Appunti di BIOCHIMICA – a cura di fabio Zonin 5 - LE PROTEINE FIBROSE Il collagene e l’elastina elastina sono componenti della pelle, del tessuto connettivo, della parete dei vasi sanguigni e della sclera e della cornea dell’occhio. Ogni proteine fibrosa ha specifiche proprietà meccaniche, dovute alla sua particolare struttura, che dipende dalla combinazione di specificia aminoacidi in regolari elementi della struttura secondaria. Le proteine fibrose differiscono da quelle globulari, la cui forma deriva da complesse interazioni di elementi della loro struttura secondaria, terziaria, ed a volte quaternaria. IL COLLAGENE È la proteine più abbondante nel corpo umano. Esso ha una mediamente struttura rigida formata da 3 polipeptidi, indicati come catene α, avvolti l’uno attorno all’altro in una tripla elica simile ad una fune. Il tipo di collagene e la sua peculiare organizzazione dipendono dal particolare ruolo strutturale che esso ricopre in un dato organo. Il alcuni tessuti il collagene si ritrova disperso a formare un gel che sostiene la struttura del tessuto stesso, come nel caso della matrice extracellulare dell’umor vitreo dell’occhio. In altri tessuti le molecole di collagene sono unite in fibre parallele e ravvicinate, in modo da fornire grande resistenza alla trazione, come nei tendini e nei legamenti. Nella cornea dell’occhio il collagene è stratificato in modo da permettere la trasmissione della luce con una minima dispersione. Nell’osso le fibre di collagene si dispongono ad angolo fra loro, in modo da fornire una notevole resistenza meccanica alla torsione in qualsiasi direzione. Tipi di collagene Esistono più di 20 tipi di collagene, nonché altre proteine caratterizzate da domini simili alla stesso. Le 3 catene polipeptidiche α sono tenute assieme da legami a idrogeno intercatenari. Le variazioni della sequenza aminoacidica della catena α si traducono in componenti che hanno le stesse dimensioni (circa 1000 residui aminoacidici), ma proprietà leggermente differenti. Le diverse catene α si combinano fra loro, formando i vari tipi di collagene. Il collagene di tipo I,I il più comune, contiene 2 catene α1 ed 1 catena α2 (α12α2), mentre il collagene di tipo II contiene 3 catene α1 (α13). I diversi tipi di collagene possono essere classificati in 3 gruppi, a seconda della loro localizzazione nel corpo e della loro funzione. 1. Collageni Collageni che formano delle fibrille. fibrille I collageni di tipo II, II e III formano delle fibrille e sono caratterizzati da una tipica struttura a fune. al microscopio elettronico di osserva in queste fibrille una caratteristica striatura, che riflette l’associazione regolarmente sfasata delle singole molecole di collagene in ciascuna fibrilla. Il collagene di tipo I si trova in elementi di 43 5 - LE PROTEINE PROTEINE FIBROSE Appunti di BIOCHIMICA – a cura di fabio Zonin sostegno con elevata resistenza alla tensione, quali i tendini e la cornea. Il collagene di tipo II si ritrova nelle strutture cartilaginee. Il collagene di tipo III prevale in tessuti estensibili, quali i vasi sanguigni. 2. Collageni che formano dei reticolati. reticolati I collageni di tipo IV e VII formano una sorta di rete tridimensionale. Le molecole del collagene di tipo IV, per esempio, si assemblano in un foglio reticolare che forma una grossa porzione delle membrane basali, strutture assottigliate simili a foglietti, che offrono sostegno meccanico alle cellule ad esse adiacenti e, in organi quali il rene ed il polmone, fungono da barriera filtrante semipermeabile, non consentendo il passaggio delle macromolecole. 3. Collagene associato alle fibrille. fibrille I collageni di tipo IX e XII si legano alla superficie delle fibrille di collagene, collegandole l’una all’altra e ad altri componenti delle matrice extracellulare. Struttura del collagene 1. La sequenza aminoacidica. aminoacidica Il collagene è ricco di prolina e glicina, importanti per la formazione delle triple eliche. La prolina, prolina grazie alla sua struttura che produce delle curvature nella catena polipeptidica, consente la realizzazione della conformazione elicoidale da parte di ciascuna catena α. La glicina, glicina essendo l’aminoacido più piccolo, riesce a collocarsi nello stretto spazio lasciato dall’associazione delle 3 catene polipeptidiche, e si trova ogni 3 residui di ogni singola catena polipeptidica. I residui di glicina fanno parte di una particolare sequenza che si ripete: -GlyGly-XY-, dove X è in molto casi la prolina ed Y e molto spesso l’idrossiprolina idrossiprolina o l’idrossilisina idrossilisina. idrossilisina La maggior parte della catena α può essere considerata un polipeptide la cui sequenza può essere rappresentata dalla formula (-GlyGly-X-Y-)333. 2. Struttura a tripla elica. elica Il collagene ha una struttura allungata a tripla elica dove le catene laterali di molti dei residui aminoacidici si trovano sulla superficie. Ciò permetta la formazione di legami fra i gruppi R esposti di monomeri di collagene vicini, con la conseguente aggregazione delle molecole in lunghe fibre. 3. Idrossiprolina e Idrossilisina. Idrossilisina Il collagene contiene idrossiprolina (Hyp Hyp) Hyl), Hyp e idrossilisina (Hyl Hyl assenti nella maggior parte delle proteine. Questi residui derivano dall’idrossilazione di una parte dei residui di prolina e di lisina in un momento successivo alla loro incorporazione nelle catene polipeptidiche. L’idrossilazione è dunque un esempio di modificazione postpost-traduzionale. traduzionale L’idrossiprolina è importante per la stabilizzazione della struttura a tripla elica del collagene, in quanto la sua presenza massimizza la formazione di legami a idrogeno intercatena. 4. La glicosilazione glicosilazione. azione Il gruppo ossidrilico dei residui di idrossilisina del collagene può essere glicosilato enzimaticamente. Mediamente l’addizione in sequenza del glucosio e del galattosio si verificano prima che si formi la tripla elica. 44 Appunti di BIOCHIMICA – a cura di fabio Zonin 5 - LE PROTEINE FIBROSE Biosintesi del collagene I precursori della molecola di collagene si formano nei fibroblasti, fibroblasti negli osteoblasti e nei condroblasti, condroblasti per essere poi secreti nella matrice extracellulare. extracellulare Dopo la modificazione enzimatica, i monomeri maturi si associano e stabiliscono dei legami intercatenari, fino a formare le fibrille di collagene. 1. Formazione delle propro-catene α. Il collagene è una delle tante proteine che svolgono la propria funzione al di fuori delle cellule. I precursori polipeptidici delle catene α appena sintetizzati contengono una particolare sequenza di aminoacidi all’estremità N. tale sequenza segnala che il polipeptide in via di sintesi è destinato a lasciare la cellula. La sequenza segnale facilita il legame dei ribosomi al reticolo endoplasmatico rugoso (RER RER) RER e guida il trasferimento della catena polipeptidica all’interno delle cisterne del RER. Nel RER la sequenza segnale è rapidamente eliminata dal polipeptide. Si forma così il precursore del collagene denominato propro-catena α. 2. Idrossilazione. Idrossilazione Nel lume del RER le pro-catene α subiscono una maturazione attraverso una serie di passaggi enzimatici che si avviano quando ancora è in corso la sintesi dei polipeptidi. I residui di prolina e di lisina che si trovano nella posizione Y delle sequenza –Gly-X-Y- possono essere idrossilate, trasformandosi in residui di idrossiprolina ed idrossililina. Le idrossilazioni richiedono O2 e l’agente riducente Vitamina C (acido ascorbico), senza i quali gli enzimi idrossilanti, la prolil idrossilasi e la lisil idrossilasi, non possono svolgere la propria funzione. In caso di carenza di Vitamina C si verifica una ridotta idrossilazione dei residui di prolina e lisina e non possono formarsi i legami crociati che tengono assieme le fibre di collagene. Si formano perciò delle fibre con una resistenza alla trazione fortemente ridotta. Una malattia prodotta dalla carenza di vitamina C è lo scorbuto. scorbuto I pazienti con tale patologia presentano spesso dei lividi sugli arti provocati da versamenti di sangue sottocutanei (fragilità fragilità capillare). capillare 3. Glicosilazione. Glicosilazione Alcuni dei resifui di idrossilisina si modificano per la glicosilazione con glucosio e glucosil-galattosio. 4. Assemblaggio e secrezione. secrezione Una volta idrossilate e glicosilate le pro-catene α formano il procollagene, procollagene un precursore del collagene, la cui regione centrale a tripla elica è affiancata da tratti ammino- e carbossiterminali chiamati propeptidi. propeptidi La formazione del procollagene inizia con la formazione di legami a ponte disolfuro tra i peptidi carbossiterminali delle pro-catene α. Ciò porta le 3 catene α in una posizione favorevole alla formazione della tripla elica. Le molecole di procollagene sono poi trasferite al complesso del Golgi, dove sono confezionate in vescicole di secrezione. Tali vescicole si fondono con la membrana plasmatica, liberando le molecole di procollagene nello spazio extracellulare. 5. Taglio extracellulare delle molecole di procollagene. procollagene Una volta liberate nello spazio extracellulare, le molecole di procollagene subiscono dei tagli enzimatici da parte di N- e C-procollagene peptidasi, che rimuovono i propeptidi terminali, liberando delle molecole di collagene a tripla elica. 6. Formazione delle fibrille di collagene. collagene Le molecole di collagene si associano spontaneamente, fino a formare delle fibrille. Esse assumono una disposizione parallela e sfalsata, nella quale le molecole di collagene si sovrappongono a quelle vicine per circa ¾ della loro lunghezza. 7. Formazione dei legami crociati. crociati L’enzima lisil ossidasi catalizza la deamminazione ossidativa di alcuni dei residui di lisina ed idrossilisina del collagene. Ne derivano delle aldeidi reattive, l’allisina allisina e l’idrossiallisina idrossiallisina, idrossiallisina che danno luogo a reazioni di condensazione con alcuni residui di lisina o idrossilisina delle molecole di collagene vicine, formando dei legami covalenti fra catene. La formazione di tali legami crociati è fondamentale affinché il tessuto connettivo raggiunga la resistenza alla trazione necessaria al suo corretto funzionamento. Qualunque mutazione tale da interferire con la capacità delle molecole di collagene di formare tali legami crociati influenzerà quindi la stabilità del collagene. 45 5 - LE PROTEINE PROTEINE FIBROSE 46 Appunti di BIOCHIMICA – a cura di fabio Zonin Appunti di BIOCHIMICA – a cura di fabio Zonin 5 - LE PROTEINE FIBROSE La degradazione del collagene I collageni strutturali sono molecole molto stabili, la cui emivita è di parecchi mesi. Il tessuto connettivo è tuttavia costantemente rinnovato, in particolar modo nell’accrescimento o in risposta ad un danno tissutale. La degradazione delle fibrille di collagene dipende dall’azione proteolitica delle collagenasi. collagenasi Nel collagene di tipo I il taglio avviene in un sito specifico e genera frammenti lunghi ¾ e ¼ delle molecola intera. Questi frammenti sono ulteriormente degradati da altre proteinasi della matrice extracellulare, fino a liberare gli aminoacidi che li compongono. Le malattie del collagene Difetti genetici che colpiscano una qualunque delle tappe delle sintesi delle fibre di collagene possono generare una malattia tale da rendere il collagene incapace di formare fibre con caratteristiche meccaniche adeguate, privando i tessuti della necessaria resistenza alla trazione offerta da un collagene normale. Sono state identificate più di 1000 mutazioni in 22 geni che nell’insieme codificano 12 tipi di collagene. 1. Sindrome di EhrlesEhrles-Danlos (EDS). (EDS) Questa malattia può derivare dalla carenza di enzimi che partecipano alla maturazione del collagene, quali ad esempio una carenza della lisil idrossilasi o della procollagene peptidasi, oppure da mutazioni della sequenza aminoacidica dei collageni di tipo I, III o V. le mutazioni più rilevanti sul piano clinico sono quelle dei collageni di tipo III. Il collagene contenente catene mutate non è secreto, ma è degradato oppure si accumula in gran quantità in alcuni compartimenti intracellulari. Poiché il collagene di tipo III è un importante componente delle arterie, si verificano disturbi vascolari potenzialmente letali. I pazienti affetti da EDS hanno dei difetti anche delle fibrille di collagene di tipo I; ne derivano una iperestensibilità cutanea ed una lassità articolare. 2. Osteogenesi imperfetta (OI). (OI) Nota anche come sindrome delle ossa di vetro, vetro questa malattia è caratterizzata da ossa che si incurvano e si fratturano con estrema facilità. Frequentemente si riscontra anche un ritardo nella cicatrizzazione delle ferite e l’incurvamento della colonna vertebrale. L’OI OI del tipo I,I nota anche come osteogenesi imperfetta tardiva, tardiva si presenta nella prima infanzia con fratture secondarie a traumi di piccola entità, ma il sospetto può insorgere prima della nascita allorché l’ecografia rivela incurvature o fratture delle ossa lunghe. L’OI OI di tipo II, II o osteogenesi imperfetta congenita congenita è più grave, ed i pazienti muoiono in utero o nel periodo neonatale per ipoplasia polmonare. L’OI è caratterizzata da mutazioni del gene per le pro-catene α1 o per le pro-catene α2 del collagene di tipo I. mediamente si verifica la sostituzione di uno dei residui di glicina che si trovano ogni 3 residui aminoacidici della tripla elica con un aminoacido dotato di catena R voluminosa. Ciò può impedire l’avvolgimento della proteina in una conformazione a triple elica. 47 5 - LE PROTEINE PROTEINE FIBROSE Appunti di BIOCHIMICA – a cura di fabio Zonin L’ELASTINA È una proteina del tessuto connettivo con proprietà elastiche. Fibre elastiche composte da elastina e da micro fibrille glicoproteiche si trovano nei polmoni, nella parete delle grandi arterie e nei legamenti elastici. Esse possono estendersi raggiungendo una lunghezza multipla delle loro lunghezza a riposo. Una volta cessata la forza tensiva, le fibre di elastina si riavvolgono recuperando la forma originale. Struttura dell’elastina È un polimero proteico insolubile sintetizzato a partire dal suo precursore, la tropoelastina tropoelastina, na un polipeptide lineare composto da circa 700 aminoacidi, prevalentemente di piccole dimensioni e non polari, quali alanina, glicina e valina. L’elastina è inoltre ricca di prolina e di lisina, ma contiene minime quantità di idrossiprolina e non contiene idrossilisina. La tropoelastina è secreta nello spazio extracellulare, dove interagisce con specifiche micro fibrille glicoproteiche, quali la fibrillina, fibrillina che hanno la funzione di creare un’impalcatura sulla quale si deposita la tropoelastina. La lisil ossidasi catalizza una deamminazione ossidativa sulle catene laterali di alcuni residui di lisina dei polipeptidi di tropoelastina, trasformandoli in residui di allisina. allisina Le catene laterali di 3 residui di allisina, assieme alla catena laterale di una lisina non modificata, appartenenti allo stesso polipeptide formano un legame crociato di desmosina. elastina, desmosina Si forma così l’elastina elastina un reticolato elastico ampiamente interconnesso che può stirarsi e piegarsi in ogni direzione, conferendo elasticità al tessuto connettivo. Ruolo dell’antitripsina α1 nella degradazione dell’elastina 1. L’antitripsina α1. il sangue ed altri liquidi corporei contengono antitripsina α1 (α1-AT o antiproteinasi α1) che inibisce vari enzimi proteolitici che idrolizzano e degradano le proteine. La α1-AT forma più del 90% della frazione globulinica α1 del plasma normale. Essa ha l’importante ruolo fisiologico di inibire l’elastasi dei neurofili, una potente proteasi che si libera nello spazio extracellulare, dove degrada l’elastina delle pareti alveolari ed altre proteine strutturali di una varietà di tessuti. La maggior parte della α1-AT plasmatica è sintetizzata e secreta dal fegato. La restante parte è sintetizzata da varie cellule, fra cui i monociti ed i macrofagi alveolari che hanno la funzione di impedire che l’elastasi provochi un danno tissutale locale. 2. Ruolo della α1-AT nei polmoni. polmoni Nei polmoni normali gli alveoli sono cronicamente esposti a bassi livelli di elastasi dei neutrofili, liberata dai neutrofili attivati nella loro fase degenerativa. Questa arttività proteolitica distruggerebbe l’elastina delle pareti alveolari se non fosse contrastata dall’azione inibente della α1-AT , il principale inibitore della elastasi dei neutrofili. Poiché il tessuto polmonare non può rigenerarsi, la distruzione del tessuto connettivo delle partei alveolari provoca l’enfisema enfisema. enfisema 3. Enfisema dovuto alla carenza della α1-AT. AT Negli Stati Uniti il 2-5% dei pazienti affetti da enfisema sono predisposti alla malattia a causa di difetti ereditari della α1-AT. La mutazione del gene della α1-AT più diffusa è la mutazione di un’unica base purinica (GAG AAG, alla quale consegue la sostituzione di un acido glutammico con una lisina nella posizione 342 della proteina). Il legame dell’inibitore alle proteasi bersaglio richiede la presenza di una specifica metionina della α1-AT . 48 Appunti di BIOCHIMICA – a cura di fabio Zonin 5 - LE PROTEINE FIBROSE Il fumo di sigaretta provoca l’ossidazione e la conseguente inattivazione di quel residuo di metionina, rendendo l’inibitore inefficace nel neutralizzare l’elastasi. Nei fumatori con un difetto della α1-AT la distruzione polmonare avviene ad una velocità molto elevata, ed il tasso di sopravvivenza è inferiore a quello dei non fumatori con lo stesso difetto. Un difetto dell’inibitore dell’elastasi può essere compensato somministrando settimanalmente per via endovenosa la α1AT. La α1-AT diffonde dal sangue ai polmoni, dove raggiunge un livello terapeutico nel fluido che circonda le cellule epiteliali polmonari. 49 5 - LE PROTEINE PROTEINE FIBROSE 50 Appunti di BIOCHIMICA – a cura di fabio Zonin