuit Ferrarie rex Romanorum.
De lista nobilium iturorum cum domino Galeaz et cetera.
(a) Segue esso depennato.
72
Francesco Sforza comanda al referendario di Pavia di prepare una imbarcazione per condurre a
Ferrara Niccolò Arcimboldi e Giacomo da Treviso per ossequiare l’imperatore Federico III.
1452 gennaio 17, Lodi.
15r Referendario Papie.
Havimo ordinato che miser Nicolò Arcimboldo, nostro consigliero, et miser Iacomo da
Trivisio vadino per aqua ad Ferrara per fare da poi compagnia ala sacra mayestà
del’imperatore. Pertanto volimo che subito fazati adparechiare una nave quale li
conduca cum li soi fine ala dicta città. Data Laude, xvii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro navi apparanda pro dominis Nicolao de Arcimboldis et Iacomo de
Trivisio ituris cum sancta maiestate imperatoris.
73
Francesco Sforza, saputo da Giovanni da Cavirano, capitano dell’Oltrepo, che un suo famiglio
da Parma, alloggiato all’osteria di Saronno venne derubato dei cavalli che aveva consegnati
all’oste, dispone che Alberto Scotti si faccia dall’oste restituire o pagare i cavalli rubati.
1452 gennaio 17, Lodi.
Comiti Alberto de Scotis.
Iohanne de Caverano, capitaneo del contado nostro de Pavia dellà da Po, ne scrive
che, venendo uno suo fameglio da Parma, allogiò una sera al’hostaria de Sarunni, et
havendo zà consignato li cavalli et la robba sua al hostero dela dicta hostaria, gli fo
furato li cavalli. Et perché ne pare conveniente che la robba se consigna alli hosteri
debia essere salva, pertanto ve confortamo et caricamo che, recevuta questa, habeati
da vuy dicto hostero et trovando esser così, mediante la raxone, li fatiati restituire o
pagare li suoy cavalli al fameglio del dicto Iohanne, facendo in modo che non habia a
stare sule hostarie, né l'uno né l'altro se possa dignamente lamentarse de iniustitia.
Laude, die xvii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro famulo Iohannis de Cavirano qui alloggiavit ad hospitium Sarunni.
74
Francesco Sforza ordina al capitano di Casteggio di trovare una sistemazione a Francesco
Montagna per sei cavalli.
1452 gennaio 17, Lodi.
Capitaneo Clastigii.
Per certo digno et importante respecto volimo che tu daghi uno lozamento in quella
iurisdictione a te commessa al nobile Francisco Montagna per cavalli sei, facendoli
provedere segondo li ordini nostri, como al’altri nostri che stanno lozati là; et guarda
bene che non gli intervenisse fallo né demora per la quale dicto Francesco staesse
sul'hostaria, perché ne daesse materia turbarce cum ti, perché questo lozamento
importa per certo non piccolo respecto. Laude, xvii ianuarii 1452.
A margine: Pro allogiamento dando nobili Francisco Montanie pro equis sex.
75
Francesco Sforza, avuta lamentela da Pietro Antonio da Perugia, compagno di Batolomeo
Colleoni che quelli di Silvano, della Rippa e di Casegli non vogliono contribuire per i cavalli
alloggiati, ordina al capitano di Casteggio di imporre a quelli di Silvano e della Rippa di dare a
Piero Antonio quello che gli spetta. Quanto a quelli di Casegli se non potessero provvedervi,
faccia in modo di alloggiare i cavalli altrove, ricordando a tutti che devono soddisfare Piero
Antonio di quanto gli è dovuto per il passato.
1452 gennaio 17, Lodi.
15v Capitaneo Clastigii.
Perché Piero Antonio da Peruso, compagno del magnifico Bartolameo Coglione, s'é
lamentato da noy, dicendo che quelli da Silvano et della Rippa et de Casegli non gli
vogliono fare el debito per li soy cavalli quali ha lozati, zoé duy in Silvano, tri alla Rippa
et tri a Casegli, et é circha duy mesi che da loro non ha potuto habere alchuna cosa,
volimo et te committiamo che provedi per ogni modo che li dicti da Silvano et la Rippa
gli satisfacieno per li dicti soy cavalli segondo el debito, cossì da qua indreto como per
lo venire. Al facto de quelli da Casegli tu sai quanto te habiamo scripto per altre nostre;
se te pare che loro meritano quelli tri cavalli, lassal fermi et fa che li faciano el debito;
se non, metteli altroe dove te pare, ma fa che per lo passato satisfaciano, et denique
provedi per modo ch’el dicto Piero Antonio non habia più casone de lamentarse.
Laude, xvii ianuarii 1452.
Iohannes.
A margine: Pro Petro Antonio de Perusio ex comitiva magnifici Bartholomei Coleoni
contra illos de Silvano et della Rippa et Casellarum renitentes ad faciendum debitum
ipsi Petro Antonio pro equis suis.
76
Francesco Sforza comunica al podestà di Salle di aver concesso licenza a Benedetto de Corte
di portar fuori di lì cento moggia di biada di ogni tipo e condurla a Piacenza per la cittadella e
castello, ove Benedetto è al posto del fratello Sceva, capitano e castellano delle dette fortezze.
1452 gennaio 17, Lodi.
Potestati Sallarum.
Già più dì fa concedessemo una licentia ad Benedicto de Corte ch'el potesse cavare
de quella terra cento moza de biava de ogni maynera et condurla ad Piasenza per
municione della nostra citadella et castello della cità de Piasenza, nelle qualle forteze
luy (è) in loco de misser Sceva, suo fratello, capitaneo et castellano delle dicte nostre
forteze. Pertanto volimo et te comandamo che, non obstante alcuna altra cosa in
contrario, gli observi et faci observare dicta nostra licentia, lassandoli cavare de quella
terra dicta quantità de biave et condure como è predicto, non havendo respecto ad
ordine alcuno disponente in contrario.
Laude, xvii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De licentia concessa Benedicto de Curte pro extrahendis ex ipsa terra
modiis centum bladorum.
77
Francesco Sforza vuole che Antonio Varisino, ufficiale delle bollette di Pavia, abbia due guardie
per utilità dell’ufficio, come avveniva per suo il predecessore.
1452 gennaio 17, Lodi.
16r Domino referendario Papie.
In questi zorni passati ad resposta de una nostra lettera fossimo chiariti da voi como el
precessore de Antonio Varisino, officiale dele bollette de quella nostra città, soleva
havere le utilitade de guardie doe per preheminentia del suo officio; il perché,
parendone honesto che esso Varesino, quale amiamo summamente, habia quelle
utilità et preheminentie quale hanno havuto li soi precessori, maxime attento che
nel'incanto del dicto officio gli fu promesso ogni commodità et utilità et preheminentia
che soleva godere il suo precessore, volimo che provedati alla provisione de quello
comune che non turbino lo officio del dicto Varesino, ma gli lassino godere la utilità
dele predicte doe guardie siando consueto farsi per li tempi passati. Laude, die xvii
ianuarii 1452.
Iohannes.
A margine: De commoditate custodiarum habenda per Varesinum officialem bulletarum
Papie.
78
Francesco Sforza ordina all’ufficiale, al comune e agli uomini di Barbata che ad ogni richiesta di
Zannino da Castelleone gli diano dieci o dodici uomini per condurre i buoi a Lodi.
(1452 gennaio 17, Lodi).
Officiali, communi et hominibus Barbate.
Perché facemo condure da quella nostra terra in questa nostra città quelli bovi nostri
che sono là, volimo che ad ogni requisitione et petitione de fra Zannino da Castellione,
presente portatore, voi li debiati dare x vel xii homini che li adiuti ad condure dicti bovi
fine qua. Et questo non manchi per cosa alcuna. Data ut supra.
Cichus.
A margine: De patrocinio dando pro conducendis bovibus domini.
79
Francesco Sforza ordina a maestro Augizio, ingegnere, di andare da lui.
1452 gennaio 18, Lodi.
Scriptum fuit magistro Augitio ingeniario quod hic veniat, visis presentibus. Data
Laude, xviii ianuarii 1452.
Iohannes.
80
Francesco Sforza scrive a Francesco de Georgi in merito ai comportamenti di Giacomo Orsino
e dei suoi uomini d’arme, richiamandolo a una attenta su quanto vorrà fare.
1452 gennaio 18, Lodi.
16v Francisco de Georgiis.
Respondendo a la toa de dì xvi del presente per la quale ne scrive de modi serva
Iacomo Ursino et li soi homeni d’arme et cetera, te commendiamo del’adviso ne hai
dato; et benché siamo certi li haverai bona cura et advertentia senza te lo recordiamo,
tamen te carichamo et strengemo debi s(t)udiare de intendere meglio questa cosa et
(a) quello ch’el delibera de fare, et fare tale et sì facta provisione che quando volessi
pigliare altra via non li possa reuscire el pensero, respondendone subito como faray.
Laude, xviii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: De modis quos servant Iacobus Ursinus et sui armigeri et studeat melius
rem istam intelligere et quid facere deliberat proinde quod provideat taliter ne quidquid
innovaret.
(a) Segue quella cosa tamen et depennato.
81
Francesco Sforza loda Andrea Fulgineo per l’obbedienza, sollecitudine e diligenza dimostrata.
1452 gennaio 18, Lodi.
Ser Andree de Fulgineo.
Per questa fiata multo te regratiamo che ne hai cossì bene servito et laudamo
grandemente la obedientia, sollicitudine et diligentia tua che expressamente, come tu
sai, te mandassimo dovessi tornare hogi informato ad plenum de ogni cosa, et come
l'habbi facto el say; de che multo ne laudamo de te. Laude, xviii ianuarii 1452.
Cichus.
A margine: Pro non exequutis per eum ut mandavit et cetera.
82
Francesco Sforza chiede a Luchina dal Verme il motivo per cui non vuole tenere preso di sè il
cancelliere Giovanni Carlo di cui il duca ha invece stima.
(1452 gennaio 18, Lodi).
Domine Luchine de Verme.
Noy havemo remandato zà doe fiade ala magnificentia vostra Zohanne Carlo, suo
cancellero, con nostre lettere et confortandola che lo volesse retenere presso de sì,
como ha facto per lo passato perché multo ne piace la condicione soa; et parene che
fino adesso la vostra magnificentia non l’habia voluto acceptare. Pertanto,
maravigliandoce, saressimo contenti de sapere la casone se in lui é vitio né
manchamento alcuno perché non l'acceptiati; et però vi confortiamo ne vogliati
advisare de questo perché noi havemo bono cencepto de luy. Data ut supra.
Cichus.
A margine: Pro cancellero magnifice domine Luchine quare ipsa non acceptavit eum.
83
Francesco Sforza vuole che il referendario di Pavia provveda a far avere a Fiasco, condottiero
ducale, i cinquanta ducati assegnatili da Rosso de Valle.
(1452 gennaio 18, Lodi).
Referendario Papie.
Havimo querela dal strenuo Fiasco, nostro conductero, che fine al presente dì non ha
possuto conseguire quelli L ducati che gli forono assignati del Rosso da Valle. Però
maravigliandoce de questo, volimo provedati che hormai consegua li dicti L ducati,
como è debito et rasonevole. Data ut supra.
Cichus.
A margine: Pro ducatis 50 assignatis Flasco Rubei de Valle per ipsum Flascum
consequendis.
84
Francesco Sforza scrive al provveditore di Rivolta sul taglio dei boschi a Cornegliano da parte
degli uomini di Ripalta con grave danno dei proprietari. Il duca chiede l’intervento del
provveditore e il debito risarcimento.
1452 gennaio 18, Lodi.
17r Provisori Rivolte.
Alcuni nostri zentili homini quali hanno dele loro possessione ad Cornugliano et in le
circunstantie, ne hano facto lamenta condolendosi molto che per quelli homini de
Rippalta gli sono tagliati li soi boschi, quali hano in esso luoco da Cornagliano et
conducono via el ligname convertendolo in loro (a) uso in suo grandissimo preiudicio et
damno. Et perché questo damno et questo detrimento l'havimo noi assai molesto,
rendendose certi che questo lo fazano li dicti homini oltra la saputa et voluntà vostra,
pertanto vi confortiamo et pregamo che, essendo cossì, vogliati provedere alla
indemnità d'essi nostri zentili homini, ordinando che essi homini da Ripalta più non
taglino deli dicti loro boschi, sì per non fare ali dicti nostri zentili homini iniuria, sì
etiandio per fare sopra ciò l'honore vostro. Aparechiati continuo per li dicti vostri homini
ad fare el simile. Laude, die xviii ianuarii 1452.
Cichus.
(a) loro in interlinea su suo depennato.
85
Francesco Sforza ricordato a Luchina che secondo le conventioni deve ospitare sulle sue terre
trecento cavalli del duca oltre che ai trecento suoi, le chiede che, avendo lei spazio per i suoi,
conceda una sistemazione temporanea ai settantacinque cavalli di Gaspare da Sessa.
1452 gennaio 19, Lodi.
Domine Luchine de Verme.
Voi sapete che segondo la conventione dovete lozare nele terre vostre tricento cavalli
deli nostri et tricento de li vostri. Il perché, considerato che voi non havite el numero
deli vostri, é bisogno che voi ne fazati aconzo de allozare el strenuo Gaspar da Sexa
nele terre vostre per cavalli 75 vivi fine a tanto che noi gli provederimo altramente et voi
haviriti el numero compito deli vostri tricento; et circa questo havimo scripto al nostro
capitaneo de Chiastezo che se ne intenda cum voi. Laude, xviiii ianuarii 1452.
Cichus.
86
Francesco Sforza, ricordato che Luchina dal Verme è tenuta ad alloggiare trecento cavalli ducali
e trecento dei suoi, ordina al capitano di Casteggio di intendersi con lei per sistemare i 75
cavalli di Gaspare da Sessa, dato che Luchina non dispone dei trecento cavalli suoi.
(1452 gennaio 19, Lodi).
Capitaneo Clastigii.
Per la conventione havimo cum la magnifica madonna Luchina dal Verme lei deve
adlozare nele terre soe trecento cavalli deli nostri et altri trecento deli soi; ali nostri
trecento bene ha dato logiamento, ma non ha el numero compito deli soi trecento.
Pertanto volimo che intendendote cum la soa magnificentia, tu fazi dare lozamento
nele soe terre al strenuo Gasparre da Sexa per 75 cavalli fine a tanto che provediremo
altramente al dicto Gasparro, aut che dicta madonna havirà compito el numero deli soi
tricento. Et chiarissi molto bene dicta madonna ch’el bisogna che cossì sia omnino.
Data ut supra.
Cichus.
87
Francesco Sforza comanda a maestro Zuchino di andare al più presto da lui.
1452 gennaio 20, Lodi.
17v Magistro Zuchino.
Perché te havimo adoperare qui in alcune cose, volimo che subito, havuta questa,
debbi venire qui da noy. Et non manchi per cosa al mondo. Data Laude, die xx ianuarii
1452.
Iohannes.
88
Francesco Sforza ordina a Giacomo Bolognino che faccia restituire a Caterina da Marliano,
abitante a Sant’Angelo, il letto venduto e preso su richiesta di un presunto creditore di suo
marito.
(1452 gennaio 20, Lodi).
Iacobo Bolognini.
Questa donna, dicta Caterina da Marliano, habitatore in Sanctangelo se grava che li
toy famigli li hanno venduto uno suo lecto li fo robbato ad petitione de uno se faceva
creditore del marito, quale credito non possette may provare. Pertanto, intendendo che
la dicta donna non habia più iusta casone de querelarse, provederay che li sia restituito
il dicto suo lecto et demum, se ley è tenuta paghare li debiti del marito, che li sia facta
raxone. Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
89
Francesco Sforza informa Tristano Sforza che il podestà di Soncino è disposto a dare ai soldati
frumento per gennaio e febbraio ma che gli uomini del posto non possono dare del vino perché
non ne hanno. Dica ai suoi soldati che piuttosto diano garanzie, ma non le armi. Richami infine
Cristoforo da Cremona a un migliore comportamento con il podestà.
(1452 gennaio 20, Lodi).
Tristano Sfortie Vicecomiti.
Il potestà ce scrivi che quelli nostri homeni sonno remasti contenti provedere ad quelli
soldati allogiono lì de frumento per questo mese et per lo mese de febraro; il che ce
piace, ma se gravano ad dar fora il vino perché non ne hanno et maxime, siando
astrecti, ad darlo sopra li pigni da arme. Pertanto advengha nostra intenctione seria
che non ne dessero fora non habiandone, tamen diray ad tucti quelli soldati che se ne
vogliono diano altri pigni che arme, purché siano recipienti, overo non possendo dare
pigni diano idonee et sufficiente sicurtate; et cossì nuy respondemo al potestà. Ma ben
volemo dichi ad Cristoforo da Cremona se deporti un’altra fiada più honestamente col
potestà nel parlare che non ha facto de presente, che par li habia dicta vilania. Data ut
supra.
Andrea Fulgineus.
90
Francesco Sforza esprime al podestà di Soncino la soddisfazione per il frumento disposto per i
soldati; per quanto riguarda il vino, lo si dia se i sodati daranno pegni, ma non armi. Lo rassicura
poi di aver richiamato Cristoforo da Cremona a un migliore comportamento verso di lui.
1452 gennaio 20, Lodi.
18r Potestati Soncini.
Ce piace habbi facta opera cum quelli nostri homeni daghino fora el formento ad quelli
soldati, como ce scrivi. Et perché dici se gravano dar fora il vino, maxime l'arme, te
respondemo che advengha comprendiamo sia alquanto grave ad quelli homini ad darlo
fora, o cum pigni o senza; tamen considerato non se può far senza bevere, semo
contenti che li soldati diano altri pigni che arme, che siano recipienti, overo idonee
sicurtate de pagharlo, et cossì scrivemo ad Tristano nostro figliolo, siché confortaray
quelli nostri homini che, recevendo o pigni recipienti o idonee sicuritate, diano fora del
vino. Ce dispiaci le parole dice ha usate cum teco Cristoforo da Cremona, dove el
scrivemo ad Tristano lo reprenda per nostra parte. Data Laude, xx ianuarii 1452.
Andreas Fulgineus.
91
Francesco Sforza scrive a Bianca Maria rassicurandola di aver provveduto per la sicurezza del
viaggio a Ferrara. I vestiti saranno portati a Pavia in nottata o il giorno dopo; in caso di ritardo li
aspettino a Cremona dove si trovano i cavalli da donare all’imperatore e vi è Giovanni Ulesi con
i denari per le spese, e dove arriverà anche Galeazzo. Tutti saranno a Ferrara sabato o
domenica e se anche l’imperatore avesse già lasciata la città, è bene che siano in viaggio.
1452 gennaio 18, Lodi.
Domine ducisse Mediolani, et cetera.
Havimo inteso quanto la signoria vostra ne scrive sopra la relatione fatta per ser
Andrea, nostro cancellero, circa lo andare de Galeaz. Dicemo che, se non poterà
essere ad Ferrara sabato secondo lo designo nostro, almeno gli serano, Deo dante,
domenica et habiamo proveduto ala segureza del viazo per modo la signoria vostra
non bisogna ne habia dubio alcuno. Siamo certi che domatina, mercore dì xviiii
instantis, inanzi la recevuta de questa, dicto Galeazo serà andato via, in Dei nomine,
per seguire suo camino perché, segondo le lettere havimo questa sera da Milano, li
vestiti serano portati lì ad Pavia questa nocte; et si per caso questa nocte non gli
seranno, sarano domane portati qua, et cussì venirà Papi cum le altre cose et subito li
mandarimo de qua per aqua sichè saranno tucti ad Cremona prima che Galeazo, dove
sonno li cavalli da donare al’imperatore, et cussì ser Zohanne de Ulexis cum li denari
de fare le spese. Et pur quando bisognasse soprasedere uno dì per dicte cose, lo
meglio che siano ad aspectare ad Cremona, dove saranno tucti et se poneranno in
l’ordine suo, segondo lo quale degono andare, che altramente.
Item che, si per caso interim venisse advisamento che lo imperatore fossi partito da
Ferrara, l'é pur meglio ch'el se sia trovato in viagio et che la maestà del’imperatore
habia inteso questo cum questa demostratione, che s'el sentisse non fossero questi
nostri partiti da casa. Sichè la signoria vostra ne advisi ad quale hora serà partito dicto
nostro figliolo et cum quale ordine et modo, per nostra satisfatione.Data Laude, die xviii
ianuarii 1452.
Cichus.
92
Francesco Sforza scrive al podestà, Giuseppe da Cortona, castellano di San Colombano, di
restituire due letti di Leonardo Cozolano da Massalengo, che ha nel castello.
1452 gennaio 20, Lodi.
18v Potestati, magistro Ioseph da Cortona, castellano Sancti Columbani.
Leonardo Cozolano da Massalengo, presente portatore, ce dice essere lì dentro in
quello castello doy soy lecti, quali, tenendo già lì in la terra in governo, gli foruni tolti.
Pertanto provederay possa havere li dicti soy lecti, siando lì dentro como luy aserisce.
Data Laude, xx ianuarii 1452.
Andreas Fulgineus.
93
Francesco Sforza scrive al podestà di Pavia di aver preso atto di quanto ha detto Giacomo
Sacco, circal’aggressione fatta a suo figlio da Bonadeo Artesana. Vuole che su ciò sia fatta
giustizia.
1452 gennaio 20, Lodi.
Potestati Papie.
Inteso quanto ne scrivi havere decto Iacomo Sacho, cittadino de Pavia, che uno
Bonadeo Artesana haveva assaltato uno suo fiolo et le parole per luy usate in ciò et li
modi tenuti per te et quanto é poi seguito, te respondimo che nostra intentione é et
volimo debbi ministrare rasone et iustitia, et cossì ministrare indifferenter ad ogniuno.
Quanto ala parte delo stravestire, te dicemo che ne miravigliamo; quello é trovato
consueto et usato prima che nascessimo noy, et ti ne recordi al presente, el vogliamo
togliere et levare via che non ne volimo fare niente. Laude, xx ianuarii 1452.
Cichus.
94
Francesco Sforza scrive al podestà di Mortara di provvedere al più presto, in conformità
all’ordine del capitano della Lomellina, alla tassa dei quattro cavalli di Gabriele, compagno di
Ungaretto.
1452 gennaio 20, Lodi.
Potestati Mortarii.
Per un'altra nostra lettera, data a x del presente, te scripsemo che dovessi fare
respondere dela tassa de quatro cavalli ad Gabrielo, compagno de Ungaretto, nostro
squadrero, et multo ne siamo miravigliati che anchora non l'habi facto, segondo
l'ordinatione del nostro capitaneo de Lomellina. Pertanto te replicamo che, omni remota
exceptione tu lo debbi fare, dicendo a quelli nostri homini che si non lo farano, gli
darimo ad (a) vedere che non fano bene ad non obedire le littere nostre. Laude, xx
ianuarii 1452.
Cichus.
(a) Segue intendere depennato.
95
Copia di un brano della lettera del fattore del marchese d’Este a Venezia.
Giacomo Loredano, luogotenente della Signoria di Venezia nel Friuli, ricevuta una lettera
dell’Imperatore del 20 dicembre da Inchinteneld, informa dell’intenzione, dopo le feste,
dell’Imperatore di mettersi in viaggio con una prima sosta a Venzo, e poi a Treviso e Ferrara.
1452 gennaio 20, Lodi.
19r Copia cuiusdam particule litterarum factoris illustrissimi domini marchionis Estensis
in Venetiis.
Misser Iacomo Lauredano, locotenente de questa illustrissima signoria in la patria de
Friuli ha significato ad essa signoria como luy ha havuto lettera dalla maestà dello
Imperatore, data in una terra nominata Inchinteneld a dì 20 de decembre, per la quale
lo avisi como da poy le feste, in pochi giorni lui sarà a camino cum suoi baroni, signori
et conti al numero de mille cavalli, et serà el suo primo logiamento, partito delle terre
sue, a Venzo, locho de questa illustre signoria, posto in dicta patria de Friuli, et una
procedendo il camino suo per le terre de dicta illustre signoria, et tuctavia accumilando
l'altra sua commitiva, la qual debbe fare capo ad adspectarlo in duy lochi, Triviso et
Ferrara, iustal’ordene dela soa sacra maestà la qual, iusta la copia s'é havuta de qua
infra, mostra ascendere el numero de cavalli tremilia per nome deli particular baroni et
suoy et nominati in quella.
Copia liste baronum hec est:
Laudislao, Dei gratia Ungarie et Boemie regi.
El duca Alberto, fratello del re di Romani cavalli 400;
El duca de Selesia cavalli 32;
El conte de Malborch cavalli 40;
El conte de Samberin, fratelli duy cavalli 32;
El conte de Fambers, frateli duy Cavalli 24
El conte de Svevia cavalli 22;
Nanuperger consiglier cavalli 18;
Camer magistro consiglier cavalli 32;
Magistro Volrigel cancellar de Hosterich consiglier cavalli 21;
Dominus de Stemberg consiglier cavalli 21;
Ulricus Frederer consiglier cavalli 10;
El vesco de Ratisbona cavalli 24;
Banchum Straduum Maraino cavalli 21:
De Argentine de Ruirimberth et de aliis
civitatibus et dominis rex Credea
Dominus de Vasche cavalli 32;
Dominus Iohannes Inderbach consiglier cavalli 6;
Dominus de Scoremberth cavalli 16.
Erant in fine liste hec verba:
Fa conto questo messo per informatione lo ha havuto che in tucto seranno cavalli tre
milia, videlicet 3000.
Cichus.
96
Francesco Sforza fa presente a Bianca Maria che non gli è possibile intervenire nella
controversia di frate Bassano, prevosto di Dolzago, con Albertino, nipote di Lampugnano da
Birago, dopo che la causa è stata rimessa alla corte di Roma, su richiesta della duchessa.
1452 gennaio 21, Lodi.
18v Domine Blanchemarie, ducisse Mediolani et cetera.
Havimo inteso quanto la signoria vostra ha scripto in commendatione de miser frate
Bassano, preposto de Dolzago, per la differentia che ha cum Albertino, nevote de
Lampugnano da Birago, et cetera; et volonteri noi se adaptariamo ad fare cosa che li
piacesse per quelli respecti che ne diceti. Ma, essendo una volta remessa questa
controversia in corte de Roma, como la signoria vostra é informata segondo ce ha
dicto Andrea da Birago, cioé che voi fosti contenta ch'ella fosse remessa là per levarvi
el dicto prevosto dale spalle, noi non saperiamo atrovare via né modo de revocarla
senza nissuno manchamento et senza fare iniuria al'altra parte; sichè voglia la signoria
vostra haverne per scusi. Data Laude, die xxi ianuarii 1452.
Cichus.
97
Francesco Sforza vuole che il podestà di Broni intervenga perché la figlia dell’ Albanese, uomo
d’arme, sposi il figlio del defunto Giovanni Voltolina.
1452 gennaio 21, Lodi.
Potestati Brone.
Siamo informati como é morto Zohanne da Voltolina di quella nostra terra de Brona, et
ha lassato direto ad luy uno suo figliolo per suo herede; et perché lo Albanese, nostro
homo d’arme, ha una soa figliola, desideraria molto de darla per mogliera ad dicto
figliolo del quondam Zohanne. Et perché noi haverissimo carissimo che dicto
matrimonio havessi loco et effectu, volimo che circa ciò te debbi intromettere et vedere
per ogni via expediente cum chi parerà ad ti, che questa cosa vegna ad effetto et che
se faza dicto matrimonio perché, seguendo, como dicemo et speramo, l'haviremo
gratissimo. Et per mandarlo a fare che l'habia effecto non li manchare in cosa alcuna.
Laude, xxi ianuarii 1452.
Cichus.
98
Francesco Sforza comunica al castellano di Lodi di aver ordinato al locale commissario di
ricevere garanzia da Francesco Malenzato, lì detenuto, di presentarsi dal duca ad ogni
richiesta, pena la multa di mille fiorini. Ricevuta tale garanzia lo si liberi.
1452 gennaio 21, Lodi.
Castellano Laude.
Havimo commesso al nostro commissario qui de Lode debia recevere securtate da
Francesco Malenzato, detenuto lì in quello nostro castello, de apresentarse da noi
totiens quotiens el sarà requesto, o de pagare mille fiorini non apresentandose
personaliter; et recevute dicte securtade siamo contenti sia liberato. Pertanto te
scrivemo et volimo che ad ogni requesta del dicto commissario fazi liberare et licentiare
dicto Francisco, chè cossì è nostra intentione. Laude, die xxi ianuarii 1452.
Cichus.
99
Francesco Sforza ordina al podestà e al console di Motta pavese di cercare tal Bernardo,
fuggito, cui Giovanni Galante ha imprestato otto fiorini. Presolo, gli facciano restituire i soldi.
1452 gennaio 22, Lodi.
20r Potestati et consuli Motte Papiensi.
Ha facto lamenta cum noi el strenuo Zohanne Galante, nostro conestabile, che già più
mesi passati, havendo lui conducto uno Bernardo de quello luoco, del quale serite
informato dal presente portatore, et datogli per prestanza otto fiorini de Reno et più,
subito esso Bernardo se fugitte da luy cum la prestanza, et per questo ne domanda
ragione. Volimo aduncha et vi commectimo che, havuta chiara notitia de questo,
constringati el dicto Bernardo per ogni via de ragione ad restituire li soi denari al dicto
Zohanne Galanto, procedendo summariamente in questo caso. Laude, xxii ianuarii
1452.
Cichus.
100
Francesco Sforza vuole che il capitano di Casteggio soddisfi Mariotto da Perugia di certe tasse
che deve ancora riscuotere.
1452 gennaio 22, Lodi.
Capitaneo Clastigii.
Perché miser Mariotto da Perusia, nostro homo d' arme, deve havere certe soe tasse
de alchuni soi respondenti, como da lui poterai intendere, et parendone honesto le
habbia, pertanto te commectimo et volimo debi tenere modo de farglile havere taliter
ch’el sia integre satisfacto, et non manchi. Data Laude, die xxii ianuarii1452.
Iohannes.
101
Francesco Sforza a consoli, al comune e agli uomini di Corno Nuovo.
1452 gennaio 22, Lodi.
Francesco Sforza scrive ai consoli, al comune e agli uomini di Cornonuovo sulle minacce di
esondazioni del Po; sollecitandoli a intendersi con quelli di Castelnuovo Bocca d’Adda entro
pochi giorni due di loro vadano dal Consiglio segreto per parlare delle misure da prendersi.
Consulibus, communi et hominibus Corninovi.
Siamo molto desiderosi, segondo che altre volte ve havimo scripto, de levarve da casa
vostra tanto preiudicio et damno quanto continuamente ve minaza el Po, et cossì
havevamo facto fare provisione de dargli altra fuga; ma li nostri cittadini de Piasenza se
sono gravati dicendo che troppo guastaria el facto suo. Unde non volendo noi lassare
ad veruno alcuna digna cagione de querela, havimo ordinato che li dicti Piasentini
vadano ad Mediolano al nostro Consiglio secreto ad allegare le ragione perché non se
debia fare. Et pertanto volimo che, intendendove voi cum quelli da Castelnovo de
Bocca d'Adda, allogiati fra voi doi homini de lì più intendenti et pratichi quali, infra el
termine de quatro o cinque dì al più tardo, se retrovino ad Mediolano al dicto nostro
Consiglio ad allegare el damno vostro et tucte le cagione vi parerano, perché el dicto
fiume se removy dal suo lecto et mandese altroe. Laude, die xxii ianuarii 1452.
In simili forma scriptum fuit communi et hominibus Castrinovi Bucce Addue.
Cichus.
102
Francesco Sforza concede a Francesco Opizoni, castellano di Nazzano, di assentarsi per un
mese lasciando in sua vece una persona idonea.
1452 gennaio 22, Lodi.
20v Francisco de Opizonibus, castellano Nazani.
Contentamur tuis acquisitionibus annuentes quod ab illa cui prees custodia illius castri
nostri pro libito te absentare possis ut negociis tuis intendas spatio mensis unius, itu,
mora et reditu computatis, dimissa tamen per te ibidem persona idonea tui loco que
vicibus diligenter suppleat tuis. Laude, die xxii ianuarii 1452.
Cichus.
103
Francesco Sforza scrive ad Angelello da Lavello il desiderio di incontrare il marchesino; procuri
che ciò avvenga al più presto.
1452 gennaio 27, Milano.
Angilello de Lavello.
Non te porriamo scrivere quanto desiderio habiamo de vedere et parlare cum
marchexino nostro, ch’el ne pare siano passati mille anni non lo vedessimo. Pertanto te
dicemo et carichamo, se hai ad cuore fare cosa ne sia grata, tegni modo, o cum
piasevoleze o cum minaze, o con quello migliore modo ti parerà che, remossa ogni
execptione et indusia, dicto marchesino vegna qui da noi. Questo non vole essere fallo,
et quanto più presto venirà, tanto sarà ad noi mazore piazere et contentamento.
Mediolani, xxvii ianuarii 1452.
Cichus.
104
Francesco Sforza vuole che Francesco de Georgi faccia in modo che il padre di Antonio da
Pavia, uomo d’arme della squadra di Antonio Landriani, abitante a Torredello delle Donne, sia
esentato dalla tassa dei cavalli, come lo erano i suoi pari al tempo di Filippo Maria Visconti.
1452 gennaio 27, Milano.
Francisco de Georgiis.
Antonio da Pavia, nostro homo d’arme in la squadra de Antonio da Landriano et
habitatore del loco de Torredello dele Donne, ce fa lamenta che suo padre é gravato
per tassa de uno cavallo del spectabile Iacomo Ursino. Pertanto, ad ciò sappi la mente
nostra et quella possi observare, te commectiamo et volimo che debbi preservare
exempto lo padre de dicto Antonio de tasse de cavalli in quello modo et forma che
erano preservati li altri soi pari al tempo dela bona memoria del duca passato.
Mediolani, xxvii ianuarii 1452.
Iohannes.
105
Francesco Sforza comanda ai consoli, al comune e agli uomini di Rivanazzano di far fare,
secondo le disposizioni del capitano di Casteggio, le riparazioni necessarie al locale castello.
1452 gennaio 27, Milano.
21r Consulibus, communi et hominibus Ripe Nazani.
Siamo informati che in lo nostro castello de Nazano sonno da fare alcune reparatione
al tucto necessarie, el perché bisogna che voi provedatì ad farle fare, como ve dirà el
capitaneo de Chiastezo per parte nostra. Sichè exequirite quanto vi sarà ordinato per
lui in questa materia; et non manchi per quanto havite cara la gratia nostra. Data xxvii
ianuarii 1452, in Mediolano.
Cichus.
106
Francesco Sforza sollecita il referendario di Pavia a far avere a Francesco degli Opizoni,
castellano di Nazzano, le paghe per il servizio dell’anno passato.
(1452 gennaio 27, Milano).
Referendario Papie.
Ne ha facto significare Francesco deli Opizoni, nostro castellano de Nazano, che resta
havere più paghe del suo servito del’anno passato, rechiedendo proinde che li faciamo
satisfare. Pertanto volimo et ve commettimo, ad ciò ch'el possa actendere ala soa
guardia, gli fazati fare le sue rasone et pagamenti opportuni mediante le scripture et
bollecte opportune. Data ut supra.
Cichus.
107
Francesco Sforza fa presente al capitano di Casteggio le richieste del castellano di Nazzano per
interventi necessari alla sicurezza del castello.
(1452 gennaio 27, Milano).
Capitaneo Clastigii.
Havimo inteso dal nostro castellano de Nazano ha bisogno de alcune reparatione al
tucto necessarie. Pertanto volimo et te commettimo che tu provedi et fazii ch’el comune
et homini dela Ripa gli fazano fare le reparatione necessarie et opportune, como
havimo etiamdio scripto ali dicti homini. Tu autem insta che se faza. Data ut supra.
Cichus.
108
Francesco Sforza chiede ad Antonio de Eustachio che gli mandi uno dei suoi uomini per il fatto
dei tre galeoni che si devono approntare.
1452 gennaio 28, Milano.
Domino Antonio de Eustachio.
Volimo che, veduta la presente, subito mandiate da noi uno de vostri inteligente cum lo
quale volimo conferire per lo facto de tri galioni quali se hano ad mectere in puncto.
Mediolani, xxviii ianuarii 1452.
Iohannes.
109
Francesco Sforza comunica a Bianca Maria l’arrivo da Firenze di Orfeo, cancelliere di
Giacomazzo, con “quelli cavezi” di broccato d’oro ordinati per Galeazzo.
1452 gennaio 28, Milano.
21v Domine Blanche Marie.
Ieri per una lettera scripta de nostra mano, advisassimo la vostra illustre signoria di
tucto quello che infino alhora havevamo de novo da poy gionse qui Orpheo, cancelliero
de misser Iacomazo, quale ha portato da Fiorenza quelli cavezi de imbrochato d'oro
che forono ordinati per vistire Galeazo, nostro figliolo; li quali pezi mandiamo alla
signoria vostra per questo cavallaro, presente portatore. Altro non achade fin qui. De
quello havirimo delli nostri sonno andati ad Ferrara ne daremo notitia alla signoria
vostra subito. Data Mediolani, xxviii ianuarii 1452.
Iohannes.
110
Francesco Sforza scrive al podestà e al castellano di Vigevano che, ordinato all’ingegnere
Forlino di mandare a Milano due o tre cerbottane, trovino il carro per il trasporto.
1452 gennaio 28, Milano.
Potestati et castellano Viglevani.
Havimo ordinato ad magistro Forlino, nostro ingegnere, che ne conduca qui ad
Mediolano doe o tre cerbottane che sonno là. Pertanto volimo et commandove li debiati
trovare uno carro cum li soi bovi et provederli de ogni altra cosa necessaria sichè
prestissimo dicte zerboctane siano conducte alla nostra terra de Abbiagrasso. Et
questo non manchi per cosa alcuna. Mediolani, die xxviii ianuarii 1452.
Iohannes.
111
Francesco Sforza ingiunge al referendario di Pavia di fargli avere il giorno seguente, notizie
sulle paghe date negli anni 1450 e 1451 a Giacomo del Pozzo e Apollinario, in arretrato di 12
paghe.
1452 gennaio 28, Milano.
Referendarto Papie.
Li egregi doctori messer Iacomo dal Pozo et magistro Apolinario se gravano et dicono
che del’anno 1450 et 1451 restano havere del suo salario più de xii paghe; noi gli
habiamo resposto che non lo credimo. Pertanto vogliati subito, havuta questa,
advisarne quello che li predicti restano havere delli dicti duy anni et cossì etiam ne
avisati se delli duy anni predicti indreto restano havere cosa alchuna dela loro
provixione; et questa informatione fati l’habiamo domane qui ad xxii hore, et non fati
fallo. Mediolani, xxviii ianuarii 1452.
Iohannes.
112
Francesco Sforza comanda ai deputati agli affari del comune di Pavia che entro il giorno
seguente sano da lui Stefano Fazardo, Pietro de Beccaria e Simone Fornaro.
1452 gennaio 29, Milano.
22r Deputatis ad negotia communis Papie.
Per altre nostre ve havimo scripto che debiati mandare qua da noy domino Stefano
Fazardo, domino Petro de Beccaria et ser Simone Fornaro, et non gli haveti mandati;
del che molto ne siamo maravigliati non sappendo noy donda proceda tanta
negligentia. Et pertanto ve replicamo et committimo per le presente che gli debiati
mandare, ita che domane ad hore 18 siano qua, omni exceptione remota. Mediolani,
xxviiii ianuarii 1452.
Cichus.
113
Francesco Sforza impone a Stefano Fazardo, Pietro de Beccaria e Simone de Funari di essere
il giorno seguente alle ore 17 da lui, non avendo risposta al suo precedente invito.
1452 gennaio 29, Milano.
Domino Stefano Fazardo, domino Petro de Beccaria et ser Simoni de Furnariis, civibus
Papiensibus.
Alli dì passati scripsimo ali agenti per quella nostra comunità che ve mandassero qua
da noy per lo facto dell’addicione de datii de quella nostra cità, et loro subitamente ne
scrisseno haverne commetuto et dicto che venessivo indilate, et pur non siti venuto; del
che ne maravigliamo assay, non sapendo la casone. Pertanto volimo et ve
commandiamo che per quanto haveti cara la gratia nostra debiati venire ita che
infalanter stati qui domane a xxx del presente, hore 17. Mediolani, xxviiii ianuarii 1452.
Cichus.
114
Francesco Sforza, viste le lamentele ricevute per il mercato fatto a Sant’Angelo, ordina a
Bolognino de Attendoli di mandargli uno dei suoi informato del fatto.
1452 gennaio 29, Milano.
Bolognino de Attendolis.
Noi havimo havute m(o)Ite querele per lo merchato quale fate fare ad Sancto Angelo.
Pertanto vogliati mandare qui da noi uno del vostri informato de questo facto col quale
possiamo parlare. Mediolani, xxviiii ianuarii 1452.
Cichus.
115
Francesco Sforza vuole che il commissario e podestà di Lodi prendano dal podestà di Maleo
l’uomo catturato imputato di avere ammazzato un lodigiano, perché sia punito secondo ragione.
(1452 gennaio 29, Milano).
Commissario et potestati Laude.
El nostro potestà de Maleo ha in le mane uno quale debbe havere amazato uno
cittadino de Lode, como intenderai per la introclusa lettera del dicto potestà. Pertanto
volimo che subito mandi ad torre lo dicto malfactore et lo punissi come vole la rasone.
Data Mediolani, die xxviiii ianuarii 1452.
Advisandote che scrivemo per la ligata al dicto potestà che te lo debia fare
consegnare. Data ut supra.
Iohannes.
116
Francesco Sforza, lodato il podestà di Maleo per la cattura del lodigiano, lo avverte che il
podesta di Lodi manderà una persona per portarlo a Lodi per fare giustizia.
1452 gennaio 29, Milano.
22v Potestati Malei.
Inteso quello ne hai scripto de quello hai destenuto per lo homicidio conmesso in la
persona de quello cittadino de Lode, dicemo che hai facto molto bene, et te ne
commendiamo. Et perché nostra intentione é gli sia facto rasone, volimo consegni el
dicto presone ad qualunche el nostro potestà de Lode lo mandarà per tore. Mediolani,
xxviiii ianuarii 1452.
Iohannes.
117
Francesco Sforza scrive a Ventura de Monte Sicardo, luogotenente di Lodi, per il rifiuto di dare
a Frasco un anello del defunto Mignosco; l’ordine del duca è di dare le cose del morto a un
famiglio di Roberto, nipote dello Sforza ad eccezione dell’anello. Quanto a Burato, prigioniero, lo
Sforza vuole non sia rilasciato senza suo permesso.
1452 gennaio 29, Milano.
Ser Venture da Monte Sicardo, locuntenenti Laude.
Frasco ne ha dicto che, domandandote uno suo anello qual havea el quondam
Mignoso, gli hay resposto havere in scripto commissione da nuy de dare tucte le cosse
del dicto quondam Mignoso ad uno fameglio de misser Roberto, nostro nepote; del che
molto ne maravigliamo perché nuy non te fessemo may, nì havemo facto fare tal
commissione, né in scripto né a bocha. Pertanto volimo che daghi al dicto Frasco el
dicto anelo, et del resto del dicto Mignoso non ne daghi cosa alcuna a persona del
mondo se non vedi littera sottoscripta de nostra propria mano et ne mandi quelle littere
o scripto che hay da tal commissione; et se l'havesti per bocha, volimo ne advisi chi è
quello te ha facto dicta commissione per nostra parte. Ulterius intendimo che hai in
presone uno chiamato Burato, che ne piace et volimo non lo debii relassare senza
licencia sottoscripta de nostro propria mano. Et benché de sopra dicamo che dela
robba del dicto quondam Mignoso non ne daghi cosa alcuna senza littere sottoscripte
de nostra propria mano, nondimeno siamo contenti che quando te serà scripto quello
doveray fare della dicta robba, se le littere non saranno migha sottoscripte de nostra
mano, exequissi quanto per nostre littere, etiam non sottoscripte de nostra mano, te
sarà scripto circa dicta robba. Mediolani, xxviiii ianuarii 1452.
Iohannes.
118
Francesco Sforza scrive al podestà e castellano di Vigevano di saldare il credito che Giovanni
da Pavia vanta dalla comunità per la fornitura di assi e altro.
1452 gennaio 29, Milano.
23r Potestati et castellano Viglevani.
È stato qui ad noy Iohanne da Pavia, presente portatore, quale se lamenta che non pò
havere alcuni denari che luy de’ havere da quella nostra comunità de Vigeveno per
asse et altre cose date per lui, et cetera, et ne ha domandato li fazamo fare rasone. Et
perché ne pare iusta cosa che devendo luy havere, como dice, sia satisfacto, volimo et
commettimove debiati intendere dicto Iohanne et constando ad voi ch'el sia vero
creditore, li debiati ministrare rasone summaria et expedita per modo ch'el habia il
debito suo et che non habia casone andare più inanzi et indireto spendendo et
frustandose suso le hostarie.
Mediolani,xxviiii ianuarii 1452.
Iohannes.
119
Francesco Sforza ordina ad Antonio da Verona di andare da lui per parlare insieme delle
lamentele sporte sul suo comportaento.
1452 gennaio 29, Milano.
Antonio de Verona.
Per alcune lamenta havimo havute deli facti toi quali deliberamo omnimo intenderli,
vogliamo, recevuta questa, remossa ogni casone, tu vegni qui ad noy. Mediolani, xxviiii
ianuarii 1452.
Iohannes.
120
Francesco Sforza vuole che Gracino da Pescarolo incontri Antonio degli Eustachi per
approntare i tre galeoni, riferendogli tutto per scritto.
1452 gennaio 31, Milano.
Gracino de Piscarolo.
Volemo che subito, recevuta questa, tu te trovi insieme cum domino Antonio de
Eustachi et vedi chiaramente la spesa che andarà per fare conzare tri galioni che ad
ogni nostra rechiesta se possano navigare; et veduto et inteso che l'haveray, subito ne
mandi inscripto la spesa che gli andarà. Mediolani, die xxxi ianuarii 1452.
Iohannes.
121
Francesco Sforza avverte Gracino da Pescarolo, referendario di Pavia, e Nicolino Coliono
dell’arrivo di Giacomo Griffo per prendere i denari della “tertia meza” tassa del sale del contado
di Pavia. Se mancasse qualcosa alla somma dovuta, lo si attinga da altre entrate.
1452 gennaio 31, Milano.
23v Gracino de Piscarolo, referendario Papie, et Nicolino Coliono.
Dilecti nostri, per certi nostri bixogno volemo aiutarse de presente deli denari dela tertia
meza taxa de sale de quello nostro contado de Pavia, et per questo mandiamo lì
Iacomo Griffo, latore dele presente, al quale volemo che siano exborsati li dovuti denari
subito et integramente; siché fatelo expedire senza dilatione alcuna, numerandoli tuti
quanti li denari del resto d'essa mezza taxa, che non ne manchi uno solo; et se forse
ne restasse anchora a scotere qualche parte, fate per ogni modo che gli sia supplito de
qualunche altre intrate fino al totale compimento del resto dela dicta meza taxa, et
quello che togliareti del’altre intrate per supplire a questo resto remettaritelo poi
secundo se rescodarà ala giornata. Et guardate ad exequire questa nostra voluntà per
modo ch’el dicto Iacomo subito ne porti qua tuti li denari del resto predicto senza
veruno manchamento. Et cussì ti, Nicolino, exborsagli li dicti denari. Mediolani, ultimo
ianuarii 1452.
122
Francesco Sforza scrive a Ventura de Montesicardo, luogotenente di Lodi, di aver inviato
Gaspare Mainero, conestabile del capitano di giustizia, per prendere Guerzo ebreo, informato di
alcuni fatti. Gli ordina poi di consegnare il cancelliere Pizino e Faxiano al commissario locale.
(1452 gennaio 31, Milano).
Ser Vinture de Montesicardo, locuntenenti Laude.
Habiamo recevuto le tue lettere et inteso quello ne hay scripto de quello Guerzo
hebreo, quale scrivi haver manifestato alcune cose, et cetera. Remanemo del tucto
advisati et non accade dir altro, salvo perché deliberamo intendere questa cosa più
chiaramente et fundatamente, ti committiamo et volimo che debi consignare dicto
Guerzo nele mane de Gasparro Mainero, conestabile del nostro capitaneo de iustitia,
quale solamente per questa casone mandiamo là. Ceterum vogliamo anchora che
debbi consignare Pizino, tuo cancelliero et Faxiano, tuo famiglio, nelle mane del nostro
commissario lì, al quale per nostre lettere scrivirimo quanto debia far de loro, sichè
sopra ciò non mancharay in cosa alcuna per quanto hay cara la gratia nostra. Data ut
supra.
Cichus.
123
Francesco Sforza ordina al podestà di Lodi di consegnare a Gaspare Mainero, conestabile del
capitano di giustizia di Milano, Pizinino, cancelliere del luogotenente di Lodi e Faxano, suo
famiglio per scoprire ciò che manca nei pegni di Manuele, ebreo di Mantova. Farà pure, per la
scopertà della verità, condurre a Milano Guerzo, ebreo, che il luogotenente tiene prigioniero.
Sempre allo stesso scopo, vuole il verbale degli esami dei testimoni esaminati.
1452 gennaio 31, Milano.
24r Potestati Laude.
Volendo nuy omnino che se dechiari et trovi la viritade de quello correze et anello che
mancha de quilli pengni che erano de Manuello, hebreo de Mantoa, ve commandiamo
che, visis presentibus, vuy debati consignare ad Gasparro Mainero, conestabile de
fanti del capitaneo nostro de iustitia de Milano, quale mandiamo là ad posta facta,
Pizinino, canceliero del locotenente nostro lì de Lode et cussì Faxano, suo famiglio
advisandovi che nuy scrivimo al dicto nostro locotenente che te debia dare et
consignare li predicti, per quanto ha cara la gratia nostra; siché, consignati, te
commandiamo li debbi consignare al predicto Gasparro Mainero el quale el condurà
qui ad nuy. Et cussì anchora faciamo condurre el Guerzo hebreo che luy tene
impresone, perché deliberamo in ogni modo se trovi la veritade. Insuper vogliamo
anchora che vuy ne mandiati la examinatione de tucti quelli testimoni che vuy
examinastivo l'altro dì lì ad Lode inanzi la nostra partita, sopra decta casone; et perché
forsi non gli serrà il tempo ad poter transcribere lo dicto deli predicti testimoni, vi
committiamo et volimo gli debiati far dare l'originale al dicto Gasparro Mainero, lo qual
serrà salvo et qui ne faremo cavare una copia et poy ve remanderimo dicto vostro
originale. Ma perché non se perdi tempo fati in ogni modo dare dicte examinatione al
predicto et non manchi per quanto haviti cara la gratia nostra. Data Mediolani, die
ultimo ianuarii 1452.
Cichus.
124
Francesco Sforza protesta contro i rettori di Bergamo per l’inosservanza dei rapporti di
vicinanza comprovata della mancata punizione per l’aggrssione a Fontana Bona subita da
Andrea Mugiasco e dal suo famiglio, provenienti da Bergamo, picchiati e derubati di ottanta
ducati, di due cappe, di armi e altro. Non avendo i rettori preso alcun provvedimento, i due
malcapitati ricorsero al duca che sarà costretto a intervenire perché i due uomini siano
indennizzati.
1452 gennaio 31, Milano.
24v Rectoribus Perghamy.
Credevamo dovessevo fare dal canto vostro observare et mantenere quello che altre
fiate ne havete scripto essere de intenctione dela illustrissima signoria vostra, che così
era et é nostra ferma oppinione et proposito dover exequir il simile dal canto nostro,
videlicet de observare bona vizinanza et non consentire né indurre cosa per la quale se
havesse quella ad maculare che ad ciò sappiate, se dal canto vostro se è observato
l’acto, che sonno chircha octo dì fo per alcuno deli vostri homini usato contra uno
nostro cittadino de Como, chiamato Andrea da Mugiasco et uno suo famiglio
manifestamente il demostra, li quali venendo da Berghamo, dove erano andati per
faccende de loro mercantie, forum dali dicti vostri, deli quali luy ve farà li nomy,
assaltati ad uno locho dicto Fontana Bona, bactuti, il famiglio ferito in la pancia, toltoli
circha ducati otanta tra oro e moneta, doy cappe, loro arme, scripture et altre cose,
valuta in tucto circha doy cento trenta ducati, secondo il dicto nostro ce dice haver de
tucto informato le magnificenze vostre quale, per non havere quelle provisto al suo
danno, ha havuto recorso denanzi da nuy. Del quale acto et sì etiam sappiandolo le
vostre magnificentie, et non li habiano remediato et facto contento il dicto nostro, non
possendo se non meravigliarce, né comprendiamo siano boni né honesti modi né che
habiano ad mantenere il bon vicinare, anzi piutosto essere casone de inconvenienti
deli quali, habiando ad succedere, ne seressemo malcontenti. Et per benchè per li
vostri se allegha che hanno facto questo perché sonno stati robbati loro, et de questo
loro robbamento ad nuy non recorda haverne may inteso niente, che li haverissemo
opportune proveduto, se fosseno venuti o mandato da nuy ad darcene noticia, como
altre fiade ce recorda haverne scripto, se tal cose succedevano ne fossemo avisati, pur
non de meno confortiamo le vostre magnificentie vogliano fare opportuna et celere
provisione per modo ch’el dicto nostro consequischa li denari et robba soa; altramente,
per non comportare li nostri siano così oltragiati né damnificati, serivemo de necessità
constrecti provedere ala indemnità soa contra et sopra li vostri pratichano de qua,
perché sappiate farimo però malvolontera, et serace el nostro parere più licito ad nuy
ad deverlo fare, perché l'acto facto contra de questo nostro é più chiaro che non é
quello se allegha essere facto contra li vostri li qualli, venendo da nuy, facciamo
opportuna provisione intorno al facto loro. Data Mediolani, ultimo ianuarii 1452.
Andreas Fulgineus.
125
Francesco Sforza ringrazia il luogotenente di Lodi di quanto ha appreso circa i Veneziani e gli
chiede di avvisarlo delle novità. Ritiene che quanto commesso contro la donna da maritare sia
opera di Niccolò da Verona; vuole se ne abbia conferma e solo allora, capitando lì lo si arresti.
1452 gennaio 31, Milano.
25r Locuntenenti Laude.
Molto grati ne sono stati li avisi havite dal canto de Vinitiani et te ne commendiamo,
carichandoti che spesse fiade ne avisi de quello sentirai più oltra. Ala parte del excesso
commesso in casa de quella putta da maritare credimo che N(i)colò da Verona sia
quello che ha commisso lo dicto excesso. Però volimo cerchi de intendere mediante li
segnali et per qualuncha altro modo se luy é stato quello; et trovando de sì et
capitando lì esso Nicolò, lo destegni personalmente. Mediolani, xxxi ianuarii 1452.
Cichus.
126
Francesco Sforza sollecita il castellano, il podestà, il comune e gli abitanti di Vigevano a voler
riaccogliere nel migliore dei modi tra loro Seraffo de Marchesi, emigrato a Firenze.
1452 febbraio 1, Milano.
Castellano, potestati ac communi et habitantibus Vigleveni.
Considerando noi quanto utile et honore consequiscono quelle terre et comunitade che
sonno copiose de valenti homini per opera et virtute deli quali segue boni regimenti,
exempli de ben vivere et multiplicano le re publiche, havimo havuto piacere assai
quando havimo inteso ch’el nobile Seraffo de Marchesi, vostro antico compatriota, ma
per le conditione de tempi adversi già da più anni habitato Fiorenza, se voleva
reducere ad habitare cum voi; la qual cosa anchora a voi deve essere gratissima,
considerata la virtute et bontate sua. Et perché il mutare de stantia de tanto intervallo
gli serà grandissima spesa, seria bene laudabile cosa, et a noy molto piaceria, che voi
gli facesti bona acoglienza et cossì facto tractamento in li carichi occurrenti ch'el
conoscesse che la soa compagnia vi fosse grata et accepta; et perché é vechio, como
vedite, é da considerare che tucto lo havere ch'el condurà de qua gli remanirà ad
bonificatione dela terra. Et tractandolo bene in li carichi et avarie occurrenti serà
etiandio (a) exemplo ad altri de redurse cum voi. Data Mediolani, die primo februarii
1452.
Cichus.
(a) serà etiamdio ripetuto.
127
Francesco Sforza trasmette al podestà di Lodi la supplica dei marinai Martino dela Plaze e
Bartolino Pissacane per il recupero, secondo giustizia, dei loro crediti.
1452 gennaio 30, Milano.
25v Potestati Laude.
Supplicationem Martini dela Piaza et Bartholini Pissacani, nautarum nostrorum
dilectorum, nobis porrectam vobis mictimus, presentibus introclusam, et eius attenta
continentia, considerato maxime quod ipsi supplicantes, negociis nostris intenti, non
possunt litigiis vacare, commictimus vobis et volumus quatenus ad omnem ipsorum
supplicantium requisitionem ius eis ministretis contra quoscumque eorum, vel alterius
eorum debitores, summarie simpliciter et de plano, sine strepitu et figura iudicii,
cavillationibus et frivolis excectionibus quibuscumque reiectis, ita ut, mediante iustitia,
sibi debitum consequantur. Data Mediolani, xxx ianuarii 1452.
Cichus.
128
Francesco Sforza vuole che il podestà di Lodi trovi una comoda e adatta sistemazione ai dodici
compagni dei balestrieri ducali e ai loro famigli.
1452 febbraio 1, Milano.
Locuntenenti Laude.
Mandiamo lì dodeci compagni deli nostri balestrieri ali quali volimo che provedati de
stantia opportuna, sichè loro cum li soi famigli gli possino habitare et stare
comodamente; et mettili dove meglio parerà ad ti. Mediolani, die primo ianuarii (a)
1452.
Cichus.
(a) Così A.
129
Francesco Sforza manda a Bianca Maria le lettere dei compagni di viaggio di Galeazzo a
Ferrara e della sua andata a Mantova, aspettate da Francesco e Bianca Maria con ansia.
1452 gennaio 29, Milano.
Domine Blanche Marie.
Illustrissima consors nostra cordialissima, questa sera ad hore iiii de nocte havemo
recevuto uno mazo de lettere portate da Ferrara et, fra le quale, gli sonno state le
littere scripte per quelli nostri sonno in compagnia de Galeazo, nostro figliolo, quale (a)
mandiamo qui incluse alla signoria vostra perché intendiati quanto Galeazo e li altri
nostri hanno seguito da poy zonzero a Ferrara, et cussì del suo partire et andare ad
Mantua, como per la lettera dello illustre signor marchexe di Mantoa haverà oggi inteso
essa vostra signoria, dela quale nuy per molti respecti semo assa(y) contenti. Nuy non
possimo adesso scrivere de nostra mano et respondere alla lettera de vostra mano,
quale recevessemo heri sera, per le occupatione havemo de presenti, ma per un'altra
satisfaremo. La signoria vostra ha havuto raxone maravigliarse et dolerse de non haver
havuto adviso alcuno de Galeaz de poy la partita sua, che nuy anchora siamo 26r stati
cum ansietate assay socto tale aspectatione de adviso, perché quilli nostri se sonno
deportato assay freddamente in simili advisi, advisando la signoria vostra che in uno
tracto hanno mandato le lettere de quello hanno sequito in tucto questo loro viazo,
accumulando le lettere tucte insieme. Data Mediolani, die xxviiii ianuarii 1452.
Iohannes.
(a) quale ripetuto.
130
Francesco Sforza sollecita Lorenzo Isimbardi di Pavia di concludere al più presto la vertenza tra
frate Angelo da Cotignola e frate Eustachio.
1452 gennaio 31, Milano.
Domino Lorenzo de Isimbardis de Papia.
Perché domino frate Angelo da Cotignola se grava che patisce disturbo et spesa per
quella differentia che vertisse tra luy et domino frate Eustachio, overo suo fratello de
Capitanei de Novara, la quale vi é commessa, noi haveriamo caro et cossì vi
confortiamo et carichiamo che quanto più presto possiate expedire et decidere la dicta
causa cossì per evitare la incomodità et spesa del’una parte como del’altra. Data
Mediolani, ultimo ianuarii 1452.
Cichus.
131
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi di tenere agli arresti Niccolò da Verona perché
non possa fuggire con tutta la roba.
1452 febbraio 1, Milano.
Locuntenenti Laude.
Inteso quanto per le toe lettere ne hai scripto de Nicolò da Verona, te dicemo, ad ciò
che non habia modo de prendere partito, lo debbi fare sustenere luy et tucta la robba
sua sichè non sine possa andare né transfugare alcuna cosa soa senza nostra spetiale
licentia. Mediolani, primo februarii 1452.
Cichus.
132
Francesco Sforza chiede al provveditore di Ripalta la restituzione del ronzino preso al garzone
di Melchion da Fontanello da un uomo di Rodorico Spagnolo, conestabile di Venezia, per
ripagarsi di roba rubata; furto che, se sarà precisato dal conestabile nel quanto e nel come, sarà
risarcito.
1452 febbraio 1, Milano.
Provisori Ripalte.
A Melchion da Fontanella, nostro provisionato, é tolto novamente uno ronzino per uno
de quelli de Rodorico Spagnolo, conestabile dela signoria, trovandosi lo garzone del
dicto Melchion ad fare falasco et, dice quello de Rodorico preditto, facto in scambio de
alcune cose che li sono tolti per li nostri. In effecto noi non sappiamo che robba sia
tolta ad Rodorico né a niuno deli soi, sì non che pregamo la vostra magnificentia che
faza rendere lo ronzino tolto al dicto Melchion et noi dal canto nostro farimo rendere la
robba tolta al dicto Rodorico, dummodo che luy mandi qui ad noy a darci informatione
de quello che li é tolto, e quanto e come, perché a noi non piace che tali desordini
seguano. Mediolani, primo februarii 1452.
Cichus.
133
Francesco Sforza sollecita il vescovo di Pavia a dare a Francesco Maletta i cinquanta ducati
d’oro per il bue grasso di Natale per i quali sperava che fosse il primo nel dare buon esmpio.
Similmente si è scritto all’abate di Santa Cristina.
1452 febbraio 1, Milano.
26v Reverendo domino episcopo Papie.
Più volte habiamo facto rechiedere ala paternità vostra per Francesco Maletta quelli
ducati cinquanta d'oro per lo bove grasso del Natale deli quali habiamo bisogno, et
pare che fine a questo dì non gli habiati facto altra provisione; del che molto se
maravigliamo perché se rendevamo certi, per l'amore che ce portate, dovessi essere el
primo che pagasse et dare exempio ali altri. Pertanto de novo confortiamo et
carichamo la prefata vostra paternità che vogli provedere cum effecto de pagare dicti
ducati cinquanta ad dicto Francisco ad nostro nome et non differire più questa cosa se
desiderate fare cosa che ne piaza. Mediolani, primo februarii 1452.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit domino abbati Sancte Christine.
Cichus.
134
Francesco Sforza ordina al podestà di Salle di concedere a Pietro da Vertemate cinquecento
moggia tra frumento e biade per le quali gli aveva dato licenza di portarle a Lodi.
1452 febbraio 3, Milano.
Potestati Sallarum.
Nuy havemo concesso licentia ad Petro da Vertemate potere condure moza
cinquecento, cossì de frumento como de ogni altra mane biave da quella terra alla città
nostra de Lode la quale, secondo (a) siamo informati, tu non glil’à voluto observare; del
che se ne siamo maravegliati. Pertanto te commettiamo et cossì volimo che, remossa
ogni exceptione et contradictione, debbi observare al dicto Petro integramente la dicta
soa licentia, reportandote luy el ritorno como haverà conducto alla dicta nostra città de
Lode el dicto frumento et biava; et fa che observi questa nostra volontà, non obstante
alcuno ordine in contrario. Data Mediolani, die iii februarii 1452.
Iohannes. (b)
(a) secondo in interlinea.
(b) Segue Cichus depennato.
135
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia, accertata la verità di quanto afferma Giovanni
Gentile, restituisca le due pancere che il fratello Lorenzo lasciò in deposito a Giorgio del Bosco.
1452 febbraio 2 , Milano.
27r Potestati Papie.
Venne lì Iohanne Zentile, presente exibitore, per domandare, secondo luy dici, doe
panzere le quale uno quondam Lorenzo, suo fratello, lassò in governo ad uno de quella
nostra città, chiamato Zorzo del Boscho, come da luy sereti informato. Et perché luy
non ha tempo de piatire lì, vi committiamo debiati intendere questo facto et, constando
ad vuy che quello Gorzo habia havuto dicte panzere, ministrati al dicto Iohanne raxone
summaria et expedita. Data Mediolani, die ii februarii 1452.
Cichus.
136
Francesco Sforza comanda al comune e agli uomini di Sale di corrispondere a Giovanni
Boccabianca il salario che gli spetta per essere stato lì podestà.
1452 febbraio 3, Milano.
Comuni et hominibus Salarum.
Iohanne Boccabiancha, exibitor presente de questa nostra lettera, ne dice che ha
servito uno certo tempo in lo podestaria de quella terra per podestà, del qual may non
ha havuto nì sallario nì provisione alcuna. Et perché non pare conveniente ch'el debia
haver servito per niente, volimo che li satisfaciati et pagati del suo salario per quello
tempo ha servito in la vostra podestaria, rata pro rata, segondo che se fa ali altri
podestà de quella terra. Data Mediolani, iii februarii 1452.
Iohannes.
137
Francesco Sforza vieta al capitano del “deveto” dell’Oltrepo di intromettersi in cause civili o
criminali al di là della giurisdizione accordatagli.
1452 febbraio 3, Milano.
Capitaneo devetus ultra Padum.
Como per altre te havimo scripto, sì de novo te replicamo che é nostra intentione, et
cossì volimo, che non te intromette ullo pacto de alcune cause, sì civile como
criminale, nisi dumtaxat tanto quanto commissa tibi iurisdictio se extendit, et non più
ultra, perché non intendemo per alcuno modo sia derrogato alla iurisdictione del
potestà nostro de Pavia. Data Mediolani, iii februarii 1452.
Cichus.
In simili continentia capitaneo Lumelline, die suprascripto.
Cichus.
138
Francesco Sforza chiede al podestà di Pavia di dare ogni aiuto a Giacomo Landolfi, designato
dai deputati della provvisione all’Ufficio delle strade.
1452 febbraio 2, Milano.
27v Potestati Papie.
Perché Iacobo de Landulfi é deputato, de nostra scientia, al’officio dele strate de quella
nostra città de Pavia per li deputati alla Provisione d’essa nostra città, pertanto volimo
che libere lo lassi exercere l’officio suo et che, in omnibus concernentibus dictum eius
officium, gli presti ayuto e favore secondo che sarà expediente, non lassandoli dare
impazo per veruno. Data Mediolani, die ii februarii 1452.
Cichus.
139
Francesco Sforza informa il podestà di Pavia delle lettere credenziali inviate ai presidenti della
città.
1452 febbraio 3, Milano.
Potestati.
Littere credentiales scripte fuerunt presidentibus Papie in personam capitanei Clastigii
et Lumelline prout fit mentio in littera sequenti. Data Mediolani, iii februarii 1452.
Cichus.
140
Francesco Sforza dice al capitano di Casteggio e della Lomellina di avere tassato Pavia e il
Pavese di trenta sandoni nel mese in corso per il rifacimento del ponte sul Po a Cremona; il
duca pagherà serramenti e fattura dei sandoni. Piacenza e Lodi daranno ognuno venti sandoni.
1452 febbraio 3, Milano.
Capitaneo Clastigii et Lumelline.
Per bene del stato nostro et conservacione delli nostri subditi havimo deliberato far
refare el ponte da Cremona sopra el Po, et siando consigliati ch’el faciamo sopra li
sandoni, havimo taxato a Pavia et lo Pavese in trenta sandoni li quali volimo che siamo
facti per tutto questo mese presente, paghando noy el seramento et la manufactura de
dicti sandoni. Et pertanto volimo che, intendendovi asieme, ve retrovati a Pavia cum le
alligate lettere de credenza al potestà et gli presidenti et gli metereti tali ordini alla
comparticione delli dicti sandoni fra la cità et contado che subito senza dilactione o
contradictione alchuna se faciano. Mediolani, iii februarii 1452.
Cichus.
A margine: Duplicata die viiii februarii. In simili continentia scriptum fuit potestati,
capitaneo Citadelle et capitaneo districtus civitatis Placentie pro xx sandonis. Data ut
supra.
A margine: Duplicata die viiii februarii. In simili forma locuntenenti et potestati Laude
pro xx sandonis. Die viiii februarii 1452.
141
Francesco Sforza impone a Andrea de Seni di restituire ai massari di Carlo Zippello i buoi e il
carro tolto in quanto suoi debitori. Per avere giustizia si rivolga agli ufficiali di Lodi.
1452 febbraio 3, Milano.
28r Andree de Senis armigero.
Ne ha facto grave querela el nobile Carolo Zippello che tu gli hai tolto uno paro de bovi
et uno carro sotto pretesto che li soi massari ti siano debitori per cagione dele tasse;
del che molto ne miravigliamo che tu fazi simile detentione senza nostra saputa. Et
pertanto volimo et te commandiamo che subito, senza veruna exceptione, tu gli
restituischi li soi bovi et ogni altra cosa a lui tolta; et se tu te pretendi havere dali soi
massari, tornate ali nostri officiali de Lode che te farano ragione. Mediolani, iii februarii
1452.
Iohannes.
142
Francesco Sforza scrive ad Antonio da Varese, ufficiale delle bollette di Pavia, per l’elezione di
Lorenzo Ratazzi all’ufficio pavese per la conservazione della sanità, al posto Giacomo Cozo.
1452 febbraio 3, Milano.
Antonio da Varisio, offitiali bullectarum Papie.
Post la revocatione de Iacomo Cozo, già officiale pro conservanda sanitate in quella
nostra città, sentimo che li agenti per quella communità hano electo ad simile officio de
conservare la sanità Laurentio de Ratacio; et noi, considerata la sufficientia del dicto
Laurentio, restiamo contenti et satisfacti dela electione in luy facta. Per la qual cosa
volimo et te commandiamo che anchora tu conquiesci ala dicta electione lassando
exercire lo offitio al dicto Laurentio libere senza impedimento alcuno. Mediolani, iii
februarii 1452.
Cichus.
Et a questa electione siamo remasi contenti per questa volta tanto.
143
Francesco Sforza scrive al podestà e ai Presidenti agli affari di Pavia che accetta l’elezione di
Lorenzo Rattazzi all’Ufficio della Sanità.
1452 febbraio 4, Milano.
Potestati et Presidentibus negociis Papie.
Inteso quanto voi, presidenti, ne havete scripto et rechiesto per vostre lettere de volere
elege ad officio sanitate conservanda in quella nostra città Laurentio de Ratacio per li
respecti allegati per voi, siamo contenti per questa fiata che habiati electo, o che
elezate, dicto Laurentio o un altro; et fine a mò probamo et confirmamo dicta electione
per questa fiada, como havimo dicto. Et cossi havimo scripto ad Antonio da Varese,
offitiale dele bullette, che gli presti pacientia in exercire lo offitio et ita ad te, potestà,
dicimo che gli presti auxilio et favore pro dicto exercendo officio. Mediolani, iiii februarii
1452.
Cichus.
144
Francesco Sforza scrive al capitano della Lomellina sulle lagnanze fatte da Francesco
Biscossa, cancelliere di suo fratello Corrado per il preteso pagamento delle tasse sue e dei
massari di Sermignana, Goido, Mede e San Martino pagate a Pavia, dove è estimato.
1452 febbraio 2 , Milano.
28v Capitaneo Lomelline.
Francisco Biscossa, cancellere de Conrado nostro fratello, ne dice che alcuna volta fo
molestato luy et li soy massari che ha in Sermignana, Goyde, Mede et Sancto Martino
et in alcuni altri loci dove ha possessione per casone de tasse; la qual cosa ne significa
essergli facto contra el devere, perché dice essere extimato ad Pavia et contribuire per
esse taxe ad Pavia. Pertanto te commettiamo et volimo che, essendo cossì, non gli
lassi fare veruna molestia, immo faraylo trattare in quel modo et forma che siano
tractati li altri nostri cittadini Pavesi sichè non habia ad potersi iustamente querelarsi.
Mediolani, ii februarii 1452.
Iohannes.
145
Francesco Sforza comunica a Bolognino de Attendoli che Giovanni, famiglio del marchese da
Cotrono, reduce da Roma ha detto che il marchese a giorni uscirà di prigione. Gli comanda
perciò di mutare le guardie preposte alla sua custodia e rendergli più dura la permanenza lì.
1452 febbraio 4, Milano.
Bolognino de Attendolis.
Siamo advisati et certificati como uno famiglio del marchexe da Cotrono, chiamato
Iohanni, quale é stato ad Roma, ha dicto ad uno amicissimo nostro, credendo luy ch’el
fosse el contrario, como el dicto marchexe del certo in breve dì per uno nostro o per un
altro escirà fora de presone; per la quale cosa dubitiamo ch'el non vada cum Dio.
Pertanto vogliamo che, visis presentibus, vuy debiati cambiare tutte quelle guardie che
gli sono de presente alla soa custodia et metergli altre persone dele quale ve possiati
fidare quanto de vuy medesmi alla dicta soa guardia, et anchora vogliamo che debiati
strengere el dicto marchexe più del usato per modo che, havendo animo o deliberato
fare più una cosa como un'altra, segondo dice el dicto suo famiglio, non gli possa
reuscire el pensiero. Et avisatine della provixione gli havereti facta et della receptione
della presente. Mediolani, iiii februarii 1452.
Iohannes.
146
Francesco Sforza scrive al podestà di Cassine circa il furto subito da Frasco da parte di due
suoi famigli fuggiti con cavalli e altro nel Monferrato presso un uomo di ser Guglielmo, cui è
stata ceduta la refurtiva. Il duca vuole che informatosi da Simome Trotto, abitante a Castellazzo,
già famiglio di Frasco, cerchi di pigliare i fuggitivi e farsi restituire cavalli e cose.
1452 febbraio 4, Milano.
29r Potestati Cassinarum.
Lo strenuo Frasco, nostro conductero, ne ha exposto dolendosi gravemente che li
sonno fugiti doi famigli deli soi et menatoli via dei cavalli et altre robbe, quali sonno
capitati in Monferato et aconzatosi cum uno homo d'arme del ser Guielmo, quale ha
avuti dicti cavalli et robbe. Et perché dicto homo d'arme sole praticare ale fiade lì in
quella nostra terra, pertanto volimo che pigliando tu bona informatione de questa cosa
da Simone Trotto, olim famiglio del dicto Frascho, habitatore del Castellazo, taliter che,
cognoscha molto bene dicto homo d’arme et malfactori, arrivando lì o nel distrecto
d'essa terra dove gli possi mettere le mane adosso, li debbi destenere et constrengerli
ad restitutione de dicti cavalli et robbe integramente, como è nostra intentione et non
lassarli senza nostra licentia, usando in ciò ogni toa diligentia et sollicitudine, et tanto
intendimo debbi destenere dicto homo d'arme quanto qualuncha altro de soi arrivasse
lì. Mediolani, die iiii februarii 1452.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit potestati Castellatii.
147
Francesco Sforza ordina al podestà di Varzi di far dare dagli uomini del locale terziere a Colella
da Napoli ciò che Marco Corio gli deve ancora.
1452 febbraio 4 , Milano.
Potestati Varcii.
El strenuo Colella da Napoli, nostro conductero, se grava che non pò essere satisfacto
de alcuni denari deve havere dele tasse soe dali homini del terzero de Varci, como
devi essere informato. Il perché te dicemo et commectimo provedi ch'el sia satisfacto,
como fo ordinato per Marcho Coyro, nostro famiglio, ita che non ne habiamo più
querela. Mediolani, iiii februarii 1452.
Cichus.
148
Francesco Sforza scrive a Nicolò da Verona, armigeo a Vailate, sulla violenza da lui usata verso
la donna che voleva per moglie. Il perdono richiesto viene dal duca negato.
1452 febbraio 5, Milano.
29v Nicolao de Verona, armigero in Vaylate.
Havimo recevuta toa lettera per la quale te accusi havere violata quella zovane cercavi
havere per donna, et cognoscendoti havere gravemente errato ce domandi
perdonanza. Al che te dicemo che ne miravigliamo et dolemoci de ti sii incorso in tale
et tanto excesso quanto è ad violare una donna, et sappiando ti quanto habiamo
operato perché cum honesti et laudabili modi la venisse ad consequire, de poi ce habbi
facto questo manchamento et vergogna, quale per doe casone assai più che forsi tu
non consideri extimiamo; primo per essere la zovene nostra subdita et che sia questo
acto commesso in le terre et paiese nostro; secundario per essere noi operati et
intromissi ad fare che fosse contenta de torte per suo marito. Le quale casone ce fano
retrogradi ad doverte perdonare, chè, perdonandote, ce ne resultariano doe vergogne
dele quale l’una non possiamo già evitare, perché è occorsa, videlicet de havere usata
tale deshonestate nel paese nostro, ma ad questa haverimo patientia cum farti quello
tu meriti venendoce nele mane; l’altra saria mazore, habiando facto el fallo, et cossì
facilmente te perdonassemo; il che seria casone dare ardire ali altri fare el simile, che
quando pur havessi facto qualche assalto, como è usanza deli passionati, et non
violarla como tu te accusi, et dici quello che fine mò non ha decto né ley né alcune deli
soy, li seria qualche remedio ad renderte ala nostra gratia. Conclusive te dicemo
havere facto gran male de quello scrivy havere facto, et venendoce in le nostre forze te
farimo fare rasone. Data Mediolani, quinto februarii 1452.
Andreas Fulgineus.
149
Francesco Sforza scrive a Ventura, luogotenente di Lodi, di non la mula o il mulo o altre cose di
Niccolò da Verona a nessuno senza sua licenza. Mandi a Pandino l’allegata lettera.
1452 febbraio 5, Milano.
Ser Vinture locuntenenti Laude.
Noy te recommandiamo quella mula o mulo sentimo hai nele mane de Nicolò da
Verona stava ad Pandino, quale è fugito, facendoli actendere, ne la darai ad persona
senza nostra licentia et similiter, se altro te venisse in le mane del dicto Nicolò,
saperacene rendere raxone; mandarai subito la ligata lettera ad Pandino. Mediolani, v
februarii 1452.
Andreas Fulgineus.
150
Francesco Sforza comunica a Giovanni da Cavirano che Colleoni si è lamentato che dei suoi 80
cavalli ne abbia sistemati solo 21. Provveda a mettere tutti gli altri a posto.
1452 febbraio 6, Milano.
30r Iohanni de Cavirano.
De quelli cavalli 80 del magnifico Bartholomeo Culione te havimo scripto debi lozare,
pare non habi lozati si non 21, et ne restano ad essere lozati 59, quali sono suso
l’hostarie; de che el prefato magnifico Bartholomeo ne ha facto querela. Pertanto de
novo te dicemo et carichamo che senza più replicatione debi lozare dicti 59 cavalli
siché non ne habiamo più querela, como per altre te havemo scripto. Mediolani, vi
februarii 1452.
Cichus.
151
Francesco Sforza ordina al podestà di Vigevano che non venga disturbato Domenico dal Pozzo
né discusse le garanzie date né il motivo per cui è stato in prigione.
1452 febbraio 5, Milano.
Potestati Viglevani.
Domenico dal Pozo è stato qua da noy et gli havimo facto dire quanto bisogna.
Pertanto non volimo che né a luy né aIe segurtà soe daghi né lassi dare impazo alcuno
per la cagione per la quale è stato im presone. Data Mediolani, v februarii 1452.
Cichus.
152
Francesco Sforza esprime al connestabile Giovanni Galanto il disappunto per il comportamento
dei suoi fanti verso Niccolo Zorzo, commissario ducale. Ordina che detti fanti restituiscano al
commissario quanto rubato.
1452 febbraio 5, Milano.
Iohanni Galanto conestabili.
Havimo inteso una deshonestade quale hano usata quelli toi fanti verso el cavalero de
Nicolò Zorzo, nostro commissario de quella nostra città, in tuorli el suo cavallo et fargli
altre molestie quando venivano da Maledo per compagnare quello che havivano
mandato ad torre; la quale cosa ne è stata tanto molestissima quanto dire se possa, et
maxime essendo loro andati per fare compagnia al dicto cavalero habiano commesso
tale excesso. Et perché deliberamo non comportare tale manchamento, te
commandiamo et volimo che subito, recevuta questa, fazi restituire liberamente il decto
cavallo et ogni altra robba al predicto commissario et senza alcuna exceptione et
spesa perché, essendo loro nostri soldati et pagati da noi, non vogliamo che andando
in nostri servitii, commectano tali excessi; et circa ciò fa che più non habiamo ad
scriverti advisandoti che non lo facendo, noi li provederimo per altra via. Mediolani, v
februarii 1452.
Iohannes.
153
Francesco Sforza sollecita Bartolomeo de Corrigia, referendario di Pavia, al pagamento del
carreggio per la costruzione del castello di Milano. Vuole che tali denari siano consegnati a
Francesco Zorzo, famiglio ducale, cui compete la riscossione.
1452 febbraio 7, Milano.
30v Egregio militi domino Bartolameo de Corrigia, dilecto refferendario nostro Papie.
Dilecte noster, non possemo fare non ne meraveglamo che quella nostra comunità sia
tanto dura al pagamento del carrezo de questo nostro castello de Milano, et più ne
meraveglamo ancora che elli dicano non volere pagare et contribuire più a questo
carrezo perché nuy gli habiamo remesso che non paghino, et cetera; la qual cosa non
è cussì perché alloro né ad nissuno havemo remesso la spesa del carrezo. Pertanto
volemo debiati essere cum quelli dela provisione et fare providano alla spesa del dicto
carrezo ne l’advenire, como hano facto nel passato, non facendoli contradictione né
replicatione alcuna, perché cossi è totalmente la voluntà nostra. Et ad ciò siati
informato dela mente nostra, perché intendimo pure li dinari sonno deputati et assignati
per lo carrezo sonno despesi altrove, ve dicemo et commettimo debiati providere et
ordinare che questi dinari sonno assignati per lo carrezo non vadino in mane del
thexorero, ma vadano in mano de Francesco Zorzo, nostro famigl(i)o, exhibitore
presente, et per luy siano rescossi, perché questa commissione havimo dato alluy. Et
così exequireti et fareti exequire remota ogni cagione. Data Mediolani, die vii februarii
1452.
Iohannes.
154
Francesco Sforza per l’assenza di Giacomo Scrovigno, podestà di Novara, dispone che il
referendario e il tesoriere di Pavia provvedano a riscuotere per gli anni 1450 e 1451 le entrate
dei dazi del pane, vino, carne e imbottato a Cairo, Gambarana, Sparoara e Serpengio.
1452 febbraio 6, Milano.
Referendario et thesaurario Papie.
Perché Iacomo Scrovigno, nostro potestà de Novara, è fora de casa, como sapeti, et
non ha modo al vivere chi non gline provede, ve commectiamo et volimo che per le
intrate de Cayro, Gambarana, Sparoara et Serpengio, quali luochi tene esso Iacomo,
gli fazati respondere per li anni MCCCCL et MCCCCLI proxime passati, deli denari deli
datii del pane, vino, carne et imbottate d’essi luochi. Et essendo dispensati in tucto o
non in parte le dicte intrate, overo datii, volimo suppliati et gli fazati respondere sopra
qualunche intrate de quella nostra città de altritanti denari quanti monta la summa deli
dicti datii, senza exceptione o contradictione alcuna, et non obstante alcuna cosa in
contrario. Mediolani, vi februarii 1452.
Cichus.
155
Francesco Sforza scrive ad Antonio degli Eustachi circa la vertenza tra Antonio Preotono e i
suoi avversari, raccomandandogli Antonio, suo servitore, mentre non vuole che venga, senza
sua licenza, rilasciato il suo avversario Bertola.
1452 febbraio 7, Milano.
31r Domino Antonio de Eustachio.
Per altre nostre littere, ordinate per lo Consiglio nostro de iusticia, a vuy è facta per lo
terzo comissione delle cause vertente tra domino Antonio Preottono e suoy adversarii
per la heredità de Polo Galglà, et cetera. Et perché dicto misser Antonio ne è servitore
e caro, pertanto ve lo recomendiamo quanto porta la iusticia et honestà, et faritine
piacere providendo che Berthola, suo adversario, per veruno modo non sia relassato
senza nostra special licencia, expediendo questo facto quanto più presto serà
possibile. Et teneriti queste nostre littere secretamente, per forma che altro che vuy
non ne possa havere alcuna noticia. Mediolani, vii februarii 1452.
Cichus.
156
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia non infastidisca Giacomo da Villanova per il
libro della tesoreria in quanto la causa è stata affidata al Consiglio segreto.
1452 febbraio 7, Milano.
Potestati Papie.
Non volimo che tu daghi né lassi dare impazo né molestia veruna ad Iacomino da
Villanova per casione de quello libro de thexauraria, del quale te scripsimo alli dì
passati; et se veruna novità gli fusse facta, volimo che tu la faci revocare perché
havimo commettuta la causa del dicto libro al nostro Consiglio secreto. Data Mediolani,
vii februarii 1452.
Cichus.
157
Francesco Sforza scrive al provveditore di Ripalta per la restituzione a Angelo da Fontana dei
ducati dovutigli da Durazo Albanese, capofante di Beltrame da Colderonco.
1452 febbraio 7, Milano.
Provisori Ripalte.
Ne ha significato Angelo da Fontana, nostro provisionato, ch’el debbe havere cinque
ducati da Durazo Albanese, capofante del strenuo Beltramo da Colderoncho, et che da
luy non pò conseguire el devere. Per la qual cosa vi confortiamo et per debito dela
iustitia et per bono exemplo et per honore vostro che li vogliati fare rasone senza
frustatione de litigio, proferendose noi ad far fare el simile a chaduno deli vostri.
Mediolani, vii februarii 1452.
Cichus.
158
Francesco Sforza ingiunge ad Andrea de Seni di procedere, come gli aveva già ordinato, alla
restituzione dei beni di Carlo Zippello non permettendogli di farsi giustizia.
1452 febbraio 7, Milano.
31v Andree de Senis.
Te scripsemo ali dì passati che senza veruna exceptione tu restituisse li beni quali
havevi tolti ad Carlo Zippello o ali soi massari, et sentimo che non gli ha(i) restituiti; del
che ne miravigliamo assai né sapemo donde venga tanta temerità che tu no(n)
obedissi le nostre lettere. Pertanto te replicamo che subito tu gli restituissi senza più
replicatione de nostre lettere, altramente te darimo intendere che tu non hai facto bene.
Et se tu pretendi havere dal dicto Carlo o dali soi massari, domanda ragione ali nostri
officiali che te la farano, et non te la fare da per ti che non te lo volimo comportare.
Mediolani, vii februarii 1452.
Cichus.
159
Francesco Sforza scrive a Notario Giacomo, castellano di Vigevano, di accodarsi con Guglielmo
da Bavera, commissario di Abbiategrasso, per la sistemazione dei ripari del castello in rovina.
Lo informa d’aver scritto al podestà e agli uomini di lì perché gli prestino ogni aiuto.
1452 febbraio 7, Milano.
Notario Iacobo, castellano Viglevani.
Havimo recevuta la toa lettera per la quale ne scrivi deli repari de quella rocha vano
per terra; di che te commendiamo et scrivimo per la ligata al potestate et homeni de
quella nostra terra te dagano quello favore et adiuto sia expediente per reconzare dicti
repari, siché provedi siano reconzi cum ogni celerità, advisandoti che noy manderimo
là subito Gulielmo da Bavera, nostro commissario de Abbià per vedere et fare
aconzare dicti repari, siché te intenderai cum luy. Ma in questo mezo non gli perdere
tempo. Mediolani, vii februarii 1452.
Cichus.
160
Francesco Sforza scrive al podestà, al comune e agli uomini di Vigevano sulla urgenza per i
lavori di riparazione del castello per evitare spese maggiori. Vuole che il podestà si accordi con
il castellano per incominciare i lavori al più presto.
1452 febbraio 7, Milano.
Potestati, communi et hominibus Vigleveni.
Havimo informatione che li repari dela rocha de quella nostra terra de Vigeveno ogni dì
ruynano per modo che, non sigli provedendo adesso con piccola spesa, non sigli
poteria poi provedere senza grande (a) spesa et disconzo. Pertanto noi scrivimo al
castellano che debbia farli reconzare per modo se mantenghino; cossì mandarimo là
Gulielmo da Bavera, 32r nostro commissario ad Abbià, per vedere quello bisogna per
conservare et mantenere dicti repari. Siché al dicto castellano et a Gulielmo dati ogni
favore et adiuto che per dicta casone sia expediente, et tu, potestà, te intendi cum lo
castellano che per ogni modo dicti repari siano aconzi senza indusia. Mediolani, vii
februarii 1452.
Cichus.
(a) grande in interlinea su lunga depennato.
161
Francesco Sforza scrive ai Rettori di Bergamo di aver preso atto del recupero delle cose tolte a
Andrea da Muzasca, suddito sforzesco, e che le trattengono perché non è stato restituito ad
alcuni sudditi veneziani quanto preso da Gasparino di Montebrianza. Lo Sforza, convocato
Gasparino, assicura che si adeguerà al loro comportamento in simili evenienze.
1452 febbraio 7, Milano.
Dominis Rectoribus Pergami.
Inteso quello ne scrivite per una nostra lettera dele robbe de Andrea da Muzascha,
nostro subdito, quale havite facto recuperare et che le havite facte retenere lì per non
essere stato restituito ad alcuni subditi dela signoria de Venexia certo vino, denari et
altre cose ad loro tolte per Gasparino dal Monte de Brianza, nostro capo de
provisionati, ad che respondendo ve dicemo, como per altre nostre lettere haverite
possuto vedere et intendere chiaramente, nostra intentione era et è che ali dicti subditi
dela prefata signoria gli fosse restituito ogni cosa a loro tolta, che non li manchasse
nulla, et ch’eI sia vero, già sonno state restituite le bestie che erano tolte, advisandove
ch’el dicto Gasparino è venuto qui ad noy per volere fare resistentia ad rendere dicte
robbe, al quale noy havimo commandato che in ogni modo debbia restituire ogni cosa
tolta ali predicti vostri, et cetera; et cum questa resposta s’è partito da noy, et cossì se
farà cum effecto dal canto nostro. Ben ve dicemo che ne havite data et insegnà la via
et modo per lo quale ne debiamo governare dele cose sonno state tolte alli nostri per la
restitutione dele quale non ne siamo mossi ad fare tale acto, quale haveti facto voi,
immo semper humanamente havimo scripto dove è accaduto scrivere de là per la
restitutione et poche ne sonno state facte; e però ne governarimo in le cose tolte et in
quelle se toglierano per la via quale ne havite messa inanzi et che havite principiata
voy. Mediolani, vii februarii 1452.
Cichus.
162
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli gli mandi Giorgio Bellano, maestro di
“paviglioli” con Filippo Maria Visconti con il paviglione tolto ad Alfonso re d’Aragona nella rotta
dell’agosto 1435; se non lo avesse, faccia ricercare chi lo possiede per averlo.
1452 febbraio 8, Milano.
32v Bolognino de Attendolis.
Perché intendiamo che Zorzo Bellano, che fu magistro de paviglioli del’illustrissimo
duca passato, habitante in quella città ha presso de sì uno paviglione che fu del
serenissimo re de Ragona preso ala rotta soa, volimo provedati ch’el vegna da noy con
esso; et non havendolo luy, vedite de intendere chi l’ha et fati che omnimo lo habiamo.
Mediolani, viii februarii 1452.
Iohannes.
163
Francesco Sforza comanda a Raffaele de Zacari di restituire ai compagni di Bernabò
Sanseverino il cavallo e la roba loro tolta, avendo i saccomanni riparato i danni da loro
cagionati. Assurdo che voglia essere indennizzato per il cavallo, essendosene personalmente
servito.
1452 febbraio 8, Milano.
Raphaeli de Zachariis.
Ne miravigliamo non habi restituito indiretro al quelli doi compagni del magnifico
Bernabò da Sanseverino il cavallo et robba loro, segondo che per altre nostre lettere te
habiamo scripto, habiando loro satisfacto il damno feceno li loro saccomanni et pagato,
como sentimo hano facto. Pertanto volimo et te commandiamo che, senza più
replicare, li restituischi indireto et lo cavallo et la robba tucta senza alcuno
manchamento né dilatione de tempo, dummodo se sia dal canto loro facto prima el
debito. Et che dichi voli te sia pagata la spesa del cavallo, non ce pare rasonevole
perché te l’hay pur usufructato; la lista dela robba tucta per toa mazore informatione
serà qui inclusa. Ali saccomanni se sonno assentati, habiamo, per contemplatione de
Bernabò, facta gratia possano retornare dali loro patroni; siché te ne advisamo ad ciò li
lassi tornare. Mediolani, viii februarii 1452.
Andreas Fulgineus.
164
Francesco Sforza scrive ad Angelo Lombardo che,non sapendo se Antonello da Sonzino
intenda ancora prendere il fieno di Barbata, lo lasci prendere da Bernardo o da chi vorrà.
1452 febbraio 8, Milano.
Angelo Lombardo.
Perché non sapimo si magistro Antonello da Sonzino voglia torre el feno de Barbata,
segondo ha promesso et pare non curi altramente, pertanto mandiamo là Bernardo,
presente portatore, che, o ad luy o ad altri lo debia spazare; siché siamo contenti et
volimo lo lassati portare via ad chi lo vorrà. Mediolani, viii februarii 1452.
Iohannes.
165
Francesco Sforza, informato da Antonio Trotto di avere più bocche di quelle sistemate, vuole
che Raffaele de Zacari faccia corrispondere anche per queste la tassa e trovare alloggio. Farà
pure, contro pegni, dare biada per i cavalli e vino ai soldati.
1452 febbraio 8, Milano.
33r Raffaeli de Zachariis.
Miser Antonio Trotto ce ha de novo recordato havere più bocche assai oltra quelle di
che ha adlozamento et pregatoce gli vogliamo fare provedere de alozamento et
respondergli dela taxa per le dicte boche ha soperchie. Per la qual cosa, parendoce la
sua requesta rasonevole, volimo che, havuta prima o per via de sacramento o de
monstra diligente et chiara informatione dele bocche vive che ha soperchie, li fazi
respondere dela taxa per quello et provederli de allozamento senza altra replicatione et
manchamento. Similiter, como per altra te scripsemo, farai dare al dicto miser Antonio
et ali soi dele biade per li cavalli et vino sopra li soi pigni, che siano recipienti et
rasonevoli, et non manche. Mediolani, viii februarii 1452.
Andreas Fulgineus.
Die 16 februarii Mediolani replicata fuit tenore suprascripto cum addicione che
compartesse queste boche superchie suso li logiamenti de domino Antonio Trotto o
dove meglio gli paresse.
166
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di rimettere in libertà Pietro, famiglio di Sfolioso.
1452 febbraio 8, Milano.
Potestati Papie.
Havimo recevuto la toa lettera et inteso quanto tu ne scrivi de Petro, famiglio de
Sfolioso, già più mesi sostenuto presso ti. Siamo contenti et volimo, attenta la soa
ligiera colpa, fargli gratia et liberatione, et cossì volimo et te conmittimo che tu lo debi
liberare. Mediolani, viii februarii 1452.
Cichus.
167
Francesco Sforza scrive al capitano della Lomellina delle lagnanze di Giovanni Giacomo
Maletta per le mancate prestazioni di quelli di San Giorgio verso i suoi uomini e cavalli.
1452 febbraio 6, Milano.
Capitaneo Lomelline.
Iohanne Iacomo Maletta, nostro homo d’arme, lozato in San Zorzo se dole che quelli
homini non gli fano el debito per le soe bocche et cavalli, segondo sonno convenuti
insieme, dove ne supporta desaso et sconzo assai; del che molto ne miravigliamo.
Pertanto volimo et te comectiamo che subito li fazi provedere de tucto quello sonno
tenuti per la dicta conventione, cossì per lo passato como per lo avenire, in modo non
ne sentiamo più rechiamo. Mediolani, vi februarii 1452.
Cichus.
168
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi, accertati gli eccessi e i mancamenti che
Niccolò Sommariva imputa a Petrone Taberno, lo avvisi perché possa provvedervi.
1452 febbraio 8, Milano.
33v Locuntenenti Laude.
Da Nicolò da Somarippa, nostro cittadino Lodesano, habiamo recevuto grande querela
deli modi et excessi ha usato et usa verso sé uno chiamato Petrone Taberno, appresso
ad molti altri manchamenti ha commesso et commecte ogni dì, como più largamente
poderai intendere da luy. Pertanto volimo che da poi haverai inteso quanto decto
Nicolò te vorrà dire sopra ciò, debbi havere diligente informatione se cossì è como luy
ne ha significato; et, trovando essere cossì, vogliamo che subito ne debbi advisare ad
ciò li possiamo provedere. Mediolani, viii februarii 1452.
169
Francesco Sforza vuole che il capitano del comitato di Pavia d’Oltrepo, accertato che gli uomini
di Monte Dondone hanno bruciato e ucciso sette cavalli di Pietro Antonio da Perugia, uomo
d’arme ducale, imponga loro di risarcire tale danno.
1452 febbraio 10, Milano.
Capitaneo comitatus Papie ultra Padum.
Petro Antonio da Perosa, nostro homo d’arme, è venuto da noi gravandose che gli
sonno stati brusati septe cavalli in Monte Dondono; et quantunca commectissemo a ti
gli devessi ministrare rasone contra li perpetratori del dicto incendio et tu habbi facto
demostratione de volerli punire, pur niente è seguito. Immo, dice esso Petro Antonio, li
decti malfactori essere andati ala Petra de Filippo Spinola a tributare quelli fanti, aciò
dicano loro havere commesso dicto incendio. A noi pare molto difficile ad credere che
cossì sia, pur ne pare, et cossì te commectiamo et volimo che, constandote li homini
de Monte Dondone essere stati casone d’esso incendio, procedi contra de loro et li
astrenzi ad pagare li decti cavalli ad esso homo d’arme senza exceptione et
contradictione alcuna. Et questo volimo se faza cum ogni celerità possibile. Mediolani,
x februarii 1452.
Cichus.
170
Francesco Sforza si compiace con Bolognino de Attendoli per i provvedimenti presi verso il
marchese de Cotrone e l’assicura di aver scritto al referendario di Pavia per il suo pagamento.
1452 febbraio 10, Milano.
Bolognino de Attendolis.
Ne è piaciuto molto, aIe vostre respondendo, la provisione havite facta circa la guardia
del marchese de Cotrona et ne commendiamo molto la vostra diligentia, carichandove
ad fare tale guardia che esso non possa commectere veruna fuga. Ala parte ch’el
referendario nostro lì non vi habia satisfacto et pagato segondo che li è stato scripto,
ne miravigliamo et per la ligata li scriviamo opportunamente per modo che vi farà lo
integro pagamento. Del facto dela cittadella de Novara li provederimo. Mediolani, x
februarii 1452.
Iohannes.
171
Francesco Sforza comanda al referendario di Pavia di soddisfare Bolognino, castellano locale,
di tutto quanto gli spetta per le sue paghe.
1452 febbraio 10, Milano.
34r Referendario Papie.
Benché per altre nostre lettere vi habiamo scripto opportunamente circa che debiati
fare contento il spectabile Bolognino, nostro castellano lì, de tucto quello resta devere
havere per le paghe soe, nondimeno pare non l’habiati facto; de che molto se
miravigliamo. Pertanto replicando vi dicemo che debiati satisfarlo et pagarlo
integramente de tucto quello resta ad havere per le dicte soe paghe, siché più non vi
habiamo ad scrivere. Et in questo faciti non intervenga veruno manchamento.
Mediolani, x februarii 1452.
Iohannes.
172
Francesco Sforza ordina al priore della Certosa di Pavia di andare da lui il giorno seguente con
il vicario e il procuratore del convento.
1452 febbraio 11, Milano.
Priori Cartusie Papiensis.
Per certa casone vi confortiamo et carichamo che domane matina per tempo vegnati
da noi et menate cum voi el vicario et procuratore del vostro monasterio dela Certosa;
et in questo non sia fallo né exceptione alcuna. Mediolani, xi februarii 1452.
Cichus.
173
Francesco Sforza comanda a Bolognino de Attendoli di saldare, entro otto giorni, quanto ancora
dovuto al referendario di Lodi perché che si possano completare i lavori della Muza.
1452 febbraio 11, Milano.
Bolognino de Attendolis.
Ad ciò che tale bona opera quale facimo fare per lo decurso del’acqua dela Muza non
remagna (a) inperfecta, ve confortiamo et carichamo quanto più possimo che infra el
termino de otto dì vogliati pagare al nostro referendario de Lode quello resto, cioè
ducati 23, che vi toccano per la parte vostra. Mediolani, xi februarii 1452.
Cichus.
(a) Segue inpendente depennato.
174
Francesco Sforza replica al capitano della Lomellina di costringere gli uomini di Candia a
pagare ad Agnolello da Lavello quanto si è convenuto per l’alloggio di altri tre cavalli.
1452 febbraio 11, Milano.
34v Capitaneo Lomelline.
Perché altre volte el spectabile et strenuo Angelello da Lavello ne fece querela che,
essendoli assignato a Candia lozamento per altri tri cavalli et havendoli promesso
l’homini d’essa terra de satisfarli et pagarli le taxe per dicti cavalli et gli negarono poi
fargli dicto pagamento, te scripsemo che de ciò devevi havere informatione se cossì
era; et trovando cossì, devessi strengere li decti homini a fargli el suo pagamento. Et
perché mò dicto Angilello ne ha facto nova querela che, licet tu habbi havuto dicta
informatione, che tamen non lo fai pagare, pertanto de novo te scrivimo che, havendo
tu havuto la informatione predicta et trovando essere cossì, debbi provedere che sia
facto el devere integramente al dicto Angelello, siché non habiamo più ad scriverti né a
sentire più rechiamo. Mediolani, xi februarii 1452.
Cichus.
175
Francesco Sforza non intendendo accordare a Antonio Guidobono che sugli incanti di Pavia gli
sia concessa esenzione per il suo giadino e non volendo che abbia di che contendere con i
dazieri, chiede al referendario di stipulare una convenzione annuale con i dazieri.
1452 febbraio 12, Milano.
Referendario Papie.
Antonio Guidobono, secretario nostro, ce haveva domandato volessimo de gratia neli
incanti de quella nostra città preservare exempto lo suo zardino che se domanda lo
zardino de miser Pasquino Capello; noi non intendiamo dali datii ordinarii fare exempto
né luy né altro. Ma perché Antonio predicto et la famiglia soa non habiano ogni dì a
debattere et contendere per ogni fetta che portano dal dicto loro zardino in Pavia cum li
datieri, siamo contenti et vogliano vedati modo de fare qualche honesta compositione
cum li datieri per le cose se coglierano et nascerano supra dicto zardino, quale
conventione Antonio predicto paghi ali datieri in uno o doi termini fral’anno. Et questa
tale conventione poi segli servi nel tempo ad venire ad ciò che per li fructi che se
coglierano et nascerano sopra dicto zardino, esso Antonio et soa famiglia non habiano
ad fare altro che uno pagamento per tucto l’anno, facendo fare de ciò ogni scriptura
che vi parerà bisognare per l’anno presente et per li altri da venire. Mediolani, xii
februarii 1452.
Cichus.
176
Francesco Sforza scrive al podestà di Rodobio, al comune e agli uomini di Vinzago di volere
concedere a Bartolomeo, compagno di Moretto da Sannazzaro, la tassa spettantigli e
corrispondergli quanto dovuto per il passato.
1452 febbraio 11, Milano.
35r Potestati Rodobii ac communi et hominibus terre Vinzaghi.
S’è gravato pur ad noi el strenuo conte Bartholomeo, compagno de miser Moretto de
Sanazaro, nostro conductero, che voi non curati fargli el debito suo dela tassa deve
havere in quello luoco né del passato né del’avenire; dela quale vostra renitentia ne
miravigliamo grandemente, havendovi scripto per tante nostre lettere gli debiati
satisfare, et più ne miravigliamo de ti, potestà, che non gli fazi fare el debito et che ne
daghi casone de scrivere tante lettere per questo facto. Il perché havimo deliberato
anchora scrivervi questa, admonendovi et commandandovi che, remossa ogni cagione,
provediati el prefato conte Bartholomeo sia satisfacto per lo pass(at)o et gli sia
resposto per l’avenire per modo non habiamo tedio de scrivervi più, certificandovi che,
havendone noi più lamenta, provederimo per modo che non ve laudarite dela renitentia
et inobedientia vostra. Mediolani, xi februarii 1452.
Cichus.
177
Si comunica a Luigi de Crottis quanto disposto con la missiva precedente.
(1452 febbraio 11, Milano).
Aluysio de Crottis.
Scriptum fuit prefato Aluysio de suprascripta continentia quod satisfieri faciat prefato
comiti Bartholomeo de suis tassis et in futurum faciat responderi ad integram
satisfationem. Data ut supra.
Cichus.
178
Francesco Sforza comunica a Bolognino de Attendoli l’invio di Danesio de Maneri per condurre
a Milano la bronzina e due spingarde complete del tutto.
1452 febbraio 11, Milano.
Bolognino de Attendolis.
Mandiamo là el Danesio de Maneri per fare condure qui la bronzina; et havemogli
ordinato ch’el debbia anchora condure quelle doe spingarde cum la coda che havite voi
lì in castello. Pertanto vogliamo debiati dare et consignare al dicto Danese dicte doe
spingarde cum la coda et faritegli anchora dare tucto lo resto de quello metallo che
avanza dele spingarde quale ha in mane lacomo da Crema, officiale nostro là dele
monitione, ad ciò che possa condure qui ogni cosa segondo li havimo ordinato.
Mediolani, xi februarii 1452.
Cichus.
179
Francesco Sforza scrive al referendario di Pavia che dia a Danese da Maineri due carri con
quatto paia di buoi per carro per trasportare a Binasco e a Milano una bombarda e munizioni.
1452 febbraio 11, Milano.
35v Referendario Papie.
Mandiamo là el Danese da Mayneri per condure una bombarda et alcune altre
monitione qui ad Mediolano. Pertanto vogliamo gli debiati fare dare doe carre cum
quatro para de bovi per caro per condure quelle cose gli havimo ordinato in fino ad
Binascho; et li homini da Binascho lo faranno condure poi qui. Et non sia fallo.
Mediolani, xi februarii 1452.
Cichus.
180
Francesco Sforza comunica al luogotenente di Lodi che, avendo perdonato Niccolò da Verona,
gli sia restituita ogni cosa toltagli. Lo stesso è scritto al podestà, comune e uomini di Pandino.
1452 febbraio 12, Milano.
Locuntenenti Laude.
E' stato qui da noi Nicolò da Verona, nostro homo d’arme, et reductosi in colpa et
pentito de ogni suo fallo; et perché sì liberamente et cum animo fervente et caldo è
tornato da noi, como è et cum quella debita colpa se recerca, pertanto li havimo
perdonato et siamo contenti et volimo debbi ordinare et provedere gli sia restituito tucto
quello li fosse stato retenuto del suo dentro da Lodi, taliter ch’el sia integre satisfacto
de ogni cosa soa, non obstante altre nostre lettere in contrario. Mediolani, xii februarii
1452.
Iohannes.
In simili forma scriptum fuit potestati, communi et hominibus Pandini de rebus quas
habet in Pandino, et cetera.
181
Francesco Sforza comanda al referendario di Lodi di trovarsi con il luogotenente per l’invio di
due maestri per preparare la nave e con mezza somma di “stroppa” a Cassano per fare quanto
ordinerà loro Bartolomeo da Cremona.
1452 febbraio 14, Milano.
Referendario Laude.
Volimo che tu sii cum lo nostro locotenente et mandati subito, havuta questa, senza
demora alcuna doi magistri da conzare nave et cum meza soma de stroppa ad
Cassano, che se presentino ad Bartholomeo da Cremona et fazano quello luy gli
ordinarà perché luy li pagarà et satisfarà. Et in questo non sia fallo né dimora. Data
Mediolani, xiiii februarii 1452.
Cichus.
182
Francesco Sforza, avvisato il luogotenente e il referendario di Lodi dell’arrivo a Lodi domani
sera del marchese di Mantova, chiede sia trattato onorevolmente. Il referendario comperi ogni
cosa necessaria, sicuro che nella stessa serata sarà rimborsato dal cancelliere Giovanni de
Ulesi.
1452 febbraio 13, Milano.
36r Locumtenenti et referendario Laude.
Ve advisamo como lo illustre signor messer lo marchexe de Mantoa se partirà domane
deretro disnare de qui et domane de sera venerà ad cena lì ad Lode. Pertanto volimo
debiati fare preparare honorevelmente la cena per domane ad sira per la signoria soa
et cossì per tutti quelli venerano in soa compagnia et fareti apparechiare li lecti et
stancie et ogni altra cosa ve parerà necessaria, siché ciaschuna persona sia tractata
honorevelmente; et tu, referendario, comperaray ogni cosa perché domane ad sera
poy ser Zohanne de Ulexis, nostro canzellario, quale mandiamo cum lo prefato illustre
signor marchexe, te renderà tutto quello haveray speso. Siché fati non mancha nulla.
Allo quale illustre signor marchexe volimo andati incontro et li faciati tanto honore
quanto farestivo alla nostra propria persona. Mediolani, xiii februarii 1452.
Franciscusfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
183
Francesco Sforza sollecita Antonio de Picheti, vicario del vescovo pavese, a terminare la causa
tra il vescovo e Oldrado Lampugnani, consigliere ducale, perché la mancata soluzione
impedisce Oldrado di operarare in alcune faccende come richiesto da duca.
1452 febbraio 15, Milano.
Antonio de Pichetis, vicario episcopi Papiensis.
Intendendo noi operare il spectabile nostro consegliero misser Oldrado da
Lampugnano in alcune nostre spetialitate molto importante et volendolo mandare per
expeditione de dicte fazende, s’è demostrato pur un pocho difficile per respecto dela
causa che vertisse fra monsignor miser il vescovo lì vostro et luy, la quale è commessa
ad voi per lo terzo de voluntà d’esse parte perché, dice, vorria pur prima nanzi la soa
partita vederli fine; et perché se recordiamo altre volte havervi scripto per la
expeditione d’essa causa, se miravigliamo più che anche non gli habiati posto el debito
fine. Il perché vi confortamo et mandamovi decidati et terminati dicta causa facendo
rasone, non guardando più nel volto del’uno como del’altro; nam ne pare farite el
debito vostro ad mectergli horamai fine et faritene 36v anche ad noy piacere assai, si
perché el dicto miser Oldrado habia casone de non retrarsi et de andare con soa bona
voglia per le dicte nostre spetialitate, nedum adesso, ma anche dele altre volte, et si
perché desideramo grandemente ch’el habia fine per lo bene, cossì del’uno como
del’altro, et dolene assay che differentia alcuna sia tra essi doi quali sonno quelli
homini che sonno et ali quali portiamo singulare affectione. Siché vi carichamo per ogni
respecto ad mectergli adesso fine facendo rasone como havimo dicto.
Mediolani, xv februarii 1452.
Cichus.
184
Francesco Sforza, avuta da Giovanni Stefano Bottigella richiesta di poter prendere acqua dal
fiume Versa per un mulino e per irrigare alcuni suoi prati a Castana, territorio della giurisdizione
del podestà di Stradella, vuole che il capitano del comitato pavese d’Oltrepo chieda al podestà
se tale concessione danneggia i locali e quanti danari se ne possono pretendere.
1452 febbraio 13, Milano.
Capitaneo comitatus Papie ultra Padum.
El venerabile messer Zohanne Sthefano, prothonotario di Butigelli, ne ha rechesto
licentia de poter cavare fora del fiume de Versia certa aqua per uso de uno mulino et
per irrigare certe prate nel territorio del loco dela Castanea. Et perché intendiamo ch’el
dicto loco dela Castanea è dela iurisditione del podestà dela Stradella, volimo che,
retrovandote cum esso podestà, te informi de che importantia è lo cavare dela dicta
aqua et sel ne segue preiuditio ad alcuna persona et quanto et se per lo concedere
d’esse licentie se ne potria cavare alcuni dinari et quanti; et de tucto quello trovaray
advisane. Data Mediolani, die xiii februarii 1452.
Cichus.
185
Francesco Sforza ordina al commissario e podestà di Lodi che Giovanni e Franceschino de
Caimi siano soddisfatti dei crediti che vantano da Stefano e Donato de Dolzini, da Antonio de
Burri e Oldrado de Cabiani.
(1452 febbraio 13, Milano).
(a) Commissario et potestati Laude.
Sthefanus et Donatus de Dolzinis, Antonius de Burris et Oldradus de Cabianis, in
supposita tibi iurisditione residentes, debitores sunt Iohannis et Francischini de Caymis
de certa denariorum summa, massaritii de causa, qui omnes sibi verba potius et
dilationes dare quam satisfacere student in non leve suum detrimentum; committimus
ergo tibi et volumus quod ad omnem ipsorum Iohannis et Francischini et legiptimi nuntii
sui petitionem, constante de vero debito, compellas eos per omnia iuris remedia et ea
que consimilibus in causis usitari solent et debent ad satisfaciendum sibi de eo quod
debuerint, omni cum celleritate possibili, superinde procedendo summarie, simpliciter
et de plano sine strepitu et figura iudicii, cessantibus cavilationibus et frivolis
exceptionibus quibuslibet et per modum quidem quo minime deducantur per anfractus
litigiorum, quibus nequaquam indigent aliis et nostris presertim in servitiis occupati.
Data ut supra.
Cichus.
(a) Precede Manfredo de Forlivio depennato.
186
Francesco Sforza scrive al luogotenente di Lodi di aver inteso di quanto comunicatogli circa
quanto detto dai conestabili di Geradadda e da Giacomo. Continui a riferirgli ogni cosa.
1452 febbraio 15, Milano.
37r Locuntenenti Laude.
Havimo recevuto una toa lettera per la quale restiamo advisati de quello hai inteso de
quelli conestabili che sonno in Chiradadda et del conte Iacomo, ad che non accade
altra resposta si non che commendandote ne vogli spesso advisare de quanto
intenderai più oltra. Mediolani, xv februarii 1452.
Cichus.
187
Francesco Sforza comanda al capitano del “deveto” d’Oltrepo pavese di non molestare gli
abitanti di Arena Po che, non potendo prendere del sale, se lo sono procurato nel 1450 di
sfroso.
1452 febbraio 15, Milano.
Capitaneo devetus Papie ultra Padum presenti et futuris.
Li poveri homini de Arena ne hano sporto la suplicatione, quale te mandiamo qui
inclusa, et se gravano troppo che, essendo loro cazati da Pavia et da ogni altro luoco,
donde non potevano torre del sale, debiano essere molestati per havere tolto del sale
da chi gli ne hano dato. Volendo aduncha usare liberalità et gratia con essi homini per
li decti respecti et anche perché, essendo tempo de epidimia et bandezati da ogni loco,
como è decto, ne pare assai conveniente cosa se debiano essere aiutati del sale al
meglio hano possuto, havendo etiandio essi homini, como dicono, levato la soa tassa
del sale (a) de quello anno. Siamo contenti et te commectiamo et volimo non daghi
impazo né molestia alchuna ad essi homini d’Arena per casone del sale frosato havuto
per loro in l’anno MCCCCL proximo passato, del quale se fa mentione in la dicta
supplicatione, immo revochi ogni novità facta contra essi et fazi cassare ogni
condemnatione, multa, processo et scriptura facta contra de loro per tale casone in
modo che a niuno tempo advenire non possino essere molestati né gravati loro né
alcuno de loro. Mediolani, xv februarii MCCCCLII.
Cichus.
(a) Segue como hanno depennato.
188
Francesco Sforza, inteso quanto da scritto Giovanni da Cavirano, capitano del “deveto” di
Casteggio, da Raffaele Zaccaria, capitano del “deveto” della Lomellina pavese, e da Giovanni
Luchino circa i sandoni per il ponte sul Po a Cremona, dispone che si faccia tagliare legname
necessario e sia portato al Po e di trovare i maestri per lavorare ai “sandoni”.
1452 febbraio 15, Milano.
37v Iohanni de Cavirano, capitaneo devetus Clastigii, et Raphaeli Zacharie, capitaneo
devetus Lomeline Papiensis.
Havimo veduto quello ne scriviti, cussì quello ne ha dicto ad bocha Iohanne Luchino,
presente exibitore, circha lo opera deli sandoni ve havimo scripto faciati fare per lo
ponte nostro de Cremona. Quele cose intese, ve dicimo breviter che nostra intentione
è faciati tagliare deli lignami dove se ne trovano segondo ad vuy parerà et poy li faciati
condure alla riva de Po dove dicti sandoni se haveranno ad lavorare, commandando
quelle opere ve saranno necessarie per tagliare et condurre li lignami; et cussì vi
mandiamo la commissione patente. Li maistri volimo debiati trovare vuy che vadano ad
lavorare quisti sandoni, li quali volimo pagare, come più largamente intenderiti da
Iohanne Luchino, quale vene informato de tucto ad pieno de nostra intentione. Data
Mediolani, die xv februarii 1452.
Cichus.
189
Francesco Sforza ordina ai capitani di Casteggio e della Lomellina di trovare alloggio per i trenta
cavalli che Gaspare da Sessa non ha potuto sistemare sulle terre di Luchina dal Verme.
1452 febbraio 15, Milano.
Capitaneis Clastigii et Lomelline.
Perché havevamo mandato in le terre de madonna Luchina Gasparro da Sessa cum li
soi cavalli ad alozare, cioè cum cavalli lxxv et altretante boche et troviamo che non gli
possono stare tucti se non cavalli xlv, però volimo che quelli cavalli et bocche trovarite
che dicto Gasparro habia vivi et cum effecto, ultra li dicti xlv, che non gli sia fraude,
debiati fra voi trovare modo et forma de alozarli; et facetelo sì presto che non habiano
materia stare in le hostarie né anche fare danno ali homini del paese. Mediolani, xv
februarii 1452.
Duplicata.
190
Francesco Sforza scrive al capitano della Lomellina per la sistemazione dei cavalli di Tonino dei
conti da Mede al servizio di Colleoni e la attribuzione della sua tassa, come per il passato.
1452 febbraio 16, Milano.
38r Capitaneo Lomeline.
El magnifico Bartholomeo Coglione, nostro capitano, ne dice haver conducto ad suy
servitii uno Tonnino deli conti da Mede quale ha lì in Lomelina logiamento per quatro
cavalli; il perché te commettimo et volimo che al dicto Tonnino debbi servare
logiamento facendogli respondere della taxa sua come se respondi alli altri et come gli
è stato resposto nel passato. Data Mediolani, die xvi februarii 1452.
Cichus.
191
Francesco Sforza risponde a Giovanna di Sanseverino e al podestà di Soncino sul colloquio
avuto da Tedoldo con il conestabile dei Veneziani, Calabrese. Ordina di non far fare guardia ai
locali e comunica che scriverà a Francesco, Almerico e Bernabò Sanseverino, marito e cognato
di Giovanna perché provvedano alla cosa.
1452 febbraio 16, Milano.
Domine lohanne de Sancto Severino nec non potestati Pandini.
Havimo recevute le vostre lettere et inteso quello ne haviti scripto del parlamento ha
facto quello vostro, nominato Tedoldo, cum quello conestabile della signoria de
Venexia, chiamato Calabrese, et la domanda che esso conestabile gli ha facto cum
molte promissione, et cetera. Respondendo vi dicimo che haviti facto bene advisarne
et ne piace, commendandovi molto, et perché la cosa non è senza grande pericolo, vi
dicimo che debiati havere advertentia et non lassare fare guardia a quilli homini de
quella terra, maxime de chi podesse accadere veruno suspecto et advertere in tal
modo et forma che ad essi Venitiani cum via de tal promesse non possa reusire el
pensiero, advisandovi che nuy ne scrivimo alli spectabili Francesco Almericho et
Bernabò, vostri marito et cugnati, che presto ce debiano provedere; ma fra questo
mezo, attenditi a bona guardia cum bona advertentia per modo che non possa
occorere veruno manchamento. Data Mediolani, die xvi februarii 1452.
Iohannes.
192
Francesco Sforza, riferito a Francesco, Almerico e Bernabò, fratelli Sanseverino, il colloquio
avuto da Teodoldo da Pandino con Calabrese, conestabile dei Veneziani, sulle possibilità di
consegnargli la locale rocca, ordina ai fratelli di intervenir per evitare che ciò avvenga.
1452 febbraio 16, Milano.
38v Francisco Almerico et Bernabovi, fratribus de Sancto Severino.
Nuy havimo inteso che uno delli vostri homini da Pandino, chiamato Thedoldo da
Pandino, s’è conducto insieme a parlare cum uno conestabile della signoria de
Venexia, ciamato Calabrese, nel qual parlare siamo informati ch’esso Calabrese gli ha
domandato se luy haverebbe el modo de dargli quella rocha d’essa terra de Pandino
nele mane, facendogli molte promesse. Et perché questa cosa non è senza gram
pericolo, ve ne advisamo acioché cum presteza gli possiati fare le expediente
provisione et tale che ad essi Venetiani non possa reuscire loro pensiero cum simele
promesse; siché vi confortiamo che presto gli faciati provisione. Data Mediolani, die xvi
februarii 1452.
Iohannes.
193
Francesco Sforza vuole che Antonio da Lonate intervenga circa il matrimonio tra la figlia di
Giovanni da San Pietro, cancelliere di Banca Maria, e Eusebio di Pietrasanta. Vuole che
Antonio cerchi di avvicinare Giovanni per dirgli che il duca non vuole il matrinonio della figlia con
Eusebio come provi avvicinare il figlio di Giovanni per distoglierlo dal favorire tale matrimonio.
1452 febbraio 17, Milano.
Domino Antonio de Lonate.
Intendendo nuy che ser lohanni da Sancto Petro, canzellero dela illustre madonna
Bianca, nostra consorte, voleva maritare una soa figluola et se diceva volerla dare ad
uno Eusebio da Pietrasancta, commissimo ad meser Andriotto del Mayno, che se
devesse retrovare cum esso ser lohanni et confortarlo per nostra parte a non maritare
essa sua figlola al dicto Eusebio per certi legitimi et boni respetti; pare che esso meser
Andriotto non gli potè parlare perché el figlolo d’esso ser lohanni non lo lassò andare
da lui. Et perché perseveramo in quella opinione ch’esso Eusebio non habia la dicta
donna, ve confortiamo et carichamo che cerchiate ogni modo et via de ritrovarvi cum
esso ser Iohanni et confortarlo et charicharlo per nostra parte che non voglia procedere
al dicto matrimonio cum esso Eusebio per ogni bono respecto quale gli farimo
intendere quando serà guarito. Et quando gli haverite fatta questa ambassata
secretamente da voi et da luy, fatine un'altra simile al figlolo, quale intendiamo inclina
molto ad questo fatto, et sforzatevi per ogni modo et via che tale matrimonio non habia
loco, ma habiati advertentia ad farlo honestamente et in modo ch’el non se sappia per
altri, advisandone come haverite fatto. Data Mediolani, xvii februarii 1452.
Cichus.
194
Francesco Sforza scrive al referendario di Pavia sul legname del parco di Pavia da usare per la
risistemazione dei galeaoni.
s.d.
39r Referendario Papie.
Per fare reconzare li galioni nostri quali sonno in quella darsena habiamo scripto et
commesso al capitaneo nostro del parcho che faza tagliare tucto quello ligname serà
bisogno, secundo ordinarà domino Antonio Eustachio; però vogliamo et cossi vi
commandiamo che debiati dare et numerare.(a)
(a) La missiva che così termina, è depennata.
195
Francesco Sforza ordina al capitano del parco di Pavia di lasciar tagliare il legname che Antonio
degli Eustachi riterrà necessario per la riparazionedei galeoni che sono nella darsena della città.
1452 febbraio 16, Milano.
Capitaneo parci Papie.
Perché bisongna havere alcuno lignami per fare reconciare alcuni de quelli nostri
galeoni che sonno in la darsina de Pavia, segondo che havimo commisso al spectabile
misser Antonio Eustachio, siamo contenti, et cussì ti committiamo et volimo che lassi
tagliare fuora de quelli nostri boschi tucto quello ligname ordinarà el dicto domino
Antonio per lo reconciamento d’essi galeoni; et demum tagliato lo dicto ligname,
vogliamo che debbi comandare tante care come bisognaranno perché prestissimo se
possa condurre dicto ligname ala dicta darsina. Et circha questo vedi non li intervenga
veruno manchamento per quanto ami la gratia nostra. Data (a) Mediolani, die xvi
februarii 1452.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
(a) Segue ut supra depennato.
196
Francesco Sforza scrive a Vertura, luogotenente di Lodi, di volere che Giovanni da Lugo,
cameriere ducale, e gli altri sistemati a Maledo, abbiano la tassa loro spettante contro la
resistenza di alcuni del luogo che si dicono esenti da tale contribuzione.
1452 febbraio 18, Milano.
Ser Vinture, locuntenenti Laude.
Non possono Iohanni da Lugo, nostro camorero, et li altri nostri quali hano lozamento
ad Maledo essere sati(s)facti dela tassa soa per casone de alchuny de quella terra,
quali se pretendono d’essere (a) exempti et, per non volere loro contribuire, fano tucti li
altri stare renitenti; il che è contra la voluntà nostra perché deliberamo dicto Zohanne et
li altri nostri siano satisfacti et non volimo nisuno, sia chi se voglia, sia servato exempto
dali lozamenti deli cavalli; et cossì è la intentione nostra. Pertanto provedite che al dicto
Zohanne et ali altri che alozano in quello loco sia facto loro debito, non preservando
nisuno exempto, como anche scrivimo al potestà de Maledo. Et fati in modo che più
non ne habiamo querela et che per questo non bisogni più replicatione. Mediolani, xviii
februarii 1452.
(a) Segue complices et recomandatos depennato.
197
Francesco Sforza rimprovera il podestà di Maledo per non aver ancor soddisfatto delle tasse
Giovanni da Lugo e altri con il pretesto di inesistenti esenzioni.
1452 febbraio 17, Milano.
39v Potestati Maledi.
Non è modo, per quante lettere ti habiamo (a) saputo scrivere, che tu vogli fare
satisfare Zohanne da Lugo, nostro camorero, et quelli altri nostri lozano lì ad Maledo
dele tasse soe; di che ne dolemo de ti et miravigliamoci che intendimo sonno in quella
terra alcuni quali se pretendono essere exempti dale tasse de cavalli dale quale
intendimo nissuno sia preservato exempto. Pertanto, facendo contribuire ogniuno,
provedi che dicto Zohanne et li altri nostri siano satisfacti. Data Mediolani, xvii februarii
1452.
Cichus.
(a) Segue scripte depennato.
198
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di scarcerare gli uomini di Vellezzo se il furto di cui
sono imputati fu fatto su ordine di Francesco Zorzo, commissario sopra gli alloggiamenti.
1452 febbraio 18, Milano.
Potestati Papie.
Vederite per la supplicatione che ne hanno sporta alcuni homini del loco de Vellezo
dela campagna nostra de Pavia quanto essi ne exponeno, supplicandone che
vogliamo provedere che non siano condemnati et che siano relaxati, però che la
robbaria che fecero dela vacha la fecero cum licentia de Francisco Zorzo, nostro
commissario sopra li alozamenti dela campagna. Pertanto, perché iniusta cosa saria et
inconveniente che per la obedientia loro devessero patire rencrescimento, vi
commectiamo che, essendo cossì, debiati fare relassare li dicti homini destenuti et
cancellare ogni bando, processo et condemnatione che fosse facta contra loro et
contra li homini del dicto loco per la casone contenta in la dicta supplicatione la quale,
essendo cossì, ex nunc noi anullamo et cancellamo. Mediolani, xviii februarii 1452.
Cichus.
199
Francesco Sforza assicura Bartolomeo de Ricardi di non aver avuto rapporti a lui sfavorevoli,
come gli ha testimoniato la lettera inviatagli dal Consiglio. Se mai avesse modo di ritenere di
ricevere torti, lo informi perché vi provvederà.
1452 febbraio 19, Milano.
40r Domino Bartholomeo de Ricardis de Laude.
Egregie miles dilecte noster, respondendo ad una vostra lettera (a) per la quale molto
ve dolete cum nuy perché el non vi è administrata raxone, imo sete stratiato et
maltractato, il perché dubitati che de vuy ad nuy sia stata facta qualche cactiva
relatione per modo che verso vuy habiamo preso desdegno, ve dicemo che nuy ne
rendiamo certi che al presente sete de altra opinione che non eravati a quello tempo
che scrivesti quella lettera perché nuy troviamo esservi stata scripta una lettera in
nostro nome, ordinata qui per lo nostro Conseglio facti ad xi del presente (b) per la
quale credemo sereti restato satisfacto. Et quando pur ve paresse recevere torto
alcuno, vogliate advisarne perché li faremo tal provisione che merito restariti contento,
certificandove che de vuy ad nuy non è may stata facta relatione in male alcuno non,
ma in bene, et l’animo nostro verso vuy et le cose vostre non è altramente disposto
ch’el sia stato per lo passato; imo la benivolentia et affectione, quale ve havemo
portata, è molto magiore che fusse may. Data Mediolani, die xviiii februarii 1452.
Iohannes.
(a) Segue facta del mese passato depennato.
(b) facti ad xi del presente in interlinea.
200
Francesco Sforza vuole che Andrea de Oleari vada da lui domani con l’originale del testamento
del primo duca di Milano.
1452 febbraio 19, Milano.
Andree de Oleariis, civi Papiensi.
Perché alcune cose ne accade presente, è necessario che vediamo lo originale del
testamento che fece lo illustrissimo signore quondam duca primo. Pertanto vogliamo
havuta questa, remossa ogni casone et exceptione, tu debbi venire domane die
dominico xx del presente qui ad noy et porterai techo dicto orriginale, ad ciò che lo
possiamo vedere, advisandoti che per vedire dicto orriginale noy te farimo ben
contento. Et questo fa non manchi per quanto hai cara la gratia nostra. Mediolani, xviiii
februarii 1452.
Et cossì anchora porterai ogni altra scriptura pertinente al facto dela fabrica et dota
dela dicta Certosa.
Cichus.
201
Francesco Sforza fa presente al podestà di Arena Po che le lettere di “familiarità” valgono per i
sudditi fuori dal ducato per incarichi ducali, ma non esimono il beneficiario di contribuire al
paganmento dei carichi.
1452 febbraio 20, Milano.
40v Potestati Arene.
Intendemo che sonno alcuni lì in quella terra quali, sotto pretesto de alcune lettere de
familiarità che hanno, se pretendono fir preservati exempti et non voglono contribuire
alli carighi; et perché non è nostra intentione né debito che niuno, per littera de
familiarità che habia, sia preservato exempto, ma gli vaglino quando vanno fuor dela
loro terra in lochi alieni per soe facende, pertanto volemo et commettemoti che, non
havendo respetto alcuno ad littere de familiarità che habiano, et le habino da chi se
voglano, se ben le havessino da nuy, astrengi ognuno a contribuire alli carighi
occurrenti per la sua rata parte. Data Mediolani, xx februarii 1452.
Cichus.
202
Francesco Sforza scrive al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo per il fatto che,
convenuto con i Magistrati della zecca di Parma, Pavia e di Milano di non fare nuova moneta,
ha inteso che si è proceduto, con grave danno delle entrate ducali. Vuole che subito
intervengano a fare terminare la produzione.
1452 febbraio 18, Milano.
Refferendario Papie et Gratino de Piscarolo.
Diebus preteritis cum fecissemus per litteras nostras huc advocari magistros zecharum
et Parme et illius nostre civitatis ut essent hic simul cum his de hac zecha
Mediolanensi, post multa ventillata ac tractata coram nostro Consilio secreto in hac
materia de observandis modis circa reformationem omnium monetarum et cetera,
tandem ex omni bono respectu captus huiuscemodi ordo fuit ut ab omnibus (a) deberet
supersederi a dictis monetis fabricandis donec aliud melius deliberaretur, intendentes
ut quam primum vellemus procedi hic ad ipsarum monetarum fabricationem
pariformiter dari deberet et Papiensibus et Parmensibus de fabricandis monetis
licentia. Nunc autem audivimus quod reversis his de illa zecha qui vocati, uti
prediximus, huc sese contulerant, sive de capto ordine supradicto retulerint sive
reticuerint, procedi velle videtur ibi nichilominus ad monetarum fabricationem, quod
minime nobis placet, imo et miramur quod observatores non sint ordinis eius nostri de
quo supra, maxime in hac ipsa re que magna est importantie, et insidet plurimum cordi
nostro propterea quod habeat non solum honorem nostrum super quo valde
consideramus, sed et intratarum nostrarum maximam iacturam concernere. Hanc ob
rem volumus statim inhibeatis ne ipse monete fal(s)e nocentur et sic supersedeatur in
observatione memorati ordinis nostri donec aliud mandandum duxerimus, rescribentes
ad pretactum Consilium nostrum, quemadmodum egeritis vos superinde et videritis
illos de zecha ad observandum necne ordinem predictum dispositos. Mediolani, xviii
februarii 1452.
Cichus.
a Segue monetarum depennato.
203
Francesco Sforza vuole che il luogotenente, il podestà e referendario di Lodi si informino se
quanto e a chi quelli di Miledo hanno, da trent’anni, pagato l’imbottato e il dazio del pane, vino e
carne. Se non l’avessero fatto, si chieda per quale motivo sono esenti.
1452 febbraio 20, Milano.
41r Locuntenenti et potestati et referendario Laude.
Volimo ve informati subito honestamente et quanto più cautamente possite se da trenta
(a) anni in qua li homini de Miledo hanno pagato le imboctate et datii de pane, vino et
carne, et quanto hano pagato et a chi, anno per anno; et se non hano pagato, per che
casone sonno preservati exempti. Mediolani, xx februarii 1452.
Cichus.
(a) Segue homini depennato.
204
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi di mandare qualcuno a Camairano per la
vendita dei quaranta buoi, informandosi della qualità e del prezzo.
(1452 febbraio 20, Milano).
Locuntenenti Laude.
Perché siamo advisati che ad Camayrago sonno quaranta bovi da vendere, volimo che
subito li mandi ad vedere non monstrando mandarli per nostra parte, et ne rescrivi che
bovi sonno et per che pretio se poteriano havere. Data ut supra.
Cichus.
205
Francesco Sforza scrive al vescovo di Lodi sul motivo del rinvio della sentenza nella causa tra
Giovannino Dente e Giovanni e Antonio Manera. Tocca a lui, e senza indugio, emettere tale
giudizio, avendo già chiesto il parere del Consiglio dei savi di Pavia.
1452 febbraio 21, Milano.
Domino episcopo Laudensi.
Noy havimo presentito che voi non intendite dare la sententia in la causa et
controversia quale vertisse tra Zohannino Dente da una parte et Zohanne et Antonio
Manera dal’altra parte, ma che volite che dicta sententia se dia et difinisca per uno
terzo; dela qual cosa se miravigliamo che tale dilatione et recusatione sia facta per voi
et maxime perché, secondo ad noi è stato referito, havite havuto el Consiglio deli savii
del Collegio nostro de Pavia; poi anchora è vostro officio ad sedare et levare via le
differentie et darli expeditione cum celerità. Il perché vi confortiamo et carichamo che
vogliati voi essere quello che habiati ad dare dicta sententia senza altro terzo et vogliati
subito expedirla secundo vole rasone et iustitia in modo che nisuna dele parte non se
possano merito gravare de iniustitia perché, dagendo dicta sententia, como è dicto,
senza più replicatione et dilatione, ne cederà ad complacentia assai. Mediolani, die xxi
februarii 1452.
Ser Iohannes de Ulexis.
Iohannes.
206
Francesco Sforza comunica al capitano della Lomellina di avere assunto al soldo di Bartolomeo
Colleoni Leonoro della Pergola. Trovi la sistemazione per i suoi quaranta cavalli tral’Oltrepo e la
Lomellina, accordandosi con il capitano di Casteggio.
1452 febbraio 21, Milano.
41v Capitaneo Lomelline.
Novamente havimo conducto col magnifico Bartholomeo Culione, nostro capitaneo de
zente d’arme, el spectabile conte Leonoro dela Pergola con conducta de cavalli xl, al
quale volimo sia proveduto de lozamenti per dicti cavalli xl in Pavese, cioè tra de là da
Po et tra in Lomellina. Pertanto volimo che intendendote col capitaneo de Chiastezo al
quale scrivimo se intenda con ti, provedati de lozamenti al prefato conte Leonoro per li
cavalli venirà comparando fine al numero de dicti cavalli xl, facendo in questo tale
provisione che non ne habiamo ad replicare più per questa casone, et con quello
aconzo modo vi parerà perché questa spesa havirà a durare poco, et tu porrai levare
quelli cavalli lozano ad Zemme et mecterli altrove dove mecteresti questi del conte
Leonoro, et quello loco de Zemme lassare al conte Leonoro per qualche cavallo più
che quelli gli sonno de presenti, como te parerà meglio. Mediolani, xxi februarii 1452.
Zannectus.
Cichus.
207
Francesco Sforza ordina al capitano di Casteggio di accordarsi con il capitano della Lomellina
per l’alloggio tra Lomellina e Oltrepo dei cavalli di Leonoro dalla Pergola, condottiero di Colleoni.
1452 febbraio 21, Milano.
Capitaneo Clastigii.
Novamente havimo conducto al soldo del magnifico Bartholomeo Culione, nostro
capitaneo de gente d’arme, el spectabile conte Leonoro dala Pergola cum conducta de
cavalli xl, al quale volimo sia proveduto de alozamenti per dicti cavalli xl in Pavese tra
in Lomellina et tra de là da Po. Pertanto volimo che, intendendoti cum el capitaneo de
Lomellina, al quale scrivimo se intenda cum ti, provedati de lozamento al prefato conte
Leonoro per li cavalli venirà comparando ala zornata fino al numero de dicti cavalli xl,
facendo in questo tale provisione che non habiamo ad replicare più per questa casone
et con quello aconzo modo vi parerà perché questa spesa havirà ad durare poco.
Mediolani, xxi februarii 1452.
Zannectus.
Cichus.
208
Francesco Sforza scrive a Bolognino de Attendoli di avere sollecitato Andrea Oliari di andare da
lui con l’originale del testamento del primo duca. In caso contrario, lo convinca ad obbedire
assicurandolo che sarà di tutto spesato.
1452 febbraio 21, Milano.
42r Bolognino de Attendolis.
Perché Andrea Oliario non è venuto qua da noi, secundo che l’havimo rechiesto, cum il
testamento quale fece la bona memoria del’illustrissimo quondam primo duca de
Milano et cetera, de novo, per nostre lettere, li replichiamo ch’el venga subito con dicto
testamento et non cum la copia, perché importa molto al facto nostro. Et perché
omnino deliberamo ch’esso venga da noy con la origine del dicto testamento, ve
dicimo che, facendo esso renitentia o alchuna tardanza nel venire suo, fazati et
provedati ch’el venga prestissimo, certificandolo che noi lo farimo satisfare et pagare
integramente per la mercede soa, siché faceti ch’el venga presto et senza dimora.
Mediolani, xxi februarii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
209
Francesco Sforza ribadisce ad Andrea de Oliari di Pavia di andare da lui con l’originale del
testamento del primo duca di Milano, rassicurandolo del rimborso delle spese.
(1452 febbraio 21, Milano).
Andree de Oliariis de Papia.
Inteso quanto ne hai scripto ale nostre, respondendo te dicemo che noy omnino
vogliamo la origine et non la copia del testamento quali fece el quondam illustrissimo
signor primo duca de Mediolano, et cetera, perché importa molto al facto nostro. Siché,
recevuta questa, veni subito da noi cum dicto testamento et fa che non ti habiamo ad
scrivere più, advisandoti che per la mercede toa noi te farimo satisfare et pagare
integramente per modo che restarai contento. Data ut supra.
Bonifacius.
Cichus.
210
Francesco Sforza scrive agli abbati, prelati e al clero pavese, esenti e non, perché tutti,
eccezion fatta per il vescovo e la Certosa, gli facciano avere al più presto la somma di 1190
ducati d’oro, lasciando a loro ripartirne il carico.
1452 febbraio 21, Milano.
Dominis abbatibus et prelatis ac toti clero Papiensi exemptibus et non exemptibus.
Benchè a dì passati non haressemo rechesto ad voi tuti prelati et abbati et chiericato
dela citade et diocesi del Pavesi la nova subventione, la quale ascende ala summa de
ducati mclxxxx d’oro in contribu(t)i ciascuno de voi, abbati et prellate, da per sè et li altri
del chierigato per sè, exceptando fuora monsignore lo vescovo et la Certosa tamen,
perché havemo inteso che questo saria nova cossa et inusitata per lo tempo passato
per la bona memoria del’illustrissimo quondam signore nostro padre et socero
colendissimo et implicarà contraditione assai, siamo reducti et restati contenti che la
dicta subventione de ducati mclxxxx se meta generalmente fra tuti al modo usato, et
cosi per le presente vi confortiamo, stringemo et caricamo 42v che vogliate et debiate
fare la debita compartitioni fra voi tuti, excepti ut supra, deli dicti dinari et meter in modo
et forma oportuni ad faregli rescoderi che se ne possiamo agiutare et valeri de
presente ad quisti nostri bisogni. Et in questo non sii erore né mancamento alchuno per
quanto havite cara la gratia nostra. Data Mediolani, die xxi februarii MCCCCLII.
Christoforus de Cambiago.
Cichus.
211
Francesco Sforza informa Bolognino de Attendoli che ha dispostao che i suoi provisionati
restino altri dieci giorni a Novara, ordinando al capitano di far avere loro le paghe dovute.
Sollecita Bolognino a lasciare le sei balestre al capitano della cittadella perché sia fornito.
1452 febbraio 22, Milano.
Bolognino de Atendolis.
Havendo nuy inteso che haviti mandato per quilli vostri provisionati stanno ad Novara
ad ciò che quella citadella non remanesse habandonata, havemo scripto ali dicti
provisionati non se partano, ma staghino anche lì dece dì. Pertanto vi caricamo debiati
scrivergli anchora vuy per modo habiano patientia per dece dì. In questo mezo nuy
ordinarimo le paghe sue al capitaneo per modo che, passati questi dece dì, poranno
vinir da vuy. Cussì vogliati lassare quelle vostre sey balestre al dicto capitaneo nella
dicta citadella, tanto el sia un pocho fornito de quello gli bisongna. Data Mediolani, die
xxii februarii 1452.
Zannectus.
Christoforus de Cambiago.
Cichus.
212
Francesco Sforza scrive a Gracino da Pescarolo di aver ordinato al referendario di Pavia di
fornirgli cento ducati della provvisione ducale per provvedere alle spese del galeone nuovo; si
intenda con Antonio degli Eustachi e il figlio Filippo perché tutto si completi celermente.
1452 febbraio 22, Milano.
Gracino de Piscarolo.
Havimo ordinato per nostre lettere al nostro referendario lì che te faza dare cento
ducati d’oro deli denari dela nostra provisione per supplire ala spesa del galione novo;
sichè, intendendote cum miser Antonio de Eustachio et Filippo, suo figliolo, provede
ala dicta spesa utilmente et sollicita che se faza presto. Per vigore dele introcluse
lettere te sarano dati li cento ducati. Mediolani, die xxii februarii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
213
Francesco Sforza ordina ad Antonio degli Eustachi e al figlio Filippo che il galeone nuovo sia
pronto il più rapidamente possibile.
1452 febbraio 22, Milano.
Antonio de Eustachio et Filippo eius filio.
Volimo che voi ve sforzati che quello galione novo quale vi havimo ordinato et il quale
tu, Filippo, ne dicessi che seria compito fra il termine de octo o dece dì, sia compito
anchora più presto, et guarnito ch’el sia et fornito de homini, advisateci indilate. Noi
scrivimo per le alligate ad Gracino da Piscarolo che vi dia el modo al supplimento dela
spesa. Se possibile fosse voressimo che in uno dì se facesse, attenta la importantia
d’esso, sichè non gli perdite tempo. Mediolani, xxii februarii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
214
Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia di far restituire, dietro idonea garanzia, a un
uomo del vescovo di Pavia il cavallo toltogli dall’ufficiale del porto di Pissarello per certo credito
del suo salario con il comune di Stradella.
1452 febbraio 19, Milano.
43r Referendario Papie.
Secundo ne ha facto dire el reverendo miser lo vescovo lì de Pavia, lo officiale del
porto del Pissarello tolse già più dì fa uno cavallo ad uno de soi homini dala Stradella
per certo credito dice che ha col commune d’essa terra dela Stratella per casone de
suo salario; et intendendo dicto miser lo vescovo quello commune non essergli
obligato, rechiede che vogliamo provedere mediante la rasone che dicto cavallo li sia
restituito. Pertanto ti commectiamo che intendi questa cosa et interim ad ciò ch’el
cavallo non se consumi per le spese, siamo contenti et volimo che, mediante idonea
sicurtà, provedi ch’el sia restituito et fa rasone. Mediolani, xviiii februarii 1452.
Consegnata per Iohannes de Caimis.
Cichus.
215
Francesco Sforza ordina a Cristoforo Toscano, economo di Pavia, di intervenire affinché il
protonotario Bottigella sia interamente e presto soddisfatto dei suoi crediti per potere pagare il
contributo richiesto dal duca.
1452 febbraio 22, Milano.
Christoforo Toscano, iconomo Papie.
Perché lo reverendo domino prothonotario de Boctigelli al quale habiamo rechiesto
alcuni denari per subventione, como ali altri del chiericato, ce ha exposto che non
poteria subvenire si non sono rescossi da certi soi debitori, siamo contenti et per
queste te commectiamo che, constandoti quelli tali essere veri debitori del prefato
domino prothonotario, debbi procedere contra ciascuno de loro et astrengerli per ogni
debito remedio ad pagarli et satisfarli integramente de tucto quello gli sono tenuti,
summarie et expedite et cum ogni celerità possibile. Mediolani, xxii februarii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
216
Francesco Sforza vuole che Vintura, luogotenente di Lodi, intervenga presso gli ebrei perché
entro otto o dieci giorni versino i 400 ducati convenuti.
1452 febbraio 23, Milano.
Ser Vinture, locuntenenti Laude.
Havimo recevute le toe littere et inteso la informatione quale dici havere havuto sopra
el facto de quelli hebrei; te advisamo che là non è così e dicti hebrei non te hano dicto
el vero, certificandote che erano acordati con noi in quatrocento ducati, et che questo
sia vero; anchora sonno qua le littere già più dì facte sopra lo accordo et volimo che ne
attendano le promesse, né volimo che ne habiano delezati ad questo modo. Pertanto,
non intendendo noi che quello compromesso hano facto in nostro preiudicio vaglia né
tenga, volimo che tu gli fazi dare sicurtade de non partirse de quella nostra città de
ducati 400, como è stato lo accordio, et questo fa subito ala recevuta dele presente
advisandote che questi denari volimo omnino infra octo o dece dì. Mediolani, xxiii
februarii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
217
Francesco Sforza ordina al podestà di Vigevano di provvedere che Iob dalla Quaglia, oste del
luogo, se non dimostra d’essere creditore di quattordici ducati del defunto Rainaldo
Testagrossa, cancelliere ducale, consegni le armi e quant’altro tiene del defunto all’erede
Galeazzo de Colli in modo che questi possa soddisfare i creditori di Rainaldo.
1452 febbraio 23, Milano.
43v Potestati Viglevani.
Ne ha facto querela Galeaz de Colli de quella nostra terra, instituito herede per
Raynaldo Testagrossa, olim nostro cancellero, che uno Iob dala Quaglia, hostero nela
dicta terra, ha alcune arme, vestimente et altre robbe che furono d’esso Raynaldo et li
retene sub pretextu ch’el debbia havere dal dicto quondam Raynaldo quatordeci
ducati. Et perché nostra intentione non è che esso Iob se debbia ministrare rasone per
sì, ma che le robbe d’esso Raynaldo ne sia ben satisfacto a chi deve havere, te
commectiamo che, non facendote prova el dicto lob del credito predicto, lo debbi
strengere a dare et consignare tucte le predicte robbe et cose al prenominato Galeaz
ad ciò ch’el possa satisfare ad chi deve havere dal dicto Raynaldo in satisfatione dela
voluntà soa et in remedio dela salute del’anima soa. Mediolani, xxiii februarii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
218
Francesco Sforza chiede a Luchina dal Verme di consegnare a Facino da Fabriano, cancelliere
ducale, quanto da lei dovuto per il cariaggio del mese di gennaio.
1452 febbraio 23, Milano.
Domine Luchine de Verme.
Perché havimo bisogno de quelle libre cento sedeci et soldi dodece dele quale site
debitrice per lo carro che vi tocca per lo mese di zennaro proximo passato, mandiamo
lì ser Facino da Fabriano, nostro famiglio et cancellero, per torle. Pertanto vi
confortiamo et carichamo gli le vogliati fare exbursare ad ciò nele possa portare. Data
Mediolani, xxiii februarii 1452.
Irius.
Cichus.
219
Francesco Sforza ordina al podestà di Lodi di rendere giustizia a Gabriele da Paderno in modo
che possa conseguire dai suoi debitori quanto gli è dovuto.
1452 febbraio 24, Milano.
Potestati Laude.
Perché il venerabile dominus don Gabriello da Paderno, citadino della nostra città de
Cremona, ne ha significato luy havere certi debitori lì in quella nostra città dali quali non
pò conseguire il debito suo, immo lo menano con dilatione et litigii, et perché il dicto
don Gabriello non habia ad litigare et consumare il suo sul’hostarie, ti commettiamo et
volemo che ad ogni soa instantia, o de qualunque suo legitimo procuratore, face contra
ciascuno suo debitore iustitia summaria et expedita, sola facti veritate inspecta, per
modo possa conseguire il debito suo quanto più presto serà possibile. Data Mediolani,
die xxiiii februarii 1452.
Leonardus.
Iohannes.
220
Francesco Sforza comunica a Bolognino, castellano di Pavia, di aver minacciato Adriano Oliari
di ribellione qualora entro il giorno seguente non si recasse da lui con l’originale del testamento.
Vuole che Bolognino gli faccia avere, oltre a un ducato per le spese del viaggio, un ronzino per
lui e un cavallo per un suo uomo.
1452 febbraio 24, Milano.
44r Bolognino, castellano Papie.
Veduto quello ne hai scripto dela renitentia de Andriano Oliario et cetera, dicemo che
non possiamo si non grandemente miravigliare de luy che sia cossì difficile il venire
con quello testamento, Et perché non deliberamo più comportare questa soa dureza,
gli scrivimo et commandiamo per l’aligata lettera che, per quanto ha cara la gratia
nostra et sotto pena de rebellione, domane debbia essere qua da noy con lo dicto
testamento. Pertanto aciò possa venire ne pare et te confortiamo che gli vogli
provedere de uno ronzino per la persona soa et de uno famiglio ad cavallo che lo
acompagni qua; gli voglia etiandio dare uno ducato per farse le spese in lo venire
perché quando serà qui gli ne farimo dare deli altri, et voglilo fare confortare al venire
per ogni modo perché, quando non volesse venire, gli ne fariamo venire voglia.
Mediolani, xxiiii februarii 1452.
Irius.
Cichus.
221
Francesco Sforza ribadisce a Adriano de Oliari di Pavia, sotto pena di ribellione, di essere da
domani con il testamento chiesto; lo informa di avere detto a Bolognino di procurargli un
ronzino.
(1452 febbraio 24, Milano).
Adriano de Oliariis de Papia.
Per doe altre te havimo scripto che devessi venire da noi cum quello testamento, et
mai non se’ voluto venire, licet el magnifico Bolognino te ne habbia facto grande
instantia; et anche intendiamo per un’altra toa, novamente recevuta, che non te curi de
venire. Pertanto te confortiamo et carichamo, immo te commandiamo, per quanto hai
cara la gratia nostra et sotto pena de rebellione, che domane ommino vegni da noi con
lo dicto testamento, advisandote ch’el prefato Bolognino te provederà de uno ronzino
et de uno famiglio et te darà denari per farti le spese nel venire da noi. Fa adunca non
sia fallo nel tuo venire domane, perché se non venerai, te ne farimo pentire, desposti
de volere essere noy signore et che tu non ne sii patrone. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
222
Francesco Sforza comanda al referendario di Lodi di mandare a Cassano per presentersi da
Bartolomeo da Cremona due maestri da nave et due maestri da legname con della stoppa e gli
attrezzi da lavoro per sistemare alcune imbarcazioni.
1452 febbraio 24, Milano.
Referendario Laude.
Te scripsimo che già più dì che dovessi essere col locotenente et che tenessivo modo
de mandare ad Cassano duy maestri da conzare nave quali portassero li instrumenti
loro et meza soma de stoppa per aconzare certe nave, quali non haviti mandati, né ad
nuy haviti scripto la casone; de che ne maravigliamo et dolimo perché ne pare pur
faristi bene ad fare quello vi scrivimo. Pertanto de novo ti dicimo et commandiamo che
44v subito, havuta questa, remossa ogni casone et contraditione mandi ad Cassano
dicti duy maystri da nave et altri duy maystri da lignami quali portino meza soma de
stoppa et li instrumenti loro da lavorare et se consignino ad Bartholomeo da Cremona
el quale gli ordinarà quello hanno ad fare, et satisfaragli integramente della fatiga loro,
dove haveranno ad stare pochi dì. In questo non sia fallo perché l’haveriamo non
pocho molesto. Data Mediolani, die xxiiii februarii 1452.
Cichus.
223
Francesco Sforza ordina a Danesio di maestro Zuchino in Pavia di mandargli in visione
l’orologio “de balla” che ha presso di sé.
1452 febbraio 24, Milano.
Danesio magistri Zuchini in Papia.
Perché intendiamo che tu hai presso de ti uno horilogio de balla volimo che subito ne lo
mandi ad ciò lo possiamo vedere. Mediolani, xxiiii februarii 1452.
Cichus.
224
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi di sistemare in casa ducale la malvasia arrivata
per lo Sforza a Lodi. Se non potesse, lo avvisi e non consenta a nessuno di assaggiarla.
1452 febbraio 25, Milano.
Locuntenenti Laude.
Intendimo che la nostra malvasia è conducta lì ad Lodi; pertanto volimo che la faci
governare in la casa nostra potendoli stare, et non potendoli stare ne avisi subito.
Ulterius volimo, et expresse te comandamo, che dela dicta malvasia non ne lassi
movere ad persona del mondo pur uno minimo fiasco, et sia che sia voglia, senza
nostra licenza et advisandote che non porrai rompere questo nostro comandamento,
che nol sapiamo; el che sentendo, per certo ne doleremo non poco de ti, sichè tene
modo non habiamo casone dolerne de ti. Mediolani, xxv februarii 1452.
Marcus.
225
Francesco Sforza chiede a Ventura, luogotenente di Lodi, di ringraziare Malatesta per i
suggerimenti dati. Pur non credendo ai preparativi di guerra del re Alfonso d’Aragona, sa che i
Veneziani si preparano alla guerra e loo rassicura che, sebbene amico della pace, se Venezia e
Napoli dovessero attaccare, Fiorentini e Milanesi saprebbero non solo difendersi, ma vincere.
1452 febbraio 22, Milano.
Ser Venture, locuntenenti Laude.
Noi havimo veduto la lettera quale te ha scripta lo magnifico ser Malatesta, et deli
advisi quali gli ha dati l’amico suo da Roma restiamo pienamenti informati; di che
volimo ne regratii cordialmente la signoria soa per nostra parte perché ne sono stati
gratissimi, advisandote che, quantunche noy crediamo li advisi dati per esso amico deli
aparechiamenti del re de Ragona non siano veri, et nostra intentione sia sempre stata
et è da vivere in pace, tranquillità et quiete et non fare guerra ad alcuno, nondimeno,
intendendo pure che Venitiani fano certi aparechiamenti de guerra, havimo deliberato
fare anchora noy provisione ali facti nostri per non lassarci trovare imprevisti et
continuamente attendimo ad mecterci in puncto et far tali aparechi che, s’eI prefato re
de Ragona et Venetiani se moverano ad guerra contra, li signori Fiorentini e noi non
solamente ce poterimo defendere et defenderimo gagliardamente, ma sarimo vencitori
de là et de qua.
Mediolani, xxiii februarii 1452.
Irius.
Cichus.
226
Francesco Sforza vuole che, vista la supplica del comune e degli uomini di Papiago e
intendendo compiacere Bolognino, Francesco de Georgi desista dal procedere contro detti
comune e uomini, annullando ogni atto che li coinvolga.
1452 febbraio 25, Milano.
45r Francisco de Georgiis.
Tu vederai per la inclusa suplicatione quanto ne significano il commune et homini nostri
da Papiago; il perché volemo et te commettemo, se tu trovi essere secondo la
continentia d’essa suplicatione, volendo etiamdio compiacere al magnifico conte
Bolognino el quale ne ha facto pregare per la absolutione deli dicti comune et homini,
che tu desisti da procederli contra, annullando et irritando ogni novità, processo et
condemnatione che se trovasse contra loro facta ita che per lo avenire né loro né suoi
sucessori possano proinde essere molestati né inquietati. Mediolani, xxv februarii
1452.
Iacobus.
Cichus.
227
Gli uomini di Papiago chiedono a Francesco Sforza di non dar corso all’azione avviata da
Francesco de Zorzi, commissario sopra la tassa dei cavalli, per essere accorsi in armi in aiuto di
un pecoraro derubato di un agnello dagli uomini della compagnia di Giacomo Orsino con i quali
hanno parlato del furto, senza far uso delle armi.
s.d.
Excellentissimo et giocondo signor, nel mese de dicembre proxime passato o circa,
passando per il territorio de Papiago dela Campanea de Pavia certi cavalli dela
compagnia (a) del signor Iacomo Orsino rubarono ad uno pecoraro havea in pascolo le
pecore et agnelli uno d’essi agnelli, unde il pecoraro cominciò a gridare et al clamore
trasseno alcuni homini de Papiago con alcune arme, et giongendo al pecoraro, li disse
che per li soldati l’era robato uno agnello; et credendo loro, per seguire li robatori per
havere l’agnello, trovarono quatro a pede dela dicta compagnia li quali persequirono
fine a loco de Turino lì propinquo, et lì gli dixeno perché casone li havevano robato lo
agnello, né altra rixa né ferita seguì. Respondendo li dicti soldati a pede non essere
quelli, ma pare da poi che li dicti soldati se lamentarono et Francisco de Zorzi,
commissario sopra le tasse de cavalli in quella parte, procede contra tucti li homini et
communi da Papiago de asserta portatione de arme et unione bench’el signor Iacomo
Ursino non se ne impaze, como ha dicto. Ma perché, clementissimo principe, cridando
prima el dicto pecoraro né sapendo loro che fosse più lupo, como altro pareva assai
cosa licita ad prendere le arme, dela quale non hano male usato, neanche pare
honesto procedere de asserta unione, volendo loro sapere chi era stato rubatore, né li
sia seguito sangue, né altro male, et soglia la clementia dela signoria vostra nele cose
più ardue inclinarse ad pietade et misericordia.
Il perché, con summa reverentia se raccomandano et supplicano li predicti communi et
homini de Papiago ala prelibata signoria vostra se degne scrivere al dicto Francesco
de Zorzi che, se cossì è che non sia seguito rissa né sangue, non proceda più oltra per
la dicta casone, ma se havesse facto altra novitade, liberamente la revochi como loro
hano speranza in la signoria vostra, la quale Dio feliciter conservy.
(a) Segue de Pavia certi cavalli depennato.
228
Francesco Sforza scrive a Bolognino de Attendoli di liberare Pietro de Rugeri da
Casalmaggiore, noto al duca per essersene avvalso dei suoi servizi, e di consegnarlo a
Cristoforo, fratello di Pietro.
1452 febbraio 25, Milano.
45v Bolognino de Attendolis.
Noy havimo recevuto idonee servitude in questa nostra città per Pedro de Rugeri da
Casalmazore il quale havite destenuto in quello nostro castello, per modo che de facti
d’esso Petro siamo cauti et securissimi. Pertanto volimo et vi commectimo che subito,
auta questa, senza replicatione né contraditione alcuna, debiati liberare dicto Petro et
consignarlo ad Christoforo de Rugeri, fratello d’esso Petro, presente exibitore, quale
vene lì per questa casone. Et ad ciò credati questa sia nostra voluntà, havimo
sottoscripta la presente de nostra propria mano. Mediolani, xxv februarii 1452.
Zannectus.
FranciscuSfortia manu propria subscripsi.
Iohannes.
229
Francesco Sforza ordina a magistro Forlivio che si presenti da Bartolomeo da Cremona per fare
al più presto quanto deve fare.
1452 febbraio 25, Milano.
Magistro Forlivio.
Alquanto ne miravigliamo che tu non si venuto al termine che dicisti ad Bartholomeo da
Cremona, che saresti qui; et perché lo termine è breve ad fare quello che s’è da fare
volimo, visis presentibus, tu debbi venire qui da noy per dare presto expeditione ad
quelle cose sonno da fare, et non manchi per cosa alcuna, advisandote che
Bartholomeo da Cremona è qui che te expecta. Mediolani, xxv februarii 1452.
Zanninus
Cichus.
230
Francesco Sforza ordina a Ventura di mandargli quanto più presto possibile un carro della
malvasia arrivata a Lodi.
(1452 febbraio 25, Milano).
Ser Venture.
Volimo che de quella nostra malvasia è conducta novamente lì ad Lode ne mandi qui
uno carro al più presto potite. Data ut supra.
Christoforus.
Iohannes.
231
Francesco Sforza ordina al podestà e al commissario di Lodi che nessuno sia giusiziato in
questi giorni perché si fa festa a Milano, e si rinvii a lunedì mattina ogni esecuzione.
1452 febbraio 25, Milano.
46r Potestati et commissario Laude.
Perché domane et l’altro facimo festare qui, volimo che quillo che devete iustitiare per
domano et per l’altro, debiate soprasedere et non procedere contra lui ad acto alcuno
de iustitia; ma lunedì ad matina, remossa ogni casone, farite quanto v’e stato per nui
ordinato. Mediolani, 25 februarii 1452.
Cichus.
232
Francesco Sforza sollecita Angelello da Lavello a intervenire presso i suoi per evitare le
lagnanze del luogotenente e governatore di Vercelli per i continui eccessi e furti dei suoi ai
danni di quei di Castelnovetto. Li induca a restituire quanto preso e ad astenersi da simili
comportamenti; gli chiede di mandare uno dei suoi dal governatore di Vercelli con le lettere.
1452 febbraio 26, Milano.
Angilello de Lavello.
Tu vederai per la inclusa lettera quanto ne scrive el locotenente et gubernatore de
Vercelli deli excessi, robarie et deshonestade usano li toi ali homini de Castelnoveto,
advisandote però che queste non sonno le prime lamenta che habiamo deli toi. Et
perciò ne pareria che tu gli devesse remediare altramente che tu non fai per lo nostro
honore et tuo, et non credere che lo vogliamo comportare; et non gli remediando tu, gli
remediarimo noi. Tu farai adunca bene ad remediarli et fare restituire le cose tolte et
admonire li toi che se astengano da tanti excessi; et falo in modo che più non ne
sentiamo novella. Mediolani, xxvi februarii 1452.
Iacobus.
Cichus.
Post scripta. Volimo, si tu hai cara la gratia nostra, che tu mandi uno deli toi ad Vercelli
cum le alligate lettere et intendersi cum quello gubernatore in modo che più non ne
sentiamo novella.
233
Carlo de Armagnaco Visconti si lamenta con Francesco Sforza del comportamento degli uomini
di Angelello da Lavello a Rossate con gli uomini di Castelnovetto, territorio del duca di Savoia.
Gli scrive perché impedisca che tali atti si ripetano e perché sia restituito quanto rubato.
1452 febbraio 18, “ex castro Vercellarum”.
Domino duci Mediolani, et cetera.
Illustrissime tamque frater carissime, complures et multiplices querelas suscepimus ab
hominibus Castri Noveti, subditis illustris principis et excellentis domini Sabaudie ducis,
consanguinei mei honorandissimi, quod per Angelum de Lavello et gentes armigeras
commorantes in loco Roxathi, tam super territorio prelibati domini ducis quam super
vestro, iniurientur, predentur et multiplices oppressiones et predas per dictas gentes
intollerabiles dietim inferuntur. Ideo vos duximus ortando pariter etiam requirendo
placeat taliter scribere et immediate dare dicto Angilello et ceteris armigeris ibi Roxathi
et alibi commorantibus per modum quod de cetero huiusmodi opprensiones et predas
non audeant contra subditos prelibati illustrissimi domini ducis attentare, et ablata per
eos eisdem subditis restituentur quod pro constanti tenemus facietis, attento quod
huiusmodi apprensiones sunt vobis moleste et egre sustinetis, maxime quando fiunt
contra subditos sepedicti domini ducis Sabaudie, etiam consanguinei vestri, vestram
commendabilem provisionem expectantes in premissis responsionem. Felix, bene
valete. Ex castro Vercellarum, xviii februarii 1452.
Karolus de Armignaco Vicecomes, Rezens Agnelli, et cetera.
Cameris.
234
Francesco Sforza fa sapere al commissario e podestà di Lodi della richiesta di Giacomo
Cornalba di essere liberato, pregandoli di trattarlo meglio.
1452 febbraio 26, Milano.
46v Commissario et potestati Laude.
Ne ha supplicato Iacomo da Cornalba, nostro cittadino lodesano, che acteso la soa
nobiltà vogliamo liberarlo et absolverlo da certa condamnatione facta contra luy, como
intenderai per la supplicatione soa, quale te mandiamo qui inclusa; dela quale
condemnatione non n’è parso liberarlo per certi boni respecti, ma siamo bene contenti,
et così haverimo caro che lo fazi trattare humanamente et bene et con più piacevoleza
te serà possibile. Data Mediolani, xxvi februarii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
235
Francesco Sforza scrive al Provveditore di Ripalta per il fatto dei suoi guastatori andati al di qua
dell’Adda in territorio sforzesco per prendere lotti di terra senza licenza ducale. Provveda di
astenersi da tali atti, perché ne potrebbe seguire un grave scandalo.
1452 febbraio 26, Milano.
Provisori Ripalte.
Mò novamente siamo stati advisati como certa quantitade deli vostri guastatori
vengono dal canto de qua de Adda nel nostro terreno ad guastare certe pratarie per
torre lotti. Perché non ne pare honesto che voi mandiate a tuorre quello terreno in su el
nostro senza nostra licentia, né anche ne pare honesto che noy debiamo consentire a
lassare tuorre senza nostro consentimento le dicte lotte, dele quale noy havimo
bisogno de adoperarle in alchuni lavoreri che vogliamo far fare, vi confortiamo et
dicimo che voi vogliati ordinare ali vostri che non vengano più in suso el nostro a torre
le dicte lotte perché, non desistendose per voi ad far torre quello terreno, el ne porrà
seguire tale scandolo che né a voy né a noy non serà grato. Ma, se per via de cortesia,
volesti più una cosa como un‘altra da noy, advisateni perché ne sforzarimo fare cosa
ve sia accepta. Haviremo caro ne rendiati resposta per vostra lettera dela intentione
vostra, ad ciò che sappiamo como governarse. Mediolani, xxvi februarii 1452.
Iohannes.
Iohannes.
236
Accordatisi Giovanni de Vallide e Giovanni Antonio de Odoni, dazieri di Pavia nel 1450 con gli
agenti della Camera ducale di non essere molestati dopo il pagamento di gran parte dei dazi,
Francesco Sforza ordina al podestà, al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo di
rispettare tale accordo.
1452 febbraio 24, Milano.
47r Potestati et referendario Papie ac Gracino de Piscarolo.
Sicuti informati sumus conposuerunt alias cum agentibus pro Camera nostra Iohannes
de Vallide et Iohannes Antonius de Odonibus, datiarii datiorum molezii et bullatarum
vini illius nostre civitatis anni cursi MCCCCL pro maiori ipsius Camere utilitate quod
solventibus illis eidem Camere contingentem suarum portionem debi dictorum datiorum
simul et secute exinde perdite non deberent ulterius ipsi gravari, prout constare debet
ex scriptis illuc super inde litteris et Magistrorum intratarum nostrarum. Cum autem
conquerantur ipsi Iohannes et Iohannes Antonius quod, eiusmodi compositione et facta
per eos solutione, sicut prefertur, non obstante inquietari adhuc velle videntur, nosque
dignum censeamus ut sibi observetur quicquid eis promissum fuit, contentamur et
volumus quatenus hanc ipsam compositionem observando ordinetis et provedeatis
quod ulterius ipsi Iohannes et Iohannes Antonius nec nunc, nec de cetero molestentur,
nec aliqualiter graventur; et omnis contra hoc sibi illata novitas et molestia libere
revocetur. Mediolani, xxiiii februarii 1452.
Antonius.
Bartholomeus.
Aluysius.
Cichus.
237
Francesco Sforza, per compiacere Bianca Maria, ordina al podestà di Lodi di non fare tagliare la
mano a Giacomino da Casal della Noseta accusato di avere falsificato lettere di Cicco
Simonetta, ma lo tenga in prigione trattandolo bene.
1452 febbraio 28, Milano.
Potestati Laude.
Per compiacere alla illustre madona nostra consorte volimo che quello Iacopino dal
Casal dala Noxeta qual hay nele mano perché falsaficò le lettere de Cicho, nostro
secretario, non li faci più tagliare la mano in altra iusticia, ma lo tegni in presone finché
te scriveremo altro, né li faray altra novitade, ma lo tractaray bene et ne avisaray del
recipimento de questa. Mediolani, xxviii februarii 1452.
Cichus.
238
Francesco Sforza chiede ad Alberico Maletta di andare da lui prima di incontrare un inviato
sforzesco per terminare la vertenza tra quelli di Correggio e Cristoforo Torello.
1452 febbraio 28, Milano.
47v Domino Albrico Malecte.
Sapiti bene che lo illustre signor marchese de Ferrara vi ha dicto et ordinato che voy
siate quello che dal canto suo debiati andare insieme cum uno deli nostri ad intendere
et terminare la differentia quale vertisse tra quelli de Correzo et il magnifico conte
Christoforo Torello. Pertanto haverissimo molto caro intendere da voy quando li volite
andare, et prima che vogliati andare ne serà molto grato vegnati qua da noy perché
haverimo ad parlare cum voi. Data Mediolani, xxviii februarii 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
239
Francesco Sforza scrive a Ventura, luogotenente di Lodi, per la sistemazione in casa di un
cittadino di sua sorella Bona Caterina che da Cremona va da lui. La mattina seguente insieme
al podestà l’accompagnino per un buon tratto fuori da Lodi.
1452 febbraio 27, Milano.
Ser Venture, locuntenenti Laude.
Perché como per altre nostre lettere intenderite la Bona Caterina, nostra sorella, quale
è ad Cremona, per nostra ordinatione debbe venire qui et nel suo venire venirà ad
stare lì una sera, pertanto volimo che li fazi aparechiare in casa di qualchuno bono
cittadino lozamento honorevole dove, como serà zonta, possa smontare et stare per
una sera perché el dì seguente harà ad venire qui. Ulterius nel suo venire via ti, el
potestà, et qualuncha altro ti parirà gli venirite ad fare compagnia uno bono pezo fora
de quella città.
Mediolani, xxvii februarii 1452.
Marcus.
Cichus.
240
Francesco Sforza ordina al castellano della rocchetta di Lodi verso Adda che sia ben vigile
perché è certo che i Veneziani intendono fare qualche sorpresa a danno dello stato.
1452 febbraio 28, Milano.
Castellano rochette civitatis Laude versus Abduam.
Perché Venitiani con soe astutie et sagacitade siamo certi cercarano a tucta soa
possanza de tentare alcuna cosa in preiudictio delo stato nostro, volimo et carichamote
che staghi con li ochi aperti et fornito de fanti et demum fazi tale provisione che
scandalo non possa intervenire a quella nostra città, quale è della importantia che tu
say. Mediolani, xxviii februarii 1452.
Irius.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit conestabili pontis Abdue civitatis Laude.
Irius.
Cichus.
241
Francesco Sforza vuole che Gracino da Pescarolo si informi quanti denari, oltre quelli già inviati,
sono necessari per il nuovo galeone da farsi a Pavia.
1452 febbraio 28, Milano.
48r Gracino de Piscarolo.
Ali dì passati ti scripsemo et daessimo el modo de havere cento ducati per provedere
ala spesa de uno galione novo el quale facemo fare de presenti lì ad Pavia; et perché
ne è stato scripto che dicti cento ducati non bastariano, como crederiamo, volimo che
honestamente et cum bono modo tu ti informi diligenter et subtiliter quanto poterà
montare più la spesa, et fa che domani ne siamo advisati; et non manchi. Mediolani,
xxviii februarii 1452.
Iacobus.
Cichus.
242
Francesco Sforza scrive ad Antonio degli Eustachi che vorrebbe pronto il galeone nuovo per il
prossimo giovedì e di tenerlo informato dei lavori e se non fosse sufficiente la somma data a
Gracino interverrà di volta in volta.
(1452 febbraio 28, Milano).
Antonio de Eustachio, capitaneo Navigii.
Respondendo ale vostre lettere circa el fatto del galione novo, vi replicamo per questa,
se havesti mai voglia de fare cosa che ce piaza, lo fazati fare più presto vi sia possibile
et vorressimo fosse fornito zobia dì proximo ad venire et, facto che sia el corpo del
galione, advisateci subito como ve dixemo ad voi, non obstante ve havessimo scripto
altramente. Ala parte dela spesa dicemo che debiati aiutarvi de quelli cento ducati
havimo scripto ad Gracino, et mancandoli, suppliremo de mano in mano al resto. Data
ut supra.
Iacobus.
Cichus.
243
Francesco Sforza ricorda al podestà di Maledo che, in seguito alla lamentele di Carlo Zuppello,
ha ordinato ad Andrea da Siena di restituirgli il paio di buoi che nuovamente gli sono stati presi.
(1452 febbraio 28, Milano).
Potestati Maledi.
Per Carlo Zuppello ne fu facta lamenta che Andrea da Sena li aveva tolto uno paro de
bovi ad instantia deli homini da Maledo; al quale Andrea scripsemo che li devesse
restituire et che s’eI se pretendeva devere havere cosa alcuna da luy, domandasse
rasone ali nostri officiali, et de novo se lamenta che restituiti li dicti bovi per lo dicto
Andrea, l’homini de lì li hano fatto retollere senza toa saputa o licentia; la qual non ne
pare rasonevole. Pertanto volimo et te commectimo che, non essendo tolti dicti bovi
per graveza de taxe de soldati et fussero tolti per qualunca alt(r)a graveza, tu li fazi
restituire, omni exceptione remota, et postea chi se pretende devere havere, domandi
rasone. Data ut supra.
Iacobus.
Cichus.
244
Francesco Sforza scrive al luogotenente di Lodi circa la sentenza non ancora emessa dal
vescovo nella vertenza tra i Dente e i Manari per le ragazze da maritare senza essersi avvalso
del consiglio del savio, richiesto, suggerendo di rimettersi al Consiglio di giustizia.
1452 febbraio 28, Milano.
48v Locuntenenti Laude.
Havimo inteso che reverendo monsignore misser lo episcopo de quella nostra città
anchora non ha proferita né lata la sententia in la differentia vertente tra quelli de Denti
et quelli de Manari de quella nostra città per casone de quelle putte da maritare
segondo la commissione facta in la sua passata, et che più è siamo informati che non
la vole dare; del che ne miravigliamo maxime che, secundo sentimo, ha havuti consilio
de savio super inde, sichè sopra il caricho d’altri et senza suo caricho poteva tollere
quella differentia, né potemo pensare dove proceda questo si non forse ch’el sente la
parte a cui è più affectionato havere mancho che chiara cagione. Et perché non ne
pareva officio de savio discreto et prudente et iusto homo, como lo reputamo, ad non
volere in tal caso dispiacere ad (a) li soi quando non havesseno rasone, perché
piutosto deveria sententiare contra li soi che mancasseno de rasone che contra li altri,
volimo et te commettimo che tu te debbi retrovare cum dicto monsignore et confortarlo
et per nostra parte pregarlo che voglia dare la sententia et non guardare ala amicitia né
ad altro respecto. Et quando pur più non la volesse dare ad nostro conforto et
preghere, monerai le parte che vengano qua cum le soe rasone et fazano capo al
nostro Consiglio de iustitia el quale li havirà ad fare rasone. Data Mediolani, xxviii
februarii 1452
Iacobus.
Cichus.
(a) Segue nesuno depennato.
245
Francesco Sforza informa il capitano della Lomellina che Moretto da Sannazzaro ha preso ai
suoi servizi Giovanni de Albonese. Chiede al capitano di trovare un posto per i suoi cavalli.
1452 febbraio 28, Milano.
Capitaneo Lomelline.
Ne dice misser Moretto de Sanazaro, nostro conductero, havere conducto novamente
el conte Zohanne de Albonese ali soi servitii et ne domanda li fazano provedere de
alozamento lì in Lomellina. Pertanto siamo contenti et volimo gli debbi provedere de
allozamento in Lomellina, dove et come meglio te parirà, al prefato conte Zohanne per
li cavalli luy ha vivi che siano soi, como se prevede ali altri. Mediolani, xxviii februarii
1452.
Zannectus.
Cichus.
246
Francesco Sforza vuole che il podestà di Lodi intervenga perché Santo da Roma, macellaio di
corte, abbia quanto gli spetta se è vero che ha dato a Azino da Vergnanica delle bestie per le
quali Azino, pur avendole vendute, non gli ha dato un soldo.
1452 febbraio 28, Milano.
49r Potestati Laude.
Sancto da Roma, beccaro dela corte nostra, ci ha facto dire che havendo luy già più dì
assignato una quantità de bestie da carne ad Azino da Vergnanica de quella nostra
città per vendere et che havendole vendute non gli ha exbursato li denari como
doveva, anzi li ha convertiti in suo uso et nega di darglili de presente per non potere,
che seria non poco detrimento et damno al dicto Sancto, il quale ne rechiede gli
fazamo fare ragione. Per la qual cosa volimo et vi commectimo che, havuta prima
informatione che cossì sia, constrenzati el dicto Azino ad farli el devere per ogni
remedio de ragione ad ciò ch’el dicto Sancto per essersi confidato de esso Azino non
venga a supportare damno e detrimento. Data Mediolani, xxviii februarii 1452.
Iacobus.
Cichus.
247
Francesco Sforza scrive al podestà, al comune e agli uomini di Vigevano dei conti dei canepari
e tesorieri di quella terra calcolati malamente, specie quelli di Cristoforo Rodolfo detto Paltrasio.
Considerato quanto ciò sia importante per la pace e per rasserenare le parti, ordina che si
disponga la elezione da parte del consiglio generale di sei od otto uomini per il controllo delle
ragioni della comunità e dei canepari dal giorno del suo inediamento ducale.
1452 febbraio 23, Milano.
Potestati, communi et hominibus Vigleveni.
Propter varias temporum diversitates intelleximus quam plures rationes canepariorum
et thesaurariorum illius nostre terre minime calculari potuisse et maxime que per
Christoforum Rodulfum dictum Paltrasium diversimode deducte sunt, quamquam per
statuta et provisiones terre ipsius temporibus limitatis fieri et calculari statuantur.
Animadvertentes igitur rationum calculationes pacem terris acquirere, scandala sedare
et partes adversas claras reddere, scribimus tibi potestati quatenus sub pena salarii tui
duorum mensium et tibi communitati sub pena ducentorum florenorum Camere
applicandorum statim, his repertis, talem ordine(m) apponatis elligendo et elligi
faciendo homines sex aut octo ex sufficientioribus illius terre per generale consilium
quod rationes quecumque dicte communitati et canepariis pertinentes diligentissime
calculentur a die duntaxat acquisiti dominii per nos citra, iniungentes ulterius quatenus
provideatis quod de huiusmodi calculis perficiendis amplius querimoniam minime
sentiamus, per quanto gratiam nostram caram habetis quoniam id Camere nostre
utilitatem concernit. Mediolani, xxiii februarii 1452.
Magistri intratarum.
Cichus.
248
Francesco Sforza vuole che il capitano della Lomellina provveda con equità alla sistemazione
dei nuovi arrivi di cavalli negli alloggiamenti a Garlasco non consentendo a Guarnerio
Castiglioni di avere di che lamentarsi.
1452 febbraio 29, Milano.
49v Capitaneo Lomelline.
Per le singulare virtute et fede del spectabile doctore miser Guarnero da Castiglione,
nostro dilettissimo consigliro, siamo affectionati ad ogni suo honore et comodo; et
pertanto volimo et te commectimo expresse che in lo allozare quella soprazonta de
cavalli in Lomellina che si gli debono lozare, tu servi tale equalità et habi tale respecto
ad Garlasco ch’el dicto miser Guarnero non se habia ad gravare, et haverimo
gratissimo ch’el sia bene tractato. Mediolani, xxviiii februarii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
249
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di convocare Antonio de Medisina e, accertati i
debiti con Giovanni Nardello Ponzono, gli faccia saldare nelle mani di Battista, figlio di Giovanni,
quanto è dovuto comprese le spese di Battista per essere andato a Pavia.
1452 febbraio 29, Milano.
Potestati Papie.
Vene lì Baptista, figliolo de domino (a) Zohanne Nardello Ponzone, nostro cittadino
cremonese, exibitore presente, per casone de certa quantità de denari deve havere el
dicto domino Zohanne Nardello da Antonio del Medisina, cittadino de quella nostra
città. Pertanto ve commettimo et volimo che, havuto denanzi ad voi el dicto Antonio,
provedati che senza litigio el satisfaza integramente el dicto Baptista de quello vi
constarà el sia vero debitore del prefato domino Zohanne Nardello, provedendo
anchora, si cossì vi parerà debito et honesto, ch’el dicto Antonio satisfaza le spese
havesse facte el dicto Baptista per essere venuto lì per questa casone. Mediolani,
ultimo februarii 1452.
Zannectus.
Cichus.
(a) domino in interlinea.
250
Francesco Sforza comanda a Emanuele de Iacopo di andare da lui.
1452 febbraio 29, Milano.
Emanuel de Iacopo.
Perché te habiamo de presenti adoperare in certe nostre fazende volimo, et cossì te
commandiamo che, vista la presente, vegni qui da noi; et non manchi. Ultimo februarii,
Mediolani 1452.
Cichus.
251
Francesco Sforza ordina al luogotenente, al commissario e al podestà di Lodi di dare a sua
sorella Bona Caterina cavalli e famigli che l’accompagnino a Milano, e a muli per le sue cose.
1452 febbraio 26, Milano.
50r Locumtenenti, commissario et potestati Laude.
Agiongerà lì la madonna Bona Caterina, nostra sorella, quale venne da Cremona per
venire qua da noi. Et perché possa più expeditamente venire qua da noi volimo che li
imprestiate qualche cavalli et qualche famigli vostri quali li fazano compagnia fino qui,
et similiter faretili provedere de qualche muli da soma, secundo che essa ne
rechiederà, azò che possa fare condure cum si insieme tucte le cose sue et robbe. Et
circa questo metteteli la diligentia vostra azò ch’ella non habia ad rimanere impazata.
Mediolani, xxvi februarii 1452.
Cichus.
252
Francesco Sforza ordina al commissario di Lodi di rimettere in libertà il falsario per la cui grazia
era intervenuta Bianca Maria.
1452 febbraio 29, Milano.
Comissario Laude.
Havimo visto quanto ce scrivite de havere facta iustitia contra quel falsario (a) et
cetera; dicemo che per respecto che la illustre madonna Biancha, nostra consorte, ce
lo havia domandato in gratia, la qual gratia mai gli haveramo facta, haveressimo
havuto caro la nostra lettera fosse arrivata ad tempo. Puro da poi che la cosa è facta,
semo contento sia fatta et per questa vi dicemo che semo contenti el relassiate et
lassatelo andare doman da matino per li facti soy dove gli piacerà. Data Mediolani
ultimo februarii 1452.
Alexander de Fulgineus.
Cichus.
(a) In A malfalsario con mal depennato.
253
Francesco Sforza informa il referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo di avere sollecitato
Bartolomeo a far approntare, come già richiesto, due carri e buoi per condurre a Binasco e poi a
Milano una bombarda e altre cose da lui ordinate a Danese.
1452 febbraio 29, Milano.
Referendario Papie Gracino da Piscarolo.
Per altre nostre havimo scripto ad ti, miser Bartholomeo, che dovessi trovare doe carre
fornite de bovi, secundo in la dicta nostra se contene per condure fino ad Binascho una
nostra bumbarda et altre cose, quale havivamo commesse al Danese, de maniera che
devesse condurne qui, et fine qui non n’hai facto niente; che certamente non possiamo
fare che non ne dogliamo de voy ad havere usata tanta negligentia et tarditate ad
havere date dicte carre fornite al dicto Danese, et maravigliamone assai che non
habiati exequito quanto in le prime nostre littere se contiene. Et pertanto vogliamo et vi
commectiamo che, visis presentibus, voi debiati immediate et senza perditione de
tempo, dare al dicto Danese quelle doe carra fornite de bovi, secundo vi havimo
scripto, ad ciò che possa exequire quanto ha in commandamento da noy. Et questo
non manchi per quanto havite cara la gratia nostra. Mediolani, die ultimo febraurii 1452.
Zanninus.
Iohannes.
254
Francesco Sforza vuole che Gracino da Pescarolo, il referendario e il tesoriere di Pavia
provvedano al pagamento dei servizi prestati da Giacomo Cozo, dal medico e dal “barbero”,
deputati alla conservazione della sanità in Pavia.
1452 febbraio 29, Milano.
50v Gracino de Piscarolo et referendario et thexaurario Papie.
Molto se gravano Iacomo Cozo, officiale olim, et il medico et barbero, deputati alla
conservatione dela sanità in quella nostra città che ancora non hanno conseguito el
suo devere del servito passato; la qual cosa, se cossi è, procede da grande
mancamento de chi aspecta simile pagamento, et certamente non ne pare ragionevole
che tali denari se debiano fare piatezare perché non se trovano multi vaghi de simili
officii, et quanto sia salutevole la cura et diligentia de simili officiali ala conservatione
dele città, ne havite potuto vedere grande experientie. Pertanto volimo, cossì per lo
debito cossì etiam per non dare exemplo ad altri de fugire simili affanni et pericoli per
conservare l’altri da male in tempi de pestilentia, che voi mectiate tale ordine che li
predicti sappiano deve havere li loro debiti pagamenti per lo suo servito, como è iusto
et ragionevole; et fatelo cum tale effecto che più non habiamo cagione scriverve sopra
ciò. Mediolani, ultimo februarii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
255
Francesco Sforza scrive al podestà e ai Presidenti agli affari di Pavia perché Giacomo Cozo, il
medico e il barbiere, lì deputati alla conservazione della sanità, siano pagati degli arretrati.
(1452 febbraio 29, Milano).
Potestati et presidentibus negociis Papie.
Già altre volte ve scripsemo ad instantia de Iacomo Cozo, officiale, et medico et
barbero, tunc deputati alla conservatione dela sanità in quella nostra città che,
attenduta la importantia de loro officio, del quale poche persone se trovano vaghe, et
attenduto el pericolo dela loro persona propria per conservare l’altre, gli volissevo fare
tale tractamento et tale provedimento de loro provisione ordinate, che fosse exemplo
ad altri de non fugire simili fatiche et affanni et pericoli. Et perché havimo inteso per
lamenta deli predicti che restano ad havere più paghe del suo servito, ne è parso de
novo scriverve et caricarve che gli fazati fare el devere, altramente vi seria caricho de
consientia et manchamento de honore, sichè vogliatilo fare senza più replicatione de
nostre lettere. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
256
Francesco Sforza vuole che Francesco Giorgio, commissario sopra gli alloggiamenti dei cavalli
a Pavia, corrisponda a Giacomo Orsino la tassa dovuta per i cavalli acquistati con i denari del
duca. Sistemati i cavalli, non si curi d’altro, avendo Giacomo promesso di vigilare sui suoi
uomni.
1452 marzo 1, Milano.
51r Francisco Georgio, commissario super allogiamentis equorum Papie.
Perché de presente havimo facta tale provisione de denari et d’altro al strenuo Iacomo
Ursino ch’el poterà remectere li cavalli che se trovasseno mancare a luy et ali soi dal
tempo che li furono assignati li lozamenti in qua, volimo et expresse te commectimo
che, cossì como luy giongerà et remecterà li cavalli, cossì tu li fazi giongere et
respondere dela tassa d’essi; ulterius volimo che, assignati li siano li lozamenti
competenti per lo numero de soi cavalli, tu lassi la cura et caricho a luy de mutarli o
remutarli como a luy parerà. Ceterum, per evitare la spesa ale zente soe et anche per
evitare scandoli, non volimo che per ogni cosa che accada tu mandi per li soi, anzi in le
cose occurrenti advisa esso ser Iacomo el quale ha promesso et protestato ad noy che
farà stare li soi neli termini et in modo che de loro non haviremo querela niuna. Et
quando pur facesse altramente, advisaci noy che li farimo fare digna provisione. Data
Mediolani, die primo martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
257
Francesco Sforza chiede al clero pavese non esente, per evitare le lamentele per la richiesta di
contributo, di scegliere la propposta tra di rimanere non esenti e contribuire per un terzo della
dovuta sovvenzione o aggregarsi agli esenti e in tal caso si farà un compartito tra esenti e non.
1452 febbraio 29, Milano.
Dominis de clero Papiensi non exempto
Havemo inteso quanto n’havete scritto per vostre littere et le rasone et casone che
adduciti circa el facto dela subventione per nuy rechiesta ad quello chiericato; et per la
contrarietà et discrepantia che è fra vuy non exempti cum quelli altri exempti, habiamo
pigliato questo mezo et facto questa deliberatione maturamente et consultamente che
se voy volete essere separati dali exempti, che debiati pagare la terza parte dela dicta
subventione; si autem non volete, che siate uniti con loro et se farà el compartito
generalmente fra voy tuti exempti et non exempti. Sichè accostativi ad quello partito
che vi piace et in quello mectete modo et forma omnino de scodere dicti denari como
per le altre nostre vi habiamo scritto, li quali se habiano de presente infra xii dì al più
tardi ad questi nostri bisogni. Et da nuy non expectate più littere in questa materia,
perché non se removeremo da questo proposto.
Mediolani, ultimo februarii 1452.
Cichus.
In simili substantia, mutatis mutandis, clero Papiensi exempto pro duobus tertiis
predicte subventionis, remittendo non exemptis arbitrium standi similiter sive
separatim. Ut supra.
Christoforus.
Francisci Malecte.
258
Francesco Sforza rimprovera Franceschino de Guiglieri, armigero di Angelello da Lavello, e
Battista da Cilavegna, armigero di Antonio Landriani, per avere impedito che il capitano della
Lomellina facesse ad Antonio Preoctone quanto imposto nelle lettere inviate dal Consiglio di
giustizia.
1452 marzo 1, Milano.
51v Francischino de Guiglieriis, armigero Angilelli de Lavello, et Baptiste de Cilavenia,
armigero Antonii de Landriano.
Havimo havuto querela da miser Antonio Preoctone che havite impedita la executione
de alcune lettere scripte al capitaneo nostro de Lomellina per parte nostra dal Consiglio
nostro de iustitia in suo favore; di che se miravigliamo et dolemose assai de voy.
Pertanto volimo et commandamovi, per quanto havite cara la gratia nostra, che da mò
inanzi non impediati la executione de dicte littere et, visis presentibus, usate de quella
casa, dela quale fa mentione le predicte littere, voi et ciascuna persona tenesse
occupate quelle; altramente, se de questo havessimo più querela, seria necessario a
farli debita provisione per modo sarite malcontenti. Mediolani, primo martii 1452.
Cichus.
259
Francesco Sforza ordina al capitano della Lomellina di eseguire quanto impostogli dal Consiglio
di giustizia verso Antonio Preoctone lamentatosi per la intromissione di Francesco da Guiglieri e
Battista da Cilavegna per impedire l’esecuzione di quanto disposto.
(1452 marzo 1, Milano).
Capitaneo Lomelline.
Havendone facto querela misser Antonio Preoctone che per Francisco da Guiglieri et
Baptista da Cilavegna, homini d’arme, era stata impedita la executione de alcune littere
a te scripte per lo Consiglio nostro de iustitia in suo favore, havimo scripto a dicti
homimi d’arme che de cetero non se impazano de questo facto. Et però volimo che le
dicte lettere del prefato nostro Consiglio mandi ad debita executione, impetrando ogni
honesto favore et subsidio che a voy parirà expediente per exequire dicte lettere. Data
ut supra.
Cichus.
260
Francesco Sforza comanda a Giacomo Bolognino di far avere al castello di porta Zobia, tramite
gli uomini di Sant’Angelo, la “broncina” e ciò che è nella rocca.
1452 marzo 1, Milano.
lacobo Bolognini.
Che mandi, per l’homini de Sancto Augello, la broncina ch’è in la rocha suso quilli duy
carri del segnor sonno là, cioè la tromba, la coda, el zeppo, le solcine et la cullata et le
faci consignare nel castello de porta Zobia. Mediolani, primo martii 1452.
Marchus.
Iohannes.
261
Francesco Sforza al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo
1452 febbraio 2, Milano.
Francesco Sforza impone al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo di pagare l’albero e
le cordarie del galeone aquistate da Antonio degli Eustachi, cui ha imposto di far approntare
due altri galeoni, alla cui spesa loro devono provvedere.
Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Siamo contenti et volimo che fazati la spesa per l’arbore et cordarie del galione quale
ha facte aparochiare miser Antonio de Eustachio. Et perché li havimo commesso che
ne debia aparechiare doi altri, volimo etiandio che per lo aparechiamento de quelli doi
fazati ogni spesa expediente, come sarite rechesti da esso miser Antonio. Data
Mediolani, ii februarii (a) 1452.
Cichus.
FranciscuSfortia manu propria subscripsit.
(a) Così A.
262
Francesco Sforza al podestà Giovanni Giorgio Lampugnani
1452 marzo 2, Milano.
Francesco Sforza vuole che Giovanni Giorgio Lampugnani, podestà di Casalpusterlengo,
accertata la realtà delle cose, costringa Comino Barbero a rendere la vela smarrita e che lui ha
a Giacomino Basso, navarolo di Piacenza, o a pagarne il valore.
52r Iohanni Georgio da Lampugnano, potestati Casalis Pusterlenghi.
Ne ha facto significare maystro Iacopino Basso, navarolo da Piasenza, che havendo
luy perduta una soa vela da nave, trova che la è pervenuta in Comino Barbero,
habitatore in quella terra, et proinde domanda la restitutione o la valuta d’essa, como a
noi pare ragionevole et iusto. Per la qual cosa volimo et ve commectimo che, havuta
informatione che cossì sia, astrenzati per ogni remedio de ragione, etiam personaliter,
el dicto Comino ad restituirli la dicta vela o el valore, procedendo etiam a quella
punitione che vi paresse portare la iustitia. Mediolani, ii martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
263
Francesco Sforza a Onofrio Bevilacqua
(1452 marzo 2, Milano).
Francesco Sforza chiede a Onofrio Bevilacqua, conte di Macastorna, di rendere giustizia a un
famiglio di Giacomo da Piacenza in causa con uno dei suoi.
Honofrio de Bevilaquis, comiti Machastorne.
Ne ha rechiesto el strenuo cavalero miser Iacomo da Piasenza che vi vogliamo
reccomandare uno suo famiglio quale ha una certa causa cum uno deli vostri homini.
Per la qual cosa vi confortiamo et carichamo che, mediante la iustitia, gli fazati fare tale
spazamento ch’el non habia cagione de gravarse, anzì laudarse de bona ragione gli
serà facta. Data ut supra.
Ser Iacobus
Cichus.
264
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 marzo 2, Milano.
Francesco Sforza scrive al luogotenente di Lodi di usare anche le minacce per indurre Giacomo
Antonio Marcello a rilasciare il compagno di Giacomo da Arquate.
Locuntenenti Laude.
Perché pur ne pare, secundo ne ha referito Iacomo da Arquata, che miser Iacomo
Antonio Marcello non ha voluto relaxare quello suo compagno quale ali dì passati
destenette, anzi lo tene in persone contra ogni debito et iustitia, vogliamo che tu scrivi
una lettera al dicto miser Iacomo Antonio confortandolo et pregandolo che voglia
liberare et relaxare dicto compagno de Iacomo d’Arquate et advisarlo che, si non lo
libererà, che tu ne piglierai tanti deli loro che gli ne farai venire voluntade de farlo
relaxare. Et dela resposta che luy te farà, vogli subito advisarne noy, perché te
advisarimo quello haveray ad fare. Mediolani, ii martii 1452.
Zanninus.
Iohannes.
265
Francesco Sforza al vescovo e al clero di Lodi
1452 marzo 2, Milano.
Francesco Sforza comunica al vescovo e al clero di Lodi che, inteso da Francesco Maletta
l’impossibilità di avere la somma richiesta, ha ridotto la cifra a duecento ducati.
52v Reverendo episcopo et toti clero Laudensi.
Havimo inteso pienamente per relatione de Francisco Maletta, nostro secretario,
quanto ce havite mandato ad significare per li vostri messi circa le excusatione dele
inhabilità de quello chiericato ad pagare la somma deli denari per noi rechiesti in
subventione, et cetera; per la qual cosa noy havimo moderato et reducta la dicta
somma ala quantità de ducento ducati d’oro et parne havervi usato humanità assai et
havuto più respecto et reguardo a quello chiericato che a veruno altro de città che
habiamo. Pertanto confortiamo et caricamo la reverentia vostra perché subito voglia
fare congregare dicto chiricato et fare el debito compartito deli dicti denari et mectere
modo et forma ala exactione cum li opportuni vostri remedii, como per altre sete
informati, per modo che infra dece o dodeci dì al più tardi se possiamo valere de dicti
ducati CC, advisandovi che fine adesso li havimo assignati per cosa importante al stato
nostro, siché da noi non expectate più lettere in questa materia, perché questa è firma
nostra deliberatione. Mediolani, ii martii 1452.
Christoforus Maletta.
Cichus.
266
Francesco Sforza al podestà di Salle
1452 marzo 3, Milano.
Francesco Sforza, saputo che in occasione della riunione dei suoi uomini per certi affari furono
suonate le campane a martello, scrive al podestà di Salle chiedendo che ciò non si ripeta.
Potestati Salarum.
Per lettere del tuo vicario havimo inteso cum singulare dispiacere che a questi dì
passati, essendo l’homini de quella nostra terra congregati asieme per certe loro
facende fu solata la campana al’arme, che fu acto temerario, scandaloso, digno non de
piccola punitione per dare exemplo che un’altra fiada non se corra cossì ligeramente
ad incitare la brigata cum campana da martello; ma più, considerato che non è seguito
scandalo veruno et anche perché credimo non fusse facto malitiosamente, non volimo
che tu ne fazi altra punitione et per questa fiada sia remessa ogni colpa et pena
potesse meritatamente venire ali colpevoli, facendo admonire ogni homo che da mo’
inanzi non se lassino in simili errori facilmente incorrere. Mediolani, iii martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
267
Francesco Sforza a Nicola de Georgi
1452 marzo 3, Milano.
Francesco Sforza ordina a Nicola de Georgi, podestà di Lodi, che, vista la richiesta di potere
condurre biada a Comazzo sollecitata da Gaspare da Sessa per suo uso e dei suoi, si informi,
al’insaputa di Gaspare, di quante bocche ha e gli sia concessa in base a quelle.
53r Nicolas de Georgiis, potestati Laude.
Respondendo a quanto tu ne scrivi per essere chiarito del modo (a) hay a tenere in
concedere licentia a Gasparro da Sessa per condure la biava a Comazo per suo uso e
deli soy, volimo che honestamente, senza saputa de dicto Gasparro tu mandi ad
sapere el numero dele soe bocche ha ad Comazo; et segondo el numero dele bocche
cossì gli concedi licentia et serimo contenti. Mediolani, iii martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue tu ne scrivi depennato.
268
Francesco Sforza a Antonio degli Eustachi
1452 marzo 3, Milano.
Francesco Sforza si compiace con Antonio degli Eustachi del fatto che in giornata il galeone
sarà pronto e il giorno dopo sarà in acqua finito e, con l’albero.
Domino Antonio de Eustachio.
Respondendo aIe vostre lettere circa el facto del galeone quale dicete che ogni (a)
serà compito et domane lo farite buctare in aqua molto ne piace, et commendiamo la
vostra diligentia; et per chiarirne la mente nostra volimo che gli sia mectuto lo arbore e
la gabia et sia mandato zoso segondo l’ordine dato, et cussì facite. Ex Mediolani, iii
martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Così A.
269
Francesco Sforza al podestà di Pavia
(1452 marzo 3, Milano).
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di convocare Antonello de Rozi, uomo d’arme di
Battista Baldizone, e il famiglio Andriolo da Bola; costringa il famiglio al risarcimento del cavallo,
poi morto, che Antonello gli aveva lasciato.
Potestati Papie.
Antonello de Rozi de quella nostra città, homo d’arme de Baptista Baldizone, ce dice
che, lassando ad quella de uno suo famiglio, chiamato Andriolo da Bola, al logiamento
suo in Parmesanna cum uno suo cavallo, dicto Andriolo s’è partito dal logiamento, et
andosene ad casa et lassate el dicto cavallo lì, del che è successo che per casone de
ciò dice il cavallo essere morto. Perché non parendoce ch’el dicto Antonello debbia
supportare questo danno, volemo che habiate denanzi da vuy questo Andriolo et
intendiate l’una parte et l’altra, et essendo così ch’el dicto cavallo sia morto per suo
defecto, lo costringiate ad fare el debito dela valuta d’esso. Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
270
Francesco Sforza a Rogierio da Diano
(1452 marzo 3, Milano).
Francesco Sforza comanda a Rogierio da Diano di andare da lui e di presentarsi da Andrea,
cancelliere ducale.
Rogieri da Diano, armigero nostro.
Perché habiamo ad conferire alcune cose cum techo, pertanto, recevuta questa,
veneray subito qui da noy et faray capo qui ad ser Andrea, nostro cancellero; et non
manchi. Data ut supra.
Andrea Fulgineus.
271
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 marzo 4, Milano.
Francesco Sforza acconsente che il luogotenente di Lodi vada da lui, assentandosi per sei
giorni dal suo ufficio che lascerà in ordine e con un sostituto idoneo.
53v Locuntenenti Laude.
Inteso quanto ne è stato dicto che volentero verresti qui da nuy per alcuni dì, dicemo
che siamo contenti che, lassando ordenato quello tuo officio et in esso persona idonea
che supplisca le toe vesende, te possi absentare et venire qui da nuy per sey giorni el
venire, stare et retornare computati, recordandote a provedere a quello tuo officio
inanzi la tua partita et a tucte quelle cose te parerà bisognare, che per questa toa
absencia non possa seguire inconveniente alcuno. Mediolani, iiii marcii 1452.
Dupplicata vi marcii 1452.
Marchus.
Cichus.
272
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 marzo 4, Milano.
Francesco Sforza si duole con il luogotenente di Lodi dell’eccesso commesso contro un
pescatore da alcuni fanti che volevano passare l’Adda e che non sia intervenuto a punire i fanti.
Locuntenenti Laude.
Veduto quello ne scrivi del’excesso commesso per quelli fanti contra el pescatore,
perché volevano passare Adda et cetera, dicemo che ne dole del dicto excesso. Ce
dolemo ancora de ti che non gli provedi perché, como tu sai, hai commissione da noi
de punirne qualchuno; siché farai bene a farlo, perché cossì facendo, serà exempio ali
altri de bono vivere. Mediolani, iiii martii 1452.
Cichus.
273
Francesco Sforza al podestà di Maledo
(1452 marzo 4, Milano).
Francesco Sforza vuole che il podestà di Maledo intervenga affinchè don Marco, impossibilitato
a vivere con il solo benficio di cui gode, abbia, pagando il dovuto affitto, un altro canonicato.
Potestati Maledi.
Perché don Marco mal poteria vivere sopra el beneficio de quella ecclesia havendo
cossì poca intrata come ha, volimo che, con quello honesto modo che te parerà,
provedi ch’el habia la possessione de quel’altro canonicato, pagando luy el debito ficto.
Data ut supra.
Irius
Cichus.
274
Francesco Sforza al vescovo di Lodi
1452 marzo 3, Milano.
Francesco Sforza comunica al vescovo di Lodi le nuove lamentele dei nobili e uomini di Maledo
per la mancanza delle officiature ecclesiastiche per la preferenza accordata a prete Bertolino a
danno di don Mazero, cui il duca vuole sia concesso il pieno possesso della chiesa, facendo
riportare paramenti e scritture trafugate da prete Bertolino. Chiede che alla chiesa e a don
Mazero venga lasciato il canonicato.
Reverendo domino episcopo Laudensi.
Havimo novamente recevuta littera dali nobili et homeni de Maledo per la quale se
gravano et dolono che non possono havere el commode de batizare et sepellire li morti
et conseguire le messe, officii et sacramenti dela chiesia per li favori quali dala signoria
vostra à prete Bartholino contra don Mazeo, quale continuamente è astrecto andare de
qua e de là per questa casone, dela qual cosa 54r ce maravigliamo et tanto più che
intendimo la signoria vostra vole torre a quella ecclesia el terreno et paramenti d’essa.
Et perché questa cosa non ne pare né honesta né conveniente, confortiamo et
pregamo vostra signoria non voglia lassare dare impazo né molestia alcuna ad esso
don Mazeo, immo lassarlo alla possessione dela dicta chiesia quietemente aciò possa
exercire li divini officii et non favorezare contra de luy el dicto prete Bartholino, perché
como sapeti nostra intentione è che non gli stia, et quando gli vada gli farimo venire
voglia de partirse. Voglia etiandio fare relaxare ala chiesia el terreno et paramenti soi,
como è debito, et similmente le scripture et altre cose che ha portate via lo dicto prete
Bartholino. Appresso vogli provedere che la possessione del canonicato sia lassata ad
esso don Mazero et ala chiesia facendo luy il debito, perché altramente luy non gli
poteria stare. Mediolani, iii martii 1452.
Irius.
Cichus.
275
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 marzo 4, Milano.
Francesco Sforza scrive al luogotenente di Lodi del comportamento che avuto con i due uomini
di Giacomo, suggerendogli in futuro di intervenire solo in un secondo momento.
Locuntenenti Laude.
Respondendo alla toa lettera dicimo che non hay facto bene cossì, prima facie, dare
licentia a quelli doy homini d’arme del conte Iacomo che venero lì, ma li devevi lassare
stare lì uno dì ad fare li facti loro et poy mandare honestamente per essi, et sforzarse
de intendere et sapere quello vanno facendo, et non cazarli cossì a furia, como hay
facto. Siché per lo avenire governeraito como dicemo de sopra, facendo havere imperò
bona advertentia et diligentia. Ad quelli che vanno inanzi et indireto al porto de
Castiglione li provederimo opportunamente. Mediolani, iiii martii 1452.
Zanninus.
Iohannes.
276
Francesco Sforza al podestà di Lodi
1452 marzo 7, Milano.
Francesco Sforza scrive al podestà di Lodi di intervenire a Sant’Angelo (su cui ha giurisdizione),
in supplenza dei mancati poteri di mero e misto impero concessi a Giacomo Bolognino, per
punire una donna che ha ucciso un suo neonato.
54v Potestati Laude.
Essendo nuy de presente advisati da Iacomo del Bolognino quale se trova ad
Sanctangelo che una donna ha strangolato et morto una creatura haveva de proximo
parturita, et così pare habbia la dicta donna confessato, né luy possa fare procedere
contra d’essa per non havere il magnifico Bolognino, ad cui habbiamo dicto
Sanctangelo donato, mero et mixto imperio, volemo, che da poy Sanctoangelo è socto
la iurisditione de Lode, tu interprendi questa cosa et procedi contra dicta donna
secondo raxone et iustitia permitte, mandando dal dicto Iacomo per la donna et per la
confessione, et così ne habiamo scripto ad luy. Data Mediolani, vii martii 1452.
Andreas Fulgineus.
277
Francesco Sforza a Giacomo Bolognino
(1452 marzo 7, Milano).
Francesco Sforza vuole che Giacomo Bolognino gli faccia pervenire subito la bronzina
richiesta.Lo informa di aver affidato al podestà di Lodi, sotto la cui giurisdizione è posto
Sant’Angelo l’ordine di procedere contro la donna assassina del suo neonato.
Iacobo Bolognini.
Veduto quanto per toa lettera ne respondi et scrive dicemo al facto dela bronzina che
vorressemo la facessi condurre adesso et non diferire tanto, perché vogliamo dar
ordene ad quanto ce bisogna. Ulterius ala parte de quella donna ha morto la creatura
parturì, perché Sancto Angelo è sotto la iurisditione de Lode, scrivemo al potestà
proceda luy siché mandando per la donna et per la confessione darali tucto. Data ut
supra.
Andreas Fulgineus.
278
Francesco Sforza a Ventura di Monte Sicardo
(1452 marzo 7, Milano).
Francesco Sforza risponde a Ventura di Monte Sicardo, luogotenente di Lodi, di provvedere
personalmente al pagamento di maestro Giacomo, sollecitandolo a terminare il lavoro.
Venture de Monte Sicardo, locumtenenti Laude.
Veduto quanto ne scrivi del bisogno de quello magistro Iacomo, et cetera, et che li
vogliamo provedere de qualche denaro (a), dicemo che, siando raxonevoli, semo
contenti li provedi ti de qualche denaro secondo te parerà de quelli te trovi in le mani
che te seranno facti boni, sollecitandolo se spacci presto de quanto li resta ad fare.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
(a) Segue secondo te parerà depennato.
279
Francesco Sforza al luogotenente e al podestà di Lodi
1452 marzo 7, Milano.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente e il podestà di Lodi provvedano di alloggio e
masserizie per i ventitre balestrieri mandati.
55r Locuntenenti et potestati Laude.
Havemo mandato lì in quella nostra cità alcuni balestrierii quali sonno per numero
boche xxiii. Pertanto volemo li provediate de oportuno logiamento de stantie et de
qualche massaritie secondo è proveduto ad l’altri nostri sonno allogiati lì. Mediolani, vii
martii 1452.
Iohannes.
Iohannes.
280
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 marzo 7, Milano.
Francesco Sforza ordina a Gracino da Pescarolo di far avere al più presto a Riccardo de Carlo i
crediti che vanta dagli eredi di Guiniforte Guarguaglia e da alcuni altri.
Gracino de Piscarolo.
Ricardo de Carlo dice dovere havere certi denari dali heredi de Guiniforto Guarguaglia
et da alcuni altri et non poterli conseguire, immo in la consecutione d’essi essere
menati in longo che non è nì iusto né rasonevole; però volimo che ad esso Ricardo fazi
ministrare rasone summaria et expedita contra essi debitori, et, constandote del debito,
provedi che gl’il fazano con ogni possibile celerità. Mediolani, vii martii 1452.
Irius.
Cichus.
281
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 8, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia faccia restituire da un sarto, debitamente
pagato, all’uomo d’arme ducale Francescono da Milano le armature da lui date per avere uno
“zoppone et uno paro de calze”. Se le armi furono dal sarto vendute, ne dia a Francescono il
valsente.
Potestati Papie.
Perché Franciscono da Mediolano, nostro homo d’arme, exhibitore dela presente, dice
che impegnò certe armature ad uno sartore da lì, como da luy intenderite, per uno
zoppone et uno paro de calze, et volendo esso Franciscono rescotere dicte armature,
el dicto sartore dice haverle vendute, il perché, siando cossì, volimo che astrengiati el
dicto sarto ad restituire le dicte armature ad esso Franciscono o la valuta d’esse,
pagando tamen luy el dicto sarto deve havere prima. Et vogliatilo subito spazare che
non habia casone de manzarsele sul’hostaria. Mediolani, viii martii 1452.
Iohannes de Ulexis.
Iohannes.
282
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi e a Gracino de Pescarolo
1452 marzo 8, Milano.
Francesco Sforza ordina ad Antonio degli Eustachi e a Gracino de Pescarolo di accordarsi con i
capitani della Lomellina e dell’Oltrepo per iquindici sandoni per il ponte sul Po a Cremona e per
la scelta di abili maestri che facciano il detto ponte al più presto.
1452 marzo 8, Milano.
55v Domino Antonio de Eustachio et Gracino de Piscarolo.
Como deveti havere inteso noy havemo ordinato alli capitanei nostri de Lomellina et de
ultra Po che fazano fare alcuni sandoni cioè quindeci per uno per fabricare el ponte
sopra Po presso la nostra città de Cremona. Pertanto volimo et vi commectimo che
intendendovi cum li dicti capitanei provediati li habiano quelli maystri gli siano
expedienti per construere questi sandoni et che non gli manchino lavoranti ad ciò che
con celerità possano mectere in ordino dicti sandoni per possere operare quel ponte
alli bisogni nostri. In questo usati ogni diligentia perché quello ponte importa molto al
stato nostro, come possate comprehendere. Mediolani, viii martii 1452.
Zannectus.
Cichus.
283
Francesco Sforza ad Agostino Maria de Albertari, a Giovanni Leonardo de Beccaria e a
Bernardo da Lonate
1452 marzo 8, Milano.
Francesco Sforza comanda a Agostino Maria de Albertari, a Giovanni Leonardo de Beccaria e a
Bernardo da Lonate di andare il giorno seuente da lui.
Augustino Marie de Albertariis, Iohanni Leonardo de Becharia ac Bernardo de Lonate,
civibus Papiensibus.
Per alcune cose quale havemo ad conferire cum vuy volimo che debiati vinire da nuy
domane che sarà ad viiii del presente; et a questo non intervenga fallo per quanto
haviti cara la gratia nostra. Data Mediolani, die viii martii MCCCCLII.
Ser Iacobus.
Cichus.
284
Francesco Sforza a Raffaele Zaccaria
1452 marzo 8, Milano.
Francesco Sforza scrive a Raffaele Zaccaria, capitano della Lomellina, per la legna i sandoni da
fare per i quali manda cinquanta ducati. La faccia tagliare di qua e di là dal Ticino e la porti a
Parasacco per farla segare; per il resto si atterrà a quanto disporrà Antonio degli Eustachi.
Raphaeli Zacharie, capitaneo Lomeline.
Havimo veduto quello me scrive delli lignami hay apostati per fare li quindici sandoni
cussì quello magnifico Antonio; el che ne è piaciuto assay. Pertanto nuy te mandiamo
ducati cinquanta a soldi 64 per ducato per lo presente exhibitore, siché attenderay cum
ogni diligentia a fare tagliare quilli lignami de qua et de là da Ticino, come ti parerà et
como say è la voluntà nostra, facendogli tagliare et condurre ad Parasacho senza
veruna nostra spesa. De poy li faray resegare et apparechiare, non mettendogli
insieme altramente per fino 56r vinirà lì magnifico Antonio quale te ordinarà la factione
et modo nel quale se haveranno ad fare dicti sandoni, et come magnifico Antonio te
haverà ordinato questo cum ogni diligentia acte che siano et posti in ordine per
possere ordinare dicto ponte, quale tu say quanto importa al stato nostro. Data
Mediolani, die viii martii MCCCCLII.
Zanetus.
Iohannes.
285
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 marzo 8, Milano.
Francesco Sforza, fatto osservare al luogotenente di Lodi di avergli con due lettere concesso
licenza di andare da lui, gli impone di andare da lui all’indomani alle sedici.
Locumtenenti Laude.
Per doe nostre littere te havemo facto licentia, como ne hay facto rechedere, de venire
qui da nuy, et may non sey venuto. Pertanto te dicemo che, subito recevuta questa,
senza dimora alcuna debbi venire qui da nuy et per ogni modo fa che sey qui domane
aIe sedeci hore, et in questo non intervenga fallo alcuno, et remossa ogni casone che
sey qui domane alla dicta hora, lassando ordinato quello tuo officio como per altre te
havemo scripto. Data Mediolani, viii marcii 1452.
Marchus.
Cichus.
286
Francesco Sforza al podestà e castellano di San Colombano
1452 marzo 8, Milano.
Francesco Sforza scrive al podestà e castellano di San Colombano di eseguire quanto il
capitano di giustizia di Milano gli ordinerà.
Potestati et castellano Sancti Columbani.
Per alcune cose pertinente al stato nostro s’eI nostro capitaneo de iustitia in questa
nostra città mandarà lì o scriverà alcuna cosa, volimo exequischi quanto te (a)
rechiederà, non altramente como se telo commandassemo noy. Mediolani, viii martii
1452.
Irius.
Cichus.
(a) Segue scriverà depennato.
287
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 8, Milano.
Francesco Sforza, vista la lamentela dell’ufficiale di Pissarello, ordina al podestà di Pavia di
disporre che comuni e uomini che contribuivano sotto Filippo Maria Visconti al pagamento del
salario degli ufficiali, vi provvedano pure per il presente.
Potestati Papie.
Se grava il nostro officiale dal Pissarello che non pò essere pagato del suo salario per
manchamento e defecto de quelli gli debbeno respondere segondo l’ordini passati; il
perché volimo et te commectimo che tu mecti tale ordine che quelli commune et homini
circunstanti quali a tempo del signor duca passato contrib(u)ivano et pagavano el
salario deli officiali passati contribuiscano et paghino anchora a questo, come ne pare
ragionevole, non gli siando altro in contrario. Mediolani, viii martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
288
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 marzo 8, Milano.
Francesco Sforza scrive al capitano di Casteggio delle lamentele di Agostino de Canevanova
per i cinque roveri dei venti comprati da Comino e Rosso de Venali a Cantalovo d’Oltrepo. Gli
impone che, per compiacere Bianca Maria, richiestane da Lorenzo, suo famiglio e fratello di
Agostino, non tocchi gli altri e faccia che per i cinque tolti per i sandoni, ne abbia altrettanti.
56v Capitaneo Clastigii.
Ne ha facto lamenta Augustino de Canevanova, cittadino nostro de Pavia, che de vinti
rovere quale haveva comperato più mesi passati da uno Comino et Rosso de Venali ad
Cantalovo de là da Po per alcuno suo laborerio gli ne hay facto torre cinque; il che
vene in suo grande preiudicio. Per la qual cosa, ad ciò che compiaciamo ala
illustrissima nostra consorte madonna Biancha la quale de questo ne ha facto grande
instantia per respecto de Laurentio, suo famiglio et fradello del dicto Augustino, volimo
et cossì te commandiamo che del resto dele dicte xx rovere non gline movi alcuna; et
per contra de quelle cinque gli sonno tolte per li nostri sendoni fazi ne habia altretanti et
migliori, s’el se può, in lo dicto luoco de Cantalovo overo lì presso alla riva de Po. Et in
quanto gli ne fusse tolto più quantitade fa’ che sia satisfacto in modo non habia casone
de lamentarse. Mediolani, viii martii 1452.
Iohannes.
Iohannes.
289
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 9, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia, intesi i compiti di Scaramuza da Cremona lì, gli
renda pronta giustizia in modo che possa eseguire quanto gli ha ordinato.
Potestati Papie.
Scaramuza da Cremona ha da fare alcune cose lì in quella toa (città), como da luy
intenderay. Pertanto te commetimo et volimo de tucto quello te exponerà, intesa la
verità del facto, gli faci rasone summaria et expedita in modo che senza litigio sia
expedito presto, acioché se possa metre in puncto et andare ad exequire quanto gli
havemo commisso. Mediolani, viiii marcii 1452.
Marchus.
Iohannes.
290
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 marzo 9, Milano.
Francesco Sforza scrive a Gracino da Pescarolo delle lamentele di suo genero Giovanni da
Tolentino per la “descrizione delle boche” a Bereguardo mai avvenuta in passato, invitandolo a
evitare innovazioni visto che gli uomini di detto luogo pagano il sale come gli altri.
Gracino de Piscarolo.
El magnifico cavalero misser Iohanne de Tollentino, nostro genero, ne scrive
lamentandose della descriptione delle boche quala gli hay facte fare in Bel Reguardo,
perché dice che may per lo tempo della felice memoria del’illustrissimo quondam
signore nostro padre, nì per alcuno altro tempo in dicto loco non fo facta simile
descriptione. Pertanto dicemote et volimo che subito, recevuta questa, debii provedere
che al dicto misser Iohanne non sia innovato cosa alcuna in lo dicto loco per modo che
non habia più casone de lamentarse. Intendimo però che l’homini del predicto loco
pagano el sale como paghino li altri siché, facendo dicto misser el debito per dicto loco,
volimo non se li faci cose per le quale habia casone de lamentarse. Mediolani, viiii
marcii 1452.
Marchus.
Cichus.
291
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
1452 marzo 10, Milano.
Francesco Sforza ordina ad Antonio degli Eustachi che il giorno seguente suo figlio Filippo porti
il nuovo galeone a Cremona, per il cui trasferimento Gracino versa lire trentacinque e soldi otto.
Per la riparazione degli altri due galeoni facciano quanto possono certi che avranno i denari.
57r Domino Antonio de Eustachio et Filippo eius filio.
Havimo recevuto le lettere de voi miser Antonio, aIe quale respondendo et primo, ala
parte del galeone novo, volimo che tu, Filippo, lo debi condure ad Cremona; et questo
sia domane, advisandove che per la conducta d’esso havimo scripto a Gracino che te
faza dare libre xxxv et soldi viii, segondo scrivite voy miser Antonio; et gionto che tu,
Filippo, serai ad (a) Cremona cum dicto galeone, advisarane subito. Ala parte dela
reparatione deli altri duy galeoni volimo che li fazati tucto quello aparechiamento che
possite per adesso non gli perdendo tempo perché poi mandarimo uno deli nostri cum
denari per provedere al resto. Mediolani, x martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue Roma depennato.
292
Francesco Sforza Bolognino de Attendoli
1452 marzo 9, Milano.
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli convochi Beltramino Pizone per le dodici
bombardelle per armare il galeone dategli da Giuliano Gluglino e mai restituite. Accertata la
verità, imponga a Beltramino la restituzione delle bombardelle.
Bolognino de Attendolis.
Ne dice il nobile Iuliano Gluglino al tempo del’armata passata havere date dodeci
bombardelle per armare uno galeone quale furono date ad uno Beltramino Pizone,
patrono de uno galeone, le quale may ha possute rehavere, ma dice el dicto
Beltramino recusa de volerglile restituire; de che luy se grava. Pertanto, parendo ad
noy non sia debito né honesto ch’el dicto Iuliano debbia perdere le soe bombardelle, ve
commectiamo et volimo debiati havere denanzi ad voi el dicto Beltramino et intendite
questo facto, et trovando voy ch’el dicto Beltramino habbia queste bumbardelle, fati le
restituisca ad Iuliano, remossa ogni casone, perché per haverne luy servito noi non
volimo porti questo damno. Mediolani, viiii martii 1452.
Zannectus.
Cichus.
293
Francesco Sforza al podestà e al referendario di Pavia
1452 marzo 7, Milano.
Francesco Sforza scrive al podestà e al referendario di Pavia inducano Giovanni da Valle e
Giovanni Antonio deli Oldoni, “dazieri del molezo et bollatura del vino” per l’anno 1450 a pagare
a Giovanni d’Amelia l’assegnazione fatta sopra detti dazi.
Egregiis comiti et militi potestati et referendario nostris Papie.
Dilecti nostri, vi scrissemo a questi dì passati che volevamo che certa compositione
facta tra quelli facevano per la Camera nostra et Zohanne da Valle et Zohanneantonio
deli Oldoni, datieri del datio del molezo et bollatura del vino del’anno de 1450 fusse
observata, cioè che pagando loro la parte sua non fussero obligati per altri, non
sapendo nuy che 57v li denari de dicti datii fussero obligati ad altri, et mo’ siami
informati che sopra essi datii fu facta certa assignatione al spectabile domino Zohanne
d’Amelia, nostro consigliere, prima fosse facta dicta compositione. Pertanto volimo et
commandiamovi che in continenti, et omni prorsus exceptione remota, dictis litteris non
obstantibus, constringati li prenominati Zohanne et Zohanneantonio ad pagare a dicto
domino Zohanne tucto quello deve havere per vigore della predicta assignatione. Data
Mediolani, die vii marcii 1452.
Cancellarius dominus lohannes de Amelia.
Cichus.
294
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
1452 marzo 11, Milano.
Francesco Sforza comanda ad Antonio degli Eustachi di fargli sapere quando il galeone lascerà
Pavia e si muoverà verso Cremona e Casalmaggiore.
Domino Antonio de Eustachio.
Volimo che subito, recevuta questa, ne debbi advisare in qual dì credite se havirà ad
ivare via et partirse de lì da Pavia quello nostro galeone per andarsene in zoso al viazo
suo verso Cremona ad Casalmazore, siché possiamo havere vera notitia de quando
serà la soa partita. Mediolani, xi martii 1452.
Christoforus.
Iohannes.
295
Francesco Sforza a Filippo degli Eustachi
1452 marzo 11, Milano.
Francesco Sforza informa Filippo degli Eustachi che scriverà a Rolando Pallavicino per una
scorta armata che accompagni il galeone fino a Casalmaggiore. Ritenendo che a Pavia vi sia
uno dei retroguardi ducali, gli chiede di accertarlo, perché, in tal caso, non ricorrerà a Rolando.
Filippo de Eustachio.
Perché ne pare necessario che cum quello nostro galeone quale se deve condure in
zoso ad Casalmazore, gli sia conducto uno retroguardio armato, pertanto noy scrivimo
al magnifico Rolando Palavicino che ne presti el suo et telo faza consignare per lì da
Cremona; el quale noy farimo armare ad nostre spese, siché ne havirai bona cura. Et
perché credimo che lì ad Pavia sia qualche uno deli retroguardii nostri, perciò volimo
ne debbi subito advisare perché siandogli de nostri lì, non bisognaria daessimo
graveza al prefato Rolando del suo. Mediolani, xi martii 1452.
Christoforus.
Iohannes.
296
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 11, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di far restituire a Giovanni da Milano i buoi e le
cose toltigli per il debito che ha con il comune di Vigalfo per il dazio dell’imbottato.
58r Referendario Papie.
S’è gravato Zohanne da Mediolano, nostro homo d’arme, che per certo debito del
commune da Vigalfo per datio dele imbottate gli sono stati tolti soi bovi et soe cose,
che non ne pareva ragionevole. Se cossì fosse et, pertanto havuta informatione che
siano soi, volimo che subito geli fazi restituire. Mediolani, xi martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
297
Francesco Sforza al frate Guglielmo de Lappo
1452 marzo 11, Milano.
Francesco Sforza raccomanda a frate Guglielmo de Lappo, luogotenente del Gran Maestro di
Rodi, Angelo de Attendoli, milite gerosolomitano, per l’aiuto che gli presterà in ogni suo negozio.
Reverendo in Christo patre, amico nostro carissimo, fratri Gulielmo de Lappo,
locuntenenti magni et magistri Rhodi.
Si contingeret venerabilem dominum Angelum de Attendolis, militem Ierosolomitanum,
pro suis negociis opus habere patrocinio paternitatis vestre cum vobis, et negocia
queque sua, ex animo commendamus et gratissimum habituri sumus quicquid
commodi in eum contulerit vestra persona. Est enim finis noster et sibi in omnibus bene
esse cupimus. Mediolani, xi martii 1452.
Irius.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit venerabili fratri Georgio, priori Lombardie ex comitibus
Vallis Pergie.
Irius.
298
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Vigevano
1452 marzo 11, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà, il comune e gli uomini di Vigevano diano ogni aiuto e
favore a Guglielmo di Baviera che invia là per la riparazione di quella terra.
Potestati et communi et hominibus Viglevani.
Remandiamo là el strenuo Guielmo da Bavera, nostro compagno, per attendere et
sollicitare la reparatione de quella nostra terra; et pertanto volimo che, in quanto
contenerà la dicta reparatione, a luy credati quanto ala persona nostra propria et
ulterius gli prestati ogni adiuto, consiglio et favore perché si faza cum ogni celerità
possibile. Mediolani, xi martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
299
Francesco Sforza alla badessa e alle monache del monastero di Santa Chiara di Pavia
1452 marzo 9, Milano.
Francesco Sforza raccomanda alla badessa e alle monache del monastero di Santa Chiara di
Pavia la figlia di Pietro da Canevanova. Se fossero al completo secondo l’ordine e la
costituzione loro, la tengano in lista d’attesa.
Domine abbatisse et monialibus monasterii Sancte CIare Papie.
Havemo informatione che una figliola de Petro da Canevanova, nostro cittadino, la
quale è molto devotissima et volontera per servire a Dio et guidare la vita soa ne’ divini
et sancti exercitii, intraria in quello vostro monasterio. Parendone ad noy questa essere
una sancta et bona dispositione, maxime per augumento dela christiana religione et
divino culto, siamo mossi ad scrivere et confortare che tra per caritade commune et
nostro amore la vogliati acceptare nel vostro consortio et collegio. Non di meno,
essendovi sinistro, perché il numero fosse compito, segondo il vostro ordine et
constitutione, che, almeno accadendo che altra ne manchasse, substituati la dicta
figliola de Petro nel suo loco, advisandovi che cossì del’uno modo, como del’altro ne
farite piacere singulare. Mediolani, viiii martii 1452.
Christoforus.
Cichus.
300
Francesco Sforza ad Angelo Simonetta
1452 marzo 12, Milano.
Francesco Sforza informa Angelo Simonetta che, secondo quanto scrivono Giovanni
d’Alessandria e Antonio Guidobono da Genova, Francesco Bianco non potrà mandare quanto
promesso. Lo sollecita perché subito contatti Genova per avere le dette cose.
58v Domino Angelo Simonette.
Angelo, tu intenderay per la inclusa, quale è la copia de una parte de un’altra ne
scrivene domino lohanne de Alexandria et Antonio Guidobono da Zenoa, como
magnifico Francesco Biancho non potrà mandare la polvere né quelle altre cose
promesse, perché Iohanne Antonio, tuo nepote, pare non habia la commissione de
poter fare promissione libera de pagamento al termine bisognaria, de che havimo
havuto despiacere assay, perché nuy expectavamo queste cose et come deve
comprendere non gli bisognaria perdere tempo, perché, inanzi siano conducte da
Zenoa qui, si passeranno pur par(e)chi dì, et senza quelle non possimo fare. Pertanto
te confortiamo et carichamo ad volere, senza veruna repplicatione, havuta questa,
indillate scrivere et provedere ad Zenoa che nuy possiamo havere queste cose,
advisandote che nuy de questo facto repossiamo sopra ti, et cussì havimo resposto ad
Zenoa che tu provederay. Data Mediolani, die xii martii 1452.
Cichus.
301
Francesco Sforza a Giacomo da Crema
1452 marzo 13, Milano.
Francesco Sforza ordina a Giacomo da Crema, ufficiale delle munizioni di Pavia, di far avere ad
Antonio degli Eustachi, capitano del navigio ducale, o al figlio Filippo, due barilotti di polvere e
due casse di verrettoni per munizione del galeone nuovo.
Iacobo de Crema, officiali munitionum Papie.
Volimo che tu fazi a miser Antonio de Eustachio, capitaneo del nostro navilio, aut a
Filippo suo figliolo, doi barilecti de polvere da bombarda et doe capse de verettoni per
munitione del galeone novo quale facimo condure ad Cremona. Et questo fa subito
senza contraditione alcuna. Data Mediolani, xiii martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
302
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi e a suo figlio Filippo
1452 marzo 13, Milano.
Francesco Sforza scrive ad Antonio degli Eustachi e a suo figlio Filippo di portare il galeone a
Cremona, dandone notizia dell’arrivo. Lo informa di aver scritto all’ufficiale delle munizioni per la
polvere e verrettoni; se ciò arrivasse quando Filippo è già partito, Antonio le mandi al figliolo.
Domino Antonio et Filippo eius filio de Eustachio.
Havimo recevute vostre lettere continente più parte, et respondendo ala parte del
galeone novo volimo, como per altre nostre te havino scripto, che tu, Filippo, lo
conduchi subito ad Cremona et cum primum seray là cum esso tu ne advisi. Perché tu
Filippo ne scrivi che lo officiale dale munitione non t’ha voluto dare la polvere et li
verettoni per munitione 59r del dicto galeone, noy gli scrivimo per le alligate ch’el tele
dia, siché torrale et subito, si non sarai partito, vatene de tracta. Al’altre parte dele
vostre lettere ve farimo domane resposta. Se Filippo fossi partito mandate voy, miser
Antonio, la polvere et verectoni dicti a luy. Mediolani, xiii martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
303
Francesco Sforza a Francesco Georgio
1452 marzo 13, Milano.
Francesco Sforza informa Francesco Georgio, commissario degli alloggiamenti della campagna
di Pavia, che Pinchiarolo da Milano, uomo d’arme di Giovanni dalla Noce, è stato derubato di
due cavalli, finiti nelle mani di Cola da Medicina. Appurate le cose, provveda che detto Cola o i
suoi famigli restituiscano a Pinchiarolo i cavalli o ne corrispondano il valore.
Francisco Georgio, commissario super allogiamentis campanee Papie.
Pinchiarolo da Mediolano, homo d’arme del spectabile miser Zohanne dala Nose, è
stato qui ad noy et dice che gli è stato furato doi cavalli et che ha vero indicio che dicti
doi soi cavalli gli ha havuti Cola da Medesina. Pertanto volimo che tu te informi
diligentemente de questa cosa, et trovando ti cum veritade che dicto Cola o non li soi
famigli habiano havuti li dicti cavalli, vogliamo che omnino li fazi restituire al dicto
Pinchiarolo o farglili pagare quello che vagliono; ma sforzati in ogni modo trovare la
verità. Mediolani, xiii martii 1452.
Zanninus.
Cichus.
304
Francesco Sforza al podestà di Lodi
1452 marzo 13, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Lodi di non procedere oltre, senza disposizione ducale,
contro la donna di Sant’Angelo accusata di aver ucciso il suo neonato.
Potestati Laude.
Per certo bono respecto non volimo procedi contra quella femina da Sancto Angelo
che se diceva haveva parturita et amazata quella creatura ad alcuno atto. Ora
habiandoli neli mane la retegni et d’essa altro non disponghi senza nostra saputa.
Mediolani, xiii martii 1452.
Andreas Fulgineus.
305
Francesco Sforza a Corrado di Foliano, luogotenente di Alessandria.
s.d.
Domino Conrado de Foliano locuntenenti Alexandrie.
Siamo restati molto contenti che segondo el tuo scrivere la ruyna non hab (a)
(a) La missiva incompleta è depennata.
306
Francesco Sforza a Nicola de Georgi, podestà di Lodi
1452 marzo 13, Milano.
Francesco Sforza vuole che Nicola de Georgi, podestà di Lodi, riceva con tutti gli onori Bona
Caterina, sorella del duca, che arriverà, rassicurandolo sul rimborso delle spese sostenute.
59v Nicolao de Georgiis, potestati Laude.
Perché Bona Caterina, nostra sorella, zonzarà lì domane, volimo che gli fazi li honori et
le spese per domane da sera et l’altra matina perché noy le farimo fare bone.
Mediolani, xiii martii 1452.
Irius.
Cichus.
307
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 marzo 13, Milano.
Francesco Sforza conforta Bolognino de Attendoli rattristato per la fuga del marchese de
Cotrone.
Magnifico Bolognino de Attendolis.
Bolognino, havemo per le vostre lettere inteso la fuga del marchexe de Cotrone; ad
che non dicimo altro perché dali traditori l’homo non se pò guardare. Et perhò de
questo facto non ve ne vogliati dare melenchonia né stare puncto de mala voglia, ma
actendete ad venire leto et di bona voglia. Data Mediolani, die xiii martii 1452.
Cichus.
308
Francesco Sforza a Francesco Piznardi di Cremona
1452 marzo 13, Milano.
Francesco Sforza comanda a Francesco Piznardi di Cremona, armigero ad Arena, di restituire a
Leonardo da Riva di Trento, famiglio di Bartolomeo Colleoni, il cavallo e quant’altro gli ha
rubato.
Francisco de Piznardis de Cremona, armigero comoranti in Arena.
Leonardo dalla Ripa de Trento, famiglio del magnifico Bartholomeo Coglione, ne dice
che tu gli hay tolto un cavallo et altre sue cose; della qual cosa ne siamo maravigliati et
non sapiamo perché tu lo habbi facto. Pertanto fa che subito, havuta questa, tu
restituischi al dicto Leonardo ogni cosa ad luy tolta, che non li manchi uno pontal de
strenghe et non manche per quanto hay cara la gratia nostra. Data Mediolani, die xiii
martii 1452.
Cichus.
309
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 marzo 13, Milano.
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi di concedere a Francesco e ai fratelli
Sanseverino di prendere dalla città some quaranta di biada da cavalli per la semina e portarle a
Pandino.
60r Locuntenenti Laude.
Siamo contenti et volimo che ali spectabili Francisco et fratelli da San Severino e a
caduno suo messo lassi cavare da quella città et condure ad Pandino per seminare
some quaranta de biade da cavalli senza exceptione et contradictione alcuna.
Mediolani, xiii martii 1452.
Irius.
Iohannes.
310
Francesco Sforza ad Antonio Venereo
1452 marzo 14, Milano.
Francesco Sforza assicura Antonio Venereo, provveditore di Rivolta, di aver disposto che
Giovanni Galante restituisca il ragazzo al compagno di Bettino, sebbene egli l’abbia trattenuto
per riavere il suo che da loro non gli è stato ancora rimandato.
Antonio Venereo, provisori Ripalte.
Veduto quando per la vostra lettera ne requede vogliamo fare rendere el suo regazo ad
questo compagno de Bettino, ve respondemo che, nonobstante Zohanne Galante
habia retenuto questo per contracambio de uno suo se trova mo’ dal canto vostro,
siamo stati contenti, per contemplatione vostra et aciò comprehendiati quello sial’animo
nostro in ben vicinare, farlo restituire; et cossì ne scrivimo in opportuna forma al dicto
Zohanne Galante.
Mediolani, xiiii martii 1452.
Andreas Fulgineus.
311
Francesco Sforza a Giovanni Galante
1452 marzo 14, Milano.
Francesco Sforza ingiunge a Giovanni Galante, conestabile dei fanti, di restituire, su richiesta
del provveditore di Rivolta, il ragazzo del compagno di Bettino inviato lì in compagnia di certe
donne.
Iohanni Galanti, peditum conestabili.
Il proveditore de Revolta ce ha scripto del facto de uno regazo che mandando ad
questi dì lì questo compagno de Bectino da Calcina in compagnia di certe donne; pare
tu habbi retenuto. Et pertanto volimo lo debbi subbito, recevuta questa, renderlo
requesto suo patrone et cusì expresse te comandiamo, advisandote che se tu l’ai
retenuto o per contracambio del tuo ragazo o per l’acto usò il dicto Bettino o li soi
contra delli toy, non l’ài possuto fare iustamente, perché el tuo ragazo sententiato se
fugì; et siandote promesso de remandartelo et non te sia stato remandato, non devi
fare per ciò represaglie; et etiam si li toi furon bactuti, te dovevi vendicare contra de
quilli feceno tale et nel medesimo grado se trovarono allora. Siché, conclusive,
renderai il suo ragazo ad questo et non manchi. Data Mediolani, xiiii marcii 1452.
Andreas Fulgineus.
312
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 14, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia, accertato quanto dice il famiglio, acquirente di
un cavallo da Bernardo da Lona, lo costringa a riprendersi il cavallo e a restituire i denari.
60v Spectabili dilecto nostro potestati civitatis nostre Papie.
Lo conestabile presente portitore, nostro famiglio, ce ha facto querela che, havendo
comprato uno cavallo da Bernardo da Lona, nostro (a) citadino de Pavia, cum pacti
chiari quali se richiedeno nel compre de cavalli, trova lo dicto cavallo restito et cum altri
deffecti, segondo poteray intendere dalo dicto nostro famiglio. Pertanto volimo et te
committiamo che intendi questa cosa et servi modo che allo dicto nostro famiglio siano
restituiti li denari suoi et lo dicto Bernardo retenga lo suo cavallo; et questo non
manchi. Mediolani, xiiii martii 1452.
Manu advene.
Cichus.
(a) Segue famiglio depennato.
313
Francesco Sforza a Gracino da Piscarolo
1452 marzo 14, Milano.
Francesco Sforza ordina a Gracino da Piscarolo di far consegnare al notaio Giacomo,
castellano della rocca di Vigevano, dieci staia di sale per munizione della stessa rocca.
Gracino de Piscarolo.
Te commectimo et volimo che subito, havuta questa, per munitione dela rocha nostra
de Vigeveno tu gli mandi stara dece de sale, che sia consignato al notario Iacomo,
nostro castellano dela dicta rocha. Ad questo non sia indusia nì mancamento.
Mediolani, xiiii martii 1452.
Zannectus.
Cichus.
314
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 14, Milano.
Francesco Sforza comanda al podestà di Pavia di mandare da lui Giacomino Villano con il
cavallo oggetto della contesa con Antoniazo da Pavia, compagno di Antonio da Landriano, che
ha avuto il cavallo da un compagno di Giacomo Orsino.
Potestati Papie.
Per altre nostre lettere te habiamo scripto facessi restituire uno cavallo ad Antoniazo
da Pavia, compagno de Antonio da Landriano, da quello Iacomino Villano, il quale
cavallo, noy siamo informati, ha havuto dicto Antoniazo da uno compagno de Iacomo
Ursino; pur fine qui, secundo ne dice Antonio, anche non n’è facto niente. Pertanto ad
ciò noy possiamo ponere fine ad questa differentia, te commectimo et volimo che,
havuta questa, fazi venire qui da noy el dicto Iacomino Villano et che meni lo cavallo
dela differentia perché noy deliberamo de intendere questa cosa et dare rasone a chi
l’haverà; et non sia fallo. Mediolani, xiiii martii 1452.
Zannectus.
Cichus.
315
Francesco Sforza a Giacomo Orsino
1452 marzo 14, Milano.
Francesco Sforza scrive a Giacomo Orsino di mandare da lui il suo compagno che ha venduto il
cavallo ad Antoniazo da Pavia, compagno di Antonio Landriani, per comporre la vertenza tra i
due.
61r Iacobo Ursino armorum ductori.
Ad ciò se possa dar fine alla differentia vertisse fra Antoniazo da Pavia, compagno de
Antonio da Landriano, et Iacomino Villano per lo facto de quello cavallo, volimo che,
subito havuta questa, mandiati qui ad noy quello vostro compagno quale vendecte el
cavallo al dicto Antoniazo, perché deliberamo intendere noy questa cosa. Et a questo
non sia indusia né mancamento. Mediolani, xiiii martii 1452.
Zannectus.
Cichus.
316
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 marzo 14, Milano.
Francesco Sforza ordina a Francesco de Georgi, commissario sopra gli alloggiamenti della
Campagna di Pavia, di costringere gli uomini di Monte a contribuire alla tassa dovuta a Testa,
non credendo alle parole di Angelo Simonetta, consigliere e segretario ducale.
Francisco de Georgiis, commissario super allogiamentis campanee Papie.
El Testa, nostro homo d'arme, ne dice che li homeni da Monte non li volono contribuire
dela taxa soa; dela qual cosa ne miravigliamo. Et perché nostra intentione è che
nisuna persona sia preservata exempta da taxa de cavalli, vogliamo che omnino tu
constrenghi dicti homeni da Monte ad fare il debito loro al dicto Testa, tanto per lo
tempo passato quanto per lo advenire. Et perché intendimo che dicti homeni se
scusano ch’el spectabile Angelo Simonetta, nostro consegliero et secretario
dilectissimo, non vole che paghino dicta taxa, dicimo che non ne credimo niente, et
siamo certissimi ch'el dicto Angelo non gli ha mai dicto tale parole, perché luy sa bene
l’animo et dispositione nostra; siché per questo non stare ad non constrengere dicti
homeni che fazano el dovere al dicto Testa, perché noi farimo restare contento dicto
Angelo de questa cosa. Data Mediolani, xiiii martii 1452.
Zanninus.
Cichus.
317
Francesco Sforza a Cristoforo Toscano
1452 marzo 14, Milano.
Francesco Sforza, informato Cristoforo Toscano, economo di Pavia, che il clero di Pavia, esente
e non, si è accordato per versare alla Camera settecento ducati d’oro per la sovvenzione
richiesta, vuole che intervenga con gli ufficiali ducali contro ogni membro del clero renitente al
pagamento.
Prudenti Christoforo Toscano, iconomo Papie.
Perché quello chirico de Pavia, exempto et non exempto, se è componuto cum la
Camera nostra in ducati septecento d'oro per la subventione per noy rechiesta, li quali
denari degono comportare fra loro et mectere modo alo pagamento de presente,
secundo la dicta compositione, pertanto volimo, et per questa te commectiamo che ad
ogni loro rechiesta, procedi, col favore et brazo de quelli nostri officiali lì, contra
ciascuno vero debitore del dicto chiricato cum ogni opportuno remedio per modo che
subito paghino; et circa quanto te rechiederono non li mancarai in cosa alcuna circa
questa materia perché questo è interesse dela Camera nostra. Mediolani, xiiii martii
1452.
Christoforus Maletta.
Cichus.
318
Francesco Sforza a Raffaele Zaccaria
1452 marzo 15, Milano.
Francesco Sforza informa Raffaele Zaccaria, capitano della Lomellina, delle lamentele di Pietro
Visconti per la legna fatta per i quindici sandoni dovuti dalla Lomellina nel bosco di Groppello di
detto consigliere. Chiede che tale spesa sia ripartita come pure le spese del taglio e trasporto.
61v Raphaeli Zacharie, capitaneo Lomelline.
Ne ha facto querela miser Petro Vesconte, nostro consegliero, che tu voli tagliare nel
suo boscho de Gruppello tucto o la mazore parte de quelli lignami bisognano per
construere quelli xv sandoni tassati ala Lomelina; il che non ne pare già honesto né
rasonevole, perché nostra intentione è che questi lignami siano compartiti per modo
che uno solo, né doi, habiano la botta. Pertanto aciò sii informato dela voluntà nostra te
advisamo che la intentione nostra è che tu tagli nel boscho de miser Petro quelli te
parerà gli tochino ragionevelmente per la parte soa, non gline dando pagamento
alcuno perché, como tu sai, noi non volimo pagare ligname ma, togliendone tu più che
non gli toccasseno per la contingente parte soa, volimo gli siano pagati; non volimo già
pagarli noy, ma volimo gli siano pagati per li homini de Lomellina, et che questa spesa
de lignami sia compartita como hai compartito la spesa del tagliare et del condurre. Tu
intendi mo’ la voluntà nostra; siché provedi non habiamo più querela ma, per intendere
nuy ben al facto de questi sandoni, volemo che subito, havuta questa, vegni qui da nuy
per modo che domane ad hora 16 sii qua da nuy. Mediolani, xv martii 1452.
Zannectus.
Cichus.
319
Francesco Sforza al vescovo di Pavia Borromeo
1452 marzo 15, Milano.
Francesco Sforza certo che il vescovo di Pavia Borromeo conosce meriti e devozione degli
Stampa verso lo Sforza, lo sollecita a concedere la podestaria di Casorate ad Antonio Stampa.
Reverendo domino illustri Bonromeo, episcopo Papie.
Credimo la signoria vostra sia assai informata dela fede et meriti dela casa de Stampi
de questa nostra città verso noy; siché, essendo noy pregati per lo officio dela
potestaria de Casorate per Antonio Stamba, non possemo fare non lo recommandiamo
ala signoria vostra. Pertanto la confortiamo et pregamo che, ad nostra complacentia,
voglia essere contenta de concedere questo officio al dicto Antonio per uno anno, el
quale Antonio cognoscemo de tale virtude et integritade che non dubitamo la signoria
vostra ne havirà bono regimento. Et noy l’haviremo dala signoria vostra in loco de
singulare piacere. Mediolani, xv martii 1452.
Zannectus.
Cichus.
320
Francesco Sforza a Nicola de Georgi
1452 marzo 15, Milano.
Francesco Sforza vuole che Nicola de Georgi, commissario e podestà di Lodi, faccia
accompagnare a Milano la sorella del duca Bona Caterina dai suoi famigli e che i cittadini
lodigiani proprietari di cavalli l’accompagnino fino a Melegnano e alcuni fino a Milano. Metta a
disposizione della sorella carri per il trasporto delle sue cose.
62r Nicolao de Georgiis, commissario et potestati Laude.
Ad ciò che la magnifica madonna Bona Caterina possa venire qua honoratamente et
bene acompagnata, te confortiamo et carichamo che li debbi imprestare li toi cavalli et
li toy famigli quali gli fazano compagnia infino a qui, et etiam confortaray alchuni de
quelli nostri cittadini, quali hanno cavalli, che gli vogliano fare compagnia infino a
Melignano; deli quali haverimo caro che tu, o quatro de loro, oltra li toi famigli, li fazano
compagnia similmente infino a qui. Provediragli etiandio de qualche bestie da carragio
bisognandoli et essendo rechiesto da ley acioch’ella possa fare condure tucte le cose
soe seco insema. Mediolani, xv martii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
321
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Pandino
1452 marzo 16, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà, al comune e agli uomini di Pandino di alloggiare e
provvedere di ogni cosa Ambrogino Bolzo e i dodici cavalli che condurrà.
Potestati, communi et hominibus Pandini.
Habiando già nuy ordinato ad Ambrosino Bolzo, nostro home d'arme, venisse ad
allogiare lì, pare che anchora non li sia venuto per respecto luy è stato fine qui ad casa
sua; et perché al presente non può supportare più la expesa, pertanto volemo, et
expresse ve comandiamo che subito, recevuta questa, senza contraditione alcuna lo
allogiate et li provediate de ogni cosa per li cavalli vivi menerà lì per fine ala summa de
duodeci cavalli, secondo fate ad quell'altri vuy allogiate. Et queste non manchi per
quanto havete cara la gratia nostra. Data Mediolani, xvi martii 1452.
Andreas Fulgineus.
322
Francesco Sforza al prodestà di Pavia
1452 marzo 16, Milano.
Francesco Sforza vuole che il prodestà di Pavia provveda che a Cicco Matto, famiglio, sia
restituito il ragazzo fuggito da lui.
Potestati Papie.
Viene lì Cicho Matto, nostro fameglio, exhibitore presente, per havere uno suo regazo
fugito da luy, come da esso intenderete. Pertanto volimo che, essendo lì, debiate
provedere li sia restituito perché, como dovete comprendere, adesso non è tempo che
li regazi abandonino li loro patroni. Mediolani, xvi martii, 1452.
Zannettus.
Iohannes.
323
Francesco Sforza al precettore di San Giovanni Gerosolimitano
1452 marzo 15, Milano.
Francesco Sforza esprime la sua sorpresa al precettore di San Giovanni Gerosolomitano di Lodi
perché, pur avendo ridotto, come hanno saputo dal segretario ducale Francesco Maletta, il loro
contributo a sessanta ducati d’oro, non vi hanno ancoraprovveduto. Se ritiene di non potervi far
fronte, riduce la sovvenzione a cinquanta ducati, ma non vuole che sollevi altre difficoltà.
62v Domino preceptori Sancti Iohannis Ierosolomitani Laude.
Come devete havere inteso da Francesco Maletta, nostro secretario, noi vi habiamo
reducto ad la somma de ducati LX (a) d'oro per questa nova subventione, et parne
havervi usato humanità assai per respecto ad li altri che son in simile grado; pure fin a
qui pare non habiate facto altra provisione al pagamento; del che ne maraveliamo.
Pertanto vi confortiamo, stringemo et carichamo che, vedute le presente, vogliate
mettere modo ad pagare li dicti ducati LX; et pur vi gravano li LX simo contenti ne
pagati cinquanta. Et non gli fate mo’ più difficultà o exceptione alcuna per quanto
desiderate el bene nostro perché altramente se trovaremo malcontenti de voy.
Mediolani, 15 martii 1452.
Cichus.
(a) In A LXL con l’ultima L depennata.
324
Francesco Sforza al vescovo e al clero di Lodi
(1452 marzo 15), Milano.
Francesco Sforza manifesta al vescovo e al clero di Lodi il suo disappunto per non aver ancora
provveduto al pagamento del contributo di duecento ducati d’oro; vi provvedano al più presto.
Reverendo in Christo patre et venerabilibus dominis episcopo et toti clero Laudensibus
nobis dilectis.
Benché per altre nostre vi habiamo scritto et factovi instantia che dovesti mettere modo
ad retrare quelli ducati cc d’oro che vi habiamo rechisti per la subvencione, nondimeno
fin a qui non intendiamo li habiati facto altra provisione, et parne che in questo se
proceda molto lentamente; del che ne maravegliamo et non possiamo fare che non se
dogliamo dele reverentie vostre che, havendovi usato humanità et reducti ad quella
summa che, ceteris paribus, sete in megliore grado che veruno chierigato del dominio
nostro dovevate pigliare altro partite. Per la qual cosa di novo confortiamo la reverentia
vostra stringendo et carichando che subito vogliate provedere per modo et forma che
se possiamo valere deli dicti ducati cc; et in questo non vogliate fare più difficultà o
exceptione, sed (con)siderate el bene nostro, avisandovi ch’el bisognio nostro non pò
patire più dimora; altrimenti facendo, nuy se atrovaremo malcontenti di facti vostri.
Mediolani, die suprascripto.
Cichus.
325
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
1452 marzo 17, Milano.
Francesco Sforza, rimpoverato Antonio degli Eustachi per non aver ancora provveduto a quanto
scrittogli in passato a favore di Antonino Preottone circa la commissione fatta dal Consiglio di
giustizia, gli impone di farla ora al più presto.
63r Domino Antonio de Eustachiis.
Nonobstante che per altre nostre ve scrissemo, date a dì vii de febraro proximo
passato, recomendandovi el facto de misser Antonino Preottone con iustitia et
honestate con li suoy adversarii circa la commissione facta per el nostro Consiglio de
iusticia, et cetera, movendone ad quello per alcuni boni respecti, hora ne scrivemo,
volimo et carricamo che con quella celerità sia possibile ne faciati expeditione secondo
la forma dela dicta commissione. Mediolani, xvii marcii 1452.
Marchus.
Cichus.
326
Francesco Sforza ad Agostino da Groppello
1452 marzo 17, Milano.
Francesco Sforza esprime ad Agostino da Groppello la sua soddisfazione per l’accordo
raggiunto con Giacomo da Roma, secondo la convenzione tra loro stipulata.
Augustino de Groppello.
Siamo contenti et ne piace che, facendo ti contento Iacomo da Roma de quello gli devi
dare segondo le conventione havite inseme, tu possi retornare a casa et andare inanze
et indrieto per li facti toi senza impedimento alcuno. Mediolani, xvii martii 1452.
Irius.
Iohannes.
327
Francesco Sforza al comune e agli uomini di Barbate
1452 marzo 17, Milano.
Francesco Sforza, sorpreso del rifiuto, ingiunge al comune e agli uomini di Barbate di dare
alloggio a Daniele, uomo d’arme, secondo gli ordini dati da Simone da Spoleto, commissario
sugli alloggiamenti.
Communi et hominibus Barbate.
Ne miravigliamo assai che voy non habiati allozato Danielo, nostro homo d’arme, con
octo cavalli, segondo el bullectino et ordine ad voi dato per ser Simone da Spoleto,
nostro famiglio, commissario sopra li allozamenti. Pertanto volimo et vi commandiamo
che subito, senza contraditione alcuna, el debiati allozare et provedergli segondo
l’ordini nostri per quello poco tempo gli havirà ad stare. Mediolani, xvii martii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
328
Francesco Sforza a Nicola de Georgi
1452 marzo 18, Milano.
Francesco Sforza ordina a Nicola de Georgi, commissario e podestà di Lodi, di farsi dare da
Ventura, luogotenente lì, i resoconti dei denari spesi e di inviarglieli.
Nicolao de Georgiis, commissario et potestati Laude.
Havimo scripto a ser Vintura, nostro locotenente lì, ch’el te debia rendere rasone de
quelli denari nostri quali ha spesi per noy. Pertanto vogliamo, et cossì te conmettiamo,
che debbi vedere diligentemente esse soe rasone, et fateli dare quale ne mandarai qua
chiare et distincte aciò possiamo vederle et intenderle anchora noy. Mediolani, xviii
martii 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
329
Francesco Sforza a Galeazzo Maria Antonio Missaglia
1452 marzo 18, Milano.
Francesco Sforza invia da Galeazzo Maria Antonio Missaglia per le misure per la corazza da
farsi.
63v Illustri Galeaz Marie Vicecomiti.
Veduto quelle ne hai scripto circa el farte fare una coraza, dicemo che noy dubitiamo la
possanza non responderà ala voluntà, cioè che tu non la poterai portare. Nondimeno
per compiacerte mandiamo lì Antonio del Missaglia quale torrà la misura et te la farà
fare. Mediolani, xviii martii 1452.
Irius.
Cichus.
330
Francesco Sforza al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo
1452 marzo 18, Milano.
Francesco Sforza avvisa il referendario di Pavia e Gracino da Pescarolo che Antonio Missaglia
andrà da loro per essere pagato sull’assegnazione fattagli sull’imbottato della città.
Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Vene lì Antonio del Messaglia per consecutione de alcuni denari, che gli restano per
una assignatione a luy facta sul'imbottate de quella nostra città. Et perché digna cosa è
ch’el consegua el dovere suo, vi commettiamo et volimo debiati provedere ch'el sia
satisfacto deli denari dela dicta assignatione, o almanco de una parte, aciò para non
sia venuto lì per niente, maxime essendo passato el termino, como luy dice. Mediolani,
xviii martii 1452.
Irius.
Cichus.
331
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 18, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia presti aiuto a Guglielmo Rossano, nostro
squadriero per riprendere, pagando il dovuto, le armi date in pegno e anche quelle non
vincolate.
Potestati Papie.
El strenuo Guielmo da Rossano, nostro squatrero, manda lì uno deli soi, presente
portatore, per rescodere alcune soe arme quale sonno im pegno et anche per tollerne
alcune altre quali non sonno im pegno, como da esso suo intenderai. Pertanto te
commectiamo che li daghi adiuto et favore per rescoterli mediante el suo debito
pagamento et etiandio perché possa rehavere liberamente quelle che non sonno im
pegno, siché non habia ad remandare più là per questa casone. Mediolani, xviii martii
1452.
Bonifacius.
Cichus.
332
Francesco Sforza ai membri del clero pavese
1452 marzo 18, Milano.
Francesco Sforza scrive ai membri del clero pavese dicendosi stupito che, pur avendo ridotto il
loro contributo a settecento ducati d’oro, non si siano curati di raccogliere tale somma, di cui
vuole potere disporre entro otto o dieci giorni, pena di esigere la primitiva somma loro
assegnata.
Dominis de clero Papiensi, tam exempto quam non exempto.
Per li vostri messi quali fuereno qua da noi dovete havere inteso la dispositione nostra
circa la subventione per noi rechiesta ad tutto quello chierigato, la quale habiamo
modificato et reducto ad la summa de ducati dcc d’oro et parne havervi usato humanità
assai, che, ceteris paribus, sete in megliore grado che veruno altro chierigato del
dominio nostro; fin a qui non intendiamo che habiate misso altro modo ad retrare dicti
denari; del che molto ne meravigliamo. Pertanto vi 64r confortiamo, stringimo et
carichiamo che subito, veduta la presente, debiate prendere partito ad recuperare dicti
ducati dcc d’oro secundo l’accordio havete facto fra voy, per forma che li habiamo infra
octo o deci dì al più tardi perché el bisognio nostro non pò patire più dimora. Et qui non
sii discrepantia fra voi nì mancamento alcuno per quanto havete cara la gratia nostra;
altramente non seriamo ben contenti de voy et ce dareste materia de stare sula prima
rechiesta. Mediolani, 18 martii 1452.
Cichus.
333
Francesco Sforza a ?
1452 marzo 18, Milano.
Francesco Sforza vuole che si saldino le 344 lire spettanti a Sillano de Negri, senza le quali
Sillano non può attendere ai servizi richiestigli dallo Sforza.
Perché nuy habiamo cagione de adoperare in li nostri servicii de grande importantia lo
spectabile doctore domino Sillano deli Nigri, dilectissimo consiliero nostro de iusticia, il
qual se agrava de intendere ad quilli servicii in li quali lo vollevamo adoperare, dicendo
luy non essere anchora satisfacto de quelle libre cccxliiii a luy assignate per suo
sallario sopra le condemnatione spectante ad la Camera nostra extraordinaria,
quamvisdio ad vui serà stato scripto oportunamente per lettere deli nostri Magistri dele
intrate nostre extraordinarie; la qual cossa ad nuy è multo molesto perché, non siando
lui pagato, non lo possemo adoperare como haveviamo ordinato. Per la qual cossa
vollemo, et cusì te comandemo, per quanto hai cara la gratia nostra, se tu desideri de
fare cossa ne serà grata che tu fazi tal dilligentia et cum tal solicitudine intendi ad la
exactione deli dicti denari che ad esso domino Sillano serà integramente satisfacto;
altramente provederemo co(n) altro officiale, il qual atenderà al facto dela Camera
nostra. Data Mediolani, die xviii martii 1452.
Cichus.
334
Francesco Sforza al podestà di Lodi
1452 marzo 17, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Lodi di convocare gli uomini di San Fiorano che
aggredirono Antonio da Bergamo, compagno di Giovanni dalla Noce, e altri quando, con licenza
di Andrea Fulgineo, cancelliere e commissario in detto paese, era andato là per riscuotere la
tassa. Riconosciuti come colpevoli, faccia giustizia e pretenda il pagamento della tassa.
64v Nobili dilecto nobis potestati nostro Laude.
Sentemo per relatione de Antonio da Bergamo, compagno del spectabile messer
Iohanne dela Noce, che andando luy et alcun’altri, cum licentia de ser Andrea da
Fulgineo, nostro cancellero et commissario in quello paese, ad fare certa executione
contra li homeni de San Fiorano per casone de taxa, secondo da luy seray meglio
informato, pare venessono aIe mane inseme et se ferirono hincinde; per la qual cosa
volemo habbi denanzi da ti dicti da San Fiorano asseme cum l’altra parte, et havuta
chiara informatione del tucto, se trovi li dicti homeni colpevoli, che per respecto ala
desobedientia loro ce pare assai verisimile, li face raxone. Et similiter procedi contra
alcun’altri pare se siano impacciati de ciò ad chi non aspectava; et ultra de ciò omnino
li constrenghi ad fare il debito dela taxa ad li homini d’arme li sonno ordinati, secondo li
bollectini scriptoli. Et non sia fallo. Data Mediolani, xvii martii 1452.
Andreas Fulgineus.
335
Francesco Sforza ai Rettori di Bergamo
1452 (marzo) 17, Milano.
Francesco Sforza si compiace con i Rettori di Bergamo per il loro comportamento verso i sudditi
sforzeschi, in sintonia con quello ducale verso i sudditi veneziani. A riprova lo Sforza gli scrive di
Bartolaso de Fedrisi da San Gervaso che, derubato nei pressi di Gorgonzola e non conoscendo
gli autori del furto, è stato risarcito del furto.
Dominis rectoribus Pergamensibus.
Havimo recevuta una vostra lettera et inteso quello ne scriviti della vostra bona
dispositione et voluntate in volere ben tractare li nostri subditi et homini che praticano
del canto dellà; dicemo che molto ne piace perché sempre è stata et è nostra
intentione de voler ben vivere et vicinare cum li subditi della signoria de Venetia et che
non altramente siano tractati li homini della prefata signoria in lo territorio nostro che se
fosseno li nostri proprii. Bartholaso de Fedrisi da San Gervaso è stato qui da nuy quale
robbato tra Gorgonzola et Vaieri de nocte tempo et non se sa chi sia stato, perché pur
in quello paese gli (è) pur de gente assay, et poria essere stati cussì li vostri dal canto
dellà, como etiamdio li nostri, perché alcune volte sonno venuti delli nostri tra
Mediolano et li ville circustante ad robare li nostri del canto de qua. 65r Pur per fare
che lo dicto Bartholaso non perda la robba sua, che luy dice pò essere da xv (a) ducati,
nuy gli habiamo facto acordare dicti xv ducati per modo che elIo resta contento, como
da luy sariti ad pieno informati, certificandove che havemo molto più exosi et in
grandissimo despiacere dicti robbamenti che non hanno coloro che sonno robbati et
che receveno il damno, siché ve confortiamo ad volere ben vivere et vicinare cum li
nostri, como è nostra lntentione et voluntate de fare cum quilli della prefata signoria.
Data Mediolani, die xvii (martii) MCCCCLII.
Zaninus.
Iohannes.
(a) Segue fiori depennato.
336
Francesco Sforza al luogotenente e al commissario di Lodi
1452 marzo 18, Milano.
Francesco Sforza scrive al luogotenente e al commissario di Lodi circa i furti commessi dai
balestrieri lì sistemati ed esige che individuino e catturino i colpevoli. Circa la detenzione del
figlio di Bolognino de Vitulo, vuole che, espiata la pena, sia rilasciato. Infine lo avvisa di essere
stato informato da Giacomo de Cozzo della cattura dei frosatori.
Locuntenenti et commissario Laude.
Ogni dì havimo più lamente dele robarie quale se commetteno per li nostri balestreri
lozati in quello nostro borgo de Lode, et anche restiamo advisati per una lettera, quale
ne hay scripta tu, commissario, dela robaria commessa novamente per loro de biade,
vino et ferramento. Pertanto dolendose de questo et non intendendo supportarlo per
modo alcuno, vi commettiamo et volimo che ve informati cum ogni studio et diligentia
vostra chi sono quelli che hano commessa la dicta robaria et li fazati destenere non
relassandoli senza nostra saputa. El simile volimo fazati a tucti li altri che
commetterano simile robarie, et habiati advertentia ad exequire questa nostra voluntà
et non guardare nel volto ad alcuna persona, sia chi se voglia, neanche havere pagura
d’alcuno se non de noy. Et perché tu, commissario, dici havere destenuto li figliolo del
Bolognino de Vitulo perché non ha voluto imprestare lo carro, et cetera, dicemo che hai
facto molto bene, nondimeno siamo contenti lo fazi relassare, pagando però luy prima
la condemnatione che gli hai facta, aciò sia exempio ali altri d’essere obedienti. Iacomo
de Cozo è venuto da noy et da luy restiamo advisati de quelli frosatori presi, siché non
ce accade dire altro. Mediolani, xviii martii 1452.
Irius.
Cichus.
337
Francesco Sforza a Francesco Giorgio
1452 marzo 19, Milano.
Francesco Sforza ripete a Francesco Giorgio, commissario sopra gli alloggiamenti dei cavalli, di
provvedere all’alloggio dei cavalli di Giacomo Orsino come anche per gli eventuali suoi nuovi.
65v Francisco Georgio, commissario super allogiamentis equorum.
Ali dì passati te scripsemo circa el facto deli lozamenti de Iacomo Ursino quanto ne
parse, ma se forse non havesse chiaramente intesa la mente nostra; de novo per
queste te dicemo et commettimo che tu gli debbi dare logiamento per quelli cavalli vivi
che de presente se trova havere; et similiter li azonzerai et acrescerai li lozamenti,
segondo che lui remetterà et acrescerà cavalli. Et questa è la intentione nostra, la
quale volimo sia observata senza altra contraditione o interpretatione de parole.
Mediolani, xviiii martii 1452.
Cichus.
338
Francesco Sforza a Giovanni da Cavirano
1452 marzo 19, Milano.
Francesco Sforza ordina a Giovanni da Cavirano, capitano di Casteggio, di usare i cento fiorini
che gli mandae tramite Giovanni da Carima per i quindici sandoni secondo le disposizioni avute
da Manfredo da Forlì e da Antonio da Cremona e lo informi di come procedeno i lavori.
Iohanni de Cavirano, capitaneo Clastigii.
Noy te mandamo per Zohanne da Carima, nostro cavallaro, presente exhibitore, fiorini
cento de soldi trentadoy per fiorino per possere fare lavorare quelli xv sandoni; siché
attendi cum ogni diligentia a fargli lavorare secondo la commissione hai da noy,
havendo ad mente che de questi denari non spendi nisuno si non nela manifactura et
ferramenti, como sai è la voluntà nostra. La factione deli sandoni hai inteso da
Manfredo da ForIì et da magnifico Antonio da Cremona, siché non perdere tempo
al’opera de dicti sandoni, respondendoci dela recevuta de questi cento fiorini et
continuamente, como venirai facendo dicti sandoni. Mediolani, xviiii martii 1452.
Zanectus.
Cichus.
339
Francesco Sforza a Bonaventura de Maino e a Giovanni de Burgo
1452 marzo 19, Milano.
Francesco Sforza ordina a Bonaventura de Maino e a Giovanni de Burgo di andare subito da
lui.
Bonaventure de Mayno et Iohanni de Burgo.
Per alcune cose quale havimo a conferire con vuy volemo che, veduta la presente,
subito debiati venire da noy. Data Mediolani, xviiii martii 1452.
Irius.
Cichus.
340
Francesco Sforza Gracino da Pescarolo
1452 marzo 19, Milano.
Francesco Sforza avvisa Gracino da Pescarolo che gli manda Stefano da Horia per informarlo
di certi denari spettanti alla Camera ducale.
66r Gracino de Piscarolo.
Là vene Stefano da Horia quale mandiamo per havere da ti certa informatione de
denari spectanti ala Camera nostra, como da luy intenderai. Pertanto volimo che li
debbi credere in quello te dirà quanto alla nostra propria persona et che li daghi ogni
favore opportuno in quello che cercha ciò te rechiederà. Mediolani, xviiii martii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
341
Francesco Sforza al referendario, al vicario del commissario e ai Presidenti agli affari di Lodi
1452 marzo 20, Milano.
Francesco Sforza vuole che il referendario, il vicario del commissario e i Presidenti agli affari di
Lodi facciano pagare a Gracino Braco, massarolo della città, il salario spettante
preferibibilmente sulle entrate del dazio del lino e della stoppa.
Referendario, vicario commissarii et presidentibus negociis Laude.
Parendone che sia debito et rasonevole che Gracino Bracho, massarolo in quella
nostra città, debbia essere satisfacto del salario suo aciò possa actendere al’officio
suo, vi comectimo et volimo debiati provedere ch’el dicto Gracino sia contento et
satisfacto deli denari resta havere segondo le bollette gli sonno corse et correrano,
facendoli respondere deli soi denari suso el datio de lino et stoppa o dove meglio
parerà ad voy, siché non ne habiamo più querela; ma possendose fare, haverissemo
caro havesse dicti soi denari sulo datio de lino et stoppa. Mediolani, xx martii 1452.
Zannectus.
Cichus.
342
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Maledi
1452 marzo 20, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà, al comune e agli uomini di Maledi di rilasciare l’uomo di
Onofrio Bevilacqua detenuto per il non pagamento dei carichi occorrenti, in contrasto con la
esenzione concessa da Filippo Maria Visconti a Galeotto Bevilacqua, padre di Onofrio.
Potestati ac communi et hominibus Maledi.
Havemo grave querela dal spectabile conte Honofrio de Bevilaqui che più dì fa haveti
destenuto uno de soi homini et lo volite astrenzere a contribuire ali carichi lì occurrenti
per certi beni ch’el se retrova haverli, contra el tenore dela exemptione concessa per lo
illustrissimo quondam signore duca al spectabile miser Galeotto Bevilaqua, suo padre.
Et perché non intendiamo sia tentato alcuna cosa contra essa exemptione, vi
commectiamo et volimo che debiati relaxare el dicto destenuto et non dargli impazo per
questa casone, immo observare la dicta exemptione come la sta. Et se ve sentesti
gravati de questo, venite da noi, perché non vi mancarimo de raxone. Mediolani, xx
martii 1452.
Irius.
Cichus.
343
Francesco Sforza a Ventura, luogotenente di Lodi
1452 marzo 21, Milano.
Francesco Sforza chiede a Ventura, luogotenente di Lodi, di costringere Giorgio de Bonsignori a
terminare entro due o tre giorni la divisione tra i suoi figli circa una possessione.
66v Ser Vinture, locuntenenti Laude.
EI nobile cittadino nostro de quella città Georgio de Bonsignori ha ad declarare sopra
la divisione de una possessione dela quale vertisse differentia tra li soi figlioli. Et
perché pare che mena la cosa in longo, et nostra intentione è che in questo sia fatto
fine, volimo che, per quanto hai cara la gratia nostra, ad esso Georgio debi
commandare et strenzerlo che infra doi o tri dì el debia terminare et expedire la dicta
divisione segondo che al debito dela rasone gli parerà convenire in modo che né l’una
parte né l’altra habia a patire damno. Et facta che serà la dicta divisione, se alcuno deli
dicti fratelli volesse fare più una cosa che un’altra mancho del honesto, volimo che
subito ne debi advisare. Mediolani, xxi martii 1452.
Christoforus.
Iohannes.
344
Francesco Sforza ad Antonio Eustacchi
1452 marzo 21, Milano.
Francesco Sforza comunica ad Antonio Eustacchi di aver ordinato ai Maestri delle entrate di
soddisfare il credito vantato dai Deputati alla guardia della darsena. Si dice all’oscuro di come
sia arrivata la copia a Giovanni Giacomo Rizo e si dice sodisfattao per le trenta paia di remi;
cerchi di prenderne quanti può pagandoli il giusto.
Domino Antonio de Eustachio.
Respondendo ad una vostra, data a xviiii del presente, quanto ala parte de Deputati ala
guardia dela darsina, havimo commesso ali Magistri dele intrate nostre che debiano
intendere el credito loro et farli satisfare; et cossì ne pare (a) li debiati fare sollicitare. El
facto de quella copia data a miser Zohanne Iacomo Rizo, sapemo non è proceduta de
qua et non la pò havere havuta si non dal canto de là, et non intendiamo como sia
passata la cosa. Quelli trenta para de remi, havite facto bene ad retenere, et dolemaci
che deli altri ne siano conducti de là, como scrivite; però vogliati havere bona
advertentia a retenerli tucti et non lassarne condure più. Et questi retenuti, et tucti li altri
che retenirete, volimo fazati pagare quello che vagliano.Mediolani, xxi martii 1452.
Irius.
Cichus.
(a) et cussì ne pare ripetuto.
345
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 marzo 21, Milano.
Francesco Sforza loda il luogotenente di Lodi per quanto fatto per la riparazione del ponte. Lo
ringrazia per gli avvisi e vuole che stia all’erta per poter intervenire se si facesse vivo qualcuno
di quelli di Francesco da Tiano. Gli spiace che di quanto gli spetta non abbia ancora avuto
niente.
67r Locuntenenti Laude.
Ad una toa, data a xviii del presente, quale havimo recevuta non ce accade fare altra
resposta si non che de quanto hai facto per reparatione del ponte et per l’altre cose, et
cossì deli advisi dati, te ne commendiamo et havimo caro staghi sul’aviso acioché,
venendo lì alcuno de quelli de Francisco da Tiano gli possi provedere. Che non possi
havere uno sesino, ne rencresce; per noi non è mancato scrivere et scriverimo de
novo, desposti che omnino habi el debito tuo. Mediolani, xxi martii 1452.
Irius.
Cichus.
346
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 marzo 21, Milano.
Francesco Sforza ordina a Gracino da Pescarolo di andare da lui la mattina seguente.
Gracino de Piscarolo.
Perché havemo bisogno et volemo parlare con ti e dirte alcune cose quale intenderai,
te confortimo et volimo domatina vegni ad noy per ogni modo, et non falla. Mediolani,
xxi martii 1452.
Cichus.
347
Francesco Sforza a Gentile da Leonessa
1452 marzo 21, Milano.
Francesco Sforza denuncia a Gentile da Leonessa, comandante dei Veneti, quanto accaduto
l’altra notte a Giovanni Robino, uomo d’arme, di stanza nel Cremonese, osservando che questi
non sono comportamenti di buon vicinato; per attestazione di buon vicinato gli chiede di voler
far restiuire a Giovanni Robino i suoi cavalli, il ragazzo e quant’altro preso. La mancata
restituzione verrebbe intesa per quel che tale atto significa.
Gentili de Leonessa, capitaneo Venetorum.
Habbiamo havuto de presente rechiamo da Iohan Robino, nostro homo d’arme,
presente portatore che, siando ale sue stancia Cremonese, dove è stato già bon tempo
fa, l’altra nocte per alcuni dal canto de là gli fo venuto ad fuorare (a) la casa,
sbadachiare li soy famigli et menatoli via quattro cavalli e uno regaz; il quale acto,
quanto sia da comendare, lo remettemo al iudicio dela vostra magnificentia né ce pare,
usandose dal canto vostro tali modi, se vegna ad observare il bon vicinare, como già
più fiate havete havuto ad dire; anzi più tosto comprendemo tale cose habbiano ad
indurre et procurare inconvenienti. Il perché, per observantia dela bona compagnia et
del ben vicinare asseme, ve confortamo vogliate, recevuta questa, fare expediente
provisione che Iohan Robino predicto, qual vene lì, rehabbia et consequis(c)a li soy
cavalli, quali non ha persi (b) se non como de sopra habiamo dicto, et simili farli
rendere il regazo et se altro havesseno havuto del suo, (c) venendose ala restitutione
l’haverimo carissimo; altramente comprenderimo che questa cosa e tal acto voglia
significare altro. Data Mediolani, xxi martii 1452.
In simili forma scriptum fuit (d) provisoribus exercitus Venetorum.
Andreas Fulgineus.
(a) fuorare in interlinea su combattere depennato.
(b) Segue per essergli stati menati via ne fugisse alcuno cum essi, ma solum haverli
per sì depennato.
(c) Da et simili a del suo scritto a margine.
(d) Segue rectoribus Bressie depennato.
348
Francesco Sforza al podestà di Cugnolo
1452 marzo 21, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Cugnolo di rassegnare la sua carica nelle mani di
Giovanni de Federici, che, con il fratello Francesco, gode dei privilegi concessi da Filippo Maria
Visconti al loro padre Todeschino e ora confermati loro; lo rassicura che gli sararanno rimborsati
i denari versati alla Camera ducale per tale ufficio.
67v Potestati Cugnoli.
Benché habiamo confirmato ali egregii Zohanni et Francesco, fratelli de Federici, li
privilegii quali la bona anima del’illustrissimo quondam signore duca passato, nostro
padre et socero, concesse al quondam egregio Todeschino, suo padre, per la quale
confirmatione nostra intendiamo che essi fratelli ne consignino vera hobedientia et
fidelitade da quelli homeni, nondimancho, per certo respecto, vogliamo che tu de
presenti renuncii quello officio nele mane d’esso Zohanne liberamente et
expeditamente, et che de cetero tu non te impazi più d’esso, advisandoti però che esso
te farà contento per li denari, quali tu hay exbursato ala Camera nostra per lo incanto
d’esso officio, informa che serai satisfacto. Mediolani, xxi martii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
349
Francesco Sforza al comune e agli uomini di Cugnolo
(1452 marzo 21, Milano).
Francesco Sforza ordina al comune e agli uomini di Cugnolo di prestare obbedienza a Giovanni
de Federici che con il fratello Francesco gode dei privilegi concessi a Todeschino, loro padre,
da Francesco Maria Visconti e da lui confermati.
Communi et hominibus Cugnoli.
Benché habiamo confirmato ali egregii Zohanne et Francesco, fratelli de Federici, li
privilegii quali la bona memoria del’illustrissimo signore proximo passato, nostro padre
et socero honorandissimo, concesse al’egregio quondam Todeschino suo padre, et per
essa confirmatione ne habiamo recevuta la debita fidelitade d’essi fratelli, per el che
intendiamo che per voi li sia facta et data vera et bona obedientia et integra fidelitade,
nondimanco, per certo respecto, vogliamo, et cossì vi commettiamo, che de presenti
solamente ad esso Zohanne debiati prestare obedientia et fare la debita fidelità
liberamente et senza alcuna contradictione et fare verso luy quanto faresti verso la
nostra propria persona. Data ut supra.
Bonifacius.
Cichus.
350
Francesco Sforza a Iosef de Cortona
1452 marzo 21, Milano.
Francesco Sforza chiede a Iosef de Cortona, castellano e podestà di San Colombano, di
accertare se i frati della Certosa di Pavia hanno nella sua giurisdizione massari, fittabili, debitori,
o beni mobili, e di inormarlo del tutto.
Iosep de Cortone, castellano Sancti Columbani et potestati ibidem.
Per certo bono respecto volimo, et per questa te commectiamo, che habi bona et vera
informatione con bono modo et da chi te parirà, se li frati del monasterio dela Certosa
de Pavia hano lì in quella tua iurisditione alcuni soi massari et fictabili et debitori, overo
alcuni beni mobili. Et tucte quelle cose che tu atroverai che debitamente spectino alo
predicto monasterio o debitori o altri beni mobili, tacitamente farai tenere cossì in
deposito finché te scriverimo altro; et del tucto ne advisarai per toe lettere. Mediolani,
xxi martii 1452.
Christoforus Cambiago.
Iohannes.
351
Francesco Sforza al podestà di Broni
1452 marzo 22, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Broni di consentire che Giacomo, castellano della rocca
di Montalino, consegua i suoi crediti da Giovanni d’Antonio, Gamme di Broni e Giovanni
Bartolomeo da Lecco, abitanti a Broni e suoi debitori.
68r Potestati Brone.
Dilecte nostre, perché Iacomo, castellano nostro dela Roccha de Montalino, dice
dovere havere certi denari da Zuhanni d’Antonio, da Gamme de Brone et da Zuhanne
Bartolomeo de Lecho, habitatori de Brone li quali recusano farli el dovere, et per li
castellani non possono andare appratezare, pertanto te comectemo che debbi al dicto
ser Iacomo o ad suo mandato, ad omne sua requisitione et instantia, fare raxione
summaria et expedita contra li dicti soi debitori senza litigio alcuno, viduta la verità del
facto. Ex Mediolano, xxii martii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
352
Francesco Sforza al capitano del parco di Pavia
1452 marzo 22, Milano.
Francesco Sforza, per le richieste di acqua del Rozone che passa per il parco ducale, vuole che
il capitano del parco di Pavia gli dica di quale e quanta importanza e utilità è detta acqua.
Capitaneo parci Papie.
Perché l'aqua del Rozone, quale passa per quel nostro prato, ne è domandata, como
vederai per la cedola dela inclusa, volimo subito ne advisi de che importantia et utilità è
la dicta aqua et se dagandola via pò preiudicare ad alcuna persona non al facto nostro.
Mediolani, xxii martii 1452.
Irius.
Cichus.
353
Francesco Sforza al podestà, al commissario e ai deputati agli affari di Lodi
1452 marzo 23, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà, il commissario e i deputati agli affari di Lodi
predispongano per Pietro da Norcia, nominato a luogotenente di Lodi, una dignitosa abitazione
per la sua famiglia, e quant’altro veniva dato ai suoi predecessori.
Potestati et commissario ac deputatis ad negocia civitatis Laude.
Noy havimo deputato per lo locotenente nostro de quella città il spectabile cavalero
miser Petro da Norsia quale serà lì fra doy o tre dì; pertanto vogliamo li debiati trovare
in quella città una stantia honorevele et commoda dove elIo possa stare cum la soa
famiglia et fatila mettere presto in puncto et ordine ad ciò che, quando venirà lì, elIo
sappia dove dismontare, provedendogli etiam de tucte quelle altre cose, segondo hano
havuto li altri soi precessori. Et questo fati non manchi per cosa alcuna. Mediolani, die
xxiii martii 1452.
Zanninus.
Cichus.
354
Francesco Sforza al referendario di Pavia, Gracino da Pescarolo, e al tesoriere
1452 marzo 22, Milano.
Francesco Sforza informa il referendario di Pavia, Gracino da Pescarolo, e il tesoriere d’aver
decretato che Rainaldo di Varedeo, razionatore della curia ducale, visioni entrate e spese
dell’anno passato delle città; chiede gli si dia aiuto per svolgere il compito bene e velocemente.
68v Dominis referendario Papie Gracino de Piscarolo et thesaurario ibidem.
Decrevimus ut dilectus curie nostre rationator Raynaldus de Varadeo videat, inteligat et
culturet rationes intratarum ac expensarum quarumcunque omnium civitatum
nostrarum anni proxime decursi pro huiusque mentis et ordinationis nostre observantia
illuc impresentiarum Raynaldus ipse accessurus est pro rationibus ibi inteligendis et
calculandis quod, ut celeriter recteque exequi possit et ad alias de hinc civitates
nostras pro eadem commissione nostra valeat et sese transferre, oneramus vos,
stricteque mandamus quatenus eidem Raynaldo, de mente nostra plene informato,
favoribus, iuvaminibus et directionibus assistatis quibuslibet opportunis sibique in hac
re firmiter credatis et intendatis quemadmodum a vobis duxerit requirendum. Data
Mediolani, xxii martii 1452.
Antonius.
Bartholomeus.
Cichus.
355
Francesco Sforza al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo
1452 marzo 20, Milano.
Francesco Sforza conferma al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo l’impossibilità di
pagare Morellino dalla Porta, messo di Boschino, per essere già stati spesi i denari per gli
ufficiali della città dei mesi di gennaio e di febbraio per debiti pregressi, in violazione dell’ordine
dato dal Regolatore e dai Maestri delle entrate per le spese delle entrate cittadine dell’anno in
corso. Il duca chiede perciò di revocare ogni spesa e di pagare Marchino (Morellino).
Domino referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Ne scrivite, respondendo ad una nostra, li denari de salarii di mesi de zennaro et
febraro proximi passati de officiali de quella nostra città essere spesi taliter che a
Morellino dala Porta, messo de Boschino, non si pò fare de presenti quello numerato
del quale havevamo scripto. Et perché de questi denari havite facto pagare le spese le
quale dovevano essere pagate nel’anno proximo passato, et maxime quelle vole
exequire del magnifico quondam Zohanne, nostro fratello, contra el tenore dela lista
del’ordine mandato lì per li Regulatore et Magistri dele intrate nostre da fire observato
circa le spese dele intrate (a) dela dicta città del’anno presente, volimo che. observato
esso ordine, fati fare li pagamenti segondo se contene in la dicta lista, salvo si per
nostre lettere altro in contrario non fosse mandato. Et se contra la ordinanza de quella
è corso pagamento alcuno, fatelo revocare, advisandove che, si altramente seranno
spesi li dinari del dicto presente anno che como havimo dicto, sarite astrecti ad pagarli
et restituirli deli vostri proprii, facendo senza alcuna dimora mettere inseme li denari de
predicti salarii cossì deli decti officiali, cioè de quelli che sonno salariati dala Camera
nostra, como degli altri de fora salariati dali communi, deli quali fatine respondere
al’antedicto Marchino, el quale subito expeditelo; il che non facendo, gli provederimo
de altro che de parole. Mediolani, xx martii 1452.
Antonius.
Bartholomeus.
Cichus.
(a) Segue nostre depennato.
356
Francesco Sforza al commissario di Lodi
1452 marzo 23, Milano.
Francesco Sforza ordina al commissario di Lodi di dare a Luigi di Lodi i crediti vantati.
69r Commissario Laude.
Aluysio da Lode, habitatore de quella nostra città, pretende devere havere certi denari
lì et non poterli conseguire senza adiuto et favore nostro. Et perché è pur degna cosa
ch'el consegui el devere suo, commettiamo et volimo che gli fazi et ministri rasone
summaria et expedita contra essi debitori soi et, constandote el debito, li astrenzi a
farglilo in modo ch'el non habia licita casone de lamentarse. Mediolani, xxiii martii
1452.
Irius.
Cichus.
357
Francesco Sforza a Ventura de Montesicardo
1452 marzo 25, Milano.
Francesco Sforza vuole che Ventura de Montesicardo dia a Pietro da Norcia,che gli subentra,
ogni informazione sui lavori fatti e di ogni pratica avviata con quelli di là dall’Adda e della natura
della gente del posto. Richiesto dell’ammontare del suo salario, risponda a Pietro che era di
quaranta fiorini e che in più ne percepiva, non per provisione, altri dieci.
Ser Venture de Montesicardo.
Ser Ventura, come tu haveray inteso, nuy mandiamo lì in tuo loco messer Petro da
Norsa; et perché el è necessario inanzi te (a) parti (b) da Lode tu daghi piena
informatione al dicto messer Petro dele conditione et governo de quella terra, volemo
et te carricamo che ad esso domino Petro daghi, inanzi la toa partita, ogni informatione
opportuna, sì deli lavorerii del revellino et deli altri nostri lavorerii che facimo fare in
quella terra, sì d’ogni pratica tu havesse con quelli dellà d’Adda, come etiandio dele
conditione et nature deli homini d’essa terra, siché, da poy la (c) toa partita, el resti
appieno instruito et informato de tute queste cose. Appresso se caso fusse ch’el dicto
domino Petro te (d) domandasse dela quantità et numero del denaro del salario che tu
hay havuto, volemo tu li debbi dire che non hay may havuto altro che xl fiorini a soldi
xxxii per uno; et s’el te domandasse ancora che tu havevi x altri fiorini più, tu li poray
respondere ch’el è vero che tu hay havuto questi x fiorini, non in nome de provisione,
ma per altri liciti et boni respecti. Data Mediolani, die xxv martii 1452.
Iohannes.
(a) te in interlinea su ve depennato.
(b) In A partiate con ate finale depennato.
(c) Segue soa depennato.
(d) te in interlinea su ve depennato.
358
Francesco Sforza al referendario di Lodi.
s.d.
69v Referendario Laude.
Non obstante che noi habiamo declarato (a)
(a) La missiva, depennata, così si interrompe.
359
Francesco Sforza allo squadrero Ungaretto
1452 marzo 28, Milano.
Francesco Sforza rimprovera lo squadrero Ungaretto per aver tolto, senza averne competenza,
del miglio a quelli di Lavezzaro ai quali, di conseguenza, restituirà tutto il maltolto.
Ungaretto, armorum squatrerio.
Ungaretto, havemo inteso como tu hai tolto certo miglio ali homini del burgo Lavezaro;
di che molto ne siamo miravigliati che te impazi de quello non specta ad ti et vogli fare
l'officio non ti tocca. Siché volimo, recevute queste, subito debbi rendere a dicti homini
el miglio et ogni soa cosa, che non gli manchi uno granello, et guardate non fare più
simile inconveniente perché gli provederissemo poi per modo che te dispiaceria.
Mediolani, xxviii martii 1452.
Fazius.
Iohannes.
360
Francesco Sforza al capitano del comitato di Pavia d’Oltrepo
1452 marzo 27, Milano.
Francesco Sforza ricorda al capitano del comitato di Pavia d’Oltrepo il pagamento da farsi dai
comuni di sua giurisdizione al tesoriere di Pavia per il salario dei loro podestà. Mandi due o tre
uomini in ogni comune in modo che entro due giorni portino a Milano o a Pavia i denari.
80r Capitaneo comitatus Papie ultra Padum.
Como per altre nostre te havimo scripto, iterato per questa te replicamo et
commandiamo che subito, recevuta la presente, debi astrengere li communi et homeni
sottoposti ad toe iurisditione ad sborsare de presenti li denari del salario de loro
potestate de doi mesi al thexaurero nostro de Pavia, secundo che generalmente è
ordinato per tucto el dominio nostro; et in questo mectine ogni tua opera et ingegno
che subito subito sortisca effecto per quanto hai cara la nostra gratia; et se mai
desideri farne cosa (a) grata, et fa per forma non habiamo più cagione de replicare. Et
perché la cosa più presto sortisca effecto, vogli mandare per doi o tri per quallunche
d'essi commune et non li lassare partire si prima non te dano segurtade che fra doi dì
proximi o portarano qua li denari, overo li sborsarano al thesaurero dela dicta nostra
città. Mediolani, xxvii martii 1452.
Matheus.
Aluysius.
Cichus.
In simili forma scriptum infrasriptis: capitaneo Lomelline, Novarie, Placentie, Parme,
Cremone, Alexandrie et Terdone, videlicet districtum.
(a) Segue ne piaza depennata.
361
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 marzo 24, Milano.
Francesco Sforza comunica al referendario di Pavia di avere affidato a Gracino da Piscarolo,
maestro delle entrate ducali, il resoconto sulle riscossioni e su quanto ancora da riscuotere sui
dazi e imbottature dell’anno precedente di modo che se il tesoriere e i dazieri si trovassero
debitori, siano costretti a pagare a Gracino i denari che mancano per poter soddisfare i creditori.
Domino referendario Papie.
Perché deliberamo et siamo disposti de intendere ogni quantità de denari rescossa,
cossi dele additione forono l’anno passato sopra li datii de quella nostra città imposte,
come dele imbottature et in cui sonno pervenuti, habiamo commesso ad Gracino de
Piscarolo, magistro dele intrate nostre, debia vedere et intendere quella quantità de
denari per le predicte casone è rescossa et quella resti ad rescotere. Et perché volimo,
et cossì vi commectiamo che, havuta questa, debiati constrengere el thexaurero nostro
lì et tucti li datiarii cossì d'essi datii, como imbottature, ad rendere per le casone
predicte debita rasone, in modo possa el prenominato Gracino apertamente intendere
tucto quello li havimo commesso, et da poi, se lo dicto thesaurero né essi datiarii se
retrovarano essere de alcuna parte debitori, constrengetili realmente et personalmente
ad pagare tucti quelli denari deli quali sarano debitori al dicto Gracino, ad ciò possa
satisfare quelli li deno havere in modo che, vogliano o non, fazano el debito suo et essi
denari se possano convertire in quella satisfatione habiamo ordinato. Né in questo, per
alcuno nostro, lassate intervenga intervallo né dilatione de tempo, nonobstante alcuna
confessione habia el prenominato thexaurero. Mediolani, xxiiii martii 1452.
Antonius.
Matheus.
Cichus.
362
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 marzo 24, Milano.
Francesco Sforza vuole che Francesco de Georgi costringa Cola de Medicina che ha rubato
due cavalli a Pinchiarolo, compagno di Canaletto di Giovanni dalla Noce, a pagare le spese per
i cavalli da lui lasciati all’osteria, come le altre spese sostenute da Pinchiarolo per ritrovare i
cavalli.
80v Francisco de Georgiis.
Come dei havere inteso, per Cola de Medicina furono furati altre fiade doi cavalli a
Pinchiarolo, compagno del spectabile Canaletto (di) misser Zohane dala Nose, nostro
conductero, et poi furono reponuti suso l'hostaria per esso Cola, dove li deveva
restituire al dicto Pinchirolo. Et perché ne pare assai et superfluo havere facto la gratia
ad esso Cola, quale merita la forcha per esso furto, senza volere che esso Pinchiarolo
paghi la spesa facta ali dicti cavalli supra l’hostaria, volimo provedi ch'el dicto Cola
paghi tucte le spese facte ali decti cavalli in l'hostaria predicta et cossi tucte le spese
ha fatte lo dicto Pinchiarolo in retrovare essi cavalli perché cossì ne pare conveniente
et debito. Mediolani, xxiiii martii 1452.
Irius.
Cichus.
363
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 26, Milano.
Francesco Sforza chiede al podestà di Pavia a quale titolo pretende che il famiglio di Taliano sia
condannato a morte per avere rubato un porco e con i suoi compagni certi cavalli al ministro di
San Lazzaro di Pavia quando lui non fa giustizia contro quelli che a Pavia commettono latrocinii,
furti, omicidii e altri eccessi. Gli impone di rilasciare il famiglio ducale ricordandogli quanto le
lamentele che lo riguardano siano ben motivate.
Potestati Papie.
Spectabile dilecte noster, respondendo brevemente ala vostra littera de dì xx del
presente, et primo ala parte del famiglio de Taliano, nostro famiglio, presente portatore,
ch'el vi pareria devessimo consentire che contra lui se fesse rasone et cetera, vi
dicemo che non ne pare debito che per havere questo famiglio confessato havere
furato uno porco et per volere consentire cum soi compagni de volere furare certi (a)
cavalli al ministro de San Lazaro de quella nostra città, debia essere damnato ad morte
perché, non facendo voi rasone, como se rechiede al vostro officio contra quelli che in
Pavia de dì et de nocte comettono latrocinii, furti, homicidii et multi altri excessi, non la
devete fare contra questa sì miserabile persona per sì poco fallo. Et però volimo che lo
debiati relassare liberamente et debiati actendere ad punire cum ogni vostra industria
quelli che commettono in quella nostra città gli excessi che havimo (b) dicto de sopra.
Et perché diceti che quelli che dicono male de facti vostri lo fano ad fine de havere el
vostro officio, ve dicemo che voi sete in errore perché non uno, né doi che si dogliono
deli vostri non boni portamenti, ma sonno multe persone et digne de commendatione
ale quale recresce la negligentia che usate in quello vostro officio. Ala parte che diceti li
nostri auditori impediscono el vostro officio, ve dicemo che li nostri auditori scrivono le
lettere secondo rechiede la rasone. Data Mediolani, die xxvi martii 1452.
Cichus.
(a) certi in interlinea su tre depennato.
(b) che havimo in interlinea su como è depennato.
364
Francesco Sforza al Consorzio dei Poveri di Lodi
1452 marzo 27, Milano.
Francesco Sforza a proposito del Consorzio dei Poveri di Lodi che teme l’abbattimento
dell’edificio prima che si giunti a un compromesso sul pagamento, chiede al referendario della
città di non fare niente se non previo accordo di cui gli darà comunicazione, indicandogli anche
il prezzo convenuto.
81r Referandario Laude.
El Consortio de Poveri dela nostra città de Lode se condogliono dubitando che la loro
casa chiamata el Postano non sia destructa prima siano acordati et pagati; et perché
nostra intentione et voluntà è che dicta casa de povery et l'altre se paghino, volimo non
sia destructa né gettata in terra finchè non siano acordati, et advisaraine como haverai
facto, se sei remasto d'accordo cum loro et l’altri o non, sì che siamo informati de ogni
cosa a pieno et del prezo d'esse. Mediolani, xxvii martii 1452.
Fazinus.
Cichus.
365
Francesco Sforza al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo
1452 marzo 27, Milano.
Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia e a Gracino da Pescarolo di provvedere che
Laurengo Isimbardo abbia la sua provvisione dell’entrata di Cairo.
Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
El spectabile misser Laurengo Isimbardo se lamenta che non pò conseguire la
provisione sua del’intrata de Cayro; et perché nostra intentione è che esso misser
Laurego habia el dovere suo, che non gli manchi niente, volimo che, recevuta questa,
curati intendere questo facto et provediati che habia el debito suo integramente in
modo non se posse lamentare. Mediolani, xxvii martii, 1452.
Marchus.
Cichus.
366
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 marzo 19, Milano.
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli preso atto di quanto scrive Cristoforo
Torello su Zannino Zavattero da Parma lo catturi e lo mandi da lui. Qualora non fosse lì, vi
provveda al suo ritorno senza farne parola ad alcuno e gli rimandi le lettere tramite Cicco; gli
ricorda che andrà da lui a breve Antonio da Cardano, cancelliere di Cristoforo, che lo informerà
su Zannino.
Bolognino de Attendolis.
Vederai quanto ne scrive el magnifico conte Christoforo Torello d’uno Zannino
Zavattero da Parma. Pertanto volimo che honestamente te sforzi, siando lì, haverlo in
le mane et mandarnelo qui accompagnato per modo che non se fugisse per cosa del
mondo. Non gli siando, faray havere cura et diligentia finchè el tornarà, et como el sia
tornato, vogli per ogni modo fare quanto havimo dicto de sopra, cioè de mandarnelo
qui, ma questo vogli tenere secreto che altri che ti et un altro a chi contarai questa cosa
non lo sappia et queste lettere incluse le remanda in mane de Cecho, nostro
secretario. Et venirà domane o l'altro uno Antonio da Cardano, cancellero d'esso conte
Christoforo, quale te informarà pienamente del dicto Zannino, advisandote lui conversa
cum lo referendario et sonno una cosa medesma; siché fati questo con prudentia, sì
che vegna ad effecto. Mediolani, xviiii martii die dominico, hora noctis 5, 1452.
Cichus.
Duplicata die xxi martii.
367
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 marzo 27, Milano.
Francesco Sforza consente al capitano di Casteggio di assentarsi per quindici giorni per andare
a Parma lasciando in sua vece persona competente.
81v Capitaneo Clastigii.
Siamo contenti, et per la presente te concedemo licentia che te possi absentare da
quello tuo officio et andare a Parma per spatio de quindeci dì, computato l’andare,
stare et retornare tuo, lassando però in tuo loco una persona suffitiente quale supplissa
alle vesende tue. Data Mediolani, die xxvii martii 1452.
Irius.
Iohannes.
368
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 marzo 27, Milano.
Francesco Sforza ordina a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di far tagliare e preparare
dalla gente del vescovato e distretto della città il legname per i sandoni, legname che deve
essere portato sulla riva per essere lavorato secondo le istruzioni di Manfredo da Forlì, famiglio
ducale.
Domino Petro de Nursia, locumtenenti Laude.
Perché tosto se possano fare li sandoni quali havimo ordinato che siano facti, vi
commectiamo et volimo che subito fazati tagliare et aparechiare tucto quello ligname
quale havimo facto rechiedere ad quella nostra (a) comunità, non facendo però
molestia ad essa communità per dicta casone, immo solamente al vescovato et
districto de fora, quali devono tagliare et aparechiare dicte ligname; el quale ordinarite
sia conducto suso la ripa dove debe essere lavorato secundo sarite informato da
Manfredo da Forlì, nostro famiglio.
Mediolani, xxvii martii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
(a) Segue città depennata.
369
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 marzo 27, Milano.
Francesco Sforza comanda al referendario di Lodi di far pulire i “buchelli” delle rogge della
Muzza in modo che l’acqua possa scorrere e irrigare normalmente.
Referendario Laude.
Te commettiamo et volimo che cum ogni celerità possibile fazi mundificare et spazare li
buchelli dele roze dela Muza ad ciò che, havendo ad decorrere l'aqua dela Muza, la
possa correre per tucto et irrigare secundo el consueto. Et circa ciò fa’ non li intervenga
mancamento veruno. Mediolani, xxvii martii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
A margine: Replicata 31 martii.
370
Francesco Sforza a Orfeo da Firenze
1452 marzo 28, Milano.
Francesco Sforza vuole che Orfeo da Firenze, cancelliere di Giacomazzo da Salerno, porti i
velluti a Lodi in casa di Pietro da Norcia, luogotenente della città dei quali gli porterà la lista.
82r Horfeo de Florentia, cancellaro domini Iacomacii de Salerno.
Horfeo, volemo quando tu seray gionto a Lodi che ne lassi in casa de domino Petro da
Norsa, Iì nostro locotenente, quelle casse tu conduci cum li velluti, perché poy nuy
mandaremo deli nostri camereri a vedere dicti velluti là. Et questo nuy facimo per
alcuni boni respecti, et guarda tu de non far mentione cum persona che viva che ne
habi portato velluto alcuno perché ne metteresti una scalmana aIe spalle ch’el ne
rencresceria. Tu poray venire qui et ne portaray la lista deli dicti velluti. Data Mediolani,
die 28 martii 1452.
Christoforus.
Iohannes.
371
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 marzo 28, Milano.
Francesco Sforza comunica a Pietro da Norcia di aver ordinato a Orfeo da Firenze, cavaliere di
Giacomazzo da Salerno, di lasciare le casse che conduce da Firenze in casa sua.
Domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude.
Spectabile miles dilecte noster, Horfeo, cavallero de domino Iacomazo da Salerno, è in
camino da venire da Florenza qui da nuy et farà capo lì a Lodi, al quale nuy scrivemo
per l'aligata lettera ch'el debia lassare in casa vostra certe casse quale conduce da
Florenza cum alcune nostre cose. Pertanto stareti attento che, come el sia gionto lì in
Lodi, subito li fazati presentare la nostra littera et ve fariti dare le dicte casse dele quale
li scrivemo; dele quale casse vuy poy ne segueriti quanto per nuy ve serà ordinato.
Curati, adonque, exeguire diligentemente questa nostra voluntà. Data Mediolani, die
xxviii martii 1452.
Leonardus.
Iohannes.
372
Francesco Sforza al podestà di Pandino
1452 marzo 28, Milano.
Francesco Sforza comanda al podestà di Pandino di catturare i tre famigli, nominati, di
Corradino Buttigella e di non liberarli senza sua autorizzazione.
82v Potestati Pandini.
Volimo che subito ala recevuta dela presente cautamente et cum bono modo tu debbi
fare pigliare et substenire l’infrascripti tri famigli de Conradino Buttigella non gli
relaxando senza nostra licentia, et subsequenter advisarne como havirai facto.
Mediolani, xxviii martii 1452.
Cichus.
El signore Dionisio et Paulino, famigli del suprascripto Comadino.
373
Francesco Sforza al referendario di Lodi.
s.d.
Referendario Laude.
Non obstante che noy habiamo declarato et ordinato che siando facte le limitatione ad
tucti li lochi pii del dominio nostro, non dimancho per la singulare devotione et
reverentia quale portiamo ad madonna Sancta Maria de (a)
(a) La missiva, incompleta, è depennata.
374
Francesco Sforza al commissario e al podestà di Lodi
1452 marzo 29, Milano.
Francesco Sforza ripete al commissario e al podestà di Lodi l’ordine di annullare ogni processo
contro Bernabò dei Maneri cui ha concesso grazia.
Commissario et potestati Laude.
Per altre nostre te havimo scripto dovessi cassare, anullare et circundure ogni
processo et condemnatione facta contra Barnabò deli Maneri per cagione dela figliola
del papa et per ogni altra cagione da quel tempo in qua, et pare non sia stato facto. Et
perché gli havimo concesso gracia de quanto spetta et pertene a noy et ala Camera
nostra, volimo sia casso, irito et nullo et processo et condemnatione contra el dicto
Bernabò per le dicte cagione. Mediolani, xxviiii martii 1452.
Iohannes.
375
Francesco Sforza a Bartolomeo da Correggio
1452 marzo 22, Milano.
Francesco Sforza scrive a Bartolomeo da Correggio, referendario, e ai deputati agli affari di
Pavia delle lamentele di Antonio da Varese, ufficiale delle bollette cittadine, per il divieto in
vigore dallo scorso giugno di comandare le guardie come avveniva prima. Visto che Antonio
aveva l’amministrazione delle guardie per consuetudine a quattro fiorini al mese, il duca dispone
che sia reintegrato nell’incarico con gli arretrati dovuti.
83r Egregio militi ac nobilibus viris dilectis nostris domino Bartolomeo de Corrigia,
referendario, et deputatis negociis civitatis nostre Papie.
Dilecti nostri, sia più dì passati a noi essendo lamentato Antonio da Varese, official
delle bollecte de quella nostra cità, per voi presedenti da zugno passato in qua esserli
inhibito el commandare delle guarde, administrato per lui et soi precessori, el
pagamento de fiorini quattro el mese che soleva havere dal comune per honorantia de
dicte guardie, chidendo gli faciamo observare quelle utilità, honorantie et prerogative
per lo suo precessore recevute, havemo voluto esser chiariti si cossì è, como ne ha
exposto, informati da te, referendario, pienamente la administratione delle guardie per
longa consuetudine spectare allo offitio delle bollecte et dicto suo precessore havere
recevuta dicta commodità de fiorini quactro el mese parendone raxionevole et
conveniente che esso officiale non sia pegio tractato delli altri, como siamo desposti,
volemo la autorità delle dicte guardie remectiate al’officiale nostro predicto secondo lo
usato, provedendo delli denari sì del passato allui retenuti, como per lo advenire lo
satisfaciate integramente, siché non ne habiamo più querela. Data Mediolani, die xxii
martii 1452.
Cristoforus.
Iohannes.
376
Francesco Sforza ai membri del clero pavese
1452 marzo 28.
Francesco Sforza ribadisce ai membri del clero pavese, esente e non, l’impegno di raccogliere i
convenuti settecento ducati d’oro entro entro la Pasqua.
83v Venerabilibus viris dominis de clero Papiensi exempto et non exempto.
Benché per altre nostre vi habiamo scritto et facto intendere el bisognio nostro che
volesti provedere ad ricuperare quelli ducati 700 d’oro di qual sete componuto con nuy
per la subventione et cetera, tamen fin ad qui non intendiamo ne habiate preso alcuna
cura et parne che procedate molte lentamente in questa cosa; del che molto ne
maravegliamo. Pertanto di novo vi scrivamo stringendo et caricando che subito debiate
provedere per omni modo et via expediente ad custodire dicti denari de presente,
avisandovi che ne bisognano da qui ad Pasqua per ogni modo per cosa importa al
stato nostro; altramente ce darete materia de dolere de voy et provederli per forma che
conoscereti che non serimo ben contenti de voy. 28 martii 1452.
Cichus.
377
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 marzo 30, Milano.
Francesco Sforza chiede a Francesco de Georgi, commissario della Campagna di Pavia, di
dare dalle prossime calende a Testa, creato nuovamente familio, le tasse secondo ordini ducali.
Nobili familiari nostro Francisco de Georgiis, commissario nostro campanee Papie.
Dilecte noster, perché Testa della nostra citade de Pavia, he noviter conduto nostro
famiglio, pertanto te commectiamo et volemo che da kalende proximo da venire in
mente servi modo de farli respondere de tasse in quello suo allogiamento secondo
l'ordine della famiglia nostra facto in questa parte; et non manchi. Ex Mediolano, die
penultimo martii 1452.
Iohannes.
378
Francesco Sforza a Giovanni, vescovo di Pavia
1452 marzo 30, Milano.
Francesco Sforza informa Giovanni, vescovo di Pavia, delle lamentele di Antonio da Pistoia,
segretario del cardinale e suo vicario per l’abbazia di Cerreto lodigiano, per le carenze del
monastero pavese di San Bernardo, per i mancamenti della badessa e per Bencio da Parma,
entrambi degni di punizione. Gli chiede poi di intervenire per la scomunica data a Cristoforo
Toscano, economo ducale, su suggerimento di qualcuno del clero contrario alla sovvenzione.
84r Reverendo domino Iohanni episcopo Papiensi.
Perché misser Antonio da Pistoia, secretario del reverendissimo monsignore cardinale
vicecancellero et suo vicario per l’abbadia de Cerredo de Lodesana, ce ha exposto
cum querela como in la visitatione che ha facta novamente in el munistero de San
Bernardo in quella nostra città sottoposto ala dicta (a) abatia, ha trovato certi
manchamenti dela abbadessa del dicto monasterio et de uno miser Bencio da Parma
per li quali li pare che l’uno e l’altro meriti non piccola punitione; la qual cosa a noy è
stata molto molesta et odiosa che simili delitti se commectino in quella nostra predicta
città et se cossì è, ad noy etiam pare non debiano passare impuniti. Pertanto
confortiamo et carichamo la paternità vostra che dele predicte cose vogli haverne bona
informatione et subito advisarne per vostre lettere cum lo parere vostro sopra ciò.
Ceterum, perché intendiamo che quello chericato, o alcuni de loro, sono stati casone
de fare excomunicare Christoforo Toscano, nostro iconimo lì, et questo è proceduto
per lo officio che luy fa per li denari dela subventione, il che n’è stato multo in
dispiacere, etiam carichamo la prefata reverenda paternità vostra che la voglia
provedere ch'el dicto iconimo sia tracto d’essa excomunicatione per ogni modo perché
non è nostra intentione che li officiali nostri siano dispregiati in questa forma. Mediolani,
xxx martii, 1452.
Christoforo Cambiago.
Iohannes.
(a) alla dicta in interlinea su a quella depennato.
379
Francesco Sforza a Pietro e Bernardo di Lonate
1452 marzo 31, Milano.
Francesco Sforza, convenendo con Giacomazzo, compare ducale, consiglia Pietro e Bernardo
di Lonate, di spartire i centotrenta ducati ricevuti per la cattura di Guglielmo de Celauth, con
Guglielmo dela Riva, compagno di Giacomazzo.
Petro e Bernardo, fratribus de Lonate.
Dilecti nostri, el spectabile meser Iacomazo, nostro compare, se lamenta e grava deli
facti vostri e dice che havete recevuto ducati cento trenta per la presa de meser
Gulielmo de Celauth, deli quali denari dice ne tocha la mittà ad Gulielmo dela Riva, suo
compagno, perché era al butino cum Francisco da Bassignana, vostro famiglio.
Pertanto, essendo così che habiati recevuti dicti denarii, como luy dice, ne pare iusta et
honesta cosa ch’el dicto Gulielmo ne habia la parte sua de tucti quelli denari haveti
recevuti per la taglia del dicto meser Gulielmo; siché vogliati satisfare et pagare dicto
Gulielmo de tucti quelli denari dè havere da vuy per questa casone ad ciò che non
habia iusta casone querelarsi de vuy. Mediolani, xxxi marzii 1452.
Iohannes.
380
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 marzo 29, Milano.
Francesco Sforza, informato da suo fratello Corrado che certo maestro pavese Rosato
Calzaneo ha un paviglione e altre cose del conte Urso, fuggitose presso i Veneziani, vuole che
il podestà di Pavia chiami Rosato inducendolo a dare, dietro pagamento, a Corrado le dette
cose.
84v Potestati Papie.
Conrado, nostro fratello, ne dice che uno magistro Rosato Calzaneo de quela nostra
città ha uno paviglione et certe altre cose del conte Urso el quale, essendosi fuzito da
noi, è aconzato cum Venitiani. Pertanto volimo che subito, recevuta questa, habi da ti
dicto magistro Rosato et fazi ch’el daga a dicto nostro fratello dicto paviglione et cose
del prefato conte Urso quale ha presso luy, overo a qualunca suo messo mandarà per
questo, pagando dicto nostro fratello tucto quello dicto magistro Rosato dovesse
havere dal dicto conte Urso sopra dicto paviglione et cose. Data Mediolani, die xxviiii
martii 1452.
Marcus.
Iohannes.
381
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 marzo 31, Milano.
Francesco Sforza vuole che il referendario di Lodi osservi l’esenzione di cui gode Arasmo da
Triulzio riconoscendo che tale esenzione viene data dal duca.
Referendario Laude.
Nonobstante quello te dixemo circa lo facto dela exemptione del spectabile miser
Arasmo da Triulzio, nostra intentione è ch'ella gli sia observata; ma non volimo che la
recognosca da quella communità de Lode, immo da noy, a chi pertene concedere
simile exemptione; et cossì gli farimo fare la lettera. Interim volimo gli la fazi observare
como è observata per lo passato. Mediolani, xxxi martii 1452.
Irius.
Cichus.
382
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 2, Milano
Francesco Sforza concorda con il luogotenente di Lodi sui provvedimenti presi per la
ricomparsa della peste. I Maestri delle entrate assicurano i soldi per i conestabili e per
provvedimenti futuri. Quanto ai lavoratori chiesti da maestro Pietro, il duca vuole che prima si
provveda alla stalla.
Locuntenenti nostro Laude.
Havimo recevuto le vostre lettere aIe quale respondendo circha el facto della peste, ne
dolimo assay che l’habia cominciato a pullulare, como vuy ne scriviti; ma ben ne piace
et comendiamove della provisione quale gli haveti facta. Alla parte delle paghe delli
conestabili, li Maistri delle intrate nostre scriveno opportune et informa che quilli ducati
cento se remetteranno, et subsequenter se provederà per l'avenire. Alla parte delli
lauratori quali domanda magistro Petro per la stalla et per lo revelino, dicimo che
hozimay doveria essere la nostra stalla, et poy si potria andare dreto allo (a) revellino
et non ne pare ne volimo che durante el lavorerio della stalla se debba agravare quella
communità de lavoratori per lo revellino. Data Mediolani, die 2 aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue nostra stalla depennato.
383
Francesco Sforza a Giacomino da Casetti
1452 aprile 1, Milano.
Francesco Sforza vuole che Giacomino da Casetti restituisca a Bassiano di Villanuova i
cinquanta fiorini dati in più di quanto dovuto.
85r Spectabili militi et doctori domino Petropaulo de Nursia locuntenenti Laude.
Basiano, famiglio da Villa Nova, se grava et lamenta che ha pagato ad Iacomino da
Casetti, cittadino nostro lodegiano, fiorini CL et dice non ne dovea pagare se non fiorini
cento; per la qual cosa, essendo cusì, ne pare honesta cosa ch'el dicto Iacomino debia
restituire al dicto Basiano li denari che ha receuti ultra quello che debitamente deve
havere. Et cusì te commettemo et ordinamo fazi restituire al dicto Basiano quelli denari
che lui havesse pagati de superchio oltra el debito suo al dicto Iacomino perché non ne
pare giusto né conveniente debia pagare due volte. Et provedete per tale modo che de
questo facto non ne habiamo più querela. Mediolani, primo aprilis 1452.
Zaninus.
Cichus.
384
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 aprile 2, Milano.
Francesco Sforza vuole che il capitano di Casteggio indaghi sul motivo delle percosse subite da
Francesco e Niccolò, fratelli da Verona e del ferimento di due loro garzoni da alcuni uomini di
Bromno. Se colpevoli, li punisca e i fratelli siano trattati bene come si fa con la gente d’arme.
Capitano Chiastigii.
Carissime noster, Francisco et Nicolò Motagnia, fratelli da Verona et nostri famigli, se
lamentano che certi homeni de Bromno, cinque o sei, hanno battuti et feriti dui suoi
garzoni, che ne despiace assai. Però volemo debbi intervenire et cercare questo facto
donde è proceduto et per difecto de chi. Et essendo colpa e difecto de quelli homeni,
ne farai demonstratione et punitione siché non se usano far cusì; et, oltra ciò volemo
acquesti sia resposto de quanto gle havemo ordinato et sianno ben tractati et
altramente che non se fa alle gente d'arme. Mediolani, ii aprilis 1452.
Fazinus.
Cichus.
385
Francesco Sforza al podestà di Pandino
1452 aprile 2, Milano.
Francesco Sforza vuole che a richiesta di Corradino Buttigella il podestà di Pandino rilasci i suoi
famigli che detiene.
Potestati Pandini.
Havendo tu preso et sostenuti li famigli de Coradino Butigella, como te scripsimo, tu
hay facto bene et te ne commendiamo; ma volimo, et per la presente te commettimo
che ad ogni istantia et requisitione d'esso Corradino tu gli debbi relassare. Mediolani, ii
aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
386
Francesco Sforza a Gracino de Pescarolo
1452 marzo 28, Milano.
Francesco Sforza sollecita Gracino de Pescarolo, referendario di Pavia, e il tesoriere locale
l’invio dei denari per gli stipendi di due mesi dei salariati della città. Se avessero pagato il salario
di febbraio, trattengano quello di aprile, il cui importo deve essere trasmesso entro il dieci del
mese. Ordina poi al tesoriere di inviare i denari che i capitani hanno messo a disposizione.
85v Domino referendario Papie, Gracino de Piscarolo, et thesaurario (a) ibidem.
Come per replicate nostre vi havimo scripto, anchora per questa vi replicamo et
commandiamo strectissimamente che subito, recevuta la presente, ne debiati mandare
per messo proprio li denari de salariati in quella città dala Camera nostra de salarii loro
de doi mesi et se’l c’è officiale né salariato veruno che habia havuto el salario de
febraro, volimo gli retegnate quello d’aprile, et sia chi se voglia, s’el fusse bene nostro
figliolo. Ulterius perché li capitani del destrecto de quella nostra (città) hano mandato
da noi de strenzere le communi d’esso destricto ad pagare de presente et sbursare ad
te, thesaurero, el salario de doi mesi de loro potestati, similiter ve dicemo et volimo che
subito, recevuti essi denari, li mandiati qui da noy; et in questo mectite ogni vostro
studio et diligentia si havite cara la grazia nostra et si mai desiderati farne cosa grata,
perché possiamo aiutarse d’essi denari in questi nostri strectissimi et importantissimi
bisogni. Et lo salario che retenirete in aprile ad quelli hano havuto el salario de febraro,
volimo che al più tardi ne mandiati li dinari d’esso salario d’aprile a dece dì del mese
predicto, remota ogni exceptione. Mediolani, xxviii martii 1452.
Antonius.
Bartholomeus.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit infrascriptis videlicet:
referendario Parme
thesaurario Cremone
Christoforo Pagano Cumarum
Referendario Novarie
Alexandrie
(a) Segue Papie depennato.
387
Francesco Sforza a Pietro, luogotenente di Lodi
1452 aprile 1, Milano.
Francesco Sforza scrive a Pietro, luogotenente di Lodi, che ricordi ai deputati agli affari della
città che il duca si è finora trattenuto dal tassare la comunità per i carri, per gli oneri già
sostenuti per il rivellino. Ora però, dovendo mettere a punto “el carrezo per lo campo”, deve
imporre alla comunità di concorrere, come per gli altri sudditi, al pagamento del carreggio per il
castello di Porta Zobia, quantificato in trenta ducati mensili da versare a Filippo di Ancona.
86r Domino Petro locuntenenti Laude.
Volimo vi retrovati cum li deputati al governo de quella nostra comunità et per nostra
parte li direte che fine a qui nuy non li havimo voluto dare graveza alcuna dela spesa
deli carri, quali servono ali lavoreri de questo nostro castello de Porta Zobia, ala quale
spesa tucto el nostro dominio el è già bono tempo che gli ha contribuito, attento la
faticha che essa comunità cum el suo vescovato ha durata in la edificatione nel
revellino del ponte d’Adda; ma al presente, siando ad noy necessario mectere in
puncto el carrezo per lo campo nostro se caso occorresse che questo anno devessimo
campezare, et siandone anchora necessario provedere al carrezo del dicto castello per
non dare in tucto ali nostri popoli el carico del’uno carrezo et l’altro, non obstante che
cum honestà el poderessimo fare, considerato che neli tempi passati per la bona
memoria del signore passato sempre fece pagare el carrezo del suo campo ali soi
popoli, et che dela spesa del dicto nostro castello rasonevolmente niuno se deveria
retrare, perché in esso consiste principalmente la salute del stato nostro, havemo noy
medesimi tolto la cura et caricho de fare li preparamenti del carrezo per lo campo
nostro, è ben vero che cum li nostri medesmi conviene ne adiutiamo ad mantenere
esso carrezo. Il perché havimo ordinato che per quella comunità et suo vescovato et
destrecto se paghi uno carro, zoè ducati xxx d’oro ogni mese; siché vogliati adoncha
exortando, strengendo et caricando essa comunità ordinare che da hogi inanzi daga il
modo ad pagare mensuatim 30 ducati d’oro deli quali responderite ad Filippo de
Ancona, commissario nostro sopra li lavorerii del dicto nostro castello, usandoli
sollicitudine et diligentia, come siamo certi farite. Mediolani, primo aprilis 1452.
Christoforus.
Iohannes.
388
Francesco Sforza al podestà di Mortasa
1452 aprile 3, Milano.
Francesco Sforza ringrazia il podestà di Mortara per la notizia dell’arrivo di Angelo Azaiolo.
Insiste perché si costringa Ungaretto a restituire le cose tolte a quelli di Borgolavezzaro.
86v Potestati Mortarii.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso per quelle la venuta de miser Angilo
Azaiolo. Vi commendiamo singularmente de vostra prompta sollicitudine, et molto caro
ne è stato esserne advisato da voy, advisandovi però ch’el è gionto qua da noy già sei
dì nanzi la recevuta dele vostre lettere. Ala parte de Ungaretto, quale non ha voluto
restituire le cose tolte a quelli del Borgo Lavezaro, ne maravigliamo assay ch’el non
obedisca le nostre lettere; et cossì gli scrivimo de novo et, non facendolo, gli darimo ad
intendere che serimo malcontenti de luy. Post hec, retrovandose qua el dicto
Ungarecto, gli havimo facto commandare ch’el restituisca ogni cosa, benché luy dice
havere tolto quelle cose ligitimamente, cum commandamento del capitaneo et segondo
li ordini che se debbono servare contra quelli che commectono fraude. Data Mediolani,
iii aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
389
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 aprile 3, Milano.
Francesco Sforza vuole che il referendario di Lodi, accertato quanto dice Bassano Muto, faccia
liquidare il suo debito con il credito che ha con la Camera ducale.
Referendario Laude.
Perché Bassano Muto, de quella nostra città, ne ha suplicato gli vogliamo compensare
et liquidare certo suo debito cum el credito ha cum la Camera nostra, como poterai
vedere per la supplicatione, quale te mandiamo qui inclusa. Pertanto volimo debbi
prendere bona informatione de questo facto, et siando como luy ne dice, haverissemo
caro che luy fusse contentato. Mediolani, iii aprelis 1452.
Christoforus.
Cichus.
390
Francesco Sforza a Giovanni dalla Noce
1452 aprile 3, Milano.
Francesco Sforza ordina a Giovanni dalla Noce di intervenire per evitare, come gli ha detto
Francesco della Capra, che i fanti che sono nel Genovese contro Filippo Spinola, abbiano ad
andarsene perché nessuno provvede più a loro se non solo dietro ricompensa.
Domino Iohanni dela Nuce, armorum, et cetera.
Havimo lettere da Francesco dela Capra che quelli fanti sonno là in Zenovese per fare
contra Filippo Spinula, monstrano volersi partire et non gli stare più chi non gli provede
de qualche cosa cum qualche denari. Et perché, como sapeti, el suo stare là non
importa poco al facto nostro per più respecti, et il suo partire multo preiudicaria ali
nostri bisogni, volimo che debiati mandare et provedere ali vostri là talmente che non
se partino. Et fatilo presto et cum effecto. Mediolani, iii aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
391
Francesco Sforza al frate Bassiano, guardiano del monastero dei Minori
1452 aprile 3, Milano.
Francesco Sforza scrive a frate Bassiano, guardiano del monastero dei Minori, quantunque
ritenga che non necessitino favori coloro che mirano giornalmente ad arricchirsi di virtù, tuttavia,
la fedeltà e i meriti dei Gavazi della Somalia, lo inducono a raccomandare frate Francesco della
Somalia.
87r Domino fratri Bassiano, Monasterii Ordinis Minoris guardiano.
Quanquam non opere pretium putemus, ut eos qui virtutibus intenti sunt et in dies
dictiores fieri nituntur et student, vobis commendemus tamen, suadentibus nobis fide,
devotione et meritis illorum de Gavaciis dela Somalia, non possumus facere quin vobis
commendemus religiosum et eruditum fratrem Franciscum dela Somalia, qui, sicuti
nobilis et bone indolis est, ita vehementi studio intendens in probum et doctissimum
virum, uti informati sumus, evasurus est. Erit igitur nobis gratum admodum ut, cum ita
commendatum habeatis ut inteligat et virtuti locum dari et commendationes nostras de
se apud vos non fuisse v(u)lgares. Mediolani, iii aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
392
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 aprile 4, Milano.
Francesco Sforza vuole che Gracino da Pescarolo gli faccia avere, tramite il cavallaro che gli
manda, gli undici “frisi da galuppi” che ha Isnardo.
Gracino de Piscarolo.
Havimo recevuta toa lettera et inteso quanto scrivi de Isnardo che ha undeci frisi da
galuppi o da famigli et cetera. Dicemo che vogli mandarci qua ad noy dicti undeci frisi
per questo presente cavallaro, quale mandiamo là per questa casone. Mediolani, iiii
aprelis 1452.
Ser Iohannes de Ulesis.
393
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 4, Milano.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi si attenga, per quanto riguarda i sandoni, a
quanto gli dirà il famiglio Manfredo da Forli, a conoscenza della volontà del duca.
Locuntenenti Laude.
Manfredo da Forlì, nostro famiglio, informato dela mente nostra, ve dirà quello havireti
ad sequire circa lo facto deli sandoni. Pertanto volimo in tucto quello luy ve dirà per
nostra parte circa questa materia li debiati credere et dare piena fede quanto farestivo
ad noi proprii, non li permictendo tempo alcuno. Data Mediolani, iiii aprelis 1452.
Zanninus.
Cichus.
394
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 aprile 3, Milano.
Francesco Sforza comunica a Francesco de Georgi di aver ricevuto da Simonino e Giacomo
Ferrari, lamentele perché, oltre alla tassa dovuta, ha messo sulla loro proprietà nella campagna
di Pavia, sei cavalli e ciò per una vertenza personale con i fratelli. Il duca ordina di liberare la
possessione dai cavalli e di non mischiare il privato con il pubblico.
87v Francisco de Georgiis.
Simonino et Iacomo, fratelli di Ferrari, nostri citadini de Pavia, ne hanno sporta la
inclusa supplicacione lamentandose de ti che, ultra la loro debita taxa, gli hay logiato in
le loro possessione quale hanno in la campagna della dicta nostra cità de Pavia, cavalli
sey, como vederay per dicta loro inclusa supplicatione. Et ulterius ne hanno dicto a
boca che li menaci dicendoli che faray andare (nella) loro possessione cerbe; del che,
quanto cossì fosse, molto ne maravigliamo de ti che habii ardire, ad posta de diferencia
habii con veruno, fare iniuria ad alcuno; et questo dicemo perché dicti de Ferrari dicono
gli fay questa per una differencia hay con loro. Pertanto te dicimo, volimo et
comandamo che, recevuta questa, debii levare via de sopra le possessione de dicti
gentilhomini quilli cavalli hanno ultra la loro debita et contingente taxa et debii stare ad
rasone della differenza hay con loro, avisandote che se da mò inanti sentiremo che, né
in dicti, né in facti, né per altra via faci iniuria ad veruno, o per differencia havessi con
loro o per altra via, te darimo ad intendere che faci male, (ce) ne recresca et che
vogliamo essere nuy el signore et non ch’el sii ti; siché fa’ in modo non habiamo ad
sentire più simile lamente de facti tuoy. Mediolani, iii aprilis 1452.
Marchus.
Iohannes.
395
Francesco Sforza al podestà e commissario di Lodi
1452 aprile 5, Milano.
Francesco Sforza, aderendo alla richiesta della consorte, comanda al podestà e commissario di
Lodi di rimettere in libertà la donna accusata di infanticidio.
Commissario et potestati (a) Laude.
Perché la illustrissima madonna Biancha, nostra consorte, ne ha pregato molto che per
respecto de questi dì sancti vogliamo fare gratia ad quella donna da Sancto Angelo,
quale fu decto havere morto el figliolo che è in vostre mane,ala quale nostra consorte,
havendo noy compiaciuto, siamo contenti et volimo che subito, recevuta questa, debiati
relassare et liberare dicta donna perché li havimo facta gratia liberamente et de bono
animo per li respecti sopradicti. Mediolani, v aprelis 1452.
Christoforus.
Iohannes.
(a) Segue domino Petro de Nursia locuntenenti depennato.
386
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 4, Milano.
Francesco Sforza, alle richieste di Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, risponde che, sul
concedere bollettini per passare l’Adda e Pizzighettone, consenta il rilascio solo a quelli di
Pandino per andare a Lodi. Per la riparazione di porta Cremonese, vi provveda e per il ponte,
ricorda che l’interziamento del dazio di detto ponte è destinato alla proprio alla sua riparazione.
89r Spectabili dilecto nostro domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude.
Inteso per vostre lettere la rechesta facete defferire, chiarito se doveti concedere
bulectini per passare Adda et Pizghitone ad alcuni quali aliquando l’havessero
dimentichato, ve dicimo che alle fiate potrissino essere inganato per non conoscere
l’homini, et per questo ad nuy non pare né volimo che concedati simili bolectini, salvo
che siamo contenti lo concedati ad quilli da Pandino per passare lì ad Lode; et in questi
credimo non potriti essere inganato perché tanto hanno ad frequentare de lì ad
Pandino che sonno cognusciuti da (o)gni homo. Alla parte de quelle reparatione che
sariano necessarie da fir facte alla porta al castello et al ponte, dicimo cussì che, per
cosa possa costare quello reconzare el ponte del castello et provedere a Porta
Cremonese, a nuy pare debiati provederli meglio che potiti facendove prestare qualche
cosa che nuy poy ve farimo la debita restitutione; ma quanto al facto del ponte, ne
maravigliamo che non se gli (facia) altramente perché se ve informariti lo intertiamento
del datio del dicto ponte è deputato a tale repezamento del ponte; siché vogliativi
informare de questo et mandare ad executione l’ordine del reconzare esso ponte. Ex
Mediolano, die iiii aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
387
Francesco Sforza a Baldassare de Curte
1452 aprile 5, Milano.
Francesco Sforza, perché da alcuni giorni ha ripreso a infierire la peste, preoccupato in
particolare per i figli, chiede a Baldassare de Curte, dei vicari generali, che si preparino luogi
opportuni fuori città per gli appestati, così che i sani possano beneficiare di abitazioni, letti,
alimenti, medici; provvedimenti costosi a cui provvederanno i membri di provvisione del comune
con imporre addizionali su dazi a loro scelta.
89v Baldessarri de Curte ex vicariis generalibus ducalibus.
Cara nobis est civitas illa carique cives eorumque omnium vite et personarum
discrimina omni cura, sollicitudine et industria, ipsis etiam conquiescentibus et
ignorantibus, avertere studeremus, sed et existentium ibidem liberorum nostrorum
tutelam et incolumitatem haud minus quam nostram propriam magnipendimus et
conquirimus, cum pro naturali instinctu, cum pro summa in eos teneritate, caritate et
pietate nostra, quam et omnis ratio exigit. Sentientes igitur pestem in ea civitate nostra
et nonnullis diebus citra parumper repululasse ingenti molestia affecti sumus, et
oneramus vos ac volumus quod eius reprimende et procurande sospitatis precipuam
per id temporis quo ibi residere habueritis cum amplectamini et una cum officialibus
nostris et sapientibus provisionum communis ibidem operemini quod extra civitatem, si
non electa sunt, statim eligantur loca idonea et omni respectu apta ad que reducantur,
levandi de domibus infectis, et, seperati ab egrotis, sani reponantur et sibi lectorum,
linteaminum, alimentorum, medicinarum et medicorum ac reliquorum opportunorum fiat
provisio quemadmodum et alias scripsimus et hic et rei condicio postulat. Et quam
consimilia non sine pecuniis fieri posse scimus, contentamur et laudamus si
communitas illa nullum meliorem habet modum quod dicti sapientes provisionum datiis
illis, de quibus sibi videbitur, faciant additiones, quarum additionum denarii exigantur et
ad huius servitii substentationem convertantur; nam et ita fit in hac urbe nostra et,
cessante infectiones (a) cessabunt additiones eiusmodi, et nos quicquid superinde
fecerint ipsi sapientes approbabimus et confirmabimus, nichil e latere nostro deesse
disponentes ad recipiendam et amplexandam clementissimi Dei gratiam, si divine
maiestati sue libuerit illam ipsam civitatem et cives nostros in sospitate conservare et a
pestis acerbitate tueri, sicut et optamus vehementissime speramus opportunum,
proinde vobis per presentes quaslibet opportunas faciendi provisiones arbitrium
concedentes. Mediolani, die v aprilis 1452.
Apud Magistros intratarum.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit officialibus et sapientibus provisionum civitatis Papie.
(a) Così A.
388
Francesco Sforza al podestà, al referendario e agli altri ufficiali di Pavia
1452 aprile 6, Milano.
Francesco Sforza puntualizza al podestà, al referendario e agli altri ufficiali di Pavia che, alla
insistente richiesta a quella comunità perché gli pagassero i denari del carreggio per il castello e
altre cose, gli fu risposto che a detta comunità manca il vostro sostegno. Rinnova la richiesta
ordinando loro che intervengano perché ciascuna comunità paghi la rata.
90r Spectabili et egregiis dilectis nostris potestati, referendario et ceteris officialibus
civitatis nostre Papie.
Dilecti nostri, instando noi con quella nostra comunità che, secondo lo urgente bisogno
nostro ce voglia de presente mandare li denari del carrezo del nostro castello et anche
de alcune altre cose, che (a) ha facto respondere che, mancandoli el brazo et favore
de voy, non posseno rescotere li denari che spectano ad noy neanche aspectano ad
essa comunità. Il perché, considerato il bisogno nostro, como havemo dicto, denuo gli
havemo facto dire et factela caricare che de presente omnino ne facia exbursiare li
denari ad noy debuti cussì del carrezo como d’altro cum questo che voi, deinde, gle
fazate tucto quello favore et aiuto serà necessario perché la dicta comunità venga a
rescotere quilli saranno debitori. Siché perseverando noy in questo proposito, volimo et
expresse vi commictimo che, ad instantia d’essa comunità, seu agentium pro ea,
debbiate procedere contra qualuncha debitore per casione delli denari a noy debuti per
tucte quelle vie vi pariranno più convenienti et expedite ita che zaschuno venga ad
pagare la rata sua. Et in questo usarete tucta quella diligentia et prontitudine che vi
parerà neccessaria per la exactione de tali denari. Ex Mediolano, vi aprilis 1452.
Iacobus.
Cichus.
(a) Così A.
389
Francesco Sforza al podestà, al referendario e a Gracino da Pescarolo
1452 aprile 4, Milano.
Francesco Sforza ricorda al podestà, al referendario e a Gracino da Pescarolo, che pur avendo
concesso in passato a Niccolino Culione una lettera con cui poteva costringere i debitori al
pagamento, non ha voluto servirsene. Vuole che ora essi intervengano perché detto Niccolino
possa conseguire dagli eredi di Gracino da Binasco i crediti che vantava.
90v Potestati et referendario ac Gracino de Piscarolo.
Concedessemo altre fiade a Nicolino Culione lettera de potere astrenzere soi debitori
et luy non l’ha voluta usare senza nostra licentia, di che merita commendatione et
laude. Et perché recorda che miser Gracino da Binasco era suo debitore de bona
quantità de denari, et per consequente soi figlioli et heredi restono debitori, et ne pare
conveniente che li siamo favorevoli a rasone, pertanto vi commectiamo et volimo che,
con quelli modi et vie che vi parirano expediente, provedati che esso Nicolino
consegua el debito suo da essi heredi de miser Gracino; del che, dice, ti, Gracino,
essere informato. Et in questo deportatevi in modo che esso Nicolino non se possa
lamentare. Mediolani, iiii aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
390
Francesco Sforza comunica al podestà di Vigevano
1452 aprile 6, Milano.
Francesco Sforza comunica al podestà di Vigevano che i frati di San Pietro martire che hanno
incominciato a costruire un monastero, non possono costruire una cappella e una sacrestia per
una casetta contigua alla chiesa. Chiede al podestà di intervenire con i proprietari per la vendita
affidando a due uomini comuni amici di fare il prezzo.
Potestati terre nostre Vigleveni.
Dilecte noster, el venerabile priore et frati del beatissimo Sancto Piero martiro de quella
nostra terra ne hanno per supplicatione narrato havere comenzato uno certo
monastero in honore del prefato San Piero martiro, ma affare la cappella grande et
sacristia de esso monastero molte gle l’è contrario et resiste una casetta contigua ad
essa chiesia, siché la cappella et sacrestia non se possono furnire; quale casa ipsi
priore et frati hanno cercato comparare et offerto quello stimaranno comuni amici o in
locho de quello darline un’altra, ma quelli de chi sonno la vogliono vendere ma più ch’el
debito prezo et vogliono maior summa de denari in duplum et forte in triplum. Per la
divotione et reverentia portamo al prefato Sancto Pietro martiro et i suoi luochi, attenta
la necessità del facto et che quilli de chi è la casa la vogliono vendere, ne contentamo
et volemo debbi confortare quilli tali ad vendere dicta casa et darla ai predicti priori, frati
per quanto stimaranno dui boni homini, comuni amici et sufficienti. Et in ciò usarai ogni
bono modo honestamente et cum humanità che la cosa de concordia se faccia.
Mediolani, vi aprilis 1452.
Fazinus.
Cichus.
391
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 aprile 6, Milano.
Francesco Sforza sollecita Luchina dal Verme a non concedere a quelli di Pizzocorno la
protezione richiesta per non concorrere, come avvenuto per il passato, al pagamento delle
tasse e di altri oneri con gli abitanti di Montesegale.
91r Domine Luchine de Verme.
Havendo noy havute più querele dali homini nostri da Monte Sagale che quelli da Pizo
de Corno non gli aiutano in li carichi cossì dele tasse como dele altre occurrentie,
segondo l’usato e debito, havimo facto vedere quanto ne vole ragione, et trovamo che
gli sono obligati ad contribuire per rata, e cossì se trovano descripti tucti in uno
quinternecto, ma si mantelano essi da Piz de Corno sotto voy in modo che non
vorriano pagare; che seria uno guastare il facto nostro et anche la disfatione de dicti da
Monte Segala. Per la qual cosa vi confortiamo ad non volere patire questo, anzi
lassare distribuire li carichi segondo l’usato et serano più sopportabili. Et in questo non
vogliate mantellare essi da Piz de Corno, che seria tucto nostro preiudicio, et anche
volimo che omnino se servi l’ordini consueti. Mediolani, vi aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
392
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
(1452 aprile 6, Milano).
Francesco Sforza vuole che il capitano di Casteggio faccia pagare a quelli di Pizzocorno tasse e
oneri con quelli di Montesegale. In tal senso ha scritto a Luchina perché quelli di Pizzocorno si
dicono sottoposti a lei.
Capitaneo Clastigii.
Havimo recevuto le toe lettere sopra la differentia vertente tra quelli de Monte Segala
et quelli da Piz de Corno per cagione dele tasse de cavalli et l’altri carichi occurrenti. Et
inteso quanto tu ne scrivi, cioè che quelli da Piz de Corno iure merito sono obligati ad
contribuire cum essi da Monte Segale, volimo che omnino tu gli astrenghi ad contribuirli
pro contingenti rata. Et perché tu ne scrivi che se fano homini dela magnifica madonna
Luchina, noy scrivimo per le alligate ad essa magnifica madonna Luchina che habia
patientia et non voglia tollere quello che è consueto, che saria troppo preiudicio al facto
nostro. Et cossì te intenderay cum ley. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
393
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 6, Milano.
Francesco Sforza scrive a Pietro da Norcia circa la cattura del balestiero che terrà in prigione
fino a nuove disposizioni. Non vuole che si faccia guerra tra lui e il podestà per la licenza delle
biade; quelle che vanno a Pandino o nel distretto di Lodi toccano a Pietro. Sul problema degli
stoppini chi vuole far festa li paghi; ricordi poi agli uomini del posto di pagare le spese del
carreggio. Per i sandoni, si stia alle disposizioni di Manfredo.
91v Domino Petro de Nursia.
Inteso quanto ne havite scripto, vi commendiamo dela diligentia havite usata in pigliare
quello balestrero et cetera, et volimo lo fazati retenere socto bona guardia fine a tanto
ve scriverimo altro. Ala parte dele licentie dele biave a noy non pare che debiati fare
troppo contentione utrum voy o lo potestà le debia fare anzi vi dovete intendere bene
asieme acioché l’uno non guasta quello facesse l’altro, ma dele biave vano a Pandino
o zuso del destrecto de Lode ben ne pare che voi fazati le licentie. Ala parte deli
stoppini per fare festa e falodii, per certo non possimo fare che non se miravigliamo
che quella nostra comunità faza tale difficultà, che non fa la menore terra habiamo, e
certo è bene da miravigliare de cossì minima cosa. Et se noy volessimo fare festa non
bisognaria che scrivissemo ala comunità, ma volendose amorevolemente congratulare
cum sì, gli scrivimo che fazano festa como deveriano fare, etiam nobis tacentibus, et
loro debano essere quelli che fazano la festa et per consequens pagare li stoppini; et
cossì induceteli a farlo, et che se faza festa omnino. Ala parte deli denari del carrezo,
instr(u)ite omnino che paghino et si venirano ad noi ben gli responderimo. Ala parte
deli sandoni, Manfredo serà venuto là per dare ordine al tucto, siché circa ciò non
accade dire altro. Mediolani, vi aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
394
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 aprile 7, Milano.
Francesco Sforza in risposta a Gracino da Pescarolo sull’arrivo del re di Tunisi con alcuni
Genovesi e con venti cavalli gli ordina di bene riceverlo e di fargli sapere se bisogna di
“scriptura alcuna” per essere l’ambasciatore arrivato lì senza che Gracino ne fosse stato
informato.
Gracino de Piscarolo.
Havemo recevuto le toe lettere qualle ne scrivi del giongere hogi ad hora del disinare lì
li ambassiatore del serenissimo re di Tunice con alcuni Zenoesi, qualli sonno cavalli xx;
et nonobstante non habii lettere alcune da nuy, gli faray apparechiare. Respondendo te
dicemo che siamo contenti et volimo che gli faci apparechiare et te sforci de farli
quanto honore te sia possibile; et se circa questo te bisogna scriptura alcuna, avisane
che te la faremo fare per li Maystri del’intrate nostre. Mediolani, vii aprilis 1452.
Cichus.
395
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 7, Milano.
Francesco Sforza vuole che Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, faccia riavere al
provisionato Zuca da Villanterio i venticinque ducati e le due cavalle che alcuni massari, abitanti
a Vitudono e Bertonigo, gli presero l’anno prima, oltre ad aver uccisi due suoi famigli a
Cornalco.
92r Spectabili militi dilecto nostro domino Petro de Nursi, locumtenenti nostro Laude.
Zucha da Vilanterio, nostro provixionato, presente portatore, ne ha facto lamenta che
certi massari, habitanti in Vitudono et in Bertonigo de quello vescovato, quali in anno
proximo passato dice amazarono doi soi famigli ad Cornalco et gli tolsero doe cavalle
et ducati xxv, como dal dicto Zucha sareti meglio informato. Pertanto siamo contenti et
vogliamo che circha la restitucione delli dicti denari et delle cavalle faciati raxone
summaria et expedicta al dicto Zucha. Ex Mediolano, vii aprilis 1452.
Manu advene.
Iohannes.
396
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 8, Milano.
Francesco Sforza ordina a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di informarsi sulla
controversia tra Giovanni Albanese e un maniscalco del posto, già affidata al suo predecessore
Ventura, cocludendola al più presto.
Spectabili militi et doctori domino Petro de Nursia, dilectissimo locuntenenti nostro
Laude.
Havendo già commessa ad ser Ventura, vostro predecessore in quello officio, certa
diffirentia verteva fra Iohanne Albaneso, nostro homo d’arme, et uno manescalco (a)
de lì per casone de uno cavallo et cetera, pare, secondo Iohanne predicto ce
referischa, non sia anchora terminat;, volimo adunche che vediati de havere denanci
da vuy ambeduy le parte et intendiati in qual termine dicta differentia romase denanzi
ad ser Ventura, et de poy subito la terminati summarie et de plano, cognoscendola per
modo che Iohanne Albanese predicto consequischa senza dillatione quello sarrà
sententiato ad ciò se ne possa valere nel metterse in ordine. Data Mediolani, die viii
aprilis 1452.
Ser Andreas.
Ser Andreas Fulgineus.
(a) In A manenescalco.
397
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 7, Milano.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi, ricevuta dal detenuto di San Colombano la
garanzia di cinquanta ducati, lo rimetta in libertà perché possa andare da lui.
92v Locuntenenti Laude.
Per chiarirve quanto havite ad fare de quello San Columbano, quale havite substenuto,
volimo che vi fazati dare bona segurtade de cinquanta ducati ch’el venirà da noy, et
cossì, recevuta havirete la segurtà, lassatelo et diceteli ch’el vegna da noy. Mediolani,
vii aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
398
Francesco Sforza chiede al vescovo di Pavia
1452 aprile 8, Milano.
Francesco Sforza chiede al vescovo di Pavia di costringere Giovanni da Pavia, figlio del sarto
Girardo, fuggito in terra vescovile, a risarcire Riccardo d’ Arena, oste della città, o il genero
Paoletto, delle spese affrontate per riavere il cavallo rubato da Giovanni.
Domino episcopo Papiensi.
Havendo nuy deliberato de perdonare ad uno Zohanne da Pavia, figliolo de uno
maistro Girardo sartore, quale haveva furato uno cavallo ad uno Ricardo da Rena,
hostiero in quella nostra cità, però ch’el dicto cavallo se è rehavuto, et essendo esso
fugito nelle terre dela vostra paternità, la confortiamo et vogliamo che lo stringa dicto
Zohanne ad satisfare al dicto Ricardo o al strenuo Pauletto delle nostre lanze spezate,
suo zenero, per ogni damno et interesse che havessero patito per rehavere el dicto
cavallo. Et circha ciò non intervenga veruna exceptione. Data Mediolani, die viii aprilis
1452.
Bonifacius.
Cichus.
399
Francesco Sforza a Giacomo Antonio Marcello
1452 aprile 8, Milano.
Francesco Sforza sollecita Giacomo Antonio Marcello, provveditore di Crema, a far restituire a
Lancillotto da Como un suo ragazzo, chiamato Giovanni da Bassignana, inviato con un famiglio
al suo alloggiamento di Romanengo, preso da alcuni di Crema.
Domino Iacobo Antonio Marcello, provisori Creme.
El strenuo Lancillotto da Como, nostro homo d’arme, ne ha facto lamenta che,
mandando luy uno suo regazo, chiamato Zohanne da Bassignana, insieme cum uno
suo famiglio ad lozamento suo ad Rominengo per alcuni de quelli de Crema, gli è stato
tolto dicto suo regazo contra le bone usanze. Pertanto confortiamo et pregamo la
vostra magnificentia che voglia fargli restituire dicto suo regazo per observare et
mantenere le bone usanze, el che noy offerimo fare el simile como habiamo facto fine
ad mò. Mediolani, viii aprelis 1452.
Bonifacius.
Cichus.
400
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 8, Milano.
Francesco Sforza chiede nuovamente a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di informarlo
sulla situazione di Visconte da Calestano.
93r Egregio doctori et militi domino Petro de Nursia, locumtenenti nostro Laude dilecto.
Alli dì passati ve scripsimo ad supplicatione de Vesconte da Calestano el quale se
pretendeva essere barrato lì in Lode; dovesti intendere questo facto et farli superinde
debita provixione et cetera, como in esse nostre lettere se contene. De novo ve
replicamo et volimo che cerchati ogni expediente et necessario modo de retrovare la
verità del facto qua comporta; provedeti et fati sopra de ciò como meglio ve parerà et
per forma che esso supplicante non habia più ad retornare da noy cum querela.
Mediolani, viii aprilis 1452.
Manu advene.
Cichus.
401
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di San Colombano
1452 aprile 10, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà, il comune e gli uomini di San Colombano prestino
ubbidenza a Gentile dalla Molara mandato lì per informarli sull’arrivo di fanti.
Potestati communique et hominibus Sancti Columbani.
Dilecti nostri, nui mandiamo là Zentile dala Molara, nostro famiglio, presente portatore,
al quale havemo commesso che per nostra parte ne dica alcune cose sopra lo facto de
certi fanti che mandiamo ad allogiare lì, como da lui appieno intenderete. Pertanto
volimo gle credate et date piena fede como alla nostra propria persona. Data
Mediolani, x aprilis 1452.
Persantus.
Cichus.
402
Francesco Sforza ai deputati agli affari di Pavia
1452 aprile 12, Milano.
Francesco Sforza scrive ai deputati agli affari di Pavia che, volendo concludere la controversia
che hanno con Guarniero Castiglioni e con Pietro Visconti per l’addizionale, gli mandino il giorno
seguente Stefano Fazardo, Piestro Beccaria, e Simone Fornaro con la copia dell’accordo fatto
da Oldrado e Lancillotto del Maino.
Deputatis negociis civitatis Papie.
Perché nostra intentione è de mecter fine ale differentie che vertisse fra voi et miser
Guarnero da Castiglione et miser Petro Vesconte del facto dela additione, bisogna et
volimo ch’el mandati qui da noi domane ad bona hora miser Stefano Fazardo, miser
Petro de Beccaria et Simone Fornaro, et che portino cum loro la copia del capitolo,
quale fu facto per miser Oldrado et miser Lancillotto del Mayno sopra questa materia.
Mediolani, xii aprilis 1452.
Marcus.
Iohannes.
403
Francesco Sforza a Galeazzo Maria Visconti
1452 aprile 12, Milano.
Francesco Sforza avvisa Galeazzo Maria Visconti dell’invio di due levrieri mandatigli dal re di
Tunisi.
93v Domino Galeaz Marie Vicecomiti, et cetera.
Te mandiamo doi livoreri de quelli ne ha mandati lo re de Tunesi et gli megliori gli
fossero, siché te sforza fargli actendere che altramente te advisamo te toglieremo
questi et poi tucti li altri che tu hay. Mediolani, xii aprelis 1452.
Marcus.
Cichus.
404
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi
1452 aprile 12, Milano.
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi che con gli uomini di Filippo Borromeo individui
i soldati che assalirono a Cavenago i navaroli che portavano via Adda a Lodi merci, tra cui una
balla di lana del Borromeo; faccia restituire il tutto e siano puniti come al duca piacerà.
Locuntenenti Laude.
Conducendosi questa septimana sancta per Adda ad Lode certe mercantie, tra le
quale gli era una balla de panni de lana, che è del conte Filippo Bonromeo, pare che
alcuni de quelli nostri soldati habiano assaltati li navaroli verso Cavinago et tolto dicta
balla, come da essi navaroli più chiaramente intenderite. Et perché ne dispiace questi
desordeni et robarie tanto che non lo poteriamo exprimere, vi carichamo et strenzemo
che inseme cum quelli del dicto conte ve ingegnati intendere et sapere chi sono quelli
hano tolto dicta balla et, possendolo sapere, provedi che esso conte Filippo habia la
robba soa. Et ulterius de malfactori assecuratevi in modo che ne possiamo fare quella
punitione che ne piacerà. Mediolani, xii aprelis 1452.
Christoforus.
Iohannes.
405
Francesco Sforza al vescovo di Pavia e al cancelliere dell’università pavese
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza, per la raccomandazione del marchese di Saluzzo di Matteo de Iguastamilli a
Pavia per laurearsi in diritto, affida Matteo alle cure e benevolenza del vescovo pavese,
cancelliere dello Studio.
Domino Iohanni Dey gratia episcopo Papiensi et cancellario ac universitati felicis Studii
nostri Papiensis.
Lo illustre marchese de Salutia ce ha strectamente recomandato meser Matheo de
Iguastamilli quale dice havere carissimo perché l’he da bene et l’ha servito
lo(n)gamente. Venendo adoncha lì esso meser Matheo per farse dotorare in utroque
iure per compiacere al prefato marchese, ve lo recomandiamo circha el facto delle
spese, et haverimo a caro ogni aconzo et bene che gli fariti perché dice havere
supportato grande adversitade in l’anno passato. Data Mediolani, die xiii aprilis 1452.
Irius.
Iohannes.
406
Francesco Sforza al capitano di Lomellina
1452 aprile 12, Milano.
Francesco Sforza, viste le difficoltà di Antonio Guidobono nel farsi dare da alcuni fittavoli di San
Giorgio quanto dovuto per un mulino a Lomello, vuole che il capitano della Lomellina prenda
detti debitori e li affidi al podestà di Pavia perché, secondo gli statuti, si faccia giustizia.
94r Capitaneo Lomelline.
Antonio Guidobono, nostro secretario, ha alchuni soi fittabili in Sanzorzo de uno molino
che ha in Lomello, dali quali debe havere una bona somma de victualie per ficto non
pagato del tempo passato, dali quali non pò conseguire el debito: immo non trova el
modo de potere fare tanta executione che voglino pagare nonobstante che habia
opportuna licentia concessa per lo potestà nostro de Pavia de poterli gravare,
pegnorare et destenere, secundo la forma de statuti dela prefata cità; et questo
procede per la soa continua absentia perché non pò attendere ad scoderli et sollicitare,
et li soi menano per straze. Il che n’è tanto molesto quanto dire potessimo, né
vorressimo che rasone manchasse ad alcuno, maiormente al dicto Antonio, quale
continuamente adoperamo in nostre ardue fazende. Pertanto volimo che, veduta la
presente, te ingegni de havere in toa forza ogni debitore d’esso Antonio et segurtà soa
nominati in la licentia ha dal dicto potestate quale gli faza rasone secundo la forma de
statuti de Pavia. Et circa ciò usa ogni toa diligentia non altramente come se noi
dessimo havere dicti denari; et fa in modo che esso Antonio non habia più ad
lamentarse deli decti debitori. Mediolani, xii aprelis 1452.
Irius.
Cichus.
407
Francesco Sforza al capitano di Lomellina
1452 aprile 12, Milano.
Francesco Sforza comanda al capitano della Lomellina di trovare alloggio e biada per i quaranta
cavalli che Angelello da Lavello intende acquistare a breve.
Capitaneo Lumelline.
Perché Angilello da Lavello, nostro conductero, ne dice volere comparare certa
quantità de cavalli fine al (a) numero de quaranta quali vene comperando de zorno in
zorno, et non ha da alozarli, il perché siamo contenti et volimo gli debbi dare
allozamento, cioè coverto et strame per li decti cavalli vivi, secundo venirà comparando
fino al dicto numero. Et non manchi per niente. Data Mediolani, die xii aprilis 1452.
Christoforus.
Iohannes.
(a) Segue a summa depennato.
408
Francesco Sforza a Paolo da Rho
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza informa Paolo da Rho che, intendendo alloggiare per pochi giorni a San
Colombano alcuni fanti, vuole che procuri che vivano bene senza problemi.
94v Nobili civi Mediolanensi nostro dilecto Paulo de Raude.
Dilecte noster, perché havemo mandato ad allozare in quelle parte de San Colombano
et altre circunstanti alcuni nostri fanti, perché forsi ipsi fanti commecteranno delle cose
manco che honeste, te confortiamo et strengemo che per quilli pochi dì haveranno a
restare de là non te vogle partire da quel luocho, immo provedere actucta tua
possanza che essi fanti vivano honestamente, et inconveniente non segua in quelle
parte. Data Mediolani, xiii aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
409
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza comanda al podestà di Pavia di far avere ad Antonio Guidobono quanto,
secondo gli statuti locali, dovutogli da alcuni debitori di San Giorgio per il fitto di un mulino per il
quale il podestà gli ha già concesso licenza. Lo informa di aver scritto al capitano della
Lomellina perché catturi detti debitori e glieli consegni.
Potestati Papie.
Antonio Guidobono, nostro secretario, molto se dole che non pò essere satisfacto da
alcuni soi debitori de San Zorzo per ficto de uno suo molino, quantumque dala corte
vostra habia piena licentia de farli gravare et detenere; noy habiamo commesso al
capitaneo nostro de Lomellina che se sforzi de haverli in sua forza et poi li daga in
mane vostre. Pertanto vi dicamo et carichamo tegnati modo de haverli in vostra forza
cum la via del dicto capitaneo, o altramente como meglio vi pare, et poi fati rasone al
dicto Antonio secondo che vogliano li ordini et statuti de quella nostra città et per modo
che dicto Antonio sia satisfacto in forma che non habia più a gravarsi de non essere
pagato. Mediolani, xiii aprelis 1452.
Marcus.
Iohannes.
410
Francesco Sforza a Giacomo, notaio e castellano di Vigevano
1452 aprile 11, Milano.
Francesco Sforza concede a Giacomo, notaio e castellano di Vigevano, di andare da lui
assentandosi per un mese. Sarà sostituito dai suoi fratelli Giovanni e Tommaso che non
lasceranno il castello fino al suo ritorno.
Notario Iacobo, castellano Viglevani.
Siamo contenti, et per tenore de questa te damo et concedimo licentia et libertade de
possere venire qui da noy ad ogni toa petitione de poi l’havuta de questa, et che tra lo
venire a stare qui et retornare là possi stare absente per termine de uno mese proximo
futuro, comenzando el dì che tu parterai dela Rocha, lassando Zohanne et Thomaso,
toi fratelli, in dicta rocha quali non se partino nè escano fuora fine ala tornata toa,
caricandoli che actendano dì et nocte ad bona guardia. Et ad ciò sii chiaro che cossì
sia la voluntà nostra havimo sottoscripta la presente de nostra propria mano.
Mediolani, xi aprilis 1452.
Christoforus.
FranciscuSfortia dux Mediolani manu propria.
Cichus.
411
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza informa il capitano di Casteggio del furto fatto dai famigli di alcuni soldati lì, a
prete Giovanni dalla Mania e a suo fratello; dispone che prenda a ogni uomo colpevole un
ronzino fino al risarcimento di quelli rubati. Se ciò si ripetesse, impiccherà i soldati e i famigli.
95r Capitano Clastigii.
Dilecte noster, vederai per la lettera, quale Nicolò da Fuligno che te mandiamo qui
inclusa, il rubamento hanno facto li famigli de alcuni soldati allozati in quelle
circunstantie in la persona de uno prete Zuhanni dalla Mania et suo fratello, commo
intenderay. Et perché tale robbaria ne è molto exosa et molestissima, te commectemo
che subito vadi a tuore uno ronzino per uno alli homini d’arme nominati in essa lettera,
li famigli delli quali hanno commisso dicta robbaria et li mecterai in loco che stiano a
nome d’essi preto et fratello perfino a tanto che li dicti homeni d’arme li habbiano
acordati et contentati. Vogliamo proinde dichi ad essi homeni d’arme che questa volta
non dicimo altro, ma se un’altra volta senterimo più tale lamenta deli loro famigli, che
mandarimo ad impichare et loro et li famigli di tracta senza altra remissione. Data
Mediolani, die xiii aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
412
Niccolò Fulgineo a Francesco Sforza
1452 aprile 12, Arena.
Niccolò Fulgineo, ufficiale di Arena Po, comunica a Francesco Sforza i nominativi dei
respossabili del furto a prete Giovanni dalla Mania e il fratello Corrado. Si tratta di Boniforte,
uomo d’arme di Colella da Napoli; Salvagno, uomo d’arme di Fiasco, e Martino, uomo d’arme di
Orsino. Non può arrestarli perché non li ha più visti dopo il furto.
Littera officialis Arene.
Illustrissimo princeps et cetera, ho recevuta una lettera dalla illustre signoria vostra per
la qual me commanda debbia havere informatione chi sonno quilli homeni d'arme che
hanno rubbato une prete Zuhanni dalla Mania et Corrado, suo fratello, et che cercha
per omne via et modo de haverli in le mano. Io ho cercato per forma che ho trovato chi
sonno stati li malfactori, prima gl’è uno famiglio de Bonoforte, lo quale è homo d'arme
de Colella da Napoli; un altro è famiglio de Salvagno, homo d'arme de Fiascho et l'altro
è famiglio de Martino, che è homo d'arme del cavaliero Ursino; li quali malfactori non
vedo modo alcuno che li possa havere in le mano, che poi fo facto delitto non è mai
conparse nisiuno. Pertanto la vostra signoria li pò provedere como le pare, alla quale
me recomando. Data Arene, xii aprilis 1452.
Nicolaus de Fulgineis, officialis Arene.
413
Francesco Sforza al vice podestà di Arena e ai suoi ufficiali
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza dice al vice podestà e ai suoi ufficiali di aver ricevuto da Niccolò Fulgineo i
nomii degli autori del furto a prete Giovanni dalla Mania e a suo fratello. Vuole che a ognuno,
nominato nella lettera, sia tolto un ronzino che non sarà restituito se non a soddisfazione dei
derubati. Qualora il fatto si ripetesse, la forca spetterà i colpevoli.
95v Vice potestati Arene ac officialibus potestatis.
Dilecte noster, havemo inteso quanto tu, Nicolò, ne hai scricto alle nostre, respondendo
circha lo facto della robbaria facta ad uno prete Zuhanne de Lamania et suo fratello; al
che mo’ respondendo, perché essa robaria l’avemo exosa et molestissima et
deliberamo non lassarla impunita, ve cometiamo et volemo che, havendo tucti dui
intelligentia, inseme debbiate torre a zascheuno delli homini d'arme, nominati in la
lettera de ti, Nicolò, uno rozino per uno quali ponerete in locho idoneo ad nome del
dicto prete et suo fratello per finchè ipsi homini d’arme l’abbiano acordati et facti
contenti. Et vogliamo proinde che dicate alli dicti homini d’arme che, per questa volta,
non dicimo altro; ma se un’altra volta sentiremo tale lamenta, mandaremo subito a farli
prendere et farli appichare loro e li famigli senza alcuna remissione, non diferendo
dalla receuta de questa azoché più non habiamo a sentire tale lamenta. Data
Mediolani, die xiii aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
414
Francesco Sforza ad Agnese Visconti
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza, rispondendo ad Agnese Visconti in merito alla frase di frate Marco contro i
giudei, le fa osservare che sarebbe male cacciarli, avendo abitato in detto luogo per circa
vent’anni. Non intende contro di loro fare alcuna novità, ma attenersi agli accordi presi con loro.
Domine Agneti Vicecomiti.
Magnifica tanquam mater nostra carissima, respondendevi ac quelle ne havete scricto
del’admonitione facta per quello frate Marcho contra li zudei, dicemo in poche parole
che non deliberamo gle sia facto novità alcuna, immo gle siano servati li capitoli suoi,
quali gli fecimo nui et gli sonno confirmati per quella nostra comunità, perché, essendo
habitati lì circha vinti anni passati sarria male accaciarli de presente. Data Mediolani,
die xiii aprilis MCCCCLII.
Irius.
Cichus.
415
Francesco Sforza al podestà e ai presidenti agli affari della città di Pavia
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza ingiunge al podestà e ai presidenti agli affari della citta di Pavia di osservare
quanto convenuto con gli ebrei e di non fare novità alcuna. Il duca comunica che l’ebreo Martino
si era lamentato che il vicario del podestà voleva portasse un contrassegno ed era contrario che
allattasse un suo figliolo, nonostante la licenza del vescovo.
Spectabili ac nobilibus viris potestati ac presidentibus negociis communitatis Papie
dilectis nostris.
Dilecti nostri, l'è venuto da nui Martino ebreo in quella nostra città lamentandose che
per lo vicario de ti, potestà, et per quella communità gle sonno facti alcuni stranii
sopraventi et, tral’altre cose, vole essere astrecto a portare 96r certo segno et gl’è
inibito el lactare uno suo figliolo, contra el tenore et dispositione di capituli per nui
concessi et confirmatigli per quella communità. Et nonobstante la licentia de lactare el
pucto quale ha dal reverendissimo monsignore el veschovo, et perché el patre è stato
in quella città circha deceocto anni et non gl’è facto novità alcuna, non ne pare per
questo et per li altri respecti dicti de sopra, non gli debbia essere tentato cosa alcuna.
Pertanto ve commectiamo et volemo che gle debiate fare observare li dicti capituli et
non tentarli cosa alcuna contra d’essi et l’usato, immo revocare ogne novità facta
contra de lui et de suoi per questa casione. Mediolani, die xiii aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
416
Francesco Sforza a Schiavetto, armigero
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza proibisce a Schiavetto, armigero stanziato a Pandino, e ai soldati che si
trovano lì, di danneggiare e biade dei fratelli Sanseverino.
Schiavecto, armigero logiato in Pandino.
Dali magnifici fratelli da Sanseverino havimo havuto querela come voi dannezate le
biave dela possessione loro, cioè quelli soldati lozano lì, et in spectialitade de ti; di che
ne miravigliamo. Et pertanto te dicemo et admonimo, se havite cara la gratia nostra,
provedati che non ne sentamo più querela. Mediolani, xiii aprelis 1452.
Zannectus.
Cichus.
417
Francesco Sforza agli armigeri, alloggiati a Pandino
1452 aprile 13, Milano.
Francesco Sforza ammonisce gli armigeri alloggiati a Pandino di non recar danno ai pratie alle
biade della possessione dei fratelli Sanseverino che, al par di loro, sono ai servizi ducali.
Omnibus armigeris alloziatis in Pandino.
Dali magnifici fratelli da Sanseverino havimo recevuto querela come voi dannezate le
biave dela possessione loro; di che ne miravigliamo et ne havimo havuto gran
dispiacere perché, essendo loro alli servitii nostri come site voy, non volimo gli sia
robbato il suo. Pertanto ve dicemo et admonimo, se havite cara la gratia, provedati
che non ne sentiamo più querela et similmente dicemo che non fazati danno neIe prate
loro, si non in quelle vi fosse ordinate per li homeni. Mediolani, xiii aprilis 1452.
Zannectus.
Cichus.
418
Francesco Sforza al locotenente e al referendario di Lodi
1452 aprile 14, Milano.
Francesco Sforza vuole che, accertata la verità di quanto affermato da Marchino dalla Damma,
daziere in città per sette mesi cioè di aver dato cinquanta lire al castellano locale, il
luogotenente e il referendario di Lodi gli facciano ridare tale somma che il tesoriere gli nega.
96v Locuntenenti et referendario Laude.
Marchino dala Damma, lodesano, quale fu datiero de septe mesi de quella nostra città,
ce ha facto lamenta ch’el thesaurero de quella nostra città non gli vole fare bone libre
cinquanta quale exbursò al castellano lì; el che non ne pare honesto. Pertanto,
essendo cossì et actestando dicto castellano havere recevuti li dicti denari, volimo
provedati siano compensati al dicto Marchino et non gli sia dato altro impazo per
casone d’essi. Mediolani, xiiii aprelis 1452.
Irius.
Cichus.
419
Francesco Sforza ordina a Giorgio Polito
1452 aprile 14, Milano.
Francesco Sforza ordina a Giorgio Polito di restituire a Pietro Framberto le due vacche e i
denari toltigli. Fatto ciò, vada da lui perché vuole intendere come ciò sia avvenuto.
Georgio Polito.
È stato da noy Petro Framberto, nostro cittadino de Pavia, et ne ha decto che tu gli hai
tolte doe vache; la quale cosa ne rencresce assai. Pertanto volimo che, havuta questa,
tu gli restituischi le dicte vache, remossa ogni exceptione et contradictione, et cossì li
denari che dice gli hai tolti. Et facto questo, fa che subito vegni da noy perché volimo
intendere da ti questa cosa como passa. Mediolani, xiiii aprelis 1452.
Persantes.
Cichus.
420
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 14, Milano.
Francesco Sforza vuole che Pietro da Norcia, vista la ricomparsa della peste, prenda
provvedimenti opportuni. Si compiace con Pietro per l’ordine dato ai fanti, dopo il furto da loro
commesso a Spino, di non poter passare il ponte senza un suo bollettino. Non faccia caso se
Giacomo Antonio Marcello, provveditore di Crema, non gli ha fatto avere alcuna risposta.
Domino Petro de Nursia.
Habiamo recevuto la vostra lettera et inteso quanto ne havite scripto dela peste, che
iterum è resalita in quatro case de quella nostra città; del che ne rencresce et dole. Al
che respondendo, vi dicemo che cum ogni vostro studio et pinsiro debiati curare le
conservatione d’essa non lassandoli mancare dal canto vostro cosa veruna perché
essa nostra città se conserva libera et netta dala contagione. Appresso, inteso la
robbaria che hanno facto quelli fanti a Spino, quale ne è molto molesto, dicemo ne
piace l’ordine posto per voi che essi fanti non possano passare al ponte si non cum
vostro bullectino. Ceterum, ala parte che domino Iacomo Antonio Marcello non vi habia
mai fatto veruna resposta nè in scripto nè per messo, dicemo che non se ne curamo et
non vogliamo che ne fazati altra instantia perché forse serà tempo che ne haverimo
resposta contra soa voglia. Mediolani, xiiii aprilis 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
421
Francesco Sforza a Giovanni Todeschino
1452 aprile 14, Milano.
Francesco Sforza vuole che Giovanni Todeschino non costringa Giovanni Oddono Landriani,
podestà di Cugnolo, a lasciare la podestaria, perché decadrà dall’ufficio a ottobre.
97r Nobili viro Iohanni Todeschino dilecto nostro.
Zohanne, è stato qui da nuy Zohanne Oddono da Landriano, podestà de Cugnolo, et
ne ha dicto che tu lo voli removere da quella podestaria. Pertanto te confortiamo et
carichamo che, possa luy non gli ha ad stare più che fin ad otobre, tu non lo vogli
removere, ma lassargli fornirgli lo dicto offitio perché luy te iurarà in le mane tue de
exercire lo dicto offitio bene et drictamente; del che tu ne faray cosa grata et accepta.
Data Mediolani, die xiiii aprilis 1452.
Persantes.
Cichus.
422
Francesco Sforza a Gentile della Molara
(1452 aprile 14, Milano).
Francesco Sforza ordina a Gentile della Molara di trovare una sistemazione per i fanti di
Giacomo da Civita, conestabile venuto da parte di Firenze con l’avvertenza di non metterli
accanto a quelli di Achille che son già in discreto numero.
Gentili dela Molara.
Volemo che, recevuta la presente, provedi de allogiare in qualche locho, dove te
parerà cum mancho desconcio deli homeni del paese, certi fanti de Iacomo da Civita,
contestavole, novamente venuto dal canto dela Signoria, habiando advertentia de non
metterli troppo presso ad quelli de Achille, perché quelli de Achille seranno una bona
summa. Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
423
Francesco Sforza al podestà di Pizzighettone
(1452 aprile 14, Milano).
Francesco Sforza ordina al podestà di Pizzighettone di lasciar passare il ponte a certi fanti di
Giacomo da Civita, conestabile, venuto da Firenze.
Potestati Pizleonis.
Volendo passare de qua certi fanti de uno Iacomo da Civita, contestavole, novamente
venuto dal canto de là, ordineray siano lassati passare lì al ponte. Data ut supra.
Andreas.
424
Francesco Sforza ai presidenti agli affari della città di Lodi
1452 aprile 14, Milano.
Francesco Sforza scrive ai presidenti agli affari della città di Lodi di attenersi a quanto riferira
Giovanni Lupo e Giacomo da Sommariva, ambasciatori di quella comunità.
Presidentibus negociis civitatis Laude.
Havimo inteso quello ne hano exposto per vostra parte misser Zohanne Lupo et
Iacomo da Summa Ripa, ambasiatori de quella communità; et perché havimo resposto
compitamente a loro quanto bisogna non replicarimo altro al presente si non che
debiati credere a quanto vi responderano per nostra parte. Mediolani, xiiii aprelis 1452.
Irius.
Cichus.
425
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 14, Milano.
Francesco Sforza ribadisce al luogotenente di Lodi quanto già detto agli ambasciatori della città
circa la spesa del carreggio per il castello di Milano corrisposta da tutte le comunità. Perché San
Colombano, Sant’Angelo, Casalpusterlengo e la Somaglia potrebbero contestare di contribuire
con Lodi, vuole che si faccia il compartito di dette località infeudate e separate e avvisarle della
quota loro. Circa i legnami per i sandoni, trattasi di spesa leggera; gli mandi poi l’elenco di
quanti rifiutano di fare la guardia. A proposito degli appestati vuole si mandino fuori città. Per
quanto detto da Giovanni Ramondino da Vela sul compartito, vuole si faccia la lista.
97v Domino locuntenenti Laude.
Veduto quello ne havite scripto per una vostra data a xii del presente et ne hano dicto li
ambasiatori de quella communità, quantuncha habiamo resposto a loro quanto bisogna
circa tucte le parte, non di meno per mazore informatione vostra ve advisarimo
anchora voy; et primo ala parte deli carrezi, deliberamo et volimo che quella
communità et le terre et ville del vescovato, cossì exempte como non exempte,
contribuiscano al pagare li trenta ducati el mese per li carrezi del castello de Milano, el
quale carico non gli debbe parere grave perché tucte l'altre città nostre el pagano, et
anche considerato che quando gli dasessimo graveza de tre carre per condure in
campo, como forse gli toccariano, gli faria molto mazore graveza. Ma perché San
Columbano, Sancto Angilo, Casalpusterlengo et la Somaglia poteriano dire non volere
contribuire cum la città per essere separati da essa, volimo fazati el compartito de
quello tocca aIe dicte terre infeudate et separate et poi le advisati che vengano ad
pagare la rata soa, et in questo modo non poterano dire de pagare cum la città. Ala
parte de lignami de sandoni dicemo che le terre et ville del vescovato debiano havere il
carico de questa spesa, quale sarà però ligera, perché non haverano si non a tagliare
et condure e ligname ala riva ordinata et lì resecarlo, perché tucte l’altre spese farimo
fare noy, nè volimo che quella communità de questo habia carico alcuno. Et cossì
havimo resposto ali decti ambasiatori. Circa el facto dele guardie, vogliatine advisare
chi sono quelli non vogliono fare le dicte guardie et mandarneli scripti in una vostra
lista, perché provederimo noy. Et perché ne scrivite deli cittadini quali hano la peste in
casa, el nostro parere è che siano cazati et mandati tucti de fora in qualche bono loco
per bene de tucta la città; lodiamo bene però ch’el se lassi qualchuno in casa aciochè li
cittadini non siano robati. De quello ne scrivite per un’altra vostra haverve dicto
Zohanne Ramondino da Vela, havemo bene inteso et non ce accade altra resposta; et
del dicto compartito volimo ne fazati voi una lista quale parà non essere facta là, ma
mandata da qui. Mediolani, xiiii aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
426
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 14, Milano.
Francesco Sforza ordina a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, che vista la supplica di
Giovanni de Caimi, ufficiale dei cavallari e impegnato in servizi ducali, costringa i debitori a
soddisfarlo.
98r Locuntenenti nostro Laude, videlicet domino Petro de Nursia.
Dilecte noster, exhibitam nobis supplicationem parte Iohannis de Caymis, officialis
caballariorum nostrorum, mittimus vobis his inclusam, cuius attenta continentia,
committimus vobis et volumus quatenus, habitis coram vobis debitoribus dicti Iohannis
in supplicatione nominatis et constante de vero debito, artetis et compellatis eos per
omnia iuris remedia ad satisfaciendum integre sibi de omni et toto eo quod eidem dare
debuerint summarie simpliciter et de plano et absque litigio, sola veritate inspecta, nam
cum sit in nostris servitiis occupatus non potest abinde se absentare nec vachare
litigiis. Data Mediolani, die xiiii aprilis MCCCCLII.
Cichus.
427
Francesco Sforza a Gabriele de Concorezzo
1452 aprile 15, Milano.
Francesco Sforza ordina a Gabriele de Concorezzo di spendere i denari lasciatigli da Ventura
come gli dirà Pietro da Como.
Gabrieli de Concorigio Laudensi.
Dilecte noster, quelli denari hai in mano, quali te lassò ser Ventura, siamo contenti et
volemo debbi expendere in quelli nostri lavoreri, como te dirà et ordinarà magistro
Pietro da Commo, presente exibitore, quale vene informato della voluntà nostra. Data
Mediolani, die xv aprilis 1452.
Zanectus.
Iohannes.
428
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 15, Milano.
Francesco Sforza comanda al luogotenente di Lodi di far annullare ogni garanzia data a Lodi
dal balestriere ducale Giovanni da San Colombano.
Locuntenenti Laude.
Siamo contenti et volimo che fazati cassare et anullare ogni segurtade e recolta che
havesse data lì in Lode Zohanne da San Columbano, nostro balestrero, perché è stato
qui da noi et ne ha parlato et da luy non cercamo altro. Mediolani, xv aprilis1452.
Christoforus.
Iohannes.
429
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 15, Milano.
Francesco Sforza vuole che Pietro da Norcia ordini a quelli della fornace di provvedere a ognì
richiesta ducale. Cerchi di comprare “dal pistrino” quanto necessario al minor prezzo,
intendendosi con il referendario e con Pietro anche per il fosso del revellino.
98v Domino Petro de Norsia.
Ordinarite cum quelli dale fornace che adtendano ad fare del lavorero in maiur summa
li sia possibile ad nostra petitione, facendoli chiari che non lo pigliarimo che non siano
prima ben contenti da nuy. Vederite similiter de fare mercato dal pistrino de quell’altre
cose sonno da buttare per terra, reducendolo ad minore preghio sia possibile, et de
poy ce ne avisate che farimo provisione al denaro, intendendove circha ciò col
referendario et cum magistro Petro et cum chi altri ve paresso che fosse bono ad simil
mercato. Intenderite quello ve dirà dicto magistro Petro per lo facto del fosso del
revellino et operarite quanto ve parerà necessario. Data Mediolani, xv aprilis 1452.
Andreas Fulgineus.
430
Francesco Sforza a Giacomo Antonio Marcello
1452 aprile 15, Milano.
Francesco Sforza ringrazia Giacomo Antonio Marcello, provveditore a Crema, per la
restituzione del ragazzo preso. Si dispiace poi del comportamento del provveditore verso Rosso
Danco per il torto subito.
Magnifico militi tanquam fratri et amico carissimo domino Iacobo Antonio Marcello,
provixori Creme, et cetera.
Havimo recevute le vostre lettere et inteso per quelle che la vostra magnificencia ha
facto restituire el regazo; molto la rengraciamo della cortesia et liberalità soa,
avisandola etiamdio che credimo, anci siamo certissimi, haverne facto relaxare et
restituire più che trenta delli regazi quali non erano però nel grado de questo, il quale
se ve informareti bene, non vene in la terra della sua voglia, anzi fo pur tolto per forza;
et quelli havimo facto restituire noy erano pur fugiti e venuti de sua voglia. Pur sia
come se voglia, bene rengraciamo. Alla parte del Rosso Danco, per certo non possimo
fare che non se agravamo a dire de questo che a dicto Rosso è facto torto
expressissimo, perché non oldissimo may dire quale ragione voglia che in la causa
propria debia essere iudice, advocato e dare la sentencia, como ha facto la vostra
magnificencia. Et pertanto ve pregamo et confortiamo vogliati lassare el nostro homo,
como è ragionevole e iusto et stare a quanto non vole la raxone perché non sappemo,
como havimo dicto, quale ragione voglia che ultra che siati stato advocato e iudice et
dato la sententia, vogliati etiandio fare la executione. Mediolani, xv aprilis 1452.
Iacobus.
Cichus.
431
Francesco Sforza a Pietro Beccaria e a Simone Fornaro
1452 aprile 15, Milano.
Francesco Sforza comanda a Pietro Beccaria e Simone Fornaro di andare il giorno seguente da
lui, ove da tre giorni li attende Stefano Fazardo per la faccenda che ben conoscono.
99r Domino Petro de Beccaria et Simoni Fornari, Papiensibus.
Volemo teniati modo et via che domatina infanlanter siate qua perché meser Stefano
Fazardo è qua, qual son tre dì ve ha aspectato per la fecenda voi sapete. Siché venite
omniamente senza mecterli più tempo et che bisogni più scrivere. Mediolani, die xv
aprilis 1452.
Facinus.
Cichus.
432
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 15, Milano.
Francesco Sforza scrive al luogotenente di Lodi per la licenza data all’ebreo Emanuele di stare
a Lodi per quindici giorni per suoi affari. Inteso che cerca casa, ordina che entro uno o due
giorni lasci la città.
Domino locuntenenti Laude.
Ali dì passati rechiedendone licentia Emanuele ebreo de stare lì ad Lode quindici zorni
per potere componere et affectare certe soe fazende, fussemo contenti et gli la
concedessimo, credendone che nel dicto termine dovesse havere spazato li facti soi et
andarse cum Dio; ma sentimo che luy presumptuosamente ha facto opinnione de
stanciare lì et cerca o ha tolto una casa a nolo. Ve dicemo cossì che non è nostra
intentione, nè volimo ch'el ce sia quoquomodo, perché non poteria essere senza
scandolo et opprobrio d'alcuni et vergogna dela città, in la quale commise defecto e
mancamento, como dovete sapere. Et pertanto volimo che subito lo fazati admonire
ch'el se ne vada infra el termino de uno o doi dì ad tardivo da poi la recevuta dele
presente, ponendoli quella pena vi parerà s'el non se partirà non rediturus infra el dicto
termine. Data Mediolano, xv aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
433
Francesco Sforza a Nicolino Colleoni
1452 aprile 17, Milano.
Francesco Sforza vuole che Nicolino Colleoni dia a Giovanni da Castelnovate i centocinquanta
ducati che, secondo gli ordini avuti da Sacramoro Visconti, gli doveva.
Nicolino de Coglionibus.
Quando misser Sacramoro Vesconte se partì de qui ne disse haveva ordinato che
dovesti dare in nostro nome ad Iohanne da Castellonovate ducati centocinquanta, el
quale Iohanne ne dice non havergli havuti; de che ne maravigliamo. Pertanto ve
scrivimo et charicamo vogliati provedere de vinire o mandare che subito, havuta
questa, senza alcuna dillatione el dicto Iohanne habia li dicti dinari; questo non sia
fallo. Mediolani, die xvii aprilis 1452.
Zanetus.
Iohannes.
434
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 16, Milano.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi convochi Bartolomeo Ricardi, Giovanni
Bassiano e Polo Bracco e li induca a concedere che Bonoforte da Vigna, confinato della città,
possa rientrare in Lodi per due giorni per consentire ad Antonio Landriani il ricupero di sue armi.
99v Locuntenenti Laude.
Dilecte noster, el spectabile Antonio de Landriano, nostro conductiero, ha certe arme in
quella nostra città, quale non pò havere se non se gli ritrova uno Bonoforte da Vigna,
quale è confinato fora d'essa città. Pertanto, azoch’esso Antonio possa havere l’arme
soe ne pare et volimo che, havuti da voy messer Bartolomeo de Riccardi, messer
Zuhanni Bassano et Polo Braccho li confortiati et inducati per nostra parte ad essere
contenti ch'eso Bonoforte possa venire lì per dui dì, non obstante li capituli quali ha
quella comunità cum nui sopra questa materia, et restando loro contenti, come
crediamo, mediante la persuasione vostre. Advisatine aciò possiamo fare la dicta
licentia per dui dì al dicto Bonoforto. Data Mediolani, die xvi aprilis 1452.
Irius.
Iohannes.
435
Francesco Sforza comanda al luogotenente di Lodi di procedere contro i debitori di Gabriele da
Paderno perché questi possa essere soddisfatto dei suoi crediti.
1452 aprile 18, Milano.
Locuntenenti Laude.
Domino Gabriele da Paderno, presente exibitore, ne dice dovere havere da alcuni
homini sottoposti alla vostra iurisdictione certa quantità de denari, dalli quali per li loro
subterfugii non può consequire el debito suo como da luy intenderite. Pertanto volimo li
fazati rasone contra dicti debitori per modo che consequisca el debito suo et che
iustamente se habia ad contentare. Mediolani, xviii aprilis 1452.
Marcus.
Iohannes.
436
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 aprile 16, Milano.
Francesco Sforza chiede a Luchina dal Verme di ammonire preti e chierici della sua
giurisdizione vogherese della diocesi di Tortona perché, rinnovata richiesta del vescovo, dei
deputati o dell’economo, vadano a Tortona a versare la quota loro spettante per la sovvenzione
alla quale si sono fino al presente mostrati renitenti al contribuire.
Domine Luchine de Verme.
Quelli preti et chirici dela vostra terra et iurisditione de Voghera, dela diocesi
Terdonese, sonno renitenti et contumaci ad contribuire inseme col chiricato Terdonese
et pagare la soa rata dela subventione per noi rechiesta al dicte chiricato, non
actenduto che più volte dal reverendo miser lo vescovo et deputati alla compartitione et
dal’iconimo nostro de Tertona siano de ciò stati admoniti et rechiesti; del che molto ne
miravigliamo che, per loro defecto, questa subventione è differita fine al presente. Per
la qual cosa vi confortiamo et carichamo che vogliati admonire et fare per ogni modo
che li predicti preti et chirici ad ogni riquesta del prefato miser lo vescovo, deputati et
iconimo compariscano ad Tertona et paghino la loro parte dela subventione de
presente, et senza più dimora, como fano li altri perché noi habiamo assignati questi
denari per cosa importante al stato nostro. Et in questo non vogliati mancare dal canto
vostro. Mediolani, xvi aprilis 1452.
Per Franciscus Maletta.
Cichus.
437
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Vigevano
1452 aprile 17, Milano.
Francesco Sforza, non essendo arrivati i denari del salario di due mesi del podestà, del giudice
delle vettovaglie, del giudice del maleficio e dell’ufficiale del sale, avverte il podestà, il comune e
gli uomini di Vigevano che manderà da loro il provisionato Galeazzo dalla Strada al quale entro
due giorni diano i denari. In caso contrario il duca darà loro una multa di cento ducati.
100r Potestati, communi et hominibus Viglevani.
Poiché non havite voluto mandarne qui nè al thesaurero nostro in Pavia li denari del
salario de doi mesi de ti potestà, del iudice de victualie, del malificio et del’officiale del
sale de quella nostra terra da fir retenuto secundo l'ordine agli altri nostri officiali
generalmente observato, per questa casone mandiamo lì Galeazo dala Strata, nostro
provisionato, exibitore dela presente, vogliando et expressamente commandandovi che
ad esso Galeazo gli fazati respondere et respondeti liberamente de dicti denari
integramente, remossa ogni exceptione spazandolo subito, siché senza perdimento de
tempo possa tornare qui; et in caso che non lo expediati fra doi dì dopo serà zonto lì,
venite qui quatro de migliori de voi homini fra el terzo dì ala pena de cente ducati da
fire applicati ala Camera nostra, rescrivendone dela recevuta de questa et como farite.
Mediolani, xvii aprilis1452.
Magistri intratarum.
Cichus.
438
Francesco Sforza a Bartolomeo da Correggio
1452 aprile 18, Milano.
Francesco Sforza ricordando a Bartolomeo da Correggio, referendario di Pavia, l’impossibilità
dei deputati ai lavori a contribuire mensilmente alle spese per far fronte alla peste, ripete ai
membri di provvisione di Pavia di provvedere ai bisogni con addizionali sui dazi o altro rimedio.
Nobili viro domino Bartolameo de Corigia, militi et referendario nostro Papie.
Ne nos quidem laudamus vestris respondentes litteris, nec possibile existimamus quod
deputati ad laboreria super intratis illic nostris mensuatim denarii conferantur ad
faciendas provixiones et impensas contra pestem, quoniam tanta est laboreriorum
ipsorum necessitas et importantia quod nullatenus intermitti possunt aut debent; hec
igitur et in ampliori forma rescribentes sapientibus provixionum comunis ibi,
commonemus eos et sibi iniungimus quod aut mediantibus aliquibus datiorum
additionibus sicut sibi vobisque et aliis officialibus nostris ibidem videbitur, et hic fit, et
per alias scripsimus aut alio convenienti remedio et modo illiusmodi impense officii
sanitatis indilate (a) provideant et quecunque commemoranda sunt commemoramus,
volentes quod et vos sollicitetis et stimuletis eos quod ita faciant et omnes exceptiones
atque dillactiones precidant, sicut enim omnino disponimus, sic quod ut rerum condicio
postulat et importantia quam considerare potius conveniret quam in tot dilactionibus et
manibus iungulis immergi, nobis rescribendo qualiter fieri contigerit. Mediolani, xviii
aprilis 1452.
Cichus.
(a) Segue prohibeant depennato.
439
Francesco Sforza ai membri di provvisione di Pavia
1452 aprile 18, Milano.
Francesco Sforza alle richieste dei membri di provvisione di Pavia ribadisce che il denaro
mensilmente destinato ai lavori di riparazione, neccessari e importanti, non può essere dirottato
per le urgenze della città contro la peste. In tale situazione non fa che richiamare il ricorso ad
addizionali ai dazi o ad altro rimedio.
100v Nobilibus viris sapientibus provisionum communis civitatis Papie.
Dilecti nostri, queritis et instatis ut comprehendimus quod designata ad reparationes et
laboreria pecunie mensuatim super intratis illic nostris despensentur et convertantur ad
supplementum et sustentatione(m) occurrentium ibidem impensarum officialium
medicorum et aliorum pro reprimenda et extinguenda, si clementissimo domino Deo
nostro libuerit, peste et conservanda in sospitate illa civitate nostra. Quod pro
allevianda communitate ipsa libenter, si quidem faceremus si possibile foret, sed cum
laboreria et reparationes eiusmodi supramodum importent et pernecessarie sint et
usque adeo, ut in tanto rerum et opportunitatum vestrarum pondere nos ut minimo
quidem horum denariorum invenimus, nisi pro satisfactione et servitio laboreriorum
ipsorum et tanti sit discriminis et preiudicii pestis acerbitas, ut et diligentiam et
vigilantiam et omne studium exposcat, commonemus vos ac volumus quod, aut
mediantibus aliquorum datiorum additionibus, sicut hic fit et vobis atque nostris illic
officialibus videbitur, aut alio remedio et modo convenienti provideatis impense
eiusmodi officii ad conservandam sospitatem. Videtis enim quanto studio sit evitandum
ut pestis ipsa reprimatur, intelligitis quanto facile sit principiis obsistere potestis et pIane
cognoscere non esse possibile quod dictorum laboreriorum pecunie in hos officii
sanitatis usus conferantur, potestis et intelligere latissime quod, subIato discrimine
pestis, addiciones ipse cessabunt et quod nemo civium illorum molestum id havere
debet quod tam utile tam necessarium tamque salubre est ex quo, reiectis
exceptionibus ac dilactionibus, ad ipsum procedatis effectum et nobis statim rescribatis
quem apponeritis ordine superinde. Mediolani, xviii aprilis 1452.
Cichus.
440
Francesco Sforza
1452 aprile 18, Milano.
Francesco Sforza ripete la sua contrarietà a che gli ebrei siano discriminati da un contrassegno.
102r (a) anchora poco ch'el sia state et habitato luy et li soi deceocto anni in quella
nostra città, pur senza tale obligo de portare signo. Sentimo anchora in più altre
notevole cittade li altri hebrei non sono astrecti a questo, le quale tucte cose, et
maxime li capituli ne moveno ad non lassarli fare altra novitade durante termino deli soi
capitoli et conventione, lo qual termino finito, se gli potrà dare altra forma de vivere.
Siché ne pare nè volimo che per adesso li sia facta altra novitade, anzi sia lassato neli
termini soliti et che sia revocata ogni novitade che gli fosse facta, como pienamente
intenderite da essi vostri ambasiatori, informati ad pieno circa ciò dela mente nostra. Et
tenite cussì facto modo in questo che dicto Manno più non habia cagione recorrere ad
noy per questo. Mediolani, xviii aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Così, mancando la carta precedente, inizia la missiva.
441
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 19, Milano.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi agisca contro a Bartolomeo che ferì a morte
Giovanni Sarto; dispone poi che faccia avere le “picte” all’individuo che le pretende.
Locuntenenti Laude.
Dilectissime noster, respondendo ad quanto ne haveti scricto per le vostre de xv et de
xvi del presente, et primo, del caso occorso de quello Iohanni Sarto che è morto,
dicimo che ne recressie et però volimo che ac quelo Bartolemeo haveti in le mane,
quale ferì dicto Iohanni gli facciati quanto vole la ragione et iustitia; et questa è la
intentione nostra. Alla parte de quello tale che deve havere quelle picte, dicimo che
possa; la cosa è così chiara, como scrivite, che voi vediate de contentarlo, como è
iusto et raxionevole. Data Mediolani, die xviiii aprilis 1452.
Persanctus.
Cichus.
442
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 18, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di far avere a Cicco Matto la pancera impegnata
da un suo ragazzo nel passato inverno e che ora il sarto Borsaro si rifiuta di rendere.
Potestati Papie.
El strenuo Cicho Matto, nostro famiglio, ne dice che fine in questa invernata passata
mandò ad impignare per uno suo regazo una soa panzera in le mano de magistro
Bosaro, sartore, in quella nostra città per tre stai de frumento, como da luy intenderite,
et mo’ dice non potere rehavere dicta panzera. Pertanto, essendo cossì, vi
commectimo che fazati subito restituirgli dicta panzera, pagando luy le dicte tre staia
de frumento, spazandolo questo aciò non stia ad perdere tempo. Mediolani, xviii aprilis
1452.
Bonifacius.
Cichus.
453
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 aprile 19, Milano.
Francesco Sforza vuole che Luchina dal Verme faccia avere a Giovanni Angussola la somma
dovutagli da Luigi, suo marito, come risulta dai libri “dele ragione”.
102v Domine Luchine de Verme.
Ne ha (a) significato el spectabile conte Zohanne Angussola che restava havere una
certa quantità de denari dala bona memoria del conte Aluysio per resto de rasone
facte, como dice apparere per li libri dele ragione, ali quali libri se offerisse; et pertanto
vi confortiamo, cossì per vostro honore, como etiam per lo dovere, che vi piaza farlo
contento acioché cum honestà non se possa gravare de voy. Data Mediolani, die xviiii
aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue remediato depennato.
454
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Vigevano
1452 aprile 19, Milano.
Francesco Sforza impone al podestà, al comune e uomini di Vigevano di non infastidire l’ebreo
Dattilo, abitante di quella città, e di essere rispettoso dei capitoli ducali concessigli; vuole, poi,
che il podestà gli faccia avere i denari che gli spettano dalla comunità.
Potestati, communi et hominibus Vigleveni.
Dactilo ebreo, habitatore de quella nostra terra, ne ha facto fare grande querela che voi
homini lo facite molestare et li facite fare certa novitate inusitata, dela quale se agrava
molto, perché gli cede contra la forma et tenore deli soy capitoli a luy per noy concessi.
Pertanto, essendo cossì, ne miravigliamo molto et dicemove et anche vi commandiamo
che non lo debiati molestare né fargli cosa alcuna inusitata, immo vogliamo li fazati
observare illesamente li decti soi capitoli, tractandolo non in pegiore forma come
l’havite tractato per lo passato. Ceterum, perché ne ha facto fare similmente querela
che li denari li quali, più dì passati, li resta a dare quella nostra comunità, per casone
deli quali più volte vi habiamo scripto per fine in questo dì, non li ha possuti conseguire
et havere como è ragionevole, per la qual cosa ne ha supportato et supporta grande
danno, volimo et commettiamo a ti, potestà, che procedi contra dicta comunità per tale
modo et forma che infra pochissimi dì esso conseguisca el dovere suo integramente,
siché più luy non habia ad lamentarse et noy non habiamo ad scrivere più, attento
maxime ch’el dice apparere del dicto credito suo per publico instrumento. Data
Mediolani, xviiii aprelis 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
455
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 aprile 17, Milano.
Francesco Sforza assicura Gracino da Pescarolo di aver ordinato ai Maestri delle entrate ducali
di rifondergli le spese sostenute per la venuta dell’ambasciatore del re di Tunisi.
103r Gracino de Piscarolo.
Respondendo ala vostra lettera circa el facto dele spese facte in la venuta
del’ambasiatore del re de Tunesi, et cetera, vi dicemo che habiamo ordinato cum li
Magistri dele intrate nostre quanto bisogna, i quali per la ligata vi scrivono como
vederite. Mediolani, xvii aprelis 1452.
Bonifacius.
Cichus.
456
Francesco Sforza al podestà di Vigevano
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Vigevano faccia avere, pagando il dovuto, al nipote di
Guglielmo da Rossano le armi che suo zio lasciò quando campeggiò lì.
Potestati Viglevani.
Dilecte noster, Guielmo da Rossano, nostro squadrero, manda lì uno suo nepote
presente portatore, per torre certe arme quale lassò in quella terra fin al tempo che
campegiassimo quella terra. Pertanto volemo gle fazi restituire le dicte arme
liberamente et senza exceptione alcuna, pagando però lui a chi havesse le dicte arme
tucto quello gli è imprestato o dovesse havere per altra cagione. Data Mediolani, die xx
aprilis 1452.
Irius.
Iohannes.
457
Francesco Sforza al podestà di Casteggio
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza, d’accordo con gli uomini di Casteggio, ordina al podestà che sia diffalcato dal
salario del podestà il periodo della sua assenza senza autorizzazione ducale.
Potestati Clastigii.
Dilecte noster, per parte delli homini de quella nostra terra havemo receuto l’introclusa
suplicatione, el cui effecto considerato, perché non è honesto che, essendo el podestà
stato absente senza licentia nostra debbia recevere el suo salario, volemo che,
essendo come se narra in la suplicatione, provedi che per quel tempo è stato absente
dalo offitio senza (a) licentia nostra non gle sia resposto del suo salario né che li dicti
homini non siano molestati per questa casione. Data Mediolani, die xx aprilis 1452.
Irius.
Iohannes.
(a) Segue in la suplicatione depennato.
458
Francesco Sforza a Colella da Napoli
1452 aprile 20, Milano
Francesco Sforza chiede a Colella da Napoli di accontentare l’uomo di Melegnano che si è
rivolto al duca.
Spectabili et strenuo Colelle de Neapoli, dilecto armorum ductori nostro.
Strenue dilecte noster, te mandiamo qui inclusa una supplicatione de questo povero
homo da Melegnano perché intendi la lamenta ha facta denanzi da nui. Pertanto,
recevuta questa, provederai de farlo contento; et non manche per niente, altramente ce
doleressemo de te. Data Mediolani, die xx aprilis 1452.
Andreas.
459
Francesco Sforza ad Antonio da Lonate
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza, sapendo che Antonio da Lonate è informato del debito che i figli di Agostino
da Binasco hanno con la Camera ducale, gli chiede di dire tutto quanto sa a proposito a
Giovanni da Carana, inviato a Pavia per portare gli opportuni documenti e avere notizie certe.
103v Domino Antonio de Lonate.
Perché siamo informati che havite bona notitia del debito hano cum la Camera nostra li
figlioli de Augustino de Binasco, il che, mandando noi Zohanne de Carana ad Pavia
per portare le scripture opportune et per pigliare informatione dela veritade, como dal
dicto Zohanne intenderite, pertanto vi confortamo et exortamo che vogliati dare
informatione chiara et ampla al dicto Zohanne del debito hano cum la Camera nostra
dicti figlioli et heredi del dicto quondam Augustino de Binasco et dategli quello favore
che circa ad ciò vi rechiederà ad ciò la Camera nostra se possa valere de quello è
iusto et debito; la qual cosa haverimo acceptissima et in loco de bono beneficio, et
reputarimo per voy valerse la nostra Camera de tale debito et restarimovi obligati.
Mediolani, xx aprelis 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
460
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia di sistemare le stalle di Agnese per i
barbareschi che manda a Pavia, di provvedere di un letto per le guardie, e dare mensilmente a
Bartolomeo da Sant’Angelo, deputato ai barbareschi, due libre di olio e mezza di cera.
Referendario Papie.
Perché facimo menare là ad Pavia li nostri barbareschi, volimo che fazati conzare le
stalle in la casa de madonna Agnese per dicti barbareschi. Item volimo che fazati
provedere de uno lectizolo formato per li famigli gli havirano ad guardare, et ulterius
fazati provedere ad Bartholomeo da Sancto Angelo, deputato ala cura d’essi
barbareschi, de libre due de olio et de meza libra de candele ogni mese per dicti
barbareschi. Mediolani, xx aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
461
Francesco Sforza al capitano del parco di Pavia
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza ordina al capitano del parco di Pavia di sistemare la strada da Aurabello alla
porta di Sanvico vietando ai carri di percorrerla, che sia libera per far correre i barbareschi e che
si dia licenza a Bartolomeo da Sant’Angelo di tagliare legna per le stalle dei barbareschi.
Capitaneo parci Papie.
Volimo che subito tu fazi conzare la via da Aurabello fine ala porta de Sanvico et
deinde ordinaray che per essa non vadano carre alcune, perché volimo ch’ella stia
netta per fare correre li nostri barbareschi. Ulterius siamo contenti et volimo che tu
daghi facultà et licentia a Bartholemeo da Sancto Angilo de potere fare tagliare qualche
legne, cossì per brusare como per conzare le stalle deli nostri barbareschi, segondo el
besogno. Mediolani, xx aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
462
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza chiede al referendario di Pavia l’ammontare dell’entrata dell’imbottatura e dei
dazi di pane, vino e carne di Guazora e di Lachiarella, comparando l’un anno con l’altro.
104r Domino referendario Papie.
Per certo bono respecto volimo essere certificati fino ad quanta summa ascendono la
imbottatura et li datii de pane, vino et carne deli luochi dela Guazora et dela Chiarella
ogni anno et computato l’uno anno cum l’altro. Pertanto volimo et cossì vi commectimo
cum quanta celerità ad voi sia possibile che dele predicte cose ne rendiati certi.
Mediolani, xx aprelis 1452.
Ignoratur quis fecerit.
Cichus.
463
Francesco Sforza al castellano di Noni
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza ordina al castellano di Noni di fargli avere la corrispondenza di Bailo de Sans
e di Ludovico Bollero.
Nobili castellano Noni.
Te commectiamo et volimo che accadendo ali magnifici Baylo de Sans et miser
Ludovico Bollero scrivere alcune lettere, tu nele mandi per messo fidato et senza
dilatione alcuna. Mediolani, xx aprilis 1452.
Et quando noy non fossemo qua, dirizate le lettere qui al officiale nostro de cavallari,
quale ne mandarà dove sarimo. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
A margine: Transcripta in libro de Alexandria in folio 125.
464
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza comanda al podestà di Pavia di dissequestrare quanto vincolato agli uomini di
Vigevano da Giovanni Matteo Bottigella e Giacomo Antonio dei Marchesi col pretesto di crediti
dalla comunità e di singole persone locali.
Domino potestati Papie.
Ne ha facto fare lamenta la nostra comunità de Vigeveno che ali homini dela dicta
comunità sonno fatti alcuni sequestri de robe, cossì ad instantia del nobile Zohanne
Matheo Buctigella, nostro cortesano, como de (a) Iacomo Antonio deli Marchesi, sotto
protesto che debeno havere dala comunità o da singulari persone dela dicta comunità
de Vigevano; unde considerando noy che li nostri subditi non possono fugire dala
ragione, et siano chi se vogliano, ad noy pare et volimo che tu fazi libere relaxare quelli
sequestri se trovano facti ad quelli da Vigeveno ad instantia del dicto Zohanne Matheo
et Iacomo Antonio cossì in la dicta città como nel contado, certificando qualuncha se
pretende dovere havere che domandando ragione gli serà facta. Ex Mediolano, xx
aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
In simili forma, mutatis mutandis, scriptum fuit Iohanni Matheo de Buctigellis, et cetera.
Cichus.
(a) Segue Zohanne depennato.
465
Francesco Sforza al vescovo di Lodi
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza vuole che il vescovo di Lodi, vista la condizione delle monache del monastero
di San Giovanni Battista, non pretenda da loro alcun contributo per il sussidio imposto.
104v Reverendo in Christo patri et domino carissimo nostro domino Andree Dei gratia
episcopo Laudensi.
Reverende in Christo pater et domine carissime noster, la abbatissa et monache di
Sancto Iohanne Baptista di quella nostra cità ne hanno facto dire che le gravate vuy et
el clericato de quella nostra cità a pagare trenta libre per lo subsidio richiesto per nuy al
dicto clericato, quali gli tochano per la sua rata parte; et perché dicte abbatessa et
monache sonno done honeste de bona vita et che vivano de elimosine, et considerato
questa esser una minima cossa, ve confortiamo et charicamo voglati ordinare che dicte
donne non siano molestate per questa casone et dicte trenta libre distribuirle per lo
dicto clericato como ve parerà perché, secundo stiamo informati, sonno inhabile ad
pagare et supportare questo carigho. Data Mediolani, die xx aprilis MCCCCLII.
Marchus.
Iohannes.
466
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 aprile 20, Milano.
Francesco Sforza ordina a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di usare con i navaroli di Lodi
in tema di esenzione il medesimo trattamento di cui beneficiano quelli di Cremona e di Pavia.
Spectabili militi et doctori domino Petro de Nursia, dilecto locumtenenti nostro Laude.
Dilecte noster, intesa cussì per vostre lettere, como etiamdio per la expositione deli
nostri navaroli di quela nostra cità, la diferentia qual hanno cum quela nostra comunità
circa il facto de lor exemptione, respondendo ve dicemo che nostra intentione è, et
volimo et cussì ve gravimo che essi navaroli siano tractati eo modo et forma che sonno
tractati l’altri nostri navaroli a Cremona e a Pavia; et cussì, segundo la informatione
haveriti che siano tractati quelli da Cremona e Pavia, como havimo dicto, fariti tractare
queli lì da Lodi. Ex Mediolano, xx aprilis MCCCCLII.
Ser Iacobus.
Cichus.
467
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza comanda al referendario di Lodi di far avere a Maria da Castelleone, madre di
Leone, la provisione già da lui ordinata.
Referendario Laude.
Donna Maria da Castellione, madre de Leone, nostro regazo, ala quale ordinassemo
certa provisione, como tu devi essere informato, per substentatione dela vita soa, ne
ha facto lamenta che non pò conseguire la dicta provisione. Et perché nostra intentione
è che omnino la sia satisfacta ad ciò ch’ella possa vivere, ti commectiamo et volimo
che gli respondi dela dicta soa provisione integramente et senza alcuna exceptione per
modo che lei remagna contenta, et noi non habiamo ad scriverti più. Mediolani, xxi
aprelis 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
468
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza sollecita il referendario di Lodi a intervenire per la sistemazione dei bocchelli
della Muzza per un più regolare decorso dell’acqua.
105r Referendario Laude.
In questi dì te scripsemo ne dovesse advisare in che forma sta l’aqua dela Muza et se
li bochelli sonno reconzati o non, et perché resta, et cetera; de novo te replicamo
quello medesimo et volimo che subito ne advisi dele predicte cose. Et perché
intendiamo che quelli che sono al fundo dela Muza non pono havere micha d’aqua
perché quelli de sopra la retenono, volimo che in questo habi bona advertentia et
facendo raconzare li bochelli provedi in modo che quelli de sotto habiano cossì la soa
conveniente parte del’aqua como quelli de sopra, et che niuno sia in migliore
conditione del’altra. Circa la qual cosa te caricamo et stregnemo quanto sapemo et
possimo, et advisane dela provisione che l’haverai facta. Mediolani, die xxi aprilis 1452.
Irius.
Iohannes.
469
Francesco Sforza al vescovo di Pavia
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza chiede l’intervento del vescovo di Pavia per indurre il prevosto di San
Giovanni in Donato a riprendersi il ronzino comprato da Leonardo Scalino perché l’animale è
ammalato e di cattivo carattere.
Reverendo domino episcopo Papiensi.
Leonardo Scalino, nostro capo de squadra, ne dice che già sonno alchuni dì ch’el
comperò dal preposto de San Zohanne in Donato de quella nostra città uno ronzino per
decesepte ducati, credendo luy ch’el fosse sano et bono; hora mò dicto Leonardo ha
trovato che esso ronzino è lunatico; per la qual cosa, essendo così, confortiamo et
caricamo la vostra reverenda paternità che debia subito astrengere el prenominato
preposto ad retorre el dicto ronzino et ad restituire li soi denari al dicto Leonardo,
facendolo expedire presto, perché l’habiamo ad operare altrove in li servitii nostri.
Mediolani, xxi aprelis 1452.
Bonifacius.
Cichus.
470
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi di vigilare sull’atteggiamento di Innocente Cotta
che confida nelle molte amicizie locali.
Locuntenenti Laude.
Perché intendiamo che Inocente Cotta ha de molte amicitie et familiari(ta)te in Lode et
fa molte menaze de fare et cetera, ve commectiamo et volimo che stagati vigilante et
attento et fazati dele provisione tale che sinestro alcuno non possa intervenire.
Mediolani, xxi aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
471
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza chiede al luogotenente di Lodi di intervenire perché nel far tagliare legna per i
sandoni i gentiluomini della Somaglia non abbiano motivo di lamentare che il taglio avvenga
solo nei loro boschi e che a loro soli tocchi far lavorare detto legname.
105v Locuntenenti Laude.
Li zentili homini dela Somaglia ne hano facto lamenta, dela quale molto se agravano,
cioè che più del suo ligname solo sia tagliato neli soi boschi per fare li nostri sandoni et
che apresso a questo siano astrecti a farlo lavorare; per la qual cosa, essendo così, vi
scrivemo che debiati servare quella via che vi parerà perché non si possano lamentare
de troppo graveza. Mediolani, xxi aprilis 1452.
Bonifacius.
Cichus.
472
Francesco Sforza al vescovo e al clero pavese
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza sollecita il vescovo e il clero pavese a raccogliere i convenuti settecento
ducati della sovvenzione richiesta e versarli, come detto da Francesco Maletta, a Bartolomeo,
caneparo del sale.
Reverendo domino episcopo et clero Papiensi exempto et non exempto.
Havimo assignati per cosa importante al Stato nostro per expeditione dele nostre gente
d’arme quelli septecento ducati d’oro dela subventione, per li quali quello chiricato se è
componuto cum la Camera nostra, et mandiamoli ad tuorre de presente credendo che
ormai debiano essere scossi, chè sano le reverentie vostre quanta instantia vi habiamo
facta. Pertanto vi confortiamo, stringemo et carichamo che, vedute le parte, vogliati
provedere per ogni modo et via de recuperare integramente li dicti ducati dcc d’oro et
numerarli ad Bartholomeo, piasentino, caneparo nostro del sale lì, como dovete havere
inteso da Francisco Maletta el quale ha ad spazare alcuni nostri squadreri de presente.
Et in questo non vogliano le reverentie vostre fare difficultà o exceptione alcuna per
quanto desiderate el bene del stato nostro, altramente noi sariamo malissimo contenti
dele reverentie vostre. Mediolani, xxi aprilis 1452.
Franciscus Maletta.
Cichus.
473
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza comanda al podestà di Pavia di mandare da lui Giacomino Villano per
decidere sulla vertenza che ha con Antonio Landriani per un cavallo.
Domino potestati Papie.
Volimo omninamente et infallanter mandi domatina qua da noy uno Iacomino Villano
(a), homo d’arme, per la questione è de uno cavallo con Antonio da Landriano, quale
volimo intendere et volimo se decida et difinisca per ogni modo. Siché’l farai venire et
fa non bisogni te scriviamo più de ciò et replicamo altramente. Mediolani, xxi aprilis
1452.
Fazinus.
Cichus.
(a) Segue qua da noy depennato.
474
Francesco Sforza al vescovo e al clero pavese
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza vuole che il vescovo e il clero pavese s’accordino con i commendatori dei
Vistarini per l’elezione di un giudice comune che dica se già al tempo di Filippo Maria Visconti i
commendatori erano esenti da contribuzioni, volendoli ora coinvolgere alla contribuzione per la
sovvenzione richiesta dal duca.
106r Episcopo et toto clero Papie.
Li venerabili domini et commandatori de Vistarini lodesani se sono doluti con noy che
in la subventione che ne fa quello chiricato Pavese loro sono inclusi et tassati cum li
altri, et per questo pare che voglino essere astrecti ad pagare; il che non feceno mai
per lo tempo passato dela bona memoria del’illustrissimo signor quondam nostro padre
et socero colendissimo. Pertanto confortiamo et carichamo le reverentie vostre che
vogliati, per iudice communo, fare intendere questa cosa et cognoscere; et trovando
essere vero che per lo tempo passato siano stati preservati da simili carichi, como loro
dicono de starne ala prova, vogliati similmente fare preservare dicti commandatori da
questa subventione, advisandovi che nostra intentione et dispositione è stata et è fine
da principio che fu rechiesta dicta subventione. Et quando fu facta la compositione
sopra ciò, de servare omnino quello che per lo passato al tempo del prelibato signore è
stato usitato in simile cose, né per questo restate però de provedere de pagare li
denari d’essa subventione, perché ne sono necessariissimi al presente. Mediolani, xxi
aprelis 1452.
Franciscus Maletta.
Cichus.
475
Francesco Sforza al podestà di Casteggio
1452 aprile 22, Milano.
Francesco Sforza richiama il podestà di Casteggio ad assolvere gli obblighi propri del suo ufficio
viste le proteste dei locali che lamentano che non tiene famigli e che non si cura di far pagare i
debitori con un danno di circa trecento fiorini.
Potestati Clastigii.
El commune et homini de Chiastezo ne hano exposto et con querela como tu non
actendi al tuo officio né servi como deveri et sei tenuto perché sei occupato ad certo
lavoro de una toa possessione, quale hai ad ficto lì, contra li ordini nostri, et che non
hai famigli como sei tenuto havere et como hano facto li toi precessori, et per questi
manchamenti non sono facte né fano le debite executione contra li debitori retrogradi et
renitenti ad scotere li cavezi et altre occurrentie, et per questo li decti homini hano
supportato mazore spesa de exactori et dela famiglia del capitaneo del deveto, et per
tua colpa et defecto essi communi et homini sonno dannificati in fiorini ccc o circa, che
ad noy pare male facto. Siché te confortiamo ad essere diligente et sollicito et fare el
dovere et quanto sei tenuto et quello officio et cerca in tenere famigli et altre cose,
altramente ne serà necessario fargli debite provisione et opportune et removerte de lì
et ponerli altri et fare quello officio se faza como debitamente si deve fare. Mediolani,
xxii aprilis 1452.
Fazinus.
Cichus.
476
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 aprile 21, Milano.
Francesco Sforza ordina al referendario di Pavia di eseguire la sentenza data circa la vertenza
tra Pasquino Zuetaro e un uomo del fratello del duca, Corrado, per un cavallo.
106v Domino referendario Papie.
Intesa la differentia quale se vertisse fra Pasquino de Zuetaro et quello homo d’arme
del magnifico Conrado, nostro fratello, per cagione del cavallo altre fiade impignato al
dicto Pasquino per quello homo d’arme, inteso etiandio quanto ne scrivite dela
sententia lata et data in la dicta causa et differentia, volimo et vi commectimo che
debiati fare mandare ad executione la sententia per omnia iuris remedia et absque
ulteriori litigio, perché poco valeriano le sententie chi non le mandasse ad executione
et seria uno fare le cause inmortale. Farite aduncha che per questa differentia veruna
dele parte non habia cagione de iustamente recorrere ad noy pur per questa cagione.
Mediolani, xxi aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
477
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 22, Milano.
Francesco Sforza comanda al luogotenente di Lodi di imprigionare, obbligandoli alla restituzione
della refurtiva, i due famigli del conestabile della porta Cremonese della città che consentirono a
malfattori di rubare ad Andrea, “fornaciaro” di Luigino Bosso.
Locuntenenti Laude.
Dilecte noster, è stato qui da nui Andrea, presente portatore, fornaciaro de messer
Aloysino Bosso et ne ha dicto che in quisti dì dui famigli del conestabile de porta
Cremonese di quella nostra città messino inanzi a certi altri che lo robasseno et così lo
robbarono et gle tolsi uno lecto, dinari et altre cose che portava, como intendereti da
lui. Pertanto vollimo che subito, hauta questa, cum bono modo habiate in le mane li
dicti dui famigli et mettetili in uno fundo de tore con un paro de ferri alli pedi per uno et
fati che per ogne modo restituischa ogni cosa ad loro spesa al dicto Andrea, che non li
manche uno pontal de strengha. Et cusì ne date anchora de havere in le man(e) quilli
altri malfactori che lo robbarono et non li lassati senza nostra licentia. Data Mediolani,
die xxii aprilis 1452.
Persanctus.
Cichus.
478
Francesco Sforza ai deputati di Pavia
1452 aprile 22, Milano.
Francesco Sforza, rimproverato ai deputati di Pavia il loro atteggiamento per quanto ordinato
loro circa il carreggio, li ammonisce che, non provvedendo, addebiterà a loro tale onere.
107r Deputatis civitatis Papie.
Per altre vi havimo scripto del facto del carrezo et non ne havite facto niente, che molto
ne fa miravigliare, et parne vi fazati beffe dele nostre lettere et del nostro scrivere; di
che vi certificamo che, non provedendo voy respondere del dicto carrezo et del
passato et del presente ad Francisco Zorzo, como vi è stato scripto et ordenato, vi
farimo pagare ad voi et siateni certissimi, advisandove che non farimo più lettere né
parole de questo. Mediolani, xxii aprelis 1452.
Fazinus.
Cichus.
479
Francesco Sforza a Ludovico de Lugo
1452 aprile 22, Milano.
Francesco Sforza scrive a Ludovico de Lugo di rassicurare Ghirardo Veghi che non gli verrà
data noia per l’ufficio di Pissarello; scriverà al podestà di Pavia per la sua soddisfazione.
Comiti Ludovico de Lugo.
Respondendo ala vostra circa el facto de Ghirardo di Veghii per l’officio del Pissarello,
dicemo che debiati pur dire al dicto Ghirardo che resti al dicto officio perché non gli
sarà dato impazo alcuno. Ala parte dela satisfatione d’esso Ghirardo scrivimo per la
ligata al potestà de Pavia segondo la forma per voy mandata. Mediolani, xxii aprilis
1452.
Irius.
Iohannes.
480
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 22, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di costringere le comunità di Portalbera, Stradella
e il porto di Pissarello a pagare il salario a Ghirardo Veghi come facevano con Niccolò da
Foligno al tempo di Filippo Maria Visconti.
Potestati Papie.
Per altre nostre te havimo scripto devessi fare satisfare a Ghirardo di Veghii, nostro
officiale al porto del Pissarello, integramente del suo salario, segondo la consuetudine
observata al tempo dela bona memoria del’illustrissimo quondam signore duca
passato. Et perché intendiamo lo dicto Ghirardo havere provato che Portalbara, la
Stratella et lo porto del Pissarello pagavano et hano pagato Nicolò da Foligno et altri
officiali del prefato signore ciascuno per la rata soa, però volimo et te commectiamo
constrenzi le dicte terre et porto ad pagare segondo l’usanza, remosta ogni cavillatione
et exceptione. Mediolani, xxii aprilis 1452.
Irius.
Iohannes.
481
Francesco Sforza al vescovo e al clero lodigiano
1452 aprile 22, Milano.
Francesco Sforza ricorda al vescovo e al clero lodigiano che i frati dell’Osservanza del
monastero dei Santi Nicola e Angeli di Villanuova non devono, come per gli altri Osservanti,
essere coinvolti nel contributo richiesto dal duca al clero.
107v Reverendo in Christo patri ac venerabilibus dominis Dei gratia episcopo et toto
clero Laudensi nobis dilectis.
Reverende in Christo pater ac venerabiles domini, li venerabili frati del’Observanza del
monastero Sanctorum Nicolai et Angeli de Villa Nova de quella diocesi de Lode ce
hanno significato cum lamenta che in questa conpositione facta con nui per
subventione requesta ad quel chirichato è stato tassato el dicto monastiero insieme
cum li altri d’esso chirichato et questo pare voglino essere gravati; dil che molto ne
maravigliamo perché nostra intentione non fu né è ch’el dicto monastiero né altri simili
observanti sieno taxati cum quello chierigato, et cusì ve ne chiariscomo per la
presente. Per la qual cosa confortiamo et carichiamo le reverentie vostre che debbano
exgravare el dicto monastero et simili altri observanti et omnino preservarli da questo
caricho, et quella parte che gl’è stata tassata fatila distribuyre et compartire fra el
clerichato, dal quale intendiamo havere integramente li denari d’essa subventione.
Data Mediolani, die xxii aprilis 1452.
Bonifatius.
Cichus.
482
Francesco Sforza al podestà di Pandino
1452 aprile 23, Milano.
Francesco Sforza, venuto a sapere che Niccolò da Verona intende passare ai Veneziani, ordina
al podestà di Soncino di arrestarlo e metterlo nella rocca sotto stretta vigilanza. Faccia un
inventario dei cavalli, armi e ogni cosa e di tutto dia informazione per il cavallaro che
espressamente gli manda al quale consegnerà l’inventario.
Potestati Pandini.
Nuy siamo avisati dal canto de Veneciani da persona dignessima de fede che questa
nocte proxima che vene Nicolò da Verona, nostro homo d’arme, quale alogia lì se ne
deve fugire et andare dal canto de Veneciani et acioché non gli possa reuscire lo cativo
suo pensero, volimo che, subito havuta questa senza alchuna dimora, honestamente
et cum belli modi tu vede de havere in le mane lo dicto Nicolò et havuto che l’haveray,
fa che in quello poncto tu lo metti in quella rocha de Pandino in presone cum uno par
de ferri alli pedi et farali fare tale et sì facta guardia de dì et de nocte ad ogni hora che
luy per modo alchuno non se ne possa fugire, per quanto tu hay caro lo amore et gratia
nostra, ma che ne lo sapy reassignaro quando te lo domandarimo, lo quale non volimo
che per alchuno modo tu lo debii consignare ad homo che viva senza lettera sottoscrita
de nostra propria mano. 108r Cossì volimo anchora che tu, facto haveray quanto
havimo dicto de sopra, vedi de havere in toa possanza tutti li cavalli, arme, robbe et
ogni altra cosa del dicto Nicolò et del tutto faray una scripta de inventario de cadauna
cosa da per sì che non gli manchi niente, havendoli tale cura et advertentia che non ne
sia mossa tanto che vaglia uno pontal de stringa senza nostra expressa licentia, et per
questo nostro cavallaro, presente portatore, quale te mandiamo solo per questa
casone, fa che ne avisi del tutto como haveray facto et mandane lo dicto inventario, et
cossì ne avisaray a quale hora haveray havuta questa nostra lettera, usando in questo
ogni tuo studio et diligentia. Data Mediolani, die dominico xxiii aprilis 1452, hora xxii.
Persanctes.
Cichus.
483
Francesco Sforza a Nicola de Georgi e a Zucchino Beccaria
1452 aprile 23, Milano.
Francesco Sforza ordina a Nicola de Georgi e a Zucchino Beccaria di far avere a Niccolò da
Rezo e a Giorgio Polito quanto ancora loro resta avere delle tasse per gli alloggiamenti.
Nobilibus viris dilectis nostris Nicolao de Georgiis, familiari, et Zuchino de Becharia.
Nicolò da Rezo, nostro homo d’arme, et Zorzo Polito, famegl(i)o, ne dicono che per lo
passato nel facto delli soy lozamenti sono stati maltractati in modo che restano ad
haver una bona quantità de dinari per casone de sue tase. Pertanto volemo che subito,
venuta questa, provediati per ogni modo et via sianno immediate satisfacti che non
habiano caxone de stare lì ad stentare et spendere el suo sopral’hostarie. Et questo
non manchi per cossa del mondo che siano integramente pagati de quelo restano ad
havere de dicte tase. Data Mediolani, die xxiii aprilis 1452.
Marchus.
Iohannes.
484
Francesco Sforza al capitano di Casteggio e al podestà di Arena
1452 aprile 23, Milano.
Francesco Sforza ordina al capitano di Casteggio e al podestà di Arena di dare quanto dovuto a
Boniforte da Sannazzaro, compagno di Colella da Napoli, così che a sua volta possa restituire il
loro a prete Giovanni dala Magna e a suo fratello.
Capitaneo Clastigii et potestati Arene.
Siamo contenti et volimo che voy debiati restituire lo suo ad Boniforto da Sanazaro,
compagno de Colella da Napoli, nostro conductero, presente portatore, perché luy è
stato qui da noy et ne ha promesso de satisfare per la parte soa de quello gli toccha de
quello fo robato a quello prete Zohanne dala Magna et suo fratello, de che te
scripsemo per un’altra. Mediolani, xxiii aprilis 1452.
Zannectus.
Cichus.
485
Francesco Sforza al vescovo di Pavia
1452 aprile 23 Milano.
Francesco Sforza sollecita il vescovo di Pavia perché il prevosto di San Giovanni in Donato
della città, restituisca a Leonardo Scalino i denari versati per un cavallo non sano.
108v Reverendo domino et episcopo Papiensi.
Per un’altra vi habiamo scripto facesti rendere li soi denari ad Leonardo Scalino, nostro
capo de squadra, del cavallo comprò ad questi dì dal prevosto de San Zohanne in
Donato de quella città, perché luy gli haviva dato el cavallo per sano et mò se trova è
lunatico, et segondo ne dice Leonardo, fine qui non ha potuto havere li denari; di che
ne miravigliamo. Pertanto vi replicamo, caricandovi che, senza altra replicatione,
provedati el dicto Leonardo habia li soi denari, restituendo il cavallo. Questi denari
sonno li nostri, como dovite essere certi, siché vi piaza provedere taliter che non
habiamo più ad replicare, advisandovy che, non restituendo per questo el dicto
prevosto li dicti denari ad Leonardo, ne bisegnarà provedere per altra forma che li
restituisca. Mediolani, xxiii aprilis 1452.
Zannectus.
Cichus.
486
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 24 Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia restuisca a Viva, compagno di Gaspare da
Vimaercate, i denari spesi per un cavallo rivelatosi lunatico e non adatto.
Potestati Papie.
Viva, compagno del spectabile conte Gasparro da Vimercato, nostro conductero, dice
ch'el haveva comparato in quella città uno cavallo, quale s'è trovato lunatico, et perché
de rasone non gli l'ha possuto vendere, et li nostri non hano bisogno de simili cavalli,
mò che li hano ad operare altroe, volimo, essendo come è dicto, che subito subito gli
fazi restituire li soi denari dandoli luy el cavallo, et per questo non lo tene suspeso uno
attimo de tempo. Mediolani, xxiiii aprelis 1452.
Irius.
Cichus.
487
Francesco Sforza a Giacomo Alperghi da Crema
1452 aprile 25 Milano.
Francesco Sforza avverte Giacomo Alperghi da Crema che da Pietro da Rota, cavallaro ducale,
gli farà avere dieci ducati per l’arrivo del marchese di Mantova domani a Pizzighettone; il giorno
dopo pranzerà a Sant’Angelo con sessanta persone.
109r Nobili familiari nostro dilecto Iacobo de Alperghis de Crema.
Perché lo illustre signor marchexe de Mantoa vene da nuy et domano de sera zongerà
ad Pizghitone et poso domane, cioè zobia de matina, venirà ad disinare ad Santo
Angelo, volimo che tu lo recevi honorevelmente et gli faci apparechiare da disnare per
sesanta boche che haverà seco. Et aciò gli possi meglio fare le spese, te mandiamo
deci ducati per Pedro da Rota, nostro cavallaro, presente exhibitore. Data Mediolani,
die xxv aprilis 1452.
Irius.
Eodem die replicata fuit.
Cichus.
488
Francesco Sforza, sollecitati il vescovo e il clero pavese
1452 aprile 25, Milano.
Francesco Sforza, sollecitati il vescovo e il clero pavese per avere i convenuti settecento ducati
destinati a condottieri ducali, impone al presule che subito trovi la parte di sovvenzione cui è
tenuto il clero non esente. Agli abati di San Pietro in Ciel d’Oro, di San Maiolo, di San Salvatore,
di San Marino, di Acqualonga e al protonotario Buttigella ingiunge di supplire, all’occorrenza, a
quanto deve essere dato dal clero esente con denari propri.
Reverendo in Christo patri ac venerabilibus dominis Dei gratia episcopo et clero
Papiensi exempto et non exempto nobis dilectis.
Benché per più nostre lettere ve habiamo scripto et facto instancia che volesti
providere ad recuperare quelli settecento ducati d'oro per li quali seti componuti con la
Camera nostra per la subvencione richiesta ad quello chierigato, perché gli habiamo
assignati ad l'expedictione de alchuni nostri conducteri, quali hanno ad cavalcare de
presente per cosa importante al stato nostro, tamen fin a qui da vuy non havimo potuto
cavare effecto alchuno minimo; del che ne maravigliamo et dolimo de vuy ultra modo,
et parne faciati pocho caso del nostro scrivere et mancho extimati el bisogno nostro, et
per consequente stati pocho amatori et desiderosi del bene del stato nostro. Pertanto,
monsignore, vi confortiamo, stringemo et advisiamo che subito, vedute le presente,
debiati atrovare per ogni modo et via integramente la summa d'essa subvenctione che
tocha al vostro chiericato non exempto. Cossi, vuy dello chiericato exempto nominati in
la inclusa cedula, provedeti omnino fra vuy de supplire ad tutti li vostri al compimento
delli ducati dcc, et qui non pensate de fare scuse, chè noy non le acceptarimo per
veruno modo, anzi pigliarimo de vuy ogni sinistro concepto, siché se li dovesti cavarli
de borsa di vostri propri, fate che de presente habiamo integramente questi ducati dcc.
Et queste siano le peremptorie che vogliamo scrivere alle reverentie vostre in questa
materia circha el rescotere di debitori d'esso chiericato, che poy se poterà fare col
tempo, noy ve darimo ogni adiuto et favore. Mediolani, xxv aprilis 1452.
Christoforus Francisci.
Iohannes.
Abbas Sancti Petri in Celo Aureo,
prior Sancti Maioli,
prothonotarius de Butigellis,
abbas Sancti Salvatoris,
abbas Sancti Marini,
abbas Aque Longhe.
489
Francesco Sforza ordina a Pietro da Norcia
1452 aprile 24 Milano.
Francesco Sforza ordina a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di prestare aiuto a Giovanni
dalla Noce per arrestare quei suoi soldati che intendono trasferirsi presso i Veneziani.
109v Spectabili militi et doctori domino Petro de Nursia, dilecto locuntenenti nostro
Laude.
Il spectabile e strenuo cavalero miser Iohanne dala Nuce ha presentito che alcuni deli
soi voleno far fuga et andare dal canto deli emuli nostri; per la qual cossa volemo e ve
commetimo che a dicto miser Iohanne ho a qualuncha suo messo, presente portatore,
debiati dare ogni favore et adiuto expediente per piglare quili che voleseno fugire,
como sariti informato da esso miser Iohanne ho suo messo ad quali crederiti in questa
materia como a noy proprii. Ex Mediolano, xxiiii aprilis 1452.
Iacobus.
Cichus.
490
Francesco Sforza al vescovo e al clero pavese
1452 aprile 22.
Francesco Sforza vuole che il vescovo e il clero pavese non diano noia al prevosto di Mortara
dell’Ordine di Sant’Agostino per contribuire con il clero alla sovvenzione chiesta dal duca.
110r Episcopi et toto clero Papiensibus.
El venerabile domino lo prevosto de Mortara del’Ordine observante de San Augustino
ce ha facto lamenta che in questa compositione facta con noi per la subvenctione
rechesta, è stato taxato insieme cum quello chierigato Pavese et per questo pare vogli
esser gravato ad contribuire col dicto chierigato; del che molto ne maravigliamo perché
nostra intentione non fu né è che dicti observanti paghino alcuna cosa con esso
chierigato. Pertanto confortiamo et carichiamo le reverentie vostre che debbano
exgravare el prefato domino prevosto et preservarlo omnino da questo carico et quella
parte che l’è taxata fatela compartire fra el dicto chierigato perché così è nostra
intentione de havere integramente da quello chirigato li dinari d’essa subventione. xxii
aprilis 1452.
Cichus.
491
Francesco Sforza al luogotenente e al referendario di Lodi
1452 aprile 25, Milano.
Francesco Sforza comanda al luogotenente e al referendario di Lodi che il giorno dopo vadano
al cavo della Muzza con uomini competenti della ripartizione dell’acqua e seguendo tutto il
percorso controllino che i bocchelli ricevano l’acqua stabilita ponendo soprastanti onesti che
facciano rispettare la regolarità e lo informino di ogni provvedimento preso.
Locuntenenti et referendario Laude.
Volimo che, remossa ogni altra fazenda, domatina ad bona hora montiati ad cavallo et
andiati per fine in cavo dela Muza et con voy vogliati condure deli homini de Lode et
del Lodesano che siano experti et intendenti dele rasone del’aqua dela Muza, et voy
insieme cum loro quando sarite in cavo dela Muza, zoè dove se acomenza ad pigliare
et usare la Muza in beneficio de Lodesano, vi ne venite su per la Muza venendo et
examinando molto ben tucti li bocchelli dove se dà l'aqua et ordenare et provedere,
ipso facto, che habiano epsi bochelli tante onze d’aqua quante rasonelmente li tocca,
et non più una goza, et deputarli li officialy soprastanti ad ciò con commisione de
potere condemnare tucti quelli che pigliasseno più aqua che non li tocca con tale pena
condigua che ognuno se guardasse ad contrafare, et havendo però ancora tale cura et
diligentia circa li officiali deputati ad ciò che, non usando loro la debita diligentia o
commectendo loro fraude, siano remossi et castigati; et facti per modo che siano circa
ciò dati tali ordini et provedimenti che ogniuno, che li ha interesse, habia el debito suo
del’aqua solamente et non più niente, che siano servati li ordini iusti et rasonevoli,
segondo è stato usitato per lo passato, et che l’aqua vada per tucto et che nisuno se
possa lamentare. Et circa questa provedeli immediate, senza alcuna dilatione, in forma
che non vi ne habiamo ad rescrivere più et che non sentiamo più querele che non
corral’aqua per tucto, como ha facto per lo passato. Et vogliati subito advisare quanto
circa ciò havirete exequito et ordinato et deli ordini et provedimenti haverite dati et facti.
Mediolani, (a) xxv aprilis 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
(a) Segue aprilis 14 depennato.
492
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 aprile 25, Milano.
Francesco Sforza vuole che Luchina dal Verme provveda che l’ebreo vogherese Angelo, fattore
dell’ebreo Armano, possa, senza ulteriori ingiurie e molestie, ricuperare i denari prestati a più
persone abitanti a Voghera.
110v Domine Luchine de Verme.
Dilectissima nostra, Arman ebreo, habitatore in la città nostra de Pavia, ne ha facto
querela che uno suo factore, chiamato Angelo ebreo, habitatore nella terra de
Voghiera, non pò conseguire certa quantità de denari quali ha imprestato a più persone
d'essa terra; dela qual cosa ne supportano grandissimo danno; immo, facendo luy
instantia de conseguire dicti denari, è stato menato et anche factoli molte iniurie et
molestie et hane pregato che sopra ciò vogliamo fare qualche provisione. Et perché se
rendimo certi questo esserli facto contra la vostra notitia et vostro consentimento,
confortiamo et carichamo la vostra magnificentia voglia provedere per modo che dicto
Angelo conseguischa cum integritate el denaro suo, facendo etiandio tale provisione
per modo che non gle sia facto iniuria né molestia, immo ch’el sia bene tractato,
secundo la dispositione deli loro capitoli, ordinando etiandio che non gli sia facta
alcuna cosa inusitata, el che haverimo nuy grato. Data Mediolani, die xxv aprilis 1452.
Bonifacius.(a)
Iohannes.
(a) Precede Persenctus depennato.
493
Francesco Sforza al podestà, comune ed uomini di Viqueria
1452 aprile 26, Milano.
Francesco Sforza chiede al podestà, comune e uomini di Voghera di non fare sì che Armano,
ebreo di Pavia, possa lamentarsi del comportamento di alcuni di loro verso l’ebreo Angelo e suo
padre Abraam, di Voghera. Vuole che si rispettino i capitoli fatti con gli ebrei e li avverte che un
diverso atteggiamento è riprovato da Luchina dal Verme oltre che da lui la cui volontà è che gli
ebrei possano vivere in sicurezza.
Prudentibus viris potestati, communi et hominibus Viquerie dilectis nostris.
Dilecti nostri, ne ha exposto con querella Armano ebreo, habitatore della cità nostra de
Pavia, che essendo luy participe nel banco de Angelo ebreo, figlolo de Abraam,
habitatore de quella terra de Voghera, pare che ad esso Angelo sia menazato per
alcuni de vuy homini, cossì nella persona como nella roba sua, et anche gli siano facti
alcuni insulti et demonstratione de offenssione; che invero ad nuy pareno acti non iusti
né honesti, anzi ne sonno molto dispiaciuti. Pertanto ve carichamo et stringemo che
contra dicto Angelo et Abraam, suo patre, nella robba loro non debiati fare né
commettere cossa alcuna illicita né molesta, ymmo lassarli vivere con loro usanze et
consuetudine, sì per respecto deli capituli facti con loro, quali debitamente se degono
observare, sì etiandio perché nostra intentione è che caduno iudeo possa vivere nel
paese nostro securamente. Altramente fazendo, ne faresti cossa che molto ne
despiaceria, 111r et ve rendiamo però certi che questi tali modi servati per vuy contra
el dicto ebreo procedano contra el consentimento dela magnifica nostra affine madona
Luchina; siché vogliati servare tal cosa che non faciati vergogna alla signoria sua nì a
nuy. Data Mediolani, die xxvi aprilis MCCCCLII.
Iohannes Antonius.
Iohannes.
494
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 25, Milano.
Francesco Sforza chiede al podestà di Pavia di fare in modo che Mariotto da Perugia possa,
pagando il dovuto, riavere quanto dato in pegno lì a Pavia.
Spectabili comiti carissimo nostro potestati nostre civitatis Papie.
Lo strenuo cavalero miser Marioto da Perosa ne ha exposto havere certe robe in pigno
lì in Pavia, quale non pò havere et è menato alla longa. Et perché la intentione e
voluntà nostra è che li soldati consequiscano el loro senza longheza et subterfugii,
summariamente, volemo che tam dicta roba quale dice havere in pigno, quanto ogni
altra roba, cosse et beni, se trovasse del suo in quella cità nostra de Pavia,
prestamente senza litigio, ho longeza, gli fatti restituire ogni sua cossa, pagando luy ho
acordando ad queli talli l’àno in mano; et fatti per modo non bisogni ve repplicamo
altramente per questo. Data Mediolani, die xxv aprilis 1452.
Facinus.
Cichus.
495
Francesco Sforza loda il podestà di Pandino
1452 aprile 26, Milano.
Francesco Sforza loda il podestà di Pandino per quanto fatto per l’arresto di Niccolò da Verona;
stando a quanto il podestà ha scritto a Pisanello, il duca si dice disposto a liberarlo se pronto a
dare a Lodi o a Pavia o altrove, garanzia di 500 ducati e di servire fedelmente il duca.
Prudenti viro potestati Pandini dilecto nostro.
Havimo veduto quanto hai scripto ad nuy et ad Pasanelo, nostro famiglio, sopra el
facto de Nicolò da Verona; dicimo che tu hay facto bene ad exeguire quanto scripsimo
per lo nostro cavalaro et te ne commendiamo. Havemo bene inteso quello scrivi ad
Pisanello del fallo et errore commesso per lo dicto Nicolò et siamo certi che chi tirasse
un poco su in aere esso Nicolò diria dele altre cosse; pur non volemo guardare al suo
excesso ma siamo contenti, et cossì gli perdonemo la vita. Il perché ti dicimo che se
luy ne vole dare segurtà de cinquecento ducati d'oro de nostri citadini (a) in Lode o in
Pavia de stare ali servitii nostri et servirne fidelmente, siamo contenti de liberarlo et
cavarlo de presone; et non possendone darle in questi duoy luochi, dandone dicta
segurtà in qualche un’altra dele nostre citade, ne remanerimo contenti; siché avixane
come haveray facto. Data Mediolani, die xxvi aprilis 1452.
Persanctus.
Iohannes.
(a) Segue d’oro depennato.
496
Francesco Sforza al podestà di Casorate
1452 aprile 28, Milano
Francesco Sforza vuole che il podestà di Casorate obblighi Matteo da Pavia a restituire parte
della roba, e soprattutto i fiancali, che Luchino da Pietrasanta, compagno di Giovanni dalla
Noce, depositò presso lui.
111v Potestati Casorate.
Ne ha significato Luchino da Petramala, compagno del spectabile cavalero miser
Zohanne dala Nose, che zà altre fiade fece depositare et mectere in casa de uno
Matheo da Pavia, habitatore de quella nostra terra, per mezo d'uno suo famiglio certe
soe robbe et mò, rechiedendole, segondo el bisogno, gli ne ha restituita una parte et se
fa difficile et retrogrado ad restituirli el tucto et maxime un paro de fianchali deli quali ha
più bisogno; per la qual cosa ne richiede gli fazamo restituire el tucto, non obstante
ch'el famiglio non gli sia. Unde noy, desiderosi che tucti nostri siano in puncto, volimo
et te commectimo che, intesa questa fazenda, tu stringhi per ogni via de ragione et
summariamente dicto Matheo ad restituire la soa robba al prefato Luchino cum ogni
presteza. Mediolani, xxviii aprelis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
497
Francesco Sforza a Giacomo, notaio e podestà di Vigevano
1452 aprile 26, Milano.
Francesco Sforza ordina a Giacomo, notaio e podestà di Vigevano, di consentire che Giacomo
de Ardizi possa, in considerazione dei servizi resi, prendere dodici dei somari che sono
sistemati presso quella località.
Notario Iacobo, castellano Viglevani.
El nobile Iacomo de Ardizi de quella nostra terra ne ha pregato che gli vogliamo donare
dodeci somari per potere fare servire una soa casa, concedendogli de quegli che
sonno in lo reparo che è circa el muro de quella nostra terra; et perché in mazore cosa
gli compiacerissemo per li servitii quali habiamo recevuti da luy, siamo contenti et cossì
te commectiamo che li assignati dodeci deli dicti someri del dicto reparo, dove vedi che
sia mancho danno, siché ad ogni soa posta li possa havere. Mediolani, xxvi aprilis
1452.
Bonifacius.
Cichus.
498
Francesco Sforza a Galeazzo e a Gabriele Bossi
1452 aprile 27, Milano.
Francesco Sforza informa Galeazzo e Gabriele Bossi, castellani della rocchetta di Lodi verso
l’Adda, che lì arriveranno dieci fanti del luogotenente di Lodi e da Andrea, cancelliere ducale.
112r Dilectis nostris Galeaz et Gabrieli, fratribus de Bossiis, castellanis nostris rochete
versus Abduam civitatis nostre Laude.
Per più segureza de quella nostra rocheta ve commectiamo et volemo che in essa
debiati acceptare deci fanti de queli ordinerano el nostro locotenente lì et ser Andrea,
nostro canzellero, et con essi attendiati a bona guardia d'essa; et aciò crediati questo
procedere de mente nostra, habìamo sottoscripto la presente de nostra propria mano.
Data Mediolani, die xxvii aprilis 1452.
Irus
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
499
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 27, Milano.
Francesco Sforza avvisa il luogotenente di Lodi che Andrea, cancelliere ducale, andrà da lui per
riferirgli alcune cose da parte sua.
Spectabili viro locumtenenti nostro Laude.
Mandiamo lì ser Andrea, nostro cancellero, et habiamoli commisso alcune cosse che
ve debia referire per nostra parte, però voglatili credere et dare piena fede come faresti
ale nostre proprie. Data Mediolani, xxvii aprilis 1452.
Irus.
Cichus.
500
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 aprile 27, Milano).
Francesco Sforza si compiace con il luogotenente di Lodi della commissione del legname data
ad Andrea de Ricardi.
Locuntenenti Laude.
Ne piace, respondendo ala vostra lettera, che habiati dato quella commissione del
ligname ad Andrea de Ricardi perché credimo sarà fructifera; et però gli scrivimo per
l’aligata in la forma per voi recordata et mandata. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
501
Francesco Sforza ad Andrea de Ricardi
(1452 aprile 27, Milano).
Francesco Sforza esprime ad Andrea de Ricardi la soddisfazione perchè il luogotenente di Lodi
gli ha affidato la commissione sul taglio del legname per i sandoni.
Andree de Ricardis.
Havimo inteso ch'el nostro locotenente de quella città te ha facto certa commissione
circa la resegatura et tagliatura del ligname per li sandoni, che n'è molto piaciuto. Et
quantunche siamo certi, per l'amore et devotione ce portati, che senza altra lettera farai
volonteri quello te commesso, pur nondimeno per questa te strenzemo et carichamo
vogli sollicitamente, et senza dilatione, attendere ad provedere et sollicitare che se
expedissa et faza quello è ordinato, sichè da lato nostro non resti nè manchi cosa
alcuna, et conforta per nostra parte ogniuno ad farlo presto et de bona voglia. Data ut
supra.
Irius.
Cichus.
502
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 27, Milano.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi non dia motivo a Petrino e Sanguinolo, fratelli
dalla Somaglia, di lamentarsi che il legname necessario per i sandoni sia tagliato solo nel loro
bosco; in tal caso il duca vuole che i fratelli non siano gravati di altra spesa.
112v Locuntenenti Laude.
Ne hano facto querela miser Petrino et Sanguinolo, fratelli dala Somalia, ch'el vole
essere tagliato nel suo boscho tucto el ligname che si debbe torre in Lodesana per li
sandoni; et perchè questo non è honesto nì etiandio de intentione nostra, volimo
provedati che, overo non gli sia tolto si non parte del suo ligname, overo togliendosegli
tucto non siano gravati d’altra spesa del dicto ligname. Mediolani, xxvii aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
503
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 27, Milano.
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi di fare in modo che Iob da Palazzo, famigli
ducale, consegua tutti i crediti che ha lì, dovendo attendere ai servizi ducali.
Locuntenenti Laude.
Iob da Palazo, nostro fameglio cavalcante, ne dice havere alcuni suoy debitori in quella
cità dali qualli non pò conseguire el dovere suo. Et perchè adoperamo et havimo ad
adoperare dicto Iob in nostri facti, haveressemo caro fosse expedito presto perchè
possa fare quanto gli imponeremo; pertanto volimo trovati modo de farlo satisfare con
cellerità de tucto quello ve constarà debia havere. Mediolani, xxvii aprilis 1452.
Marchus.
Iohannes.
504
Francesco Sforza al podestà e ai presidenti agli affari di Pavia
1452 aprile 27, Milano.
Francesco Sforza ribadisce al podestà e ai presidenti agli affari di Pavia l’ordine di cessare dal far
molestare con lancio di pietre e inibizione di alimenti, l’ebreo Manno, ma di rispettare i capitoli e
le convenzioni a lui concesse. Vuole poi che siano restituiti a Moises i denari,
Potestati et presidentibus negociis Papie.
Dixemo a questi dì passati ali vostri ambasiatori la voluntà nostra circa el facto de
Manno hebreo, habitatore de quella nostra città, et anche ve scripsemo che a noy
pareva et volevamo al tucto, per observantia deli capituli et conventione a luy concesse,
gli fidesseno revocate ogni novità contra luy et li soy facte. Et perchè novamente
havimo havuto lamenta dal dicto Manno che non solum non gli sono revocate le novità,
ma per vie indirecte gli sono facti molti altri rincrescimenti in farli gittare le pretre per li
putti et inhibire li elimentì, per certo ne siamo molto miravigliati et ne pare poco honesta,
maxime del vicario de ti, potestà, che se faza cossì difficile ad observare le nostre
lettere. Pertanto vi replicamo che omnino, et senza altra replicatione de nostre lettere,
che gli debiati revocare tucte le novitate, per qual modo se voglia, contra luy et li soy
facte et lassarlo in quello stato et grado ch'el era tri mesi passati et hoc durante el
termino deli soi capituli et conventione, facendo restituire li dinari ad Moises, li quali gli
forono tolti in queste novitate facte al dicto Manno. Mediolani, xxvii aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
505
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 aprile 22, Milano.
Francesco Sforza ordina che, onde evitare motivo di imbarazzo per la città, il
referendario di Pavia provveda a far pagare Pietro Beccaria, Stefano Fazardo e Simone de
Furnari, oratori della comunità, per le missioni fatte.
113r Egregio militi referendario nostro civitatis Papie.
Non leviter conqueruntur domini Petrus de Becharia, Stefanus Fazardus et Symon de
Furnariis, oratores illius nostre (a) comunitatis apud nos ex eo quod pro expensis et
eorum sudoribus in vestris passis ligationibus non fuerint decenter nec opportune
satisfacti, quod quidem negligentia, aut alia forte ex causa agentium pro ea comunitate
contigisse concepimus nobisque satis molestum est cum ad dedecus plurimum ipsius
nostre comunitatis cedat et honori detrahat quod oratores sui pro expensis proprio
errogare habeant conquerantur. Scribimus itaque vobis et volumus ne ob eorum
agentium defectu oratores ipsi damno afficiantur, provideatis opportune et indilate quod
eisdem debite et integre satisfiat et de quibuscumque prefacte comunitatis pecuniis, et
taliter quod ea de re ulteriorem querimoniam non sentiamus. Data Mediolani, xxii aprilis
MCCCCLII.
Aluysius.
CIchus.
(a) Segue civitatis depennato.
506
Francesco Sforza al podestà di Pandino
1452 aprile 28, Milano.
Francesco Sforza comanda al podestà di Pandino di consegnare, ogni volta che Pisanello lo
richiederà, a un suo messo cavalli, armi e beni di Niccolò da Verona.
Potestati Pandini.
Siamo contenti et volimo che ad ogni requisitione del Pisanello, nostro famiglio, tu debbi
dare et consignare ad qualuncha luy mandirà da ti tucti li cavalli, robbe, arme et beni hay
in mane de NIcolò da Verona, nostro home d'arme. Mediolani, xxviii aprilis 1452.
Zannectus.
Iohannes.
507
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 aprile 28, Milano.
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli riceva e renda ogni onore all’ambasciatore
del re di Barbaria e gli mostri ogni parte del castello.
Bolognino de Attendolis.
Venendo lì el magnifico ambasiatore del serenissimo re de Barbaria al quale havimo noi
facto grande honore qua, et del quale facimo bono et grande concepto, volimo che tu gli
monstri tucto quello nostro castello et gli fazi honore et lo recevi cum leta fronte,
acarezandolo como nostro perfectissimo amico et benivolo. Mediolani, xxviii aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
508
Francesco Sforza a Giacomo da Crema
1452 aprile 28, Milano.
Francesco Sforza comanda a Giacomo da Crema, ufficiale delle munizioni di Pavia, di
consegnare a Raimondo de Raimondi, castellano della rocchetta del ponte del Ticino di Pavia,
delle munizione per la difesa del ponte.
113v Dux Mediolani, et cetera.
Iacomo de Crema, nostro officiale delle monitione de Pavia, volemo, et per tenore della
presente te commectemo, che per monitione della rochecta del ponte de Ticino di quella
cità tu daghi a Ramondo de Ramondi, castellano della dicta rochecta, barile tre de
polvere, l'uno de polvere da schopieti, l'altri doi de polvere da bombarda, item quactro
casse de verectony. Et non manchi, advisandone quando gle li averai dati per tua
lettera. Mediolani, die xxviii aprilis 1452.
Zannectus.
Cichus.
509
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 28, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia faccia avere, pagando il dovuto, a Matteo da
Bagnacavallo
provisionato ducale, quel panno che insieme con il fratello di Giovanni da Pavia, allora pure
provisionato ducale
depositò lì.
Potestati Papie.
Altre volte Matheo de Bagnacavallo, nostro provisionato, presente portatore, insieme
cum el fratello de Zohanne da Pavia, quale alhora era nostro provisionato, diedero ad
tegnere lì certo panno, del quale pare che dicto Zohanno habia havuto la parte soa, et
Matheo non ha anchora havuto la soa, como de ciò luy vi informarà ad pieno. Pertanto
aciò ch'el dicto Matheo non remagna perdente dela parte soa del panno, quale dice
essere circa braza xliii, vogliamo che tegnati modo de fare restituire esso panno al dicto
Matheo liberamente, pagando luy la mercede et la faticha del dicto tintore perchè
havimo bona segurtade dal dicto Matheo quando accadesse esserne facta altra
rechiesta. Mediolani, xxviii aprilis 1452.
Boschinus.
Iohannes.
510
Francesco Sforza al podestà di Pandino
1452 aprile 28, Milano.
Francesco Sforza loda il podestà di Pandino per i pensieri fatti a Crema.
Prudenti viro et potestati Pandini carissimo nostro.
Havimo recevuto le tue letere date a xxvi del presente, per tenore dele quale restiamo
avisati deli ragionamenti facti in Crema et cetera, deli quali te comendiamo
singularmente, confortandote a fare il simile se altro serà innovato. Data Mediolani, xxviii
aprilis 1452.
Iacobus.
Cichus.
511
Francesco Sforza a Giovanni Oldono
1452 aprile 28, Milano.
Francesco Sforza vuole che Giovanni Oldono giuri fedeltà nelle mani di Giovanni del Todeschino
potendo così espletare i compiti della podestaria di Cugnolo.
114r Prudenti viro Iohanni Oldono dilecto nostro.
Acioch’el spectabile Zohanne del Todeschino più voluntera ti compiacia in lassare fornire
l’officio dela potestaria de Cugnolo, siamo contenti et cossì voglamo che li iuri in le mane
soe de esserli obediente et fidele et che li faci ogni debita fidelitate perchè luy rimangha
bene satisfacto et securo de te. Data Mediolani, die xxviii aprilis 1452.
Bonifacius.
Cichus.
512
Francesco Sforza a Giovanni de Federici
1452 aprile 28, Milano.
Francesco Sforza chiede a Giovanni de Federici del fu Todeschino di tollerare che Giovanni
Oldono eserciti in suo nome la podestaria fino alla scadenza dell’incanto, purchè gli giuri fedeltà.
Spectabili viro Iohanni de Federicis condam Thodeschini carissimo nostro.
Como per altre ti havemo scripto haveressemo molto grato et accepto che tu haveste
pacientia in l’affare che Giovanne Oldono fornisse l’offitio de quella potestaria, secundo
lo incanto suo. Et però di novo replicando, te caricamo che lo lassi stare nel dicto officio
a tuo nome fin al fine del dicto incanto con questo che prima voglamo ch’el faza et iura la
debita fidelitate in le mane tue como nuy per una nostra li scrivimo; et questo ne sarà
accepto. Data Mediolani, die xxviii aprilis 1452.
(a) Bonifacius.
Cichus.
a Precede Bonifacius Nicolaus depennato.
513
Francesco Sforza ai membri del clero di Papia
1452 aprile 22, Milano.
Francesco Sforza impone ai membri del clero di Papia, esente, di non coinvolgere l’abbate di San
Lanfranco nel contributo richiesto, grato per il servizio resogli altra volta di ducento ducati.
Venerabilibus viris dominis de clero exempto Papiensis nobis dilectis.
Miser l'abbate de Sancto Lafranco de quella nostra cità s'è condoluto con nuy che per
vuy è stato taxato et pare vogli esser molestato per casone de questa subventione; del
che nuy se maravegliamo perchè nostra intentione non fu né è ch'el prefacto miser
l'abbate dovese esser incluso con quelo chiericato exempto; imo è ch'el sii preservato
perchè, non ingrati del servitio ce fece altra volta de ducento ducati, volemo che non
senta de questo carico per veruno modo et che voy altri debiate pagare la somma dela
subventione senza luy. Pertanto ve confortiamo, stringemo et carichamo che debbati
exgravare 114v dal dicto carigho el prefacto miser lo abbate et quella summa che li
haviti taxata fatila compartire et pagarsi a voy, et su questo non bisogna faciati più
exceptione, chè sapeti voy che in la summa deli dinari ve forono richiesti in particulare
non gli eral’abbate de Sancto Lafranco, anzi ex certa scientia el lasassemo, et così
haviamo facto ad voy et faremo se ne havesti prestare tanti dinari o se ce voleti prestare,
como ha facto luy. Data Mediolani, xxii aprilis 1452.
Christoforus.
Marchus.
Cichus.
514
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 maggio 10, Milano.
Francesco Sforza vuole che il referendario di Pavia induca Biagio di Mazi a promettere a Matteo
Gondio di pagare, nel termine convenuto di febbraio, la somma di cinquecento ducati.
Egualmente obbligherà Gabriele e Giovanni Andrea di Gentili a pagare nel detto termine a Biagio
lire millequaranta per la comunità di Viguzzolo. Ordina poi al referendario di pagare le paghe ai
cavallari di Pavia e Dorno.
Domino referendario Papie.
Perchè siamo certificati che a Salle è facta obligatione et promessa per li homini d’essa
terra in nome de Blasio di Mazi de pagare ducati cinquecento nel mese de fevraio
proximo che viene, dil che per altre ve è scripto, vogliamo che strenziate esso Blasio ad
obligarse et promettere a Matheo Gondio, portatore dela presente, overo a chi ello
ordinerà, de pagare dicti ducati cinquecento nel predicto termino, et similmente
strenziate Gabriello et Iohanne Andrea di Gentili a obligarse et fare promessa al dicto
Matheo, o a chi luy ordenarà, livre millequaranta al dicto termino per la comunità dela
terra de Viguzolo, rimosta ogni exceptione, perchè in essa terra gli serà facta per li
homeni de lì a loro questa medesma promessa et obligatione. Et in questo non
manchate per quanto haveti cara la gratia nostra perchè, intervenendo deffecto saria
grande danno ale cose nostre et non poremo fare sortire ad effecto quanto havemo
ordinato, rescrivendone dela recevuta de questa et como havete facto. Data Mediolani,
die x may 1452.
Ceterum volemo che provedi che alli nostri cavalarii de quella cità et de Dorne sia
satisfacto de loro paghe in modo che habieno el debito suo et possino attendere ali
servitii nostri secundo li bisogni, perchè, non havendo el suo pagamento non pono
servire. Data ut supra. Magistri intratarum.
Cichus.
In simili forma Gracino de Piscarolo.
515
Francesco Sforza al vescovo e al clero di Pavia
1452 aprile 29, Milano.
Francesco Sforza scrive al vescovo e al clero di Pavia di non molestare il collegio Castiglioni al
contributo del carico imposto al clero se già al tempo di Filippo Maria Visconti era esente.
116r Domino episcopo et clero Papiensi.
S’el collegio ordinato in quella nostra cità per lo reverendissimo condam monsignore
cardinale da Castigliono per lo tempo passato dela bona memoria del’illustrissimo
condam signore nostro padre et socero collendissimo, è stato preservato da carico
imposto ad quello chierigato et non ha contribuito con esso, como ad noy è stato
significato per sua parte, nuy dicemo et cossì confortiamo la reverenda vostra paternità
et charichiamo che non debba lassare molestare el dicto collegio per la subventione
richiesta al dicto chierigato et preservarlo secundo l’usato. Data Mediolani, die xxviiii
aprilis 1452.
Christoforus.
Cichus.
516
Francesco Sforza a Giuseppe da Cortona
1452 aprile 29, Milano.
Francesco Sforza scrive a Giuseppe da Cortona, castellano della rocca di San Colombano, che
se è disposto ad andare con lui al campo, gli consente di lasciare la rocca a persona fidata; gli
faccia sapere la sua decisione.
Magistro Ioseph de Cortona, castellano nostro arcis Sancti Columbani.
Nuy non volemo che te possi lamentare de nuy che, havendote per lo passato adoperato
et fatigato in le tribulatione et adversitate nostre, te voglamo abandonare adesso in li
piaceri et nel tempo che le cose nostre sono per succedere prosperamente. Pertanto,
deliberandoti de venire in campo con nuy, ne siamo molto contenti et volemo te metti a
punto et lassando la cura et guardia de quella rocha al più fidato che tu habii, subito
vegni qua da nuy perchè te diremo quello haveray a fare. Se anche deliberassi non venir
lì, fa’ come te piace, ma avisane subito della intentione toa. Data Mediolani, die xxviiii
aprilis 1452.
Irius.
Cichus.
517
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza comanda al luogotenente di Lodi di rimettere subito in libertà Battista,
compagno del cones d tabile di Porta Cremonese i Lodi.
116v Domino locumtenenti Laude.
Volemo, recevute queste, subbito, senza alcuna contradictione, debbi liberare et
rellasare quello Baptista, compagno del conestabile dela porta Cremonese de Lode
quale, ad questi proximi dì passati, de nostro commandamento ne advisaste havere
messo in pregione in uno fundo de torre lì in quella nostra forteza, et per modo non
bisogni te scrivamo più de ciò. Mediolani, ultimo aprilis 1452.
Facinus.
Cichus.
518
Francesco Sforza al luotenente e al referendario di Lodi
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza scrive al luotenente e al referendario di Lodi sui lavori del ponte dell’Adda e
sulla spesa per la torre. Comunica che per il momento non intende innovare niente nelle terre dei
Veneziani. Vuole che i beni ducali siano trovati in ordine da fra’ Zanino in modo che alla sua
venuta possa fare quanto gli imporrà.
Domino locumtenenti et referendario civitatis Laude.
Inteso quanto ti, luocotenente, ne hay scripto, te respondemo che la intrata del ponte de
Adda è de Francesco Gentile, ma s’è de torelo integramente et dal quello integramente
s’è a conciare el ponte et farli le cosse necessarie et opportune, como ti, referendario,
sey informato pienamente, né de ciò bisogna lettere né sottoscriptione nostre altramente
et deve pigIare cura et solicitudine. Del facto della torre, non credemo che quella spesa
ne scrive monte tanto né ascenda ad quella quantità se contene nelle letere et cedula ne
hay mandata.
Ad remettere la pratica dei nostri nelle terre dei Venetiani et de queli nelle nostre,
dicemo non volemo removere né innovare (a) et inibire niente per adesso in questo;
sichè lasseray stare pur così senza innovare altramente. I nostri beni se poterano
operare finchè fra’ Zanino venerà là per essi, ma vorramo ad quello tempo lo trovasse in
ordine et potesseli conduere et far quanto gli imponeremo de essi beni. Mediolani, ultimo
aprilis 1452.
Ser Facinus.
Cichus.
(a) Segue la pratica depennato.
519
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza rassicura il luogotenente di Lodi sulla situazione mantovana per Carlo
Gonzaga, come nelle terre alessandrine per Guglielmo di Monferrato; quelli che sono oltre Adda
si ritirino. Gli ordina poi di porre sentinelle lungo l’Adda e ovunque riterrà necessario.
117r Domino locumtenenti Laude.
Ad quanto per tue letere scrive, te respondemo non esser vero né c’è niente che correria
né novità alcuna sia facta in Mantuana per meser Karlo né per li soy de là, né per il
signor Gullielmo né per li soy dal canto de qua verso Alisandria. Ad quili sonno delà da
Adda honestamente et secretamente poteria concederli se redducano senza fare tropo
demonstratione né evidentia grande, ma quili sonno de qua lassarli pur cossì stare per
adesso finché altramente seray advisato, et interim staray attento et sollicito et vigilante
con scolte per la riva de Adda che sinistro alcuno non occoresse, et per ogni (a) loco
parerà bisognare. Mediolani, ultimo aprilis 1452.
Ser Facinus.
Cichus.
(a) Segue modo depennato.
520
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza vuole che il referendario di Lodi gli faccia sapere dell’accordo preso con quelli
dalle case che si devono demolire per indennizzarli.
Referendario Laude.
Altre volte, come te di’ bene aricordare quando fusti da noy, te dicessimo et
commettesimo fecissi compositione et ultima conclusione con quelli dalle case che se
debbeno giutare zuso, ne advisassi poy de quanto havevi facto et concluso con loro, et
fino qui non pare ne habi facto niente; che molto ne fay maraviglare dei facti toy et ogni
dì ne fay havere qualche molestia de questo. Siché volemo, senza più scrivere et
repplicare de ciò, debi far quanto te dicessemo et advisarne subito che possamo
provedere alla indemnità et satesfatione loro com’è la intentione nostra. Mediolani,
ultimo aprilis 1452.
Ser Facinus
Cichus.
521
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di far sì che Petruccio de Aifons, uomo di Giovanni
dalla Noce, paghi gl oneri nel comune dove abita con la famiglia, e non quelli di Rozasco.
117v Potestati Papie.
Se grava Petrucio de Ayfons, homo d’arme del spectabile et strenuo miser Iohanne dala
Noce, nostro conductero, che fi tentato volerlo stringere nel luoco de Rozasco ad pagar
li carighi occurrenti con el commune de Rozasco contra il consueto et usato. Per la qual
cossa volimo e te commetimo che tu te informi de quanto s’è usato de fare et lo facy
tractare in lo dicto commune dove habita con la sua famigla eo modo et forma che se
tractano l’altri nostri homini d’arme, perché nostra intentione non è ch’el sia pegio
tractato deli altri. Data Mediolani, die ultimo aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
522
Francesco Sforza ordina al podestà di Costa
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Costa di costringere Alessandro da San Zenone a
restituire Giovanni da Valsassina, ragazzo dell’uomo d’arme Scarino, al suo padrone.
Potestati Coste.
Se è gravato con nuy Scarincio, nostro homo d’arme, che Alesandro da San Zanone gli
tene uno suo (a) regazo Iohanne de Valsasina; et perché no(n) ne pare honesto né
ragionevele et maxime in questo tempo, volimo e te commettimo che subito tu stringi il
dicto Alesandro, omni exceptione remota, ad renderli el regazo senza altra repplicatione
de nostre lettere. Data Mediolani, die ultimo aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue beneficio depennato.
523
Francesco Sforza a Catone Sacco
1452 maggio 1, Milano.
Francesco Sforza chiede a Catone Sacco di dare il suo parere al capitano di Casteggio per la
vertenza sorta tra Pietro Antonio da Perugia e gli uomini di Montedondone per cavalli bruciati lì.
Domino Catho de Sachis.
Ve confortamo et caricamo voglati senza dilatione alcuna dare al capitaneo nostro de
Chiastezo il consiglio vostro sopra una diferentia vertisse fra uno Piero Antonio da
Perosa, nostro homo d’arme, et li homini da Montedondone per alcuni cavali gli forono
brusati nel dicto luoco, como sareti informato et richiesto dal dicto capitaneo; de questo
non lo voglati tenere in tempo adciò il dicto nostro homo d’arme possa ad tempo metersi
in ponto per andare dove gli ordinarimo con li altri, che serà prestissimo. Data Mediolani,
die primo maii 1452.
Zanetus.
Cichus.
524
Francesco Sforza al vescovo e al clero lodigiano
1452 maggio 1, Milano.
Francesco Sforza si lamenta con il vescovo e il clero lodigiano per avere tassato per la
sovvenzione il monastero di Monteliveto, l’abbazia dal Corno e il monastero di San Marco, da lui
esentati; il primo, perchè dell’Osservanza, e gli altri due perchè hanno pagato l’annata. Vuole che
procurino di avere i denari mancanti, consegnandoli ad Agnolello da Lavello. In caso contrario,
provvederebbe il duca raddoppiando la somma. Avverte poi che non vi sono altre esenzioni,
compresa l’abbazia di Cerreto.
118r Dominis episcopo et toti clero Laudensi.
In la comparticione dela subventione richiesta ad quello chierigato sentiamo che havete
facto taxare el monastero di frati de Monteliveto, l’abbatia dal Corno et lo monastero de
Sancto Marco, le quale nuy havemo exceptato fin da principio perchè dicto monastero
de Monteliveto è de Observantia et li altri dal Corno et de Sancto Marco hanno pagata
l’annata. Et perchè questi dinari mancano al compartito, el strenuo Agnolello de Lavello,
al quale havemo assignato la dicta subventione, non pò conseguire el debito suo; del
che non poco se maraviglemo et dolemo perchè ne pare che circa questa cosa se usi
negligentia asay. Pertanto confortiamo et carigamo la reverenda vostra paternità che
voglati provedere de exgravare li dicti monasteri, et quella summa che gl’è stata taxata,
compartirla fra quello chierigato per talle modo et forma che la se possi haver de
presente, et similiter provedere ch’el dicto Agnolello consegui integramente li dinari
d’essa subventione in bone et exigibile paghe, altramente nuy vi certificamo che faremo
fare el compartito ad nostro modo et redoppiarvi ala summa et farla scodere perchè non
possiamo patire più dimora. Altri nuy non exceptiamo dal chierigato, anzi dicemo che
faciati pagare tuti, taxando l’abbatia da Cereto in quello che sii honesto et debito, et non
altramente. Mediolani, primo madii 1452.
Christoforus.
Iohannes.
525
Francesco Sforza ai deputati dell’Ufficio di provvisione di Pavia
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza chiede ai deputati dell’Ufficio di provvisione di Pavia spiegazioni sulla
l’assegnazione di un compagno al giudice delle vettovaglie contro quanto stabilito nelle
concesioni ducali.
Deputatis officio provisionum Papie.
Il nostro iudice delle victualia de quella nostra cità ne ha scripto gravandose assay de
uno altro officiale quale haviti posto in sua compagnia et dice che may per alcuno tempo
non è stato facto questo si non adesso; la qual cossa ritorna in grande suo damno et
manchamento et è contra il tenore delle nostre letere patente ad luy concesse. Pertanto
voglamo, havuta questa, ne debbiati advisare la casone per la quale gli haveti dato dicto
compagno et si è usitato esserli per lo passato vel ne. Data Mediolani, ultimo aprilis
1452.
Zaninus.
Iohannes.
526
Francesco Sforza a Galeotto Taverna
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza rispondendo a Galeotto Taverna, giudice delle vettovaglie di Pavia, chiede di
conoscere presto i motivi per la scelta di quel ragazzo fatta dalla comunità.
Galocto de Tabernis, iudici victualium civitatis nostre Papie.
Respondendo ala tua letera dicemo che per la ligata nuy scrivemo ad quella nostra
comunità che ne maraviglamo del compagno te hanno dato et che ne debiano advisare
per che casone l’hanno facto: sichè gli presenteray le dicte nostre et sollicitare che ne
fazeno presto risposta. Data Mediolani, ultimo aprilis 1452.
Zaninus.
Iohannes.
527
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 maggio 1, Milano.
Francesco Sforza scrive al capitano di Casteggio della notizia avuta da Mariotto, fratello di Pietro
Antonio da Perugia, sulla non soluzione nella vertenza con quelli di Montedondone per i cavalli
bruciati; faccia che, con il consiglio di Catone Sacco, Pietro Antonio sia soddisfatto. Ponga fine al
fatto di Fioravante, perchè, risolto il caso, le parti vadano dove il duca potrebbe aver bisogno.
118v Capitaneo Clastigii.
Credevamo per quello te habiamo scripto per nostre lettere che tu havessi posto fine ala
lite pende fra Pero Antonio da Perosa, nostro homo d’arme, et li homini de
Montedondone per li soy cavali brusati nel dicto luoco; ma da Marioto, fratello del dicto
Pero Antonio, intendimo novamente che anche non hay facto satisfare el dicto Pero
Antonio. Il perchè te repplicamo et dicemo per questa debi provedere ch’el dicto Pero
Antonio sia subito satisfacto et habia il debito suo, como per l’altre te havimo scripto.
Cossì poni fine al facto de Fioravante per modo non habiamo lamenta né bixogni per
questo più repplicare perchè, te advisamo, questo è molto più facto nostro che loro
perchè, non essendo spazati de questo, non poriano andare dove per nuy gli fusse
commandato, come haverano ad andare prestissimo. Nuy scrivimo ad miser Catho
quale darà il suo consegl(i)o circa questo facto; sichè provedi il sia subito spazato.
Mediolani, primo maii 1452.
Zanetus.
Cichus.
528
Francesco Sforza al priore e ai frati della Certosa di Pavia
1452 maggio 1, Milano.
Francesco Sforza comunica al priore e ai frati della Certosa di Pavia di aver provveduto alla
richiesta per la sovvenzione di milleseicento ducati, fatta da Filippone. Provvedano che Filippone
sia a Milano all’indomani per il denaro e per si ritrovi con Francesco Maletta.
Priori et fratribus monasterii Cartusie Papiensis.
In questa hora havemo spazato le lettere quale ne ha porto don Filipono, vostro
procuratore, circa quanto ne ha richiesto per vostra parte per la subventione che ne
fareti per mdc ducati. Pertanto ve carighamo et volemo che subito ne mandiate qua il
dicto don Filipono per il modo de exbursare il dinario et ritrovarsse da Francesco Malleta
quale darà tuto il spazamento de tute le vostre lettere; et in questo non sia demora per
quanto haviti de caro la gratia nostra, et al più tarde fate ch’el sia qui ad una hora de dì
domane. Mediolani, primo maii 1452.
Christoforus.
Cichus.
529
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 maggio 1, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia, a conoscenza della somma dovuta dalla
comunità di Vigevano a Giovanni Matteo Buttigella e a Giacomo Antonio Marchese, sentite le
ragioni delle parti, renda giustizia.
Potestati Papie.
Per altra nostra, como haveray veduto, ti havemo scripto deli dinari che debbe haver
Zohanne Matheo Buttigella, nostro cortesano, et Iacomo Antonio Marchese dala
comunità de Vigevano, per li quali sonno stati facti queli sequestri che tu say. Pertanto
volimo che, nonobstante cosa alcuna, tu vedi le rasone del’una parte et del’altra, et
intese l’haveray, volimo che gli administri raxone summaria et expedita, et taliter che
niuno d’esse parte habbia iusta caxone de querella. Data Mediolani, die primo maii
1452.
Persanctes.
Cichus.
530
Francesco Sforza ad Andrea Fulgineo
1452 maggio 1, Milano.
Francesco Sforza ordina ad Andrea Fulgineo, cancelliere ducale, di andare domani da lui con
Bartolomeo d’Ancona e Niccolò da Ferrara, a conoscenza del fatto delle erbe.
119r Ser Andree de Fulginato, canzellero nostro dilecto.
Havimo ricevuto le toe lettere per le quale restiamo avisati de quanto tu hay facto là; non
acade dire altro se non che domane tu vegni qua da nuy informato dele cose de là et
meni cum ti Bartolomeo d’Ancona et Nicolò da Ferrara quali hanno havuto ad vedere el
facto del’erbe. Ex Mediolano, primo maii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
531
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza scrive al referendario di Lodi sul probabile intervento per il rifacimento del
ponte sull’Adda con i denari che spettano a Francesco Gentile; accetti tale soluzione e assicuri
Francesco che gli saranno resi tucti i suoi denari.
Referendario Laude.
Dilecte noster, respondendo ala toa lettera per la quale tu ne scrivi che non havendo tu
el modo al denaro per la refactione de quello ponte nostro de Adda non poray exeguire
quello ha ordinato ser Andrea, nostro cancellero, et cetera, salvo se non togli deli denari
toccano a Francesco Gentile, facendoglili poy restituire nel tempo advenire, te dicemo
che, rendendone nuy certi ch’el dicto Francesco in questo poncto non restarà non ma(i)
contento che del suo denaro ne possiamo valere per la refectione del dicto ponte, che
nuy siamo contenti che tu togli deli soy denari, havendo però tu poy advertentia et cura
che al dicto Francesco siano renduti tucti li soy denari integramente quali haveray tolti,
sichè el sia contento perchè cossì è nostra intentione. Data Mediolani, die ii maii 1452.
Iohannes.
532
Francesco Sforza al podestà di San Colombano
1452 aprile 29, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di San Colombano di restituire a Galeazzo di Milano,
armigero di Giovanni dalla Noce, le armi e i beni impegnati da Antonio Guazaloto, armigero di
Giovanni, prima della fuga.
Potestati Sancti Columbani.
Intelligentes quod Antonius Guazalotus, olim armiger spectabilis et strenui militis domini
Iohannis dela Nuce ab eo aufugit et antea impignasse in illa nostra terra certa arma et
res Galeaz de Mediolano, armigeri ipsius domini Iohannis, volumus ac tibi expresse
mandamus quatenus, visis presentibus, eiusmodi res et arma per eum Antonium
impignata eidem Galeaz restitui facias, ipso contentos faciente illos penes quos sunt et
nominaverit de eo quod habere debent. Mediolani, xxviiii aprilis 1452.
Cichus.
533
s.d.
Descrizione dei beni di Niccolò da Verona.
120v Descriptio bonorum Nicolay de Verona.
Primo: Paro uno de ceste vode,
carnero uno da sella,
berreta una rosa da tenire in capo de nocte,
perponta una da lecto frusta,
paro uno delinzoli frusti,
elmeti duy con fornimenti de ramo et penazi et sue bavere,
lanze ii depente,
celate iiii,
coraze iii,
para sexa de schinere,
para iiii de arnesi,
para ii, iii de brazali,
para iiii de guanti,
para iii de (a) spalaroli,
spada una con paro uno de speroni,
testera una da cavalo dazale,
paro uno de bolze,
paro uno de stivali,
paga una da vino,
corde iii da soma,
sacho uno roto,
paro uno de fianchali con la falda,
pancere ii,
caldarello uno da campo,
sedella una de ramo,
canestrello uno,
scudella una de peltro,
scudelino uno de peltro,
para iii de barde, tra le quale gli è una senza pectorale,
selle viii,
brillie viii,
cavalo uno sasinato,
cavalo uno bayo scuro chiamato Capriolo,
cavalo uno bayo scuro grande,
cavali ii moreli,
cavali ii bay,
frassata una.
(a) Segue braza depennato.
534
Francesco Sforza al podestà e il referendario di Pavia
1452 aprile 30, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà e il referendario di Pavia provvedano che Niccolino
Colione possa recuperare i denari dai figli ed eredi di Guidacino da Binasco, suo debitore.
121r Potestati et referendario Papie.
Concedessemo altre fiade a Nicolino Colione lettera de potere astrenzere soy debitori et
luy non ha vogluto usare senza nostra licentia, di che merita commendatione et laude; et
perchè ricorda che meser Guidacino da Binasco era suo debitore de bona quantità de
dinari et, per consequente, soy figloli et heredi sonno debitori et ne pare conveniente, gli
siamo favorevoli a raxone. Però ve commettiamo et volemo che con queli modi et vie ve
pariranno expediente provediati ch’esso Nicolino consegua el debito suo da essi heredi
de meser Guidacino, del quale dice ti, Gracino, esser informato. Et in questo deportativi
in modo ch’esso Nicolino non se possa lamentare. Data Mediolani, die xxx aprilis
MCCCCLII.
Irius.
Cichus.
535
Francesco Sforza a Pietro de Tibaldeschi da Norcia
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza ordina che Pietro de Tibaldeschi da Norcia, luogotenente in Lodi, di far sì che il
fornaio trovato da Filippo Borromeo per fare il biscotto ordinato dal duca, possa uscire da lì
superando le difficoltà, di cui gli accennerà Giorgio Villano, messo di Filippo.
Domino Petro de Tibaldischis de Nursia, locumtenenti in Laude.
Havendo nuy ordinato col magnifico conte Filippo Bonromeo, dilectissimo nostro, che
provedesse de farne fare una quantità de biscotto, et da luy siando richiesto uno fornaro
de quella terra el quale se dice essere apto ad questo servitio, pare che per alcuno
modo non se possa conduere fora de lì, como da Zorzo Vilano, messo del dicto conte
Filippo, sereti informato. Et perchè d’uno suo paro haremo bisogno, volemo che, per
quella via vi pare, servati modo che quelo lì omnino se conduca et il conte Filippo gli farà
fare provisione dela quale se porà contentare. Data Mediolani, secundo maii 1452.
Cichus.
536
Francesco Sforza al podestà di Stradella
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Stradella procuri che il provisionato Carabello non abbia
ad noie per la casa e cose in modo da poter attendere tranquillamente ai sevizi in cui il duca lo
vuole impegnare.
Potestati Stratelle.
Havendosi di presenti Carabello, nostro provisionato, ad operasse in li servitii nostri, te
commettiamo che non gli lassi fare veruna molestia ala casa sua né in le cosse sue che
ha lì, ad ciò che con megliore core possa attendere ali nostri servitii. Mediolani, ii maii
1452.
Bonifacius.
Iohannes.
537
Francesco Sforza a Giacomo Alfieri da Crema
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza informa Giacomo Alfieri da Crema che il marchese di Mantova, evitando Lodi,
nel suo ritorno sarà il giorno seguente a Sant’Angelo; lo accolga dentro la rocca con quelli che
vorrà. Sia provvista di carne e pollame, assicurando che manderà Gabriele della Croce con i
denari intendendo che le spese siano a carico del duca. Sistemi bene quanti non saranno nella
rocca, tenendo presente che vi saranno da ottanta a cento cavalli.
121v Iacobo de Alferiis de Crema.
Perchè el signore marchese de Mantoa ritorna indrieto et non intende ritornare a Lode
perchè lo ha suspecto, et delibera domane stare ad Sancto Angelo, il perchè te dicemo
che lo vogli ricevere et acceptare dentro della rocha con queli soy li parerà. Et cussì fa
apparechiare per l’altra soa conpagnia dentro della terra per modo siano bene allogiati et
fa che sia apparechiato honorevolemente quanto si può, et maxime de carne et pularia,
et domatina mandamo là Gabriolo della Croce con li dinari che pagherà tuta la spesa,
perchè volimo pagare nuy dicta spesa et non volemo sia facta per altri. Sichè sforzati
che sia bene proveduto et honorevolemente tractato et ricivuto et molto più che non
faresti alla nostra propria persona. Et vogli rescrivere della recevuta de questa per
questo presente cavalaro. Ex Mediolano, secundo maii, hora prima noctis, 1452.
Post data. Avisandote ch’el dicto signore marchese haverà con luy circa octanta cavali
perfino in cento. Data ut supra.
Ser Iohannes.
Cichus.
538
Francesco Sforza al podestà di Sant’Angelo
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza fa sapere al podestà di Sant’Angelo che, intendendo portare con lui in campo
Bartolino da Crema, maestro di legname, vuole che lo trattenga lì.
122r Prudenti viro dilecto nostro potestati Sancti Angeli.
Perchè deliberamo menare cum nuy in campo Bartholino da Crema, magistro
delignamo, haveremo a caro et volimo che lo lassi stare in quella terra fin a tanto che lo
conduremo via senza difficultate alcuna, rendendoce certi ch’el magnifico Bologino ne
restarà contentissimo. Data Mediolani, die ii maii 1452.
Irius.
Iohannes.
539
Francesco Sforza a Giovanni da Cavirano
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza informa Giovanni da Cavirano, capitano di Casteggio, di aver avvisato il fratello
Bosso, Fioravante e Colella che devono con cavalli, cariaggi, armi partire di lì per essere il nove o
il dieci nel Lodigiano al Corno per andare poi al campo. Si trovi con loro, con quelli di Fiasco e di
Mariato e li accompagni al Corno e poi ritorni al suo ufficio. Abbia cura che non venga recato
danno alcuno nè lì nè lungo la strada al Corno. Gli faccia sapere quando partirà da Casteggio e
quanti cavalli sono arrivati al Corno.
Nobili viro Iohanni de Cavirano, capitaneo Clastigii, nostro dilecto.
Noy havimo scripto et ordinato ad tutte le nostre gente d'arme, et cossì scrivemo per la
ligata ad Bosso, nostro fratello, Fioravante et Colella, quali logiano nella toa iurisdictione,
che se debiano levare, cum tutti li soi cavalli, cariagi, arme et cosse loro et venire via per
modo che, a dì nove o deci del presente al più, infallanter se trovino allogiati in
Lodesana al Corno per andare fuora in campo como tu gli diray. Pertanto te
commettiamo et volimo che subito, havuta questa, te trovi cum dicti Bosso, Fioravante et
Collella o cum li soi fossero lì, cossì cum quelli de Fiascho et de domino Mariato, ali
quali non scrivimo perchè ad bocha gli lo havimo dicto, et con loro et cossì cum ogni
altro soldato logiasse nella toa iurisdicione pigli provixione et ordine se levino per modo
che senza fallo veruno a dì deci del presente se trovino allogiati al Corno, como havimo
dicto, cum li cavalli, arme, cariagi et ogni altra cosa loro; et tu volimo vegni cum loro et
non li abandoni fina siano allogiati al Corno, ma como li habii allogiati et conducti al
Corno, dove sarà uno deli nostri il quale gli ordinarà quello (a) haverano a fare, poray
tornare al’officio tuo et ad sollicitare l'opera deli sandoni. Nel levare de queste gente
d'arme, cossì in condurle, te caricamo habi cura che non fazano danno né
rencrescemento ali homini nostri et gli usi tale diligentia che non (b) ne (c) habiamo
lamenta ma provedi che, remossa ogni contradicione, dicto dì dece del presente te trovi
cum dicte gente al Corno et ne avisaray poy per toa lettera quando l’haveray conducti et
cum quanti cavalli sarano gioncti et del dì te partiray da Chiastezo. Data Mediolani, ii
madii 1452.
Zanetus.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit capitaneo Lumeline.
(a) Segue gli depennato.
(b) segue fazano danno depennato.
(c) segue rencrescemento ali homini nostri depennato.
540
Francesco Sforza a Francesco da Treviglio
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza scrive a Francesco da Treviglio che, intendendo riunire le genti d’arme,
s’intenda con Teseo e passi di qua dal Po per essere entro il dieci del mese a Cornovecchio, ove
sarà informato sul da fare. Provveda che dai suoi uomini non sia fatto alcun danno.
122v Francisco de Trivilio.
Perchè deliberamo unire tute le nostre gente d'arme, volemo et te comandiamo che,
intendendote con Theseo, nostro canzelero, subito passi de qua da Po con li toy et con li
cariazi et robbe loro et vada a lozare al Corno Vegio ove se retrovarà persona deli nostri
quale te informarà de quello haveray a fare. Et per quanto hay cara la gratia nostra, fa
che te ritrovi al dicto loco con tuti li toy a dì viiii o dece del presente al più tarde, et ne
l’andare tuo habii advertentia che li toy non facino alcuno oltrazo perchè, se lo farano gli
lo faremo pagare. Mediolani, ii maii MCCCCLII.
Irius.
Cichus.
541
Elenco dei condottieri convocati al Corno nel Lodigiano.
1452 maggio 2.
Die suprascripto.
In simili forma Ungareto de Ungaria.
Item in simili forma Bosiofortie, Floravanti de Perusio et Colelle de Neapoli.
Item in simili forma domino Antonio de Trotis.
Item in simili forma quibuscunque stipendiatis de commitiva magnifici Bosii in
Placentino stanciatis.
Item in simili forma Theseo de Spoleto.
Item in simili forma domino Iacomacio de Salerno.
Item in simili forma Angelello de (a) Lavello.
Item in simili forma Thome Todisco.
Item in simili forma Thadeo de Verme.
Item in simili forma Petro Iohanni de Camarino.
Item in simili forma Bartholomeo de Palavicino.
(a) segue Salvello depennato.
542
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza ordina a Francesco de Georgi, commissario sopra gli alloggiamenti della
campagna di Pavia, di andare nel Lodigiano a Cornoniuovo e a Cornovecchio con quelli che sono
sistemati di qua del Po e con gli uomini di Giacomo Orsino entro il nove o il dieci di maggio;
giunto e informato su quanto fare, tornerà indietro. Avrà l’avvertenza che i soldati non facciano
danno nè nella partenza nè sulla via per la nuova destinazione.
123r Francisco de Georgiis, commissario super allogiamentis Campanie Papie.
Havendo nu(y) deliberato de radunare et mettere insieme tute le nostre gente, volimo
che, immediate havuta questa, tu con tuti quelli che allogiano de qua da Po et con quelli
de Iacomo Ursino ti debi levare et venire via in Lodesana alo Corno Novo et Corno
Vegio et li allogiare dove trovaray uno nostro che mandaremo lì lo quale te informaray
(a) di quanto sarà da fare; et allogiati siano costoro, tu te poray tornare indrieto, ma fa
che per ogni modo tu sey con tucti li predicti al luoco dove havemo dicto per tuto dì nove
o deci, al più tardo, del presente mese de magio, et che tuti vengano con cariagii et ogni
altra cossa, et tu vedi de venire con costoro per luoco dove se facia manco damno che
sia possibile a li subditi nostri, ordinando ad caduno che, per quanto ha cara la gratia et
amore nostro, in levare dali allogiamenti et in lo venire non facia rencrescemento ad
persona che viva, advisando che se alcuno fa lo contrario non lo comportarimo, ma lo
castigarimo per tale modo che serà exempio ad ogniuno, et advisane del dì che seray
partito. Data Mediolani, die ii maii 1452.
Persanctes.
Cichus.
(a) Così A.
543
Francesco Sforza a Giacomo Orsini
(1452 maggio 2, Milano).
Francesco Sforza dà la medesima disposizione di radunarsi nel Lodigiano a Giacomo Orsino e
agli armigeri della Campagna di Pavia.
Die suprascripto.
In simili forma Iacobo de Ursinis ductori et ceteris armigeris allogiatis in Campania
Papie.
Cichus.
544
Francesco Sforza a Moreto di Sannazzaro
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza ordina a Moreto di Sannazzaro di andare con i suoi nell’Alessandrino ove il
fratello del duca, Corrado, gli dirà cosà fare. Si intenda con Sacramoro da Parma, che pure sarà
in Alessandrino e curi che i militari nei loro spostamenti non rechino danno.
Domino Moreto de Sancto Nazaro.
Deliberando nuy de redunare et mettere insiemi tucte le nostre gente, volimo che,
havuta questa, voy con tuti li nostri cum cariagii et ogni altra cossa, intendendove prima
cum Conrado, nostro fratello, ne debiati levare dali allogiamenti vostri et andare in
Alesandrina perchè lo dicto Conrado ve informerà de quello che haveti ad fare, et
secundo quello ve ordinerà ve governariti. Et cossì volimo ve intendati con Sacramoro
da Parma, perchè luy se deve levare insieme con vuy. Ben dicemo che per quanto
haveti caro lo amore nostro habiati advertentia che li vostri in levare dali allogiamenti et
in lo andare non faciano uno minimo damno né rencrescemento ad persona che viva,
advisando che se niuno farà lo contrario non gli lo comportaremo, ma el castigaremo per
tale modo che serà exempio ad ogniuno. Et advisatine del dì che sareti partite per
andare via. Data Mediolani, ii maii 1452.
Cichus.
545
Francesco Sforza al podestà di Rosasco
1452 maggio 3, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Rosasco intervenga perchè Antonino, famiglio di
Fiasco, riabbia quanto ha depositato presso uno del posto.
124v Potestati Rosaschi.
Pare che Antonino, famiglio de Fiasco, nostro conductero, lassasse certa soa robba lì ad
uno de quelli homini, como da luy intenderay; el quale pare che gli veti de restituirglila.
Pertanto volimo che intendi la verità della cosa et, siando cussì, che gli fazi restituire
dicta roba et fay rasone al dicto Antonino per modo habbia suo dovere. Ex Mediolano, iii
maii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
546
Francesco Sforza al podestà di Vigevano
1452 maggio 2, Milano.
Francesco Sforza informa il podestà di Vigevano di aver convinto Aliolo da Gravelona e suo
nipote Giovanni a pagare a febbraio i novecento fiorini dovuti alla Camera ducale per la
convenzione del primo semestre dell’anno successivo. Provveda che i Presidenti del comune
ribadiscano a zio e nipote tale loro obbligo.
Potestati Viglevani.
Sono venuti qui Aliolo de Gravalona et Zohanne, suo nevote, et gli havimo facto
astrenzere ad promettere qui de pagare in febraio proximo che vene quelli fiorini dcccc
deuti ala Camera nostra per li homeni de quella nostra terra per casone dela
conventione de primi sei mesi del’anno proximo a venire, non obstante che in dui termini
se debono pagare perchè n'è stato forza a fare cossì per lo nostro grande bisogno quale
havimo de presente; la qual cosa non dè gravare li dicti homeni perchè questo non gli è
disconzo, si non de quatro mesi, et etiamdio non deno volere fare pezo che li homini de
le altre terre, rechiesti per simile casone, che non hano refragato a questa nostra
voluntà. Il perchè vogliamo che, havuti li presidenti de quello nostro commune, li debbi
astrenzere a fare ali decti Aliolo et Zohanne l’obligo et promessa de pagare li predicti
denari in febraro, come havimo dicto de sopra, et de relevarli indemni per questa casone
per forma che remanghino contenti. Et in queste provedi in modo che non intervenga
fallo alcuno, né lassi che per messo sia mandato qui più per li dicti homini: non gli serà
data altra audientia. Data Mediolani, die ii maii 1452.
Facta apud Magistros intratarum.
Cichus.
547
Francesco Sforza a Bartolomeo da Correggio
1452 maggio 3, Milano.
Francesco Sforza comunica a Bartolomeo da Correggio, referendario di Pavia, che Filippo
d’Ancona, inviato da quelli della provvisione per i denari del carreggio, è ritornato senza. Il duca
ha perciò riscritto di fargli avere i soldi entro tre giorni o di trovare un’altra soluzione. Lo invita a
incontrarsi con quelli della provvisione e li convinca a pagare; altramenti provveda lui stesso
perchè questi soldi si abbiano al più presto.
125r Domino Bartholomeo de Corrigia, civitatis nostre Papie referendario.
Como sapeti mandassamo là Filippo d'Ancona che fusse con quelli della provisione de
quella citade per havere li dinari del carrezo, et è ritornato senza conclusione et effecto
alcuno; de che nuy rescrivemo ad quelli della provisione che voglano dare forma et
modo che fra tri dì se habbiano dicti dinari che, non se havendo et non dando forma che
effectualmente se habbiano ad nuy, serà necessario de provederli per altra via, attento
quanto il dinaro del dicto carrezo importa al facto nostro. Et pertanto volemo che siati
opportunamente cum quelli della provisione et instati con quelle persuassione et
instancie che ve parerano expediente che loro diano el modo che se habbiano dicti
dinari; et in quanto vediati che non lo fazano et che circa di ciò siano tepidi, volimo che
provediati voy per quella via ve parirà che se habiano dicti dinari subito senza dilatione
per modo da essi ne possiamo valere secundo li ordini nostri circa ad ciò. Et fate non
manchi. Ex Mediolano, iii maii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
548
Francesco Sforza ai deputati dell’ufficio di provvisione di Pavia
1452 maggio 3, Milano.
Francesco Sforza esprime ai deputati dell’ufficio di provvisione di Pavia la delusione perchè
Filippo d’Ancona è ritornato senza i soldi del carreggio, contrariamnet a quanto sperava. Tali
denari li diano entro tre giorni, altrimenti ricorrerà ad altra via.
Deputatis officio provisionum civitatis Papie.
Filippo d'Ancona quale mandassemo da vuy per haver li dinari del carrezo per valerne
circa ad quanto habbiamo ad fare, è ritornato indrieto senza conclusione et effecto
alcuno; de che grandissimamente ne maraviglamo perchè, attento quanto importa al
stato nostro, como bene possiti intendere et considerare (a) non tanto che havessemo
mandato là Filippo per casone del dicto dinaro, ma eravamo de tale oppinione che da
per vuy havesti dato forma et ordine che dicti dinari fossero voluntariamente exbursati
senza difficultà alcuna. Et pertanto, considerata la brevità del tempo et la celeritade delle
cosse sonno de essere exequite, ve dicemo che voglati fare tale provisione et dare tali
ordini et modi che fra tri dì se habiano dicti dinari; et quando che per lo vostro officio non
se dia effectuale modo circa ad ciò, attento quanto importa al facto nostro, sarà
expediente et necessario che li provediamo per altra via. Ex Mediolano, iii maii
MCCCCLII.
Ser Iohannes de Ulesis.
Cichus.
(a) Segue ne maraveglamo depennato.
549
Francesco Sforza al vescovo e al clero pavese
1452 maggio 3, Milano.
Francesco Sforza, sentito l’abbate di Lardirago e prete Martino, precisa al vescovo e al clero
pavese, esenti, quelli che hanno pagato l’annata o fatto sovvenzioni, come l’abbate di San
Lanfranco. Quanto ai Ferreri di San Giovanni se risulta che sono soliti contribuire ai carichi del
clero, contribuiscano pure adesso. Per quelli di Mortara, soliti pagare, facciano come pare, ma
che non si ponga ulteriore indugio. Accontentino Paolo, perchè ha da cavalcare.
125v Domino episcopo et clero Papiensi.
Inteso quanto ne ha exposto miser l'abbate da Lardirago et prete Iohanne Martino per
parte de quello chiericato, dicemo et dechiaramo che nostra intentione non fu né he che
queli hano pagato l'annata ho facto nova subventione ad nuy siano taxati in questo
presente chierico de dicti ducati, et però se maraveglamo che habbiate taxato miser
l'abbate de San Lanfranco, dal quale in questo anno passato havessemo certa
subventione, che non è né honesto né rasonevole. Pertanto quella taxa he stata data a
luy, distribuitela et fatella distribuire tra tuto quello chiericato et non gli dati nova graveza.
Apresso, circa la parte de quelli Ferreri de San Giovane, nonobstante certa informatione
havuta dali predicti miser l’abbate et prete Martino, siamo contenti, per più iustificatione,
ve informati de novo subito et in instanti se li dicti Ferreri sonno soliti contribuire alli
carighi del chiericato de Pavia per alcuno tempo, et trovando che sicomo li dicti
offrivano, vogliamo sianno astreti al paghare la taxa loro; et perchè de alcuni de loro non
se trova sì chiara prova che habiano per altri tempi pagati et pur pareno soliti ad eser
taxati nel chierigato, quando quelli talli non monstrano gracia, exempcione o privillegio
speciale, dicemo ch’el ne pare honesto (a) che loro como gli altri similiter debeno
pagare; che quella rasone debbe mutare in uno che in l'altro, monstrando speciale
privillegio dagli altri, volemo siano reservati et non altramente. Al facto de queli da
Mortara, quando per altri carighi siano soliti de pagare, fate como pare a vuy; grato
haveremo siano bene tractati et che se posano laudare de vuy. Quello medesimo
dicemo de tutti li altri che sonno soliti de contribuire, che contribuiscano non obstante
ogni lettera scripta in contrario. Circha mò il ritrare del dinaro, perchè el facto nostro non
vole dilatione, vi confortiamo et stringemo che dagate ipso facto modo ch'el dinaro se
habia et non se metta più indusia, sichè de presente se ne possiamo valere et non ve ne
fatte più charicare né strenzere: facendolo ne piacerà sopra modo, non facendo vice
versa ne despiacerà. Et perchè azò possiate dare più presta expeditione, volemo che in
facultà della vostra paternità sia da possere deputare quale executore vi parirà che
habia possanza de fare executione contra quelli sarano renitenti al pagare, et circa ciò
fare quanto alla paternità vostra parirà, (b) expediendo però Paulo de presente, perchè
ha ad cavalchare et provedendo che sii satisfacto dele spexe che ha facto da quelli che
son debitori. Data Mediolani, die iii maii 1452.
Cichus.
(a) Segue como depennato.
(b) segue Data Mediolani, iii maii 1452. Christoforus depennato.
550
Francesco Sforza ai precettori di San Giovanni Gerosolomitano
1452 maggio 3, Milano.
Francesco Sforza scrive ai precettori di San Giovanni Gerosolomitano della diocesi di Pavia di
aver chiesto al vescovo di informarsi sul privilegio da loro goduto in materia di esenzione Nel
frattempo stiano tranquilli.
126r Venerabilibus ac religiosis viris dominis
Iherosolimitani diocesis Papiensis dilectis nostris.
preceptoribus
Sancti
Iohannis
Scrivemo al reverendo miser lo vescovo de Pavia ch'el habii presta informatione se vuy
commandatori de Sancto Iohanne sete soliti contribuire ad li carichi del chierighato de
Pavia per alcuno tempo che, illo casu, siate tenuti ad contribuire con loro, ma se voy
monstrate gratia, exemptione o privillegio speciale como vuy non siate tenuti, che debiati
esser preservati, como per le lettere quale scrivemo al prefacto reverendo miser lo
vescovo pienamente intenderite. Et perchè intendiamo che vuy andate intimando et
denuntiando vostri privillegii et con quelli absolute ve voleti defendere dal pagamento et
cetera, vi dicemo et confortiamo et carichiamo che debiati stare contenti et patienti ad
quello serà dechiarato per esso miser lo vescovo perchè se rendiamo certi non
dechiararà se non quello che sarà iusto et honesto; et non vogliate per rispeto ad questo
fare alcuna novità contra alcuno de loro. Data Mediolani, iii maii 1452.
Christoforus.
Cichus.
551
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 maggio 4, Milano.
Francesco Sforza scrive a Pietro da Norcia, luogotenente di Pavia, di non arrecare danno a
Fioravante per la tassa dei sandoni “per lo spedaletto”
Domino Petro de Nursia, locumtenenti civitatis nostre Laude.
Pare che tochi ad pagare certa taxa ad Fioravante per li sandoni per lo spedaleto che luy
tene; et perchè dicta taxa è pocha cossa et sia per quale casone se voglia, volimo che
de taxa tochasse al dicto Fioravante per lo spedaleto, imposta per casone de dicti
sandoni o altra cosa, non gli sia dato impazo alcuno chè simo contenti fargli gratia della
dicta taxa per adesso tanto. Ex Mediolano, iiii maii 1452.
Ser Iohannes.
Iohannes.
552
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 maggio 4, Milano.
Francesco Sforza scrive a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di permettere a Emanuele,
ebreo di stare e lavorare lì. Lo invita in caso arrivassero notizie contrarie a chiarire prontamente
la sua posizione.
Domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude.
Semo contenti lassiate venire et liberamente stare et praticare lì in Lode et fare lì soe
facende ha da fare questo Emanuel, ebreo, presente portatore; ma venendone rechiamo
che tractasse o facesse cossa min che debita et che da fare non fusse, vogliatine chiarir
prima molto bene se in luy è manchamento alcuno et sapere lo fundamento et poy
darcene aviso che ve rescriverimo quanto debiate exequire contra de luy. Questo
dicemo perchè seriano forsi alcuni soy malivoli lo imputariano de cosse non vere. Data
Mediolani, iiii maii (a) MCCCCLII.
Andreas Fulgineus.
(a) Segue iii depennato.
553
Francesco Sforza ordina a Gracino da Pescarolo
1452 maggio 4, Milano.
Francesco Sforza ordina a Gracino da Pescarolo, referendario generale, e a Giacomo da Crema,
ufficiale delle munizioni di Pavia, di mandare a Francesco Cagnola, referendario di Tortona,
quattro casse di verrettoni e tre barili di polvere da bombarda.
126v Nobili dilectis nostris Gracino de Piscarolo, generali referendario, et Iacobo de
Crema, officiali munitionum Papie.
Dilecti nostri, volimo che ad Francisco Cagnola, nostro referendario de Tertona, vuy dati
per mettere in la citadella et castello de Tertona quatro casse de veretoni, cioè doe
communale et doe da bussola, et tre barili de polvere da bombarda. Et queste cosse gli
mandate subito, perchè luy pagherà la spesa dela conducta. Data Mediolani, iiii maii
1452.
Persantes.
Cichus.
554
Francesco Sforza a Raffaele Zaccaria
1452 maggio 3, Milano.
Francesco Sforza comanda a Raffaele Zaccaria, capitano della Lomellina, di non infastidire
Francesco Biscossa, cancelliere del fratello del duca Corrado, nè i massari per la tassa dei cavalli
per i beni che ha a Savugnana, Soyde, Mede e San Martino.
Rafaeli Zacharie, capitaneo Lomeline.
Francesco Biscossa, citadino della nostra cità de Pavia et canzelero de Conrado, nostro
fratelo, se lamenta che alcune volte fi molestato luy et soy massari per li beni ha in
Savugnana, Soyde, Medde et Sancto Martino per le taxe deli cavali contra lo debito et
ordini dela dicta nostra citade, supplicandone gli provediamo in modo che né luy né soy
massari per dicti suoy beni non siano molestati per la dicta casone, né sia pegio tractato
deli altri nostri citadini de Pavia. Considerata la sua domanda honesta et iusta et che
esso è con dicto nostro fratello, volimo che per la dicta casone non lo molesti né lassi
molestare né luy né li suoy massari et, se novità alcuna contra loro fosse facta per
casone de dicte tase, le revochi et anulli senza exceptione, tractando dicto Francesco
secundo sonno l'altri nostri citadini pavesi, et per quella via et forma et modo non se
possa debitamente lamentare, ma piutosto contentare. Data Mediolani, iii maii 1452.
Marcus.
Cichus.
555
Francesco Sforza al podestà di Pandino
1452 maggio 6, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pandino consegni a Bartolomeo d’Ancona, famiglio
ducale, Niccolò da Verona da lui detenuto.
128r Potestati Pandini.
Mandamo lì Bartholomeo de Ancona, nostro fameglio, perchè el conduca Nicolò da
Verona, detenuto lì presso ti ad Lodi. Pertanto volimo et te comandiamo che, senza
exceptione alcuna, gli lo debii dare et consignare; et perchè tu credi che questo sia de
nostra intentione havemo sottoscripto la presente de nostra propria mano. Data
Mediolani, die vi maii 1452.
Marchus.
Iohannes.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
556
Francesco Sforza a Bartolomeo d’Ancona
1452 maggio 6, Milano.
Francesco Sforza ordina a Bartolomeo d’Ancona di farsi dare da Pietro da Norcia venticinque
balestrieri con i quali andrà dal podestà di Pandino per prendere Niccolò da Verona e portarlo a
Lodi da Pietro da Norcia. Prenda i due cavalli di Boldrino da Cremona e li mandi a Pisanello.
Dux Mediolani et cetera, Bartholomeo, volimo subito, recevuta questa nostra lettera, tu
te faci dare da miser Petro da Nursia xxv balistreri, perchè cossì scrivemo a luy, de queli
nostri sonno lì et te ne andaray a Pandino con loro con questa alligata lettera derizata a
quello podestà, per la quale li scrivemo te debia consignare Nicolò da Verona retenuto
presso luy; sichè t’el faray dare et lo conduray a Lodi et lo consignaray al predicto miser
Pedro perchè a luy scrivemo quanto d’esso Nicolò haverà ad seguire, et habi bona
advertentia et cura de condurlo a salvamento. Et questo non falli, per quanto hay cara la
gratIa nostra. Appresso te faray dare da quelli nostri famigli sonno là li doy cavali hano in
le mano de Boldrino da Cremona et li manderay qui in le mano del Pisanello. Data
Mediolani, die vi maii 1452.
Iohannes.
557
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 maggio 6, Milano.
Francesco Sforza comunica a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, che Bartolomeo d’Ancona, ,
andrà dal podestà di Pandino con i venticinque balestrieri avuti per prendere Niccolò da Verona e
portarlo a Lodi dove sarà impiccato.
Domino Petro de Nursia, locumtenenti Laude.
Scrivimo per la ligata ad Bartholomeo d'Ancona, nostro fameglio, che debia, tolendo con
sì in soa compagnia xxv de queli nostri balistreri andare a tore Nicolò da Verona
destenuto in la terra de Pandino per certo delicto comisso per luy et che lo debia menare
lì a Lode et consignarlo in le mane vostre. Vogliamo aduncha, aciò possa exequire
quanto le scrivimo prestamente, che commandiati a xxv d'essi balistreri che vadano con
sì per conduere lì dicto Nicolò; puoi vero li commandiamo et commandiamo che, da poy
haveriti dicto Nicolò da Verona nele mane vostre, lo faciati impichare per la golla
subitamente. Et perchè circa di ciò non se perda veruno tempo vogliamo che la dicta
alligata subito la presentati al dicto Bartholomeo senza dimora. Ceterum, perchè
intendiati che cossì sia la nostra intencione, habiamo sottoscripta la presente de nostra
propria mano. Data Mediolani, die vi maii 1452.
Iohannes.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Iohannes.
558
Francesco Sforza al podestà di Belgioioso
1452 maggio 6, Milano.
Francesco Sforza ordina al podestà di Belgioioso che. individuato tra gli uomini della pieve di
Portomorone e il pavese chiamato Savio chi è tenuto a pagare da più di due anni le tasse dovute
all’uomo d’arme ducale Stefanino d’Albenga, obblighi il designato a soddisfare Stefanino.
128v Potestati Belzoiosi.
Stefanino de Albengha, nostro homo d'arme, ne dice che ello dè havere le tasse soe de
più de doi anni dalli homini della pieve de Portomorone. Et perchè dice che li dicti homini
se scusano et allegano che non degono pagare loro dicta taxa, ma uno citadino nostro
de Pavia chiamato miser Savio, de cossì vogliamo che tu debie intendere molto bene
questa cosa et toccando de rasone pagare dicta tassa alli dicti homini o al dicto miser
Savio, vogliamo et commandiamote debie astringere et fare pagare ad chi debitamente
tocha de pagare che satisfaza et paghi integramente dicto Stefanino de tuto quello resta
havere della sua taxa et che questa cosa non sia menata più alla longa. Data Mediolani,
die vi maii 1452.
Zaninus.
Iohannes.
559
Francesco Sforza al podestà di Vigevano
1452 maggio 6, Milano.
Francesco Sforza comanda al podestà di Vigevano di mandare con buona scorta a Guglielmo da
Baviera, castellano di Abbiategrasso, Francesco Ferraro da Cilavengna, detenuto lì.
Potestati Viglevani.
Per certo respecto vogliamo che quelo Francesco Ferraro da Silavengna quale hay lì
destinuto, lo mandi, ben acompagnato, a consignare nele mane de Gulielmo de Baveria,
nostro castellano de Abbiategrasso, al quale habiamo commisso quanto è de nostra
voluntà. Et in questo vedi de haverli tale discretione che non se possa andarse. Data
Mediolani, die vi maii MCCCCLII.
Irius.
Cichus.
560
Francesco Sforza al castellano e podestà di Vigevano
1452 maggio 6, Milano.
Francesco Sforza comanda al castellano e podestà di Vigevano di indurre gli uomini di lì, debitori
di Ottaviano Visconti a soddisfarlo sollecitamente.
Castelano et potestati Viglevani.
El spectabile et strenuo Octaviano Vesconte, nostro conductero, dice devere havere
certa quantitade de dinari da alcuni homini de quella nostra terra, como da soy messi
intenderiti. Pertanto per provedere ala sua indemnitate et ad ciò possa attendere a
mettersi in puncto, ve commandiamo et voglamo che li faciati rasone sumaria et
expedita contra qualunque suo debitore per modo che con celeritate conseguischa el
dovere suo. Data Mediolani, die vi maii 1452.
Bonifatius.
Cichus.
561
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e a Bartolomeo da Correggio
1452 maggio 6, Milano.
Francesco Sforza ordina a Gracino da Pescarolo e a Bartolomeo da Correggio, referendario di
Pavia, che per spese necessarie, diano ad Antorio, cancelliere ducale spenditore, l’assegnazione
di maggio spettante loro, ricorrendo anche a prestiti. Li rimprovera perchè, dovendo fare
pagamenti ai venti del mese, non hanno ancora fatto quelli di aprile; ha il sospetto che lo facciano
per consentire a quelli che devono denari di poterli impiegare.
Gracino de Piscarolo necnon domino Bartholomeo de Corrigia, referendario Papie.
Per le spexe necessariissime quale ce bisogna fare de presente in casa nostra per lo
nostro iusire in campo adesso de presente, volimo che subito, senza veruna exceptione,
faciati numerare ad Antonio, canzellero nostro spenditore, li dinari de questo mese de
maio per l'assignatione in luy facta, nonobstante che anchora non sia il termine de
exbursargli perchè cussì richiede el bisogno nostro; et ad questo non intervenga fallo né
manchamento alcuno sebene gli dovesti richatare ad interesse. Ceterum ne
maraviglamo et anchi dolimo de vuy che, segundo li ordini se debbeno exbursare li
dinari a vinti dì d'ogni mese, et ancora non habiate dato quelli del mese passato, che
certo non sapemo che imputare se non vuy, che lassati fare mercantia deli vostri dinari a
quelli che hano ad exbursare; la (a) qual cossa non intendimo comportare e volimo che,
per ogni modo, gli usati maior diligentia che non faciti et che ali termini li dinari ce siano
per potere supplire ali bisogni de casa nostra. Data Mediolani, vi maii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
In simili forma referendario et thesaurario Papie. Data ut supra.
(a) Segue quale depennato.
562
Francesco Sforza al comune e agli uomini di Broni
1452 maggio 7, Milano.
Francesco Sforza chiede al comune e uomini di Broni di lasciare tranquilla la donna di Colella da
Napoli per la casa che abita con la famiglia.
129r Comuni et hominibus Brone.
Volimo che non diati impazo alcuno alla femena de Colella da Napoli, nostro squadrero,
per la casa, quale tene et habita cum la sua fameglia in quela terra, ma gli la lassati
senza dargli molestia alcuna. Data Mediolani, die (a) vii maii 1452.
Marchus.
Cichus.
(a) Segue xv depennato.
563
Francesco Sforza al referendario e al tesoriere di Pavia
1452 maggio 5, Milano.
Francesco Sforza rimprovera il referendario e tesoriere di Pavia per non aver trattenuto sulla
paga del mese passato del podestà i denari di due mesi; si rifaccia sulle successive. Vuole poi
che il giudice delle vettovaglie paghi il salario di due mesi e si mandino i denari.
Domino referendario et thesaurario Papie.
Ve scrissemo ali dì passati che al podestà nostro di quella cità sopra li dinari della sua
pagha del mese proximo passato, la quale ha dala Camera nostra del’ordinario,
retinissine li dinari de doy mesi che ascendeno fiorini novanta, quali gli sonno dovuti dele
condemnatione, et fin a hora pare che non habiati exequito questa nostra voluntà.
Pertanto, maravigliandose de vuy, repplicamo et voliamo che mandiati ad effecto quanto
havemo dicto senza alcuna dimora et rimosta ogni contradictione. Et non supplendo la
paga ordinaria del dicto mese passato, retenerite quello che mancherà sopra le altre
paghe avenire, como se contineva in l'altra nostra. Ceterum volimo ancora che strinzate
el iudice delle victualie della dicta cità ad pagare el suo salario de duy mesi, secundo
l'ordine a vuy dato più volte, et mandatene qui subito tuti li dinari predicti insieme con li
altri de simile retentione che restano, non expectando altre lettere sopra de ciò. Data
Mediolani, v maii 1452.
564
Francesco Sforza a Ludovico da Lugo
1452 maggio 7, Milano.
Francesco Sforza ordina a Ludovico da Lugo di mandare a Bartolomeo da Cremona i quattro
carri e i buoi imprestati l’altro giorno.
Domino Ludovico de Lugo.
Volimo che subito, recevuta questa, ne mandiati quelle quatro carre et bovi et altre cose
vi prestassemo l'altro dì et mandatele in mano de Bartholomeo da Cremona quale è qui.
Data Mediolani, die vii maii 1452.
Marchus.
Cichus.
565
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 maggio 6, Milano.
Francesco Sforza comanda a Francesco de Georgi, famiglio ducale, di prendere Giacomo
Villano, inobediente all’ordine di presentarsi da lui , e di portarlo da lui; lo avissa che era a
Bereguardo e alloggia dove sta Giacomo Orsino.
Nobili dilecto familiari nostro Francisco de Georgiis.
Più volte per nostre lettere habiamo scripto a Iacomino Villano che devesse venire qua
da nuy, et per fin al dì presente non c'è venuto; imo pare se faza beffe d'esse nostre
lettere. Pertanto te commandiamo et voglamo che lo debii prendere personalmente et
cunsignarlo qua da nuy, avisandote ch'el pratica a Belreguardo et aloza dove alloza el
spectabile Iacomo Ursino. Data Mediolani, vi maii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
566
Francesco Sforza a Giuseppe da Cortona
1452 maggio 7, Milano.
Francesco Sforza chiede a Giuseppe da Cortona, castellano e podestà di San Colombano, di
riconsegnare all’uomo d’arme Modanese il famiglio che è fuggito lì.
129v Dilecto nostro magistro Ioseph de Cortona, castellano et potestati Sancti
Columbani.
È stato da nuy Modanese, nostro homo d'arme, et ne ha dicto che luy ha lì uno suo
fameglio, quale, havendolo vestito, pare che non voglia tornare da luy. Pertanto volimo
che habbi da ti questo tale et provedi per quello modo che ti pare che luy ritorna dal dicto
Modanese et che gli restituisca la robba sua; et fa’ che de ciò non ne habiamo ad
scrivere più. Data Mediolani, vii maii 1452.
Persanctes.
Iohannes.
567
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 maggio 7, Milano.
Francesco Sforza informa Francesco de Georgi della richiesta di Giacomo Orsino di differire di
una settimana la partenza per il Corno. Faccia in modo che prontamente poi parta.
Francisco Georgio, commissario Papiensi.
Nonobstante quanto te habiamo scripto de dovere monire quelle gente d'arme ad
doverse levare al termine, perchè il spectabile et strenuo Iacomo Ursino ce dice non
possere levare per tuta questa septimana et hace pregato gli voglamo deferire il termine,
però volemo lassi stare il dicto Iacomo Ursino et li soy per tuta questa septimana nelli
soy allozamenti, ma che poy immediate se leveno et vegnano al Corno, dove li è
ordinato. Data Mediolani, vii maii 1452.
Irius.
Andreas Fulgineus.
568
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 maggio 7, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia, appurato che il sarto che ha fatto per il soldato
Pietro da Piadena una giornea, l’ha poi impegnata, sia costretto a restituirla.
Egregio viro dilecto potestati nostro Papie.
Pedro da Piadena, nostro soldato, presente exhibitore, vene lì per casone de una
zornea, quale zà parechi dì (s)e fece fare da uno sartore de quella cità, la quale pare
habia impignata et persa alla usura, como dal dicto Pedro saray informato. Pertanto te
commettimo et volimo che, havuto dinanzi a ti il dicto sartore, debii intendere
dilligentemente questo facto et facti, inspecta veritate, volimo debii astrenzere el dicto
sartore ad restituire et satisfare la sua zornea al dicto Pedro, com’è debito et rasonevole.
Et datili prestissima expeditione che per questo non habia ad manzare la dicta zornea
suso l’hostaria. Data Mediolani, vii maii 1452.
Iason.
Iohannes.
569
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 maggio 8, Milano.
Francesco Sforza ordina a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi di liberare i due saccomanni
famigli di Andrea da Milano, compagno di Colleoni.
Spectabili militi et legum doctori dilecto nostro domino Petro de Nursia, locuntenenti
civitatis nostre Laude.
Volimo che quelli duy sacomani, famigli de Andrea da Mediolano, compagno del
magnifico Bartholomeo Cogliono, portatore de questa, quali havete sostenuti, debiati
liberamente rellasare et liberare. Ex Mediolano, viii maii 1452.
Ser Iohannes.
Iohannes.
570
Francesco Sforza ai deputati dell’ufficio di provvisione di Pavia
1452 maggio 8, Milano.
Francesco Sforza ribadisce ai deputati dell’ufficio di provvisione di Pavia di avere richiesto loro
guastatori e oneri come avvenuto per altri che non hanno fatto difficoltà quanto loro; vuole che
due di loro vadano da lui. Circa agli esentati, lo sono perchè contribuiscono separatamente.
130r Nobilibus viris deputatis officio provisionum Papie dilectis nostris.
Havemo inteso quello ne haveti scripto respondendo ala nostra circa el facto deli
guastatori; al che respondendo dicemo ch'el non è rechesto ad vuy cosa che non sia
anchora richiesta ad altri, nì haveti supportato graveza che non habiano ancora
supportata li altri, et neuno è che gli habia facto tanta dificultate quanta vuy; de che non
possiamo fare che non ce maravegliamo. Et però volemo che veduta la presente duy
vuy deputati subito vegnati da nuy. Et perchè diceti de quelli havemo exceptati perchè
debiano essere exempti, immo perchè contribuisseno ad questi carighi seperatamente.
Data Mediolani, die viii maii MCCCCLII.
Irius.
Iohannes.
571
Francesco Sforza a Bartolomeo, referendario di Pavia, a Gracino e a Giacomo da Crema
1452 maggio 8, Milano.
Francesco Sforza scrive a Bartolomeo, referendario, a Gracino e a Giacomo da Crema ordinando
a quest’ultimo di prendere tutte le lance che ci sono, di caricarle su una nave e di andare con loro
nel Lodigiano a Corno ove Gentile dalla Molara gli dirà quel che ne deve fare. Al referendario e a
Gracino comanderà che siano pagate le spese.
Domino Bartholomeo, referendario Papie, Gracino de Piscarolo et Iacobo de Crema.
Dilecti nostri, volimo che subito havuta, ti, Iacomo da Crema, toglie tucte quelle nostre
lanze che sonno lì, tanto da cavallo como da pedi, et che siano aconcie, como degono
stare, et fazale caricare in su le nave et poi tu inseme con loro te nandirai al Corno de
Lodesana dove trovarai Zentil dala Molara, nostro fameglio, al quale havemo dicto la
volontà nostra; et d'esse lanze exequirai quando lo dicto Zentile te dirà et ordinarà. Et
voi, referendario et Gracino, farete pagare la spesa che andarà in far questo che habimo
dicto, et per questo cavallaro ne advisate come haverete facto. Data Mediolani, die viii
maii 1452, hora xiiii.
Persanctes.
Cichus.
572
Francesco Sforza al referendario di Pavia
s.d.
Francesco Sforza vuole che il referendario di Pavia induca Gabriele e Andrea, fratelli Gentili,
abitanti a Pavia, ad obbligarsi per millequaranta lire.
Referendario Papie.
Volemo, et per questa nostra vi commettemo che, subito essa recevuta, debbiate
inducere et stringere Gabrielo et Iohanne Andrea, fratelli di Gentili, habitanti in quella
nostra cità, ad obligarsi de pagare libre millequaranta.
573
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 maggio 8, Milano.
Francesco Sforza, considerate le lamentele di Rolando e Niccolò, fratelli di Zorzi e parenti perchè
la maggior parte del legname per i sandoni è tagliato nei loro boschi, ordina al capitano di
Casteggio di far pagare il detto legname a quanti erano tenuti a contribuire ai sandoni.
130v Nobili viro capitaneo Clastigii nostro dilecto.
Sono grevemente lamentati da nuy domini Rolando et Nicolò, fratelli di Zorzi, et ancora
suoy parenti, como gli sonno stati taglati et guasti li suoy boschi da Pinarolo per lo
ligname tolto per li sandoni, quale ti scripsemo l'altro dì, dicendo loro la mazore parte del
dicto ligname d'essi sandoni essere stato taglato in li predicti suoy boschi; dela qual
cosa, oltra il disturbio, loro ne vengano ad supportare grandissimo danno. Pertanto,
deliberando nuy che li predicti domini Rolando et Nicolò et suoy parenti non patischano
tale danno, volemo et te commettiamo che tu vedi il ligname gli è stato tolto et taglato, et
quello gli faci subito pagare et satisfare la valuta integramente dale terre commune et
homini ali quali havevi taxato il dicto ligname et ciascaduno per la rata loro perchè nostra
intentione fu sempre che cossì fosse, et non che uno né doy soli portassero questo tale
danno. Data Mediolani, viii maii 1452.
Bonifatius.
Iohannes.
574
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 maggio 8, Milano.
Francesco Sforza assicura Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di non aver imprigionato
Gaspare da Sessa e Giovanni Galante e di avere trattenuto Ruggero dalli Galli.
Spectabili militi et doctori domino Petro de Nursia, dilecto nostro locuntenenti Laude.
Inteso quanto ne scriviti per vostre lettere, ve respondemo alla parte de quello v'è stato
dicto che havemo facto destenere Gasparro da Sessa et Iohanne Galante, che quilli ve
l’àno dicto se li mentano per la gola et dicono gran bosia, perchè non li havemo
sostenuto né alcuno de loro, ma sonno andati per tore dinari. Sichè confortati quelli fanti
ad stare de bona vogla et senza havere dubio alcuno attendano ad fare bene, bene è
vero che habiamo sostenuto domino Rogero dali Galli. Data Mediolani, viii maii 1452.
Iohannes.
575
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 maggio 8, Milano.
Francesco Sforza si dice stupito con il referendario di Pavia che Pietro Beccaria, Stefano
Fazardo e Simone de Fornari siano costretti a pagare le spese delle ambasciate fatte presso lui.
Vuole che la comunità intervenga a soddisfarli.
Egregio militi referendario nostro civitatis Papie.
Non leviter conqueruntur domini Petrus de Becharia, Stefanus Fazardus et Symon de
Fornariis, oratores illius nostre comunitatis apud nos, ex eo quod pro expensis et eorum
sudoribus in vestris passis legationibus non fuerint decenter et opportune satisfacti, quod
quidem negligentia, aut alia forte ex causa agentium pro ea comunitate contigisse
concepimus nobisque satis molestum est, cum ad dedecus plurimum ipsius nostre
civitatis (a) cedat et honori detrahat quod oratores seu pro expensis de proprio errogare
habeant conquerantur. Scribimus itaque vobis et volumus ne, ob eorum agentium
defectu, oratores ipsi damno afficiantur, provideatis opportune et indilate quod eisdem
debite et integre satisfiat et de quibuscumque prefacte comunitatis pecuniis et taliter
quod ea de re ulteriorem querimoniam non sentiamus. Data Mediolani, die viii maii
MCCCCLII.
Aluysius.
Cichus.
(a) Segue tendat depennato.
576
Francesco Sforza a Giovanni Francesco Bottigella di Pavia
1452 maggio 9, Milano.
Francesco Sforza, ringraziato Giovanni Francesco Bottigella di Pavia per gli avvertimenti
riguardanti la Francia, lo assicura che le cose sforzesche vanno bene. Gli è grato anche per
l’offerta fattagli di cui se ne avvarrà al bisogno.
132r Domino Iohanni Francisco de Butigelis de Papia.
Habimo ricivuta vostra lettera, et inteso quanto scriviti deli advisi ne faceti dele parte de
Franza, et cetera; dicemo che de tuto restamo avisati et piacene havere inteso dicti
advisi et commendamove. Ben ve dicemo che dal canto nostro seranno tali ordini et
providimenti che le cose nostre haverano ad passare bene et per bona via. Circha el
facto della offerta ne faceti, ve rengratiamo: per al presente non acade altro; et quando
bisognerà ve operaremo di bona voglia et advisaremovi de quanto haveriti ad fare. Ex
Mediolano, viiii maii 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
577
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 maggio 9, Milano.
Francesco Sforza, ricordato al podestà di Pavia di non aver fatto con gli ebrei quanto dettogli,
ordina che siano subito restituite a Moise da Savona gli undici ducati depositati e siano annullate
le novità contro loro e siano rispettate le promesse loro fatte.
Spectabili viro potestati Papie carissimo nostro.
Per altre nostre scripsemo al tuo vicario et ali presidenti de quella nostra comunità che
dovesero fare restituire ad Moyse da Savona, ebreo, quelli undece ducati depositati per
luy et revocare ogni novitate et commandamento facto contra luy et contra li ebrei di
quella nostra cità, et pare che fin ad hora non habiano exequito dicte nostre lettere; de
che molto se maraviglamo et se ne gravamo pur assay. Et perchè nostra intentione è
che li dicti dinari gli siano restituiti et revocata ogni novitate, ti commettiamo et volimo
che subito, facendo restituire essi dinari al dicto ebreo et facendo revocare le predicte
novitate et commandamenti, non li lassi fare veruno impedimento né molestia; imo
vogliamo li faci tractare como solevano ali mesi circa tri passati, avisandote che nostra
firma intentione è che li siano observate le nostre promissione et lettere patente quale
nuy gli havemo facte. Et circa ciò fa con tale diligentia et opera che più non habiamo ad
scriverti. Mediolani, viiii maii 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
578
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 maggio 8, Milano.
Francesco Sforza vuole che Luchina dal Verme faccia avere ad Affrica da Pesaro, donna di
Antonio, cancelliere spenditore ducale, le cinquanta lire da lei imprestate a Bernardo Pachezo da
Castel San Giovanni.
Magnifice carissime nostre domine Luchine de Verme, comitisse Sanguineti.
Secundo havemo inteso là, Affrica da Pesaro, femena de Antonio, canzellero nostro
expenditore, dice dovere havere da uno Bernardo Pachezo da Castello San Iohanne,
vostro subdito, libra cinquanta a luy date in conservatione o prestato, como intenderiti
dal fratello della dicta Affrica o da altro exhibitore presente. Pertanto, parendo ad nuy
non sia honesto né raxonevole che essa perda li soy dinari, ve confortiamo et caricamo
voglati mandare et providere 132v che essa Affrica sia satisfacta, facendo ministrare al
fratello d'essa Affrica, quale vene per questa casone, raxone summaria contra il dicto
Bernardo per modo che, facti veritate inspecta, el sia satisfacto. Data Mediolani, die viii
maii 1452.
Zanetus.
Iohannes.
579
Francesco Sforza al podestà, al referendario e ai presidenti agli affari della comunità di Pavia
1452 maggio 9, Milano.
Francesco Sforza impone al podestà. al referendario e ai presidenti agli affari della comunità di
Pavia, di permettere che gli uomini di Robbio possano venire ed abitare in Pavia e non si vieti
loro, perchè sarebbe di danno alle entrate ducali, di acquistare liberamente il sale.
Spectabili et egregio et nobilibus viris potestati, referendario ac presidentibus negociis
comunitatis Papie, dilectis nostris.
Per la diferentia quale vertisse tra quella nostra comunità per una parte, et li spectabili
miser Pedro Vesconte, miser Guarnero Lanzaloto Croto et li frateli per l'altra, pare che
dagati molestia ali homini de Robio in destenirli venendo lì et in non lassarli condure via
el sale da poy che l'hano levato; la qual cossa, se cossi è, cederia in detrimento
del’intrate nostre perchè, facendossegli tale novitate li homini non olsariano venire a tore
el sale. Pertanto, deliberando nuy decidere et levare via questa diferentia, ve
commettiamo et volemo che tra tanto che questo se farà non voglati impedire nì dare
molestia alcuna alli dicti homini de Robio, immo lassarli venire et habitare lì securamente
et senza impazo alcuno et farli rellasare liberamente quello sale che gli è stato retenuto.
(a) Data Mediolani, viiii maii 1452.
Irius.
Cichus.
(a) Segue Data Mediolani, viiii maii 1452. Irius depennato.
580
Francesco Sforza dice a Bernabò Ghiglino
1452 maggio 10, Milano.
Francesco Sforza dice a Bernabò Ghiglino di essere contento che una sua figlia si sposi con il
famiglio Bernabò da Bellinzona.
Prudenti viro dilecto civi nostro Papiensi Bernabovi Ghiglino.
Havemo sentito che sey per maridare una toa figlola ad el strenuo Bernabove da
Birinzona, nostro famiglo; la qual cosa havendo luoco ne serà molto grata et accepta.
Pertanto te confortiamo ad maritagli la dicta toa figlola liberamente et di bona vogla
perchè certamente ne piacerà. Data Mediolani, die x maii 1452.
Bonifatius.
Iohannes.
581
Francesco Sforza al podestà e castellano di Pandino
1452 maggio 9, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà e castellano di Pandino diano al galuppo Ruoltino la
giornea e lo zupparello di velluto di Niccolò da Verona.
133r Prudentibus dilectis nostris potestati ac castellano Pandini.
Siamo contenti et vogliamo che debiate dare ad Ruoltino, nostro galuppo, presente
portatore, quella zornea de veluto alla divisa nostra et lo zuparelo de velluto che era de
Nicolò da Verona. Et questo fatti non manchi per cossa alcuna. Data Mediolani, viiii maii
1452.
Zaninus.
Iohannes.
582
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 maggio 10, Milano.
Francesco Sforza comanda a Gracino da Pescarolo di non infastidire Boniforte da Mangano per
una condanna di venti lire di tre anni fa, condanna di cui Boniforte ha chiesto la grazia e che il
duca vuole sia cancellata.
Egregio viro Gracino de Piscarolo, ex Magistris intratarum nostrarum Papie.
Boniforto da Mangano, exhibitore di questa, ne dice che li fay molestia per certa
condemnatione facta contra luy de xx livere, già sonno circa tri anni passati. Et perchè di
questo ne ha domandato gratia che nuy li vogliamo compiacere, pertanto te
commettiamo et volemo che non li faci veruna molestia per dicta caxone, facendo
canzelare et anullare dicta condemnatione liberamente quale nuy per la presente
canzellamo et anulIamo. Data Mediolani, die x maii 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
583
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 maggio 10, Milano.
Francesco Sforza ordina al capitano di Casteggio di far risarcire il danno a Guglielmino Sacheto
di Stradella fatto dai soldati per il mancato pagamento di quanto dovuto dagli Stradellini.
Capitaneo Clastigii.
Havimo havuto querela per Gulielmino Sacheto dalla Stratella che per non havere li
homini dala Stratella facto el debito loro ali soldati logiano lì, gli è stato damnezato una
sua posessione in segarli li prati suoy in suo grande detrimento, como saray informato.
Pertanto, parendo ad nuy non sia debito né honesto che questo solo patisca la spesa
del comune della Stratella, te commettimo et volimo che, havuta informatione de questo
facto cioè del damno dato al dicto Guliermino, provedi gli sia emendato et satisfacto el
suo damno, ita che più non habiamo querella. Data Mediolani, die x maii MCCCCLII.
Zanetus.
Iohannes.
584
Francesco Sforza a Moretto di Sannazzaro
1452 maggio 10, Milano.
Francesco Sforza sollecita Moretto di Sannazzaro a non ritardare, per un piccolo debito che ha a
Pavia e nel Novarese, a unirsi con le altre truppe già nell’ Alessandrino perchè insieme a Corrado
e alle altre forze la situazione è assai favorevole.
133v Spectabili et strenuo armorum ductori nostro domino Moreto de Sancto Nazario
militi.
Meser Moreto, nuy havemo recevuto la vostra lettera et inteso quello ne respondeti circa
la scusa faciti de non possere adviare cussì presto all'andare in Alesandrina per non
havere havuto integro spazamento lì ad Pavia, et cussì per non havere havuto li dinari
del Novarese per li quali diciti havere mandato; di che ne siamo trovati de malIa vogla
perchè credevamo foste adviato là como sonno li altri et trovamo non siti ancora partito.
Pertanto vi scrivemo, stringemo et caricamo per l'amore, devocione et fede portati ad
nuy et al stato nostro, voliamo subito, havuta questa, senza alcuna dilacione adviarve
con li vostri in Alesandrina, segundo vi havemo ordinato, et non voglati restare per quelli
pochi dinari, ma poriti lassare uno delli vostri qualle li porterà dietro voy che, ne rendemo
certi, alla havuta di questa, restariti ad havere pocho o niente. Sichè non poniti inducia
all'andare vostro perchè in questo mezo poriano seguire delle cosse delle qualle, ne
siamo certi, non saristi poncto contento, et seguendo inconveniente alcuno, renditevi
certo che tenerissimo vuy ne saristi stato caxone perchè non dubitamo, essendo vuy dal
canto dellà insieme con Conrado et li altri nostri, le cosse passerano benissimo. Data
Mediolani, x maii 1452.
Zanetus.
Iohannes.
585
Francesco Sforza ad Antonio da Rho
1452 maggio 10, Milano.
Francesco Sforza ordina ad Antonio da Rho di far avere a Ilario da Tortona, precedentemente al
servizio di Ruggero, i due cavalli che sono lì e le altre cose donategli da Ruggero.
Antonio de Raude.
Ilario da Tortona quale pare bon tempo fa habia servito meser Rogero ce ha exposto
dovere havere doy cavali quali sonno lì al Borgheto, et certa altra roba del dicto meser
Rogero per luy donatali per merito del suo servito. Pertanto, parendoce iusta et
rasonevole cosa li vegna ad consequire, senza che habii alcuno rispecto che nuy te
habiamo facti sequestrare dicti cavali, semo contenti et dicemo non li retegni quello che
miser Rogero li ha donato, anzi liberamente gli lo daghi, che ce sarà gratissimo,
certificandote che, per altra via che de dicti cavali, nuy intendemo esser satisfacti de
quel tanto dicto meser Rogero ce è tenuto. Data Mediolani, x maii 1452.
Andreas Fulgineus.
586
Francesco Sforza a Giovanni de Manfredi
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza ordina a Giovanni de Manfredi, podestà di Pavia, di individuare quei “giotti” che
hanno ferito Francesco Zoppo da Salerno e faccia giustizia e lo informi sul fatto.
134r Spectabili viro comiti Iohanni de Manfredis, potestati Papie nostro dilecto.
Havemo inteso como questi dì in quella nostra cità è stato ferito uno Francesco Zoppo
da Salerno et, secundo siamo informati, sonno stati alcuni giotti quali non studiano in
altro se non in fare de simili iochi li quali, como ve havemo più volte scripto et mandato
ad dire, non ne piace né deliberamo comportare siano facti nelle citade et terre nostre, et
deliberamo per ogni modo trovare chi sonno stati questi. Pertanto vi commettimo et
volemo che subito, havuta questa, ve informati diligentissimamente como è passato
questo facto, cioè in che modo et ad che hora fo ferito el dicto Francesco et in che loco
et poy metteti ogni studio, ogni dilligentia et intellecto per trovare et havere nelle mano
questi hanno ferito el dicto Francesco, alli quali ministrati iustitia. Ma se pensati fare
cossa ne sia grata, usate in questo tale diligentia che trovati chi sonno stati questi et poy
ne advisati de tuto quello haveriti trovato et sequito. Data Mediolani, die xi maii 1452.
Zanetus.
Iohannes.
587
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 maggio 10, Milano.
Francesco Sforza vuole che il referendario di Pavia induca Biagio Mazi che ha promesso a Sale
a febbraio cinquecentocinquanta ducati, a obbligarsi di ciò con Matteo Gondio. Egualmente faccia
con Gabriele e Giovanni Andrea di Gentili per la promessa di lire millequaranta fatta dagli uomini
di Viguzzolo. Provveda poi al pagamento dei cavallari di Pavia e di Dorno.
Domino referendario nostro Papie militi.
Perchè siamo certificati che a Sale è facta obligatione et promessa per li homini d'essa
terra, in nome de Blasio di Mazi, de pagare ducati cinquecentocinquanta nel mese de
fevraro proximo che vene, dil che per altre v’è scripto, vogliamo che strenzati esso
Blasio ad obligarse et promettere a Matheo Gondio, portatore dela presente overo a chi
ello ordenarà, de pagare dicti ducati cinquecento nel predicto termino. Et similmente
strenziati Gabrielo et Giohane Andrea di Gentili a obligarse et fare promessa al dicto
Matheo o a chi luy ordenerà, livere millequaranta al dicto termino per la comunità della
terra de Viguzolo, rimosta ogni exceptione, perchè in essa terra gli sarà facta per li
homini dellì alloro questa medesima promessa et obligatione. Et in questo non manchate
per quanto haveti cara la gratia nostra, perchè interveniendo defecto saria grande
damno alle cose nostre et non poriemo fare sortire ad effecto quanto havemo ordinato
rescrivendone della recevuta de questa et como haveriti facto. Data Mediolani, die x maii
MCCCCLII.
Ceterum volemo che provedi che alli nostri cavalarii de quella cità et de Dorne sia
satisfacto de loro paghe, in modo che habieno el debito suo et possino attendere alli
servitii nostri secundo li bisogni, perchè non havendo el suo pagamento non pono
servire. Data Mediolani, ut supra.
Signata Cichus.
588
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza esprime a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, la sorpresa perchè non corre
ancora l’acqua nella Muzza con cui potere irrigare il giorno seguente i campi.
134v Domino Petro, locuntenenti et referendario Laude.
Dilecti nostri, ne maravigliamo molto che tu, referendario, ne dicisti che la Muza correria
fino lunidì passato et, secondo intendimo, anche non corre; de che havemo havuto
grande despiacere. Pertanto ve commectimo et volemo debiate provedere per modo che
corra et che domano se possa adacquare et ne gle sia fallo, se pensate far cosa ne sia
grata. Et subito ne advisate como corra. Data Mediolani, die xi maii 1452.
Zanectus.
Cichus.
589
Francesco Sforza ai conestabili e squadrieri dei fanti e dei provisionati di Lodi
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza richiama i conestabili e squadrieri dei fanti e dei provisionati di Lodi, e in
particolare Bartolomeo Meva, per la loro disobbedienza all’ordine del luogotenente Pietro da
Norcia di andare alla guardia del revellino e della rocchetta.
Strenuis viris conestabilibus et squatreriis peditum et provisionatorum nostrorum
commorantium in Laude.
Nuy siamo informati che quando mesere Pedro, nostro locotenente lì, ve ordina et
commanda che vuy andati alla guarda del ponte del revellino et della rocheta de Lodi,
vui non gli voliti andare et maxime vuy, domino Bartholomeo del Meva; dela qual cosa
havemo tanto despiacere quanto dire podessimo perchè doveristi pensare quanto
importa questo facto. Il perchè ve dicemo et commandiamo che, per quanto havete cara
la gratia nostra, debiati, in fare la dicta guardia, exequire quanto per luy ve serà
commandato, certificandove che se niuno farà lo contrario gli daremo ad intendere che
l'averà facto male. Data Mediolani, xi maii 1452.
Persanctes.
Cichus.
590
(1452 maggio 11), s. l.
Disposizioni date a Leone de Diano e a Tommaso Schiavone di recarsi nel possedimento di
Antonio Trivulzio a Codogno.
Die suprascripto.
Scripte fuerunt littere Leoni de Diano et Thome Sclavoni quatenus irent ad posessionem
domini Antonii de Trivulzio sitam in loco Cotogni et ibi commorarent, et cetera.
Signate et scripte ut supra.
591
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
(1452 maggio 10, Milano).
Francesco Sforza comunica a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di aver richiamato i fanti e i
provisionati per il rifiuto all’ordine di fare la guardia al revellino, al ponte e alla rocchetta.
Spectabili militi et doctori domino Petro de Nursia, locuntenenti nostro Laude.
Havimo viduto quanto ne haveti scripto de quelli nostri fanti et provisionati che stanno lì
quali sonno malIe obedienti in fare la guardia al revelino, al ponte et alla rocheta de Lodi;
dicimo ch'el ne reincresce et duole grandemente. Per la qual cosa ve advisamo che per
la alligata gli scrivemo in modo che siamo certi che intendrano, sichè voglati fare in
modo che là non intevena scandalo alcuno perchè nuy stamo supra de vuy. Data ut
supra, hora xv.
592
Francesco Sforza al vescovo e al clero di Pavia
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza precisa al vescovo e al clero di Pavia che il collegio Castiglioni non deve
essere a loro aggregato per il contributo, nè per i beni pervenutigli del già Sant’Apollinare,
dichiarato da Filippo Maria Visconti seculare.
135r Dominis episcopo et toti clero Papiensis.
Sono di novo lamentati da nuy queli del Collegio instituito altra volta per lo
reverendissimo quondam monsignore cardinale de Castiglone che pare voglino essere
gravati et molestati insieme con quello chierigato in questa nova subventione per li beni,
quali altra volta forono de Sancto Appolinaro et lassati al dicto collegio, et ne hano
monstrate lettere patente, quale gli concesse la bona memoria del’illustrissimo principe
signore nostro padre et socero collendissimo; et per quelle se dechiara expressamente
ch'el dicto collegio né li soy beni non hano ad fare in cossa alcuna col dicto chierigato,
imo li reserva como cossa seculare. Pertanto maraviglandose assay de questa tale
novità facta al predicto collegio, che sapeti è contra la intentione nostra e la conclusione
habiamo facto insieme, confortiamo et charichiamo le reverentie paternità vostre che
subito debano exgravare el dicto collegio de quella summa gli è taxata, la quale
compartite fra tuto el chierigato; et contra la forma d'esse lettere del prelibato quondam
signore quale volemo gli siano servate inviolabiliter, non molestate né lassate molestare
el predicto collegio. Data Mediolani, die xi maii 1452.
Christoforus.
Cichus.
593
Francesco Sforza a Moretto da Sannazzaro
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza risponde a Moretto da Sannazzaro che non crede che Guglielmo di Monferrato
intenda passare il Po; raggiunga quindi il fratello del duca, Corrado.
Spectabili militi domino Moreto de Sancto Nazaro, ductori nostro armorum dilecto.
Havemo inteso quanto ne haviti scripto per una vostra letera de quello v’è stato dicto
ch'el signor meser Gulliermo dovea passare Po, et cetera; ad che respondendo ve
dicemo che nuy non ne crediamo niente. Pur sia la cosa como se vogla, ala recevuta di
questa havereti inteso il vero, et non essendo altro de novo, voglati andare al viagio
vostro et fare quanto ve dirà Conrado, nostro fratelo. Data Mediolani, die xi maii 1452.
Zaninus.
Iohannes.
594
Francesco Sforza al fratello Corrado da Fogliano
(1452 maggio 11, Milano).
Francesco Sforza richiama al fratello Corrado, luogotenente nell’Oltrepo, gli avvertimenti per la
sistemazione delle truppe nei pressi di Alessandria con erba, acqua e sia sicuro. Da alcune
persone di lì ha inteso che la sistemazione sulle rive della Bormida e del Tanaro è azzeccata.
Vorrebbe che se ne accerti e gli mandi un messo informato di tutto.
135v Magnifico fratri nostro dilectissimo Conrado de Foliano, locuntenenti in partibus
ultra Padanis nostris.
Conrado, alla tua partita te dicessimo alcuni nostri advisamenti che haveamo facti (a)
per mettere insieme quelle nostre gente d’arme qui appresso ad Alesandria fosse
possibile, purchè dicte gente habiano delle herbe et aqua et che, sopra ogni altra cosa,
stagheno in loco securo ad ciò che sprovedutamente non potesseno ricevere damno; da
poy la tua partita sonno stati qui da noy alcuni de quelo paese et, rasonando cum loro de
queste cose, gli pare che quelo te dicessimo nuy de metere le gente susso per la riva de
Burmia et del Tanaro sia ben facto. Pur, perchè tu haveray visto ogni cosa con l’ochio,
vogli subito, havuta questa, mandare delli toy qui da noy quale sia informato del locho et
de ogni cossa, particularmente dove meglio te parerà de mettere insieme dicte gente et
sopratuto habii questi rispecti de metterli più appresso alla cità che sia possibile et che
stageno in loco securo, como havemo dicto de sopra. Et fa che mandi presto dicto tuo
messo informato benissimo de ogni cosa. Data scripte et signate ut supra.
(a) Segue pro metere depennato.
595
Francesco Sforza al podestà di San Colombano
1452 maggio 9, Milano.
Francesco Sforza vuole che il podestà di San Colombano non consenta che Albertino
Gambaloita, cittadino milanese, sia tassato per beni che ha lì, in quanto lo è già a Milano.
Prudenti viro potestati nostro Sancti Columbani.
Albertino Gambaloyta, nostro dilecto citadino de Milano, ne ha referito che per li homini
de quella nostra terra vole esser aggravato a sustenere li carighi con loro; del che assai
se lamenta et aggravase. Et perchè lo dicto Albertino è citadino de Milano et extimato in
Milano per tuti li soy beni et fa factione come li altri citadini et dice che per lo passato
may non ha contribuito ad alcuno caricho con essi homini, volemo, essendo cussì, che
ad esso Albertino, per questa rasone, non lassi fare molestia veruna et faci revocare
ogni novitate factoli per questo, perchè non è ragionevole che in duy luochi sia extimato.
Data Mediolani, die viii maii 1452.
Cichus.
596
Francesco Sforza al podestà di Mortara
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza ringrazia il podestà di Mortara per l’informazione sullo stato delle mura del
luogo. Sui pericoli di guerra, gli dice di stare tranquillo; lo informa poi che Guglielmo di Monferrato
ha passato il Po e di ricorrere, bisognando, a Moretto da Sannazzaro.
136r Egregio viro dilecto potestati nostro Mortarii.
Havemo recevuto le vostre lettere et inteso per quelle quanto dicite della ruyna delle
mure de quella nostra terra et etiam del manchamento del’aqua in le fosse. Ve
commendiamo molto del’aviso vostro, confortandove ad fare il simile per l’avenire. Ma,
quanto alla parte del dubio della guerra, ve avisemo che non è da dubitare, perchè de
prosimo se metterimo in loco che li nostri fideli subditi non haverano ad dubitare nè
temere, sichè attendete ad fare lavorare in modo che più presto sia possibile se metta in
forteza. Data Mediolani, die xi maii 1452.
Ceterum, post scripta, havimo sentito ch’el signore Gulielmo è passato de qua da Po
cum alcune genti. Pertanto attendite ad bona guardia e, bisognando più una cosa che
un’altra, richedeti misser Moreto da Sanazaro. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
597
Francesco Sforza Giacomo da Policastro
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza informa Giacomo da Policastro, notaio e castellano di Vigevano, di aver scritto
alla comunità per un accordo per rapidi interventi nella rocca, che è in cattive condizioni.
Nobili viro notario Iacobo de Pollicastro, dilecto castellano nostro Viglevani.
Como tu say quella nostra rocha è malIe in ordine de corredori et de altre cosse che se
rechiedano ala sua defesa. Et desiderando nuy che ella sia como deve stare per ogni
caso che podesse acadere, scrivemo ad quella nostra communità et homini che se
intendano con ti et che subito provedano che la dicta rocha sia in ordine deli dicti
corredori et de ogni altra cosa necessaria ch’el se possa andare liberamente intorno
senza altro ostaculo. Sichè volimo che habii da ti li dicti homini et fare che sia exeguito
con ogni celerità quanto havimo dicto di sopra perché tu vedi quanto importa al stato
nostro; et in ciò non perdere tempo alcuno per quanto hay cara la gratia nostra, et
advisane como haveray facto. Data Mediolani, xi maii 1452.
Persanctes.
Cichus.
598
Francesco Sforza a Moretto di Sannazzaro
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza ringrazia Moretto di Sannazzaro dell’informazione sul passaggio di Guglielmo
al di qua del Po, sebbene il duca non la ritenga veritiera. Lo sollecita comunque a stare attento e
a mandare gente a Mortara ove le mura del borgo sono in rovina perché forse lì potrebbe esserci
qualche attacco nemico.
136v Spectabili et strenuo Moreto de Sancto Nazaro, armorum ductori nostro.
Havimo ricevute vostre littere et inteso quanto scrivete delle gente del signore Gulliermo,
quale dicete havere passato de qua de Po; dicemo che restano advisati et
commendamo la diligentia vostra, quantunqua non crediamo sia vero; nientemeno
voglati stare attento et, se altro sentite, voglati advisarce. Et perchè lì ad Mortara è
pezzo de muro rotto, porria essere che cercariano fare in quella terra per dicta casone et
rispecto qualche novitade; di che volimo gli mandiati là qualche zente et fare provedere lì
ad quanto bisogna cum reparare al facto del dicto muro et fortificare tale custodia et
havergli tal cura quella terra se renda salva et che non ce habia ad essere in damno
alcuno, perchè della forza may dubitamo nuy. Et vogliati advisarce del recevemento di
questa. Mediolani, xi maii MCCCCLII.
Ser Iohannes. Hora noctis iiii.
Cichus.
599
Francesco Sforza al capitano della Lomellina
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza sollecita il capitano della Lomellina a essere attento e vigile perchè ha saputo
che Guglielmo ha passato il Po. Lo avvisi su ogni movimento e si intenda con Moretto da
Sannazzaro per intervenire specie a Mortara.
Capitaneo Lomelline.
Havemo inteso che signore Gulliermo è passato de qua da Po con alcune zente et non
sapemo fino a qui quello se delibera de fare. Pertanto te commettiamo et carichiamo
vogli stare attento, vigile et solicito adesso, como è stato altre volte, in presentire de
segni et movimenti d’esso signore Guliermo; et intendendote con meser Moreto vede de
provede opportunamente bisognasse, maxime ad Mortara, se cussì te parerà
necessario, ita che nè ad Mortara nè in veruno altro luoco possa reusirli li soi cativi
pensieri; et ne advisa, havuta questa, de tuti li movimenti havere facto el dicto signore
Gulliermo per modo restiamo bene informati de ogni cossa. Data Mediolani, xi maii
1452, hora iiii noctis.
Zanetus.
Cichus.
600
Francesco Sforza al comune e agli uomini di Vigevano
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza impone al comune e agli uomini di Vigevano di provvedere, con il castellano,
alla sistemazione dei corridoi e di altre parti del castello in modo da poterlo difendere.
137r Comuni et hominibus Viglevani.
Perché havimo inteso che la rocha de quella terra nostra de Vigevano è male in ordine
de corredori et de altre cose quale gli sonno necessarie, volimo et vi comandiamo che,
subito havuta questa, per quanto haviti ad cara la gratia nostra, che intendendovi col
nostro castellano li faciati ogni provisione necessaria et opportuna per fare conciare dicti
corredori et altre cose, quale gli sonno necessarie, in modo che prestissimo siano
aconze cum tucti quelli repari et provisione gli sono necessarie sichè se possa andare
de intorno da ogni canto, ad ciò che, achadendo caso che se bisognasse deffende dicta
rocha, si possa defendere gagliardamente et bene. Et ad questo non fati exceptione nè
contraditione alcuna né li manchati in cosa del mondo per quanto amati lo stato et gratia
nostra. Data Mediolani, die xi maii 1452.
Zaninus.
Cichus.
601
Francesco Sforza a Gentile della Molara
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza ordina a Gentile della Molara di lasciare che Evangelista Savello e i suoi
rimangano lì, non tenedo conto di quanto prima disposto.
Gentili della Molaria.
Gentile, quantunque te commettissimo et imponessimo che facessi levare ad ogniuno et
andare al determinato et deputato loco, non intendimo quella tale impositione per quilli
che li sonno alli logiamenti che havimo novamento ordinati; sichè non diray niente et
lassaray stare Vangelista Savello et i soy che sonno lì ad quilli logiamenti, che essendo
lì, non bisogna levarli. Data Mediolani, die xi maii 1452.
Ser Fazinus.
Cichus.
602
Francesco Sforza ad Angelello da Lavello
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza, inteso da Moretto da Sannazzaro che Guglielmo di Monferrato si è accampato
nei pressi di Robbio, ripete ad Angelello da Lavello quanto detto la sera precedente a Zanino di
andare subito a Mortara.
137v Angelelo de Lavello.
Hieri sera per Zanino, nostro canzellario, te fessimo dire che te dovessi mettere insieme
con tuti li toi et che dovessi intrare in la nostra terra de Mortara. Et perchè, da poy la tua
partita, noy siamo stati avisati da miser Moreto et da altri lo signor Gulliermo è
adcampato intorno a Robio, per questa te replichamo et dicemo che tu te debi
immediate et senza dimora, et cetera. Data Mediolani, die xii maii 1452.
603
Francesco Sforza al castellano di Vigevano
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza avverte il castellano di Vigevano che manda lì il conestabile Giacomo da Civita
con i fanti, che vuole siano alloggiati nella casa grande.
Castellano Viglevani.
Mandiamo lì Iacomo da Civita, nostro connestabile, presente portatore, con li soy fanti
che l’habia ad stare lì ad Vigevano et volimo che allogi in la casa grande. Pertanto lo
accepteray et lasseray logiare in dicta casa grande. Et perchè ne credi questo esser
nostra intentione, havimo sottoscripto la presente de nostra propria mano. Data
Mediolani, die xii maii 1452.
Marchus.
Iohannes.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
604
Francesco Sforza al vescovo e al clero pavese
1452 maggio 11, Milano.
Francesco Sforza ordina al vescovo e al clero pavese di dare quanto ancora dovuto ad
AntonioTrotto che deve seguire gli stentardi ducali. Non dandoli ad Antonio, li daranno al messo
che manderà e che rimarrà a loro spese lì fino a quando sarà soddisfatto.
Dominis episcopo et toti clero Papiense.
Ce maravigliamo et dolemo dele reverentie vostre che non habiate anchora expedito
miser Antonio Trotto, nostro conductero, per quella parte de quelli dinari dela
subventione che li havemo assignati; del che ve havemo facto tanta instantia, como
sapeti, perchè dicto miser Antonio de presente ha ad cavalchare et seguitare li nostri
stentardi. Per la qual cossa di novo vi scrivamo confortando et caricando le reverentie
vostre che subito, vedute le presente, retrovandovi insieme li principali de quello
chierigato, debiate provedere per ogni modo et forma de satisfare al prefato miser
Antonio integramente de quanto gli resta della dicta assignatione, o al suo messo
presente exhibitore, el quale starà lì ad le vostre spese per infino ch’el sia satisfacto. Et
questo non manchi per quanto desiderate al bene et augumento del stato nostro et la
quiete et la pace vostra. Data Mediolani, xi maii 1452.
Christoforus.
Iohannes.
605
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza vuole che Francesco de Georgi intervenga nelle trattative degli uomini del
posto con Scaramuzza, loro creditore, perchè sia soddisfatto di tutti gli arretrati.
138r Francisco de Georgiis.
Scaramuza de Trivisi, nostro homo d’arme, dice de’ havere le taxe soe de qui indreto et
che li homini lo menano per parole. Pertanto vogliamo debi costrenzere dicti homini che
satisfazano dicto Scaramuza de tuto quello resta ad havere delle sue taxe. Et perché
pare che li homini predicti siano per acordase della taxa de questo mese cum esso
Scaramuza, vogliamo anchora ti te intrometti ad farli acordare et che poy fazano restare
contento dicto Scaramuza di quello gli haverano promesso. Data Mediolani, die xii maii
1452.
Zanetus.
Iohannes.
606
Francesco Sforza a Moretto da Sannazzaro
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza ringrazia Moretto da Sannazzaro per le informazioni circa i progressi di
Guglielmo di Monferrato; lo sollecita a riunire tutti i suoi in un luogo sicuro e a intendersi con
Roberto Sanseverino che invia per fronteggiare Guglielmo.
Domino Moreto de Sancto Nazaro.(a)
Havemo recevute le vostre lettere et inteso quello ne scriveti et li advisi delli movimenti
et progressi del signor Gulielmo con le genti soe; ve commendiamo, caricandovi de tuto
quelo sentite ita vogliate advisare ne l’advenire et volemo che subito, havuto questa,
debbiati mettere insieme tutti li vostri in qualche loco dove stagheno securi et non
recevesero danno nè vergogna, et ve intendeti con Roberto, nostro nepote qualle
mandiamo dellà per andare ad trovare esso signor Gulielmo, al quale credeti et obediti
quanto alla persona nostra propria in ogni cosa. Data Mediolani, die xii maii 1452.
Zanetus.
Iohannes.
(a) Precede Referendario nostro Laude depennato.
607
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza scrive al referendario di Lodi che, in procinto di andare al campo, di rivolgersi
ad Antonio, cancelliere, per la assegnazione di maggio. Non perdonandogli la mancata
assegnazione per aprile, gli ordina che si facciano entrambe le assegnazioni.
Referendario Laude.
Prchè de presenti semo per esser in campo et non havemo modo alcuno al vivere nostro
per la vita nostra, volemo et commandamote che per qual via più celere et expediente
sia, dovendo tore bene denari ad interesse, ti debi fare respondere et così responderay
ad Antonio, canzellario, dell’asignatione del presente mese de magio; et fa non manchi
per cose al mondo, s’è caro fare cosa ne piacia. Ulterius ne maravigliamo grandemente
non habi facto fare integramente l’assignatione del proximo mese passato de aprile;
sicchè teneray modo omninamente se facia infallanter et l’una et l’altra per modo non te
habiamo più ad scrivere et replicare altramente de ciò. Data Mediolani, die xii maii 1452.
Fazinus.
Iohannes.
608
Francesco Sforza al podestà, il comune e agli uomini di Vigevano
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza informa il podestà, il comune e gli uomini di Vigevano di avere mandato
Roberto Sanseverino per riunire le truppe nel Novarese e in Lomellina per affrontare Guglielmo di
Monferrato. Li informa dell’invio a Vigevano di Giacomo da Civita a guardia di quel territorio. Per
ogni necessità contattino Roberto.
138v Nobili ac fidelissimis, dilectissimis nostris ac potestati, communi et hominibus terre
nostre Vigleveni.
Habiamo recevute le vostre lettere, et inteso quanto ne scrivete del dubio che alquanto
havete per lo passare che se dice ha facto de qua da Po messer Guielmo de
Monferrato, del tucto restamo advisati. A che, respondendo ve dicimo che noi havemo
mandato in quelle parte il magnifico signor messer Ruberto da San Severino, nostro
nepote, per mettere insieme quelle nostre gente d’arme da piedi et da cavallo che sonno
dal canto de là in Novarese et in Lomellina et per andare a trovare messer Guielmo dove
sarà; et non dubitamo punto che lo farimo pentire de tale impresa, et prestissimo ne
senterite novelle che ve piaceranno. Et però ve confortiamo a star de bona voglia et de
bono et gagliardo animo et non dubitare niente del facto delli inimici perchè dalla forza
ve defenderemo ben noi. Ben ve pregamo et confortiamo vogliate stare vigili et atendete
dì et nocte alla loro guardia de quella terra, azochè, se pur gle fosse alcuno che havesse
male animo non gli possa cum tradimenti reuscire lo suo captivo pensiero. Noi
mandiamo lì Iacomo da Civita, nostro conestabile, cum li fanti suoi per guardia et
conservatione de quella nostra terra et gli ne mandaressimo se vedessimo fossero
necessarii, perchè stimamo pocho lo facto del messer Guielmo, quali siamo certi non
spectarà li nostri suso la campagna. Et accadendo più una cosa como un’altra,
avisatene il dicto Ruberto qual ve sarà appresso che provederà opportunamente et bene
acquello sarrà necesario. Et cusì anchora advisarete noi. Data Mediolani, die xii maii
1452.
Zanninus.
Cichus.
609
Francesco Sforza a Nicola Fulgineo
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza ordina a Nicola Fulgineo, ufficiale del porto di Crema, di lasciar passare quanti
vanno nel Parmense da Cristoforo Torello con licenze dei capitani sottoscritte e con sigillo.
139r Dilecto nostro Nicolao Fulzineo, officiali portus Creme.
Respondendo alla tua lettera circa ad quella licentia che ha scritto il conte Christofaro
Torello ad alcuni delli soy che vadano da luy in Parmisana dicendo che, cognoscendo ti
che li bolletini et licentie che fanno li nostri capitanei siano suoe, zoè che siano
sottoscripte de mane delli loro canzelleri et sigillate deli loro sigilli, siamo contenti et
voglamo che, non obstante ad li ordini hay da noy, li debi sempre lassare passare
liberamente ad loro bon piacere. Data Mediolani, die xii maii 1452.
Zaninus.
Cichus.
610
Francesco Sforza al luogotenente e al referendario di Lodi
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza ripete al luogotenente e al referendario di Lodi che si faccia in modo che
domani vi sia acqua nella Muzza per irrigare i prati
Spectabili et prudenti viris locuntenenti et referendario nostris Laude.
Benchè più volte habiamo ordinato et scripto che se facessero tute le opere bisognose
per fare correre la Muza per adaquare le prate de Lodesana, nondimeno pare che fin al
dì presente non sia exequito la voluntate nostra; del che se ne dolemo. Pertanto de novo
ve commettiamo che debiati usare ogni diligentia et solicitudine in fargli fare subito tute
le opere bixognose per modo che domane infallanter possa correre per adaquare le
dicte pradarie.Et circa ciò facite non li intervengha veruno manchamento. Data
Mediolani, xii maii MCCCCLII.
Bonifatius.
Cichus.
611
Francesco Sforza a Guglielmo da Baviera
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza, in seguito a quanto riferito il loro ambasciatore, loda Guglielmo da Baviera,
commissario, castellano, podestà e i dodici della provvisione di Vigevano per l’elezione di sette
uomini destinati alla salute e alla sua conservazione.
Strenuo et nobilibus viris Guilielmo de Baveria, commissario necnon castellano potestati,
ac duodecim provisionum terre Viglevani fidelibus dilectis nostris.
Per rellatione del vostro ambasatore quale è venuto qua da nuy restiamo advisati dela
bona dispositione et constantia vostra verso de nuy et dela electione facta per vuy
presidenti de sette homini de quella terra a provedere alla salute et conservatione de
quella parte; de che ve commandiamo et regratiamo, avisandove che la dicta electione
molto n’è piaciuta et l’havemo rata, grata e ferma. Et rendiamose certi che la farà bon
fructo sì per la suffitientia loro, sì etiamdio per la fede et devotione quale ne portamo, et
nuy, dal canto nostro, faremo tale provisione per la quale veneriti a restare securi. Data
Mediolani, die xii maii 1452.
Irius.
Iohannes.
612
Francesco Sforza a Roberto Sanseverino
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza, ritenendo che Roberto Sanseverino sappia che Guglielmo di Monferrato è
andato a Crescentino, terra del duca di Savoia, vuole che avvisi moretto di Sannazzaro di non
stare più là; a Roberto dice di venirne via, lasciando i fanti perchè nulla accada.
139v Magnifico militi nepoti nostro carissimo domino Roberto de Sanctoseverino,
armorum et cetera.
Roberto, como credimo che tu haveray inteso, el signore Guilielmo è andato con quelle
gente a Crescentino, terra del duca di Savoya. Il perchè volimo che tu havisi miser
Moreto et quelle altre nostre gente che non perdano tempo in là et similiter tu te ne poy
venire subito, lassando là li fanti cum tale bono ordine che non possa intervenire sinistro
alcuno. Data Mediolani, xii maii MCCCCLII.
Iacobus.
Iohannes.(a)
A margine: Vacat quia non habuit locum.
(a) La missiva è depennata.
613
Francesco Sforza a Roberto Sanseverino
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza scrive a Roberto Sanseverino d’aver ricevuto le lettere e inteso il suo parere
sullo stare “in poncto” delle truppe e di quanto detto dal conte di Casentino. Sia attento ai
movimenti del nemico, ma non lo provochi.
Magnifico domino Roberto de Sanctoseverino.
Havemo recevuto le toe littere Abbiate xii presentis, per le quale havemo inteso el tuo
apparere de avisare le gente nostre che stiano in poncto et del tuo trovarti a Vigevano,
et etiam havimo inteso quanto dice el conte de Casentino, benchè da altri havimo inteso
el progresso de coluy altramente, ma ne pace li toy pensieri, non trovando le cosse
altramente como te ne scrivi, studiandote ogni hora sapere li soy movimenti,
advisandone nuy continuamente. Et quando luy stia dellà nelle sue terre, non volemo
che tu gli daghi impazo alcuno. Segundo che tu ne aviseray deli soy progressi, te
avisaremo de quanto haveray ad fare. Data Mediolani, die xii maii 1452.
Ser Iacobus.
Iohannes.
614
Francesco Sforza al vescovo e al clero pavese
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza scrive al vescovo e al clero pavese d’aver tenuti i denari avuti dal preposito
agostiniano di Mortara, quantunque sapessero che sua intenzione era che quelli dell’Osservanza
non venissero implicati a tale contribuzione.
Domino episcopo et toti clero Papiense.
Nuy havemo tenuti per boni et compensati ad quello chierigato in la subventione
rechiesta li denari quali haveti taxati ad miser lo preposito de Mortara del’ordine de
canonici regulari de Sanctii Augusto, benchè nostra intentione non fosse che dovete (a)
esser gravato ad contribuire col dicto chierigato per la Observantia de quello monastero.
Pertanto scrivemo ale reverentie vostre che debbiate revocare ogni novità facta per la
dicta casone et non darli più molestia per la dicta casone; et così per lo advenire lo
preservate da simili carighi. Data Mediolani, die xii maii 1452.
Christoforus.
Iohannes.
(a) Così A.
615
Francesco Sforza al vescovo e al clero pavese
(1452 maggio 12, Milano).
Francesco Sforza scrive al vescovo e al clero pavese che tiene le quaranta lire fatte da loro
versare dal ministro de Sancto Lazaro, in violazione della esenzione data da Filippo Maria
Visconti e riconfermata da lui. Vuole che tale violazione non sia più da farsi.
140r Dominis episcopo et toti clero Papiense.
Como sano le reverentie vostre nuy havemo tenuti per boni et compensati in la
subventione richiesta ad quello chierigato li dinari quali haviti taxato ad miser lo ministro
de Sancto Lazaro, cioè libre xlv imperiali, benchè non fosse nostra intentione che
dovesse essere gravato ad contribuire con quello chierigato per la immunità et
exemptione ad luy concesse per la bona memoria del’Illustre principe et signore nostro
et socero collendissimo, le quale nuy li havemo reformate et volemo per lo venire che li
siano observate. Pertanto vi dicemo che debiate preservare al prefacto miser lo ministro
dal dicto carigho, et per lo venire in ogni carigho che acada essere imposto ad quello
chierigato lo dovete exceptare et separare perché, se nuy voremo alcuna cosa da luy, lo
rechederemo in specialità. Data ut supra.
616
Francesco Sforza ordina a Bolognino de Attendoli
1452 maggio 12, Milano.
Francesco Sforza ordina a Bolognino de Attendoli, castellano e capitano del parco di Pavia, di far
sistemare i portelli del parco in modo che i cavallari provenienti da Lodi non siano obbligati a un
lungo giro per andare da Leonardo da Pusterla, fuori Porta Nuova.
Magnifico domino Bolognino (a) de Attendolis, castelano et capitaneo parchi Papie.
Perchè ve acaderà horamay speso mandare lettere per li nostri cavalari da Lodi, quali
bisognerà faciano capo da Leonardo da Pusterla, officiale sopra quella posta de
cavalari, qual sta fuora de porta Nova de quella cità, et non possendo andare dicti
cavalari per lo parcho, li saria necessario alongare tropo la via. Pertanto volimo che
subito, recevuta questa, faciati conciare li portelli del dicto parco secundo el bisogno et
de dì et de nocte passare per el dicto parco et non habiano casone alongare la strata.
Mediolani, xii maii 1452.
Marchus.
Cichus.
(a) Segue et capitaneo parchi depennato.
617
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
s.d.
Francesco Sforza ordina ad Antonio degli Eustachi che predisponga una imbarcazione perchè i
cavallari possano passare per portare lettere per quella strada di Pavia.
Domino Antonio de Eustachio.
Perchè non acade spesso mandare lettere per quella strata de Pavia, aciochè li cavalarii
possano passare più presto et non habiano ad stare sula riva del’aqua, volino che,
recevuta questa, faciati apparechiare una nave dove che gli sia più comodo per la quale
possano passare de dì e de nocte secundo acaderà. Data Mediolani, die suprascripto et
scripto et signato ut supra.
618
Francesco Sforza ad Abramino Zucchello, Andrea de Summo e Giacomino da Suria
1452 maggio 13, Milano.
Francesco Sforza ordina a Abramino Zucchello, Andrea de Summo e Giacomino da Suria di
andare senza indugi da lui.
140v Abramino Zucchello, Andrea de Summo et Iacobino de Suria Cremonensibus.
Havendo nuy ad parlare con vuy et dirve alcune cose quali intenderiti quando seriti da
nuy, ve confortamo et volemo, recevute queste, senza longheza veniate da nuy; et non
manche per cosa alcuna et quanto più presto, tanto meglio. Mediolani, xiii maii 1452.
Ser Facinus.
Cichus.(a)
(a) La missiva è depennata.
619
Francesco Sforza a Giovanni da Tolentino
s.d.
Francesco Sforza scrive a Giovanni da Tolentino che, saputo della peste dal suo cancelliere
Francesco, ha ordinato a Govanni Pilizaro di prendere ogni provvedimento possibile e di avvisarlo
poi di quanto disposto.
Domino Iohanni de Tollentino.
Havemo inteso quanto Francesco, tuo canzellario, ne ha dicto circa il facto della peste;
de che havemo resposto ad Iohanne Pilizaro quale sia la intentione et voluntà nostra in
questo et che lì se facia ogni debita provisione et remedio sianno possibile et debbonse
stare et starali attento, vigile et diligente et advisarane donde procederà et che et come,
non se facendo ordeni, provisione et remedii.(a)
A margine: Vacant quia registrate sunt in alio libro, ubi alie Cremonensettere
registrantur.
(a) La missiva è depennata.
620
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 maggio 13, Milano.
Francesco Sforza impone al podestà di Pavia di liberare il famiglio Tempesta e di ordinare di
restituire le cose avute da Tempesta.
Potestati Papie.
Volemo che subito, recevuta questa lettera, Tempesta, nostro famiglio, quale havete
sostenuto presso vuy, ch’el possa venire qua da nuy, et che curati che quili hanno
comprato della robba robbò dicto Tempesta ad Thomaso da Bologna, la restituiscano
per quello precio l'hano comprata. Et per ogni modo licentiate il dicto Tempesta che
possa venire da nuy. Data Mediolani, xiii maii 1452.
Marcus.
Iohannes.
621
Francesco Sforza a Bartolomeo Colleoni
1452 maggio 13, Milano.
Francesco Sforza ordina a Bartolomeo Colleoni di intervenire perchè siano rilasciate le bestie e
gli uomini di Sale e si rispetti la sentenza del capitano di Casteggio.
Bartholomeo de Colionibus, armorum capitaneo.
Vederiti per le lettere, quale ve mandiamo introcluse, quanto ne scrivemo et la lamenta
fano il comune et homini nostri de Salle, et perchè tal cosa saria uno desperare li nostri
populi, molto ne rencresceria la co(sa) s’el fusse vero. Et per dare a vedere al’homini
che siamo malcontenti de questo, et perchè quelli hanno facto el damno cognoscano
che non volimo supportare simile correrie, ve confortiamo et charichiamo che subito
voliati scrivere et provedere che l'homini e le bestie siano relesati et restituite senza
exceptione alcuna, et stagasse alla sententia del capitaneo de Chiastezo, el quale farà
fare el dovere de quanto se doverà fare. Data Mediolani, xiii maii 1452.
Ser Iacobus.
Iohannes.
622
Francesco Sforza al governatore e al podestà di Castelnuovo
1452 maggio 13, Milano.
Francesco Sforza fa sapere al governatore e al podestà di Castelnuovo di aver scritto a
Bartolomeo Colleoni per la restituzione dei buoi tolti dal suo compagno, ordinando loro di far sì
che detto compagno abbia i dieci ducati dovuti.
141r Spectabili et nobili amicis carissimis et gubernatori et potestati Castrinovi.
Veduto quanto per la vostra lettera ne haveti scripto deli bovi tolti per quello compagno
del magnifico Bartholomeo, nostro capitaneo, per caxone deli x ducati et cetera, ve
rispondemo che ce ne rencresce sia il predicto incorso in tale excesso, perchè nostra
intentione è stata et è volere tractare et reguardare quelli delo Illustrissimo signore
marchese non altramente che li nostri proprii; et sapiati che questo è proceduto preter
voluntatem et conscientiam del dicto meser Bartholomeo et nostra; nondemino scrivimo
per la ligata al dicto Bartholomeo proveda alle restitutione deli dicti bovi. Ben confortiamo
vuy vogliati ministrare raxone al dicto compagno per modo consequischa il dovere suo et
che non gli sia data iusta caxone de querella. Data Mediolani, xiii maii 1452.
Andreas Fulgineus.
623
Francesco Sforza a Bartolomeo Colleoni
1452 maggio 13, Milano.
Francesco Sforza vuole che Bartolomeo Colleoni intervenga perchè Battista Gatto restituisca i
buoi da lui presi in rivalsa di quanto deve da tempo avere dal famiglio del conestabile di del luogo,
nella giurisdizione del marchese di Ferrara.
Magnifico et strenuo Bartholomeo Colliono, armorum capitaneo nostro dilectissimo.
Il governatore et potestà de Castelnovo de Tertonese ce hanno scrito de presente per
uno Baptista Gatto, vostro homo d’arme, essere stato tolto uno paro de bovi ad uno
citadino de lì per casone de dece ducati pretende dicto vostro dovere havere già bon
tempo fa da uno famiglio del contestabile loro lì; del che se dogleno gravemente et se
offeriscono far fare al predicto quanto rasone porta. Per la qual cosa, advengha al
predicto vostro potesse havere rasone in dovere havere, tamen, siando nostra intentione
de ben vivere col signor marchese de Ferrara del quale dicto loco è, non commendiamo
tale represaglie esser ben facte, benchè siamo certi il dicto vostro l’habia facto preter
voluntatem et coscientiam, non demeno ve confortiamo ad comandare al dicto vostro
restituisca libere dicti bovi et de poy habia recorso alli dicti officiali che, havendo rasone,
non dubitamo li sarà ministrata. Et cossì ancora nuy li scrivemo. Data Mediolani, xiii maii
1452.
Andreas Fulgineus.
624
Francesco Sforza a Battista de Ferrari
1452 maggio 13, Milano.
Francesco Sforza vuole che Battista de Ferrari, figlio del podestà di Pontecurone, soddisfi come
richiesto da Stefano di Pietrasanta, la volontà di suo fratello Giovanni Antonio, cancelliere di
Roberto Sanseverino, di essere pagato del salario ancora dovutogli.
141v Nobili et sapienti iurisperito domino Baptiste de Ferrariis, filio potestatis
Pontiscuroni.
Stephano de Petrasancta, alias nostro potestate in la terra de Pontecurono, ne dice che,
quamvis Iohanneantonio, vostro fratelo, cancellero del magnifico Roberto, nostro nepote,
ve habbia scripto che lo debiati satisfare per quello ch’el resta ad havere per casone del
salario, che tamen non lo haviti voluto satisfare, dela qual cosa se maravigliamo. Et
perchè nostra intentione è ch’el sia integramente satisfacto, vi commandiamo che subito
lo faciati contento et satisfacto secundo ve ha scripto dicto Iohanneantonio per modo
che più non habia ad venire da nuy per reclaminare. Data Mediolani, die xiii maii 1452.
Bonifatius.
Cichus.
625
Francesco Sforza a Giovanni de Birago
1452 maggio 13, Milano.
Francesco Sforza ripete a Giovanni de Birago, podestà di Voghera, l’ordine dato a Giovanni
Antonio da Prata per la restituzione ad Agostino de Iacopo del cavallo di Colella di Napoli
Nobili dilecto nostro Iohanni de Biragho, potestati Viquerie.
Se lamenta di novo Augustino de Iacopo che havendo luy presentato le nostre lettere a ti
dirrective con una tua alligata al tuo vicario et locotenente in Voghera per la diferentia di
quello cavalo del spectabile nostro conductero Colella da Neapoli contra Iohanneantonio
da Prata, secundo sey informato, non ha potudo havere rasone nè executione alcuna. Il
che, attribuendo nuy più presto alla absentia tua che ad altro manchamento, di novo ti
commandiamo et volemo che faci tale executione contra il dicto Iohanniantonio, overo le
sigurtà ch’el dicto cavalo sia restituito o satisfacto al dicto Augustino la stima d’esso,
secundo te havemo scripto. Et in questo vogli talmente procedere che non sentiamo più
lamenta, la quale haverimo assay molesta. Data Mediolani, xiii maii 1452.
Iohannesantonio.
Cichus.
626
Francesco Sforza al capitano della Lomellina
1452 maggio 14, Milano.
Francesco Sforza comanda al capitano della Lomellina che far si che Angelello e Roberto
Sanseverino vadano con le genti d’arme al Corno.
142r Capitaneo Lumelline.
Perchè ne rendimo certi che nele cose dal canto de là non gli sarà più dubio alchuno,
volimo che quando sentiray che sia vero che non gli sia dubio, intendendote cum
Agelello et cum messer Roberto, che tu gli faci retornare in qua cum quelle gente d’arme
et che vegnano al Corno segondo el primo ordine che fo dato, venendo ti insieme cum
loro. Mediolani, xiiii maii 1452.
Cichus.
627
Francesco Sforza al comune e agli uomini di villa Carsogno
1452 maggio 20, Lodi Vecchio.
Francesco Sforza scrive al comune e agli uomini di villa Carsogno di pagare a Manfredo da
Lando entro breve tempo quaranta ducati dovuti in base alla composizione fatta con gli uomini
della podestaria di Compiano, oppure pagare le tasse dei cavalli e del sale.
Comuni et hominibus ville Carsogni.
Perchè siano rimasti contenti della compositione facta per il spectabile nostro consciliero
misere Silano deli Nigri con li homini della potestaria de Compiano, subditi del spectabile
nostro dilectissimo conte Manfredo da Lando, deli cinquecento ducati deli quali non
haveti pagata la rata vostra, quale è ducati quaranta, volimo et ve comandiamo che,
recevuta la presente, senza exceptione et dilatione alcuna, debiati havere numerati
integramente al pretacto conte Manfredo infra octo dì proximi advenire dicti ducati
quaranta, advisandovi che se infra il dicto termine non havereti pagati dicti dinari, sareti
astrecti realmente et personalmente ad pagare essi dinari dal predicto conte al quale
habiamo scripto che proveda in modo che dicti dinari siano ad luy presto pagati. Et si
forse vi parisse meglio a pagare le taxe del sale e di cavali, cussì per il tempo advenire
come per il passato, restariamo ancora nuy (a) più contenti. Data in castris nostris in
Laude Vetere, die xx maii 1452.
Cichus.
(a) Segue nuy depennato.
628
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 maggio 21, Lodi Vecchio.
Francesco Sforza ingiunge al referendario di Lodi di far avere alla madre del ragazzo ducale
Leone gli arretrati di cinque mesi della provvisione e provvedere che abbia tali denari.
Referendario Laude.
Intendemo per querella de Leone, nostro regazo, che Maria, sua matre, debbe havere la
provisione sua de cinque mesi; de che ne maravigliamo perchè, non havendo essa altro
modo de vivere che de questa pocha provisione, quale gli damo, et dovere havere de
cinque mesi, non sapemo como possa vivere; la qual cossa è contra la mente et voluntà
nostra perchè nostra intentione è la dicta Maria habia la sua provisione de mese in mese
suso le intrate de quella nostra cità, como havemo scripto et ordinato. Pertanto te
scrivemo et volemo debi provedere che la sia satisfacta del passato et così che l’habia la
provisione soa de mese in mese nel advenire, ita che possa substentarsi, et per tua
chiareza havemo sottoscripto la presente de nostra propria mano. Ex Laude Vetere, die
xxi maii 1452.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Iohannes.
629
Francesco Sforza a Gerolamo de Mangravi
1452 maggio 20, Lodi Vecchio.
Francesco Sforza ordina a Gerolamo de Mangravi, dottore in legge, e a Giovanni de Astari di
andare subito da lui.
142v Nobilibus et sapientibus viris domino Iheronimo de Mangrariis, legum doctori, et
Iohanni de Astariis dilectis nostris.
Per certa importante casone, havendo nuy ad parlare con vuy ve commettiamo che
subito, recevuta questa, debiati venire da nuy per tutto dove se troveray la persona
nostra. Data Mediolani, xiii maii 1452.
Bonifacius.
Cichus.
630
Francesco Sforza a Roberto Sanseverino
1452 maggio 15, Lodi Vecchio.
Francesco Sforza conviene con quanto scritto da Roberto Sanseverino di non abbandonare le
terre a Guglielmo di Monferrato e di consentire che restino per qualche giorno Moretto e
Angelello, avvertendo quest’ultimo di stare pronto a ogni ordine. Ordinato ai Sanseverinichi, a
Longareto, a Pupo e ad Antonio Troto di rimanere, vuole che Roberto vada da lì.
Magnifico militi nepoti nostro dilecto Roberto de Sanctoseverino, armorum, et cetera.
Roberto, nuy havemo recevuto le toe lettere, date Mortarii xiiii maii hora vii noctis, alle
quale respondendo, molto n’è piazuto el tuo ricordo de non lasare al tuto abandonate
quelle parte de Lomelina ad ciò che, havendo coluy qualche cativo pensiero non lo possi
mandare ad executione. Et cossì siamo contenti che tu lassi meser Moreto et Angelillo lì
tra Irbio, Posascho e quella terra, como tu scrivi per tri o quatro dì, che se veda ciò che
farà colui, con questo che Angelello stia continuamente in ordine per venirsene via
quando sarà avisato. Ordina etiandio che subito li Sanseverinichi, Longareto, Pupo et
domino Antonio Troto non vengano via; et facto questo ventene ancora tu non
innovandose altro; li altri vadano al suo camino secundo l'ordine dato. Ex Laude Veteri,
xv maii 1452.
Ser Iacobus.
Iohannes.
631
Francesco Sforza ad Angelello da Lavello
1452 maggio 15, Lodi Vecchio.
Francesco Sforza ringrazia Angelello da Lavello per le informazioni avute circa Guglielmo di
Monferrato. Rimanga pure lì altri giorni con Moretto ma sempre pronto a ogni ordine.
Spectabili ac strenuo viro Angelello de Lavello, armorum ductori nostro dilectissimo.
Havimo recevuto le tue lettere, date Posascha a xiiii del presente, per le quale restiamo
advisati deli progressi del signor G(uglielmo) e molto ne piacque et commendiamote deli
advisamenti tu ne day. Et perchè volimo vedere per tri o quattro dì quello intende de
fare, volimo che miser Moreto e ti stiati tra lì Mortara e Posascho tri o quatro di, cum
questo, però, che tu staghi continuamente in ordine per venirtene quando seray advisato
da noy. Et cossì havemo scripto a Roberto, nostro nepote, con il quale tu te intenderay.
Data Laude Vetere, xv maii 1452.
Ser Iacobus.
Iohannes.
632
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 maggio 20, Lodi Vecchio.
Francesco Sforza, inteso quanto da Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, ha scritto sul carico
delle lance, vuole che Merigo disponga per il trasporto nella rocca di Pizzighettone,
consegnandole solo a chi sarà indicato dal duca, o condottiero o squadriero di qua dall’Adda,
come pure cinquanta lance a Giovanni Caimo per i provisionati. Si faccia dare una lista dei
carrettieri che saranno scortati fino a Castiglione da una squadra di Bartolomeo del Meno. Si
lascino a Lodi quattrocento lance da cavallo e trecento da piede.
143r Domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude, et Iohanni Merige de Cottignola.
Havemo inteso quanto ne haveti scripto del facto delle lance, quale haveti facto caricare,
et cetera; dicemo che molto ne piace. De che dicemo che ti, Zohanne Merigo, vogli
subito a(r)marte con le dicte et farle conduere ad Pizigitone et li ad Pizighitone farale
scarcare et mettere dentro della rocha et resteray lì con le dicte lance et non ne daray ad
nissuno se non ad quelli che scriveremo nuy che siano date, salvo se’I fusse alcuno
conductiero o squadrero de quelli sonno de qua d'Adda che non havesse lance, semo
contenti gli le daghi; et similiter volemo che daghi lance cinquanta ad Zohanne Caymo
perchè le daghi ad quelli provisionati nostri, et volemo che te fazi dare una lista delli
caratori de quello doveranno havere della conducitura la quale ne manderay per li dicti
caratori et nuy li farimo pagare qua. Ma perchè dicti caratori non (a) recevessino danno
volemo che messer Pero et ti pigliati la squadra delli provisionati de Bartholomio del
Meno et fati che acompagnino dicti caratori da Lodi per fino ad Castiglione. Et cussi, nel
ritornare loro, vedi che qualchi homini d'arme li fazino compagnia da Castiglione per fino
appresso Lodi. Et volimo che, inanti te parti da Lodi con le dicte lance per andare con
loro ad Pizighitone, che lassi li ad Lodi quatrocento lance da cavalo et tricento da piedi et
advisane poy de quanto haveray seguito. In Laude Veteri, xx maii 1452.
Ser Iohannes.
Signata Iohannes.
(a) Segue recesseno depennato.
633
Francesco Sforza a Bartolomeo Corrigia
1452 maggio 25, Lodi.
Francesco Sforza scrive a Bartolomeo Corrigia, referendario di Pavia, e a Gracino da Pescarolo,
referendario generale a Pavia, di avere inteso le notizie di quanto accaduto tra i dazieri e il
conestabile della Porta di Santa Maria in Pertica. Non potendo, per non recare danno alle intrate,
disarmare tutti i dazieri, se ne armino da otto a dieci dei migliori.
Domino Bartholomeo Corrigie, refferendario Papie, et Gracino de Piscarolo generali
ibidem refferendario.
Havimo recevuto la vostra lettera, et inteso quanto ne haviti scripto de quello excesso
che è stato commesso là fra lo connestabile de porta Sancta Maria im Perticha et quelli
datiari. Dicemo che questo ne rencresce et duole assay perchè non ne pare che
deponendo ogni le arme tucti li altri, che essi datiari debiano portarle per li inconvenienti
che tuto dì ne seguano, come vedeti. Volimo che possendosse fare dimanco che li
prediti datiari non portino arme et, in caso che altro non si possa fare per non fare danno
alle intrate nostre, siamo contenti et volemo che habiati cinque, fin octo o deci datiari,
quali parerano ad vuy che non siano scandelosi, li quali, quando el fusse bisogno,
portino le arme, ma gli ordinareti che sotto pena dila forca non sia niuno de loro che se
mova ad fare acto alcuno, ma vedati che li dicti da portare arme siano in manco meno
che sia possibile 143v et provedati in modo che non habia ad seguire scandalo nè
inconveniente alcuno. Nuy sopra ciò scrivimo in opportuna forma al podestà con lo
quale, perchè vedeti l'homo che è, vogliati deportarve più humanamente che posseti.
Data Laude, xxv maii 1452.
Cichus.
634
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 maggio 25, Lodi.
Francesco Sforza, informato dal podestà di Pavia di quanto avvenuto tra i dazieri e il conestabile
della Porta di Santa Maria in Pertica, gli scrive di lasciare che a tale faccenda provvedano
Bartolomeo, referendario, e Gracino da Pescarolo; in caso contrario provvederà lui stesso.
Potestati Papie.
Havimo recevuto la tua lettera, et inteso quanto ne hay scripto delo excesso che è
seguito là fra lo connestabile de porta Sancta Maria im Pertica et quelli datiari, dicemo
che ne rencresce assay et la intentione nostra è che chi fallasse sia punito, et sia chi
voglia pur quello che sia officio et che pertenga alla Camera nostra. Volimo lassati
administrare ad meser Bartholomeo, refferendario, et ad Gracino perchè loro gli
provederano, et quando non gli provedesse, alhora volimo che ne advisati nui adciò
sapiamo quello haverimo ad fare. Nuy havimo scripto sopra lo facto del dicto excesso ali
predicti, sichè volimo ve intendati con loro et deportative cum tale prudentia che non
habia ad seguire scandalo alcuno et con costoro intendeti quello sia stato nostro et bono
governo de quella nostra cità. Data Laude, xxv maii 1452.
Cichus.
635
Francesco Sforza al marchese di Mantova
1452 maggio 18, Lodi.
Francesco Sforza, contrariamente al suggerimento di non intervento contro Venezia, informa il
marchese di Mantova che i Venetiani hanno iniziato le ostilità, facendo scorrerie nel Cremonese,
nel Lodigiano e nel Milanese. Ciò premesso, invita il marchese a fare contro i Veneziani “il pegio
se gli pò fare”.
Illustri domino Marchioni Manthue.
Per doe altre nostre lettere havemo advisata la vostra illustre signoria della novità facta
contra li nostri subditi per le gente de Venetiani. Et perchè nuy non eramo ben chiari in
quello tempo dela natura d’esse novità, ve scripsemo che dovesse la signoria vostra
ordinare ali soy che non fasseno novità alcuna se prima non ve scrivevamo altro deli
modi havevati ad servare circal’offendere, et cetera. Al presente avisamo la prefata
signoria vostra che Venetiani in tucto et publicamente hanno rocta la guerra cum nuy, sì
per lo parlare deli soy sì per le correrie hanno facto et fanno in la terre nostre del
Cremonese del canto de qua et in Lodesana et in Millanese, preso la bastita de Rivolta
et in ogni loco dove hanno possuto fare danno per le quelle correrie. Quantunche
habiano facto questa 144r loro novità assay secretamente, donde dovevano trovare li
nostri disproveduti, niente di manco hanno facto pochissimo damno, perchè pur per li
modi loro passati et per le nostre admonitione et advisi, li nostri stavano pur proveduti.
Per la qual cosa confortiamo, caricamo et dicemo alla signoria vostra che etiandio essa
dal canto suo se voglia sforzare et fare qualche bel tracto de damnificare gli subditi
d’essi Venetiani et farli el pegio se gli pò fare; et non voglia la signoria vostra guardare
se per essi non è stata facta novità verso li vostri, perchè posseti pensare che non lo
fanno ad niuno bono fine, ma piutosto per adormentarve et per farvi qualche bel tracto
adoso possendo, et quando li havesseno havuto l’aptidudine, semo certi non sariano
stati insino adesso a farlo; et piacerà alla signoria vostra advisarne della deliberatione
harà presa circa ciò. Nuy dal canto de qua non attendemo dì et nocte ad altro non ma a
metterci insieme et speramo fra duy o tri dì al più essere tutti insieme et de dì in dì quello
seguirà et di quello deliberaremo de fare ne daremo noticia ad essa signoria vostra.
Data Laude, xviii maii 1452.
Iohannes.
636
Francesco Sforza al marchese di Mantova
1452 maggio 24, Lodi.
Francesco Sforza si dice dispiaciuto con il marchese di Mantova che non siano arrivati i denari da
Genova; lo esorta a non desistere però dall’andare nel Cremonese, anche se non tutti gli uomini
sono pronti. Lo informa della sua andata, come deciso, a Castione e ad Acquanegra e in giornata
visiterà i lavori della Muzza.
Domino marchioni Mantue.
Havimo recevuto le vostre lettere, date a xxii del pesente, nelle quale la signoria vostra
molto se condole che li dinari de Zenova ancora non siano gionti; del che ancora nuy ne
dolimo e maravigliamo. Ma pur consciderando nuy quanto importa el moverse dela
vostra excelentia, ve pregamo, confortamo et caricamo che ve voliate movere a venire in
Cremonese et non guardare che tucti li vostri non siano spazati cussì ad unguem,
perchè bene se li vostri non fussero a ponto del tucto et li manchasse qualche cosseta, è
da credere che quilli dinari de Zenova subito serano lì, se non gli sonno mò et poteasse
supplire alli manchamenti; sichè, per Dio, non facti più dimora a venire in Cremonese,
perchè nuy domatina se partiremo de qui, andaremo a Castione et deinde ad
Aquanegra, rendendoce certissimi che cossì facendo romparemo ogni disigno haverano
facto li inimici nostri in modo che non saperano ciò che fare, advisandove che havemo
fermo et indubitato proposito de proseguire nel’andare nostro el camino del quale
parlasemo insieme cum la signoria vostra. Ve confortiamo iterum atque iterum che ve
vogIiate armare senza più dimora, che certo ne seguirà ogni bono fructo et la venuta
della signoria vostra in Cremonese ha ad exequire tucte le cose predicte, in modo che la
signoria vostra conoscerà seguirne li effecti rasonati, et piaza alla signoria vostra
avisarce de passo in passo deli suoi progressi. Data Laude, xxiiii maii 1452.
Cichus.
Duplicata die xxv maii cum certis additionibus videlicet quod dominus hodie vadit ad
laborerium Mutie, nonobstante quod supra scriptum erat et quod in crastinum huc
revertetur et die sequenti iter capiet constitutum.
637
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
1452 maggio 30, “ex villa Aquenigre”.
Francesco Sforza ordina a Francesco de Georgi di andare da Pietro da Norcia a Lodi dove si
trovano uomini di varie località del vescovato di sotto informati degli ordini dati per preservare
quelle terre dai danni nemici. Vada poi a Castione e attenda alla salvaguardia luogo con Giacomo
d’Arquà.
144v Francisco de Georgiis.
Per alcuni ordini, quali volemo se scrivino in Lodesana perchè li inimici non li possano
offendere, volimo che, recevuta questa, debi, rimosta omni cagione, transferirte ad Lodi
da miser Piero de Norsa, nostro locotenente, dove intendemo siano li homini di Casale,
Codogno, Vicadomus, Terenzano, Castione, Camayragho, Zorbescho et tucti li altri del
vescovato de socto, cioè dei homini per loco ali quali però havimo parlato, cioè ala
magiore parte, et datoli quali ordeni n’è parso perchè el paese se habiti et corservi senza
danno. Sichè volimo quando haveriti dati li ordini insieme a tucto quello sarà necessario,
che tu vadi ad stare ad Castione et habi questa impresa che quello paese se habeti et
se salvi senza danno. Quale cosa piglandola per lo verso su, se porà fare facilmente,
advisandone del’ordini havereti presi, et non te partire dellà senza nostra licentia,
intendendovi sempre cum Iacomo de Arquà. Ex villa Aquenigre, xxx maii 1452.
Cichus.
638
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 maggio 30, “ex villa Aquenigre”.
Francesco Sforza scrive a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di aver integrato la guardia per
l’Adda con uomini di Castione, Codogno, Casale e Camairago che si recheranno da lui a Lodi. Ha
ingiunto a quelli dei paesi del vescovato di sotto e a Giacomo d’Arquata di ritornare a casa perchè
è importante che il paese non resti sguarnito.
Domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude.
Havemo intesi alcuni ordini haveti dati nella guardia de Adda, quali non sono così ad
compimento como saria il bisogno; et però nuy havemo havuti qui et parlato cum li
homini de Castione, de Codogno et Casale et Camayragho, li quali haveti informati de
parere nostro et gli havemo comandato che vengano da vuy ad Lodi. Et havemo scripto
ad Francesco di Zorzi per la copia inclusa in questa, volemo che, dati haveriti questi
ordini, (a) commandati che caduno del Vescovato de socto torni ad habitare in le ville,
che non gli mancha nissuno, perchè ne pare manchamento desabitare lo paese, et non
bisogni; sichè havendo Iacomo d’Arquà cum vuy deliberato et exequati tuto vi parerà
necessario, advisandone de quanto haveray sequito, et che per ogni modo el paese se
habiti. In villa Aquenigre, xxx maii 1452.
Cichus.
(a) Segue in le ville depennato.
639
Francesco Sforza al podestà, al referendario di Pavia e Gracino da Pescarolo
1452 maggio 25, Lodi.
Francesco Sforza, intesa la vicenda occorsa tra Antonio Preotone e Giovanni Giacomo Rizo con
il ferimento di costui, informa il podestà, il referendario di Pavia e Gracino da Pescarolo di aver
disposto l’invio di uno dei suoi per conoscere l'accaduto. Nel frattempo vuole che le parti, pena la
confisca dei beni, desistano da ogni atto ostile.
Potestati et referendario Papie necnon Gracino de Piscarolo.
Per lettera de vuy referendario quale hersera al tardo recevessemo, havemo inteso la
questione seguita fra miser Iohanne Iacomo Rizo et Antonio Preotone et la ferita ha
recevuto el dicto Iohanne Iacomo, et per questa caxone li parenti del’una parte et
del’altra havere tolte le arme et che dubitati non facendoglisse provisione non segua
mazor scandalo; al che respondendovi dicemo ch’el ne rencresce grandemente de
questo caso seguito, et maxime del male et damno ne segue in la persona d’esso
domino Iohanne Iacomo. Et perchè havemo deliberato omnino mandare lì per questa
casone uno deli nostri per intendere molto bene questa cosa, volemo, isto interim ch’el
nostro mandato venerà, che tucti insieme debiate fare commandamento al’una et al’altra
de costoro che, sotto pena dela nostra desgratia et de rebelione et confiscatione deli
beni loro alla Camera nostra, non sia niuno che se debia movere ad acto alcuno contra
veruno altro, chiarendo ogniuno che chi desobedirà, prima serà punito 145r
personalmente del fallo harà commesso, deinde se observarà contra lui et cose sue
quanto è dicto de sopra. Et fatili appresso tucte quele altre provisone che ve pariranno
expedienti, como quelli che seti sul facto, sichè el non possa seguire altro inconveniente
se amate el bene del stato nostro. Data Laude, die xxv maii 1452.
Iohannes.
640
Francesco Sforza a Giacomo de Alseri
1452 maggio 27, Lodi.
Francesco Sforza comunica a Giacomo de Alseri di aver deciso di mutare per un mese la posta
dei cavallari da Lodi a Sant’Angelo; vuole che si provveda loro di una stanza e di fieno.
Iacobo de Alseriis.
Per più segureza dele lettere, quale ne acade scrivere in qua e in là, havimo deliberato
mutare la posta deli nostri cavalari de qui lì a Sancto Angelo per uno mese tanto. Et per
questo volimo che tu faci assignare una stancia lì facendoli etiandio provedere et dare
uno caro de feno per li loro cavali per uno mese, como havemo dicto, perchè deinde in
là faremo, mediante la gratia de Dio, delle cosse che le nostre lettere poterano andare
secure undequaque per lo paese. Provederay adunqua, como havemo dicto e faray
cossa ad nuy grata. Ex Laude, die xxvii maii 1452.
Cichus.
641
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 maggio 15, “ ex domo Viride prope Mediolanum”.
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di catturare Bernardo da Lovate non rilasciandolo
fino a che, o gli consegna Giacomino Villano da lui fatto fuggire, o paghi il cavallo del compagno
di Antono Landriano con le spese e i danni.
Potestati Papie.
Più volte te habiamo scripto dovesti fare destenere Iacomino Villano al quale havemo
scripto dovessi venire da nuy per la diferentia vertiva tra luy et uno compagno del
spectabile Antonio da Landriano, nostro conductero, et è stato renitente et desobedienti
alle nostre lettere; et intendemo che tu l'havevi facto provedere, overo gli era la tua
famiglia in Corno per prenderlo et che Bernardo da Lovate l'ha facto fogire et tenuto in
casa tuto quanto uno dì et poi el fece mandare via; di che ne è rencrescuto assay. Per la
qual cosa ti commandiamo per la presente, e strictamente te (a) carichamo che subito,
veduta la presente, debi havere da ti el dicto Bernardo senza exceptione alcuna, non
guardando in verso ad homo che viva, et fa che per nissuno modo non lo lassi per fina te
consegni nele mane el dicto Iacomino, overo ch’el paghi luy el cavallo ad el dicto
compagno de Antonio de Landriano, per cui vertiva la questione, et tute le spese et el
damno ha sopportate per quella casone. Et cussì è l'ultima nostra voluntà. Ex domo
Viride prope Mediolanum, die xv maii 1452.
Iohannes.
(a) Segue commandiamo depennato.
642
Francesco Sforza ad Antonio Garati
1452 maggio 9, Milano.
Francesco Sforza esorta Antonio Garati a emettere la sentenza per dare valore al compromesso
raggiunto nella vertenza tra il vescovo di Parma e Pietro Maria Rossi per le ville di Casacca e di
Pagazzano.
145v Domino Antonio de Garatis Laudensi.
Havemo inteso per rellatione del magnifico Pietro Maria di Rossi, nostro dilectissimo,
che ad nostra contemplatione haveti acceptato il compromesso de che altre fiate ve
scripsimo sopra la diferentia gli move il reverendo episcopo della nostra citade de Parma
per cagione delle ville de Cassacha et de Pagazzano del territorio de predicta nostra
cità; unde certamente ne havete facto cosa molto grata et accepta per le cagione se
contengono nelle nostre lettere altre fiate ad vuy sopra di ciò directe. Ma perché poco
valeria esser facto compromesso et acceptato non ne seguendo sententia, et alla mente
nostra non seria satisfacto pertanto, quanto più possemo et sapemo, ve confortamo,
charicamo et stringemo vogliati penitus per vostra sententia diffinire et dirimere dicta
diferentia etiam nel termene del compromesso sichè nullo pacto l'instantia preterisca che
per vuy non sia sententiato prima; il che facendo vogliamo dechiararve ne compiacerite
sopramodo, et tanto grato ne serà quanto dire se possa per molti respecti chi ne moveno
quale, quando vuy intendesti, se rendiamo certi non besognaria che da nuy fuossene
aciò confortati ma per vuy medesimi et senza nostro scriverne faresti quelo che per
questa ve scrivemo. Mediolani, viiii maii 1452.
Marchus.
Iohannes.
643
Francesco Sforza al podestà di Pavia
Milano.
Francesco Sforza ribadisce al podestà di Pavia che, rimesso in libertà Tempesta, famiglio ducale,
gli ordini di recarsi da lui.
Potestati Papie.
Ne maravigliamo che tu non habii liberato et rellasato Tempesta, nostro famiglio, como
per altre te havemo scripto. Pertanto volimo et commandiamote che, visis presentibus,
tu debii rellasare et cavare fuora de presone dicto Tempesta et li commanderay vegna
da nuy presto. Mediolani.
644
Francesco Sforza ad Antonio, ufficiale delle bollette di Pavia
1452 maggio 15, Caviridi.
Francesco Sforza, ad istanza di Gaspare da Vimercate, ordina ad Antonio, ufficiale delle bollette
di Pavia, di lasciar uscire dalla città Leonardo Cixero, lì confinato, per potere muoversi
liberamente nel ducato.
Officiali bulletarum Papie ad instantiam comitis Gasperis de Vicomercato.
Antonio, nuy siamo contenti, et per queste te scrivemo, che tu debii (a) lassare uscire
fuora de quella nostra cità de Pavia Leonardo Cixero el quale è confinato lì per venire
nelle parte del ducato de Mediolano liberamente ad sua posta. Ex Caviridi prope
Mediolanum, die xv maii 1452.
Cichus.
(a) Segue nellas depennato.
645
Francesco Sforza a Giovanni dalla Noce, ad Angelello da Lavello e ad Alessandro Visconti
1452 giugno 8, “apud Pontemvicum”.
Francesco Sforza riscrive a Giovanni dalla Noce, a Angelello da Lavello e a Alessandro Visconti
di non muoversi da lì e mandargli Marcoleone e Giacomo d’Arquata con i fanti. Ha attrezzato
Pontevico e farà altre cose che obbligheranno i nemici che sono a Zonevolta ad andarsene.
Domino Iohanni dela Nuce, militi Angelello de Lavello et Alesandro Vicecomiti, armorum,
etc.
Cossì como per altre nostre lettere heri vi scrissemo, cossì per queste vi replicamo che
vuy con li vostri non debiati movere de lì de cerca Lodi dove vi parà meglio fin a tanto
che ve scriverimo altro, mandando qua subito Marcholeone et Iacomo d'Arquata cum tuti
li lor fanti, como etiandio nuy gli scrivimo. Ceterum ve avisamo como questa matina
havemo fornito Pontevico, sichè procederimo a fare dele altre cose relevate per le quale
farimo fare ali inimici maiori, saltim che non fano li caprioli, dicti inimici sonno a
Zonevolta et da poy se partino da Soncino non hanno facto altro. Ex castris nostris
felicibus apud Pontemvicum, die viii iunii 1452.
Cichus.
646
Francesco Sforza a Moretto da Sannazzaro
1452 giugno 10, “ex Varolis Alghisorum”.
Francesco Sforza, lodato Moretto da Sannazzaro, giustifica il rifiuto dei gentiluomini di Candia di
ospitare duecento cavalli per il caricho che già hanno di tasse dei cavalli autorizzandoli a
accettare solo quelli che vogliono. Il duca lo informa poi del passaggio dell’Olio e del suo arrivo
nel Bresciano, ove numerose terre gli si sono sottomesse tra le quali Pontevico assai importante,
mentre Soncino è in mano nemica.
146r Domino Moreto de Sanctonazaro.
Havemo recevuto le vostre lettere per le quale havemo etiandio inteso li vostri
amonimenti e como per quello ve scrisse la illustre nostra consorte, ve siti mosso da
Cilavegna et che volendo mettere ducento cavali a Candia, quelli zentilhomini non l'hano
voluti acceptare; dele qual cose ve commendiamo et haviti facto bene. Ma quanto alla
parte de quelli zentilhomini che non hanno acceptato quelli cc cavali, dicimo cussì che
ne hanno facto bene; ma pur considerando nuy el grande caricho che hanno dele tase
de cavali et che hanno lettere da noi de non tore se non quelli cavali che voliano, et
considerando nuy che sempre havimo trovati fidelissimi quelli zentilhomini et de loro
piliamo grande fede e bonissimo concepto, confidendoce che al bisogno acceptariano
tuti quelli che gli volessevo mettere pel bene del stato nostro, non ne pare de dire altro
sopra ciò. Et parene debiate retornare e stare là dreto quelle frontiere dove vi parirà
meglio, avisandovi che a dì cinque del presente nuy pasassemo Olio et siamo venuti
qua in Bressana cum il nostro exercito et, subito passati che fussemo, venero alla
obedientia nostra più che xxv terre e boni luochi, et tra le altre havemo havuto
Pontevico, loco importantissimo al facto nostro, perchè gli è uno ponte sopra Oglio como
doveti sapere, mediante al quale ad ogni nostra posta facimo venire victualie per tuto in
Bresana al campo nostro e non ne pò essere vetato. Li inimici hanno havuto Sonzino e
due altre terre senza combaterle, perchè gl’omini ge le hanno date; ma siando nuy
signori dela campagna non se dubitemo che le rehaverimo cum nostre lettere. Nuy
siamo qua a Virola Alchise preso li inimici a cinque milia cum deliberatione de andarli a
trovare, et se ce aspectaranno ve farimo sentire tale e cussì relevate novelle del loro
streminio e ruyna che non se haverà a dubitare nè là nè altrove; ma volimo bene che
voy ce avisate de continuo como passerano le cose de là. Quanto alla parte delli dinari a
vuy assegnati a Biandrà, per le alligate (scrivem)] al podestà de lì, in modo ch’el ve farà
spazare. Ex Varolis Alghisorum, x iunii 1452.
Cichus.
647
Francesco Sforza al podestà di Biandrate
1452 giugno 10, “apud Varolas Alghisorum”.
Francesco Sforza rimprovera il podestà di Biandrate di di non avere ancora dato a Moretto da
Sannazzaro i denari assegnatigli; provveda che abbia tali denari o gliene dia dei suoi.
146v Potestati Blandrate.
Ne ha facto significare con querella el spectabile et strenuo miser Moreto da
Sanctonazaro che ancora non ha potuto conseguire li dinari, quali gli havimo facti
assignare, dicendo che tu hay licentiato quello suo era lì per solicitare tali dinari; del che
ne siamo maravigliati eo maxime che te ne habiamo più volte scripto. Ma poy che tu non
l’ày voluto fare, te dicimo cussì che, haud tu gli faci dare et numerare li soy dinari della
assignatione, aut tu gli dia tanti deli tuoy, portandote con tale diligentia in questo non
habiamo più cagione scrivertene. Ex castris nostris felicibus apud Varolas Alghisorum, x
iunii 1452.
Cichus.
648
Francesco Sforza al podestà di Candia
1452 giugno 10, (“apud Varolas Alghisorum”).
Francesco Sforza assicura il podestà di Candia di aver preso atto dello stato di quel territorio e
del trattamento fatto alla sua gente da Pietro Zorzo, nipote di Moretto da Sannazzaro.
Potestati Candie.
Havimo inteso quanto tu hay scrito a Cicho, nostro segretario, delo gravamento de
quella terra de Candia et del tractamento cativo et pessimo qualle gli ha facto quello
Petro Zorzo, nepote de miser Moreto; del quale troppo ne maravigliamo et anche dolimo
de luy, advisandote che al’altre cose noy gli remedierimo bene, nè volimo che quelli
zentilhomini, nè anche contadini siano maltractati, como tu vederay per un’altra nostra,
la quale scrivimo a loro et anche a te. Attende pur tu al resto et al bono regimento et
guardia de la terra. Ex castris nostris felicibus, x iunii 1452.
Cichus.
649
Francesco Sforza al priore, al podestà e agli uomini di Candia
(1452 giugno 10), “apud Varolas Alghisorum”.
Francesco Sforza scrive al priore, podestà e uomini di Candia assicurandoli d’aver chiarito a
Moretto da Sannazzaro che è nelle loro facoltà di accettare o no cavalli in soprannumero,
informandoli dei progressi dell’esercito nel Bresciano con le oltre xxv terre che gli hanno giurato
fedeltà e di alcune località passate al nemico nei confronti del quale auspica facili vittorie.
Domino priori, potestati ac nobilibus et hominibus Candie.
Havemo recevuto le vostre lettere et inteso per esse quanto ne scriveti de quelli cavali
che voleva mettere lì miser Moreto et che non gli haviti acceptato, tum per lo grande
caricho haviti delle taxe, tum etiam perché haviti lettere da nuy de non acceptare se non
quelli voliti vuy oltra quelli haviti. Ve rispondemo che siamo certissimi che a stricto
bisogno acceptarissevo etiamdio molto maior numero che non gli ha voluto mettere dicto
domino Moreto per fare cosa che ce piacesse, et di questo non facimo dubio veruno;
sichè, considerato quanto ne scriveti, havimo scrito al prelibato miser Moreto che non ve
agravi più oltra, advisandove che farimo tali progressi che né de là né de qua haverimo a
dubitare, perché a v dì del presente, nuy passassimo et siamo venuti qua in Bresana
con il nostro exercito et, subito passati che fusseramo, 147r venero ad la obedientia
nostra più de xxv terre e boni luochi et tral’altre havimo havuto Pontevico, loco molto
importante, perché gli è uno ponte sopra Oglio mediante el quale sempre possimo fare
venire victualie qua in Bresana al campo nostro e non ne pò esser vetato. Li inimici
hanno havuto Sonzino et due altre terrazole senza combatterle, perché l'homini ge
l'hanno date, ma siando noi signori dela campagna, come siamo, non è da dubitare che
le rehaverimo con littere et anche dele altre. Nuy siamo qua a Varole Alghise preso a li
inimici cinque miglia con deliberatione d'andarli a trovare; et se ce aspecterano ve farimo
sentire tale e cossì rellevate novelle del loro streminio e ruyna che non se haverà ad
dubitare né là né qua. Ma in questo mezzo laudiamo bene che voliate stare con bona
diligentia acorti che sinistro non intervengha. Ex felicibus castris nostris, ut supra.
Cichus.
650
Francesco Sforza al podestà e al luogotenente di Lodi
1452 giugno 11, “in villa Varole Alghise”.
Francesco Sforza ordina al podestà e luogotenente di Lodi che consentano all’ebreo Isacco
abitante lì di conseguire i crediti dovuti.
Potestati et locuntenenti Laude.
Isac ebreo, habitatore de quella cità, ne dice che ha alcuni suoy debitori da li quali non
pò conseguire el devere suo ma fi menato per subterfugii. Pertanto vogliamo che ad
omni instantia del dicto Isac, overo de suo procuratore, gli faci rasone contra li suoy
debitori summaria expedita, constandovi prima del vero credito facendo in modo ch’el
consegua el debito suo et nissuno si possa iustamente lamentare. Data in castris nostris
felicibus in villa Varole Alghise, xi iunii 1452.
Cichus.
651
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 giugno 12, “apud Varolas Alghisii”.
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli riceva con ogni riguardo in castello il
cavaliere Antonello, gentiluomo napoletano.
Bolognino de Attendolis.
Vene lì il spectabile cavalero miser Antonello, gentilhomo napolitano, presente
exhibitore, quale è persona da bene et nostro affectionatissimo. Pertanto volemo debiati
receverlo nel castello et monstrarglilo facendogli careze, bon volto et honore perché è
persona che merita da nuy ogni bon tractamento et nuy haveremo piacere d'ogni onore
et careze gli fareti. Ex castris nostris apud Varolas Alghisii, die xii iunii 1452.
Cichus.
652
Francesco Sforza a Giovanni da Sanseverino
1452 giugno 15, “apud Longhenam et Adellum”.
Francesco Sforza si compiace con Giovanni da Sanseverino per i sentimenti di fedeltà espressi.
Le cose nel Bresciano vanno a bene e le persone gli prestano obbedienza. Se i Veneziani hanno
Soncino e Romanengo è accaduto perchè gli abitanti si sono consegnati, ma può riavere
entrambe le località con sole sue “lettere”. I nemici, consci della loro inferiorità, non fanno altro
che scavare fossi e abbattere ponti.
147v Domino Iohanni de Sancto Severino.
Havimo recevuto le vostre littere et intiso quanto ne scriviti dela vostra constantia et fede
et anche della devotione de quelli homini verso noy et stato nostro, benchè may noy
havessemo altra oppinione; pur ve ne commendiamo et ringratiamo. Et quamvisdio
crediamo non bisognare, confortate l’homini nel suo bono proposito, et se hanno patito
damno per lo passato ne rencresce et dole assay, advisandoli che non hanno più ad
dubitare deli inimici perchè hano altro ad pensare che venire a damnezare et non gli
parerà fare poco se se poterano defendere a casa loro. Da poy che siamo venuti qua in
Bressana non habiamo trovato loco che ne habia facto resistentia veruna, anci sonno
venute molte e molte bone terre e lochi da longe ad acordarse et submetterse alla nostra
obedientia et siamo signori della campagna. Et benchè habiano havuto Soncino e
Romanengho, non l’hanno havuto per combatere ma homini ge l’hano dato et non se
dubitamo rehaverle con nostre lettere. Nuy siamo qua tra Longhenna et Adello e non
studiamo in altro che andare a trovare loro li quali vano fugendo et como vano a passo a
passo se fortificano con levare fossi e rompere ponti, ad ciò non gli possiamo andare
adoso, conoscendo loro expressamente che, como se gli potessemo acostare, seriano
rotti et frachassati. Ma non poterano però tanto fugire che in brevi non ve faciamo sentire
novelle del loro streminio et grande ruyna. Ex felicibus castris nostris apud Longhenam
et Adellum, xv iunii 1452.
Cichus.
653
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 giugno 20, “apud castrum Gonellarum”.
Francesco Sforza comanda a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di mettere in libertà i parenti
di Pietro Sacco, imprigionati a richiesta di Tristano Sforza, perchè Pietro è andato da lui con armi
e cavalli e con il proposito di stare al suo servizio.
Domino Petro de Norsia, locumtenenti Laude.
Volemo che quelli parenti de Piero Saccho quali haveti sostenuti ad instantia de Tristano
Sforza, nostro figliolo, debbiati liberare et lassare andare dove gli piaze, perchè dicto
Piero Saccho è venuto da nuy in campo cum sue arme et cavalli et vole servirce et ha
facta la scusa sua, la quale havemo admessa. Pertanto non volimo che alli dicti soy
parenti sostenuti sia facta altra novitade, ma che liberamente recevuta questa siano
rellasati. Ex castris nostris felicibus apud castrum Gonellarum, die xx iunii 1452.
Cichus.
654
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 giugno 21, “apud castrum nostrum Gonellarum”.
Francesco Sforza chiede a Luchina di indurre Pietro da Lavello a dare garanzia di mandare suo
figlio sistemandolo con gli sforzeschi. Quanto a Cristoforo e Zanotto non ha intenzione di riaverli
da Alessandria perchè necessari là dove Luchina deve mandare altri cento cavalli; quanto a quelli
di Correggio, provvederà a suo tempo.
148r Magnifice domine Luchine.
Havimo recevuto le vostre lettere continente più parte, ale quale respondendo et primo,
alla parte de Petro da Lavello ad nuy pare che gli debbiati fare dare segurtade de far
venire suo fiolo e revocarlo de là et de conzarlo con li nostri, altramente non lo debbiate
relasare perchè non dice el vero che nuy li dessemo may licentia ad conzarlo se non con
li nostri. De Christoforo et Zanoto dicimo cussì che non ne pare de revocarli de là,
siando loro andati ad Alesandria dove non sonno mancho necessarii che de qua; anci ne
pare che gli debbiati mandare del’altri vostri fina al numero de cento cavali, come vi
debbe havere scripto la illustrissima madona Biancha, nostra consorte. Ala parte de
quelli da Coreza, quali vi damnificano contro el dovere, ne rencresce assay, ma dative
bona voglia che gli provederimo con el tempo, perchè, Dei gratia, le cose nostre
passano in modo e forma che ve farimo sentire bone e relevate novelle; sichè dative
bona voglia, et salutate madona Antonia et el conte Petro per nostra parte. Ex felicibus
castris nostris apud castrum nostrum Gonellarum, die xxi iunii 1452.
Cichus.
655
Francesco Sforza a Corrado da Fogliano
(1452 giugno 21, “apud castrum nostrum Gonellarum”).
Francesco Sforza scrive a Corrado di trattenere Cristoforo e Zanotto dal Bosco, uomini di
Luchina perchè deve mandare altri aiuti.
Domino Conrado.
Debenno essere venuti là Christoforo et Zanoto dal Bosco de quelli homini d’arme dela
magnifica madona Luchina; et perchè essa se ne agrava dicendo che dovevano venire
in qua con nuy et non sonno venuti, forse te haverà scripto che tu gli debi fare restituire li
dinari che lei gli haveva dati, ma perchè, como havemo scripto a lei, havimo più caro che
siano de là che de qua, non volimo che tu gli faci altra novitade, anci gli retegni et ne
adiuti con li altri, quali dicta madona Luchina debbe mandare. Data ut supra.
Cichus.
656
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 giugno 27, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza risponde al luogotenente di Lodi che lo informa dei danni, lievi ,causati dalla
scorreria nemica, ma rileva che nelle sue lettere non faccia cenno del preallarme ducale in merito
all’accennata scorreria; vuole gli si notifichi la recevuta e l’ora per avere un controllo della
diligenza dei cavallari.
Domino locuntenti Laude.
Havimo ricevuto più lettere vostre circa la correria fecero ad questi dì li inimici et
commendandove singularmente dela diligentia et vigilantia gli haviti usata in far li avisi e
provisione opportune perchè le nostre parte non receveseno damno: ve confortiamo a
fare sempre el simile. Ma perchè nuy ve avisasemo a tempo dela partita de quelle gente
dal suo campo per venire in là, ne siamo maravigliati che desse lettere non ne fate
mentione in le vostre: in perchè volimo che da mò inanti quando vi mandamo simiIe
lettere de importantia ne advisate in le vostre della receputa d’esse et a qual hora, ad ciò
che possiamo sapere la diligentia o negligentia deli nostri cavalari. Ala parte de quelli
nostri citadini e contadini quali se misero insieme con cussì bel modo e cussì voluntera
et cussì animosamente per contrastare ali inimici, s’el fusse bisognato, molto ne è
piazuto; ala parte de quello sustenuto apresso Iohanne Caymo, non dicimo altro se non
che lo tegni pur cussì fina che gli scrivimo altro. Ala parte 148v de quelli fanti hano preso
li boni familii de Marcho Cagnola nuy havimo scripto al proveditore de Crema che facia
fare la restitutione senza spesa deli nostri, et quando non lo facia, gli provederimo
altramente sichè advisaritice de la provisione che luy gli haverà facta, ad ciò sapiamo
como provederli. Ex felicibus castris apud (a) Trignanum, die xxvii iunii 1452.
Cichus.
(a) Segue Quinzanellum depennato.
657
Francesco Sforza al provveditore di Crema
1452 giugno 27, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza esprime al provveditore di Crema il disappunto per il furto dei buoi e di biada,
oltre la cattura di Marco Cagnola, cittadino di Lodi, e di un uomo di Fermo Cagnola, tutti con
salvacondotto rilasciato dallo stesso provveditore in osservanza della convenzione tra le terre di
Torlivo, Scanabove, Palazzo e quelle di Pandino, Spino, Donaria. Il duca chiede il rilascio di tutti e
tutto, usando la stessa sincerità che il duca nutre per i Veneziani.
Domino provisori Creme.
Spectabilis amice noster carissime, ali dì passati siandose convenuti asieme l’homini da
Torlivo, Scanabove, Palazo et alcuni altri subditi dela vostra illustre signoria con li nostri
da Pandino, Spino, Donaria et generaliter con tuti de qua d'Adda de obtenere uno
reciproco salvoconducto, fussemo contenti farlo et lo facissemo pure, mere et simpliciter,
senza veruna cavilacione con oppinione che fusse facto il simile ali nostri da Pandino et
generaliter a tuti li nostri de qua d’Ada como siti informato; et cussi fo facto, credendo
adoncha nuy che li nostri dovesero godere tute et securiter del salvaconducto a loro
concesso, come sono quelli vostri che l’hano da (a) nuy. Ma sentendo nuy che li vostri
fanti che stano a Cereto contra el tenore et despositione del vostro salvaconducto et
sono andati al tornio et hano pigliato quatro bovi et uno familio de Marcho Cagnola,
nostro citadino de Lodi, et uno lavoratore de Fermo Cagnola et monstriano volergli
riscutere, che ad nuy è stato dificile credere, perchè seria una captione e ingano proprio,
vi confortiamo ad volergli fare restituire senza veruna exceptione e senza spexa e
damno deli nostri li quali, tenendo se securi sotto il vostro salvoconducto, stavano senza
riguardo alcuno e tenevase non manco securi che facesano per lo più bella pace del
mundo. Sichè voliate usare con li nostri quella sincerità e secureza che usamo ali vostri.
Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, xxvii iunii 1452.
Et perchè siate informato del tuto gli hanno ancora tolto una bona quantità de biava: si
che domandamo ancora la restitutione d’essa et d’ogni cossa tolta, como vole la rasone
et honestà. Data ut supra.
Cichus.
(a) Segue vuy depennato.
658
Francesco Sforza a Bernabò Marcono
1452 giugno 27, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza comanda a Bernabò Marcono di dare al nuovo beneficiario, prete Cesare da
Calabria, i quattordici ducati dei quali era debitore del defunto arciprete.
Bernabò Marchoni.
Intendemo che tu sey debitore del quondam arciprete proximo defoncto de quella terra
de xiiii ducati; et perchè dicto beneficio mò è de prete Cesare de Calabria ne pare
honesto et rasonevole che cossì como el succede nel beneficio el debia succedere li
crediti et che li debi dare, et volimo et te comandiamo li daghi dicti ducati xiiii. Ex
felicibus castris nostris apud Trignanum, xxvii iunii 1452.
Cichus.
659
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 giugno 29, “apud Tirignanum”.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi provveda che i dazieri permettano a
Domenico da Padova, squadrero, di trasportare in città senza pagar dazio i prodotti della sua
possessione; altrimenti ordina che si tenga conto di quanto Domenico trasporta perchè o il duca o
lui pagherà il dazio dovuto.
149r Domino referendario Laude.
Perchè Dominico da Padua, nostro squadrero, ha una posessione ad ficto lì in Lodesana
et ne ha richiesto che vogliamo (a) preservargela exempta, et nuy voluntera li
compiaceriamo in questo et in ogni altra cosa licita che ne richiedesse, siamo contenti
che vuy vediati cum quelli megliori modi ve parerà de operare con li datiarii de quella
nostra cità che restano contenti ad lassare condure o far condure el dicto Dominico tucti
li fructi recoglirà suso la dicta soa posessione dentro dela cità liberamente et senza datio
alcuno; et quando dicti datiarii non vogliano condescendere ad questo, volimo tegnati
bono concto de tute le cose et fructi che esso Dominico farà condure in la dicta cità,
perchè o nuy o luy pagarà integramente el datio dele dicte robe. Ex felicibus castris
nostri apud Trignanum, die xxviiii iunii MCCCCLII.
Cichus.
(a) Segue preservargle depennato.
660
Francesco Sforza al podestà e al castellano di Vigevano
1452 giugno 18, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza scrive al podestà e castellano di Vigevano perchè costringa Iob a pagare a
Ottaviano Visconti quei danari secondo quanto stabilito dai commissari Galeazzo Collo e
Giovannello di Gallazi.
Potestati et castellano terre Viglevani.
Vuy deveti essere informati de una diferentia quale vertiva tra lo strenuo nostro
squadrero Octaviano Vesconte et Iob, hostiero in quella nostra terra; deveti etiandio
sapere como la dicta differentia fo commissa a Galeaz Collo et Iohannello di Gallazi.
Pare che, quantunche li dicti commissarii habiano condemnati esso Iob in certi dinari,
pur lo dicto Octaviano, nì el suo factore, non li ha possuti nì pò conseguire; de che
grandemente se ne dolle et grava. Pertanto, essendo la cosa como è dicto, vi
commettiamo e volemo debiati provedere che esso Octaviano, overo el factore suo,
consegua integramente tuto quello debbe havere senza exceptione et contradictione
alcuna. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, die xviii iunii 1452.
Cichus.
661
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e a Giacomo da Crema
1452 giugno 28, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza ordina a Gracino da Pescarolo e a Giacomo da Crema, ufficiale sopra le
munizioni di Pavia, di dare a Giovanni Filippo degli Alegri, ufficiale delle munizioni a Cremoma,
cento pesi del piombo arrivato da Genova.
Domino Gracino de Piscarolo et Iacobo de Crema, officiali munitionum civitatis Papie.
Volimo che subito, recevuta questa, de quello piombo è stato conducto da Zenova ne
mandiati cento pesi in mano de Iohannefilippo deli Alegri ad Cremona, nostro officiale
sopra le munitione. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, die xxviii iunii 1452.
Marchus.
Cichus.
662
Francesco Sforza al referendario di Pavia
1452 giugno 28, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza loda il referendario di Pavia per l’arresto di Giovanni da Scandegliano
spacciatore di moneta falsa. Confermando il detenuto d’aver avuto detto danaro da Simone da
Bologna, occorre sapere se ne fosse al corrente.
149v Domino referendario Papie.
Respondendo ad quanto ne haviti scripto della detemptione de Iohanne da
Scandegliano per quella moneta falsa quale luy spendeva, haviti facto bene e
commendiamo la vostra diligentia; ma perchè sentimo che luy l’haveva comprata da
Symone da Bologna et per questo fa la sua excusatione, volimo e ve commettimo che
debbiate diligentemente examinare esso Iohanne et con ogni sutilanza sapere da luy se
quando el comprò dicti dinari sapeva che fussero falsi o non, perché in questo ne pare
consistere overo la sua colpa e falsità overo inocentia. Et de quanto trovareti ne
advisareti per vostre lettere, tenendolo pur cossì e non lo rellasando senza nostra
licentia. Data in castris nostris felicibus apud Trignanum, die xxviii iunii 1452.
A margine: Duplicata xiiii iulii.
663
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 giugno 29, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza scrive a Luchina delle lamentele di Taddeo, suo figlio, per le mancate risposte
alle sue richieste relative a vicende familiari, sollecitandola a intervenire.
Domine Luchine.
El se lamenta gravemente messer Tadeo dal Verme, vostro fiolo, che per lettere nè
ambasiate ve habiamo facte fare per lo facto suo et per richieste et preghiere ve habia
facto luy non ha may possuto consequere (a) effecto alcuno del facto suo; la qual cosa è
molto molesta ad (b) luy et ad nuy. Et siando la cosa honesta et iusta et de quella natura
che è, havendone nuy facto quella instantia, havemo cum quelle persuasione et
humanità che possibile n’è stata, ne pare grande manchamento ad vuy et ad nuy non ne
sia sequito altro effecto, ne piglia(to) pur compassione del facto d’esso miser Tadeo
perchè el padre dela dona sua non vole tenire più la sua dona in casa, et luy non ha da
darli vita: et da vuy, como havimo dicto, non ha may possuto havere niente che
havendoli lassato la bona memoria del patre, quello la signoria vostra sa
rasonevolmente e habia da potere mantenire la dona soa. Il perchè iterato vi pregamo,
confortiamo et caricamo voliati recogliere dicto miser Tadeo et la soa dona per vostri
boni fioli et provedergli ch’el habia da vivere per modo che merito possa contentarse de
vuy, como veramente seti tenuta et obbligata (c) al parere nostro. Et perchè non habiati
de questo quello incarco appresso a Dio et al mundo quale haviti per non havergli voluto
provedere et haveremo caro sentire dala magnificentia vostra quale provisione et effecto
havereti dato ad questa facenda perchè altramente bisognarà per non vedere stentare
luy et la dona sua che gli provediamo nuy del nostro, perchè per necessitate non gli
bisognassi ponersi ad fare dele cose che non fossero grate nè ad la signoria vostra nè
ad nuy. Data in castris nostris apud Trignanum, die xxviiii iunii 1452.
Cichus.
(a) Segue da vuy depennato.
(b) Segue vuy depennato.
(c) al parere nostro ripetuto e depennato.
664
Francesco Sforza a Giuseppe de Cortonio
1452 giugno 29, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza vuole che Giuseppe de Cortonio, castellano di San Colombano, consegni al
latore della missiva, in nome di Achille Corso la roba di Antonello da Padova, ovunque sia.
150r Ioseph de Cortonio, castellano Sancti Columbani.
Volimo et te comettimo che omnino et senza veruna exceptione tu debi consignare o
fare consignare al presente portatore in nome del strenuo Achile Corso, nostro
conestabile, tuta la roba d'Antonello da Padua, la quale se troverà lì appresso de chi se
voglia essere se sia; et non manchi per cosa del mundo. Ex felicibus castris nostris apud
Trignanum, xxviiii iunii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
665
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 giugno 29, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza loda la diligenza del luogotenente di Lodi per la detenzione di Giovanni Matto,
famiglio di Pietro Sacco e assicura d’aver scritto al frate de Barni di andare da lui. Gli ricorda che
deve ottenere da Giovanni Matto il maggior numero di informazioni possibili e raccomanda
vigilanza ai passi dell’Adda, del ponte, del revellino, delle porte e fortezze.
Locuntenenti Laude.
Inteso (a) quanto ne haviti scripto del portamento de alcuni citadini et del dubio haviti de
qualche male pratiche contra el nostro stato et dela detentione de Iohanne Matto,
fameglio de Petro Sacco et cetera, commendiamo la vostra diligentia et laudiamo quanto
haviti facto. Ala parte del frate de Barni, nuy gli scrivimo per le alligate ch’el venga qua
da nuy in campo; sichè faritili presentare le lettere. Ala parte de Iohanne Matto, cussì
como per altre nostre ve havimo scripto hozi, cussì per questa vi repplicamo che lo
debbiati retenire et examinandolo studiatine cavarne quanto potiti. Sopratuto fate havere
bona guardia a li passi d'Adda et voy habbiate l’ogio al pevello et fate havere bona
diligentia ala guardia del ponte, del revelino, delle porte et forteze in modo che sinistro
veruno non possa intervenire. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, die xxviiii iunii
1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Precede Inteso quanto abraso.
666
Francesco Sforza al frate de Barni
1452 giugno 29, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza vuole che il frate de Barni vada subito da lui.
Nobili viro fratri de Barni civi Laudensi.
Per alcune cose, quale havimo ad conferire con ti volimo et te commandiamo che subito,
ala recevuta dele presente, tu vegni qua in campo da noy; e non sia fallo. Ex felicibus
castris nostris apud Trignanum, die xxviiii iunii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
667
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 luglio 1, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza conviene con Gracino da Pescarolo sull’opportunità di vendere il vino che è nel
castello per il prezzo che si potrà e con quei denari prenderne del nuovo.
150v Gracino de Piscarolo, referendario generali.
Havimo recevute tue littere, et per quelle inteso il parere tuo de vendere o renovare el
vino nostro qualle mettesti nel castello; laudiamo et commendiamo il tuo ricordo. Se
adoncha a te pare, siamo contenti et volimo che tu faci vendere dicto vino per quello più
precio te parirà melio poterlo vendere et de quelli dinari renovarlo. Ex felicibus castris
nostris apud Trignanum, primo iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
668
Francesco Sforza al referendario e al tesoriere di Lodi
1452 luglio 1, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza ordina al referendario e al tesoriere di Lodi di fa avere dalla presente data a
Franceschina, moglie di Schiaveto, famiglio ducale, una assegnazione mensile di dieci ducati
sulle entrate cittadine.
Referendario et thesaurario Laude.
Havimo deputata una mensuale provisione de dece, cioè 10 ducati in soldi 54, cioè
cinquantaquatro per ducato, ad Francischina, molie del strenuo Schiaveto, nostro
famiglio, per sustentatione di sé e sua familia. Per la qual cosa volimo et ve commettimo
che deli dinari dele intrate de quella nostra cità gli respondiate o faciati respondere de
dicti ducati dece ut supra, incommenciando al data dele presente usque ad nostro ben
piacere. Et ad questo non sia fallo veruno, facendo provide fare ogni bolleta et scriptura
opportuna. Data in castris nostris felicibus apud Trignanum, die primo iulii 1452.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
669
Francesco Sforza al capitano del parco di Pavia
1452 luglio 1, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza vuole che il capitano del parco di Pavia consenta a Sillano Negri di tagliare
legna per portarla dove crede.
Capitaneo parchi Papie.
Siamo contenti et volimo che ad misser Silano di Nigri, nostro consiliero, lassi tagliare ad
sua posta in el bosco del parco legna et conduere dove che li piacerà. Ex felicibus
castris nostris apud Trignanum, die primo iulii 1452.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
670
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 luglio 1, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza loda Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, per la disposizione data a quelli del
vescovato di sopra per la guardia ai passi dell’Adda per la sicurezza degli uomini di lì.
151r Domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude.
Havemo recevute le vostre lettere, et per quelle inteso el solicitare et adviso haviti facto
ad quelli del viscovato de sopra, et cussì tuti li contadini e citadini et anche Gasparro de
Sessa, che faciano bona guardia ali passi d'Adda; molto ne piace et commendiamo la
vostra diligentia. Nuy havimo novamente scripto et caricato Gasparro de Sessa et l’altri
nostri che faciano bona guardia; che li villani se dubitano stare fuora, fano male, chè se
facesseno le guardie ali passi non haveriano a dubitare, como più volte havimo scripto et
solicitato. Sichè solicitatili et confortatili che lo faciano. Ex felicibus castris nostris apud
Trignanum, die primo iulii 1452.
Cichus.
671
Francesco Sforza a Paolino de Osculo
1452 luglio 2, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza rimprovera Paolino de Osculo, podestà di Candia, del comportamento tenuto
verso i suoi uomini esortandolo a lasciare le pessime sue compagnie. Se persevererà in mal
agire, verrà rimosso dall’incarico.
Paulino de Osculo, potestati Candie.
Nuy sentimo da ogni canto che tu te porti molto senistramente in quello officio, cussì in
male regere o governare l'homini, como in villanezarli, et anche sentimo che tu teni dele
companie che non sonno bone: tu ne poy intendere, se tu voy. Del che te havimo voluto
avisare ad ciò che non possi dire non essere avisado, recordandote et confortandote
che se tu non muteray vivere e non tenerai meliori modi, te mutaremo de lì cum tua
vergogna et damno senza altra repplicatione de nostre lettere. Ex felicibus castris nostris
apud Trignanum, secundo iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
672
Francesco Sforza al priore e ai nobili Confalonieri di Candia
(1452 luglio 2, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza ringrazia il priore e i nobili Confalonieri di Candia per la accoglienza fatta a
Moretto e ai suoi. Ha esorato il podestà, cui rimproverano ignoranza e insolenza, a mutare
atteggiamento, pena la rimozione. Informa poi del buon andamento delle cose sul fronte nemico.
Domino priori et nobilibus de Confanoneriis Candie.
Havimo recevuto le vostre littere, ale quale respondendo, et primo, ala parte dela
accoligentia haviti facta al spectabile miser Moreto con li suoy ve ne commendiamo et
rengratiamo, benchè siamo certi non farisevo altramente. Ala parte del vostro podestà,
el quale non ve satisfà per la sua ignorantia et insolentia, ve dicimo cussì che ad nuy
non ne pareria conveniente ad removerlo cussì de banda senza darli altro aviso, ma gli
scrivimo in modo che credimo muterà fallo; et non mutandolo et volendo pur perseverare
in cativo proposito, gli remediarimo cum suo damno et vergogna. Ala parte del
salvoconducto quale rechiedono quelli da Villanova per fare cosa quale ve sia
commoda, gli l'havimo concesso in la forma propria quale ne haviti mandata 151v cum
condictione che reciproce ve ne impetrano uno simile per voy, como potreti vedere.
Attendete a ben vivere e dative bona voglia che, per la Dio gratia, le cosse nostre
passano et prospere et feliciter, et se questi nostri inimici non se andassero inpadulando
e fortificando per tuto dove vano, ve haverissimo mò facto sentire novelle del loro
straminio et ruina; ma siando nuy signori della campagna, como siamo, non poterano
però fuggire, che non gli trovamo et metiamo a (a) sacomano. Data ut supra.
Cichus.
(a) Segue socomono depennato.
673
Francesco Sforza al tesoriere e al referendario di Pavia
(1452 luglio 2, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza vuole che il tesoriere e il referendario di Pavia paghino a Moretto da
Sannazzaro quanto gli spetta, tenuto presente che si trova a dovere fare continue spese.
Thesaurario et referendario Papie.
Miser Moreto da Sannazaro se lamenta ch’el non pò consequire il debito suo della
provisione soa; del che ne maravigliamo. Pertanto ve dicimo che nostra intentione è,
considerato maxime ch’el è ali nostri servicii in le parte de Alexandrina, dove pur li
bisogna spendere, et cossì volimo che, recevuta la presente, faciati che l’abia el debito
suo e in modo che se possa contentare et non habia ad tornasse da nuy con lamenta
per questo. Data ut supra.
674
Francesco Sforza a Andrea Reardi
1452 luglio 4, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza ricorda a Andrea Reardi, che lamenta la detenzione dei suoi compagni, che se
dovesse stare alle informazioni avute, i suoi compagni e lui dovrebbero avere ben altra punizione.
Comunque, ha scritto al luogotenente perché con la restituzione del ragazzo al compagno di
Antonio Landriano metta in libertà i suoi compagni.
Andree de Reardis civi Laudensi.
Havimo inteso per tue littere quanto tu ne scrivi dela detencione ha facta quello nostro
locotenente de quelli tuoy compagni, ma te avisemo che siamo informati la cosa essere
sequita altramente che tu no(n) ne scrivi; et se cussi è como ne è significato, tu e loro
meritaresti grande punitione. Non di meno havemo scripto al prelibato nostro
locotenente che restituendo il regazo al compagno del strenuo Antonio da Landriano,
debba relasare quelli tu dici essere sustenuti; sichè quando più presto sarà restituito el
regazo, tanto melio, avisandote che nostra total intentione è ch’el se restituisca. Ex
felicibus castris nostris apud Trignanum, iiii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
675
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 luglio 4, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza scrive a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, che ha fatto bene a trattenere
Andrea de Ricardo e gli altri che erano con lui. Scontata la punizione, li rilasci imponendo a detto
Andrea di restituire il ragazzo al compagno di Antonio Landriano.
Domino Petro de Nursia, locumtenenti Laude.
Havimo recevuto le vostre lettere, et inteso quanto ne scriviti dela insolentia usata per
Andrea de Ricardo; dicimo che haviti facto bene ad sustenire quelli haveva menati cum
sì cussì temerariamente. Ma parendone che habiano patita condigna punitione del suo
errore, siamo contenti et volimo che li 152r faci rellasare, facendo il dicto Andrea o altri,
o chi aspecta, rendere el ragazo al compagno del strenuo Antonio da Landriano. Ex
felicibus castris nostris apud Trignanum, iiii iulii 1452.
Cichus.
676
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 luglio 4, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi presti aiuto a Castello da Busua incaricato,
per la scarsità d’acqua nell’Adda, di fare un’altra apertura per il decorrere dell’acqua della Muzza
nella Molgola.
Domino locumtenenti Laude.
Intendendo che la roptura quale facimo fare presso Rivolta fa poco fructo perch’el fiume
d'Ada è molto abbassato, havemo deliberato fare fare un’altra in la Muza, quale vada a
derivare nel canalle dela Molgula, et havemo dato commissione de questo a Castello da
Busua. Pertanto volemo che ad ogni rechiesta del dicto Castello gli debiati dare ogni
favore expediente et provederli de qualche guastatori ad ciò che la dicta ruptura più
facilmente se possa fare. Et in questo non sia exceptione alcuna, maxime perché
intendiamo se farà prestissimo. Data et signata ut supra.
Cichus.
In simili forma capitaneo Martesane.
677
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 luglio 5, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza ordina al referendario di Lodi di prelevare da dove crede i denari per riparare il
ponte della città in modo tale che si possa, all’occorrenza, passarlo a cavallo.
Referendario Laude.(a)
Inteso quanto ne haviti scripto per vostre littere del ponte de quella cità, ve respondemo
che debbiati toglere de quelli dinari, che meglio pare ad vuy, tanti che bastino ad fare
conciare dicto ponte; et cussì curati che se conci in modo che, accadendo, se possa
cavalcare. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, v iulii 1452.
Cichus.
(a) Precede Provisori Creme et Glareabdue depennato.
678
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 luglio 5, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Lodi di non fare buttare fuora “la meza taxa del salle”
per far fronte alle spese ordinate al referendario per la soprastanza.
Domino locumtenenti Laude.
Havemo inteso per vostre littere la soprastanza haviti facta fare al referendario de quella
nostra cità del fare butare fuora la meza taxa del salle; del che dicimo haviti facto bene e
ne piace, e nostra intentione non è che per adesso sia butata fuora per quilli respecti
quali ricordati saviamente: sichè ordinati che non se facia. Data ut supra.
Cichus.
679
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
(1452 luglio 4, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza vuole che Luchina restituisca ogni cosa ai figli di Pietro da Lavello, assunti dal
duca al suo servizio, in modo che possano adeguatamente andare da lui in campo.
Magnifice domine Luchine.
Nuy (a) havemo tolto ad nostri servicii li fioli de Pedro de Lavello. Pertanto piazavi fargli
restituire ogni cosa loro integramente, ita che posseno subito mettersi in ordine per
venire ad nuy in campo. Et ad questo non voliati fare exceptione né repplicatione alcuna.
Data ut supra.
Cichus.
(a) Segue havendo depennato.
680
Francesco Sforza al luogotenente e al referendario di Lodi
1452 luglio 8, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza avvisa il luogotenente e il referendario di Lodi dell’arrivo di Zorzone e Giovanni
Pietro per fabbricare i retroguardi e i gatti per abbattere il ponte che, per negligenza di Pietro da
Norcia, i nemici hanno costruito a Cerreto. Forniscano loro i denari per l’opera e per il vivere,
cosa che faranno anche per due bombardieri e per Marco Corio, famigliare ducale. Lo si informi
di quanto si farà e del recupero dei denari necessari.
152v Locuntenenti et referendario Laude.
Per oviare ali scandali et sinistri poteriano occorrere per lo ponte hano fatto li inimici a
Cereto, del quale non imputamo se non vuy, messer Petro, qual non haviti facto
segondo vi havimo più fiate scripto et avisato, mandiamo là Zorzone et Iohanne Petro,
presenti portatori, per fabricare, ultra li retroguardi, alcuni gatti per fare ogni prova de
guastare dicto ponte. Et pertanto volimo, et expresse vi commettimo, che ali predicti
debiate provedere de dinari et cosse necessarie ala fabricatione deli dicti gatti tolendoli
in prestito et per ogni modo et via vi parirà più celere perché se facia, et guardate bene
che in questa cosa de quella importantia che vedeti non se usi negligentia, tardità, né
manchamento alcuno perché ne faresti turbare. Volimo ultra ciò che ali dicti
sopranominati faciati provedere dele spexe per lo loro vivere, facendoli bona
recoglientia; il simile ad questi duy bombarderi, quali mandiamo là per opperarsse ali
bisogni. Insuper mandiamo là Marcho Coro, nostro familiare, per solicitare insieme cum
vuy questa facenda, et havendolo nuy informato de quanto se habia a fare circa ciò,
volimo gli prestati credulità et creduleza de fede quanto faresti ad nuy propri, et
subsequenter advisariteni como havereti facto et per qual via haveriti ricuperato li dinari
de tal spexa. Data in castris nostris felicibus apud Trignanum, viii iulii 1452.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
681
Francesco Sforza al luogotenente e al referendario di Lodi
(1452 luglio 8, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza, a correzione di quanto scritto al luogotenente e al referendario di Lodi,
delibera che a Zorzone e a Giovanni Pietro si diano dieci ducati a testa dell’assegnazione ducale
che si riscuote dal cancelliere Antonio.
Locumtenenti et refferendario Laude.
Nonobstante che hozi per altre nostre ve havimo scripto che debiati far fare le spexe ad
Zorzone et ad Iohannepetro quali mandiamo lì per fabricare alcuni gati ultra li retroguardi
per tentare di guastare el ponte facto a Cereto, mutato proposito, non volimo che vuy gli
faciati fare le spexe, ma che gli faciati dare 10, cioè dece ducati d'oro per ciascuno
d’essi deli dinari dela nostra assignatione che se scote per Antonio, cancellero, mediante
li quali se farano le spexe per sé. Data ut supra.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
682
Francesco Sforza a Cristoforo da Cremona
(1452 luglio 8, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza comanda a Cristoforo da Cremona di andare nel Lodigiano dove si trovano
Pietro Maria Rossi e Antonio Landriano per fare quanto sarà ordinato e poi ritorni al campo. Abbia
cura nel suo andare di costeggiare il Po, informato da Antonio o da Pietro Maria sul percorso da
fare.
153r Christoforo de Cremona.
Siamo certi hormay al dove essere reducto quelle biave et facto quello se deve fare del
canto dellà. Pertanto vogliamo, havuta questa, tu debie andare cum tucti li toy in
Lodesana ad trovare il magnifico Petromaria Rosso et Antonio da Landriano per
exequire et fare quello serrà da fare dal canto de là et quanto li havemo ordinato,
advisandote che fra quatro o sei dì haveriti spazato quello serà da fare, et poy volimo
cum in ogni modo retornati tucti in campo. Et perché te possi meglio valere deli toy, te
mandiamo tucti li toy cavali et cariagi che haveti qui in campo, ma vogli havere bona
advertentia et diligentia in lo tuo andare che per la via non recevessi danno et vergogna
et teneray la via più appresso ad Po che sia possibile, et adviseray subito per uno deli
toy li predicti Antonio et Petromaria che te adviseno et mandeno a dire dove tu deveray
andare et cussì della via che haveray ad fare; ma per non perdere alcuno tempo in lo tuo
andare et per andare più securamente, vogli fare la via più appresso ad Po che sia
possibile, como avemo dicto de supra, sichè vogli senza alcuna dimora né perditione de
tempo, andare via subito cum tucti li toy. Data in castris nostris apud Trignanum, viii iulii
1452.
Zaninus.
Cichus.
683
Francesco Sforza al commissario e al podestà di Lodi
(1452 luglio 8, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza ordina al commissario e al podestà di Lodi di annullare la condanna inflitta a
Giovanni de Azate, detto Bayo, per la vertenza che aveva con suo zio Stefanino de Azate, in
seguito rappacificatisi.
Commissario et potestati Laude.
Siando noy informati che Iohanne de Azate, dicto Bayo, citadino de quella nostra cità,
per alcune differentie che haveva insieme cum Steffanino de Azate, suo barba, veneno
ad questione per la quale dicto Bayo è stato condannato in alcuna bona somma de
dinari, et considerato che la dicta questione è tra barba et nepote et fra loro hanno bona
et vera pace, como debeno fare li boni parenti et lo patre cum lo fiolo, nuy gli habiamo
perdonato et facto gratia libera. Pertanto volimo et commandiamo che tu debbia fare
casare, cancellare et anullare ogni condamnasone et scriptura opportuna che fosse
stata facta contro dicto Bayo per dicta casone, per modo che may per alcuno tempo li
possa essere dato impazo alcuno. Et questo non manche per cosa alcuna del mondo.
Data ut supra.
Zaninus.
Cichus.
684
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 luglio 9, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza addebita alla negligenza del luogotenente di Lodi la costruzione del ponte e
della bastita fatta dai nemici a Cerreto. Quel che ora importa è togliere ai nemici Turrano e
Cavenago e distruggere con retroguardi e gatti quel ponte. Concorrano gli uomini del posto con
Pietro Maria Rossi, Antonio Landriano,Giacomo da Civita, Cristoforo da Cremona, Astorello e altri
ancora. E’ contrario alla permanenza di Antonio Landriano e non ritiene necessario, abbattuto il
ponte, fortificare Camairago.
153v Domino locumtenenti Laude.
Havimo intiso quanto ne scriviti per due vostre, date a vii et viii del presente, dela
correria hanno facta li inimici et del ponte et bastita hanno facto et de quanto se ragiona
fra loro inimici; ale quale respondendo, a noy pare, miser Petro, che tuti questi
manchamenti et inconvenienti siano seguiti per vostra negligentia et tepidità perché se
havessevo seguiti li ordini nostri et facto quanto continuamente vi havimo scripto, non
seria occorso questo. Nam se vuy havessevo tenuto nonché ducento homini ala guardia
de Adda, como ve scripsemo più fiate, ma se pur quatro guardie gli fossero state facte le
quale havessero facta la scoperta, non sariano may passati li inimici né saria facto
quanto è facto. Ma sia como se voglia, è da vedere de torgli subito Turrano e Cavenago,
et poy cum le gente havimo mandate là et cum l'homini del payse, cum retroguardi e
gatti, fracasarli el ponte, che se farà luigieramente usandoli diligentia, et facto questo
l'homini del payse non haveranno ad dubitare et potrano stare securi. Sichè vedite de
mettere insiemi l'homini del paese et cum li magnifico et strenuo Petromaria, Antonio da
Landriano, Iacomo da Civita, Christoforo da Cremona, Astorello et l'altri nostri, vedeti de
fare presto perché havemo bisogno qua de quelle gente. Ala parte che Antonio da
Landriano venesse ad allogiare dentro, dicimo non bisogna, perché ne mandamo tanti
che non è da dubitare; anci volimo che stiano de fuora a fare li facti. Ceterum perché
sentimo essere facto mentione de mettere in forteza Camayragho, dicimo che ad nuy
non pare, perché el sito del logo nol dà, et anche rompendo el ponte sopradicto non è da
havere altro dubio in là. Attendete pur ad fare presto quanto è da fare perché se fracassi
quello ponte, como se farà che vorà. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, viiii iulii
1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
685
Francesco Sforza ad Antonio Landriano
1452 luglio 9, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza dice ad Antonio Landriano di essere stato prima d’accordo di mandare, al suo
arrivo a Pizzighettone, i suoi uomini ad accertarsi di quanto fatto dai nemici. Giunti poi Pietro
Maria Rossi, Cristoforo da Cremona, Giacomo da Civita e Astorello è del parere di togliere per
prima cosa ai Veneziani Camenago e Turrano e provvedere a abbattere il ponte per tranquillità
alla popolazione; fatto ciò non sarà più indispensabile la fortificazione di Camairago. Lo informa
poi di aver detto a Francesco Lampugnano di rendere a Babor cose e cavalli suoi.
154r Antonio de Landriano.
Per tue lettere, date Pizighetone viii presentis, restiamo advisati del tuo esser gionto ad
Pizighitone et del tuo proponimento de mandare ad vedere quanto hanno facto li inimici
per sapere piliare partito cum l'homini del paese de provedere a quanto serà da fare; et
del tuto restiamo contenti. Ma havendo poy mandati el magnifico Petromaria, Christoforo
da Cremona, Iacomo da Civita et Astorello, como haveray inteso, ad nuy pare che tuti
asieme cum li homini del paese se debbia tollere Camenago et Turrano et deinde cum li
retraguardi, gatti et ogni sforzo dare buta al ponte hanno facto e spezarlo, como non
dubitamo se farà, et facto questo, quello payse rimarà securo cum qualche guardie se
faciano ala riva d'Adda, et quelle nostre gente poterano ritornare qua da nuy. Ceterum,
perché havemo inteso essere facta mentione de fortificare Camayrago, dicimo che ad
nuy non pare, perché el sito del luoco non lo dà e guastando el ponte, e facendo quanto
havemo dicto, non serà da dubitare lì. Ala parte de mandare li toy cariagii, havimo
ordinato et facto dire ali toy che te li menano. Ala parte de Babor, havimo ordinato ad
Francesco de Lampugnano che gli restituisca li cavali et robbe sue, et cussì gli scrivimo
ancora nuy. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, viiii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
686
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Casalpusterlengo
(1452 luglio 9, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza comanda al podestà, al comune e agli uomini di Casalpusterlengo di restituire
robe e cavalli sottratti all’uomo d’arme Babor.
Potestati, communi et hominibus Casalis Pusterlenghorum.
Havimo inteso cum spiacere assay che, siando venuto dal canto de là uno homo d’arme
ghiamato Babor, et havendo facto capo lì è siato maltractato et toltoli cavali et robe sue;
che seria mal exempio a del’altri che havessero volia de venire dala nostra. Et pertanto
volimo che subito, ala recevuta dela presente, voy li debbiati restituire li cavali et ogni
cosa del suo senza altra repplicatione de nostre lettere. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
687
Francesco Sforza ai presidenti agli affari di Pavia
1452 luglio 11, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza, richiesta la conferma di Bartolomeo da Correzzo nella referendaria della città,
ribadisce ai presidenti agli affari di Pavia la sua disponibilità ad accontentarli, avvertendoli che il
ricorso all’incanto degli uffici, determinato dalla volontà di autofinanziarsi, non esclude una
valutazione ducale della validità della persona assegnataria.
154v Presidentibus ad negotia civitatis Papie.
Havemo recevuto la vostra lettera et inteso quanto ne scriviti in recommendatione de
miser Bartholomeo de Correzzo per la confirmatione del’officio della referendaria de
quella nostra cità, recordandone il grave peso de che è el dicto officio et le singulare
virtù, suffitentia et laudabili portamenti d’esso misser Bartholomeo in dicto offitio et
cetera, alla quale respondendo, ve dicemo che, benché nuy faciamo incantare li officii
nostri, il che facemo per poterne adiutare del nostro più che possiamo in questi nostri
bisogni, tamen non è nostra intentione che li officii siano dati ad chi li vole incantare, ma
ad persone degne et sufficiente, maxime in quella nostra cità dove bisognano persone
de auctorità et reputacione. Et così havemo scripto alli nostri Maistri dele intrate quali,
licet li incantino, non deliberarano la potestaria et referendaria de quella nostra cità ad
persona del mundo senza nostra licentia, et nuy compiacere ad quella nostra comunità,
et anche considerata la virtù et singulare devotione et fede verso nuy et il stato nostro
d’esso misser Bartholomeo, farimo sempre voluntieri cosa gli piaza. Ex campo nostro
felice apud Trignanum, die xi iulii 1452.
Zanetus.
Cichus.
688
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 luglio 11, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza rende noto al podestà di Pavia di aver convocato Giacomo Rizo e Antonio de
Crotone. Non vendendoli arrivare entro uno o due giorni, ripeta loro tale ordine minacciandoli di
una pena di mille ducati a testa.
Potestati Papie.(a)
Nuy scrivimo ad miser Iacomo Rizo et Antonino de Crotone che, visis presentibus,
debiano personaliter transferirse ala presentia nostra, como vederite per le ligate; il
perché volimo che, non venendo li predicti fra uno o doy dì al più da poy la
presentacione dele lettere, li debbi commandare per parte nostra che ala pena de mille
ducati per ciaschuno se debiano presentare da noy, usandogli ogni vostra diligentia che
vegnano per ogni modo; et non sia fallo. Data in castris felicibus nostris apud
Trignanum, xi iulii 1452.
Christoforus.
Cichus.
(a) Precede Domino Iohanni Iacobo de Riciis depennato.
689
Francesco Sforza a Giacomo de Riciis
(1452 luglio 11, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza impone a Giacomo de Riciis di presentarsi da lui.
Domino Iacobo de Riciis.
Volemo che, visis presentibus, remota ogni dimora et exceptione, personaliter vi
transferati dala presentia nostra. Data ut supra.
Cichus.
690
Francesco Sforza ad Antonio de Pontonibus
(1452 luglio 11, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza vuole che Antonio de Pontonibus vada da lui.
Domino Antonio de Pontonibus.
Volemo che, visis presentibus, demessa ogni dimora et remota ogni exceptione, vi
transferati personaliter ala nostra presentia. Data ut supra.
Cichus.
691
Francesco Sforza al vescovo di Pavia
1452 luglio 12, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza si rivolge al vescovo di Pavia perchè faccia avere a Giovanni da Provenza e al
fratello Valente il credito che vantano da uno stradellino. Provveda poi che Giovanni riabbia il
famiglio che è fuggito o che paghi quanto preso.
155r Domino episcopo Papiensi.
Sonno venuti qua da nuy Iohanne da Provenza, nostro famiglio d'arme, et Valente, suo
fratello, et ne hanno significato che hanno in la Stratella alcuno suo debitore de certa
quantitate de dinari, quale pare gli voglia esser renitente, perché non hanno non
ma(nco) una scripta et uno testimonio. Et perché non seria conveniente né honesta cosa
che essi creditori perdesseno il devere loro per tale renitentia, confortiamo et pregamo la
vostra paternità che, constando li predicti fratelli essere veri creditori, li faciati fare
rasone summaria et expedita, compellendo dicto debitore ad fargli fare il debito suo ita
che essi non habiano ad littigare né ad ritornare de nuy cum lamenta. Insuper dice dicto
Zohanne essergli fuzito uno suo famiglio, come la paternità vostra intenderà da luy;
pertanto voglia la paternità vostra, vel fare ritornarlo cum luy, aut fargli pagare la roba
sua integramente, como è ragionevole. Data in castris nostris apud Trignanum, die xii
iulii 1452.
Bonifatius.
Cichus.
692
Francesco Sforza al comune e agli uomini di Vittadone
1452 luglio 12, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza, rimproverando al console, al comune e agli uomini di Vittadone la
inobbedienza ai comandi del luogotenente di Lodi per la difesa dei passi dell’Adda, ricorda che
aveva disposto che Pietro Maria Rossi, Antonio Landriano e il luogotenente di Lodi
provvedessero alla difesa del territorio e del loro paese. Se persisteranno, il duca lo farà
distruggere. In eguale forma si è scrittoa Corno Vecchio, Maleto, Cotuvio e Somaglia.
Consuli, comuni et hominibus Vitudoni.
Havemo havuta tuta quella sinistra informatione de vuy che se debba havere de homini
inhobedienti et retrogradi ad ogni bona provisione in non havere may voluto obedire ali
comandamenti del nostro locotenente de Lodi circa el fare la guardia et mandare al
obstaculo che li inimici non pasasseno Adda, como hano facto, in nostro mancho de
honore e damno deli nostri subditi, che non seria seguito, havendo vuy servato l'ordine e
comandamenti. Ma sia como se voglia, havendo nuy dato el caricho et facta la
commissione dela salveza de quello nostro paese et dela destructione d'ogni designo
havesseno facto li inimici al magnifico Petromaria Rosso, Antonio da Landriano e dicto
locotenente de Lode, ve dicimo cossì et certificamo che non siendo vuy obedienti ali loro
comandamenti, brevemente vi darimo ad intendere che non haviti facto bene, et
farimove dirupare quello luoco in modo che ad vuy et ad vostri fioli serà eterna memoria
dela vostra inhobedientia; et tenitene questa nostra lettera per testimonio de quanto ve
dicimo a et basta. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, xii iulii 1452.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit
Corno Veteri et Novo et supra Fiorano
Maleto,
Cotuvio et
Somalia.
a Segue cossì et certificamo che non siendo vuy depennato.
693
Francesco Sforza ai deputati dell’ufficio di provvisione di Pavia
1452 luglio 7, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza scrive ai deputati dell’ufficio di provvisione di Pavia che aderendo alla richiesta
di cittadinanza pavese di Francesco de Albertucis, abitante lì da sedici anni, ove si è sposato e ha
beni, accorda che, invece del parere di duecento cittadini, acquisisca con il consenso di alcuni di
loro la cittadinanza pavese per sè e i suoi discendenti all’infinito.
155v Diputatis officio provisionum civitatis Papie.
Supplicavit nobis vir nobilis dominus Franciscus de Albertuciis, Parmensis illius nostri
civitatis Papie incola, quod iam anno sextodecimo in ea ipsa civitate habitaverit ibique
uxorem sumpserit et bona nonnulla acquisiverit, cupit in civem dicte civitatis creari. Et
cum hoc ornamento civitatis cedat, ut scilicet bonis civibus abundet gratissimum nobis
esset ut votis eius acquiesceramus, set quia ad huiusmodi civilitatem habendam
requiritur consilium ducentorum civium, quod non sine magna dificultate haberi posset,
requisivit ut in hoc dispensare vellimus, videlicet quod cum aliquibus adiunctis civibus,
prout hactenus solitum est, civilitatem ipsam consequi valeat. Volentes igitur dicto
domino Francisco annuere, contentamur et vobis concedimus quod, habitis vobiscum
aliquibus civibus adiunctis, prout vobis videbitur, possitis ipsum dominum Franciscum
pro se et eius filiis descendentibus et descendentium descendentibus usque in infinitum,
civem dicte nostre civitatis creare, quemadmodum et nos per presentes creamus,
aliquibus statutis et ordinamentis eiusdem civitatis nequaquam obstantibus. Data in
castris nostris felicibus apud Trignanum, die vii iulii 1452.
Persanctes.
Cichus.
694
Francesco Sforza a Pietro Maria Rossi, a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, e ad Antonio
Landriano
(1452 luglio 7, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza fa avere a Pietro Maria Rossi, a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, e ad
Antonio Landriano l’autorizzazione per potere ordinare e disporre aiuti a difesa del paese.
Magnifico ac spectabilibus et strenuis Petromarie de Rubeis, domino Petro de Nursia,
militi et doctori locuntenenti Laude, necnon Antonio de Landriano, armorum ductoribus
dilecissimis nostris.
Da poy che per altre nostre vi scripsemo non acade altro, aspectando da voy, como e
quanto haveriti facto; et perché vi possiate adiutare de più persone ad exequire quanto
sia a fare, scrivimo per le alligate a quelli a chi se drizano le lettere alligate, che ad
vostra requisitione et commandamento exequiscano l'ordini vostri in mandare gente et
prestare tuti li favori et adiuti quali gli richiederiti per la salveza de questo payse et
destructione d'ogni designo havessero facti l'inimici; sichè fatili presentare dicte littere
dele quale vi mandiamo la copia introclusa. Data ut supra.
Cichus.
695
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 luglio 12, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi insieme al commandatore e a Paolo Bracco,
servitori ducali, di prendere Berondino Dell’Acqua, al soldo di Venezia, che è ora a Crema in
località Pistino, di qua dall’Adda, con alcuni lodigiani. Vuole poi, avendo dato licenza a un nipote
di Berondino di andare a Crema lo si tenga d’occhio e gli si riferisca tutto.
Domino locuntenenti Laude.
Siamo informati che uno Berondino Del’Aqua, citadino lodesano, quale nelli tempi
passati è stato ad Venexia et ha provisione dala Signoria, al presente se trova ad Crema
et fra el dì se parte da Crema et vene ad una sua posessione chiamata Pistino de qua
de Adda, dove vanno alcuni de quella nostra cità ad parlare con luy, unde ne rendemo
certi costui vada conducendo qualche trama. Pertanto volimo che conferendo de questo
facto cum misser lo commandatore et cum Paulo Bracho, nostri servitori, et non con altri,
tegnati ogni modo et via secretamente per havere el dicto Berondino nele mano, como
ne rendimo certi che facilmente se porrà havere adesso che li homini de qua da Adda
hanno salvoconducto; cossì metteti ogni diligentia per trovare et havere 156r nelle mano
quelli vanno ad parlare con luy, avisandone dela havuta de questa et como havereti
facto, advisandove che nuy havemo dato licentia ad uno nepote del dicto Berondino,
nostro provisionato, de venire là, ma non sapemo per qual casone gli sia venuto; però gli
fati havere l'ochio che sapiati li modi tene, ad ciò non fusse venuto per questa casone, et
del tuto ne advisati; ma questo fati con diligentia et secretamente. Ex campo nostro felici
apud Trignanum (a), xii iulii 1452.
Zanetus.
Cichus.
(a) apud Trignanum in interlinea.
696
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 luglio 12, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi revochi, come gli ha scritto la duchessa, i
salvacondotti del Lodigiano. Gli faccia sapere il giorno di tale revoca.
Domino locuntenenti Laude.
La illustrissima madona Biancha, nostra consorte, ne scrive havervi scripto debbiati
revocare li salviconducti de Lodesana, il che ne piace, et non havendolo facto vi dicimo il
debiate fare; poy ne advisati del dì che li haveti revocati. Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.
697
Francesco Sforza al castellano e al podestà di San Colombano
(1452 luglio 12, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza ordina al castellano e podestà di San Colombano di pagare al più presto
Pezino da Verdello del suo credito perchè possa ritornare subito in campo agli orni di Marino da
Servigliano, uomo d’arme ducale.
Castellano et potestati Sancti Columbani.
Tu vederay la inclusa supplicatione de Pezino da Verdello, habitare lì ad San
Columbano, quale vene lì per questo facto, como da luy intenderay. Volemo che tu
debbi intendere diligentemente la sua rasone et provede(re) ch’el habia el debito suo et
non gli sia facto forza et sia spazato subito che possa tornare in campo ad servire
Marino da Servigliano, nostro homo d’arme col quale sta. Data ut supra.
Iohannes.
698
Francesco Sforza a Pietro Maria Rossi, ad Antonio da Landriano e a Marco Coiro
1452 luglio 14, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza scrive a Pietro Maria Rossi, ad Antonio da Landriano e a Marco Coiro di
approvare al più presto il progetto di “guastare quello ponte” di Cerreto. Informato che i partigiani
di Venezia di Crema e di Cerreto intendono attaccare Castrono (Castiglione) vuole che si rinforzi
il posto con uomini d’arme.
Petromarie, Antonio da Landriano et Marco Corio.
Havemo inteso quello ne haveti scripto del’ordine preso et apparegiamento facto per
guastare quello ponte; el che n’è molto piaciuto et crediamo che al recevimento de
queste havereti facto quello havereti possuto fare; nondimeno, quando non l'havesti
exequito, ve caricamo et strenzemo lo vogliati fare presto et non perdergli uno attimo de
tempo como havemo speranza in vuy. Appresso siamo certificati dal canto de inimici che
le gente soe che sonno a Crema et Cerreto hanno deliberato dare una battaglia a
Castrono et vedere de obtenerlo per fare poy dele correrie et havere reducto dellà
d'Adda. Et perché sapeti quanto preiudicaria al stato nostro la perdita de quello luoco, vi
commettiamo et volemo che gli mettiati dentro qualchi homini d'arme, fanti forasteri et
schiopeteri et lo forviati in modo che non gli possa reuscire el pensiero, et siamo securi
d’esso et a questo habiati bonissima advertentia. Ex nostris felicibus castris apud
Trignanum, die xiiii iulii 1452.
Irius.
Iohannes.
699
Francesco Sforza a Francesco Georgi e a Giacomo Bolognino
1452 luglio 14, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza fa sapere a Francesco Georgi e a Giacomo Bolognino che la gente
filoveneziana di Crema e Cerreto è intenzionata a prendere Castiglione per poter fare
agevolmente scorrerie di là dall’Adda. Si fortifichi dunque la località, come già scritto a Pietro
Maria Rossi, ad Antonio Landriano e a Marco Corio.
156v Francisco de Georgiis et Iacopo Bolognini.
Siamo certificati dal canto de inimici che le zente sue che sonno a Crema et Cereto
hanno deliberato venire a combatere a Castiglione et vedre de obtenirlo per havere uno
reducto dellà d'Adda et fare le correrie ad suo piacere. Et perché sapeti quanto
preiudicaria al stato nostro se quello luoco se perdesse, ve caricamo et stringemo che
vogliati attendre ad bona guardia et fornirlo per modo che non gli possa reussire el
pensiero, intendendovi con Petromaria, Antonio da Landriano et Marcho Coyro ali quali
havemo scripto per questo. Ex castris nostris felicibus apud Trignanum, xiiii iulii 1452.
Et vuy attenditi dì et nocte alla fortificatione de quello luoco in modo che sinistro non
possa intervegnire. Data ut supra.
Irius.
Iohannes.
700
Francesco Sforza al castellano di San Colombano
(1452 luglio 14, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza, sorpreso che il castellano di San Colombano abbia uomini infidi, gli ingiunge di
sbarazzarsene e di prenderne di fidati a Pavia o altrove.
Castellano Sancti Columbani.
Havemo inteso che in quella nostra rocha tu teni alcuni homini de quella terra et de quelli
che ne sonno mancho fidati; di che se maravigliamo et dolemo perché potevano fare
dele cose che non sariano né utille, né bone per lo stato nostro. Pertanto volemo et te
commandiamo expressamente per quanto hay cara la gratia nostra che subito tu chaza
fuora d’essa rocha tuti li homini della terra et, bisognandote deli altri, mandane a torre a
Pavia o altrove, che siano fidati. Data ut supra.
Irius.
Iohannes.
701
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 luglio 15, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza ribadisce al luogotenente di Lodi la necessità di attenta e continua vigilanza,
certo che è stato già informato da Giovanni Caymo, commissario di Pizzighettone.
Domino locuntenenti Laude.
Perché crediamo vuy essere avisato per lettere de Iohanne Caymo, nostro commissario
ad Pizighitone, dela continentia dela introclusa copia, pur ve ne havimo voluto avisare
anchora nuy perché la cosa importa et è digna de grande vigilantia; sichè state vigilante
et provedete che sinistro non intervenisse. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum,
xv iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
702
Francesco Sforza al provveditore di Lodi
1452 luglio 13, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza, informato che il giorno prima è fuggito un tale da Lodi per andare a Crema, si
meraviglia con il provveditore che non mandasse gente a Lodi. Il duca è stato informato che l’altra
sera è passata una squadra di nemici di 99 cavalli e che ieri ha cavalcato Carlo da Moltona, tutti
diretti verso quelli che si trovano a Cerreto. Occorre che a Lodi e nel paese si stia ben vigili e si
faccia buona guardia.
Copia.
Spectabilis ac generose maior honorandissime, in questa hora son avisato per uno
fidedigno che heri s’è fugite uno fuora de Lode et vene a Crema, quale have a dire al
proveditore lì che se maravigliavi non mandasero a Lode et che mandando, tra che
gente assay erano fuora quam etiam per non gli essere fuorosteri se non pochi, che non
se li stareve duy giorni che forte et facilmente l'haveriano; et perché l'altra sera, secundo
son advisato, passò una squadra deli inimici che eranno cavali lxxxxviiii secundo forono
contati per lo amico; item heri cavalcò el conte Carlo da Moltona pur tuti verso quelle
altre gente che stano ad Cerreto. Ve ho voluto avisare (a) aciò possiati avisare a Lode
stiano (b) attenti et vigili ad bona guardia et provisti, item nel paese, ove ve parirà, ad ciò
dicte gente non habiano cagione de damnificare. Se altro, prestissimo ve avisarò, et
cetera. Data, 13 iulii 1452.
(a) Segue a Lode stiano attenti et vigilli ad bona guardia depennato.
(b) Segue avisati depennato.
703
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 luglio 18, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza, saputo che i locali dazieri hanno preteso da Giovanni da Lodi che portava
vettovaglie in campo la riscossione del dazio, ribadisce al referendario di Lodi che tutto quello che
viene portato all’esercito deve considerarsi esente.
158r Referendario Laude.
Siamo informati che, venendo Iohanne da Lodi cum victualia in campo, per li datieri de
quella nostra cità gli è stato tolto el datio et facto pagare como ad uno stranio et come se
faria ad uno che andasse merchadando là et qua; de che ne maravigliamo. Et perché
nostra intentione è che quilli portano victualia et merchantia in campo non paghino,
como sempre è usato et è communa usanza per tuta Ytalia et per ogni luoco, volimo gli
fati restituire quanto gli è stato tolto per dicta cagione et provedre che de qui inanzi che
de tuto quello portarà in campo per uso, commodità et aconcio del nostro exercito, non
paghi niente et possa venire liberamente senza alcuna molestia. Data in castris nostris
felicibus apud Trignanum, xviii iulii 1452.
Overo Antonio Tezano, compagno d’esso Iohanne, che sia stato. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit referendario Cremone.
704
Francesco Sforza a Guidone Visconti
(1452 luglio 18, “apud Trignanum”).
Francesco Sforza vuole che Guidone Visconti rimanga a Lodi fino a quando non sarà distrutto il
ponte di Cerreto e sia ripresa la torretta di Corvaiano. Fatto ciò, lo vuole rivedere in campo.
Domino Guidoni Vicecomiti.
Quanto siamo contenti et satisfacti dela venuta vostra lì ad Lode non ve lo porriamo
scrivere, chè non dubitamo non gli porria esser venuto persona dela quale più ne
fussemo confidenti de vuy. Pertanto, benché siamo certissimi stati cum disconzo et
spesa lì tamen, considerato quanto al stato nostro sia importantissima quella cità, vi
confortiamo vogliati induciare lì ala cura et governo de quella nostra cità insiemo con li
altri nostri perfino sia ropto el ponte deli inimici scontro Cerreto, et rehavuta la torreta da
Corvayano, ala cui impresa anderanno quelle nostre gente, como sia ropto el ponte, et
non dubitamo se gli darà prestissimo fine. Facto questo haverimo caro stati qui in campo
per ritornarvi insiemi con nuy ala victoria contra li inimici. (a) Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.
(a) Segue Ex ca depennato.
705
Francesco Sforza al podestà di Maleo
1452 luglio 19, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza ordina al podestà di Maleo non importunare Marcoleone per l’estrazione dei
frutti della possessione data a Giacomo Darperego a nome della Camera ducale.
158v Potestati Maley.
Se è gravato cum nuy el strenuo Marcholeone, squadrero di nostri provisionati, ch’el gli fi
facto obiecto nel trare dele biave et fructi nasuti sula posessione era de Iohanne da
Crema, quale havimo donata a dicto Marcholeone, del che ne siamo maravigliati. Et
pertanto volimo e te commettimo che faci non gli siano inhibiti li fructi nasenti sula dicta
posessione, cioè de quella parte e de quelli campi deli quali fo posto ala posessione per
Iacomo Darperego a nome dela nostra Camera; e questo faray cum tale efecto che più
non habiamo cagione scriverte de questa facenda. Ex felicibus castris nostris apud
Trignanum, xviiii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
706
Francesco Sforza a Francesco de Giorgi
1452 luglio 20, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza dice a Francesco de Giorgi di non essere contrario che gli uomini di Castione
conducano le biade a Pizzighettone; che non vadano però tutti insieme. Altrettanto si faccia con
chi sta a guardia del bestiame, scegliendo quelli che stanno lì vicino di casa, gli anziani e i meno
gagliardi,con l’avvertenza che il territorio non rimanga sguarnito.
Francisco de Giorgiis.
Havemo recevuto la tua lettera et inteso quanto ne scrivi de quelli homini de Castione,
quali vorriano conduere le loro biave ad Pizighitone et del parere tuo che non se gli
lassino condure per non vodare quella terra d'homini, et cetera. Te dicemo che nuy
siamo de contrario parere perché ne pare sia bene che dicti homini conducano (a) le loro
biave ad Pizighitone et nelle altre terre nostre; et cossì siamo contenti tu gli concedi
licentia de menare le biave loro ad Pizighitone et nelle terre nostre, mettendogli tale
ordine et havendo tale advertentia che tuti l'homini non vadano in una volta ma che se
comportano per modo la terra remagni ben fornita. Cossì dicemo deli homini vanno ad
guardare li bestiami che se gli mandino quelli siano o più vecchi o manco gagliardi, ita
che la terra staghi sempre ben fornita de homini et delli più sufficienti. Ad quelle cose
dellà vogli attendere cum la tua solita diligentia tenendoci continuo de tucto advisati. Ex
campo nostro felici apud Trignanum, xx iulii 1452.
Zanetus.
Iohannes.
a Segue dicte biave depennato.
707
Francesco Sforza a Pietro Maria Rossi
1452 luglio 22, “apud Trignanum”.
Francesco Sforza avvisa Pietro Maria Rossi, Guidone Visconti, Antonio Landriano e Pietro da
Norcia che un gruppo di nemici ha lasciato il campo in direzione Lodi. Vuole che si sia vigili in
città e al revellino e lo si informi di tutto quello lì succederà.
159r Petromarie de Rubeis, domino Guidoni Vicecomiti, Antonio de Landriano et Domino
Petro de Nursia.
Perché sonno partite alcune gente del campo deli inimici in questo dì et sonno venute
verso Lodi, però volimo che habiati bona cura et guardia diligente ala citade perché non
venessero per qualche intelligentia et guardia ala cità et revelino, intendendovi cum li
amici nostri finché se vederà et intenderà dove dicte gente saranno drizate, che saperiti
poy meglio provedere, respondendone del recipimento di questa et ad che hora la
receveriti et la provision haveriti facta, ad quanto havemo dicto de sopra et dove dicte
gente saranno fermate; et così dele cose de là como passano et quali termini et
condictioni sonno per advisamento nostro. Ex campo nostro apud Trignanum, xxii iulii
1452, hora 24.
Postdata. Ve avisamo che la venuta là de dicte gente è certissima; sichè provediti presto
et presto de quanto se contene in la nostra lettera. Data ut supra.
(a) Triplicata.
Iohannes Ungarus posta prima;
Iohannes de Pisis et
parentus, posta secunda;
Dominico et Zucha, provisionati cum uno compagno, posta terza.
Cichus.
(a) Segue Dupplicata depennato.
708
Francesco Sforza a Bartolomeo da Correggio
1452 luglio 24, “apud Gabiate”.
Francesco Sforza vuole che Bartolomeo da Correggio, referendario di Pavia, scarceri, sebbene
poco convinto della sua buona fede, Giovanni da Scandiana.
Domino Bartholomeo de Corrigia, referendario Papie.
Respondendo a più vostre lettere ad nuy scripte per el facto de Iohanni da Scandiana,
destenuto appresso vuy per cagione dela moneta falsa, ve dicimo cussì che, quamvisdio
ad nuy para ch’el non sia senza colpa, perché quando quello tavernaro gli dise quella
moneta essere fabricata lì, ben poteva pensare che la non fusse bona né bene stampita;
pur volendo nuy usare clementia cum dicto Iohanne, siamo contenti et volimo che voy lo
debiate fare rellasare et liberare dale carcere, et cussì facite. Ex felicibus castris nostris
apud Gabiate, xxiiii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
709
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 luglio 25, “apud Gabianum”.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia faccia avere speditamente ad Antonio da Pavia,
trombetta del signore di Forlì, i crediti che lì vanta.
159v Potestati Papie.
Vene lì Antonio da Pavia, trombeta del magnifico signore de Forlì, exhibitore dela
presente, per conseguire certi dinari d'alcuni suoy debitori, como saray informato. Et
perché essendo occupato in li servitii del suo signore, non è licito sia menato in longho
ala consecutione del credito suo, te commettiamo et volemo gli debii ministrare rasone
summaria et expedita contra li debitori suoy; et constandovi deli debiti, astrenzarli per
ogni remedio de rasone a satisfarli de tuto quello debitamente gli debeno dare cum ogni
celerità possibile. Ex nostris felicibus castris apud Gabianum, xxv iulii 1452.
Irius.
Cichus.
710
Francesco Sforza al capitano della Lomellina
(1452 luglio25, “apud Gabianum”).
Francesco Sforza chiede al capitano della Lomellina pavese, ormai certo che i fratelli Simone e
Antonio di Re, Lanfranco di Zagani di Bassignana e Umberto da Zagani agiscono contro lo stato,
di inormarsi chi sono, di catturarne uno e informarlo su quanto scoperto.
711
Francesco Sforza all’ufficiale delle munizioni di Pavia
(1452 luglio 25, “apud Gabianum”).
Francesco Sforza comanda all’ufficiale delle munizioni di Pavia di comunicargli il numero delle
lance che ha e la distribuzione fatta.
Officiali munitionum Papie.
Volemo che subito tu ne avisi quante lance tu hay là et etiam tu ne mandi in scrito la
dispensa facta dele lance erano lì. Et ad questo non perdre uno momento de tempo.
Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
712
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 luglio 25, “apud Gabianum”).
Francesco Sforza ritiene che il fratello Alessandro abbia avuto notizie della sconfitta patita da
Guglielmo di Monferrato nell’Alessandrino. Faccia altrettanto con i nemici che fronteggia nel
Lodigiano per partecipare poi alla festa insieme al duca.
Magnifico domino Alexandro Sfortie.
Siamo certissimi che alla recevuta questa haveriti intesa la rotta et frachasso del
signore Gulielmo in Alexandrina. Imperò non ve dicimo altro, salvo che faciate el
simmile cum più celeritate possibile a quelle gente inimiche in Lodesana aciochè vi
possiate ritrovare de qua al frachasso de questi altri qua, avisandove che non ve
spazando presto de rompere quelli, non ve poteriti trovare a frachassare questi, et
cussì dice lo illustre signor messer lo marchese de Mantua. Spazative, adunqua,
presto per poterve trovare ad questa altra festa. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
713
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
1452 luglio 27, “apud Gabianum”.
Francesco Sforza dice a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia che, occupato in
importanti faccende, non può interessarsi della derivazione dell’acqua dalla Cadrona in Pavia e
di averne interessati i Maestri delle entrate, conscio del vantaggio che ne conseguirebbe la città
e la Camera ducale.
170r Gracino de Piscarolo et referendario Papie.
Havimo recevuto vostre lettere circha el facto de derivare l'aqua dela Cadrona in Pavia
per evidente utilità, quale ne segue ala cità et ala Camera nostra; ale quale
respondendo vi dicemo che siando nuy occupati al presente in molte, varie e grandi et
importante facende, et non gli possendo attendere, havimo scripto ali Maystri dele
nostre intrate ordinarie et extraordinarie che cum partecipatione dela Camera nostra et
etiam absque alicuius iniuria, siché tratariti questa cosa cum loro. Data in castris
nostris felicibus apud Gabianum, xxvii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
714
Francesco Sforza a Stefanino de Pereli
1452 luglio 27, “apud Gabianum”.
Francesco Sforza vuole che Stefanino de Pereli, castellano della rocca di Varzi, soddisfatto dai
Maestri delle entrate di quanto ancora deve avere, consegni la rocca a Giacomo Poiano.
Stefanino de Perelis, castellano roche Vartii.
Havemo inteso per tue lettere como tu resti havere molte paghe del tuo servito; ne
siamo maravigliati et credriemo che te dovesse restare pocho o niente. Il perché
parendone honesto et ragionevole che tu sii pagato, havemo scripto ali Maistri dele
intrate nostre che te faciano fare el dovere; et cussì como tu haverai el debito tuo,
assigneray senza veruna exceptione quella rocha a Iacomo Poyano, como per altre
nostre te havimo scripto. Ex castris nostris felicibus apud Gabianum, xxvii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
715
Francesco Sforza ai consoli, comune e uomini di Castione lodigiano
1452 luglio 28, “apud Gabianum”.
Francesco Sforza, inteso quanto riferito dai consoli, comune e uomini di Castione lodigiano sul
fatto di Francesco Zorzo, risponde di aver disposto che detto Francesco se ne vada di lì.
Fidelibus carissimis nostris consulibus, communi et hominibus Castioni Laudensis.
Carissimi nostri, havemo inteso quanto ne havete scricto et hanc quanto ne hano
voluto dire li vostri ambassiaturi per vostra parte sopra el facto de Francisco Zorzo, et
respondendone breviter, havimo ordinato che subito dicto Francisco se parta de lì;
siché quanto ad questo ve serà satisfacto, attendite a ben vivere e dative bona voglia
che in brevi ve levarimo ogni molestia e affanno ad voi et ad quelli nostri vicini de là. Ex
felicibus castris nostris apud Gabianum, xxviii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
716
Francesco Sforza a Gentile della Molaria
1452 luglio 28, “apud Gabianum”.
Francesco Sforza informa Gentile della Molaria di aver disposto che Francesco Zorzo vada
presso suo fratella Alessandro. Provveda alla salvezza di quel posto cercando un buon contatto
con gli uomini di lì e ordini ai conestabili di non gravare di spese la gente.
170v Gentili de Molaria.
Gentile, nuy havimo scricto a Francisco Zorzo che se rimova da lì e vada appresso
Lisandro, nostro fratello; et ideo volimo che tu te firmi lì et atendi a bona guardia et
salvezza de quella terra, studiando ti de tenere bene contenti quelli homini et costanti
alla devotione nostra, confortando et solicitando quilli nostri conestabili che actendono
a bona guardia; et insuper ordina e fa che essi conestabili non diano gravezza delle
spese acquilli nostri homini, per nuy gli providirimo per altra via. Et tu non te partiray fin
a tanto non te scrivirimo altro. Ex felicibus castris nostris apud Gabianum, die xxviii iulii
1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
717
Francesco Sforza a Francesco Zorzo
(1452 luglio 28, “apud Gabianum”).
Francesco Sforza comunica a Francesco Zorzo il suo trasferimento presso il fratello Alessandro
aiutandolo con espedienti a far quanto può per danneggiare i nemici.
Francisco Zeorzo.
Carissime noster, volimo che rimanendo lì Zentile della Molara, subito tu te debbi
levare de lì et andare da Alesandro, nostro fratello et adiutare apresso sì a fare quanto
luy te impunerà, cussì in mectere zente insieme, como in far ogni altra cosa expediente
per guastare li disigni deli inimici. Ex felicibus castris, ut supra.
Ser Iacobus.
718
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 luglio 30, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza esprime a Luchina dal Verme l'indignazione per il comportamento dei suoi
uomini di Pradara. Sicuro della sua indignazione per l’omicidio dell’uomo di Zenevredo vuole
che non tardi a intervenire a punire l’omicida e i suoi complici.
Magnifice domine Luchine de Verme comitisse, et cetera.
No(n) ne siamo poco maravigliati che l'homini vostri da Pradara cum tanta
presumptione et temerità habiano amazato uno homo da Zenevreto, segundo che
siamo informati per querella de Lazaro Malvicino et del’homini de Zenevreto; et pare
quasi che li dicti de Pradara non habiano a vivere con leze alcuna, ma a suo modo
senza superiore alcuno. Et benché siamo certissimi che de ciò siate malissimo
contenta, et tanto più quanto che sentimo l'homicidiale esser pur et habitare in le vostre
terre, da poy l'homicidio commisso, pertanto vi confortiamo et carichamo che voliate
fare tale demonstratione de questo excesso ch’el sia noto a ogniuno che non è
proceduto de vostra mente, puniendo l'homicidiario et anche tuti li colpevoli, ordinando
etiamdio che per l'avenire non intervengano simili scandalosi et sinistri casi. Ex
felicibus castris nostris apud Quinzanum, penultimo iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
719
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 luglio 31, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ribadisce al capitano di Casteggio di trovare i denari i denari delle tasse e
circa il legname di Rolando Zorzo si attenga all’informazione avuta. Sulla vertenza tra Giovanni
Codecà e Bartolomeo Prete, affidi Giovanni al podestà di Pavia perché faccia giustizia. Circa gli
uomini che si sono opposti alle fortificazioni di quel territorio, cerchi di indagare se vi è qualche
trama e gli riferisca poi il tutto.
173r Capitaneo Clastigii.
Havimo recevuto le tue littere, ale quale respondendo, et prima ala parte dele taxe, noy
te scripsemo che dovesse praticare et mettere la cosa in tale ordine che poy, quando
te avisassemo, se potessero havere li dinari et cum bono modo, et cossì te repplicamo
che debi fare.
Ala parte del ligname de domino Rolando Zorzo, nuy te scripsemo quelle lettere per la
informatione quale ne era stata data; siché in questo provede como melio te parirà, e
serà pur bene che dicto domino Rolando non portasse tanta botta, potendoli provedere
cum bono modo.
Ala parte de Iohanne Codecha quale ha richiesto Bartholomeo dicto Prete, a tante
sileracine quanto è l'omicidio et cetera, volimo che sia facto ragione; et cussì,
trovandosi esser vero quello che tu ne scrivi, mandaray nelle mani del podestà de
Pavia dicto Iohanne cum quelle informationi haveray, aciochè facia ragione.
Ala parte de quelli homini che may non hano voluto fare veruno riparamento né
fortificare quella terra, et de quelli tri o quatro villani, principali subbortanatori, dicimo
cossì che tu te informi bene del’esser suo, et se tu poy intrevenire che havessemo in
questi tempi praticato né menato qualche trama contra el stato de quella terra, et se
hanno usato altre parole suspecte; et trovando che havessero praticato né dicto cossa
(a) digna d'aviso, mandane el tuo cancellero bene informato del tuto. Et quando non gli
fusse altro, avisane pur per tue lettere. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum,
ultimo iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue che fusse altro depennato.
720
Francesco Sforza a Marco Corio
(1452 luglio 31, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza, alle scuse di Marco Corio per l’armata andata sotto il ponte, conferma che
tutto è accaduto per colpa sua.
Marcho Coyro.
Havimo inteso quanto tu ne scrivi per tua excusatione de quella armata la quale andò
zuso de sotto el ponte; al che non dicemo altro se non che nuy se tegneremo sempre
ala verità, et ben è vero che ce fo dicto che tu eri stato cagione de quello errore; ma sia
como se voglia, non te ne dare altro affanno. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
721
Francesco Sforza a Giorgio de Annono
1452 luglio 31, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ricorda a Giorgio de Annono a Vigevano che ha conservato il posto di
castellano di Annone al suo parente, ma ha saputo che ha offerto, a nome del duca, detta rocca
a Giovanni da Sanseverino, come ha fatto con altri. Il duca vuole perciò che sia rimosso e si
metta temporaneamente lo stesso Giorgio a castellano del posto. Quanto detto l’ha saputo dallo
stesso Giovanni tramite Carletta da Napoli, suo uomo d’armi.
173v Georgio de Annono in Viglevano.
Zorzo, tu sai li modi ha tenuti et como se è portato quello tuo parente, castellano de
Annono, el quale, si non per tuo ammor et respecto, noi non lo haverissemo tenuto lì et
li haverissemo demonstrato che li soi portamenti non sonno stati honesti né boni; mò
de nuovo sentimo che luy ha proferta dicta rocha ad Zohanne da Sanseverino in nome
nostro et cossì la va proferendo ad questo et a quello, et quantunqua noy habiamo cari
et amiamo dicto Zohanne et soi fratelli, como cose nostre proprie; pur questa cosa non
è stata né honesta né bona et ne è dispiaciuta grandemente. Et perché noy non
intendimo stare più in questi sospecti, però volimo che subito, recevuta questa, debbi
transferirte là dal dicto tuo parente e removerlo da lì senza altra exceptione et tu
personalmente gli remanerai in suo luoco fine a tanto gli mandarimo un altro
castellano, che sarà prestissimo. Et questo farai subito perché, como havimo dicto, non
intendimo per niente stare qui in questi sospecti, advisandoti che dicto Zohanne da
Sanseverino ne lo ha mandato a dire amorevolmente per Carletta da Napoli, suo homo
d'arme, presente portatore, del quale non farai mentione cum alcuno, perché non li sia
caricho, et avisane subito del dì et hora te parterai et cossì quando sarai zonto là et
como haverai facto, recordandoti che se non forse per amore tuo, noi li haverissimo
facto tale servitio che li seria recresciuto. Ex castris nostris apud Quinzanum, die ultimo
iulii 1452.
Cichus.
Die primo augusti. Portò dicta lettera ditto Colella da Napoli, homo d'arme del prefato
Zohanne da Sanseverino quale andava verso Vigevano.
722
Francesco Sforza a Parmesino, Signoro, Soficutino, Betino, Fontanello, Gonella e Cristoforo
Guerino della Somaglia
(1452 luglio 31, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina a Parmesino, Signoro, Soficutino, Betino, Fontanello, Gonella e
Cristoforo Guerino della Somaglia di andare subito da lui.
176r Fidelibus dilectis nostris Parmesino, Signoro, Soficutino, Betino, Fontanello,
Gonelle, et Christoforo Guerino dela Somalia.
Perché havimo a conferire cum (vuy) d'alcune cose de bona importantia, volimo che
subito, ala receputa dele presente, ve debiate transferire qua da noy. Et non manchi
per quanto haveti cara la gratia nostra. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
723
Francesco Sforza a Guidone Visconti
(1452 luglio 31, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza non concede a Guidone Visconti di subentrare nel possesso dei beni degli
uomini di Pandino che si sono male comportati con il duca e con lo stesso Guidone. Lo
rassicura che provvederà diversamente.
Domino Guidoni Vicecomiti, armorum et cetera.
Havimo recevute le vostre lettere per le quale ne richiedete ve voliamo far assignare
deli beni del’homini de Pandino quali hano in quella nostra cità, per li tristi portamenti et
infedelità hano usata verso de noy, mediante li quali ve restorate del danno haviti
recevuto. Al che dicemo che per certi respecti non volimo anchora far novitade alcuna
ali dicti ma, como per altre ve havimo scripto, farimo provisione de remetterve per altra
via. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
724
Francesco Sforza ad Andrea Dandolo
(1452 luglio 31, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa il provveditore di Crema di aver disposto, per rispetto dei
salvocondotti dati, che il fratello Alessandro faccia liberare prigionieri e bestiame preso nella
villa di Cavrignanega dai fanti di Cristoforo da Cremona e di Rastorello Corso.
Andree Dandolo, provisori Creme.
Inteso quanto ne haveti scripto dela presaglia facta de sete presoni et certi bestiami in
la villa de Cavrignanega per li fanti de Christoforo da Cremona et de Rastorello Corso
contra la dispositione del nostro salvoconducto, inteso etiandio quello ve ha scripto el
nostro locotenente de Lode circa questa materia, ve rispondemo in poche parole che
nostra intentione et ferma dispositione è che li salvaconducti facti sotto el nome nostro
siano in tucto observati; et però scrivemo per l'aligata ad Alexandro, nostro fradello in
Lode che debia fare relaxare li dicti presoni et bestiami, et così siamo certi farà,
disposti, come è dicto, che li nostri salviconducti siano observati. Data ut supra.
Cichus.
725
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 luglio 31, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza scrive al fratello Alessandro perché, rispettando i salvacondotti concessi,
vengano, senza ulteriore resistenza, rilasciati prigionieri e bestiame preso dai soldati di
Cristoforo da Cremona e di Rastorello Corso.
Domino Alexandro Sfortie.
El spectabile misser Andrea Dandolo, providitore in Crema, cum sue lettere ce ha facto
grave querella dela roctura de uno salvoconducto facto per li fanti de Christoforo da
Cremona et de Lastorello Corso, contra la dispositione del nostro salvoconducto ali
homini dela villa de Cavrignanega, in prendere septe presoni et certo bestiame,
dicendo che tu et el locotenente di quella nostra cità siti informati de questo, et che
quantunche habiati commandate ali dicti Christoforo 176v et Astorello che devesseno
rellaxare li dicti presoni et bestiami pur non l'hano voluto fare et che voleno venire da
nuy. Et perché nostra intentione è che tuti li salviconducti facti sotto el nome nostro
omnino siano observati, volemo che constandote del dicto salvoconducto, lo faci
observare et provedi che li dicti Christoforo et Restorello restituissano ali dicti homini et
presoni et bestiami et quanto gli hano tolto del suo. Et in questo vogli fare per modo
ch’el prefato providitore non habia più casone de scriverne circa questa materia. Data
ut supra.
Irius.
Cichus.
726
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 agosto 5, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ripete al fratello Alessandro di liberare prigionieri e bestiame preso in
violazione dei salvacondotti dati. Mostri l’originale dato che i salvacondotti non sono stati
registrati in cancelleria. Il duca invierà l’elenco, con possibili aggiunte, delle persone che hanno
avuto salvacondotti perché la gente di lì sappia come comportarsi con i nemici.
Domino Alexandro Sfortie.
Per un'altra nostra quale te manderà el proveditore de Crema te havimo scripto che
debii fare relaxare ali homini de Cavrignaga li presoni et bestie toltogli sotto el nostro
salvoconducto per li fanti de Christoforo da Cremona et de Rastorello. Et perch’el dicto
salvoconducto non se trova registrato in la nostra cancellaria, volemo che tu debii fare
monstrare l'originale d’esso et fare restituire li dicti presoni et bestiami, et poy mandane
lo dicto originale a nuy. Et ad ciò quelle nostre gente sapiano como governarse con li
inimici, te mandiamo descripti le persone et lochi che hano da nuy salviconducti. Potria
essere che ne concederiamo deli altri in l’advenire sì ch’el se vole havere advertentia in
observarli. Ex nostris felicibus castris apud Quinzanum, die v augusti 1452.
Irius.
Cichus.
727
Francesco Sforza ai consoli, al comune e agli uomini di San Colombano
(1452 agosto 5, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza esprime ai consoli, al comune e agli uomini di San Colombano il
rincrescimento per i danni arrecati dai soldati. Dice che ai militari non devono dare grano, vino,
né biada ma dovranno restringersi per accettare quelli che saranno mandati.
Consulibus, communi et hominibus Sancti Columbani.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso per quelle li sinistri et damni dicite havere
dati quelle nostre gente; ne rencresce de ogni damno habiate havuto, ma quanto ala
richiesta dice ve hanno facta esse nostre gente de cento moza de grano, de biava da
cavali e vino, dicimo cossì che nostra intencione è che non gli debiate dare né grano
né biava né vino; siché non ge lo date, ma ben dicemo, per le conditione occurrente,
non intendimo che quello borgo rimanga abandonato. Siché volimo che debiate
receptare quelli sarano mandati lì stringendovi vuy overo reducendovi de dritro o dove
meglio vi parirà perché quelli nostri soldati possano stare nel dicto borgo, ma senza
vostra spexa, como havimo dicto, avisandove che in breve provederimo in modo che
non haveriti a dubitare, siché dative bona voglia che per ogni modo ve levarimo li affani
dale spale. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
728
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 agosto 5, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza scrive al fratello Alessandro, che inteso da Gentile e Giovanni Mengo il
comportamento da tenersi per avere frumento per i soldati, perché non si gravi ulteriormente
quelli di San Colombano, che già si sono lamentati per i danni subiti.
177r Domino Alexandro Sfortie, et cetera.
Voy haveriti inteso da Zentile et Iohanne Mengo el modo de recuperare el formento per
quelle nostre gente. Il perché non volimo che sia dato affanno né spexa al’homini de
San Columbano, et basta sia posto a sacomano el borgo et datoli li damni infiniti, como
se sonno mandati ad agravare appresso nuy li predicti homini; ordinate adunque che a
dicti homini non siano date altre spexe per lo vivere dele gente. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
729
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Castenuovo Bocca D’Adda
1452 agosto 6, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica a podestà, comune e uomini di Castenuovo Bocca D’Adda che
manderà lì, come da elenco accluso, uomini d’arme per quindici giorni. Provvedano a loro e ai
cavalli. Quanto allo strame per le bestie, vi provvedano a saccomanno nei paraggi.
Potestati, communi et hominibus Castrinovi Buce Abdue.
Perché nuy mandiamo ad mettere in poncto questi nostri homini d’arme, annottati nella
pollice qui inclusa, quali havemo tolti novamente, havemo deliberato che stiano lì ad
casa vostra per xv dì. Pertanto volemo che li debiati dare allozamento per tute quelle
persone et cavalli che seranno con sì, facendoli vuy, circa el vivere loro, tucti quelli
acconzi ve saranno possibili, perché tucto quello bene gli fareti, ad nuy sarà grato et
accepto. Del strame per li cavali intendimo che loro ne vadano a torre ad sachomano lì
intorno. Et questo non manchi se haveti caro el bene nostro. Ex castris nostris felicibus
apud Quinzanum, vi augusti 1452.
Iohannes Antonius.
Iohannes.
Pelegrino da Lucha,
Antonio da Montevarchio,
Symon da Cremona,
Iohanne da Bologna,
Iohanne Thodesco,
Lucha da Urbino,
Bergamasco,
conte da Rivolta,
Thadeo da Pisa,
Schiaveto et
Iohanne da Milano.(a)
(a) La missiva è depennata.
In simili forma scriptum fuit castellano et potestati, necnon comuni et hominibus Sancti
Columbani pro infrascriptis videlicet:
Schiaveto de Triguria,
Iohanne da Mediolano,
Michaele da Venexia,
Pietro da Terrenzano et
Albertino da Cremona.
730
(1452) agosto 7, “apud Quinzanum”.
Lettere credenziali per Giovanni Ghiappano presso Alessandro Sforza
177v Die vii augusti apud Quinzanum, littere credentiales in personam lohannis
Ghiapani apud dominum Alexandrum Sfortiam.
731
Francesco Sforza a Giacomo Bolognino e a Leonardo da Parma
1452 agosto 7, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, rivedendo quanto precedentemente detto a Giacomo Bolognino e a
Leonardo da Parma, ordina di portare la bombarda da Milano a Pavia e metterla sulla nave con
tutte le attrezzature e di lasciarla così fino a nuova disposizione.
Iacobo Bolognini et Leonardo de Parma.
Vuy sapeti la commissione quale haveti da nuy de condure quella bombarda da Milano
lì et da lì ad Alexandria. Adesso ve commettiamo et volemo che omnino debiati
conduere la dicta bombarda lì et la mettiati in nave cum tucti li suoy fornimenti et poy
non la removati da lì fin a tanto ve scriveremo altro; et in questo non sia fallo alcuno.
Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, vii augusti 1452.
Irius.
Cichus.
732
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
(1452 agosto 7, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ripete a Bolognino de Attendoli l’ordine dato a Giacomo e a Leonardo da
Parma di sistemare la bombarda a Pavia su una nave. Il duca parla della vicenda del famiglio
Gallo mandato a Cassano per faccende importanti per il castellano di Sant’Angelo; trattenuto e
costretto a pagare il dazio di transito, alla richiesta di una guida ebbe dal fratello del castellano
villanie e percosse; perciò il duca chiede che i colpevoli siano puniti.
Bolognino de Attendolis Papie.
Dilectissime noster, havevamo commisso a Iacomo, vostro genero, et Leonardo da
Parma che devesseno condure una bombarda lì da Milano et poi da lì ad Alexandria.
Adesso per bono rispecto gli scrivemo per l’aligata che quando la dicta bombarda serà
lì la debiano mettere in nave et non menarla da lì fin gli scriveremo altro. Pertanto
vogliati provedere che così se facia.
Appresso, mandando nuy novamente da qui a Cassano, Gallo, nostro fameglio, per
cose de grandissima importantia per lo vostro castellano de Sancto Angelo, fo retenuto
lì longhissimo tempo, da poy gli fu necessario pagare el datio del transito et non gli
bastò questo che, rechiedendo el dicto Gallo una guida, non sollamente non gli volse
esser data, immo per lo fratello del dicto castellano gli forono dicte più villanie che non
se diriano ad uno asino et ulterius fo batuto et ferito in uno brazo desconzamente; la
qual cosa quanto sia stata deshonesta et ne sia despiaciuta remettiamo al iuditio
vostro et siamo certi ne prenderiti non minore molestia et despiacere de nuy. Et perché
deliberamo non patire questa iniuria, quale reputiamo esser facta ad nuy quando è
facta ad uno nostro fameglio, ve confortiamo, caricamo et strinzemo vogliati fare tale
demonstracione alli dicti castellani et punirli in modo che non habiano ad gloriarse de
quello hano comesso et perpetrato, immo siano exempio ad altri in lo advenire,
avisandovi che la casone per la quale lo dicto Gallo andava a Cassano importava più
che non fanno tri sancti angeli. Ricordandovi appreso che se vuy non ne fariti
punitione, nuy non ce lo domentiaremo tuto el tempo della vita nostra, et se essi
castellani volassino per la cima delli arbori vederano de farne vendeta et la faremo nuy
per ogni modo, benché credimo la fareti vuy come quelli a chi despiacerà questo caso
come a nuy medesimi. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
733
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 agosto 7, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica al luogotenente di Lodi di essere stato informato da Bonsignore de
Aluise che un suo figliuolo fu preso da tre lodigiani che hanno in città genitori, parenti e cose, e
che si intendono con i nemici. Ritenuta legittima la richiesta di Bonsignore, il duca comanda che
siano presi i parenti di quelli che hanno preso il suo figlio e non siano liberati se non al rilascio
del figlio o che sia pagato il ragazzo.
178r Domino locumtenenti Laude.
Ne ha facto significare Iohanne Bonsignore de Aluyse, nostro citadino Lodesano, che
ali dì passati fo preso uno suo fiolo da tri altri pur da Lodi, quali sonno con Iohannes dal
canto deli inimici, li quali hano in quella nostra cità non sollamente della sua robba e
beni, ma chi patre et matre et chi fioli et fratelli, et perinde richiede faciamo sustenire li
patri o matre (a) o fratelli o fioli de quelli talli che hano preso el fiolo, da non esser
rellaxati fina tanto che suo fiolo sia etiamdio relaxato, aut sia riscosso del’havere de
quelli talli che l’hano preso. Et parendone la sua richiesta nedum honestissima, ma che
quelli tali che vano contra la patria meritasseno anchora pegio, siamo contenti et
volimo che servati modo aut per la detemptione aut mediante lo havere de quelli che
l'hano preso che sia riscosso, trovandose esser cossì come ne è significato. Data in
castris nostris felicibus apud Quinzanum, vii augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
Replicate fuerunt die xv septembris apud Quinzanum.
(a) Segue o fioli depennato.
734
Francesco Sforza a Giovanni Giapano
1452 agosto 7, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina a Giovanni Giapano di andare da Pietro Maria Rossi e convincerlo a
rimandare nel Lodigiano le genti mandate nelle sue terre, consentendo, specie a quelli di
Correggio, di dire che ciò è avvenuto per paura.
Iohanni Giapano.
Havemo informatione el magnifico Petromaria havere mandato ale stantie in le terre
soe alcune dele sue gente; del che se maravigliamo et dolemo grandemente perché
torna in manchamento nostro et dela reputacione nostra, et ultra ciò è molto in
disfavore dele cose nostre, maxime che quelli da Correzo dirano che mandiamo gente
in Parmesana per paura che habiamo de loro et per molte altre rasone como poy
pensare. Pertanto volemo debbi retrovarte cum lui et exhortarlo per nostra parte ch’el
voglia fare retornare in Lodesana tucte quelle sue gente che luy ha mandate in
Parmesana et per l'advenire non gli ne voglia mandare più, perché li provederimo in
tale modo ch’el poterà remettere sì et li suoy in poncto et poterà comparire fra li altri et
presto. Al quale per l’aligata de credenza scrivemo debia in ciò li diray darte piena fede
quanto ala persona nostra propria: siché vogli sforzarte de satisfare a questo nostro
desiderio et indure dicto Piedromaria per ogni modo ad revocare dicte sue gente,
respondendone presto como haveray facto. Data in castris nostris felicibus apud
Quinzanum, die vii augusti 1452.
Iacobus.
Iohannes.
735
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 agosto 7, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica a Bolognino de Attendoli il ritorno di Luchino da Mandello.
178v Bolognino de Attendolis.
Luchino de Mandello, el quale per vostre lettere haviti recomandato, retorna expedito
da nuy in votiva forma per vostra contemplatione, como da luy più pienamente sariti
informato. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum, die vii augusti 1452.
Cichus.
736
Francesco Sforza Marco Corio
1452 agosto 8, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Marco Corio, il podestà, comune e uomini di San Colombano che
manda lì gli uomini elencati nell’allegata polizza per quindici giorni; dovrà essere data loro
sistemazione e sostentamento e per i cavalli si provvederà a saccomano nelle vicinanze.
Marco de Coyris ac potestati, communi et hominibus terre Sancti (a) Columbani.
Perché nuy mandiamo ad mettere in poncto questi nostri homini d’arme annoctati nella
police qui inclusa, quali havemo tolti novamente, havemo deliberato che stiano lì ad
casa vostra per xv dì. Pertanto volemo che li debiati dare allozamento per tucte quelle
persone et cavali che seranno cum sì, facendoli vuy circa el vivere loro tucti quelli
acconzi ve saranno possibili perché tuto quello bene gli fareti ad nuy serà grato et
accepto. Del strame per li cavali intendemo che vadeno ad sachomano lì intorno; et
questo non manchi se haveti caro el bene nostro. Ex felicibus castris nostris apud
Quinzanum, viii augusti 1452.
Iohannes.
Peregrino da Lucha, Conte da Rivolta,
Antonio da Montevarchio, Thadeo da Pisa,
Symon da Cremona, Iohanne da Bologna,
Lucha da Urbino, Iohannefrancesco da Bergamo,
Iohanne Todescho, Iohanne da Bergamo et
Bergamasco, Martino da Mediolano.
(a) Segue Angeli depennato.
737
Francesco Sforza al referendario di Lodi
(1452 agosto 8, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza comanda al referendario di Lodi che secondo giustizia si commini la pena
dovuta a chi attenta allo stato curando che dei loro beni, descritti, nulla vada perduto; in caso
contrario sconteranno personalmente ogni mancanza. Tale disposizione è data pure a suo
fratello Alessandro.
Referendario Laude.
Deliberando nuy per seguire la norma dela iustitia che a quelli hano contrafacto et
tentato contra el stato nostro cum tanto periculo deli valenti homini nostri subditi, sia
dato quello supplicio qual hano meritato, volimo che stiate attento che deli loro beni
niente vada in sinistro et ne faciate generale et diligentissima descriptione de tuti fino
ad uno minimo pontale de stringa, advisandone che se per lo scruptino quale farimo
deinde fare trovarimo che veruna cosa sia andata in sinistro o sia neglecta, per certo
ve la farimo pagare a vuy, et poy se guardarimo da darve più veruna commissione,
advisandove che de questo nostro ordine havemo etiamdio scripto ad Alexandro,
nostro fradello. Ben siamo certissimi fariti cum diligentia questo et ogni mazore cosa.
Data ut supra.
Ser Iacobus
Cichus.
738
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 8, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza avverte il fratello Alessandro che in nottata i nemici intendono fare una
scorreria a San Colombano e a Zorlesco. Mandi sacomanni e gente nelle località per far fronte
ai possibili danni arrecati dai nemici.
179r Domino Alexandro Sfortie.
Siamo avisati et certificati che li inimici questa nocte debeno fare una cavalcata ad
Sancto Columbano per (a) danezare quello nostro borgo et dubitiamo faranno il simile
a Zorlescho; de questo nuy ve havemo dato adviso ad Sancto Columbano. Pur ne
pare, et cussì te confortiamo et caricamo che, recevuta la presente, subito et senza
alcuna minima dimora, debi mandare omnino questa nocte qualche sachomani et
gente ali dicti luochi de San Columbano et de Zorlescho et altroe (b) ove serà di
bisogno ad ciò che ali inimici non possa reussire el pensiero. Et in questo non sia fallo
né dillatione alcuna; et se te parise potere damnezare li dicti inimici per qualche forma
in questa loro cavalchata, ne pare lo debi fare, remetendo questo alla discretione tua
che sii sul facto, che faci como ti pare. Data in castris apud Quinzanum, die viii augusti
1452.
Irius.
Iohannes.
(a) Segue tremezare depennato.
(b) Segue pur se depennato.
739
Francesco Sforza a Giuseppe, castellano di San Colombano
1452 agosto 8, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Giuseppe, castellano di San Colombano, dell’attacco imminente dei
nemici. Si accerti se il borgo è ben fortificato. In caso negativo, riporti tutti dentro e invii la
relazione su qaunto fatto per porre rimedio, avisando Alessandro per i dovuti provvedimenti.
Magistro Iosephi, castellano Sancti Columbani.
Siamo avisati como li inimici hanno deliberato venire questa nocte lì per mettere ad
sachomano lo Borgo de Sancto Columbano, et non venendo questa nocte veneranno
domatina per ogni modo, secundo la informacione havemo: però vogli vedere s’eI
borgo è facto forte como havemo per tri messi et più lettere mandato a dire, per modo
se possa defendere. Per quelli gli sonno dentro fagli quello provedimento che te pare,
per modo non si receva damno et non rescano li pensieri ali inimici. In caso non te
paresi forte per modo quelli gli sonno lo possano defendere, vogli subito fare redure
ogniuno dentro la terra fino che sia passato el dubio, ma lo provedimento vogli fare sì
presto che sia ad tempo et non se receva damno, advisandone deli ordeni haveray
preso, et del tuto vogli dare poy noticia ad Alexandro, nostro fratello, perché se gli
faciano le debite provisione. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die viii
augusti 1452.
Cichus.
740
Francesco Sforza al priore di Candia
1452 agosto 9, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ringrazia il priore di Candia per le informazioni sui savoiardi inviati nel
Monferrato. Lo assicura che provvederà alla sostituzione di Paolino d’Ascoli, podestà del posto,
e gli comunica che gli manderà una commissione che si prenda cura del luogo e,
necessitandogli gente per la difesa di quella terra, vi provveda lui stesso.
180v Domino priori Candie.
Venerabile dilecte noster, havemo recevuto una vostra de dì duy del presente et
similmente un'altra directiva a Cicho, nostro secretario, et inteso quanto in esse se
contene. Al che respondendo, primo, ve rengratiamo deli havisi quali ce haveti dati de
quelle cose dellà et delle zente del’illustrissimo signor duca de Savoya mandate in
Monferrà et poy retornate indricto, et circa questo non accade dire altro. Ala parte de
Paulino d’Asculi, podestà lì, dicemo che, non essendo sufficiente luy como scriveti,
havemo deliberato mandarli un altro, et cossì lo manderemo subito. Et perché ce
confidiamo dela fede et devotione, como de nuy proprio et siamo certi non prendereti
mancho cura dele cose de là che se gli fussemo nuy in persona, siamo contenti et ne
piace che prendiati la cura del governo de quella terra, et cossì ve ne mandiamo una
commissione in piena forma, como vedereti. Siamo contenti anchora che bisognandovi
gente alcune per defesa de quella terra, voy le debiate torre como serà expediente.
Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die viiii augusti 1452.
Irius
Cichus.
Nomina illorum qui sunt capti propter confesionem Leonardi del’Aqua et transmissi
Mediolanum
Bassaninus de Casetis,
Bosius Albarinus,
Iohannes Zochus Barberius, sunt tramissi Mediolani capitaneo;
Christoforus del’Aqua
Iacobus del’Aqua et
Iohannes Locadellus: isti sunt retempti in rocha.
Nomina illorum qui sunt transmissi Papiam
Christoforus et
Lazarinus de Cagamustis, fratres Petri de Cagamustis,
Ludovicus et
Franciscus, filii domini Nicolay de Cagamustis.
741
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 agosto 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza rimprovera il capitano di Casteggio per non aver provveduto, nonostante le
sollecitazioni, a saldare il credito di Rolando Boezo e dei parenti per il legname loro tagliato oltre
la quota dovuta, per i sandoni. Se il capitano non obbedirà alla volontà ducale sarà sostituito;
per provvedere a ciò Alessandro Visconti invia uno dei suoi uomini.
181r Capitaneo Clastigii.
Ti havimo scripto più littere, como dei havere inteso, che tu devesti omnino fare
satisfare a domino Rolando Boezo et ali soy parenti per li luochi et commune delà da
Po del ligname il quale gli fo tagliato questo anno per fare li nostri zandoni, oltra la
debita rata contingente a loro, et pare che fin a mò non l'habi(a) facto né (a) exequito
como era nostra voluntate; dela qual cosa non pocho se maravigliamo, né sapiamo
dove proceda questa inhobedientia, maxime contra la honestate perché, como tu dei
cognoscere, non è conveniente né ragionevole che uno supporti il caricho de tucti. Il
perché ti commandiamo et volimo che, receptis presentibus, statim fazi pagare et
satisfare integramente ali prefati domino Rolando et parenti soi il dicto ligname como è
conveniente, avisandoti che per questa casone il spectabile Alexandro Vesconte,
nostro conductero, manda uno deli soi lì per recevere il dicto pagamento. Siché fa’ che
non li intervenga veruno manchamento se desideri il bene et amore nostro,
certificandoti che, se mò non exequeray questa nostra voluntà, nuy se trovarimo non
ben contenti di te et mandarimo là uno che in tuo loco farà quanto è nostra intencione
et voluntà. Data in castris apud Quinzanum, die xi augusti 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
(a) Segue oltra la debita rata contingente a loro; et pare che fin a mò depennato.
742
(1452) agosto 11, “apud Quinzanum.
Elenco dei destinatari dell’ordine di obbedire alle disposizioni di Bosio Sforza.
Die xi augusti, apud Quinzanum.
Scriptum fuit comuni et hominibus Cotogni quatenus pareant mandatis magnifici domini
Bosii (S)fortie et similiter infrascriptis:
Prospero de Lampugnano ac
comuni et hominibus
Casalis Pusterlenghi;
comuni et hominibus terre
Vitadoni,
comuni et hominibus terre Zorleschi,
littere patentes.
743
Francesco Sforza al luogotenente e al referendario di Lodi
1452 agosto 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comanda al luogotenente e al referendario di Lodi di costringere il tesoriere
della città, Martino Codacio, a versare a Giorgio Aliprando, ufficiale dei cavallari, i denari della
sua assegnazione essenziale per il regolare funzionamento del loro servizio.
181v Locumtenenti Laude et referendario.
Carissimi nostri, ne ha facto querella Georgio Aliprando, officiali sopra li nostri cavalarii,
ch’el non pò avir li denarii del’assignatione soa da Martino Codacio, texorerio de quella
nostra cità, dove non pò satisfare ad essi nostri cavalari, per li quali manchamento non
possiamo operarli in li nostri bexogni, aligando esso Martino che à spesi dicti denarii in
reparationi de quella nostra cità; la qual cossa sappiamo non essere vera, perché non
l’abiamo comesso ch’el debia expender li dicti denari. Et perché non possiamo fare
senza li servicii d’essi cavalarii, vi commandiamo che debiati astringer il predicto
Martino etiam per detentione personale ad exbursare con ugnii celerità gli dicti denarii
al predicto Georgio o ad qualunquo suo messo chi fasa per luy, ita quod senza alcuna
dimora possa fir fata la debita satisfatione ad essi nostri cavalarii. Et circha non
vogliamo non debiati admettere scusa né exceptione alcuna. Data in castris nostris
apud Quinzanun, die xi agusti 1452.
Cichus.
744
Francesco Sforza al capitano del divieto dell’Oltrepo pavese
1452 agosto 11, “apud Quinzanum”
Francesco Sforza informa il capitano del divieto dell’Oltrepo pavese della querela fatta da
Luchina dal Verme e dai suoi uomini di Voghera per il taglio fatto da quelli di Portocurone di un
albero che serviva a posto di guardia. Gli ordina di recarsi con due uomini, ognuno per parte, e
di provvedere all’accaduto.
Capitaneo devetus Papiensis ultra Padum.
Havimo inteso per la querela n’è facta per parte della magnifica madonna Luchina dal
Verme, nostra affine carissima, et del’homini suoi da Voghera como quelli da
Pontecurono hanno tagliato uno certo alboro sul terreno de Voghera sulo quale se
faceva la guardia per essi, et nunc non voleno che più gli sia facta guardia per loro
contra ogni debito de raxone. Per la qual cosa, aciò non seguita in questo scandolo
alchuno, volimo et commandamoti che habii da ti duy per parte imformati della cosa et
cum quelli retrovati sul locho e provede che, senza altro rumore o scandolo, poy
haveray inteso el facto, che non se facia contra el debito. E segondo haveray facto,
avisane subito per toe lettere. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum, xi augusti
1452.
Cichus.
745
Francesco Sforza agli uomini di Mortara
1452 agosto 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza si dice sorpreso del rifiuto del comune e uomini di Mortara alla richiesta di
mandare a Lodi quindici uomini armati i per far fronte alle urgenze dello stato. Spera che si
facciano avanti senza una ulteriore replica ducale. Al momento si dice impossibilitato a
intervenire per ovviare all’impedimento fatto dai Crotti alla fornitura dell’acqua; vi provvederà
alla conclusione delle ostilità. Assicura che scriverà al capitano della Lomellina per la faccenda
del “molezo” che i dazieri intendono togliere loro.
182r Comuni et hominibus Mortarii.
Havimo recevute le vostre lettere per le quali aligati non poter satisfare alla richesta a
vuy facta in nostro nome per parte del nostro capitaneo de Lomelina delli quindeci
homeni armati da essere mandati a Lodi per cose importantissime al stato nostro; del
che certo ne simo maravigliati et molto più de vuy li quali havimo nel numero delli più
cari et fideli servitori habiamo al mondo che non saresimo maravigliati de (a) altri
perché in tali casi non credevamo dovessimo aspectare troppo comandamenti, anzi
hariamo creduto che non ve rechidendo a tanta importanza l’havessimo havuto a male,
siandove sobvenuto da molti che hanno havuto delli denari assay et forsi tanti como
vuy, o più. Siché ve confortiamo a volerci adiutare in questi casi, como siamo certi
fareti, et non aspectati più comandamenti sopra ciò se voleti ch’el servitio ne sia più
grato et accepto.
Quanto alla parte delli Crotti quali diciti ve tengono l’aqua vostra cum vostra gravissima
iactura et damno, ve dicimo che, como sapete, questa è una differentia vechia de più
anni et per adesso, siando occupatissimi in altre facende, non vedimo modo potere
decernere questa cosa ma cum primum habiamo expedita questa guerra, che credimo
far presto cum streminio et ruyna delli inimici nostri, provederimo in modo vi sarrà facto
rasone.
Alla parte delli datieri di Vigevano per lo molezo che diciti ve toglino contra il dovere,
nuy scrivimo al capitaneo de Lomelina che veda di aconzare questa cosa. Ex felicibus
castris nostris apud Quinzanum, die xi augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue vuy depennato.
746
Francesco Sforza a Bonifacio de Alatro
1452 agosto 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Bonifacio de Alatro, conestabile dei fanti di Castione, delle lamentele
di Domenico da Padova per le biade tolte del suo possesso e per le noie recate ai suoi famigli.
Lo Sforza esorta Bonifacio a far sì che i beni di Domenico non abbiano a subire danno e i
famigli possano attendere ai fatti loro.
182v Bonifacio de Alatro, conestabili peditum Castioni.
S’è agravato cum nuy el strenuo Dominico da Padua ch’el fi mal tractato in le sue cose
e posessione lì a Castione et che gli fino tolte le biave et inhibito ali suoy familii fare le
sue facende, et per questo domandava esso Dominico licentia de venire là per li facti
suoy, et saria a noy sconcissimo, dovendo luy abandonare la sua squadra, et havemoli
dicto che gli remediarimo. Per la qual cosa volimo, se hay volere farne a piacere, che
tu faci havere advertentia che le cose de Dominico predicto siano salve come le nostre,
dando etiamdio favore ali suoy famigli che possano fare li facti suoy. Ex felicibus
castris nostris apud Quinzanum, die xi augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
747
Francesco Sforza al capitano della Lomellina
(1452 agosto 11, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa il capitano della Lomellina delle scuse di Mortara per il rifiuto di
mandare a Lodi quindici uomini armati, perché non hanno armi e sono stati danneggiati dalla
tempesta; il duca dice al capitano di insistere per i quindici uomini. Lo esorta poi a intervenire
per l’obbligo di dover andare a Vigevano a macinare per essere stata loro sottratta l’acqua e
intervenga con i dazieri vigevanesi per il dazio “del molezo”.
Capitaneo Lomeline.
L’homini nostri de Mortara se hano mandato ad excusare che non pono aliquo modo
satisfare alla richiesta a loro per ti facta in nostro nome di mandare xv homini a Lodi,
alegando loro che non hano arma veruna, che sono al tuto inhabili per la tempesta che
gli ha desfacti; ali quali havemo facto rispondere che se maravigliamo che voliano
excusarse loro nelli quali havemo più confidentia che ne l’altri et denuo gli confortiamo
a volerlo fare. Siché solicitali con bono modo, et credimo ch’el farano. Ceterum, perché
essi nostri homini se gravano che, siandoli tolta una sua aqua, gli bisogna andare a
Vigevano a macinare et che gli datieri da Vigevano gli tolseno el datio del molezo
contra el dovere, como loro dicono, volimo che tu te interponi circa ciò et, considerati li
tempi occurrenti, vede de conzare la cosa con bono modo. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
748
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
s. d.
Francesco Sforza vuole che il fratello Alessandro solleciti i dazieri del “molezo”, tenuto conto
della congiuntura, a rinviare l’applicazione di patti e convenzioni con la Camera ducale.
Domino Alexandro Sfortie.
Havimo inteso quanto ne haviti scripto del gravamento fanno li datieri del molezo de
quella nostra cità per el grano se vole macinare per quelle nostre gente d’arme senza
datio; sopra el che havemo scripto lo parere nostro al referendario lì, cioè che, in questi
tempi et casi inopinati, et maxime non havendo a durare questo se non pochissimo
tempo, essi datieri non hanno ad agravarse meritamente, ma poy, passato questo
terremoto, ben volemo che se observano li pacti et conventione hano con la nostra
Camera dicti datieri.(a)
(a) La missiva qui si interrompe.
749
Francesco Sforza a Giacomo Bolognino
1452 agosto 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, volendo che San Colombano sia fortificata, incarica Giacomo Bolognino e il
castellano locale Iosep del lavoro da farsi entro sei o otto giorni, avvalendosi in questo dell’aiuto
dei loro uomini anche per verificare i passaggi del Lambro.
184r Iacobo Bolognino.
Iacobo, perché deliberamo de presente fare fortificare il borgo di Sancto Colombano in
forma potesse resistere ad una grande gente, havemo dato la cura et commissione ad
ti et ad magistro Iosep, nostro castellano lì, de fare et così mandato a luy la lettera dela
commissione in tuti duy et scriptogli in que forma lo volimo. Pertanto volemo che,
ricevuta questa, postposita ogni altra facenda, te trasferischi là e, intendentote cum il
dicto magistro Iosep, vi mettati ad lavore in forma che, senza dilatione et, ad tardius
infra vi dì ho viii dì, sia fornito. Del che te caricamo, per quanto desideri fare cosa ne
piacia, dandoli anchora sì a quello como al relevare li passi de Lambro, che pur ve
commettimo, favore et aiuto deli homini vostri como serà expediente perché poy che
serà forte quello luoco mettendogli gente, serà securo e frontera sì a Sancto Angelo
como al’altre terre de là. Data in castris apud Quinzanum, die xii augusti 1452.
Iohannes Chiappanus.
Cichus.
750
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
s. d.
Francesco Sforza assicura il fratello Alessandro di concordare sul proposito di far entrare tutte
le genti dentro il borgo di Lodi.
Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, Piersancte è retornato et da poy luy, Iohanne Giappano, dali quali habiamo
inteso integramente quanto gli hay commesso et quanto accade dale parte di là. Ad
che respondemo prima, ala parte delo venire tucte quelle gente dentro dal borgo de
Lode, come anche questa nocte te scripsemo, ne piace et commendiamo il parere tuo
per li respecti tu ricordi et per ogni rispecto; et così volimo et caricamote mandi ad
executione, usando ogni diligentia, solicitudine et cura perché senza perditione di
tempo tucti se reducano in el dicto borgo, siano dove se voglia, et se nissuno fosse
retrogado a venir lì, avisali (a)
(a) Così si interrompe la missiva.
751
Francesco Sforza al commissario di Maledo
1452 agosto 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina al commissario di Maledo di dissequestrare i frutti del canonicato di
Marco rendendoli a lui.
Commissario Maledi.
Don Marco, presente in quella terra, portatore de queste, ne ha dicto che ha(i) facto
sequestrare presso alchuni homini de quella terra certi fructi del suo canonicato, quali
debitamenti gli debeno essere resposto a luy. Pertanto, essendo cossì, volimo che gli
faci relaxare et rendere dicti fructi sequestrati, como è dicto de sopra. Ex castris apud
Quinzanum, die xii augusti 1452.
Marcus.
Cichus.
752
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 agosto 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli, castellano di Pavia, consenta a frate
Gabriele, famoso predictre dell’Ordine dei Minori, di accedere solamente per tre volte alla
biblioteca del castello.
184v Bolognino de Attendoli, castellano Papie.
El venerabile e famosissimo predicatore domino frate Gabriele del’Ordene di Minori
vene là in quella nostra cità per intendere alcuni dì ale predicatione et divini officii. Et
perché l’è molto vago et desideroso del studio et de usi zintile e notevole, ne ha
richiesto che voliamo ordinare ch’el possa ale fiate venire lì in lo nostro castello e
vedere e studiare in la nostra libraria lì. Il perché, volendoli compiacere in cussì
honesta domanda, siamo contenti et volimo che a suo piacere ge lo intromettate e
lassate venire et intrare in dicta libraria. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum,
die xii augusti 1452.
Cichus.
Postscripta. Volemo che ge lo lassate intrare tre volte et non più; et poi da voy a voy,
honestamente lo avvisate che non è de consuetudine ch’el se venghi a studiare lì. Data
ut supra.
753
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo
(1452 agosto 12, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa Gracino da Pescarolo dell’arrivo del predicatore frate Gabriele e di un
confratello; vuole sia alloggio nella sua abitazione e sia fornito di dieci sacchi di frumento e di
venticinque ducati.
Gracino de Piscarolo.
El venerabile e famosissimo predicatore domino frate Gabriele, del’Ordene di Minori,
vene là in quella nostra cità per intendere alcuni dì ale predicatione et divini officii e
mena con sì uno suo fratello quale habbia a studiare et crescere de virtute in virtute. Et
perché havendo nuy per costuma de voluntera adiutare li virtuosi, volimo che a suo
piacere tu assigni una camera in quella casa, nella quale tu habiti de presente, al dicto
suo fratello nella quale possa habitare et attendere al studio. Ulterius volimo che tu gli
rechati et fati dare dece sachi de frumento et xxv ducati segundo l’ordine et modo te
dirà esso venerabile frate Gabriello. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
754
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza conferma al fratello Alessandro di essere d’accordo di accogliere la gente di
Lodi entro il borgo per garantire protezione, non danneggiando la gente del posto. Informato dei
movimenti nemici, sposti i suoi uomini in modo che siano sul posto per tempo badando che i
nemici non si infiltrino nel Lodigiano. Per le truppe cerchi di farsi dare frumento dalla campagna;
da parte ducale si coinvolgeranno gli esenti e si provvederà che siano inviati fogli sottoscritti da
Cicco nell’intento di ottenere dovunque frumento. Distribuisca tra i soldati i trecento ducati
promessi da Bianca; altri ne manderà lui per panno e armi. Il lavoro di fortificazione della
bastita, creata dai nemici, tende solo a impedire la conquista di quel passo. Seguono poi
disposizioni riguardanti Giovanni Chizola, Niccolò da Palude Gentile e altri. Mandi da lui Andrea
con l’elenco delle perdite per reintegrarle. Si dice d’accordo che Aimerico lasci Maledo e torni a
Castiglione e che Brazo sia recluso a Sant’Angelo. Per la fortificazione di San Colombano ha
impegnato Bolognino, magistro Ioseph e Zorzone. Cerchi di prendere i tre lodigiani andati in
campo veneziano e altrettanto faccia con Pedron da Lodi. Si informi se nella lista dei confinati
portata da Giovanni Ghiapano non vi sia qualche sospetto e di quanto scrittogli dia presto
risposta.
Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, Piersancte è retornato, et da puoi luy Iohanne Giappano dali quali habiamo
inteso integramente quanto gli hai commesso et quanto accade dale parte de là. Ad
che respondemo, prima, alla parte de venire tucte quelle gente dentro dal borgo de
Lode, come anche questa nocte te scripsemo, ne piace et commendiamo il parere tuo
per li respecti tu ricordi et per ogni rispecto; et così volimo et caricamo mandi ad
executione, usando ogni diligentia, sollicitudine et cura perché senza perditione de
tempo, tucti se reducano in el dicto borgo, siano dove se voglia, et nissuno fosse
retrogado a venir lì; avisali che non serano messi in poncto né havrà mente da nuy chi
non gli venirà et monisselli, poy che seranno lì, che vivano honestamente et che non
tagliano arbori, vite, né altro lignamo da fructo per non desgravare quelli homeni. Et
quelli che nuy te havimo scripto dovessi mandare ad Cassano, fa che siano
apparecchiati lì, non li mandare fina non sentissi li nimici moverse per andargli (a); al
che mette ogni pensiere che non se possano movere, tu non lo sapii, et come sii
avisato del movere suo per andare in là et tu fa adviare questi per forma gli siano prima
de loro. Et circa questo non te dicemo altro, se non che te caricamo ad lo unire
prestissimo le gente predicte perché poy che seranno isieme, essendo anchora lì
quelle quatro squadre te havemo mandate, et volendo fare virilmente et ciò che porreti,
non poranno fare li inimici da quello canto nissuna cosa che ben gli vada et che non gli
faciati vergogna et forse damno; ma supratucto sta attento et vigile ad provedere che
non se caciano in nissuno de quelli luochi de Lodesana per forza, 185r né per tractato,
perché sentemo pur fano certe pratiche. Et perché le dicte gente habiano da vivere,
siamo contenti che proseguissi la praticha di Francescho Zorzo, cioè de havere quello
frumento se pò dele terre de campagna, et nuy faremo parlare a questi exempti, et
cossì scriveremo ad madona Agnesa per la rata tocha a loro, et anche te faremo dare
cento mogia de formento ne presta el Bolognino, et te mandiamo parechii fogli (b)
signati Cichus, perché possi fare scrivere per nostra parte ale terre de Lodesana et
altrove, dove te parerà, per havere frumento; et nuy anchora faremo pensiero de
qualche altro loco de poterne havere, per forma se gli è, ne possa dare a sufficientia
per le boche haverano. Similiter siamo contenti che quelli ccc ducati che dice la illustre
madona Biancha de mandarti, li distribuischi fra le dicte gente come te parerà; et anche
perché quelli non bastariano, provederemo mandartene del’altre et così provedemo
havere panno et arme per metterli in poncto, et già ne havemo trovato una parte.
Dela bastita di qua dal ponte che li nimici fano forte, hay facto bene ad avisarne et
siamo certi non l’ha fano ad altro fine cha perché, levandose de lì, nui non gli possamo
tore quello passo.
De Zohanne Chizola, s’el capitasse lì, che credemo perciò non gli venirà più, con
quello modo più honesto se po’, fa che vengha a parlarne.
Nicolò da Palude, Zentile e quelli altri: siamo contenti ritenghi lì appresso ad ti, perché
te possi valere de loro in le cosse occurrente.
Ser Andrea, volemo mandi qui da nuy con la lista de quello hano perduto quelle gente
d’arme et de quello gli è rimasto, et che ne venga pienamente informato, perché, come
harimo parlato con luy, te lo remandarimo.
Brazo, hai facto bene ad mandare ad Sancto Angelo et lì volimo resta detenuto sine
che scriverimo altro.
Aimerico, siamo contenti se leva da Maledo et retorna a Castiglione, como tu ricordi, et
così li scrivemo, et che Francesco attenda ad la praticha de quelli formenti.
Il borgo di Sancto Columbano: ad ogni modo ne pare et volimo sia fortificato, et così ne
facemo commissione a Iacobo del Bolognino et a magistro Ioseph di potere
commandare per lo Pavese et dellà guastatori necessari et anche gli mandiamo de qui
Zorzone, intendente et pratico de simili lavorerii, che li aiutarà; et a magistro Ioseph
scrivemo che per una volta siano contenti esca de fuori per desegniare el laurerio et
poy lassa fare ad Iacomo et a quello altro, siché teniralli, et per messi et per lettere,
solicitati che presto et senza perdere tempo lo faciano fortificare in lo modo scrivemo
ad esso magistro Iosep. Volemo anchora metti pensiero in fare relevare li passi de
Lambro dove si pò habilmente passare, et presto.
Siamo avisati da uno amico che l’altro heri sono in el campo inimico tri Lodesani
stravestiti a strecto consiglio; siché vedi se podessi sentire per qualche via de nissuno
che da tri dì in qui fosse absentato da quella terra et vedere se se potessano atrovare
questi et haverli in le mane. Item siamo avisati de uno Pedron da Lode fa grande et
strecta pratica cum Innocente Cocta; siché anche vede se poi sentire che sia haverlo in
le mano.
Dele confinati: volemo ad ogni modo, se non hay mandati fuori quelli te portò notati
Iohanne Ghiapani, li mandi senza dimora, havuta questa, et non sollo quelli ma tucti
quelli sonno descripti in la lista ne ha portata esso Iohanne, dila quale è rimasta la
copia ad lo nostro locotenente lì et anche di altri, se gliene nissuno suspecto, non
guardando in fronte a nisuno et havendo el parere deli amici nostri lì, in modo non se
habia ad dubitare di quella cità. Et questo fa prestissimo et per forma che la prima
lettera che habiamo sia che l’habi facto como per più altre nostre te habiamo scripto,
perché non voressemo che havendo questi nissuno mal pensiero afrezasero la cosa,
perché gle venesse facta; et non guardare perché parrà uno grande lavorerio a
mandare fuora tanti homini, perché sempre se porà fare gratia a chi parirà poi. Data in
castris apud Quinzanum, xi augusti 1452.
Iohannes Ghiappanus.
Cichus.
(a) Segue a trovare depennato.
(b) Segue sottoscripti depennato.
755
Francesco Sforza ad Aimerico Forte
(1452 agosto 11, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina ad Aimerico Forte di trasferirsi a Castiglione, in modo che Francesco
possa attendere ad altro.
Aimericho de Fortis.
Perché al presente sey più necessario a Castiglione che lì, maxime perché bisogna
che Francesco attenda ad altro, ad che è già adiuvato, volemo et te comandiamo che,
vista la presente, te transferischi ad lo dicto loco de Castiglione et lì attendi con ogne
diligentia et studio a quanto cognosceria bisogna per lo stato nostro. Et nuy scrivemo a
quelli homini per l’aligata che te obediscano come la nostra persona. Data ut supra.
Cichus.
756
Francesco Sforza al comune e agli uomini di Castiglione
(1452 agosto 11, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ha scritto al comune e agli uomini di Castiglione che prestino obbedienza ad
Aimerico Forte, subentrato a Francesco de Georgi.
Communi et hominibus Castiglioni.
Scriptum fuit quatenus in omnibus ipsis mandabit Aymericus Fortis sibi parere debeant
loco Francisci de Georgiis. Data ut supra.
Cichus.
757
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il fratello Alessandro dica perché ha arrestato Antonio da Lodi,
parente del famiglio Antonio da Verona.
185v Domino Alexandro Sfortie.
Vogliamo ne avisi quello ha facto Antonio da Lode, parente de Antonio da Verona,
nostro fameglio, et la casone perché tu l’habi facto mettere in presone dentro lo
castello nostro de Lode. Et avisane chiaramente del tucto. Data in castris nostris apud
Quinzanum, die xii augusti 1452.
Zaninus.
Cichus.
758
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 agosto 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il podestà di Pavia ordini all’armaiolo presso cui Albanese,
compagno di Sanguinolo dala Somaglia, ha impegnato un grosso pegno dia ancora un mese,
tascorso il quale, anzichè venderlo, lo impegni ad altri.
186r Potestati Papie.
L’Albanese, compagno del strenuo Sanguinolo dala Somalia, nostro squadrero, ha
impignato questi dì passati lì in Pavia ad uno armarolo uno suo bo(n) pegno de bon
pretio per scotere una sua armatura e mò, passato el termine che se doveva riscotere
el pigno, mostra esso armarolo volerlo vendere, como seray informato dal presente
portitore. Per la qual cosa volimo che ordinate non se alieni dicto pegno et se tenga per
dicto armarolo anchora per uno mese a venire, et passato deinde el (a) mese, impigna
più tosto dicto pigno ad altri che venderlo, perché serrà troppo grave danno ad dicto
Sanguinolo, siando de molto più precio che non è impignato. Et in questo mezo se
haverà meglio el modo a riscoterlo che non ha adesso. Et questo fa cum bono modo et
ordine acioché veruno non habia cagione lamentarse. Data in castris apud Quinzanum,
die xi augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue messo depennato.
759
Francesco Sforza a Petrino della Somaglia
(1452 agosto 11, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza scrive a Petrino della Somaglia di comandare ai sottoelencati uomini, che con
insolenza non hanno risposto alla chiamata, di andare da lui, pena cinquanta ducati pro capite.
Domino Petrino dela Somalia.
Ali dì passati nuy scrissemo ali infrascripti che venessero da nuy perché havevamo a
conferire con loro d’alcune facende; et siando certificati che hano recevuta la nostra
lettera et che non siano venuti, troppo ne maravigliamo, né posimo pensare donde
proceda tanta insolentia et inhobedientia. Pertanto volimo che denuo gli faciati
commandamento che ala pena de cinquanta ducati per ciscuno di loro, debano subito
venire como havimo dicto, avisandone dela recevuta dela presente et como havereti
facto. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
Christoforo Guerino,
Gonella,
Signorino,
Parmesino et
Betino da Fontanelle.
760
Francesco Sforza al podestà, al comune e agli uomini di Maledo
1452 agosto 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comanda al podestà, comune e uomini di Maledo di portare, come ordinato, a
Pizzighettone il frumento che avanza al loro fabbisogno fino a Natale e per la semina.
186v Potestati, comuni et hominibus Maledi.
Siamo contenti che ve retrivati lì tanto frumento che vi basti per seminare et per vostro
uso per mangiare fino ad questo Natale proximo che vene. El resto dele biave vostre
volimo lo conducati et faciati condure ad Pizighitone, segundo che v'è stato ordenato.
Ex castris apud Quinzanum, xii augusti 1452.
Marchus.
Cichus.
761
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 agosto 11, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza fa avere al fratello Alessandro copia della lettera piena di calunnie di Matteo
da Capua scritta ai provveditori del campo nemico e al governatore avuta da Firenze e da
Roma. Vuole che la mostri ai condottieri, capi squadra e uomini d’arme di qualche conto. Pur
avendo presso sè persone in grado di replicare, vuole che sia fatto da qualcuno dei suoi. Ha
saputo che in quella sconfitta è stato catturato Bassano Cuntero, famiglio ducale, per il cui
rilascio pare si voglia richiedere riscatto. Interessi di ciò il conte Carlo e se si persistesse in tale
richiesta, si faccia altrettanto con gli uomini d’arme loro.
Domino Alexandro Sfortie.
Te mandamo qui inclusa la copia d'una lettera che scripse Matheo da Capual’altro dì
ali proveditori del campo inimico e al gubernatore, la quale a nuy è mandata da
Fiorenza et da Roma, in la quale vederay quante frappe, bosie et frasche ha scripto ad
sua commendatione et a vilipendio et vergogna de tuti vuy, come perciò è suo
costume; et siamo contenti la monstri ad tucti quelli conducteri, capi de squadra et
homini d'arme de qualche reputatione, aciò cognoscano le cautelle che costui ha usato
et l'honore gli fa. Et hariamo caro gli fosse qualche valente homo che volesse tore la
impresa di farlo mentire per la golla, cum fargli l'honore meritano simili frappatori, et
riprovargli ad ogni modo come ha scripto mile bosie et mile zachere, acioché
cognoscal’errore suo et cercando vergognare altri rimanga luy il vergognato. Et
trovandose che voglia torre la impresa, avisane subito nui nominalmente chi è quello,
avisandoti che di qua ne trovamo assay che la torriano voluntera, ma ne pare più
ragionevole ch’el sia uno de quelli lì, perché adosso a loro viene el manchamento.
Ulterius habiamo inteso como ad quella rocta fo preso uno nostro fameglio che
guardava la nostra casa lì, che si domanda Bassano Cuntero et pare lo vogliano
riscuotere; del che ne maravigliamo, et volimo scrivi una lettera al conte Carlo per parte
tua, come questo è nostro fameglio et ch’el lo voglia fare liberare. Et in caso non lo
fatia, volemo che accadendo se piglia homini d'arme né altri de quelli dellà, li faci tucti
retenere, fina luy sia lassato. Et fa dire ali suoy che per modo alcuno non lo riscotano.
Data ut supra.
Iohannes Ghiappanus.
Cichus.
762
Francesco Sforza ad Alessandro e a Bartolomeo de Ricardi
1452 agosto 13, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza scrive ad Alessandro e a Bartolomeo de Ricardi, che sono intervenuti a
favore di Pedrone da Bernizago, che sbagliano perché ignorano il vero. Ha scritto a suo fratello
Alessandro di imprigionarlo perché tresca con Innocente Cotta e con Berondino dell’Acqua.
187r Domino Alexandro et domino Bartholomeo de Ricardis.
Respondendo ala vostra, quale ne haveti scripto in favore et recomendatione de
Pedrono da Bernizago, dicemo in poche parole che vuy siti male informato deli fati suoi
et che se vuy ne haveste l'informatione, quale ne habiamo nuy, non ne faresti simile
rechiesta, quantunche nuy l'habiamo grata et accepta, perché sapiamo ve movete a
bono fine, né sapereste fare altramente per l'affezione, fede et amore che ce portate.
Recordandovi che per la sinistra oppinione quale nuy havevamo di facti soi, nuy lo
mandassemo via da poy havemo scripto ad Alexandro, nostro fradello, che lo duesse
destenire perché intendiamo e siamo certificati ch'el menava certe pratiche facte con
Innocente Cocta et con Berondino dal’Aqua. Siché de tucto vene havemo vogliuto
avisare, aciò sapiati la casone perché non ve ne compiacemo, et sapiati de che fidarsi
un'altra fiata. Ex castris apud Quinzanum, xiii augusti 1452.
Irius.
Iohannes.
763
Francesco Sforza a Pietro Maria Rossi
1452 agosto 14, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Pietro Maria Rossi di aver scritto ad Angelo Simonetta, consigliere e
segretario ducale, di fargli avere un ducato per cavallo da distribuirsi fra la sua compagnia in
modo che possa mettere a posto; questi denari gli verranno scontati poi.
Petromarie de Rubeis.
Nuy havemo scripto ad Angelo Symonetta, nostro consiliero et secretario, debia farvi
dare el resto di dinari che restati havere a raxone de un ducato per cavallo,
scontandovi in questi quelli haveti havuto a questi dì passati, li quali ve carichamo
distribuati fra la compagnia vostra per remetterla in poncto perché nuy provederemo al
facto vostro per modo che ve potereti remettere in poncto et remanereti ben contento
et satisfacto. Et questi denari che havereti de presente ve li scontraremo in lo resto del
spazo vostro; siché vedeti de metterli in utilità dela compagnia quanto meglio sia
possibile. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xiiii augusti 1452.
Iacobus.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit infrascriptis, date et signate ut supra:
domino Palavicino,
Antonio de Landriano et
Thadeo de Verme.
764
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 14, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, risposto al fratello Alessandro circal’arrivo di Boso con alcune squadre, gli
comunica che intende far fortificare Zorlesco, luogo adatto per curare il nemico nei suoi
spostamenti perché situato di fronte alla bastita di Cavenago. Gli dia guastatori e uomini per
realizzare tale fortificazione entro tre o quattro giorni.
187v Domino Alexandro Sfortie.
Respondendo ad una parte dele tue lettere circa la venuta là de Boxo cum alcune
squadre, te avisemo che havimo deliberato fare fortificare el luoco de Zorlescho et
havimo ellecto quello luoco per lo più idoneo a nocere li inimici, perché de contro la
bastita de Cavenago; et fortificato sia quello loco, vorimo ch'esso Boxo gli stia cum
quelle gente. Et facimo pensero che li nimici non se poterano movere per correre che
tra quelli da Zorlesco et quelli da Lodi non siano veduti et presi et maltractati et che
vorrà fare el dovere. Siché vogli intendere con sè et dargli più favore d'homini et
guastatori sia possibile per fare la dicta forteza, la quale se farà fra tri o quatro dì che
gli usa diligentia. Et Boxo se gli poterà poi redure. Ex castris nostris felicibus apud
Quinzanum, die xiiii augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
765
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 agosto 15, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi, prestando fede a ciò che gli dirà il famiglio
ducale Zorzo Polito, confischi la roba di Rizo de Calabria, famiglio di Giovanni Giacomo de
Vicemala, cameriere ducale, intenzionato a fuggire con cavalli, e la consegni a Zorzo.
Locumtenenti Laude.
Zorzo Pollito, nostro fameglio, exhibitore dela presente, ve informerà de certa robba de
Rizo de Calabria, famiglio de Iohanne Iacobo de Vicemala, nostro camarero, quale è
presso de una dona habitatrice de quella nostra cità; et perché dicto Rizo se ne voleva
fugire con tri soy cavali, ve comettiamo et volemo che debiati tore tucta la dicta roba
ad esso Rizo et farIa consignare al dicto Zorzo ad nome d'esso Iohanne Iacomo senza
exceptione alcuna.Ex castris apud Quinzanum, die xv augusti 1452.
Irius.
Iohannes.
766
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 agosto 15, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comanda al referendario di Lodi di inviare al duca l’elenco dei beni di coloro
che si trovano nel trattato perché devono essere consegnati alla Camera ducale.
188r Referendario Laude.
Volemo che alla recevuta de questa ne debbi mandare la lista de tucti li beni, sì mobili
como immobili, de tucti quelli, (a) li quali sonno trovati in questo tractato, che
meritamente pervengano alla Camera nostra; la quale lista provederay sie mandata in
mane nostre et che non lo sappia ogniuno. Ex felicibus castris nostris apud
Quinzanum, die xv augusti 1452.
Leonardus.
Iohannes.
(a) Segue beni depennato.
767
Francesco Sforza al podestà di Pavia
(1452 agosto 15, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ingiunge al podestà di Pavia di catturare Catellano, uomo d’arme della
squadra di Pietro Giovanni da Camerino, non rilasciandolo senza licenza ducale.
Potestati Papie.
E l'è fugito Cathellano, homo d'arme della squadra de Pedro Iohanne da Camerino,
quale è venuto a Pavia. Pertanto volimo che lo faci cercare con diligentia in modo o lì
in Pavia o dove el se sia che lo trovi et lo faci mettere in presone, non relaxandolo
finché haveray altro da nuy, rescrivendone della receptione de questa et como haveray
seguito in questo. Data ut supra.
Marchus.
Cichus.
768
Francesco Sforza ad Antonio Landriani
1452 agosto 15, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, denunciato ad Antonio Landriani che dai suoi uomini, in dispregio del
salvocondotto concesso, sono stati catturati nel Cremasco tre uomini e preso un paio di buoi di
Azano e Torlino, possessione di Sermone Grasso beneficiario del salvocondotto, vuole che si
restituisca tutto, e lo informa che poi annullerà il salvacondotto.
Antonio de Landriano.
Nuy havemo havuto lamenta che per li toi è stato ropto uno nostro salvoconducto in
Cremascha, cioè che per li toy sonno stati presi et menati via presoni tre et uno paro
de bovi de Azano et Torlino, possessione de Sermone Grasso, quale haveva
salvaconducto da nuy, il quale havemo facto vedere et trovamo è valido. Pertanto, che
per observatione del salvoconducto nostro tu gli fazi restituire ogni cosa, né sia fallo
per lo debito et honore nostro, avisandote che nuy in questa hora facemo revocare
dicto salvoconducto, siché passati li dì del contrabando, de poy haverano havuto la
lettera dela revocatione, se porranno offendere como inimici. Data in castris nostris
felicibus apud Quinzanum, die xv augusti 1452.
Zanetus.
Iohannes.
769
Francesco Sforza a Giovanni e Simone de Grassi e a Sermone da Vimercate
1452 agosto 15, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica a Giovanni e Simone de Grassi e a Sermone da Vimercate, abitanti
a Vailate, la revoca del loro salvacondotto che, una volta scaduto non sarà rinnovato.
188v Iohanni et Simoni de Grassis ac Sermoni de Vicomercato, habitantibus in
Vaylate.
Amici carissimi, ad vostre declaratione per tenore de questa, vi notificamo como el
salvoconducto, quale alli dì passati vi concedessimo per voy, vostri massari et
possessione poste nel territorio de Azano et Turlino del destricto Cremascho, volimo
sia revocato, irrito, casso et nullo; et non obstante el termino de sei mesi se contene in
esso salvoconducto, intendimo sia de niuno valore e che non duri più che per quanto è
il tempo del contrabando, da poi la receptione dela presente nostra lettera. Ex castris
nostris apud Quinzanum, die xv augusti 1452.
Iohannes.
FranciscuSfortia dux Mediolani, et cetera.
770
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
(1452) agosto 15, “prope Quinzanum”.
Francesco Sforza ripete ad Antonio degli Eustachi l’ordine di approntare al più presto un
galeone per faccende di stato assai importanti. Provveda alle spese ricorrendo, se necessario,
a prestiti, che sarà risarcito a Pavia e gli faccia sapere quando partirà da Pavia e sarà a
Cremona.
Domino Antonio de Eustachio.
Ve havimo scripto in li dì passati una lettera dela quale non havimo havuto risposta, et
la casone credimo però che debia essere male capitata. Hora per questo nostro
cavallaro, repplicando quello medesmo dicimo che per cosa de grande importantia al
stato nostro immediate, havuta questa, fati mettere in poncto et in ordine uno gallione
de quelli mezani, che sia fornito de quello fa bisogno, che non gli manchi cosa alcuna,
et per lo dicto cavallaro ne avisati chiaramente dela spesa che gli andarà perché
darimo modo che li dinari vi serano exborsati subito lì in Pavia; ma questa è cosa che
non rechiede perditione alcuna de tempo. Siché poneteli la vostra solita diligentia et
solicitudine, como se confidamo in vuy et advisatene ad quale dì credeti se possa
mettere in camino da Pavia et del dì che giongerà ad Cremona. Ben dicimo messer
Antonio che, atteso de quanto peso è questa cosa, fate, se ben dovesti tore in prestito
li dinari, che subito fra dì et nocte cum ogni celerità, sia im punto lo dicto galione, senza
aspectar da nui altra lettera né adviso, perché, como havimo dicto, ne farimo exborsare
li dinari lì. Data prope Quinzanum, xv augusti die martis, hora noctis iii.
Persanctes.
Cichus.
771
Francesco Sforza a Pietro Maria Rossi
1452 agosto 16, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza esprime a Pietro Maria Rossi il rincrescimento per i danni subiti dai nemici e
lo esorta a richiamare i suoi uomini dal Parmense. Se non ha avuto un ducato pertutti i cavalli ,
lo richieda a Giovanni Simonetta, ricordandogli di spenderli in utile della compagnia e non
dimenticando che gli saranno scontati su quanto riceverà.
189r Petromarie de Rubeis.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scriviti deli danni ricevuti: ad nuy
rencresce assay. Ma como per altre vi scripsemo, questa è usanza de guerra, de
quando guadagnare e quando perdere, siché non è da darsene più affanno, ma da
pensare de fare la vendeta cum l’inimici. Et per questo ve confortiamo che voliate
revocare li vostri che sono andati in Parmesana e tenerli appresso vuy, perché havimo
deliberato meterve in poncto, avisandovi che siamo informati essere andati molti più
deli in Parmesana che vuy non scriviti et che sono sani, siché fatili retornare et mandati
uno vostro cancellero qua da nuy, et non havendo havuto interamente el vostro ducato
per cavalo, mandati a Angelo Symoneta, nostro consiliero, al quale è scripto che ve lo
dia, ricordandovi che gli debiati spendere in utile dela compagnia, perché vi serano
scontati in li dinari quali siti per ricevere adesso. Data in castris apud Quinzanum, die
xvi augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
772
Francesco Sforza al podestà di San Colombano
1452 agosto 17, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il podestà di San Colombano consegni, dietro pagamento, a Achille
Corso armi e cose lì impegnate da Antonello da Padova, suo compagno, andato con i nemici.
Potestati Sancti Coumbani.
L’è fugito da Achile Corso, nostro conestabile, Antonello de Padoa, suo compagno, et
andato con nostri inimici. Et perché intendiamo che l’ha impignato in quella terra certe
arme et cose soe, ve commettiamo et volimo debiati provedere che al dicto Achille, o
suo legitimo messo, siano consignate tucte l’arme et altre cose del dicto Antonello,
pagando luy li dinari per li quali sono impegno le dicte cose. Ex castris nostris felicibus
apud Quinzanum, die xvii augusti 1452.
Irius.
Iohannes.
773
Francesco Sforza ad Americo Forte
(1452 agosto 17, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa Americo Forte di avere ordinato a Bonifacio, conestabile del luogo, di
venire via con i suoi, perché manda lì Antonello da Monza, nuovo conestabile, a cui farà avere
una sistemazione, procurando che i suoi uomini non rechino danno alcuno.
Americho de Fortis.
Mandiamo lì Antonello da Monza, nostro connestabile, con li fanti suoy et scrivemo ad
Bonifacio, conestabile lì, che se ne vegna con li soy et cose loro. Però te commettiamo
et volemo ne mandi lo dicto Bonifacio et accepti lo dicto Antonello et gli faci provedere
de lozamento provedendo ch’esso Antonello con li suoy viva honestamente con quelli
homini per modo non habiamo rechiamo de facti suoy; et ad ciò creda questa esser la
mente nostra, havemo sotoscripta la presente de nostra propria mano. Data ut supra.
Irius.
Franciscusfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
774
Francesco Sforza a Bonifacio de Alatro
(1452 agosto 17, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina a Bonifacio de Alatro di venir via da lì e di portarsi dal duca perché lo
deve occupare in cose di grande importanza.
Bonifacio de Alatro.
Perché havemo adoperarte qui in cose de grande importantia, volemo che subito te
levi da lì con li toi et con tucte le cose tue et te vegni da noy. Et in questo non sia fallo
nì tardità alcuna. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
775
Francesco Sforza al luogotenente e al podestà di Lodi
1452 agosto 17, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina al luogotenente e al podestà di Lodi di liberare il padre e i fratelli di
Giovanni da Monza e di Nicoletto da Mairano, qualunque sia l’imputazione.
189v Locumtenenti et potestati Laude.
Volimo et vi commettiamo che debiati rellaxare li patre e fratelli o parenti de Iohanne da
Monza et Nicoleto da Mayrano quali fusero sustenuti lì per cosa havesse commetuta
dicti Iohanne et Nicoleto. Data in castris apud Quinzanum, die xvii augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
776
Francesco Sforza al podestà di Lodi
(1452 agosto 17, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza dice al podestà di Lodi di aver preso atto del colloquio che ha avuto con
Bartolomeo, cui ha scritto sul suo amico Pedrone.
Potestati Laude.
Havimo recevuto le vostre lettere circa el parlamento havuto cum misser Bartholomeo;
et inteso quanto ne scriviti, ve ne comendiamo et havimo havuto caro l’aviso vostro,
avisandove che, quanto ala parte de Pedrone, suo amico, gli scrivimo quanto gli
bisogna. Se altro acaderà digno de aviso, avisatene cum diligentia. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
777
Francesco Sforza ad Antonio Landriani
(1452 agosto 17, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza dice ad Antonio Landriani di essere dispiaciuto per la fuga del suo compagno
Battista; gli fa avere una lettera per avere dai fratelli, consenzienti alla diserzione del fuggitivo, il
dovuto risarcimento dei danni.
Antonio de Landriano.
Perché a nuy non è mancho recresciuta la fuga de Batista, tuo compagno, che a ti,
deliberemo che luy né gli frateli li quali tu ne scrivi essere stati consentienti et etiam
colpevoli dela sua fuga, non se ne habiano ad avantare; il perché havimo facto fare le
alligate patente quale te mandiamo aciochè per tenore d’essa possi far contra de loro
procedere realmente et personalmente fina ala satisfatione del tuo danno. Data ut
supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
778
Francesco Sforza Bartolomeo Riccardo
(1452 agosto 17, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza richiama a Bartolomeo Riccardo quanto già scritto sulla informazione avuta
su Pedrone. Lo assicura che lo terrà per raccomandato.
Egregio militi et doctori Bartholomeo Ricardo.
Ali dì passati respondendo ad una vostra in commendatione de Pedrone, ve scripsemo
como havevamo havuta sinistra informatione de luy et como sentimo pur ch'el teneva
mala via et novamente ha roto lo confine; ma vero è che liberamente è venuto qua da
nuy. Siché non deliberiamo mandarlo in altro confine, ma tenerlo qua, et per vostro
amore l‘haverimo ricommandato, volendo luy vivere bene como el debbe. Data ut
supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
779
Francesco Sforza a Bonifacio d’Alatro
(1452 agosto 17, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa Bonifacio d’Alatro che, venuti da lui Tommaso del Piglia d’Alatro e
altri compagni per il prigioniero che Bonifacio detiene, non s’è pronunciato intendendo rimettere
ogni conclusione a quando si incontreranno con il prigioniero e il suo cavallo. Vuole dia licenza
a Pazaglia di andare da Bosio, fratello del duca, per un’ambasciata affidatagli.
190r Bonifacio de Alatro.
Thomaso del Piglia d’Alatro (e altr)] toy compagni, sonno stati qui da nuy per il facto de
quello presone che hay nelle mane, al che non havemo dato altra conclusione, ma
bene te dicemo che nella venuta toa faray qui da nuy, como te havimo scripto che
debbi venire, volemo debbi menare con ti el dicto presone e il cavallo suo perché
quando seray gionto qui darimo fine et conclusione che se doverà fare del dicto
presone. Ceterum havemo commesso al dicto Pazaglia ch'el debbia fare certa
ambassata per nostra parte a Boso, nostro fratello et debbi remanere presso luy alcuni
dì per certe nostre facende; siché volimo gli daghe licentia per tuto quello tempo
haverà a stare col dicto Boso, nostro fratello, et questo non manchi per cosa del
mondo. Data ut supra.
Cichus.
780
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 17, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza avverte il fratello Alessandro che il conte Giacomo e altri nemici intendono
andare verso Somaglia per occupare terre. Ne dia notizia a Zorlesco, Casale, Codogno e in altri
luoghi perché siano vigili e mettano il bestiame al riparo. Andando Bosio a Zurlesco, mandi lì
quaranta fanti e altrettanti a Vitudono per la salvaguardia di quei posti.
Domino Alexandro Sfortie.
Havimo havuto l’aviso ch’el conte Iacomo con l’altri deli inimici debbono fare una
cavalcata de là d'Ada verso la Somalia et quelle circumstance per tore dela roba et
anche forse qualche terre s’egli andase facto; siché de questo sii avisato, facendone
fare noticia a Zurlesco, Casale, Cotogno et quelle altre terre che siano vigilanti et
faciano fugire et redure el bestiame in loco securo; et tu fa mettere in poncto ogni
homo cum tale ordene che ad essi inimici non possa reusire el pensiero, anci recevano
danno et vergogna loro, avisandone che credemo farano dicta correria dominica.
Preterea volimo che mentre Boxo andarà a Zurlesco, tu mandi xl fanti lì a Zurlesco et
altri xl a Vitudone per guardia che quelli luochi non se perdeseno. Et questo se vole
fare die noctuque perché, como havimo dicto, dominica proxima avenire debeno
venire. Data (a) in castris apud Quinzanum, die xviii augusti 1452.
Cichus.
Die et loco suprascriptis. In simili forma datum fuit avisum infrascriptis:
Benedicto de Curte, capitaneo citadelle civitatis Placentie;
Aluysio de Confanoneriis et (b)
Mariano de Regio necnon castellano ibidem.
(a) Segue ut supra depennato.
(b) Segue Mayano de Regio depennato.
781
Francesco Sforza vuole al referendario di Pavia
1452 agosto 18, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il referendario di Pavia faccia avere al più presto chiodi e ferramenti
richiesti da Bosio, fratello del duca, o da Tommaso da Chiari e da Melchione da Fontanella,
provvisionati ducali, incaricati della fortificazione di Zorlesco a sicurezza del Lodigiano.
190v Referendario Papie.
Perché nuy facemo fare una forteza in Zorlesco per farli stare alcune nostre gente per
secureza del paese de Lodesana, dove bisognerano dele chiodarie et altri ferramenti,
pertanto, scrivendove Boso, nostro fratello, ho mandando luy messo alcuno, ho
mandando, ho scrivendo anchora Thomaso da Chiari et Melchione da Fontanella,
nostri provisionati, quali hano la cura di far fare dicta forteza per chiodarie ho altri
ferramenti, volemo gli debbiate dare cum celerità senza exceptione alcuna tucto quello
domanderano, siché per manchamento de chiodi non habiano casone di ritardare ad
fare et expedire dicta forteza, secundo li havemo commesso. Data in castris nostris
felicibus apud Quinzanum, die xviii augusti 1452.
Franciscusfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Iohannes.
782
Francesco Sforza al podestà di Pavia
(1452 agosto 18 “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia che, aderendo alla richiesta del conestabile
Giovanni Galante e del compagno Giovanni Spagnolo, gli faccia restituire lo “zuparelo” dato al
sarto di Pavia, Beltrame.
Potestati Papie.
El strenuo Iohanne Galante, nostro conestabile, et Iohanne Spagnolo, suo compagno,
ne hanno significato che uno maistro Beltrame, sartore di quella nostra cità, ha uno suo
zuparelo de seta già più dì passati e da luy non lo possano consequire; ymo, che più
enorme seria se cussì fusse como loro dicono, l'ha impignato, et per questo ne hano
richiesto che gli faciamo fare ragione et restituire el suo zuparelo, como vole ragione.
Per la qual cosa volimo et te comettimo che, havuta vera informatione de questa cosa,
faci rasone summaria ale parte ita che dicto Iohanne Spagnolo quale vene lì per
questa cagione, non habia cagione de stare lì a spendere el suo et frustare el tempo,
che doveria stare qua in campo. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
783
1452 agosto 20, “apud Quinzanum”.
Lettere credenziali per Andrea da Foligno presso Alessandro Sforza, Pietro Maria Rossi, il
luogotenente e il podestà di Lodi, Pietro Visconti, Pallavicino, Guidone Visconti.
Die xx augusti apud Quinzanum.
Littere credentiales in personam ser Andree de Foligneo apud dominum Alexandrum
Sfortiam.
Item alie littere credentiales apud Petrum Mariam de Rubeis.
Item alie littere credentiales apud locumtenentem et potestatem Laude.
Item alie littere credentiales apud dominum Petrum Vicecomitem.
Item alie littere credentiales apud dominum Palavicinum.
Item alie littere credentiales apud dominum Guidonem Vicecomitem.
784
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 20, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa il fratello Alessandro di aver concesso, su richiesta di Cristoforo
Torello, a Boso da Vetello, da lui confinato a San Donnino, di potersi congiungersi con la sua
famiglia a Pavia, da cui non potrà allontanarsi senza licenza ducale.
191r Magnifico domino Alexandro Sfortie.
Ad contemplatione del spectabile Christoforo Torello siamo contenti che Boso dal
Vetello, quale hay confinato al borgo San Donino, che possa andare ad stare ad Pavia
cum la soa famiglia et de non se partire dellà senza expressa licentia nostra in scripto.
Et cussì per publice nostre lettere gli havemo concesso libera licentia de andare ad
Pavia cum tucta la sua famiglia; siché te ne avisamo ad ciò che andando là, non gli
fosse innovato altro. Ex castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xx augusti 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
785
Francesco Sforza al luogotenente e ai deputati di Lodi
(1452 agosto 20,apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina al luogotenente e ai deputati di Lodi di provvedere alla casa, famiglia e
cose d el medico Cristoforo dalle Menne, al campo, come si fa per gli altri medici.
Domino locumtenenti et deputatis Laude.
Parendone sia debito et honesto che stando in campo, como sta ad medicare, maestro
Christoforo dalle Menne, nostro citadino de quella cità, non sia mancho riguardato et
pezo tractato che li altri nostri citadini et medici de quella cità, ve dicemo et
commettimo debiati provedere che la casa, famiglia et (a) cose del dicto maestro
Christoforo siano riguardate como quelle delli altri medici d’essa nostra cità. Et non
manche perché, stando in campo, intendimo sia piutosto meglio tractato et havuto
riccomandato in ogni cosa che altramente. Data ut supra.
Zanetus.
Iohannes.
(a) Segue casa depennato.
786
Francesco Sforza a Giuseppe de Cortonio
1452 agosto 20, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina a Giuseppe de Cortonio, castellano e podestà di San Colombano, di
restituire a Giusto e ai fratelli de Rebuchi la cavalla sequestrata per il credito vantato da Antonio
de Ferro e di rimettere la vertenza al luogotenente di Lodi nel caso che Antonio persistesse nel
rivendicare i crediti.
Magistro Ioseph de Cortonio, castellano et potestati Sancti Columbani.
Sonno gravati (a) ad nuy Iusto et li fratelli de Rabuchi, nostri citadini lodesani, che, ad
peticione de uno Antonino de Ferro, quale se pretende essere creditore d'essi fratelli
de certa quantità de dinari, tu hay facto sequestrare una cavalla loro in quella nostra
terra. Dicendo loro che essi non debeno dargli cosa alcuna et se offerono stare ad
rasone con luy, et perché ne pare più debito et honesto che dicendo luy dovere havere
da loro, el vada ad Lode a domandare rasone che ad San Columbano, ve commettemo
et volemo debbi fargli liberare la cavalla sua, et non manchi. Et se luy ha ad fare cosa
alcuna con loro, vada ad Lode dal nostro locotenente et sarragli facto rasone et iustitia.
Data in felicibus castris nostris apud Quinzanum, die xx augusti 1452.
Zanetus.
Iohannes.
(a) Segue da nuy depennato.
787
Francesco Sforza a Ioseph da Cortona
1452 agosto 20, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che magistro Ioseph da Cortona, castellano e podestà di San
Colombano, non molesti Marchesino, famiglio del soldato Maladerata, occupato in faccende del
suo padrone.
191v Magistro Ioseph de Cortona, castellano et potestati Sancti Columbani.
Perché Marchesino, famulo del strenuo Maladerata, nostro soldato, è de continuo
occupato nele facende d'esso Maladerata, nuy volimo che tu gli lassi dare impazo per li
laurerii se hano a fare a quello nostro borgo, né lo lassi occupare né molestare per
verune altre facende. Data in castris apud Quinzanum, die xx augusti 1452.
Cichus.
788
Francesco Sforza a Bongiovanni de Zerbi
(1452 agosto 20, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza esprime a Bongiovanni de Zerbi, referendario di Lodi, la sorpresa per la
pretesa dei locali dazieri di esigere il pagamento del dazio della carne, rifiutato dal siniscalco di
Alessandro. Per protesta i dazieri delle porte minacciano di rinunciare alla riscossione del dazio.
Il duca vuole che il referendario si trovi con Alessandro perché provvedano come meglio loro
parrà essere utile alle entrate ducali.
Domino BonIohanni de Zerbis, referendario Laude.
Per vostre lettere havimo inteso quanto scriviti dele lamente fano li datieri del datio dela
carne di quella nostra cità, dicendo loro volere renuntiare al datio perch’el sescalco
d’Alexandro, nostro fratello, vole la carne per la corte soa senza datio; et respondendo,
non possimo fare che non se maravigliamo de dicti datierii volendose a subtiliare in
simile cosa, et vorissimo voluntiera sapere se voriano o doveriano tolire datio a noy, o
non, se fussemo lì, che credimo pur de non. Et per lo simile non debono tore el datio a
nostro fratello, quale è lì in nostro loco, né volimo che ge lo togliano per uso tanto dela
corte soa, né per questo volimo noy farli restoro veruno, et questa è la nostra
intentione. Ceterum li datierii dele porte de quella nostra cità sonno stati qua da nuy ad
agravarse, dicendo etiam volere renuntiare al datio. Il perché havimo scripto ad
Alexandro, nostro fratello, quanto vederiti per la copia inclusa ala presente, volentes
che ve ritrovati cum esso Alexandro et provediati como ad luy et vuy melio parirà per
utile dele intrate nostre et senza iniuria de dicti datierii. Ala parte deli beni, quali hanno
contrafacto al stato nostro, volimo che, cum primum serà facta la descriptione, ce la
mandate volanter et integre et che subito faciate reponere tucti li beni mobili de dicti
rebelli in una casa, quale sia sotto vostra cura in modo che deli dicti beni niente vada in
sinistro. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
789
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 20, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza chiede al fratello Alessandro di concertare con il luogotenente e il
referendario di Lodi il modo per cui i dazieri delle porte non abbiano ad attuare la minaccia di
rinunciare al dazio loro spettante con grave danno anche delle entrate ducali, tenendo presente
la volontà dello Sforza detta a Niccolò, cancelliere di Alessandro.
192r Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, li datiari del’intrate dele porte de quella nostra ci hanno mandato da nui et
cum grandissima instantia ne hanno rechiesto che nui vogliamo ordinare non sia
lassato intrare cosa alchuna dentro nella città senza pagamento de datio, como è iusto
et rasonevele, overo che loro ne renuntiano dicto datio. Considerato lo grandissimo
damno che gli ne segue, et pertanto volimo che debbi havere da ti el locotenente et lo
(a) referendario insieme cum loro provedere ad questo facto como ve parerà che
rechieda la cosa, che li dicti datiari non habiano iusta casone de querelarse, et per tal
forma provederiti che non sia casone guastare le nostre intrate, como più ad pieno
havimo (dicto) ad bocha ad Nicolò, tuo cancellero, ch'el te debia referire per nostra
parte. Et questo facto intendi tanto del passato quanto del’advenire che non gli sia
facto torto, perché intendimo gli sia observato quello che gli havimo promesso. Ex
castris nostris apud Quinzanum, die xx augusti 1452.
Persantes.
Cichus.
(a) Segue potestà depennato.
790
Francesco Sforza al referendario di Lodi
(1452 agosto 20, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza vuole che il referendario di Lodi provveda che i dazieri del dazio delle bollette
non abbiano ragione di lagnarsi.
Referendario Laude.
Nuy te mandiamo qui inclusa una supplicatione che ne hanno facto porzere li datieri
del datio dele bolete de quella nostra cità et contiene quello che tu vederay. Volimo che
providi in modo che costoro non habiano iusta casone de querelarse che gli sia facto
torto alcuno, perché non è la intentione nostra. Data ut supra.
Persanctes.
Cichus.
791
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 agosto 21, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina a Bolognino de Attendoli di mandare a Cremona su un navetto, e ben
scortato, Bernardo de Mazeo, lì detenuto, desideroso di parlare con lui.
192v Bolognino de Attendolis.
Bernardo de Mazeo, nostro pregione sustenuto lì, ne ha facto dire che voluntera
parlaria cum nuy, et anche nuy volimo parlare con luy. Et pertanto volimo che tu ce lo
mandi a Cremona in uno naveto, acompagnato dali tuoy in modo ch’el non possa fare
fuga, ordinando ch'el sia consignato ali nostri castelani de Cremona de lì, ali quali
scrivimo per le alligate che lo debbano acceptare. Siché mandalo subito cum le
predicte nostre alligate lettere, et cum primum l'haveray mandato, avisace acioché lo
possiamo mandare a tore da Cremona qua. Data in felicibus castris apud Quinzanum,
die xxi augusti 1452.
Ser Iacobus.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
792
Francesco Sforza al comune e agli uomini di Vigevano
(1452 agosto 21,apud Quinzanum”).
Francesco Sforza comunica al comune e agli uomini di Vigevano che Lionetto da Camerino ha
incantato la loro podestaria. Lo obbediscano e gli corrispondano il salario dovutogli.
Communi et hominibus Viglevani.
Misser Leonetto da Camerino ha incantata la podestaria de quella nostra terra et
pagati li dinari et nui li havemo scripta la lettera como vederiti. Pertanto volemo,
quando lui venerà al’officio, debbiati acceptarlo et metterlo ala possessione d'esso
officio et prestarli (a) debita obedientia et responderli del salario suo, come se fano ali
altri officiali et fargli ogni bono tractamento ve sia possibile perché luy è homo da bene
et siamo certi se deportarà in dicto officio per tale modo che ve ne contentareti. Data ut
supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue debia depennato.
793
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 agosto 20, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi provveda che Antonio Sacco, dietro idonea
garenzia, si presenti dal duca.
Domino locumtenenti Laude.
Sentimo che haveti sostenuto Antonio Sacho, de ché ve dicemo che vogliate tore
idonea cautione et securità dal dicto Antonio che luy se apresenterà qua da nuy dove
sarimo et facto questo che habia data dicta sicurità, fatili commandare che se ritrovi
qua da nuy, et avisatece dela casone perché havete sostenuto dicto Antonio. Data ut
supra.
Ser Iohannes.
Iohannes.
794
Francesco Sforza fa ad Antonio Landriani
1452 agosto 21, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza fa sapere ad Antonio Landriani di aver finora atteso a rispondere alla sua
richiesta di salvocondotto da Spino per essere stato sollecitato a concedere salvacondotto ad
alcune terre cremasche in luogo di Spino e di località di qua dell’Adda.
193r Antonio de Landriano.
Non te havemo resposto fina mò circa el salvoconducto da Spino, quale richiedevi
potere impetrare, perché eravamo richiesti de concedere salvoconducto ad alcune
terre de Cremasca in cambio de Spino et le terre nostre de qua d’Ada, et similmente
l’havimo concesso; siché te ne avisemo aciochè possi mandare et fare li facti toi. Ex
castris apud Quinzanum, die xxi augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
795
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 agosto 21, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa il luogotenente di Lodi di aver concesso un salvacondotto alle
sottoelencate terre cremasche a condizione che altrettanto si faccia dalla parte nemica verso le
terre citra Adda. Gli impone la massima vigilanza su chi va e chi viene perché il salvocondotto
non sia mezzo di tramare contro lo stato.
Domino locumtenenti Laude.
Noy havimo conceduto uno salvoconducto ale terre del Cremasco notate in la cedula
introclusa cum pacto et conventione che dal canto deli emuli nostri se conceda simile
salvoconducto ale nostre terre de qua d'Adda, et questo havimo facto a persuasione
deli nostri citadini et subditi. Ma perché simile conversatione che accadrà fare li nostri
cum li suoy per vigore de tale salvoconducto non ne pare senza suspecto, maxime per
li forausiti che haverano comodità de parlare cum deli soy da Lodi, ad nuy pare et
volimo che debiate havere bonissima advertentia in volere sapere chi andarà et chi
tornarà ale sue ville et posessione, in modo et forma che sotto el salvoconducto non se
praticasse delle cosse non stessino bene, et de questo dasemo el caricho a voy. Data
ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
Pro emulis:
Monte,
Vayano, territorii Cremonensis.
Bagnolo,
Clevi,
Umbriano,
Scanabove et
Palazo.
Pro ducalibus:
Spino,
Dovara,
Pustino,
Terra Verde,
Prata,
Turino,
Rhonchadello,
Boffalora,
La Fragia,
Vigatoro,
Cerspiatico et
Portarii,
et omnium aliorum locorum ducatus Mediolani et episcopatus Laudensis citra Abduam
inclusive.
796
Francesco Sforza al referendario e al tesoriere di Pavia
1452 agosto 21, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comanda al referendario e al tesoriere di Pavia che diano a Giacomo
Scrovigno quanto ancora è dovuto delle entrate di Gambara, Cairo, Speronara e Serpengio.
193v Referendario et thesaurario Papie.
Per altre nostre, sottoscripte de nostra propria mano ve scripsimo altre fiate che
dovesti integramente respondere a Iacomo Scrovigno dele intrate de Cayro,
Gambarana, Speronara et Serpengio. Et perché gli mancha una parte dele dicte
intrate, et nostra intentione è che l'habia, aciò se ne possa valere a soi bisogni, volemo
et de tucto quello gli resta deli duy anni passati gli faciati satisfare indilate et de
quibuscumque denariis, aliquibus ordinibus et rescriptis in contrarium non obstantibus.
Et in questo non sia manchamento alcuno per quanto haveti cara la gratia nostra
perché così è l'intentione nostra. Data in castris apud Quinzanum, die xxi augusti 1452.
Irius.
Cichus.
797
Francesco Sforza al il referendario di Lodi
1452 agosto 22, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il referendario di Lodi faccia avere allo spenditore Antonio la
provvisione del mese passato e gli sia poi data mensilmente. Esige un elenco preciso delle
spese di luglio in modo da provvedervi.
Referendario Laude.
Vogliamo respondere ad Antonio, spenditore, della provisione sua de questo mese
passato et vogliati ordinare in modo la dicta soa provisione che de mese in mese li sia
risposto et che se ne possa valere et adiutare; et vogliati mandare la lista de tucte
quelle spese havereti facto del mese de luglio et che siano distincte et chiare, per
modo se possano chiaramente intendere ad ciò sapiamo provedere ad quanto
bisogna. Data in castris apud Quinzanum, xxii augusti 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
798
Francesco Sforza ad Antonio Landriani
1452 agosto 22, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza contesta ad Antonio Landriani di non aver ancora liberato i prigionieri di
Azano e restituito il paio di buoi presi con il pretesto che, all’epoca, il salvocondotto non era più
valido. Esige che sia fatto quanto disposto, perché ne andrebbe dell’onore del duca.
Antonio de Landriano.
Per un'altra te scripsemo devessi fare relassare et liberare li presoni de Azano et quello
paro de bovi dela dicta villa che sonno in la toa compagnia, et anchora non l'hai fatto,
allegando che lo salvaconducto haveano era ropto, dela qualcosa se miravigliamo,
actento che dicto salvoconducto nel tempo che furono pigliati dicti presoni et bovi
durava et era valido per fermo. Et pertanto volimo et cossì per questa te dicimo che,
subito recevuta la presente, senza exceptione alchuna, debi relassare dicti presoni
liberamente et restituire dicti bovi. Et questo non manchi, perché, manchando,
preiudicaria grandemente al’honore nostro, la qual cosa non è nostra intentione. Apud
Quinzanum, die xxii augusti 1452.
Iohannes.
799
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 agosto 22, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina al capitano di Casteggio di accertare il motivo per cui Pietro da Casale
e Bernardo da Sinasco infastidiscono nel possesso di una vigna che Donato Abondo, famiglio
del segretario Cicco, ha a Monteveneroso, assicurandoli dell suo intervento nel caso che
abbiano giuste rivendicazioni.
194r Capitaneo Clastigii.
Donato Abono, fameglio de Cicho, nostro secretario, ne dice che uno Petro da Casale
et Bernardo da Sinasco lo molestano contra el debito in una soa vigna che ha ad
Monte Venaroso. Pertanto volimo che mandi per li dicti Pedro et Bernardo et curi
intendere questo facto, et trovando che non habiano bona rasone, non gli lassi dare
impazo al dicto Donato, et trovando che habiano rasone in questo, volimo che ne avisi,
provedendo che, isto interim, non molestano dicto Donato in dicta soa vigna, perché,
dovendo fare luy cosa alcuna, farà el debito. Data in castris apud Quinzanum, die xxii
augusti 1452.
Marchus.
Cichus.
800
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 agosto 22, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza fa avere al fratello Alessandro l’elenco delle località e uomini di Geradadda,
del Cremasco e del Bergamasco che beneficiano di salvacondotti perché siano rispettati dai
soldati, ammonendoli che, comunque, altri se ne potrebbero aggiungere in giornata.
Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, ad ciò che quelli soldati, sonno dellà, non habiano casone de violare li
nostri salviconducti, però te mandiamo qui inclusa la lista de tucti li lochi et homini de
Giaradadda, Cremasco et Pergamasco che hano salvoconducto da nuy, siché a quelli
che l’hano, gli la faray observare et ali altri faray far guerra, havendo però advertentia
che, se ala iornata se ne concederà, niuno similiter sia observato ad quelli ch’el
monstrarano. Data ut supra.
Marchus.
Cichus.
Terre et loci territorii Pergamensis, Glare Abdue et Creme habentes salvumconductum.
Apud Varolas Alghisiorum, die xiii iunii.
Homines Trivioli, Cornaschi et de Polaresco, ad beneplacitum. Die et loco
suprascriptis.
Homines Vardeli Superioris et Inferioris, Levate, Monasteroli et Cologni, ad
beneplacitum. Die et loco suprascriptis.
Homines Mariani de Lomene, Sporziatiche, Albeguli, Cargnanghi, Vayrani cum
Columbaria et Cruciate, Thonoliniate, Castri heredum quondam Iacobi de Mucio,
Bergomi, Lungueli, Lay, Alzy, Sancti Lazari, Grumeli, Colignole, Campagnole, Stecrate,
Urii, Gorli, Sancti Petri, Bochaleonis, Arceni, Lautani et Vignani, ad beneplacitum. Die
et loco suprascriptis.
Homines de Desiate, de Gresobio, de Azano, de Agabio, de Sissanigha et de
Ghisabella, ad beneplacitum. Apud Iovisaltam, ii augusti.
Nobiles de Salvis et nobiles de Luco et massarii Sancti Augustini de Crema ad menses
sex. Apud Varolas Alghesiorum, xi iunii.
Homines Montodoni, Ripalte de Bassis, Zissani, Modegnani, Offanenghi utriusque
Rizenghi, Moscazani, Rivoltellarum de Mandolis, de Alpicis et de Guarinis, Credarie et
Caprignanize, ad beneplacitum. 194v Die et loco predictis.
Monasterium Sancte Marie Creme noviter inceptum pro fratribus, monialibus et
laboratoribus ad menses sex. Apud Longhenam, xvi iunii.
Nobiles filii et heredes quondam Cervati, Iacobi et fratrum de Sicis, magistri
Bartholomei de Bonis, Bartholomei Catanei et fratrum et cetera, pro eorum bonis sitis
in territoriis Cremone, Creme, Glareabdue et Pergami, ad beneplacitum. In loco
suprascripto, die xviii iunii.
Homines Vidolaschi, ad beneplacitum. Die et loco suprascriptis.
Homines Azani et Turlini, ad menses sex. Apud Quinzanum, xxv iunii.
Homines Marenghi, ad menses sex. Die et loco suprascriptis.
Homines Brignani et Pagazani, ad menses sex. Apud Trignanum, ultimo iunii.
Canonici Sancti Alexandri Maioris Pergami, ad beneplacitum. Die et loco predictis.
Fratres Sancti Bernardini noviter incohati prope Cremam, ad menses duos. Apud
Trignanum, vii iulii.
Presidentes, massarii et laboratores Sancte Marie prope Caravagium, ad
beneplacitum. Apud Trignanum, x iulii.
Iohannes Bressanus civis Pergamensis, Ambrosius dela Moretta, Iohanninus de
Bussono pro bonis suis sitis in locis Pratigrassi, Calignole et Alcii ac per territorium
Burgi Sancti Leonardi Pergamensis, ad beneplacitum. Die et loco predictis.
Homines (a) Trivioli, Curnaschi et Poleraschi, ad beneplacitum. Die et loco predictis.
Homines Mayrani de Lomeni, Sforzatiche, Albegnii, Cargnanghe, Vayrane, Marigolde,
Voratine, Curnii, Columbarie, Cruciete, Tovoliniate, Castri heredum 195r quondam
Iacobi de Mutio, Lugueli, Lazii, Salii, Alzii, Sancti Lazari, Grumeli, Colignole, Stezate,
Urii, Sancti Petri, Bochaleonis, Arceni, Laurani, Vignani, Colognii, Urdeli Minoris et
Maioris, Levati, Monasteroli, Ciserate, Bolterii, Osii Superioris et Inferioris, Senoni,
Zaccharie, Grasolii, Vinzanighe, Ghisanighe, Ghisalbe, Trivioli, Cornaschi, de
Polaresco et Prignani, ad beneplacitum. Apud Trignanum, xii iulii.
Bondiolus de Cosiis et Venturinus de Golzate pro eorum bonis in loco Vayrani, ad
beneplacitum Apud Quinzanum, iii augusti.
Misolus de Bariano et Iohannes de Boeriis pro eorum bonis sitis in locis Calvenzani,
Massani, Fortunoni et Bariani ad tres menses. x iunii, apud Longhenam.
Homines Torlini Scanabovis, Palacii Montisvagliani, Bagnoli, Cluvii, districtus
cremonensis ac Abbacia Cerreti pro possessionibus infra Abduam et Serium et
Casaravi, ad beneplacitum. Apud Quinzanum, x augusti.
Gasparinus de Piranza et pro locis Paranighe et Quintani, Franchinus de Caravagio, ad
beneplacitum Die et loco suprascriptis.
Monasterium Sancte Clare Creme, ad beneplacitum. Apud Quinzanum, xvi augusti.
Dominus Marchus de Sichis pro locis Boctiani, Gabiani, Gavazi, Calvenzani et
possessionibus suis iacentibus in Caravagio et Calcis, ad beneplacitum. Loco
suprascripto, xviii augusti.
Balzarinus et Iohannesantonius de Cataneis pro suis possessionibus Arzaghi et
Cassine Vignatelli, ad beneplacitum. Apud Quinzanum, xxi augusti.
Homines Montis Vayrani, Bagnoli, Clevis, Umbriani, Scanabovis et Palacii, ad
beneplacitum. Die et loco suprascriptis.
Homines Pianenghi, Gerginuni et Casalis, ad beneplacitum. Die et loco suprascriptis.
Similiter scriptum fuit Antonio de Landriano cum suprascriptis nominibus.
(a) Segue Trivilo depennato.
801
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 agosto 22, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina a Bolognino de Attendoli di inviargli un elenco dei prigionieri che sono
nel castello e di provvedere che non scappino.
195v Bolognino de Attendolis.
Per certo respecto vogliamo che, recevuta questa, subito ne debiati mandare per una
lista nominatim tuti li prexoni quali haviti lì in quello nostro castello; et deinde faritili fare
tale et cussì diligente guardia che non possano fugire né commettere alcuno
manchamento di fuga. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xxii augusti
1452.
Bonifacius.
Cichus.
Duplicate die suprascripto.
802
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 23, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, inteso quanto suo fratello Alessandro gli scrive su Taddeo dal Verme, vuole
che lo si rassicuri della sua buona opinione che ha di lui anche per le informazioni positive avute
sul suo comportamento.
Domino Alexandro Sfortie.
Havimo inteso quanto tu ne scrivi deli boni portamenti de messer Tadeo dal Verme et
del’affanno quale luy piliava perché diceva havere inteso esserne facta sinistra
informatione de luy, et che fugiva, et butò via l’elmeto el di dela racta. Et respondendo
dicemo che de luy sempre havimo havuto et havimo bono concepto, né may de luy ne
fuy facta tale relatione quale luy dice, anci ne fuy dicto como tu ne scrivi ch’el se portò
bene et hobedientemente; siché digli ch'el attenda pur a ben fare, et de questo non si
pilii affano veruno. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xxiii augusti
1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
803
Francesco Sforza al castellano e il podestà di San Colombano
1452 agosto 23, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza avverte il castellano e il podestà di San Colombano che Tomeyno
Schiafenato si lamenta dei gravi furti di fieno e d’altro che subisce dalle genti d’arme. Vuole che
intervenga per evitare ch’egli abbia ulteriormente a patire simili danni.
Castelano et potestati Sancti Columbani.
Thomeyno Schiafenato, quale ha a ficto quella posessione dela Certosa, ce fa grave
lamenta dele robarie grande, quale gli fano le zente d'arme lozate in quella nostra terra
nel feno et nele altre cose sue. Et perché non gli saria possibile pagare el ficto,
essendoli tolte l'intrate, te comettiamo et volemo debii provedere che li dicti soldati per
neuno modo non gli toglino el feno suo né l'altre cose sue, immo vadino ad sacomano
per herbe et sabie oltra Lambro, et ulterius in l'altre cose habii recommendato el dicto
Tomeyno, perché l’è nostro bono servitore. Ex castris nostris apud Quinzanum, die xxiii
augusti 1452.
Irius.
Cichus.
804
Francesco Sforza a Bosio Sforza
1452 agosto 24, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Bosio, suo fratello, faccia alloggiare a Pizzighettone Tommaso da
Todi, suo fedele servitore, diretto a Lodi e provveda che il fratello Alessandro abbia il giorno
dopo, l’allegata lettera in anticipo sull’arrivo a Lodi di Tommaso.
196r Domino Bosio Sfortie.
Boso, Thomaso da Thodi, presente portatore, va a Lodi cum nostra licentia et
salvoconducto, el quale a nuy è tanto amicissimo et fidel servitore, che più el non
porria essere. Pertanto volemo el fazi allogiare questa nocte lì in Pizighitone et li faray
fare careze per modo ch'el intenda che l'amicitia nostra li giova, et cossì ancora el
faray ben tractare nel suo ritornare. Appresso mandaray subito subito questa alligata
lettera ad Alexandro per modo l'habia domatina a bonora, de un bon pezo inanzi ch'el
dicto Thomaso gionga a Lodi, et vede de mandarla che la vada per salvo modo. Data
in castris apud Quinzanum, die xxiiii augusti 1452.
Iohannes.
805
Francesco Sforza a Taddeo dal Verme
(1452 agosto 24, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza dice a Taddeo dal Verme di aver inviato Andrea da Foligno perché abbia
quanto gli spetta. Vuole non faccia caso delle calunnie sul suo conto, sicuro che il duca ha ben
altre informazioni e continui a bene comportarsi, come da più gli viene riferito.
Domino Thadeo de Verme.
Havimo recevuto le vostre lettere, ale quale respondendo dicemo che havimo mandato
lì ser Andrea da Foligno cum l'ordine del vostro spazamento ita che subito haveriti la
expeditione. Quando ala parte del vostro resto, nostra intentione è che omnino
l'habiate et trovarimo qualche loco dove ve li farimo dare. Quanto ala parte de quello
dicite haverve calumpniato, dicimo che de vuy havimo tale et cussì facta informatione
che non bisogna che veruno ne dia de vuy sinistra informatione; atendete pur a far
bene, como siti usato, perché appresso de nuy niente pono le male lingue, maxime
quando dicono contra el vero, como è in questo caso, nel quale ve portasevo
benissimo, segondo che da più persone siamo informati. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
806
Francesco Sforza chiede ad Alessandro Sforza
1452 agosto 24, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza chiede al fratello Alessandro informazioni sull’amico di Castelleone e su quelli
arrivati a Cerreto. A proposito di Giovanni Tedesco gli fa sapere che da quando è in guerra gli
sono fuggiti uomini con denari, ma poi fatto ritorno, sono stati riaccolti e hanno riavuto, come il
caso di Giovanni ritornato con Bartolomeo, il soldo. Inteso ciò il duca vuole che a Giovanni si
diano il cavallo e le sue cose. Lo informa che ha notizie sul comportamento di un abbate di Lodi
che trama con il nemico tramite il suo fratello, Antonio Gazolo che, fosse già al confino, lo si
faccia detenere e inquisire. Avverta poi i condottieri di stare pronti e preparati.
Domino Alexandro Sfortie.
Respondendo a quanto tu ne (a) hay scripto per la toa de xxii del presente circa lo
facto de quello amico da Castellione, ti havimo risposto ad pieno per un'altra nostra,
como haveray veduto. Vogli intervenire et sapere la certeza de questo facto et puoy ne
adviseray chiaramente del tucto, perché sapiamo quello che havimo da fare.
De quelli che sonno gionti ad Cerreto remanimo avisati; vogli advisarne se dapoy ne
hay havuto altra certeza.
De Iohanne Todescho dicimo che in questo ano, da puoy che siamo in campo, maxime
ne sonno fugiti homini d'arme da nuy cum dinari che gli havimo dato, et da puoy che
sonno stati in lo campo de inimici, hano cercato, chi per uno modo, et chi per uno altro
de retornare da nuy; et nuy ne siamo remasti contenti, et gli sonno stati de quelli che,
como sonno retornati gli havimo dato un'altra volta dinari, inter li quali è stato questo
Iohanne quale, essendo fugito, como tu say, ne mandò a dire che se nuy gli volevamo
perdonare, ch’el tornaria. Et così havendogli perdonato, tornò insieme cum alcuni altri.
Siché se costui, contento de ritornare cum messer Bartholomeo, tornò, te mandassimo
a dire per ser Andrea siamo contenti; in caso che non, nostra intentione è de non
sforzarlo in questo se non quanto sia la voluntà soa 196v perché non se faria per nuy,
considerato che daressimo male exempio ali altri homini d'arme che havesseno voluntà
de retornare da nuy. Hora intendendo tu la voluntà nostra, volimo che provedi Iohanne
predicto rehabia li cavali et la roba sua.
Como ti havimo mandato a dire per Nicolò, replicamo che nuy havimo havuto
informatione de certa pratica che mena uno abbate da Lode lo quale è abbate in una
abbadia de Bressa lì in Lodi, et la mena per mezo de uno suo fratello chiamato Antonio
Gazolo; il perché, non essendo mandato ad confine lo dicto Antonio, vogli haverlo in le
mane et destinerlo, et puoy lo faray examinare; se puoy trovare cosa alcuna, in caso
ch'el fose stato mandato ad confine, scrive là dove ch’el è, ch'el sia destenuto et
examinato molto bene. Et de quello che trovaray, fa’ che ne avisi.
Postremo como ti havimo mandato a dire per ser Andrea et Nicolò, volimo debbi
solicitare tucti quelli conducteri che se spazino prestissimo de mettersi in poncto; et
così faray ancora tu, et non gli perdati uno attimo di tempo, perché tu vedi quello che
(h)a a dire ad metterne in ordine presto. Data in castris apud Quinzanum, die xxiiii
augusti 1452.
Persanctes.
Iohannes.
(a) Segue scrivi depennato.
807
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
1452 agosto 24, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Antonio degli Eustachi d’aver ordinato a Gracino di pagare le
cinquecento lire per il galeone. Provveda che, lavorando die noctuque, il galeone sia pronto
entro un giorno e lo avvisi del giorno in cui crede sarà a Cremona. Aggiunge di aver ordinato
all’ufficiale delle munizioni di preparare tutte quelle bombardelle che gli richiederà.
Domino Antonio de Eustachio.
Havimo veduto quanto ne scriveti per la vostra responsiva alla nostra circa lo facto del
galeone; dicimo che nuy havimo ordinato et scripto ad Gracino che subito paghe libre
cinquecento per la spesa del galeone. Pertanto volemo che, intendendone cum lo dicto
Gracino, fati che con ogni celerità et presteza, dì et nocte, lo dicto galeone sia messo
in puncto, lo quale, se possibile fosse, voressimo che fosse in ordine in uno dì, atteso
de quanta importantia, e avisandone immediate ad che dì credeti possa essere ad
Cremona.
Al’officiale dele munitione scrivimo che subito metta in ordine tucte quelle bombardelle
che vuy gli ordinareti per lo dicto galione, siché informaretilo de quanto l’ha da fare,
adcioché, al’altra nostra lettera che scriverimo non se habia ad stare in porto uno
attimo di tempo. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die iovis xxiiii augusti
1452, hora xx.
Cichus.
808
Francesco Sforza a Gracino de Pescarolo
(1452 agosto 24, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa Gracino di aver ordinato ai Maestri delle entrate straordinarie i soldi
richiesti da Antonio degli Eustachi per il galeone che vuole sia pronto al più presto.
Domino Gracino.
Nuy havimo bisogno per cosa (a) importante de fare armare et mettere in poncto lì ad
Papia uno galione; et de ciò ne havimo scripto ad messer Antonio de Eustachio quale
ne ha resposto che per ordinare lo dicto galione gli besognino libre cinquecento. Nuy
havimo scripto ali (b) 197r nostri Maestri extraordinarii che ti debiano mandare le dicte
cinquecento libre. Pertanto, havuto che haveray questi dinari, volimo che li debii
dispensare secundo la spesa che tu vederay che se farà in lo dicto galione,
intendendoti cum lo dicto misser Antonio, como informato dela dicta spesa, ma sopra
tucto vedi de fare in modo che se possibile è, lo dicto galione sia messo in ordine in
uno dì. Data ut supra.
Cichus.
(a) Segue importantissima depennato.
(b) Segue Cichus depennato.
A margine: Duplicata die xxvi augusti, hora xxii.
809
Francesco Sforza all’ufficiale delle munizioni di Pavia
(1452 agosto 24, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza comanda all’ufficiale delle munizioni di Pavia di mettere in ordine tutte le
bombardelle che gli richiederà Antonio degli Eustachi.
Officiali munitionum Papie.
Volimo che immediate, havuta questa, debbi mettere in ordine tucte quelle bombardelle
che ti rechiederà messer Antonio de Eustachio per armare uno galione, secundo che
havimo scripto a luy. Et in questo non intervenga fallo. Data ut supra.
Persanctes.
Cichus.
A margine: duplicata die xxvi, hora xxii.
810
Francesco Sforza a Gaspare da Suessa e a Cristoforo da Cremona
(1452 agosto 24, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina a Gaspare da Suessa e a Cristoforo da Cremona, connestabili dei
fanti, di far restituire i cavalli rubati, a detta di Sagramoro, dai massari di Brignano.
Gasparri de Suessa et Christoforo de Cremona, peditum connestabilibus.
El spectabile misser Sagramoro Vesconte ne ha dicto che per li vostri è stato robato alli
suoy massari, che stanno ad Brignano, duy cavali et doe cavalle. Pertanto volimo che,
stando la cossa cossì, faci restituire senza exceptione alcuna dicti cavalli et cavalle.
Data ut supra.
Marchus.
Iohannes.
811
Francesco Sforza al luogotenente e al referendario di Lodi
(1452 agosto 24, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina al luogotenente e al referendario di Lodi di indurre i dazieri del dazio
del vino al minuto di far avere all’ebreo Isacco quanto da loro è dovuto.
Domino locuntenenti et referendario Laude.
Dilecti nostri, Isach ebreo, habitatore in quella nostra cità, ne ha facto querella dicendo
che quelli datiari del datio del vino a minuto gli sono debitori de certa quantità de dinari,
dali quali non pò consequire el debito suo; el che gli ritorna in grandissimo damno, et
perta(n)to ne ha supplicato gli vogliamo fare debita provisione. Unde, parendone
honesta et iusta la peticione sua, per le presente vi commettiamo et volimo che gli
debiate ministrare rasone et iusticia contra li dicti datiarii summaria et expedita,
quibuscumque frivolis exceptionibus remotis, constringendoli per omnia iuris remedia
ad dare et satisfare integramente el dicto Isach ebreo de tucto quello ve starà (a) loro
essergli veri debitori. Data ut supra.
Cichus.
(a) In A constarà con con depennato.
812
Francesco Sforza a Iosep da Cortona
1452 agosto 25, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza conviene con Iosep da Cortona, castellano e podestà di San Colombano,
sulle disposizioni per la fortificazione del borgo e le due entrate con comodità per la gente del
posto e dei luoghi circostanti per la vendemmia e per i lavori di fortificazione diretti dalla rocca.
Ha preso atto dei fanti di Pizzighettone che se ne sono andati. Per i beni del defunto Bassanino,
oggetto di brame di altri, sia certo che lo accontenterà di qualche cosa.
197v Magnifico Iosep de Cortona, castellano et potestati Sancti Columbani.
Havimo recevuto le tue lettere et inteso l'ordene posto per la fortificatione de quello
borgo: molto ne piace et siamo contenti per più aconzo che se gli faciano due intrate,
come tu ne scrivi. Et siamo anchora contenti ch’el se dia commoditate ali homini de
potere fare la sua vendemia et poy serano più serventi al lavorerio, et cusì li
circunstanti che gli hano a contribuire; siché (a) faciase quanto si pò fina tanto serano
fate le vendemie et poy se gli facia ultimum de potentia per finirlo presto. Ala parte del
tuo usire de fuora per due fiate durando el dicto laurerio, dicimo che a nuy non pare né
volimo che tu gli iusi et ben poteray consiliare et ditare esso laurerio stando in la rocha.
Ala parte de quelli sey fanti da Pizleone, quali senno partiti, restamo avisati et non
dicimo altro.
Ala parte de quella caseta e vigna et debitori de condam Bassanino, te dicemo che da
più deli nostri ne sono stati domandati, ali quali non gli havimo voluto dare, et cussì
anchora tu haveray patientia asieme con loro, perché non havimo anchora deliberato
farne altro. Ma date bona voglia, che ben troverimo dove provederti de qualche bona
cosa. Data in castris apud Quinzanum, xxv augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue faciase depennato.
813
Francesco Sforza al podestà di Maleto
(1452 agosto 25, apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina al podestà di Maleto di rimettere il figlio di Marcoleone da Nugarolo nel
possesso di quella possessione della Camera che era stata donata al padre di Marcoleone.Se
Cristoforo Zupello, che ha rivendicato tale possesso, si vede estromesso, ricorra ad Angelo da
Rieti, auditore ducale, che gli amministrerà ragione.
Potestati Maleti.
Havendo nui donato ad Marcholeone da Nugarolo, nostro squatrero de provisionati,
una certa posessione sita in quello territorio, come cosa debitamente spectante ala
Camera nostra, dela quale esso Marcholeone era posto alla tenuta, pare sia venuto
uno maistro Christoforo Zupello quale, per vigore de alchune raxone dice havergli, è
stato remesso ala tenuta dela dicta possessione. Et perché nostra intentione è che la
raxone habia loco, parendone sia debito et raxonevole che piutosto la Camera nostra
stia alla possessione che altri per fino se veda quid iuris, volemo che tu, havuta questa,
rimetti alla tenuta della dicta possessione el figliolo d'esso Marcholeone in nome della
Camera nostra. Et se el dicto magistro Christoforo se sentirà gravato, vegna ad
comparire inanzi ad messer Angelo da Riete, nostro auditore, che gle farimo ministrare
raxone. Ma volemo che la cosa staghi in quelli termini era anzi magistro Christoforo
fosse posto alla possessione, et poy se veda quanto iustitia vole. Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.
814
Francesco Sforza ad Aimerico Forte
1452 agosto 25, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza scrive ad Aimerico Forte che in considerazione della richiesta della comunità
di Castione ha ordinato a Giovanni Caimo, commissario di Pizzighettone, di liberare dietro
adeguata garanzia, Giovanni Scalfo. Si dice contento delle notizie avute sul conestabile
Antonello da Monza cui farà una provvisione che lo appagherà.
198r Aymerico de Fortis.
Havimo inteso quanto tu ne scrivi de far relaxare Iohanne Scalfo ad contemplatione de
quella nostra comunità de Castione, et volendoli compiacere scrivimo a Iohanne
Caymo, nostro commissario de Pizleone, che gle debba far libere relaxare, dandoli luy
prima ydonea et sufficiente segurtà in quello modo et forma che gli scrivimo. Quanto
ale parte de Antonello da Monza, conestabile, restiamo molto contenti dela bona
informatione che tu ne day de luy, et cussì deliberemo omnino de farli provixione in
modo ch'el se contenterà. Data in castris apud Quinzanum, die xxv augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
815
Francesco Sforza ad Antonello di Monza
(1452 agosto 25, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza assicura Antonello di Monza, conestabile, che lo favorirà nel suo bisogno in
considerazione dei rapporti avuti sulla sua fedeltà.
Antonello de Modoetia conestabili.
Havimo inteso quanto tu ne scrivi del bisogno tuo; al che te respondemo che nostra
intentione è de provederte in modo che te contenteray et breviter perché havimo quella
bona informatione de ti che se debbe havere de bono et fidel servitore. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
816
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
(1452 agosto 25, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza assicura Pietro da Norcia di aver preso atto che, oltre ai confinati, ventidue
cittadini sono stati espulsi dalla città e gli chiede di curarsi del buon governo della sua gente e di
non far caso a quanto si va dicendo sulla nomina di Guido Visconti a luogotenente e podestà.
Vuole infine che si conceda a Pietro da Como il permesso di andare a casa per sue faccende,
informandone però Alessandro, suo fratello.
Domino Petro de Nursia.
Veduto quanto voy ne scriveti di xxii citadini mandati fuora de quella nostra cità, ultra li
primi confinati et cetera, ne restiamo avisati, et per questa non dicemo altro se non che
vogliate subito avisare del nome loro de cadauno da per sì.
Del seguito fano el commandatore da Vistarino et alcuni altri citadini a domino Guido
Vesconte et che li dano speranza de farlo fare locotenente et podestà lì per vostro
despecto, et che scrivendo loro qualche cosa in male de vuy, non vogliamo prestarli
fede, perché vi portano odio et cetera, dicemo de questo non debiate havere dubio
alcuno né darvi affanno per questa cosa. Attendeti più al governo et salute de quelli
nostri citadini et de quella nostra cità et fati quello è vostro debito et non ve curati
d'altro, perché sapemo ben nuy quello che havemo a fare.
Ceterum magistro Pedro de Como ne rechiede licentia de andare fin a casa per alcune
sue facende. Siamo contenti, non essendo necessario più el stare suo lì, debiati darli
licentia ch’el vada a suo piacere, facendone prima partecipatione cum Alexandro,
nostro fratello. Data ut supra.
Iacobus.
Cichus.
817
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 agosto 25, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza si dispiace con il fratello Alessandro del comportamento degli uomini di Melzo
e afferma di non credere a quanto detto da Giacomo d’Arquà di un suo fante. Ha saputo poi da
Giovanni da Pandino che a Lodi sono in corso trattative, e che di notte quattro persone,
travestite da frati, sono usciti dalla città e, traghettati da un ortolano, hanno passato l’Adda poco
lungi dal campo sforzesco; in tal modo si comporta anche un nipote di Polo Bracco. Se è a
conoscenza intervenga perché non riescano i piani nemici. Gli ordina infine di impedire che si
faccia il ponte a Cerreto, progettato dai nemici.
198v Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, havimo inteso quello ne scrivi de quelli sonno ad Melzo che stanno in garra
et non attendeno ad quello bisogna per li facti dellà, et cetera; dicemo che ne
rencresce, ma dove se trova Antonio da Landriano bisogna se facia così et non porria
esse altramente. Ala parte de Iacomo d'Arquate, de quello ha dicto quello fante suo
non ne credemo niente, perché siamo certi luy è homo da bene et fidele. Pur havemo
caro di havere inteso quanto tu scrivi.
Preterea in questa hora è venuto uno da Pandino, quale ne dice che in Lodi è tractato
et che uno chiamato Iohanne da Pandino mena et pratica questo tractato, et che una
de queste nocte ussirono fuora de Lodi per le mure quatro homini stravestiti ad modo
de frati et passarono Adda de zà, che ussirono fora questi quatro per lo muro verso
Adda dopo la fornace; et uno ortulano lì passò Adda cum lo burchiello nel mezano,
dove eramo nuy a campo, quando eramo lì a campo per li Milanesi. Siché uno nipote di
Polo Bracho è ussito fuora et pratica questa cossa anchora luy. Se questo è de ordene
et saputa tua, habi cura non sii inganato; non siando de tua saputa, anchora vogli
provedergli per forma non rescano li pensieri ali inimici del parente de Polo Bracho;
non credimo, salvo che costuy non lo dicesse per inimicitia. Madona Iohanna de
Aymerico de San Severino, quale è lì, te informerà de questo Iohanne de Pandino et in
summa che ha in le mane questo Iohanne da Pandino; fai savere el tucto de questa
materia. Vogli subito avisarne del recepimento de questa et del provedimento haveray
facto. Ex campo nostro apud Quinzanum, die xxv augusti, hora noctis iiii.
Ceterum nuy intendimo che li inimici vogliono fare uno ponte de colone socto (a)
Cerecto. Pertanto, essendo cossì, vogli vedere de turbarli con quello gato è lì, che non
lo possano fare, et ulterius far fare un altro gatto, perché non dubitamo con questi duy
gatti se gli vetterà che non lo faranno. Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.
Dupplicata die suprascripto et postea dupplicata in dicto loco die 28 augusti, hora xvii,
delata per Michaelem de Muzano cum addicione inserta.
Post data è venuto Michele de Muzano; per lui havemo inteso quanto per toa parte ne
ha dicto. A bocha gli havimo dicto quanto bisogna; però non dicimo altro se non che
subito per triplicati messi ne advisi del tucto, et cetera.
A margine: Cifra.
(a) Segue quello de depennato.
818
Francesco Sforza all’ufficiale delle bollette di Pavia
1452 agosto 25, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa l’ufficiale delle bollette di Pavia di aver, in seguito alla garanzia di
trecento ducati, relegato in quella città prete Giovanni e Alberto, fratelli Pagani da Fiorenzuola;
con l'obbligo di presentarsi due volte al giorno da lui e a non lasciare la città senza permesso.
199r Officiali bulletarum Papie.
Havendo nuy facti relaxare prete Iohanne et Alberto, fratelli de Pagani da Fiorenzola:
siamo restati contenti de relegarli et confinarli in quella nostra cità cum securtà de
ducati tricento d'oro de non partirse dela cità senza nostra licentia; et li havimo ordinato
che subito zonti serano lì, se presentino da ti, et cossì ogni dì doe volte. Pertanto
volimo gli debbi havere ogni tua cura et diligentia te sia possibile de farli presentare da
ti doe volte el dì et che servino li confini como havimo dicto, avisandone subito dela
loro presentacione et del’ordine haveray preso circa questo facto. Ex felicibus castris
nostris apud Quinzanum, die xxv augusti 1452.
Christoforus.
Cichus.
A margine: Scriptum fuit quod presentati fuerunt.
819
Francesco Sforza a Bosio Sforza
1452 agosto 26, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Bosio Sforza dell’arrivo di Tommaso da Chiari con le direttive circa la
fortificazione di Zorlesco, dando priorità al borgo delle Cassine per la costruzione del ponte
levatoio. A fortificazione ultimata gli farà sapere chi vi manderà ad alloggiare. Si compiace che
non si arrechino danni alla gente, che si salvino le uve e si conservi la paglia per le necessità
future. Si accordi con Alessandro per il suo cavalcare.
Domino Bosio Sfortie.
Boso, nuy havemo inteso quanto ne hay scripto per la toa lettera hersera et quanto ne
ha referito Thomaso da Chiari circa lo fortificare de Zorlescho; al che respondendoti,
dicemo che esso Thomaso retorna de presenti informato dela voluntà et intentione
nostra circa lo dicto fortificare, zoè che se fortificano al presente el borgheto dele
Cassine et che sopra tucto se fazi prima el ponte levatore, el quale facto ch'el serà, se
porrano mandare qualche gente ad allogiare in lo dicto loco. Et quando serà messo
tucto in forteza per modo segli possa stare securo, nuy te mandaremo a dire chi
vorremo gli vada ad allogiare. Ala parte dele uve et cetera, dicemo ch’el ne piace ch’el
non sia facto altro damno non ma quello tu dici; et cossì vogliamo tu usi ogni diligentia
che a quelli homini se fazi meno damno sia possibile; recordamote ancora che le
paglie sonno in quello borgo siano governate per li bisogni porranno occorrere. Ala
parte del cavalchare tuo et cetera, de questo seguiray tucto quello te manderà a dire
Alexandro nostro fratello. Data in castris apud Quinzanum, die xxvi augusti 1452.
Iohannes.
820
Francesco Sforza a Mariano d’Arezzo
1452 agosto 26, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, saputo dai condottieri Albanese, Vicino e Mariano che i soldati sono stati
derubati dalla gente del posto, ordina a Mariano d’Arezzo di intervenire perché sia restituita loro
ogni, minacciando che per ogni denaro tolto se ne pagheranno due.
199v Mariano de Aretio.
L'Albanese, il Vicino et Mariano, nostri conductieri, quali hano le sue stancie et robba et
altre masseritie in quella nostra terra, se lamentano et gravano fortemente che per
quelli nostri soldati sonno lì gli è stato tolta robba; dela qualle cossa ne siamo molto
maravigliati et quasi non lo possiamo credere che debbi comportare che li dicti siano
robbati. Et pertanto, perché nostra intentione è che alli dicti nostri homini d'arme sia
restituito ogni cosa del suo che non li manchi uno pontale de stringa, vogliamo debbi
informarte diligentemente che sonno quelli che hano havuta della robba loro et gli la
faray integramente restituire, ch’el non gli mancha una paglia perché, como havemo
dicto, per niente volemo comportare che li nostri siano robbati; altramente te avisamo
che per ogni dinaro che haveranno tolto gli ne faremo pagare duy. Siché vogli
provedere che de questo non habiamo più lamentanza né querella alcuna. Data in
castris apud Quinzanum, die xxvi augusti 1452.
Zaninus.
Cichus.
821
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
(1452 agosto 26, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli mostri all’ambasciatore del conte Cillio,
amicissimo del duca, ogni luogo del castello.
Bolognino de Attendolis.
È stato qui da nuy questo ambaxatore del’illustre conte de Cillio quale torna indreto al
prefato conte de Cillio, el quale è nostro amicissimo. Pertanto volemo gli debiati
monstrare quello nostro castello con tucte le forteze sue liberamente, como faresti ad
nuy proprii. Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.
822
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 agosto 26, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza scrive al luogotenente di Lodi di provvedere che lo squadrero Sanguinolo
della Somaglia cui il cognato Niccolò Bonono ha destinato una camera a lui e ai fratelli, non sia
costretto a soggiornare all’hostaria mettendo altra gente in casa del cognato.
Domino locumtenenti Laude.
El strenuo Sanguinolo dala Somalia, nostro squadrero, ne ha significato che Nicolò
Bonono, suo cognato, gli ha assignato a luy et suoy fratelli una camera in casa sua
nella quale allogiano quando gli accade venire lì a Lodi, quamvisdio sia molto destrecto
de casa, il perché intervene che in quelle novitate sequite lì a Lodi se è ragionato de
volere mettere altre gente d'arme in casa d'esso Nicolò. Per la qual cosa volimo che
habiate bona advertencia in questo, considerando quanto saria honesto che a dicto
Nicolò dovesse preiudicare la cortesia usata a suoy cognati, et anche che accadendo a
dicto Sanguinolo o a suoy fratelli venire in là, non saria bene andassero al’hostaria.
Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, xxvi augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
823
Francesco Sforza a Bongiovanni Zerbi
1452 agosto 27, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ribadisce a Bongiovanni Zerbi, referendario di Lodi, la disposizione di passare
alla moglie di Schiavetto, squadriero ducale, dieci ducati al mese, attingendo, se in dificoltà,
anche dalla provvisione ducale.
200r Egregio ac sapienti doctori domino Boniohanni de Zerbis, dilecto referendario
nostro Laude.
Non possimo se non maraviliarsi che havendo comettuto per nostre lettere duplicate
che dovesti provedere et fare respondere d’una mensuale provisione de dece, cioè 10,
ducati ala molie de Schiaveto, nostro squadrero, non l'habiate facto et maxime perché,
havendove voy excusato de non poterlo fare, ve rescripsimo che gli fecissevo dare
dicta provixione deli dinari dela provixione nostra. Pertanto vi repplicamo che omnino
debiate exequire la nostra voluntà superinde; et se forse volisevo dire che per le spexe
excessive non gli fosse stato el modo, etiam per via dela nostra provixione, dicimo che
potria essere che uno mese potria portar via del’altro per le cose che sonno occorse,
ma quando cussì accade, potrite bene d’uno mese in un altro. Et cussì volimo che
faciate et provediati omnino la dicta provixione, effectualiter cura como havimo scripto.
Et circha questo non ne date materia de più scrivere. Data in castris apud Quinzanum,
die xxvii augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
824
Francesco Sforza al podestà di Vigevano
(1452 agosto 27, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza comunica al podestà di Vigevano la decisione di trasferire dal confino di
Vigevano in quello di Milano Giacomo Codazzo quando Giacomo avrà dato garanzia al capitano
di giustizia di Milano di duemila ducati e osservare la permanenza nella destinazione milanese.
Potestati Viglevani.
Nuy siamo rimasti contenti de rimovere Iacomo Coddazo, nostro citadino lodesano,
confinato in quella terra et mandarlo a Milano; et havimo scripto al nostro capitaneo de
iustitia in Milano che debbia togliere securità in Milano dal dicto Iacomo de doe milia
ducati, ch'el non se partirà de Milano et observerà le confine. Pertanto te commettimo
et volemo che quando esso capitaneo te scriverà havere havuto dicta segurità, lassi et
concedi licentia al dicto Iacomo de andare a Milano. Data ut supra.
Zanetus.
Iohahnes.
825
Francesco Sforza al castellano di San Colombano
1452 agosto 28, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il castellano di San Colombano assegni una casetta a Pietro Matto
che intende ivi trasferire madre, moglie e l’intera famiglia.
Castellano Sancti Columbani.
Petro Matho, nostro homo d'arme, dice volere reducere sua matre et molie et sua
familia in quella nostra terra; del che rimanimo molto contenti et volimo che ad ogni sua
instancia et requisicione tu gli debi far dare et assignare una caseta capace per la dicta
sua famiglia. Data in castris apud Quinzanum, die xxviii augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
826
Francesco Sforza al podestà di San Colombano
1452 agosto 28, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il podestà di San Colombano induca i debitori di Marino de
Servigliano, famiglio ducale, a pagare ogni sua richiesta o quella di Rescone da Como.
200v Potestati Sancti Columbani.
Marino de Servigliano, nostro fameglio, dice deve havere alcuni dinari et altre cose
d’alcuni sui debitori, como da Reschone da Commo, presente portatore, seray ad
pieno informato, li quali sonno renitenti et retrogadi ad fare il debito al dicto Marino,
sive al dicto (a) Rescone. Pertanto volemo che ad ogni instancia del dicto Rescone,
constando ad ti ch'el dicto Marino sia vero creditore, debbie constringere dicti soy
debitori in modo che fazano il dovere et satisfazano integramente dicto Marino de tucto
quello doverà havere. Et ch'el non sia minato più in longo per parole. Data in castris
nostris felicibus apud Quinzanum, die xxviii augusti 1452.
Zaninus.
Cichus.
(a) Segue Vesconte depennato.
827
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 agosto 29, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il luogotenente di Lodi trovi per Zanino da Bergamo una
sistemazione in città o nel borgo dove possa stare comodamente con la sua famiglia.
Locuntenenti Laude.
E' stato da nuy Zanino da Bergamo, nostro homo d'arme, et ne ha dicto che luy ha la
mogliera et famiglia sua lì in Lode et che non li ha stantia alchuna dove la possa
tenere. Et pertanto volimo vediati de trovarli una stantia in la città o in lo borgo, come
ve parerà meglio che gli possa stare et habitare comodamente. Et questa exequiriti,
havuta questa, senza exceptione alcuna. Data in campo nostro apud Quinzanum, die
xxviiii augusti 1452.
Persantes.
Iohannes.
828
Francesco Sforza a Melchione da Fontanella e a Tommaso da Chiari
1452 agosto 29, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina a Melchione da Fontanella e a Tommaso da Chiari di attendere, come
verrà loro detto da Maso da Fasulo, alla fortificazione del castello di Zorlesco.
Melichioni de Fontanela et Thomasio de Clari, provisionatis in Zolesco Laudensi.
Che debiano attendere a fortificare el castello de Zolesco secondo gli dirà Maso da
Fesulo. In castris apud Quinzanum, xxviiii augusti 1452.
Bonifacius.
Cichus.
829
Francesco Sforza al castellano di Lodi
1452 agosto 29, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il castellano di Lodi suggerisca al prigioniero a rivelare a Gentile
della Molara, fidatissimo famiglio, i nomi dei due lodigiani nemici ducali.
201r Castellano Laude.
Volimo che tu si’ cum quello presone è lì quale dice ch'el dirà ad uno nostro fidato li
nomi de quelli doy Lodesani, quali sonno così nostri inimici, che li dica ad Gentile dela
Molara, nostro fameglio, quale è ad nuy fidatissimo, et che largamente dica questo et
ogni cosa havessi a dire perché, como havimo dicto, ad nuy è fidatissimo. Ex nostro
felici exercitu apud Quinzanum, die xxviiii augusti 1452.
Cichus.
FranciscuSfortia manu propria.
830
(1452) agosto 29, “apud Quinzanum”.
Sono scritte lettere credenziali a Giorgio Da Vistarino di Lodi per Gentile della Molara e per il
medesimo Gentile a Paolo Bracco e a Giovanni Bassano.
Die xxviiii augusti apud Quinzanum.
Scripte fuerunt littere credentiales apud dominum Georgium de Vistarino de Laude in
personam Gentilis dela Molaria.
Item scripte fuerunt littere credentiales in personam suprascripti Gentilis apud Paulum
Braccum civem Laudensem.
Item in personam suprascripti Gentilis alie littere scripte fuerunt apud dominum
Iohannem Bassanum civem Laudensem.
831
Francesco Sforza a Giovanni da Milano
1452 agosto 30, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, intendendo sistemare il ponte di Pizzighettone in modo si possa cavalcare,
ha stabilito che il legname occorrente si prenda a Cavorso e lo si porti in riva al Po; a questo
provveda Giovanni da Milano e l’ingegnere Giovanni da Pavia. Vuole che Giovanni da Milano
lasci a Zorlesco Serafino e gli altri e attenda a ciò senza scambiare i carri in denari.
Iohanni de Mediolano.
Havimo deliberato de fare riconzare et al tuto mettere in ponto et bene ordene el nostro
ponte de Pizighetone in modo che ad ogni nostra posta se possa cavalcare. Et perché
bisogna recatare el ligname dove el serà e farlo condure ala rippa del Po, et siando
informati che a Cavorso e de là oltra se ne trovarà, havimo facto una commissione
patente a te et a maystro Iohanne da Pavia, inzignero, de far condure el ligname al Po,
como havimo dicto et como tu vederay per la patente, quale ha dicto maystro Iohanne.
Recordandoti che tu facii solicitamente et dritamente senza mancamento et non a
modo usato cum permutare li carri in dinari et cetera, certificandote che se te trovarimo
più in simile defecto, farimo tale exempio in te, ch'el te parirà non havere facto bene.
Adoncha tu lasaray Sarafino e queli altri lì a Zurlesco et tu anderay a fare quanto te
havimo cometuto circa questo. Ex castris apud Quinzanum, xxx augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
832
Francesco Sforza al podestà e al referendario di Pavia
1452 agosto 30, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica al podestà e al referendario di Pavia che Marco da Carminate con
alcuni fanti del capitano della cittadella e del podestà di Piacenza consegnerà Melchione e
Pietro Guerzo da Bologna, prigionieri, che manderanno al capitano di giustizia di Milano.
201v Potestati et referendario Papie.
Marcho da Carminate, presente portatore, nostro cavalaro, cum alcuni altri fanti del
capitaneo della citadella et potestate de Piasenza ve consigneranno doy presoni quali
sonno per la vita l’uno chiamato Melchione et l'altro Petro Guerzo da Bologna, li quali
volimo faciati conduere et compagnare fino a Mediolano et li faciati consignare al
capitaneo de iusticia nostro da Mediolano, al quale scrivemo quello habia ad fare delli
facti loro. Et mandatili tale et sì facta compagnia che li conducano ad salvamento
denanzi al dicto capitaneo et li habiano tale advertentia et diligentia che non se
possano fugire per la via, adciò che se possa mettere ad executione la voluntade
nostra. Data in castris apud Quinzanum, die xxx augusti 1452.
Zaninus.
Cichus.
833
Francesco Sforza scrive a Luchina dal Verme
1452 agosto 30, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza scrive a Luchina dal Verme che, chiuso il fronte dalla parte di Alessandria,
intende che le truppe di là raggiungano quelle sul frone orientale. Provveda che, al
cambiamento di fronte, le sue genti d’arme si uniscano a quelle sforzesche.
Domine Luchine de Verme commitisse.
Per(c)hé speramo che debia havere luoco la pace dal canto verso Alexandria, et
havendo luoco, habiamo ordinato de retrare quelle nostre gente d'arme che sonno
dellà in qua in campo cum nuy. Pertanto ve avisiamo la vostra magnificentia et
charichamola che subito voglia provedere ale gente d'arme che sonno dellà et che
siano altroe per tale modo et forma che anchora loro possano cavalchare et venire via
de tracta quando serà comandato ale altre nostre gente d'arme che se vengano, et
taliter che non habiano ad fare dimora dreto ali altri, imo che, venendo con gli altri,
possiamo mandare ad executione quanto per nuy serà ordinato et comandato. Et circa
ciò non aspectati più replicatione da nuy, per quanto amati il bene del stato nostro. Ex
felicibus castris nostris apud Quinzanum, die penultimo augusti 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
834
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 agosto 30, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ricorda al luogotenente di Lodi l’andata di Giovanni Matto e della moglie a
Vercelli, mentre il fratello è rimasto in prigione e vi rimarrà finché non verrà data garanzia.
Dispone che le donne dei traditori possano, per il momento, avere di che vivere nelle loro case.
Domino locuntenenti Laude.
Respondendo ale vostre lettere, et primo, ala parte de Iohanne Matto ito a Verceli cum
la molie, lassato el fratello in pregione, et anche la cagione dela sua andata restiamo
avisati, et provederimo a quanto ne scriviti de non lasay venire là quello amico, et
volimo che vuy faciate retenire el fratello d'esso Iohanne Matto fin a tanto ve scriverimo
altro postquam è stato (dato) segurtade del fratello. Ala parte de quelle done deli
traditori, quale domandano da vivere, siamo contenti che con bono modo et ordine gli
faciate provedere del loro vivere pur in le case loro, non gli cazando né facendo altra
novità, fin a tanto che ve avisaremo et darimo el modo de quanto se haverà a fare in
questa materia. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
835
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 agosto 31, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica al podestà di Pavia di aver preso ai suoi servizi Tibaldo, Lorenzo e
Giaso da Pavia; trovi loro una sistemazione nel Pavese non lontano da Milano, dove possano
stare con la famiglia e anche posti per sei od otto giorni per i cavalli.
202r Potestati Papie.
Dilecte noster, havemo novamente tolti ali servicii nostri Tibaldo, Lorenzo et Giaso da
Pavia, presenti latori, et mandamoli a Milano a metterse in poncto. Pertanto volemo
debbi provederli in qualche loco del Pavese, più vicino a Milano che se possa, de
stancie dove possano stare con li cavalli et famigli soy et de stancie per sey o per octo
dì per li cavali che hanno et anche per quelli che haverano lì, et che siano messi in
poncto. Data in castris apud Quinzanum, die ultimo augusti 1452.
Iacobus.
Cichus.
836
Francesco Sforza al podestà di Maleto
1452 agosto 31, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ricorda al podestà di Maleto che le uniche gravezze sono per quanto si fa a
Zorlesco, luogo di grande importanza per la sicurezza dello stato. Al presente non intende fare
alcunchè circa gli esenti, tranne per cose importanti.
Potestati Maleti.
Havimo recevuto le tue lettere et inteso quanto tu ne scrivi dele graveze de quelli
homini; dicimo che non sapemo unde habiano tante graveze se non adesso per
Zurlesco, che importa tanto quanto pono cognoscere per lo stato nostro et per la tutella
deli nostri populi: et questo durerà poco, siché confortali ad havere pacientia in questo
caso che non se pò fare altramente. Quanto ala parte deli exempti, per adesso non gli
volimo innovare altro, salvo che quando accadesse dele cose importante, volimo bene
che li massarii de loro exempti facino la parte loro, non già per ogni cossa minima, per
le cosse importante, sì intendendo deli massari, non ancora dele persone de loro
exempti. Et questa è la nostra intencione. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum,
die ultimo augusti 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
837
Francesco Sforza a Antonio degli Eustachi
(1452 agosto 31, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza si dice d’accordo con Antonio degli Eustachi per la preparazione del galeone,
che vuole sia pronto in tutto e fornito di uomini entro dieci giorni. Gli faccia sapere di quanti remi
è, quanti uomini gli ocorreranno e quale sarà la spesa per fanti e i marinai in modo che,
mandando i denari per i fanti, possa navigare a tutta forza.
Domino Antonio de Eustachio.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso per quelle l'ordine haviti posto per mettere in
poncto el galione; molto ne piace et commendiamovene. Et perché importa dicto
galione ultra quam dici posset, ve confortiamo et carichamo, se may havesti volia
compiacerne in cossa alcuna, che faciate ch’el sia in ponto del tuto et fornito de homini
ita ch’el non gli manche niente nel termine limitato in le vostre lettere, cioè in dece dì
dal data dele vostre lettere, avisandone di scrivere a quanti remi vogarà dicto galeone
et quanti homini da defesa gli andarano et quanto montarà la spexa, cussì deli fanti
como deli navaroli ita che, mandando nuy li dinari deli fanti, non habia a dimorare
niente, ma possa venirsene zuso de tracta volando. Data ut supra.
Facendoli mettere suso tute le monitione et preparamenti che bisognaranno. Data ut
supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
838
Francesco Sforza al fratello Alessadro Sforza
1452 agosto 31, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa il fratello Alessadro che, fortificata Zorlesco, vi farà confluire i soldati
che sono con Bosio a Pizzighettone. Per evitare che i nemici si impossessino del luogo, vuole
che mandi subito gente a guardia della fortezza e, in caso di attacco nemico, si riparino nel
“recepto vechio”. Terminati i lavori, manderà gli uomini che vi debbono rimanere. Infine gli dice
di essere a conoscenza che il conte Giacomo cavalca o cavalcherà dalle parti del Lodigiano.
202v Domino Alexandro Sfortie comiti, et cetera.
Alexandro, como tu haveray inteso, nuy facemo fortificare Zorlescho per farle poy stare
quelle gente sonno a Pizghettone cum Boso, nostro fradello, el quale loco ormay
credemo debia essere reducto in bona forteza. Et perché non vorressemo che li nemici
pigliasseno al presente esso loco et lo fornisseno a loro posta, la qual cosa porrebeno
fare facilmente non siando gente che guardi la forteza che se fa de presenti, volemo
subito, recevuta la presente, debi mandare in esso loco (a) dele gente le quale habino
cura de guardare la dicta forteza quale se fa de novo, ordinandoli che se pur caso
occorresse che le gente inimiche andasseno a combattere el dicto loco novamente
fatto forte et non potendoli loro resistere, che se reduchino in lo recepto vechio dove
stanno li homini, ordinandoli ancora che qui, li fusse forza redurse dentro esso recepto,
se portino bene cum li homini per forma non habino caxone lamentarsi deli facti loro,
advisandote che, como nuy seremo advisati che quella forteza serà fornita, li
mandaremo a stare quelli li haranno a stare, advisandone dela provisione li haveray
facta. Et in questo non li perdere micha de tempo, perché semo pur advisati ch’el conte
Iacomo o el è cavalcato o el cavalcarà verso quelle parte de Lodesane per fare una
correria. Data in campo apud Quinzanum, die ultimo augusti 1452.
Iohannes.
(a) loco in interlinea su parechie depennato.
839
Francesco Sforza al provveditore di Crema
1452 agosto 31, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, adeguandosi a quanto deciso in campo avverso, annuncia al provveditore di
Crema l’annullamento dei salvacondotti concessi ai sudditi del provveditore.
203r Provisori Creme.
Spectabilis vir, perché la vostra illustre signoria ha revocato tuti li salviconducti
concessi ali nostri subditi, ne pare conveniente che nuy anchora faciamo el simile ali
vostri. Aduncha per vigore dela presente lettera ex nunc revocamo et anullamo tucti li
salviconducti che se trovano essere concessi per nuy, overo a nostro nome, a
qualuncha subditi dela prefata signoria, cossì ecclesiastici, como seculari, soldati,
citadini et caduno altro in genere et in specie, de potere stare, habitare, lavorare,
agriculturare, cazare et fare qualunche exercitio et mestiero, ita et taliter che, spirato el
termino del contramando sine desdecta, quale se contene in li salviconducti, la quale
spiratione volemo se incommenzi el dì che questa nostra lettera dè essere presentata,
li dicti salviconducti s'intendano essere rocti et annullati in tucto et non se possano più
usare; siché ve ne havemo vogliuto avisare. Data in castris nostris felicibus apud
Quinzanum, ultimo augusti 1452.
Triplicata.
Irius.
Cichus.
840
Francesco Sforza al provveditore della Geradadda
1452 agosto 31, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, in conformità della decisione del provveditore della Geradadda, gli comunica
un eguale provvedimento a danno dei suoi sudditi di annullamento di ogni salvacondotto per
cui, alla scadenza del termine del contromando, esso sarà del tutto inefficace.
203v Provisori GIaree Abdue.
Spectabilis vir, perché la vostra illustre signoria ha revocato tucti li salviconducti
concessi ali subditi nostri ne pare conveniente che anchora nuy faciamo el simile ali
vostri. Adunche per vigore dela presente lettera ex nunc revocamo et anullamo tucti li
salviconducti che se troveno essere concessi per nuy, overo a nostro nome, ad
qualunche subditi dela prefata signoria, così ecclesiastici como seculari, soldati,
citadini et cadun altro in genere et in specie, de potere stare, habitare, lavorare,
agriculturare, cazare et fare qualunche exercitio et mestiero, ita et taliter che, spirato el
termino de contramando sine desdicta, quale se contene in li salviconducti, quale
spiratione volemo se commenzi el dì che questa nostra lettera ve serà presentata, li
dicti salviconducti se intendano essere rocti et anullati in tucto et non si possino più
usare. Siché ve ne havemo vogliuto avisare. Data in castris nostris felicibus apud
Quinzanum, ultimo augusti 1452.
Triplicata.
Irius.
Cichus.
841
Francesco Sforza ai rettori di Brescia
(1452 agosto 31, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza comunica ai rettori di Brescia l’annullamento di tutti i salvacondotti ducali
concessi ai loro sudditi, privati perciò di ogni valore alla scadenza del termine. Esime da tale
annullamento i salvacondotti a Santa Maria di Caravaggio e a Santa Maria di Gazzano.
Rectoribus Brixie.
Perché la vostra illustre signoria ha revocato tucti li salviconducti concessi ali nostri
subditi, ne pare conveniente che nuy anchora faciamo el simile ali soy. Adunche per
vigore dela presente lettera ex nunc revocamo et anullamo tucti li salviconducti che se
trovano essere concessi per nuy, overo a nostro nome, a qualunche subditi dela
prefata signoria, cossì ecclesiastici como seculari, soldati, citadini, et cadun altro in
genere et in specie, de potere stare, habitare, lavorare, agriculturare, cazare et fare
qualu(n)che exercitio et mestiero, ita et taliter che, spirato el termino del contramando
sine desdicta, quale se contene in li salviconducti; la quale spiratione volemo se
incomenzi domane, (a) li dicti salviconducti s'intendano essere rocti et anullati in tucto
et non se possano più usare, (b) reservati però li salviconducti per nuy concessi a
Sancta Maria de Caravazo et a Sancta Maria da Gazano presso le Orce li quali siamo
contenti stiano fermi et siano observati. Siché (c) ve ne havemo voluto avisare et
pregamovi ne vogliate avisare del recepimento de questa, perché altramente al
portatore dela presente nostro messo ne daremo piena fede. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
(a) Segue per quelli luochi che sonno vicini et per li altri che sonno più lontani se
incomenzi el dì che queste nostre lettere ve serano presentate depennato.
(b) Segue reserva depennato.
(c) Segue vene depennato.
842
I Rettori di Brescia a Francesco
1452 agosto 31, Brescia.
I Rettori di Brescia rispondono a Francesco Sforza sul provvedimento di annullamnto dei
salvacondotti ai sudditi veneti, ma non ancora in possesso di egual provvedimento di Venezia,
si sono rivolti al governatore e ai provveditori dell’esercito per avere disposizioni in proposito.
Responsio.
Illustrissimo domino duci Mediolani, et cetera.
Illustris et excellens domine, havemo inteso per una vostra quanto dicite per la
serenissima vostra signoria esser ordinata la revocatione deli salviconducti concessi ali
subditi vostri, et che similmente vuy voliti fare deli concessi ali subditi dela prelibata
illustre signoria nostra per vuy, dela quale materia non havendone nuy noticia alcuna
dala nostra illustre signoria ne havemo dato aviso ali magnifici governatore et
proveditori delo exercito per intendere se forsi a loro fosse dato alcuno ordene sopra
questo, et havuta risposta dale magnificencie soe poressemo più consultamente
respondere ala signoria vostra. Data Brixie, ultimo augusti 1452.
Rectores Brixie et Antonius Diado provisor, et cetera.
843
Francesco Sforza ad Andrea Dandolo
1452 agosto 31, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Andrea Dandolo, provveditore di Crema, della denuncia fatta contro
Antonio Landriani che, avvalendosi del salvacondotto, si è appropriato di sette buoi degli uomini
di Casira di Geradadda; il duca dispone che Antonio o restituisca le bestie o ne paghi il valore.
205r Domino Andree Dandalo, provisori Creme.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scriviti de Antonio da Landriano
quale, sotto la fede del nostro salvoconducto, el quale intendimo omnino servare
incorrecto et illeso, habia pilliato et retenuto sete bestie bovine al’homini de Casira de
Giara d’Adda; per certo ne remanimo troppo malcontenti et ultra quam dici posset. Et
benché dicto Antonio tenga dela natura che scriviti, pur volimo et siamo deliberati che
omnino facia la restitucione o dele bestie o del precio equivalente, et cussì gli scrivemo
per modo che lo farà; et quando non lo facesse per nostre lettere, gli lo farimo fare per
altra via, perché omnino deliberemo che gli nostri salviconducti valiano et tengano cum
integra fede. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum, ultimo augusti 1452.
Ser Iacobus.
Iohannes.
844
Francesco Sforza al podestà di Pavia
(1452 agosto 31, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza comanda al podestà di Pavia di prendere il famiglio di Antonello da Cinzano,
compagno del marchese di Varese, fuggito nel pavese con un cavallo e cose di Antonello.
Presolo, gli faccia restituire ogni cosa.
Potestati Papie.
Da Antonello da Cinzano, compagno del strenuo marchese da Varese, è partito uno
suo fameglio con uno suo cavallo et certe altre cose et reductose in Pavese, como
intenderay da luy. Et perché tal fuga non è da lassare impunita, volemo che,
sforzandote de havere lo dicto fameglio in le mane, non lo lassi partire fin attanto ch'el
habia contentato el dicto Antonello d'esso cavallo et de tucto quello ha portato via del
suo. Et questo volimo (a) faci senza exceptione alcuna. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
(a) Segue facy depennato.
845
Francesco Sforza a Gentile della Leonessa
1452 agosto 1, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica a Gentile della Leonessa di aver ricevuto la sua lettera di risposta a
quella ducale sulla revoca dei salvacondotti, eccezion fatta per Santa Maria delle Grazie.
Gentili de Leonessa.
Magnifice vir, havemo recevuta una vostra lettera responsiva alla nostra data heri circa
la revocatione di salviconducti generalmente, excepto quello de Sancta Maria dele
Gratie, ala quale non ce accade altra resposta, se non che ve avisamo dela receptione
d’essa lettera. Ex nostris felicibus castris apud Quinzanum, die primo augusti (a) 1452.
Irius.
Cichus.
(a) Così A.
846
Francesco Sforza vuole ad Alessandro Sforza
(1452) settembre 1, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il fratello Alessandro mandi a prendere a Vitodono Quaglino e
Lorenzo Vaila, uomini d’arme fuggiti da Giovanni dalla Noce e li metta in prigione dal castellano
di Sant’angelo. La roba e i cavalli loro stiano dagli uomini di Vitodono a disposizione del duca.
205v Domino Alexandro Sfortie, et cetera.
Alexandro, intendiamo che a Vitodono sonno doy homini d'arme, l'uno chiamato
Quaglino et l'altro Lorenzo da Vayla, quali già se fugirono da messer Iohanne dala
Noxe, et per alcuni boni respecti volemo siano retenuti et (a) mandar a farli pigliare
tucti doy et cum bona compagnia li mandaray al castellano de Sancto Angelo,
ordinando et commandando ad esso castellano che li metta in una presone, facendoli
custodire per tal forma non possano fugire nì partirse per alcuno modo senza nostra
licentia. Ordinaray appresso che li cavalli et robba loro sia messa in le mano de quelli
homini de Vitodono quali l'habino a governare et farne quello che per nuy li serà
ordinato, et non altramente et responderne come haveray facto. Data in campo apud
Quinzanum, die primo septembris.
Iohannes.
(a) siamo retenuti et in interlinea.
847
Francesco Sforza ai consoli, il comune, gli uomini di Gabiate
1452 settembre 1, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa i consoli, il comune, gli uomini di Gabiate come pure i sotto indicati,
che Venezia ha annullato i salvacondotti. Precisa di avere preso uguale provvedimento.
Consulibus, comuni et hominibus Gabiate et eius squadre.
Dilecti nostri, crediamo siati avisati da quelli che sano per la Signoria de Venesia como
hano revocato universalmente tuti li salviconducti concessi ali nostri subditi et per
consequente li vostri; nondimeno ve ne avisamo ancora (a) nuy. Et volemo che stagati
attenti et guardiati le persone et robbe vostre perché, spirato el termino del
contramando contento in li vostri salviconducti, el qual termino incommenza el dì de
hozi, se ne recevereti damno serà vostro, advisandovi che nuy anchora havemo (b)
revocato li soy. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum, die primo septembris
1452.
Irius.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit infrascriptis comunibus et hominibus:
consulibus, comunibus et hominibus squadre Pontisvici.
Consulibus, comunibus et hominibus squadre Manerbii.
Consulibus, comunibus et hominibus Gambare et eius squadre.
Consulibus, comunibus et hominibus squadre Ottolenghi.
Consulibus, comunibus et hominibus Prati Albonini et eius squadre.
Consulibus, comunibus et hominibus squadre Quinzani.
Consulibus, comunibus et hominibus Mayrani et squadre sue.
Consulibus, comunibus et hominibus Panonis et eius squadre.
(a) Segue voy depennato.
(b) Segue revocamo depennato.
848
Francesco Sforza ai marchesi, al comune e agli uomini di Varzi
1452 settembre 3, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica ai marchesi, al comune e agli uomini di Varzi di aver destinato a
podestà del luogo Giacomo da Frascarolo, detto Vicini. Vuole che gli si presti obbedienza e gli
si corrisponda il salario come usava con i suoi predecessori.
206r Nobilibus dilectis nostris marchionibus ac comuni et hominibus terre Varcii.
Havemo deputato per nostro podestà in quella terra et iurisdictione sue el dilecto
nostro Iacomo da Frascarolo, dicto di Vicini, cum auctorità, arbitrio et salario solito
havere per li soy precessori, como vedereti per le lettere nostre patente gli havimo
facto fare. Pertanto volimo che lo acceptati et mettiati ala posessione de dicta
potestaria et li respondiati per quello tocha ad vuy del suo salario ali tempi debiti, et
similiter gli prestiati debita obedientia. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum, die
iii septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
849
Bolognino de Attendoli a Francesco Sforza
1452 agosto 25, “ex castro magno Papie”.
Bolognino de Attendoli comunica a Francesco Sforza di non potergli, come richiesto, inviare a
Cremona il prigioniero Bernardo da Mazeto perché notti fa,calatosi con lenzuola e coperta nel
fossato, è fuggito. Allegato l’elenco dei prigionieri a Pavia, Lodi, Binasco
Illustrissimo domini duci Mediolani.
Ho recevuto dala vostra signoria una lettera nela quale vostra signoria me scrivi ch'io
debia mandarvi Bernardo da Mazeto per fin a Cremona. Io aviso la prefata signoria
vostra che, havendo molti di presoni qua et non volendo io lasargli tuti insieme, rimessi
il dicto Bernardo da per luy in una camera, sì che havendo li mei sparsi per più lochi,
como vostra signoria sa, et cussì essendo rari alquanto, e lo dicto Bernardo videndosi il
commodo, parechie più nocte sonno che esso se n'è fugito, et ritrovay li lenzuoli et la
coperta como s’era affunato nel fosso andandosene. Donda, non sapendo io altro che
me dire, prego la signoria vostra che me perdone, non altro, mi ricomando ala signoria
vostra. Ex castro magno Papie, die xxv augusti 1452.
Excelse celsitudinis vestre servulus Bologninus de Attendolis Sancti Angeli comes.
Presoni nel castello di Pavia porta de Millano.
Messer Gabriel da Brena,
Stefano Rabia,
Ambroxo Machaxola,
la dona de Inocente Cocta
cum tre figliole,
il Cigolino da Baxcapé.
Item
Honofrio Rifaldo cum uno fameglio da Viglevano,
Boxonno de Viglevano,
da Lodi:
Iacomino da Villanova,
Hector da Villanova,
Iacomo Baratero: furono mandati
questi di Lodexana per lo illustre ser Alessandro.(a)
Iacomo Baratero.
Hector da Villanova: Binaschi
Iacomino da Villanova Papie in castello.
(a) Da Da Lodi a Alexandro depennato.
850
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 settembre 3, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Bolognino de Attendoli, castellano di Pavia, della fuga di Bernardo de
Mazeto. Dispone che dei tre prigionieri lodigiani mandati dal fratello Alessandro ne scelga due
da affidare al castellano di Binasco.
206v Bolognino de Attendolis, castellano castri Papie.
Per la vostra lettera de dì xxv del passato habiamo inteso la fuga de Bernardo de
Mazeto; al che non dicimo altro se non ch'el ne rencresce. Ceterum per aleviarne
alquanto la faticha de fare guardare tanti presoni, siamo contenti, et cossì volemo che
de quelli tre Lodesani, quale ve ha mandato lì Alexandro, nostro fratello, ne debiati
mandare duy quali parerano a vuy, a Binasco ben acompagnati, per modo che non
possano fugire, et li faritili consignare in mane del castellano al quale scrivimo quello
che debia fare di loro. Et poy per vostra lettera avisaritene como haveriti exequito
questa nostra voluntà. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die iii
septembris 1452.
Bonifacius.
Cichus.
851
Francesco Sforza al castellano di Binasco
(1452 settembre 3, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa il castellano di Binasco che Bolognino gli manderà due prigionieri
lodigiani che vuole siano ben sorvegliati.
Castellano arcis Binaschi.
De ordinatione et commandamento nostro, mandarà lì il Bolognino, nostro castellano di
Pavia, duy Lodesani quali luy haveva in quello nostro castello. Pertanto volemo che li
accepti et li destenghi in quello nostro castello, facendoli guardare per la vita, et guarda
che per alcuno modo non fugano, per quanto hay cara la gratia nostra. Data ut supra.
Cichus.
852
Francesco Sforza al podestà di Belgioioso
(1452 settembre 3, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa il podestà di Belgioioso dell’arrivo di Farina per un suo famiglio
fuggitolo lì. Vuole che il fuggitivo sia costretto a ritornare da Farina oppure lo risarcisca di
quanto sottratto, essendo Farina atteso in campo.
Potestati Belzoyosi.
Vene li il Farina, nostro fameglio, presente exhibitore, per caxone de uno suo fameglio
dellì s'è fugito da luy, como da luy intenderay. Pertanto te commettimo et volimo debbi
havere denanzi ad ti il dicto fameglio, overo li soy, et provedere, constringendoli che
overo il dicto fameglio torni ad servire el dicto Farina, overo gli satisfaza la robba soa
gli ha portato via, ma lo spaza subito che possa tornare in campo da nuy. Data ut
supra.
Zanetus.
Cichus.
853
Francesco Sforza ai marchesi di Varzi
1452 settembre 3, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina ai marchesi di Varzi di corrispondere al nuovo castellano Giacomo
Paiano i quattro ducati mensili da loro dovuti; al completamento della sua provvisione
provvederà suo fratello Bosio.
Marchionibus Varcii.
Perché havemo deputato per castellano de quella forteza Iacomo Payano, como haviti
inteso, cum provisione de ducati sey el mese, deli quali Boso, nostro fradello, ne
pagherà duy per el terzo che tocha a luy et ale altre doe parte, cioè ducati (a) quatro el
mese, tocha a pagare a vuy, pertanto ve commandiamo che al dicto castellano debiati
respondere ali tempi debiti quello tocha a vuy, cioè ducati quatro el mese, come
havemo dicto. Et questo fatelo senza contradictione alcuna. Ex felicibus castris nostris
apud Quinzanum, die iii septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
(a) Segue quatuor depennato.
854
Francesco Sforza a Bosio Sforza
(1452 settembre 3, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza impone al fratello Bosio di rimettere Giovanni Albanese, uomo d’arme, nel
possesso della casa di San Colombano in cui era con la sua famiglia e dalla quale è stato
cacciato per far posto a Pedrino da Bergamo, procurando che non manchi nulla.
207r Domino Bosio Sfortie.
Questa sera è venuto da nuy Iohanne Albanese, nostro homo d'arme, quale s'è doluto
sommamente et gravato cum nuy che, havendo luy la sua fameglia lì ad Sancto
Columbano, li è stato cazata de casa per metterli Pedrino da Pergamo; e qui s'è tanto
condoluto con nuy et nuy cum luy che non te lo porissemo dire, et certo ne pare sia
stato molto malfacto. Pertanto te dicemo et commettemo che subito, havuta questa,
siali che si voglia in la dicta casa, se bene lì fusse tu proprio, se hay caro lo amore et
gratia nostra, debbi fare levare ogniuno della dicta casa et lassarla liberamente ala
fameglia del dicto Iohanne Albanese, provedendo che non li sia facto danno né
rencrescimento veruno, perché te certificamo, se li mancherà cosa alcuna, gli farimo
pagare per dopio. Data ut supra.
Iohannes.
855
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 settembre 3, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza vuole che il fratello Alessandro ammonisca gli ufficiali di non tollerare che la
truppa di stanza a Lodi danneggi chi è in campo, com’è il caso di Defendino de Pasquale, la cui
moglie sollecita il ritorno per danni e furti giornalieri di fieno e legna.
Domino Alexandro Sfortie.
La molie de Defendino de Pasquali da Lodi, nostro soldato, gli ha scripto una lettera
gravandose molto et rechiedendolo ch'el vada a casa per obviare ali inconvenienti et
robarie che dice gli feceno facte lì in Lodi per li soldati logiati apresso casa sua li quali,
secundo lei dice, gli hano robato a tempo di nocte el feno e le ligne, et ogni dì gli fano
pegio; del che ne siamo maravigliati che li nostri officiali li comportano simili excessi,
maxime in quelli che stano chi a stentare qua in campo, che pur ne pareva se gli
dovesse havere rispecto. Pertanto volimo che tu facii intendere questa cosa et gli facii
remediare, acioché esso Defendino non habia cagione de domandarne più licentia de
venire là como ha facto. Data ut supra.
Cichus.
856
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 settembre 3, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza vuole che il fratello Alessandro conceda una scorta nel trasporto dell’uva,
tenuto conto che fra otto giorni la vendemmia avrà fine. Si rallegra per il fatto d’arme, ma non
lasci andare gli uomini senza licenza ducale.
Domino Alexandro Sfortie.
Serisemo contenti per contentamento et bene de quelli nostri citadini de Lodi che tu gli
facessi fare la scorta per condure le sue ughe a casa, et così vogli fare, maxime
havendo a durare poco che fornirano de vendimiare infra octo dì. Ala parte del facto
d'arme facto, ne havemo recevuto piacere asay, ma sopra tucto guarda non lassare
andare quelli homini d'arme che sonno rimasti senza nostra licentia. Data ut supra.
Cichus
857
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 settembre 3, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza scrive al referendario di Lodi che, visto quanto scrive sui dazieri delle entrate
delle porte e considerato il contenuto della loro supplica, di aver affidata la vertenza ai Maestri
delle entrate ducali. Altrettanto ha fatto per i dazieri delle bollette dei forestieri.
207v Referendario Laude.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scriviti deli datieri dele intrate
dele porte et etiam intesa la substantia d'una supplicatione a noy porrecta per parte
d'essi datieri; a noy è parso conveniente cosa comettere la causa ali magistri dele
intrate nostre, como a iudici competenti. Et cussì havimo facto cum intentione ch'el se
facia ragione aciochè essi datieri meritamente non si possino lamentare. Et simile
comissione havemo facta ali dicti magistri deli datieri dele bullette de forostieri. Data in
exercitu apud Quinzanum, die iii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
858
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 settembre 3, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa il fratello Alessandro di aver affidata ai Maestri delle entrate la
vertenza, con minacce di rinunciare al dazio, dei dazieri alle entrate delle porte di Lodi perché i
soldati introducevano in città uve, vino e altre vettovaglie ricusando ogni pagamento e a nulla
era valso l’intervento di Alessandro. Consiglia il fratello di render noto ai Maestri delle entrate
quanto egli gli ha scritto in proposito in modo possano giudicare al meglio.
Domino Alexandro Sfortie.
Ali dì passati, como tu say, li datieri del’intrate dele porte de quella nostra cità forano
da nuy ad agravarse et domandarce restoro, mostrando etiamdio volere renuntiare al
datio, dicendo che le nostre gente alogiano lì, portavano dentro uve, vino et altre
vectualie et non volevano pagare datio veruno. Il perché te scripsemo che tu
remediasse et deinde ne rescrivessi (a) haverli remediato in modo che più non se
portava vino, né altre cose. Subsequenter sonno ritornati a noy essi datieri,
significandone non essergli remediato, anci che pegio fano che prima; et ne hano
sporta una supplicatione per tenore dela quale havimo commissa la causa ali Magistri
del’entrate nostre como a iudici competenti, acioché essi datierii non habiano iusta
cagione lamentarse. Siché scrivendoli noy che debano havere bona informatione de
ciò hano supplicato essi datierii et de quanto tu ne hay scripto superinde, serà bene
che tu avisi essi magistri de quanto hay scripto ad noy, acioché melio sapiano iudicare.
Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) ne rescrivessi ripetuto.
859
Francesco Sforza al capitano della Lomellina
(1452 settembre 3, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina al capitano della Lomellina pavese di aderire alle richieste di Leonoro
per la conservazione di Genova, conscio quanto quel luogo conta per lo stato sforzesco.
Capitaneo Lomeline Papie.
Volimo che rechiedendoti el conte Leonoro homini o più uno favore che uno altro per
conservatione del Iuocho da Zenoa gli lo debii dare et presto, perché la conservatione
del dicto loco non solamente è utile al conte Leonoro, ma importa grandemente al stato
nostro. Data ut supra.
Marchus.
Iohannes.
860
Francesco Sforza a Pallavicino
1452 settembre 4, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza sollecita Pallavicino a stare pronto a rispondere a ogni richiesta ducale.
Eguale sollecito è fatto a Pietro Maria Rossi.
209r Domino Palavicino.
Troppo desideramo che vuy cum li vostri siate subito in poncto per potere cavalcare ad
ogni nostra richiesta et fare cosse importantissime, segondo havimo designato et per
restaurare et emendare li damni et inconvenienti passati, como siamo certi voy essere
non mancho desiderosi che nuy. Pertanto vi confortiamo, carichamo et stringemo
quanto più possimo che mettiate ogni vostro sentimento, industria et solicitudine in fare
che subito siate in poncto, como havimo dicto. Data in castris nostris felicibus apud
Quinzanum, die iiii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
Die et loco predictis.
In simili forma scriptum fuit Petromarie de Rubeis armorum et cetera.
Cichus.
861
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 5, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, su richiesta di Alessandro, lo informa dell’arrivo di cinquanta balestrieri
balestrieri e fanti. Si dice poi disposto ad aderire alla richiesta fattagli da Antonio Landriani di
concedere la libertà a Giovanni da Vignate purché dia una consistente garanzia che non lascerà
Milano senza licenza ducale. Di ciò potrà informarne o Bianca Maria o il Consiglio segreto.
Domino Alexandro Sfortie.
Havemo inteso quanto tu ne scrivi per una tua de dì iii del presente di fanti che menò
Rizo l'altro dì lì, che te bisogneriano al presente et cinquanta balestrieri per far prova
de (a) exequire la facenda, et cetera; ala quale respondemo che vederemo de
mandarte presto dicti fanti et balestreri, ben te avisamo che non poterano stare tropo lì.
Ala parte dela richiesta te ha facta Antonio de Landriano che vogli far liberare Zohanne
(b) de Vignate, te dicemo siamo contenti ch'el dicto Zohanne sia liberato, dagando luy
in Milano bona et grossa securitade de dinari, de persone sufficiente che non se partirà
de Mediolano senza nostra licentia; et de questo poteray scrivere a Mediolano ala
illustre madona Biancha o al Consiglio nostro secreto. Data in castris nostris apud
Quinzanum, die quinto septembris 1452.
Iacobus.
Iohannes.
(a) per far prova de in interlinea.
(b) Zohanne in interlinea su Zorzo Rizo depennato.
862
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 settembre 6, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Luchina dal Verme lasci libero Luciano, famiglio del figlio Sforza e
gli ordini di andare dal duca.
Domine Luchine de Verme.
Siamo contenti et volimo che rellasati fuora de presone Luciano, fameglio de Sforza,
nostro figliolo, qual haviti in presone, et gli commandiati che debia venire qui da nuy. Et
questo fatello subito recevuta questa. Data in castris apud Quinzanum, die vi
septembris 1452.
Marchus.
Iohannes.
863
Francesco Sforza a Bosio Sforza
1452 settembre 6, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Bosio Sforza che Bonifacio de Alatro, partito per andare dal duca, ha
preso la via dei nemici ed è stato sorpreso da provisionati di là dal Po presso una bastita;
assalito, gli è stato preso un cavallo, ma è fuggito. Se trovassero cose sue, le consegni al
castellano Ioseph e di tutto quel che avrà fatto lo informi. Il duca vuole che convochi i fanti e
faccia loro prestare giuramento di fedeltà in modo da potersene avvalere.
209v Domino Bosio Sfortie.
Te avisamo como Bonifacio de Alatro, conestabile, quale era partito da ti per venire
qua da nuy, è fugito et è andato dal canto de inimici; et questo sapiamo perché alcuni
deli nostri provisionati lo trovarono dellà da Po et vedendolo sinistrare lo asaltarono
appresso la bastita et gli tolsero uno cavallo, ma luy è scapato con un altro. Per la qual
cosa volemo che subito, recevuta questa, debii havere li soy fanti da te e li faray iurare
d'esser fideli et de servirne como deno li subditi ali soy signori; et questo faray con tale
modo che se possiamo valere et adiutare di loro. Ceterum, perché nuy havevamo facto
dare non sonno anchora più che xv dì, octocento ducati quali sarebe meglio haverli
butati, ti dicimo che debii vedere que cavalli et robba fosse rimasta lì dela soa et farala
consignare in mane ad Ioseph, nostro castellano lì, al quale scrivimo di questa cosa,
siché niente vada in sinistro; et puoy di quanto haveray exequito et trovato, subito et
senza dimora ne aviseray per lo presente cavalaro. Data in castris apud Quinzanum,
die vi septembris 1452.
Die et loco suprascriptis.
In simili continentia scriptum fuit potestati Sancti Columbani.
864
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
1452 settembre 7, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza assicura Antonio degli Eustachi che provvederà a fargli avere i balestrieri e
soldati richiesti nella sua lista, a proposito dei quali faccia pure dei solleciti. Insista con tutti
quelli cui il duca ha scritto in modo che il galeone non navighi per mancanza di balestieri e di
armati e lo informi di quanti marinai abbisogna per reperire i soldi per un mese. Alle cordarie
richieste provvederà Bolognino e l’ufficiale delle munizioni alle bombardelle.
Domino Antonio de Eustachio.
Respondendo ad quanto ne haveti scripto per tre vostre circa lo facto de balestreri et
homini armati che bisognano per lo galione secundo la lista che ne haveti mandata,
dicimo che subito farimo provisione. Al facto del dinaro che non se haverà casone de
stare in porto niente, nuy scrivimo per le alligate secundo ne haveti rechiesto. Per li
dicti balestreri et homini armati, solicitati haverli tucti et non gli perdati tempo. Ben
dicimo che nuy non possimo fare che alquanto non se maravigliamo dicati che
havereste scripto, ma perché la puocha obedientia haveresti havuta vuy siate restato
de scrivere, perché in cose che spettano al’offitio vostro del capitaneato, como è
questa de presenti, voressimo ben intendere che fossimo quelli tali che non ve
prestassero obedientia, perché gli darissimo ad intendere che ne rencrescesse ad non
obedirve. Vogliati aduncha replicare ad tucti quilli ad chi scrivimo per le alligate et fare
in modo che lo dicto galione non habia ad stare impedito per li dicti balestreri et homini
armati. Ultra ciò avisatene immediate, havuta questa, quanti navaroli bisognano per
esso galione et quello che monta la spesa per uno mese, ad ciò gli possiamo fare
expediente provisione al facto del dinaro.
210r Ala parte dele cordarie havimo scripto al magnifico Bolognino che ve dia tucte
quelle gli domandareti et al’officiale dele monitione per lo facto dele bombardelle, ali
quali replicamo per la alligata che senza exceptione et replicatione alcuna ve diano
cordarie, bombardelle et tucte quelle monitione che vuy gli recercareti.
Scrivereti ali predicti deli balestreri et homini armati che haveti de bisogno perché in le
nostre lettere non ne facimo mentione alcuna, ma scrivimo che mandano quelli che vuy
rechiedereti et che, como seranno a Pavia, gli serà proveduto. Ex castris nostris
felicibus apud Quinzanum, die vii septembris 1452.
Persanctes.
Iohannes.
865
Francesco Sforza al comune e agli uomini di Mortara
1452 settembre 7, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il comune e gli uomini di Mortara diano ad Antonio degli Eustachi,
capitano ducale dei galeoni, gli uomini, ben pagati, che gli occorrono per armare un galeone.
Segue l’elenco delle località alle quali viene fatta la stessa richiesta.
Communi et hominibus Mortarii.
Havimo bisogno de alcuni homini per fare armare uno galione ad Pavia, del quale
havimo dato lo incarico al spectabile cavalero messer Antonio de Eustachio, nostro
capitanio de galioni. Il perché volimo che, remossa ogni exceptione et contradictione,
vuy gli dagati subito tucti quelli homini che luy ve rechiederà perché, como serano ad
Pavia, seranno molto bene pagati. Et questo fati che non manche per quanto haveti
caro lo amore et gratia nostra, al quale messer Antonio volimo credati sopra ciò como
ala persona nostra propria. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die vii
septembris 1452.
Persanctus.
Iohannes.
In simili forma scriptum fuit infrascriptis communibus:
Papie,
Castro Sancti Iohannis,
Burgonovo,
Placentie,
Brone,
Viquerie,
Sancti Nazarii,
Durne,
Gropeli
Garlaschi,
Gambolati,
Mortarii, ut supra.
866
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 settembre 7, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa il luogotenente di Lodi della morte di Luca da Montefiore, compagno
di Giacomo d’Arquà, che aveva lasciato in pegno a un giudeo una giornea, un mantello e uno
zuppone, indumenti che, pagati, vanno consegnati a detto Giacomo.
Domino Locumtenenti Laude.
Novamente è morto uno Lucha da Montefiore, compagno de Iacomo de Arquate,
nostro connestabile, quale havia in pigno in mano de uno iudeo, de quelli stano in
quella nostra cità, una zorneya, uno mantello et uno zupono de veluto per alcuni dinari.
Pertanto volimo che, havuta questa, debiate far dare et consignare ad qualuncha lì
Iacomo da Arquate predicto li dicti mantelo, zorneya et zupono et luy pagherà la usura.
Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.
867
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli e a Giacomo da Crema
1452 settembre 7, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli e Giacomo da Crema, ufficiale delle
munizioni di Pavia, diano ad Antonio degli Eustachio cordarie e bombardelle per il galeone.
210v Bolognino de Attendolis et Iacomo de Crema, officiali munitionum Papie.
Como per altre nostre ve havimo scripto, replicamo che, remossa ogni exceptione et
contradictione, vuy dati ad messer Antonio de Eustachio, nostro capitanio di galioni,
tutte quelle cordarie, bombardelle et altre cose che luy ve recercarà per fornire quello
galione che facimo armare de presente a Pavia, como siati informati. Et questo fati che
non manchi per cosa alcuna. Data in castris apud Quinzanum, die vii septembris 1452.
Persanctes.
Iohannes.
868
Francesco Sforza al castellano e a podestà di Vigevano
(1452 settembre 7, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina al castellano e podestà di Vigevano di esaminare la supplica del prete
Stefano di Mazi di Vigevano, confinato a Pavia; trovando che le cose stanno come lui dice,
vuole che se ne torni a casa. Allegata la copia della supplica dei fratelli di Mazi di Vigevano.
Castellano et potestati Viglevani.
Prete Stefano di Mazi de quella nostra terra, confinato a Pavia per certo sospecto
havuto de luy, n'ha facto sporgere l'inclusa supplicatione quale ve mandamo aciochè
con ogni diligentia la examinati et intendiati; et trovando essere così como in essa
supplicatione se contene, volimo et siamo contenti ch'el dicto prete Stefano possa
repatriare et stare a casa soa et fare lì li facti soy como posseva inanti che fosse
confinato. Data ut supra.
Marchus.
Cichus.
Copia supplicationis.
Illuster dominatio vestra, humiliter supplicatur pro parte deli vostri fidelissimi servitori
prete Stefanino, Antonio, Francesco, Bartholomeo, Filippo et Ambrosio, fratelli di Mazi
de Viglevano. Con ciò sia cosa che el dicto prete Stefanino è stato confinato a Pavia
per caxone che uno prete Iohanne de Collis de Viglevano, habitatore de Fraxineto,
terra del marchixe de Monteferrato; essendo venuto a Mortario, mandò a domandare el
dicto prete Stefanino li andasse a favellare lì a Mortario; lo dicto prete Stefanino,
considerando che veniva dele terre delo dicto marchexe, non gli volse andare a
favelare. Acadete poy ch’el dicto prete Iohanne per lo castellano et potestate de
Viglevano fu mandato a pigliare lì a Mortario per alcune parole le quale furono refferite
ad essi officiali. Essendo conducto ala rocha de Viglevano fo tormentato et confessò
che mandava a domandare el predicto prete Stefanino per dirle se volia attendere a
fare dare una porta de Viglevano alo signore Gulielmo venendo lì a campo, et in
perché el predicto prete Stefanino non è in colpa alcuna, non volse andare ala
chiamata del predicto prete Iohanne, considerato per la dicta casone è stato mandato a
confine a Pavia. Pertanto humilmente pregamo ala vostra illustrissima signoria, sì per
intuito dela iusticia et etiandio per misericordia, perché el predicto prete Stefanino non
se pò farse le spexe là dove sta, considerato che lì non ha intrata nesuna, se digna per
sua clementia et benignitade lassarlo repatriare ala dicta terra vostra de Viglevano a
casa sua, ad ciò che Dio conserve la signoria vostra in felice e prospero stato per
tempo longho, offerendosi luy et li soy fratelli volere essere fidelissimi servitori ala
signoria vostra, et sonno quanto niuno altro sia a Viglevano.
869
Francesco Sforza a Giacomo di Policastro
1452 settembre 7, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza esprime a Giacomo di Policastro, castellano di Vigevano, la sorpresa per
avere lasciato che il fattore di Guglielmo da Bavera facesse portare il legname “del reparo” nelle
case degli uomini di quella terra, legname che ora un inviato di Guglielmo farà trasportare nel
castello e mettere al riparo, secondo gli ordini ducali.
211r Notario Iacobo de Policastro, castellano arcis Viglevani.
Havimo inteso che per uno factore de Guilielmo da Bavera, quale è venuto lì, è stato
posto per le case del’homini della terra tucto quello ligname del reparo de quella terra;
dela qual cosa ne siamo maravigliati assay, perché nostro ordene fo, et così è nostra
intentione, che dicto ligname sia portato in quella rocha et lì sia facto una cassina,
socto la quale sia reponuto a coperto. Per la qual cosa scrivemo al dicto Guilielmo che
mandi lì uno deli soy quale, intendendose con ti, faza portare dicto ligname tucto in
quella (a) rocha et posto a coperto, como havimo dicto; sichè ti solicita che gli sia
portato, et poy del tucto avisane, avisandote che ne maravigliamo anchora deli facti
tuoy, et havendo veduto portare ali homini per la terra non gli habii proveduto, overo ne
habii almanco avisati. Data in castris apud Quinzanum, die vii septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
(a) Segue terra depennato.
870
Francesco Sforza al podestà di Voghera
(1452 settembre 7, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina al podestà di Voghera di provvedere che sia restituito al famiglio del
condottiero Gaspare il ronzino rubatogli.
Potestati Viquerie.
Ad uno fameglio del spectabile conte Gasparre, nostro conductero, fo zà furato et
menato via uno suo roncino quale s’è da poy retrovato lì, como intenderay da luy.
Pertanto volemo che facendote lo dicto fameglio fede come esso roncino fosse el suo,
debii provedere che gli sia restituito senza exceptione alcuna. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
871
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia
1452 settembre 8, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Gracino da Pescarolo e il referendario di Pavia provvedano con i
Maestri delle entrate, alle corde necessarie per il ponte di barche a Pizzighettone. Parimenti si è
scritto al Regolatore e ai Maestri delle entrate e a Gabriele di Cernusco, ufficiale delle
munizioni.
Referendario Papie et Gracino de Piscarolo ibidem.
Siamo avisati dal nostro comissario de Pizighitone de quello ponte de nave quale
facissemo fare lì, è tanto mal in poncto de cordarie perché sonno marce dal’aqua che,
non gli provedendo subito, serrà periculo de guastarsi et andare zuso; che non voriamo
per cosa del mondo, attento che è de grande importantia. Et pertanto volimo che subito
gli faciate provixione d'esse cordarie necessarie tanto, secundo che ve informarà el
presente portatore, intendendove sopra ciò con li Maystri dele intrate nostre ali quali
havimo etiam scripto superinde. Sopratuto fate presto. Data in campo apud
Quinzanum, die viii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
In simili forma, mutatis mutandis, scriptum fuit Regulatori et Magistris intratarum
necnon Gabrieli de Cirnuscolo offitiali munitionum.
872
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 8, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza scrive al fratello Alessandro circa la detenzione, dovuta a rapporti col nemico,
dei figli del defunto Maffeo da Muzzano, per i quali la consorte Bianca Maria e altri hanno
chiesto la liberazione; ribadisce che la condanna non è avvenuta per odio o malvagità, o quale
pretesto per impossessarsi delle loro cose, ma è suffragata da prove, testimonianze. Perciò
comanda ad Alessandro che accusati e accusatori siano mandati a Milano dal capitano di
giustizia e ascoltati per istruire il processo. Disporrà poi che nessuno tocchi le loro cose.
211v Domino Alexandro Sfortie.
Nuy siamo rechiesti et pregati dala illustre nostra consorte madonna Biancha et da
molti altri che vogliamo liberare li figlioli quondam de messer Maffeo da Muzano, quali
sonno stati destenuti per lo tractato praticavano et menavano contra el stato nostro. Et
perché nuy non voressemo che ad altri se desseno ad intendere che li havessemo
atrovata questa casone adosso et factoli destenere per odio o per malivolentia che li
portassemo o per partialità, o perché habiamo animo de tourli la robba soa, como
siamo certi serà dicto da molti, considerando che loro sonno molto richi et hano una
grande et bella robba, perché se cognosca chiaramente da ciaschaduno non l'havemo
facto ad questo fine, ma che se siamo mossi cum digna et iusta casone a farli
destenere per le chiare et vere informatione havute per prove, per testimoni et per molti
altri, et varii indicii del tractato che menavano contra el stato nostro, volemo debbi,
recevuta questa, mandare a Milano per uno di toy quello tale chi ha scoperto questo
tractato et li villani soy che insieme con loro tractavano questa cosa et mandarli a
presentare al capitano nostro de iusticia che li debia examinare maturamente et con
ogni diligentia, al quale havemo scripto debia procedere circa questa examinatione
cum ogni maturità et formare el processo et poy mandarcelo in scripto, ad ciò possamo
dimonstrare a chi vorrà dire el contrario che niuna passione ne ha mosso a farli questo
acto, ma che l'havemo facto con viva et chiara raxone. Et volemo anchora che dela
robba sua non ne debbi lassare tochare né movere da persona niuna, tanto che vaglia
uno minimo pontale de stringa perché, non facendo novitate alcuna in la roba sua, né
loro né niuno altro non poterà iustamente dire che li faciamo questo, per tuorli la robba
soa. Data in castris apud Quinzanum, die viii septembris 1452.
Iacobus.
Cichus.
873
Francesco Sforza al vescovo di Lodi
(1452 settembre 8, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza vuole che il vescovo di Lodi privi dei benefici di San Andrea e Siliastro, di un
beneficio clericale e la chiesa di San Nicolino, prete Giovanni Pietro da Sommariva e prete
Nicola Dragone qualora non tornassero da terre nemiche entro breve tempo.
Domino episcopo Laudensi.
Havimo inteso che uno prete Iohanne Pedro da Summarippa et prete Nicolao Dragone,
quali goldeno in quella cità li beneficii da Sancto Andrea et Siliastro et uno beneficio
clericale et la chiesa de Sancto Nicolino, se sonno absentati de quella nostra cità
senza nostra licentia né de alcuni nostri officiali et andati in le terre deli inimici nostri,
dove porriano tractare dele cose contra el stato nostro; la qual cosa non ne pare, né
volimo comportarglila. Pertanto ve confortiamo che infra uno termine competente
debiano repatriare et venire ad fare residentia ali dicti soy beneficii, altramente che
stianno privati d'essi. Et così, non venendo fra el termine gli constrenzeriti, gli privati
non venendo et non ubedendo ali vostri commandamenti, secundo che la rasone vole
et rechiede. Data ut supra.
Marchus.
Cichus.
874
Francesco Sforza a Bartolomeo de Ricardi
1452 settembre 8, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza dice a Bartolomeo de Ricardi di aver gradito il suggerimento datogli a
proposito dei preti Giovanni Pietro da Sommapietra e Nicola Dragone andati in terra veneziana.
Gli fa avere la patente per il subentro, come richiesto, di don Bartolomeo da Paternò nel
godimento dei benefici dei due preti transfughi, ma avverta il nuovo beneficiario che si comporti
in modo che ne lui né il suo patrocinatore abbiano di che vergognarsi.
212r Domino Bartholomeo de Ricardis.
Inteso quanto ne haveti scripto per vostre lettere de quelli preti Iohannepedro da
Sommapetra, Nicolao Dragono quali se sonno andati in le terre de Venetiani, ve
respondemo che n'è piaciuto el vostro aviso. Ve ne commendiamo et cossì scrivimo ad
monsignore vescovo de quella cità nostra che gli facia el commandamento, como in le
vostre lettere prudentemente recordati. Ala parte de deputare don Bartholomeo da
Paternò in li beneficii goldriano dicti preti Iohannepedro et Nicolao, siamo contenti, et
cossì vi mandamo la lettera patente in soa persona, ma perché l'ha quella conscentia
che sapete, volimo lo admoniati che se debia in dicto officio deportare talmente che
non facia vergogna né a vuy né a luy. Data in castris apud Quinzanum, die viii
septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
875
Francesco Sforza a Bosio Sforza
(1452 settembre 8, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza vuole che Bosio Sforza aggravi il meno possibile, anche per i lavori futuri,
quelli di Castione Lodigiano che si sono sempre mostrati fedeli.
Domino Bosio Sfortie.
Perché, como tu say, el luoco de Castiono Lodesano è in loco sospecto, et in queste
cosse occorse se sonno portati molto bene et cum gran fede, et ulterius attendano pur
ancora loro ad fortificarsi, volimo che li supporti et carichi mancho te sia possibile in
farli venire ad lavorare in quelli lavorerii che staray fare dellà. Data ut supra.
Marchus.
Cichus.
876
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 settembre 9, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, faccia sgombrare la casa di
quel cittadino in cui sono sistemate le famiglie dei soldati e metta, come ordinatogli. Schiaveto e
Galasso che hanno diritto di essere alloggiati per essere tutto il dì presso la persona del duca.
Domino Petro de Nursia, locumtenenti Laude.
Schiaveto et Galasso, nostri famegli, ne hanno dicto che non haveti voluto mandare ad
executione le nostre lettere ve scripsimo questi dì passati, che dovessevo tirare fuora
della casa de quello citadino, dove sonno allogiate le fameglie loro, quelli soldati che gli
sonno logiati. Per la qual cossa quello citadino vole caciare via dicte loro fameglie
perché, dice, sonno tropo strecti et non gli possano stare. Dela qual cosa, essendo
cossì, che non crediamo, ne maravigliamo, considerato maximamente che l’è pur
honesto che li famegli che stano tucto el dì presso la nostra persona, como fanno li
dicti Schiaveto et Galasso, non siano tractati como li altri. Pertanto ve dicimo che se
non haveti mandato ad executione dicte nostre lettere, subito recevuta questa, la
debiati mandare ad executione, cioè caciare fuora quelli soldati che sonno in quella
casa dove stano dicte loro fameglie, et siano che se vogliano. Data in castris apud
Quinzanum, die viiii septembris 1452.
Marchus.
Iohannes.
877
Francesco Sforza a Giovanni Francesco Pallavicino
1452 settembre 9, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina a Giovanni Francesco Pallavicino di trovare il cavallo di Guglielmo da
Viadana, compagno del condottiero Gaspare da Vimercate, preso dai suoi uomini e con il
consenso di Giovanni Guerzo, famiglio di Guglielmo, mentre transitava per Casteguelfo.
212v Iohannifrancisco Palavicino.
Passando ali dì passati uno fameglio de Guillelmo da Viadana, compagno del conte
Gasparro da Vimercato, nostro conductiero, chiamato Iohanne Guerzo per Castello
Guelfo, quale minava via uno bon cavallo del dicto Guillelmo, per li vostri, et, secundo
siamo informati, de vostra saputa, fo tolto dicto cavallo. Pertanto ve confortiamo et
admonemo debbiate provedere ch’el dicto cavallo se trovi et sia restituito al dicto
Guillelmo; et ad questo non fati replicatione alcuna perché siamo certissimi, se vuy
voleti, trovareti subito il cavallo. Data in castris apud Quinzanum, die viiii septembris
1452.
Zanetus.
Iohannes.
878
Francesco Sforza al podestà di Robbio
(1452 settembre 9, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza comanda al podestà di Robbio Lomellina di far restituire dal famiglio di
Antonio Tizone la roba che gli ha rubato fuggendo a Robbio.
Potestati Robii Lomeline Papie.
Sapemo che più dì sonno se fugì da Antonio Tizono uno suo famiglio che è da Robio et
gli portò via alcune cose, como tu vederay. Pertanto volimo che, remosa ogni
exceptione et contradictione, tu debbi provedere ch'el dicto Antonio rehabbia la robba
et cose sue dal dicto famiglio, nonobstante cosa alcuna in contrario. Data ut supra.
Persanctes.
Iohannes.
879
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 settembre 9, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Bolognino de Attendoli della consegna di Giovanni dalla Noce; vuole
che stia sotto stretta guardia in modo da poterglielo consegnare ogni volta che lo chiederà.
Bolognino de Attendolis.
El ve serrà consignato messer Iohanne della Noce quale facemo condure de
Alexandria per la vita. Pertanto volemo et commandiamove lo debiate tenere in
destrecto et suto bona guardia per modo che ogni volta ve lo domandaremo ne lo
sapiate consignare, avisandove che ve lo mandiamo et facemo consignare per la vita
et cossì fatilo guardare et tenere in destrecto. Data in castris apud Quinzanum, die viiii
septembris 1452.
Zaninus.
Cichus.
880
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 10, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza scrive al fratello Alessandro che provveda gli abitanti di Melzo, insofferenti
alle richieste di Antonio Landriano, di altra gente diversa dal Landriano che deve presentarsi dal
duca al più tardi entro domenica.
Domino Alexandro Sfortie.
Perché l'homini da Melzo se gravano ultra modo d'Antonio da Landriano
domandandoge lui et volendo da loro quel che pur non possano fare, et per non meterli
in desperatione havimo scripto ad esso Antonio che vada a Landriano et li se metti in
poncto cum più presteza possibile et venga a noy. Et per questo volimo che tu provedi
a quella terra d'altra gente che non siano tanto recriscevole quanto è luy, avisandote
che gli havimo scripto che al più tardo sia qua da noy dominica proxima a venire. Data
in castris apud Quinzanum, die x septembris (a) 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue apud Qui depennato.
881
Francesco Sforza a Taddeo dal Verme
1452 settembre 10, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ripete a Taddeo dal Verme di andare da lui entro la settimana per cose
importantissime:
213r Domino Thadeo de Verme.
Ali dì passati ve scripsemo che cum ogni celerità possibile ve mettissevo in poncto cum
li vostri per venire a nuy per cosse importantissime che havemo a fare. Et cussì per
queste ve repplicamo, et cum quanta più instantia possimo ve caricamo che ve
sforzate essere in ponto cum li vostri per potere venire al più tardo questa septimana a
noy per fare dele cose quale havimo designate. Data in castris apud Quinzanum, die x
septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
882
Francesco Sforza a Bosio Sforza
(1452 settembre 10, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza si dispisce con Bosio Sforza del suo comportamento verso Alessandro
perché a ogni richiesta di cavalcata risponde sempre negativamente, ricordandogli di essere
stato mandato lì per provvedere insieme ad Alessandro all’utile dello stato.
Domino Bosio Sfortie.
Como tu debbe sapere nuy te mandasemo de là perché tu te dovesse intendere cum
Alexandro, nostro fratello, a fare dele cose fusseno a mantenimento et utile del stato
nostro et deli inimici nostri; et questo fo el pensiero et oppinione nostra. Ma havendone
avisato dicto Alexandro, nostro fratello, che assay fiate havendote luy rechiesto a
qualche bona cavalcata, tu gli responde non sapere dove potere lassare el carriagio, e
pur doveristi pigliare el partito, quando te accadesse cavalcare de mettere el carriaggio
in la terra et poy ala tornata retenerlo, de questa tale responsione non possiamo se
non maravigliarse et anche dolerse, né sapimo pensare donde proceda, se non da
nostra propria desgratia, la quale da uno tempo in qua sempre ha voluto che tuti quelli
havimo mandati fuora, hano facto tuto l'opposto di quello gli havimo comettuto. Per
certo non è altro, se non nostra desgratia. Data ut supra.
Cichus.
883
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
1452 settembre 10, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Antonio degli Eustachi tenga pronti conestabile, paroni, navaroli e
uomini armati; e non appena ne avrà bisogno farà dare i denari necessari. Gli ricorda che il
galeone deve essere pronto entro quattro ore e di fargli sapere quanti marinai occorrono e a
quanto ammonterà la spesa per un mese. Scrive al referendario e a Gracino di mettere, giorno
e notte, due guardie a custodia del galeone.
Domino Antonio de Eustachio.
Havimo veduto quanto ne haveti scripto circa lo facto del galione, dicimo che lo dicto
galione presto lo adopraremo. Però vogliati tenere in poncto et apparechiati el
connestabile, paroni et navaroli et quelli homini armati che per altra nostra ve havemo
scripto, perché immediate, como haverimo bisogno operare lo dicto galione,
mandarimo et farimo exbursare là tucti quelli dinari che bisogneranno, ma tenati
apparechiati tucti li predicti che, ala prima lettera che scriverimo, lo dicto galione possa
essere in puncto de monitione et de ogni altra cosa che gli fa bisogno al più tardo in
quatro hore et non più, et advisatene subito quanti navaroli bisognano et quello che
montarà lo salario et spesa loro per uno mese.
Ve mandiamo qui alligata una lettera che scrivimo al referendario et ad Gracino che
subito mettano in lo dicto galione doe bone guardie che gli stiano dì et nocte, che
scandalo né inconveniente alcuno non possa seguire. Siché solicitati sia exeguito
quello che scrivimo. Data in castris apud Quinzanum, die x septembris 1452.
Cichus.
884
Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia
1452 settembre 10, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia che, in accordo con
Antonio degli Eustachi, capitano dei galeoni, eleggano due persone fidate cui affidare la
vigilanza del galeone in riparazione nei cantieri di Pavia.
213v Domino Gracino de Piscarolo et domino referendario Papie.
Como sapeti nuy havimo facto mettere in ordene lì ad Pavia uno galione et presto ne
accadrà de operarlo. Ma perché in questo mezo non gli intervengha sinistro né
inconveniente alcuno, volimo che immediate, havuta questa, intendendove cum el
spectabile messer Antonio de Eustachio, nostro capitaneo de galioni, provedati che in
lo dicto galione siano continuamente ala bona guardia et custodia d’esso, dì et de
nocte et ad ogni hora, doe persone fidate et sufficiente che non se partino may dal
dicto galione per ogni caso che potesse occorrere. Data in castris apud Quinzanum,
die x septembris 1452.
Cichus.
885
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
(1452 settembre 10, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza scrive a Luchina dal Verme circa la disposizione data ai suoi ufficiali per
modo che i cittadini di Piacenza possano avere da Castel San Giovanni e dalle altre terre le loro
biade e vettovaglie da condurre a Piacenza e al campo che ne deve essere sempre ben fornito.
Domine Luchine de Verme.
Intendimo che alcuni nostri citadini de Piasenza per li vostri ordeni dati ali vostri
officiali, non possano cavare fora de Castel San Iohanne né del’altre vostre terre le loro
biave et victualie per condurle a Piasenza; per la qual cosa dicti nostri citadini non
porono fare condure in questo nostro exercito victualie alcune. Pertanto, considerato
quanto utile sia al stato nostro che questo nostro campo stia bene abundante et fornito
de victualie, ve confortiamo vogliati ordenare ali vostri officiali che tucti li citadini de
Piasenza possano cavare fuora dele vostre terre le loro biade et victualie et condurle
ad Piasenza et in campo nostro, como a loro parerà. Data ut supra.
Marchus.
Iohannes.
886
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 settembre 10, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza risponde al referendario di Lodi sulla liberazione di Filippo Dandena. Circa
l’elenco dei beni dei ribelli e dei traditori, non ha che da sollecitarne l’invio.
Referendario Laude.
Havimo recevuto le vostre lettere contenente più parte, et respondendo ala parte de
Filippo Dandena siamo contenti, non siando sustenuto per altra cagione, che per quella
ne scriviti, che lo debiate relaxare sotto quella segurtà et cum quello modo et ordine vi
parirà. Ala parte dela descriptione deli beni deli rebelli et tradditori, volimo che cum
presteza ce la debiate mandare. Al’altra parte d'esse vostre lettere et deli recordi vostri,
ve ne commendiamo et per adesso non ve respondimo altro. Data in castris apud
Quinzanum, die x septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
887
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 settembre 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di prendere da Scalabrino da San Paolo, famiglio
del condottiero Francalanza, fuggito, beni per risarcire Francalanza di cavalli e armi rubatigli.
214r Potestati Papie.
El s'é fugito da Franchalanza, nostro conductiero, Scalabrino da Sancto Paulo, contado
de quella nostra citade, et gli ha portato via sue arme et cavalli. Pertanto volimo che
subito, recevuta questa, togliati tanto deli beni del dicto Scalabrino et gli diati a
qualunche messo el dicto Franchalanza che portarave questa nostra lettera et ve
informarà de questa cosa como sta, ch'el dicto Franchalanza sia satisfacto deli suoy
cavalli et arme che gli ha portato via esso Scalabrino, suo fameglio. Data in castris
apud Quinzanum, die xi septembris 1452.
Marchus.
Iohannes.
888
Francesco Sforza a Manfredino Beccaria
1452 settembre 10, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza impone a Manfredino Beccaria di pagare al più presto al mercante di Ferrara i
cento ducati del panno d’oro che Antonio Trezzo, famiglio ducale, promise in suo nome. Se
ricusasse il pagamento, Antonio dovrà rivalersi su di lui e il duca non potrà astenersi dal
costringerlo al pagamento.
Domino Manfredino de Becharia.
In questi dì ve scripsimo che volesti contentare quello marchadante da Ferrara de
quelli cento ducati del panno d'oro quali Antonio Trezo, nostro fameglio, promisse per
vuy, perché era ben assay ch'el dicto Antonio ve habbia servito senza volere ch'el
habia vergogna per vuy et may non ne haveti dato alcuna resposta, neanche pare
habiate may resposto ad esso Antonio, quale dice havervine scripto in tante lettere.
Pertanto maravigliandoce de vuy et deli deshonesti modi per vuy usati con el dicto
Antonio, ve repplicamo de novo et ve comettiamo et volemo, per quanto haveti caro
l'honore vostro, debiate contentare quello merchadante, che ve dede el drapo d'oro, de
quelli cento ducati quali essi Antonio gli promisse per vuy et relevare el dicto Antonio
da essa promissa. Et in questo non sia fallo nì exceptione alcuna, recordandovi che
non contentandolo presto, sarà necessario ch'esso Antonio vegna de qua et habia
regresso contra vuy, et ve ne farà poco honore, et nuy non poteremo fare che ve
astrenzamo a farli el dovere. Et avisatene subito subito del’intentione vostra, non
expectando altra lettera da nuy. Data in castris apud Quinzanum, x septembris 1452.
Irius.
Cichus.
889
Francesco Sforza al referendario di Lodi
(1452 settembre 10, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza avverte il referendario di Lodi dell’arrivo di un suo inviato per i denari
dell’assegnazione del mese passato del cancelliere Antonio raccolti tra i dazieri ricordando loro
che la causa del ristoro chiesto da loro è affidata ai Maestri delle entrate e sarà, a secondo della
sentenza, accordato nei mesi futuri.
Referendario Laude.
Mandiamo là el presente portatore per tolire li dinari del'asignacione d'Antonio,
cancellero, del mese passato. Et perché sonno sommamente necessarii per le cottiane
spexe occorreno ala caxa nostra, volimo che omnino strinzati li datierii a butarli fuora,
ricordandoli che la causa de ristoro, qual domandano, è commessa ali Maystri
del'entrate nostre, et sì segondo la loro sententia gli doverà, iure medio, fir facto
restoro, gli serà compensato in li mesi a venire. Sichè fate omnino exbursare li denari
del mese passato como havimo dicto. Data ut supra.
Cichus.
890
Francesco Sforza a Pietro Graffignano de Cotonio
1452 settembre 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina a Pietro Graffignano de Cotonio di dare a Mariano di Rieti il vestito di
turchino e lo zuparello di velluto verde donati a Ghirardino Zoppo.
214v Petro Graffignano de Cotonio.
Vogliamo, et per questa te comandiamo, che tu debii dare ad Mariano da Riete, nostro
homo d’arme, quello vestito de torchino et uno zuparello de velluto verde che tu hay in
toe mano de Ghirardino Zoppo, li quali vestito et zupparello gli havimo donati; et questo
non manchi per quanto hay caro la gratia nostra. Data in castris apud Quinzanum, die
xi septembris 1452.
Zaninus.
Cichus.
891
Francesco Sforza a Ioseph da Cortona
(1452 settembre 11, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza vuole che Ioseph da Cortona dia al fratello del duca Bosio due ronzini
appartenuti a Bonifacio de Alatro e tenga le altre cose inventariate presso sè, in attesa di
disposizioni.
Magistro Ioseph de Cortona.
Havimo inteso quanto tu ne scrivi del’inventario dela robba de Bonifacio de Alaltro
fugitivo, al che respondendo dicimo che tu debbi dare et assignare a Bexo, nostro
fratello, quelli duy roncini che sonno appresso de ti. L’altre cose tene in ti et farane
quanto te scriverimo. Data ut supra.
Cichus.
892
Francesco Sforza a Bosio Sforza
(1452 settembre 11, “apud Quinzanum”)
Francesco Sforza scrive al fratello Bosio della ricevuta della lista dei fanti che furono di
Bonifacio de Alatro; ne scelga due dei più in gamba e stimati quali capi. Ha scritto a Giovanni
Landriani di dare ai due per paga sessanta ducati. Dei ronzini, ne dà due a lui e uno al fante
mandato da lui.
Domino Boxio Sfortie.
Havimo recevuto le tue lettere asieme con la lista deli fanti fureno de Bonifacio de
Alatro et similiter havimo informatione da quello de dicti fanti quali hay mandato qua, il
quale ne dice che sonno sexanta in tuto vivi; ale quale respondendo dicimo che tu debi
ellegere duy de loro deli più apti e sufficienti et più extimati fra loro, ali quali debi dare
et farli capi del’altri, avisandote che scrivemo per le allegate a Iohanne de Landriano
che debbia dare ducati sexanta, cioè uno ducato per paga, a chi gli portarà et
presentarà dicte lettere; siché mandale per quelli duy serano ellecti superiori al’altri. Ala
parte deli duy roncini, siamo contenti che siano li tuoy, et cussì scrivimo per le alligate
ad magistro Iosep de Cortona che ti gli dia; l’altro roncino havimo lassato a questo
fante, quale tu hay mandato qua. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
893
Francesco Sforza a Nicola de Georgi
(1452 settembre 11, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza avverte Nicola de Georgi, podestà di Lodi, di protrarre la sua permanenza in
detto ufficio fino al primo di ottobre perché Bartolomeo Porro, podestà di Alessandria, è
impegnato fino a tale data.
Nicolao de Georgiis, potestati Laude.
Bartholomeo Porro, potestate in Alexandria, quale debbe venire per potestate de quella
nostra cità, ne scrive non potere venire al’officio fino a calende del mese proximo che
vene per certe sue facende. Pertanto siamo contenti et volemo, nonobstante che
l'officio tuo finisca a mezo questo mese, debbi restare al’officio fino a calende de
octobre proximo et exercire l'officio et administrare como hay facto per lo passato. Data
ut supra.
Iacobus.
Cichus.
894
Antonio degli Eustachi a Francesco Sforza
1452 settembre 9, Pavia.
Antonio degli Eustachi scrive a Francesco Sforza d’aver ricevuto le disposizioni relative al
compartito dei balestrieri e degli uomini armati per il galeone richiesto a comunità in
maggioranza di feudatari ed esenti. La spesa per il galeone, in allegato, è contenuta in 350 lire,
avendo per le cordarie e chiodarie riciclato quelle che aveva.
215r Copia.
Illustrissimo domino domino duci Mediolani, et cetera.
Illustrissime princeps et excellentissime domine domine singularissime, questa matina
ho recevuto uno breve dela excellentia vostra, dato a Quinzano a dì vi del presente
cum alcuni brevi del compartito deli balestreri et homini armati per lo armamento del
galione da fir novamente armato, ale comunitate deli quali, siando avisato dala
excellentia vostra de doy dì inanti et che al dinaro sia provisto, li scrivarò
opportunamente; et quelli che seranno obedienti ne sarà avisata la excellentia vostra la
quale non se dice maravigliare, come ad mi scrive però che quelle dicte comunitade,
ale quale fi rechiesto li balestreri et homini armati, sonno per la maiore parte feudatarii
et exempti, come se dice a ricordare la excellentia vostra. Mando a questa inclusa la
spesa delo galione da fir novamente armato, come per duy altri (a) mei brevi ho avisato
la excellentia vostra la quale aviso che la spexa dela reparatione del galione monterà
circa libre cccl; et questo acade perché non è facto spexa alcuna de chiodaria per lo
corpo dela nave, però che del galione disfacto questi dì passati n'è stato tanta de bona
che ha supplito senza spexa, et similmente dele cordarie, quale sonno trovate in
castello, dele quale non è necessario fare spexa alcuna, aricordando ala excellentia
vostra che sonno più avaro et più scarso quando acade essere facte simile spexe che
non sonto in li facti mei proprii. Ala quale propiciamente me recomando. Data Papie,
die viiii septembris 1452.
Excelse vestre dominationis fidelissimus servitor Antonius de Eustachio, miles, et
cetera.
(a) Segue dui depennato.
MCCCCLII die viiii septembris.
La provisione delo armamento de uno galione da fir novamente armato.
Prima, connestabile uno per uno mese: fiorini x, libre xvi, soldi 0;
item paroni doy per uno mese: fiorini xv, libre xxiiii, soldi 0;
item bombarderi duy per uno mese: fiorini xii, libre xviiii, soldi iiii;
item maystro da nave uno per uno mese: fiorini viii, libre xii, soldi xvi;
item navaroli cinquanta per uno mese a rasone de fiorini v il mese per caduno secundo
l'usanza: fiorini ccl, libre cccc, soldi 0;
item balistreri et homini da deffesa L a rasone de fiorini vi il mese per caduno secundo
l'usanza: fiorini ccc, libre cccclxxx, soldi 0.
Summa: fiorini dlxxxxv; summa: libre dcccclii, soldi 0, denari 0.
895
Francesco Sforza a Sillano Negri
1452 settembre 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza rimprova Sillano Negri per essere tornato a Pavia senza avere chiusa la
vertenza in cui è coinvolto Oldrado da Lampugnano, consigliere ducale e governatore di Parma.
Non volendo che per tale motivo Oldrado lasci Parma, ordina a Sillano di ritornare e terminare
la causa in modo che nessuna delle parti per ritardi, possa patire ingiustizia alcuna.
215v Domino Silano de Nigris.
El spectabile messer Oldrado de Lampugnano, nostro consigliero et governatore in
Parma, ne scrive per una soa lettera, come vederiti per la copia inclusa, per la quale,
como vedeti, molto gravemente se lamenta et dole del’andata vostra a Pavia, non
havendo dato fine ala causa sua, quale haveti nelle mane; per la qual cosa nuy el
vedemo sì affannato che non voressemo se partisse da Parma al presente, dove è
molto necessario, per venire a trovarne. Il perché, lassamo stare che la causa sia sua,
et sia luy dove ch’el è, ma se la fusse bene del più minimo subdito habiamo, non
possemo fare che non ne maravigliamo de tanta tardità et longheza che havete usata
et usate in diffinire essa causa. Et pertanto, considerato li sopradicti respecti, ve
caricamo et stringemo che vogliate omnino retornare ad Mediolano et vogliate, senza
avere reguardo de persona alcuna dele parte, terminare et dare debito fine ala dicta
causa per modo che niuna d'esse parte possa, né de iniusticia, né de longheze de
tempo dolerse cum rasone, perché a chi serà pronuntiato contra, haverà pacientia et li
converà stare contento ala raxone. Siché vogliate darli fine, como havemo dicto, senza
più longheza. Data in castris apud Quinzanum, die xii septembris MCCCCLII.
Iohannes.
896
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica al fratello Alessandro che, nonostante quanto fattogli sapere per
Marino da Fermo, il giorno dopo gli manderà dei bravi soldati, ma sprovvisti di corazza perché
non ne ha per i motivi detti in lettera cifrata. Il passaggio ai nemici di Giacomo Coza, fuggito da
Melzo, lo spinga a rafforzare la sicurezza del posto perché Giacomo rivelerà di certo la
situazione. Dia la caccia a chi ha rubato nell’abitazione dei fratelli detenuti di Muzano e
provveda che si ricuperi la refurtiva.
Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, nonobstante quanto ti havimo mandato a dire per Marino da Fermo, tuo
fameglio, circa lo facto deli fanti et cetera, ti avisamo che domatina te li mandamo, che
seranno de quelli boni che tu rechiedi. Ben te dicimo che nuy non ti possimo mandare
corazine né imbrazadure, perché non ne havimo; siché vedi de fare cum questi al
meglio che tu poy. Et questo per respecto ad quello ti havimo scripto hogi per uno
brevissimo in cifra per la via del Castellione et de Castione, como siamo certi che ala
recevuta haveray veduto, del quale de hora in hora aspectamo da ti resposta; et cossì
vogli fare sforzandoti de condure questa volta qualche cosa in luce, como non
dubitiamo che è lo desiderio et voluntà toa.
Haveray inteso che Iacomo Coza è fugito da Melzo et andato dal canto de inimici; vogli
immediate, havuta questa, provedere ad quello luoco, como ti parerà, che stia ben
securo, non havendogli proveduto ala recevuta dela presente, perché tu devi credere
ch'el dicto Iacomo, essendo andato dal canto inimico, como è, haverà molto bene dato
ad intendere in che condictione et termine se retrova lo dicto luoco, advisandone del
provedimento che gli haveray facto.
Ulterius havimo inteso che sonno stati alcuni che sonno intrati in casa de quelli duy
fratelli da Muzano, che sonno destinuti et che hanno tolto alcune cose; dela qual cosa
havimo havuto gran despiacere. Il perché, considerato che questo ritorna in
grandissimo mancamento ad ti et nuy, vogli subito fare trovare quelli talli che hanno
havute le dicte cosse et fare cum effecto che restituiscano ogni cosa fino ad uno
pontale de stringa et che non gli manchi niente, et castigare li malfactori per exempio
deli altri. Et provedi che da qui inanzi non sia mossa cossa alcuna. Data in castris apud
Quinzanum, die xii septembris 1452.
Persanctes, hora ii noctis.
Cichus.
897
Francesco Sforza a Nicola della Palude
1452 settembre 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza si felicita con Nicola della Palude per la presa di Vitudono e quello dei fratelli
da Muzano mandati a Milano con uno dei suoi massari, e dell’ invio della descrizione dei loro
beni. Vuole che gli uomini di Vitudono siano ben trattati e che dei beni dei fratelli da Muzano, dei
quali ne risponde lo stesso Nicola, non venga a mancare una benché minima cosa.
216r Nicolao dela Palude.
Inteso quanto per toe lettere ne hay scripto del’havere preso el luoco de Vitudono et de
quello deli fratelli da Muzano trovasti lì, che hay mandato a Milano insieme con uno deli
soy octo massari ha facto prendere, et dela descriptione deli loro beni hay facta, te
respondemo che hay facto bene et cossì te ne commendiamo. Ma ben te dicemo che,
non facendo novità alcuna ali massari deli dicti fratelli, nì ali homini del dicto loco de
Vitudono, ma tractandoli in modo si habiano ad laudare de ti, debi guardare et havere
cura della robba, victualie, bestiame et ogni altra cosa deli dicti fratelli da Muzano, che
non ne vada in sinistro tanto che vaglia uno pontale de stringa, et quando vorremo ne
possiamo disponere quello serà la voluntà nostra. Ala parte del facto tuo, dicemo che
te provederimo per modo che te porray contentare. Ala parte del tuo partire per andare
in Parmesana a vedere li tuoy, dicimo che al presente non volimo che tu te parti, ma
staghi ad havere cura dela dicta robba de quilli da Muzano, poy, passato alcuni dì, te
porremo meglio concedere licentia. Ex felicibus castris nostris apud Quinzanum, die xii
septembris 1452.
Marchus.
Iohannes.
898
Francesco Sforza al commissario di Maleto
1452 settembre 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comanda al commissario di Maleto di inviare al campo uomini d’arme sani e
senza lettere ducali che li trattengano e in futuro non accetti se non quelli con fogli ducali;
l’uomo del marchese di Mantova rimanga fino a nuova disposizione.
Commissario Maleti.
Perché intendimo che lì gli sonno alcuni homini d'arme et cossì ala iornata gli ne vene,
te dicemo et commandiamo che quelli sonno lì, che non sonno amalati né hano lettera
da nuy de stare lì, gli debii dare comiato et commandarli per nostra parte che debiano
venire in campo; et de quelli che per l'avenire veneranno lì, non volimo ne accepti
veruno se non haveranno littere nostre. Ben te dicemo che quello, quale è homo
d'arme del signore marchese de Mantoa, lo lassi stare lì finché te serà scripto altro.
Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xii septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
899
Francesco Sforza a Bosio Sforza
1452 settembre 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa il fratello Bosio che a Casale Astolfo Galiano da Casale e Lorenzo
Cagamusto, incriminati per intelligenza con i nemici sono prigionieri di Prospero, fratello di
Giovanni Zorzo, e di Francesco da Lampugnano. Dice di avere scritto a Prospero di consegnare
i prigionieri all'inviato di Bosio per portarli a Melegnano dove saranno affididati al capitano di
giustizia di Milano; nei trasferimenti siano accompagnati da uno degli uomini fidati di Bosio in
modo non abbiano a scappare.
216v Domino Bosio Sfortie.
Boso, nuy havimo facto destenere ad Caxale doy, chiamati, l'uno Astolfo Galiano da
Caxale, et l'altro Laurenzo Cagamusto, quali sonno in mano de Prospero, fratello de
Iohanne Zorzo et de Francesco da Lampugnano entro la rocha de Caxale, quali siamo
informati havivano intelligentia con li inimici nostri, et havimo scripto et ordinato al dicto
Prospero che ad ogni toa peticione te li darà nelle mano. Pertanto te commettimo et
volemo che, subito havuta questa, debbi mandare dal dicto Prospero, quale consignarà
li dicti presoni ad qualuncha gli scriveray ti, et subito mandarli ad Marignano in mano
del castellano, al quale scrivimo che li manderà poy ad Mediolano in mano del capitaneo nostro de iustitia, ma te caricamo bene che con essi tu mandi uno deli toy fidati
et in tale compagnia et ordene che non gli fossero tolti, fugissero per la via, siché habi
advertentia de mandarli per modo che vadano ad salvamento. Data in castris apud
Quinzanum, die xii septembris 1452.
Zannetus.
Cichus.
900
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
1452 settembre 12, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza conferma ad Antonio degli Eustachi la ricevuta della lettera di con la spesa
per il galeone. Gli rinnova l’ordine di tener pronta la nave con l’equipaggio e armi in modo che,
in quattro ore, il galeone sia pronto.
Domino Antonio de Eustachio.
Havimo recivuto vostra lettera cum la lista inclusa dela spexa del galeone; del tucto
remanimo avisati et, come per altra nostra havereti inteso, replicamo che vuy tenati in
puncto el connestabile, paroni, homini armati, balestreri, navaroli et ogni altra cosa che
bisogna per lo dicto galione, che ala prima lettera havereti da nuy insiemi cum li dinari,
lo galione sia in puncto de ogni cosa infra quatro hore al più tardi, et se possa mettere
in camino secundo che ordinarimo. Data in castris apud Quinzanum, die xii septembris
1452.
Persanctes.
Iohannes.
901
Francesco Sforza Bolognino de Attendoli
(1452 settembre 12, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza avverte Bolognino de Attendoli che Giorgio da Novo, luogotenente
d’Alessandria, Pietro da Pusterla e Giovanni Matteo Buttigella gli consegneranno Menabruzo,
compagno di Guglielmo di Monferrato; che stia con i ferri perché non possa fuggire.
Bolognino de Attendolis.
Zorzo da Novo, nostro locotenente in Alexandria, Petro da Pusterla et Iohanne Matheo
Butigella, ti mandaranno lì Menabruzo che è con lo signore Guielmo. Volimo che tu lo
recepti et puoy lo metteray in presone con uno paro de ferri ali pedi et che gli sia facta
tale guardia che non se ne possa per modo alcuno fugire. Data ut supra, hora ii noctis.
Persanctes.
Cichus.
902
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 13, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comunica al fratello Alessandro che gli manda Gabriele Burrallo, uomo
dabbene e pratico nel mestiere delle armi.
217r Domino Alexandro Sfortie.
Verrà li da ti Gabriele Burrallo, presente exhibitore, per essere ali toy servitii, il quale
siamo informati è homo da bene et pratico nel mestiere delle arme. Pertanto te lo
recomandiamo et credemo che tu ne haveray bon servitio per modo te troveray ben
contento de luy et ad nuy faray piacere. Data in castris apud Quinzanum, die xiii
septembris 1452.
Zanetus.
Cichus.
903
Francesco Sforza a Francesco de Georgi
(1452 settembre 13, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ordina a Francesco de Georgi di sistemare nella campagna l’uomo d’arme
Giovanni dal Fogo con strame per i cavalli che ha e per quelli che comprerà, per un totale di
otto bestie. Una volta in ordine, andrà in campo.
Francisco de Georgiis.
Volemo che, havuta questa, tu debbi provedere lì, nella campagna, dove parerà a ti, de
logiamento ad Iohanne dal Fogo, nostro homo d'arme, presente exhibitore, per li cavalli
ha vivi et per quelli comprarà, fino al numero de octo cavalli, facendogli provedere de
stancia et strame solamente fino serrà messo in ordene, che poy volemo vegna in
campo. Data ut supra.
Zanetus.
Iohannes.
904
Francesco Sforza a Pietro Visconti
1452 settembre 13, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Pietro Visconti del permesso accordato a Bassano da Vignate,
confinato a Voghera, di andare presso Zanone da Crema, purché prima passi da duca.
Domino Petro Vicecomiti.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scriviti de Bassano da Vignate,
confinato a Voghera, quale voria transferirse appresso de messer (a) Zanone da
Crema cum el quale era acconzo. Dicimo che siamo contenti ch’el vada cum questo,
che nel’andare el facia la via de qua et venga ala nostra presencia, et cum questa
condictione fatili la licentia liberamente. Del’altre parte d'esse vostre lettere restiamo
avisati et gli provederimo oportune. Data in castris apud Quinzanum, die xiii septembris
1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue Zohanne depennato.
905
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 settembre 13, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ringrazia il luogotenente di Lodi per le informazioni avute. Gli farà sapere la
sua decisione.
Domino locumtenenti Laude.
Havimo inteso quanto ne scriviti de quelli dovevano andare in confine ali luochi
deputati et assignati a loro et sonno venuti in campo, che è uno rompere le confine; et
ve commendiamo del ricordo et ve avisarimo quanto vorimo se facia. Et secondo ve
scriverimo cossì exequeriti. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
906
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 14, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il fratello Alessandro faccia restituire i due cavalli rubati a Lodi da
Pazalia Albanese a un famiglio di Baldassarre, squadriero del marchese di Mantova.
217v Domino Alexandro Sfortie.
Baldesar, celero squadrero del’illustre signore messer lo marchese, se è gravato cum
nuy che, siando venuto uno suo fameglio dal canto de là in qua cum duy cavali e
reductesi a Lodi, è stato subducto da Pazalia Albanese et toltoli li cavali; che non ne
pare ben facto, né volimo comportare perché non se afaria per lo facto nostro che
quelli vengano dal canto de là siano robati et maltractati, et saria mal exempio al’altri.
Per la qual cosa acioch'el non se possa gravare, et anche per reverentia del prefato
signor domino lo marchese, volimo che facii restituire dicti cavalli senza contradictione
alcuna, et ad questo non manchare. Data in castris apud Quinzanum, die xiiii
septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
907
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 settembre 14, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza ricorda al fratello Alessandro che, stante la scelta di Antonio Trotto di stare
agli ordini sforzeschi, alla richiesta fattagli tramite Chierico di 400 fanti, gli aveva risposto che
doveva arrangiarsi; ma ad una nuova richiesta, gli aveva mandato 150 militari; in tutto ha 5000
unità e non si aspetti altra gente, ma si decida a fare quello che gli dirà Chierico.
Die et loco suprascriptis.
Domino Alexandro Sfortie.
Da possa che misser Antonio Trotto era deliberato venire de nostro ordene, como in le
altre nostre lettere se contene, è venuto qui Chierico, tuo homo d'arme, quale, per toa
parte, ne rechiede 400 fanti. Como te respondessimo per ser Marino, ad noy non era
possibile mandarti fanti et che dovessi fare cum quelli sonno dellà; et nonobstante
questo, havendo da poi, partito ser Marino, una toa lettera rechiedendo pur tu fanti, te
mandassimo hieri 150 deli più utili et cernuti et cum assay dificultà; siamo certi che
cum quelli tu haveray sequito la facenda perché, faciando ben conto, dellà è la
conducta pressochè v mila persone, che tu debbi pur trovare 400 persone ad pede,
siché, non havendo sequito quello debi fare, non aspectare più fanti de qua, ma fare
presto, como te dirà dicto Chierico. Et fa’ presto perché possiamo havire quelle gente,
como te havimo scripto et como è lo bisognio nostro, advisandone subito como
haveray sequito.
908
Francesco Sforza a Giacomo de Alferi e al podestà di Sant’Angelo
1452 settembre 14, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza sollecita Giacomo de Alferi e il podestà di Sant’Angelo a rendere giustizia a
Gabriele da Barni e fratelli perché un loro massaro, Bertolino detto Pagia, obbligatosi con
vincolo massarizio, come appare da pubblico atto, è andato a Sant’Angelo, e ricusa di fare il
suo dovere, adducendo che da lì non è più tenuto a tanto.
218r Iacobo de Alferiis de Crema necnon potestati Sancti Angeli.
Gabriel da Barni et li fratelli, nostri citadini lodesani, ne ha facto significare che uno
Bertholino dicto Pagia, suo massaro, qual gli ha obligato de bona quantità de dinari et
altre robbe per cagione de massaritio, come dice apparere per publico instrumento, è
partito da loro senza licentia et conclusione de ragione alcuna, et se è reducto lì a
Sancto Angelo et recusa farli el debito, parendo a luy, siandose reducto lì, de non
potere essere restrecto a fare el dovere; che seria dare exempio ad altri de fare fuga,
che non volimo comportare, neanche credimo sia per consentimento del magnifico
Bolognino né de vuy. Pertanto ve caricamo che a dicti fratelli faciate ragione contra
dicto Pagia, secondo le ragione et instrumenti d'essi fratelli, como credimo fariti per
vostra discrectione e driteza. Data in castris apud Quinzanum, die xiiii septembris
1452. Ser Iacobus.
Cichus.
909
Francesco Sforza risponde ad Americo Forte
(1452 settembre 14, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza risponde ad Americo Forte, commissario di Castiglione, che al presente non
gli è permesso trasferirsi presso lui perché, essendo persona di fiducia, è necessario per la
sicurezza dello stato e di quella terra.
Americo de Fortis, commissario Castiglioni.
Havimo recevuta la toa lettera et inteso quanto ne scrivi che tu te contentaresti più
presto de stare appresso de nuy che in altro luoco, et cetera; te dicemo che,
considerato quanto è importante quella terra al stato nostro, è necessario che lì
tegnamo una persona che sia ad nuy et al stato nostro affectionatissimo, como fra ti
medesimo devi ben considerare. Siché, finché le cose siano uno poco alargate,
havemo deliberato per alcuni pochi dì tu remagni pur lì per bene et conservatione de
quelli nostri homini, certificandote che al facto tuo provederemo in modo che restaray
ben contento. Attendi adunqua alla bona guardia et custodia de quella nostra terra et
governare quelli homini bene ad ciò che non possano recevere mancamento né danno
alcuno. Noy non volemo che per adesso te parti de là per venire ad Pratalboyno ad
torre quelli toy vestiti, perché speramo haveray ad stare lì pocho spatio de tempo. Ne
piace che quelli nostri homini habiano facto lo recolto de vino et cossì vogli solicitare
che dicti homini spazeno presto dicte vendemie. Data ut supra.
Zaninus.
Cichus.
910
Francesco Sforza ai deputati dell’ufficio di Provisione di Pavia
1452 agosto 29, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa i deputati dell’ufficio di Provisione di Pavia di concedere la
cittadinanza richiesta per sè e per i discendenti fatta dal parmense Francesco de Alertuci, lì
sposato e abitante da sedici anni, con beni acquistati.
218v Deputatis officio provisionum civitatis Papie.
Supplicavit nobis vir nobilis dominus Franciscus de Albertuciis, Parmensis, illius nostre
civitatis incola, quod, cum iam anno sextodecimo in ea ipsa civitate habitaverit ibique
uxorem sumpserit et bona nonnulla acquisiverit, cupit in civem dicte civitatis creari et
cum hoc ornamento dicte civitatis cedat, ut scilicet bonis civibus abundet, gratissimum
nobis esset ut votis eius acquiesceremus; sed quia ad huiusmodi civilitatem habendam
requiritur consilium ducentorum civium, quod non sine magna difficultate haberi posset,
requisivit ut in hoc dispensare vellimus, videlicet quod cum aliquibus adiunctis civibus,
prout hactenus solitum est, civilitatem ipsam consiqui valeat. Volentes igitur dicto
domino Francisco annuere, contentamur, et vobis concedimus quod, habitis vobiscum
aliquibus civibus adiunctis, prout vobis videbitur, possitis ipsum dominum Franciscum
pro se et eius filiis descendentibus et descendentium descendentibus usque ad
infinitum civem dicte civitatis creare, quemadmodum et nos per presentes creamus
aliquibus statutis et ordinamentis eiusdem civitatis nequaquam obstantibus. Ex castris
apud (a) Quinzanum, die xxviiii augusti 1452.
Persanctes.
Cichus.
(a) Segue Lenum die depennato.
911
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 settembre 14, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza precisa a Bolognino de Attendoli che chi passa dal nemico al servizio ducale
sia esentato da dare qualsiasi garanzia; perciò non doveva, su richiesta di Battista Baldizone,
pretendere garanzia, che sarà annullata, di cinquanta ducati da Antonello da Pavia.
219v Bolognino de Attendolis.
E' stato qui da nuy Antonello da Pavia, quale novamente è venuto dal canto delli inimici
ali servitii nostri, et dice che ti gli hay facto dare securitade de cinquanta ducati ad
instantia de Baptista Baldizone; dela qual cosa ne maravigliamo perché tucti quelli deli
inimici che vengano dal canto nostro sonno salvi et securi. Et però vogliamo, havuta
questa, faciate cassare dicte securitate, et ad peticione del dicto Baptista o da
qualuncha altra persona, non volemo debiati molestare né dare impazo alcuno al dicto
Antonello perché intendemo et volemo sia libero et francho per respecto che ello è
venuto dal canto deli inimici. Data in castris apud Quinzanum, die xiiii septembris 1452.
Cichus.
912
Francesco Sforza al vescovo di Pavia
(1452 settembre 14, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza perora dal vescovo di Pavia il conferimento a prete Bertolino da Vailate del
canoinicato dei Santi Navone e Felice di Postino, della diocesi di Pavia, vacante per la morte di
Maffeo de Casetti.
Domino episcopo Papiensi.
Vacat impresentiarum, prout paternitati vestre notum esse non dubitamus canonicatus
Sanctorum Navonis et Felicis de Postino, Papiensis diocesis, per obitum quondam
presbyteri Maffeis de Casectis Laudensis canonici ultimi, ibidem canonici, cuius
collatio, ut auditu percepimus, eidem paternitati vestre spectare videbitur, et cum
magnopere optemus quod in eo ipso canonicato succedat persona idonea et sufficiens,
oblatus est nobis vir honestus presbyter Bartolinus de Vaylate, qui ob eius vite
integritatem nobis pergratus est et acceptus. Eam ob rem paternitatem vestram
hortamur et oneramus quatenus dicto presbytero Bartholino memoratum canonicatum
conferre vellit et assignare de fructibus et redditibus, habita prius eius possessione,
cum integritate responderi faciendo, nec in hoc dubitet eam vestram paternitatem
quippe quod canonicatui ipsi salubriter provisum erit. Data ut supra.
Cichus.
913
Francesco Sforza a Eabothe de Landech
1452 settembre 14, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ammonisce i familiari di Eabothe de Landech in Maleto che non entrino nel
borgo con intenzioni poco chiare egli intima di non ripetere tale infrazione.
220r Familiaribus Eabothe de Landech exsistentibus in Maleto.
Havimo inteso che, quando ve accade ad remanere fora della terra de Malè, intrati
como ve pare a vuy per traverso; dela qual cosa molto ne maravigliamo. Et pertanto ve
dicemo et comandiamo che non ve lassati più incorrere in simile errore, avisandove
che sentendo più che ve lassate più cadere in simile errore, ve farimo uno schirzo che
cognosceriti havere mal facto. Data in castris apud Quinzanum, die xiiii septembris
1452.
Cichus.
914
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 15, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il fratello Alessandro liberi il famiglio di Giovanni Pietro, conestabile
della Porta Regale di Lodi, arrestato dai suoi famigli intervenuti in seguito al fatto di un
mulattiero impedito di uscire perché privo della licenza imposta.
Domino Alexandro Sfortie.
Iohanne Petro, conestabile a Porta Regale de quella nostra cità, ne ha scripto che a
questi dì, havendoli tu facto comandamento che non lasasse usire alcuno fora dela cità
senza tua licentia, et capitando ala porta uno tuo mulatero per volere usire et per
hobedire, non lo volse lasare usire, el quale mulatero, siandoli prohibito l'andare de
fora, con grande furia, facendo grande tumulto ala porta, mostrava volere taliare el
rastello con un’aceta teneva in mane. El che, vedendo uno familio, el dicto castellano,
dubitandose ch'el volesse dire altro, fu ale mane per volere, come è suo debito, cazare
esso mulatero dala porta, et lo ferite uno poco con una partesana, et che deindeli tuoy
famigli andarono ala porta et dedeno de molti mostazoni a dicto conestabile et
pigliorono el famiglio et missello in pregione, dove ancora sta, dele qual cosse,
dolendose molto dicto connestabile ne ha pregato voliamo fare relaxare dicto famiglio.
Considerando adoncha nuy, se cussì fusse seria stato bruto atto, a nuy è parso de
scriverti che tu provedi a simili scandali per quello meliore modo te parirà, facendo
relaxare el famiglio d'esso conestabile. Ex castris apud Quinzanum, die xv septembris
1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
915
Francesco Sforza a Giovanni de Georgi
1452 settembre 14, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza rimprovera Giovanni de Georgi, abbate di Pavia, di non volere dare a
Giovanni da Tortona, cappellano ducale, i centocinquanta ducati convenuti dal nipote Corradino
a saldo delle spese sostenute dal cappellano e porre così fine alla loro controversia. Se
persisterà a non soddisfare il capellano, gli farà restituire i suoi denari e lascerà che la causa
abbia corso.
220v Domino Iohanni de Georgiis, de Papia abbati.
Non possiamo se non maravigliarsi de vuy che, havendo nuy facto remanere tacito don
Giovanne de Tortona, nostro (a) capellano, che non procede più contra de vuy, et
havendolo facto remanere contento ala compositione che fece Conradino, vostro
nepote, per le spexe per luy facte, anche siate renitente et retrogrado ad fargli el
dovere suo secundo la dicta compositione, et maxime havendove nuy, per altre nostre
lettere, scripto che volesti contentarlo cum debito termino. Et perché esso s'è molto
agravato cum nuy de questo, vi dicimo et volemo che per ogni modo gli faciati dare li
centocinquanta ducati secundo la conventione predicta, contentandolo in quelli più
brevi termini che se pò, siché non habia più ad reclamare ad nuy. Et se forse non
havesti el modo de contentarlo de presenti, dicimo che vogliati accordare quello iudeo
lì con chi luy ha debito, et intendetive seco per modo che più non vi habiamo a
replicare, havisandove che se ne dareti materia de replicarve più circa questa materia,
nuy non se contentarimo de vuy, ymo provederimo rendervi li vostri dinari et lassaremo
sequire la causa per la via era principiata, che rasone habia luoco, certificandove che
quelle è stato facto non fo per havere li vostri dinari, ma solo per piacervi a vuy et ala
casa vostra. Ex castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xiiii septembris 1452.
Bonifacius.
Cichus.
(a) Segue castellano depennato.
916
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 settembre 15, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza, informato delle lamentele per le lettere concesse a Giovanni Lupo per la
suocera, la moglie e la cognata, ricorda a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di non
intromettersi nelle cause civili lasciandole al podestà che è giudice ordinario.
221r Domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude.
Veduta la querella ce faciti de quelle nostre lettere concessemo ad messer Giovanne
Lupo per la socera, mogliere et cognata sue, dicemo che nostra intentione è che vuy et
l'altri nostri officiali siano obediti et reveriti quanto la persona nostra propria, et de niuna
cosa pigliamo mazore despiacere che dela inobedientia se uxa verso li nostri officiali;
ma ben dicemo che dele cause civile, per più altre querelle havimo havute in similibus,
non intendemo ve intromettiate, ma lassatele conoscere al potestate el quale è iudice
ordinario de quelle, et così è la nostra intentione. Data in castris apud Quinzanum, die
xv septembris 1452.
Thomas.
Iohannes.
917
Francesco Sforza al vescovo di Lodi
1452 settembre 15, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il vescovo di Lodi ordini al prete Giacomo di Pomperati, beneficiario
di San Giorgio, Santino Martino in Solarolo e San Mattia, andato senza permesso in territorio
nemico, di ritornare entro un termine stabilito, privandolo, se inobediente, di tali benefici.
Domino episcopo Laudensi.
Siamo informati che uno prete, Iacomo di Pomperati, quale tene in quella nostra cità li
beneficii de Sancto Georgio, Sanctino Martino in Solarolo et de Sancto Mathia,
patronati de quelli da Trexino, senza nostra licentia, né de alcuno nostro officiale, se
n’è andato in le terre deli inimici nostri. Et perché, stando là, porria praticare dele cose
contra el stato nostro, ne pare, et cossì ve confortiamo, gli vogliati far fare uno
comandamento che, infra uno termine competente, debia repatriare et venire ad fare
residentia ali dicti suoy beneficii, altramente che serà privato d’essi, et cossì, non
obediendo li comandamenti privarlo deli dicti beneficii, secondo la rasone et iusticia
vole et rechiede. Data in castris apud Quinzanum, die xv septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
918
Francesco Sforza a Paolo Braco
(1452 settembre 15, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza scrive a Paolo Braco, che ha chiesto la liberazione di suo nipote, di lasciare
che sia esaminato e, se nulla risulterà a suo carico, sarà rilasciato.
Paulo Braco.
Inteso quanto ne hay scripto per Donato Cademusco, tuo parente, quale è in le mano
del capitaneo de iusticia, te respondemo che aspectiamo sia examinato et tolti l’inditii,
et examinato et tolti che seranno l’inditii per el prefato nostro capitaneo, s’el se trovarà
che non habia falito, como ne scriviti, lo faremo relaxare et, se l’harà falito, se farà
rasone. Data ut supra.
Marchus.
Cichus.
919
Francesco Sforza a Bosio Sforza
1452 settembre 16, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza avverte il fratello Bosio di non consentire che i guastatori di Zorlesco abbiano
a gravare su quei di Pizzighettone che sono gia gravati.
221v Domino Bosio.
Boso, la communità nostra de Pizighitone ha mandato qui da nuy et se grava de certi
guastatore gli hai comandati per il lavoro de Zorlescho, dicendo che hanno havuto et
hanno fatica assay ogni dì. Pertanto, considerato la fatica hanno havuto quelli homini
de presente et che hanno continuamente, te dicemo et volemo che per guastatori da
Zorlescho non gli daghi molestia né spesa alchuna, perché nuy gli havimo facto et
facemo gracia de questo. Ex castris apud Quinzanum, die xvi septembris 1452.
Zannetus.
Iohannes.
920
Francesco Sforza a Andrea Dandolo
(1452 settembre 16, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza informa Andrea Dandolo, provveditore di Crema, che in seguito alla denuncia
di furto di buoi e vacche fatte dagli sforzeschi a danno della gente di Iza e Moscazano, fatte
ricerche e trovate le bestie rubate, quste saranno restituite solo se eguale misura sarà presa a
favore di Marco Cagnola cui sono stati rubati buoi, frumento e bestiame.
Andree Dandolo, provisori Creme.
Havemo recevuta una vostra lettera et inteso quanto ne scriviti deli bovi et vache tolte
per li nostri sotto il nostro salvoconducto ali homini da Iza et de Moscazano; dicemo
che nostra intentione et voluntate è che li nostri salviconducti siano ad unguem
observati como iaceno; et immediate, havuta la vostra lettera, havemo facto tanto
investigare et cercare che havemo trovato dicto bestiame, lo quale faremo restituire ali
patroni. Ma perché ad Marcho Cagnola, nostro citadino lodesano, sotto il vostro
salvoconducto è stato tolto alcuni bovi et frumento et altro bestiame, confortiamo et
pregamo la vostra spectabilità voglia provedere cum effecto che al dicto Marcho sia
restituito tucto quello gli è stato tolto sutto le vostre promesse et salvoconducto, como
rechiede il debito del’honore vostro et la rasone. Et quando noy haveremo
advisamento et chiareza dal dicto Marcho che gli sia stato restituito tucto quello gli è
stato tolto per li soldati dela signoria de Venetia, per questa noy promettemo inmediate
fare restituire dicti bovi et vache quale sonno state tolte per li nostri ali sopradicti homini
da Iza et de Moscazan(o) liberamente. Siché vogliati mandare per lo dicto Marco
Cagnola et fargli restituire liberamente tucto quello gli è stato tolto, perché lo simile
faremo fare ancora noy dal canto nostro. Data ut supra.
Zaninus.
Cichus.
921
Francesco Sforza a Giacomo da Civita
1452 settembre 16, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Giacomo da Civita, conestabile dei fanti, non consenta che
Balzano de Garbegna, che ha a Vitudono cose sia gravato e molestato dai suoi o da altri.
222r Iacobo de Civita, peditum conestabili.
Perché Zohanne Grosso, compagno delo strenuo Colella de Napoli, nostro
conductiero, et fratello, et Balzano de Garbegna, ha dicto suo fratello et cosse sue in
quella nostra terra de Vitudono, et parglili non dovere essere gravato né molestato de
dicte sue cosse, como li altri che non sonno soldati et che non ne servono qui in
campo; la qual cossa, siando iusta et rasonevole come è, volimo che tu debbi servare
modo che né dali toy fanti né da alcuno altro soldato sia dato impazo, graveza né
molestia alcuna a dicto Balzano né a sue cosse perché cossì è nostra intentione. Data
in castris apud Quinzanum, die xvi septembris 1452.
Christoforus.
Iohannes.
922
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 settembre 16, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ringrazia il referendario di Lodi per le informazioni date sulle cose dei traditori
spettanti alla Camera ducale e per avere detto a Bartolomeo de Quarteri di portare il vino
dovuto nelle cantine ducali.
Domino referendario Laude.
Havimo recevuto le vostre et inteso quanto ne scriviti dela mala masaritia fi facta dela
robba de quelli traditori qual aspecta ala Camera nostra; del che ve commendiamo; et
haveti facto bene a dire a domino Bartholomeo de Quarteri che, da poy haverà
invasellato el vino che aspecta a noy, ge lo fariti tolire al tempo del travaso dela sua
caneva, et lo fariti portare ala nostra. Et cussì vorimo se facia, et fin a mò ve dicimo
che lo debiate fare, avisandove che nuy el simile gli scrivimo per le alligate, le quale gli
fariti presentare. Procurate pur la ragione dela Camera nostra et chi ve vorà opponere,
avisaritine che gli provederimo. Ex castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xvi
septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
923
Francesco Sforza a Bartolomeo de Quarteri
(1452 settembre 16, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza dice a Bartolomeo de Quarteri di essersi appropriato dei beni di Basanino de
Caseti spettanti alla Camera ducale mandando a cogliere uve e a fare vino e gli ordina di
restituire quanto indebitamente preso.
Bartholomeo de Quarteriis armorum ductori.
Havimo inteso che deli beni che forono de Basanino de Caseti spectanti ala Camera
nostra, voy ve ne haviti facto quella parte che non vi tocha, mandando vuy a
vendemiare le uve et fare el vino et invaselarlo in la vostra caneva; la qual cosa non ne
pare ragionevole et vorissemo voluntiera che pensasti se seresti contento che facessi
cossì a voy, et poy credesivo che ad (a) nuy non piace che ce toliate el nostro cum
cussì pocha advertentia. Ve confortiamo che non faciate cussì et voliate restituire
quello haviti tolto avisandove che, non lo restituendo, ve lo farimo tolere quando
l'haveriti melio asetato in casa. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
(a) Segue vuy depennato.
924
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 14, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che il fratello Alessandro lasci soggiornare a Lodi per otto giorni frate
Bargine da Lodi, che non va inserito nel novero degli altri.
222v Domino Alexandro Sfortie.
Perché el fra’ da Bargine da Lode, exhibitore presente, non è da numerare nel numero
de altri, gli havemo concesso licentia per octo dì da dovere stare lì a Lode. Volemo
adoncha che per octo dì, senza molestia et iniuria alcuna de facti o parole, liberamente
el lassate stare lì. Data in castris apud Quinzanum, die xiiii septembris 1452.
Ser Fazinus. (a)
Iohannes.
(a) Segue Cichus depennato.
925
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 17, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza esorta Alessandro, suo fratello ad ascoltare quanto riferirà Antonio da Desio.
Domino Alexandro Sfortie.
Antonio da Dexio, nostro fameglio, te referirà alcune cose li havemo commesse.
Pertanto volemo che in tucto quello luy te referirà, debbi prestarli piena fede et crederli
quanto ala persona nostra propria. Data in castris apud Quinzanum, xvii septembris
1452.
Cichus.
In simili forma domino (a) Bosio Sfortie.
(a) Segue Alexandro Sfortie depennato.
926
Francesco Sforza ad Astorello Corsio e a Giacomo de Civida
1452 settembre 17, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa Astorello Corsio e a Giacomo de Civida di aver trattenuto i loro messi
fino a quando ha potuto provvedere a loro e ora li rimanda con lettere dirette ad Angelo
Simonetta che darà loro un ducato per paga. Gli garba che Giacomo abbia preso con sè i fanti
di Bonifacio che guiderà con Astorello.
Astorello Corsio et Iacobo de Civida.
Habiamo retenuti qua, fin al dì presente, questi vostri messi per fargli spazamento,
como ne haveti mandato a rechiedere. Hora mò, spazati da nuy, li remandiamo a vuy
cum le alligate lettere dirrective ad Angelo Symoneta, quale vi farà dare uno ducato per
pagha; siché, havute le dicte lettere, vogliati mò mandare uno deli vostri fidati a
sollicitare et a tore li dicti denari. Ceterum ne è molto piaciuto che tu Iacomo habii tolto
cum ti de quelli fanti de Bonifacio, il perché, havendone bixogno deli altri, siamo
contenti li pigli cum ti insiema. Et cossì, fra ti et Astorello anchora siamo contenti li
conducati et li levati tuti. Data in castris apud Quinzanum, die xvii septembris 1452.
Bonifacius.
Cichus.
927
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
1452 settembre 17, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza informa il luogotenente di Lodi che Vigorello, Antonino e Giacomino, tutti di
Sant’angelo, assunti ai servizi di Achille Corso, se ne passarono al nemico e poi ritornarono a
Lodi, ove il conestabile Osterello Corso li fece rinchiudere e poi rilasciare dietro garanzia di
restituire i soldi avuti. II duca vuole che il luogotenente consegni a Osterello i trenta bislacchi
avuti da Achille.
223r Domino locuntenenti Laude.
Ne dice Achile Corso, nostro conestabile, che havendo luy tolto ad suoy servitii tre
compagni et datogli bislachi dece per uno, chiamati l'uno Vigorello et l'altro Antonino, et
l'altro Iacomino, tuti tri da Sancto Angelo, se partirono da luy et andarono dal canto deli
inimici; et essendo poy venuti lì ad Lode pare che Hosterello Corso, nostro conestabile,
li facesse destenire per li dinari haviano portati via ad Achile, quali poy sonno stati
rellaxati con securità de satisfare dicto Achile. Pertanto dicto Achile è stato da nuy et
ne ha zurato per la fede soa havere prestati ali dicti Vigorello, Antonino et Iacomino,
bislachi dece per uno, quali non gli hano serviti. Siché ve commettemo et volemo che
debiate, havuta questa, havere modo et provedere ch'al dicto Achile Corso sia
satisfacto de questi bislachi xxx, li quali fati dare et numerare al dicto Hosterello,
perché cossì esso Achile remane contento, ma in questo procedeti taliter ch'el dicto
Achile sia satisfacto et non habiamo più ad haverne lamenta. Data in castris apud
Quinzanum, die xvii septembris 1452.
Zannetus.
Cichus.
928
Francesco Sforza a Pietro da Lonate e Giacomazzo da Salerno
1452 settembre 18, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza vuole che Pietro da Lonate e Giacomazzo da Salerno, che reclama da Pietro
i denari della taglia di Guglielmo de Cellauth, vadano da lui per esporgli la vicenda.
Petro de Lonate.
El spectabile cavalero messer Iacomazo da Salerno, nostro conductiero, ne dice
dovere havere alcuni dinari da vuy per la taglia de messer Gulielmo de Cellauth, como
doveti essere informato. Pertanto per intendere nuy la raxone d'esso domino Iacomazo
et la vostra, ne pare et dicemovi che, havuta questa, vegnati ala presentia nostra. Data
in castris nostris apud Quinzanum, die xviii septembris 1452.
Cichus.
929
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 17, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza risponde al fratello Alessandro che ha ben fatto ad avvisare quelli di Milano
dell’intenzione dei nemici di andare in Montebrianza. Nulla da dire sui fanti mandati perché
dovrebbero aver già presa la via del ritorno, come altrettanto su Antonio Landriano perché gli
avrà già spedite le lettere. Ha fiducia che il capitano di giustizia di Milano farà bene nei riguardi
di Giacomo da Muzano e di suo fratello. Si dice d’accordo per l’armatura e per l'ordine che si
diano quaranta ducati a Francesco de Gesualdo perché si faccia a Milano quanto è per lui
necessario. Condivide poi le disposizioni date a Francesco Maletta sul posto di confine.
Domino Alexandro Sfortie.
Havimo recevuto le tue lettere de xiiii del presente ale quale respondendo, et primo, ala
parte deli inimici che se degono levare et andare verso el monte de Brianza, restiamo
avisati et piacene del’aviso hay dato a Mediolano, et cussì volimo che tu gli faci ogni
provisione a te possibile perché non gli resta el pensiero, anci se andarano che
ritornano cum vergogna. Ala parte de quelli fanti qualli te havimo mandati, non dicemo
altro perché credimo, ala recevuta de questa, tu gli haveray remandati a noy. De
Antonio da Landriano anche non dicemo altro perché credimo che mò gli haveray
mandate le lettere. 223v De Iacomo da Muzano et lo fratello restiamo avisati et
credimo, como tu scrivi, ch'el capitaneo de iusticia farà el dovere, et cussì siamo
contenti che lassi fare a dicto capitaneo. Ala parte de Francesco de Iesualdo, restiamo
contenti de quanto tu hay ordinato per farli dare l'armatura et li quaranta ducati per
quelle cosse ha facto fare a Milano per mettersi in poncto, et cussì scrivimo ad Angelo
per le aligate. Ala parte de Iohanne Grosso, factore de Francesco Maleta, siamo
contenti che tu non sia condenscenduto ala voluntà d'esso Francesco, et hay facto
bene ad non concederli ch'el venga perché deliberamo ch'el stia pur in le confine per
qualche dì et per adesso non venga né luy né alcuni del’altri che sonno nel suo grado.
Data in castris apud Quinzanum, die xvii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
930
Francesco Sforza al podestà di Sale
1452 settembre 18, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza comanda al podestà di Sale di non consentire che, senza licenza ducale, si
porti fuori da quella terra qualsiasi genere di biada da cavalli.
Potestati Salarum.
Volemo che ordeni che de quella terra non se posse cavare per persona alcuna, et sia
che si voglia, alcuna quantità de biada da cavali senza nostra licentia. Data in castris
apud Quinzanum, die xviii septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
931
Francesco Sforza al podestà di Codogno
1452 settembre 18, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina al podestà di Codogno di portare con il galuppo ducale i cavalli di
Ghirardino Zoppo, che si trovano lì, a Cremona nel posto che gli sarà indicato.
Potestati Cotogni.
Volimo che tutti quelli cavalli che se retrovano lì in quella terra de Ghirardino Zoppo li
debiati insieme con lo presente portatore, nostro galuppo, fargli condure et menare fina
ad Cremona, dove dicto galuppo gli dirà. Et questo non manchi per quanto hay ad cara
la gratia nostra. In castris apud Quinzanum, xviii septembris 1452.
Zaninus.
Iohannes.
932
Francesco Sforza a Bosio Sforza
1452 settembre 18, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza ordina al fratello Bosio di non spostarsi da lì perché ha saputo che Giacomo
intende fare una scorreria nel Milanese o in Alessandrino; veda con suo fratelle Alessandro
dove intervenire se sarà necessario e una volta andatosene Giacomo, se ne venga via pure lui.
Dica a Ioseph di stare attento specialmente di notte ai segnali che si faranno a Cremona.
224r Domino Bosio Sfortie.
Boso, nonobstante quanto te habiamo scripto et mandato a dire che domane, martedì,
dovessi partirti de lì et venire qui da nuy con quelle gente sonno lì ad San Columbano,
te dicemo per questa che per niente non te debbi partire se nuy non te scrivimo altro,
anzi stare attento, solicito et advisato et intenderte con Alexandro, nostro fradello,
perché nuy siamo avisati ch'el conte Iacomo domane deve correre con una gran gente
o in Milanese o in Lodesana. Siché non te partire se non hay altro da nuy o da
Alexandro (a), ma intendeti con luy che, bisognando cosa alcuna, possiate provedere
dove sia necessario, et nuy scrivimo a luy che te aviserà quando gli parirà che tu possi
venire; et come el conte Iacomo habia corso, ne advisa subito de quello haverà facto,
et come seray chiarito che luy sia retornato indreto de qua al tempo, tu te ne veni via
da nuy. Et vogli far stare advisato Ioseph ali segnali ha da noy, quali se farano a
Cremona et così ogni nocte, siché non possi fallare. Data in castris apud Quinzanum,
die xviii septembris 1452.
Iohannes.
(a) Segue o in Milanese o in Lodesana. Siché non te partire depennato.
933
Francesco Sforza a Gracino de Piscarolo
1452 settembre 18, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza scrive a Gracino de Piscarolo di volere che il galeone, appena pronto, sia
messo in acqua, e perché dalle informazioni avute da Antonio degli Eustachi sa che per fornirlo
gli occorrono 595 fiorini, ha ordinato che si invii detta somma, come pure devono essere
mandate le 775 lire, rimanenza dell’assegnazione dei Genovesi, le 500 lire che aveva ordinato
gli mandassero oltre alle altre 500 che doveva mandargli Francesco Malleta, per un ammontare
complessivo di 1275 lire, dalle quali, tolte le spese per il galeone, ne rimangono 915. Sollecitati
Francesco Malleta, Angelo Simonetta e i Maestri delle entrate straordinarie quanto manca
ancora, raggiunta la somma dovuta la consegni ad Antonio degli Eustachi. Per la rimanenza
supplisca con i denari della spesa ducale; il tutto deve essere fatto in due giorni.
Domino Gracino de Piscarolo.
Perché vogliamo che quello galione, quale hay facto aconciare et mettere in poncto,
subito vada zò per cose molto importantissime al stato nostro, et domino Antonio
Eustachio ne scrive che ad fornirlo de notteri, homini et cose che gli bisogna gli vanno
de spexa fiorini cinquecento lxxxxv, ti avisamo, como habiamo ordinato, che te siano
mandati in mane toa li dicti dinari, como intenderay per lo infrascripto modo. Prima che
te siano mandate (a) quelle libre dcclxxv quale ne sonno restate del’assignamento de
Zenovesi, computate in quelle le cinquecento libre, quale, como tu say, ordinassemo te
fossero mandate; item che te siano mandate per Francesco Malleta libre cinquecento,
li quali dinari in somma sonno libre mcclxxv (b) dele quale, retrovandone quelle libre
ccclx vel circha che tu hay speso in dicto galione, vengano ad remanere de neto in
mane toa libre dccccxv. Siché, receputa la presente, subito manderay con l'aligata uno
tuo messo ad Francesco Malleta per avere le dicte cinquecento libre et cossì per
sollicitare cum Angelo Symonetta et li Maystri dele intrate nostre extraordinarie per
havere el compimento dele dicte libre dcclxxv. Et havuto li dicti dinari subito darayli al
prefato domino Antonio acioché cum celeritate possa fare aviare el dicto galione
perché è molto importante 224v al stato nostro, et fa che circa questo tu non li perdi
uno attimo di tempo. Et perché ad compire li dicti dlxxxv fiorini te veniranno a
manchare libre xxxvii, ti dicimo che tu debbi supplire deli dinari dela spexa nostra, et a
fare et exequire queste cose te daximo termino duy dì dappuoy la recevuta de questa,
siché fa, per quanto ami el bene nostro, non gli perdi tempo veruno. Et se forse non
podesti havere li predicti dinari fra questo termino, ti dicimo che li debbi recuperare per
qualunche modo tu poderay, per mandare ad executione questa nostra ordinatione, et
poy solliciteray de haverli tu, como te havimo dicto de sopra. Data in castris apud
Quinzanum, die xviii septembris 1452.
Volemo che del recevimento de questa subito ne avisi et l'aligata subito darayla ad
domino Antonio de Eustachio.
FranciscuSfortia Vicecomes manu propria.
Cichus.
(a) Segue per Francesco Malleta libre depennato.
(b) Segue de neto in mane toa depennato.
934
Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi
(1452 settembre 18, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza dice ad Antonio degli Eustachi di aver ricevuto la lettera con l’indicazione
della somma chiesta per armare il galeone. Lo informa di aver sollecitato Gracino da Pescarolo
di portargli i 595 fiorini domandati. Trovandosi lì suo figlio Filippo, lo faccia subito salire sul
galeone. Se non vi fosse, gli scriva di recarsi a Pavia al più presto e con il galeone raggiungere
raggiungere Cremona, dove saprà quanto dovrà fare. In caso contrario sarà lo stesso Antonio a
portare il galeone fino a Cremona.
Domino Antonio de Eustachio.
Havimo recevuto la vostra lettera et inteso la spexa che gli va ad armare el galione; al
che respondendo, vi avisamo como havimo ordinato che in mane de Gracino da
Piscarolo siano portate quelli cinquecentonovantacinque fiorini che per la vostra lettera
ne rechiedeti, et che, subito da puoy esso ve li debia dare et numerare. Per la qual
cossa volimo che sollicitati con esso per havere prestissimo li dicti dinari et havuti,
volemo che subito faciate mettere in poncto il dicto galione senza dimora alcuna; et
trovandose lì Filippo, vostro figliolo, volemo che lo faciate montare suxo dicto galione,
et non essendogli, scrivitili dove el se ritrova che subito el vengha per intrare in esso
galione, et poy, senza dimora, faritolo aviare zò per fin a Cremona, comittendoli che
como serà agionto lì ne advisi, perché li mandarimo el comandamento et l'ordine di
quanto haverà ad fare. Ma perché la cosa è importantissima, faciti che non si perda
tempo veruno per quanto haveti cara la gratia nostra et il bene del stato nostro. Ve
avisamo bene como nuy havimo scripto ad esso Filippo che se ne vengha a Cremona:
il perché, se forse gli fusse venuto ala recevuta de questa, dicimo che debiate fare
aviare dicto galione fin lì, perché, como havimo dicto, li mandarimo l'ordine di quanto
havete ad fare. Ceterum avisaritine dela receptione de questa et quando el dicto
galione possa essere a Cremona. Data ut supra.
Bonifacius.
Cichus.
935
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 23, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza dice al fratello Alessandro di non sapere dove Giacomo agirà e di avvertire
Montebrianza, Cassano, Milano, e dove necessario; se fosse a Montebrianza, Alessandro
potrebbe rimandare Boso, ora a Pizzighettone, con la gente di San Colombano. Il giorno
seguente informerà Americo di come le cose sono andate a Castione. Il giorno seguente si è
scritto al podestà di Castelleone di mandare le lettere a Castione ad Americo Forti e poi a Lodi.
227r Domino Alexandro Sfortie.
Perché da poy scripte l'ultime lettere dela cavalcata fa domatina el conte Iacomo,
siamo avisati ch'el debia essere andato per cavalcare in Montebrianza, non siamo però
certi s'el anderà più in Montebrianza, come ad Rivolta per correre in Milanese, o venire
ad Lodi; siché provedi et advisa subito in Montebrianza et ad Cassano, Milano et per
tutto te parerà necessario che non se receva danno. Nuy te havimo advisato de tucto
quello havemo sentito fin ad questa hora et siamo certi che tu haveray provedutto ad
tucto; questa te scrivimo ad abondantiorem cautellam, non perché crediamo sia là ad
tempo debito, ma siamo certi non haverà ad nuocere. Caso costoro habiano corso in
Montebrianza, crediamo tu possi remandare Boso cum quella gente de San
Columbano cum li fanti, como te havemo scripto hogi, mercordì xx instantis, siano ad
Pizleone, et advisane domane come le cose serano passate. Manda la lettera ad
Castione et scrivere ad Americo lì officiale, nella mandi per la via de (a) Castellione,
per la quale mandiamo questa, et sia duplicata lettera. Siché domane passate, et si
Boso venerà mercordì, perché altro non expectamo per levarsi che le dicte gente et
fanti. Ex castris apud Quinzanum, die xxiii septembris 1452.
Cichus.
Delata ad potestatem Castrileonis per quendam famulum ducati de Mediolano.
Scriptum fuit die et hora suprascriptis potestati Castrileonis ut mittat litteras
suprascriptas volantissime Castionum Laudensem et Americo de Fortis et deinde mittat
Laude die noctuque et quod dominus solvet bestiam, si nimio cursu periret, et cetera.
(a) Segue Castione depennato.
936
Francesco Sforza a Tommaso de Clari e a Melchione
1452 settembre 18, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza replica a Tommaso de Clari e a Melchione che uno di loro vada da lui entro
domani sera, via Castelleone, la via più breve, aggiornato sullo stato dei lavori e l’altro faccia sì
che i lavori procedano più velocemente.
227v Thomasio de CIaris et Melchioni.
Como per un’altra nostra per la via de Castiglione vi havimo scripto, cossi per questa vi
replicamo et volimo che subito, recevuta questa, senza altra induxia, uno de vuy debia
venire qui da nuy; et per venire più presto vegna per la via de Castiglione, che è più
corta, informato ad pieno de tucto quello lavorero ad ciò che ne possiamo havere
chiara informatione et l'altro remagna ad solicitare dicto laurero. Et questo non manchi
usandogli ogni presteza, siché quello venirà se retrovi domane da sera qui da nuy.
Data in castris nostris apud Quinzanum, die xviii septembris 1452, hora ii noctis.
Cichus.
937
Francesco Sforza a Giovanni Mango
1452 settembre 19, “apud Quinzanum”.
Francesco Sforza rispondendo a Giovanni Mango relativamente a quanto gli ha scritto del suo
amico mandato per sicurezza di un suo famiglio e preso da quelli di Sartirana, vuole che il
famiglio vada da lui perché intenda come è avvenuta la cosa.
Iohanni Mango.
Respondendo a quanto tu ne scrivi di quello tuo amico, quale havevi mandato a
securare per lo famiglio tuo et che sia stato preso da quelli de Sartirana, et cetera,
dicemo che nuy volemo debbi mandare qua el dicto famiglio ad ciò possamo intendere
da luy come è passata questa cosa; et ad Gracino scrivemo ne debbia mandare qua
quelli da Sartirana cum lo cavallo. Siché mandane per ogni modo el fameglio tuo. Data
in castris apud Quinzanum, die xviiii septembris 1452.
Cichus.
938
Francesco Sforza a Gracino de Piscarolo
(1452 settembre 19, “apud Quinzanum”).
Francesco Sforza comanda a Gracino di mandare da lui quelli di Sartirana per comporre la
vertenza che hanno con Giovanni Mengo per il cavallo di un uomo del duca Savoia.
Domino Gracino.
Acciò possiamo intendere la diferentia che è fra Iohanne Mengo et quelli da Sartirana
per quello cavallo da Sartirana a uno del duca de Savoya, quale hay appresso de ti,
volemo debbi, recevuta questa, debbi mandare el cavallo et quelli da Sartirana sonno
lì. Data ut supra.
Iacobus.
Cichus.
939
Francesco Sforza ai condottieri
1452 settembre 24, “apud Lenum”.
Francesco Sforza sollecita i condottieri a andare in campo senza attendere di avere tutti i denari
loro spettanti. lasciando solo alcuni dei loro uomini.
231r (a) mettervi in puncto et cum ogni presteza et celerità veniria qua in campo cum
nuy, avisandove che similmente scrivemo ad Antonio da Landriano che prestissimo se
ne venga anchora luy; siché podreti intendervi tucti duy insieme et veneriti via
prestissimo, se bene dovesti venire via a pede; et se per caso non havesti già recevuti
dicti denari integramente non vegliati perhò restare lì per dicta casone, imo lassariti
qualchuno deli vostri lì a solIicitare et vuy veniriti via senza dimora. Ben vi dicimo che
deli dicti dinari non vogliati fare alcuno parlare; imo sapendose che ve li habiamo facto
dare, vogliati dire che vi l'habiamo facto dare per subvenire a vostri bisogni et non per
conducta né per cavalli. Data in castris apud Lenum, die xxiiii septembris 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
(a) Così, mancando le carte precedenti, inizia la missiva.
940
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 settembre 24, “apud Lenum”.
Francesco Sforza scrive a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, di non consentire che la
vedova dello svizzero Giorgio sposi altri se non quello dei suoi uomini che poi gli indicherà.
Domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude.
Desiderando nuy che la molia che fo de Georgio, svycero, se mariti in uno deli nostri,
del qual poy ve avisarimo, volimo che honestamente et cum bono modo provediate
ch'ella non se mariti ad alcuno senza nostra speciale licentia. Ex castris apud Lenum,
die xxiiii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
941
Francesco Sforza al podestà di Pavia
1452 settembre 25, “apud Lenum”.
Francesco Sforza ordina al podestà di Pavia di catturare il famiglio di Corradino Butigola fuggito
con un cavallo e cose di Corradino, non liberandolo fino alla completa restituzione della
refurtiva.
Potestati Papie.
Dal strenuo Conradino Butigola è fugito et capitato lì uno suo famiglio dicto il Zoppo
che li ha menato via uno suo cavallo et portato alcuna robba. Pertanto volemo che lo
debii sostenire et non rellaxarlo finché non habia satisfacto al dicto Conradino per lo
dicto cavallo et robba. Data in castris apud Lenum, die xxv septembris 1452.
Bonifacius.
Cichus.
942
Francesco Sforza a Luchina dal Verme
1452 settembre 25, “apud Lenum”.
Francesco Sforza chiede a Luchina dal Verme di donare a Cristoforo dal Bosco, uomo d’arme,
un cavallo, un’armatura e pagargli i denari del servizio in riconoscimento della sua fedeltà.
Domine Luchine de Verme.
Christoforo dal Bosco, homo d'arme, ne dice havere grande bisogno d'uno cavallo et
d'una armatura per la sua persona. Per la quale cossa, considerato ch'el se è portato
fidelmente et bene aciochè etiam per lo avenire gli cresca l’animo de fare bene et
melio, ve confortiamo et caricamo che omnino gli voliate subvenire del dicto cavallo et
armatura et anche farli dare li dinari del servito, como sono corsi al’altri, facendolo
spazare presto. Data in castris apud Lenum, die xxv septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
943
Francesco Sforza al podestà di Mortara
1452 settembre 25, “apud Lenum”.
Francesco Sforza comanda al podestà di Mortara di consegnare al compagno di Giovanni
Scipiono un suo prigioniero come attesta la lettera del marchese di Monferrato.
231v Potestati Mortarii.
Tu vederay quanto per l’alligate littere ne scrive Zovane da Sipiono per casone de uno
presone de uno suo compagno quale tu hay sostenuto; et perché, como tu intenderay
per la copia dela lettera del marchese di Monferrato, dicto presone debe fir rescosso
dal dicto compagno del prenominato Zovanne, pertanto volemo che essendo cossì,
debii liberare dicto presone et remetterlo in mane d'esso compagno acioch'el possa
fare li facti soy. Data in castris apud Lenum, xxv septembris 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
944
Francesco Sforza al comune e uomini di Zorlesco
(1452 settembre 25, “apud Lenum”).
Francesco Sforza ordina al comune e uomini di Zorlesco che, a richiesta di Roberto
Sanseverino, suo nipote, consegnino frumento e masserizie di una possessione di Roberto,
portate lì dagli uomini di Antonio Landriani.
Communi et hominibus Zorleschi.
Havimo inteso che per quelli de Antonio de Landriano fino questi dì passati fo menato lì
certa quantità de frumento et alcune massaritie da una possessione de Roberto, nostro
nepote, quale tene a ficto. Et perché non ne pare conveniente che li nostri robano li
nostri medesmi, pertanto, trovando esser cossì, volimo che ad requisitione de
qualunche messo del prefato nostro nepote ve portarà la presente gli faciati restituire et
consignare ogni quantità de frumento et massaritie che dala dicta possessione per
quelli del dicto Antonio siano conducte lì, overo per qualunche altro deli nostri; et siano
presso de chi se voglia. Data ut supra.
Marchus.
Iohannes.
945
Francesco Sforza Pietro da Norcia
(1452 settembre 25, “apud Lenum”).
Francesco Sforza avverte Pietro da Norcia dell’arrivo del suo famiglio Fiorentino per fare quanto
più fieno potrà per uso della sua casa. Vuole perciò che lo aiuti a trovare lavoranti e “pratari”.
Domino Petro de Nursia.
Mandiamo là Fiorentino, nostro fameglio, presente portatore, per dare ordine et
provedere de far fare quanto più feno se potrà per uso de casa nostra. Per la qual cosa
volimo che cussì a far rechatare li lavoranti et pratari, como in ogni altra provisione
necessaria circa ciò, gli faciate favore et adiuto perché se facia, et item in altre cose
havesse dicto Fiorentino a far lì, faritili quello favore che rechie dal’honestà et ragione.
Data ut supra.
Ser Iacobus.
Iohannes.
946
Francesco Sforza vuole al podestà di San Colombano
1452 settembre 25, “apud Lenum”.
Francesco Sforza vuole che il podestà di San Colombano faccia ritornare da Giovanni dalla
Bosa, uomo d’arme di Giovanni Angussola, il suo ragazzo o indurre detto ragazzo a restituire la
roba portata via.
232r Potestati Sancti Columbani.
Iohanne dalla Bosa, homo d'arme del conte Iohanne Angussola, ne dice che, havendo
uno suo regazo de quella terra, chiamato Bartolino, che s'è fugito da luy et gli ha
exportato via certa sua robba. Pertanto, considerato che ad questo tempo l'homini
d'arme non possano stare senza regazi, volimo che astrengi dicto regazo ad tornare
con el dicto Iohanne, suo patrone, overo ad restituire la robba sua. Data in castris
nostris felicibus apud Lenum, die xxv septembris 1452.
Marchus.
Iohannes.
947
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 settembre 26, “apud Lenum”.
Francesco Sforza scrive al referendario di Lodi sulle spese da farsi per i tetti del castello e per il
forno. Per le mura delle guardie, in quanto spesa della comunità, s’accordi con il luogotenente.
Referendario Laude.
Inteso quanto ne haveti scripto dela spesa se bisogna fare in el castello de quella
nostra cità per el forno et recoperire li tecti et cossì etiandio de recoperire le guardie
dele mure, ve respondemo quella spesa ve parirà necessaria fare in el dicto castello
per dicta casone, siamo contenti la faciati. Quella dele guardie, dele mura toca ala
comunità, et cossì volimo che la faciano fare perché se possa fare le guardie, siché ve
trovareti con el nostro locotenente lì et operareti che quella comunità facia conciare
dicte guardie. Data in castris apud Lenum, die xxvi septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
948
Francesco Sforza al podestà di Castelnuovo Bocca d’Adda
(1452 settembre 26, “apud Lenum”).
Francesco Sforza scrive al podestà di Castelnuovo Bocca d’Adda che, vista l’imppossibilità di
fare contro Zanino di Corati e Pesarone quanto ordinato da parte del podestà di Cremona,
cerchi di prendere tali individui o il bestiame e cose non rilasciandoli fino a quando non avranno
saldato il debito con la Camera ducale per il possesso della Bonissima. A tal proposito, intenda
da Tommasino Forlano quali sono i danni fatti dagli uomini di Catelnuovo e gli riferisca tutto.
Potestati Castrinovi Buce Abdue.
Non ha poduto el potestate nostro de Cremona fare certa executione quale gli
havevamo commissa contra Zanino di Corati et Pesarone, come crediamo sii
informato. Per la qual cosa ti comandiamo et volimo che con bene et honesto modo
vedi de havere li prenominati in le mane toe, overo del suo bestiame et robe, non li
rellaxando né restituendo donec habiano satisfacto il debito che hano con la Camera
nostra per la possessione dela Bonissima. Ceterum perché deli homini de quella terra
de Castelnovo hanno facto certo damno et oltragio in la dicta nostra possessione dela
Bonissima, como tu intenderay da Thomasino Forlano, pertanto volemo che te informi
deli dicti damni dati, diligentemente, et puoi subsequenter ne avisaray, aciò sapiamo
quanto sia sopra ciò ad fare. Data in castris ut supra.
Bonifacius.
Cichus.
949
Francesco Sforza scrive ad Alessandro Sforza
1452 settembre 26, “apud Lenum”.
Francesco Sforza scrive al fratello Alessandro di inviare dagli uomini d’armi che erano di
Giovanni dalla Noce e sono ora in Piacentino, un suo uomo per prendere quelli che volevano
mettersi ai suoi servizi, così da poterli alloggiare presso lui; a tal fine ha fatto dare un ducato per
cavallo per far sì che poi gradualmente si dispongano a rimanere tutti insieme con lui.
232v Domino Alexandro Sfortie.
Per la lettera te ha scripto Cicho resteray avisato como nuy semo remasti contenti che
tu possi torre quelli homini d’arme che erano de messer Zohanne dela Noce, che tu
dovessi mandare uno tuo dali dicti homini d'arme per togliere quelli volevano
acconzarse con ti, li quali nuy havemo facto venire tucti insieme in Piasentina. Et
pensando noy suso questo facto, ne pare che, mandando tu dicto tuo dalli dicti homini
d'arme seria uno guastare lo facto tuo, et quando credesti havere L homini d'arme, non
ne haveresti forsi xx perché, como anderà la voce fra loro che chi se vole acconzare
cum ti se adconzi, et cetera, et che nuy vogliamo separare dicta compagnia, chi anderà
in qua et chi in là, che ogne uno de loro cercherà de acconzare lo facto suo meglio che
porrà. Et però ne pare che subito, havuta questa, tu mandi per quello tuo che havessi
mandato per dicta casone là, et vegna da ti et che non se impaze per niente de torre
alcuno de dicti homini d'arme perché nuy serveremo modo de tenerli tucti insieme,
como stanno adesso; ali quali, perché habiano casone potergli meglio stare, nuy li
habiamo facto dare adesso uno ducato per cavallo, et poy con bono modo li
mandaremo che vegnano ad logiare con ti per fare qualche facenda, et cetera. Et per
questa via ad poco ad poco questo facto se concerà, perché, quando seranno da ti tuti
insieme, la cosa passerà in modo che te remagneranno tucti, et per questa casone
havemo scripto ad Marcho Coyro che dica alo tuo messo che retorni da ti immediate et
cossì li porray scrivere anchora ti de là. Data in castris apud Lenum, die xxvi
septembris 1452.
Zaninus.
Cichus.
950
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 settembre 26, “apud Lenum”.
Francesco Sforza dice a Bolognino de Attendoli d’aver appreso che i suoi prigionieri si aggirano
tranquillamente per il castello. Ricordandogli di esperienze di fughe da lui patite, quali il caso del
marchese di Cotrone e il recente fatto accaduto al forno di Monza, gli ordina di provvedere che i
prigionieri siano sempre ben custoditi, eccezion fatta per quello di Lodi che è ammalato.
Domino Bolognino de Attendolis.
Siamo informati tucti quelli presoni sonno in quello nostro castello essere in libertà et
andare per lo castello a suo bel piacere; del che ne havemo presa admiratione assay
et non possiamo credere sia vero, considerato che vuy doveti molto pensare che
ciaschuno, quale se retrova in presone, non pensa né cerca dì et nocte niuna altra
cosa che de fugire et retornare in libertà. Et de questo voy havete vedute più et più
experientie, como è stato del marchese de Cotrono et del’altri che vuy havevati lì che
se sonno fugiti; anchora haveti inteso quello hanno facto questi dì li presoni che erano
in lo forno de Monza per volere essere in libertà. 233r Il perché, per ogni rispecto,
volemo et per la presente ve commettemo debiate, recevuta questa, quanti presoni
haveti in quello nostro castello, et Honofrio Ruffaldo et ogniuno del’altri, farli mettere
sotto le presone et farli molto bene guardare et cum tale custodia che non possano
fugire, excepto quello de Lode, quale è ingotado, che siamo contenti non faciate
mettere in le presone, essendo amalato como l'he. Ex castris apud Lenum, die xxvi
septembris 1452.
Iacobus.
Cichus.
951
Francesco Sforza a Bartolomeo da Correggio
(1452 settembre 26, “apud Lenum”).
Francesco Sforza informa Bartolomeo da Correggio, referendario di Pavia, e a Gracino da
Pescarolo, dei Maestri delle entrate ducali, delle lagnanze della comunità di Vigevano per il
divieto di condurre in città i panni, a dispetto di lettere ducali, da parte di alcuni Pavesi. Il duca
ritenendo necessario che si autorizzi chiaramente il libero ingresso, chiede a Bartolomeo e a
Gracino di fargli sapere se, aderendo alla richiesta, si danneggi alcuno.
Spectabili militi et egregio, nostris dilectis, domino Bartholomeo de Corigia,
referendario Papie nec non Gracino de Piscarolo ex Magistris intratarum nostrarum.
La nostra comunità de Viglevano altre volte fece querella appresso nuy che gli fideva
facta inhibitione per alcuni de quella nostra cità al condure deli suoy panni de lana per
vendere et mercatare in essa cità, nonobstante che iamdiu et ab antiquo non gli fusse
facta simile inhibitione; il perché ce recordiamo havere facto scrivere lettere sopra ciò,
cussì ad instantia d'essa comunità de Viglevano, come etiandio dela comunità de
Pavia. Novamente la comunità de Viglevano ne ha facto dire che quamvisdiu gli
conducano pur deli panni, nondimeno gli conducono cum timiditate et dubio,
richiedendo che faciamo chiarire che gli possano condure libere senza veruna
exceptione. Pertanto, non intendendo nuy che sia preiudicato ale ragione de alcuna
dele parte, volimo che, non attenduta alcuna particularità, ve debiate informare se,
concedendo questo ala dicta comunità de Viglevano, dummodo che li panni fossero
facti bene et laudati ad extimatione de valente homini, se faria iniuria ad alcuno; et de
quanto trovariti, ne avisate per lettere simul cum apparere vostro. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
952
Francesco Sforza ad Aimerico Forti
(1452 settembre 26, “apud Lenum”).
Francesco Sforza ordina ad Aimerico Forti di costringere Rosso da Bergano, famiglio, a
mandare i denari avuti per i buoi presi a Zonevolta come le quattro lire avute nel Bergamasco.
Non facedolo, lo arresti fino a che non avrà pagato, come hanno fatto gli altri.
Aymerico de Fortis.
Volimo che subito tu debbi stringere el Rosso da Bergamo, tuo familio, a mandarce
qua quelli dinari quali hebbe per sette paghe deli bovi foreno tolti a Zonevolta et item
quelle quatro libre hebbe de Pergamasca. Et quando non gli mandasse, volimo che tu
lo destegni da non essere relaxato senza nostra licentia, avisandote che deliberemo
omnino paghi la rata sua, como havimo facto pagare l'altri suoy compagni. Data ut
supra.
Ser Iacobus.
Cichus.
953
Francesco Sforza al referendario di Lodi
1452 settembre 26, “apud Lenum”.
Francesco Sforza dispone che il referendario di Lodi assegni carro e buoi di Bassanino de
Caseti al suo famiglio Fiorentino perché ne usi per i lavori ordinati.
233v Referendario Laude.
Volimo che faciate dare et assignare el carro con li bovi, che fo de Bassanino de
Caseti, al Fiorentino, nostro famiglio, per operarlo in alcune nostre facende, secundo li
havimo imposto. Data in castris apud Lenum, die xxvi septembris 1452.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsi.
Cichus.
954
Francesco Sforza al vicario, ai canonici e al capitolo della chiesa Maggiore di Lodi
1452 settembre 26, “apud Lenum”.
Francesco Sforza ricorda al vicario, ai canonici e al capitolo della chiesa Maggiore di Lodi di
aver chiesto, invano, di eleggere al canonicato vacante prete Alberto da Glissate, giudicato
insufficiente, come riferitogli prete Maffeo Magano. Il duca, pur volendo rispettare le loro
consuetudini, ribadisce che si faccia l’elezione e, se comprovata la sua mancanza, si
provvederà alla nomina di un altro.
Vicario, canonicis ac capitulo ecclesie Maioris Laude.
Essendo vacato ali dì passti per la morte de prete (a) Maffeo da Caseti uno canonicato
nella chesia Maiore de quella nostra cità ve scripsemo dovesti fare la electione de dicto
canonicato in prete Alberto de Glissate, chierico de quella nostra cità, como haveti
veduto; il quale pare non habiati voluto ellegere, ma ve gravati, segondo ne ha dicto
prete Maffeo Magano, quale haveti mandato da nuy, dicendo che non è sufficiente (b).
Et pertanto che la intencione et voluntà nostra è che li ordini et consuetudini vostre per
l'avenire siano observate, como sonno state nel passato, tamen ve dicemo et volimo
debiate fare dicta ellectione in dicto prete Alberto, como ve havimo scripto; et quando
sarà facto, faremo vedere questa cosa al reverendo monsignore arcivescovo de
Mediolano et, s’el se trova el dicto prete Alberto non essere sufficiente, l'haverà
pacientia, et gli metteremo uno idoneo et sufficiente. Et per l'avenire se sforzarimo
scrivere per persone idonee per observare li ordini et consuetudine passate, como è
nostra intencione. Ex campo nostro apud Lenum, die xxvi septembris 1452.
Ma [decidetevi] ad fare questa ellectione se haveti caro fare cosa grata, né sia non fati
exceptione né replicatione alchuna. Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.
(a) Segue Matheo depennato.
(b) Segue et cetera depennato.
955
Francesco Sforza al capitano di Casteggio
1452 settembre 26, “apud Lenum”.
Francesco Sforza ordina al capitano di Casteggio di dare ad Antonello da Lura alloggio per
sedici cavalli e quanto si suole dare ai soldati. Provveda poi al saldo il debito che ha all’osteria.
234r Capitaneo Clastigii.
Volimo che ad Antonello da Lura, nostro squadrero, presente portatore, faci dare
logiamento per xvi cavalli in quella terra et gli faray respondere secundo se fa ali altri
nostri soldati secondo l'ordine. Ulterius, perché dice che ha debito in l'hostaria da sey
fino in sette libre d'imperiali, quali ha facto per colpa del’homini, volimo che tenghi
modo farlo accordare. Data in castris apud Lenum, die xxvi septembris 1452.
Marchus.
Cichus.
956
Francesco Sforza all’ufficiale del territorio di Maledo
1452 settembre 27, “apud Lenum”.
Francesco Sforza comanda all’ufficiale del territorio di Maledo di imporre ai suoi uomini di
obbedire a quanto verrà loro ordinato dagli ufficiali e presidenti ducali di Zorlesco.
Dilecto nostro officiali terre nostre Maledi.
Perché li officiali et presidenti nostri lì ad Zurlesco dicono che quelli homeni de lì sonno
inobedienti ad fare quanto per loro gli è commandato, pertanto volimo che fazi fare ad
quelli homini quanto gli sarà comandato et ordinato per li dicti nostri officiali et
presidenti de Zurlesco, per modo non si gravino de inobedientia. Ex castris apud
Lenum, die xxvii septembris 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
957
Francesco Sforza agli uomini di Fralancia a Zorlesco, a Tommaso da Chiari e al marchese di
Fontanella
1452 settembre 27, “apud Lenum”.
Francesco Sforza scrive agli uomini di Fralancia a Zorlesco, a Tommaso da Chiari e al
marchese di Fontanella che gli uomini di Maledo si lamentano per il sequestro dei buoi e del
carro in Zorlesco, ove hanno lavorato e fatto il possibile per eseguire quanto veniva comandato.
Si provveda a restituire ciò che è stato sequestrato.
Dilectis nostris Francalancie, Thomasio de Clari et marchioni de Fontanella
commorantibus in Zurlesco.
Quelli da MalIè hanno mandato da nuy ad gravarsi che li sosteneti el carro et li bovi
che hano tenuti ad servire lì, et dicono havere facto tucto quello li è stato possibile et
che faranno sempre tucto quello li sarà commandato ad sua possanza; et cussì
scrivimo al podestà lì che faza fare tucto quello sarà comandato ad quelli homini per li
nostri deputati ad Zurlesco. Siché pertanto vogliati, recivuta questa, farli licentiare el
dicto carro et bovi, perché faranno el devere per lo advenire, et non manchi. Ex castris
apud Lenum, die xxvii septembris 1452.
Ser Iohannes.
Cichus.
958
Francesco Sforza ai marchesi di Varzi
1452 settembre 27, “apud Lenum”.
Francesco Sforza comanda ai marchesi di Varzi di accettare il nuovo podestà, Giovanni
Frascarolo, rifiutato perché affermano che la podestaria era loro. Qualora insistessero in tale
atteggiamento, il duca li costringerà a recedere dalla loro pretesa.
234v Marchionibus Varcii.
Ali dì passati concessimo la potestaria de quella terra de Varci ad Iacomo da
Frascarolo, come per nostre patente lettere appare, accominciando a dì xv del
presente fino ad sey mesi a venire; et essendo esso Iacomo venuto ad intrare dicto
officio, dice non l'haveti voluto acceptare, imo li haveti dato licentia et dicto non lo voleti
acceptare et che dicta potestaria specta ad vuy; del che se maravigliamo et dolimo
tanto deli facti vostri quanto dire se potesse non habiate voluto obedire le nostre
lettere. Et pertanto volimo et vi comandiamo che subito, recevuta questa, rimosta ogni
exceptione et contradictione, debiate per adesso acceptare dicto Iacomo al dicto
officio, altramente ve mandarimo tante zente che ve lo farimo acceptare et poy vi
darimo ad intendere haveriti facto male et sareti malcontenti non haverlo acceptato, et
vi darimo ad intendere quanto haveriti facto bene perché questa non ne pare condigna
remuneratione dela faticha quale havemo durata per mettervi in casa vostra et ali
honori et raxone vostre. Data in castris apud Lenum, die xxvii septembris 1452.
Iohannesantonius.
Cichus.
959
Francesco Sforza al referendario di Pavia
(1452 settembre 27, “apud Lenum”).
Francesco Sforza rimprovera il referendario di Pavia per non aver obbedito all'ordine di far
avere a Giacomo Scrovigno le entrate di Gambarana, Cairo, Sparonara e Serpengio del 1450;
gli ingiunge di darle subito al figlio di Giacomo, al presente in campo nei servizi ducali.
Referendario Papie.
Non possemo se non maravigliarce che, havendovi scripto per doe nostre littere, dele
quale l'una era sottoscripta de nostra propria mano, che dovesti integramente satisfare
al’egregio Iacomo Scrovigno del’intrate soe de Cayro, Gambarana, Sparonara et
Serpengio, del’anno MCCCCL proximo passato et che, essendo consumate le dicte
intrate, gli ne dovesti fare respondere de qualunche intrate de quella nostra cità, non
obstanti alcuni ordini o rescripti in contrario, non l'habiati contentato fin al dì presente;
et parene non sia bene ad extimare così pocho le nostre lettere. Però, retrovandoce de
vuy malcontenti, ve replicamo de novo et volemo che subito et senza altra dilatione,
faciate sborsare al figliolo del dicto Iacomo tucto quello resta havere. Et in questo non
sia fallo nì exceptione alcuna perché, quando facesti altramente, saressemo
malcontenti di facti vostri, considerato ch'el dicto Iacomo è occupato qui in campo ali
servitii nostri et gli è necessario havere dinari da vivere. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
960
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 28, “apud Lenum”.
Francesco Sforza scrive al fratello Alessandro che, assecondando la richiesta di Giacomazzo,
ha disposto che Bartolomeo da Mulazzano, confinato a Novara, sia trasferito a Pavia.
236r Domino Alexandro Sfortie.
Ad contemplatione de misser Iacomazo siamo contenti et havimo concesso che
Bartholomeo de Mulazano, borghesano de quella nostra cità confinato a Novara, possa
venire in confine a Pavia et habitar lì; siché ordinate et scriviti como vi pare che dicto
Bartholomeo stia a Pavia cum quella condictione ch’el stava a Novara. Ex castris apud
Lenum, die xxviii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
961
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
(1452 settembre 28, “apud Lenum”).
Francesco Sforza in risposta alle lettere del fratello Alessandro lo ringrazia per l’informazione,
sul trattato per il ponte e il rivellino di Cassano data anche a Antonio, il figlio di Gaspare, e a
Cristoforo da Cremona, per cui ha messo in allarme lo stesso Gaspare e Cristoforo.Per quel
che riguarda Pietro Maria Rossi crede che abbia già passato l’Adda e fors’anche il Po; in caso
contrario, lo solleciti a muoversi, ma con cautela; lo stesso vale per Antonio Landriani. Circa poi
Fruzo e agli altri, rilasciati fino alla somma di cento lace, a patto che ritornino entro otto giorni, o
siano liberati dei loro fino a cento lance, gli comunica di averne liberato solo sessanta.
Suprascripto.
Noy havimo recevuto tre tue lettere, l'una de xx, l'altre due de xxiii del presente, quale
conteneno più parte, ale quale respondendo, et primo, ala parte del’aviso hay havuto
del tractato se dice essere in Cassano et in lo ponte, intendendo tu el revelino per lo
ponte, dicimo che hay facto bene ad avisarce et ad avisare Antonio, el fiolo de
Gasparro et Christoforo da Cremona, avisandote che già più dì havimo anchora nuy
simile aviso, né possimo intendere chi debba menare simile tractato se non fossero
alcuni deli fanti de Gasparro, et ittidem nuy de qua havimo avisato dicto Gasparro et
Christoforo che stiano attenti che sinistro non intervenga. Tu, autem, studia sentire in
chi è el dicto defecto, si possibile est, et avisane continuamente li predicti che tanto
sinistro non occorresse.
Ala parte de Petro Maria non dicimo altro, perché credimo, secundo el tuo scrivere, che
ozimay debba essere passato Adda, overo forse el Po, ma quando pur non fusse
partito, solicitalo ch’el venga via batando et guardi nel camino non recevi damno né
vergogna. El simile dicimo de Antonio de Landriano, che lo soliciti venga via, como nuy
etiandio gli havimo scripto.
Ala parte de Fruzo et quellì altri nostri, quali sonno rellaxati usque ala summa de cento
lance, cum pacto et conventione che, aut ritornano infra octo dì de là, aut siano relaxati
deli suoy ala summa de dicte cento lance, te avisamo che fin a mò havimo facto
rellaxare deli suoy, et fral’altri principalmente gli è Barone, fina ala somma de lx lance
vel circha, et cussì ne farimo relaxare del’altri al compimento dele cento. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Iohannes.
962
Francesco Sforza a Ioseph de Cortona
1452 settembre 29, “apud Lenum”.
Francesco Sforza rispondendo a Ioseph de Cortona che gli aveva chiesto altre quattro paghe o
uomini per le guardie, gli chiede quante dovrebbero essere le sue paghe, per quante è pagato e
quante attualmente ne ha; nel frattempo badi a fare buona guardia.
236v Magistro Ioseph de Cortonio.
Havimo recivuto le tue littere per le quale tu ne richiedi, aut che te remettiamo quatro
paghe, aut che te mandiamo alcuni deli nostri fidati per potere adiutare al fare dele
guardie per li respecti allegati in esse tue lettere, ale quale respondendo, dicimo che tu
hay facto bene ad avisarcene. Per la qual cosa, acioché melio gli possiamo provedere,
volimo che subito, ala recevuta dela presente, tu ne avisi del numero dele tue paghe,
et per quante paghe tu è pagato de presente et quante tu te ne trove havere de vive,
avisane subito. Et isto interim, attende a bona guardia ita che sinistro non possa
intervenire. Ex castris apud Lenum, die xxviiii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
963
Francesco Sforza a Bolognino de Attendoli
1452 settembre 30, “apud Lenum”.
Francesco Sforza vuole che Bolognino de Attendoli richiami i provvisionati inviati a Cassano
perché disubbidienti e restii a fare le guardie e ne invii altrettanti meglio di questi.
Bolognino de Attendolis.
Nuy havimo informatione che quilli provisionati che tu hay mandati a Casano non
vogliano fare le guardie et in ogni cosa sonno male hobedienti. Per la qual cosa,
siando quello loco de quella importancia che l'è et bisognandoli homini vigilanti et
obedienti, volimo che subito, ala recevuta de questa, tu gli debbi removere et
scambiarli d'altritanti, admonendoli che siano obedienti al castellano là. Data in castris
apud Lenum, die ultimo septembris 1452.
Cichus.
964
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 settembre 30, “apud Lenum”.
Francesco Sforza ordina a Pietro da Norcia di impedire che dal Lodigiano si portino biade di là
dal Po, dove sono in abbondanza e vi è un fondaco. Saputo che la biada si vende a Codogno,
Malle, Casale e Vitudono e in terre circostanti, lo Sforza chiede di sapere il quantitativo, a chi e
da chi si manda a comprarla.
Domino Petro de Nursia.
Havimo havuto aviso che molte biave se sonno vendute questo anno et continue se
vendeno a Catognio, MalIe, Casale, Vitudone et quelle terre circunstante de Lodesana,
et fino menate dellà da Po, dove sole essere el fondego et abundantia dele biave; la
qual cosa ne pare molto inconveniente che del Lodesano, dove è stata mala
condictione, se debba lassare condure le biave altrove. Et pertanto volimo che voy
faciate inhibitione et apponate ordene che da mò inanti non se ne mena via più; et
ulterius volimo che subito mandiate a torre la informatione dela quantità pò essere
venduta et a chi è venduta et chi l'ha mandata a comprare. Et circa questo usate tale
diligentia che s’el sapia chi potissimum habia mandato a comprarne in maiore somma,
et subsequenter ne avisate del tucto. Ex castris apud Lenum, ultimo septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
965
Francesco Sforza ad Alessandro Sforza
1452 settembre 30, “apud Lenum”.
Francesco Sforza ribadisce al fratello Alessandro di non mandare messi dagli uomini di
Giovanni dalla Noce perché, se prima intendeva alloggiarli presso lui, ora gli dice che intende
mandarli nel Parmense da Giacomo Ursino e Antonio Trotto. Circa il fatto dei Milanesi che mal
tolleravano di non potere usare le acque della Martesana ribadisce di abbattere la torretta posta
contro Rivolta e togliere i pilastri, come sanno Cristoforo da Cremona e Zampono; così facendo
la Martesana sarebbe libera perché la Muzza, ricca d’acqua impedirebbe ai nemici di
oltrepassarla. Informa poi il fratello che gli manda Bartolo Salvo, ingegnere esperto di acque,
inviato da Genova, per vedere se è possibile abbattere il ponte di Cerreto, ora che l’Adda è
grossa. In una aggiunta, datata 2 ottobre, ribadendogli la sua decisione di abbattere la torretta,
vuole conoscere il giorno d’inizio dei lavori, perché potrebbe così avvalersi di Gaspare da
Sessa, e poi mandarlo a Pizzighettone.
237r Domino Alexandro Sfortie.
Te scripsimo che non bisognava mandassi da quilli homini d'arme de misser Iohanne
dela Nuce, perché nuy havevamo facto pensiero che tu havessi tucti quelli homini
d'arme et non parte, cioè mandarli ad allozare cum teco sotto colore de fare qualche
cosa et per quella via appropriarteli. Et così te dicemo per questa, nuy li mandiamo de
presenti in Parmesana ala defesa de quelle parte cum Iacomo Ursino et miser Antonio
Trotto.
Ulterius te scripsimo per doe altre nostre lettere che, siando tanto incomodo al
Milanese non potere goldere la Martesana, el remedio era torre la torretta quale
tenevamo nuy scontro ad Rivolta, la quale facilemente in vii dì se porria torre; non ne
havemo havuta resposta, che assay ne maravigliamo. Però itterato te lo scrivemo et
replicamo debbi inzegnarti de haviare dicta torretta, advisandote che facendo questo,
cioè tollendo dicta torretta et guardandola poy bene et rompendo lo ponte de Rossa et
tollendo via alcuni pillastri de ponte, quali sanno Christoforo da Cremona et Zampono,
et guardando bene lo ponte de Paule, Martisana restarà in la pace, perché la Muza
sarà grossa et non porrano li inimici passare in nissuno luoco. Siché vogli ordinare
questo facto et farlo exequire cum effecto et presto, et falo secretamente, chè
altramente non te reusseria, perché ne torrà grandissimo affanno et molestia de
Milanesi, quali ogni dì ne dano per questa cagione, et anchora se schiverà pericoli
assay posseno occorrere per le pratiche di salviconducti et altre cagione, et cetera.
Insuper habiamo qui uno maestro ingegnero quale ne ha mandato el signor duxe de
Zenoa, quale è valentissimo in aqua et industrioso, al quale vogli fare carezze et
honore circha el suo vivere, et non sia facto como ad quello balestrero venne ad
proferire circa lo ponte et la bastita, et cetera, che per(ò) vogli, mò che Adda è grossa
et tucta hora ingrossa più, ponere ogni studio et pensiero si per via de armata o tratte o
zepate o ligni et arbori tagliati, s'el si potessi guastare lo ponte de Cerreto, et per
questa cagione mandiamo là dicto maestro. Data in castris apud Lenum, die ultimo
septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
Die ii octobris apud Lenum duplicata fuit suprascripta cum additione infrascripta.
Ceterum, Alexandro, perché tu intendi bene la voluntà nostra, vorisemo che subito se
mandasse ad executione el facto dela torreta suprascripta, et vorissemo che tu ne
advisasse subito in quanti dì et quale dì tu proponi farlo; et facendolo subito, gli potray
opperare Gasparro da Sessa, perché poy volimo che tu lo mandi cum tuti li soy ad
Pizighitone, dicendoli che forse lo operarimo ala impresa de Parmesana; et cum
primum serà lì ad Pizighitone, fa’ che ne siamo advisati per potere disponere de luy
secundo ne parirà. Et quando pur non te paresse potere exequire el facto de dicta
torretta cussì presto, ad ogni modo volimo ch'el dicto Gasparro vengha via como
havemo dicto, et facendo presto te bisognarà dicto Gasparro. Data ut supra.
Cichus.
966
Francesco Sforza a Pietro Visconti
1452 settembre 30, “apud Lenum”.
Francesco Sforza risponde a Pietro Visconti, che gli aveva scritto del pericolo della fortezza di
Zorlesco di cadere in mano nemica, di trovarsi con suo fratello Alessandro e adoperarsi per
evitare che ciò accada.
237v Domino Petro Vicecomiti.
Inteso quanto ne haveti scripto per vostre littere dela forteza de Zorlesco che, non gli
provede altramente sta ad periculo de essere presa dali inimici, ve respondemo che ve
troviati cum Alexandro, nostro fratello, et curati de provederli in modo che li inimici non
la possano havere per modo alcuno. Data in castris apud Lenum, die ultimo septembris
1452.
Marchus.
Cichus.
967
Francesco Sforza al referendario di Pavia e a Gracino de Pescarolo
(1452 settembre 30, “apud Lenum”).
Francesco Sforza scrive al referendario di Pavia e a Gracino de Pescarolo perché, circa l’ordine
avuto da Milano di non procedere contro i frosatori del sale, agiscano con tali individui o per via
di condanna, o di composizione, alternativa quest’ultima preferita, assicurandoli poi d’aver
informato i Maestri delle entrate di tale sua disposizione.
Spectabili et egregio viris domino referendario Papie et Gracino de Piscarolo ex
Magistris intratarum nostrarum nostris dilectis.
Inteso quanto ne haveti scripto per vostre littere del facto deli frosatori del sale et de
quello v’è stato scripto da Milano che non procedati più ultra contro tali frosatori finché
ve serà scripto altro, respondendo ve dicemo che procediati contra dicti frosatori, o per
via de compositione, o de condemnatione, ma piutosto per via de compositione,
considerate le condictione delli tempi che correno al presente; et habiati advertentia ad
fare queste cose con tale humanità et modi che niuno possa havere licita casone de
gravarse de vuy per via alcuna ad Milano. Havimo scripto a Milano ali nostri Maystri de
intrate che provedano non siati impediti in questo et che vuy possiate procedere contra
deli dicti malfactori et punirli. Et cussì siamo certi che faranno. Data ut supra.
Idem.
Cichus.
968
Francesco Sforza a Pietro Maria Rossi
1452 ottobre 1, “apud Lenum”.
Francesco Sforza scrive a Pietro Maria Rossi di sapere della sua partenza da Lodi per San
Colombano e che i suoi hanno lasciato pegni d’armi. Gli ricorda di aver scritto perché gli fossero
dati cinquecento ducati e, anzi, crede che li abbia già ricevuti; ragione per cui vuole che vada in
campo senza attendere Antonio Landriani, a meno che non sia già avviato.
Magnifico Petro Maria de Rubeis, nostro armorum ductori dilectissimo.
Per la vostra de dì xxiiii del passato remanemo avisati del partire vostro da Lode per
aviarve a Sancto Columbano et havimo inteso quanto ne scriveti che li vostri habiano
lassato in pigno le arme loro; al che respondendo, vi dicimo che non poco se
maravigliamo perché, per uno vostro ve havimo mandato lettere per farvi dare
cinquecento ducati, et credimo, ala ricivuta de questa, debiate havere recevuto li dicti
denari. Per la qual cosa vi confortiamo che subitamente et senza alcuna dimora,
vogliati aviarve per venire qua in campo et non curati de aspectare Antonio da
Landriano perché forse restarà alcuni dì dreto a vuy, salvo se infra uno dì o duy ello
non fusse in puncto per venire via, et in quello caso siamo contenti che lo aspectiati;
ma altramente nuy ymo ve dicimo che vegniati via prestissimo, havendo perhò tale
advertentia nel venire vostro che non possiate recevere damno né manchamento. Data
in castris apud Lenum, primo octobris 1452.
Bonifacius.
Iohannes.
969
Francesco Sforza a Bartolomeo da Correggio
1452 ottobre 1, “apud Lenum”.
Francesco Sforza ordina a Bartolomeo da Correggio, referendario di Pavia, di consegnare a
Ludovico da Lugo la casa dove abitava Giovanni, defunto fratello del duca.
238r Domino Bartholomeo de Corrigia, referendario Papie.
Apud Lenum, die primo octobris 1452.
Siamo contenti et volimo debiati consignare quella casa, dove stava la bona memoria
de Zohanne, nostro fratello in quella nostra città, al spettabile conte Ludovico da Lugo
ad ogni soa requisitione, siché luy la possa habitare et usare ad soa voluntà et piacere
per fine a tanto che piacerà a noy. Et questo fate senza exceptione alchuna.
Iohannes.
970
Francesco Sforza al luogotenente di Lodi
(1452 0ttobre 1, “apud Lenum”).
Francesco Sforza riferisce al luogotenente di Lodi di essere stato richiesto da Cristoforo da Vela
dell’ufficio di banchi. Ignaro di che ufficio sia, chiede a lui di informarlo e di dirgli se già esisteva
al tempo di Filippo Maria Visconti, da chi era gestito e come costui era pagato e quanto.
Locuntenenti Laude.
Christoforo da Vella, nostro citadino de Lode, è stato qui et ne ha rechesto l'officio di
banchi de quella nostra cità. Et perché non intendemo che officio è questo, volemo
debiati havere informatione che officio l'è et se al tempo del’illustrissimo quondam
signor duca se exerceva per alcuno, et per chi, et che provisione ha el mese, et come
era pagato. Data ut supra.
Irius.
Cichus.
971
Francesco Sforza a Pietro da Norcia
1452 0ttobre 2, “apud Lenum”.
Francesco Sforza comunica a Pietro da Norcia, luogotenente di Lodi, notizie avute da Cristoforo
da Vaila su alcune cose di Antonello Pizinino, a Lodi. Chieda a Cristoforo chi ha la roba, chi l’ha
mandato, in modo che la si trovi e lo si interrroghi se sa di altri in possesso di roba di Antonello.
Lo si informi e gli si faccia avere un inventario della roba.
Domino Petro de Nursia, locuntenenti Laude.
Dilecte noster, siamo informa
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