N°3 Anno 2 Giugno 2013 Il Progetto Interazione/Integrazione Territorio Ospedale della ASL Roma G In questo numero Pag. 2 - Il Progetto Interazione/Integrazione Territorio Ospedale della ASL Roma G Pag.4 - Ecografia con mezzo di contrasto (CEUS) alla UOC Diagnostica per Immagini dell’Ospedale di Colleferro: una nuova affidabile metodica non invasiva per la diagnosi delle lesioni focali epatiche ed altre applicazioni cliniche Pag. 7 - Vademecum RSA per anziani Le tipologie, i criteri d’accesso, il funzionamento, le tariffe, il personale, l’osservanza degli adempimenti delle strutture residenziali socio-assistenziali per anziani 1 Palombara H Tivoli H H M Presidio Ospedaliero Montano G1 G2 G3 G4 G5 G6 Distretto di Monterotondo Distretto di Guidonia Distretto di Tivoli Distretto di Subiaco Distretto di Palestrina Distretto di Colleferro Progetto grafico e impaginazione: Stefano Ribeca Medilife SpA Registrazione del Tribunale di Tivoli N° 4/2012 Finito di stampare Giugno 2013 Palestrina C Redazione: Marco Dominici, Pasquale Trecca, Giuseppe Sabatelli, Sara Cerqua. Subiaco M H Presidio Ospedaliero Direttore Responsabile: Dott. Nazareno Renzo Brizioli Stampa: Centro Stampa ASL Roma G P.zzle Salvo D’Acquisto Palombara Sabina (RM) C Monterotondo ROMA G INFO Colleferro Casa della Salute H Recapiti redazione: Via Acquaregna nn 1-15 - 00019 - Tivoli Tel. 0774.701194 - Fax 0774.331809 [email protected] www.aslromag.info Editoriale Direttore Generale >> Il Progetto Interazione/Integrazione Territorio Ospedale della ASL Roma G L’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) con la L. 833/78 e il superamento del sistema mutualistico fino ad allora vigente, ha certamente rappresentato una pietra miliare nell’evoluzione sociale del nostro Paese. Per la prima volta, infatti, veniva affermata l’universalità dell’accesso ai servizi sanitari prodotti da strutture pubbliche e private convenzionate e finanziati Dott. Nazareno Renzo Brizioli integralmente dal settore pubblico. Tuttavia il meccanismo per il quale il finanziamento del SSN era statale mentre le spese erano decise a livello periferico, con l’automatico ripianamento degli eventuali deficit a livello centrale (col risultato finale di una crescita inarrestabile della spesa sanitaria), rese necessaria una riforma del SSN agli inizi degli anni novanta al fine di assicurare la sostenibilità finanziaria del sistema. Venne così introdotto il concetto di aziendalizzazione allo scopo di ridurre la spesa sanitaria attraverso guadagni di efficienza. La riforma Bindi della fine degli anni novanta si spinse ancora avanti in questa direzione, potenziando il ruolo delle Regioni e l’aziendalizzazione, valorizzando il ruolo dei Comuni nell’ambito della programmazione e attivando i distretti socio-sanitari. Inoltre venivano per la prima volta introdotte alcune parole chiave e in particolare una: appropriatezza che, in estrema sintesi, significa fare la cosa giusta, sul paziente giusto, al momento opportuno e nella struttura più adatta. Questo ha costretto il sistema sanitario a rivedere profondamente la propria impostazione, storicamente centrata sull’ospedale, di cui le articolazioni territoriali erano mere propaggini e che vedeva alcuni attori importanti come i medici di medicina generale (MMG) e i pediatri di libera scelta (PLS) ai margini delle scelte organizzative. La necessità di questo cambio di prospettiva non era solo legata a motivi economico-finanziari, ma anche di tipo epidemiologico e sociale. Il progressivo innalzamento dell’aspettativa di vita, l’aumentata prevalenza delle patologie cronico-degenerative rispetto alle acute, la crescente multietnicità, hanno trasformato radicalmente i bisogni assistenziali della popolazione. Bisogni che chiedono alle organizzazioni sanitarie di spostare la centralità dell’assistenza dall’ospedale al territorio. L’obiettivo di questo “passaggio” è un miglioramento dell’appropriatezza clinica e organizzativa e il contenimento della spesa sanitaria, attraverso un più efficace controllo della domanda e dell’offerta sanitaria anche grazie all’integrazione degli operatori sanitari territoriali e ospedalieri, riservando all’ospedale la gestione dell’emergenza e dell’acuzie. In quest’ottica particolare rilevanza assumono le strutture intermedie quali Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), hospice, ospedali di comunità, case della salute. L’ASL Roma G ha elaborato un progetto di interazione e integrazione fra territorio e ospedale coordinato dal dott. Pasquale Trecca che ha portato avanti molteplici attività, di seguito sintetizzate. RSA - Per la prima volta sono state coinvolte in un percorso condiviso di integrazione e di condivisione delle scelte strategiche aziendali tutte le RSA del territorio (per un totale di circa 1.250 posti letto). Uno dei risultati più importanti è stata la possibilità di erogare in RSA anche farmaci H (normalmente utilizzabili solo in strutture ospedaliere) al fine di evitare ricoveri impropri in ospedale. CAD - Una particolare attenzione è stata posta alla creazione di un programma di gestione dedicato all’assistenza domiciliare con la collaborazione della struttura aziendale preposta all’innovazione tecnologica, al fine di rendere omogenea la raccolta dei dati di attività delle varie articolazioni territoriali del CAD, un passo indispensabile per poter prendere decisioni programmatorie basate sui fatti. È stato avviato un percorso d’integrazione sempre più stretto fra il CAD e la Cooperativa che lo affianca nelle attività infermieristiche e fisioterapiche. Il CAD è stato coinvolto anche nei protocolli di dimissione protetta (al momento tra l’Ospedale e il Distretto di Palestrina e tra l’Ospedale e il Distretto di Subiaco), fra cui ricordiamo quella dei pazienti oncologici in hospice, attraverso l’attivazione di posti letto e assistenza domiciliare presso l’IHG e il Nomentana Hospital. L’Azienda si sta impegnando con il CAD per uniformare anche i percorsi di presa in carico e di assistenza per pazienti ad elevata criticità (come quelli affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica), a partire dal momento della dimissione dalle strutture regionali di riferimento fino all’erogazione di ausili protesici attraverso l’attivazione di un percorso facilitato e dedicato. PATOLOGIE CRONICHE In quest’ambito sono stati avviati numerosi progetti che 2 3 coinvolgono sia strutture e operatori aziendali che i medici di medicina generale. • Progetto sperimentale per il telemonitoraggio dei pazienti affetti da Diabete Mellito tipo 2 nel distretto di Subiaco. Vista la rilevanza epidemiologica della patologia l’intenzione della Direzione strategica è di prorogare il progetto estendendolo a tutto il territorio aziendale. • Progetto interazione/integrazione Territorio Ospedale teso all’applicazione di Linee guida per la migliore presa in carico dei pazienti affetti da Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) e Asma nei distretti di Colleferro, Palestrina, Tivoli e Subiaco. • Ulteriore iniziativa che vede coinvolti i neurologi dei presidi ospedalieri aziendali, neurologi specialisti convenzionati, anestesisti e MMG è stata intrapresa per ottimizzare un percorso di diagnosi e cura delle cefalee croniche. Gli obiettivi e i dettagli del progetto sono stati diffusamente esposti in un articolo nell’ultimo numero di Roma G Info (anno 2 numero 2, aprile 2013). • Istituzione di ambulatori di terapia del dolore per il trattamento del dolore cronico; spoke 2 presso il presidio ospedaliero di Colleferro e itinerante sui presidi ospedalieri di Tivoli, Monterotondo e Palombara; spoke 1 presso i poli di Monterotondo-Palombara, Tivoli-Subiaco e Colleferro-Palestrina. Anche in questo caso si rimanda all’articolo apparso sul numero 3 anno 1 (ottobre 2012) del periodico aziendale per maggiori dettagli. PIANI DI ZONA I piani di zona rappresentano lo strumento attraverso il quale governare il processo di costante adeguamento del sistema socio-sanitario all’evoluzione dei problemi e delle opportunità da garantire alle persone, alle famiglie, a gruppi particolari o fasce specifiche di popolazione. Si tratta di uno strumento dinamico e flessibile capace di cogliere i bisogni della collettività e di assicurare le risposte più coerenti e adeguate. Nel 2012 l’Azienda ha contribuito ai sei piani di zona (ogni distretto ha il suo piano di zona) e ha nominato il dott. Trecca referente Aziendale per il recepimento e l’attuazione degli stessi. È in fase di adozione l’atto deliberativo anche per quest’anno. All’interno dei piani di zona sono state previste diverse attività di cui si fornisce un elenco non esaustivo: • Attivazione delle procedure per la creazione del Punto Unico di Accesso sociosanitario. Dopo un censimento delle strutture aziendali tramite un questionario di monitoraggio regionale, nel Distretto di Tivoli si è tenuto un corso di formazione per operatori PUA. • Sperimentazione di un servizio per pazienti minori disabili afferenti ai Servizi di Tutela della Salute Mentale e la Riabilitazione in Età Evolutiva (STSRMEE) nei distretti di Tivoli, Subiaco e Palestrina. La volontà della direzione strategica è di proseguire l’attività estendendola a tutto il territorio aziendale. • Convenzione con il Comune di Artena per condivisione di un ambulatorio polispecialistico, un consultorio familiare, un centro prelievi e un CUP. • Protocollo d’intesa con il Comune di San Cesareo per la gestione integrata di servizi sociosanitari; l’approvazione di un progetto di assistenza domiciliare per anziani fragili e minori diversamente abili; l’attivazione di una postazione CUP e di un ambulatorio dove svolgere attività polispecialistica, attività infermieristica, PUA, centro prelievi e servizi sociali. • Sottoscrizione con il Comune di Tivoli del progetto “Home Care Alzheimer”, un programma integrato sovradistrettuale per i malati di Alzheimer e loro familiari. Il supporto e la partecipazione della ASL Roma G verterà sulla fase di formazione degli operatori. • Protocollo d’intesa con il Comune di Palestrina e con alcuni MMG per l’attivazione di un progetto sperimentale di consulenza medica e/o infermieristica immediata e gratuita per tutti i cittadini al fine di ridurre gli accessi impropri al Pronto Soccorso. È stata creata una “centrale di ascolto” attiva tutti i giorni feriali dalle 10.00 alle 18.00 (tel 06 896 896 23) dove medici e personale qualificato forniscono informazioni sulle unità di cure primarie e rispondono alle domande sui servizi sanitari e socio sanitari presenti sul territorio. E’ stato attivato inoltre uno sportello CUP (Centro Unico di Prenotazione) per la prenotazione gratuita, durante gli orari di segreteria, di visite specialistiche ed esami diagnostici presso le strutture aziendali. • Protocollo d’intesa con il Comune di Cave e con alcuni MMG per l’attivazione di un progetto sperimentale per la riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso. TELEMEDICINA • Progetto sperimentale di refertazione a distanza degli Holter. Il progetto coinvolge la UOC di Cardiologia dell’Ospedale di Tivoli e sei MMG referenti di Unità di Cure Primarie. Sulla base dei risultati ottenuti la Direzione è intenzionata ad estendere il progetto alle RSA che insistono nel territorio della ASL Roma G. • Progetto sperimentale di refertazione radiologica a distanza degli esami in emergenza-urgenza. >> Ecografia con mezzo di contrasto (CEUS) alla UOC Diagnostica per Immagini dell’Ospedale di Colleferro: una nuova affidabile metodica non invasiva per la diagnosi delle lesioni focali epatiche ed altre applicazioni cliniche L’elevata frequenza nella popolazione di lesioni focali epatiche benigne rappresenta uno dei problemi clinici più comuni, da cui la necessità di caratterizzare in maniera accurata lesioni epatiche scoperte anche occasionalmente. L’ecografia del fegato da sola è in grado di fare diagnosi di alcune tipologie di lesioni benigne, citiamo per esempio le cisti, alcuni angiomi iperecogeni tipici, aree di non steatosi in fegato steatosico. Non sempre tuttavia nella pratica quotidiana le lesioni epatiche focali sono così facilmente caratterizzabili all’ecografia di base e per tali lesioni vengono normalmente richiesti esami di approfondimento come la TC, la RM o la biopsia epatica. I mezzi di contrasto ecografici di ultima generazione oggi utilizzati sono sicuri, ben tollerati con scarse controindicazioni, non nefrotossici, con incidenza quasi nulla di effetti collaterali. Il mezzo di contrasto ecografico oggi indicato e normalmente utilizzato per lo studio delle lesioni focali epatiche è il SonoVue prodotto dalla ditta Bracco (Fig. 1). Il Sonovue è costituito da microbolle di esafluoruro di zolfo delimitate da una membrana di fosfolipidi. Tale composizione chimica e strutturale rende le microbolle molto stabili nel circolo ematico, non tossiche e facilmente eliminabili con la respirazione dopo alcuni minuti. Inoltre le loro dimensioni, molto simili al diametro dei globuli rossi, permettono alle microbolle di attraversare il filtro polmonare, fluire fisiologicamente attraverso l’intera rete vasale fino ai capillari. Queste microbolle di gas somministrate nel circolo ematico, hanno la caratteristica di esaltare l’ecogenicità del sangue rendendo visibili anche i vasi più piccoli della microcircolazione capillare. Questa proprietà viene sfruttata per comparare 4 (Fig. 1) Kit mezzo di contrasto ecografico (Sonovue Bracco) la microcircolazione normale o benigna (Fig. 2), da quella che invece caratterizza la perfusione neoangiogenetica propria delle lesioni maligne (Fig. 3).L’introduzione della metodica ecografica con mezzo di contrasto (CEUS), consente di ottenere risultati paragonabili a quelli ottenibili con metodiche molto più costose ed invasive come la TC e RM, sia in termini di sensibilità che di specificità ed accuratezza diagnostica, come dimostrano i dati riportati nelle tabelle I, II e III. Per tali motivi le nuove linee guida raccomandano l’impiego dell’ecografia con mezzo di contrasto come esame di primo livello nell’individuazione e caratterizzazione delle lesioni focali epatiche sia in pazienti oncologici che in pazienti con epatopatia cronica. (Fig. 2A) Lesione nodulare dubbia del V segm. in paziente oncologico (Fig. 2B) CEUS: Enhancement precoce periferico centripeto (Fig. 2C) CEUS: omogeneizzazione ed iperecogenicità tardiva (angioma) (Fig. 3A) Lesione ipoecogena del fegato (Fig. 3B) CEUS: enhancement fase precoce (Fig. 3C) CEUS: fase venosa (isoecogenicità) 5 (Fig. 3D) CEUS: ipoecogenicità tardiva (metastasi) Tabella I – Valori diagnostici della CEUS per la natura delle lesioni epatiche Sensi Speci Accuratez PPV NPV CEUS bilità ficità za diagno (%) (%) (%) (%) stica (%) Tutte le 95.8 83.1 95.4 95.9 90.3 lesioni Lesioni > 96.5 86 96.5 96.4 92.2 2 cm Lesioni ≤ 93.3 75.9 91.5 94.7 84.5 2 cm PPV: valore predittivo positivo NPV: valore predittivo negativo Tabella II – Valori diagnostici della CEUS vs TC per la natura delle lesioni epatiche vs istologia Sensibilità Specificità PPV NPV Accuratezza (%) (%) (%) (%) (%) CEUS 94.0 83.0 91.6 87.5 90.3 TC 90.7 81.5 91.5 80.0 87.8 PPV: valore predittivo positivo NPV: valore predittivo negativo Tabella III – Valori diagnostici della CEUS vs RM per la natura delle lesioni epatiche vs istologia Sensibilità Specificità PPV NPV Accuratezza (%) (%) (%) (%) (%) CEUS 90.9 66.7 94.3 90.0 82.9 RM 81.8 63.0 86.5 81.0 75.6 PPV: valore predittivo positivo NPV: valore predittivo negativo La metodica ecografica con mezzo di contrasto trova applicazione clinica anche in altri organi. Nella Tabella IV sono riassunte alcune tra le più importanti applicazioni cliniche non di pertinenza epatica. Tabella IV Rene Principali applicazioni ceus non epatiche Diagnosi e caratterizzazione cisti complesse; studio vascolarizzazione Pancreas Vascolare Caratterizzazione lesioni focali solide e cistiche Studio placche vasi epiaortici; studio aneurismi aorta addominale ed endoleak protesi aortiche Intestino Emergenza Studio malattie infiammatorie croniche Applicazione nei traumi chiusi dell’addome Oggi è possibile essere sottoposti ad ecografia con mezzo di contrasto presso la UOC di Diagnostica per Immagini dell’Ospedale di Colleferro. Per informazioni rivolgersi direttamente al servizio di Ecografia tel. 06/97223247 dal lunedì al venerdì dalle ore 11,00 alle ore 12,30. Dott. Marco Federici Responsabile UOC Diagnostica per Immagini Ospedale Parodi Delfino - Colleferro 6 >> VADEMECUM RSA PER ANZIANI Le tipologie, i criteri d’accesso, il funzionamento, le tariffe, il personale, l’osservanza degli adempimenti delle strutture residenziali socio-assistenziali per anziani 7 Le strutture residenziali socio-assistenziali(*) prestano servizi socio-assistenziali finalizzati al mantenimento ed al recupero del livello di autonomia delle persone anziane ed al sostegno della loro famiglia. I destinatari sono gli anziani autosufficienti e parzialmente non autosufficienti che richiedono garanzie di protezione nell’arco dell’intera giornata. Per anziano parzialmente non autosufficiente si intende una persona, assistibile a domicilio, che sia comunque in grado di compiere le attività della vita quotidiana con alcuni aiuti e facilitazioni. Il grado di parziale autosufficienza, tale da permettere l’ospitalità nelle strutture in questione, è stabilito in base alla valutazione della competente struttura della ASL(**). Le strutture a ciclo residenziale per anziani hanno tipologia diversa in base alla loro ricettività: garantire l’autonomia individuale, la fruibilità e la privacy. • familiare (casa-famiglia): accolgono fino ad un massimo E’ prevista la presenza di figure professionali qualificate: di sei utenti Responsabile: ha la responsabilità generale della struttura • comunitaria ( comunità alloggio): accolgono da sette e del servizio prestato, della gestione del personale e della a dodici utenti conduzione economica e patrimoniale. E’ presente all’interno • a prevalente accoglienza alberghiera: della struttura per un tempo giornaliero adeguato ed ha • casa di riposo: accoglie fino ad un massimo di ottanta la reperibilità nelle ore notturne e nei giorni festivi. Tale utenti (anziani autosufficienti o parzialmente non figura è ricoperta da un laureato in diversi ambiti disciplinari autosufficienti). afferenti le aree sociali, pedagogico e psicologico, con laurea • casa albergo: accoglie fino ad un massimo ottanta quinquennale o con laurea triennale ed esperienza nel campo anziani autosufficienti di almeno tre anni. Tutte le strutture devono essere in possesso dei requisiti Educatore professionale: cura la concreta attuazione e la previsti dalla normativa vigente in materia edilizia, igienico- realizzazione degli obiettivi previsti nel piano personalizzato sanitaria, prevenzione incendi, condizioni di sicurezza degli di assistenza dell’ospite in stretto rapporto con l’assistente impianti e prevenzione e sicurezza dei luoghi di lavoro. sociale. Tale figura è ricoperta da un laureato con laurea di Devono essere ubicate in centri abitati o nelle loro vicinanze, primo livello, come disposto dalla normativa vigente. facilmente raggiungibili con l’uso di mezzi pubblici, comunque Assistente sociale: programma interventi di natura socioin luogo tale da permettere la partecipazione degli utenti assistenziale volti alla soluzione dei problemi che si evidenziano alla vita sociale del territorio e facilitare o nascono in concomitanza con l’entrata le visite agli ospiti. Devono essere assenti nella struttura; cura in particolare i rapporti le barriere architettoniche (sia negli spazi con la famiglia di origine e con l’ambiente di interni che nelle aree esterne attrezzate) in provenienza al fine di evitare l’emarginazione relazione alle caratteristiche delle strutture dell’anziano, collabora e favorisce l’attività e dell’utenza accolta. Devono essere dotate sociale degli ospiti in relazione ai singoli di spazi destinati ad attività collettive e di piani personalizzati di assistenza. socializzazione distinti da quelli in uso alle Operatore socio-sanitario: figura professionale camere da letto ed organizzati in modo da formata ai sensi della normativa vigente, la cui attività è rivolta alla persona ed al suo ambiente di vita; assiste l’ospite nelle sue esigenze quotidiane fornendo aiuto sostanziale di tipo domestico, di cura nell’igiene personale e nelle attività di tempo libero. Ogni struttura definisce un proprio progetto globale in accordo con le proprie finalità ed adotta la propria Carta dei servizi sociali, nella quale vanno indicati: Criteri per l’accesso: modalità di ammissione e di dimissione, lista d’attesa, fruizione del servizio, durata del periodo di conservazione del posto in caso di assenza prolungata e relativi oneri economici. Modalità di funzionamento: finalità e caratteristiche, regole della vita comunitaria con riferimento anche all’orario dei pasti e del rientro serale compatibili con i ritmi della vita giornaliera, modalità di partecipazione dell’ospite all’organizzazione della vita all’interno della struttura. Tariffe praticate : ammontare e modalità di corresponsione della retta, prestazioni e servizi forniti con la chiara indicazione di ciò che è compreso nella retta mensile e di ciò che è considerato extra,tipo di polizza assicurativa a copertura dei rischi da infortuni o da danni subiti o provocati dagli utenti, dal personale o dai volontari. Personale: organigramma del personale, criteri deontologici cui gli operatori devono attenersi. Partecipazione: modalità di accesso nella struttura a singoli o a gruppi e formazioni sociali iscritti nel registro regionale delle organizzazioni di volontariato o presenti nel territorio che contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi previsti nei piani personalizzati di riabilitazione sociale, in misura complementare e comunque non sostitutiva rispetto all’organico previsto. La Carta dei servizi sociali dovrà essere esposta all’interno della struttura in un luogo di facile consultazione per permetterne la più ampia diffusione ed una copia va consegnata a ciascun anziano ospite affinché le regole della convivenza siano comprese e condivise dall’anziano stesso. Gli ospiti anziani sono accolti presso queste strutture su richiesta personale e/o dei familiari o sulla base di una segnalazione da parte dei Servizi Sociali del Comune o della ASL qualora sussistano condizioni sociali che impediscano all’anziano una permanenza nel suo ambiente di vita e comunque sempre nel rispetto della sua autodeterminazione e della sua libertà di scelta al fine di evitare forme di emarginazione. Qualora l’anziano si rivolga personalmente, o attraverso i suoi familiari, alla struttura è compito della stessa collegarsi con il Servizio sociale di riferimento ai fini della presa in carico dell’ospite. Per ogni anziano l’equipe della struttura deve redigere il piano personalizzato di assistenza (PAI) entro e non oltre i quindici giorni successivi all’ammissione dell’ospite; in esso vanno indicati i tempi di attuazione degli interventi e gli obiettivi da raggiungere, la tipologia ed intensità della risposta assistenziale, le figure professionali coinvolte e il referente responsabile della sua attuazione, anche in relazione al Servizio sociale competente, e i compiti specifici del personale, il sistema di verifica nonché i criteri di informazione dell’anziano e del suo nucleo familiare di origine. Le strutture devono comunicare nel tempo all’ospite, ove possibile ai loro familiari, ed agli operatori territoriali coinvolti, l’andamento del PAI. Per ogni ospite deve essere predisposta una cartella personale che contenga i dati personali, amministrativi, sociali e sanitari, nonché il piano personalizzato individualizzato di assistenza e le relative valutazioni periodiche. Trattandosi di strutture 8 9 rivolte ad anziani anche parzialmente non autosufficienti acquista un particolare significato l’aspetto dell’integrazione socio-sanitaria. Le prestazioni sanitarie programmate in relazione alle specifiche esigenze degli anziani sono garantite nelle forme di assistenza resa a domicilio, secondo quanto disposto dalla normativa vigente in materia, e sono effettuate con presenza programmata del Medico di base, del Medico specialista, dell’infermiere professionale, del Terapista della riabilitazione, dello Psicologo. Il Medico di base e/o l’Unità Valutativa Multidisciplinare del Centro di Assistenza Domiciliare (CAD) verificano periodicamente lo stato di salute dell’anziano in modo da seguirne l’evoluzione nel tempo al fine di monitorare il raggiungimento degli obiettivi contenuti nel PAI attuato all’interno della struttura stessa. Essendo prioritaria l’esigenza di mantenere la persona all’interno dell’ambiente nel quale vive, l’ospite è dimesso dalla struttura residenziale, oltre che su domanda personale o dei familiari, solo qualora le sue condizioni di benessere psicofisico richiedano forme assistenziali diverse da quelle offerte dalla struttura. In questo caso l’Unità Valutativa Multidisciplinare del CAD ha il compito di certificare le condizioni che impongono le dimissioni dell’ospite e dare indicazioni rispetto alla forma di assistenza ritenuta più adeguata. Qualora la condizione di parziale autosufficienza richieda progressivamente un’assistenza più specifica e l’anziano manifesti la volontà di permanere nella struttura, la stessa può mantenere l’anziano adeguando opportunamente lo standard del personale socio-sanitario in rapporto alle sue esigenze, ma sempre con prestazioni socio-sanitarie assimilabili alle forme dell’ assistenza resa a domicilio. La dimissione ed il trasferimento degli ospiti al di fuori della struttura sono concordati con l’ospite stesso e/o con i familiari, e comunque sempre nel rispetto dei tempi a ricevere le cure e l’assistenza necessari al suo benessere psico-fsico. Per gli ospiti anziani divenuti non autosufficienti dopo l’immissione nelle strutture residenziali (***) e le cui condizioni cliniche vengano accertate dalla ASL competente, nelle more del loro trasferimento controllato nella Residenza Sanitaria Assistita (RSA) possibilmente più vicina, viene predisposto, in accordo con il CAD competente, un PAI che preveda accessi programmati del Medico di famiglia eventualmente integrato da prestazioni infermieristiche, riabilitative e specialistiche erogate all’interno della struttura stessa. Il percorso suddetto deve essere sottoposto all’anziano e da esso sottoscritto o da chi ne fa le veci e portato comunque a conoscenza dei familiari. Il PAI va conservato presso la struttura residenziale interessata ed esibito durante i normali controlli ispettivi. Il trasferimento nella RSA avviene non appena si renda disponibile un posto per l’anziano. Non poche sono le problematiche che gli operatori socio-sanitari del CAD si trovano a dover fronteggiare per il rispetto di tale normativa. La distanza tra il dover fare ed il poter fare è enorme, come altrettanto grande è, molto spesso, l’impotenza dell’Unità Valutativa del CAD nel cercare di conciliare l’esito della valutazione con l’accettazione della stessa da parte dell’anziano e/o dei suoi familiari. Ne deriva che l’impossibilità di ricollocare direttamente gli ospiti nelle RSA, in tempi brevi e compatibili con le condizioni cliniche dell’anziano, la resistenza dell’anziano stesso e/o dei suoi familiari determina quasi sempre l’attivazione di percorsi assistenziali che non trovano però completamento nel trasferimento dell’anziano e rischiano di perpetuare situazioni di “incompatibilità” che dovrebbero invece trovare soluzioni istituzionali chiare e facilitate. Ai Comuni, fatte salve le competenze della ASL in materia di controllo igienico-sanitario, compete l’attività di vigilanza di queste strutture che si esplica mediante visite periodiche ordinarie e straordinarie. Essa è finalizzata ad accertare soprattutto l’osservanza degli adempimenti previsti dalla normativa vigente in materia di servizi socio-assistenziali, il rispetto dei diritti degli utenti e la permanenza delle condizioni e dei requisiti che hanno dato luogo all’autorizzazione. In caso di inadempienze sono previste sanzioni amministrative di tipo economico fino alla revoca dell’autorizzazione e la chiusura dell’attività. La normativa vigente prevede anche l’adozione di Regolamenti Operativi condivisi dai Comuni e dai Distretti Socio-sanitari che, se attuati, favorirebbero la chiarezza, l’informazione, la vigilanza, il controllo, il rispetto dei requisiti clinici di ammissione e dimissione dalla struttura stessa, in quanto elementi indispensabili alla tutela dell’anziano ospite e della sua famiglia, ed indubbiamente eviterebbero gli episodi di maltrattamento, inammissibili in una società civile, e l’emarginazione sociale dell’anziano. Dott.ssa Luisiana Colombo Responsabile ff UOC CAD Guidonia POPOLAZIONE ULTRASESSANTACINQUENNE ASL RM G DISTRETTO POPOLAZIONE POPOLAZIONE ETÀ > 65 ANNI COLLEFERRO 76.626 14.059 GUIDONIA 121.750 18.269 MONTEROTONDO 89.810 18.794 PALESTRINA 81.471 12.701 SUBIACO 34.398 7.372 TIVOLI 80.759 15.504 TOTALE 484.814 86.699 Dati ISTAT 2011 * Queste strutture nella Regione Lazio trovano specifici riferimenti normativi: Legge Regionale n. 41 del 12/12/2003: “Norme in materia di autorizzazione all’apertura ed al funzionamento di strutture che prestano servizi socio-assistenziali” D.G.R. n. 1305 del 23/12/2004: “Autorizzazione all’apertura ed al funzionamento delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali. Requisiti strutturali ed organizzativi integrativi rispetto ai requisiti previsti dall’art. 11 della L.R. n. 41/2003” Regolamento regionale n. 2 del 18 gennaio 2005: “Regolamento di attuazione dell’articolo 2 della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 41. Modalità e procedure per il rilascio dell’autorizzazione all’apertura ed al funzionamento delle strutture che prestano servizi socio-assistenziali”. D.G.R. n. 17 del 21/01/2011 “Requisiti in deroga ai requisiti integrativi previsti dalla D.G.R. n. 1305 del 23/12/2004, Sezione III – Strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, ai sensi del’articolo 14, comma 4 della LR 41/2003. L’autorizzazione all’apertura ed al funzionamento delle strutture socio-assistenziali è obbligatoria per le strutture pubbliche e private indipendentemente dalla natura dei fini perseguiti, anche in caso di modifiche della struttura. Il rilascio dell’autorizzazione è di competenza del comune nel cui territorio è ubicata la struttura che offre il servizio. I soggetti titolari delle strutture devono inviare annualmente al Comune di competenza, una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà concernente la permanenza del posseso dei requisiti. ** D.G.R. n. 1305 del 23 dicembre 2004: parte III.A.1.3. comma 3 e D.G.R.L.n. 39 del 03/02/2012 “Modifiche alla DGR 1305/2004 concernente:” Autorizzazione all’apertura ed al funzionamento delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali. Requisiti strutturali ed organizzativi integrativi rispetto ai requisiti previsti dall’art. 11 della L.R. n. 41/2003”. *** Protocollo di Intesa sulla problematica degli anziani non autosufficienti nelle Case di Riposo di Roma e Provincia” del 02/04/2007 sottoscritto dalla Regione Lazio, dal Comune, dalla Provincia e dalla Prefettura di Roma. 10 UFFICI RELAZIONI CON IL PUBBLICO ASL ROMA G CUP - Orari di apertura al pubblico LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ Monterotondo Ospedale 7.30 - 17.15 7.30 - 17.15 7.30 - 17.15 7.30 - 16.15 7.30 - 17.15 7.30 - 11.45 Guidonia Distretto 7.30 - 16.30 7.30 - 16.30 7.30 - 16.30 7.30 - 16.30 7.30 - 16.30 7.30 - 12.00 Palombara S. Casa della Salute 7.30 - 11.45 7.30 - 16.15 7.30 - 11.45 7.30 - 16.15 7.30 - 11.45 7.30 - 11.45 Tivoli Distretto 7.30 - 16.00 7.30 - 16.00 7.30 - 16.00 7.30 - 16.00 7.30 - 16.00 Tivoli Ospedale **** 7.30 - 17.00 7.30 - 17.00 7.30 - 17.00 7.30 - 17.00 7.30 - 17.00 7.30 - 12.30 8.00 - 12.45 8.00 - 12.45 8.00 - 12.45 Arsoli GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO Olevano Romano 7.45 - 12.05 7.45 - 11.30 7.45 - 12.05 7.45 - 11.30 7.45 - 12.05 Subiaco Ospedale 7.30 - 18.00 7.30 - 18.30 7.30 - 18.30 7.30 - 18.30 7.30 - 18.30 7.30 - 12.30 Palestrina Distretto 8.00 - 12.00 8.00 - 17.00 8.00 - 17.00 8.00 - 17.00 8.00 - 17.00 8.00 - 12.00 Palestrina Ospedale 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 Cave 8.00 - 12.30 8.00 - 12.30 8.00 - 17.00 8.00 - 17.00 8.00 - 12.30 8.00 - 12.30 Genazzano* 9.00 - 12.00 9.00 - 12.00 9.00 - 12.00 9.00 - 12.00 9.00 - 12.00 9.00 - 12.00 San Cesareo* 8.00 - 12.00 8.00 - 12.00 8.00 - 12.00 8.00 - 12.00 8.00 - 12.00 8.00 - 12.00 Zagarolo Analisi 7.30 - 9.00 7.30 - 9.00 7.30 - 9.00 7.30 - 9.00 Zagarolo CUP 8.30 - 12.00 8.30 - 12.00 15.00 - 17.00 8.30 - 12.00 8.30 - 12.00 8.30 - 12.00 15.00 - 17.00 Colleferro Distretto 7.30 - 16.30 7.30 - 16.30 7.30 - 16.30 7.30 - 16.30 7.30 - 16.30 7.30 - 12.00 Colleferro Ospedale*** 8.00 - 12.30 8.00 - 12.30 8.00 - 12.30 8.00 - 12.30 8.00 - 12.30 8.00 - 12.30 Colleferro Farmacia Comunale * 16.30 19.30 16.30 19.30 16.30 19.30 16.30 19.30 Carpineto ** 9.00 - 12.00 8.00 - 12.00 Segni ** 8.00 - 11.30 8.00 - 11.30 8.00 - 11.30 8.00 - 11.30 8.00 - 11.30 Valmontone Ospedale 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 7.30 - 12.00 7.30 - 9.00 16.30 19.30 7.30 - 9.00 8.30 - 12.00 16.30 19.30 14.0017.00 Orari tratti dal sito aziendale http://www.aslromag.info/web/ in data 12.04.2013 * No cassa - Solo prenotazioni ambulatori e ospedali Asl Roma G ** No cassa - Solo prenotazioni e accettazioni analisi *** Solo cassa ticket per visite ospedaliere **** Orario prenotazioni visite ed esami: dal Lun al Ven dalle ore 10,30 alle ore 16,15. Il sabato dalle ore 7,30 alle ore 12,00 I numeri “Eliminacode” vengono tolti 30 minuti prima della chiusura del punto Cup, tuttavia gli operatori si riservano comunque di toglierli in base alla programmazione di lavoro. Distretto di Guidonia: i numeri dall’eliminacode saranno tolti un’ora prima della chiusura degli sportelli, ovvero dal Lunedì al Venerdì alle ore 15.45 ed il Sabato alle ore 11.00 • SedecentraleUOCURPeComunicazione Via Borgo San Martino – Zagarolo (RM) Recapito Posta: Via Acquaregna, 1/15 - 00019 Tivoli (RM) Tel. e fax 06/95322822 Email: [email protected] Orari: dal lunedì al venerdì h 9.00- 12.00 (pomeriggio su appuntamento) • URPDistrettodiCOLLEFERRO Via degli Esplosivi n. 9 – 00034 Colleferro (RM) Tel. e Fax 06/97097532 Email: [email protected] • URPOspedaleCOLLEFERRO P.zza A. Moro – 00034 Colleferro (RM) Tel. e Fax 06/97223372 Email: [email protected] Orari: dal lunedì al venerdì h.9.00 – 12.00 (pomeriggio su appuntamento) • URPDistrettoGUIDONIA Via F.lli Gualandi 35 – 00012 Guidonia (RM) Tel. 0774/6545719 Fax 0774/353517 Email: [email protected] Orari: dal lunedì al venerdì h. 8.30 – 12.00 (pomeriggio su appuntamento) • URPDistrettoMONTEROTONDO Via G. Garibaldi 7 – 00015 Monterotondo (RM) Tel. 06/90075911 Fax 06/90075935 Email: [email protected] Orari: dal lunedì al venerdì h 8.30 -12.30 • URPOspedaleMONTEROTONDO Viale B. Buozzi – 00015 Monterotondo (RM) Tel. e Fax 06.90075890 Email: [email protected] Orari: martedì, mercoledì e venerdì h. 10.00 – 12.30 lunedì e giovedì h. 10.00 – 12.30 e 14.00 – 16.30. • URPCasadellaSalutePALOMBARA P.zza S. D’Acquisto 00018 Palombara S. (RM) Tel. 0774/6545448 Fax 0774/65032 Email: [email protected] Orari: lunedì, mercoledì e venerdì h. 8.30 – 12.00 martedì e giovedì h. 8.30 – 12.00 e 14.30 – 16.30 • URPDistrettodiPALESTRINA Via Pedemontana 36 (ex Inam) 00036 Palestrina (RM) Tel. 06/95322603 -02 Fax 06/9534280 Email: [email protected] Orari: dal lunedì al venerdì h. 8.30 – 11.30 • URPOspedalePALESTRINA Viale Pio XII, 42 00036 Palestrina (RM) Tel. e Fax 06.9532 2822 Email: [email protected] Orari: dal lunedì al venerdì h. 8.30 – 11.30 • URPDistrettoSUBIACO L.go Mazzini snc 00028 Subiaco (RM) Tel. 0774.82 41 51 - 0774.82 41 38 Fax 0774.82 41 22 Email: [email protected] Orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 - 12.30 (pomeriggio su appuntamento) • URPOspedaleSUBIACO Via C. Colle Cisterna 00028 Subiaco (RM) Tel. 0774.8115210-5351 Fax 0774.8115210 Email: [email protected] Orari: dal lunedì al venerdì h. 9.00 – 12.00 • URPDistrettodiTIVOLI P.zza Massimo 1 - 00019 Tivoli (RM) Tel. 0774/704768-02 Fax 0774/704768 Email: [email protected] Orari: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 8.30 alle 12.00 • URPOspedaleTIVOLI Via Parrozzani 3, 00019 Tivoli (RM) Tel. e Fax 0774/3164332 Email: [email protected] Orari: da lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle 12.00