www.medicalsystems.it ISSN 0394 3291 Caleidoscopio Fernanda Perdelli, Maria Gabriella Mazzarello, Anna Maria Bassi, Mascja Perfumo, Maurizio Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Direttore Responsabile Sergio Rassu 180 ... il futuro ha il cuore antico MEDICAL SYSTEMS SpA Caleidoscopio Fernanda Perdelli, Maria Gabriella Mazzarello, Anna Maria Bassi, Mascja Perfumo, Maurizio Dallera Laboratorio Analisi P.O. Ovada (AL) Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Direttore Responsabile Sergio Rassu 180 ... il futuro ha il cuore antico MEDICAL SYSTEMS SpA ISTRUZIONI PER GLI AUTORI INFORMAZIONI GENERALI. Caleidoscopio pubblica lavori di carattere monografico a scopo didattico su temi di Medicina. La rivista segue i requisiti consigliati dall’International Committee of Medical Journal Editors. Gli Autori vengono invitati dal Direttore Responsabile. La rivista pubblica anche monografie libere, proposte direttamente dagli Autori, redatte secondo le regole della Collana. TESTO. 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Deve essere scritta su fogli a parte secondo ordine alfabetico seguendo le abbreviazioni per le Riviste dell’Index Medicus e lo stile illustrato negli esempi: 1) Björklund B., Björklund V.: Proliferation marker concept with TPS as a model. Apreliminary report. J. Nucl. Med. Allied. Sci 1990 Oct-Dec, VOL: 34 (4 Suppl), P: 203. 2 Jeffcoate S.L. e Hutchinson J.S.M. (Eds): The Endocrine Hypothalamus. London. Academic Press, 1978. Le citazioni bibliografiche vanno individuate nel testo, nelle tabelle e nelle legende con numeri arabi tra parentesi. TABELLE E FIGURE. Si consiglia una ricca documentazione iconografica (in bianco e nero eccetto casi particolare da concordare). Figure e tabelle devono essere numerate consecutivamente (secondo l’ordine di citazione nel testo) e separatamente; sul retro delle figure deve essere indicato l’orientamento, il nome dell’Autore ed il numero. Le figure realizzate professionalmente; è inaccettabile la riproduzione di caratteri scritti a mano libera. Lettere, numeri e sim boli dovrebbero essere chiari ovunque e di dimensioni tali che, se ridotti, risultino ancora leggibili. Le fotografie devono essere stampe lucide, di buona qualità. Gli Autori sono responsabili di quanto riportato nel lavoro e del l’autorizzazione alla pubblicazione di figure o altro. Titoli e spiegazioni dettagliate appartengono alle legende, non alle figure stesse. Su fogli a parte devono essere riportate le legende per le figure e le tabelle. UNITÀ DI MISURA. Per le unità di misura utilizzare il sistema metrico decimale o loro multipli e nei termini dell’International system of units (SI). ABBREVIAZIONI. Utilizzare solo abbreviazioni standard. Il termine completo dovrebbe precedere nel testo la sua abbreviazione, a meno che non sia un’unità di misura standard. PRESENTAZIONE DELLAMONOGRAFIA . 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Tutta la corrispondenza deve essere indirizzata al seguente indirizzo: Restless Architect of Human Possibilities sas Via Pietro Nenni, 6 07100 Sassari Caleidoscopio Italiano Editoriale L ’allergia costituisce un tema di notevole interesse sia epidemiologico che scientifico e questo interesse finisce per influenzare sia le pubblicazioni scientifiche che la stessa realizzazione dei corsi formativi. Questa monografia ha il grosso pregio di riassumere sinteticamente tanti aspetti di estremo interesse del settore: si pensi alla allergia agli alimenti o al tema della reattività crociata e lo fa gettando un ponte, che appare ancor più indispensabile nel campo dell’allergologia, tra il Clinico ed il Laboratorista. Solo il vissuto quotidiano ed il continuo impegno nella ricerca degli Autori ha potuto permettere questa importante sintesi. La Dr.ssa Maria Gabriella Mazzarello, laureata in Scienze Biologiche e specializzata in Igiene con orientamento di Laboratorio, è Referente del Laboratorio Analisi del Presidio Ospedaliero di Ovada e Responsabile dell’Area di MicrobiologiaParassitologia e Settore di Allergologia del Laboratorio dell’ASL 22. Relatore e Moderatore di Corsi, Convegni, Seminari relativamente alla Diagnostica allergologica in vitro, in Microbiologia, Qualità (Certificazione ed Accreditamento Istituzionale) fa parte del Direttivo Regionale Sibioc e del Comitato Scientifico APL. E’, inoltre, Docente presso Facoltà di Medicina e Chirurgia di Novara per Corsi di Laurea in Tecniche di Laboratorio Biomedico relativamente a Biochimica ClinicaEnzimologia/Certificazione dei processi diagnostici del C.I., Diploma Universitario per I. professionale ed Igienisti dentali relativamente a Microbiologia Clinica (Università di Novara e di Torino). E’ stata Relatore e Correlatore di tesi di Laurea in Scienze Biologiche (Genova ed Alessandria) e di specializzazione in Microbiologia e Virologia (Genova). Commissario per Esami di Stato per Laureati in Scienze Biologiche (Univ. Genova ed Alessandria). Autrice di 40 pubblicazioni a livello nazionale ed internazionale. La Prof.ssa Fernanda Perdelli, Laureata in Scienze Biologiche, ha conseguito la Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva. E’ docente di Igiene presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Genova ed attualmente Professore straordinario di Igiene presso la stessa Facoltà. Docente di vari insegnamenti presso la scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, è Direttore del Master in Nuove tecnologie nei controlli degli alimenti. Ha inoltre collaborato a programmi di ricerca finanziati da MURST, ISPESL, WHO, UNEP, CNR, SSN su problematiche ambientali Caleidoscopio 3 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica collegate alla salute pubblica. La Prof..ssa Perdelli ha orientato la propria attività di ricerca in diversi campi dell’Igiene fra cui: Igiene ambientale, del lavoro, ospedaliera, degli alimenti e Sanità pubblica ed ha partecipato come Relatore a numerosi Congressi nazionali ed internazionali ed è membro di diversi gruppi di lavoro. Infine, è E’ Autrice di oltre 130 pubblicazioni edite su riviste italiane specializzate e su riviste straniere. La Prof.ssa Anna Maria Bassi ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche. Ricercatore presso il settore scientifico disciplinare MED/04 afferente alla sezione di Patologia Generale del Dipartimento di Medicina Sperimentale (DIMES) dell’Università di Genova. Docente di Patologia Generale, Fisiopatologia Generale, Patologia Clinica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, quella di Farmacia, di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, di Scienze MFN ed in diverse scuole di Specializzazione. La Prof.ssa Bassi ha svolto ricerche in diversi campi della Patologia sperimentale, quali i danni cellulari da stress ossidativo, i meccanismi di cancerogenesi, la differenziazione cellulare in coltura in vitro, la biotrasformazione degli xenobiotici. Ha inoltre partecipato a diversi progetti di ricerca e finanziamenti: Programma di ricerca MURST Nazionale che le hanno permesso la edizione a stampa di 140 pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali. La Dr.ssa Mascja Perfumo ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche ottenendo l’abilitazione alla professione di Biologo. E’ stata tirocinante presso il Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e Microbiologiche dell’Ospedale Civile di Ovada (ASL22) per lo svolgimento della tesi di Laurea sperimentale relativamente alla Diagnostica allergologica in vitro ed al Monitoraggio pollinico. Docente presso l'Istituto di Avviamento al Lavoro (IAL) di Genova per Norme Igieniche Sanitarie e HACCP. Consulente presso ASL 22, Laboratorio Analisi P.O. di Ovada.. Il Dr. Maurizio Dallera ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche ottenendo l’abilitazione alla professione di Biologo. Collaboratore a tempo determinato nel settore scientifico disciplinare MED/42 Igiene generale ed applicata del D.R. n° 589 del 23/12/2002, ha un rapporto di Collaborazione Coordinata e Continuativa con il DISSAL (Dipartimento di Scienze della Salute) UNIGE. E’ Responsabile e gestisce un Laboratorio di Microbiologia presso il DISSAL. Esperto di Igiene Ospedaliera soprattutto per quanto riguarda le verifiche di qualità delle sale operatorie, UTI e reparti a rischio dal punto di vista microbiologico, chimico e comportamentale è anche docente di Microbiologia, Igiene ambientale ed ospedaliera nel Corso di Igiene per Scienze Biologiche. E’, infine, coautore di 4 lavori scientifici e 3 pubblicazioni editi su riviste italiane e straniere specializzate. Sergio Rassu 4 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Introduzione L’immunologia è quella scienza che studia tutti i processi di difesa dell’organismo contro l’aggressione o il contatto con sostanze estranee. Una risposta immune avviene ogni volta che un antigene, sostanza estranea capace di provocare una risposta immune, viene a contatto con un anticorpo, sostanza che reagisce specificatamente con un antigene. Lo scopo della risposta è quello di eliminare, distruggere o neutralizzare l’antigene. Gli elementi come batteri, virus, parassiti, globuli rossi, sono tutti antigeni. L’allergologia, che è una branca dell’immunologia, studia specificatamente tutte quelle reazioni che l’organismo manifesta quando viene a contatto con particolari sostanze quali gli allergeni: antigeni capaci di provocare una reazione allergica. Il termine di allergia, coniato da Von Pirquet nei primi del 1900, definisce un “modo diverso di reagire”, inteso nei termini di ipersensibilità. Attualmente, significato della parola allergia deve essere inteso esclusivamente nel senso di abnorme ipereattività immunitaria specifica verso sostanze eterologhe, innocue per i soggetti normali, le quali determinano, nei soggetti divenuti reattivi, specifiche reazioni immunitarie, umorali e/o cellulari, responsabili delle manifestazioni cliniche (23). Come sinonimo di allergia è spesso usato il termine di ipersensibilità, anche se non è del tutto esatto: infatti, nell’allergia non vi è soltanto un aumento della normale sensibilità ad una sostanza eterologa, ma anche una reattività qualitativamente alterata e ben differenziata da quella normale. Caleidoscopio 5 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Cenni storici Per la grande maggioranza degli individui le prime osservazioni cliniche di manifestazioni gravi e talora mortali, dopo esposizione a sostanze innocue, risalgono ad epoche remote. Già nei secoli XVI-XVII si è trovato più volte segnalato il rapporto tra l’insorgenza di manifestazioni asmatiche ed il contatto con determinate piante. E’ indubbio, comunque, che le conoscenze sull’allergia hanno avuto origine dalle indagini sperimentali iniziate nella prima metà del secolo scorso. Il primo esempio di anafilassi sperimentale è quello descritto da Magendie (1839), che osservò che i conigli, dopo una seconda iniezione di ovalbumina, presentavano gravi manifestazioni, assenti dopo la prima iniezione. In seguito ci furono altre segnalazioni ma, dal momento che nessuno era in grado di comprenderne il significato biologico, passarono quasi inosservate. Solo nel 1901 Richet riuscì ad attribuire a questi fenomeni un preciso significato, svolgendo esperimenti su cani trattati con dosi non letali di estratti glicerici tossici di tentacoli di attinie. Egli notò che ad una seconda iniezione della dose tossica, gli animali presentavano reazioni anche mortali. Questo fenomeno fu chiamato anafilassi (controprotezione). Seguirono le indagini di Arthus (1903) e di Smith (1906), ma i primi tentativi di applicare alla patologia umana questi dati della patologia sperimentale furono compiuti dal pediatra viennese Von Pirquet (1906), a cui si deve l’introduzione del termine allergia. Fu quindi possibile documentare un preciso rapporto tra alcune affezioni e l’esistenza di una sensibilizzazione dell’organismo verso varie sostanze. La pollinosi fu la prima malattia ad essere considerata ad etiopatogenesi allergica (1906); seguirono l’asma bronchiale, l’orticaria, etc. Nel 1911 furono introdotti nella pratica clinica, ai fini diagnostici, i tests cutanei e, ai fini terapeutici, l’immunoterapia specifica. Iniziarono anche molti studi sui mediatori chimici delle reazioni allergiche e le indagini sul ruolo dell’istamina portarono alla sintesi dei primi antagonisti sintetici dell’istamina stessa (Bovet e Staub, 1937). Gli studi di Landsteiner (1932-1945) dimostrarono l’esistenza di antigeni incompleti (apteni), in grado di produrre, solo se uniti ad una proteina, reazioni di sensibilizzazione, ma capaci di scatenare anche da soli un’allergia, una volta creatasi la sensibilizzazione. Gli anticorpi reaginici erano noti sin dagli studi basilari di Prausnitz e Kustner (1921), i quali dimostrarono la possibilità del trasporto passivo locale di anticorpi presenti nel siero di soggetti allergopatici. 6 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Nel 1966 Ishizaka riuscì ad isolare, da sieri di un pool di soggetti allergopatici, una frazione contenente gli anticorpi reaginici, accertandone la natura immunoglobulinica e dimostrando la loro appartenenza ad una classe immunoglobulinica diversa da quelle note, denominata inizialmente gE. Pochi mesi dopo Bennich e Johansson trovarono un caso di mieloma in cui la proteina monoclonale mielomatosa presentava un’assoluta identità con le gE. Nel 1967 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sancito ufficialmente la scoperta di questa nuova classe immunoglobulinica, denominata IgE, correlata all’allergia. La possibilità di disporre di grandi quantità di IgE purificate ha permesso di ottenere, mediante immunizzazione di animali, anticorpi purificati antiIgE, con conseguente messa a punto di metodiche radioimmunologiche ed immunoenzimatiche, oggi ancora diffusamente usate nella diagnosi delle allergopatie. Le ricerche successive sono state rivolte essenzialmente allo studio delle basi molecolari e cellulari della risposta IgE e delle successive reazioni IgEmediate, identificando diversi mediatori chimici, preformati o neoformati, e studiando il loro ruolo nelle reazioni immediate, tardive e nella successiva flogosi allergica. Sono stati identificati le molecole, gli elementi cellulari implicati nel processo di infiammazione ed i relativi mediatori solubili da essi liberati. In particolare, studi sulle citochine e sul loro complesso ruolo nella modulazione e nell’amplificazione della risposta immune, ha consentito un grosso progresso nelle conoscenze sulla patogenesi delle sindromi allergiche. Inoltre grazie alle tecniche del DNA ricombinante è stato possibile accertare dopo il clonaggio le sequenze aminoacidiche delle principali proteine allergeniche e di ottenere queste ultime sotto forma di peptidi sintetici. Attualmente sono in fase di studio nuovi farmaci in grado di interferire sull’attivazione delle cellule effettrici o di svolgere azione antagonista su vari mediatori. Inoltre, le recenti scoperte sulle citochine permettono di intravedere la possibilità di una immunoregolazione, cioè di una modulazione farmacologica della risposta immune che potrebbe rivelarsi risolutiva nel trattamento delle allergopatie (23). Caleidoscopio 7 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Epidemiologia Le sindromi allergiche sono notevolmente frequenti ed in continuo aumento, probabilmente in rapporto alle modificazioni qualitative e quantitative di numerosi fattori ambientali verificatesi negli ultimi decenni. Infatti risulta notevolmente aumentato il numero delle sostanze allergeniche, molte delle quali non esistenti in natura, la frequenza delle esposizioni ai vari allergeni ed anche un aumento di vari fattori predisponenti e concorrenti alla comparsa di manifestazioni allergiche (ad esempio stati flogistici delle vie aeree causati dal fumo o dall’inquinamento atmosferico). Si ritiene che la maggiore igiene e la diminuzione delle malattie infettive, verificatesi negli ultimi decenni, con la conseguente mancanza di stimoli al sistema immunitario, causi uno squilibrio nei globuli bianchi (linfociti), con la conseguenza di una ridotta tolleranza verso le sostanze allergeniche (35). Inoltre le più alte percentuali nella frequenza delle allergopatie vengono segnalate nelle Nazioni più industrializzate ed a più alto tenore di vita; se ne potrebbe desumere che le sindromi allergiche siano legate, almeno in parte, alla civilizzazione ed all’industrializzazione. In Italia si ritiene che circa il 15% della popolazione presenti manifestazioni allergiche, di diversa entità clinica. Le malattie allergiche possono insorgere a qualsiasi età, anche se in frequenza maggiore nella seconda e terza decade di vita; inoltre vi è una lieve prevalenza nel sesso maschile fino al 15° anno di età e nel sesso femminile in età successiva. Manifestazioni allergiche, provocate da allergeni diversi, sono state osservate anche in varie specie animali. Nelle diverse sindromi allergiche si possono riscontrare alcune caratteristiche comuni: ● Deviazioni dalla norma: la sostanza allergenica deve essere innocua per i soggetti normali. ● Specificità: la reazione allergica deve essere prodotta esclusivamente dall’allergene o dagli allergeni verso cui l’organismo è sensibilizzato. ● Indipendenza dalla dose dell’allergene: la reazione allergica è doseindipendente, per cui anche dosi minime dell’allergene stesso possono provocare manifestazioni allergiche, anche molto gravi, in un soggetto sensibilizzato. ● Accessionalità: le manifestazioni cliniche si presentano a crisi soltanto in seguito ad esposizione all’allergene specifico, mentre l’interruzione all’esposizione provoca la scomparsa della sintomatologia. 8 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica ● Costante modalità d’insorgenza: a seconda della natura dell’allergene cui il paziente è sensibilizzato, la sintomatologia si manifesta costantemente quando il soggetto è esposto all’allergene stesso; ad esempio, nel caso della pollinosi, i sintomi si ripresentano con periodicità stagionale, in rapporto al periodo di pollinazione. ● Dimostrabilità di reazioni immunitarie specifiche, umorali o cellulari, verso l’allergene responsabile. ● Efficacia della prevenzione e della terapia specifica. Per uno stesso tipo di reazione immunitaria, si ha una grande varietà di sintomi: dagli starnuti alla lacrimazione, dal gonfiore delle labbra alla crisi asmatica. Determinate manifestazioni respiratorie quali la rinite, spesso accompagnata da congiuntivite ed asma, soprattutto insorgendo in un soggetto relativamente giovane con una familiarità per queste malattie, possono essere sospette e quindi vanno indagate da un punto di vista allergologico. Una diagnosi precoce non solo è utile per una precisa individuazione della terapia farmacologica, ma anche per valutare un eventuale allontanamento del paziente dall’allergene individuato e per la preparazione del vaccino antiallergico, unica vera terapia che, come ha recentemente affermato l’OMS, può prevenire o bloccare la naturale progressione della malattia allergica. Le malattie allergiche, comprendendo anche l’asma, sono la patologia più comune e la loro prevalenza è in continuo incremento; addirittura nel nord Europa la prevalenza della rinite allergica in età pediatrica supera il 40%. Il dibattito sulle cause di questo continuo incremento delle allergopatie è sicuramente aperto a varie ipotesi interpretative. Le cause sono probabilmente di ordine ambientale e non genetico in quanto, un incremento così notevole in un così breve arco di tempo non può essere causato da mutazioni genetiche (nel giro di un secolo la prevalenza è aumentata anche di oltre 20 volte). I fattori ambientali più importanti sembrano essere: fattori outdoor (polluzione ambientale, ozono, traffico veicolare ed esposizione all’allergene), fattori indoor (fumo di tabacco, polluzione domestica, allergeni domestici e stile di vita), fattori personali (composizione della famiglia, stato socio-economico, nutrizione ed infezioni). Fattori outdoor ● Polluzione ambientale: aggrava i sintomi allergici ed aumenta la risposta infiammatoria. Caleidoscopio 9 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica ● Ozono: è in grado di determinare la comparsa di vari sintomi respiratori, ipereattività bronchiale, flogosi bronchiale (con infiltrato neutrofilo e rilascio di leucotrieni). ● Traffico veicolare: tra le varie sostanze rilasciate dai motori a scoppio, sicuramente il particolato del diesel ha maggiore importanza in allergologia in quanto le piccole dimensioni ne facilitano la penetrazione nei piccoli bronchi inducendo una risposta immunologica di tipo Th2, linfociti a prevalente attività “helper” che producono soprattutto la citochina IL-4. ● Esposizione allergenica: esiste una chiara correlazione tra grado di esposizione allergenica e sviluppo di sensibilizzazione; numerosi studi hanno evidenziato che alti livelli di allergene inducono una elevata prevalenza di soggetti sensibilizzati. In particolare, gli elevati livelli di Acari e derivati di animali domestici sono tra i più importanti responsabili dell’ incremento epidemiologico delle allergopatie. Fattori indoor ● Fumo di tabacco: viene sicuramente considerato il principale fattore in grado di determinare lo sviluppo di allergie e di sintomi respiratori. Il fumo di tabacco può agire con diverse modalità: per inalazione diretta o attiva, per inalazione passiva ed anche attraverso gli scambi materno-fetali durante la gravidanza; tra l’altro il fumo di tabacco contiene una proteina che induce la sintesi della citochina IL6. ● Polluzione domestica: le moderne abitazioni sono caratterizzate da spinte misure di coibentazione che impediscono il ricambio d’aria ed elevano il tasso di umidità, condizioni che favoriscono il ristagno di inquinanti legati alle cucine a gas ed al fumo. ● Allergeni domestici: è sempre più diffuso il numero di case in cui sono presenti animali domestici (la persistenza degli allergeni di gatto può rimanere per mesi). ● Stile di vita: vengono trascorse sempre più ore in ambienti confinati, che sono spesso inquinati e con alti livelli di allergeni. Inoltre recenti studi hanno dimostrato che i bambini, che abitano in ambienti rurali dove vengono allevati animali, sono meno soggetti ad allergie. 10 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Fattori personali ● Famiglia: nelle famiglie numerose è evidente un minore tasso di allergici, in particolare gli ultimogeniti sono più protetti, probabilmente per il ruolo svolto dalle infezioni acquisite dai fratelli maggiori. ● Stato socio-economico: è dimostrata una correlazione diretta tra alto tenore di vita e prevalenza di allergie, anche in questo caso, scadenti condizioni igienico-alimentari proteggerebbero dallo sviluppo di allergie. ● Nutrizione: vari fattori alimentari possono favorire lo sviluppo di allergie quali l’allattamento artificiale, l’assunzione di cibi manipolati, additivi, scarso consumo di vitamine, acidi grassi insaturi... ● Infezioni: probabilmente questo aspetto è quello più importante come possibile fattore causale dell’incremento delle allergie e dell’asma. Caleidoscopio 11 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Allergeni Sono chiamati allergeni tutte le sostanze eterologhe capaci di produrre nell’organismo, ad esse sensibilizzato, una reazione allergica specifica e responsabili di manifestazioni cliniche diverse. Attualmente sono definiti allergeni le sostanze capaci di dar luogo ad una reazione IgE-mediata, mentre gli antigeni sono sostanze capaci di sensibilizzare un soggetto dando origine anche a reazioni non IgE-mediate. Struttura chimica degli allergeni Gli allergeni possono essere di natura proteica (antigeni completi) o di natura non proteica (polisaccaridi etc.); in questo caso si comportano da antigeni incompleti (apteni), che acquistano potere antigenico coniugandosi con le proteine dell’organismo. Ad una seconda esposizione, però, il solo aptene è in grado di indurre una risposta immunitaria specifica. Determinanti antigenici (epitopi) In molti casi le caratteristiche allergeniche sono legate ad un gruppo determinante antigenico (epitopo) della molecola; in tal caso si possono avere fenomeni di reattività crociata (cross-reattività) tra sostanze diverse che hanno in comune lo stesso determinante antigenico (allergia di gruppo). In altri casi, invece, può verificarsi una vera e propria allergia multipla, da polisensibilizzazione ad allergeni diversi, senza determinanti antigenici comuni, che possono dar luogo ad un’unica manifestazione clinica ovvero a quadri clinici diversi. Una stessa molecola può possedere numerosi e differenti epitopi. Ad oggi sembra dimostrato che, in una singola molecola, siano presenti determinanti allergenici in grado di produrre una risposta immunologica di tipo IgE e determinanti antigenici che producono risposte immunologiche non IgE-mediate. 12 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Patogenesi La patogenesi dell’allergia è multifattoriale per il variabile combinarsi dei seguenti ordini di fattori: genetici, ambientali, predisponenti e concorrenti. Le malattie ad eziopatogenesi allergica sono prodotte da reazioni immunitarie, umorali o cellulari, che agiscono con meccanismi diversi. Generalità sul sistema immunitario I meccanismi immunitari consentono il riconoscimento e l’accettazione di tutto ciò che appartiene all’organismo stesso (self) o che gli è strettamente correlato e respingono tutto ciò che gli è estraneo (non self). Il sistema immunitario si divide in sistema immune naturale ed in sistema immune acquisito. L’immunità innata o naturale è caratterizzata dall’attività di cellule fagocitiche e di mediatori aspecifici (fattori plasmatici e citochine), preesistenti a qualsiasi contatto con il patogeno o con la sostanza estranea e che possono intervenire in breve tempo per eliminarli. Rappresenta una prima linea di difesa contro i microrganismi e si attiva grazie al riconoscimento di strutture molecolari comuni alla parete cellulare di molti patogeni (13). Il termine immunità acquisita o specifica si deve al fatto che solo dopo l’esposizione ad un agente infettivo o ad una sostanza estranea si sviluppa una risposta di difesa diretta contro lo stimolo iniziale. Questa risposta sarà più intensa ed efficace ad ogni successivo contatto con lo stesso microrganismo (memoria immunologica). Il sistema immune svolge la sua attività attraverso la cooperazione delle cellule immunocompetenti propriamente dette, che comprendono le diverse popolazioni linfocitarie implicate nella risposta immune e delle cellule accessorie come: monociti, macrofagi, neutrofili, eosinofili, basofili… con il concorso di varie molecole come le citochine… Tra immunità innata e specifica si sono evoluti dei meccanismi di cooperazione per cui le risposte innate stimolano e facilitano l’inizio di una risposta specifica, mentre l’immunità specifica utilizza le cellule ed i mediatori propri di quella innata come sistema effettore per l’eliminazione dei patogeni. Esistono due tipi di risposte immuni specifiche che caratterizzano la cosiddetta immunità umorale ed immunità cellulare. Caleidoscopio 13 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica La prima è mediata da anticorpi prodotti dai linfociti B ed è prevalentemente destinata all’eliminazione dei patogeni extracellulari tramite l’attivazione del complemento, mentre la seconda è rappresentata dai linfociti T ed è attiva contro patogeni intracellulari o cellule infettate da virus. Le caratteristiche fondamentali della risposta immune specifica sono: ● Specificità: la risposta immune è diretta specificatamente contro singole molecole tra loro diverse dette antigeni o porzioni di esse dette determinanti antigenici o epitopi. ● Diversità: il sistema immune di un individuo può riconoscere un’amplissima gamma di specificità diverse, circa 1010 determinanti antigenici distinti, mediante specifici recettori. ● Memoria: il sistema immune è in grado di rispondere più velocemente e più efficacemente ad una seconda esposizione all’antigene ed a tutte quelle successive (principio della vaccinazione). ● Specializzazione: il sistema immune genera risposte ottimali e diversificate per eliminare i diversi tipi di patogeni. ● Autoregolazione: tutte le risposte immuni in condizioni normali si autolimitano dopo aver eliminato l’antigene. ● Tolleranza: il sistema immune è in grado di discriminare tra antigeni esogeni e molecole endogene, tra self e non self e di salvaguardare l’integrità di un individuo. Linfociti I linfociti comprendono diverse sottopopolazioni con fenotipo diverso e diverse funzioni. I linfociti B prendono il nome dall’organo degli uccelli, borsa di Fabrizio, in cui maturano. Nei mammiferi la maturazione avviene completamente nel midollo osseo. I linfociti B producono gli anticorpi, quindi sono responsabili dell’immunità umorale. Riconoscono l’antigene attraverso un complesso recettoriale (BCR= B Cell Receptor) in cui l’immunoglobulina di classe M (IgM) rappresenta la molecola che lega l’antigene. 14 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica I linfociti T sono le cellule effettrici dell’immunità cellulare ed il loro nome deriva dal timo, l’organo in cui maturano. Svolgono funzioni di riconoscimento dell’antigene, attivano la risposta immune e, nel caso delle reazioni cellulo-mediate, esercitano funzioni citotossiche nei riguardi delle cellule bersaglio. Si distinguono due sottopopolazioni: i linfociti T helper (TH) che coadiuvano nelle diverse fasi della risposta immunitaria sia cellulare che umorale producendo linfochine ed i linfociti T citotossici (TC) che eliminano cellule infettate da virus o alterate. Tutti i linfociti T presentano il recettore per l’antigene (TCR= T Cell Receptor) che li distingue ed un marcatore fenotipico comune che è il CD3 che fa parte del complesso recettoriale. Inoltre, la sottopopolazione Th esprime una proteina di superficie chiamata CD4, mentre la maggior parte dei T C esprime il CD8. Un’ulteriore popolazione linfocitaria è rappresentata dalle cellule Natural Killer (NK), che esprimono recettori diversi dai linfociti T e B e svolgono funzioni di controllo nell’immunità innata specialmente contro cellule tumorali o virus. Esse sono cellule dotate di capacità citotossica innata, in assenza di stimolazione. I linfociti, come già accennato, producono una serie di fattori solubili, le linfochine, che regolano lo sviluppo dei meccanismi effettori responsabili dell’eliminazione dell’antigene. Le prime linfochine prodotte consentono l’amplificazione del clone linfocitario mediante una stimolazione autocrina della crescita. Il principale fattore di proliferazione per i linfociti T è l’interleuchina 2 (IL-2) che produce i suoi effetti mediante il legame con recettori ad alta affinità. Sulla base delle citochine prodotte, i linfociti Th sono stati suddivisi in due sottopopolazioni funzionalmente diverse. Le cellule T helper 1 (Th1) producono principalmente Interferone-g (IFN-γ) e IL-2 e promuovono l’attivazione dei macrofagi e lo sviluppo delle reazioni di ipersensibilità ritardata. Le cellule T helper 2 (Th2) rilasciano IL-4, IL-5 ed IL-10, coadiuvano nella sintesi delle altre classi di anticorpi, incluse le IgE e stimolano l’attività degli eosinofili e dei mastociti. IL-4 rappresenta il principale stimolo per la popolazione Th2. Esiste una regolazione reciproca tra le due sottopopolazioni Th in quanto lo sviluppo di una risposta Th1 comporta l’inibizione di quella Th2 e viceversa ed i segnali negativi o positivi sono rappresentati dalle rispettive citochine. Caleidoscopio 15 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Citochine Le citochine sono fattori solubili prodotti, come già ricordato, dalle cellule immunocompetenti che agiscono come immunotrasmettitori, in quanto trasmettono segnali di crescita, di differenziazione e di attivazione ai diversi tipi cellulari. Mediante l’impiego delle tecniche del DNA ricombinante è stato recentemente possibile clonare numerose citochine e studiarne l’attività biologica. Per quanto riguarda la flogosi allergica possiamo citare le seguenti citochine: Interleuchine (IL), di cui ricordiamo: ● IL-1: prodotta essenzialmente dai monociti/macrofagi, comprende due subunità (IL-1α e IL-1β). Oltre ad indurre la proliferazione e la differenziazione dei linfociti T e B, può attivare eosinofili, neutrofili e costituisce probabilmente il principale mediatore della risposta flogistica di fase acuta. ● IL-2: fattore di crescita per i linfociti T attivati; infatti nelle fasi acute delle sindromi allergiche i linfociti T esprimono recettori per IL-2. Esalta la produzione di anticorpi, stimolando i linfociti T helper ed i linfociti B. ● IL-4: prodotta dai linfociti Th2 ma anche dai mastociti/basofili e da cellule stromali del midollo osseo. Svolge numerosi effetti di carattere stimolatorio sui linfociti B, sia a riposo che attivati, sui linfociti T e sulle cellule mielo-monocitarie. E’ di fondamentale importanza nella regolazione della sintesi delle IgE. ● IL-5: elaborata dai linfociti T, è una glicoproteina che induce proliferazione ed attivazione degli eosinofili. Inoltre gli eosinofili stessi sono in grado di secernere IL-5, che ne incrementa poi la sopravvivenza. ● IL-6: la sua produzione è indotta da IL-1, durante la risposta immune, in diversi elementi cellulari. Possiede molte attività biologiche analoghe a quelle dell’IL-1, infatti sembra che l’IL-6 nella flogosi sia il mediatore di molte o forse di tutte le attività dell’IL-1. ● IL-10: elaborata dai linfociti Th2 e dai mastociti. E’ un cofattore di proliferazione dei mastociti, dei timociti immaturi ed inoltre stimola i linfociti B. Interferoni (IFN): sono divisi in tre classi, a seconda della loro origine: ● α (dai monociti); 16 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera ● β (dai fibroblasti); ● γ (dai linfociti T). Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Colony Stimulating Factors (CSFs): peptidi che incrementano la produzione, da parte del midollo osseo, di vari elementi cellulari. Tumor Necrosis Factors (TNFs): prodotte essenzialmente dai monociti/macrofagi, svolgono un ruolo fondamentale nella flogosi allergica. Esistono due forme molecolari: TNF-α e TNF-β. Fattori liberatori di istamina (HRFs): rilasciati dai linfocici T e B, dai macrofagi, dalle piastrine, dai neutrofili e dagli eosinofili. Caleidoscopio 17 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica La reazione allergica La prima esposizione ad un allergene causa una modesta reazione. Tuttavia, l’organismo riconosce la sostanza estranea con particolari cellule dette APC o cellule che presentano l’antigene (es. macrofagi), attraverso un meccanismo di restrizione genetica, cioè in associazione con antigeni di classe II del Complesso Maggiore di Istocompatibilità (MHC). La specificità dell’identificazione è garantita dal fatto che le molecole MHC di classe II devono essere identiche tanto sulle APC che sui Th, mentre la varietà dei TCR deve essere molto più ampia, in rapporto al numero di antigeni possibili. In questo modo gli allergeni vengono in contatto con i linfociti B i quali, riproducendosi sotto l’induzione di diverse citochine prodotte dai T helper, danno origine alle plasmacellule. Queste ultime producono anticorpi (immunoglobuline) leganti i mastociti. Questa fase viene detta di sensibilizzazione e la sua finalità è quella di fornire mastociti la cui parete esterna è completamente rivestita dagli anticorpi IgE. Questi iniziano a circolare nel sangue ed alcuni di essi si localizzano nelle mucose, come quella nasale e bronchiale. Le mast-cellule sono così in grado di agire nel momento in cui il soggetto viene nuovamente a contatto con l’allergene. Quando ciò accade il legame tra l’allergene ed IgE determina il rilascio, tramite esocitosi, di diverse sostanze chimiche chiamate mediatori (Figura 1). Dopo la risposta immunologica primaria, i linfociti a lunga vita sono depositari della memoria immunologica, in modo tale che ad una seconda stimolazione con lo stesso antigene, daranno una risposta molto più rapida ed intensa di quella primaria, cioè dopo ogni nuovo contatto con l’allergene la reazione sarà sempre più veloce e più grave (2). Nel caso di allergia, i pazienti si sensibilizzano a sostanze eterologhe (allergeni) innocue per i soggetti normali. In questi ultimi deve esservi un meccanismo di “tolleranza immunitaria” verso gli allergeni, probabilmente per mancanza di un segnale costimolatorio che impedisce l’attivazione dei cloni T e l’avvio della risposta immune. La comparsa di una sensibilizzazione e di una sindrome allergica è quindi dovuta allo scavalcamento (by-pass) di questo meccanismo di sorveglianza. 18 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Figura 1. La reazione allergica. Corsico R., D’Amato G., Fringuelli G.: Le piante come fonte di allergia, Rhone Poulenc Rorer, 1999. Le fasi della reazione allergica I vari mediatori chimici originati dalle cellule attivate manifestano la loro azione in tempi diversi ed è quindi possibile distinguere una fase pronta o immediata (in cui prevalgono le reazioni vascolari ed il richiamo chemiotattico) da una fase tardiva in cui sono più evidenti l’azione contratturante sulla muscolatura e l’instaurarsi di flogosi tissutale (Figura 2). Caleidoscopio 19 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Figura 2. Fasi della reazione allergica. Corsico R., D’Amato G., Fringuelli G.: Le piante come fonte di allergia, Rhone Poulenc Rorer, 1999. Classificazione di Gell e Coombs - Reazioni IgE-mediate (di tipo I), dovute ad anticorpi IgE che si fissano ai recettori specifici di vari elementi cellulari, soprattutto dei mastociti e dei basofili. L’incontro tra le IgE Specifiche ed il relativo allergene provoca attivazione mastocitaria, degranulazione e liberazione di mediatori chimici. - Reazioni non IgE-mediate, che possono essere: ● Reazioni di tipo simil-reaginico, con meccanismo analogo a quello delle reazioni IgE-mediate. ● Reazioni citolitiche o citotossiche (di tipo II), in cui gli anticorpi (escluse le IgE) reagiscono con antigeni presenti sulla superficie cellulare, con effetto citolesivo dovuto all’azione del complemento (23). Le reazioni di tipo II sono responsabili delle immunocitopenie da farmaci. 20 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica ● Reazioni da immunocomplessi (di tipo III), in cui l’azione lesiva, mediata dal complemento, è dovuta alla formazione di immunocomplessi circolanti costituiti dall’insieme antigene/immunoglobulina, che si depositano soprattutto nei piccoli vasi ed intorno ad essi. Questi microprecipitati danno luogo a vasculiti, ad alveoliti, a malattia da siero ed a sindromi da sensibilizzazione a farmaci ed alimenti (33). ● Reazioni cellulo-mediate (di tipo IV), prodotte dall’azione dei linfociti TDH (Delayed Hypersensitivity), che sono in grado di reagire specificamente con l’allergene mediante la liberazione di sostanze solubili ad attività citolesiva. Caleidoscopio 21 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica IgE Come detto in precedenza, nel 1967 l’OMS ha sancito ufficialmente la scoperta di una nuova classe immunoglobulinica: IgE, la cui caratteristica immunobiologica è quella di fissarsi ai mastociti ed ai basofili, che sono le cellule dotate di recettori ad alta affinità per le IgE. Le IgE sono presenti, sia pure a bassi livelli, in tutti gli individui svolgendo anche un importante ruolo nei meccanismi di difesa contro i parassiti. Nei soggetti allergici si verifica un’elevata e persistente produzione di IgE che si dirigono specificamente verso un determinato allergene (IgE Specifiche). Pertanto, i livelli di IgE Specifiche presenti nel siero, sono utili per la differenziazione tra Pazienti allergici e non allergici. Sono presenti anche IgE specifiche mucosali che, a differenza di quelle sieriche, aumentano molto precocemente dopo esposizione all’allergene specifico, ad esempio all’inizio della stagione pollinica nei soggetti affetti da pollinosi. La produzione di IgE è controllata dai linfociti T classe-specifici ed antigene-specifici mediante fattori solubili prodotti dagli stessi linfociti T, anche in collaborazione con i macrofagi. Negli atopici è stata supposta l’esistenza di un deficit dei linfociti T soppressori IgE-specifici. 22 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Mediatori chimici Nel corso delle reazioni IgE mediate vengono liberati mediatori chimici mastocitari, capaci di indurre conseguenze immediate oppure a lungo termine sugli organi bersaglio. Le sostanza liberate direttamente dai mastociti sono dette mediatori primari e possono essere distinte in: mediatori granuloassociati e membrano-derivati. Tra i mediatori granulo-associati il più noto e studiato è l’istamina. Essa si trova all’interno dei granuli dei mastociti sotto forma di complessi eparinapeptide basico a basso peso molecolare. E’ un’ammina primaria sintetizzata a partire dall’istidina, nell’Apparato di Golgi, dal quale viene trasportata nel granulo del mastocita. L’istamina può essere secreta sia dai mastociti, nella risposta immediata, che dai basofili, in quella tardiva. L’istamina è la sostanza responsabile della caratteristica reazione allergica: vasodilatazione, aumento della permeabilità dei vasi (arrossamento della cute), pomfo (rilievo cutaneo arrossato), reazione pruriginosa. La liberazione di grandi quantità di istamina può indurre shock anafilattico (caduta della pressione, pallore, tachicardia, sudorazione, angioedema delle vie aree superiori, difficoltà a respirare, collasso circolatorio, morte). Negli individui allergici esiste una correlazione tra la gravità dei sintomi clinici ed il rilascio di istamina. L’istamina può liberarsi anche dalle piastrine: infatti la reazione tra antigene ed anticorpo provoca il rilascio di un fattore piastrino-attivante (PAF), che a sua volta induce la sua liberazione. Esistono anche mediatori chimici detti secondari (es. prostaglandine e leucotrieni), in quanto sono rilasciati in seguito all’azione dei mediatori primari su vari elementi cellulari o su sistemi biologici. Le prostaglandine (PG) costituiscono una famiglia di acidi grassi a 20 atomi di carbonio sintetizzate, negli organismi viventi, a partire dall’acido arachidonico, che, sintetizzato dai fosfolipidi di membrana in seguito all’attivazione della mast-cellula, imboccando la via ciclossigenasica, determina la produzione di prostaglandine. I leucotrieni costituiscono un gruppo di acidi grassi sintetizzati, negli organismi viventi, dall’ingresso dell’acido arachidonico nella via lipossigenasica (Figura 3). E’ stato dimostrato, inoltre, che alcune linee mastocitarie sono in grado di produrre citochine. Caleidoscopio 23 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Figura 3. Sintesi dei mediatori chimici a partire dall’acido arachidonico. Corsico R., D’Amato G., Fringuelli G.: Le piante come fonte di allergia, Rhone Poulenc Rorer, 1999. Mastociti e basofili I mastociti ed i basofili costituiscono gli unici elementi cellulari dotati di recettori ad alta affinità per le IgE (23). Inoltre sulla loro membrana sono presenti recettori per l’adenosina, per l’acetilcolina, per i peptici, per l’istamina, per la noradrenalina e per le prostaglandine (gli ultimi tre con funzione inibitoria sull’attivazione mastocitaria e sulla successiva degranulazione). Recentemente è stato dimostrato che queste due cellule hanno sulla loro membrana un ligando (CD40), fondamentale per la sintesi delle IgE. I mastociti sono diffusamente presenti nelle mucose e nei tessuti connettivi, soprattutto negli apparati che vengono più a contatto con l’ambiente esterno (cute, tratto gastro-intestinale, apparato respiratorio). Nell’uomo si sono identificate due diverse sottopopolazioni mastocitarie: 1. T-mastociti, contenenti tritasi, prevalentemente mucosali. 2. TC-mastociti, contenenti tritasi e chimasi, prevalentemente connetti- 24 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica vali, che costituiscono la maggior parte dei mastociti presenti nella cute e nella sottomucosa intestinale. I basofili sono presenti in circolo in concentrazioni di 20-45/mm3. Come per i mastociti, anche per i basofili si possono distinguere due sottopopolazioni, differenziabili morfologicamente in base alla densità delle particelle dei granuli. I basofili sembrano produrre solo istamina, leucotriene C4, alcune idrolasi lisosomiche, proteoglicani e, forse, un enzima simil-callicreinico. A differenza dei mastociti, i basofili non producono PGD2, trombossano A2, acido 4-idrossieicosatetraenoico, PAF/AGEPC, fattori chemiotattici. Attivazione dei mastociti e dei basofili Il momento iniziale dell’attivazione mastocitaria, nel caso delle immunoreazioni IgE-mediate, risulta costituito dal legame di allergeni con due molecole contigue di IgE, fissate con il frammento Fc ai recettori mastocitari. L’interazione allergene-IgE Specifiche induce aggregazione dei recettori per le IgE e modificazioni allosteriche sulla molecola delle IgE, con esposizione di una “struttura effettrice”, che rappresenta una stimolo idoneo a produrre la degranulazione mastocitaria. L’aggregazione dei recettori ad alta affinità per le IgE è essenziale per indurre l’attivazione dei mastociti (o dei basofili) e la conseguente degranulazione, con successiva liberazione di mediatori. I basofili sono più facilmente attivabili e la loro attivazione può avvenire attraverso molteplici meccanismi IgE- e non IgE-mediati. Recentemente sono stati identificati nuovi stimoli in grado di attivare i basofili ed i mastociti umani con un meccanismo immunologico di tipo “superallergenico”. In tal senso è stata identificata una proteina endogena (Fv), alcune proteine batteriche ed una glicoproteina virale che hanno la capacità di interagire con elevata affinità con le IgE umane adese alle cellule. La proteina Fv è sintetizzata dal fegato e la sua sintesi è stimolata dal virus dell’Epatite virale; essa è il più potente stimolo IgE-mediato dei basofili in quanto induce la secrezione di istamina, la sintesi di leucotrieni ed interleuchine, comportandosi come un superallergene immunoglobulinico in grado di attivare le cellule umane. Anche una proteina dello Staphylococcus aureus ed una glicoproteina virale attivano i basofili umani con analoghe modalità ed inducono in tal modo sia la secrezione di mediatori preformati che la sintesi ex novo di altri mediatori. Caleidoscopio 25 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Non si può escludere, pertanto, l’ipotesi che l’aumento delle IgE sieriche e le manifestazioni allergiche che si verificano o si riacutizzano in corso di alcune infezioni batteriche o virali possano essere attribuite almeno in parte a tale meccanismo superallergenico (26). Eosinofili Gli eosinofili rappresentano una varietà di globuli bianchi caratterizzati da un citoplasma con granulazioni di colore arancio e da un nucleo formato da due grossi lobi. Nei soggetti allergici è costante il riscontro di una ipereosinofilia, cioè un aumento del numero dei eosinofili circolanti. Si tratta di un fenomeno determinato da due vie, che non si escludono in modo reciproco. Nella prima via, le mast-cellule, oltre a liberare mediatori dell’infiammazione, generano citochine pro-infiammatorie che, agendo sulle cellule epiteliali respiratorie, inducono la produzione di citochine, le cui cellule bersaglio sono gli eosinofili. Nella seconda via, l’allergene è presentato, tramite le APC, ai linfociti Th2, che, in contrasto con le mast-cellule, sono indispensabili per l’incremento degli eosinofili mediante la produzione di IL-5. Gli eosinofili sono considerati come marker di persistenza della flogosi allergica, anche in assenza di sintomi clinici, per la loro capacità di rilasciare, dopo attivazione, altri fattori infiammatori tra cui la Proteina Cationica degli Eosinofili (ECP), che è di natura alcalina ed è liberata dai granuli secondari (2). L’ECP è costituita da due sub-componenti: ECP-1 ed ECP-2; si può determinare a livello sierico ed in altri liquidi biologici. E’ stato dimostrato che la Proteina Cationica degli Eosinofili sierica in pazienti affetti da orticaria cronica idiopatica è significativamente aumentata rispetto ai controlli sani. La ECP può essere considerata fra le sostanze responsabili delle lesioni epiteliali nelle sedi di flogosi allergica. Neutrofili Non è stato ancora completamente definito un preciso ruolo di questi granulociti. Essi svolgono essenzialmente azione citotossica ed istiolesiva in ragione di diversi mediatori contenuti nei loro granuli primari, che vengono rilasciati in seguito alla loro attivazione. Tra questi l’elastasi e la mieloperossidasi. 26 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica I neutrofili richiamati ed attivati sono coinvolti in varia misura nei processi iniziali dell’attivazione mastocitaria che portano alla produzione dei derivati dell’acido arachidonico (prostaglandine, leucotrieni…), alla liberazione di radicali liberi dell’ossigeno e di enzimi lisosomiali. Piastrine Le piastrine svolgono un ruolo di primissimo piano nella flogosi allergica essendo responsabili del rilascio di numerosi mediatori ed interagendo in varia misura con i flogociti. Gli atopici esprimono sulle piastrine un numero di recettori superiore al normale. L’attivazione piastrinica può avvenire ad opera delle IgE o per effetto di mediatori diversi. Una volta attivate rilasciano a loro volta numerose sostanze di grande importanza nella dinamica della flogosi (serotonina, PGE2, trombossano A2, …). Le piastrine svolgono inoltre attività chemiotattica nei confronti di fibroblasti, monociti e neutrofili, aumentando, in questi ultimi, la tossicità (33). Cellule epiteliali Le cellule epiteliali delle mucose respiratorie partecipano al divenire degli eventi flogistici, amplificandoli in seguito alle lesioni subite ad opera delle molecole attive liberate dai flogociti. Tali lesioni delle cellule epiteliali inducono probabilmente la liberazione di metaboliti della lipossigenazione dell’acido arachidonico, che facilitano il rilascio di varie molecole attive. Le cellule endoteliali, inoltre, al pari dei fibroblasti, possono subire l’azione del TGF-b, del TNF-a e dell’IL-1 prodotte dai macrofagi attivati ed esprimere maggiormente le molecole di adesione che favoriscono la chemiotassi e la diapedesi degli eosinofili (33). Caleidoscopio 27 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Reazioni di cross-reattività tra sostanze Sostanze diverse, aventi un determinante antigenico comune, possono provocare sensibilizzazioni e reazioni crociate. Ad esempio, un soggetto allergico ad una sostanza che contiene un epitopo, è potenzialmente allergico ad altre sostanze che contengono lo stesso determinante. 28 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Classificazione degli allergeni Gli allergeni possono essere classificati in maniera diversa a seconda: ● della loro origine: vegetale, animale...; ● della continuità di esposizione: permanenti (Acari, forfora di animali domestici…), stagionali (pollini)...; ● della loro natura chimica. L’esposizione del soggetto avviene con la seguenti quattro modalità (23): 1. Allergeni da inalazione: pollini, Dermatofagoidi ed altri parassiti presenti nelle polveri ambientali, derivati di origine animale (forfora, peli...), spore fungine...; più raramente anche alcuni farmaci possono raggiungere l’organismo per via inalatoria, ad esempio per somministrazione per via aerosolica. Gli allergeni da inalazione danno luogo, nella grandissima maggioranza dei casi, a manifestazioni cliniche a carico delle vie respiratorie (soprattutto rinite allergica ed asma bronchiale), che costituiscono almeno i 2/3 di tutte le sindromi allergiche, mentre più raramente producono manifestazioni a carico di altri organi o apparati. 2. Allergeni da ingestione: alimenti di origine animale o vegetale, sostanze chimiche diverse e farmaci. Gli alimenti provocano più frequentemente manifestazioni a carico della cute e delle mucose (sindrome orticaria-angioedema...), ma possono dar luogo a sindromi orali, gastro-intestinali, respiratorie o a carico di altri organi o apparati. Analogamente i farmaci, oltre a condizioni morbose sistemiche (shock allergico), possono dar luogo alle manifestazioni cliniche più varie, soprattutto cutanee (eruzioni pomfoidi, eritematose, papulose o papulo vescicolose...), respiratorie (sindromi bronco-asmatiche, rinite allergica...) ed ematologiche (immunocitopenie). 3. Allergeni da iniezione o da puntura: farmaci e veleni di insetti. Le manifestazioni allergiche determinate dalla somministrazione parenterale di farmaci non differiscono, in linea di massima, da quelle prodotte dalla somministrazione per via orale, eccetto che per la maggior gravità e per la rapidità di comparsa della sintomatologia. Caleidoscopio 29 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica I veleni di insetti, soprattutto di Imenotteri (api, vespe, calabroni), possono dar luogo a reazioni locali e generali, anche a tipo di shock, dovute a sensibilizzazione a varie sostanze allergeniche presenti nei veleni stessi; ciò si verifica, in particolare, in soggetti esposti per motivi professionali (apicoltori, agricoltori) a ripetute punture di tali insetti. 4. Allergeni da contatto: sostanze chimiche diverse, cosmetici, farmaci per uso topico, sostanze di origine vegetale... Le manifestazioni cliniche sono a carico della cute e consistono soprattutto in dermatiti da contatto. Pollini Il termine polline, introdotto da Linneo con il significato di polvere fine, indica il complesso dei granuli pollinici o microspore prodotte dalle antere delle piante a semi o Spermatofite. Rappresentano gli elementi maschili (gametofiti maschili) cui è demandato il compito di fecondare gli ovuli omospecifici delle piante superiori. Le dimensioni dei pollini variano, a seconda delle specie di piante, da un minimo di 5 µ ad un massimo di 200 µ. I pollini che possono determinare allergia sono quelli anemofili cioè quelli che sfruttano il vento per fecondare altre piante e che quindi si differenziano da quelli entomofili che sfruttano gli insetti. La dispersione anemofila dei pollini, che rappresenta il più antico metodo presente in natura per garantire l’impollinazione, costituisce una strategia riproduttiva più dispendiosa rispetto a quella utilizzata da piante che affidano i granuli pollinici ad altri vettori come uccelli, acqua e soprattutto insetti (impollinazione entomofila). Nelle piante ad impollinazione anemofila può succedere che siano solo pochi i granuli pollinici, tra le molte migliaia affidate al vento, in grado di raggiungere l’organo femminile di un’altra pianta della stessa specie. La maggior parte, invece, si deposita su superfici cosiddette non ricettive ai fini della riproduzione. Tra queste ci sono le mucose congiuntivali o quelle delle vie aeree di persone che vivono nelle zone dove diffondono le nubi polliniche. E’ stata dimostrata la natura proteica o glicoproteica degli allergeni pollinici, che sono contenuti nello strato interno (intina o endina) dei granuli, da cui fuoriescono tramite alcuni pori situati sulla loro superficie. Nell’intina dei granuli pollinici sono contenuti anche alcuni enzimi che facilitano la penetrazione degli allergeni attraverso le mucose, favorendo così la sensibilizzazione. 30 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica I pollini costituiscono aerosol biologici ed il loro involucro protettivo lipidico e polisaccaridico, quando raggiunge le mucose, viene dissolto dall’acqua e dagli enzimi delle secrezioni mucose, mentre vengono liberate le frazioni proteiche o glicoproteiche dotate di potere allergenico. Le sostanze proteiche dei pollini possiedono uno spiccato potere antigenico anche in virtù del loro ruolo nel complesso mondo vegetale. Infatti, per evitare il rischio di fecondazioni incompatibili, esiste nel mondo vegetale un codice genetico, per cui i pollini contengono speciali marker che vengono riconosciuti ed accettati soltanto da elementi di riconoscimento dei pistilli specie-specifici e, viceversa, rigettati dagli altri. I pollini liberano il loro contenuto nelle prime vie aeree, subito dopo il primo impatto con le mucose rino-faringee. A causa delle loro dimensioni solo pochi pollini sono in grado di depositarsi nelle medie vie aeree, tuttavia, è stato dimostrato che componenti allergeniche polliniche si ritrovano in microparticolati atmosferici, paucimicrotici o submicrotici, la qual cosa può consentire la loro deposizione nelle piccole vie aeree. Inoltre, i granuli pollinici si dissolvono per cause osmotiche; ciascun granulo di molte famiglie di pollini libera varie centinaia di amidoplasti, cioè di granuli amidacei dotati di notevole allergenicità, di diametro inferiore a 3 µ, che possono facilmente penetrare nelle vie aeree distali. I pollini, per essere in grado di sensibilizzare un soggetto a produrre pollinosi, debbono avere le seguenti proprietà: 1. Contenere componenti specifici atti a sensibilizzare 2. Appartenere a piante anemofile 3. Essere prodotti in grande quantità. 4. Essere molto leggeri, onde poter essere trasportati a grande distanza dal vento 5. Appartenere a piante di larga diffusione. La dispersione dei pollini è facilitata dalla siccità e dal vento, mentre è ridotta dalle precipitazioni atmosferiche. Pollinosi La pollinosi è l’insieme dei sintomi indotti da una reazione allergica causata dai pollini delle piante anemofile. Caleidoscopio 31 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica I sintomi possono essere: o Oculari (congiuntivite). o o Respiratori (rinite ed asma). Cutanei/Mucosi (orticaria, eczema, angioedema…). Nella stagione dei pollini si susseguono le fioriture di diversi tipi di piante in periodi abbastanza ben delimitati. E’ molto importante per l’Allergologo sapere in quale periodo sono comparsi i sintomi per poterli collegare, visti i risultati delle prove allergologiche cutanee, con una singola pianta. Anche se la sintomatologia della pollinosi venne già segnalata da Ippocrate nel V secolo A.C. e da Galeno nel II secolo, il primo ad identificare gli agenti eziologici con i pollini fu Charles Blackley (1873). Si è calcolato che in Italia almeno il 5% della popolazione presenti manifestazioni cliniche di pollinosi; negli Stati Uniti ed in altre Nazioni Europee la frequenza risulta anche superiore. La pollinosi inizia più frequentemente nel secondo o nel terzo decennio di vita, più di rado nell’infanzia o in età più avanzata. Numerosi studi hanno dimostrato che soggetti con anamnesi familiare positiva per pollinosi presentano un rischio nettamente più elevato di andare incontro a manifestazioni cliniche della sindrome. E’ stato recentemente osservato che nei pollinosici esiste un effetto di potenziamento delle reazioni allergiche respiratorie attribuibile a componenti dell’inquinamento atmosferico, rappresentati sia da materiale particolato che da composti gassosi. Prevalenza delle pollinosi in Italia: ● Graminaceae 65% ● Urticaceae (Paritaria) 37% ● Oleaceae (Olivo) 16% ● Cupressaceae 15-30% ● Betulaceae – Corylaceae 14% ● Compositae 13% La monosensibilizzazione (circa 30%) è prevalente per Graminaceae e Parietaria; la polisensibilizzazione (circa 70%) è prevalente, in genere, per Graminaceae e Parietaria associate o meno a pollini di piante erbacee o arboree (Amarantaceae…) (25). 32 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Tenendo conto della stagionalità dei pollini si possono distinguere: ● Pollinosi pre-primaverili ● Pollinosi primaverili-estive ● Pollinosi estivo-autunnali. Pollinosi pre-primaverili Partecipano alle pollinosi del periodo pre-primaverile, i pollini delle piante appartenenti alla famiglia delle Cupressaceae. Questi pollini, particolarmente nelle zone della Riviera Ligure e dell’Italia centrale, si rendono responsabili di manifestazioni allergiche che, a causa della loro precocità stagionale, sono spesso misconosciute. Proprio in questi ultimi anni sono aumentate le segnalazioni, nell’area mediterranea, di una particolare forma di “pollinosi invernale”, un’allergopatia respiratoria da Cupressaceae e generi correlati (Taxodiaceae) (1). La sintomatologia allergica della pollinosi da Cipressi riguarda frequentemente le vie bronchiali ma la sintomatologia congiuntivale è spesso la più intensa e duratura. In Italia la cutipositività al Cipresso sarebbe riscontrabile nel 10% dei soggetti cutipositivi, ma la prevalenza presenta una variabilità correlata all’area geografica esaminata. Si ritiene che l’incremento dell’incidenza di questa patologia allergica sia dovuto in gran parte al crescente utilizzo di piante della famiglia delle Cupressaceae e generi correlati a scopo ornamentale ed anche all’inquinamento ambientale. Il Nocciolo (Corylaceae) fiorisce prima della comparsa delle foglie, in un periodo che va da Dicembre a Marzo e la sintomatologia dovuta a questi allergeni è in genere precoce, ma tende a perdurare nel tempo a causa della cross-reattività con pollini di Ontano e Betulla (Betulaceae), piante che spesso sono caratterizzate dalla stessa distribuzione geografica e la cui fioritura può protrarsi sino a Maggio. La stagione di pollinazione degli Ontani è tra le più precoci: nelle zone geografiche caratterizzate da inverni più miti, i pollini sono già riscontrabili nei mesi di Dicembre. La fioritura si protrae per un periodo ampio che in genere comprende i mesi da Febbraio ad Aprile ed è caratterizzata dalla liberazione di una quantità elevatissima di pollini che sono trasportati a grande distanza dal vento. Caleidoscopio 33 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Una gran parte dei casi di pollinosi riscontrati nel Nord Europa è sostenuta da sensibilizzazione ai pollini di Betulla. La fioritura si verifica nel periodo compreso fra Marzo e Maggio. In Italia le segnalazioni di sensibilizzazione a pollini di Betulla interessano soprattutto le regioni settentrionali (circa il 35% dei soggetti con sensibilizzazione ai pollini). L’allergia alla Betulla è in genere responsabile di manifestazioni a carico delle alte e basse vie respiratorie, ma la comparsa dell’asma sarebbe successiva alla rinite (15). Pollinosi primaverili-estive Nel periodo primaverile-estivo, tra i pollini di maggiore interesse allergologico vi sono quelli delle Graminaceae, che in Italia rappresentano la più diffusa causa di pollinosi, anche se non raggiungono i valori riscontrabili in Francia ed in Olanda, ove la sensibilizzazione a pollini di Graminaceae si verifica in circa l’80% dei soggetti con sensibilizzazioni a pollini. In Italia la stagione di fioritura può estendersi da Aprile sino a Settembre, con valori più elevati di concentrazione pollinica nell’aria tra Aprile e Giugno. In genere, nelle zone di pianura il periodo di maggior fioritura ha un inizio di poco consecutivo alla fine delle piogge primaverili, quindi corrispondente alla fine di Aprile o inizio di Maggio; invece nelle zone montane e nei Paesi del Nord Europa, oltre che in Gran Bretagna, la stagione della pollinazione è più tardiva. Normalmente la stagione della pollinazione si esaurisce nel corso del mese di Giugno, ma quando si hanno ripetute alternanze di periodi di pioggia e di sole, possono verificarsi fioriture ripetute che, prolungando la stagione di emissione dei pollini, determinano un prolungamento della sintomatologia allergica che risulta caratterizzata anche da fasi di diversa intensità. Quasi tutti i pollini di Graminaceae presentano un’elevata cross-reattività fra di loro e l’esordio della sintomatologia interessa soprattutto le congiuntive e la mucosa nasale, mentre solo nel 20-30% dei casi si ha poi un’estensione significativa alle vie bronchiali. La stagione di pollinazione dell’Olivo (Oleaceae) interessa i mesi di Maggio e Giugno, ma il picco di concentrazione aerea dei pollini è in genere piuttosto breve. La sintomatologia spesso insorge, in soggetti con preesistente sensibilizzazione ad altri tipi di pollini, anche dopo periodi di esposizione relativamente brevi; interessa sia le congiuntive che la mucosa delle prime vie aeree, ma in circa la metà dei casi si ha anche asma bronchiale, che può talora rappresentare il sintomo di esordio della manifestazone allergica. Anche altre Oleaceae (Frassino e Ligustro), sono causa di sensibilizzazione, soprattutto per l’esistenza di reattività crociata tra gli antigeni delle diverse piante di questa famiglia. 34 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Tra le Urticaceae, la Parietaria può essere, insieme all’olivo, considerata tipicamente rappresentativa delle aree a clima mediterraneo. Nelle regioni meridionali le concentrazioni polliniche registrano due momenti stagionali diversi: il primo di questi si verifica in genere nel corso del mese di Marzo; il secondo periodo è più prolungato e si protrae sino ai mesi autunnali, ma è caratterizzato da concentrazioni polliniche più elevate. Nell’Italia settentrionale la stagione di pollinazione è più tardiva e breve in quanto si esaurisce col finire del mese di Settembre. E’ da notare che negli ultimi anni le concentrazioni dei pollini riscontrate nella Pianura Padana sono risultate a volte anche superiori a quelle delle aree meridionali, verosimilmente a causa della ridotta ventilazione di tale area nei mesi estivi. Le manifestazioni allergiche causate dai pollini di Paritaria si estendono anche alle vie bronchiali e, nei soggetti con monosensibilizzazione a questi pollini, la sintomatologia asmatica è rilevabile in più del 50% dei soggetti (15). Pollinosi estive-autunnali Tra le piante di maggiore interesse allergologico del periodo estivo-autunnale vi sono l’Artemisia e l’Ambrosia, appartenenti alla famiglia delle Compositae. La stagione di fioritura interessa i mesi della tarda estate nei Paesi del Nord Europa, mentre nei Paesi più soleggiati, come l’Italia, avviene più tardivamente, fino ad interessare i mesi di Settembre e Ottobre. L’Ambrosia si è insediata in Italia in epoca relativamente recente, ma ha trovato subito facile diffusione, grazie alla sua adattabilità a situazioni ambientali anche difficili. Ogni pianta è in grado di produrre milioni di granuli pollinici, di 20-25 mm di diametro, facilmente trasportabili ad elevata distanza. La pollinosi estivo-autunnale che interessa l’Italia si verifica particolarmente nell’area Nord-Ovest e nell’area Nord-Est (15). Trattamento della pollinosi La terapia è solitamente a lungo termine e necessita di più farmaci. I farmaci usati sono: ● Decongestionanti nasali ● Antistaminici topici e sistemici ● Corticosteroidi topici e sistemici Caleidoscopio 35 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera ● Cromoni ● Ipatropium bromuro ● Beta stimolanti ● Anti leucotrieni ● Vaccino terapia antiallergica. Eziopatogenesi e diagnostica allergologica La terapia deve essere rapportata all’andamento dei sintomi (intermittente, persistente, lieve, moderata, severa), alla collaborazione ed all’aderenza dell’interessato (25). Acari Gli Acari della polvere appartengono alla specie Artropodi, classe Arachnida, ordine Acari, subordine Acaridae. Le Acaridae vengono ulteriormente suddivise in tre famiglie maggiori, una associata alla scabbia e le altre due all’asma (Tabella 1) (23). Tra gli Acari che causano asma, Dermatophagoides pteronyssinus, Dermato phagoides farinae e Dermatophagoides microceras sono i più potenti. Questi “Acari maggiori”, così detti per la loro notevole importanza in Allergologia, si adattano molto bene alla vita nelle nostre case, dimorando essenzialmente nel letto e si nutrono delle scaglie di pelle umana perse con la fisiologica desquamazione, di micofiti e di residui alimentari. Gli Acari ricavano i liquidi dall’aria per cui il tasso di umidità nell’atmosfera è fondamentale per il loro proliferare. L’habitat ideale è dato da una umidità intorno all’80% ed una temperatura di 25 °C. Nelle aeree montane oltre i 1400 metri di quota la loro presenza è più sporadica, probabilmente per effetto della riduzione dell’umidità e della temperatura. Hanno dimensioni intorno agli 0,3 mm e le loro feci intorno ai 20 millesimi di millimetro e sono quindi adatte ad essere inalate in profondità nel naso e nei polmoni. Gli Acari hanno una vita media di 2-4 mesi; durante questo periodo hanno uno o due accoppiamenti, dopo i quali la femmina depone complessivamente 20-50 uova. Lo sviluppo numerico dei Dermatofagoidi nelle polveri domestiche risente notevolmente dei fattori ambientali e climatici, per cui si possono trovare da 100 a 1000 e più acari/g di polvere. Vi sono, inoltre, moltissime specie di “Acari minori”, molti detti “Acari delle derrate”, alcune delle quali sono dotate di attività allergenica. 36 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica FAMIGLIA GENERE SPECIE Pyroglyphidae Dermatophagoides pteronyssinus farinae microceras Euroglyphus maynei longior Tyrophagus putrescentiae longior Acarus siro farris Tyroborus lini Tyreophagus entomophagus Glycyphagus domesticus privatus ornatus Lepidoglyphus destructor Blomia kulagini thori Carpoglyphidae Carpoglyphus lactis Chortoglyphidae Chortoglyphus arcuatus Labidophoridae Gohiera fusca Acaridae Glycyphagidae Tabella 1. Acari più frequentemente responsabili di sindromi allergiche. Di questi i più importanti dal punto di vista allergologico sono Acarus siro (il cui habitat preferenziale è rappresentato da farine, cereali e formaggi), Lepidoglyphus destructor (che si trova soprattutto nei salumi, nel fieno e nei cereali), Tyrophagus putrescentiae (presente, in particolare, nei prosciutti, nei formaggi, nelle coltivazioni di funghi, nel grano e nella farine), Glycyphagus domesticus (presente nei prodotti dolciari, nei formaggi, nel grano e nelle farine) e Gohieria fusca (presente in vari cereali). Caleidoscopio 37 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Alcuni degli allergeni degli Acari sono costituiti da enzimi proteolitici, che facilitano la permeabilità della mucosa. La loro capacità di alterare enzimaticamente l’architettura cellulare, di liberare citochine pro-infiammatorie e di stimolare la produzione di IgE è stata dimostrata da studi condotti su preparati bronchiali in coltura. Due allergeni “maggiori” sono stati identificati per il Dermatophagoides pteronyssinus: l’allergene Der pI (glicoproteina contenuta per oltre l’80% nelle feci degli Acari) e l’allergene Der pII (contenuto nelle feci, nella cuticola, nelle ghiandole sessuali e nelle secrezioni spermatiche e vaginali); per il Dermatophagoides farinae sono stati isolati gli allergeni Der fI (di origine fecale) e Der fII (nel corpo e nelle feci). L’Argas reflexus (zecca del piccione), di cui è stato dimostrato un elevato potere allergenico, è responsabile di alcuni casi di shock allergico in soggetti punti ripetutamente da questi Artropodi, che hanno una straordinaria capacità di sopravvivenza e che sono sempre più diffusi, anche nell’ambiente domestico, a causa dell’aumento del numero di piccioni nelle città e della loro tendenza a nidificare nei sottotetti (23). Derivati animali Gli animali domestici sono oggi tra le principali cause di reazioni allergiche e perché si scateni l’allergia non è necessaria la presenza dell’animale; infatti gli allergeni sono presenti nell’aria, nella polvere di casa e, nel caso del gatto, anche dopo molto tempo dall’allontanamento dell’animale. Negli ultimi anni numerosi studi sono stati compiuti per la caratterizzazione degli allergeni di origine animale; in alcuni casi sono state rilevate, in particolare per gli animali domestici, differenze antigeniche in rapporto alla razza (23). Dal punto di vista clinico, sono notevolmente frequenti i casi di allergopatie respiratorie di ipersensibilità ad allergeni di origine felina. Il principale allergene del gatto (Fel dI), che negli anni precedenti si era ritenuto prodotto essenzialmente dalle ghiandole salivari, viene prodotto, invece, dalle cellule sebacee e, in grado minore, dalle cellule epiteliali squamose basali e si accumula soprattutto sulla superficie dell’epidermide, nella forfora e nei peli (14). Concentrazioni estremamente elevate di Fel dI si possono ritrovare in ambienti in cui vi sia la presenza di uno o più di tali animali domestici; ciò spiega l’insorgenza di manifestazioni cliniche improvvise e gravi in soggetti specificamente sensibili, quando entrino in uno di questi ambienti. 38 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica L’allergene del gatto è legato a particelle molto piccole, di 2-5 µ, in grado di disperdersi rapidamente nell’aria e di rimanere sospese per molte ore, soprattutto in ambienti con scarso ricambio d’aria. Questo allergene, inoltre, tende ad accumularsi in particolare nei materiali tessili di arredamento ambientale (tappeti, divani, poltrone, tappezzerie, tende, etc.), da cui, come detto, scompare molto lentamente anche dopo l’allontanamento dell’animale. Il Fel dI presenta una parziale cross-reattività con antigeni di felini superiori (leone, tigre, giaguaro, leopardo…). Per quanto riguarda il cane, la frequenza di sensibilizzazioni varia a seconda delle razze canine. Il principale allergene del cane (Can fI), ottenuto dal pelo e dalla forfora, presenta una discreta cross-reattività con i determinanti antigenici di altri canidi (lupo, sciacallo…). Sensibilizzazioni alla forfora di cavallo e coniglio si riscontrano quasi esclusivamente in soggetti esposti per motivi professionali (veterinari, allevatori…). Vi sono numerose segnalazioni sull’importanza allergenica dei derivati dello scarafaggio, praticamente endemico in tutte le abitazioni delle regioni calde, soprattutto a scarso livello igienico. Non rari sono, inoltre, i casi di allergopatie respiratorie di allergeni di Insetti: derivati delle farfalle, delle locuste, di larve di insetti, etc. Particolarmente importante è l’allergenicità delle larve di un Coleottero (Tenebrio molitor), presente nei granai e nelle farine, che vengono usate dai pescatori come esca (14). Miceti I Miceti fanno parte del regno dei Funghi, sono molto adattabili e possono crescere ovunque vi siano ossigeno ed umidità sufficienti. Sono formati da un lungo filamento che cresce sulla superficie di materiali organici quali i residui vegetali in decomposizione, la frutta ed il formaggio marcescenti (Tabella 2) (23). I Miceti possono parassitare molti vegetali (soprattutto i cereali, ma anche piante arboree e piante ornamentali), infatti sono saprofiti per definizione ed ubiquitari. I Miceti disperdono nell’atmosfera grandi quantità di spore; la concentrazione di queste nell’atmosfera decresce con l’altitudine. In natura la funzione dei Funghi è essenzialmente quella di degradare grandi quantità di materia organica vegetale o animale (viva o morta) e di composti solubili presenti nel suolo. Si possono trovare anche nell’ambiente domestico come negli umidifi- Caleidoscopio 39 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica catori e nelle macchie di umidità sui muri, tuttavia, l’aria confinata come quella delle abitazioni è meno ricca di spore rispetto all’aria esterna. Quest’ultima è strettamente correlata alla vegetazione in quanto la maggior parte delle spore aerodisperse è di origine fitoparassitaria, con un apporto non trascurabile anche di basidiospore di macromiceti. La loro distribuzione presenta pertanto fluttuazioni periodiche con predominanza dei ritmi circadiani e stagionali e variazioni correlate alle condizioni metereologiche (38). Le condizioni ottimali per la loro crescita sono rappresentate da una temperatura di 18-32 °C e da un’umidità relativa superiore al 65%. Si distinguono: ● Miceti atmosferici, presenti sul terreno, in particolare in zone agricole, ove svolgono un ruolo importante nei processi di decomposizione di vegetali e di altri materiali organici. ● Tra questi Miceti, quelli che hanno una predominanza estivo-autunnale,, a maggiore rilevanza allergologica sono l’Alternaria ed il Cladosporium. ● Miceti domestici, presenti tutto l’anno, soprattutto in ambienti poco ventilati. Tra questi di rilevanza allergologica vi è l’Aspergillus, di cui alcune specie sono impiegate in varie lavorazioni industriali (farmaceutiche, del pane, del formaggio, della birra...). CLASSE IFOMICETI BLASTOMICETI CELOMICETI ZIGOMICETI Genere Aspergillus Alternaria Cladosporium Penicillium Aureobasidium Botrytis Helminthosporium Stemphylium Fusarium, etc Candida Phoma Mucor Rhizopus Tabella 2. Tassonomia dei Miceti di prevalente interesse allergologico. 40 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Nell’allergia da Funghi, l’allergene può essere: 1. 2. 3. la spora fungina l’antigene fungino presente in un alimento il fungo stesso in una fase parassitaria in una sede del corpo. L’esposizione all’inalazione continuativa di spore fungine può causare una serie di manifestazioni che vanno da forme di ipersensibilità dell’organismo, con la produzione di anticorpi specifici, a forme tossiche correlate e prodotti metabolici elaborati dal fungo. Benché la maggior parte degli allergeni fungini siano glicoproteine, la componente carboidratica di queste potrebbe svolgere un ruolo importante nell’attività allergenica. L’inalazione continuativa di spore o componenti volatili di Funghi filamentosi presenti nell’aria confinata può causare: ● Allergie di tipo I come asma e riniti (allergia di tipo immediato alle spore fungine inalate) ● Allergie di tipo II e III, legate ad una ipersensibilità di tipo misto, immediata o semiritardata, come l’Aspergillosi Broncopolmonare Allergica (ABPA) ● Allergie di tipo III come l’Alveolite Allergica Estrinseca (EAA) o Pneumopatia d’Ipersensibilità (HI) comparabile alla malattia del polmone dell’agricoltore. Nell’ambito delle malattie respiratorie il genere Aspergillus, malgrado la sua debole patogenicità per l’organismo sano, va assumendo una grande importanza nella patologia broncopolmonare, in particolare la specie Aspergillus fumigatus. Oltre alle forme cliniche con meccanismo immunoallergico, l’Aspergillus è responsabile di forme di aspergillosi disseminate, dell’aspergilloma e di aspergillosi bronchiale semplici od ostruttive. Recentemente le spore fungine sono state incluse tra i microrganismi responsabili di non specifici disturbi respiratori di incerta etiologia, meglio note come “Sick Building Syndrome”(SBS) (12). L’incremento delle patologie allergiche respiratorie da Miceti sembra imputabile alla sempre maggiore diffusione di svariate sorgenti fungine (impiego di microfunghi in numerose processi industriali, conservazione di alimenti…). Caleidoscopio 41 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Alimenti Diversi studi confermano che le allergie alimentari interessano una percentuale fino al 2,5% della popolazione adulta. Le conoscenze sempre più approfondite dei meccanismi alla base di queste allergie stanno aprendo la strada a specifici interventi terapeutici di tipo immunologico, alcuni dei quali sono ormai giunti al livello di studio clinico. Nell’arco della vita una persona introduce 2-3 tonnellate di alimenti (peso secco). Il sistema digestivo deve processare tali alimenti fino ad ottenere forme utilizzabili per sostenere i processi di proliferazione e di mantenimento cellulare. Nel fare ciò l’apparato digerente deve eseguire un’accurata selezione, in modo tale che i sistemi di difesa dell’organismo vengano scatenati solamente nei confronti dei germi patogeni. Su queste premesse appare sorprendente come il sistema digestivo compia solo così pochi “errori immunologici”. Tali errori, tuttavia, a volte avvengono e sono alla base delle allergie alimentari. Secondo alcune stime, reazioni allergiche nei confronti degli alimenti sono responsabili, ogni anno negli Stati Uniti, di 100-125 decessi (41). Le reazioni che possono essere prodotte dagli alimenti sono fondamentalmente tre: 1. Reazioni allergiche propriamente dette (food allergy), dovute a meccanismi immunologici e, generalmente, dose dipendenti 2. Reazioni pseudoallergiche (P.A.R.= Pseudo-Allergic Reactions), spesso dose dipendenti, in cui sono operanti meccanismi extraimmunologici 3. Reazioni da intolleranza, generalmente dovute a deficit enzimatici (es. deficit di lattasi nell’intolleranza al latte). Si possono,inoltre, distinguere: ● reazioni allergiche alimentari IgE-mediate (la maggior parte dei casi) ● reazioni allergiche alimentari non IgE-mediate. I processi di degradazione a cui vanno incontro gli alimenti in fase digestiva, gli additivi e la salute della mucosa intestinale, creano una notevole difficoltà ad individuare le responsabilità allergizzanti dei cibi introdotti come tali (33) Inoltre le allergie alimentari si manifestano sotto forma di un ampio spettro di sindromi, molte delle quali non comprendono l’orticaria (la classica reazione allergica alimentare) e non sono mediate da IgE (il classico mecca- 42 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica nismo delle allergie); questo rende difficoltosa una corretta valutazione dell’elevata prevalenza delle allergie alimentari. Le stesse manifestazioni strettamente gastrointestinali delle allergie alimentari possono assumere forme marcatamente diverse, come schematizzato in Tabella 3. MANIFESTAZIONI MEDIATE DA IgE Gastrointestinali Ipersensibilità Gastroenterite gastrointestinale allergica immediata eosinofila zione di proteine Sindrome allergica orale Orticaria acuta Dermatite atopica ed angioedema Broncospasmo Asma (con acuto (con aumento del aumento del rischio di rischio di anafilassi anafilassi generalizzata) generalizzata) Oro-faringee Cutanee Respiratorie MECCANISMI MISTI NON-MEDIATE DA IgE Enterocolite, proctite o enteropatia da introdu- Dermatite erpetiforme Emosiderosi polmonare da alimenti Tabella 3. Manifestazioni cliniche causate dagli alimenti. Entro certi limiti, comunque, si possono distinguere quadri clinici caratteristici delle sindromi allergiche, che insorgono in soggetti di tutte le età, generalmente a breve intervallo di tempo dall’ingestione dell’allergene. Quadri clinici sindromi IgE-mediate: ● Sindrome Allergica Orale (FVOAS= Fruit and Vegetable Oral Allergic Syndrome), con edema delle labbra e fenomeni flogistici a carico del cavo orale, che a volte si associano ad edema della glottide. ● Gastroenteropatia acuta, caratterizzata, essenzialmente, da dolori addominali, vomito e diarrea. ● Manifestazioni cutanee, in particolare una sindrome orticaria-angioedema molto frequente, ma anche manifestazioni esantematiche ed eritematose. ● Manifestazioni respiratorie, non frequenti, caratterizzate da rinite (talora associata a congiuntivite, sinusite o otite media sierosa) o asma bronchiale. Caleidoscopio 43 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera ● Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Manifestazioni sistemiche, fino allo shock allergico. Quadri clinici sindromi non IgE-mediate: ● Gastroenteropatia cronica, con diarrea modesta ed intermittente, malassorbimento, presenza di sangue occulto nelle feci. ● Manifestazioni cutanee diverse, ad esempio esacerbazioni di dermatiti da nichel in seguito all’assunzione di alimenti ittici o vegetali. ● Manifestazioni polmonari, caratterizzate da infiltrati polmonari con eosinofilia (37). Gli alimenti più frequentemente responsabili di una sensibilizzazione di tipo allergico sono rappresentati da: latte vaccino, derivati del latte, uova. Seguono alcuni tipi di pesce, in particolare il merluzzo, i vegetali, i molluschi ed i gasteropodi. Comunque non si può escludere che un qualsiasi alimento possa produrre una sensibilizzazione di tipo allergico. Ad esempio, l’aumentata popolarità e diffusione di alimenti esotici e “naturali” si è associata ad un aumento delle reazioni allergiche. Inoltre la diffusa manipolazione alimentare ha favorito, negli ultimi anni, la comparsa di nuove sostanze potenzialmente allergizzanti come: glutammato di sodio (dado), i solfiti (presenti in particolare nei pesci surgelati e nel vino bianco pastorizzato), sodio benzoato, giallo di tartrazina e l’acido acetilsalicilico. Per quanto riguarda le pseudoallergie (Reazione Pseudo Allergica P.A.R.) si possono ricordare: ● Tra gli alimenti ricchi di istamina: spinaci, insaccati di maiale, pomodori, formaggi a fermentazione naturale, tutti i pesci in scatola, alcune bevande fermentate, conserve. ● Fra gli alimenti che contengono sostanze istamino liberatrici: crostacei, frutti di mare, cioccolato, fragole, albume d’uovo, banana, papaia. ● Fra gli alimenti che contengono amine vasoattive: tiratina in formaggio fermentato, cavolo, agrumi, molluschi, patate; serotonina nella banana e feniletilamina nel cioccolato. Un allergene introdotto per via alimentare raggiunge velocemente i mastociti localizzati a distanza; comunque molti aspetti dell’assorbimento intestinale degli antigeni sono ancora sconosciuti. Gli alimenti ingeriti vengono a contatto con acidi ed enzimi proteolitici, la cui azione combinata non riesce tuttavia a frammentare completamente le proteine in aminoacidi. Secondo alcuni studi le proteine ingerite sono assorbite come frammenti peptidici abbastanza lunghi da essere immunologicamente riconoscibili come 44 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica derivati da latte, uova... Alcuni di questi frammenti possono comprendere epitopi che sono in grado di attirare l’attenzione del sistema immunitario dell’ospite o di determinare la degranulazione di mastociti contenenti IgE allergene-specifiche. Le allergie alimentari sono particolarmente frequenti durante i primi due anni di vita, quando la barriera intestinale è ancora immatura ed il sistema immunitario sta ancora affinando le proprie capacità di tolleranza agli alimenti. Reazioni allergiche riguarderebbero una percentuale compresa tra il 6 e l’8% dei bambini nel corso dei primi anni di vita. Nella sindrome allergica orale ed in alcuni casi delle più comuni allergie alimentari gli allergeni presentano una caratteristica piuttosto curiosa: essi provocano reazione allergica solo quando l’alimento viene introdotto crudo, nella sua forma naturale. Esistono, ad esempio, casi di pazienti che incorrono inevitabilmente in una reazione allergica quando mangiano una mela, mentre il succo di mela, la torta di mele o una mela anche solo scaldata in un forno a microonde risultano del tutto inoffensivi. In alcuni casi per rendere inoffensivo un allergene è addirittura sufficiente la presenza di glicerolo, sostanza conservante che viene spesso aggiunta agli estratti alimentari contenuti nei kit commerciali utilizzati per valutare le reazioni allergiche cutanee. Ciò indica che alcuni anticorpi riconoscono semplicemente una sequenza aminoacidica (cioè un epitopo lineare), mentre per altri è necessario che la sequenza possieda una specifica conformazione tridimensionale (cioè un epitopo “conformazionale”). Nel primo caso la sequenza aminoacidica in grado di scatenare una reazione allergica determina la reazione indipendentemente dal modo in cui l’alimento viene preparato, a meno che la preparazione non interrompa la sequenza. Nel secondo caso una determinata sequenza aminoacidica non è in grado di scatenare la reazione allergica se il trattamento dell’alimento, come ad esempio il riscaldamento, ha determinato una modificazione conformazionale della molecola proteica. Caleidoscopio 45 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Reattività crociata E’ importante ricordare che i pazienti allergici a pollini possono lamentare la comparsa, nel periodo di pollinazione, di sintomi quali l’edema delle labbra e della bocca accompagnati da un intenso prurito, dopo aver mangiato frutta o verdura. Questo fatto può essere spiegato dalla presenza di allergeni comuni tra i pollini e questi alimenti: questa malattia viene chiamata Sindrome Orale Allergica e colpisce circa il 25% dei pazienti pollinosici. La sintomatologia può arrivare fino all’edema della glottide determinando difficoltà respiratoria. I pazienti devono pertanto, prudenzialmente, evitare l’assunzione degli alimenti sospettati di dare reazione crociata con i pollini a cui il soggetto è allergico (Tabella 4) (23). FAMIGLIE DI POLLINI ALIMENTI VEGETALI CROSS-REATTIVI Graminaceae Frumento, melone, anguria, pomodoro, arancia, kiwi, prugna, pesca, albicocca, ciliegia. Mora, gelso, piselli, basilico. Sedano, melone, anguria, mela, banana, zucca, camomilla. Mela, pera, albicocca, noce, ciliegia, banana, nocciola, finocchio, carota, sedano, patata. Urticaceae Compositae Betulaceae Tabella 4. Alimenti causanti cross-reazioni con i pollini. Trattamento delle allergie alimentari Una volta confermata la presenza di un’allergia alimentare, quest’ultima riguarda quasi sempre uno o due alimenti. Non esiste una terapia specifica, esistono tuttavia almeno tre ordini di motivi che giustificano l’esecuzione di una valutazione diagnostica e l’intervento da parte del Medico. Il primo ordine di motivi riguarda la possibilità di istruire il paziente ad evitare l’esposizione agli allergeni. Il secondo riguarda la necessità di rendere il paziente conscio del rischio di anafilassi, ed il terzo riguarda il fatto che terapie specifiche stanno probabilmente per affacciarsi all’orizzonte (41). 46 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Farmaci Numerosi sono i farmaci che, indipendentemente dalla via di somministrazione, possono dare luogo a reazioni avverse. Alcuni di essi sono: antibiotici, sulfamidici, chemioterapici, sieri eterologhi, insulina, corticotropina, vaccini… Anche farmaci per uso topico (neomicina, benzocaina, antistaminici…) possono indurre una sensibilizzazione di tipo allergico, spesso dando luogo a dermatiti allergiche da contatto. Si distinguono: - Farmaci che agiscono come antigeni completi, ad alto peso molecolare (insulina, corticotropine…) - Farmaci che agiscono come antigeni incompleti (apteni), a basso peso molecolare, che per indurre la sensibilizzazione necessitano della coniugazione con una proteina carrier. A questo gruppo appartiene la maggioranza dei farmaci. L’aptene è generalmente rappresentato non dalla molecola intera del farmaco ma da un suo metabolica, che può avere una struttura chimica molto diversa da quella del farmaco originario (23). Purtroppo le incomplete conoscenze dei determinanti antigenici dei farmaci e dei loro metaboliti creano un notevole limite alla diagnostica di questo tipo di sensibilizzazioni. A ciò si deve aggiungere che numerose sostanze chimiche evocano nell’organismo umano reazioni avverse sostenute da IgA(reazioni di tipo II e di tipo III di Gell e Coombs) che pertanto non possono essere studiate con la ricerca di IgE Specifiche. Inoltre, molti farmaci, provocano reazioni pseudoallergiche non su base immunologia (33). Importante è il fenomeno della fotosensibilizzazione, dovuto all’assorbimento dei fotoni, che provocano ossidazione e formazione di radicali liberi, con produzione di nuovi apteni che si legano alle proteine cutanee e vengono in tal modo processati dalle cellule di Langerhans con instaurazione di una vera e propria reazione di tipo allergico. I farmaci fotoallergenici possono essere: ● Per uso topico: composti salicilanidici alogenati, sulfanilamidi, fenotiazinici, antimicotici e sostanze impiegate negli schermanti solari ● Per uso sistemico: sulfamidici e sulfaniluree, diuretici tiazidici, fenotiazinici e alcuni antistaminici. Le manifestazioni cliniche dell’ipersensibilità ai farmaci sono molteplici, Caleidoscopio 47 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica polimorfe, immediate (entro pochi minuti nella maggior parte dei casi, come lo shock allergico o l’asma bronchiale) oppure tardive (a distanza di alcuni giorni, come le eruzioni esantematiche, o di alcune settimane, come la malattia da siero). Le sindromi reattive da farmaci possono insorgere: ● Alla prima somministrazione del farmaco, come nel caso delle reazioni di tipo A o di alcune reazioni di tipo B, quale la malattia da siero (si tratta sempre di reazioni tardive, in quanto la sensibilizzazione avviene al momento della prima esposizione al farmaco, per cui è necessario un certo periodo di tempo per la formazione degli anticorpi). ● Ad una successiva somministrazione del farmaco in pazienti che in precedenza avevano ben tollerato il farmaco, cui si erano poi gradualmente sensibilizzati. In questi casi le sindromi reattive possono prodursi immediatamente dopo la reintroduzione in terapia del farmaco, poiché nel paziente si erano già formati anticorpi specifici verso il farmaco stesso. Tra le manifestazioni sistemiche quella di maggior rilievo, anche per la sua gravità, è lo shock allergico, mentre la malattia da siero è meno frequente che in passato. Le sindromi cutanee costituiscono le manifestazioni cliniche più frequenti di ipersensibilità ai farmaci. Molto frequente è anche la sindrome orticaria-angioedema, invece meno spesso si hanno reazioni eritemato-vescicolo-bollose e dermatiti da contatto. L’asma bronchiale, tra le sindromi respiratorie, costituisce l’unica manifestazione clinica di una reazione allergica da farmaci o può essere associata ad altre manifestazioni cliniche. Le reazioni da ipersensibilità a farmaci costituiscono uno degli aspetti più drammatici della medicina moderna, in quanto possono dar luogo a quadri clinici di estrema gravità come shock… Veleno di insetti I veleni di insetti, soprattutto di Imenotteri, oltre a sostanze dotate di attività tossica primaria, posseggono sostanze antigenicamente attive in grado di sensibilizzare soggetti esposti per motivi professionali come agricoltori, apicoltori... 48 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Le reazioni da punture da Imenotteri sono note fin dall’antichità, come dimostrano le iscrizioni funerarie relative al faraone Menes, primo faraone della prima dinastia, che sembra sia deceduto nel 2641 A.C. a seguito di una puntura di Vespa crabro (calabrone) (7). La reazione indesiderata da puntura di insetto, nella maggioranza dei casi, è dovuta ad una sensibilizzazione IgE-mediata, meno frequentemente ad una azione tossica o irritante del veleno, raramente ad un meccanismo patogenetico sconosciuto. Le IgE prodotte sono dirette contro sostanze vasoattive contenute nei veleni degli Imenotteri, (ad esempio fosfolipasi ed ialuronidasi). Le reazioni IgE-mediate insorgono rapidamente dopo la puntura, aumentano rapidamente di intensità e, se trattate in maniera adeguata, regrediscono velocemente. Si possono manifestare con vari sintomi di diversa gravità, dalla reazione locale estesa allo shock anafilattico, sulla cui base sono state proposte varie classificazioni tra le quali la più utilizzata è quella di Mueller (Tabella 5). GRADO SEGNI E SINTOMI 1. Lieve 2. Moderato Orticaria generalizzata, prurito, malessere, ansia. Edema generalizzato, costrizione toracica, sibili respiratori, dolori addominali, nausea, vomito, vertigini. Dispnea, disfagia, secchezza delle fauci, stato confusionale, angoscia. Cianosi, ipotensione, collasso, incoscienza, incontinenza. 3. Grave 4. Shock Tabella 5. Classificazione di Mueller. Dagli studi epidemiologici emerge che, a fronte di una significativa prevalenza di sensibilizzazione allergica verso il veleno di Imenotteri, la prevalenza delle reazioni sistemiche è decisamente inferiore; ciò è legato al fatto che sia la sensibilizzazione allergica che la storia naturale della malattia allergica sono influenzate da una interazione complessa di fattori genetici ed ambientali, non ancora completamente conosciuti. I dati al momento disponibili fanno ipotizzare che gli atopici siano geneticamente predisposti ad una facilitata produzione di IgE o ad un prolungamento della loro permanenza in circolo; più sicuro appare il ruolo dell’atopia nel condizionare evoluzione e gravità del quadro clinico. Caleidoscopio 49 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Allergeni da contatto Le sostanze che, agendo per contatto, possono produrre una sensibilizzazione e dare luogo a dermatiti allergiche sono numerosissime. Ricordiamo in particolare: sostanze chimiche professionali (nichel-derivati, cromo-derivati…), cosmetici, fibre tessili, detersivi, farmaci per uso topico, sostanze vegetali. Importante è anche il fenomeno della fotosensibilizzazione da sostanze rese antigeniche dopo l’assorbimento dei fotoni delle radiazioni attiniche. Dermatiti da fotosensibilizzazione possono essere prodotte ad esempio da olii essenziali contenuti nei profumi. 50 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Patologie allergiche riconosciute come tali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ● Rinite e sinusite allergica ● Asma bronchiale ● Polmonite da ipersensibilità ed alveolite allergica estrinseca ● Allergia alimentare ed alcune malattie gastroenteriche ● Dermatite atopica, orticaria ed eczema ● Angioedema ● Anafilassi ● Cefalea ed emicrania allergica (33). Rinite allergica La rinite allergica è un processo infiammatorio, non infettivo, della mucosa nasale. Si tratta di una malattia che colpisce individui di età compresa tra i 15 e i 25 anni, mentre è più rara dopo i 45 anni. E’ causata da allergeni di tipo inalatorio che giungono all’organismo attraverso l’aria respirata. In base alla causa scatenante, è possibile distinguere una rinite perenne o persistente ed una stagionale o intermittente. La prima è causata dagli Acari e dai Miceti, mentre la seconda dai pollini. Anche fattori ambientali, quali tabacco, virus ed inquinanti atmosferici, possono essere causa di rinite allergica, oltre ad accentuare tutti i sintomi della malattia (2). La rinite allergica è un problema sanitario globale che colpisce fino al 50% della popolazione e la sua prevalenza è in aumento. La diagnosi raramente è un riscontro isolato e necessita quindi di essere inquadrata nel contesto di malattia allergica sistemica caratterizzata da molte complicanze quali asma, otite media, dermatite, sinusite cronica, ipertrofia Caleidoscopio 51 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica del tessuto linfatico delle prime vie aeree, disturbi del sonno, peggioramento della qualità della vita e disturbi comportamentali dell’età pediatrica. La rinite allergica e le patologie concomitanti ad essa sono causa di un’elevata morbidità nella popolazione generale, prevalentemente in età pediatrica quando le conseguenze delle allergopatie respiratorie non adeguatamente trattate coinvolgono lo sviluppo psico-fisico del paziente (28). Congiuntivite allergica Con il termine di congiuntiviti allergiche si è soliti indicare entità nosologiche distinte, coinvolgenti l’intera superficie oculare, caratterizzate da una flogosi su base immunologica che riconosce come meccanismo patogenetico principale un meccanismo di ipersensibiltà di tipo I associato ad una attivazione di varie componenti cellulari. Tali forme flogistiche possono coinvolgere specificamente la superficie oculare e possono essere associate ad altre forme allergiche sistemiche quali la rinite, la dermatite atopica e l’asma bronchiale (42). Dal punto di vista clinico sono classicamente distinte in: ● Rinocongiuntivite allergica, ad insorgenza stagionale o perenne. ● Cheratocongiuntivite primaverile. ● Cheratocongiuntivite atopica. ● Congiuntivite gigantopapillare. Questa classificazione, però, riconosce delle limitazioni rese ancora più evidenti dal progredire delle conoscenze sui vari meccanismi patogenetici. Negli ultimi anni la maggiore novità per la terapia delle congiuntiviti allergiche rappresentata dai farmaci a duplice o, in alcuni casi, a multipla azione, che agiscono stabilizzando le membrane dei mastociti e, nel contempo, bloccando i recettori dell’istamina. In particolare il farmaco ketotifene è in grado anche di inibire la formazione dei leucotrieni, di diminuire la chemiotassi e l’attivazione degli eosinofili. Questo particolare meccanismo d’azione permette di agire su vari livelli della flogosi allergica garantendo così sicura efficacia anche nelle forme con sintomatologia moderata o grave. 52 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Asma bronchiale L’asma è una patologia infiammatoria cronica delle vie aeree nella quale molte cellule e molti elementi cellulari giocano un ruolo. In soggetti suscettibili questa infiammazione induce ricorrenti episodi di respiro sibilante, mancanza di respiro, senso di costrizione toracica e tosse, soprattutto durante la notte o nelle prime ore del mattino. Generalmente questi episodi si accompagnano ad ostruzione bronchiale diffusa ma variabile, che è spesso reversibile spontaneamente o a seguito di terapia. L’infiammazione provoca anche un parallelo incremento dell’ipereattività bronchiale, già esistente, ad un’ampia gamma di stimoli. Le manifestazioni cliniche asmatiche possono iniziare allorché gli agenti eziologici intervengono con modalità peculiari, costituite ad esempio da concentrazioni ambientali di sostanze ad attività asmogena. Negli ultimi anni, l’asma bronchiale, sta facendo registrare in tutto il mondo industrializzato un aumento progressivo nella prevalenza e nella morbilità. Essa è infatti da ricondurre soprattutto allo stile di vita occidentale che caratterizza l’uomo moderno, il quale vive spesso chiuso all’interno di abitazioni e di luoghi di lavoro sigillati ed inquinati da composti ad attività allergenica (Acari della polvere, forfora di animali…) o irritativa per le vie aeree (fumo di tabacco, profumi, lacche per capelli…) (19). Per quanto riguarda l’approfondimento sugli aspetti eziopatogenetici sull’asma bronchiale un notevole progresso delle conoscenze attuali è stato conseguito soprattutto grazie alle tecniche endoscopiche che, utilizzando la fibrobroncoscopia, hanno consentito, con l’uso delle biopsie endobronchiali e del lavaggio bronco-alveolare, la evidenziazione del substrato infiammatorio con l’intervento di vari tipi di cellule e di numerosi mediatori chimici. Queste metodiche invasive per lo studio delle infiammazioni delle vie aeree sono state recentemente integrate, ed in parte sostituite, da indagini indirette quale l’esame dell’espettorato indotto, la valutazione di “marker” dell’infiammazione nel sangue periferico e la misurazione nell’aria espirata dell’ossido di azoto. Dermatite allergica da contatto La dermatite allergica da contatto è un’affezione cutanea pruriginosa caratterizzata da lesioni eritemato-vescicolari di tipo eczematoso, su zone di cute esposte al contatto con sostanze allergeniche. Caleidoscopio 53 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Rappresenta il 10% di tutte le affezioni cutanee ed è in grande parte di natura professionale, infatti colpisce circa l’1% dei lavoratori esposti. Gli agenti patologici sono gli allergeni da contatto a basso peso molecolare. Secondo una recente indagine del Gruppo Italiano Ricerca Dermatiti da Contatto ed Ambientali, gli apteni che più spesso causano dermatite da contatto sono: ● Metalli (nichel solfato, cromo, cobalto cloruro) ● Cosmetici (balsami, profumi…) ● Sostanze impiegate nell’industria tessile e dell’abbigliamento ● Latice ed additivi della gomma ● Farmaci per uso topico ● Resine presenti nelle industrie di materie plastiche ● Formaldeide e formalina ● Sostanze vegetali ● Sostanze proteiche. 54 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Diagnosi Le patologie da ipersensibilità immediata (malattie allergiche) colpiscono in media dal 15 al 25% della popolazione dei Paesi sviluppati e risultano, allo stato attuale, in continuo e preoccupante aumento. Alla luce di queste percentuali, la loro prevenzione, diagnosi e cura riveste grande importanza sia dal punto di vista sanitario che economico-sociale, considerando sia il carattere di gravità che la malattia allergica può presentare (shock anafilattico, edema della glottide...), che il carattere di cronicità con cui la stessa può evolvere. Quando si ha il sospetto di una situazione allergica è necessario fare una diagnosi precisa. I metodi diagnostici accettati ufficialmente dal mondo scientifico sono fondamentalmente tre: Prick test, IgE Specifiche Allergologiche e Test di provocazione. Per gli eczemi si utilizza il Patch test. Esiste poi tutta una serie di test quali: Test citotossici, Test di neutralizzazione/provocazione, Analisi dei capelli, Vega test che non vengono accettati dalle organizzazioni scientifiche allergologiche per la mancanza di dati che confermino la loro validità. Prick test I mastociti, cioè le cellule a cui si legano gli anticorpi dell’ allergia IgE, si trovano alla periferia dell’ organismo umano e quindi sulle mucose e sulla pelle: è per questo che i sintomi dell’ allergia colpiscono sempre o la pelle (orticaria, dermatite) o l’apparato respiratorio (rinite, asma) gli occhi (congiuntivite) o l’ apparato digerente (diarrea, vomito). Questa caratteristica viene sfruttata per l’esecuzione delle prove cutanee: una piccola quantità della sostanza che si vuole valutare, disciolta in un liquido, viene posta sulla cute dell’ avambraccio del paziente, quindi con un minuscolo ago si pratica una puntura indolore per permettere il contatto tra sostanza e le cellule del paziente: se il soggetto è allergico, dopo circa 20 minuti, si avrà una specie di puntura di zanzara che testimonierà l’ avvenuta reazione. Nel giro di qualche minuto il pomfo regredisce e la pelle ritorna normale. Questo tipo di test non presenta alcun rischio e si può praticare in qualunque periodo dell’anno. Normalmente vengono testati una quindicina di allergeni. Caleidoscopio 55 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica IgE Specifiche Allergologiche Anche se le manifestazioni allergiche rispondono a caratteristiche generali comuni, le loro modalità di insorgenza e la loro eterogeneità clinica creano spesso problemi di inquadramento diagnostico. Il Laboratorio ha assunto un ruolo crescente sia per l’aumento delle conoscenze scientifiche sui meccanismi molecolari alla base della malattia e delle sue manifestazioni che per l’ottimizzazione qualitativa dei test in vitro: migliore rapporto tra precisione ed accuratezza. Il dosaggio delle IgE Specifiche è un esame che permette di individuare e di dosare nel sangue il livello degli anticorpi IgE specifici per un determinato allergene. Deve essere utilizzato soprattutto nell’impossibilità di concludere l’iter diagnostico con la sola indagine clinica o con i test i vivo e per confermare il risultato positivo dei test cutanei. Il valore diagnostico dei test in vitro è limitato a confermare un sospetto diagnostico o a chiarire manifestazioni cliniche complesse, soprattutto in rapporto con reazioni crociate, ma non deve in alcun caso surrogare l’indagine clinica, poiché i test in vitro, limitati ad evidenziare la presenza in circolo di reagine, non sono di per sé stessi dimostrazione di uno stato di malattia, essendo noti casi con IgE Specifiche presenti in circolo anche a tasso elevato, nonostante l’assenza di qualsiasi patologia allergica concomitante. Test di provocazione Nel test di provocazione viene utilizzato il contatto diretto tra gli allergeni e le mucose del soggetto per scatenare una reazione controllata e poterne quindi valutare la sensibilità. Gli allergeni diluiti vengono applicati a livello congiuntivale o bronchiale e si valuta a quale concentrazione si ha una reazione allergica alla sostanza. Patch test Studiano l’ allergia di tipo ritardato che colpisce la cute dando l’ eczema da contatto o dermatite, ma non vengono utilizzati in ambito respiratorio. Si applicano per 48-72 ore dei cerotti sulla schiena contenenti allergeni come il nichel, i profumi, il cromo. Dopo questo periodo se si è formata una lesione arrossata, edematosa e pruriginosa, eventualmente con delle piccole vescicole, il risultato è positivo. 56 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Terapia Una volta posta la diagnosi di allergia, sia essa nei confronti di pollini, Acari, derivati epiteliali di animali, Miceti, è necessario un adeguato programma terapeutico che miri non tanto alla guarigione del paziente, spesso difficile, quanto al suo benessere. La terapia si basa fondamentalmente su tre cardini: la riduzione dell’ esposizione all’ allergene, la terapia farmacologica e la immunoterapia specifica o vaccino. - Riduzione dell’esposizione all’allergene: è ovvio che la reazione allergica avviene quando si ha contatto con la sostanza implicata: se si riesce ad evitare o a ridurre questo contatto chiaramente il sintomo non si presenterà o sarà ridotto. Ci sono allergeni verso i quali è relativamente facile impostare un programma di questo tipo per esempio gli Acari o gli animali, per altri come i pollini è praticamente impossibile. - Terapia farmacologica: esiste una varietà di molecole che può dare sollievo ai sintomi dell’allergia: 1. Antistaminici: sono il caposaldo della terapia dell’allergia in quanto bloccano l’azione dell’istamina rilasciata dai mastociti e sono molto efficaci contro il prurito. Da un decennio sono utilizzati quelli di seconda generazione, molto meno sedativi, pressoché privi di effetti collaterali e quindi utilizzabili anche per lunghi periodi di trattamento. 2.Corticosteroidi: il cosiddetto cortisone è un potente farmaco antinfiammatorio ed antiallergico. Dato che la reazione allergica in generale è una forma di infiammazione, i corticosteroidi sono particolarmente utili nella terapia di fondo dell’asma e nel ridurre l’ostruzione nasale. Vengono utilizzati prevalentemente per via spray, per cui i loro effetti collaterali sono ridotti al minimo. Tra tutti, i farmaci steroidei sono quelli più efficaci nel controllare l’infiammazione allergica. Purtroppo i potenziali effetti collaterali (aumento della pressione oculare, induzione di cataratta, ritardo dei processi di riparazione…) connessi al loro uso prolungato, ne limitano l’utilizzo a forme complicate e per periodi brevi (42). 3. Broncodilatatori: sono farmaci usati per via inalatoria che agendo sul muscolo liscio bronchiale danno pronto sollievo nel caso di attacco acuto d’asma. A differenza dei cortisonici non svolgono azione preventiva ma solo sintomatica. - Cromoni o farmaci stabilizzanti la membrana cellulare del mastocita: esiste questa categoria di farmaci ad azione preventiva che impedisce la Caleidoscopio 57 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica degranulazione cioè la liberazione di mediatori da parte delle cellule implicate nell’allergia. Esistono solamente come farmaci ad uso locale e quindi come colliri, spray nasali e bronchiali. Richiedono una certa costanza nella somministrazione ed un intervallo di tempo piuttosto lungo prima di agire. - Immunoterapia specifica o vaccino: è l’unico tipo di terapia che non curi solo un sintomo ma tutta la malattia allergica nelle sue diverse manifestazioni. Consiste nella somministrazione per via sottocutanea, sublinguale o inalatoria di dosi via via crescenti dell’allergene. Cura quindi in maniera altamente selettiva la reazione allergica verso quel singolo allergene. Presenta la possibilità di dar luogo a reazioni allergiche anche gravi, fino allo shock anafilattico, ma non ha gli effetti collaterali che possono avere i farmaci. La somministrazione della terapia sottocutanea può essere fatta solo da un Medico, proprio per limitare le possibili reazioni. 58 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Bibliografia 1. Ariano R.: Dati clinici ed esperienze terapeutiche nella pollinosi da Cupressaceae, dal sito AAITO (Associazione Allergologi, Immunologi Territoriali ed Ospedalieri), sezione di Aerobiologia, Ecologia e Prevenzione Ambientale. 2. Arpino A.: L’immunoflogosi nella rinite allergica, in: Biologi Italiani, Giugno 2003, pag. 70-73. 3. 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Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Indice Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5 Cenni storici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 6 Epidemiologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8 Allergeni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12 Patogenesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13 Generalità sul sistema immunitario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13 Linfociti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 14 Citochine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15 La reazione allergica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 18 Le fasi della reazione allergica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 19 Classificazione di Gell e Coombs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20 IgE ...................................................» 22 Mediatori chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 23 Mastociti e basofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24 Attivazione dei mastociti e dei basofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 25 Eosinofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26 Neutrofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26 Piastrine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27 Cellule epiteliali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27 Reazioni di cross-reattività tra sostanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 28 Classificazione degli allergeni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29 Pollini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 30 Pollinosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 31 Acari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 36 Derivati animali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 38 Miceti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39 Alimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 41 64 Caleidoscopio F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Reattività crociata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46 Farmaci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 47 Veleno di insetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 48 Allergeni da contatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 50 Patologie allergiche riconosciute come tali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 51 Rinite allergica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 51 Congiuntivite allergica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52 Asma bronchiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53 Dermatite allergica da contatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53 Diagnosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 55 Terapia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 57 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 59 Indice 64 ...................................................» Caleidoscopio 65 F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Caleidoscopio Italiano 1. Rassu S.: Principi generali di endocrinologia. Gennaio ’83 2. Rassu S.: L’ipotalamo endocrino. Giugno ’83 3. Rassu S.: L’ipofisi. Dicembre ’83 4. Alagna., Masala A.: La prolattina. Aprile ’84 5. Rassu S.: Il pancreas endocrino. Giugno ’84 6. Fiorini I., Nardini A.: Citomegalovirus, Herpes virus, Rubella virus (in gravidanza). Luglio ’84. 7. Rassu S.: L’obesita’. Settembre ’84 8. Franceschetti F., Ferraretti A.P, Bolelli G.F., Bulletti C.:Aspetti morfofunzionali dell’ovaio. Novembre ’84. 9. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (1). Dicembre ’84. 10. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte prima. Gennaio’85. 11. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte seconda. Febbraio ’85. 12.Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (3) parte prima. Aprile ’85. 13. Nacamulli D, Girelli M.E, Zanatta G.P, Busnardo B.: Il TSH. 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I volumi disponibili su Internet nel sito www.medicalsystems.it sono riportati in nero mentre in grigio quelli non ancora disponibili su Internet. Inoltre sono disponibili un limitato numero di copie di alcuni numeri del Caleidoscopio che ormai sono “storiche”. Qualora mancassero per completare la collana potete farne richiesta al collaboratore Medical Systems della Vostra zona. I numeri sono: Caleidoscopio 14, 18, 33, 40, 48, 49, 50, 54, 65, 68, 84, 100, 106, 118, 121, 126, 129, 130, 131, 132, 133, 134. I volumi verranno distribuiti sino ad esaurimento e non verranno ristampati se non in nuove edizioni. Caleidoscopio 71 Caleidoscopio Rivista mensile di Medicina anno 22, numero 180 Direttore Responsabile Sergio Rassu Tel. mobile 338 2202502 E-mail: [email protected] Responsabile Ufficio Acquisti Giusi Cunietti Progettazione e Realizzazione Restless Architect of Human Possibilities s.a.s. Consulenti di Redazione Giancarlo Mazzocchi ed Angelo Maggio Segretaria di Direzione Maria Speranza Giola Giovanna Nieddu Servizio Abbonamenti Maria Grazia Papalia Flavio Damarciasi EDITORE Via Rio Torbido, 40 16165 Genova (Italy) Tel. 010 83401 Numero Verde 800 801005 (senza prefisso); Telefax 010/8340310- 809070. Internet URL: http://www.medicalsystems.it La Medical Systems pubblica anche le seguenti riviste: Caleidoscopio Illustrato, Caleidoscopio Letterario, Giornale della Associazione per l’Automazione del Laboratorio, Guida Pratica Immulite ®, Journal of Clinical Ligand Assay, Pandora, Tribuna Biologica e Medica. Stampa LA STAMPA - Industrie Grafiche S.p.A. Salita Pino Sottano, 3/C - Genova Tel. 010 8360167 - Fax 010 8367321 Registrazione Tribunale di Genova n. 34 del 31/7/1996 Iscrizione al Registro Nazionale della Stampa no 2661 del 2 Settembre 1989 Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n° 1188 Finito di stampare: Luglio 2004 Sped. in Abb. Post. 45% Pubblicazione protetta a norma di legge dall’Ufficio proprietà letteraria, artistica e scientifica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dedicata all’aggiornamento professionale continuo e riservata ai medici. Caleidoscopio viene anche letto e rilanciato da: “L’ECO DELLA STAMPA” Via Compagnoni, 28 - Milano