REGIONE LAZIO AZIENDA UNITA’ SANITARIA LOCALE FROSINONE Via A. Fabi, s.n.c. – 03100 FROSINONE – Tel. 0775 8821 Percorso clinico della Diagnostica per Immagini (TC, RM, ECO ed ECO-COLORDOPPLER) Scopo del documento Recentemente, nell’ambito di un uno Studio presentato dall’Ordine dei Medici di Roma, si è sottolineato il problema della “Medicina Difensiva”, vale a dire quella eccessiva mole di richieste di visite, esami diagnostici strumentali e di laboratorio e di prescrizioni terapeutiche, messa in atto dai medici italiani allo scopo di tutelarsi da possibili denunce da parte dei pazienti, che incide sui costi sanitari per circa 20 miliardi di Euro all’anno. Anche in funzione di quanto sottolineato in precedenza, uno degli obiettivi che si vuole perseguire a livello Aziendale, è quello dell’appropriatezza prescrittiva per la diagnostica per Immagini (DPI), dettato dall’esigenza di intervenire in modo significativo sulle criticità, legate ai tempi di attesa per le prestazioni diagnostiche ed, in particolare, per alcuni esami radiologici ed ecografici . L’intervento aziendale, fatta eccezione per le patologie croniche accertate, per le quali restano canali preferenziali, si incentra da un lato sulla modulazione dell’offerta e dall’altro sul potenziamento dell’utilizzazione delle tecnologie a disposizione. E’ ampiamente dimostrato che l’intervento sul versante dell’offerta non è in grado di contenere a lungo una riduzione dei tempi di attesa. È necessario pertanto intervenire anche sul versante della richiesta, puntando sulla riduzione delle richieste inappropriate, in particolare evitando inutili ripetizioni di esami, ponendo quesiti diagnostici corretti ed evitando alcuni tipi di richieste per l’indagine di patologie che sono strettamente legate all’età del paziente. Il Dipartimento di Radiologia di Palermo, ritiene che il 70% dei referti dei medici di Pronto Soccorso è negativo, cioè non evidenzia lesioni e c’è il sospetto che, in gran parte, si possa parlare di “esami inutili”. Tale percentuale è simile a quella osservata nella Provincia di Frosinone, che è pari al 73%. Risulta pertanto fondamentale ridurre il numero degli esami radiologici “inappropriatamente” richiesti ed eseguiti, evitare che il paziente sia sottoposto, quando non sia realmente necessario, all’esposizione a radiazioni ionizzanti e ridurre di conseguenza le liste d’attesa che hanno subito, negli Struttura Semplice di Staff di Direzione Generale Protocolli Assistenziali e Linee Guida Via A.Fabi, s.n.c. 03100 Frosinone Tel. 0775 882309 ultimi anni, un incremento significativo in seguito alla accresciuta offerta di prestazioni di diagnostica per immagini, capace di determinare una domanda non sempre del tutto giustificata. Per tale ragione è stato costituto un Gruppo di Lavoro Multidisciplinare di cui fanno parte Medici Ospedalieri, Medici di Medicina Generale e Medici Specialisti Ambulatoriali che, nella stesura del Documento, ha seguito come traccia le linee Guida della Società Italiana di Radiologia Medica. L’obiettivo principale di questo lavoro è stato quello di uniformare procedure e comportamenti, a tutela di un principio eticamente irrinunciabile che è l’equità, vale a dire erogare la stessa assistenza ad ogni cittadino che ne abbia bisogno, indipendentemente dal fatto di essere residenti nei pressi di un Ospedale sede di DEA o di un piccolo ospedale. La costruzione del “Percorso Clinico della Diagnostica per Immagini” , basata su principi dell’appropriatezza prescrittiva diagnostica, è stata realizzata tenendo in grande considerazione il rapporto fabbisogno di saluterisposte del Sistema Sanitario, in modo da rispettare ed ottimizzare le risorse, fornendo un Servizio efficace e razionalizzando il ricorso a prestazioni inutilmente ripetitive, che allungano le liste di attesa e sono causa di dispendio economico. Considerazioni generali L’appropriatezza nella erogazione di prestazioni sanitarie, è la qualità necessaria che consente di rendere massima la probabilità di ottenere effetti desiderati. Un intervento o una prestazione assistenziale sono appropriati quando i benefici, attesi in termini di aspettativa e qualità di vita, di riduzione di disturbi psichici, di miglioramento delle capacità funzionali, di prevenzione, superano con margine proporzionatamente ampio gli esiti negativi (mortalità, morbilità, perdita di giornate lavorative). I requisiti essenziali dell’appropriatezza nella domanda di prestazioni diagnostiche, non possono non considerare i presupposti deontologici e la medicina basata sulle evidenze . Il Decreto Legislativo 187 del 2000 sottolinea l’importanza di due concetti fondamentali nell’utilizzo clinico delle radiazioni ionizzanti. Il primo, è il principio di giustificazione che sancisce il divieto all’esposizione non giustificata e soprattutto ribadisce in maniera chiara: “Il prescrivente e lo specialista, per evitare esposizioni non necessarie, si avvalgono delle informazioni acquisite o si assicurano di non essere in grado di procurarsi precedenti informazioni diagnostiche o documentazione medica pertinenti alla prevista esposizione”. Il secondo punto cardine del Decreto Legislativo 187/2000 è il principio di ottimizzazione “…..Tutte le dosi dovute a esposizioni mediche per scopi radiologici ……ad eccezione delle procedure radioterapeutiche, devono essere mantenute al livello più basso ragionevolmente ottenibile e compatibile con il raggiungimento dell’informazione diagnostica”. 2 L’esposizione alle radiazioni di tessuti biologici comporta diverse probabilità di danno, con diversi livelli di gravità a seconda del tessuto o organo considerato. Il rischio da radiazione per gli operatori nella radiologia è funzione di numerose variabili, alcune delle quali tecniche (caratteristiche dei fasci radianti impiegati, qualità delle radiazioni, bontà della catena fotografica e di sviluppo), altre strettamente connesse alle modalità operative (carico di lavoro, impiego di indumenti schermanti eccetera) ed è in ogni caso di non semplice espressione. La valutazione del rischio è comunque non solo un aspetto importante per la sicurezza, ma anche un compito espressamente richiesto dalla vigente legislazione. E’ infatti necessario che il datore di lavoro acquisisca dall’esperto qualificato una relazione scritta, contenente le valutazioni e le indicazioni di radioprotezione inerenti alle attività stesse (art. 61 D.Lgs 230/95). Detta relazione costituisce il documento di valutazione del rischio di cui all’art. 4.2 del D. Lgs 626/94. Il datore di lavoro è tenuto a fare effettuare una valutazione del rischio ed è lui stesso che fornisce all’esperto qualificato i dati, gli elementi e le informazioni necessarie per una corretta valutazione del rischio: è quindi indispensabile che, chi fornisce i dati per la valutazione del rischio, sia in prima persona reso edotto di quali possono essere i rischi connessi all’uso delle radiazioni. Il primo passo per valutare la correttezza del sistema radioprotezionistico, è quello di adottare strumenti capaci di valutare quantitativamente la grandezza primaria di rischio, cioè la dose assorbita durante le operazioni diagnostiche. Il secondo consiste nel confrontare le dosi misurate o attese, con i limiti massimi di dose riconosciuti per legge. Dosi per l’operatore superiori alla soglia minima di legge, sono, anche se inferiori al limite massimo di dose ammessa, un importante segnale che deve far riflettere sulla necessità di rivedere il proprio metodo di lavoro. Occorre comunque sempre ricordare che la filosofia operativa portante in materia di sicurezza, è quella di ridurre il rischio a livelli tanto bassi, quanto tecnicamente ed economicamente . Le Società Scientifiche dell’Area Radiologica, in collaborazione con l’Agenzia Regionale dei Servizi, hanno contribuito a formulare le Linee Guida in diagnostica per immagini, concentrando l’attenzione su alcuni aspetti fondamentali: • • • • appropriatezza giustificazione ottimizzazione radioprotezione 3 Appropriatezza L’appropriatezza di una indagine diagnostica radiologica è definita dalla possibilità intrinseca di rispondere ad un quesito diagnostico. Il giudizio finale, relativo all’appropriatezza dell’esame, spetta allo specialista dell’area radiologica. Per esami inappropriati si intendono quelli che non aggiungono valore all’orientamento diagnostico, né lo correggono e non sono utili a modificare la gestione clinica del paziente, mentre la negatività di un esame non è indice di inappropriatezza. Giustificazione Per giustificazione si intende la necessità di eseguire una determinata indagine diagnostica. Sono tre i punti da valutare prima di prescrivere un accertamento diagnostico: • L’esame che si richiede è utile al paziente? • È possibile ottenere informazioni da indagini già eseguite? • È possibile ottenere informazioni da un esame che comporti minori rischi (e costi) compatibilmente con i mezzi a disposizione? Quando è necessario prescrivere un esame, è importante che la richiesta sia formulata in modo esauriente, per consentire al Radiodiagnosta di conoscere le motivazioni cliniche, le eventuali controindicazioni e quindi scegliere la tecnica migliore ed il procedimento più congruo. È necessario che sulla richiesta di esame vi siano: • Sospetto clinico o quesito diagnostico • Raccordi anamnestici e sintomatologici fondamentali Bisogna inoltre evitare di apporre sulla richiesta termini quali: • “algia”, che è un sintomo e non un sospetto clinico “controllo”, indicando se si tratta di follow-up (e per cosa ) o di esame preoperatorio Il D.Lgs. 187 ha espressamente citato il ruolo del prescrivente non solo nell'art. 3 comma 5 “Il prescrivente e lo specialista per evitare esposizioni non necessarie si avvalgono delle informazioni acquisite o si assicurano di procurarsi precedenti informazioni diagnostiche o documentazione medica pertinenti alla prevista esposizione”, ma anche nell'art. 5 comma 1 “… (..omissis…)… le esposizioni mediche sono effettuate dallo specialista su richiesta motivata dal prescrivente”. Il coinvolgimento del medico prescrivente, quindi, appare chiaro anche in termini di corresponsabilità. Tale concetto è peraltro ripreso anche nell'art. 10 comma 1, laddove si precisa che “Il prescrivente, al momento dell'indagine diagnostica o del trattamento e lo specialista devono effettuare un'accurata anamnesi allo scopo di sapere se la donna è in stato di gravidanza .… (..omissis…) …” La richiesta di prestazione radiologica, quale che sia la modalità di trasmissione, deve essere formulata in modo accurato, leggibile e completo 4 con quesito clinico preciso e circostanziato e con tutti i dati identificativi ed anagrafici. Deve riportare i dati anamnestici che consentano al medico radiologo di fornire la prestazione più appropriata al singolo caso. L'invio di una richiesta d'esame di DPI, va intesa come una richiesta di prestazione da parte di uno Specialista Radiologo. Per quanto sia auspicabile che le richieste siano sempre compilate accuratamente ed in modo leggibile e talvolta, al fine della giustificazione dell'indagine e/o per la proposta di tecniche e metodologie diverse, sono auspicabili riunioni clinico-radiologiche. La richiesta di indagine del medico prescrivente ha carattere di proposta e non di prescrizione in modo vincolante, spettando ad altri la relativa decisione. La scelta di metodologie diverse da quelle eventualmente richieste necessiterà di motivazione ben documentata, anche perché va segnalato che, nel caso di rifiuto ingiustificato di una prestazione, si potrebbe configurare il reato di rifiuto di atti di ufficio, reato grave non solo per le pene previste ma anche per le conseguenza che può comportare. La meta finale, che probabilmente richiederà ancora tempi lunghi, è quella di giungere a richieste nelle quali sia indicato il quesito clinico assieme ad una accurata anamnesi e il medico radiologo potrà e dovrà scegliere tra le numerose metodologie, di cui oggi dispone, quella più appropriata al singolo quesito. E' giustificata una procedura per un determinato paziente se essa comporta in concreto più beneficio che danno, influenzando comunque il management del paziente. Questo deve avvenire attraverso una prima giustificazione di base per ogni singolo esame diagnostico o procedura interventistica sulla base di Linee Guida validate e concordate ed una giustificazione più specifica relativa al singolo paziente, attraverso la valutazione del caso clinico, della situazione specifica, della disponibilità tecnologica, dell'esperienza/competenza dell'operatore, del contesto organizzativo e dei risvolti economici. Informativa per il consenso e consenso informato Il Decreto del M.d.S. 1 settembre 1995, il D.Lgs. 230/95, il D. del M.d.S. 15 luglio 1997, il D. M.d.S. 18 marzo 1998 (Linee Guida di riferimento per l'istituzione ed il funzionamento dei comitati etici ), contengono precise disposizioni in merito all'acquisizione del consenso, riprese e ribadite peraltro anche nel Codice Deontologico (Capo IV Informazione e consenso ). Non sembra lecito affermare, in base alla normativa citata, che il consenso nella comune pratica medica debba essere sempre e categoricamente espresso in forma scritta, mentre viene sempre e comunque ribadita l'essenzialità di un consenso adeguatamente informato. E' possibile schematizzare le modalità di acquisizione e di espressione del consenso in due principali forme: • Implicito o tacito, per i casi comuni nella pratica corrente, sempre previa informazione. Nella fattispecie, però, il Gruppo Multidisciplinare, che ha elaborato il presente Documento, ha ritenuto opportuno predisporre un Modulo di Consenso Informato per la Radiologia Convenzionale (All.to 1), presentato alla fine del Testo, allo scopo di abbattere i rischi potenziali e/o contenziosi 5 legati ad un Consenso esclusivamente Implicito, rilasciato, verbalmente, dal paziente che deve sottoporsi all’esame. • Esplicito informato e documentato (art. 32 del Capo IV del Codice Deontologico), quando esista un rischio connesso agli atti diagnosticoterapeutici come Esami con mdc, Radiologia Interventistica ed Agobiopsia, per i quali il Gruppo Multidisciplinare ha predisposto Informativa e Modulo di Consenso Informato per Mezzo di Contrasto (All.to 2) , per Radiologia Interventistica Biliare (All.to 3) e per Agobiopsia (All.to 4), tutti e tre allegati alla fine del Testo. Le esposizioni per ricerca sono possibili solo a seguito di consenso scritto, espresso liberamente e consapevolmente e somministrato dal Medico Radiologo, che ne è Responsabile. L'unica deroga al principio della tassatività del consenso all'atto medico è rappresentata dallo stato di necessità, cioè nell'assistenza in urgenza/emergenza. Occorre tuttavia sottolineare che il tipico stato di necessità si realizza quando il paziente versi in gravi condizioni, non sia in grado di esprimere la propria volontà, non vi siano soluzioni alternative e l'atto medico non possa essere procrastinabile. Perché il consenso sia valido deve essere libero, competente ed informato. Essendo un diritto personalissimo non può che spettare al paziente, non potendo essere validamente sostituito da quello dei congiunti salvo i casi di rappresentanza previsti dalla legge (art. 33 del Codice Deontologico). L'informazione deve essere completa ed adattata alle capacità di comprensione del paziente e deve riguardare i rischi prevedibili e non gli esiti anomali. Il problema dell'informativa per il consenso coinvolge sia il medico prescrivente, che il medico radiologo. L'informativa rappresenta uno dei momenti più delicati e qualificanti nello svolgimento dell'atto clinico radiologico e necessita di una corretta relazione tra medico radiologo e paziente. Non appare possibile inquadrare le modalità di comunicazione e di informazione in regole standardizzate e rigide: anche l'impiego di moduli pre-stampati non esclude in alcun modo l'informativa tanto da far affermare che “non dovrebbero esserci modelli fotocopia di consenso perché non esistono modelli fotocopia di pazienti”. Nel contesto di queste considerazioni non si deve cadere nell'eccesso opposto cioè di attribuire al paziente la possibilità di un giudizio, per così dire, “professionale” su tutte le opzioni diagnostiche e terapeutiche. Sempre in tema di informativa, da un recente sentenza della III Sezione civile della Corte Suprema di Cassazione n. 1463804 del 19.4.2004, emerge peraltro l'orientamento che debba comprendere anche note sulla situazione tecnologica dell'U.O., in modo che il paziente non solo possa decidere e sottoporsi o meno all'intervento, ma anche se farlo in quella Struttura ovvero chiedere di trasferirsi ad altra. Anche sulla base del Documento SIRM - FNCTSRM, vale la pena di sottolineare ancora una volta che il dovere di informazione dell'ammalato, pur se compito del medico specialista, grava anche sul TSRM, in relazione alle sue competenze professionali, limitatamente all'aspetto tecnico dell'esame Un aspetto particolare riguarda l'informativa per il consenso nell'ambito della prevenzione secondaria delle malattie, laddove la DPI ha svolto, svolge e svolgerà un ruolo fondamentale. Si viene a creare un nuovo 6 scenario con una relazione diretta medico radiologo/paziente, senza l'intermediazione del medico prescrivente, con significativa responsabilità nella gestione clinica complessiva dell'utenza. Questa può nutrire aspettative irrealistiche e può nascere un motivo di confusione e di preoccupazione dinnanzi ad indagini “panesploranti e totipotenti” come infallibili, piuttosto che un reale processo di acquisizione di conoscenze e di responsabilizzazione. Ancora maggiore quindi è la assoluta necessità di una informazione documentata, completa e corretta sui vantaggi e limiti, sui rischi e sui costi degli esami di screening . Ottimizzazione E’ l’aspetto che riguarda esclusivamente l’erogatore delle prestazioni nelle figure: • dell’esercente • del responsabile radiologo • del fisico sanitario Per l’adeguato uso delle apparecchiature : • Impiego corretto • Formazione adeguata del personale negli aspetti specifici della radioprotezione Collegato alla giustificazione è il principio dell'ottimizzazione, secondo il quale ogni esposizione deve essere mantenuta bassa quanto è ragionevolmente possibile e coinvolge logicamente sia il medico specialista radiologo che il TSRM, ai sensi dell'art. 4 comma 1 de D.Lgs. 187. Rientra questo aspetto, oltre che nella scelta della più opportuna metodologia in base al quesito clinico, anche nel problema dell'adeguatezza e delle periodica verifica delle attrezzature che il medico radiologo è tenuto, in collaborazione con altre figure professionali, a verificare con periodicità. Non va taciuto che, spesso, quello che potrebbe ritenersi una colpa professionale del medico radiologo per imprudenza o negligenza, è in realtà l'ultimo evento di una catena di ritardi, omissioni, inadempienze da parte di chi, ai più diversi livelli di governo di strutture assistenziali, dovrebbe adoperarsi, per fornire attrezzature e personale adeguati sotto l'aspetto qualitativo e quantitativo, compatibili per un esercizio “sicuro” dell'attività professionale. Il medico radiologo deve sicuramente possedere valida competenza delle varie metodologie utilizzabili, tanto in elezione che in urgenza-emergenza. Tale competenza, logicamente, non potrà essere massima per ogni aspetto tecnico-metodologico ma dovrà essere rappresentata come minimo, comune denominatore da quelle capacità, almeno di base, per poter gestire ogni situazione, magari anche in attesa di un eventuale riscontro successivo da parte di altro collega più specificatamente competente nel particolare aspetto tecnico-metodologico, diagnostico ed interventistico. E' questo un aspetto di particolare rilevanza perché, ai sensi dell'art. 2236 C.C. “il professionista risponde penalmente di colpa grave quando la prestazione comporta la soluzione di problemi di particolare difficoltà e per colpa lieve in tutti gli altri casi. Da ogni professionista quindi è esigibile quel tipo di attività che è tipico della categoria o qualifica cui appartiene ed a ognuno è rimproverabile di non aver fatto quello che ogni altro della sua categoria e qualifica avrebbe 7 saputo fare. In altre parole, si configurerebbe l'imperizia allorché il comportamento dello specialista sia incompatibile con il livello mimino di cultura ed esperienza indispensabile per l'esercizio della professione. Pare logico poter affermare e ribadire, sin da ora, che nel minimo comune denominatore non debbano essere comprese complesse manovre di radiologia interventistica, che va effettuata da medici radiologi con specifica e verificata esperienza nel campo. Va opportunamente precisato che un particolare obbligo di controllo e vigilanza compete per definizione al soggetto che, per la sua particolare posizione giuridica, è chiamato a coordinare le prestazioni”. L'esecuzione tecnica della procedura rientra nell'ambito della responsabilità clinica per le esposizioni, attribuita al medico specialista . Per quanto appaia logico in Radiologia Interventistica, il giudizio finale sull'idoneità del paziente ad essere sottoposto a prestazione radiologica che necessiti di somministrazione di mdc, è di competenza del medico radiologo, sulla base dell'inquadramento clinico-anamnestico e laboratoristico ritenuto necessario. In tale concreta e fattiva collaborazione, il medico radiologo specialista indirizza, nel rispetto delle competenze professionali, l'attività svolta dal TSRM concordandola e programmandola con questa figura professionale. Rientra questo aspetto nel principio dell'affidamento ragionevolmente inteso, temperato, relativo, concordato e programmato. Ai sensi dell'art. 5 co. 3 del D.Lgs. 26 maggio 2000 “Gli aspetti pratici per l'esecuzione della procedura o di parte di essa possono essere delegati dallo specialista al TSRM... (…omissis…), ciascuno nell'ambito delle proprie competenze professionali”. La delega quindi va intesa come logico riconoscimento di qualificazione e di maggiore responsabilità per il TSRM, cui il medico specialista affida “gli aspetti pratici' di competenza, anche con l'obiettivo di promuovere l'efficienza dell'intera organizzazione. Nell'attività multiprofessionale, il principio dell'affidamento risponde all'esigenza di una migliore e più assorbente applicazione che lo specifico ruolo professionale richiede, determinando quindi una sfera di responsabilità civile, penale e disciplinare del singolo professionista partecipante per competenza alla prestazione. L'attività del TSRM è qualificata come professione sanitaria, con spazi professionali rilevanti ed ampi. Logica conseguenza è l'assunzione da parte del TSRM di diretta piena responsabilità nello svolgimento degli atti di competenza. Emerge peraltro che l'attività del TSRM non sia effettuabile in assenza di prescrizione medica e senza la responsabilità clinica del medico specialista nel processo di giustificazione delle procedure (che, come già sottolineato, non necessariamente è espressa in ogni singolo caso, ma, nelle pratiche più comuni, è espressa come protocollo- validato dal responsabile dell'impianto radiologico - di svolgimento del processo- G.U. suppl. ord. Serie Generale n. 128 del 5.6.2001.), e comunque sempre “nel rispetto delle norme di radioprotezione previste dall'Unione Europea”. E' bene precisare che il TSRM è autorizzato, anzi è tenuto, ad esternare la propria opinione soprattutto ai fini radioprotezionistici su ritenute inappropriatezze prescrittive, in un atteggiamento di "criticismo produttivo" al medico specialista, assumendosene tutta la responsabilità. Comunque, anche per il TSRM, logicamente vale il principio che nel caso di rifiuto ingiustificato di 8 una prestazione si potrebbe configurare il reato di rifiuto di atti di ufficio (art. 328 C .p.)! L'esecuzione di un'indagine ottimale è un risultato costantemente e doverosamente raggiungibile. L'errore per mancato riconoscimento di un segno risulta sicuramente più grave, quando sia conseguenza di carenze negli standards tecnico-metodologici, anche in tema di documentazione . Radioprotezione L’esposizione alle radiazioni ionizzanti delle persone può determinare effetti dannosi sulla salute. Gli effetti indotti in seguito ad esposizioni mediche, effettuate nella prevenzione e per la diagnosi di patologie, sono generalmente cancro, leucemia, effetti ereditari. Si tratta di effetti stocastici di natura probabilistica, per i quali non è stato dimostrato un valore soglia al di sotto del quale non si manifestano e, possono manifestarsi anche dopo diverso tempo dall’esposizione. La probabilità di insorgenza di questi effetti aumenta con la dose, mentre la gravità dell’effetto è indipendente dalla dose ricevuta. E’ perciò evidente come sia rilevante, per l’individuo e per la popolazione nel suo insieme, limitare tali esposizioni ai casi indispensabili e, ridurre quelle necessarie, al minimo compatibile con la formulazione di una diagnosi. Gli effetti deterministici derivano dal danneggiamento di un numero consistente di cellule e si manifestano al di sopra di un valore di soglia. Nell’adulto questi effetti corrispondono, a seconda delle dosi: all’eritema, ad ulcerazioni cutanee, a linfopenia, a danni al cristallino. Nel caso di irraggiamento del feto si tratta di effetti letali, malformazioni, anomalie della crescita e dello sviluppo compresi ritardi mentali gravi. L’impiego delle radiazioni ionizzanti, in medicina, costituisce la fonte principale di esposizione della popolazione a sorgenti artificiali ed è in continuo aumento in Italia così come in tutti i Paesi con un elevato grado di assistenza sanitaria. Si è assistito, nel corso degli anni, ad un graduale ammodernamento delle apparecchiature, ad una evoluzione nelle tecniche di indagine e alla diffusione di nuove macchine quali la Tomografia computerizzata (TAC), la Radiologia Interventistica, Tomografia ad emissione di positroni (PET): tutte metodiche che comportano alti valori di dose per le persone esposte. La Direttiva Euratom 97/43 ha espressamente citato il ruolo del Prescrivente nella procedura radiologica e ha raccomandato una rigorosa e costante applicazione del principio di giustificazione. Tale raccomandazione è stata recepita nel D.Lgs. 187 del 30 maggio 2000, più comunemente noto come il decreto sulla radioprotezione del paziente. Oltre agli effetti che si manifestano direttamente sulla persona esposta a radiazioni, esiste la possibilità di effetti ereditari sulla prole. Si tratta, anche in questo caso, di effetti stocastici, per i quali la probabilità di manifestarsi a livelli gravi nelle generazioni future è calcolata in circa 1 su 100.000 per dose di un mSv ricevuta dal genitore. Per questo motivo durante le indagini 9 radiologiche vengono adottate misure precauzionali per proteggere i testicoli e soprattutto le ovaie. Quando ci si sottopone ad indagini radiologiche dovrebbe essere ben chiaro che non tutte le indagini comportano gli stessi rischi di una semplice radiografia del torace. Si riporta, nelle tabelle 1 e 2 , a quante radiografie del torace, ciascuna delle più comuni indagini radiologiche, corrisponda TAB. 1 Procedura Dose efficace (mSv) A quante radiografie toraciche equivale INDAGINI DI RADIOLOGIA CONVENZIONALE Torace Cranio Bacino Colonna dorsale Addome Colonna lombare Clisma opaco 0,02 0,07 0,7 0,7 1,0 1,3 7,0 1,0 3,5 35,0 35,0 50,0 65,0 350,0 Tab. 2 Procedura Dose efficace (mSv) A quante radiografie toraciche equivale INDAGINI TAC Cranio Colonna cervicale 1,7 1,7 85 85 Colonna dorsale Colonna lombare 4,4 5,1 220 255 Torace Addome Pelvi 7,7 7,8 8,8 385 390 440 Si ha così un’idea concreta di quanto siano pesanti alcune indagini e come, necessariamente, debba essere motivata la richiesta per esami radiologici di questo tipo. 10 Tutto questo si aggrava nel caso di indagini radiologiche a pazienti in età pediatrica e neonatale. In campo radiologico inoltre il bambino non deve essere considerato un “adulto piccolo” perché, rispetto agli adulti, i piccoli sono più sensibili alle radiazioni. In generale l’irradiazione in età prenatale, dovuta all’irraggiamento della madre, può determinare nel nascituro sia effetti stocastici che deterministici. Il tipo e la gravità degli effetti deterministici è in stretta relazione con il periodo di gestazione in cui è avvenuto l’irraggiamento e la dose assorbita Dati Statistici Ogni anno in Italia vengono eseguite 36-43 milioni di prestazioni radiografiche, in media una per cittadino, bambini esclusi. Al Pronto Soccorso il 35% degli esami avviene con apparecchi radiologici tradizionali, nel 10% dei casi entra in azione la TC , che produce immagini di elevata qualità, specialmente con i modelli di ultima generazione, ma emette alte dosi rispetto alle tecniche convenzionali. Riportiamo i dati Statistici dell’Azienda Sanitaria di Frosinone, che purtroppo sono approssimati per difetto e non hanno il pregio di una rilevazione precisa. Infatti non tutti i pazienti, che si sottopongono a diagnostica per immagini, si recano nelle Strutture Pubbliche Aziendali, potendo rivolgersi a quelle di altre ASL o a quelle private accreditate e non, a causa delle lunghe liste di attesa. Nella Tabella 3 , sono state raggruppate tutte le prestazioni radiografiche effettuate in emergenza e non, nel corso dell’anno 2007, nei Pronto Soccorso Aziendali. TAB. 3 Prestazioni Radiologiche di P.S. anno 2007 P.O. P.O. P.O. ALATRI ANAGNI CASSINO P.O. CECCAN O P.O. P.O. FROSINONE PONTECORV O P.O. SORA Rx tradizionale 12654 Ecografia TAC Totali 8105 13228 5903 19396 6597 16688 1088 980 2010 684 4581 1084 2295 722 1052 1719 110 3029 871 2220 16957 6697 27006 8552 21203 14464 10137 Il dato è parziale, ma omogeneo, e complessivamente il numero di esami radiologici effettuati è 105.016. 11 Abbiamo inoltre preso in considerazione anche le prescrizioni per esami di radiodiagnostica richieste dai Medici del S.S.N. e dagli specialisti per i pazienti ricoverati nei Reparti di ciascun P.O. della provincia di Frosinone , relative all’anno 2007 , Tabelle 4 , 5 , 6 , 7 , 8 , 9 , 10 , 11 , 12 . Tab. 4 P.O. Frosinone, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Interni Esterni Pronto Soccorso TOTALE Radiologia tradizionale Ecografia TAC RM TOTALE 15720 6645 19396 41763 3060 5356 801 24937 1615 2563 2143 12966 4581 3020 9 27006 9256 10939 2953 64911 Tab. 5 P.O. Alatri, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Radiologia tradizionale Ecografia TAC RM TOTALE Interni Esterni P.Soccorso 6052 11016 12654 2936 1380 5819 4389 1088 722 TOTALE 29722 9843 6491 - - - - 10368 21224 14464 46056 Tab. 6 P.O. Sora, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Radiologia tradizionale Ecografia TAC RM TOTALE Interni Esterni Pronto Soccorso TOTALE 8403 15364 16688 40455 2295 2220 11546 11322 - - 21203 63323 3336 5915 3365 5737 15104 27016 12 Tab. 7 P.O. Cassino, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Interni Esterni Pronto TOTALE Soccorso Radiologia 9647 14102 13228 36977 tradizionale Ecografia 2425 5997 2010 10432 TAC 1911 4895 1719 8525 RM 69 17 86 TOTALE 14052 25011 16957 55837 Tab. 8 P.O. Ceccano, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Interni Esterni Pronto TOTALE Soccorso Radiologia 2417 11910 5903 20230 tradizionale Ecografia 828 5222 684 6734 TAC 140 395 110 645 RM TOTALE 3385 17527 6697 27609 Tab. 9 P.O. Anagni, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Inter Esterni Pronto TOTALE ni Soccorso Radiologia tradizionale 3975 9338 8105 21418 Ecografia TAC RM TOTALE 749 3619 980 5348 1144 1890 1052 4086 - 14847 - - 10137 30852 5868 Tab. 10 P.O. Pontecorvo, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Radiologia tradizionale Ecografia TAC RM TOTALE Inter Ester ni ni 7347 5995 Pronto Soccorso 6597 TOTALE 6276 1793 1084 9155 1425 1041 871 3290 15029 8802 - - 8552 32384 13 19939 Tab 11 Pres. Sanitario di Ferentino, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Radiologia tradizionale Ecografia TAC RM TOTALE Inter Ester ni ni 348 7376 348 7376 Pronto Soccorso 197 TOTALE 197 7921 7921 Tab 12 Presidio Sanitario di Atina, Servizio di Radiodiagnostica, anno 2007 Int. Radiologia tradizionale Ecografia TAC RM TOTALE Est. 3206 P Soccorso 5 TOTALE 3211 450 - 450 3656 5 3661 Il totale delle prestazioni di radiodiagnostica, elencate nelle tabelle precedenti, è di 331.554, che sommate a quelle richieste ed effettuate nei Pronto Soccorso Aziendali, pari a 105.016, dà un totale generale di 436.560. Poiché la popolazione residente nella Provincia di Frosinone è di circa 595.000 unità, appare evidente che ogni anno viene eseguita quasi una prestazione di diagnostica per immagini per ciascun cittadino Quindi nella nostra Azienda Sanitaria, bambini inclusi, ma escluse, perché non quantificabili, le prestazioni di DPI effettuate dagli assistiti in altre ASL o in strutture private accreditate e non, emerge che l ‘ 88,08% della popolazione residente si sottopone annualmente ad un esame radiografico. Quindi la percentuale Aziendale supera del 16,42% quella nazionale, pari 71,66%., ottenuta dal rapporto tra il dato più elevato della forbice ( 36-43 milioni di prestazioni erogate annualmente, bambini esclusi ) ed i 60 milioni di cittadini italiani. Linee Guida per la diagnostica per Immagini – SIRM – Le “Linee guida per la diagnostica per immagini”, sono il frutto dell’elaborazione di un’apposita commissione dell’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (ASSR), che ha ottenuto il via libera dalla Società Italiana di Radiologia Medica. Si propongono di fornire ai medici che prescrivono l’esame, ai medici radiologi e di medicina nucleare, “uno strumento formativo”, precisando che esse non vanno considerate alla stregua di regole inflessibili e che, soprattutto, non hanno lo scopo di stabilire uno standard legale di riferimento. 14 Il giudizio finale riguardante l’appropriatezza di qualunque indagine radiologica e medico-nucleare spetta comunque allo specialista, che potrà adottare provvedimenti difformi da quanto previsto nelle linee guida, nel caso in cui “siano motivate dalle condizioni del paziente, dalla disponibilità delle risorse tecniche e da eventuali processi nelle conoscenze scientifiche o tecnologiche” L'obiettivo primario dell'utilizzo delle linee guida è una riduzione del numero degli esami radiologici inappropriatamente richiesti ed eseguiti. Il miglioramento dell'appropriatezza delle prescrizioni, attraverso l'adozione di linee guida/percorsi diagnostico-terapeutici, con il determinante contributo dei medici prescriventi e l'adeguata informazione ai cittadini, contribuirà all'abbattimento dei tempi di attesa per i ricoveri ospedalieri e per l'accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali. Obiettivo secondario, ma non meno importante, è quello di contribuire a migliorare ed incrementare i contatti tra il Medico curante/prescrivente e lo Specialista in DPI, nell'ottica della ottimizzazione dei percorsi diagnostici e quindi di una migliore utilizzazione delle risorse. La comunicazione tra medici è alla base di un percorso di diagnosi e di cura di qualità. Allo specialista radiologo viene di fatto conferito il ruolo di responsabile gestore delle prestazioni e non di semplice esecutore delle richieste altrui. Il tutto deve essere svolto in un rapporto di paritaria collaborazione con i medici prescriventi, in un contesto di concreta interdisciplinarietà, assolutamente indispensabile nella medicina moderna. Le linee guida, pertanto, non essendo rigide ed inflessibili, possono anche essere disattese dal sanitario, purchè venga data adeguata giustificazione della decisione presa. Un’indagine si può definire utile quando il suo risultato — positivo o negativo che sia — cambierà la gestione del paziente o confermerà la diagnosi del medico. Un numero significativo di indagini radiologiche non rispetta questo principio e può, quindi, comportare un’esposizione inutile del paziente alle radiazioni ionizzanti. Le cause principali di un impiego inutile e dannoso della radiologia sono: • Ripetere le indagini che sono già state fatte: per esempio, presso un altro ospedale, presso il servizio “pazienti esterni”, oppure presso le strutture di pronto soccorso. Se l’esame è già stato fatto, si deve fare tutto quanto è possibile per ottenere le immagini radiografiche precedenti. Il trasferimento dei dati digitalizzati per via elettronica potrà aiutare molto nei prossimi anni. • Richiedere un’indagine quando è improbabile che i risultati modifichino la gestione del paziente: perché il risultato positivo previsto, è di solito irrilevante, per esempio un’artrosi vertebrale («normale» quanto lo sono i capelli grigi a partire dalla mezza età) oppure perché è del tutto improbabile che vi sia un risultato positivo. • Indagini ripetute troppo spesso, per esempio: prima che la malattia abbia potuto progredire o risolversi, oppure prima che i risultati possano influenzare il trattamento. 15 • Attuare l’indagine sbagliata: le tecniche di produzione di immagini diagnostiche sono in rapido sviluppo. È spesso utile discutere l’opportunità di un’indagine con uno specialista di radiologia clinica o di medicina nucleare prima di richiederla. • Omissione di informazioni cliniche adeguate e dei quesiti a cui l’indagine deve rispondere: carenze in questo campo possono condurre all’impiego di una tecnica sbagliata (per esempio: omissione di una proiezione essenziale). • Eccesso di indagini: alcuni medici tendono a fare affidamento sulle indagini radiologiche più di altri loro colleghi. Alcuni pazienti sono contenti di essere oggetto di indagini. In numerose situazioni cliniche sono state definite precise linee guida. Queste linee guida sono utilizzabili da tutti quegli operatori sanitari abilitati ad inviare i propri pazienti per esami diagnostici con esposizione a radiazioni ionizzanti. La gamma delle indagini richiedibili deve essere determinata previa consultazione con gli specialisti in radiologia e in medicina nucleare, operanti in loco, avendo presenti le risorse disponibili. Le raccomandazioni sono utili anche a chi svolge funzioni di audit relative al mix dei pazienti e ai carichi di lavoro nei diversi dipartimenti ospedalieri Lo scopo di queste linee guida si fonda sul chiarimento di aspetti difficili o controversi e sul suggerimento delle seguenti raccomandazioni: • Indagini indicate. Le indagini sono opportune in quanto contribuiscono, con grande probabilità, alla diagnosi clinica e alla gestione del paziente. È possibile che l’esame eseguibile sia diverso dall’indagine richiesta dal medico prescrivente: per esempio impiego di US sostitutivi della flebografia in caso di trombosi venosa profonda. • Indagini specialistiche. Si tratta di indagini complesse o costose che vengono eseguite, di norma, unicamente su richiesta da parte di medici che dispongono dell’esperienza clinica atta a valutare i risultati dell’indagine e ad agire di conseguenza. Di solito, in questi casi, si giustifica un colloquio con uno specialista in radiologia o in medicina nucleare. • Indagini inizialmente non indicate. Questa situazione riguarda i casi nei quali l’esperienza dimostra che il problema clinico, di solito, si risolve con il tempo. Si consiglia, pertanto, di rinviare lo studio di tre – sei settimane e di eseguirlo unicamente qualora permangano i sintomi. I dolori alla spalla sono un tipico esempio di questa situazione. • Indagini non indicate di routine. Ciò significa che, poiché nessuna raccomandazione ha carattere assoluto, la richiesta sarà soddisfatta unicamente qualora il medico la motivi in modo incontrovertibile. Un esempio è quello di un esame radiografico in un paziente con dolori di 16 schiena per il quale i dati clinici lasciano pensare che vi possa essere una patologia diversa da quella degenerativa (per esempio: frattura vertebrale su base osteoporotica). • Indagini non indicate. Gli esami di questo gruppo sono quelli nei quali manca la base logica all’esecuzione dell’indagine (per esempio: urografia in caso di ipertensione arteriosa). Le raccomandazioni, tra l’altro, dedicano una grossa attenzione e danno ampio spazio alla radiodiagnostica in Gravidanza e alla protezione del feto: • L’irradiazione del feto deve essere evitata in tutti i casi in cui ciò risulti possibile. Sono comprese, pertanto, anche le situazioni in cui la gravidanza non è sospettata dalla stessa paziente. La responsabilità primaria dell’identificazione di tali pazienti, compete al medico che richiede l’esame. • Nelle donne in età fertile, che si presentino per un esame radiologico in cui il fascio primario irradia direttamente o indirettamente la regione pelvica (essenzialmente qualunque irradiazione di un’area compresa tra il diaframma e le ginocchia) o che vengano inviate per una procedura che comporti l’impiego d’isotopi radioattivi, è obbligatorio chiedere se siano gravide o se vi sia tale rischio. Se la paziente non può escludere la possibilità di una gravidanza, le si deve chiedere se stia avendo un ritardo del ciclo. • Se è del tutto esclusa la possibilità di gravidanza, si può procedere all’esame. Qualora la paziente sia,invece, in stato certo o probabile di gravidanza (per esempio: ritardo del ciclo), la giustificazione all’esame proposto deve essere riesaminata dal radiologo e dal medico prescrivente, in modo da esplorare l’opportunità di rinviarlo fino a dopo il parto o al manifestarsi del ciclo mestruale. Tuttavia, uno studio radiologico di utilità clinica per la madre può portare vantaggio indiretto anche al feto, tanto che il rinvio di un’indagine necessaria,ad una fase più avanzata della gravidanza, può aumentare i rischi sia per la madre che per il feto. • Se non è possibile escludere una gravidanza, ma vi è un ritardo del ciclo e l’indagine richiesta comporta una dose di radiazioni relativamente ridotta per l’utero, è opportuno dare via libera all’esame. Nel caso contrario, cioè se si impiegano dosi relativamente elevate (nella maggior parte degli ospedali gli esami più comuni di questa categoria consisteranno probabilmente in TC addominali e/o pelviche, urografie, fluoroscopie e indagini di medicina nucleare), si dovrà riconsiderare l’opportunità dell’esame secondo le raccomandazioni accettate. • In tutti i casi, se il radiologo e il medico che ha richiesto l’esame, sono d’accordo sul fatto che l’irradiazione dell’utero di una donna sicuramente o probabilmente gravida sia clinicamente giustificata, sarà opportuno registrare per iscritto tale decisione. Il radiologo deve poi garantire che l’esposizione sia limitata al minimo richiesto per ottenere le informazioni necessarie. 17 • Se vi sono prove di un’esposizione involontaria del feto, malgrado i provvedimenti di cui sopra, il modesto rischio conseguente all’irradiazione del feto non giustifica, anche a dosi elevate, i rischi ben maggiori di procedure diagnostiche invasive sul feto (per esempio: amniocentesi) o quelli di una messa a termine della gravidanza. Qualora vi siano prove di un’esposizione involontaria, si dovrà effettuare una valutazione del rischio individuale, a cura di un fisico esperto nel campo delle radiazioni e i risultati di tali valutazioni dovranno essere discussi con la paziente. Il ricorso ad indagini radiologiche rappresenta un elemento consolidato della prassi medica, giustificato da sicuri vantaggi clinici per i pazienti, tali da controbilanciare di gran lunga il modesto rischio dovuto alle radiazioni. Si deve comunque ricordare che anche le più piccole dosi di radiazioni non sono interamente prive di rischio. Una piccola parte delle mutazioni genetiche e dei tumori che si riscontrano nella popolazione può essere attribuita alle radiazioni di origine naturale. Le esposizioni mediche a scopo diagnostico, che costituiscono la principale sorgente di esposizione della popolazione alle radiazioni artificiali, aggiungono una quota di circa un sesto alla dose di radiazioni naturali cui è esposta la popolazione. La direttiva 1997 dell’UE stabilisce che tutte le figure coinvolte nell’attività radiodiagnostica debbano operare in modo da ridurre le esposizioni non necessarie ai pazienti. Le strutture e le persone che fanno uso di radiazioni ionizzanti devono conformarsi a tali norme. Un modo importante per ridurre la dose di radiazioni consiste nell’evitare la richiesta di indagini radiologiche non necessarie, in particolare nell’evitare le ripetizioni di esami. La dose efficace di un’indagine radiologica è data dalla somma ponderata delle dosi somministrate ad un certo numero di tessuti corporei, dove il fattore di ponderazione di ciascun tessuto dipende dalla sensibilità relativa a neoplasie radioindotte o a gravi alterazioni ereditarie. In tale modo è possibile stimare una dose singola, in rapporto al rischio totale dovuto alle radiazioni, indipendentemente dalla distribuzione della dose nel corpo. Le dosi efficaci delle più comuni procedure diagnostiche variano di un fattore di circa 1000, da una dose equivalente ad un giorno o due di esposizione alle radiazioni naturali di fondo (0,02 mSv per una radiografia del torace) ad un’esposizione di 4,5 anni (per esempio: per una tomografia computerizzata dell’addome). Vi sono comunque variazioni sostanziali nella radiazione naturale di fondo tra Paese e Paese e nell’ambito di regioni diverse dello stesso Paese. Le dosi degli esami tradizionali con raggi X si basano su dati, raccolti dall’NRPB, a seguito di misurazioni effettuate su pazienti in 380 ospedali di tutto il Regno Unito dal 1990 al 1995. Le dosi sono, in linea di massima, inferiori a quelle indicate nelle precedenti edizioni di questo fascicolo, 18 basate su dati ottenuti agli inizi degli anni 80. Si nota, in ciò, una positiva tendenza verso una migliore protezione dei pazienti. Le dosi di esami TC e con radionuclidi si basano su inchieste nazionali condotte dall’NRPB e dal BNMS e i loro valori non sembrano significativamente cambiati da allora. Gli esami agli arti e al torace sono tra le indagini radiologiche più comuni, ma impiegano basse dosi di radiazioni. Al contrario, esami relativamente poco frequenti come le tomografie computerizzate total body e gli studi con bario impiegano dosi elevate e costituiscono il fattore che contribuisce maggiormente alla dose totale della popolazione. Le dosi impiegate per alcuni esami TC sono particolarmente elevate e non manifestano tendenza alla diminuzione. Al contrario, si fa sempre più ampio ricorso alla TC, tanto che forse attualmente essa contribuisce a quasi la metà della dose totalmente somministrata dagli esami con raggi X. È quindi particolarmente importante che le richieste di esami TC siano ampiamente giustificate e che si impieghino le tecniche più opportune per ridurre al minimo la dose, pur conservando il valore dell’informazione diagnostica necessaria. Alcune autorevoli fonti ritengono che il rischio di insorgenza di un tumore ad esito infausto lungo l’arco della vita, a seguito di una TC addominale in un adulto sia di circa 1 su 2 000, a fronte del rischio di 1 su un milione, nel caso di una radiografia toracica. Tuttavia, trattandosi di un aumento di rischio rispetto al rischio complessivo di cancro (pari 1 su 3), i vantaggi che derivano da un esame TC sono di gran lunga sufficienti per giustificare l’indagine. Al termine di questa disamina su tutti gli aspetti della diagnostica per immagini, vanno precisate anche le modalità di comunicazione con un servizio di radiologia clinica In generale, l’invio di una richiesta d’esame al servizio di radiologia è visto come una richiesta di parere da parte di uno specialista in radiologia o in medicina nucleare. L’esito di questa richiesta di parere viene presentato sotto forma di referto, deputato a fornire aiuto nella gestione di un dato problema clinico. I moduli di richiesta devono essere riempiti accuratamente e in modo leggibile, al fine di evitare ogni errore di interpretazione. Devono essere indicate con chiarezza le ragioni che motivano la richiesta e devono essere esposti sufficienti dati clinici, in modo da consentire allo specialista radiologo di capire quali particolari problemi diagnostici o clinici si cerca di risolvere mediante l’indagine radiologica. In alcuni casi, il modo migliore per risolvere il problema può essere il ricorso ad un esame basato su tecniche alternative. In caso di dubbio sull’opportunità dell’indagine o di quale sia la tecnica migliore da impiegarsi, è opportuno rivolgersi ad uno specialista in Radiologia 19 o in Medicina Nucleare. In linea di massima, i responsabili dei servizi di Radiologia sono disponibili a discutere gli esami proposti con i medici che li richiedono. Riunioni clinico-radiologiche su questi temi forniscono un’utile cornice per tali discussioni e sono considerate una buona prassi . Imaging basato sulla tecnica Tomografia computerizzata (TC) La tomografia computerizzata è ampiamente diffusa in tutta Europa. Inoltre, ultimamente, la tecnica ha avuto importanti progressi grazie allo sviluppo della TC spirale e multistrato, che consentono l’acquisizione di dati volumetrici con tempi compatibili con l’apnea del paziente. Questi progressi hanno aperto la via a nuove opportunità diagnostiche, come l’impiego della TC spirale nella diagnosi dell’embolia polmonare. Nondimeno, gli Ospedali seguono una propria politica riguardo all’accettazione delle richieste di esame TC. È opportuno ricordare che questo tipo di esame è relativamente costoso e comporta un’elevata dose di radiazioni X per il paziente. È quindi necessario prendere in considerazione possibili indagini alternative, specialmente in rapporto al ruolo sempre maggiore della RM. In considerazione delle dosi potenzialmente elevate, la TC deve essere eseguita solo dopo un’adeguata giustificazione clinica da parte di un radiologo esperto. Gli esami di questo tipo sui bambini richiedono una giustificazione di carattere clinico ancor più elevata, dato che i pazienti in età pediatrica sono esposti ad un maggior rischio radiante. Qualora sia consentito dal punto di vista clinico, deve essere preso in considerazione l’impiego alternativo di tecniche di indagine più sicure e non ionizzanti (US e RM) o di esami radiologici a bassa dose. La TC dell’addome o della pelvi non deve essere eseguita in pazienti gravide, a meno che non vi siano forti motivazioni cliniche, avendo comunque presente il ricorso a tecniche a basso dosaggio. Si dovranno adottare sempre i provvedimenti per ridurre al minimo l’esposizione degli occhi, in particolare nel caso di pazienti che dovranno sottoporsi a ripetuti esami TC. Come per tutte le altre richieste di esami radiologici, ogni invio di paziente per una TC che ricada al di fuori di linee guida prestabilite deve essere discusso con un radiologo. Data l’esigenza di restringere la regione da sottoporre ad esame e la dose radiante, è utile che i dati clinici e le immagini delle indagini precedenti siano sempre disponibili in modo da essere presi in considerazione prima di effettuare l’esame TC. Ulteriori aspetti da considerare sono che la TC: • Rimane l’indagine ottimale in molte situazioni cliniche nell’ambito del torace e dell’addome, malgrado il rischio radiante. 20 • Trova ampio impiego nel caso di problemi intracranici, in particolare per lo studio di lesioni cerebrovascolari (ICV ) e nei traumi. • Rappresenta una tecnica di indagine per la stadiazione di molte lesioni maligne (per esempio: linfoma) e per il monitoraggio della risposta alla terapia. • Fornisce informazioni preoperatorie di grande importanza nello studio delle masse complesse e trova ampio impiego nel caso di complicazioni postoperatorie. • Consente un’ottima guida alle manovre di drenaggio, alle biopsie e al blocco dei nervi mediante anestesia. • Svolge un ruolo importante nei traumi. • Le immagini ottenute possono essere degradate dalla presenza di protesi metalliche, sistemi di fissazione ecc. • Fornisce ragguagli anatomici migliori nei pazienti obesi, rispetto a quanto si possa ottenere con gli US. Nei pazienti magri e nei bambini, si dovrà far ricorso agli US in tutti i casi in cui ciò risulti possibile. • L’esame dell’addome espone ad una dose di radiazioni circa 500 volte superiore a quella impiegata per una RX del torace. Per le caratteristiche della TC, basata sulla differente rappresentazione delle densità dei tessuti esaminati, è inoltre necessario l’uso del mezzo di contrasto. Nelle immagini radiologiche la duplice esaltazione di contrasto delle componenti anatomiche e funzionali di un apparato è quasi sempre indissolubile, poichè la somministrazione sfrutta la funzione specifica dell’apparato stesso, così che la presenza, la concentrazione e la scomparsa dello stesso mezzo di contrasto finisce per dare informazioni sul fenomeno funzionale (ad esempio la vascolarizzazione di un organo o l’escrezione del mezzo). Particolarmente con le nuove tecniche d’immagine, mediante radiazioni X o segnali di campi magnetici o ultrasuoni, il principio del mezzo di contrasto ha notevolmente esaltato la potenzialità diagnostica e la qualità delle indagini, sia per le informazioni anatomiche che per quelle funzionali. Realizzando pertanto un incremento di contrasto si ottengono: • variazioni di concentrazione nei diversi tessuti. • variazioni temporali dell’ opacità o dell’intensità di segnale degli stessi tessuti. • variazioni della qualità del segnale del mdc e della separazione tra diversi componenti dei tessuti. • visualizzazione di funzioni: — escrezione-eliminazione renale, biliare. — processi di trasporto: circolazione ematica, urinaria, biliare, contenuto intestinale. — diffusione, fissazione(enhancement), scomparsa (washout), barriere tissutali ed emato-encefalica. — metabolismo (RM). Talora le informazioni ottenute sono strettamente legate e correlate, in modo da rendere virtuale la separazione tra dati morfologici- anatomici e funzionali. 21 Il radiologo, quando deve ricorrere alla somministrazione di mdc per una procedura diagnostica o interventistica, deve tenere conto degli atti sequenziali nella realizzazione della procedura. L’attenzione al tema è ampiamente giustificata, anche perché, come riportato da Sidhu e Dawson , “prima o poi, ogni individuo che somministra un mezzo di contrasto radiografico dovrà affrontare una inaspettata e severa reazione potenzialmente mortale”. L’impiego dei mezzi di contrasto è stato guidato dalla necessità della evidenziazione anatomica dell’apparato da studiare, dalla sua funzione e dalla via di somministrazione del mezzo stesso.. La modulistica proposta per la richiesta di esame contrastografico con mdc organo-iodato per via endovasale, tiene conto di una serie di considerazioni, di seguito analizzate, rappresentate da: • valutazione preliminare clinico-anamnestica da parte del medico curante/prescrivente e del medico radiologo; • informazione per il consenso e consenso; • consultazione preventiva con l’anestesista nei pazienti a rischio; giustificazione all’indagine; • programmazione ed esecuzione dell’esame. La valutazione preliminare clinico-anamnestica è, per la prevenzione, il momento più importante. Resta logicamente presupposto fondamentale il quesito clinico che deve essere, anche al fine della giustificazione, quanto più preciso e circostanziato possibile. Si ritiene indispensabile che il medico curante/prescrivente, giustamente corresponsabilizzato, in quanto profondo conoscitore delle condizioni cliniche del paziente, confermi , nella modulistica la presenza o meno di alcune patologie, in grado di determinare, laddove presenti e quantificate, opportune precauzioni nell’uso del mdc per via endovasale. L’attuale orientamento non esclude l’effettuazione di esami precontrasto. E’ logico e scontato che ai fini di un corretto inquadramento preliminare, da parte e del medico prescrivente e del medico radiologo, e nella definizione del grading della patologia nei pazienti considerati “a rischio”, alcuni esami mirati siano ampiamente indicati e giustificati. Nei pazienti che, dai dati clinico-anamnestici, non appartengono a particolari categorie “a rischio”, può essere sufficiente un profilo diagnostico semplice, rapido ed economico, sempre previo inquadramento anamnestico, «concertato» tra medico curante/prescrivente e medico radiologo. In urgenza indifferibile/emergenza, fatte salve le considerazioni già espresse a proposito della giustificazione e del consenso, laddove l’indagine con mezzo di contrasto proposta è ritenuta indispensabile ed indilazionabile (reale urgenza radiologica), l’esame contrastografico deve essere eseguito nel più breve tempo possibile, senza esitazione ed indugio alcuno. In particolare, nei pazienti politraumatizzati emorragici in ipotensione/ipovolemia , la clearance della creatinina diminuisce nello shock. Dai dati della Letteratura più recente, risulta che la somministrazione di mdc non ionici anche in dosi elevate (248±59 ml), per procedure diagnostico-interventistiche, ha determinato moderata e transitoria nefrotossicità solo nel 5% degli stessi. Restano comunque importanti l’attenta valutazione degli stessi, specie se politraumatizzati, e l’ottimizzazione metodologica, in particolare per 22 quanto riguarda il dosaggio del mdc da impiegare. Laddove l’indagine contrastografica sia ritenuta indilazionabile ed indispensabile, anche in mancanza del preliminare inquadramento clinico-anamnestico (paziente politraumatizzato, in stato di incoscienza, …), allorché si configuri lo stato di necessità sulla base della richiesta del medico prescrivente, l’esame, semprechè giustificato, va eseguito. Resta comunque importante il monitoraggio della funzione renale, sempre e comunque ed è buona regola evitare, a meno che non sia presente assoluta giustificazione clinica, la ripetizione di esami con mdc a breve distanza di tempo. Nell’anamnesi, anche l’alcoolismo e le tossicodipendenze vanno segnalati, in quanto per questi pazienti, è possibile l’abbassamento della soglia epilettogena. La valutazione preliminare clinico-anamnestica, effettuata di concerto dal medico curante/prescrivente e dal medico radiologo, risulta di non semplice attuazione soprattutto nei pazienti ambulatoriali. Si ritiene pertanto opportuna la raccolta dei dati anche in momenti cronologicamente separati, dapprima cioè dal medico curante/prescrivente e poi, anche alla luce dei dati da questi comunicati, dal medico radiologo nel pieno svolgimento del suo Atto Medico. La consultazione preventiva con l’anestesista va eseguita, e documentata, nei pazienti definiti a rischio. Prima di procedere all’indagine, va raccolto il consenso previa opportuna, serena e veritiera informazione al paziente o al titolare del consenso stesso. Gli esami con mdc sono da ritenersi esami invasivi “a rischio” e rientrano, quindi, fra quelle attività medico-chirurgiche per le quali è necessario il consenso informato. Tralasciando in questa sede le modalità dell'informazione e sottolineando che questa resta indispensabile (esiste una sostanziale differenza tra un consenso «informato» e un consenso semplicemente «firmato», che finirebbe per costituire mera dichiarazione liberatoria, priva di qualunque efficacia giuridica. “Lo stato di necessità” (art. 54 C.P.) costituisce l'unica deroga al principio della tassatività dell'acquisizione del consenso all'Atto Medico e l’operato del Radiologico, pur in assenza del consenso. Molto si è discusso e si discute sulla discriminante di cui all’art. 54 c.p.: rimane il fatto che lo stato di necessità, quale possibile causa di giustificazione dell’operato del medico senza il consenso del paziente, per esempio in urgenza non differibile/emergenza, è questione delicata, per la quale vige comunque il principio di proporzionalità fra l’intervento che si vuole effettuare ed il verificarsi del grave pregiudizio, sempre che sussista l’inevitabilità o la possibilità di un aggravamento del pregiudizio stesso. Ad ogni buon conto, alla fine del Testo, sono presentati il Modulo di Consenso Informato per TC (All.to 5) ed il Modulo di Consenso Informato per mdc (All.to 2), che prendono in considerazione anche lo ”Stato di Necessità”. Entrambi i Documenti elaborati dal Gruppo di Lavoro Multidisciplinare, vanno somministrati al paziente che debba eseguire l’esame. 23 Risonanza magnetica (RM) Recentemente il numero di sistemi RM in funzione in Europa è cresciuto in modo sostanziale, facendo aumentare, di conseguenza, anche le raccomandazioni sull’impiego di questa tecnica. A seguito dei recenti progressi tecnici e con l’incremento delle esperienze, il ruolo della RM continua ad espandersi, tanto che l’unico fattore, che ne limita l’impiego, è ormai solo quello economico. Dato che la Risonanza Magnetica non impiega radiazioni ionizzanti, deve essere preferita in tutti i casi in cui la TC e la RM, forniscano informazioni sovrapponibili e siano entrambe disponibili. La. R. M. corre il rischio di essere oggetto di richieste inappropriate che possono comportare lunghi tempi d’attesa per i pazienti e per tale ragione deve ricevere l’accordo di un medico radiologo. Altre considerazioni da fare sulla RM sono: • La RM fornisce di solito maggiori informazioni della TC nelle lesioni intracraniche, del capo e del collo, della colonna vertebrale e dell’apparato muscolo-scheletrico, a causa dell’elevata risoluzione di contrasto e della possibilità di fornire immagini multiplanari. Ciò aiuta a porre la diagnosi e a istituire un trattamento adeguato con un maggior grado di affidabilità. Per tale motivo la RM trova impiego crescente in oncologia. • I più recenti progressi comprendono: RM mammaria e cardiaca, tecniche RM angiografiche e interventistiche; colangiopancreatografia con RM e altre tecniche RM sensibili ai liquidi; imaging funzionale del cervello. Molte di queste tecniche, tuttavia, sono in attesa di più complete valutazioni. • Non è permesso l’impiego della RM nel primo trimestre di gravidanza, anche se può dimostrarsi più sicura di altre opzioni. È quindi opportuno discutere qualsiasi tipo di imaging diagnostico con il servizio di radiologia, in caso di gravidanza. • Qualunque dubbio sulla utilizzazione della tecnica RM, deve essere discusso con il servizio di diagnostica per immagini con largo anticipo di tempo, perché la RM presenta le seguenti controindicazioni assolute e relative e condizioni limitanti: Controindicazioni assolute • Clip ferromagnetiche vascolari • Pace-maker cardiaco • Catetere di Swan-Ganz • Elettrodi endocorporei • Impianti cocleari in cui siano presenti elettrodi o piccoli magneti ad alto campo o bobine RF • Protesi stapediali metalliche • Connettori metallici di shunt ventricolo-peritoneale • Filtri vascolari, stent vascolari metallici entro 6 settimane dall’impianto e spirali metalliche 24 • • • Dispositivi endocorporei ad attivazione magnetica o elettrica (neurostimolatori, stimolatori di crescita ossea, pompe per infusione continua di farmaci, sfinteri ed impianti oculari magnetici) Protesi del cristallino con anse al titanio o platino Corpi estranei ferromagnetici in sede nobile (intracranici, endoculare o vascolare) Controindicazioni relative • Gravidanza (soprattutto nel primo trimestre) • Turbe della termoregolazione • Protesi valvolare cardiache • Clip metalliche non vascolari • Corpi estranei ferromagnetici in sede non nobile • Peso superiore a 135 Kg (preferibile eseguire l’esame con RM “aperta”) Controindicazioni limitanti • Protesi o dispositivi metallici non suscettibili di significativi effetti magneto-meccanici o termici, ma che creino artefatti sulle immagini o che impediscano una perfetta immobilità del paziente. • Piccole particelle metalliche provenienti da strumenti chirurgici • Fili metallici di sutura post-craniotomia o post-sternotomia • Dispositivi intra-uterini ferromagnetici • Prodotti cosmetici per ciglia • Movimenti involontari patologici • Problemi di natura psichica (ansia, claustrofobia, psicosi) • Impossibilità di mantenere la prolungata posizione clinostatica (es. per problemi cardio-respiratori o a deformità rachidee) • Pazienti non collaboranti Per quanto riguarda i mdc in RM ad uso e.v., al di là del rischio generico di ipersensibilità al farmaco, si è precisa che, i piccoli volumi iniettati e le caratteristiche farmacologiche, permettono una tranquillità di impiego tanto che, nei fogli illustrativi del momento, non si indica alcuna controindicazione assoluta, né è espressamente richiesto alcun esame ematochimico preliminare. Comunque, già da tempo si segnala che, come per tutti i farmaci eliminati attraverso l’emuntorio renale, particolare attenzione deve essere posta nei pazienti con funzione renale gravemente compromessa, dal momento che l’eliminazione dell’agente di contrasto, in casi del genere è prolungata, con emivita particolarmente lunga (fino ad oltre 20 volte) in caso di insufficienza renale grave(GFR < 30 ml/mn/1.73 m2). Ed ancora, dinnanzi all’impiego da parte di alcune Scuole, nei pazienti definiti ad alto rischio per i mdc organo-iodati, di gadolinium-based contrast media, anche a dosaggi elevati, è stato segnalato che il loro impiego non era codificato anche perché questi, ad alte dosi, potevano avere effetti nefrotossici. Concetto questo ripreso e ribadito attualmente dall’ESUR, con l’assoluta controindicazione all’uso di questi agenti di contrasto per indagini radiografiche (es. angiografia). 25 Tali premesse”storiche”appaiono necessarie in questo momento in cui un nuovo scenario si è aperto per quanto riguarda gli agenti di contrasto in RM ad uso e.v. Nonostante le segnalazioni, in Letteratura, di correlazione tra lo sviluppo di Fibrosi Sistemica Nefrogenica e l’esposizione ad alcuni mezzi di contrasto per R.M. a base di gadolinio, non è stato definito con assoluta certezza scientifica il nesso di causalità tra FSN ed agenti di contrasto a base di gadolinio. Tale correlazione deve essere quindi considerata con attenzione per l’uso molto diffuso di questi agenti di contrasto in RM (oltre 200 milioni di indagini RM con agente di contrasto a base di Gd; circa il 40-50% degli esami RM prevedono l’uso di questi mdc). Come in ogni procedura di imaging, per l’impiego del mdc resta fondamentale, nello svolgimento dell’atto medico radiologico, il principio della giustificazione e dell’indicazione, con attenta valutazione del parametro rischio/beneficio, in pieno accordo con quanto affermato da alcuni Autori:“Il mezzo di contrasto non dovrebbe essere somministrato in assenza di una chiara indicazione”. Le metodiche che non richiedono l’uso del mdc sono sempre più ampiamente disponibili e dovrebbero essere usate, in via preferenziale se possono fornire le “informazioni richieste”. D’altro canto, come ribadito recentemente da Bongartz “Non si può raccomandare di eseguire, come alternativa ad esame RM con agente di contrasto a base di Gd, la TC con mdc nei pazienti con severa insufficienza renale ( se non in trattamento dialitico ). La RM basale o altre metodiche di imaging, senza l’uso di mdc, sono i metodi di scelta” L’obiettivo primario è quello di segnalare il problema proponendo ai medici radiologi una modalità di impiego dei mdc a base di Gd, senza né una eccessiva preoccupazione né una sottovalutazione del problema. Il coinvolgimento della Società Italiana di Nefrologia è apparso essere determinante, sulla base e delle specifiche competenze disciplinari e di alcuni dati epidemiologici, quali l’incidenza dell’insufficienza renale che nei casi lievi e moderati è molto più frequente di quanto non si pensasse (circa 1 individuo adulto su 10 si stima, secondo i dati USA, essere affetto da IR cronica ). La Fibrosi Sistemica Nefrogenica (NSF), anche conosciuta come Dermopatia Nefrogenica Fibrosante (NFD), è una rara malattia sistemica con principali manifestazioni visibili a carico della cute, simile alla sclerodermia , ed evidenziata, a tutt’oggi, solo in pazienti con funzione renale gravemente compromessa (nessun caso è stato riportato in pazienti con GFR > 60 m/mindati ESUR) o pazienti in emodialisi o dialisi peritoneale o già trapiantati di rene o in attesa di trapianto epatico. L’insorgenza della NSF non è correlata con la durata della IR e può insorgere in fase precoce o molto tempo dopo (fino a 2395 giorni dall’iniezione dell’agente di contrasto). La causa della malattia è sconosciuta e non sono state dimostrate basi genetiche La variabilità del tempo di insorgenza dall’esposizione al mdc (chelato del Gd ) è molto ampia, da alcuni giorni a diversi mesi. Nel ribadire e sottolineare che la giustificazione all’indagine e, più specificatamente, all’impiego di agenti di contrasto in RM sono di competenza 26 del medico radiologo, resta assolutamente indispensabile un preciso preliminare inquadramento clinico-anamnestico che, come detto, vede coinvolto anche il medico curante/prescrivente, al fine della scelta della metodologia di studio più idoneo per il singolo paziente. Il Medico Radiologo deve essere a conoscenza delle caratteristiche di tutti gli agenti di contrasto in commercio, ivi comprese le indicazioni, le controindicazioni, i rischi e la posologia consigliata per ognuno. Solo così lo specialista radiologo potrà e dovrà individuare, laddove ne ravveda la necessità, per il singolo caso clinico l’agente di contrasto più idoneo che va impiegato alla dose più bassa possibile (sempre < 0.3mmol/Kg secondo l’ESUR) e compatibile con le esigenze diagnostiche. La relazione tra agenti di contrasto a base di Gd e NSF è segnalata anche nei dati più recenti della Letteratura dose related. In concreto, la NSF, oggi segnalata in Letteratura in correlazione solo con alcuni composti di Gd, determina la opportunità di cautela con tutti gli agenti di contrasto a base di Gd, nonostante che, ad oggi, l’incidenza, e quindi il rischio, di sviluppare questa malattia non appare essere uguale per tutti gli agenti a base di Gadolinio (EMEA). Pertanto si ritiene opportuno stratificare i pazienti attraverso: • Un accurato inquadramento clinico-anamnestico per insufficienza renale, di concerto tra medico curante/prescrivente e medico radiologico, si rende necessario anche al fine della giustificazione all’indagine, dinnanzi a note anamnestiche ritenute ”sospette” per IR e con ”ipotetici” co-fattori di rischio. • La valutazione della creatininemia e del GFR, con la formula proposta, è fondamentale prima della somministrazione dell’agente di contrasto. Il valore non deve essere antecedente ai 30 gg., a meno del sopravvenire di significativi cambiamenti dello stato clinico del paziente. Tale orientamento, per quanto riguarda l’inquadramento preliminare clinicoanamnestico, risulta essere, al momento, in sintonia con quanto editato dall’ESUR che, comunque, per alcuni agenti di contrasto, non ritiene mandatoria la valutazione di questi valori, pur suddividendo i pazienti in”alto”e”basso”rischio, pur sempre in base al grading di IR e della storia clinica. Questo modello operativo viene proposto anche sulla base del fatto che, al momento, le segnalazioni di NSF, come anche la patogenesi ed il preciso nesso causale della stessa, non appaiono essere definite. D’altro canto, si ribadisce che responsabilità del medico prescrivente/committente e del medico radiologo è quella di identificare i pazienti a rischio, attraverso l’inquadramento clinico-anmnestico e, se necessario, attraverso un profilo diagnostico laboratoristico semplice, rapido ed economico. L’estrema semplicità della formula proposta consente una immediata stratificazione del paziente sulla base dei valori della creatininemia. Si ribadisce che nei soggetti con GFR nei limiti della norma, l’emivita plasmatica dell’agente di contrasto è all’incirca di 1.5 h mentre nei soggetti con IR, l’emivita progressivamente si prolunga in parallelo con l’aggravarsi del grado di IR. L’escrezione ritardata, pertanto, aumenta il “rischio” di 27 effetti biologici indesiderati, quindi, risulta determinante una indicazione clinica assoluta all’uso del mdc più idoneo per il singolo caso clinico. Logicamente, anche per l’uso di questi agenti di contrasto, appare necessaria una corretta informativa al paziente, specificatamente in tema di Fibrosi Sistemica Nefrogenica, per la raccolta del consenso in forma scritta, segnalando inoltre al paziente, quali possano essere le iniziali manifestazioni della NSF. Anche per questa indagine il Gruppo di Lavoro Multidisciplinare ha elaborato un Modulo di Consenso Informato per RM (All.to 6), unitamente a quello per l’utilizzazione del mdc, che è lo stesso per la TC (All.to 2), entrambi allegati alla fine del Testo. Sempre in tema di norma prudenziale, si ritiene non opportuna, a meno di attenta valutazione del parametro rischio/beneficio per il singolo caso clinico, la ripetizione di esami RM con agente di contrasto, prima di una settimana, nei pazienti”a rischio”. Per quanto riguarda le procedure post-somministrazione, al di là di una generica norma prudenziale che consiglia una osservazione del paziente per almeno 30 minuti dopo il completamento dell’esame, esistono pareri non univoci in tema di dialisi e di idratazione. In conclusione, quindi, emerge chiaramente che una serie di agenti di contrasto di ampia diffusione ha dimostrato un possibile legame con la comparsa di una malattia gravemente invalidante, in particolari situazioni cliniche, come l'insufficienza renale severa e con il possibile concorso di una serie di cofattori. Tutto ciò determina la necessità di attenzione nell’utilizzo anche di questi farmaci, evitando l'uso inappropriato, dosi eccessive e selezionando di volta in volta, tra i molti disponibili, l'agente di contrasto con le caratteristiche più appropriate per il caso clinico, sempre previo inquadramento clinico-anamnestico. il più corretto possibile. Ultrasuoni (US) A partire dall’edizione precedente delle linee guida SIRM, la maggior parte dei servizi di Radiologia Clinica, ha visto un forte aumento delle richieste di esami con US. In questo periodo, le apparecchiature ecografiche e l’esperienza nell’impiego degli US, hanno compiuto notevoli progressi, tanto che si è ampliata la gamma dei motivi per i quali i pazienti si sottopongono a esami di questo tipo (ColorDoppler, Power Doppler, indagini ginecologiche transvaginali ecc.). Si tratta di una evoluzione che deve essere vista positivamente, in quanto l’impiego degli US non comporta l’uso di radiazioni ionizzanti. Vi sono, tuttavia, poche prove che l’aumento nell’impiego degli US sia stato accompagnato da una proporzionale diminuzione nel numero di richieste di indagini radiologiche di altro tipo e, di conseguenza, da una riduzione della dose totale di radiazioni alla popolazione. 28 Di fatto, l’aumento dei carichi di lavoro per indagini US è stato accompagnato da un aumento parallelo di richieste per altri tipi di indagini. L’unica eccezione degna di nota è costituita dall’urografia, che è molto meno richiesta dopo l’avvento degli US. Tuttavia, dato che la tecnica US è non invasiva, è aumentato anche il numero totale di pazienti esaminati per problematiche uroradiologiche. I servizi di radiologia clinica hanno messo a punto criteri locali diversi per far fronte all’aumento del carico di lavoro con US. L’acquisizione di immagini ecografiche deve essere effettuata da un operatore esperto che, peraltro, può non essere in grado di ottenere immagini perfette in ogni paziente. Infatti, la tecnica US, può risultare difficile a dare immagini soddisfacenti nel caso di pazienti obesi o negli esami addominali quando, l’eccesso di gas intestinale, maschera determinate strutture. Nondimeno, il basso costo, la facilità di esecuzione, l’affidabilità e la natura non invasiva degli US ne fanno un ottimo mezzo di indagine di prima istanza per un’ampia gamma di quesiti clinici. Di conseguenza, gli US sono stati raccomandati come mezzo adeguato di studio in tutti i casi in cui il loro impiego sia possibile. Dato che gli US consentono di evitare l’impiego di radiazioni ionizzanti e poiché sono relativamente poco costosi, essi sono spesso raccomandati là dove studi più costosi (per esempio: TC) non possono essere giustificati o là dove le risorse disponibili sono limitate. D’altra parte diviene perciò difficile rifiutare una richiesta di indagine con US, adducendo ragioni di invasività o di alto costo. Vi è quindi il pericolo che la sezione US sia costantemente sovraccarica di lavoro per richieste, spesso ai limiti della giustificazione. Di conseguenza, i medici che inviano i pazienti hanno il dovere di considerare con attenzione se ciascuna richiesta di US sia pienamente giustificata e se il risultato dell’indagine (per esempio: presenza di calcoli) sia in grado di modificare la gestione del paziente. Di notevole rilevanza è il tema della appropriatezza prescrittiva in ecocardiografia, per la quale ci siamo attenuti alle Linee guida in ecocardiografia della American Heart Association (AHA) e l’American College of Cardiology (ACC), pubblicate nel marzo 1990. Indicazioni ed Appropriatezza prescrittiva dell’ecocardiografia Per dare delle concrete indicazioni sull’appropriatezza degli esami ecografici, gli esperti dei vari settori specialistici hanno suddiviso le prestazioni ultrasonografiche, nelle seguenti classi: • Classe I: tutti gli Autori concordano nell’esecuzione dell’esame • Classe II: non tutti gli Autori concordano nell’esecuzione dell’esame • Classe II a: la maggior parte concorda nell’ esecuzione dell’esame • Classe II b: la maggior parte non è d’accordo all’esecuzione dell’esame • Classe III : tutti gli Autori non concordano sull’esecuzione dell’esame 29 Medicina generale Questi esami sono generalmente richiesti dai Medici di Medicina Generale: • in pazienti senza cardiopatia nota • in pazienti con cardiopatia nota (follow up) Nel gruppo di pazienti senza cardiopatia nota possiamo distinguere: -pazienti asintomatici ( includendo dunque lo screening etc) -pazienti con sintomi o segni da indagare (dispnea, edema, palpitazioni,sincope, dolore toracico, soffi) Pazienti Asintomatici Indicazioni di Classe I • In caso di storia familiare di malattie cardiovascolari trasmesse Geneticamente (sindrome di Marfan, miocardiopatia ipertrofica, Malattia dilatativa idiopatica e displasia aritmogena del VD) • Valutazione iniziale e successivo follow-up di pazienti sottoposti a chemioterapia con farmaci cardiotossici . • Soggetti potenziali donatori per trapianto di cuore • Familiari di I grado di pazienti con miocardiopatia dilatativa idiopatica. Nei pazienti, con malattie sistemiche che potrebbero interessare il cuore (sarcoidosi, LES, etc) l’ecocardio , in assenza di sintomi, appare di scarsa utilità e pertanto è discussa la sua appropriatezza (classe IIb). Il consenso è unanime circa l’inappropriatezza dell’ecocardio nella popolazione generale e negli sportivi agonistici con normalità dell’anamnesi, dell’esame clinico e dell’ECG (classe III) Pazienti con sintomi • Dolore toracico L’esame clinico dirime generalmente il dubbio diagnostico. Pertanto un esame ecocardio non è indicato, se è evidente una causa non cardiaca del dolore toracico (classe III), ne è indicato se l’esame ECG (esame di I ° livello) sia diagnostico di ischemia/infarto. Peraltro in assenza di alterazioni all’ECG a riposo in un paziente con dolore toracico di sospetta origine ischemica, il percorso diagnostico deve primariamente comprendere i test di induzione dell’ischemia (ECG da sforzo, scintigrafia miocardica e in casi selezionati ecocardio stress) • Palpitazioni e aritmie Il paziente con palpitazioni è di frequente riscontro nella pratica della MG. L’oggettivazione della aritmia mediante ECG o Holter rappresenta il primo passo della valutazione, in assenza di compromissione emodinamica che altrimenti comporta una valutazione in PS. Il ruolo dell’ecocardio è quello di identificare la presenza di malattie cardiache associate all’evento aritmico. Esse sono significativamente presenti in 30 caso di aritmie maggiori (fibrillazione o flutter atriale, tachicardia da rientro, tachicardie ventricolari , BEV complessi) ( classe IVdi Lown) Pertanto il paziente aritmico con sospetto clinico di anomalie cardiache strutturali oppure familiarità per malattie a trasmissione genetica (miocardiopatia ipertrofica, sclerosi tuberosa, rabdomioma), costituisce una indicazione di classe I all’esame ecocardio. All’estremo opposto (classe III) il paziente con palpitazioni senza riscontro di aritmia o di alti segni o sintomi cardiaci, cosi come il quello che abbia BEV prematuri, in assenza di sospetto clinico di cardiopatia. Altra indicazione (classe IIa) è una aritmia che richiede un trattamento, in quanto gli effetti proaritmici di alcuni antiaritmici sono più marcati in presenza di una ridotta funzione sistolica del Ventricolo Sinistro. Una menzione merita il ruolo terapeutico che talvolta può avere un esame eco normale in un paziente ansioso, per il quale non ci sia, a rigore, indicazione ad eseguirlo. • Soffio cardiaco Le raccomandazioni per l’esecuzione dell’Ecocardiografia in presenza di soffi cardiaci, collocano: • In classe I pazienti sintomatici e non, con probabilità almeno moderata di avere una anomalia strutturale cardiaca. • In classe IIa con qualche riserva, in caso di bassa probabilità di malattia, non ragionevolmente esclusa dalla valutazione standard. • In classe III un paziente asintomatico, il cui soffio sia stato giudicato funzionale o innocente da un esperto. Il soffio funzionale o innocente ha le seguenti caratteristiche : • generalmente proto o mesosistolico • intensità di grado 1-2 • assenza di segni fisici, radiologici ed ECGrafici di malattia • Dispnea L’esame ecocardiografico trova indicazione nella valutazione di un paziente dispnoico con sospetta malattia cardiaca ( valvolare, ischemica, pericardica), così come nello studio di un paziente con edemi periferici avendo escluso altre cause ( respiratorie, ematologiche, renali etc) sulla base dell’esame clinico, di laboratorio e strumentale di primo livello. • Sincope E’ una improvvisa e transitoria perdita di coscienza, associata a perdita del tono posturale, con risoluzione spontanea e può essere di natura: • Cardiogena, osservabile in circa il 20% dei casi, ed è legata a valvulopatie, tachi o bradiaritmie, deficit di pompa • Neuromediata, presente in circa il 35% ed è di natura vasovagale, ipotensione ortostatica o visceroriflessa. • Neurologica/cerebrovascolare, osservabile in circa 10% dei casi, in corso di TIA, epilessie ed emicrania • Neuropsichica e metabolica, circa il 15% dei casi, per isteria, attacchi di panico, ipossia ed ipoglicemia • Indeterminata osservabile in circa il 20% dei casi. 31 La prognosi è strettamente in relazione con la causa ( peggiore in presenza di cardiopatie strutturali o aritmogene, benigna nelle forme neuromediate). Pertanto il processo diagnostico deve individuare i pazienti suscettibili di trattamento specifico. Nel 10-25 % dei soggetti con episodi sincopali, viene riconosciuta una causa cardiaca (aritmie, ostruzione al flusso come nella stenosi aortica, IMA,tamponamento cardiaco) e pertanto l’ecocardiografia viene raccomandata, classe I, come nella sincope che fa seguito ad uno sforzo fisico. Non è raccomandata in caso di classica sincope neurogenica (vasovagale), in assenza di sospetta patologia cardiaca o in pazienti con causa già dimostrata (classe III). Sembra opportuno eseguire l’eco in soggetti che svolgano lavori ad alto rischio (classe IIa) . Nel paziente ambulatoriale con episodio sincopale, un approccio diagnostico può essere quello suggerito dall’ANMCO:( semplificata) Cardiopatia ischemica cronica L’ecocardiografia fornisce un contributo prezioso per la definizione diagnostica, la stratificazione prognostica e l’iter terapeutico dei pazienti affetti da: • Angina stabile da sforzo • Pregresso infarto miocardico • Pregressa rivascolarizzazione miocardica mediante: - by-pass aorto-coronarico - Angioplastica coronarica L’ecocardiogramma evidenzia indirettamente la presenza di una coronaropatia e, solo quando la patologia coronarica abbia determinato un danno miocardico irreversibile, cioè una necrosi miocardica, rileva una alterazione segmentaria della cinesi parietale, ipocinesia o acinesia. Un esame ecocardiografico non può perciò rispondere ai seguenti quesiti: • se il paziente ha una coronaropatia • se la coronaropatia di un cardiopatico ischemico sia progredita A scopo prognostico e terapeutico, fondamentali sono invece le informazioni che l’ecocardiogramma, con le sue tecniche Mono, 2 D , ColorDoppler, e TDI, fornisce nei pazienti con pregresso Ima relativamente a: • dimensioni del ventricolo sinistro • alterazioni globali e segmentarie della cinesi parietale. • estensione dell’infarto. • funzione ventricolare sinistra sistolica e diastolica. • funzione ventricolare destra. • eventuale presenza di ipertensione polmonare • eventuale presenza di complicanze quali: - aneurismi ventricolari, che rappresentano una complicanza più frequente negli infarti anteriori estesi, e sono per lo più localizzati in sede anteroapicale o settoapicale. 32 - trombi endocavitari, che si formano in corrispondenza di zone adiscinetiche, soprattutto in pazienti con bassa FE. L’ecocardiogramma consente non solo di identificare la presenza di trombi, ma anche di distinguere tra trombi a basso potere emboligeno (trombi murali stratificati di vecchia data) e trombi ad alto potere emboligeno (trombi di recente formazione, protrudenti e mobili nella cavità ventricolare). insufficienza mitralica, che influenza negativamente la prognosi dei pazienti affetti da cardiopatia ischemica cronica. - versamento pericardico. • calcolo della pressione arteriosa polmonare indiretta (PASP), nei pazienti in cui è presente una insufficienza della valvola tricuspide: • complicanze dell’infarto come: la visualizzazione della modificazione morfologica e geometrica delle dimensioni del cuore, intese come rimodellamento ventricolare, che rappresenta l’evoluzione verso la cardiomiopatia dilatativa ischemica. Ipertensione arteriosa Attraverso l’esame ecocardiografico è possibile porre diagnosi di ipertrofia ventricolare sinistra e valutare la funzione sistolica e la funzione sistolica. Linee Guida più articolate, rivolte al contesto sanitario nazionale sono state proposte dall' Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) , dalla Società Italiana di cardiologia (SIC) e dalla Società Italiana dell'Ipertensione Arteriosa (SIIA). Secondo tali Linee Guida è consigliabile eseguire l'esame ecocardiografico, nel paziente iperteso, nelle seguenti situazioni: • Sospetto fondato di ipertrofia VS, in pazienti con ipertensione di I grado: - riscontro episodico di 200 mmHg di PAs e 120 mmHg di PAd. - pressione ambulatoriale> 135/85 mmHg durante le ore diurne. - obesità. - proteinuria Q e microalbuminuria. - alterazioni ECG suggestive di ipertrofia VS. • necessità di ottenere una più precisa stratificazione del rischio cardiovascolare globale in base alla presenza, gravità e pattern geometrico di ipertrofia VS nei pazienti già definiti ad alto rischio: - pazienti con ipertensione di I grado e profilo di rischio CV elevato (pregressi eventi cardiovascolari, diabete mellito, presenza di più fattori di rischio). - pazienti con ipertensione di II e Ill grado resistente al trattamento farmacologico. 33 Scompenso cardiaco Classe I Valutazione delle dimensioni e funzione del VS nei pazienti con sospetta cardiomiopatia o diagnosi clinica di scompenso cardiaco. Segni clinici di edema o elevata pressione venosa centrale quando è sospetta una potenziale patologia cardiaca o quando la pressione venosa centrale non può essere stimata con certezza ed il sospetto clinico di malattia cardiaca è alto. Dispnea con segni clinici di malattia cardiaca. Paziente con non spiegata ipotensione, specialmente in terapia intensiva. Pazienti esposti ad agenti cardiotossici per determinare l’eventualità di aggiungere o aumentare i dosaggi terapeutici. Rivalutazione della funzione ventricolare sinistra nei pazienti in cui è stabilita una cardiomiopatia, quando c’è stato un documentato cambiamento dello stato clinico o per guidare una terapia medica. Sospetto di cardiomiopatia ipertrofica basato su un anormale esame clinico, ECG o storia familiare. Classe II Rivalutazione dei pazienti con già documentata cardiomiopatia quando non c’è cambiamento dello stato clinico,ma quando i risultati potrebbero modificarne la gestione. Rivalutazione dei pazienti con edema quando una potenziale causa cardiaca è stata già dimostrata. Classe III Valutazione della frazione di eiezione del VS nei pazienti con recente determinazione angiografica della FE. Rivalutazione continua nei pazienti clinicamente stabili nei quali non è previsto alcun cambiamento della terapia. Nei pazienti con edema, normale pressione venosa centrale e nessuna evidenza di malattia cardiaca. Malattie extracardiache. CLASSE I • sospetta ipertensione polmonare • embolia polmonare e sospetti coaguli in atrio destro • ventricolo destro o arterie polmonari • diagnosi differenziale tra dispnea cardiaca dalla non cardiaca in quei pazienti in cui i dati clinici e laboratoristici sono dubbi • follow-up in pazienti con ipertensione polmonare anche per valutare la risposta al trattamento • malattie polmonari con sospetto coinvolgimento cardiaco 34 CLASSE II a • pregressa embolia polmonare • pazienti da sottoporre a procedura chirurgica • per avanzata malattia polmonare CLASSE II b • BPCO CLASSE III • malattia polmonare senza alcun sospetto di • coinvolgimento cardiaco Sindromi ischemiche cerebrali CLASSE I • pazienti con embolia cerebrale e segni clinici di Cardiopatia • Pazienti di età < 45 anni colpiti da un evento cerebrovascolare acuto • Pazienti per cui una decisione clinica-terapeutica (TAO) dipenderà dall’esito dell’ECO CLASSE II • pazienti di età > 45 anni con sospetto di embolia cerebrale di origine cardiaca, ma senza segni clinici di cardiopatia CLASSE III • pazienti con cause non cardiache note del disturbo di tipo Neurologico • Pazienti in cui l’esito dell’ECO non modificherà la terapia Malattie dell’aorta CLASSE I • sospetta dissezione aortica (ETE) • Eco TT utile anche per evidenziare qualunque possibile Complicanza, come lo sviluppo di versamento pericardio e di insufficienza aortica acuta • Parenti di primo grado di pazienti affetti da malattia del tessuto connettivo a trasmissione genetica ( S. di Marfan ) • Monitoraggio dei pazienti con dilatazione dell’aorta ascendente • Follow-up di pazienti con dissezione aortica, specialmente Dopo riparazione chirurgica senza sospetto di complicazioni CLASSE II • sospetto di malattie del tessuto connettivo negli atleti • Qualunque sospetto di malattie dei grossi vasi 35 Un discorso particolare va riservato sia per le specifiche indicazioni, sia per l’appropriatezza prescrittiva dell’ecocolordoppler vascolare ( tronchi sovraortici, aorta addominale, circolo arterioso e venoso degli arti superiori ed inferiori), esame di alta efficacia diagnostica e di grande utilità quando precocemente effettuato, rispetto all’evento acuto od al sospetto diagnostico. Il Sistema Aziendale di monitoraggio dei tempi di attesa individua questo esame tra le metodiche critiche ed il gruppo di esperti ha evidenziato il principio che l’ecocolordoppler vascolare non deve considerarsi un esame di screening da applicare alla popolazione generale. L’ecocolordoppler vascolare dovrebbe essere richiesto solo quando il risultato dell’esame può modificare i successivi comportamenti assistenziali e/o la qualità di vita del paziente. Nella richiesta dell’esame va sempre specificato il dubbio clinico ed il quesito diagnostico. Nelle “ urgenze ” la prescrizione, in linea generale, deve riguardare solo il distretto vascolare interessato. La tempistica dei controlli, nei pazienti con patologia vascolare, è demandata allo specialista angiologo e a definiti percorsi assistenziali e terapeutici. Le tabelle successive, preparate dalla Società Italiana Di Diagnostica Vascolare e dalle Società Nazionali di Diagnostica Clinica e strumentale nel campo vascolare, prevedono indicazioni di inclusione o di esclusione per la prescrivibilità della metodica, per ridurre il più possibile l’inappropriatezza delle richieste e tentare di ridurre le liste di attesa. Ecocolordoppler dei vasi epiaortici Criteri di appropriatezza • Segni neurologici focali • Soffi carotidei • Sospetto TIA • Follow-up di pazienti con uno o più fattori di rischio (età, fumo, diabete, dislipidemia, ipertensione arteriosa) o patologia vascolare accertata • Richieste motivate da parte di altro specialista Criteri di non appropriatezza Presenza esclusiva di: • vertigini • dolori e parestesie al collo od alla testa Ecocolordoppler arterioso degli arti inferiori Criteri di appropriatezza • Riduzione improvvisa dell’autonomia di marcia • Tumefazioni pulsanti • Comparsa di lesioni trofiche • Pazienti con arteriopatia ostruttiva periferica, dove si preveda trattamento chirurgico od endovascolare • Richiesta motivata di medico specialista • Paziente con uno o più fattori di rischio (solo se sintomatico) 36 Criteri di non appropriatezza • Monitoraggio degli arteriopatici in trattamento farmacologico • Presenza dei polsi arteriosi periferici • Presenza esclusiva di: - parestesie - edema degli arti inferiori - dolori articolari Ecocolordoppler venoso degli arti inferiori Criteri di appropriatezza • Pazienti con sindrome varicosa, ai fini della scelta di terapia medica / chirugica (una volta) • Edemi in pazienti con rischio trombofilico accertato • Pazienti in attesa di intervento chirurgico, per “mappa venosa” • Flebite superficiale (soprattutto se alla coscia) • Edema duro ed improvviso di una gamba (TVP?) • Richiesta motivata, di medico specialista Criteri di non appropriatezza • Monitoraggio della malattia varicosa • Presenza esclusiva di: - edema bilaterale - parestesie e dolori articolari - varici reticolari e teleangectasie Ecocolordoppler arterioso degli arti superiori Criteri di appropriatezza • Pazienti recentemente sottoposti a cateterismo arterioso • Assenza di polso radiale o riduzione monolaterale della P.A. omerale sistolica • Tumefazioni pulsanti • Comparsa di lesioni trofiche • Paziente con sindrome dello stretto toracico superiore • Richiesta motivata di medico specialista Criteri di non appropriatezza • • - Presenza dei polsi radiali Presenza esclusiva di: Parestesie e dolori muscolari Dolori articolari Follow up dei pazienti con arteriopatia, con fattori di rischio per aterosclerosi o con patologia venosa Distretto carotideo • Placca stabile, non emodinamicamente significativa ogni 6 mesi e poi ogni12 mesi • Placca stabile a bassa espressività emodinamica ogni 3 mesi o s.i.s.* • Placca stabile ad alta espressività emodinamica s.i.s.* • Placca instabile, non emodinamicamente significativa s.i.s.* 37 • • • • • Placca instabile a bassa espressività emodinamica s.i.s.* Placca instabile ad alta espressività emodinamica s.i.s.* Dopo TEA (tromboendoarteriectomia) ogni 3 mesi o s.i.s.* Pazienti diabetici ogni 12 mesi Pazienti con più fattori di rischio ogni 12 mesi Distretto arterioso degli arti inferiori • • • Dopo intervento di rivascolarizzazione ogni 3 mesi o s.i.s.* Pazienti diabetici ogni 12 mesi Pazienti con arteriopatia steno-ostruttiva s.i.s.* Distretto venoso degli arti inferiori • • Trombosi venosa profonda s.i.s.* Sindrome post trombotica s.i.s.* *s.i.s.: secondo indicazione dello specialista Nei pazienti, per i quali si è adottato un provvedimento di esclusione dalla indagine strumentale, si può richiedere la “visita/consulenza angiologica”, che verrà effettuata in tempi nettamente inferiori rispetto all’ecocolordoppler. A completamento dei criteri sull’appropriatezza prescrittiva, nello schema successivo, vengono presentati i tempi, distretto per distretto, entro i quali sottoporre a controllo i pazienti con arteriopatia o con fattori di rischio per aterosclerosi. Tempistica degli esami di controllo nei pazienti con arteriopatia o fattori di rischio aterosclerotico Distretto Carotideo Stenosi carotidea • • • • • • • • < 50% con placca iperecogena < 50% con placca ipoecogena Tra 50% - 60% con placca iperecogena Tra 50% - 70% con placca ipoecogena > 70% con placca iperecogena non sintomatica > 70% con placca ipoecgena o sintomatica Placche tra 7-80% asintomatiche Occlusione della carotide controlaterale • • • Dopo TIA Pazienti diabetici Pazienti con più fattori di rischio ogni anno ogni 6 mesi, poi ogni anno ogni 6 mesi, poi ogni anno ogni 4-6 mesi, poi ogni 9 mesi ogni 6 mesi invio chirurgo vascolare ogni 3 mesi, se non inviate al chirurgo se la rimanente normale controllo a 1 e 2 anni controllo a 3-9 mesi, poi ogni anno ogni 2 anni se esame negativo ogni 2 anni se esame negativo Distretto arterioso degli arti inferiori • • • Dopo intervento di rivascolarizzazione Paziente diabetici Pazienti con più fattori di rischio ogni anno, se sintomatico ogni 6 mesi ogni 3 anni se asintomatico solo se sintomatici 38 Distretto venoso degli arti inferiori • Trombosi venosa profonda • Sindrome post-trombotica un controllo al termine della TAO ed in seguito ogni anno nei due anni successivi solo nel sospetto di recidiva trombotica Eco-doppler aorta addominale • • • • • Ectasie aortiche< a 3 cm Tra 3,2-3,4 cm > 3,5 cm Ectasia 4,5 cm Ectasia 5,5 cm controllo dopo 3 anni controlli biannuali controllo annuale controllo semestrale inviare al chirurgo, o controllo trimestrale Pazienti operati di rivascolarizzazione aorto-iliache • • • • Immediato post-operatorio Nel 1° anno Nel 2° anno Dal 3° anno controllo dopo 30gg cadenza trimestrale controlli semestrali solo nell’insorgenza o sospetto di complicazioni. Sono stati affrontati tutti i temi principali della DPI: la giustificazione, la radioprotezione, l’ottimizzazione dei rapporti tra medico prescrivente e medico radiolologo e le modalità di comunicazione. Allo scopo di dare rilievo ai principi fondamentali per il conseguimento dell’appropriatezza prescrittiva, prevista da queste Linee Guida, sono presentate tutte le tabelle della Società Italiana di Radiologia Medica che indicano, per organo, apparato, oncologia, età pediatrica ecc, quali siano gli esami più appropriati rispetto ad altri, per un determinato sospetto clinico. Di seguito vengono chiarite le modalità per una corretta consultazione ed interpretazione delle tabelle delle Linee Guida SIRM: Ogni pagina è suddivisa in cinque colonne • Nella prima è indicato il problema clinico per il quale si richiede un esame • Nella seconda sono elencate le possibili tecniche di imaging • Nella terza è riportata la raccomandazione (con il grado di evidenza) circa l’appropriatezza o meno dell’indagine; • Nella quarta sono riportati sintetici commenti esplicativi • Nella quinta l’eventuale dose di esposizione alle radiazioni. 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 Raccomandazioni per l’appropriatezza prescrittiva TC e RM Sulla base dei vari riscontri segnalati nel testo del presente Lavoro, della scrupolosa osservazione delle tabelle della Società Italiana di Radiologia Medica, il Gruppo di Lavoro Interdisciplinare dell’Azienda Sanitaria di Frosinone ha fissato i seguenti punti programmatici: • Puntare sulla riduzione delle richieste inappropriate, in particolare evitando inutili ripetizioni di esami e ponendo quesiti diagnostici corretti. • Una prestazione assistenziale si valuta appropriata quando i benefici, attesi in termini di aspettativa e qualità di vita, di riduzione di disturbi psichici, di miglioramento delle capacità funzionali, di prevenzione, superano con margine proporzionatamente ampio gli esiti negativi come morbilità, perdita di giornate lavorative e così via. Quanto fissato nei due punti precedenti, implica necessariamente l’impegno di tutti i professionisti coinvolti nelle procedure della Diagnostica per Immagini: Il Medico prescrivente: • • • • • • Deve compilare correttamente la proposta di richiesta di prestazione radiologica, che deve essere formulata in modo accurato, leggibile, completo, con quesito clinico preciso e circostanziato e con tutti i dati identificativi ed anagrafici. Deve riportare i dati anamnestici che consentano, al medico radiologo, di fornire la prestazione più appropriata al singolo caso. Deve evitare la descrizione del sintomo, e, nel caso richieda un controllo, deve precisare se si tratta di un follow-up, di un esame pre-operatorio, o di una patologia acuta in trattamento e quant’altro. In casi particolarmente difficili, ove ricorrano dubbi dignostici, sarebbe opportuno stilare una breve relazione clinica, da allegare alla proposta SSN, in busta chiusa nel rispetto del D. Lgs. n° 196/2003 sulla privacy. Deve evitare che il paziente sia sottoposto inutilmente a radiazioni ionizzanti, assicurandosi di non essere in grado di procurarsi esami di DPI effettuati precedentemente. Deve prendere in considerazione l’utilizzazione di tecniche di DPI alternative, più sicure e non ionizzanti. Deve discutere col Radiodiagnosta ogni richiesta di TC che ricada al di fuori di Linee Guida prestabilite. Il Radiodiagnosta: • Deve dare informazioni sulla tecnologia della U.O. in cui presta servizio, facilitando la decisione del paziente nell’accettare di sottoporsi o meno all’esame e, soprattutto, una volta presa la decisione, se 162 • • • • effettuarla in quella o in altra Struttura, dotata di più moderni ed avanzati dispositivi. Ha il ruolo di Responsabile gestore delle prestazioni e non di semplice esecutore di richieste e, quindi, la sua azione si svolge in un rapporto di collaborazione paritaria con i medici prescriventi e nel contesto di una reale interdisciplinarietà. Decide, in caso di dubbio del prescrivente, sulla opportunità dell’indagine e su quale sia la tecnica migliore da utilizzarsi. Stabilisce, in rapporto alle dosi potenzialmente elevate della TC, di eseguire o meno l’esame e solo dopo adeguata giustificazione clinica, o al contrario, può optare per una tecnica alternativa a più basse dosi o senza radiazioni ionizzanti ( US o RM ). Deve somministrare al paziente il consenso informato per semplice radiografia, per TC, per RM e per mdc.. Prescrivente e Radiodiagnosta: • Devono, nell’ambito di una pari dignità professionale ed in assoluta interdisciplinarietà, dialogare, nel rispetto dei reciproci compiti istituzionali, al fine di salvaguardare la tutela del paziente, evitando esposizioni non necessarie. • In caso di dubbio sull’opportunità dell’indagine o di quale sia la tecnica migliore da impiegarsi, i Responsabili dei servizi di radiologia sono disponibili a discutere gli esami proposti con i medici che li richiedono. In particolare, quando si operi in Strutture Ospedaliere, riunioni clinicoradiologiche su questi temi forniscono un’utile cornice per tali discussioni e sono considerate una buona prassi. 163 Raccomandazioni per l’Appropriatezza prescrittiva ECO ed ECOCOLORDOPPLER vascolare Le raccomandazioni individuate si prefiggono l’obiettivo di ridurre le prescrizioni inappropriate di Ecografia ed Ecocolordoppler vascolare, nell’intento di centrare il buon utilizzo delle risorse di cui si dispone e di accomunare, in un percorso condiviso sui criteri prescrittivi, i vari attori coinvolti nel processo di prescrizione ed erogazione della metodica ecografica.Il Gruppo di Lavoro Interdisciplinare, allo scopo di migliorare l’appropriatezza prescrittiva, ridurre i tempi di attesa, favorire l’accesso all’esame a chi ne ha maggiormente bisogno, migliorare i risultati clinici, mirare ad una erogazione rapida della prestazione per incidere in tempi utili sulle decisioni terapeutiche, si è fatto guidare da: • Linee Guida delle più importanti Società Nazionali di Diagnostica Clinica e Strumentale nel campo vascolare. • Tabelle con le indicazioni di appropriatezza prescrittiva dell’ecocolordoppler della Società Italiana di Diagnostica Vascolare. • Tabelle per l’appropriatezza prescrittiva della Società Italiana di Radiologia Medica. • Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO). • Società Italiana di Cardiologia (SIC). • Società Italiana dell'Ipertensione Arteriosa (SIIA). • Linee Guida in ecocardiografia della American Heart Association (AHA). • Linee Guida in ecocardiografia della American College of Cardiology (ACC) • “Medicina basata sulla Evidenza” e tenendo conto delle realtà operative e culturali del nostro Sistema Sanitario Nazionale e della nostra Azienda. Quanto fissato nei punti precedenti, implica necessariamente l’impegno di tutti i professionisti coinvolti nelle procedure della Diagnostica per Immagini che devono rispettare, ciascuno per proprio compito istituzionale, i seguenti criteri: • L’utilizzazione degli US non comporta l’uso di radiazioni ionizzanti, è relativamente poco costoso e spesso è raccomandato là dove, studi più costosi, (per esempio: TC) non possono essere giustificati o là dove le risorse disponibili sono limitate. • Il basso costo, la facilità di esecuzione, l’affidabilità e la natura non invasiva degli US ne fanno un ottimo mezzo di indagine di prima istanza, per un’ampia gamma di quesiti clinici. Di conseguenza, gli US sono stati raccomandati come mezzo adeguato di studio in tutti i casi in cui il loro impiego sia possibile. • La richiesta va confermata dallo specialista di riferimento, sulla base di specifiche condizioni cliniche o di percorsi assistenziali e terapeutici o Linee Guida dedicate. • La scrupolosa osservazione delle indicazioni all’esecuzione degli esami U.S., evita di incappare in prestazioni inappropriate, alle quali però può porre rimedio lo specialista di riferimento, che non è il semplice esecutore ma il gestore delle procedure ecografiche. 164 • La tempistica dei controlli, nei pazienti con patologia cardio-vascolare, è demandata allo specialista di riferimento e a definiti percorsi assistenziali e terapeutici. • Nelle “ urgenze ” la prescrizione, in linea generale, deve riguardare solo il distretto interessato. • L’acquisizione di immagini ecografiche deve essere effettuata da un operatore esperto che, peraltro, può non essere in grado di ottenere immagini perfette in ogni paziente, come nel caso di pazienti obesi o di eccesso di gas intestinale, che può mascherare determinate strutture. • I medici che inviano i pazienti hanno il dovere di considerare con attenzione se ciascuna richiesta di US sia pienamente giustificata e se il risultato dell’indagine sia in grado di modificare la gestione del paziente. • Nella richiesta dell’esame va sempre specificato il dubbio clinico ed il quesito diagnostico. Per dare delle concrete indicazioni sull’appropriatezza degli esami ecografici, gli esperti dei vari settori specialistici hanno suddiviso le prestazioni ultrasonografiche, nelle seguenti tre classi: • Classe I: tutti gli Autori concordano nell’esecuzione dell’esame • Classe II: non tutti gli Autori concordano nell’esecuzione dell’esame • Classe II a: la maggior parte concorda nell’ esecuzione dell’esame • Classe II b: la maggior parte non è d’accordo all’esecuzione dell’esame • Classe III : Tutti gli Autori non concordano sull’esecuzione dell’esame Di seguito sono riportati i precisi criteri per l’Appropriatezza prescrittiva dell’ecocardiografia: Medicina generale Pazienti Asintomatici Indicazioni di Classe I • In caso di storia familiare di malattie cardiovascolari trasmesse geneticamente (sindrome di Marfan, miocardiopatia ipertrofica, m. dilatativa idiopatica e displasia aritmogena del VD) • valutazione iniziale e successivo follow-up di pazienti sottoposti a chemioterapia con farmaci cardiotossici . • soggetti potenziali donatori per trapianto di cuore • familiari di I grado di pazienti con miocardiopatia dilatativa idiopatica. Palpitazioni e aritmie • Il ruolo dell’ecocardio è quello di identificare la presenza di malattie cardiache associate all’evento aritmico. Esse sono significativamente presenti in caso di aritmie maggiori (fibrillazione o flutter atriale, tachicardia da rientro, tachicardie ventricolari , BEV complessi) ( classe IV di Lown) • Il paziente aritmico con sospetto clinico di anomalie cardiache strutturali oppure con familiarità per malattie a trasmissione genetica (miocardiopatia ipertrofica, sclerosi tuberosa, rabdomioma), costituisce una indicazione di classe I all’esame ecocardio 165 Soffio cardiaco • In classe I pazienti sintomatici e non, con probabilità almeno moderata di avere una anomalia strutturale cardiaca. Cardiopatia ischemica cronica L’ecocardiografia fornisce un contributo prezioso per la definizione diagnostica, la stratificazione prognostica e l’iter terapeutico dei pazienti affetti da: • Angina stabile da sforzo • Pregresso infarto miocardico • Pregressa rivascolarizzazione miocardica mediante: - by-pass aorto-coronarico - Angioplastica coronarica Ipertensione arteriosa Attraverso l’esame ecocardiografico è possibile porre diagnosi di ipertrofia ventricolare sinistra e valutare la funzione sistolica. Linee Guida più articolate, rivolte al contesto sanitario nazionale sono state proposte dalla Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) , dalla Società Italiana di cardiologia (SIC) e dalla Società Italiana dell'Ipertensione Arteriosa (SIIA). Secondo tali Linee Guida è consigliabile eseguire l'esame ecocardiografico, nel paziente iperteso, nelle seguenti situazioni: • Sospetto fondato di ipertrofia VS in pazienti con ipertensione di I grado: - riscontro episodico di 200 mmHg di PAs e 120 mmHg di PAd. - pressione ambulatoriale> 135/85 mmHg durante le ore diurne. - obesità. - proteinuria Q microalbuminuria. - alterazioni ECG suggestive di ipertrofia VS. • necessità di ottenere una più precisa stratificazione del rischio cardiovascolare globale in base alla presenza, gravità e pattern geometrico di ipertrofia VS nei pazienti già definiti ad alto rischio: - pazienti con ipertensione di I grado e profilo di rischio CV elevato (pregressi eventi cardiovascolari, diabete mellito, presenza di più fattori di rischio). - pazienti con ipertensione di II e III grado resistente al trattamento farmacologico. Scompenso cardiaco Classe I Valutazione delle dimensioni e funzione del VS nei pazienti con sospetta cardiomiopatia o diagnosi clinica di scompenso cardiaco. Segni clinici di edema o elevata pressione venosa centrale quando è sospetta una potenziale patologia cardiaca o quando la pressione venosa centrale non può essere stimata con certezza ed il sospetto clinico di malattia cardiaca è alto. Dispnea con segni clinici di malattia cardiaca. Paziente con non spiegata ipotensione, specialmente in terapia intensiva. 166 Pazienti esposti ad agenti cardiotossici per determinare l’eventualità di aggiungere o aumentare i dosaggi terapeutici. Rivalutazione della funzione ventricolare sinistra nei pazienti in cui è stabilita una cardiomiopatia quando c’è stato un documentato cambiamento dello stato clinico o per guidare una terapia medica. Sospetto di cardiomiopatia ipertrofica basato su un anormale esame clinico, ECG, o storia familiare. Malattie extracardiache Classe I • sospetta ipertensione polmonare • embolia polmonare e sospetti coaguli in atrio destro ventricolo destro o arterie polmonari • diagnosi differenziale tra dispnea cardiaca dalla non cardiaca, in quei pazienti in cui i dati clinici e laboratoristici sono dubbi • follow-up in pazienti con ipertensione polmonare anche per valutare la risposta al trattamento • Malattie polmonari con sospetto coinvolgimento cardiaco Sindromi ischemiche cerebrali Classe I • pazienti con embolia cerebrale e segni clinici di Cardiopatia • Pazienti di età < 45 anni colpiti da un evento cerebrovascolare acuto • Pazienti per cui una decisione clinica-terapeutica (TAO) dipenderà dall’esito dell’ECO Malattie dell’aorta Classe I • sospetta dissezione aortica (ETE) • Eco TT utile anche per evidenziare qualunque possibile Complicanza, come lo sviluppo di versamento pericardio e di insufficienza aortica acuta • Parenti di primo grado di pazienti affetti da malattia del tessuto connettivo a trasmissione genetica ( S. di Marfan ) • Monitoraggio dei pazienti con dilatazione dell’aorta ascendente • Follow-up di pazienti con dissezione aortica, specialmente Dopo riparazione chirurgica senza sospetto di complicazioni Per concludere il discorso sulla appropriatezza della ecocardiografia, si deve dare grande importanza al consenso unanime circa la sua inappropriatezza, quando venga proposta per la popolazione generale e per gli sportivi agonistici, con normalità dell’anamnesi, dell’esame clinico e dell’ECG. Anche per l’ecocolordoppler, che è un esame di alta efficacia diagnostica e di grande utilità quando precocemente effettuato, rispetto all’evento acuto od al sospetto diagnostico, vanno puntualizzati i criteri dell’appropriatezza prescrittiva: 167 Vasi epiaortici Criteri di appropriatezza • Segni neurologici focali • Soffi carotidei • Sospetto TIA • Follow-up di pazienti con uno o più fattori di rischio ( età, fumo, diabete, dislipidemia, ipertensione arteriosa) o patologia vascolare accertata • Richieste motivate da parte di altro specialista Arti inferiori (circolo arterioso) Criteri di appropriatezza • Riduzione improvvisa dell’autonomia di marcia • Tumefazioni pulsanti • Comparsa di lesioni trofiche • Pazienti con arteriopatia ostruttiva periferica, dove si preveda trattamento chirurgico od endovascolare • Richiesta motivata di medico specialista • Paziente con uno o più fattori di rischio (solo se sintomatico) Arti inferiori (circolo venoso) Criteri di appropriatezza • Pazienti con sindrome varicosa, ai fini della scelta di terapia medica / chirugica (una volta) • Edemi in pazienti con rischio trombofilico accertato • Pazienti in attesa di intervento chirurgico, per “mappa venosa” • Flebite superficiale (soprattutto se alla coscia) • Edema duro ed improvviso di una gamba (TVP?) • Richiesta motivata, di medico specialista Arti superiori Criteri di appropriatezza • Pazienti recentemente sottoposti a cateterismo arterioso • Assenza di polso radiale o riduzione monolaterale della P.A. omerale sistolica • Tumefazioni pulsanti • Comparsa di lesioni trofiche • • Paziente con sindrome dello stretto toracico superiore Richiesta motivata di medico specialista Follow-up dei pazienti con arteriopatia, con fattori di rischio per aterosclerosi o con patologia venosa Distretto carotideo • Placca stabile, non emodinamicamente significativa ogni 6 mesi e, successivamente, ogni 12 mesi • Placca stabile a bassa espressività emodinamica ogni 3 mesi o s.i.s.* • Placca stabile ad alta espressività emodinamica s.i.s.* • Placca instabile, non emodinamicamente significativa s.i.s.* 168 • • • • • Placca instabile a bassa espressività emodinamica s.i.s.* Placca instabile ad alta espressività emodinamica s.i.s.* Dopo TEA (tromboendoarteriectomia) ogni 3 mesi o s.i.s.* Pazienti diabetici ogni 12 mesi Pazienti con più fattori di rischio ogni 12 mesi Distretto arterioso degli arti inferiori • Dopo intervento di rivascolarizzazione ogni 3 mesi o s.i.s.* • Pazienti diabetici ogni 12 mesi • Pazienti con arteriopatia steno-ostruttiva s.i.s.* Distretto venoso degli arti inferiori • Trombosi venosa profonda s.i.s.* • Sindrome post trombotica s.i.s.* • *s.i.s.: secondo indicazione dello specialista Vasi epiaortici Criteri di appropriatezza • Diabete • Segni neurologici focali • Soffi carotidei • Sospetto TIA • Follow-up di pazienti con uno o più fattori di rischio (età, fumo, dislipidemia, ipertensione arteriosa) o patologia vascolare accertata • Richieste motivate da parte di altro specialista Distretto arterioso degli arti inferiori Criteri di appropriatezza • Riduzione improvvisa dell’autonomia di marcia • Tumefazioni pulsanti • Comparsa di lesioni trofiche • Pazienti con arteriopatia ostruttiva periferica, dove si preveda trattamento chirurgico od endovascolare • Richiesta motivata di medico specialista • Paziente con uno o più fattori di rischio (solo se sintomatico) Distretto venoso degli arti inferiori Criteri di appropriatezza • Pazienti con sindrome varicosa, ai fini della scelta di terapia medica / chirugica (una volta) • Edemi in pazienti con rischio trombofilico accertato • Pazienti in attesa di intervento chirurgico, per “mappa venosa” • Flebite superficiale (soprattutto se alla coscia) • Edema duro ed improvviso di una gamba (TVP?) • Richiesta motivata, di medico specialista 169 Distretto arterioso degli arti superiori Criteri di appropriatezza • • • • • • Pazienti recentemente sottoposti a cateterismo arterioso Assenza di polso radiale o riduzione monolaterale della P.A. omerale sistolica Tumefazioni pulsanti Comparsa di lesioni trofiche Paziente con sindrome dello stretto toracico superiore Richiesta motivata di medico specialista Follow up dei pazienti con arteriopatia, con fattori di rischio per aterosclerosi o con patologia venosa Distretto carotideo • Placca stabile, non emodinamicamente significativa ogni 6 mesi • Placca stabile a bassa espressività emodinamica ogni 3 mesi o s.i.s.* • Placca stabile ad alta espressività emodinamica s.i.s.* • Placca instabile, non emodinamicamente significativa s.i.s.* • Placca instabile a bassa espressività emodinamica s.i.s.* • Placca instabile ad alta espressività emodinamica s.i.s.* • Dopo TEA (tromboendoarteriectomia) ogni 3 mesi o s.i.s.* • Pazienti diabetici ogni 12 mesi • Pazienti con più fattori di rischio ogni 12 mesi Distretto arterioso degli arti inferiori • Dopo intervento di rivascolarizzazione ogni 3 mesi o s.i.s.* • Pazienti diabetici ogni 12 mesi • Pazienti con arteriopatia steno-ostruttiva s.i.s.* Distretto venoso degli arti inferiori • Trombosi venosa profonda s.i.s.* • Sindrome post trombotica s.i.s.* *s.i.s.= secondo indicazione dello specialista A completamento dei criteri sull’appropriatezza prescrittiva, nello schema successivo, vengono presentati i tempi, distretto per distretto, entro i quali sottoporre a controllo i pazienti con arteriopatia o con fattori di rischio per aterosclerosi. Distretto Carotideo Stenosi carotidea • < 50% con placca iperecogena • < 50% con placca ipoecogena • Tra 50% - 60% con placca iperecogena • Tra 50% - 70% con placca ipoecogena 170 ogni ogni ogni ogni anno 6 mesi, poi ogni anno 6 mesi, poi ogni anno 4-6 mesi, poi ogni 9 mesi • > 70% con placca iperecogena non sintomatica • > 70% con placca ipoecogena o sintomatica • Placche tra 7-80% asintomatiche • Occlusione della carotide controlaterale • Dopo TIA • Pazienti diabetici • Pazienti con più fattori di rischio Distretto arterioso degli arti inferiori • ogni 6 mesi invio al chirurgo vascolare ogni 3 mesi, se non inviate al chirurgo se la rimanente normale controllo a 1 e 2 anni controllo a 3-9 mesi, poi ogni anno ogni 2 anni se esame negativo ogni 2 anni se esame negativo Dopo intervento di rivascolarizzazione • Paziente diabetici • Pazienti con più fattori di rischio ogni anno, se sintomatico ogni 6 mesi ogni 3 anni se asintomatico solo se sintomatici. Distretto venoso degli arti inferiori • • Trombosi venosa profonda un controllo al termine della TAO ed in seguito ogni anno nei due anni successivi Sindrome post-trombotica solo nel sospetto di recidiva trombotica. Eco-doppler aorta addominale • • • • • Ectasie aortiche< a 3 cm Tra 3,2-3,4 cm > 3,5 cm Ectasia 4,5 cm Ectasia 5,5 cm controllo dopo 3 anni controlli biannuali controllo annuale controllo semestrale inviare al chirurgo, o controllo trimestrale Pazienti operati di rivascolarizzazione aorto-iliache • • • • controllo dopo 30 giorni cadenza trimestrale controlli semestrali solo nell’insorgenza o sospetto di complicazioni. Per fare ulteriore chiarezza circa l’utilizzazione dell’ecocolordoppler vascolare, bisogna ancora precisare che tale tecnica di imaging: • Non deve considerarsi un esame di screening da applicare alla popolazione generale. • Immediato post-operatorio Nel 1° anno Nel 2° anno Dal 3° anno Dovrebbe essere richiesto solo quando il risultato dell’esame può modificare i successivi comportamenti assistenziali e/o la qualità di vita del paziente. 171 Bibliografia Consultata 1. La diagnostica per immagini. Linee Guida di Riferimento. Società Italiana di Radiologia Medica. 2004 2. Royal College of Radiologists. Making the Best Use of a Department of Clinical Radiology: Guidelines for Doctors. Fourth edition. Royal College of Radiologists (ISBN 1872599 37 0). London, 1998. 3. Roberts, C.J. Towards the more effective use of diagnostic radiology. A review of the work of the RCR Working Party on the more effective use of diagnostic radiology 1976-86. Clin Radiol, 39:3-6. 1988 4. National Radiological Protection Board and The Royal College of Radiologists.Patient dose reduction in diagnostic radiology (ISBN 0859513270) HMSO London. 1990. 5. RCR Working Party. A multi-centre audit of hospital referral for radiological investigation in England and Wales. BMJ, 303:809-12. 1991 6. US Department of Health and Human Services, Agency for Health Care Policy and Research. Acute Pain Management. The Agency, Rockville, MD, 1993. 7. SIGN 50: A guideline developer’s handbook. Scottish Intercollegiate Guidelines Network, Edinburgh 2001. 8. Godwin, R., de Lacey, G., Manhire, A.(eds). Clinical audit in radiology (ISBN 1 872599 19 2). Royal college of Radiologists, London. 1996. 9. Field, M. J., Lohr, K. N. (eds). Guidelines for clinical practice: from development to use. National Academy Press, Washington D.C., 1992. 10. Dixon, A. K. Evidence-based radiology. Lancet, 350:509-12. 1997 11 NHS Management Executive. Improving clinical effectiveness: clinical guidelines 1993 (EL(93)115). NHS Management Executive, London, 1993. 172 12 Dubois, R.W. Should radiologists embrace or fear practice guidelines? Radiology, 192:43-46A. 1994 13 Grimshaw, J. M., Freemantle, N., Wallace, S., et al. Developing and implementing clinical practice guidelines. Effective health care 8:1-12. 1994 14 Grimshaw, J. M., Russell, I. T. Achieving health gain through clinical guidelines: 1. Developing scientifically valid guidelines. Quality in health care, 2:243-8. 1993. 15 Eccles, M., Clapp, Z., Grimshaw, J., et al. North of England evidence-based guidelines development project: methods of guideline development. BMJ, 312, 760-62. 1996. 16 Cluzeau, F., Littlejohns, P., Grimshaw, J. M., Feder, G. Appraisal instrument for clinical guidelines. St George’s Medical School, London, 1997. 17 Audit Commission. Improving your image: how to manage radiology services more effectively.(ISBN 0 11 8864 14 9). HMSO, London,1995. 18 American College of Radiology. Appropriateness criteria for imaging and treatment decisions. American College of Radiology, Reston, Virginia, US, 1995. 19 Bury, B., Hufton, A., Adams, J. Radiation and women of child-bearing potential. BMJ, 310:1022-3. 1995 20 National Radiological Protection Board. Board statement on diagnostic medical exposures to ionising radiation during pregnancy and estimates of late radiation risks to the UK population. Documents of the NRPB, Didcot, 4:1-14. 1993 21 National Radiological Protection Board/RCR/College of Radiographers. Diagnostic medical exposures: advice on exposure to ionising radiation during pregnancy. NRPB, Didcot, 1998. 22 National Radiological Protection Board. Radiation Exposure of the UK Population from Medical and Dental X-ray Examinations, NRPB-W4 (ISBN O 85951 468 4). NRPB, Didcot, 2001. 23 National Radiological Protection Board. Protection of the patient in xray computed tomography,(ISBN 0 85951 345 8) HMSO, London, 1992. 24 Leung, D.P.Y., Dixon, A.K. Clinico-radiological meetings: are they worthwhile? Clin Radiol, 46:279-80. 1992 173 25 Tamburini,F. Dalla Palma. Radiol med L’atto medico radiologico 113:319–328. 2008 26 Policlinico Universitario (CA) Valutazione Dei Rischi Rif. D.Lgs. 626/94 Radiazioni in Radiologia Allegato 29 . 1994 27 1. Tamburrini O, Gavelli G, De Ferrari F et al. Raccomandazioni all’uso dei mezzi di contrasto organo-iodati e per risonanza magnetica per via iniettiva. Radiol Med 107; suppl 1 al n. 4:53-64. 2004 28. www.acr.org ACR Practice Guideline For The Use Of Intravascular Contrast Media.2007 29 Bellin MF. MR Contrast agents, the old and the new. Europ J Radiol;60:314-323. 2006 30 Broome DR, Girguis MS, Baron PW et al. Gadodiamide-Associated nephrogenic system fibrosis:why radiologists should be concerned. AJR; 188:586-592. 2007 31 Collidge TA, Thomson PC, Mark Pb et al. Gadolinium-enhanced MR Imaging and Nephrogenic systemic fibrosis: retrospective study of a renal replacement therapy cohort. Radiology;245(1):168-75 . 2007 Oct 32 Morcos SK. Nephrogenic systemic fibrosis following the administration of extracellular gadolinium based contrast agents:is the stability of the contrast agent molecule an important factor in the pathogenesis of this condition? Br J Radiol 80:73-76. 2007; 33 Tamburrini O, Gavelli G, De Ferrari F et al. Raccomandazioni all’uso dei mezzi di contrasto organo-iodati e per risonanza magnetica per via iniettiva. Radiol Med 107; suppl 1 al n. 4:53-64. 2004 34 www.acr.org ACR Practice Guideline For The Use Of Intravascular Contrast Media. 2007 35 Gruppo di Lavoro SIRM-SIN-AINR. Fibrosi nefrogenica sistemica: raccomandazioni per l’uso degli agenti di contrasto a base di gadolinio, 2007 36 Procedure operative per indagini diagnostiche vascolari (Revisione 2004 - Parte 1-). Bollettino della Società Italiana Di Diagnostica Vascolare. Anno VIII N. 23-24 Agosto 2003 174 38 Linee guida per la diagnosi ed il trattamento della trombosi venosa profonda. SIAPAV, SISET, SIDV, GIUV, CIF. Anno 2004 39. Linee guida per la diagnosi, profilassi e terapia del tromboembolismo venoso. SISET 2004. 40 Linee guida diagnostico terapeutiche delle malattie delle vene e dei Linfatici. Revisione 2003. Acta Phlebologica Vol.4- No. 1-2 – Agosto 2003 41 Valutazione dell’appropriatezza delle indicazioni cliniche di utilizzo di MOC ed ecocolordoppler e impatto sui tempi di attesa. Bologna 2003. 175 Informativa e Consenso Informato per Radiologia Convenzionale (All.to 1) Gentile Signora/re, il Suo medico curante Le ha richiesto di sottoporsi alla esecuzione di un esame radiografico, per cui, prima di effettuarlo, è necessario che Lei legga le seguenti avvertenze e provveda alla compilazione del presente questionario. Eseguire una radiografia del torace, del cranio, della colonna vertebrale, significa sottoporsi ad un esame diagnostico che utilizza raggi X. Negli esami radiologici si usano apparecchi che generano raggi, i quali attraversano la zona del corpo da esaminare, mentre l’energia che non viene assorbita emerge dall’altra parte del corpo esaminato ed è quella che và ad impressionare la pellicola radiografica, generando così l’immagine radiologica. Per effettuare questo esame non è richiesta nessuna preparazione E’ indispensabile portare in visione al Medico che effettua la Radiografia, gli eventuali esami precedentemente eseguiti, che possono risultare utili per l’interpretazione dell’indagine o per effettuare un esame comparativo, nel caso di controllo. Per eseguire l’esame verrà invitato/a ad assumere la posizione richiesta dalla tipologia dell’ indagine (in piedi, supina, prona, laterale ecc), a trattenere il respiro per un breve periodo di tempo, su precisa indicazione del Medico Radiologo, come ad esempio nell’esecuzione di una radiografia del torace e a rilassarsi, riducendo al minimo i movimenti volontari , per questo Le raccomandiamo di restare fermo/a immobile per tutta la durata dell’esame. Il vero problema è rappresentato dalle radiazioni ionizzanti che, pur essendo somministrate alla dose più bassa possibile, sono sempre radiazioni., perché esiste la possibilità che la dose assorbita durante l’esecuzione dell’esame provochi danni al corpo umano, ma solo se si supera una certa dose di energia assorbita (effetto soglia) . Normalmente da tale soglia si resta lontani, anche se l’esame viene ripetuto. Gli effetti indesiderati, da utilizzo di raggi X, potrebbero essere eritemi cutanei ed anche tumori e, nel caso di esami eseguiti su donne nei primi tre mesi di gravidanza, malformazioni fetali, motivo per cui sia per gli addetti sia per i pazienti vengono messi in atto interventi di protezione. Pertanto, durante una gravidanza certa o sospetta, è molto importante comunicare la propria condizione al medico esaminatore, che potrà eventualmente decidere di posticipare l’esame o scegliere una indagine diagnostica alternativa. Per lo stesso motivo, quando è possibile, si cerca di adottare alcuni strumenti diagnostici che non richiedano l’utilizzo di radiazioni ionizzanti, come l’ecografia o la Risonanza Magnetica. 176 ________________________________________________________________________________ Consenso Il sottoscritto/a………………………………………………………………………………….. Nato/a il………………………….a………………………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura dell’esame radiografico…………………………………………………………… e sui rischi ad essa connessi e ne autorizza l’esecuzione. Firma………………………………………………...Data………………………………………. ________________________________________________________________________________ Assenso Il/La sottoscritto/a…………………………………………………………………………….. Genitore del minore……………………………………………………………………………. Nato/a il…………………………………………a………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura dello esame radiografico……………………………………………………………………… e sui rischi ad essa connessi e ne autorizza l’esecuzione. Firma………………………………………………………….Data…………………………….. _______________________________________________________________________________ Dichiarazione in merito allo stato di gravidanza Dichiaro di non essere in stato di gravidanza e di conoscere i rischi che potrebbero derivare da una irradiazione del feto. Data…………………………… Firma della paziente…………………………………… ____________________________________________________________________ 177 Informativa e Consenso Informato per l’uso di mezzo di Contrasto (All.to 2) Gentile Signor/ra, l’indagine diagnostica prescritta, prevede l’utilizzo di Mezzi di Contrasto, che vanno somministrati per via venosa o arteriosa. Il mezzo di contrasto usato è stato scelto tenendo in considerazione i parametri di qualità, efficienza e tollerabilità, con l’obiettivo di utilizzare il prodotto migliore rispetto alle esigenze. Questi preparati provocano la opacizzazione per via vascolare delle strutture anatomiche e ne rendono possibile una più certa identificazione e delimitazione, consentendo spesso una migliore definizione della patologia in causa, sia ai fini diagnostici che terapeutici. Presso la Radiologia Medica sono utilizzati mezzi di contrasto iodati non ionici notevolmente più sicuri ed affidabili che in passato. Tuttavia, in una minima percentuale dei casi sono possibili le seguenti reazioni avverse: Reazioni minori: vampate di calore (frequenti), nausea, vomito, orticaria eventualmente con desquamazione della cute. Tali reazioni non richiedono alcuna terapia, si risolvono spontaneamente in tempi variabili da pochi secondi a qualche giorno. Reazioni medie o severe : tali reazioni sono rare, comprendono difficoltà respiratoria, crisi anginose o ipertensive, crisi epilettiche, convulsioni, e richiedono terapia medica ed eventuale ricovero, Decesso : evento molto raro, legato generalmente a reazione pseudo-allergica al mdc. La preghiamo, pertanto, di segnalare preventivamente al Medico Responsabile dell’esecuzione dell’esame, le patologia di cui è portatore ed in particolare quelle prima citate. Se le informazioni riportate in questo foglio, le risultassero poco comprensibili o avesse dubbi in proposito, si rivolga con fiducia al personale addetto all’esecuzione dell’indagine richiesta, che le fornirà ogni possibile ulteriore chiarimento o informazione. Si prega di firmare questa dichiarazione di consenso informato all’esecuzione dell’esame, mediante la somministrazione endovenosa di sostanze organoiodate, confermando di avere letto il documento in ogni sua parte. Se il paziente è minorenne il consenso deve essere rilasciato da un genitore o da chi ne esercita la potestà. ________________________________________________________________________________ Nota: non acquisito il consenso in rapporto ai motivi di assoluta urgenza rappresentati dalle condizioni cliniche del soggetto, e stante la sua attuale incapacità a manifestarlo per ………………………………………………………………………………………………………… Ciò in applicazione dell’art. 54 del C.P. in quanto, nella fattispecie, si identifica “un pericolo attuale di grave danno alla persona” non altrimenti evitabile. Data ed ora………………………………………………………………………………………… Il Medico……………………………………………………………………………………………. ________________________________________________________________________________ 178 ________________________________________________________________________________ Nota: Dichiaro di aver risposto con precisione alle domande sopra elencate. Dichiaro anche di essere stato adeguatamente informato sull’indagine che devo effettuare, e dei rischi conseguiti all’eventuale somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto, ed esprimo a tal fine il mio consenso. Consenso Il sottoscritto/a………………………………………………………………………………….. Nato/a il………………………….a………………………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame. Firma del Paziente…………………………………………..Data…………………………… Firma del Medico…………………………………………….Data…………………………… ________________________________________________________________________________ Assenso Il/La sottoscritto/a…………………………………………………………………………….. Genitore del minore……………………………………………………………………………. Nato/a il…………………………………………a………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame. Firma del Genitore……………………………………….Data………………………………. Firma del Medico…………………………………………Data………………………………. ____________________________________________________________________ Dichiarazione in merito allo stato di gravidanza Dichiaro di non essere in stato di gravidanza e di conoscere i rischi che potrebbero derivare da una irradiazione del feto. Data…………………………… Firma della paziente……………………………………… __________________________________________________________________ 179 Informativa e Consenso Informato per Radiologia Interventistica Biliare (All.to 3) Gentile signor/Signora, il Suo medico curante ha richiesto per Lei l’esecuzione dell’esame di Radiologia interventistica biliare. Con questo termine si definiscono esami realizzati attraverso l’uso di appositi sondini (cateteri) che vanno introdotti nelle vie biliari, quando, a causa di una patologia legata a calcoli, tumori, infiammazioni o compressioni, si crea un ostacolo alla normale escrezione di bile nell’intestino, con conseguente dilatazione delle vie biliari ed insorgenza di ittero (colorazione giallastra ) della cute e delle sclere e prurito. Questi interventi hanno lo scopo di dimostrare o confermare sia la causa della malattia, sia di consentire l’effettuazione del trattamento più idoneo per ogni singolo caso, in modo da ripristinare il normale deflusso della bile. Il sondino di drenaggio viene introdotto mediante la puntura, con ago sottile, di un dotto biliare periferico e l’iniezione di mezzo di contrasto permette di opacizzare l'albero biliare intra ed extraepatico e di individuare con maggiore chiarezza le strutture anatomiche normali e quelle malate. I cateteri di drenaggio possono essere posizionati nella via biliare, fissati alla cute e collegati all’esterno con un sacchetto, in cui si raccoglie la bile (drenaggio biliare esterno), oppure possono essere sospinti più in basso, in modo da far defluire la bile direttamente in duodeno (drenaggio biliare interno-esterno). Utilizzando sondini che hanno incorporato un palloncino gonfiabile (cateteri a palloncino), è possibile rimuovere i calcoli dalla via biliare, sospingendoli verso il duodeno oppure effettuare la dilatazione di restringimenti delle vie biliari o la ricanalizzazione (riapertura) di tratti completamente ostruiti (bilioplastica percutanea). Mentre il palloncino è gonfio, la distensione della via biliare può provocare la comparsa di dolore e durante tutta la manovra il paziente è costantemente controllato dal Medico, al quale è necessario segnalare qualsiasi disturbo avvertito durante la procedura. Per mantenere nel tempo la dilatazione o la riapertura della via biliare ottenuta con la bilioplastica, si inseriscono, con le stesse modalità del drenaggio biliare, , endoprotesi o stent che sono piccoli tubicini di metallo o plastica, dotati di maglie o pluriforati che, ripristinando il normale calibro della via biliare, consentono deflusso della bile in duodeno. Questi interventi, effettuati in anestesia locale, non sono esenti da complicanze che possono essere: • Frequenti come moderato sanguinamento, rialzo febbrile e dolore, che richiedono, in genere, semplici trattamenti medici. • Meno frequenti sono le raccolte biliari circoscritte, agevolmente trattate con drenaggio percutaneo ecoguidato. • Rare sono le complicanze più gravi quali le emorragie importanti, l’emoperitoneo e l’emobilia (sangue nella bile). Queste possono richiedere trasfusioni e/o intervento chirurgico o percutaneo correttivo o 180 embolizzazione percutanea, allo scopo di chiudere il vaso sede del sanguinamento. Altre complicanze gravi sono le sepsi (infezioni ), raccolte biliari o ascessuali, colangite, pancreatite e fissurazioni della via biliare. Molto rari sono i casi di morte, riferiti dalla Letteratura, conseguenti a manovre interventistiche sulle vie biliari. La Radiologia Interventistica Biliare, comporta l’uso di radiazioni ionizzanti. Eseguire una radiografia, significa sottoporsi ad un esame diagnostico che utilizza raggi X, che attraversano la zona del corpo da esaminare, mentre l’energia che non viene assorbita emerge dall’altra parte del corpo esaminato ed è quella che và ad impressionare la pellicola radiografica, generando così l’immagine radiologica. Tale esame è sconsigliato in donne in stato di gravidanza, in quanto potrebbe provocare danni al prodotto del concepimento. E’ indispensabile portare in visione al Medico che effettua l‘indagine, gli eventuali esami precedentemente eseguiti, che possono risultare utili per l’interpretazione radiografica o per effettuare un esame comparativo, nel caso di controllo. L’esame, cui Lei deve sottoporsi, prevede l’utilizzazione di un mezzo di contrasto, che può avere effetti collaterali anche gravi, descritti nell’informativa e Consenso Informato allegato al presente Documento (All.to 2), che Lei dovrà leggere, approvare e sottoscrivere, prima dell’esecuzione dell’Indagine Radiologica. ________________________________________________________________________________ Nota: Dichiaro anche di essere stato/a adeguatamente informato/a sull’indagine che devo effettuare, ed esprimo a tal fine il mio conse ________________________________________________________________________________ Consenso Il sottoscritto/a………………………………………………………………………………….. Nato/a il………………………….A………………………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura relativa alla Radiologia Interventistica Biliare e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame. Firma………………………………………………...Data………………………………………. ____________________________________________________________________ 181 ____________________________________________________________________ Assenso Il/La sottoscritto/a…………………………………………………………………………….. Genitore del minore……………………………………………………………………………. Nato/a il…………………………………………a………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura relativa alla Radiologia Interventistica Biliare e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame. Firma………………………………………………………….Data…………………………….. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Dichiarazione in merito allo stato di gravidanza Dichiaro di non essere in stato di gravidanza e di conoscere i rischi che potrebbero derivare da una irradiazione del feto. Data…………………………… Firma della paziente…………………………………… ________________________________________________________________________________ 182 Informativa e Consenso Informato per le Agobiopsie (All.to 4) Gentile Signor/ra, Il Suo medico curante Le ha richiesto di sottoporsi ad esame agobioptico per meglio definire il quadro della Sua malattia e pertanto Le chiediamo di leggere attentamente quanto di seguito riportato: - Le procedure di seguito descritte comportano l’impiego di Raggi X, che è sconsigliato nel caso di donne gravide , in quanto potrebbe provocare danni nel nascituro. Questo comporta che, con la firma del presente modulo Lei dichiari di non essere in stato interessante. Le procedure di seguito descritte prevedono l’iniezione di un “mezzo di contrasto”. Questo farmaco può raramente provocare alcune reazioni avverse che vengono classificate come lievi, moderate e severe, previste e descritte nell’informativa e Consenso Informato allegato al presente Documento (All.to 4), che Lei dovrà leggere, approvare e sottoscrivere, prima dell’esecuzione dell’Agobiopsia. Allo scopo di decidere sull’ulteriore iter clinico e terapeutico, grazie alle specifiche informazioni che derivano da questa indagine, è indispensabile fornirle le seguenti informazioni: La biopsia o agobiopsia percutanea viene eseguita utilizzando aghi sottili del diametro compreso tra 0.8 e 2 mm che consentono di prelevare campioni di cellule o di tessuto sui quali verrà effettuato un esame citologico e /o istologico, al fine di individuare la natura della Sua malattia. La biopsia percutanea da buoni risultati nella maggioranza dei casi, consentendo di pianificare il programma terapeutico più idoneo. Quasi sempre la biopsia percutanea va eseguita in anestesia locale: fanno eccezione gli agoaspirati di organi superficiali come la tiroide o la mammella. Tuttavia anche in questi organi se si eseguono prelievi per esami istologici è necessaria l’anestesia locale. L’unica controindicazione assoluta è rappresentata da un’alterazione dei valori della coagulazione del sangue (< 50.000 piastrine), salvo casi particolari preventivamente concordati con i medici curanti. Probabilità di successo e rischi - - La biopsia percutanea è gravata da rare complicanze, di cui le più frequenti sono il dolore in sede di puntura e i piccoli ematomi. Le complicanze più gravi (tra cui l’emorragia), sono molto rare mentre eccezionali sono i casi di mortalità. Vi sono complicanze specifiche a seconda dell’organo sottoposto ad agobiopsia. Ad esempio: La complicanza più frequente dell’agobiopsia polmonare (quasi sempre eseguita con la guida TC) è rappresentata dallo pneumotorace (raccolta di aria nel cavo pleurico con conseguente parziale collasso del polmone): falde di spessore inferiore a 3 cm devono essere monitorate nel tempo (per almeno 3-4 ore) mediante l’esecuzione di una radiografia del torace, mentre falde di spessore 183 superiore possono essere drenate (e risolte) contestualmente mediante l’impiego di cateteri appositamente predisposti. - Nella biopsia epatica (solitamente eseguita sotto guida ecografia), si possono verificare complicazioni conseguenti all’attraversamento del parenchima epatico e dei vasi situati lungo il tragitto che l’ago deve percorrere per raggiungere la lesione da sottoporre a biopsia. Generalmente sono di modesta entità e transitorie (ematomi in sede di puntura); in rari casi possono essere di maggiore gravità (sanguinamenti con ematomi intraepatici, emobilia, emoperitoneo, pneumotorace, emotorace, aritmie cardiache, ecc) e richiedere pertanto un trattamento adeguato, immediato o a distanza di tempo, anche mediante interventi chirurgici. Alternative alla Agobiopsia Non esistono alternative (meno invasive) all’agobiopsia in grado di garantire gli stessi risultati ( diagnosi di natura della lesione sottoposta a biopsia), rappresentando l’agobiopsia stessa l’alternativa all’esplorazione chirurgica. Nota: Dichiaro di essere stato/a adeguatamente informato/a sull’indagine che devo effettuare ed esprimo a tal fine il mio consenso, anche sul fatto che il mio intervento sia fotografato o cineripreso al solo fine didattico o scientifico, con piena tutela del mio diritto all’anonimato. _______________________________________________________________ Consenso Il sottoscritto/a………………………………………………………………………….. Nato/a il………………………….A………………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura relativa alla………………………………………………………………………………… e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame. Firma………………………………………………...Data……………………………… _______________________________________________________________ 184 ______________________________________________________________ Assenso Il/La Sottoscritto/a…………………………………………………………………….. Genitore del minore…………………………………………………………………….. Nato/a il…………………………………………a………………………………………… Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura relativa alla………………………………………………………………………………… e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame. Firma………………………………………………………….Data……………………… ________________________________________________________________________________ Dichiarazione in merito allo stato di gravidanza Dichiaro di non essere in stato di gravidanza e di conoscere i rischi che potrebbero derivare da una irradiazione del feto. Data…………………………… Firma della paziente……………………………… _______________________________________________________________ 185 Informativa e Consenso Informato per Esame T C (All.to 5) Gentile Signor/ra, il Suo medico curante Le ha richiesto di sottoporsi alla esecuzione della T.C., per cui, prima di effettuare l’esame è necessario che Lei legga le seguenti avvertenze e provveda alla compilazione del presente questionario. La Tomografia Assiale Computerizzata o T.C., è un esame diagnostico che utilizza i raggi X, esattamente come per le normali radiografie che tutti conosciamo, in combinazione però con la tecnologia del computer. Il tubo radiogeno che genera i raggi X ruota intorno alla parte del corpo da esaminare, ottenendo tante immagini anatomiche dell’interno del corpo, sotto forma di strati trasversali di spessore più o meno grande. Negli esami radiologici si usano apparecchi che generano raggi, i quali attraversano la zona del corpo da esaminare come il cranio, il torace, l’addome , mentre l’energia che non viene assorbita emerge dall’altra parte del corpo esaminato ed è quella che và ad impressionare la pellicola radiografica, generando così l’immagine radiologica. Per effettuare questo esame non è richiesta nessuna preparazione E’ indispensabile portare in visione al Medico Radiologo che effettua l’indagine, gli eventuali esami precedentemente eseguiti (TC o RM, scintigrafie, ecografie, radiografie ecc.), che possono risultare utili per l’interpretazione dell’esame che dovete effettuare. Per eseguire l’esame verrà invitato/a a sdraiarsi sul lettino nella posizione richiesta dalla tipologia dell’ indagine (supina, prona, laterale ecc), a rilassarsi, a ridurre al minimo i movimenti volontari , per questo Le raccomandiamo di restare fermo/a immobile per tutta la durata dell’esame, e, su precise indicazioni dell’esecutore dell’esame, a trattenere il respiro per piccoli intervalli di tempo. Nel corso dell’esame il movimento di alcuni componenti all’interno dell’apparecchiatura produrrà un leggero rumore, peraltro non fastidioso. Solitamente l’esecuzione di questo esame non provoca disagio neanche ai pazienti claustrofobici, in quanto gli spazi sono ampi, e, comunque, non sarà mai lasciato/a solo, perché dal locale consolle sarà costantemente osservato/a attraverso la finestra di vetro piombato. Il vero problema è rappresentato dalle radiazioni ionizzanti che, pur essendo somministrate alla dose più bassa possibile, sono comunque superiori a quelle della radiografia tradizionale. Non si può certo dire che le radiazioni, in generale, facciano bene, perché esiste la possibilità che la dose assorbita durante l’esecuzione dell’esame T.C. provochi danni al corpo umano, ma solo se si supera una certa dose di energia assorbita (effetto soglia) . Normalmente da tale soglia si resta lontani, anche se l’esame viene ripetuto. Gli effetti indesiderati da utilizzo di raggi X potrebbero essere eritemi cutanei ed anche tumori e nel caso di esami eseguiti su donne, nei primi tre mesi di gravidanza, malformazioni fetali, motivo per cui sia per gli addetti sia per i pazienti vengono messi in atto interventi di protezione. 186 Pertanto, durante una gravidanza certa o sospetta, è molto importante comunicare la propria condizione al medico esaminatore, che potrà eventualmente decidere di posticipare l’esame o scegliere una indagine diagnostica alternativa. Per lo stesso motivo, quando è possibile, si cerca di adottare alcuni strumenti diagnostici che non richiedano l’utilizzo di radiazioni ionizzanti, come l’ecografia o la Risonanza Magnetica. ________________________________________________________________________________ Nota: non acquisito il consenso in rapporto ai motivi di assoluta urgenza rappresentati Dalle condizioni cliniche del soggetto, e stante la sua attuale incapacità a manifestarlo per ………………………………………………………………………………………………………… Ciò in applicazione dell’art. 54 del C.P. in quanto, nella fattispecie, si identifica “un pericolo attuale di grave danno alla persona” non altrimenti evitabile. Data ed ora………………………………………………………………………………………… Il Medico……………………………………………………………………………………………. ________________________________________________________________________________ Nota: Dichiaro di essere stato adeguatamente informato sull’indagine che devo effettuare, ed esprimo a tal fine il mio consenso. ____________________________________________________________________ Consenso Il sottoscritto/a………………………………………………………………………………….. Nato/a il………………………….A………………………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura T.C. e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame………………… Firma………………………………………………...Data………………………………………. ____________________________________________________________________ 187 Assenso Il/La sottoscritto/a…………………………………………………………………………….. Genitore del minore……………………………………………………………………………. Nato/a il…………………………………………a………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura T.C. e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame………………… Firma………………………………………………………….Data…………………………….. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Dichiarazione in merito allo stato di gravidanza Dichiaro di non essere in stato di gravidanza e di conoscere i rischi che potrebbero derivare da una irradiazione del feto. Data…………………………… Firma della paziente……………………………………… ____________________________________________________________________ 188 Informativa e Consenso Informato All’esame di Risonanza Magnetica (All.to 6) Gentile Signor/ra, prima di sottoporsi all’esame di Risonanza Magnetica è necessario che Lei legga le seguenti avvertenze e provveda alla complicazione del presente questionario L’indagine di Risonanza Magnetica sfrutta un campo magnetico intenso e onde radio per riprodurre immagini del corpo. L’elevata intensità del campo magnetico esercita, come una potente calamita, una forte attrazione su materiali ferromagnetici di cui Lei può essere portatore (per esempio schegge o punti di sutura metallici), con conseguente possibilità di creare effetti indesiderati. La compilazione del presente questionario permette di individuare situazioni a rischio. E’ prudente escludere dalla RM le gestanti, in particolare nel primo trimestre di gravidanza, anche se non è stata comprovata la sensibilità dell’embrione ai campi magnetici e di radiofrequenza utilizzati per tali indagini. L’indagine di RM può richiedere un tempo variabile (in media 30 o 60 Min), durante i quali Le Chiediamo di mantenere l’assoluta immobilità, per evitare di pregiudicare l’efficacia dell’esame. Alcuni studi richiedono l’uso di mezzo di contrasto paramagnetico, che le sarà iniettato per via endovenosa, e che richiede il digiuno da almeno 4-5 ore. Per tutta la durata dell’esame, Lei sarà in collegamento audiofonico e visivo con gli operatori sanitari presenti in sala comando. In qualsiasi momento l’esame può essere sospeso senza conseguenze dannose. Le raccomandiamo di: • Asportare dal volto eventuali cosmetici e non utilizzare lacche per i capelli; • Lasciare nello spogliatoio tutti gli oggetti metallici (fermagli per capelli, forcine, mollette, occhiali, fibbie, orologio, chiavi, orecchini, piercing catenine, reggiseno, cellulari, ecc.), tesserini magnetici, carte di credito; • Togliere eventuali apparecchi per udito, dentiere mobili, cinta sanitaria, lenti a contatto e indossare solamente il camice ospedaliero che troverà nello spogliatoio, • Esibire la documentazione clinica, radiologica e strumentale relativa ad accertamenti precedentemente eseguiti, anche in altre Strutture. Eventuali terapie non vanno sospese. L’esame di Risonanza Magnetica è, allo stato delle conoscenze attuali, innocuo per l’organismo umano. Tuttavia, in alcuni casi, l’esame può provocare importanti effetti indesiderati e non può quindi essere eseguito, come per le condizioni previste nel Gruppo “A”, mentre in altri casi può essere eseguito tranquillamente solo dopo valutazione medica o con alcune avvertenze, come per le situazioni previste nel Gruppo “B”. Pertanto, per individuare situazioni a rischio e garantire la maggiore sicurezza possibile è necessario compilare il questionario seguente. 189 GRUPPO “A” (RM NON ESEGUIBILE) E’ portatore di pace maker o defibrillatore interno Protesi cocleari (orecchio interno) Neurostimolatori o stimolanti di crescita ossea Protesi oculari magnetiche SI SI SI SI NO NO NO NO GRUPPO “B” (NECCESSARIA VALUTAZIONE MEDICA) E’ portatore di clips vascolari cerebrali (aneurisma) SI NO Protesi o viti ortopediche SI NO Protesi al cristallino SI NO Protesi otologiche (orecchio medio) SI NO Espansori mammarie SI NO Protesi valvolari cardiache SI NO Protesi peniena SI NO Impianti oculari (molle palpebrali, punti retinici) SI NO Punti metallici da pregresso intervento SI NO Schegge metalliche, proiettili SI NO Frammenti metallici intraoculari SI NO Cateteri di derivazione spinale o ventricolare SI NO Cateteri vascolari SI NO Filtri vascolari, stent SI NO Spirale intrauterina (IUD) e diaframma contraccettivo SI NO Tatuaggi estesi SI NO Pompe per infusione di farmaci non RM compatibili SI NO E’ in gravidanza o presume di esserlo SI NO Soffre di anemia falciforme, di asma o di allergie SI NO Soffre di claustrofobia SI NO Eventuali interventi chirurgici (specificare) SI NO Impianti fissi odontoiatrici con materiali metallici SI NO ________________________________________________________________________________ NOTA: non acquisito il Consenso in rapporto ai motivi di assoluta urgenza rappresentati dalle condizioni cliniche del soggetto, e stante la sua attuale incapacità a manifestarlo per _________________________________________________ Ciò in applicazione dell’art. 54 del C.P. in quanto, nella fattispecie, si identifica “un pericolo attuale di grave danno alla persona” non altrimenti evitabile. Data ed ora………………………………Il Medico……………………………………………. 190 ________________________________________________________________________________ Nota: Dichiaro di aver risposto con precisione alle domande sopra elencate. Dichiaro anche di essere stato adeguatamente informato sull’indagine che devo effettuare, ed esprimo a tal fine il mio consenso. Consenso Il sottoscritto/a………………………………………………………………………………….. Nato/a il………………………….a………………………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura R.M. e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame………………… Firma………………………………………………...Data………………………………………. Firma del Medico…………………………………….Data……………………………………. ________________________________________________________________________________ Assenso Il/La sottoscritto/a…………………………………………………………………………….. Genitore del minore……………………………………………………………………………. Nato/a il…………………………………………a………………………………………………. Dichiara di essere stato/a chiaramente informato/a sulla procedura R.M. e sui rischi ad essa connessi ed autorizza l’esecuzione dell’esame………………… Firma………………………………………………………….Data…………………………….. Firma del Medico………………………………………….Data…………………………….. _______________________________________________________________________________________ Dichiarazione in merito allo stato di gravidanza Dichiaro di non essere in stato di gravidanza e di conoscere i rischi che potrebbero derivare da una irradiazione del feto. Data……………………………Firma della paziente……………………………………… 191