Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Panoramica sulle principali acquisizioni su fitoplasmi e fitoplasmosi scaturite dal I convegno IPWG A. Bertaccini Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Viale Fanin 42, I-40127 (BO) E- mail: [email protected] Nel novembre 2007 si è tenuto a Bologna il primo convegno dell’International Phytoplasmologist Working Group” che ha visto la partecipazione di oltre 200 ricercatori provenienti da 40 nazioni. Nel corso del convegno sono stati dibattuti numerosi argomenti relativi alla fitoplasmologia e sono stati presentati risultati nuovi e stimolanti la ricerca in questa branca nascente della patologia vegetale (http://www. bulletinofinsectology.org/). L’introduzione ha visto la panoramica sulle interazioni fitoplasma - pianta - insetto che grazie alla disponibilità della sequenza completa del genoma di due fitoplasmi OY-M e AY-WB, entrambi appartenenti al gruppo dell’“aster yellows” (giallume dell’astro), si stanno finalmente cominciando a delineare. Si è avuta l’ulteriore conferma sperimentale delle teorie avanzate già anni fa che i fitoplasmi sono parassiti il cui genoma deriva da importanti fenomeni di evoluzione riduttiva. I geni individuati finora suggeriscono che i fitoplasmi codifichino poche funzioni metaboliche e quindi che il loro effetto patogeno sulla pianta sia in gran parte dovuto all’utilizzo da parte del patogeno dei metaboliti prodotti dall’ospite. E’ stata individuata una regione di circa 30 kb codificanti geni per il metabolismo glicolitico che risulta duplicata in ceppi virulenti di fitoplasmi: questo ritrovamento può indicare che l’elevato consumo di zuccheri interferisce con la capacità di sviluppo del fitoplasma e potrebbe quindi influire, direttamente o indirettamente, sull’espressione sintomatologica. E’ stata inoltre verificata la presenza di una pressione selettiva positiva su Amp, una proteina della superficie della membrana fitoplasmatica dei fitoplasmi; questo fenomeno può indicare la presenza di una interazione importante dal punto di vista evolutivo fra il fitoplasma e il citoplasma del suo ospite. E’ stato inoltre dimostrato che nel caso di alcuni isolati giapponesi di giallume dell’astro questa proteina forma un complesso con le proteine filamentose (actina e miosina) degli insetti che può essere messo in relazione con la loro capacità di trasmettere il patogeno. Genomica ed interazione ospiti-fitoplasma Al convegno sono state presentate le sequenze complete di due fitoplasmi 141 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi ‘Candidatus Phytoplasma australiense’ - ceppo australiano e ‘Ca. P. mali’ che si vanno ad aggiungere alle due già pubblicate. Mentre il primo fitoplasma possiede un genoma più grande rispetto a quelli già pubblicati, ‘Ca. P. mali’ è risultato avere il più piccolo genoma finora sequenziato (600 kb), è risultato inoltre essere uno dei pochi Mollicutes con un genoma lineare e non circolare come quello degli altri fitoplasmi. Esso presenta inoltre riduzioni delle vie metaboliche più accentuate ed ha una modalità di duplicazione cromosomica diversa. Questo fitoplasma, come i due ceppi di giallume dell’astro sequenziati, presenta un numero abbastanza elevato di sequenze ripetute, ma sembra che a livello di patrimonio enzimatico sia differenziabile dagli altri due patogeni, specialmente per quanto si riferisce al metabolismo dei carboidrati. Anche nei fitoplasmi, come recentemente descritto in altri procarioti, sono state individuate sequenze denominate SVM (sequenze a mosaico variabile) o PMU (probabili unità mobili), a seconda dei ricercatori che le hanno descritte. Si tratta di caratteristiche sequenze del genoma in cui sono presenti tratti ripetuti e/o palindromici a localizzazione definita. L’individuazione di queste sequenze viene associata alla capacità dei fitoplasmi di parassitizzare organismi appartenenti a regni diversi (piante e insetti). Infatti mentre da una parte l’evoluzione degenerativa li ha resi sempre più ospite-dipendenti, dall’altra il loro genoma è divenuto estremamente flessibile per rispondere in maniera rapida ai segnali di difesa degli ospiti e superare quindi la capacità di resistenza di questi ultimi e per adattarsi quindi ad ambienti diversi, rappresentati rispettivamente da insetti e piante. Le sequenze geniche ripetute, sovente palindromiche (trasposasi e relitti di geni correlati a proteine di fagi) possono rappresentare siti di acquisizione di nuove sequenze geniche e siti per l’attacco di elementi genetici mobili presenti nel cromosoma dei fitoplasmi come in quello di tutti gli organismi viventi. Sono infatti stati individuati ‘cluster’ di geni distribuiti non a caso nel genoma che potrebbero funzionare come ‘punti caldi’ per la ricombinazione genica facilitando la plasticità del genoma e quindi l’evoluzione di ceppi che porta all’adattamento a nuove nicchie ecologiche. Dal sequenziamento del ceppo AY-WB sono state inoltre identificate 56 proteine potenzialmente coinvolte nella modulazione della risposta alla infezione in pianta e insetto. Una di esse, denominata SAP, si accumula nel nucleo della cellula della pianta ospite e ne modifica il profilo di trascrizione; la medesima proteina è stata localizzata anche nel vettore di questo fitoplasma, Macrosteles quadrilineatus ed appare essere particolarmente abbondante in alcune cellule delle ghiandole salivari dove, però non è localizzata nel nucleo. L’interazione fra fitoplasmi e ospiti è stata descritta in alcuni sistemi importanti dal punto di vista patologico in alcune aree del mondo; in melo affetto da ‘Ca. P mali’ è stato evidenziato come ceppi diversi del fitoplasma hanno capacità e velocità di colonizzazione della pianta diversificate. In vinca i fitoplasmi CY (giallume della margherita) e FD (flavescenza dorata) hanno dinamiche di sviluppo diverse e vengono 142 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi trasmessi con diversa efficienza dal vettore Euscelidius variegatus. Esiste invece competizione nel nanismo del mais descritto in Brasile fra la infezione da fitoplasmi e quella da spiroplasmi entrambi trasmessi da Dalbulus maydis: il fitoplasma viene rallentato nel suo sviluppo dalla presenza dello spiroplasma e dalle basse temperature. Interessante è stata la dimostrazione sperimentale che Cacopsylla picta, vettore di ‘Ca. P. mali’ viene attratta in maniera preferenziale da effluvi emessi dalle piante di melo infette da scopazzo rispetto a quelli emessi dalle piante sane. Numerosi studi hanno riguardato la diversa espressione genica fra piante infette, sane o con diverso livello di suscettibilità alla presenza di fitoplasmi. I geni espressi differenzialmente e studiati in melo infetto da ceppi diversi di scopazzi, vinca infetta da moria del pero, poinsettia e Cocos nucifera infetti dai fitoplasmi specifici sono in generale quelli che presiedono alla risposta delle piante agli stress, al trasporto elettronico, alla modificazione-degradazione di proteine ed al metabolismo ormonale come quello della sintesi di citochinine. Osservazioni effettuate sulle alterazioni del metabolismo glucidico di stolbur in pomodoro comparato a quello di Spiroplasma citri e stolbur in vinca mostrano che l’attività della invertasi non è in accordo con i dati di espressione genica: a livello genico infatti non sono state osservate alterazioni importanti della espressione di queste proteine nei diversi patosistemi, mentre si è osservato incremento dell’attività di invertasi vacuolare in pomodoro infetto da stolbur, di quella di parete in pomodoro infetto da stolbur e in vinca infetta da S. citri, e di quella neutra per tutti i patosistemi studiati; questi risultati giustificano l’accumulo di zuccheri che si verifica nelle diverse infezioni. L’utilizzo di due ceppi di stolbur a diversa patogenicità (che inducono o meno sintomatologie fiorali) ha permesso di ipotizzare una inibizione della demetilazione di SIDEF (ipermetilazione) gene importante nella corretta morfogenesi fiorale che è risultato iporegolato nel caso di infezione con alterazioni della morfologia fiorale, risultato confermato anche dalla iperattività della DNA metiltransferasi II che codificano una specifica cromometiltrasnferasi. A completamento delle informazioni sulle interazioni fra fitoplasmi e piante ospiti sono stati presentati alcuni dati sperimentali che descrivono il fenomeno del ‘recovery’ in vite in diversi ecosistemi. Classificazione e diagnosi E’ stata presentata una particolareggiata illustrazione del sistema di identificazione e classificazione dei fitoplasmi basato sul gene ribosomico 16S e su altri geni importanti per la distinzione di ceppi ed isolati quali i geni tuf, rpS3, SecY ed altri. Fino ad oggi sono stati identificati nel mondo oltre 800 ceppi di fitoplasmi associati ad alcune centinaia di malattie ed a numerosi insetti vettori. Con l’introduzione della categoria tassonomica provvisoria del ‘Candidatus’ avvenuta ufficialmente quattro anni fa, è ora più semplice identificare i diversi patogeni associati alle varie sindromi. Ad oggi sono stati pubblicati 25 ‘Candidatus’ genere e specie che però non descrivono 143 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi tutti i fitoplasmi importanti dal punto di vista fitopatologico. Occorre quindi mantenere ancora in parallelo la precedente suddivisione in gruppi e sottogruppi ribosomici che ad oggi vede 19 gruppi descritti in maniera classica (pubblicati in riviste) e 10 gruppi ottenuti mediante analisi RFLP virtuale delle sequenze più attendibili depositate in tutto il mondo nella Genbank. La descrizione di questi ultimi gruppi ha avuto lo scopo di facilitare l’identificazione di nuovi fitoplasmi con il sistema RFLP sul gene 16S. Si rende comunque necessario l’uso di più geni per l’identificazione dei fitoplasmi per evidenziare la presenza di ceppi a diversa capacità patogenetica. I geni fino ad ora usati a questo scopo dovranno pertanto essere sottoposti ed approvati dalla comunità scientifica competente (comitato internazionale di tassonomia batterica). Oltre all’analisi RFLP ed al sequenziamento sono stati presentati metodi diagnostici alternativi o complementari per la diagnostica quali le tecniche SSCP, real-time PCR, RT-PCR e sono state descritte metodologie specifiche di estrazione e/o amplificazione per alcune specie vegetali volte ad ovviare o ridurre i problemi diagnostici legati al campionamento, alle condizioni fisiopatologiche delle piante da saggiare oltre che alle condizioni ambientali. Utilizzando principalmente la classificazione basata sul gene 16S sono stati descritti fitoplasmi che infettano piante appartenenti a specie diverse in vari stati del mondo quali Repubblica Ceca, Turchia, Lituania, Brasile, Messico, Oman, Finlandia, Isreale, India, Mauritius, Bulgaria, FYR Macedonia, Grecia, Jamaica, Nuova Zelanda oltre naturalmente in Italia. Nuove malattie e caratterizzazione molecolare E’ stata individuata in Oman una malattia in Cassia italica associata a fitoplasmi appartenenti ad un nuovo taxon descritto come ‘Ca. P. omanense’ che presenta differenze anche a livello della proteina ribosomica dai fitoplasmi finora descritti. Sono state associate alla presenza di fitoplasmi un nanismo con proliferazione di Gypsohila e ad un nanismo di Mirabilis jalapa in Israele entrambi dovuti a fitoplasmi del gruppo ribosomico 16SrII, gruppo che è stato anche individuato in campioni di violacciocca virescente in Sicilia. Una malattia denominata “frog skin disease” della cassava (Manihot esculenta) che colpisce le radici di questa pianta rendendole inutilizzabili per gli scopi alimentari presente in Colombia è stata associata a fitoplasmi del gruppo 16SrIII, fitoplasmi dello stesso gruppo ribosomico sono stati individuati in luffa e Sicana odorifera in Brasile. ‘Ca. P. asteris’ è stato identificato in Digitalis lanata con virescenza e nanismo in Italia, in Lilium con nervature a zig zag, nanismo e malformazioni in Messico ed in palma da datteri con “Al-Wijam”, una malattia che porta alla morte le palme, in Arabia Saudita. In Echinops con scopazzi in Oman è stato descritto un fitoplasma correlato a ‘Ca. P. phoenicium’. Numerosi sono stati poi gli studi presentati sulla variabilità genetica dei fitoplasmi infettanti diverse specie vegetali: fitoplasmi del gruppo del giallume del frassino (‘Ca. P. faxini’) sono stati individuati in Cile in vite con sintomi di giallume 144 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi insieme ad alcuni dei fitoplasmi descritti in vite nelle altre zone viticole del mondo. Impiegando marcatori genetici addizionali al gene 16S già in uso o sviluppati ex novo sono stati differenziati fitoplasmi del gruppo 16SrX provenienti da varie parti del mondo, fitoplasmi presenti in carote e broccoli in Serbia, in susino, melo, olmo ed albicocco in Italia, ceppi di legno nero in Italia, Francia e Libano, fitoplasmi della canna da zucchero in vari stati dell’Oriente e ceppi di ‘Ca. P. pyri’ in Libano. Queste ricerche hanno fornito una panoramica abbastanza vasta di quanto ancora ci sia da conoscere a livello di biodiversità e di capacità di esprimere sintomatologie non ancora descritte o individuate in questi patogeni. Vettori ed epidemiologia L’impiego di metodiche molecolari ha incrementato anche la possibilità di identificazione degli insetti vettori delle principali malattie da fitoplasmi, nonostante il settore sia ancora in fase di sviluppo infatti si è riusciti ad esempio, ad identificare il vettore del giallume letale della palma in America centrale, ma non in Africa. Importanti conoscenze sui diversi fitoplasmi trasmessi a patata dal vettore Circulifer tenellus hanno permesso di affrontare e cominciare a risolvere i problemi epidemici legati alle gravi fitoplasmosi che colpiscono la patata negli stati nord Occidentali degli USA, problemi che invece sono gravi ma solo allo stato conoscitivo sulla medesima coltura in Pakistan. Importanti informazioni epidemiologiche sul vettore di ‘Ca. P. prunorum’ C. pruni portano ad ipotizzare la presenza di almeno due popolazioni diverse nel sud della Francia a localizzazione geografica distinta e non in grado di incrociarsi fra di loro; C. pruni è inoltre stato individuato per la prima volta anche in Spagna ed in repubblica Ceca ove è stata descritta anche la presenza di C. pyri vettore della moria del pero. Il principale vettore di ‘Ca. P. mali’ in Germania appare essere C. picta mentre è stata verificata e monitorata rispettivamente in Ungheria ed in Serbia la presenza e la diffusione del vettore della flavescenza dorata Scaphoideus titanus la cui popolazione in Francia appare molto omogenea probabilmente in relazione alla sua diffusione a media e lunga distanza con il materiale di propagazione infetto. Piante di Clematis vitalba ed Alnus glutinosa infette da fitoplasmi simili a livello di alcuni geni ai fitoplasmi associati a flavescenza dorata sono state individuate in Italia e nei Balcani ed in alcune regioni della Francia rispettivamente, ed è stato ipotizzato un loro ruolo nella epidemiologia della malattia. Poca importanza pare avere, invece, come serbatoio di flavescenza dorata, anche se in grado di ospitare S. titanus infetti, la vite americana spontanea in alcune aree italiane. Accanto al monitoraggio della diffusione di legno nero e/o del suo vettore Hyalesthes obsoletus in Spagna, Bosnia-Erzegovina, e Serbia, è stata anche descritta la presenza di flavescenza dorata in Svizzera. Nuovo vettore di stolbur a mais con sintomi di arrossamento in Serbia pare essere Reptalus panzeri. Informazioni sulla epidemiologia di legno nero veicolato 145 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi da H. obsoletus inducono a ritenere che vi sia relazione fra le situazioni epidemiche di questo fitoplasma che si vanno individuando via via in alcune aree viticole europee e la comparsa e/o espansione di un nuovo ceppo di stolbur. In Italia è stato possibile evidenziare la presenza di fitoplasmi diversi in piantine di patate da seme asintomatiche ed in coltivazioni di mirto sarde con gravi sintomi di scopazzi; fitoplasmi del gruppo della malattia X del pesco (16SrIII-A) sono stati identificati in ciliegi deperienti. Fitoplasmi del gruppo 16SrII sono presenti a Cuba in piante di papaia deperienti ma anche in piante asintomatiche ed in numerose altre specie spontanee oltre che nell’insetto Empoasca papayae. Patogeni diversi (stolbur più un batterio ad habitat floematico) veicolati da vettori diversi, rispettivamente H. obsoletus il primo e Pentastiridius leporinus e Cixius wagneri il secondo, sono associati in barbabietola da zucchero alla sindrome “basses richesses” in Francia. Il ritrovamento di fitoplasmi del gruppo 16SrVI in Vaccinium sp., del gruppo del giallume dell’astro in Rubus fruticosus e stolbur in Rubus idaeus e Fagus sp. in una località forestale austriaca evidenzia il potenziale ruolo della vegetazione spontanea come di serbatoio per malattie non ancora presenti in alcuni territori. Sono state descritte metodologie di trasmissione dei fitoplasmi che non prevedono la presenza di insetti vettori per lo scopazzo del melo in melo e cioè trasmissione attraverso ponti radicali e mediante tecniche di innesto e microinnesto diverse. Prove volte ad evidenziare la trasmissibilità del giallume letale della palma in Gana attraverso il seme hanno individuato invece solo una maggiore vitalità del seme proveniente da piante infette ma la mancata presenza del patogeno nelle plantule sviluppate. Prospettive di controllo delle malattie da fitoplasmi Questo settore è ancora in fase estremamente iniziale e le sperimentazioni non hanno ancora dato risultati che si possano applicare su vasta scala e/o a tutte le specie colpite da fitoplasmosi. Tuttavia, considerando che l’uso di antibiotici non è ammesso in agricoltura in molte parti del mondo e che comunque non viene solitamente applicato a causa degli alti costi di applicazione in rapporto ai relativamente ridotti vantaggi che si possono ottenere, le metodiche di controllo presentate sono state principalmente mirate alla prevenzione. Tecniche colturali, impiego di endofiti fungini, metodi di selezione tramite miglioramento genetico o ricerca di resistenze in germoplasma in collezione sono stati descritti per fitoplasmosi della vite, del melo e del sesamo. L’impiego sperimentale di molecole di sintesi come fosetyl A e chitosano nonchè di composti presenti in natura come cercosporina, cladosporolo, spirolaxina, pulegone, carvone nonché di alcuni funghi ad attività micorrizica hanno dimostrato in qualche caso la capacità di ridurre la presenza dei patogeni, ma non sono risultati mai completamente efficaci nella eradicazione dei fitoplasmi. Trattamenti in pieno campo per ridurre l’incidenza 146 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi di ‘Ca. P. prunorum’ in albicocco con vari principi attivi di uso commerciale in Italia non hanno fornito risultati apprezzabili mentre applicazioni ripetute di Vertimec in Ungheria su peri affetti da moria ed infestati da C. pyri ha permesso di controllare la diffusione del vettore e di conseguenza della malattia. Sono invece strati presentati risultati preliminari circa l’uso della termoterapia e della coltura di meristemi applicati essenzialmente alle fitoplasmosi della vite. Parole chiave: Fitoplasmi, Fitoplasmosi, Interazione ospite-patogeno, Insetti vettori, Epidemiologia, Diagnosi. Progress in phytoplasma and phytoplasma diseases research presented at the I IPWG meeting In November 2007 was held in Bologna and the first ”International Phytoplasmologist Working Group” meeting attended by more than 200 scientists form 40 Countries. During the meeting several issues related to phytoplasmology were discussed and about 130 abstracts were presented. Results were in most cases new and stimulating research in this new plant pathology field and extended abstracts of all presentation are free available at the web page of Bulletin of Insectology: http://www.bulletinofinsectology. org/. After a main lecture about aspects of molecular interaction among phytoplasmas, plant host and insect vectors the main topics were: genomic and host-phytoplasma interaction, classification and detection, new diseases and phytoplasma molecular characterization, insect vectors, transmission, epidemiology, and finally perspectives towards control of phytoplasma diseases. Key words: Phytoplasmas, Phytoplasma diseases, Plant pathogen interactions, Insect vectors, Epidemiology, Detection. 147 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Fitoplasmosi delle pomacee Coordinatore: Ruggero Osler G. Stoppa, A. Salvatori I principali sintomi di Apple Proliferation in Trentino R. Tedeschi, L. Bertignono, A. Alma Cacopsylla spp. e gruppo 16SrX (Apple Proliferation): un binomio ancora da scoprire A. Bertaccini, F.R. De Salvador, S. Tartarini, G. Firrao, S. Paltrinieri, M. Fontanari Controllo delle infezioni da fitoplasmi nel melo e ricerca di fonti di tolleranza e/o resistenza Sintesi poster: Nazia Loi G. Comerlati, F. Dal Molin, N. Mori, S. Paltrinieri, A. Bertaccini Indagini sulla presenza di scopazzi del melo in Veneto. C. Bisognin, P. Bianchedi, A. M. Ciccotti, M. Deromedi, I. Battocletti e M. S. Grando Risposta di genotipi suscettibili e resistenti ad infezione da ‘Ca. P. mali’. Confronto di due tecniche di quantificazione su radici. P. Casati, P. Spadone, M. Calvi, P. Culatti, M. Salvetti, P. A. Bianco Risultati dell’attività svolta nell’ambito del primo anno del progetto “Ricerche sugli Scopazzi del melo in Lombardia”. G. Rossi, C. Beni, S. Socciarelli, S. Marconi, M. del Vaglio, F. Gervasi e M. Pastore Studio sullo stato nutrizionale di peri infetti dal fitoplasma del sottogruppo 16SrX-C. Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi I PRINCIPALI SINTOMI DI APPLE PROLIFERATION IN TRENTINO G. Stoppa1, A. Salvadori2 Dipartimento di Informatica e Studi Aziendali -Università di Trento Via Inama 4, I-38100 (TR) 2 Fondazione E. Mach - Via E. Mach, I-138010 - S. Michele all’Adige - (TR) 1 E-mail: [email protected] La presente comunicazione si propone di far conoscere le evidenze empiriche sui principali sintomi di scopazzi del melo o Apple Proliferation (AP) [arrossamento autunnale (AR), clorosi (CL), fiori estivi (FI), mele piccole (MP), stipole (ST) e scopette (SC); i primi quattro sono sintomi a specifici], riscontrati negli anni 2005-2007 su 37 giovani impianti commerciali di melo del trentino ed inoltre cerca di rispondere alla seguente questione: può un sintomo essere obbligatorio rispetto ad una data malattia, nel senso di essere probabilisticamente necessario per il suo successivo manifestarsi? Per una panoramica del problema si può far riferimento a Stoppa e Salvadori (2008). I principali risultati riguardano innanzitutto: il numero di impianti colpiti, i livelli massimi di attenzione (AR, FI, ARFI e ARCL) e i livelli massimi di gravità riscontrati. Si possono fare le seguenti valutazioni principali: 1) A valle sono stati osservati quattro livelli di attenzione e nove tipologie di danno: differenti dai quattro livelli di attenzione e dalle sette tipologie di danno in montagna. 2) La clorosi è un sintomo che non si presenta mai da solo, tende ad accompagnarsi all’arrossamento. 3) Sia a valle che in montagna risultano interessate tutte le varietà anche se la golden, a valle presenta solo livelli di attenzione. 4) Infine i sintomi a specifici dell’arrossamento autunnale e dei fiori estivi sono, nei giovani impianti di melo del trentino, un sintomo probabilisticamente necessario (p<0,01 al test di Poisson) ai fini della malattia degli scopazzi. Non male come performance, specialmente per un sintomo così poco considerato come l’arrossamento autunnale. Parole chiave: Infezione AP. 151 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi The main symptoms of apple proliferation in Trentino The intention of the report is to raise awareness of empirical evidence on the main symptoms of Apple Proliferation (AP) [reddening (AR), chloroses (CL), late flowering (FI), small fruits (MP), stipules (ST) and witches’ broom (SC); the first four are unspecific symptoms], encountered on 37 young commercial apple plants (since 2000) in Trentino during 2005-2007; moreover to answers the following question: can a symptom be compulsory with respect to one given disease, in the sense of being probabilistic necessary for its successive occurrence? Problem overview was described by Stoppa and Salvadori (2008). The main findings concern: the number of affected orchards, the maximum levels of attention (AR FI ARFI and ARCL) and maximum levels of gravity. You can make the following principal assessments: 1) In valley there were observed four levels of attention and nine types of damage, different from four levels of attention and from seven types of damage in the mountains. 2) The chloroses is a symptom that does not occur itself, it tends to go with reddening. 3) Both downstream and in the mountains all varieties are interested, even though the golden, downstream, have only levels of attention. 4) Finally, the reddening unspecific symptoms and late flowering will be in young apple plants of Trentino, a symptom probabilistic necessary (p<0,01 to test Poisson) for the disease of apple proliferation. Not a bad performance, especially for a so little considered symptom as the reddening. Key word: Apple Proliferation. Lavori citati/References/References Stoppa G., A. Salvadori, 2008. Scopazzi del Melo - Apple Proliferation – SMAP II – rapporto annuale 2007, Fondazione E.Mach - S.Michele all’Adige, pp. 12-22. 152 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CACOPSYLLA SPP. E GRUPPO 16SRX (APPLE PROLIFERATION): UN BINOMIO ANCORA DA SCOPRIRE R. Tedeschi1, L. Bertignono2, A. Alma1 Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino, Via L. da Vinci 44, I-10095 Grugliasco (TO) 2 Institut Agricole Régional, Loc. La Rochère, 1/A, I -11100 (AO) 1 E-mail: [email protected] Le psille del genere Cacopsylla sono considerate i principali insetti vettori dei fitoplasmi dei fruttiferi appartenenti al gruppo tassonomico 16SrX (Apple Proliferation). E’ ormai risaputo che “Candidatus Phytoplasma mali” viene efficacemente trasmesso a piante sane di melo dalle specie C. melanoneura (Förster) e C. picta (Förster) (Frisinghelli et al., 2000; Jarausch et al., 2003; Tedeschi e Alma, 2004), mentre “Ca. Phytoplasma prunorum” viene veicolato da C. pruni (Scopoli) (Carraro et al., 1998a; 2001). Analogamente “Ca. Phytoplasma pyri” viene trasmesso da C. pyri (L.) e C. pyricola (Förster) (Carraro et al., 1998b; Davies et al., 1992). Gli insetti vettori e i rapporti tra le diverse specie e le loro piante ospiti possono variare in relazione agli agroecosistemi frutticoli e nel loro insieme condizionare l’epidemiologia delle malattie trasmesse. Indagini approfondite e pluriennali atte a valutare il ruolo di piante spontanee, nello specifico di Crataegus monogyna Jacquin, sull’epidemiologia della malattia degli scopazzi del melo, hanno permesso di evidenziare interessanti interazioni tra i fitoplasmi del gruppo dell’Apple Proliferation e le psille del genere Cacopsylla. Campionamenti mediante trappole cromotattiche gialle e scuotimento meccanico dei rami, durante l’intero periodo dell’anno, hanno consentito di evidenziare la presenza di 7 specie del genere Cacopsylla: C. melanoneura, C. affinis (Löw), C. peregrina (Förster), C. crataegi (Schrank), C. pulchella (Löw), C. pruni e C. pyrisuga (Förster). Il DNA delle specie più abbondanti è stato sottoposto a PCR diretta e nested con i primer generici e specifici per i fitoplasmi del gruppo 16SrX, P1/P7 e fO1/rO1 rispettivamente (Lorenz et al., 1995; Schneider et al., 1995). Gli ampliconi ottenuti sono stati sottoposti a RFLP con gli enzimi di restrizione SspI e RsaI per evidenziare la presenza di “Ca. Phytoplasma mali” e “Ca. Phytoplasma prunorum” . “Ca. Phytoplasma mali” è stato reperito nelle specie C. melanoneura e C. peregrina, mentre “Ca. Phytoplasma prunorum” è stato rilevato in C. peregrina e C. affinis. Per esclusione, l’analisi RFLP ha permesso di evidenziare la presenza di “Ca. Phytoplasma pyri” in C. melanoneura, C. peregrina e C. crataegi. “Ca. Phytoplasma mali” e “Ca. Phytoplasma pyri” sono stati rilevati anche nella pianta ospite Cr. monogyna. 153 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Tali risultati hanno permesso di evidenziare nuove e interessanti interazioni tra i fitoplasmi del gruppo 16SrX e le psille del genere Cacopsylla. Prove preliminari di trasmissione sono in corso per meglio comprendere tali interazioni e le possibili implicazioni nell’epidemiologia delle fitoplasmosi dei fruttiferi. Parole chiave: Cacopsylla spp. , “Ca. Phytoplasma mali”, “Ca. Phytoplasma pyri”, “Ca. Phytoplasma prunorum”. Cacopsylla spp. and the 16SrX group a couple yet to be discovered The psyllids of the genus Cacopsylla are considered as the principal insect vectors of fruit tree phytoplasmas belonging to the 16SrX taxonomic group (Apple Proliferation). It is now well-known that “Candidatus Phytoplasma mali” is efficiently transmitted to healthy apple plants by C. melanoneura (Förster) and C. picta (Förster) (Frisinghelli et al., 2000; Jarausch et al., 2003; Tedeschi and Alma, 2004), while “Ca. Phytoplasma prunorum” is carried by C. pruni (Scopoli) (Carraro et al., 1998a; 2001). Likewise “Ca. Phytoplasma pyri” is transmitted by C. pyri (L.) and C. pyricola (Förster) (Carraro et al., 1998b; Davies et al., 1992). The insect vectors and the relationships between the different species and their host plants can vary depending on the orchard agroecosystems and they, all together, can influence the epidemiology of the transmitted diseases. In-depth and long-term studies carried out to assess the role of wild plants, in particular Crataegus monogyna Jacquin, in the epidemiology of the Apple Proliferation disease, allowed us to highlight interesting relationships among phytoplasmas of the Apple Proliferation group and psyllids of the genus Cacopsylla. Field samplings by means of yellow sticky traps and the beat tray method during all the year round allowed us to record the presence of 7 species of the genus Cacopsylla: C. melanoneura, C. affinis (Löw), C. peregrina (Förster), C. crataegi (Schrank), C. pulchella (Löw), C. pruni and C. pyrisuga (Förster). The DNA of the most abundant species was subjected to direct and nested PCR with the generic and 16SrX group specific primers, P1/P7 and fO1/rO1 respectively (Lorenz et al., 1995; Schneider et al., 1995). The amplicons were further analysed by RFLP with the endonucleases SspI e RsaI to reveal the presence of “Ca. Phytoplasma mali” and “Ca. Phytoplasma prunorum” . “Ca. Phytoplasma mali” was found in the species C. melanoneura and C. peregrina, while “Ca. Phytoplasma prunorum” was detected in C. peregrina and C. affinis. By elimination, the RFLP analyses allowed us to reveal the presence of 154 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi “Ca. Phytoplasma pyri” in C. melanoneura, C. peregrina and C. crataegi. “Ca. Phytoplasma mali” and “Ca. Phytoplasma pyri” were detected also in the host plant Cr. monogyna. These results showed new and interesting relationships between phytoplasmas of the 16SrX group and psyllids of the genus Cacopsylla. Preliminary transmission trials to better understand those interactions and the possible implications in the epidemiology of fruit tree phytoplasmoses are ongoing. Key words: Cacopsylla spp. , “Ca. Phytoplasma mali”, “Ca. Phytoplasma pyri”, “Ca. Phytoplasma prunorum”. Lavori citati/References Carraro L., N. Loi, P. Ermacora, 2001. Transmission characteristic of the European stone fruit yellows phytoplasma and its vector Cacopsylla pruni. European Journal of Plant Pathology, 107, 695-700. Carraro L., R. Osler, N. Loi, P. Ermacora, E. Refatti, 1998a. Transmission of European Stone Fruit Yellows phytoplasmas by Cacopsylla pruni. Journal of Plant Pathology, 80, 233-239. Carraro, L., N. Loi, P. Ermacora, A. Gregoris, R. Osler, 1998b. Transmission of pear decline by using naturally infected Cacopsylla pyri. Acta Horticulture, 472, 665-668. Davies, DL., CM. Guise , MF. Clark, AN. Adams, 1992. Parry’s disease of pears is similar to pear decline and is associated with micoplasma-like organisms transmitted by Cacopsylla pyricola. Plant Pathology, 41, 195-203. Frisinghelli, C., L. Delaiti, MS. Grando, D. Forti, ME. Vindimian, 2000. Cacopsylla costalis (Flor, 1861), as a Vector of Apple Proliferation in Trentino. Journal of Phytopathology, 148, 425-431. Jarausch, B., N. Schwind, W. Jarausch, G. Krczal, E. Dickler, E. Seemüller, 2003. First report of Cacopsylla picta as a vector of apple proliferation phytoplasma in Germany. Plant Disease, 87, 101. Lorenz, KH., B.Schneider, U. Ahrens, E. Seemüller, 1995. Detection of the Apple Proliferation and Pear Decline Phytoplasmas by PCR amplification of ribosomal and non ribosomal DNA. Phytopathology, 85, 771-776. Tedeschi, R., A. Alma, 2004. Transmission of apple proliferation phytoplasma by Cacopsylla melanoneura (Homoptera: Psyllidae). Journal of Economic Entomology, 97, 8-13. 155 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Schneider, E., E. Seemüller, CD. Smart, BC. Kirkpatrick, 1995. Phylogenetic classification of plant pathogenic mycoplasma-like organisms or phytoplasmas. In Molecular and Diagnostic Procedures in Mycoplasmology, Vol I, pp. 369-380. Eds. Razin S., J.G. Tully. Academic Press, San Diego. Lavoro svolto con il contributo della Regione Valle d’Aosta 156 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Controllo delle infezioni da fitoplasmi nel melo e ricerca di fonti di tolleranza e/o resistenza A. Bertaccini1, F. R. De Salvador2, S. Tartarini3, G. Firrao4, S. Paltrinieri1, M. Fontanari2. Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Viale Fanin 42, I-40127 (BO) 2 C.R.A.- Centro di ricerca per la frutticoltura, Via Fioranello,52, I-00134 (RM) 3 DCA, University of Bologna, Viale Fanin 46, I-40127 (BO) 4 DiPi, University of Udine, Via delle Scienze 208, I-33100 (UD) 1 E-mail: [email protected] Apple proliferation è una fitoplasmosi descritta per la prima volta in Italia negli anni 50 (Rui, 1950), ma che ha mostrato una virulenza epidemica soprattutto negli ultimi 15 anni. Le cultivar interessate alla patologia sono pressoché tutte quelle presenti nelle principali aree di coltivazione del melo: Golden Delicious, Red Delicious, Gala, Fusji, Jonagold, Florina innestate su diversi portinnesti. Il fitoplasma associato a questa patologia appartiene ad AP gruppo ribosomiale X sottogruppo A, è trasmesso da differenti specie di psille, ed è stato recentemente classificato come“Candidatus Phytoplasma mali” (Seemüller and Shneider, 2004). Per fronteggiare questo problema fitosanitario il Ministero dell’Agricoltura delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha finanziato il progetto nazionale “ Controllo delle infezioni da fitoplasmi nel melo e ricerca di fonti di tolleranza e/o resistenza alla ticchiolatura mediante tecniche di biologia molecolare” ai fini di trovare metodi di controllo di AP e studiare possibili fonti di resistenza o tolleranza al fitoplasma. Il germoplasma di melo utilizzato nelle ricerche è stato reperito in frutteti del Trentino e nelle collezioni del CRA- ex Istituto sperimentale per la frutticoltura di Pergine Valsugana (TN), in un area in cui AP è endemico da più di 10 anni. Piante asintomatiche delle seguenti cultivar o selezioni sono state esaminate per verificare la presenza di “Ca. P. mali”: Brina’, CLR13T45, CO-OP3, CO-OP5 (‘Sir Prize’), CO-OP6, CO-OP7, CO-OP8, CO-OP9, CO-OP10, CO-OP11, CO-OP12, COOP13 (‘Red Free’), CO-OP15, CO-OP16, CO-OP17, CO-OP23 (‘William’s Pride’), CO-OP24, CO-OP25 (‘Scarlett O’Hara’), CO-OP26, CO-OP28, CO-OP29 (SundanceTM), CO-OP43 (‘Juliet’), ‘Enova’, ‘Golden Lasa’, ‘Geneva Early’, HCR26T132, 157 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi ‘Jerseymac’, ‘Lederer’, ‘Melba’, ‘NewJersey109’, ‘NewJersey56’, ‘NewJersey88’, ‘Raritan’, ‘Red Chief’, ‘Red Gala’, ‘Starking Delicious’, Tesaurus, TN00-027-025, TN00-027-079, ‘Vistabella’, ‘Wealty Red’. L’analisi del gene ribosomiale 16S ha permesso di rilevare la presenza del fitoplasma in un numero considerevole di piante asintomatiche appartenenti a diversi genotipi (De Salvador et al., 2007). Successive caratterizzazioni molecolari delle razze di AP su rp geni hanno messo in evidenza la presenza prevalente del tipo rpX-A/AT-2. I dati delle analisi indicano chiaramente che le piante asintomatiche possono essere comunque infette nel caso di “Brina”e “Tesaurus”. L’analisi PCR effettuata su campioni prelevati in diverse parti della chioma non ha messo in evidenza una correlazione tra concentrazione del fitoplasma e sintomi visibili. Il periodo della stagione vegetativa è la fonte maggiore di variazione della quantità di fitoplasma nella parte aerea della pianta, con livelli elevati anche se variabili in giugno, bassi in luglio/agosto, elevati e più stabili in ottobre (Firrao 2006). Nell’ambito delle cultivar appartenenti al gruppo CO-OP, quasi tutte non risultano infette da AP. Interessante ai fini della presente ricerca è che questo gruppo mostra una origine genetica complessa che comprende alcune selezioni della New Jersey Agricultural Experiment Station (USA), a loro volta negative per la presenza di AP. Nell’ambito del gruppo CO-OP, la selezione CO-OP 12 sembra essere quella più promettente in quanto su 34 piante analizzate solo una è risultata positiva ad AP. Al momento, non essendo disponibili accessioni di melo resistenti è considerando l’urgente necessità di trovare sul breve-medio periodo, mezzi di contrasto al fitoplasma sono state poste in valutazione diverse sostanze naturali e di sintesi utilizzate su materiale infetto di melo in vitro e su piante in campo. Le prove fatte con diverse formulazioni di terpeni aggiunte ai substrati di coltura su piantine micropropagate ed iniettate nel tronco di alberi infetti non hanno evidenziato risultati significativi. E’ in corso comunque la verifica di altre sostanze secondo le metodiche già citate. Parole chiave: Fitoplasmi del melo, Suscettibilità di germoplasma melo, Sostanze anti-sma. Control of apple proliferation disease and research of resistence/tollence fonts Apple proliferation (AP) is a phytoplasma associated disease firstly described in Italy in the fifties (Rui,1950) but showing increasing epidemic activity in the last 15 years. Apple cultivars interested are almost all those present in the main apple grow- 158 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi ing areas: Golden Delicious, Red Delicious, Gala, Fuji, Jonagold Florina ) grafted on different rootstocks. The phytoplasma associated with this disease belong to the AP 16S ribosomal group X subgroup –A, it is transmitted by different species of psyllas, and was recently classified as “Candidatus Phytoplasma mali” (Seemüller and Shneider, 2004). To face up this phytosanitary problem the Italian Ministery of Agriculture and Forestry funded the national project “Controllo delle infezioni da fitoplasmi nel melo e ricerca di fonti di tolleranza e/o resistenza alla ticchiolatura mediante tecniche di biologia molecolare”, in order to find AP control methods, and to study apple genetic background possibly linked to AP phytoplasma susceptibility. The apple germoplasm employed for the research was collected in Trentino (north Italy) in orchards where AP epidemic was reported from more than 10 years and in collections of germoplasm maintained by C.R.A Fruit Trees Research Institute in Pergine Valsugana (TN) and in near apple growing areas. Asymptomatic trees of the following cultivars or selections were tested to verify presence of ‘Ca. P. mali’: ‘Brina’, CLR13T45, CO-OP3, CO-OP5 (‘Sir Prize’), CO-OP6, CO-OP7, CO-OP8, CO-OP9, CO-OP10, CO-OP11, CO-OP12, CO-OP13 (‘Red Free’), CO-OP15, COOP16, CO-OP17, CO-OP23 (‘William’s Pride’), CO-OP24, CO-OP25 (‘Scarlett O’Hara’), CO-OP26, CO-OP28, CO-OP29 (SundanceTM), CO-OP43 (‘Juliet’), ‘Enova’, ‘Golden Lasa’, ‘Geneva Early’, HCR26T132, ‘Jerseymac’, ‘Lederer’, ‘Melba’, ‘NewJersey109’, ‘NewJersey56’, ‘NewJersey88’, ‘Raritan’, ‘Red Chief’, ‘Red Gala’, ‘Starking Delicious’, Tesaurus, TN00-027-025, TN00-027-079, ‘Vistabella’, ‘Wealty Red’. The analyses on 16S ribosomal gene allow to detect the presence of apple proliferation phytoplasmas in a number of asymptomatic plants belonging to diverse genotypes (De Salvador et al., 2007). Further molecular characterization of AP strains on rp genes detected mainly rpX-A/AT-2 type phytoplasmas. Data analysis clearly indicate that asymptomatic trees can be infected as well. Five out of eight ‘Brina’ trees and four out of seven ‘Tesaurus’ trees resulted infected by ‘Ca. P. mali’. Quantitative PCR performed by subdividing each apple plant into zones revealed no correlation between phytoplasma titre and symptom display. Season was a major source of variation; quantitative values of phytoplasma were high in June, very low in July/August and then turned high in October (Firrao, 2006) For the CO-OP apple group most of tested cultivars or selections proved to be not infected by AP. Interestingly, all negative genotypes in this group show a fairly complex pedigree including selections from the New Jersey Agricultural Experiment Station (USA). To this regard, it is remarkable that all the three tested New Jersey selections resulted negative to AP. Inside the CO-OP group apple selections, CO-OP12 appears to be the most promising since, out of 34 plants tested, only one resulted positive to 159 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi AP only in one out of the three tests performed during the growing season. At the present, in absence of resistant apple accessions and considering the necessity to find in short time methods to contain Apple Proliferation disease the activity of natural and synthetic compound towards phytoplasma was evaluated in vitro and in field (Bertaccini et al., 2007). Therpens in different formulations were added in the vitro colture medium of apple plants and injected also into the trunk of infected tree in the field. Quantitative analysis of phytoplasma in order to estimate the pathogen titre in vitro material and on orchard’s leafs doesn’t shows any significant differences. The evaluation of other potential substances are in progress. Key words: Apple proliferation, Apple germoplasm susceptibility, Antiphytoplasmal substances. 160 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi INDAGINI SULLA PRESENZA DI SCOPAZZI DEL MELO IN VENETO G. Comerlati1, F. Dal Molin1, N. Mori2, S. Paltrinieri3, A. Bertaccini3 Servizio Fitosanitario Regione Veneto Viale dell’Agricoltura, 1a - Buttapietra I-37060 (VR) 2 Agrea Centro Studi Via Garibaldi, 5, S. Giovanni L. I-37057 (VR) 3 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Viale Fanin 42, I-40127 (BO) 1 E-mail: [email protected] Al fine di contrastare la diffusione del fitoplasma agente degli scopazzi del melo (“apple proliferation”, AP) in Veneto, in ottemperanza al Decreto di lotta obbligatoria (DM del 23 febbraio 2006 – G.U. n. 61 del 14 marzo 2006), durante la stagione vegetativa 2007 sono state eseguite indagini per verificare la presenza dei sintomi tipici della fitoplasmosi, la loro associazione con lo specifico fitoplasma e con i relativi insetti vettori Cacopsylla picta (Förster) (Frisinghelli et al., 2000), Cacopsylla melanoneura (Förster) (Tedeschi et al., 2002) e Fieberiella florii (Stål) (Tedeschi e Alma, 2006) in alcuni areali di coltivazione del melo del Veneto. Sono state osservate piante con sintomi ascrivibili ad AP (foglie con stipole ingrossate, germogli scopazzati, frutti piccoli con picciolo lungo) in 7 dei 14 frutteti indagati, con una incidenza variabile dallo 0,3 al 6,2%, la presenza del fitoplasma in questi 7 frutteti è stata confermata dalle analisi molecolari sul gene ribosomico 16S (Bertaccini et al., 2008). Con l’impiego di trappole cromotropiche e di strumenti di cattura diretti, C. melanoneura è stata trovata durante i mesi di marzo, aprile e maggio in 8 dei 14 frutteti monitorati, mentre C. picta è stata rilevata solo in una azienda in provincia di Verona alla fine di marzo. Adulti di F. florii sono stati catturati durante i mesi estivi in 4 aziende. La presenza di piante sintomatiche e di insetti vettori è risultata più elevata nelle zone pedecollinari delle province di Verona e Vicenza. Nella pianura veronese, invece, sono state rilevate solo poche piante infette e pochi esemplari di psilla. Si sono inoltre osservate due differenti situazioni epidemiologiche: in un appezzamento localizzato a Brentino Belluno (VR), al confine con la provincia di Trento, sono state catturate decine di psille e le piante sintomatiche, comparse dal 2002, sono rapidamente aumentate (attualmente interessano il 3,0%); in due appezzamenti siti a 161 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Sona e Zevio (VR), invece, la malattia, pur essendo presente da molti anni, non si è diffusa e la presenza di insetti vettori è molto scarsa. Ponendo in relazione questi dati con il numero di trattamenti insetticidi effettuati sulle colture durante il periodo di volo delle psille non si osservano relazioni dirette tra l’entità della malattia e le diverse strategie di difesa impiegate, facendo ipotizzare che il diverso andamento epidemico possa essere associato alla presenza di differenti ceppi del fitoplasma. Parole chiave: Apple proliferation phytoplasma, Cacopsylla picta, Cacopsylla melanoneura, Fieberiella florii. Survey to verify apple proliferation phytoplasma presence in Vento region To reduce spreading of apple proliferation phytoplasma disease (AP) in the Veneto region (Northern Italy) following the DM February 23, 2006 – G.U. n. 61 March 14, 2006, during 2007 vegetative season several field inspections were carried out. Presence of typical symptomatology, of specific phytoplasmas and of known insect vectors such as Cacopsylla picta (Förster) (Frisinghelli et al., 2000), Cacopsylla melanoneura (Förster) (Tedeschi et al., 2002) and Fieberiella florii (Stål) (Tedeschi e Alma, 2006) was monitored in some apple growing areas. Apple plants showing typical AP-related symptoms (leaf with enlarged stipules, witches broom, small fruits with elongated petiols) were observed in 7 out of the 14 monitored orchards; disease incidence ranged from 0.3 to 6.2% and phytoplasma presence and identity was confirmed by molecular analyses on 16Sr DNA gene (Bertaccini et al., 2008). By the use of chromotropic trapping and direct capturing C. melanoneura was collected in March, April and May in 8 out of the 14 monitored orchards, while C. picta was only detected at the end on March in one farm located in Verona province. F. florii adults were captured in 4 farms during the summer months. The presence of symptomatic plants and insect vectors was more numerous at the hill bases in Verona and Vicenza provinces. In the Verona flat areas only a few symptomatic plants and a low number of psyllas were detected. However two different epidemiological situations were observed: in orchards located in Brentino Belluno (VR), near to the border to Trento province, dozens of psyllas were captured and symptomatic plants first observed in 2002, increased rapidly, reaching now the 3.0%; while in two orchards located in Sona and Zevio (VR), the disease, in spite its presence form several years is not spreading and insect vector presence is very low. 162 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Verifying these data with number of insecticides treatments applied to the orchards during psyllas flights no direct relationship between the disease impact and the treatment applied was observed. It is possible that the different epidemic situations can be related to the presence of different AP-phytoplasmas pathotypes. Key words: Apple proliferation phytoplasma, Cacopsylla picta, Cacopsylla melanoneura, Fieberiella florii. Lavori citati/References Bertaccini A., S. Paltrinieri, M. Martini, M. Fisichella, P. Ermacora, M. Fontanari, R. De Salvador. 2008. Comparison of different detection systems for apple proliferation phytoplasmas in Trentino (North Italy). Acta Horticulturae, 781, 453-458. Frisinghelli C., L. Delatti, MS. Grando, D. Forti, E. Vindimian. 2000. Cacopsylla costalis (Flor 1861), as a vector of apple proliferation in Trentino. Journal of Phytopathology, 148, 425-431. Tedeschi R., A. Alma, 2006. Fieberiella florii (Homoptera: Auchenorrhyncha) as a vector of “Candidatus Phytoplasma mali”. Plant disease, 90, 284-290 Tedeschi R., D. Bosco, A. Alma, 2002. Population dynamics of Cacopsylla melanoneura (Homoptera: Psyllidae), a vector of apple proliferation phytoplasma in Northwestern Italy. Journal of Economic Entomology, 95, 544-551. 163 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi RISPOSTA DI GENOTIPI SUSCETTIBILI E RESISTENTI AD INFEZIONE DA Ca. P. mali. CONFRONTO DI DUE TECNICHE DI QUANTIFICAZIONE SU RADICI. C. Bisognin, P. Bianchedi, A. M. Ciccotti, M. Deromedi, I. Battocletti, M.S. Grando Istituto Agrario San Michele all’Adige, Fondazione E. Mach Centro Sperimentale Via Mach, 1, I-38010 San Michele all’Adige - (TN) E-mail: [email protected] La fitoplasmosi conosciuta come Apple proliferation (AP) è la più importante malattia del melo dell’Europa meridionale trasmissibile per innesto, insetti vettori e anastomosi radicali. L’assenza di trattamenti specifici per contrastare efficacemente questa patologia aumenta l’importanza dell’impiego di genotipi resistenti (Bisognin et al., 2008a). Tuttavia, i meccanismi molecolari che sono alla base della resistenza sono in gran parte sconosciuti. Questa mancanza di informazioni ha reso quindi necessario l’avvio di un lavoro mirato a studiare la risposta della pianta all’infezione. Per questo studio sono stati considerati diversi genotipi del genere Malus sia resistenti che suscettibili alla malattia. Questi genotipi includono piante della specie Malus sieboldii che porta la resistenza ad AP, piante appartenenti alla specie suscettibile Malus domestica e piante provenienti da programmi di incrocio tra queste due specie. Allo scopo di lavorare con materiale in condizioni controllate e omogenee, questi genotipi sono stati micropropagati (Ciccotti et al., 2007) ed infettati con “Candidatus Phytoplasma mali” mediante microinnesto in vitro (Bisognin et al., 2008b). Successivamente sono stati fatti radicare e mantenuti in serra in condizioni controllate, per alcuni anni. Mediante l’utilizzo della tecnica real time q-PCR (Baric e Dalla Via, 2004, modificato) è stata quantificata la presenza del fitoplasma nelle radici nei due anni successivi alla radicazione. I dati ottenuti sono stati confrontati con quelli rilevati con analisi DAPI (Pedrazzoli et al, 2006), effettuata nello stesso periodo, ma in modo indipendente, sugli stessi materiali. Per tutti i genotipi i risultati sono perfettamente paragonabili con i due metodi applicati individuando i genotipi resistenti come quelli che presentano una concentrazione di fitoplasma significativamente più bassa di 15-20 volte e 7-13 volte rispettivamente con la tecnica qRT-PCR e con la tecnica DAPI, rispetto ai genotipi suscettibili. Analizzando la concentrazione del fitoplasma nell’anno successivo queste differenze tendono ulteriormente ad aumentare indicando il sistema ex vitro come un ottimo sistema per monitorare la risposta dell’apparato radicale di genotipi diversi di melo all’infezione da Ca P. mali. I risultati ottenuti confermano, come già evidenziato dalle prove di campo e in vitro, la caratteristica 164 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi intrinseca di scarsa ospitalità del tessuto radicale dei genotipi resistenti nei confronti del fitoplasma Ca P. mali. Questa risposta della pianta tende ad accentuarsi con il passare degli anni provocando una riduzione del patogeno che può arrivare anche fino alla completa eliminazione rendendo quindi possibile l’utilizzo di questi genotipi come portinnesti resistenti ad AP. Parole chiave: Scopazzi del melo, PCR quantitativa, DAPI, Screening di resistenza, Microinnesto in vitro. Response to infection with Ca. p. mali of susceptible and resistant genotypes. Comparison of two quantitation methods in root tissues. Apple Proliferation (AP) is the most important phytoplasma-associated disease affecting apple in South Europe. It is transmitted by grafting, insects vectors and root bridges. The failure in controlling this disease by standard means strongly increased the importance of resistant genotypes (Bisognin et al., 2008a), although little is know about the resistance mechanisms of the plants to infection. In this study different genotypes of genus Malus, resistant and susceptibles to the disease, were considered. These genotypes belong to the species Malus sieboldii, resistant to AP, to the susceptible species Malus domestica and to plants derived from crosses between these two species. With the aim to work in standardized and homogeneous conditions, these genotypes were micropropagated (Ciccotti et al., 2007) and infected with “Candidatus Phytoplasma mali” by micrografting in vitro (Bisognin et al., 2008b). Subsequently they were rooted, acclimatized ex vitro and maintained for some years. Phytoplasma concentration in roots was measured by quantitative real-time PCR (Baric and Dalla Via, 2004, modified) in the two years after acclimatization. Quantitative PCR results were compared with those obtained with DAPI method (Pedrazzoli et al., 2006), performed independently in the same periods and on the same materials. For all genotypes data are completely comparable with both techniques showing phytoplasma concentration of resistant genotypes significantly lower in respect to susceptible ones. In resistant genotypes AP concentration was found 15-20 times and 7-13 times lower than in susceptible plants applying qPCR or DAPI techniques respectively. In the following years these differences increased suggesting the ex vitro system as a nice model to monitor and study the response of the root tissues to infection. These findings are consistent with previous observations in the field and in the in vitro system and show the poor host suitability of roots of M. sieboldii and M. sieboldii derived genotypes. The decrease of the pathogen concentration in the root system should continue till a complete elimination allowing the use of resistant genotypes as rootstocks to prevent the disease or reduce its impact. 165 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Key words: Whitches’-brooms, Quantitative PCR, DAPI, Resistance screening, Icrografting in vitro. Lavori citati/References Baric S., J. Dalla Via , 2004. A new approach to apple proliferation detection: a highly sensitive real-time PCR assay. Journal of Microbiological Methods 57 (suppl. 1), 135-145. Bisognin C., B. Schneider, H. Salm, MS. Grando, W. Jarausch, E. Moll, E. Seemüller, 2008a. Apple Proliferation resistance in apomictic rootstocks and its relationship to phytoplasma concentration and simple sequence repeat genotypes. Phytopathology, 98, 2, 153-158. Bisognin C., A. Ciccotti, A. Salvadori, M. Moser, MS Grando, W. Jarausch, 2008b. In vitro screening for resistance to apple proliferation in Malus ssp. Plant Pathology, in press. Ciccotti AM., C Bisognin, I. Battocletti, A. Salvadori, M. Herdemertens, W. Jarausch, 2007. Micropropagation of apple proliferation-resistant apomictic Malus genotypes. Agronomy Research, submitted. Pedrazzoli F., AM. Ciccotti, P. Bianchedi, A. Salvatori, R. Zorer, 2006. Seasonal colonisation behaviour of “Candidatus phytoplasma mali” in apple trees in Trentino. XXth International symposium on virus and virus-like diseases of temperate fruit crops and XIth International symposium on small fruit virus diseases: Antalya, Turkey, May 22-26, 2006 : 130. Lavoro svolto nell’ambito del progetto SMAP finanziato dal Fondo Unico per i Progetti di ricerca della Provincia Autonoma di Trento. 166 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Risultati dell’attività svolta nell’ambito del primo anno del progetto “Ricerche sugli Scopazzi del melo in Lombardia” P. Casati1, P. Spadone1, M. Calvi2, P. Culatti3, M. Salvetti4, P. A. Bianco1* Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) Laboratorio Fitopatologico Regione Lombardia Servizio Fitosanitario/Fondazione Minoprio, V.le Raimondi 54, I-22070 Vertemate con Minoprio (CO) 3 ERSAF Lombardia - Servizio Fitosanitario Regionale, sede di Sondrio, Via Copernico 38, I-20125 (MI) 4 Fondazione Fojanini di Studi Superiori, Via Valeriana 32, I-23100 (SO) 1 2 E-mail: [email protected] La malattia nota come “scopazzi del melo”, descritta per la prima volta da Rui nel 1950, è in espansione in molte aree melicole dell’Europa. Anche in Lombardia, dove da anni il Servizio Fitosanitario Regionale, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, svolge attività di monitoraggio, la malattia è presente in molte aziende e l’agente eziologico ,“Ca. Phytoplasma mali” (Seemüller e Schneider, 2004), è stato rilevato nei campioni provenienti da tali aree (Casati et al, 2007). Le attività di ricerca, svolte all’interno del progetto “Ricerche sugli Scopazzi del melo in Lombardia”, avevano lo scopo di individuare l’epoca più adatta per il prelievo dei campioni, il metodo di estrazione degli acidi nucleici più idoneo e l’individuazione di test analitici più sensibili. Inoltre sono stati identificati e caratterizzati gli isolati di Ca. Phytoplasma mali associati alla malattia nelle aree a vocazione melicola della Lombardia. Sono stati effettuati, in collaborazione con la Fondazione Fojanini di Studi Superiori di Sondrio ed il Servizio Fitosanitario della Regione, diversi sopralluoghi in Valtellina e in alcuni meleti delle province di Brescia e Mantova. Alcuni appezzamenti sono stati visitati in diverse epoche, nei mesi di maggio, agosto, settembre, novembre e gennaio per osservare il decorso della malattia e prelevare campioni vegetali di diversa matrice (foglie o legno). Le analisi, finalizzate all’identificazione e caratterizzazione molecolare dei fitoplasmi, hanno riguardato l’ amplificazione di differenti frammenti genici del cromosoma di “Ca.Phytoplasma mali” e le successive analisi RFLP. I risultati ottenuti possono essere così riassunti: • tutti i fitoplasmi individuati nei campioni di melo provenienti da tre differenti province lombarde appartengono al genere “Ca. Phytoplasma mali” come emerge dall’analisi RFLP condotta sul gene 16SrDNA • la caratterizzazione sulla base di un frammento genico non ribosomico indica che i fitoplasmi individuati appartengono al sotto-tipo AT-1, isolato diffuso nei paesi del nord Europa 167 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi • le analisi condotte sulle proteine ribosomiche, mediante PCR ed RFLP, hanno individuato 5 diversi isolati: rpX-A, rpX-B, rpX-C, rpX-D, rpX-E, come riportato da Martini e colleghi (2008) a riguardo della malattia in Friuli Venezia Giulia • 51 dei 53 campioni raccolti nei mesi autunnali (foglie) e nei mesi invernali (legno), sono risultati infetti mentre i campioni fogliari raccolti nei periodi primaverile ed estivo, pur mostrando sintomi della malattia sono risultati infetti in 32 casi su 41 campioni prelevati da circa 15 piante asintomatiche sono risultati infetti dopo analisi PCR Parole chiave: Scopazzi del melo, “Ca. Phytoplasma mali”, PCR, RFLP. First year project results of “Research on Apple proliferation in Lombardia region” The disease known as “Apple proliferation” (AP), reported for the first time by Rui in 1950, occurs in many European apple growing areas. In Lombardia region, since several years the Plant Protection Service in cooperation with Università degli Studi di Milano has been involved in the survey. Preliminary results indicated a clear spread of AP and “Ca. Phytoplasma mali” (Seemüller and Schneider, 2004), the agest of the disease, has been frequently detected and idendified in the samples collected in these areas (Casati et al, 2007). The research, developed in the frame of the project “Research on Apple proliferation in Lombardia region”, aims to identify the suitable period for sample collection, the useful extraction method and to identify the most sensible PCR test. During the first year work, several isolates of Ca. Phytoplasma mali associated with the disease, coming from the apple areas of Lombardia have been identified and characterized. In collaboration with Fondazione Fojanini and Plant Protection Service, several orchards have been observed in Valtellina and in Brescia and Mantova provinces. Some of them have been visited in different times, during the months of May, August, September, November and January, to monitoring the disease’s symptoms and to collect samples of different matrix (leaves and woods). The analysis consist on PCR and RFLP assays of different genomic fragment of “Candidatus Phytoplasma mali” chromosome. The obtained results are summarized: • All the phytopasmas identified in the samples collected in three different provinces belonged to “Candidatus Phytoplasma mali” genus, in according to RFLP analysis on 16SrDNA gene 168 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi • The caracterization based on a non-ribosomic fragment showed that the identified phytoplasmas belonging to subtype AT-1, isolate spread in nord Europe • The PCR/RFLP analysis on ribosomal protein, was able to identify 5 different isolates: rpX-A, rpX-B, rpX-C, rpX-D, rpX-E, to confirm the report by Martini and colleagues (2008), regarding the presence of the disease in Friuli Venezia Giulia • 51 out of 53 apple samples collected in fall (leaves) and winter (wood) seasons were found to be infected while samples collected in spring and summer time, showing symptoms of the disease, were positives only in 32 cases out of 41 • 15 apple collected samples from asymptomatic plants were found positive to PCR/ RFLP analysis. Key words: Apple proliferation, “Candidatus Phytoplasma mali”, PCR, RFLP. Lavori citati/References Casati P., A. Stern, P. Spadone, M. Calvi, D. Bulgari, PA. Bianco, 2007. Molecular diversity in “Candidatus Phytoplasma mali” in Lombardia.. Bulletin of insectology, 60, 359-360. Martini M., P. Ermacora, L. Falginella, N. Loi, L. Carraio, 2008. Molecular differentiation of “Candidatus Phytoplasma mali” and its spreading in Friuli Venezia Giulia Region (North-East Italy). Acta Horiculturae, 781, 395-399. Rui D., 1950. Una malattia inedita: la virosi del melo. Humus, 6, 7-10. Seemüller E., B. Schneider, 2004. “Candidatus Phytoplasma mali”, “Candidatus Phytoplasma pyri”, “Candidatus Phytoplasma prunorum” the casual agents of apple proliferation, pear decline and European stone fruit yellows, respectively. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, 4, 12171226. Lavoro svolto nell’ambito del progetto, finanziato dalla Regione Lombardia, “Ricerche sugli scopazzi del melo in Lombardia” (APROLOMB) 169 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Studio sullo stato nutrizionale di peri infetti dal fitoplasma del sottogruppo 16SrX-C G. Rossi1, C. Beni2, S. Socciarelli 2, S. Marconi2, M. del Vaglio3, F. Gervasi3 M. Pastore3 Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (C.R.A.) – Via Nazionale, 84, I-00184 (RM) 1 E-mail - [email protected] CRA-Centro di Ricerca per lo Studio delle Relazioni Suolo PiantaVia della Navicella, 4, I-00184 (RM) 2 E-mail - [email protected] CRA - Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Caserta Via Torrino, 3, I-81100 (CE) 3 E-mail: [email protected] Dall’evidenza riscontrata di una remissione dei sintomi nelle piante infette da fitoplasmi che, sono state coltivate, in terra o in vaso, con terreno raccolto dall’azienda di Caserta è nata l’esigenza di investigare sulle eventuali relazioni esistenti tra lo stato nutrizionale delle piante ospiti e la loro suscettibilità al patogeno. L’indagine si è svolta in una serra di tessuto antiafide, con doppia porta di sicurezza a Caserta, ove numerose piante di pero, coltivate su due suoli, uno proveniente dall’azienda sperimentale di Pignataro Maggiore (CE) e l’altro proveniente dall’azienda di Caserta, sono state inoculate con tasselli raccolti da un pero infetto da fitoplasma, ad esclusione delle piante di controllo. Nella stagione vegetativa 2007, sono risultate infette due piante allevate nei vasi contenenti la terra proveniente da Pignataro Maggiore, innestate entrambe nel luglio del 2007, e precisamente una pianta di Conference su Pyrus betulaefolia, positiva ai test molecolari nell’ottobre dello stesso anno, ed una pianta di William su Pyrus betulaefolia, positiva nel settembre dello stesso anno. Pertanto, nell’ottobre 2007 si è proceduto al campionamento delle foglie dalle due suddette piante e dalle seguenti altre piante, per ognuna delle due suddette combinazioni cv su portainnesto: una pianta, coltivata su terreno di Pignataro, inoculata e risultata negativa ai test, una pianta coltivata su terreno di Caserta, inoculata e risultata negativa ai test, una pianta di controllo su terreno di Caserta e una pianta di controllo su terreno di Pignataro. Sulle foglie sono state determinate le concentrazioni di macro-, meso- e microelementi (Kalra Yash P., 1998) calcolati i seguenti rapporti tra elementi nutritivi: Fe/ Mn, P/Zn, K/Mg, N/K (Panero, 1990). Le analisi hanno rilevato che nelle foglie delle piante allevate sul suolo di 170 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Pignataro Maggiore le concentrazioni sia di boro, che di calcio, di rame, di potassio, di magnesio e di fosforo sono nella norma, mentre lo zinco ed il sodio sono presenti in concentrazioni al di sotto della sufficienza ma le quantità di ferro sono elevate in tutti i campioni mentre il manganese è presente in concentrazioni non sufficienti. Nelle foglie delle piante allevate sul suolo di Caserta è stata evidenziata una lieve insufficienza di calcio, concentrazioni di ferro nella media, valori di manganese sono al di sotto dell’intervallo di sufficienza. L’elaborazione dei rapporti nutrizionali nelle foglie ha evidenziato, in particolare, uno squilibrio nel rapporto Fe/Mn, con manganese carenza, solo negli alberi di pero positivi al fitoplasma. In tutte le piante risultate sane, compresi i controlli, il rapporto Fe/Mn è equilibrato. Ulteriori studi sono in corso per convalidare la relazione tra i valori del rapporto ferro/manganese nelle foglie e la presenza di fitoplasma nel pero ospite. Parole chiave: Fitoplasma del sottogruppo16SrX-C, Moria del pero, Stato nutrizionale, Rapporto Fe/Mn. Study on nutritional status of pear-trees infected by 16SrX-C phytoplasma From the evidence of a remission of symptoms, associated to phytoplasmosis, when the damaged plants were transplanted from an experimental station to an another, we decided to investigate if there was a relationship between nutritional status of the host plants and the susceptibility to the 16Sr X-C phytoplasma. The trial was carried out in the green-house of Caserta, where pear trees, cultivated in pots, with two different soils, one collected from station of Pignataro Maggiore and the other one from station of Caserta, were patch-grafted with infected pear tissue, control plants excluded. In 2007, two plants, of two different cultivar/rootstock combinations, precisely Conference on Pyrus betulaefolia and William on Pyrus betulaefolia, both trained on the Pignataro Maggiore soil and patch-grafted in July 2007, resulted positive to molecular test for detection of phytoplasma in the October and in September, rispectively, of the same year. So, in the October of the same year, leaf samples were collected not only from the two infected plants but also from the following plants, for each of the two cv/rootstock combination: one plant, cultivated on the Pignataro Maggiore soil, inoculated, and resulted negative to test, one plant, cultivated on the Caserta soil, inoculated, and resulted negative to test, one plant not inoculated, cultivated on the Pignataro Maggiore soil, one plant not inoculated, cultivated on the Caserta soil. The 171 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi presence of macro-, meso- and micro-nutrients was evaluated and the ratios between some elements (Fe/Mn, P/Zn, K/Mg, N/K) were calculated (Kalra Yash P., 1998; Panero, 1990 ).. The results showed that the pear leaves collected on Pignataro M. soil have a normal concentration in B, Ca, Cu, K, Mg, and P while they presented a not sufficient quantity of Zn and Na. The level of Fe was high in all samples, while that of Mn was very low.. In the pear leaves collected from plants cultivated in Caserta soil, a slight deficiency of Ca, a low quantity of Mn right levels of Fe and of the other analysed elements were found. The data showed a lack of balance in the Fe/Mn ratio, for deficiency of Mn, only in the pear trees positives to tests for detection of 16 Sr X-C phytoplasma. In all healthy plants, inoculated or not, cultivated in pots with the two different soils, the Fe/Mn ratio was equilibrated. Studies are in progress to validate the relationship between Fe/Mn ratio and phytoplasma presence in host pear plants. Key words: 16SrX-C phytoplasma, Pear decline, Nutritional condition, Fe/Mn ratio. Lavori citati/References Kalra Yash P., 1998. Handbook of Reference Methods for Plant Analysis, CRC Press, USA pp. 300. Panero M., 1990. Analisi degli organi vegetali, metodologia diagnostica e interpretazione dei risultati, Reda edizioni per l’agricoltura, Roma. Lavoro svolto nell’ambito del progetto finalizzato Mi.P.A.F. “Fru.Med.” Sottoprogetto “D.A.F.M.E.” Pubblicazione n° 41. 172 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Fitoplasmosi delle drupacee Coordinatore: Carlo Poggi Pollini C. Poggi Pollini, A.R. Babini, L. Bianchi, D. Dradi, C. Lanzoni, P. Pirazzini Prime valutazioni sulla diffusione del giallume europeo delle drupacee in albicoccheti dell’Emilia-Romagna L. Ferretti, A. Gentili, C. Poggi Pollini, P. Ermacora, G. Pasquini Caratterizzazione molecolare di isolati di ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’ identificati in pesco, susino e albicocco C. Marcone, B. Schneider, G. L. Rana, E. Seemüller Confronto mediante lo studio di vari geni, di ceppi del fitoplasma del giallume europeo delle drupacee a diversa virulenza Sintesi Poster: Carlo Poggi Pollini C. Poggi Pollini, L. Bortolotti, D. Bellina, M. Agosti, L. Bianchi, C. Lanzoni, A. Pinotti Fenologia di Cacopsylla pruni (Scopoli) e diffusione del giallume europeo delle drupacee in Lombardia. S. Murolo, G. Romanazzi Caratterizzazione molecolare di fitoplasmi delle drupacee nelle Marche. Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi PRIME VALUTAZIONI SULLA DIFFUSIONE DEL GIALLUME EUROPEO DELLE DRUPACEE IN ALBICOCCHETI DELL’EMILIA-ROMAGNA C. Poggi Pollini1, A.R. Babini2, L. Bianchi1, D. Dradi3, C. Lanzoni1, P. Pirazzini4 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DISTA), Università di Bologna, Viale Fanin 44, I-40127 (BO) 2 Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna, Via di Corticella 133, I-40129 (BO) 3 CSSAA, Az. Sp.le Martorano 5, I-47023 Cesena (FC) 4 Astra Innovazione e Sviluppo, Sop “Mario Neri”, Via Emilia, I-40026 Imola, (BO) 1 E-mail: [email protected] L’evoluzione della sindrome è in corso di valutazione in Emilia-Romagna, mediante rilievi periodici negli albicoccheti e saggi molecolari con la tecnica della Real Time PCR (Pignatta et al., 2008), su un numero molto elevato di piante (1630) in 27 aziende. La scelta, effettuata in collaborazione con 4 associazioni di produttori coinvolte nel progetto (Apoconerpo Intesa, Apofruit, Orogelfresco e Terremerse), è stata orientata preferibilmente su piante giovani (non oltre 5-6 anni di età) innestate per lo più su mirabolano, in maniera tale da rappresentare nella maniera più omogenea possibile la realtà dell’albicocco in ambito regionale (aree di pianura e di collina) ed in particolare le varietà più interessanti per lo sviluppo futuro della frutticoltura locale. Al fine di confermare la presenza di Cacopsylla pruni (Scopoli), vettore di ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, agente della malattia, e di studiarne il ciclo biologico sono stati individuati 8 siti per il campionamento primaverile-estivo (siepi di Prunus cerasifera e P. spinosa) con trappole cromotropiche adesive gialle e mediante “frappage”. E’ stato inoltre effettuato un campionamento nel periodo autunno-invernale su conifere (soprattutto Picea abies) in 2 aziende nella provincia di Forlì-Cesena e 2 località nella pineta di Ravenna. Dopo un anno di indagini la malattia è stata riscontrata in bassa percentuale, inferiore all’1% nella maggior parte delle aziende monitorate; percentuali maggiori sono presenti solo in aziende con piante di età superiore ai 10 anni, di varietà particolarmente suscettibili (Alba, ad esempio); non sono state trovate piante infette negli impianti costituiti nel 2006. Nel 2007 sono stati catturati individui di C. pruni in 6 aziende, con una percentuale di insetti infetti superiore al 10%; le popolazioni catturate sono risultate di bassa entità. Nessun insetto è stato catturato su conifere nel periodo invernale. 175 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Il controllo del materiale vivaistico ed un accurato monitoraggio degli impianti sono ritenuti molto importanti in presenza di una malattia, endemica sul territorio, dove è molto difficile individuare fonti di resistenza genetica ed il controllo affidato alla lotta contro i vettori si è finora mostrato di difficile attuazione (Poggi Pollini et al, 2007); sono inoltre in corso prove di valutazione di varietà e portinnesti che possano associare elevati parametri qualitativi e una scarsa sensibilità alla malattia. Parole chiave: Giallume europeo delle drupacee, Cacopsylla pruni, Studi epidemiologici, Emilia-Romagna. Preliminary surveys on European Stone Fruit Yellows diffusion in apricot orchards in the Emilia-Romagna region An epidemiological study aimed to assess the presence of European Stone Fruit Yellows (ESFY), caused by ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, in apricot orchards in Emilia-Romagna is being carried out with field observations and molecular analysis using Real Time PCR (Pignatta et al, 2008). ESFY is being investigated on 1630 apricot trees, located in 27 orchards. This is being done on young plants (5-6 years old), grafted mainly on myrabolan, of the most economically important varieties for local growers in the most intensive growing areas, chosen in collaboration with 4 professional associations (Apoconerpo Intesa, Apofruit, Orogelfresco and Terremerse). To obtain more information about the life cycle of the Ca. Phytoplasma prunorum vector, the psyllid Cacopsylla pruni (Scopoli), insects were captured in spring 2007, using the “frappage” method or chromotropic sticky traps placed on wild stone fruit bushes (mainly blackthorn (Prunus spinosa) and P. cerasifera) in and around the cultivated areas in 8 localities. Other insects were captured during autumnwinter on conifers (mainly Picea abies) in 2 apricot orchards and in 2 locations in the Ravenna pine wood. The preliminary results showed that ESFY is present in apricot orchards in Emilia-Romagna, however the majority of orchards inspected showed a very low incidence of the disease (less than 1%). It is worth noting that the most serious damage was only found in orchards where there were older plants (more than 10 years old) of some cv. such as “Alba”, suspected to be highly susceptible to ESFY. On the contrary ESFY-infected plants were never observed in any of the younger orchards, setup in 2006. Individuals of C. pruni were captured in 6 out of 8 locations inspected during spring 2007. The populations had a low density, however a relatively high number 176 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi of insects (more than 10%) resulted infected with Ca. Phytoplasma prunorum. As regards the insect collection during autumn-winter, so far C. pruni have not been found overwintering on conifers in this area. In conclusion the control of source material and accurate field inspections should be considered the most effective ways of preventing the spreading of a dangerous disease, endemic in our region on wild and cultivated stone fruits. Preliminary results showed that most of the insecticides used against C. pruni have little or no efficacy in controlling the disease (Poggi Pollini et al, 2007). For this reason evaluation studies to assess possible ESFY tolerance of some cultivar/rootstock combinations are also being carried out in this area. Key words: European stone fruit yellows, Cacopsylla pruni, Epidemiological studies, Emilia-Romagna. Lavori citati/References Pignatta D., F. Forno, L. Giunchedi, M. Gobber, L. Mattedi, P. Miorelli, C. Poggi Pollini, C. Ratti, N. Reggiani, E. Ropelato, 2008. A real time PCR assay for the detection of European Stone Fruit Yellow Phytoplasma (ESFYP) in plant propagation material. Acta Horticulturae, 781, 499-504. Poggi Pollini C., L. Bianchi, F. Forno, S. Franchini, L. Giunchedi, M. Gobber, L. Mattedi, P. Miorelli, D. Pignatta, D. Profaizer, C. Ratti, N. Reggiani, 2007. Investigation on European stone fruit yellows in experimental apricot orchards in the province of Trento (Italy). Bulletin of Insectology, 60, 323-324. Attività svolta nell’ambito del progetto triennale coordinato dal CRPV “Fitoplasmi albicocco” e finanziato dalla regione Emilia-Romagna (L.R. 28/98). Si ringraziano i tecnici delle associazioni di produttori citate per il loro indispensabile supporto nella scelta e nei sopralluoghi nelle aziende. 177 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI ISOLATI DI ‘CANDIDATUS PHYTOPLASMA PRUNORUM’ IDENTIFICATI IN PESCO, SUSINO E ALBICOCCO L. Ferretti1*, A. Gentili1, C. Poggi Pollini2, P. Ermacora3, G. Pasquini1 CRA – Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale, Via C. G. Bertero, 22 I-00156 (RM) 2 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DISTA), Università di Bologna, Viale Fanin 44, I-40127 (BO) 3 Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università di Udine, Via delle Scienze 208 I-33100 (UD) 1 E-mail: [email protected] La sindrome del giallume europeo delle drupacee (ESFY – European Stone Fruit Yellows), causata dal fitoplasma ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’ (sottogruppo 16SrX-B), rappresenta ancora oggi la principale malattia di origine fitoplasmale delle drupacee, diffusa in Italia in tutti gli areali di coltivazione (Del Serrone et al., 1998; Pilotti et al., 1995; Carraro et al., 2002; Marcone et al., 2002). Recenti studi sulla caratterizzazione molecolare del fitoplasma agente causale di ESFY, effettuata sul gene non-ribosomico tuf, hanno evidenziato la presenza di un polimorfismo genetico all’interno del sottogruppo 16SrX-B con la definizione di due gruppi di isolati riferiti come ‘tipo a’ e ‘tipo b’. Tale variabilità è stata evidenziata mediante doppia amplificazione genica con le coppie di oligonucleotidi tuf1f/tuf1r e tuf2f/tuf2r e successiva analisi RFLP dei prodotti di amplificazione della nested - PCR con l’enzima NlaIII (Ferretti et al., 2007). Allo scopo di definire la distribuzione geografica dei due isolati e stabilire delle possibili correlazioni con l’espressione sintomatologica e l’incidenza della malattia nei diversi ambienti di coltivazione delle drupacee, è stata effettuata un’indagine molecolare su 136 campioni di susino, pesco e albicocco provenienti da frutteti commerciali localizzati in diversi areali geografici (Trentino, Friuli–Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Molise) e da due campi collezione di germoplasma localizzati in Calabria ed in Turchia. Le analisi molecolari hanno evidenziato la presenza dei due tipi di isolati nei campioni analizzati, confermando che la variabilità genetica individuata è diffusa nei diversi areali di coltivazione delle drupacee. Entrambi gli isolati sono stati identificati su tutte le specie prese in esame e anche sulla stessa varietà, lasciando escludere una possibile correlazione fra tipo di isolato e pianta ospite. Sostanziali differenze sono emerse, invece, sulla diffusione e 178 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi distribuzione geografica dei due isolati. Il ‘tipo a’, non distinguibile dall’isolato di riferimento di ‘Ca. P. prunorum’ (ESFY CRA-PAV, albicocco Lazio), è risultato di gran lunga il più diffuso essendo stato identificato nel 78% dei campioni analizzati (82/105). Tale isolato, inoltre, ha mostrato una più ampia distribuzione geografica, risultando presente in tutte le regioni prese in esame e l’unico identificato in Lazio, Molise ed Emilia-Romagna. Il ‘tipo b’ ha mostrato, invece, un’areale di distribuzione più circoscritto, essendo stato identificato solo in Trentino, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia. Tuttavia, mentre in Friuli-Venezia Giulia e Lombardia la presenza dell’isolato ‘b’ è risultata molto sporadica, in Trentino la sua presenza è stata rilevata in tutte le principali zone di coltivazione dell’albicocco della provincia di Trento, con un’incidenza media del 22,7%. In tutti i casi il tipo ‘b’ è sempre stato individuato all’interno di frutteti in cui era contemporaneamente presente anche l’isolato ‘a’ e solo nei campi collezione localizzati in Calabria ed in Turchia è stata riscontrata una netta predominanza in percentuale del ‘tipo b’. Ulteriori approfondimenti sono necessari per correlare l’espressione sintomatologica con la differenziazione nei due tipi di isolati, pur se alcune preliminari osservazioni portano a ritenere il ‘tipo a’ più frequentemente associato a piante manifestanti sintomi blandi o limitati ai soli frutti e il ‘tipo b’ spesso presente in frutteti contigui a zone con abbondante vegetazione spontanea comprendente anche drupacee selvatiche. Parole chiave: ESFY, Gene tuf, Variabilità, Tipo a, Tipo b. Molecolar characterization of ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’ isolates identfied in peach, plum and apricot fruit trees. European Stone Fruit Yellows (ESFY), caused by ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’ (16SrX-B subgroup), is the main stone fruits phytoplasma disease, widespread in all the Italian growing areas of this crops (Del Serrone et al., 1998; Pilotti et al., 1995; Carraro et al., 2002; Marcone et al., 2002). Recent studies on the molecular characterization of the ESFY agent phytoplasma, performed on the non–ribosomal tuf gene, showed the presence of genetic polymorphism within the 16SrXB subgroup allowing to distinguish two group of isolates reported as ‘type a’ and ‘type b’. Molecular variability was pointed out by double gene amplification with the primer pairs tuf1f/tuf1r e tuf2f/tuf2r followed by RFLP analysis of the nested–PCR amplicons with the NlaIII enzyme (Ferretti et al., 2007). 179 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi In order to define the geographical distribution of the two types of isolates and to establish possible correlations with the symptoms and incidence of the disease in different stone fruit growing areas, a molecular investigation was performed on 136 plum, peach and apricot samples collected from commercial orchards located in different geographic areas (Trentino, Friuli–Venezia Giulia, Lombardy, EmiliaRomagna, Latium and Molise) and from two germplasm collection fields located in Calabria and Turkey. Molecular analysis showed the presence of the two types of isolates in the analyzed samples confirming the presence of the genetic variability, previously identified, in different stone fruit growing areas. Both isolates were detected in all the considered plant species and also in the same varieties excluding a possible correlation between isolate type and host plant. On the contrary, clear differences were observed on the spreading and geographical distribution of the two types of isolates. ‘Type a’, not distinguishable from the ‘Ca. Phytoplasma prunorum’ reference strain (ESFY CRA-PAV, apricot Latium), resulted the most spread isolate, being identified in the 78% of the analyzed samples (82/105). Moreover, this isolate showed a wide geographical distribution since it resulted present in all the investigated regions and the only one retrieved in Latium, Molise and Emilia–Romagna. On the contrary, ‘type b’ showed a more restricted distribution area being identified only in Trentino, Friuli-Venezia Giulia and Lombardy. Nevertheless, while in Friuli-Venezia Giulia and Lombardy the presence of ‘type b’ resulted very sporadic, in Trentino region its presence was retrieved in all the main apricot growing areas of the Trento province, with a percentage of 22.7. However, ‘type b’ isolate has always been detected in orchards where the ‘type a’ was contemporaneously present and only in the germplasm collection fields located in Calabria and Turkey its spreading resulted prevalent. More investigations are needed to establish a possible correlation between symptom expressions and the two different isolate types, even if preliminary observations suggest that the ‘type a’ is more frequently associated with trees showing mild symptoms or symptoms restricted only on fruits and the ‘type b’ is often spread in orchards close to areas with abundant presence of spontaneous plants including wild Prunus species. Key words: ESFY, tuf gene, Variability, Type a, Type b. 180 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Carraro L., F. Ferrini, P. Ermacora, N. Loi, 2002. Role of wild prunus species in the epidemiology of European Stone Fruit Yellows. Plant Pathology, 51, 513517. Del Serrone P., E. Bianchi, A. Liberatore, 1998. Outbreak of apricot chlorotic leaf roll in apricot orchard of Latium, Italy. Phytopathologia mediterranea, 37, 133-139. Ferretti L., G. Pasquini, G. Albanese, M. Barba, 2007. Molecular investigation on the genetic polymorphism of ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’ detected in plum and apricot fruit trees. Bulletin of Insectology, 60, 337-338. Marcone C., I. Camele, A. Lanzieri, GL. Rana GL., 2002. Individuazione dei fitoplasmi del giallume europeo delle drupacee e della moria del pero in specie arboree da frutto in Calabria e Basilicata. Petria, 12, 423-425. Pilotti M., F. Faggioli, F. Lauretti, M. Barba, 1995. Severe die-back of plum in Central Italy is associated with MLOs and virus infections. Acta Horticolturae 386, 126-131. 181 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Confronto mediante lo studio di vari geni, di ceppi del fitoplasma del giallume europeo delle drupacee a diversa virulenza C. Marcone1*, B. Schneider2, G. L. Rana3, E. Seemüller2 Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno, Via Ponte Don Melillo, I-84084 Fisciano (SA) 2 Julius Kuehn Institute (JKI), Federal Research Centre for Cultivated Plants, Institute for Plant Protection in Fruit Crops and Viticulture, D-69221 Dossenheim 3 Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agro-Forestali, Università degli Studi della Basilicata, Viale dell’ Ateneo Lucano, 10, I-85100 (PZ) 1 E-mail: [email protected] Venti ceppi del fitoplasma del giallume europeo delle drupacee (ESFY) i quali, sulla base di esperimenti di inoculazione mediante innesto, differiscono considerevolmente nella loro aggressività, oscillando dalla completa (o quasi completa) avirulenza ad una elevata virulenza (Kison e Seemüller, 2001), sono stati esaminati mediante l’ analisi di sequenze nucleotidiche di vari geni non ribosomiali, amplificate mediante PCR, al fine d’ individuare eventuali marcatori molecolari connessi alla loro virulenza e/o avirulenza. I suddetti ceppi, i quali sono mantenuti in pieno campo, in piante di drupacee diverse, presso l’ Istituto di Dossenheim, Germania, sono indistinguibili con le tecniche rutinarie di differenziazione e caratterizzazione dei fitoplasmi e cioè le analisi di sequenze nucleotidiche ed RFLP del DNA ribosomiale (rDNA). Come riferimento, sono stati usati i ceppi virulenti GSFY1, GSFY2 e ESFY1 del fitoplasma ESFY, tutti disponibili in vinca, nonché un ceppo avirulento o debolmente virulente, dello stesso fitoplasma, mantenuto in albicocco, individuato in Francia in piante di albicocco risanatesi spontaneamente ed impiegato nello stesso Paese come agente proteggente per il controllo dell’ accartocciamento clorotico fogliare dell’ albicocco mediante la tecnica di protezione incrociata (Morvan et al., 1986; Castelain et al., 1997). Quest’ultimo ceppo è indistinguibile da quelli severi di ESFY mediante l’analisi RFLP dell’ rDNA. Per la PCR sono state impiegate coppie di primer selezionate dalle sequenze di vari geni del ceppo AT del fitoplasma della proliferazione del melo del quale oramai è disponibile la sequenza dell’intero genoma (Kube et al., 2007). Visibili prodotti di amplificazione sono stati ottenuti soltanto con le coppie di primer amplificanti sequenze dei geni tuf che codifica il cofattore Tu (EF-Tu), che a sua volta, regola il trasporto dell’ aminoacil-tRNA al sito specifico di riconoscimento sui ribosomi, durante la biosintesi delle proteine, rpsC (rps3) il 182 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi quale codifica la proteina ribosomiale S3, tlyC che codifica emolisine, cioè proteine secrete da molti batteri ed usate dagli stessi per la lisi delle membrane della cellula ospite e pertanto ritenute importanti fattori di virulenza, imp e fol i quali codificano, rispettivamente, proteine di membrana, comunemente denominate proteine immunodominanti, ed un enzima necessario per la biosintesi del folato. Il confronto delle sequenze nucleotidiche ottenute ha evidenziato che la massima variabilità genetica si ha a livello del gene imp con valori di dissimilarità oscillanti da 0.2 a 4.6%. Per i rimanenti geni, i ceppi esaminati sono risultati identici o quasi. Nell’ambito del gene tuf, la presenza di un sito addizionale di restrizione per l’enzima TaqI, già riportata per il ceppo GSFY1 (Marcone et al., 2002), non è stata evidenziata per tutti gli altri ceppi. Le differenze genetiche riscontrate tra i ceppi esaminati non sono marcatori idonei di differenziazione, né sono correlabili con i caratteri di patogenicità. Parole chiave: Giallume europeo delle drupacee, Drupacee, Virulenza del ceppo, PCR, Gene imp. Comparison of European stone fruit yellows phytoplasma strains differing in virulence by multi-gene sequence analyses Twenty strains of the European stone fruit yellows (ESFY) phytoplasma which on the basis of graft-inoculation experiments greatly differ in aggressiveness, ranging from avirulent (or nearly avirulent) to highly virulent (Kison and Seemüller, 2001), were examined by sequence analyses of several PCR-amplified non-ribosomal genes in order to identify molecular markers linked to virulence. These strains which are maintained in various stone fruit genotypes in the field at Dossenheim Institute, are indistinguishable with techniques for routine phytoplasma differentiation and characterization such as sequence and RFLP analyses of PCR-amplified ribosomal DNA (rDNA). Also, the virulent ESFY strains maintained in periwinkle, namely GSFY1, GSFY2 and ESFY1 as well as an avirulent or low-virulent strain of the same phytoplasma, maintained in apricot, which was identified in recovered apricot trees, in France, and used in the same country as a cross protecting agent to control the apricot chlorotic leaf roll disease (Morvan et al., 1986; Castelain et al., 1997), were included in the work for comparison. The mentioned avirulent strain is indistinguishable from severe strains of ESFY phytoplasma on the basis of RFLP analysis of rDNA. For PCR amplification, primers were designed from a number of genes distributed over the chromosome of strain AT of the apple proliferation phytoplasma for which the complete sequence is now available (Kube et al., 2007). Visible PCR products were only obtained with primer pairs directed to genes tuf which encodes the elongation factor 183 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Tu (EF-Tu) that mediates the transport of aminoacyl-tRNA to the codon recognition site of ribosomes, rpsC (rps3) encoding the ribosomal protein S3, tlyC which encodes hemolysins, i.e., membrane-damaging agents that serve as important virulence factors for many bacteria, imp and fol encoding an immunodominant membrane protein and an enzyme involved in the folate biosynthesis, respectively. Nucleotide sequence comparisons revealed that the highest genomic variability occurred at imp gene sequence level with dissimilarity values ranging from 0.2 to 4.6%. For the remaining genes, the strains examined proved to be identical o nearly identical. Within tuf gene, the presence of an additional TaqI restriction site which had already known to occur in the strain GSFY1 (Marcone et al., 2002), was not identified for the other strains. Genetic difference observed among the strains examined are neither suitable markers for strain differentiation, nor linked to pathological traits. Key words: European stone fruit yellows, Stone fruits, Strain virulence, PCR, Imp gene. Lavori citati/References Castelain C., MG. Chastellière, JP Jullian, G. Morvan, JM. Lemaire, 1997. La prémunition contre l’enroulement chlorotique de l’abricotier. Bilan de dix annés d’observations sur huit vergers. Phytoma, 493, 39-44. Kison H., E. Seemüller, 2001. Differences in strain virulence of the European stone fruit yellows phytoplasma and susceptibility of stone fruit trees on various rootstocks to this pathogen. Journal of Phytopathology, 149, 533-541. Kube M., B. Schneider, R. Reinhardt, E. Seemüller, 2007. First look into the genome sequence of ‘Candidatus Phytoplasma mali’ in comparison to ‘Candidatus Phytoplasma asteris’ strains OY-M and AY-WB. Bulletin of Insectology, 60, 113-114. Marcone C., I. Camele, A. Lanzieri, GL. Rana, 2002. Individuazione dei fitoplasmi del giallume europeo delle drupacee e della moria del pero in specie arboree da frutto in Calabria e Basilicata. Petria, 12, 423-425. Morvan G., M. Arnoux, C. Castelain, 1986. Prospective for the control of apricot chlorotic leaf roll a mycoplasma disease, by cross protection. Acta Horticulturae, 193, 359-366. 184 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi FENOLOGIA DI Cacopsylla pruni (Scopoli) E DIFFUSIONE DEL GIALLUME EUROPEO DELLE DRUPACEE IN LOMBARDIA C.Poggi Pollini1, L.Bortolotti2, D.Bellina2, M.Agosti2, L.Bianchi1, C. Lanzoni1, A.Pinotti 3 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Viale Fanin 42, I-40127 (BO) 2 Consorzio di Difesa Colture Intensive di Brescia, Via Malta 12, I-25124 (BS) 3 Servizio Fitosanitario Regione Lombardia, Via Pola 12/14, I-20124 (MI) 1 E-mail: [email protected] La presenza e la fenologia di Cacopsylla pruni (Scopoli), vettore di ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, agente del Giallume Europeo delle Drupacee (ESFY), è stata indagata per la prima volta in Lombardia negli anni 2006/2007 in 7 aziende in provincia di Brescia e Mantova. Gli adulti sono stati catturati con “frappage” settimanali su piante spontanee di prugnolo (P. spinosa) ai margini dei frutteti e pesco (P. persica), la coltura più diffusa nella zona, contati e separati per sesso. La presenza di uova e stadi preimmaginali è stata valutata con osservazione diretta e conta sui rametti di prugnolo. Una parte dei campioni (riuniti in gruppi di 2 individui) è stata analizzata con la tecnica Real Time PCR (Pignatta et al, 2008) per verificare la presenza del fitoplasma negli insetti; nel 2007 sono stati analizzati anche campioni di uova. Dati significativi sono stati ottenuti solo nelle aziende bresciane, mentre in provincia di Mantova, dove il prugnolo è praticamente assente, solo pochi esemplari di forme preimmaginali sono stati ritrovati su pesco. La comparsa dei primi adulti reimmigranti è stata osservata il 20 febbraio nel 2007, mentre nel 2006 tale data non è stata individuata con precisione. A causa del diverso andamento climatico delle due stagioni, la fenologia è stata un po’ diversa: scomparsa dei reimmigranti il 26 aprile 2007, rispetto al 3 maggio nel 2006, comparsa degli adulti di nuova generazione il 17 maggio 2007 (31 maggio nel 2006), scomparsa delle forme giovanili il 7 giugno 2007 (5 luglio nel 2006). La sex ratio degli adulti è risultata nettamente a favore delle femmine nei reimmigranti, mentre è risultata prossima ad 1:1 nella nuova generazione. Il 96% degli adulti di C. pruni è stato catturato su prugnolo, confermando la 185 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi predilezione della psilla per questa specie rispetto al pesco, dove la presenza è stata solo sporadica (4%). Il fitoplasma è risultato presente in una percentuale simile di insetti nelle analisi dei 2 anni, con una media del 45% per i reimmigranti e del 24,2% per le forme giovanili. Dati più discordanti, a causa del ridotto numero di campioni analizzati nel 2007, sono invece stati osservati per gli adulti della nuova generazione (0% di infetti nel 2007 e 42,3% nel 2006); il fitoplasma non è mai stato riscontrato nelle uova. Nonostante la presenza di C. pruni si sia dimostrata strettamente correlata alla presenza di P. spinosa, la presenza di piante con sintomi riferibili ad ESFY nei frutteti indagati non appare invece legata all’abbondanza del vettore e del suo ospite spontaneo. L’incidenza della malattia risulta infatti molto variabile in tutte le aziende indagate, comprese quelle del mantovano dove la presenza di prugnolo è praticamente assente e le catture di C. pruni sono risultate molto scarse.. Parole chiave: Fenologia, Cacopsylla pruni (Scopoli), Diffusione del giallume europeo delle drupacee in Lombardia. Phenology of Cacopsylla pruni (Scopoli) and spreading of the European Stone Fruit Yellows Phytoplasma in Lombardy The presence and phenology of Cacopsylla pruni (Scopoli), vector of ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, the agent of European Stone Fruit Yellows (ESFY), were investigated for the first time in Lombardy in 2006 and 2007. Presence of the insect was investigated weekly, in 7 orchards in the Brescia and Mantova provinces, on wild P. spinosa (blackthorn) surrounding cultivated areas, and on P. persica, the most common stone fruit species in this area. Adults were collected by plant beating (“frappage”) and then counted and sexed. The presence of eggs and preimmaginal stages was investigated by the observation of portions of blackthorn twigs. Parts of the adults and preimmaginals collected were grouped in pairs and processed with Real Time PCR (Pignatta et al, 2008) to verify the presence of Ca. Phytoplasma prunorum in the insects. In 2007, egg samples were also analysed. Useful data were only obtained from the orchards in the Brescia province. Blackthorn was not found close to the orchards of the Mantova province, and only few preimmaginal stages were found on peach trees. The first overwintering adults (reimmigrants) were found on February 20th, in 2007. In 2006 it was not possible to fix this time exactly. Due to the different climatic conditions in these two years, the phenology of C. pruni was quite different. The last overwintering adults were found on April 26th, in 2007, and on May 3rd, in 2006. The first adults of the new generation 186 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi were collected on May 17th, in 2007, and on May 31st, in 2006. The last preimmaginal stages and adults were found on June 7th, in 2007 and on July 5th, in 2006. The sex ratio of the adults shifted towards female predominance in overwintering adults, while, it was close to 1:1 for the adults of the new generation. Most of the C. pruni adults were collected on blackthorn (96%), confirming the preference of the psyllids for this plant, as compared to peach trees where presence was very low (4%). The percentage of PCR positive samples was similar in the two years with an average of 45% for the overwintering adults and 24.2% for the preimmaginal stages. Different data were observed for the adults of the new generation. Due to the few samples analyzed in 2007, the percentage of positives was 0% in 2007 and 42.3% in 2006. None of the egg samples was positive to the PCR analysis. Although the presence of C. pruni was strictly correlated to the presence of blackthorn, the number of cultivated plants with ESFY symptoms did not appear to be related to the amount of the vectors or blackthorn bushes. There was quite difference in disease incidence in various the orchards studied, even in the Mantova province, where blackthorn is almost absent and C. pruni was captured only sporadically. Key words: Phenology, Cacopsylla pruni, European Stone Fruit Yellows. Lavori citati/References Pignatta D., F. Forno, L. Giunchedi, M. Gobber, L. Mattedi, P. Miorelli, C. Poggi Pollini, C. Ratti, N. Reggiani, E. Ropelato, 2008. A real time PCR assay for the detection of European Stone Fruit Yellow Phytoplasma (ESFYP) in plant propagation material. Acta Horticulturae, 781, 499-504. Attività svolta con il contributo della Regione Lombardia, D.G. Agricoltura, Piano per la ricerca 2006. 187 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI FITOPLASMI DELLE DRUPACEE NELLE MARCHE S. Murolo, G. Romanazzi Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche, I-60131 (AN) E-mail: [email protected] La frutticoltura nella regione Marche assume una importanza rilevante in alcune aree, quali la Val d’Aso, dove è concentrata la coltivazione delle drupacee (prevalentemente susino e pesco). Negli ultimi anni tali colture hanno risentito in maniera rilevante di problematiche fitosanitarie di non facile gestione. Fra queste, la più diffusa è il giallume europeo delle drupacee, causato da ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’ (Seemüller e Schneider, 2004), rinvenuto frequentemente in impianti frutticoli dell’Italia settentrionale (Poggi Pollini et al., 2001; Carraro et al., 2002; Loi et al., 2007) e sporadicamente nell’Italia centro-meridionale (Marcone et al., 2002; Pastore et al., 2008). Inoltre, piante di pesco con sintomi di giallumi e arrossamenti delle foglie sono state trovate infette da fitoplasmi del gruppo dello stolbur (16SrXIIA) in Italia settentrionale (Paltrinieri et al., 2006). Scopo del lavoro è stato quindi l’identificazione, mediante tecniche di analisi molecolare, dei fitoplasmi associati a piante di susino e pesco con sintomi di giallume. A partire dall’estate 2003, sono state individuate piante di susino cinogiapponese in agro di Montefiore (AP) e di pesco in agro di Petritoli (AP) che presentavano sintomi di giallume. Venti campioni fogliari sono stati raccolti da piante di susino (11) e pesco (9) con sintomi di giallume e sottoposti all’estrazione del DNA totale mediante il kit commerciale DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germania). Il DNA è stato amplificato con la coppia di primer universali P1/P7 ed in nested-PCR con le coppie di primer gruppo specifiche R16(I)F1/R1, R16(V)F1/R1, R16(III)F2/R1 e fO1/rO1, quindi i prodotti di reazione sono stati sottoposti a restrizione enzimatica. Sette dei campioni di pesco sono risultati infetti da fitoplasmi del gruppo dello stolbur, mentre 4 campioni di susino (cv October Sun) erano affetti da ‘Ca. Phytoplasma prunorum’. Non sono state riscontrate infezioni di fitoplasmi appartenenti ai gruppi 16SrI, 16SrIII e 16SrV. Alcuni dei prodotti PCR ottenuti con i primer fO1/rO1 e R16(I)F1/R1 sono stati purificati, sequenziati e dall’analisi Blastn è stato possibile verificare una elevata omologia di sequenza con ‘Ca. Phytoplasma prunorum’ AM933142 (99,6%) e stolbur AM933139 (99,0%), rispettivamente, disponibili nella banca dati Genbank. 188 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Mentre la presenza di giallume europeo delle drupacee è comune nelle aree frutticole, il rinvenimento di fitoplasmi dello stolbur in piante di pesco può attribuirsi alla vicinanza di vigneti inerbiti con alta incidenza di Legno nero, dai quali tali agenti possono provenire, come già rilevato nello stesso ambiente ma in direzione opposta per fitoplasmi appartenenti al gruppo 16SrIII, sporadicamente rinvenuti su vite (Romanazzi et al., 2004). Parole chiave: Pesco, susino, ‘Ca. Phytoplasma solani’, ‘Ca. Phytoplasma prunorum’, Stolbur, Sequenziamento. Molecular characterization of stone fruit phytoplasma in the Marche region In the Marche region, stone fruit cultivation (mainly plum and peach) is particularly important in some areas, such as Val d’Aso. Over the last few years, these crops have been affected by phytosanitary problems that are not easy to solve. Among these, the most widespread is caused by European stone fruit yellows, induced by “Candidatus Phytoplasma prunorum” (Seemüller and Schneider, 2004). This has frequently been detected in northern Italy (Poggi Pollini et al., 2001; Carraro et al., 2002; Loi et al., 2007) and sporadically in central and southern Italy (Marcone et al., 2002; Pastore et al., 2008). Moreover, peach yellow symptoms associated with stolbur infections (group 16SrXII-A) have been reported in northern Italy (Paltrinieri et al., 2006). The aim of this study was the identification of phytoplasma associated with plum and peach with yellows symptoms, using molecular tools. Since the summer 2003, Japanese plum located at Montefiore (AP) and peach in Petritoli (AP) have shown yellows symptoms. Twenty symptomatic leaf samples were collected from these plum (11) and peach (9) plants and their total DNA was extracted using the DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germany). The DNA was amplified using the P1/P7 universal primers, followed by nested-PCR using groupspecific primers: R16(I)F1/R1, R16(V)F1/R1, R16(III)F2/R1 and fO1/rO1. Some fO1/rO1 and R16(I)F1/R1 PCR products were purified and sequenced. Seven peach samples were infected by stolbur phytoplasma, and four plum (cv October Sun) samples were positive for ‘Ca. Phytoplasma prunorum’. The samples were not infected by phytoplasma belonging to 16SrI, 16SrIII and 16SrV. The BLASTn analysis carried out on sequenced peach and plum samples identified a high sequence homology with stolbur AM933139 (99.0%) and ‘Ca. Phytoplasma prunorum’ AM933142 (99.6%), respectively, as available in the Genbank database. While the infection of plum with European stone fruit yellows is common in all areas where the crop is grown, the presence of stolbur in peaches appears to be 189 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi due to neighbouring vineyards with weeds and with high incidence of Bois noir, from where these agents may come. This has already been seen in the opposite direction, for phytoplasma belonging to 16SrIII group, sporadically detected on grapevine (Romanazzi et al., 2004). Key words: Peach, plum, ‘Ca. Phytoplasma solani’, ‘Ca. Phytoplasma prunorum’, Stolbur, Sequencing Lavori citati/References Carraro L., F. Ferrini, P. Ermacora, N. Loi, 2002. Role of wild Prunus species in the epidemiology of European stone fruit yellows. Plant Pathology, 51, 513-517. Loi N., F. Ferrini, A. Loschi, 2007. Recovery e giallume europeo delle drupacee: un caso studio. Atti Convegno Nazionale “Nuove possibilità di lotta contro le fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi basate su recovery, resistenze indotte e antagonisti – Ancona, 17-18 settembre, 15-16. Marcone C., A. Camele, A. Lanzieri, GL. Rana, 2002. Individuazione dei fitoplasmi del giallume europeo delle drupacee e della moria del pero in specie arboree da frutto in Calabria e Basilicata. Petria, 12, 423-425. Paltrinieri S., S. Botti, A. Bertaccini, N. Mori, F. Dal Montin, N. Fiore, 2006. Are phytoplasmas involved in a severe peach decline? Acta Horticulturae, 713, 421-427. Pastore M., F. Gervasi, M. Del Vaglio, M. Petriccione, A. Bertaccini, 2008. Differenti reazioni indotte in susino cino-giapponese (Prunus salicina) da infezioni ottenute mediante innesti di materiale infetto da ‘Candidatus phytoplasma prunorum’. Atti Giornate fitopatologiche, vol. 2, 585-588. Poggi Pollini C., R. Bissani, L. Giunchedi, 2001. Occurrence of European Stone Fruit Yellows Phytoplasma (ESFYP) infection in peach orchards in NorthernCentral Italy. Journal of Phytopathology, 149, 725-730. Seemüller E., B. Schneider, 2004. ‘Candidatus Phytoplasma mali’, ‘Candidatus Phytoplasma pyri’ and ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, the causal agents of apple proliferation, pear decline and European stone fruit yellows, respectively. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, 54, 12171226. Romanazzi G., S. Murolo, L. Landi, MB. Branzanti, O. Silvestroni, V. Savino, 2004. Giallumi della vite nelle Marche. Atti Giornate Fitopatologiche (2), 353-358. 190 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Fitoplasmosi della vite Coordinatori: Maurizio Conti e Michele Borgo M. Barba Progetto Gia.Vi: “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzion vitivinicole”. E. Angelini, L. Filippin, D. Bellotto, L. Stringher, M. Borgo Giallumi della vite in provincia di Treviso: caratterizzazione dei fitoplasmi associati D. D’Ascenzo, S. Murolo, R. Di Giovanni, G.Romanazzi Caratterizzazione molecolare di isolati di legno nero in Abruzzo e indagini sul recovery in viti infette. G. Pasquini, L. Ferretti, B. Bagnoli, A. Gentili, G. Albanese, C. Rapisarda, V. Cavalieri, M. Barba Il legno nero della vite nel centro-sud Italia L. Filippin, M. Borgo, G. Lucchetta, C. Michielini, E. Angelini Caratterizzazione di fitoplasmi identificati in piante spontanee raccolte in aree vitate B. Bagnoli, F. Pinzauti, V. Trivellone Reptalus quinquecostatus (Dufour): dati bio-etologici e rapporti con il fitoplasma dello Stolbur in aree viticole toscane N. Mori, F. Pavan, M. Bacchiavini, N. Reggiani, F. Bonomi, A. Bertaccini Fenologia di Hyalesthes obsoletus Signoret su convolvolo e ortica F. Lessio, P. Chiusano, A. Alma Rilascio e cattura di Scaphoideus titanus Ball per lo studio della dispersione M. Jermini, M. Gusberti, L. Schaub, Ch. Linder, S. Schärer, P. Kehrli, L. Colombi, S. Bellion, S. Emery Flavesceza dorata e Scaphoideus titanus: distribuzione e strategie di lotta PI e biologica in Svizzera P. Saracco, D. Pacifico, C. Marzachì, I. Gribaudo, A. Alma, D. Bosco Attività di fenitrothion e thiamethoxam nella prevenzione della trasmissione di flavescenza dorata F. Mannini, I. Gribaudo Interventi per la prevenzione e l’eliminazione dei fitoplasmi dal materiale di propagazione viticolo E. Crotti, E. Gonella, M. Pajoro, C. Damiani, I. Negri, A. Rizzi, N. Raddadi, M. Marzorati, I. Ricci, G. Favia, A. Alma, D. Daffonchio Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Asaia, batterio acetico associato a Scaphoideus titanus Ball: potenzialità per il biocontrollo E. Gonella, I. Negri, M. Marzorati, M. Mandrioli, L. Sacchi, D. Daffonchio, A. Alma Comunità microbica associata a Hyalesthes obsoletus Signoret, vettore del legno nero della vite Sintesi Poster: Giuliana Albanese e Alberto Alma G. Pasquini, G. Albanese, E. Angelini , A. Bertaccini, PA. Bianco, M. Borgo, L. Carraro, P. Casati, G. Durante, L. Ferretti, A. Gentili, C. Marzachì, R. La Rosa, D. Pacifico, S. Paltrinieri, A. Zorloni Caratterizzazione molecolare del fitoplasma agente di legno nero. F. Pavan, C. Bellomo, M. Borgo, V. Forte Strategie di controllo della flavescenza dorata della vite. A. Alma, F. Lessio, L. Picciau, F. Tota, V. Forte, M. Borgo, B. Bagnoli, F. Pinzauti, V. Trivellone, C. Rapisarda, V. Cavalieri, V. D’Urso Rapporti tra cicaline, fitoplasmi e piante ospiti nell’agroecosistema vigneto. M. Borgo, G. Albanese, F. Quaglino, P. Casati, P. Ermacora, L. Ferretti, F. Ferrini, L. Filippin, G. Pasquini, E. Angelini Ruolo di altre piante nell’epidemiologia dei fitoplasmi agenti di flavescenza dorata e legno nero. E. Angelini, G. L. Bianchi, P. A. Bianco, M. Borgo, P. Casati, G. Durante, L. Filippin, L. Galetto, C. Morassutti, S. Prati, F. Quaglino, A. Zorloni, C. Marzachì Nuove acquisizioni nella diagnosi di FD e LN. A. Bertaccini, E. Angelini, PA. Bianco, S. Botti, P. Casati, G. Durante, L. Filippin, C. Marzachì, D. Pacifico, S. Paltrinieri, F. Quaglino Caratterizzazione dei ceppi di flavescenza dorata individuati nel territorio italiano nel periodo 2004-2008. S. Carnevale, S. Paltrinieri, P. Braccini, D. Rizzo, S. Nhadi, N. Contaldo, A. Bertaccini Diffusione di ceppi di legno nero in vigneti toscani. L. Ferretti, G. Pasquini, V. Cavalieri, C. Rapisarda, V. D’Urso, M. Barba, G. Albanese Epidemiologia e identificazione dei fitoplasmi dei giallumi della vite in Calabria. R. Bonfanti, F. Guglielmo, F. Prosperi, E. Junod , S. Dallou e R. Grivon Prime segnalazioni di flavescenza dorata in Valle d’Aosta e indagini sulla sua diffusione. R. La Rosa, C. Rapisarda, V. Cavalieri, D. Pacifico, M. Tessitori Monitoraggio ed epidemiologia dei giallumi della vite in Sicilia. G. Romanazzi, S. Murolo Caratterizzazione molecolare di isolati di legno nero della vite nelle Marche. Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi M.R. Silletti, S. Murolo, G. Romanazzi, V. Savino Caratterizzazione molecolare di isolati pugliesi di legno nero della vite. P. Margaria, M. Turina e S. Palmano Diagnosi da succo grezzo di diversi agenti patogeni della vite in Taqman® Real-Time RT-PCR. G. Pasquini, L. Ferretti, A. Gentili, M. Barba La diagnosi del legno nero nelle diverse fasi vegetative delle piante. C. Scopel e R. Causin Uso dell’SSCP per lo studio della variabilità molecolare di isolati di legno nero raccolti in Veneto. G. Durante, P. Casati, F. Quaglino, I.-M. Lee, PA. Bianco Legno nero in Lombardia: individuazione di marcatori molecolari per la diagnosi e la caratterizzazione dei fitoplasmi appartenenti al gruppo tassonomico 16SrXII-A. B. Bagnoli, L. Ferretti, V. Trivellone, L. Nuccitelli, G. Pasquini Accertamento della presenza di Scaphoideus titanus nel Lazio. V. Forte, E. Angelini, E. Patriarca, G. Perini, M. Borgo Monitoraggio di Auchenorrinchi potenziali vettori di fitoplasmi in vigneti del nord-est Italia. L. Landi, P. Riolo, S. Nardi, N. Isidoro Infezione naturale da fitoplasmi in Hyalesthes obsoletus, Euscelis lineolatus, Neoaliturus fenestratus e Psammotettix spp. in agroecosistemi vigneto della regione Marche. F. Pavan, S. Bressan, P. Mutton Valutazione della convenienza economica a sostituire le viti con sintomi di giallumi. A. Zorloni, P. Casati, G. Durante, PA. Bianco, G. Belli Prove di risanamento, tramite termoterapia, di talee di viti affette da giallumi: risultati preliminari. Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi “I Giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni viticole”: quattro anni di attività M. Barba CRA-PAV Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale, Via C.G. Bertero, 22 I-00156 Roma E-mail: [email protected] Il Progetto Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole”, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con D.M. 652/7303/03 del 19/12/03, ha consentito una intensa e sinergica attività di ricerca da parte di 13 gruppi scientifici italiani e stranieri che, nei quattro anni di durata del progetto, hanno apportato ulteriori acquisizioni ed aggiornamenti alle conoscenze dei fitoplasmi e dei vettori responsabili della malattia del legno nero (LN) e della flavescenza dorata (FD) della vite. Nelle fasi iniziali del Progetto sono stati definiti ed uniformati i protocolli tecnici che le varie UU.OO., coinvolte in specifiche linee di ricerca, hanno affrontato. Grazie a questo lavoro iniziale di armonizzazione è stato possibile ottenere, alla conclusione dei lavori, dati uniformi e confrontabili fra di loro. Le principali informazioni e innovazioni raggiunte dal progetto possono essere così riassunte: 1. Diffusione e caratterizzazione dei fitoplasmi associati ai giallumi della vite. Oltre 250 vigneti, localizzati nella maggior parte delle aree viticole italiane, sono stati monitorati e oltre 2000 campioni sono stati analizzati molecolarmente utilizzando i protocolli armonizzati. Questa attività ha consentito di accertare sperimentalmente la presenza in tutte le Regioni italiane di fitoplasmi associati ai giallumi della vite e di confermare l’assenza di FD nell’Italia meridionale e nella maggior parte delle aree viticole dell’Italia centrale. Le numerose indagini condotte hanno evidenziato l’espansione e recrudescenza del LN e consentito di accertare la presenza della malattia anche in alcune zone viticole meridionali (Calabria) non ancora indagate. Nell’ambito dell’attività di monitoraggio è stata effettuata anche la caratterizzazione molecolare dei fitoplasmi coinvolti per definirne la variabilità molecolare e la distribuzione geografica degli isolati sul territorio. Circa 800 campioni raccolti da viti infette da LN e 250 provenienti da piante affette da FD, rappresentativi di tutte le regioni indagate, sono stati analizzati molecolarmente. 195 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi La caratterizzazione molecolare degli isolati di LN, effettuata mediante amplificazione del gene non ribosomico tuf, che codifica il fattore di allungamento Tu (EF-Tu), ha indicato che l’isolato tuf tipo II è quello geograficamente più diffuso, essendo presente in tutti gli areali monitorati ad eccezione del Lazio, mentre il tuf tipo I sembra confinato alle regioni settentrionali e centrali (Pasquini et al., 2008). Il ceppo virulento FD-D risulta maggiormente diffuso rispetto al ceppo FD-C, la cui presenza appare in espansione, in considerazione del suo rinvenimento anche su campioni di vite sintomatiche raccolti in alcune province dell’Umbria e della Toscana. Analizzando i geni Sec Y e rpS3 sono stati differenziati tipi diversi di FD-C, indicando una elevata plasticità del genoma di questo fitoplasma in grado di modificarsi nel giro di pochi anni (Bertaccini et al.,2008). Interessanti, infine, anche i ritrovamenti sporadici di fitoplasmi appartenenti a gruppi diversi, quali il giallume dell’astro (16SrI-B) e il giallume dell’olmo (16SrV-A), rispettivamente in Calabria e Sardegna ed in Emilia-Romagna. 2. Studio dei cicli epidemiologici. Al momento gli unici vettori accertati per la trasmissione dei fitoplasmi agenti dei giallumi della vite rimangono Scaphoideus titanus Ball per FD e Hyalesthes obsoletus Signoret per LN. Infeudate alle piante spontanee dimoranti nell’agroecosistema vigneto, sono state ritrovate numerose specie di auchenorrinchi, alcune delle quali già note come vettori di fitoplasmi. Fitoplasmi del gruppo 16Sr-V sono stati identificati, oltre che in S. titanus, in Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari) e Dyctyophara europaea (L). Numerose specie sono risultate positive al fitoplasma Stolbur, tra queste particolare interesse suscitano alcuni cixiidi quali Reptalus quinquecostatus (Dufour), R. cuspidatus (Fieber), R. panzeri (Löw) e Anoplotettix putoni Ribaut (Alma et al., 2008). Particolarmente indagato, inoltre, è stato il ruolo delle erbe infestanti che potrebbero assumere una importanza strategica nel ciclo epidemiologico dei fitoplasmi. L’analisi di piante spontanee, appartenenti ad oltre 60 specie per un totale di quasi 1.000 campioni, ha indicato la presenza del fitoplasma Stolbur in numerose specie perenni ed annuali e la presenza del fitoplasma FD in molti campioni di Clematis vitalba e Alnus glutinosa (Borgo et al., 2008). 3. Diagnosi. Sono stati sperimentati e verificati nuovi metodi diagnostici quali la real-time PCR (rt-PCR) e la ligase detection reaction (LH-PCR). E’ stata confermata la sensibilità, efficacia e relativa facilità di applicazione di entrambe le tecniche sia per la diagnosi universale che gruppo-specifica di FD e LN. I risultati ottenuti 196 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi contribuiranno a sviluppare strategie di difesa basate sull’utilizzo di affidabili procedure diagnostiche e consentiranno, inoltre, lo studio quantitativo del patogeno nelle interazioni fitoplasma-vettore-pianta ospite (Angelini et al., 2008). 4. Controllo e prevenzione. E’ stata confermata la necessità di una lotta chimica al vettore nella attuazione di strategie di controllo di FD. In vigneti regolarmente trattati da anni contro S. titanus è sufficiente un solo intervento insetticida all’anno, utilizzando un fosforganico in coincidenza con il trattamento contro la seconda generazione delle tignole della vite. E’ risultato, inoltre, strategicamente importante ridurre le sorgenti di S. titanus attraverso la eliminazione di residui di viti americane inselvatichite all’interno di siepi e boschetti, la estirpazione di vigneti abbandonati e l’esecuzione contemporanea ed uniforme dei trattamenti in ogni appezzamento vitato presente in un determinato comprensorio viticolo (Pavan et al., 2008). 5. Studio del recovery. Sono stati studiati alcuni aspetti legati al fenomeno della remissione dei sintomi (recovery) in piante precedentemente infette e sintomatiche. Grazie a specifiche prove sperimentali eseguite nel corso del Progetto è possibile affermare che: i) piante in fase di recovery da due o più anni sono esenti da fitoplasmi (sia FD che LN); ii) il fenomeno del recovery è stabile nel tempo; iii) il fenomeno è legato ad alcuni fattori genetici intrinseci della varietà (le cvv Prosecco, Merlot, Barbera, Bonarda piemontese, Cortese e Dolcetto sono soggette in altissima percentuale alla regressione totale dei sintomi e mantengono un buono standard produttivo); iv) materiale di propagazione proveniente da viti ‘recovered’ non dà origine a piante infette; v) in viti con remissione di sintomi è stato riscontrato un accumulo di H2O2 che potrebbe agire come segnale per l’induzione di processi di difesa nella pianta. L’uso della tecnologia dei microarray ha, inoltre, consentito di evidenziare una differente espressione genica in piante infette, sane e recovered, evidenziando il possibile ruolo di geni legati a processi di difesa nel complesso meccanismo del ‘recovery’ (Carraro et al., 2008). Il Progetto Gia.Vi., infine, non ha trascurato la divulgazione di alcuni risultati intermedi raggiunti, organizzando riunioni ad hoc con i servizi fitosanitari regionali e specifiche giornate di studio, nel corso delle quali sono state presentate le principali acquisizioni raggiunte nel settore della caratterizzazione e distribuzione geografica dei giallumi (Roma, 19 e 20 luglio 2006) e del ruolo epidemiologico dei vettori (Firenze, 9 novembre 2006). 197 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi A Roma, inoltre, presso il CRA-PAV, (9-13 ottobre 2006), è stato organizzato il corso teorico-pratico “La diagnosi molecolare dei giallumi della vite: stato dell’arte” al quale hanno partecipato 20 tecnici dei Servizi Fitosanitari Regionali e dei Laboratori accreditati, e durante il quale sono state illustrate ed eseguite in laboratorio le procedure di diagnosi necessarie ad identificare, differenziare e caratterizzare i fitoplasmi associati a viti infette. I ricercatori impegnati nel Progetto Gia.Vi. hanno partecipato in maniera compatta a diversi incontri nazionali e internazionali, presentando poster e relazioni orali inerenti all’attività scientifica svolta dalle singole unità o nel corso di azioni congiunte. L’impegno scientifico manifestato da tutte le UU.OO. nel corso delle attività del Progetto Gia.Vi. è testimoniato dalle oltre 100 pubblicazioni elencate in appendice. Parole chiave: Fitoplasmi, Vite, Progetto ricerca. Grapevine yellows: a limiting factor of grapevine production (Gia.Vi. Project): four year of activity. The research Project named Gia.Vi. “Grapevine yellows: a limiting factor for grapevine production”, financed by the Italian Ministry of Agriculture in 2004, has permitted a strong and synergic collaboration among thirteen Italian and foreign research groups which, in four years of activity, have improved knowledge on phytoplasmas and vectors associated to Flavescence dorèe (FD) and Bois noir (BN) grapevine diseases. Technical protocols, specific for diagnosis, molecular characterization of isolates and monitoring of vectors, have been discussed and harmonized at the beginning of the project allowing, later on, the comparison of results obtained by different research groups involved in the activity. Here are listed the main findings reached in four years of activity. 1. Diffusion and characterization of phytoplasmas associated to grapevine yellows More than 250 vineyards were monitored in most of the Italian areas where grape is cultivated. About 2.000 samples were molecularly analyzed, following harmonized protocols. FD and BN were identified by direct PCR with universal primers P1/P7, followed by nested PCR with primers specific for ribosomal groups 16SrV and 16SrI/XII, and RFLP analyses with BfaI and MseI respectively. About 80% of the vineyards inspected from the different teams participating into the Project resulted positive for the presence of yellows symptomatology, showing a recrudescence of BN disease and its presence also in viticultural areas where it 198 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi has never been identified. The molecular characterization of Stolbur phytoplasma, performed on the tuf gene, indicated that the two Stolbur isolates tuf type I and tuf type II are present in Italy even if with a different geographical distribution (Pasquini et al., 2008). FD-C and FD-D are present in northern Italian regions and in some vineyards of central Italy. FD-D seems to be more spread than FD-C, even if FD-C was identified also in some areas of Umbria and Tuscany (Bertaccini et al., 2008). Occasionally phytoplasmas belonging to 16SrI-B and 16SrV-A subgroups were isolated from symptomatic grapevines. 2. Epidemiological cycle. Insect samplings were conducted in many vineyards using yellow sticky traps, D-vac and sweep net on the grapevine canopy and on the spontaneous vegetation nearby, from June until October. The role of Scaphoideus titanus Ball and Hyalesthes obsoletus Signoret in the transmission of FD and BN respectively was confirmed, but also other species were captured and resulted positive for the presence of phytoplasmas. Phytoplasmas belonging to 16Sr-V group were identified in Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari) and Dyctyophara eursopaea (L). Many other species of Auchenorrhynca were also found positive to Stolbur. Among them, high infection rates were recorded for Reptalus quinquecostatus, R. cuspidatus (Fieber), R. panzeri (Löw) e Anoplotettix putoni Ribaut (Alma et al., 2008). More than 1,000 plants belonging to 60 different species were collected and molecularly analyzed for the presence of FD and BN phytoplasmas. Stolbur was detected in many annual and polyannual plants, suggesting a direct role in the epidemiology of BN. FD phytoplasma was identified in many samples of Clematis vitalba and Alnus glutinosa (Borgo et al., 2008) 3. Diagnosis. Two real-time PCR (rt-PCR) protocols and an alternative one based on ligase detection reaction (LH-PCR) have been developed for the detection of grapevine phytoplasmas. The methods resulted rapid, specific and reproducible and all of them will contribute to the development of control strategies and to better understand the relationship phytoplasma-plant-vector (Angelini et al., 2008). 4. Control strategies The control of the vector is the main strategy to prevent the spreading of FD from infected areas to healthy vineyards. 199 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi In vineyards regularly sprayed against S. titanus only one insecticide treatment per year, using organophosphates in coincidence with the treatment against the second generation of the grape berry moth, can be sufficient to maintain under control the vector population. Specific studies suggest that the elimination of abandoned vineyards and the eradication of grapevines grown wild in hedgerows or woodland can reduce the source of S. titanus adults for the adjoining treated vineyards against the vector (Pavan et al., 2008). 5. The recovery phenomenon Some aspects of remission of symptoms (recovery) in grapevines previously symptomatically infected have been studied. The main findings reached during the project indicate that: i) grapevines recovered at least from two years are phytoplasma free (both FD and BN); ii) the recovered plants maintain their healthy status for several years; iii) the recovery is related to some genetic factors specific of the variety (cvv Prosecco, Merlot, Barbera, Bonarda piemontese, Cortese and Dolcetto recovered in a high percentage maintaining a good productive and qualitative standard); iv) propagative material derived from recovered plants do not transmit by grafting phytoplasmas; v) in the leaf tissue of recovered plants there is an accumulation of H2O2. Microarray technology has allowed to evaluate the different gene expression in infected, healthy and ‘recovered’ plants, suggesting the role of some genes in the complex ‘recovery’ mechanism (Carraro et al., 2008). In the frame of the Project many Meetings have been organized in order to transfer the acquired results in diagnosis and characterization (Rome, July 19-20, 2006) and in the epidemiological role of the vectors (Florence, November 9, 2006). A practical and teorical course was organized (Rome, October 9-13, 2006) with the objective to teach the diagnostic protocols for the identification of grapevine phytoplasmas. The results obtained in the frame of the Project allowed to produce more than 100 scientific papers and numerous contributions in International and National Meetings. Key words: Phytoplasmas, Grapevine, Research project. 200 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori pubblicati nell’ambito del Progetto: Albanese G. , G. Pasquini, R. Sciarroni, L. Ferretti, R. La Rosa, 2005. Individuazione e caratterizzazione di fitoplasmi della vite in Calabria. Petria, 15, 109 -111. Albanese G., G. Pasquini, L. Ferretti, M. Barba, 2007. Giallumi della vite da fitoplasmi in Calabria. Atti Convegno “Prospettive di innovazione per il potenziamento del comparto viti-vinicolo calabrese”, Lamezia Terme, 13 dicembre 2007 (in stampa). Albanese G., G. Pasquini, L. Ferretti, R. Sciarroni, R. La Rosa, M. Barba, 2006. Identificazione molecolare di fitoplasmi in viti affette da giallumi in Calabria. Informatore fitopatolotgico, 4, 39 - 43. Alma A., F. Lessio, L. Picciau, F. Tota, V. Forte, M. Borgo, B. Bagnoli, F. Pinzauti, V. Trivellone, C. Rapisarda, V. Cavalieri, V. D’Urso, 2008. Rapporti tra cicaline, fitoplasmi e piante ospiti nell’agroecosistema vigneto. Atti IV Incontro Nazionale sulle Malattie da Fitoplasmi, Roma 28-30 maggio 2008. Alma A., F. Lessio, L. Bertignono, F. Pavan, V. Forte, E. Angelini, M. Borgo, B. Bagnoli, F. Pinzauti, V. Trivellone, V. D’Urso, A. Alicata, C. Rapisarda, 2005. Rilevamento di Auchenorrinchi vettori accertati e potenziali di fitoplasmi. Petria, 15, 151-153. Alma A., F. Lessio, F. Pavan, V. Forte, E. Angelini, M. Borgo, B. Bagnoli, F. Pinzauti, V. Trivellone, 2005. I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole. Rilevamento di auchenorrinchi vettori accertati e potenziali di fitoplasmi. Petria,, 15, 151-153. Angelini E., 2006. Nuove tecniche per la diagnosi dei fitoplasmi della vite. Atti “Forum Scientifico Internazionale sui fitoplasmi della Vite”. Alessandria, 1516 Novembre 2006, (in stampa). Angelini E., 2007. Le epidemie da fitoplasmi in vigneto. Meeting “Interventi per la prevenzione ed il controllo dei giallumi della vite”. Susegana (Italy), 23 febbraio 2007. Invited speaker. Angelini E., D. Bellotto, L. Filippin, C. Michielini, L. Leandrin, M. Borgo, 2006. Andamenti epidemici dei giallumi della vite nel corso della stagione. Atti Giornate fitopatologiche, vol. 2, 489-494. Angelini E., G. Bianchi, C. Morassutti, L. Filippin, M. Borgo, 2005. Development of new Real Time PCR methods for the identification of Flavescence dorèe disease associated with grapevine yellows. Petria, 15, 97-98. Angelini E., M. Borgo, 2005. Détection d’un phytoplasme associé à la Flavescence dorée de la vigne dans clématite (Clematis vitalba L.). Revue des Oenologues, 114, 11-14. Angelini E., M. Borgo, F. Squizzato, L. Filippin, G. Lucchetta, V. Forte, F. Taglietti, S. Vanin, 2005. La flavescenza dorata su clematide. Vignevini, 6, 64-69. Angelini E., L. Filippin, M. Borgo, 2005. During the season identification and characterization of phytoplasmas associated to grapevine yellows. Petria, 15, 155-156. 201 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Angelini E., L. Filippin, V. Forte, M. Borgo, 2007. Molto diffuse le clematidi infette da flavescenza dorata. L’Informatore Agrario, 63 (33), 52-55. Angelini E., GL. Bianchi, PA.. Bianco, M. Borgo, P. Casati, G. Durante, L. Filippin, L. Galetto, C. Morassutti, S. Prati, F. Quaglino, A. Zorloni, C. Marzachì, 2008. Nuove acquisizioni nella diagnosi di FD e LN. Atti IV Incontro Nazionale sulle Malattie da Fitoplasmi, Roma 28-30 maggio 2008. Angelini E., GL. Bianchi, L. Filippin, C. Morassutti, M. Borgo, 2007. A new TaqMan method for the identification of phytoplasmas associated with grapevine yellows by real-time PCR assay. Journal of Microbiological Methods, 68, 613622. Angelini E., L. Filippin, C. Michielini, D. Bellotto, M. Borgo, 2006. High occurrence of Flavescence dorée phytoplasma early in the season on grapevines infected with grapevine yellows. Vitis, 45, 151-152. Bagnoli B., F. Pinzauti, V. Trivellone, 2005. Indagine preliminare sugli auchenorrinchi potenziali vettori di stolbur in un’area viticola del Lazio. Petria, 15, 55-58. Bagnoli B., F. Pinzauti, V. Trivellone, 2008. Reptalus quinquecostatus (Dufour): dati bio-etologici e rapporti con il fitoplasma dello Stolbur in aree viticole toscane. Atti IV Incontro Nazionale sulle Malattie da Fitoplasmi, Roma 28-30 maggio 2008. Bagnoli B., L. Ferretti, V. Trivellone , L. Nuccitelli , G. Pasquini, 2008. Rinvenimento di individui di Scaphoideus titanus Ball. nel Lazio. Atti Convegno IV Incontro sulle malattie da fitoplasmi, Roma 28-30 maggio 2008. Barba M., 2005. La lotta obbligatoria alla Flavescenza dorata e al suo vettore Scaphoideus titanus. Quaderno ARSIA, 5, 135-138. Barba M., 2007. La distribuzione dei giallumi della vite in Italia. Convegno Recrudescenza di Flavescenza Dorata della vite e studi sul legno nero. Brescia, 10 ottobre 2007. Barba M., 2007. Stato dell’arte sul Legno Nero con particolare riferimento all’epidemiologia. Convegno Recrudescenza di Flavescenza Dorata della vite e studi sul legno nero. Brescia, 10 ottobre 2007. Barba M., L. Ferretti, G. Pasquini, 2006. Flavescenza dorata fermata per legge. Terra e vita, 15, 64-66 Barba M., L. Ferretti, G. Pasquini, 2006. I giallumi della vite: un problema fitosanitario di rilevanza nazionale. Informatore fitopatolotgico, 4, 4-8. Barba M., G. Pasquini, 2005. I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole’. Quaderno ARSIA, 5, 139-143. Bellomo C., L. Carraro, P. Ermacora, F. Pavan, R. Osler, C. Frausin, G. Governatori, 2007 – Recovery phenomena in grapevines affected by grapevine yellows in Friuli Venezia Giulia. Bulletin of Insectology, 60, 235-236 Bellotto D., L. Filippin, 2007. Metodologie per il riconoscimento delle malattie da fitoplasmi e degli agenti patogeni. Meeting “Interventi per la prevenzione ed il controllo dei giallumi della vite”. Susegana (Italy), 23 febbraio 2007. Invited speaker. 202 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Bertaccini A., E. Angelini, PA.. Bianco, S. Botti, P. Casati, G. Durante, L. Filippin, C. Marzachì, D. Pacifico, S. Paltrinieri, F. Quaglino, 2008. 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Prove di risanamento, tramite termoterapia, di talee di viti affette da giallumi: risultati preliminari. .Atti IV Incontro Nazionale sulle Malattie da Fitoplasmi, Roma 28-30 maggio 2008. 210 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi GIALLUMI DELLA VITE IN PROVINCIA DI TREVISO: CARATTERIZZAZIONE DEI FITOPLASMI ASSOCIATI E. Angelini, L. Filippin, D. Bellotto, L. Stringher, M. Borgo CRA-VIT Centro di Ricerca per la Viticoltura, Viale XXVIII aprile 26, I-31015 Conegliano (TV) E-mail: [email protected] I giallumi della vite, nella forma di flavescenza dorata (FD) e di Legno nero (LN), hanno causato gravissimi danni alla viticoltura della provincia di Treviso a partire dagli anni ‘80. Fin dai primi anni ’90 è stato seguito dettagliatamente l’andamento delle epidemie in tutta la provincia tramite rilievi visivi di campo e saggi molecolari di laboratorio. In questo lavoro vengono sintetizzati i risultati ottenuti in oltre 10 anni di monitoraggio del territorio trevigiano, con lo scopo di verificare l’andamento di FD e di BN e di caratterizzare i ceppi di fitoplasmi coinvolti. I rilievi visivi sono stati condotti in vigneti dei comuni della provincia di Treviso, da maggio a novembre. Sono stati monitorati vigneti di tutte le età, sia al primo o secondo anno di impianto sia quelli già in produzione. Per ogni vigneto ove erano presenti viti con sintomi ascrivibili a giallumi sono stati raccolti campioni di foglie sintomatiche per l’analisi molecolare. Il DNA è poi stato estratto ed amplificato in PCR con primer universali e specifici per i fitoplasmi e successivamente i frammenti amplificati sono stati sottoposti a saggi RFLP, per la precisa caratterizzazione del ceppo di fitoplasma (Angelini et al., 2001; Langer e Maixner, 2004). I risultati mostrano la presenza di FD in quasi tutte le aree viticole della provincia, tranne nell’estrema punta orientale. Mentre nel decennio 1990-2000 era prevalente il ceppo FD-C, negli ultimi anni il ceppo FD-D ha conquistato quasi tutte le zone in origine colpite da FD-C. Per quanto riguarda LN, si può notare come la sua presenza sia diffusa in tutto il territorio, anche se non è mai stato identificato sui campioni sintomatici provenienti dai vigneti dei comuni più occidentali, a confine con la provincia di Vicenza. La distribuzione di LN ci mostra che ogni ceppo di fitoplasma è legato ad un territorio diverso: c’è infatti una forte presenza del ceppo VK-I nella maggior parte dei comuni della provincia, tranne nella zona del Livenza, dove è stato identificato solo il ceppo VK-II, che però sembra essere più aggressivo. È da sottolineare che quest’ultima è l’unica area del trevigiano dove le epidemie di FD non sono ancora giunte. La percentuale relativa di campioni infetti da FD o LN varia nel corso degli anni. In particolare, c’è stata una maggiore incidenza di FD nel 1995-96 ed una incidenza più elevata di LN nel 1998-99. Dal 2000 in poi la situazione appare più 211 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi stabile, anche se il numero di viti con FD raccolte dai vigneti in indagine è sempre leggermente maggiore di quelle con LN. Parole chiave: Epidemie, Flavescenza dorata, Legno nero, Vigneto. Grapevine yellows in Treviso district: characterization of phytoplasmas Grapevine yellows, i.e. Flavescence dorée (FD) and Bois noir (BN) have been caused very serious damages to the viticulture in the district of Treviso since ‘80 years. Since 1990 the trend of the epidemics has been minutely monitored in the whole district, by means of field visual observations and laboratory molecular analyses. The results obtained in more than 10 years of surveying are synthesized in this work, in order to verify the trends of FD and BN infections in the area and to characterize the phytoplasma isolates involved in the epidemics. Visual observations have been carried out in vineyards of the Treviso district from May to November. Vineyards of all ages were surveyed, spanning from new plantations to those in production. Samples of symptomatic leaves for the molecular analyses were collected from all vineyards where grapevines with yellows symptoms occurred. Total DNA was extracted and amplified in PCR using phytoplasma universal and specific primer pairs. Amplicons were subsequently digested using RFLP in order to characterize the phytoplasma isolate (Angelini et al., 2001; Langer e Maixner, 2004).. Results showed the presence of FD in almost the viticultural areas of the district, saved the extreme Eastern part. FD-C has been the prevalent isolate in the period 1990-2000, while in the last year FD-D isolate has gained almost all the areas originally infected with FD-C. As far as BN is concerning, it occurs in all the territory, though it has never been identified in the symptomatic samples coming from the far Western counties, near Vicenza district. BN distribution evidenced that each isolate is typical of a different area: indeed VK-I is spread in almost all the district, saved the Livenza area, where however solely VK-II was identified, which seems more aggressive. It is worth to note that this last area is the only one in the district where FD epidemic has never been identified until now. The percentage occurrence of samples infected by FD or BN phytoplasmas varies during the course of the years. In particular, a higher incidence of FD was registered in 1995-96 and a higher incidence of BN was recorded in 1998-99. Since 2000, the situation appears more stable, though the number of samples infected by FD is always slightly higher than those infected by BN. Key words: Bois noir, Epidemic, Flavescence dorée, Vineyard. 212 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Angelini E., D. Clair, M. Borgo, A. Bertaccini, E. Boudon-Padieu, 2001. Flavescence dorée in France and Italy - Occurrence of closely related phytoplasma isolates and their near relationships to Palatinate grapevine yellows and an alder phytoplasma. Vitis, 40, 79-86. Langer M. M. Maixner, 2004. Molecular characterization of grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis, 43, 191-199. 213 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI ISOLATI DI LEGNO NERO IN ABRUZZO E INDAGINI SUL RECOVERY IN VITI INFETTE D. D’Ascenzo1, S. Murolo2, R. Di Giovanni1, G. Romanazzi2 ARSSA Servizio Fitosanitario Regionale, Regione Abruzzo, Via Nazionale 38, I- 61100 Villanova (PE) 2 Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche, I-60131 (AN) 1 E-mail: [email protected] Il territorio della regione Abruzzo, particolarmente vocato alla coltivazione della vite, è anche sede di numerosi campi di piante madri per la produzione di materiale di propagazione certificato. A tutela dell’intero comparto, il Servizio Fitosanitario ha intensificato il monitoraggio per la ricerca e l’identificazione dei principali giallumi della vite, soprattutto a seguito del recente rinvenimento e la rilevata diffusione di Scaphoideus titanus Ball in diverse aree del territorio regionale (Romanazzi et al., 2007; Mori et al., 2008), pur in assenza dell’agente di Flavescenza dorata (FD) del quale è vettore. Il Legno nero (LN), invece, è risultato ampiamente presente nei vigneti della Regione, come evidenziato in indagini pluriennali (D’Ascenzo et al., 2003, 2005). Per meglio comprendere l’epidemiologia di questa malattia e mettere in atto pratiche che potrebbero portare alla limitazione delle infezioni è utile identificare i ceppi di LN coinvolti (Langer e Maixner, 2004). Nel corso 2006 e 2007 i tecnici del Servizio Fitosanitario della Regione Abruzzo hanno effettuato diversi sopralluoghi in aziende viticole, raccogliendo campioni da viti con ingiallimenti o arrossamenti ascrivibili a fitoplasmi. Da ciascuno degli 80 campioni è stata effettuata l’estrazione del DNA utilizzando il DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germany). La diagnosi molecolare ha previsto una prima amplificazione con i primer universali P1/P7 (Schneider et al., 1995), ed una seconda con le coppie di primer gruppo specifiche R16(I)F1/R1, R16(III)F2/R1 e R16(V)F1/R1 (Lee et al., 1994). I campioni risultati positivi all’amplificazione con la coppia di primer R16(I)F1/R1, sono stati ulteriormente caratterizzati amplificando un frammento del gene tuf successivamente digerito con l’enzima HpaII (Langer e Maixner, 2004) a 37°C per 4 h. Dalle analisi di laboratorio svolte sulle 80 viti con sintomi di giallumi è emersa la presenza di fitoplasmi del gruppo dello stolbur, agenti del LN della vite, in 47 campioni. L’amplificazione condotta sul gene tuf e la successiva digestione enzimatica con l’enzima HpaII hanno permesso di verificare infezioni di ceppi VK-I in 27 214 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi campioni, la maggior parte dei quali provenienti dalla provincia di L’Aquila, mentre 20 campioni sono risultati infetti dal sottogruppo VK-II, provenienti prevalentemente dalla provincia di Teramo. Il LN è risultato presente ed ampiamente diffuso in tutte le aree viticole della regione Abruzzo, sia su varietà a bacca bianca sia su quelle a bacca rossa. In nessuno dei campioni analizzati è stata ottenuta amplificazione con i primer R16(V)F1/R1, specifici per il gruppo ribosomale 16SrV, al quale appartiene la FD. Il fenomeno della remissione dei sintomi, o recovery (Osler et al., 1993; www. phytoplasmarecovery.net) ha interessato circa il 10% delle piante sintomatiche di Montepulciano in due vigneti ubicati nei comuni di Prezza (AQ) e Introdacqua (AQ), mentre è risultato trascurabile in un impianto di Chardonnay presente nel comune di Atri (TE). Ulteriori indagini si rendono necessarie per tentare di limitare il numero di piante che annualmente si infettano e per promuovere la remissione dei sintomi nelle piante infette, mentre appare fondamentale un attento monitoraggio volto all’individuazione di possibili nuovi focolai di FD, considerando la ormai rilevante diffusione del vettore nella Regione. Parole chiave: Vitis vinifera, Gene tuf, PCR-RFLP, VK-I, VK-II. Molecular characterization of Bois noir isolates in the Abruzzi region, centraleastern Italy, and investigations on recovery in the infected vines Abruzzi is a region particularly vocated to grapevine cultivation, and it has a number of mother stock plant fields for the growing of virus-free propagative material. To protect these fields, the Phytosanitary Service of Abruzzi region has intensified its surveys to search and identify the main grapevine yellows. Also, Scaphoideus titanus Ball was recently found and has spread through different areas of the region (Romanazzi et al., 2007; Mori et al., 2008), although the Flavescence dorée (FD) agent he transmits has not been not found. Bois noir (BN) is widespread in vineyards of Abruzzi, as shown in pluriannual investigations (D’Ascenzo et al., 2003, 2005). To better understand the epidemiology of the disease in this region and to try to apply agronomical practices that could reduce the incidence of infected plants, it is important to identify the BN strains involved (Langer and Maixner, 2004). In 2006 and 2007, surveys were carried out in several vineyards in Abruzzi, and samples were harvested from plants showing leaf reddening or yellowing that can be ascribed to phytoplasma. For each of 80 samples, total DNA was extracted using the DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germany). Molecular analyses were carried out with a first round of amplification with the P1/P7 universal primers (Schneider et al., 1995), followed by a second round with group-specific primer pairs R16(I)F1/R1, R16(III)F2/R1 and R16(V)F1/R1 (Lee et al., 1994). The samples that provided an 215 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi amplicon with R16(I)F1/R1 were used for a further characterization: amplification of the tuf gene, and digestion it with HpaII at 37°C for 4 h (Langer and Maixner, 2004). These molecular analyses showed infection of stolbur (16SrXII-A subgroup), BN agent, in 47 out of 80 samples. The molecular characterization of these isolates with analysis of the tuf gene allowed the detection of VK-I infections in 27 samples, most of which were from the L’Aquila Province; 20 samples were infected by VK-II, which came mainly from Teramo Province. BN was present in both white berry and on red berry cultivars. None of the samples were amplified with the R16(V)F1/R1 primer pair, specific for 16SrV group, to which FD belongs. The remission of disease symptoms, which is better known as recovery (Osler et al., 1993; www.phytoplasmarecovery.net), was recorded in about 10% of symptomatic plants of cv Montepulciano grown in two vineyards located in the municipalities of Prezza (AQ) and Introdacqua (AQ); recovery was negligible in a vineyard of cv Chardonnnay located in Atri (TE). Further investigations are necessary to try to reduce the number of newly infected plants and to promote symptom remission in infected plants, while a further accurate survey to find eventual new FD locations is needed, also considering the spread of S. titanus in the region. Key words: Vitis vinifera, Tuf gene, PCR-RFLP, VK-I, VK-II. Lavori citati/References D’Ascenzo D., S. Botti, S. Paltrinieri, R. Di Giovanni, D. Di Silvestro, A. Bertaccini, 2003. Identification of phytoplasmas associated with grapevine yellows in Abruzzo Region (Italy).- Exended abstracts 14th Meeting of the international Council for the Study of Virus and Virus –like Diseases of the Grapevine (ICVG). Locorotondo (BA), 89-90. D’Ascenzo D., S. Murolo, R. Di Giovanni, MB. Branzanti, G. Romanazzi, 2005. Monitoraggio dei fitoplasmi della vite in Abruzzo. Petria, 15, 173-175. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterisation of Grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis, 43, 191-200. Lee I.M., DE. Gundersen, R.W. Hammond, RE. Davis, 1994. Use of mycoplasmalike organism (MLO) group-specific oligonucleotide primers for nested-PCR assays to detect mixed-MLO infections in a single host plant. Phytopathology, 84, 559-566. Mori N., D. D’Ascenzo, R. Di Giovanni, A. Di Cioccio, D. Di Loreto, 2008. Pluriennale indagine sui vettori dei giallumi della vite in Abruzzo. Atti Giornate fitopatologiche, vol. 2, 589-592. 216 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Osler R., L. Carraro, N. Loi, E. Refatti, 1993. Symptom expression and disease occurrence of a yellows disease of grapevine in Northeastern Italy. Plant Disease, 77, 496-498. Romanazzi G., S. Murolo, D. D’Ascenzo, R. Di Giovanni, 2007. Nuove acquisizioni sulla diffusione dei giallumi della vite in Abruzzo. Italus Hortus, 14, 253256. Schneider B., E. Seemüller, CD. Smart, BC Kirkpatrick, 1995. Phylogenetic classification of plant pathogenic mycoplasmalike organisms or phytoplasmas. In: S. Razin, J.G Tully eds., Molecular and diagnostic procedures in mycoplasmology, Academic Press, San Diego, CA, USA, 1, 369-380. Siti internet consultati www.phytoplasmarecovery.net Lavoro svolto nell’ambito dei Progetti “Lotta alla Flavescenza dorata della Vite” promosso dalla Regione Abruzzo e del PRIN 2005074429_002 “Indagini sul recovery in viti affette da Legno nero e ricerca di mezzi innovativi per incrementare il fenomeno”. 217 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi IL LEGNO NERO DELLA VITE NEL CENTRO-SUD ITALIA G. Pasquini1, L. Ferretti1, B. Bagnoli2, A. Gentili1, G. Albanese3, C. Rapisarda4, V. Cavalieri4, M. Barba 1 CRA-PAV Centro di ricerca per la Patologia Vegetale, Via C.G. Bertero, 22, I-00156 (RM) 2 CRA-ABP Centro di ricerca per l’Agrobiologia e la Pedologia, Via Lanciola, 12/a, I-50125 (FI) 3 Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari e Forestali, Università degli Studi Mediterranea, Piazza San Francesco da Sales, 4, I-89061 (RC) 4 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie, Università degli Studi di Catania, Via S. Sofia, 100, I-95123 (CT) 1 E-mail: [email protected] Il legno nero (LN), fra i giallumi della vite, è la fitoplasmosi oggi sicuramente più diffusa in Italia essendo stata riscontrata pressoché su tutto il territorio nazionale. Il fitoplasma associato alla malattia appartiene al sottogruppo ribosomico 16SrXIIA (Stolbur). Per ampliare le conoscenze sulla diffusione e l’incidenza del LN in areali centro-meridionali non sufficientemente indagati, a partire dal 2004 sono stati effettuati periodici monitoraggi di campo nei principali comprensori viticoli delle regioni Lazio, Toscana, Molise, Campania e Calabria. LN è stato rilevato in tutte le aree monitorate, ma a differenti livelli di gravità e frequenza. Toscana e Lazio sono apparse le regioni più interessate dalla presenza della fitoplasmosi che, in alcune zone e soprattutto in impianti costituiti da vitigni internazionali o autoctoni, dimostratisi particolarmente sensibili all’infezione, ha causato perdite di notevole rilevanza economica. In Molise, Campania e Calabria la malattia, pur presente in tutti i comprensori indagati, ha mostrato per il momento, a livello di singolo vigneto, una frequenza percentuale relativamente bassa. Per tutti i vigneti con piante sintomatiche, campionati nelle diverse aree prese in esame, si è proceduto all’identificazione degli isolati di Stolbur denominati tuf tipo I e tuf tipo II, tramite caratterizzazione molecolare sul gene tuf (Langer e Maixner, 2004). L’identificazione degli isolati è stata effettuata sia per valutare la loro diffusione che per contribuire a definire i cicli epidemiologici della malattia nelle zone indagate. I risultati delle analisi hanno evidenziato una relazione fra tipo di isolato e relativa distribuzione geografica. Il tuf tipo II è stato riscontrato in tutte le regioni monitorate ad eccezione del Lazio, dove invece è sempre stata accertata la sola presenza del 218 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi tuf tipo I (Pasquini et al., 2007a). Quest’ultimo, non essendo mai stato rinvenuto né in Campania né in Calabria, sembrerebbe ‘geograficamente confinato’ all’Italia centro-settentrionale (Pasquini et al., 2007b). Diversa è tuttavia la situazione presente nei campi di collezione di germoplasma viticolo, dove sono sempre stati rinvenuti entrambi gli isolati, indipendentemente dalla localizzazione geografica degli impianti (Pasquini et al., 2006). Per disporre di ulteriori elementi conoscitivi utili alla definizione del ciclo epidemiologico della malattia nelle regioni monitorate, le indagini hanno riguardato anche l’auchenorrincofauna e la flora spontanea presente nei vigneti. Le analisi molecolari condotte su esemplari di cicaline e campioni di piante spontanee raccolti nei vigneti presi in esame hanno avvalorato l’ipotesi, ormai largamente condivisa, che varie specie di auchenorrinchi, oltre al vettore accertato Hyalesthes obsoletus Signoret, e varie specie di piante spontanee possano essere coinvolte nella trasmissione e diffusione della malattia. Tra gli insetti risultati positivi alla presenza di Stolbur, le specie per le quali è stata riscontrata una precisa corrispondenza con l’isolato rinvenuto su viti sintomatiche dello stesso vigneto sono: Reptalus quinquecostatus (Dufour) in Toscana (Trivellone et al., 2007); R. panzeri (Low) in Calabria; Hyalesthes luteipes Fieber, Thamnotettix zelleri (Kirschbaum) e Anoplotettix putoni Ribaut nel Lazio (Pasquini et al. 2007b), dove gli adulti di quest’ultima specie hanno mostrato notevole ampelofilia. Fra le piante spontanee in grado di rappresentare serbatoi di Stolbur, oltre a Urtica dioica L. e Convolvulus arvensis L., noti ospiti rispettivamente del tuf tipo I e tipo II (Maixner, 2006), potrebbero rientrare anche: Cirsium arvense (L.) Scopoli, risultato nelle regioni meridionali frequentemente infetto dall’isolato tuf tipo II, ed alcune specie annuali, quali Amaranthus spp. e Solanum nigrum L. (Pasquini et al., 2007b). Nel Lazio, in particolare, la positività di queste piante annuali all’isolato tuf tipo I costituisce un dato di notevole interesse dal momento che l’ortica spesso è del tutto assente nei vigneti. Parole chiave: Stolbur, Tuf tipo I, Tuf tipo II, Epidemiologia. Bois noir disease in central and southern Italy Bois noir (BN) is one of the main yellows grapevine syndrome. It is wide spread in all Italian grapevine growing areas and it is induced by Stolbur phytoplasma, belonging to 16SrXII-A subgroup. To verify the distribution of the disease in areas in which modest knowledge was available, field surveys were performed in Tuscany, Latium, Campania, Molise and Calabria Italian regions. BN was retrieved in all monitored areas with different intensity and economic incidence. Tuscany and Latium resulted the most damaged regions, as in some viticultural areas the disease is severely 219 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi spread with high percentage of infection and crop losses, especially in vineyards of international or local varieties very sensitive to phytoplasmas. In Molise, Campania and Calabria BN resulted less severe, with a low percentage of infected plants inside the single vineyard, nevertheless the disease was retrieved in all monitored area. In all investigated areas the molecular characterization of Stolbur phytoplasma identified in positive samples was performed on the tuf gene to reveal the distribution of the two Stolbur isolates tuf type I and tuf type II (Langer and Maixner, 2004). The two isolates showed a different geographical distribution: tuf type II resulted spread in all investigated areas, except Latium region, in which only tuf type I was always identified (Pasquini et al., 2007a). Tuf type I appeared confined in the northern and central Italian regions, as it was never identified in Campania and Calabria (Pasquini et al., 2007b). Monitored germplasm collection fields resulted always infected by both Stolbur types, independently by their geographical localization (Pasquini et al., 2006). In order to improve the knowledge on the epidemiological cycle of the disease, the characterization of Stolbur isolates was performed also in planthoppers and weeds collected in the monitored vineyards. Several insects and weeds resulted infected by the same Stolbur type identified in symptomatic grapevines sampled from the same field, suggesting a role of these species in the disease epidemiology. Reptalus quinquecostatus (Dufour) in Tuscany (Trivellone et al., 2007), R. panzeri (Low) in Calabria, Hyalesthes luteipes Fieber, Thamnotettix zelleri (Kirschbaum) and Anoplotettix putoni Ribaut in Latium (Pasquini et al. 2007b) could be possible Stolbur vectors together with Hyalesthes obsoletus Signoret. Urtica dioica L. and Convolvulus arvensis L. are certainly involved in Stolbur cycle (Maixner, 2006), but also Cirsium arvense L. Scopoli in southern regions and some annual species as Solanum nigrum L. and Amaranthus spp. could be involved as source of inoculum, especially in Latium region where nettle is very rare in the vineyard agro-ecosystem. Key words: Stolbur, Tuf type I, Tuf type II, Epidemiology. 220 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterization of Grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis, 43, 191-200. Maixner M., 2006. Grapevine yellows - Current developments and unsolved questions. In: Proceedings of the 15th Meeting of the International Council for the Study of Virus and Virus-like Diseases of the Grapevine (ICGV). Stellenbosch, South Africa, 3-7 April 2006, 86-93. Pasquini G., L. Ferretti, G. Albanese, B. Bagnoli, F. Pinzauti, M. Barba, 2006. Geographical distribution of stolbur isolates in vineyards of Central and Southern Italy. In: Proceedings of the 15th Meeting of the International Council for the Study of Virus and Virus-like Diseases of the Grapevine (ICGV). Stellenbosch, South Africa, 3-7 April 2006, 103-104. Pasquini G., L. Ferretti, M. Barba, 2007a. Diffusione del Legno nero della vite nel Lazio e caratterizzazione molecolare dell’agente eziologico. Informatore Fitopatologico, 57 (4), 42-47. Pasquini G., L. Ferretti, A. Gentili, B. Bagnoli, V. Cavalieri, M. Barba, 2007b. Molecular chracterization of stolbur isolates collected in grapevines, weeds and insects in central and southern Italy. Bulletin of Insectology, 60, 355-356. Trivellone V., F. Pinzauti, B. Bagnoli, 2005. Reptalus quinquecostatus (Dufour) (Auchenorryncha Cixiidae) as a possible vector of stobur-phytoplasma in a vineyard in Tuscany. Redia, 88, 103-108. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 221 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CARATTERIZZAZIONE DI FITOPLASMI IDENTIFICATI IN PIANTE SPONTANEE RACCOLTE IN AREE VITATE L. Filippin, M. Borgo, G. Lucchetta, C. Michielini, E. Angelini. CRA-VIT Centro di Ricerca per la Viticoltura Viale XXVIII aprile 26, I-31015 Conegliano (TV) E-mail: [email protected] Nel corso di monitoraggi condotti dal 2005 al 2007 nelle zone viticole dell’Italia Settentrionale e Centrale, sono stati raccolti campioni di piante spontanee o coltivate, erbacee ed arboree, presenti nelle vicinanze dei vigneti, al fine di verificare se fossero infette da fitoplasmi. L’attenzione è stata rivolta soprattutto a quelle specie che presentavano anomalie vegetative con sintomi di giallumi, rossori, scopazzi o crescita stentata. Sono stati raccolti circa 350 campioni, classificati in 40 specie. Il DNA totale è stato estratto ed amplificato con primer specifici per i fitoplasmi. Per la caratterizzazione degli isolati presenti sono stati utilizzati saggi di RFLP e sequenziamento nucleotidico su frammenti ribosomici e non ribosomici (Angelini et al., 2001; Langer e Maixner, 2004). In 14 della 40 specie raccolte sono stati rinvenuti fitoplasmi appartenenti a diversi gruppi filogenetici. In alcuni casi si tratta di conferme di malattie già riportate in letteratura, come infezioni di Candidatus Phytoplasma mali su Malus domestica e la presenza di isolati appartenenti al sottogruppo 16SrV-E su Rubus sp.. Campioni di Calystegia sepium, Convolvulus arvensis, Parietaria officinalis, Sambucus nigra ed Urtica dioica sono risultati infetti dal fitoplasma dello stolbur (16SrXII-A), classificati come appartenenti ai ceppi VK-I e VK-II; fra queste specie, S. nigra e P. officinalis non erano mai stati segnalati prima come infetti da fitoplasmosi. Isolati del gruppo 16SrIX sono stati identificati in Lactuca serriola, Taraxacum officinale ed in un’altra specie di composite. Ca. P. fragrariae, fitoplasma finora ritrovato solo in Lituania su fragola ed in Gran Bretagna su piante ornamentali di Cordyline sp., è stato individuato su campioni di Cornus sanguinea e Sambucus nigra. Campioni di Ailanthus altissima, Alnus glutinosa e Clematis vitalba sono risultati infetti da fitoplasmi associati alla Flavescenza dorata della vite (FD), sottogruppo 16SrV-C; se, da un lato, è noto che la presenza di fitoplasmi FD sensu stricto e/o isolati correlati sia frequente su C. vitalba ed A. glutinosa, dall’altro il ritrovamento di fitoplasmi FD su A. altissima, specie non autoctona ed invasiva, è una novità assoluta. Parole chiave: Fitoplasmi, Piante spontanee, Vigneto. 222 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Characterization of phytoplasmas in spontaneous plants in vineyard Samples of herbaceous and woody plants, spontaneous or cultivated, present nearby vineyards, were collected during a survey conducted in 2005-2007 in viticultural areas of Northern and Central Italy, in order to verify if they were infected with phytoplasmas. Special care was taken of plants displaying yellowing, reddening, witches broom and anomalous appearance. Approximately 350 samples, belonging to 40 species, were collected. Total DNA was extracted and amplified using universal and specific primer pairs for phytoplasmas. RFLP and nucleotide sequencing were carried out on ribosomal and non-ribosomal DNA fragments (Angelini et al., 2001; Langer e Maixner, 2004). Phytoplasmas belonging to different phylogenetic groups were detected in 14 out of 40 collected species. Sometimes our results confirmed previous findings, some others our finding was a new report. Candidatus Phytoplasma mali was identify in Malus domestica; phytoplasmas belonging to the 16SrV-E subgroup were found in Rubus sp.. Samples of Calystegia sepium, Convolvulus arvensis, Parietaria officinalis, Sambucus nigra and Urtica dioica were infected with stolbur phytoplasmas (16SrXIIA), types VK-I and VK-II. Among the last species, S. nigra and P. officinalis were never previously found to host phytoplasmas. Phytoplasma belonging to 16SrIX group were detected in Lactuca serriola, Taraxacum officinale and in another species of Compositae. Ca. P. fragrariae, isolated previously from strawberry plants in Lithuania and from cordyline in the UK, was found in Cornus sanguinea and S. nigra. Samples from Ailanthus altissima, Alnus glutinosa and Clematis vitalba were infected with phytoplasmas associated with grapevine Flavescence dorée (FD), belonging to subgroup 16SrV-C. It was already reported that FD sensu stricto and FD-type phytoplasmas often occur in C. vitalba and A. glutinosa. However, this is the first identification of a FD phytoplasma in A. altissima, alien and invasive species in Europe. Key words: Phytoplasmas, Spontaneous plant, Vineyard. 223 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Angelini E., D. Clair, M. Borgo, A. Bertaccini, E. Boudon-Padieu, 2001. Flavescence dorée in France and Italy–Occurrence of closely related phytoplasma isolates and their near relationships to Palatinate grapevine yellows and an alder phytoplasma. Vitis, 40, 79-86. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterization of grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis, 43, 191-199. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 224 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi REPTALUS QUINQUECOSTATUS (DUFOUR): DATI BIO-ETOLOGICI E RAPPORTI CON IL FITOPLASMA DELLO STOLBUR IN AREE VITICOLE TOSCANE B. Bagnoli, F. Pinzauti, V. Trivellone CRA-ABP Centro di ricerca per l’Agrobiologia e la Pedologia, Via Lanciola, 12/A, I-50125 (FI) E-mail: [email protected] Nel triennio 2005-2007, nell’ottica di caratterizzare l’auchenorrincofauna dell’agro-ecosistema vigneto in Toscana e approfondire le conoscenze sui vettori di fitoplasmi agenti di giallumi su vite, sono state condotte indagini in un centinaio di aziende vitivinicole, distribuite in oltre 20 comuni afferenti in prevalenza alle province di Firenze e Siena. I rilievi, nella maggior parte dei casi, sono stati effettuati da luglio a settembre utilizzando principalmente trappole cromotattiche gialle. In un vigneto della Fattoria Colle Verde (Matraia, Lucca) affetto da giallumi, dell’estensione di circa 6.000 m2 e costituito da 14 filari di “Syrah” e 9 di “Sangiovese”, i campionamenti sono stati invece condotti da maggio a ottobre e, mediante l’impiego di trappole cromotattiche e l’uso del retino entomologico, hanno riguardato con periodicità quindicinale tre ‘habitat’: vite, olmo e vegetazione erbacea dell’interfila e di bordo. Per questo vigneto, la mappatura e l’analisi molecolare delle viti sintomatiche svolte nel 2005 e nel 2006 hanno permesso di appurare, fra le fitoplasmosi, unicamente la presenza di legno nero (LN, gruppo Stolbur, sottogruppo ribosomico 16SrXII-A) rappresentato da entrambi gli isolati tuf tipo I e tuf tipo II (Langer e Maixner, 2004). Nel complesso, fatta esclusione dei cicadellidi tiflocibini, sono state intercettate 19 specie di Fulgoromorpha e 56 di Cicadomorpha. Fra queste, a parte Scaphoideus titanus Ball (Cicadellidae) e Hyalesthes obsoletus Signoret (Cixiidae), particolare interesse ha suscitato il cixiide Reptalus quinquecostatus (Dufour). In effetti, nel biennio 2005-2006, per esemplari campionati a Colle Verde in tutti e tre gli ‘habitat’ considerati, la specie ha fatto registrare un tasso di infezione al fitoplasma dello Stolbur (rappresentato più frequentemente dall’isolato tuf tipo I ma anche dal tipo II) dell’ordine del 50% (Trivellone et al., 2005 e 2007). La specie è risultata piuttosto diffusa nei vigneti toscani, dove da adulto è stata rinvenuta dalla terza decade di giugno alla prima di agosto con densità di popolazione variabile negli anni e in funzione della composizione floristica dell’agro-ecosistema. Non di rado è risultato il cixiide catturato in misura più abbondante. Ciò si è verificato costantemente nel triennio di indagini svolte a di Colle Verde dove l’adulto della specie, oltre a presentare una buona mobilità fra gli ‘habitat’, ha manifestato tendenze 225 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi ampelofile e dimostrato la capacità di nutrirsi su nervature fogliari e tralci non lignificati della vite. Nel 2006, prove condotte in laboratorio utilizzando il metodo della membrana artificiale (Tanne et al., 2001), su adulti prelevati in campo e posti singolarmente in provette adattate a camere di allevamento con mezzo di nutrizione artificiale, hanno permesso di accertare che maschi e femmine di R. quinquecostatus, naturalmente infetti da Stolbur, sono in grado di inoculare il fitoplasma nel mezzo artificiale con un’efficienza che nel nostro caso, a fronte di una sopravvivenza di solito inferiore alle 24 ore, è stata del 40% (Pinzauti et al., 2008). Una serie di caratteristiche bio-ecologiche rilevate negli adulti di R. quinquecostatus e in particolare: la mobilità nell’agro-ecosistema, l’attività trofica a carico di tralci erbacei e nervature fogliari di vite, l’elevato tasso di infezione da 16SrXII-A, nonché la provata abilità a inoculare il fitoplasma in un mezzo nutritivo artificiale, permettono di avvalorare l’ipotesi che questo cixiide, dimostratosi specie competente a trasmettere il fitoplasma dello Stolbur, possa svolgere un ruolo di vettore nella diffusione del LN della vite. Prove di trasmissione su vite sono in corso per la verifica di tale ipotesi. Parole chiave: Vite, Giallumi, Legno nero, Cixiidae, Vettori. Reptalus quinquecostatus (Dufour): bio-ethological observations and its relationship with Stolbur phytoplasma in vineyards of Tuscany In the years 2005-2007 studies were carried out in many Tuscan wine-growing estates, mainly of Florence and Siena provinces, in order to define the planthoppers and leafhoppers associated to the vineyard agro-ecosystem and to increase knowledge on the grapevine phytoplasma vectors. Auchenorrhyncha samplings were mostly conducted with yellow sticky traps from July to September. At ‘Colle Verde’ farm (Matraia, Lucca), in a “Sangiovese” and “Sirah” vineyard of about 0.6 hectares affected by yellows, the faunistic observations were made every fifteen days, from May to October, using chromotropic traps and sweep net on three different ‘habitats’: grapevine, elm, border and interrow weeds. The mapping and molecular analysis of the symptomatic plants of this vineyard ascertained only the presence of bois noir (BN, group Stolbur, ribosomal subgroup 16SrXII-A), represented by the isolates tuf type I and tuf type II (Langer and Maixner, 2004). All together, aside from Cicadellidae Tyflocibinae, 19 species of Fulgoromorpha and 56 of Cicadomorpha were sampled. Among these, besides Scaphoideus titanus Ball (Cicadellidae) and Hyalesthes obsoletus Signoret (Cixiidae), Reptalus quinquecostatus (Dufour) (Cixiidae) assumed a considerable interest. In fact, R. 226 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi quinquecostatus adults, collected in 2005-2006 from the three ‘habitats’ considered in ‘Colle Verde’ farm, showed an infection rate by Stolbur phytoplasma (represented mainly by the isolate tuf type I but also by tuf type II) of about 50% (Trivellone et al., 2005 and 2007). R. quinquecostatus resulted rather widespread in Tuscan vineyards where its adult population, usually detected from the third decade of June to the first of August, appeared of different consistence in the years and in relation to the agro-ecosystem vegetation. At ‘ColleVerde’ and in many other vineyards, R. quinquecostatus was the more abundant cixiid. Adults showed a fairly good mobility among the different ‘habitats’ and a clear tendency to visit the vine. On this plant they were seen to insert their stylets into the leaf midribs and green shoots. In 2006, laboratory tests were carried out using a membrane feeding method (Tanne et al., 2001) on wild adults placed individually in microcentrifuge tubes adapted as insect chambers with a compartment for sucking. The trials demonstrated that males and females of R. quinquecostatus, naturally infected by Stolbur, are able to inoculate the phytoplasma in the artificial medium with an efficiency of 40% despite the brief survival (less than 24 hours in most cases) (Pinzauti et al., 2008). Some bio-ecological factors related to adults (mobility in the agro-ecosystem, capability to feed on leaf midribs and green shoots, high infection rate by Stolbur phytoplasma, ability to inoculate this phytoplasma to artificial feeding medium) allow to define R. quinquecostatus a competent species to transmit the Stolbur phytoplasma and strengthen the hypothesis that the cixiid is a vector of BN phytoplasma to grapevine. Transmission tests on vine to verify this hypothesis are in progress. Key words: Grapevine yellows, Bois noir, Cixiidae, Vectors. Lavori citati/References Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterisation of grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis, 43, 191-200. Pinzauti F., V. Trivellone, B. Bagnoli, 2008. Ability of Reptalus quinquecostatus (Hemiptera: Cixiidae) to inoculate Stolbur phytoplasma to artificial feeding medium. Annals of Applied Biology (in press). Tanne E., E. Boudon-Padieu, D. Clair, M. Davidovich, S. Melamed, M. Klein, 2001. Detection of phytoplasma by polymerase chain reaction of insect feeding medium and its use in determining vectoring ability. Phytopathology, 91, 741746. 227 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Trivellone V., F. Pinzauti, B. Bagnoli, 2005. Reptalus quinquecostatus (Dufour) (Auchenorrhyncha Cixiidae) as a possible vector of Stolbur-phytoplasma in a vineyard in Tuscany. Redia, 88, 103-108. Trivellone V., F. Pinzauti, B. Bagnoli, 2007. Reptalus quinquecostatus (Dufour) (Cixiidae): potenziale vettore di stolbur in un ambiente viticolo toscano. In: Atti XXI Congresso Nazionale Italiano di Entomologia. Campobasso, 11-16 giugno 2007, 174. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 228 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi FENOLOGIA DI HYALESTHES OBSOLETUS SIGNORET SU CONVOLVOLO ED ORTICA N. Mori1, F. Pavan2, M. Bacchiavini3, N. Reggiani4, F. Bonomi5, A. Bertaccini5 1 Agrea Centro Studi, Via Garibaldi, 5, I-37057 S. Giovanni L (VR) Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università di Udine, Via delle Scienze 208, I-33100 (UD) 3 Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia, Via Gualerzi, 32 I-42100 (RE) 4 Consorzio Fitosanitario Provincia di Modena, Via Andreoli 13. I-41100 (MO) 5 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Viale Fanin 42, I-40127 (BO) 2 E-mail: [email protected] Il legno nero (LN) è un giallume associato al fitoplasma 16SrXII-A trasmesso a vite da Hyalesthes obsoletus Signoret (Homoptera, Cixiidae) usando come sorgente di inoculo Convolvulus arvensis L. (Maixner, 1994; Sforza et al., 1998) e Urtica dioica L. (Alma et al., 2002; Bressan et al. 2007). In Germania all’interno del gruppo ribosomico 16SrXII-A (stolbur) sono stati distinti 3 ceppi sulla base delle sequenze del gene Tuf (Langer e Maixner 2004). Il tipo tuf I risulta associato ad ortica, mentre quello tuf II a convolvolo (Langer and Maixner, 2004; Pasquini et al., 2007; Riolo et al., 2007; Mori et al., 2008). In accordo con questi dati H. obsoletus catturato su convolvolo è risultato infetto dal tipo tuf II, mentre il tipo tuf I è stato ritrovato prevalentemente in individui raccolti su ortica (Maixner, 2007; Riolo et al., 2007). Al fine di approfondire le conoscenze sui rapporti fra il vettore e queste due piante ospiti, nel 2007 le popolazioni degli adulti di H. obsoletus sono state monitorate in 18 vigneti affetti da LN, siti nelle province di Modena e di Reggio Emilia, zone di coltivazione dei Lambruschi emiliani, e sono state condotte prove di sopravvivenza degli adulti in condizioni di semicampo. Gli individui raccolti su ortica e convolvolo sono stati analizzati mediante saggi di nested PCR/RFLP per individuare il tipo tuf presente. In analogia con quanto osservato in Germania (Maixner, 2007), la fenologia degli adulti di H. obsoletus è risultata più precoce su convolvolo (da fine maggio a metà luglio) che su ortica (da metà giugno a inizio agosto). L’entità delle catture è risultata circa 10 volte più elevata su ortica che su convolvolo. In ambiente confinato gli adulti raccolti su convolvolo hanno mostrato una minore sopravvivenza su ortica e viceversa. Gli adulti infetti raccolti su ortica sono risultati per circa due terzi infetti 229 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi dal tipo tuf I, mentre quelli provenienti da convolvolo sono risultati tutti positivi al tipo tuf II. La diversa fenologia degli adulti di H. obsoletus su ortica e convolvolo, la migliore sopravvivenza degli stessi sulla pianta ospite sulla quale si sono sviluppate le forme giovanili e la diversa associazione con i due ceppi di LN suggeriscono che la specie H. obsoletus presenta popolazioni che si sono fortemente differenziate sia dal punto di vista biologico che epidemiologico in rapporto alle due piante ospiti. Parole chiave: Stolbur, Hyalesthes obsoletus, Urtica dioica, Convolvulus arvensis. Hyalesthes obsoletus Signoret phenology in bindweed and nettle ‘Bois noir’ (BN) is a grapevine yellows disease associated with 16SrXII-A (stolbur) phytoplasmas transmitted to grapevine by Hyalesthes obsoletus Signoret (Homoptera, Cixiidae) from bindweed (Convolvulus arvensis L.) (Maixner, 1994; Sforza et al., 1998) and nettle (Urtica dioica L.) (Alma et al., 2002; Bressan et al., 2007). Stolbur phytoplasmas are distinguishable in different strains using the tuf gene sequence; tuf type I is associated with nettle, while tuf type II is associated with bindweed (Langer and Maixner, 2004; Pasquini et al., 2007; Riolo et al., 2007; Mori et al., 2008). In agreement with these data H. obsoletus captured on C. arvensis resulted infected by tuf type II, while tuf type I was mainly identified in insects collected on nettle (Maixner, 2007; Riolo et al., 2007). To verify the relationship between the vector and its two host plants, during 2007 the adult populations of H. obsoletus were monitored in 18 BN-infected vineyards, located in the Lambrusco grape-growing areas (north Italy), and adult surviving trials under semi-field conditions were also carried out. The specimens collected on nettle and bindweed were tested by nested PCR/RFLP analyses to identify the tuf type. The phenology of H. obsoletus adults was earlier on bindweed (from late May to mid July) than on nettle (from mid June to early August), in according with the data observed in Germany (Maixner, 2007). In general population density on nettle was 10 times higher on nettle than on bindweed. By forced feeding on nettle and bindweed of the two H. obsoletus adult populations, it was clear that the cixiid survives well only on the same plant species on which it was captured. Molecular tests showed that LN infected H. obsoletus captured on nettle were positive for the 67% to tuf type I, while those captured on bindweed only contained tuf type II. The different phenology of H. obsoletus on nettle and bindweed, the better survival of adults on the same plant species where the nymphs were developed and the 230 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi different association with the two stolbur phytoplasma types suggest that H. obsoletus has populations that differ in biological and epidemiological aspects in relation with the two plants host species. Key words: Stolbur, Hyalesthes obsoletus, Urtica dioica, Convolvulus arvensis. Lavori citati/References Alma A., G. Soldi,, R.Tedeschi, C. Marzachì, 2002. Ruolo di Hyalesthes obsoletus Signoret (Homoptera, Cixiidae) nella trasmissione del Legno nero della vite in Italia. Petria, 12, 411-412. Bressan A., R. Turata, S. Spiazzi, E. Boudon-Padieu, V. Girolami, 2007. Vector activity of Hyalesthes obsoletus living on nettle and transmitting a stolbur phytoplasma to grapevines: a case study. Annals of Applied Biology, 150, 331339. Langer M., M. Maixner, 2004 Molecular characterisation of grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of non ribosomal DNA. Vitis, 43, 191-199. Maixner M., 1994. Transmission of German grapevine yellows (Vergilbungskrankheit) by the planthopper Hyalesthes obsoletus (Auchenorrhyncha: Cixiidae). Vitis, 33, 103-104. Maixner M., 2007. Biology of Hyalesthes obsoletus and approaches to control this soilborne vector of Bois noire disease. IOBC/WPRS Bulletin, 30 (7), 3-9. Mori N., F. Pavan, R. Bondavalli, N. Reggiani, S. Paltrinieri, A. Bertaccini, 2008. Factors affecting the spread of “Bois noir” disease in north Italy vineyards. Vitis, 47, 65-72. Pasquini G., L. Ferretti, A. Gentili, B. Bagnoli, V. Cavalieri, M. Barba, 2007. Molecular characterization of stolbur isolates collected in grapevines, weeds and insects in central and southern Italy. Bulletin of Insectology, 60, 355-356. Riolo P., L. Landi, S. Nardi, N. Isidoro, 2007. Relationship among Hyalesthes obsoletus, its herbaceous host plants and “bois noir” phytoplasma strains in vineyard ecosystem in the Marche region (central-eastern Italy). Bulletin of Insectology, 60, 353-354. Sforza R., D. Clair, X. Daire, J. Larrue, E. Boudon-Padieu, 1998. The role of Hyalesthes obsoletus (Hemiptera: Cixiidae) in the occurrence of bois noir of grapevines in France. Journal of. Phytopathology, 146, 549-556. 231 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Rilascio e cattura di Scaphoideus titanus Ball per lo studio della dispersione F. Lessio, P. Chiusano, A. Alma Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino, Via L. da Vinci 44, I-10095 Grugliasco (TO) E-mail: [email protected] L’attività di volo degli insetti vettori è un fattore essenziale nella diffusione delle malattie causate da fitoplasmi (Weintraub e Beanland, 2006). In Italia, una delle specie più preoccupanti è Scaphoideus titanus Ball (Hemiptera: Cicadellidae), vettore del fitoplasma (gruppo EY, 16Sr-V, sottogruppi C e D) agente della Flavescenza dorata della vite. Un interessante metodo di studio della capacità di dispersione degli insetti è rappresentato dal rilascio di soggetti marcati con differenti tecniche e loro successiva cattura a diverse distanze dal punto di rilascio (Hagler e Jackson, 2001). La capacità di dispersione di S. titanus è stata studiata nel 2005-2006 in un vigneto sperimentale della Facoltà di Agraria, a Grugliasco (TO), costituito da 18 filari di vitigni diversi, prevalentemente allevati a spalliera (Guyot). Gli adulti impiegati sono stati ottenuti da allevamenti, condotti in laboratorio, di uova presenti nei tralci di potatura raccolti in vigneti ad elevata densità di popolazione di S. titanus. Lavorando sotto cappa aspirante, gli adulti (sfarfallati da 48-72 ore) sono stati posti in provette (8×60mm) assieme a pochi mm3 di polvere fluorescente arancione DayGlo®; quindi la provetta è stata agitata dolcemente finché tutti gli adulti risultavano colorati. Nel vigneto sono state preventivamente posizionate 160 trappole adesive gialle (0,65 trappole/m2) e sono stati rilasciati 1230 adulti suddivisi in 11 lanci (850 nel 2005 e 380 nel 2006). Il rilascio è sempre avvenuto al centro del vigneto. Le trappole sono state sostituite ogni 15 giorni. Gli adulti catturati sono stati esaminati con un visore a raggi UV per rilevare la polvere fluorescente. La frequenza cumulata osservata delle catture a diversa distanza dal punto di rilascio è stata confrontata con due modelli teorici di dispersione passiva in funzione della direzione e velocità del vento. L’adattabilità dei modelli è stata calcolata con il test di Kolmogorov-Smirnov. Complessivamente, sono stati catturati 101 adulti su 1230 marcati e rilasciati (8,5%); tale percentuale è superiore a quella ottenuta in un esperimento analogo effettuato su Macrosteles quadrilineatus Forbes, che peraltro è una specie polivoltina più facile da allevare e quindi da rilasciare in gran quantità (Zhou et al., 2003). La maggior parte degli adulti di S. titanus è stata catturata a pochi metri dal punto di rilascio. La distribuzione osservata parallela al vento è risultata significativamente diversa da quella attesa secondo la distribuzione di Gumbel, indicando una probabile 232 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi dispersione attiva e non mediata dal vento, sia nel 2005 (Gmax=0,71; P<0,05), sia nel 2006 (Gmax=0,79; P<0,05). Anche la dispersione perpendicolare alla direzione del vento non si è adattata al modello teorico della distribuzione normale, né nel 2005 (Gmax=0,63; P<0,05), né nel 2006 (Gmax=2,24; P<0,05). Tali risultati preliminari suggeriscono che S. titanus è una specie relativamente poco propensa alla dispersione a lungo raggio, in accordo con quanto evidenziato in prove precedenti (Lessio e Alma 2004a, b) e che la sua attività di volo non sembra essere influenzata dal vento. Parole chiave: Cicalina, Vettore, Attività di volo, Polveri fluorescenti. Mark-release-recapture of Scaphoideus titanus Ball for the study of dispersal The flight activity of insect vectors is an important factor affecting the spread of the diseases caused by phytoplasmas (Weintraub and Beanland, 2006). In Italy, one of the most threatening species Scaphoideus titanus Ball (Hemiptera: Cicadellidae), vector of the phytoplasma (group EY, 16Sr-V, subgroups C and D) agent of the grapevine Flavescence dorée. An interesting study method of insect dispersal capabilities consists in the mark-release-recapture technique (Hagler and Jackson, 2001). The dispersal capability of S. titanus was studied during 2005-2006 in an experimental vineyard of the Faculty of Agriculture, in Grugliasco (TO). The vineyard was made of 18 rows of different vine varieties, mainly pruned with a Guyot method. The adults used were obtained from the laboratory rearing of eggs laid in pruned canes collected in vineyards with a high population density of di S. titanus. Under a drawing hood, adults (emerged 48-72 hrs before) were placed into test tubes (8×60mm) with few mm3 of orange fluorescent dust DayGlo®; then, the tube was gently shoken until all leafhoppers were coloured. 160 yellow sticky trap were placed in the vineyard (0.65 trap per square metre), and 1230 adults were released, at 11 different times (850 in 2005 and 380 in 2006). The release was always made in the centre of the vineyard. Traps were changed every 15 days. Captured adults were observed with an UV transilluminator to check the presence of fluorescent dust. The cumulated frequency of captured adults at different distances from the release point was matched with two theoretical passive dispersal models depending on the wind speed and direction. Model adaptability was calculated with a Kolmogorov-Smirnov test. On the whole, 101 out of 1230 marked adults were recaptured (8.5%); this rate is higher than that obtained in a similar experiment made with Macrosteles 233 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi quadrilineatus Forbes, which is also a multivoltine species, easier to rear, and more suitable to be released in high numbers (Zhou et al., 2003). Many more adults of S. titanus were recaptured a few metre far from the release point. The observed distribution parallel to the wind direction was significantly different from that expected from the Gumbel distribution, that indiates an active and not wind-borne dispersal, both in 2005 (Gmax=0.71; P<0.05), and in 2006 (Gmax=0.79; P<0.05). The dispersal perpendicular to wind direction did not match the normal distribution neither in 2005 (Gmax=0.63; P<0.05), nor in 2006 (Gmax=2.24; P<0.05). These preliminary results suggest that S. titanus is not so likely a long-range disperse, as theorized in previous experiments (Lessio e Alma 2004a, b), and that its flight activity does not seem to be influenced by the wind. Key words: Leafhopper, Vector, Flight activity, Fluorescent dust. Lavori citati/References Hagler, JR., CG. Jackson, 2001. Methods for marking insects: Current techniques and future prospects. Annual Review of Entomology, 46, 511-543. Lessio, F., A. Alma, 2004a. Dispersal patterns and chromatic response of Scaphoideus titanus Ball (Homoptera Cicadellidae), vector of the phytoplasma agent of grapevine flavescence doree. Agricultural and Forest Entomology, 6, 121127. Lessio, F., A. Alma, 2004b. Seasonal and daily movement of Scaphoideus titanus Ball (Homoptera : Cicadellidae). Environmental Entomology, 33, 1689-1694. Weintraub, PG., L. Beanland, 2006. Insect vectors of phytoplasmas. Annual Review of Entomology, 51, 91-111. Zhou, LY., CW. Hoy, SA. Miller, LR. Nault, 2003. Marking methods and field experiments to estimate aster leafhopper (Macrosteles quadrilineatus) dispersal rates. Environmental Entomology, 32, 1177-1186. Ricerca finanziata da “Regione Piemonte, Assessorato Servizi di Sviluppo Agricolo 234 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Flavescenza dorata e Scaphoideus titanus: distribuzione e strategie di lotta in Produzione integrata (PI) e biologica in Svizzera M. Jermini1, M. Gusberti1, L. Schaub2, Ch. Linder2, S. Schärer2, P. Kehrli2, L. Colombi3, S. Bellion4, S. Emery5 Stazione de ricerca Agroscope Changins-Wädenswil ACW, Centro di Cadenazzo, CH-6594 Contone, Svizzera 2 Station de recherche Agroscope Changins-Wädenswil ACW, CP 1012, CH-1260 Nyon 1, Suisse 3 Servizio fitosanitario cantonale, Viale Fransscini 17, CH-6501 Bellinzona, Svizzera 4 Syngenta, Suisse 5 Service de l’agriculture, Office d’agro-écologie, CP437, CH-1951 Châteauneuf, Suisse 1 E-mail: [email protected] La flavescenza dorata è il più importante giallume della vite diffuso in Europa dal Portogallo alla Serbia. Il suo più importante vettore è la cicalina Scaphoideus titanus, la quale fu osservata per la prima volta in Ticino nel 1967 (cantone svizzero a sud delle Alpi). Successive campagne di monitoraggio evidenziarono la sua continua diffusione nei vigneti ticinesi dovuta anche ad attività umane. Al nord delle Alpi, S. titanus fu osservato per la prima volta nel 1996 in un’area attorno a Ginevra. La sua attuale distribuzione è limitata a due distinte e separate regioni viticole lungo il lago Lemano, ciò che lascia presagire una sua diffusione tramite attività umane. La flavescenza dorata fu osservata per la prima volta nel 2004 in tre località del sud del Ticino. Nel 2005, viti colpite furono scoperte in tre comuni circostanti e in una zona viticola distante più di 30 km dai vigneti infetti. Nel 2006, dei nuovi focolai di flavescenza dorata furono scoperti in una terza zona viticola distante 20 km dai focolai del 2005. Chardonnay è il principale vitigno colpito seguito da Pinot nero, Merlot, Cabernet sauvignon, Gamaret, Garanoir, Gewürztraminer e Seibel, Isabella e Marechal Foch e Cabernet Jura. In Svizzera, la presenza della flavescenza dorata si limita attualmente al solo Ticino. Per la lotta contro S. titanus abbiamo sviluppato dal 1991 una strategia a basso/ limitato impatto ecologico in accordo con le direttive PI svizzere. Questa strategia di 235 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi lotta fu lanciata nel 2005 dopo la scoperta dei primi focolai di flavescenza dorata e si basa su: 1. Una prima applicazione di buprofezina (alla concentrazione dello 0.075%) al massimo delle apparizioni delle forme giovanili del primo stadio di sviluppo (L1) che corrisponde all’apparizione delle prime ninfe del terzo stadio larvale (L3). 2. Una seconda applicazione di buprofezina 15 giorni dopo. 3. Un’eventuale terza applicazione di chlorpyriphos-ethyl o chlorpyriphos-methyl è prevista contro le ninfe del quarto stadio larvale (L4) o adulti solo dopo una valutazione dell’efficacia dei primi due interventi. Dopo tre anni di lotta obbligatoria, le campagne di monitoraggio confermano l’efficacia della strategia proposta, per la quale la data della prima applicazione riveste un ruolo fondamentale. La lotta obbligatoria contro S. titanus pone importanti problemi nei vigneti a conduzione biologica. Prove di pieno campo, condotte durante il periodo 2006-2007, hanno mostrato che Parexan N (piretrina + olio di sesamo) è il solo prodotto biologico ad avere un’efficacia superiore al 90% contro le forme immature di S. titanus, mentre non si è osservato nessun effetto verso gli adulti. L’applicazione ripetuta di Parexan N si è avverata tossica per i tiflodromi della specie Amblyseius andersoni. Malgrado questa tossicità, una strategia d’applicazione basata su tre applicazioni di Parexan N a un intervallo di dieci gironi dall’apparizione dei primi individui del terzo stadio larvale costituisce la sola alternativa efficace nei vigneti a conduzione biologica. Parole chiave: Scaphoideus titanus, Flavescenza dorata, Piretro, Buprofezina, Tiflodromi, Lotta obbligatoria. Flavescence dorée and Scaphoideus titanus: distribution and control strategy in Integrated Production (IP) and organic vineyards in Switzerland Flavescence dorée is the most important grapevine yellow disease in Europe and afflicts vineyards from Portugal to Serbia. It’s most important vector is the leafhopper Scaphoideus titanus, which was first observed in the Ticino, a Swiss region south of the Alps, in 1967. Subsequent monitoring programs revealed that the vector has been continuously spreading. Today it is present in all wine-growing areas of Ticino. North of the Alps, S. titanus has been observed for the first time in 1996 in the area around Geneva. Currently, its distribution is restricted to two separate regions along the Lake of Geneva. This scattered distribution pattern North of the Alps may suggest human-induced dispersal. Flavescence dorée itself has been observed for the first time in 2004. Infestations have been recorded at three locations of southern Ticino. In 2005, the disease has 236 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi also been discovered in three surrounding municipalities as well as in a previously uninfested wine-growing area more than 30 km away. In 2006 flavescence dorée has been discovered in a third wine-growing area 20 km away. The main variety infected is Chardonnay followed by Pinot noir and Merlot. Also concerned are Cabernet sauvignon, Gamaret, Garanoir, Gewürztraminer and the hybrid grapevines as Seibel, Isabella, Marechal Foch and Cabernet Jura. At present, flavescence dorée is restricted to the Ticino. For the control or S. titanus, we are developing since 1991 a control scheme with a minimal ecological impact, which is in accordance with Swiss IP guidelines. The developed control strategy has been launched in 2005 after the discovery of the first flavescence dorée infection. The control strategy comprises: 1. A first buprofezin application (0.075 % concentration) at the peak of the first larval stadium (L1), corresponding to the first appearance of nymphs of the third larval stadium (L3). 2. A second buprofezin application 15 days later. 3. A potential third insecticide treatment of chlorpyriphos-ethyl or chlorpyriphosmethyl against the nymphs of the fourth larval stadium (L4) or against the adults after the evalutation of the efficacy othe two buprofezin aplications. After three years of mandatory insecticide control the monitoring programmes confirmed the efficacy of the strategy proposed. Most important is the date of the first application, because buprofezin is an insect growth regulator, which inhibits the synthesis of chitin The organic vineyards will not escape flavescence dorée. In our field studies conducted between 2006 and 2007 had shown that Parexan N (pyrethrin + sesame oil) was the only organic product with an efficacy higher than 90% against the immature stages of S. titanus. However, the product had no effect on adult leafhoppers. Repeated applications of Parexan N proved to be toxic against the predatory mite species Amblyseius andersoni. Despite this toxicity, the only efficient and recommended control strategy in organic vineyards is the application of Parexan N. It should be applied three times at an interval of ten days after the first appearance of individuals of the 3rd nymphal stage. Key words: Scaphoideus titanus, Flavescence dorée, Pyrethrin , Buprofezin, Predatory mite, Mandatory control. 237 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Attività di fenitrothion e thiamethoxam nella prevenzione della trasmissione di Flavescenza Dorata P. Saracco1, D. Pacifico2, C. Marzachì2, I. Gribaudo2, A. Alma1, D. Bosco1* Di.Va.P.R.A., Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino, Via L. da Vinci, 44, I-10095 Grugliasco (TO) 2 Istituto di Virologia Vegetale, CNR, Strada delle Cacce, 73, I-10135 (TO) 1 E-mail: [email protected] La Flavescenza dorata (FD) della vite è una fitoplasmosi a diffusione epidemica assai rapida. Il controllo di FD si basa sull’integrazione di diverse tecniche, quali l’uso di materiale propagativo sano, l’eliminazione di piante infette in campo e la lotta all’insetto vettore, il cicadellide Scaphoideus titanus Ball. Tra le metodologie di lotta al vettore il trattamento insetticida, con molecole di sintesi o di derivazione naturale, è l’unica tecnica di importanza pratica finora utilizzata. Trattamenti insetticidi in vigneto contro S. titanus sono obbligatori per legge negli areali dove sia il fitoplasma sia il vettore sono presenti. Le cicaline sono suscettibili a molti principi attivi (p.a.) insetticidi, ma l’attività di questi ultimi può essere insoddisfacente perché la trasmissione del fitoplasma può avvenire con tempi di nutrizione brevi e gli insetticidi possono non agire con sufficiente rapidità. Per le fitoplasmosi gli studi svolti sull’attività degli insetticidi evidenziano soltanto l’effetto di mortalità sul vettore; solo recentemente è stata valutata l’attività di protezione dalla trasmissione di organofosforati e neonicotinoidi per un ceppo di aster yellows (Saracco et al., 2008). Lo scopo del presente lavoro è l’analisi dell’attività di un organofosforato, fenitrothion, e di un neonicotinoide, thiamethoxam, sulla trasmissione di FD a vite in condizioni sperimentali controllate. I due insetticidi sono registrati per l’uso in vigneto contro S. titanus. Neanidi della cicalina sono state ottenute da tralci di vite con uova in serra, mantenute su viti sane e poi trasferite, allo stadio di IV-V età, su fave infette con FD per un periodo di acquisizione di una settimana. Dopo un periodo di latenza di un mese le cicaline erano trasferite, in gruppi di 3, su viti test micropropagate (cv Barbera) sottoposte a trattamento fogliare con fenitrothion, thiamethoxam (alle dosi consigliate) o acqua come controllo. Le inoculazioni con cicaline infettive erano condotte 1, 4, 7, 10 e 15 giorni dopo il trattamento, al fine di verificare la persistenza di attività. Dopo l’inoculazione le piante sono state conservate in screen-house protette da rete escludi-insetti per due anni successivi a quelli dell’inoculazione e sottoposte a diagnosi per il rilevamento di FD mediante RT-PCR (Margaria et al., 2007). Gli insetti 238 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi recuperati dopo l’inoculazione a vite sono stati sottoposti ad estrazione del DNA totale e a PCR per stimare la percentuale di S. titanus che aveva acquisito FD. I risultati hanno mostrato che, complessivamente, 5 viti su 75 trattate con fenitrothion e 2 su 80 trattate con thiamethoxam sono risultate infette. Circa un terzo delle viti di controllo trattate con acqua sono state infettate. Più della metà delle cicaline impiegate nella sperimentazione e saggiate in PCR erano positive a FD. Entrambi i p.a. hanno significativamente ridotto la trasmissione di FD, anche se non hanno fornito una protezione totale. Thiamethoxam in particolare ha fornito il miglior livello di protezione. In condizioni di campo, la riduzione della trasmissione può essere anche più marcata perché gli insetti che si nutrono su viti non trattate possono spostarsi e infettare più piante. Nelle nostre condizioni sperimentali le cicaline, incluse quelle isolate su piante non trattate, hanno avuto accesso ad una sola vite. In conclusione i risultati indicano che p.a. differenti possono essere efficaci nella lotta a S. titanus e nella prevenzione della trasmissione di FD, a condizione che dosi, modi e tempi di applicazione siano corretti. In condizioni di forte pressione di infezione l’insetticida sistemico thiamethoxam è probabilmente da preferire. Activity of Fenitrothion and Thiamethoxam in preventing transmission of Flavescence dorèe Flavescence dorée (FD) is a phytoplasma-associated disease of grapevine with a fast epidemic spread. The control of FD relies on different techniques, use of healthy propagation material, removal of infected plants and control of the vector insect, the leafhopper Scaphoideus titanus Ball. Among the different vector control strategies, insecticide application, with synthetic or natural compounds, is the only applied technique. Insecticide treatments against the vector are compulsory in those areas where both FD and its vector are present. Leafhoppers are susceptible to many active ingredients (a.i.), but the activity of insecticides can be unsatisfactory when insecticides are not fast enough to kill the insects before they transmit. For phytoplasma diseases, the studies on the activity of insecticides provide data on vector mortality but not on protection of plants from infection. Only recently, the activity of some insecticides in the prevention of transmission of an aster yellows strain has been evaluated (Saracco et al., 2008). The aim of this work was to study the activity of an organophosphate, fenitrothion, and of a neonicotinoid, thiamethoxam, in preventing transmission of FD to grape under controlled experimental conditions. Both insecticides are registered for use in vineyard against S. titanus. Leafhopper nymphs were obtained from grape branches with eggs inside a greenhouse, maintained on healthy grapes and transferred, as IV-V instars, on FD- 239 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi infected broadbean for an acquisition period of one week. After a latency of one month, leafhoppers were caged, in groups of three, on micro-propagated grapevines (cv Barbera). Test vines were foliar treated either with fenitrothion, thiamethoxam (at the suggested dosages) or water as a control. Inoculations with infectious leafhoppers were carried out at 1, 4, 7, 10 and 15 days after treatment. After the inoculation, test plants were stored in a screen-house protected by insect-proof net for two years and analised by RT-PCR (Margaria et al., 2007) for the detection of FD. After the inoculation, surviving insects were collected, total DNA was extracted and FD-specific detection was carried out by PCR in order to estimate the proportion of leafhoppers that acquired FD. Results showed that 5 grapes out of 75 treated with fenitrothion and 2 out of 80 treated with thiamethoxam were FD-infected, while one third of control vines (watertreated) were infected. More than half of the leafhoppers used in the experiments were FD-positive. Both a.i. significantly reduced FD transmission, even though total protection was not achieved. Thiamethoxam provided the best protection level. In conclusion our results indicate that different a.i. can be effective in controlling S. titanus and preventing FD spread, provided that they are correctly used. Under conditions of heavy infection pressure, the systemic insecticide thiamethoxam should probably be preferred. Lavori citati/References Margaria P., C. Rosa, C. Marzachì, M. Turina, S. Palmano, 2007. Detection of Flavescence dorée phytoplasma in grapevine by reverse-transcription-PCR. Plant Disease, 91, 1496-1501. Saracco P., C. Marzachì, D. Bosco, 2008. Activity of some insecticides in preventing transmission of chrysanthemum yellows phytoplasma (‘Candidatus Phytoplasma asteris’) by the leafhopper Macrosteles quadripunctulatus Kirschbaum. Crop Protection, 27(1), 130-136. 240 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Interventi per la prevenzione e l’eliminazione dei fitoplasmi dal materiale di propagazione viticolo F. Mannini, I. Gribaudo Istituto Virologia Vegetale – CNR, Unità di Grugliasco Via L. da Vinci 44, I-10095 Grugliasco (TO) E-mail: [email protected] La propagazione di materiale infetto può contribuire ad aggravare la diffusione di due gravi fitoplasmosi della vite, la flavescenza dorata (FD) e il Legno nero (BN), poiché a causa del periodo di latenza della malattia non sempre i tradizionali interventi di prevenzione messi in atto nei vigneti di piante madri risultano sufficienti. Si è quindi valutata l’efficacia di alcune tecniche innovative volte a prevenire o curare l’infezione. Copertura con rete a prova di insetto dei vigneti di piante madri di materiale di moltiplicazione. Questo accorgimento è particolarmente raccomandabile per vigneti di piante madri atti a produrre i materiali ‘di base’, primo anello della filiera produttiva vivaistica. Una esperienza in tal senso, la prima a livello nazionale, è in atto da qualche anno con successo presso il Nucleo di premoltiplicazione del Piemonte, dove le viti madri per ‘base’ sono allevate isolate da possibili vettori grazie alla copertura con rete antiinsetto durante il periodo vegetativo e alla pacciamatura del sottofilare. Termoterapia in acqua del materiale di moltiplicazione L’attività sperimentale condotta in Piemonte dal 2004 ad oggi utilizzando un’attrezzatura innovativa per il bagno termoterapico, appositamente progettata e costruita, ha fugato il timore che il trattamento possa penalizzare la vitalità del materiale. Il bagno a 50 °C x 45’ applicato a marze e talee di portinnesto è risultato sostanzialmente innocuo nei confronti della ripresa vegetativa degli innesti-talea posti in vivaio e della conseguente resa in barbatelle al momento dell’estirpo. Una soglia di danno può evidenziarsi utilizzando il trattamento a 52 °C×45’. La termoterapia in acqua è stata applicata nel 2007 anche ad alcune migliaia di barbatelle innestate provenienti da un barbatellaio in cui era stata rilevata la presenza di FD e BN l’estate precedente. Dopo il trattamento le piantine sono state rimesse in vivaio, con una protezione insetticida atta ad evitare reinfezioni da vettori. I risultati hanno indicano che la malattia può manifestarsi anche a due anni di distanza dall’innesto e che il trattamento ha sortito un benefico effetto terapeutico (0,09 % di 241 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi piante infette nella tesi 50 °C × 45’ e 0 % nella tesi 52 °C × 45’ rispetto all’1% del testimone non trattato). Tecniche di coltura in vitro Ai fini dell’eradicazione dei fitoplasmi da piante infette, si è studiata la coltura in vitro a partire da viti colpite da giallumi. Nelle prove qui riportate nessuna vite, ottenuta per micropropagazione a partire da piante madri coltivate in pieno campo affette da FD, è risultata successivamente infetta, mentre circa la metà delle linee da piante madri affette da LN dopo alcuni mesi risultavano positive ai saggi. Inoltre, poiché in letteratura è stata segnalata l’efficacia delle tetracicline contro i fitoplasmi, si sono effettuate esperienze preliminari per definire la concentrazione di ossitetraciclina tollerabile da viti coltivate in vitro. Key words: Vite, Fitoplasmi, Termoterapia, Propagazione, Micropropagazione. Strategies to prevent or to eliminate phytoplasmas from grapevine propagation material Propagation of infected material may contribute to the diffusion of Flavescence doreé (FD) and Bois noir (BN), two serious grapevine diseases, for the traditional means of prevention applied to mother vine blocks may result insufficient due to disease latency. This study was focused on some new strategies to fight phytoplasmas at nursery level. Field coverage of mother plant vineyards with insect-proof nets. The technique is particularly recommended in mother vine blocks for the production of ‘basic’ propagation material. The technique was successfully experienced by the Pre-multiplication Centre of Piedmont and Liguria, where mother vine blocks are safely grown isolated from vectors thanks to net coverage and soil mulching of vine rows. Hot water treatment of propagation material. Experimental activity carried out in Piedmont during 2004-07, using a newly designed equipment, showed that the 50 °C × 45’ treatment applied to scions and cuttings before grafting has no dangerous effect on the vitality of propagation material as previously feared. Some reduction on nursery take, however, may occur treating at 52 °C x 45’. Hot water treatment was also applied in 2007 to few thousands grafted vines, of which several showed the diseases (FD and/or BN) the year before in the nursery. After the hot bath the grafted vines were replanted in the nursery protected by an insecticide spray program suitable to prevent re-infection from vectors. The results showed that the symptoms may come out two years after grafting and that the hot 242 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi water treatment was effective in reducing the infection: 0% infected plants for 52 °C x 45’, 0,06% for 50 °C x 45’ and 1% for the untreated control. In vitro techniques The potentiality of in vitro cultures for eradication of phytoplasmas was also assessed. Individual lines were obtained by micropropagation of axillary buds collected from phytoplasma-affected mother plants growing in the field. The FD was not detected in micropropagated lines while the BN was still detected in nearly half the lines tested. Additional strategies for phytoplasma elimination are anyway advisable. Therefore preliminary assays were performed to assess the sensitivity of grapevine explants to oxytetracycline in the culture media. Key words: Grape, Phytoplasmas, Hot water Treatment, Propagation micropropagation. 243 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Asaia, batterio acetico associato a Scaphoideus titanus Ball: Potenzialità per il biocontrollo E. Crotti1, E. Gonella2, M. Pajoro2, C. Damiani3, I. Negri2, A. Rizzi1, N. Raddadi1, M. Marzorati1, I. Ricci3, G. Favia3, A. Alma2, D. Daffonchio1 DISTAM, Università degli Studi di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino, Via L. da Vinci 44, I-10095 Grugliasco (TO) 3 Dipartimento di Medicina Sperimentale e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Camerino, Via Gentile da Varano 3, I-62032 Camerino, (MC) 1 2 E-mail: [email protected], I microrganismi giocano un ruolo fondamentale nel ciclo biologico degli artropodi, cosicché recentemente un notevole interesse è stato indirizzato verso l’utilizzo di simbionti come agenti di biocontrollo per quelle malattie veicolate da insetti. Caratteristica fondamentale perché si possa sviluppare tale strategia è la caratterizzazione del microbiota associato all’insetto. Attraverso metodi indipendenti dalla coltivazione è stata indagata la comunità microbica di Scaphoideus titanus Ball (Hemiptera: Cicadellidae), vettore della Flavescenza dorata. Grazie all’elettroforesi su gel in gradiente denaturante è stato identificato il batterio acetico Asaia all’interno della comunità batterica dell’insetto (Marzorati et al., 2006). Tale microrganismo veniva anche isolato nel 2006 da tessuti di vite in Australia (Bae et al., 2006). Altri insetti nei quali Asaia è stata individuata recentemente sono le zanzare appartenenti al genere Anopheles. Recentemente, Favia e coautori (2007) hanno dimostrato la sua stabile associazione e la dominanza in larve e adulti di Anopheles stephensi Liston, principale vettore della malaria in Asia. Per capire la natura dell’associazione esistente tra il microrganismo in questione e la cicalina S. titanus, sono state quindi condotte diverse analisi, come la valutazione dell’abbondanza e della localizzazione del simbionte all’interno dell’ospite. Attraverso real-time PCR, impiegando primer specifici per Asaia, è stato stimato che il numero di copie del gene 16S rRNA di Asaia rappresenta il 4,9% rispetto al numero di copie del gene 16S rRNA dei batteri totali. Con un valore medio del numero di copie di rRNA 16S pari a 9,25 × 107 ± 2,12 × 107 ed assumendo una media di quattro copie del gene per ogni cellula batterica (http://rrndb.cme.msu.edu/, Klappenbach et al., 2001), più di 2 × 107 batteri sono tipicamente associati con la cicalina S. titanus. Mediante ibridazione in situ, con sonde specifiche per Asaia, tale microrganismo è stato identificato all’interno dei fasci spermatici, dei testicoli e dei tubuli malpighiani tra i brocosomi. Inoltre un isolato di Asaia, precedentemente ottenuto da A. stephensi 244 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi e marcato con green fluorescent protein (Gfp), chiamato Asaia SF2.1(Gfp), è stato impiegato per esperimenti di colonizzazione del corpo dell’insetto. Attraverso microscopia a scansione confocale laser si è osservata l’abilità del microrganismo di colonizzare efficientemente le ghiandole salivari, l’intestino e gli organi riproduttori maschili e femminili di S. titanus. I dati confermano che Asaia rappresenta una porzione significativa, prevalente e dominante della microflora dell’insetto, suggerendone il potenziale uso come agente di biocontrollo della Flavescenza dorata, anche in considerazione della facile manipolabilità genetica. Parole chiave: Flavescenza dorata, Vettore, Asaia, Controllo simbiotico. Asaia, acetic acid bacteria associated to Scaphoideus titanus Ball: potentiality for the biocontrol Microorganisms are crucial for the insect biological cycle so that recently a great interest has been focused on the use of symbiont microorganisms as biocontrol agents against those diseases that are transmitted by arthropod vectors. An essential requirement to apply such a strategy is the characterization of the microbiota associated with the insect. The microbiota of Scaphoideus titanus Ball (Hemiptera: Cicadellidae), the vector of Flavescence dorée, has been investigated through cultivation-independent techniques (Marzorati et al., 2006). By denaturing gradient gel electrophoresis the acetic acid bacterium Asaia has been identified within the bacterial community of the insect. Moreover Asaia has been recently isolated from grapevine plants in Australia (Bae et al. 2006). Other insects in which Asaia has been found are mosquitoes belonging to the genus Anopheles. Recently, Favia and co-workers (2007) demonstrated that Asaia was stably associated with larvae and adults of Anopheles stephensi Liston, the main Asian malaria mosquito vector. In order to understand the nature of the association between Asaia and the leafhopper S. titanus, different approaches have been used for evaluating Asaia abundance and localization within the host. By real-time PCR using Asaia specific primers, it has been found that Asaia 16S rRNA gene represent the 4.9% of the total bacterial 16S rRNA gene copies within the leafhopper. With an average copy value of 9.25 × 107 ± 2.12 × 107 and assuming an average of four rRNA repeats per bacterial cell (http://rrndb.cme.msu.edu/, Klappenbach et al., 2001), an average of over 2 × 107 bacteria are typically associated with S. titanus leafhopper. The localization of Asaia has been established by in situ-hybridization with specific probes for Asaia that has 245 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi been detected within the spermatic bundles, the testicles and the malpighian tubules between the brochosomes. Moreover by using an Asaia strain previously isolated from A. stephensi and labelled with a green fluorescent protein (Gfp), the colonization pattern of this bacterium in the leafhopper body has been investigated by confocal laser scanning microscopy. The Gfp-tagged bacterium was able to efficiently colonize salivary glands, guts, and female and male reproductive organs of S. titanus. The data and the easy genetic manipulation of Asaia confirm that it is a significant and dominant part within the insect microbiota and an optimal candidate for Flavescence dorée biocontrol approaches. Key words: Flavescence dorée, Vector, Asaia, Symbiotic control. Lavori citati/References: Bae S., GH. Fleet, GM. Heard , 2006. Lactic acid bacteria associated with wine grapes from several Australian vineyards. Journal of Applied Microbiology, 100, 712-727. Favia G., I. Ricci, C. Damiani, N. Raddadi, E. Crotti, M. Marzorati, A. Rizzi, R. Urso, L. Brusetti, S. Borin, D. Mora, P. Scuppa, L. Pasqualini, E. Clementi, M. Genchi, S. Corona, I. Negri, G. Grandi, A. Alma, L. Kramer, F. Esposito, C. Bandi, L. Sacchi, D. Daffonchio, 2007. Bacteria of the genus Asaia stably associate with Anopheles stephensi, an Asian malarial mosquito vector. Proceedings of the National Academy of Sciences, 104, 9047-9051. Klappenbach JA., PR. Saxman, JR. Cole, TM. Schmidt, 2001. rrnDB: the ribosomal RNA operon copy number database. Nucleic Acids Research, 29, 181-184. Marzorati M., A. Alma, L. Sacchi, M. Pajoro, S. Palermo, L. Brusetti, N. Raddadi, A. Balloi, R. Tedeschi, E. Clementi, S. Corona, F. Quaglino, PA. Bianco, T. Bennati, C. Bandi, D. Daffonchio, 2006. A novel Bacteroidetes symbiont is localized in Scaphoideus titanus, the insect vector of Flavescence Dorée in Vitis vinifera. Applied and environmental microbiology, 72, 1467-1475. 246 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Comunità microbica associata a Hyalesthes obsoletus Signoret, vettore del Legno nero della vite E. Gonella1, I. Negri1, M. Marzorati2, M. Mandrioli3, L. Sacchi4, D. Daffonchio2, A. Alma1 Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino, Via L. da Vinci 44, I-10095 Grugliasco (TO) 2 DISTAM, Università degli Studi di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) 3 DBA, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Via Campi, 213/D I-41100 (MO) 4 DBA, Università degli Studi di Pavia, Piazza Botta 9, I-27100 (PV) 1 E-mail: [email protected] Nell’ambito della lotta alle malattie trasmesse da artropodi, il controllo simbiotico assume rilievo crescente. Questa tecnica si avvale dell’impiego di microrganismi simbionti del vettore per contrastare la trasmissione del patogeno attraverso l’espressione di fattori antagonisti (Beard et al., 1998, Rio et al., 2004). Applicato con successo in campo medico, questo modello è stato proposto nell’ambito della lotta alla malattia di Pierce della vite e al suo agente eziologico, il batterio xilematico Xylella fastidiosa, trasmesso dalla cicalina Homalodisca vitripennis Germar, attraverso paratransgenesi per bloccare la trasmissione del patogeno da parte dell’insetto vettore (Bextine et al., 2004). Al fine di individuare microrganismi utilizzabili come agenti di controllo simbiotico, la comunità microbica associata a Hyalesthes obsoletus Signoret (Hemiptera: Cixiidae), vettore del fitoplasma agente del Legno Nero (LN) della vite (Stolbur 16Sr-XII, sottogruppo A), è stata caratterizzata con analisi molecolari indipendenti dalla coltivazione. La diversità batterica è stata studiata mediante Length Heterogeneity-PCR (LH-PCR) e Denaturing Gradient Gel Electrophoresis (DGGE) del gene codificante per l’rRNA 16S batterico amplificato dal DNA totale estratto da insetti prelevati in aree viticole piemontesi colpite dal LN. Le analisi hanno evidenziato la presenza, accanto al fitoplasma, di una comunità microbica complessa, composta da diverse specie batteriche. Tra i batteri prevalenti nella popolazione di insetti saggiata sono stati osservati, attraverso sequenziamento dei frammenti di DNA separati mediante DGGE, i generi dei manipolatori riproduttivi già descritti in numerose specie di artropodi, Wolbachia (alfa-Proteobacteria) e Cardinium (Bacteroidetes). Quest’ultimo è stato recentemente associato anche a Scaphoideus titanus Ball, vettore della Flavescenza dorata della vite (Marzorati et al. 2006). Il batterio con la più alta prevalenza in H. obsoletus presentava il 92% d’identità di 247 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi sequenza con il Bacteroidetes ‘Candidatus Sulcia muelleri’, simbionte di molte cicaline. La distribuzione di tali microrganismi nei distretti corporei dell’insetto è stata esaminata tramite ibridazione in situ fluorescente effettuata con sonde specifiche, e mediante microscopia elettronica a trasmissione. Questi microrganismi erano localizzati in diversi organi e tessuti dell’ospite. La presenza nelle cellule uovo indicava la trasmissione verticale alla progenie di tali batteri e non ha permesso di escludere un possibile ruolo nella manipolazione del comportamento riproduttivo dell’insetto. Queste osservazioni rappresentano la base per un’approfondita analisi delle funzioni e delle interazioni di questi organismi, con potenziali implicazioni per il biocontrollo della fitoplasmosi. Parole chiave: Legno nero, Vettore, Microflora, Controllo simbiotico. Microbial community associated to the Bois Noir vector Hyalesthes obsoletus Signoret Among the control strategies of arthropod-borne diseases, symbiotic control is assuming increasing relevance. This technique employs microbial symbionts of the vector for pathogen transmission restraint, through the expression of antagonistic factors (Beard et al., 1998, Rio et al., 2004). This model, successfully applied in medical field, was proposed for the control of Pierce’s disease of grapevine against its etiological agent, the xylematic bacterium Xylella fastidiosa, transmitted by the sharpshooter Homalodisca vitripennis Germar, with promising control perspectives through a paratransgenic approach that impair the pathogen transmission by the insect vector (Bextine et al., 2004). In order to detect bacteria useful as potential symbiotic control agents, the microbial community associated to Hyalesthes obsoletus Signoret (Hemiptera: Cixiidae), the vector of the phytoplasma agent of Bois Noir (BN) of grapevine (Stolbur 16Sr-XII, subgroup A), was studied through a cultivation-independent molecular characterization. A screening of bacterial diversity was performed by mean of Length Heterogeneity-PCR (LH-PCR) and Denaturing Gradient Gel Electrophoresis (DGGE) and sequencing of bacterial 16S rRNA gene amplified from the total DNA extracted from whole insect samples collected in wine-growing areas of Piedmont region affected by BN. These analyses showed the occurrence, beside the phytoplasma, of a complex bacterial community. Among the prevalent bacteria, reproductive manipulators of the genera Wolbachia (alpha-Proteobacteria) and Cardinium (Bacteroidetes), the latter recently associated to Scaphoideus titanus Ball, vector of the Flavescence dorée 248 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi phytoplasma (Marzorati et al., 2006), were found. However the most prevalent bacterium had a 92% of sequence identity with ‘Candidatus Sulcia muelleri’, a Bacteroidetes symbiont of many leafhoppers. The distribution of these bacteria in the organs of the insect host was examined through fluorescence in situ hybridization with specific probes, and through transmission electron microscopy. A localization of these organisms in several organs and tissues of the host was observed, particularly in key districts such as eggs, indicating the occurrence of a vertical transmission to the progeny. Such an observation does not allow excluding possible roles in sexual manipulation of the host. These results provide a baseline for the investigation of function of and interaction between these microorganisms, with potential implications for phytoplasma control. Key words: Bois noir, Vector, Symbiotic control, Microbiota. Lavori citati/References Beard CB., RV. Durvasula, F. Frank, FF. Richards, 1998. Bacterial symbiosis in arthropods and the control of disease transmission. Emerging Infectious Diseases, 4, 581–591. Bextine B., C. Lauzon, S. Potter, D. Lampe, T.A. Miller, 2004. Delivery of a genetically marked Alcaligenes sp. to the glassy-winged sharpshooter for use in a paratransgenic control strategy. Current Microbiology, 48, 327–331. Marzorati M., A. Alma, L. Sacchi, M. Pajoro, S. Palermo, L. Brusetti, N. Raddadi, A. Balloi, R. Tedeschi, E. Clementi, S. Corona, F. Quaglino, PA. Bianco, T. Bennati, C. Bandi, D. Daffonchio, 2006. A novel Bacteroidetes symbiont is localized in Scaphoideus titanus, the insect vector of Flavescence Dorée in Vitis vinifera. Applied and environmental microbiology, 72, 1467-1475. Rio RVM., Y. Hu, S. Aksoy, 2004. Strategies of the home-team: symbioses exploited for vector-borne disease control. Trends in Microbiology, 12, 325-336. 249 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DEL FITOPLASMA AGENTE DI ‘LEGNO NERO’ G. Pasquini1, G. Albanese2, E. Angelini3, A. Bertaccini4, P.A. Bianco5, M. Borgo3, L. Carraro6, P. Casati5, G. Durante5, L. Ferretti1, A. Gentili1, C. Marzachì7, R. La Rosa8, D. Pacifico7, S. Paltrinieri4, A. Zorloni5 CRA-PAV Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale, Via C. G. Bertero, 22 I-00156 (RM) 2 Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari e Forestali (GESAF), Università Mediterranea di Reggio Calabria, Loc. Feo di Vito, I-89060 (RC) 3 CRA-VIT Centro di Ricerca per la Viticoltura, Viale XXVIII aprile 26, I-31015 Conegliano (TV) 4 D Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Viale Fanin 42, I-40127 (BO) 5 Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) 6 Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università di Udine, Via Scienze 208, I-33100 (UD) 7 Istituto di Virologia vegetale, CNR, Strada delle Cacce, 73, I-10125 (TO) 8 DISTEF - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie, Facoltà Agraria, Università degli Studi di Catania, Via S. Sofia 100, I-95123 (CT) 1 E-mail: [email protected] Nell’ambito del Progetto finalizzato Gia.Vi: “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzion vitivinicole”, finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, è stata effettuata la caratterizzazione molecolare degli isolati di legno nero (LN) rinvenuti nei diversi areali geografici italiani monitorati. La caratterizzazione molecolare è stata effettuata mediante amplificazione del gene non ribosomico tuf, che codifica il fattore di allungamento ribosomico Tu (EFTu), armonizzando i protocolli utilizzati da tutte le UU.OO. che hanno collaborato a questa attività di ricerca. Gli isolati di stolbur di riferimento, denominati tuf tipo I e tuf tipo II, sono quelli identificati mediante l’analisi dei profili di restrizione ottenuti dopo digestione degli amplificati con l’enzima HpaII (Langer e Maixner, 2004). L’uniformità dei protocolli molecolari utilizzati ha consentito di confrontare i risultati ottenuti e di costruire, al termine del progetto, una mappa di distribuzione geografica ben definita. Sono stati caratterizzati in totale 780 campioni di vite infetti da LN, rappresentativi di quasi tutte le regioni italiane. In tutte le regioni settentrionali è stata individuata la presenza di entrambi gli isolati, con una prevalenza della diffusione del tuf tipo I in Valle d’Aosta (91%), 250 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lombardia (63.3%), Veneto (78%), Trentino Alto Adige (83, 3%) ed Emilia-Romagna (81,8%); mentre una diffusione praticamente equivalente dei due isolati è stata rinvenuta in Piemonte e Friuli- Venezia Giulia (Bertaccini et al., 2006; Pacifico et al., 2005; Quaglino et al., 2006). Le regioni dell’Italia centrale hanno invece evidenziato situazioni diversificate (Bertaccini et al., 2006; Carnevale et al., 2008; Pacifico et al., 2005; Pasquini et al., 2007). La Toscana, le Marche e l’Umbria sono interessate dalla presenza di entrambi gli isolati con una predominanza del tuf tipo II. Solo il Molise presenta una diffusione equivalente dei due ceppi. Una situazione particolare è stata evidenziata nel Lazio, dove il 100% degli impianti commerciali è interessata dalla sola presenza del tuf tipo I. Nell’Italia meridionale il solo isolato tuf tipo II è stato rinvenuto negli areali viticoli di Campania, Calabria e Sicilia (Ferretti et al., 2008; Pacifico et al., 2005; Pasquini et al., 2006). I campi di collezione di germoplasma viticolo, localizzati su tutto il territorio nazionale, hanno evidenziato nella maggior parte dei casi la presenza contemporanea di entrambi gli isolati, indipendentemente dalla loro localizzazione geografica. Complessivamente il tuf tipo II è l’isolato geograficamente più diffuso, essendo presente in tutti gli areali monitorati, ad eccezione del Lazio; mentre il tipo I sembra essere confinato alle regioni settentrionali e centrali. Non è ancora possibile stabilire una correlazione tra questa distribuzione geografica e l’evoluzione spazio-temporale della malattia. Il tuf tipo I sembra essere maggiormente diffuso in quei comprensori viticoli in cui il legno nero è in fase di espansione ed è presente in elevate percentuali di infezione all’interno degli impianti; mentre il tuf tipo II sembra essere correlato a situazioni non epidemiche, in quanto è l’unico isolato al momento presente in Italia meridionale, dove LN, pur essendo stato rinvenuto in tutti gli areali monitorati, è presente in percentuali di infezione non elevate. Ulteriori approfondimenti sono, comunque, necessari per valutare le implicazioni biologiche ed epidemiologiche dei due isolati nell’evoluzione della malattia. Parole chiave: Stolbur, Vite, Tuf tipo I, Tuf tipo II, Distribuzione. Molecular characterization of stolbur isolates in Italian grapevine areas In the frame of the Italian Finalized Project ‘Grapevine yellows’, financed by the Ministry of Agriculture, the molecular characterization of ‘bois noir’ (BN) isolates collected from several Italian grapevine areas has been performed. The isolates differentiation has been obtained by the amplification of the tuf gene, that encodes for Tu ribosomal elongation factor, on the basis of the molecular 251 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi protocol described by Langer and Maixner (2004), that individuates two different restriction profiles when amplicons are digested with HpaII enzyme. The two isolates, named tuf type I and tuf type II, has been used as reference controls. The harmonization of the protocol among all the scientific Institutions involved in this topic allowed to obtain comparable results and to design a map of distribution of stolbur isolates in vineyards in Italy. In total 780 samples have been processed, representative of approximately all Italian regions. In all northern Italian regions both tuf types were identified, with a predominance of tuf type I in Valle d’Aosta (91%), Lombardia (63.3%), Veneto (78%), Trentino Alto Adige (83,3) and Emilia-Romagna (81,8%); whereas an homogeneous distribution of both isolates has been observed in Piedmont and Friuli (Bertaccini et al., 2006; Pacifico et al., 2005; Quaglino et al., 2006). In central Italy the distribution of the two isolates resulted differentiated (Bertaccini et al., 2006; Carnevale, 2008; Pacifico et al., 2005; Pasquini et al., 2007): Tuscany, Marche and Umbria are interested by the presence of both tuf types, with a predominance of tuf type II. Only Molise region shows an equivalent distribution of both types. In Latium only tuf type I has been identified in all monitored areas. In southern Italy tuf type II is the only isolate detected in Campania, Calabria and Sicily (Ferretti et al. 2008; Pacifico et al., 2005; Pasquini et al., 2006). The analyzed germplasm collection fields, localized throughout the entire country, have shown the presence of both isolates, independently by their geographical localization. Generally, the tuf type II resulted the most frequent, being spread in all monitored areas, except Latium region; whereas tuf type I seems to be confined only to northern and central Italian regions. It is difficult to associate the geographical distribution of BN isolates with their biological characteristics: tuf type I seems to be prevalent in those areas in which BN presence is in an increasing phase, while tuf type II is, at the moment, the only isolate spread in southern Italy, where BN is mainly in an endemic phase with low percentages of infected plants inside the fields. An improvement of knowledge on biological and epidemiological significance of BN types is need to understand the disease evolution in the diverse environmental situations. Key words: Stolbur, Grapevine, Tuf type I, Tuf type II, Distribution. 252 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Bertaccini A., S. Paltrinieri, S. Botti, B. Duduk, N. Fiore, M. Kolber, D. Skoric, E. Torres, M. Conti, 2006. Diversity of 16SrXII phytoplasmas detected in grapevine growing areas worldwide - 15th Meeting of the International Council for the Study of Virus and Virus-like Diseases of the Grapevine (ICGV), Stellenbosch, South Africa, 3-7 April 2006, 88-89. Carnevale S., S. Paltrinieri, P. Braccini, D. Rizzo, N. Contaldo , A. Bertaccini, 2008. Diffusione di ceppi di Legno nero in vigneti toscani. IV Incontro Nazionale sulle Malattie da Fitoplasmi, Roma 28-30 maggio 2008. Ferretti L., G. Pasquini, V. Cavalieri, C. Rapisarda, V. D’Urso, M. Barba, G. Albanese, 2008. Epidemiologia e identificazione dei fitoplasmi dei Giallumi della vite in Calabria. IV Incontro Nazionale sulle Malattie da Fitoplasmi, Roma 28-30 maggio 2008. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterization of Grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA - Vitis, 43, 191-200. Pacifico D., A. Alma, M. Tessitori, C. Marzachì , 2005. Caratterizzazione di fitoplasmi associati al Legno nero (LN) della vite in Liguria, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta. Petria, 15, 113-115. Pasquini G., L. Ferretti, G. Albanese, B. Bagnoli, F. Pinzauti, M. Barba, 2006. Geographical distribution of stolbur isolates in vineyards of Central and Southern Italy. 15th Meeting of the International Council for the Study of Virus and Virus-like Diseases of the Grapevine (ICGV), Stellenbosch, South Africa, 3-7 April 2006, 103-104. Pasquini G., L. Ferretti, A. Gentili, B. Bagnoli, V. Cavalieri, M. Barba, 2007. Molecular chracterization of stolbur isolates collected in grapevines, weeds and insects in central and southern Italy. Bulletin of Insectology, 60, 355-356. Quaglino F., P. Casati, A. Zorloni, G. Duranre, PA. Bianco, 2006. Molecular characterization of phytoplasmas associated with grapevine yellows in northern Italy. 15th Meeting of the International Council for the Study of Virus and Virus-like Diseases of the Grapevine (ICGV), Stellenbosch, South Africa, 3-7 April 2006, 90-92. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 253 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi STRATEGIE DI CONTROLLO DELLA FLAVESCENZA DORATA DELLA VITE F. Pavan1, C. Bellomo1, M. Borgo2, V. Forte2 Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università di Udine, Via delle Scienze 208, I-33100 (UD) 2 CRA-VIT Centro di Ricerca per la Viticoltura, Viale XXVIII Aprile 26, I-31015 Conegliano (TV) 1 E-mail: [email protected] La flavescenza dorata della vite (FD) è una malattia causata da un fitoplasma che in natura è trasmesso da vite a vite dalla cicalina Scaphoideus titanus Ball. Nei vigneti coltivati le strategie di controllo di FD si basano sulla lotta contro il vettore e sull’estirpo delle viti sintomatiche. I trattamenti insetticidi effettuati nei vigneti sono il principale mezzo per il controllo del vettore. Essi sono sicuramente efficaci nel contenimento della malattia, ma è importante stabilire quanti interventi insetticidi è conveniente effettuare (Girolami et al., 2002; Pavan et al., 2005b). Nell’ambito del progetto Gia.Vi. è emerso che, nei vigneti regolarmente trattati contro il vettore da lungo tempo, è conveniente effettuare un solo intervento insetticida all’anno e che l’utilizzo di un fosforganico, in coincidenza con il trattamento contro la seconda generazione delle tignole della vite, è preferibile a quello di indoxacarb o flufenoxuron. La sostituzione delle viti sintomatiche è conveniente se le viti sono destinate a morire in elevata percentuale, ma non quando la cultivar mostra di possedere un’alta probabilità di risanamento (Pavan et al., 2008). I monitoraggi condotti nell’ambito del progetto Gia.Vi. hanno evidenziato che i vigneti coltivati ma non trattati contro il vettore, così come quelli abbandonati, possono essere sorgente di S. titanus per i vicini vigneti trattati (Pavan et al., in corso di stesura). È quindi emersa l’importanza di trattare contro il vettore tutti i vigneti coltivati e di estirpare quelli abbandonati. Anche viti americane inselvatichite all’interno di siepi o boschetti possono presentare elevate densità di S. titanus (Pavan et al., 2005a; Lessio et al., 2007). Benché una migrazione del vettore dalle viti inselvatichite verso i vicini vigneti trattati non sia sempre chiaramente emersa, sarebbe buona pratica togliere le viti spontanee, senza comunque eliminare le siepi e i boschetti in quanto il vettore è monofago su vite. Parole chiave: Vite, Flavescenza dorata, Scaphoideus titanus, Lotta insetticida, Sostituzione viti sintomatiche, Vigneti abbandonati, Viti inselvatichite. 254 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Control strategy of flavescence dorée Flavescence dorée (FD) is a disease caused by a phytoplasma transmitted from grapevine to grapevine by the leafhopper Scaphoideus titanus Ball. Control strategies of FD in the cultivated vineyards base on vector control and removal of symptomatic grapevines. The insecticide treatments are the most important means to vector control. The efficacy of the chemical control to reduce the disease is known, but the advantage to apply more than one insecticide treatment a year must be established (Girolami et al., 2002; Pavan et al., 2005b). During the Gia.Vi. project it was ascertained that it is profitable to apply only one insecticide treatment a year. In this case it is advisable to use organophosphates, in coincidence with the treatment against the second generation of the grape berry moths, rather than indoxacarb o flufenoxuron. The replacement of the symptomatic grapevines is to encourage if they are destined to die, whereas the maintenance of the plants is profitable if the symptomatic grapevines mostly recover (Pavan et al., 2008). The vineyards cultivated but untreated with insecticides against the vector, so as the abandoned ones, can be a source of S. titanus adults for the adjoining vineyards treated against the vector (Pavan et al., unpublished data). Therefore, all the vineyards must be treated with insecticides and the abandoned ones eradicated. Also the grapevines grown wild in hedgerows or woodland can support high densities of S. titanus (Pavan et al., 2005a; Lessio et al., 2007). Even if a migration of the vector from wild to cultivated grapevines did not appear always evident, the removal of these grapevines is a recommendable practice, however protecting hedgerows or woodland because the vector is monophagous on grapevine. Key words: Grapevines, Flavescence dorée, Scaphoideus titanus, Chemical control, Replacement of symptomatic grapevines, Abandoned vineyards, Grapevines grown wild. 255 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Girolami V., N. Mori, E. Borella, C. Capuzzo, C. Scopel, G. Posenato, 2002. Lotta integrata al vettore della flavescenza dorata. L’Informatore Agrario, 58 (24): 10-11. Lessio F., R. Tedeschi, A. Alma, 2007. Presence of Scaphoideus titanus in American grapevine in woodlands, and infection with “flavescence dorée” phytoplasmas. Bulletin of Insectology, 60, 373-374. Pavan F., C. Bellomo, F. Vidoni, G. Bigot, M. Ostan, W. Boccalon, S. Bressan, P. Mutton, C. Frausin, AC. De Biasio, G. Governatori, D. Mucignat, C. Farfugia, D. Giorgiutti, F. Gon, S. Zanutta, M. Malison, I. Battiston, M. Masotti, G. Stasi, G. Stefanelli, A. Villani, L. Vinzi, 2005a. Efficacia della lotta insetticida contro Scaphoideus titanus Ball in Friuli Venezia Giulia. Supplemento Notiziario ERSA (2004), 17 (5-6), 11-21. Pavan F., P. Mutton, S. Bressan, 2008. Valutazione della convenienza economica a sostituire le viti con sintomi di giallumi. In: IV Incontro Nazionale sulle Malattie da Fitoplasmi, Roma, 28-30 maggio 2008. Pavan F., G. Stefanelli, A. Villani, N. Mori, G. Posenato, A. Bressan, V. Girolami, 2005b. Controllo di FD attraverso la lotta contro il vettore Scaphoideus titanus Ball. In: A. Bertaccini e P. Braccini (eds), Flavescenza dorata e altri giallumi della vite in Toscana e in Italia. Quaderno ARSIA, 3/2005, 91-116. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 256 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Rapporti Tra cicaline, fitoplasmi e piante ospiti nell’agroecosistema vigneto A. Alma1, F. Lessio1, L. Picciau1, F. Tota1, V. Forte2, M. Borgo2, B. Bagnoli3, F. Pinzauti3, V. Trivellone3, C. Rapisarda4, V. Cavalieri4, V. D’Urso5 1 Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino, Via L. da Vinci 44, I-10095 Grugliasco (TO) 2 CRA-VIT Centro di ricerca per la Viticoltura, Viale XXVIII Aprile 26, Conegliano I-31015 (TV) 3 CRA-ABP Centro di ricerca per l’Agrobiologia e la Pedologia, Via Lanciola, 12/a, I-50125 (FI) 4 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie, Università degli Studi di Catania, Via Santa Sofia 100, I-95123 (CT) 5 Dipartimento di Biologia Animale “Marcello La Greca”, Università degli Studi di Catania, Via Androne 81, I-95124 (CT) E-mail: [email protected] Vengono riferiti i risultati di un quadriennio di indagini (2004-2007), condotte in Valle d’Aosta, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Calabria e Sicilia nell’ambito del progetto “Gia.Vi.”, sulla presenza di auchenorrinchi (Hemiptera: Auchenorrhyncha) noti e potenziali vettori di fitoplasmi agenti di Flavescenza dorata (FD) (EY, gruppo 16Sr-V, sottogruppi C e D) e Legno nero (LN) (Stolbur, gruppo 16Sr-XII, sottogruppo A) nell’agroecosistema vigneto. I campionamenti sono stati effettuati con trappole cromotattiche gialle, aspiratore pneumatico e retino entomologico, sia su vite che su piante spontanee, da giugno a ottobre. Il rilevamento dei fitoplasmi negli insetti catturati è stato effettuato con tecniche di biologia molecolare (PCR e RFLP). Fitoplasmi del gruppo16Sr-V sono stati identificati in Scaphoideus titanus Ball, Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari) (Cicadellidae) e Dictyophara europaea (L.) (Dictyopharidae). Le seguenti specie sono invece risultate positive a fitoplasmi del gruppo Stolbur: Hyalesthes obsoletus Signoret, H. scotti Ferrari, H. luteipes Fieber, Reptalus cuspidatus (Fieber), R. quinquecostatus (Dufour), R. panzeri (Löw) (Cixiidae), Toya propinqua (Fieber) (Delphacidae), Cicadella viridis (L.), Exitianus capicola (Stål), Thamnotettix zelleri (Kirschbaum), Anoplotettix putoni Ribaut, A. fuscovenosus (Cicadellidae) e D. europaea (Dictyopharidae). La maggior parte degli esemplari delle diverse specie è stata catturata su piante spontanee, sia erbacee che legnose; solo S. titanus e, in certi casi, R. quinquecostatus e Anoplotettix spp. 257 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi sono stati riscontrati abbondanti su vite. Elevate percentuali di positività sono state osservate in R. quinquecostatus (48%), H. obsoletus (36%) e R. cuspidatus (27%), confermando per i cixiidi un’associazione piuttosto frequente con i fitoplasmi dello Stolbur (Cimerman et al., 2006). Al momento, gli unici vettori accertati per la trasmissione di fitoplasmi alla vite risultano S. titanus per FD e H. obsoletus per LN (Weintraub e Beanland, 2006). Nell’ambito delle nostre indagini S. titanus non è mai stato catturato né in Calabria né in Sicilia mentre H. obsoletus è apparso assente solo in Sicilia; nelle altre regioni, i due vettori sono stati reperiti con densità di popolazione variabili anche in rapporto alla metodologia di campionamento adottata e, relativamente a H. obsoletus, alla flora spontanea presente nell’agroecosistema. Per quanto riguarda le altre specie, per alcune delle quali sono note le principali piante ospiti, il grado di ampelofilia degli adulti nonché la frequenza di positività ai fitoplasmi agenti di FD e LN (Alma, 1995; Palermo et al., 2004; Bagnoli et al., 2005; Trivellone et al., 2005; Cavalieri et al., 2007; Filippin et al., 2007; Lessio e Alma, 2008; Picciau et al., 2008), l’associazione con detti fitoplasmi rimane per il momento solo una condizione necessaria ma non sufficiente per dimostrarne il ruolo di vettore. Parole chiave: Vite, Vettori, Giallumi, Diagnosi molecolare. Relationships between Auchenorrhyncha, phytoplasmas and host plants in the vineyard agroecosystem A four year study (2004-2007), conducted in Aosta Valley, Piedmont, Venetia, Tuscany, Latium, Calabria and Sicily within the “Gia.Vi.” project, on the presence of Auchenorrhyncha known as suspected vectors of phytoplasmas that cause Flavescence dorée (FD) (EY, group 16Sr-V, subgroups C and D) and Bois noir (LN) (Stolbur, group 16Sr-XII, subgroup A) in the vineyard agroecosystem is reported. Field samplings were conducted with yellow sticky traps, D-Vac and sweep net, on the grapevine canopy and on the spontaneous vegetation nearby, from June until October. The identification of phytoplasmas in captured insects was made with molecular techniques (PCR and RLFP). Phytoplasmas belonging to the 16Sr-V group were identified in Scaphoideus titanus Ball, Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari) (Cicadellidae), and Dictyophara europaea (L.) (Dictyopharidae). The following species were instead found positive to Stolbur: Hyalesthes obsoletus Signoret, H. scotti Ferrari, H. luteipes Fieber, Reptalus cuspidatus (Fieber), R. quinquecostatus (Dufour), R. panzeri (Löw) (Cixiidae), Toya propinqua (Fieber) (Delphacidae), Cicadella viridis (L.), Exitianus capicola (Stål), Thamnotettix zelleri (Kirschbaum), Anoplotettix putoni Ribaut, A. fuscovenosus 258 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi (Cicadellidae) and D. europaea (Dictyopharidae). The majority of the specimens belonging to the different species was collected on spontaneous vegetation, both weeds and bushes; only S. titanus and, in some cases, R. quinquecostatus and Anoplotettix spp. were abundant on grapevine. High infection rates were recorded for R. quinquecostatus (48%), H. obsoletus (36%) and R. cuspidatus (27%): these data confirm the strong link between the family Cixiidae and Stolbur phytoplasmas (Cimerman et al., 2006). To date, the only known vectors are S. titanus for FD and H. obsoletus for LN (Weintraub and Beanland, 2006): during this study, the former was found in all considered regions except Calabria and Sicily, whereas the latter was absent only in Sicily; in the other regions, the two vectors were found with different population densities, also depending on the sampling method and, regarding H. obsoletus, on the spontaneous vegetation in the agroecosystem. As for the other species, for many of which the main host plants, the frequency of adults visiting the grapevine canopy, and the positivity to the phytoplasmas agent of FD and LN are known (Alma, 1995; Palermo et al., 2004; Bagnoli et al., 2005; Filippin et al., 2005; Cavalieri et al., 2007; Trivellone et al., 2007; Lessio e Alma, 2008; Picciau et al., 2008), the link with these phytoplasmas is a necessary but not sufficient condition to demonstrate their vector role. Key words: Grapevine, Vectors, Yellows, Molecolar diagnosis. Lavori citati/References Alma A., 1995. Ricerche bio-etologiche su Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari) (Cicadellidae Deltocephalinae). Bollettino di Zoologia Agraria e Bachicoltura, 27, 45-52. Bagnoli B., F. Pinzauti, V. Trivellone, 2005. Indagine preliminare sugli auchenorrinchi potenziali vettori di Stolbur in un’area viticola del Lazio. Petria, 15, 55-58. Cavalieri V., V. D’Urso, L. Ferretti, 2007. Individuazione di fitoplasmi in auchenorrinchi (Insecta, Rhynchota) di aree vitivinicole calabresi e siciliane mediante indagini molecolari. In: Atti del XXI Congresso Nazionale Italiano di Entomologia. Campobasso, Italy, 11-16 giugno, 2007, 183. Cimerman A., G. Arnaud, X. Foissac, 2006. Stolbur phytoplasma genome survey achieved using a suppression subtractive hybridization approach with high specificity. Applied and Environmental Microbiology, 72, 3274-3283. Filippin L., J. Jovi, V. Forte, T. Crvkovi, I. Toševski, M. Borgo, E. Angelini, 2007. Occurrence and diversity of phytoplasmas detected in clematis and their relationships with grapevine “flavescence dorée” phytoplasmas. Bulletin of Insectology, 60, 327-328. 259 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lessio F., A. Alma, 2008. Host plants and seasonal presence of Dictyophara europaea in the vineyard agro-ecosystem. 4th European Hemiptera Congress, Ivrea (TO), Italy, 10-14 settembre, 2007. Bulletin of Insectology (in press). Palermo S., M. Elekes, S. Botti, I. Ember, A. Alma, A. Orosz, A. Bertaccini, M. Kölber, 2004. Presence of Stolbur phytoplasma in Cixiidae in Hungarian vineyards. Vitis, 43, 201-203. Picciau L., F. Lessio, A. Alma, 2008. Preliminary data on the Cixiid fauna of the vineyard agro-ecosystem in Piedmont (north-western Italy). 4th European Hemiptera Congress, Ivrea (TO), Italy, 10-14 settembre, 2007. Bulletin of Insectology (in press). Trivellone V., F. Pinzauti, B. Bagnoli, 2005. Reptalus quinquecostatus (Dufour) (Auchenorrhyncha Cixiidae) as a possible vector of Stolbur-phytoplasma in a vineyard in Tuscany. Redia, 88, 103-108. Weintraub PG., L. Beanland, 2006. Insect vectors of phytoplasmas. Annual Review of Entomology, 51, 91-111. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 260 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi RUOLO DI ALTRE PIANTE NELL’EPIDEMIOLOGIA DEI FITOPLASMI AGENTI DI FLAVESCENZA DORATA E LEGNO NERO M. Borgo1, G. Albanese2, F. Quaglino3, P. Casati3, P. Ermacora4, L. Ferretti5, F. Ferrini4, L. Filippin1, G. Pasquini5, E. Angelini1 CRA-VIT Centro di Ricerca per la Viticoltura Viale XXVIII aprile 26, I-31015 Conegliano (TV) 2 Dip. di Agrochimica e Agrobiologia, Univ. Mediterranea di Reggio Calabria P.za S. Francesco di Sales 4, I-89061 Gallina (RC) 3 Ist. di Patologia Vegetale, Univ. di Milano Via Celoria 2, I-20133 (MI) 4 Dip. di Biologia e Protezione delle Piante, Univ. di Udine Via delle Scienze 208, I-33100 (UD) 5 CRA-PAV Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale Via Bertero 22, I-00156 (RM) 1 E-mail: [email protected] Piante spontanee ed infestanti, presenti in vigneto, nonché alcune colture orticole, possono essere ospiti di fitoplasmi associati ai giallumi della vite. Dal 2005 al 2007, nell’ambito del progetto Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole”, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, è stato condotto uno studio congiunto tra cinque Unità Operative afferenti al progetto, volto a ricercare la presenza di fitoplasmi agenti di Flavescenza dorata (FD) e di Legno nero (LN) nelle specie vegetali particolarmente abbondanti in vigneto o nelle vicinanze. Sono state raccolte sia specie già note per essere ospiti di fitoplasmi associati ai giallumi della vite, sia specie mai prima riportate come ospiti di fitoplasmi di FD e LN. Sono state indagate alcune zone viticole di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Lazio e Calabria. Osservazioni e campionamenti sporadici sono stati eseguiti anche in Piemonte, Liguria, Trentino, Emilia Romagna ed Umbria. Sono state raccolte piante appartenenti a 60 specie diverse, per un totale di quasi 1000 campioni. Ogni campione è stato sottoposto a PCR, per diagnosticare la presenza di fitoplasmi. I campioni risultati positivi sono stati successivamente analizzati con RFLP, al fine di caratterizzare il tipo di fitoplasma presente. La presenza del fitoplasma stolbur, associato a LN su vite, è stata abbondantemente riscontrata nelle specie Amaranthus retroflexus, Apium graveolens, Calystegia sepium, Cirsium arvense, Convolvulus arvensis, Lycopersicon aesculentum, Urtica dioica. Lo stesso fitoplasma è stato ritrovato sporadicamente anche su Chenopodium 261 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi album, Clematis vitalba, Daucus carota, Lactuca sp., Mercurialis annua, Parietaria officinalis, Petroselinum sativum, Pulicaria sp., Sambucus nigra, Solanum nigrum. In diverse aree è stata osservata una stretta correlazione fra l’incidenza della malattia in vite e nelle altre specie, suggerendo un ruolo diretto delle piante “reservoir” nell’epidemiologia del LN della vite. Il fitoplasma associato a FD su vite è stato identificato in molti campioni di Clematis vitalba ed Alnus glutinosa. È stato ritrovato sporadicamente anche su piante di Ailanthus altissima. In questo caso non c’è una chiara relazione fra infezione in vigneto e presenza nelle piante spontanee, per cui non sembra probabile un ruolo fondamentale di queste ultime nell’epidemie di FD su vite. Essendo FD una malattia epidemica e di quarantena, la presenza del fitoplasma in piante ospiti non va comunque sottovalutata, in quanto un passaggio sporadico a vite può essere deleterio per il vigneto, qualora il vettore Scaphoideus titanus sia presente. Parole chiave: Flavescenza dorata, Stolbur, Piante spontanee, Vite. Role of other plants in the epidemiology of phytoplasmas associated to Flavescence dorée and Bois noir Spontaneous and invasive plants, present in vineyard, together with horticultural species, are can host phytoplasmas associated with grapevine yellows. In the frame of the Gia.Vi. project, financed by the Italian Ministry of Agriculture for 2005-2007, five groups carried out a joint research aimed to study the occurrence of phytoplasmas associated with Flavescence dorée (FD) and Bois noir (BN) diseases of grapevine in plant species present in vineyard or at the border. Species already know to host grapevine yellows phytoplasmas and species never reported previously to host FD and BN phytoplasmas were collected. Viticultural areas in Venetia, Friuli Venetia Giulia, Lombardy, Tuscany, Latium and Calabria regions were inspected. Sporadic observations and sampling were carried out also in Piedmont, Liguria, Trentino, Emilia Romagna and Umbria. More than 1000 plants, belonging to 60 different species, were collected. PCR tests were carried out in each sample, in order to detect phytoplasmas. Samples that gave a positive signal were subsequently subjected to RFLP, in order to characterize the type of phytoplasma. Stolbur phytoplasma, associated with BN in grapevine, was found in many samples of the following species: Amaranthus retroflexus, Apium graveolens, Calystegia sepium, Cirsium arvense, Convolvulus arvensis, Lycopersicon aesculentum, Urtica dioica. The same phytoplasma was sporadically identified also in samples from Chenopodium album, Clematis vitalba, Daucus carota, Lactuca sp., Mercurialis 262 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi annua, Parietaria officinalis, Petroselinum sativum, Pulicaria sp., Sambucus nigra, Solanum nigrum. In several areas a strict correlation between the incidence of stolbur phytopalsma on grapevine and in the other plant species was noticed. This fact suggests a direct role of the other host plant species in the epidemiology of BN in grapevine. FD phytoplasma was identified in many samples of Clematis vitalba and Alnus glutinosa. It was sporadically found also on plants of Ailanthus altissima. In this case, a relationship between the occurrence of FD phytoplasma in grapevine and in the other plant species was not observed. Therefore, an important role of these plant species in the epidemiology of FD in grapevine does not seem probable. However, given to the fact that FD is an epidemic and quarantine disease, the occurrence of FD phytoplasma in other host plants is not to be undervalued. Indeed the occasional transmission of the phytoplasma to grapevine can be detrimental for the vineyard if the vector Scaphoideus titanus is present. Key words: Flavescence dorée, Stolbur, Spontaneous plant species, Grapevine. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 263 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi .Nuove acquisizioni nella diagnosi di FD e LN E. Angelini1 , G. L. Bianchi2, P. A. Bianco3, M. Borgo1, P. Casati3, G. Durante3, L. Filippin2, L. Galetto4, C. Morassutti2, S. Prati3, F. Quaglino3, A. Zorloni3, C. Marzachì4* 1 CRA - Centro per la Ricerca in Viticoltura, I-31015 Conegliano (TV) 2 ERSA Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale, I-33050 Pozzuolo del Friuli (UD) 3 Istituto di Patologia Vegetale, Università degli Studi di Milano 4 Istituto di Virologia Vegetale, CNR, (TO) E-mail: [email protected] La real-time PCR (rtPCR) è stata recentemente introdotta nella diagnosi di patogeni vegetali e protocolli per l’identificazione gruppo-specifica di fitoplasmi diversi in ospiti erbacei (Marzachi e Bosco, 2005; Wei et al., 2004) ed arborei (Baric et al., 2006; Jarausch et al., 2004), nonchè per l’amplificazione universale di fitoplasmi (Christensen et al., 2004; (Galetto et al., 2005) sono ormai disponibili. Il Progetto Gia. Vi. ha contribuito allo sviluppo di due protocolli che ne prevedono l’utilizzo per la diagnosi specifica delle fitoplasmosi della vite ed uno per la diagnosi universale dei fitoplasmi. Sono stati sviluppati tre sistemi per il rilevamento di Flavescenza dorata (FD), Legno nero (LN) e giallume dell’astro (AY), basati su primers specifici disegnati sul gene 16SrRNA del fitoplasma e sull’utilizzo di sonde TaqMan (Angelini et al., 2007). Un ulteriore saggio è stato anche sviluppato sul gene codificante la chaperonin 21 plastidiale della vite, per ottenere un controllo della qualità del DNA estratto dai campioni di vite. Il secondo approccio ha previsto l’utilizzo di primers specifici per il rilevamento di FD e LN basati sul gene 16SrRNA di FD e su un locus genico non caratterizzato di Stolbur (Marzachì et al., 2000), e l’utilizzo di primers universali, basati sul gene 16SrRNA per la diagnosi generica di fitoplasmi in ospiti diversi. Il rilevamento degli ampliconi specifici per FD e LN è avvenuto mediante l’utilizzo del colorante SYBR Green, mentre una sonda di tipo TaqMan è stata utilizzata per il rilevamento degli ampliconi fitoplasma-specifici (Galetto et al., 2005). L’efficienza dei diversi protocolli è stata confrontata con quella dei protocolli convenzionali basati sulla PCR nested. La diagnosi di FD, LN ad AY nei campioni infetti è stata rapida, specifica e riproducibile e la sensibilità di ciascun protocollo è risultata equivalente a quella del corrispondente saggio convenzionale. La rtPCR può essere dunque utilizzata con successo e convenienza per la diagnosi universale e gruppo-specifica di fitoplasmi, anche in piante arboree provenienti dal campo con un netto miglioramento dei protocolli analitici. Il Progetto Gia.Vi. ha anche ottimizzato un protocollo di diagnosi delle 264 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi fitoplasmosi della vite basato sul sistema ligase detection reaction. Questa tecnica utilizza il rilevamento di un amplicone di PCR mediante il legame enzimatico tra un oligonucleotide universale per fitoplasmi ed un oligonucleotide specifico marcato con un colorante fluorescente. L’oligonucleotide universale, a sua volta, si attaccherà, mediante un’estensione (zipcode) di sequenza complementare, ad un oligo stabilmente fissato su un base di vetro. Il rilevamento avviene per emissione di fluorescenza, quando l’oligonucleotide marcato abbia riconosciuto l’amplicone della PCR. La tecnica sviluppata ha dimostrato un’ottima specificità diagnostica ed anche una discreta sensibilità ed è risultata particolarmente interessante perché rende possibile la diagnosi di diversi fitoplasmi presenti nello stesso campione a partire da un’unica reazione di PCR. I tre metodi diagnostici descritti non influiscono sulle successive procedure di caratterizzazione degli isolati identificati. I risultati ottenuti saranno molto utili per lo sviluppo di strategie di difesa, potranno servire per identificare affidabili procedure diagnostiche nei programmi di certificazione e controllo e per lo studio quantitativo delle interazioni tra fitoplasma-pianta ed insetto vettore. Parole chiave: Real time PCR, Giallumi della vite, Ligase detection reaction. Advances in the diagnosis of grapevine yellows Real-time PCR (rtPCR) has been introduced recently for the diagnosis of plant pathogens and protocols for the group-specific identification of different phytoplasmas in herbaceous (Marzachi and Bosco, 2005; Wei et al., 2004) as well as in woody hosts (Baric et al., 2006; Jarausch et al., 2004) and for the universal detection of phytoplasmas (Christensen et al., 2004; Galetto et al., 2005) have been developed. Gia.Vi. Project has improved the diagnosis of grapevine yellows by means of rtPCR. Two protocols have been developed for the diagnosis of grapevine phytoplasmas and one for the universal detection of phytoplasmas based on rtPCR. In a first approach three systems have been developed for the specific detection of Flavescence doree (FD), Bois noir (BN) and “Candidatus Phytoplasma asteris” (AY) based on specific primers designed on the phytoplasma 16S rDNA gene and TaqMan probes (Angelini et al., 2007). Another assay has also been developed on the plastidial chaperonin 21 gene of grapevine, to check the quality of each DNA extract. A second protocol has been developed to specifically detect FD and BN in several hosts using primers designed on the FD 16S rDNA gene and on a Stolbur-specific uncharacterized locus (Marzachì et al., 2000); a protocol for the universal diagnosis of phytoplsmas have also been proposed. In this case, SYBR Green has been used for the detection of FD- and BN-specific amplicons, while a TaqMan probe has been developed for 265 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi the universal diagnosis of phytoplasmas (Galetto et al., 2005). The efficiency of the protocols has been compared to the efficiency of conventional diagnostic protocols based on nested PCR assays. Diagnosis of FD, BN and AY in the infected samples was rapid, specific and reproducible and each protocol was as sensitive as the corresponding conventional diagnostic assay. Our results have shown that rtPCR is faster than conventional nested assays and few contaminations among samples occurs when diagnosis is based on rtPCR. The technique can be used with success for the universal detection of phytoplasmas as well as for their group-specific identification, even in field-collected woody hosts, and therefore it represents an advance of the diagnostic protocols for these diseases. Gia.Vi. Project has also provided an alternative protocol for the detection of grapevine phytoplasmas based on the ligase detection reaction. A PCR amplicon is detected through an enzymatic ligation of a universal phytoplasma oligonucleotide and a specific one labelled with a fluorescent dye. The universal phytoplasma oligo has an extension (zipcode) that specifically binds to a complementary sequence linked to a glass slide. Detection of the specific amplicons occurs when the cyaninlabelled specific oligo recognizes its complementary sequence in the diagnostic PCR amplicon. The technique was very specific and sensitive and especially interesting because several phytoplasmas present in the same sample may be detected with a unique PCR reaction. The three detection methods have no effect on the protocols for further characterization of the detected phytoplasma isolates. The results will be extremely useful in the development of defence strategies, may be used as effective tools in the detection procedure of certification programs and will also be available for quantitative approaches in the study of the relationships among phytoplasma-plant and insect vector. Key words: Real time PCR, Grapevine yellows, Ligase detection reaction. Lavori citati/References Angelini E., GL. Bianchi, L. Filippin, C. Morassutti. M. Borgo, 2007. A new TaqMan method for the identification of phytoplasmas associated with grapevine yellows by real-time PCR assay. Journal of Microbiological Methods, 68, 613-622. Baric S., C. Kerschbamer, J. Dalla Via, 2006. TaqMan real-time PCR versus four conventional PCR assays for detection of apple proliferation phytoplasma. Plant Molecular Biology Reporter, 24, 169-184. 266 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Christensen NM., M. Nicolaisen, M. Hansen, A. Schulz, 2004. Distribution of phytoplasmas in infected plants as revealed by real-time PCR and bioimaging. Molecular Plant-Microbe Interactions, 17, 1175-1184. Galetto L., D. Bosco, C. Marzachi, 2005. Universal and group-specific real-time PCR diagnosis of flavescence doree (16Sr-V), bois noir (16Sr-XII) and apple proliferation (16Sr-X) phytoplasmas from field-collected plant hosts and insect vectors. Annals of Applied Biology, 147, 191-201. Jarausch W., T. Peccerella, N. Schwind, B. Jarausch, G. Krczal, 2004. Establishment of a quantitative real-time PCR assay for the quantification of apple proliferation phytoplasmas in plants and insects. Acta Horticulturae, 657, 415–420. Marzachi C., D. Bosco, 2005. Relative quantification of chrysanthemum yellows (16Sr I) phytoplasma in its plant and insect host using real-time polymerase chain reaction. Molecular Biotechnology, 30, 117-127. Marzachì, C., F. Veratti, M. D’Aquilio, A. Vischi, M. Conti, G. Boccardo, 2000. Molecular hybridization and PCR amplification of non-ribosomal DNA to detect and differentiate stolbur phytoplasma isolates from Italy. Journal of Plant Pathology, 82, 201-212. Wei W., S. Kakizawa, S. Suzuki, HY. Jung, H. Nishigawa, S. Miyata, K. Oshima, M. Ugaki, T. Hibi, S. Namba, 2004. In planta dynamic analysis of onion yellows phytoplasma using localized inoculation by insect transmission. Phytopathology, 94, 244-250. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 267 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CARATTERIZZAZIONE DEI CEPPI DI FLAVESCENZA DORATA INDIVIDUATI NEL TERRITORIO ITALIANO NEL PERIODO 2004-2008 A. Bertaccini1, E. Angelini2, P.A. Bianco3, S. Botti1, P. Casati3, G. Durante3, L. Filippin2, C. Marzachì4, D. Pacifico4, S. Paltrinieri1, F. Quaglino3 DiSTA, Patologia vegetale, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Viale G. Fanin, 42, I-40127 (BO) 2 C.R.A. - Centro di ricerca per la viticoltura, Viale XXVIII Aprile, 26 I-31015 Conegliano - (TV) 3 Istituto di Patologia vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20100 (MI) 4 Istituto di Virologia vegetale, CNR, Strada delle Cacce, 73, I-10125 (TO) 1 E-mail: [email protected] Nell’ambito del progetto di ricerca Gia.Vi. è stata effettuata la caratterizzazione molecolare dei ceppi di flavescenza dorata (FD) individuati nelle regioni italiane in cui l’epidemia era già presente all’inizio della ricerca, nonché in quelle in cui la malattia è stata individuata durante la ricerca stessa. E’ stata effettuata l’analisi del polimorfismo della lunghezza dei frammenti di restrizione (RFLP) su amplificati del gene ribosomico 16S mediante l’enzima di restrizione TaqI per la differenziazione dei ceppi di FD-D da quelli FD-C (Martini et al., 1999) e dei geni SecY e rpS3 con enzimi di restrizione diversi a seconda dell’amplificato (Martini et al., 2002; Botti e Bertaccini, 2007). Sono stati caratterizzati ceppi di FD provenienti da Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Trentino, Friuli, Toscana e Umbria. Sono stati analizzati circa 250 campioni infetti da FD discriminando FD-C da FD-D: la distribuzione geografica dei due ceppi ha confermato la presenza del ceppo FD-D, virulento ed associato alle epidemie descritte per la prima volta in Veneto a metà degli anni novanta, in alcune province del Piemonte, del Friuli, della Lombardia, dell’Emilia e recentemente della Romagna (provincia di Ravenna) oltre che del Veneto. Un campione è stato individuato anche in Valle d’Aosta. Per quanto si riferisce a FD-C occorre distinguere il tipo Treviso dal tipo Piemonte/Lombardia che sono differenziabili solo a livello di geni SecY e rpS3. La situazione in questo caso vede la presenza di focolai epidemici per FD-C Piemonte/ Lombardia oltre che in queste regioni, anche nella parte nord-orientale della Toscana dove il ceppo è in fase di espansione verso sud ed è stato rilevato in casi sporadici anche in provincia di Siena. Il ceppo FD-C Treviso è risultato ancora presente con una certa consistenza nella regione Veneto ed in particolare nella provincia di Treviso, anche se si sono avuti sporadici casi in provincia di Venezia. Questo ceppo è risultato presente in maniera consistente anche se non in forma epidemica in Romagna 268 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi (province di Ravenna e Forlì) e sporadicamente in Toscana. Interessante è evidenziare che questo tipo di FD-C fuori dal Veneto è stato individuato principalmente in vitigni di Sangiovese. Si è riscontrata inoltre la presenza di ceppi FD-C differenziabili da questi due in alcune aree viticole del Veneto, della provincia di Piacenza (Botti e Bertaccini, 2004) ed in Franciacorta. Presenza di ceppi di FD-C molto variabili nei geni SecY e rpS3 si è riscontrata anche nella Toscana nord orientale in piante sporadiche (Botti e Bertaccini, 2006). In provincia di Novara e Asti si sono inoltre individuati ceppi di FD-C con profili secY e rpS3 molto simili a quelli del ceppo di riferimento FD70 che pare non più presente nelle coltivazioni francesi (Martini et al., 2002). I risultati di questa indagine poliennale confermano che il patogeno responsabile della flavescenza dorata ha un genoma in grado di modificarsi nel giro di pochi anni portando alla comparsa di ceppi con capacità infettiva diversificata che possono essere evidenziati con i marcatori molecolari impiegati: è quindi possibile distinguere le piante infette da ceppi epidemici della malattia da quelle in cui sono presenti ceppi con ridotte potenzialità di diffusione epidemica. Risulta molto importante effettuare il monitoraggio verificando il tipo di ceppo di FD per ridurre, ove possibile, i trattamenti a Scaphoideus titanus Ball del quale è stata finora accertata la capacità di trasmettere FD-D e FD-C Treviso (Mori et al., 2002); d’altronde quest’ultimo ceppo è l’unico finora identificato in una specie diversa dalla vite ((Angelini et al., 2004). Questo ritrovamento indica la capacità di FD-C Treviso di colonizzare nuove nicchie ecologiche che si associa alla ipotesi già avanzata che fitoplasmi dello stesso gruppo ribosomico possano passare a vite da altre specie (Angelini et al., 2001) rendendo la problematica relativa a FD più complessa da affrontare. Parole chiave: Flavescenza dorata, Ceppi, Epidemiologia, Diagnosi. Molecular characterization of “Flavescence dorée” strains detected in Italy from 2004 to 2008 During the research project Gia.Vi. the molecular characterization of ‘flavescence dorée’ (FD) strains was carried out in the Italian regions where the epidemic was reported as well as in the regions in which the phytoplasma was detected during this research. Restriction fragment length polymorphism analyses (RFLP) on 16S ribosomal gene carried out by TaqI restriction enzyme to differentiate FD-D from FD-C strains (Martini et al., 1999), and on SecY and rpS3 genes with diverse restriction enzymes according to the amplicons (Martini et al., 2002; Botti e Bertaccini, 2007) were performed. FD strains from Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Trentino, Friuli, Toscana and Umbria were characterized. 269 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Discrimination between FD-D and FD-C strains was carried out on about 250 grapevine samples: geographical distribution of the two strains confirmed that FDD, the most virulent strain, first described associated with the epidemic outbreaks in Veneto region in the middle of the ‘90thies, was present in some Piemonte provinces, in Friuli, in Lombardia, in Emilia and more recently in Romagna (Ravenna province), besides in Veneto regions. In one case it was also found in Valle d’Aosta. Regarding FD-C two types were described: Treviso and Piemonte/Lombardia types distinguished only on SecY and rpS3 genes. Epidemic foci of FD-C Piemonte/ Lombardia type were detected in these regions besides in the north-western part of Tuscany where this phytoplasma is moving toward south and it was sporadically detected also in Siena province. FD-C Treviso type was still detected in Veneto region, mainly in Treviso province, even if scattered plants were also found in Venezia province. This FD-C type was also detected in a consistent number of samples even if not in epidemic phase in Romagna (Ravenna and Forlì provinces) as well as in Toscana. It is interesting to underline that this FD-C type outside of Veneto region was mainly detected in Sangiovese grapevines. The scattered presence of FD-C types that could be differentiated from the two above described was detected in Veneto, in Piacenza province (Botti e Bertaccini, 2004) as well as in Franciacorta. FD-C types quite variable on SecY and rpS3 genes were also found in north-western Toscana in scattered plants (Botti and Bertaccini, 2006). In Novara and Asti provinces FD-C showing secY and rpS3 RFLP profiles similar to those of reference strain FD70 not anymore present in French vineyards (Martini et al., 2002) were also detected. Results of this survey carried out for several years allow confirming that FD phytoplasmas are able to change some genomic features in a few years producing strains with different pathogenic ability. Using the molecular markers described above it is however possible distinguish between epidemic and non epidemic strains. It is important to carry out the FD-surveys characterizing the strains to reduce, when possibile, pesticide use against Scaphoideus titanus Ball for which ability to transmit FD-D and FD-C Treviso was experimentally proved (Mori et al., 2002). The latter is the only FD type detected in a plant species different from grapevine (Angelini et al., 2004) and this finding open the question about FD phytoplasmas ability to colonize new environments. This finding together with the hypothesis that phytoplasmas belonging to the same ribosomal group could infect grapevine from other plant species (Angelini et al., 2001) is giving the perspective that FD epidemiology will become more puzzling and difficult to manage. Key words: ‘Flavescence dorée’, Strains, Epidemiology, Detection. 270 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Angelini E., D. Clair, M. Borgo, A. Bertaccini, E. Boudon-Padieu, 2001. Flavescence dorée in France and Italy - Occurrence of closely related phytoplasma isolates and their near relationships to Palatinate grapevine yellows and an alder yellows phytoplasma. Vitis, 40, 79-86. Angelini E., F. Squizzato, G. Lucchetta, M. Borgo, 2004. Detection of a phytoplasma associated with grapevine “flavescence dorée” in Clematis vitalba L.. European Journal of Plant Pathology, 110, 193-201. Botti S., A. Bertaccini, 2004. Flavescence dorée associated phytoplasmas: identification of molecular variants and epidemiological implications. 15th Congress of International Organization for Mycoplasmology, July 11-16, 2004, Athens Georgia, USA, 203: 122. Botti S., A. Bertaccini, 2006. FD-related phytoplasmas and their association with epidemic and non epidemic situations in Tuscany (Italy). XVth ICVG, Stellenbosch, South Africa, 3-7 April, 163-164. Botti S., A. Bertaccini, 2007. Grapevine yellows in Northen Italy: molecular identification of Flavescence Dorée phytoplasma strains and of Bois Noir phytoplasmas. Journal of applied microbiology, 103, 2325-2330. Martini M., E. Murari, N. Mori, A. Bertaccini, 1999. Identification and epidemic distribution of two Flavescence dorée-related phytoplasmas in Veneto (Italy). Plant Disease, 83, 925-930. Martini M., S. Botti, C. Marcone, C. Marzachì, P. Casati, PA. Bianco, R. Benedetti, A. Bertaccini. 2002, Genetic variability among Flavescence dorée phytoplasmas from different origins in Italy and France. Molecular and Cellular probes, 16 (3), 197-208. Mori N., M. Martini, A. Bressan, M. Guadagnini, V. Girolami, A. Bertaccini. 2002. Experimental transmission by Scaphoideus titanus Ball of two molecularly distinct Flavescence dorée type phytoplasmas. Vitis, 41, 99-102. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 271 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi .DIFFUSIONE DI CEPPI DI LEGNO NERO IN VIGNETI TOSCANI S. Carnevale1, S. Paltrinieri2, P. Braccini1, D. Rizzo1, S. Nhadi2, 3, N. Contaldo2, A. Bertaccini2 1 ARSIA – Regione Toscana, Via Pietrapiana, 30, I-50121 (FI) Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Viale Fanin 42, I-40127 (BO) 3 IAM, Valenzano, I-70010 (BA) 2 E-mail: [email protected] Il legno nero della vite (LN) è una fitoplasmosi presente in maniera endemica in tutte le coltivazioni viticole del mondo. Recentemente in alcune aree di coltivazione italiane ha mostrato una incidenza epidemica che sembra possa essere correlata alla prevalente presenza di uno dei due ceppi del fitoplasma 16SrXII-A che si possono distinguere mediante RFLP con l’enzima HpaII su amplificati del gene tuf (Langer e Maixner, 2004; Bertaccini et al., 2006). Considerando le implicazioni epidemiologiche che questo fenomeno sottintende (Mori et al., 2008) risulta importante individuare quale sia il ceppo presente nelle aree viticole in cui la LN è diffuso per poter procedere nel modo più appropriato al contenimento della sua diffusione con una corretta gestione del vigneto. A questo scopo si è verificata la distribuzione dei due ceppi di legno nero (tuf tipo I e tuf tipo II) nelle zone viticole più rilevanti della Toscana in cui non è generalmente presente epidemia da LN in quanto la sintomatologia si mantiene, specie per la varietà Sangiovese, intorno al 5%. Durante il monitoraggio condotto nel 2007 per evidenziare la presenza di flavescenza dorata sono stati analizzati 509 campioni sintomatici di vite, in grande maggioranza della varietà Sangiovese; 375 campioni sono risultati infetti da LN a seguito delle analisi molecolari di routine effettuate mediante nested PCR sul gene ribosomico 16S (Botti e Bertaccini, 2007). Nei campioni risultati positivi a LN si è proceduto alla amplificazione del gene tuf mediante PCR nested (Pasquini et al., 2007). Solo 228 (61%) campioni sono risultati nuovamente positivi e l’analisi RFLP ha permesso di evidenziare che il 10% di questi era infetto dal tipo tuf I, il 2% presentava infezione mista di ceppi tuf tipo I e tuf tipo II e tutti gli altri erano infetti da tuf tipo II. Si è comunque potuta evidenziare una distribuzione differente dei due ceppi in alcuni comuni e/o località dove il campionamento è stato più intenso in quanto la presenza di piante sintomatiche era più elevata. In particolare in Sangiovese si sono riscontrate due situazioni interessanti rispettivamente nel comune di Greve in Chianti località Lamole dove su un totale di 272 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi 116 campioni 95 sono risultati positivi a LN. Solo il 36% di questi è stato riscontrato positivo al gene tuf e il 62% è risultato infetto dal tipo tuf I, il 26% è risultato essere tipo tuf II ed il 12% infetto da entrambi i ceppi. Nel limitrofo comune di Gaiole in Chianti in località Panzano sui 95 campioni analizzati 88 sono risultati positivi a LN, l’89% è risultato analizzabile sul gene tuf presentando il 97% di tipo tuf II ed il 3% di tipo tuf I. Le due opposte situazioni sono associate a diverse condizioni pedoclimatiche ed epidemiologiche in quanto Lamole è una località dal clima più fresco dove l’ortica è sovente infeudata ai vigneti (R. Mazzilli, comunicazione personale) e Panzano mostra prevalenza di convolvolo nelle zone circostanti i vigneti come in effetti avviene comunemente in tutto il territorio viticolo toscano oggetto di questa indagine. Parole chiave: Legno nero, Epidemiologia, Tipo tuf, Vite, Fitoplasmi. Distribution of ‘Bois Noir’ strains in Tuscanian vineyards Grapevine ‘bois noir’ (BN) is a phytoplasma disease endemically spread in all grape growing areas worldwide. Recently it has shown and epidemic incidence in some vineyards that seems to be related with predominance of one of the two strains of 16SrXII-A phytoplasmas distinguishable by RFLP analyses with HpaII restriction enzyme on tuf gene amplicons (Langer and Maixner, 2004; Bertaccini et al., 2006). Taking in to account the epidemiological aspects connected with this phenomenon (Mori et al., 2008) it is important to verify the identity of BN strains present in the vineyards in order to devise the best disease management tools. Toward this objective the distribution of BN tuf type I and tuf type II was determined in the most important wine growing areas of Tuscany where no BN epidemic is present considering that typical symptoms, especially for Sangiovese variety, are reported in about 5% of plants. During the survey carried out in 2007 to detect ‘flavescence dorée’ presence 509 symptomatic samples of grapevine were collected mainly from Sangiovese variety; 375 samples resulted BN infected after molecular routine analyses carried out by nested PCR on 16S ribosomal gene (Botti and Bertaccini, 2007). Samples BN-positive were amplified again on tuf gene by nested PCR (Pasquini et al., 2007). Only 228 (61%) samples were positive and after RFLP analyses the 10% resulted to be infected by tuf type I, 2% showed mixed tuf type I and tuf type II infection while all the other samples were infected by tuf type II. A diverse geographical distribution of the two strains was observed in some locality where the sampling was very strong since the symptomatic plant numbers was relevant. In particular in Sangiovese variety two interesting situation were observed respectively in Greve in Chianti locality Lamole where 116 samples were tested and 273 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi 95 were BN positive the 36% of the BN-infected were reamplified with tuf gene. Among those the 62% was tuf type I infected, the 26% was carrying tuf type II and the 12% was infected by both strains. In the nearby area of Gaiole in Chianti in locality Panzano among the 95 samples tested 88 were BN positive; the 89% of those was also tuf positive showing the 97% of tuf type II and the 3% of tuf type I. The two opposite situations are associated with diverse environmental conditions since Lamole has a cooler climate and nettle is very often present in vineyards (R. Mazzilli, personal communication) while Panzano vineyards show the prevalence of bindweed as it happens very often in all the viticultural areas monitored during this research. Key words: ‘Bois Noir’, Epidemiology, Tuf type, Grapevine, Phytoplasmas. Lavori citati/References Botti S., A. Bertaccini, 2007. Grapevine yellows in Northern Italy: molecular identification of Flavescence Dorée phytoplasma strains and of Bois Noir phytoplasmas. Journal of applied microbiology, 103, 2325-2330. Bertaccini A., S. Paltrinieri, S. Botti, B. Duduk, N. Fiore, M. Kolber, D. Skoric, E. Torres, M. Conti, 2006. Diversity of 16SrXII phytoplasmas detected in grapevine growing areas worldwide. XVth ICVG, Stellenbosch, South Africa, 3-7 April, 88-89. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterisation of grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of non ribosomal DNA. Vitis, 43, 191-199. Mori N., F. Pavan, R. Bondavalli, N. Reggiani, S. Paltrinieri, A. Bertaccini, 2008. Factors affecting the spread of “Bois noir” disease in north Italy vineyards. Vitis, 47, 65-72. Pasquini G., L. Ferretti, A. Gentili, B. Bagnoli, V. Cavalieri, M. Barba, 2007. Molecular characterization of stolbur isolates collected in grapevines, weeds and insects in central and southern Italy. Bulletin of Insectology, 60, 355-356. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 274 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi EPIDEMIOLOGIA E IDENTIFICAZIONE DEI FITOPLASMI DEI Giallumi della vite in Calabria L. Ferretti1, 4, G. Pasquini1, V. Cavalieri2, C. Rapisarda2, V. D’Urso3, M. Barba1, G. Albanese4, C.R.A. – Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale Via C.G. Bertero, 22, I-00156 (RO) 2 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie (DISTEF), Università di Catania, Via S. Sofia, 100, I-95124 (CT) 3 Dipartimento di Biologia animale “M. La Greca”, Università di Catania, Via Androne, 81, I-95124 (CT) 4 Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari e Forestali (GESAF), Università Mediterranea di Reggio Calabria, Loc. Feo di Vito, I-89060 (RC) 1 E-mail: [email protected] Dal 2004 è stata avviata un’indagine volta ad accertare la presenza di giallumi della vite da fitoplasmi nelle principali aree viticole calabresi. Sono state rinvenute piante di vite, appartenenti a varietà locali o a diffusione nazionale, con sintomi ascrivibili a queste malattie. Le analisi molecolari, effettuate sul gene ribosomico 16S, hanno consentito di stabilire che su viti infette sono presenti fitoplasmi appartenenti al sottogruppo 16SrXII-A (Stolbur) e, solo sporadicamente, 16SrI-B (Western aster yellows) (Albanese et al., 2005). Al fine di approfondire le conoscenze sulla eziologia e sull’epidemiologia della malattia, in alcuni vigneti sono state prelevate le più comuni piante spontanee annuali e perenni ed insetti adulti appartenenti a differenti specie di Auchenorryncha. In questa seconda fase della ricerca la caratterizzazione molecolare dei fitoplasmi è stata eseguita analizzando la sequenza non-ribosomica del gene tuf. L’amplificazione genica (PCR) diretta con gli oligonucleotidi fTufAY/rTufAY e la nested-PCR, utilizzando i primer TufAYf2/TufAYr2, seguite da RFLP con l’endonucleasi HpaII sono state effettuate come descritto da Pasquini et al. (2007). Il profilo ottenuto con l’analisi RFLP dopo digestione con l’enzima HpaII ha permesso di distinguere gli isolati tuf tipo I e tuf tipo II del fitoplasma 16SrXII-A, come precedentemente descritto da Langer e Maixner (2004). La caratterizzazione molecolare dei fitoplasmi individuati in campioni di vite, provenienti da vigneti commerciali, ha evidenziato la sola presenza dell’isolato tuf tipo II. Solo all’interno di due campi collezione di germoplasma viticolo è stata rilevata anche la presenza dell’isolato tuf tipo I. Il monitoraggio dell’entomofauna ha evidenziato la presenza di Hyalesthes obsoletus Signoret e altre specie di cicaline (Exitianus capicola (Stål), Toya propinqua 275 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi (Fieber)) sempre prevalentemente associate a vegetazione spontanea di bordo. Individui di Reptalus panzeri (Löw) sono stati, invece, spesso raccolti negli interfilari. Le analisi molecolari hanno evidenziato la presenza dell’isolato tuf tipo II in tutti gli individui di H. obsoletus (5/15) e R. panzeri (6/32) risultati positivi a Stolbur, in accordo con l’isolato riscontrato nei relativi vigneti. I rilievi sulla flora spontanea hanno evidenziato l’esclusiva presenza di Convolvulus arvensis L. come specie riportata in letteratura ospite dello H. obsoletus, mentre non è stata mai rilevata la presenza di ortica (Urtica dioica L.). I risultati delle analisi molecolari effettuate sulle piante spontanee hanno evidenziato la presenza dell’isolato tuf tipo II, oltre che in campioni di convolvolo, anche in elevata percentuale in piante di Cirsium arvense (L.) Scop. (30/40) e Amaranthus retroflexus L. (3/7). Parole chiave: Legno nero, Gene tuf, Vite, Vettori, Spontanee. Epidemiology and identification of grapevine yellows phytoplasmas in Calabria Since 2004 an investigation on phytoplasma grapevine yellows diseases has been carried out in the main vines areas of Calabria (Italy). Plants of different varieties with symptoms referable to these diseases were detected and molecular analysis, accomplished on ribosomal 16S gene, showed that on affected grepevines 16SrXII-A (Stolbur) and, very rarely, 16SrI-B (Western aster yellows) phytoplasmas were present (Albanese et al., 2005). In order to get deeper insights about etiology and epidemiology of the disease, in some vineyards the most common perennial and annual weeds and adult insects were collected. In this second step of research, phytoplasma molecular characterization was performed analyzing the non-ribosomal sequence of the tuf gene. Direct PCR with primer pair fTufAY/rTufAY and nested amplification utilizing TufAYf2/ TufAYr2 primers, followed by RFLP with HpaII endonuclease were performed as suggested by Pasquini et al. (2007). The RFLP pattern allowed to distinguish tuf type I and tuf type II isolates, as previously described by Langer and Maixner (2004). The molecular characterization of phytoplasmas detected in grapevine samples collected from commercial vineyards showed that all isolates belong to tuf type II, whereas in two monitored germplasm collection fields both types were detected. Hyalesthes obsoletus Signoret individuals and other planthoppers (Exitianus capicola (Stål), Toya propinqua (Fieber)) were mainly found in the edge vegetation. Whereas Reptalus panzeri (Löw) specimens were frequently captured in the interrows. Molecular analysis showed the presence of tuf type II in all H. obsoletus (5/15) and R. 276 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi panzeri (6/32) individuals affected by 16SrXII-A phytoplasma, according to the type identified in grapevine samples coming from the same vineyards. Field survey on weeds showed the exclusive presence of Convolvulus arvensis L., reported as H. obsoletus host, whereas nettle (Urtica dioica L.) was never found. Molecular analysis revealed the presence of tuf type II isolate other that in bindweed, also in high percentage in Cirsium arvense (L.) Scop. (30/40) and Amaranhus retroflexus L. (3/7) samples. Key words: Bois noir, Tuf gene, Grapevine, Vectors, Weeds. Lavori citati/References Albanese G., G. Pasquini, L. Ferretti, R. Sciarroni, R. La Rosa, M. Barba, 2006. Identificazione molecolare di fitoplasmi in viti affette da giallumi in Calabria. Informatore fitopatologico, 56 (4), 39-43. Pasquini G., L. Ferretti, A. Gentili, B. Bagnoli, V. Cavalieri, M. Barba, 2007. Molecular characterization of stolbur isolates collected in grapevines, weeds and insects in central and southern Italy. Bulletin of insectology, 60, 355-356. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterization of Grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA - Vitis, 43, 191-200. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 277 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Prime segnalazioni di flavescenza dorata in Valle d’Aosta e indagini sulla sua diffusione R. Bonfanti, F. Guglielmo, F. Prosperi, E. Junod, S. Dallou e R. Grivon Ufficio Servizi Fitosanitari Regione Autonoma Valle d’Aosta Loc. Grande Charrière, 66, I-11020 Saint-Christophe (AO) E-mail: [email protected] Nell’estate del 2006, durante il monitoraggio volto a rilevare la presenza di flavescenza dorata (FD), è stato segnalato il primo caso di vite infetta da “Candidatus Phytoplasma vitis” in Valle d’Aosta. La pianta malata, una barbatella impiantata nel mese di aprile del medesimo anno, è stata rinvenuta nel comune di Arvier in un impianto di Petit Rouge, tipico vitigno autoctono. Essa proveniva da un lotto moltiplicato nel 2004 in un vivaio situato fuori dal territorio della Valle d’Aosta e frigoconservato per 1 anno. A seguito di questo ritrovamento, oltre all’applicazione a livello regionale del decreto di lotta obbligatoria a FD e al suo vettore Scaphoideus titanus Ball., è stato svolto un controllo su tutte le viti di uguale provenienza con il duplice scopo di indagare sulle possibili cause dell’introduzione di questa fitopatia e di valutarne precocemente la diffusione nell’areale vitivinicolo valdostano. I monitoraggi hanno riguardato sia il campo di piante madri (sito in Valle d’Aosta), dal quale erano state prelevate le gemme usate per la produzione del lotto di barbatelle cui è riconducibile la pianta infetta, sia 51 impianti di vite (comprendenti circa 25000 ceppi di Petit Rouge e 12000 ceppi di Fumin), ottenuti da lotti di barbatelle moltiplicate nel 2004 e nel 2005 nello stesso vivaio di provenienza della pianta infetta nonché in un secondo vivaio che ha utilizzato gemme originarie dello stesso campo madre. Durante i controlli svolti nel 2006 e nel 2007 sono stati raccolti separatamente campioni fogliari da tutte le viti con sintomi di giallume. La diagnosi molecolare basata su PCR nested (Marzachì e Boarino, 2002) è stata utilizzata per individuare la presenza di fitoplasmi all’interno di tali campioni e per distinguere “Candidatus Phytoplasma vitis” da “Candidatus Phytoplasma solani”, agente del legno nero (LN), malattia endemica della vite con sintomi analoghi a FD e già presente in Valle d’Aosta. Durante i controlli nel campo di piante madri, dove peraltro la presenza di Scaphoideus titanus è stata bassissima nel 2006 e nulla nel 2007, sono state rinvenute 11 viti sintomatiche, nessuna delle quali, però, infetta da FD. Nel 2006, dal monitoraggio degli impianti di barbatelle ottenute dallo stesso vivaio di provenienza della pianta infetta, sono stati rinvenuti 26 ceppi di Petit Rouge sintomatici, dei quali 278 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi 12 risultavano infetti da FD. Tali ceppi, reperiti in 5 diversi comuni e provenienti da 4 diversi lotti, sono stati immediatamente estirpati. Nel 2007, dal controllo nei medesimi impianti, non sono più state segnalate piante infette da FD, ad eccezione di 1 ceppo di Petit Rouge, situato nel comune di Sarre. Dai controlli sui ceppi di Fumin e su barbatelle provenienti dal secondo vivaio non è emersa alcuna pianta infetta. Dalle analisi svolte presso l’Istituto di virologia vegetale del CNR di Torino e l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto, sono stati individuati entrambi i sottogruppi di FD comuni nel nord Italia, 16SrV-C e 16SrV-D (Lee et al., 2000), rispettivamente in 10 e 1 dei campioni risultati infetti. Dai risultati ottenuti finora si può ipotizzare che l’infezione, per quanto limitata, sia avvenuta nel vivaio di provenienza delle barbatelle infette. I controlli svolti dagli organi competenti hanno tuttavia escluso la presenza di vettori e portainnesti infetti da FD nel vivaio in questione. L’accurato monitoraggio, combinato all’estirpo tempestivo delle piante malate, ha permesso comunque di rallentare o, nella migliore delle ipotesi, bloccare la diffusione della malattia. First report of “flavescence dorée” in Aosta valley and study on its spread In summer 2006, during the annual survey for “flavescence dorée” (FD), grapevine infected by “Candidatus Phytoplasma vitis” was first recorded in the country of Aosta valley. The diseased vine was a grafted “Petit Rouge”, a native variety, planted in April 2006 in Arvier and obtained in 2004 from a nursery outside the Aosta valley. After this finding, in addition to the application of the decree of mandatory control against FD and its vector Scaphoideus titanus Ball., a survey on vines with the same origin of the diseased one has been performed to understand possible causes of FD introduction, as well as to early assess and limit its spread in Aosta valley vineyards. Both mother plants plot (located in Aosta valley), where propagating materials had been taken to produce the Lot of the diseased vine, and 51 vineyards (including about 25000 vines “Petit Rouge and 12000 “Fumin”), obtained from the Lots of grafted vines propagated in 2004 and 2005 from the same nursery of the diseased vine as well as from a second nursery that used the propagating materials of the same mother plant plot, have been investigated. During 2006 and 2007 foliar samples have been taken from vines with yellows symptoms. Molecular detection based on nested PCR (Marzachì and Boarino, 2002) was employed for the diagnosis of “Candidatus Phytoplasma vitis”. Although 11 symptomatic plants have been found in mother plant plot, no vines infected by FD have been detected. In 2006, during the survey performed on vineyards with grafted vines taken from the same nursery of the diseased vine, 12 279 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi plants, within 26 symptomatic vines “Petit Rouge” analysed, resulted infected by FD. These plants, collected in 5 different areas and belonging to 4 Lots, were immediately extirpated. In 2007, in the same vineyards, only one plant infected by FD was detected in Sarre. No diseased plants were found in vineyards with “Fumin” and with vines belonging to the second nursery. From the analysis performed at the plant virology institute of CNR of Turin and at experimental institute for vine of Conegliano Veneto, both subgroups of FD commonly present in north Italy, 16SrV-C e 16SrV-D (Lee et al., 2000), were detected in 10 and 1 of the infected plants, respectively. The results obtained in this work suggest infection, even if restricted, had occurred in the nursery of provenance of the diseased plant. Nevertheless, neither vectors nor rootstocks infected by FD were found during inspections in this nursery. However, this accurate survey, as well as the early eradication of diseased plants, allowed to limit the spread of this epidemic grapevine disease. Lavori citati/References Lee IM., DE. Gundersen, RW. Hammond, R.E. Davis, 1994. Use of mycoplasmalike organism (MLO) group specific oligonucleotide primers for nested-PCR assays to detect mixed infections in a single host plant. Phytopathology, 84, 556-559. Lee IM., RE. Davis, DE. Gundersen-Rindal, 2000. Phytoplasma: Phytopathogenic Mollicutes. Annual Review Microbiology, 54, 221-254. Marzachì C., A. Boarino, 2002 - Diagnosi molecolare delle malattie da fitoplasmi della vite. Informatore Fitopatologico, 52 (10), 36-41. 280 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Monitoraggio ed epidemiologia dei giallumi della vite in Sicilia R. La Rosa1, C. Rapisarda1, V. Cavalieri1, D. Pacifico2, M. Tessitori1 DISTEF - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Fitosanitarie, Facoltà Agraria, Università degli Studi di Catania, Via S. Sofia 100, I-95123 (CT) 2 IVV, CNR Sede di Torino, Strada delle Cacce 73, I-10135 (TO) 1 E-mail: [email protected] In Sicilia nel triennio 2005-2007 sono state ispezionate, per il rilievo di sintomi ascrivibili a giallumi (GY, Grape yellows) e della fauna ad Auchenorrinchi potenziali vettori di GY, circa 20 aziende viticole localizzate nelle Province di Catania, Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, Palermo, Trapani e nelle quali sono coltivate diverse varietà di vite. Nel corso delle ispezioni i giallumi sono stati osservati prevalentemente in piante della cv. Chardonnay ma anche di Nero d’Avola, Inzolia e Cabernet Sauvignon. In un vigneto di Chardonnay (Caltagirone), monitorato sistematicamente ogni anno, si è notato un incremento dei sintomi pari a circa il 10%. Le analisi molecolari dei campioni prelevati nei diversi vigneti per l’accertamento dell’eziologia dei giallumi, effettuate mediante PCR diretta e nestedPCR (Lee et al., 1994), hanno mostrato la presenza di fitoplasmi appartenenti a legno nero (LN) (Stolbur, gruppo16SrXII-A) in 57, su un totale di 159 analizzati, campioni di viti sintomatiche appartenenti alle cv Chardonnay, Nero d’Avola, Inzolia, Cabernet Sauvignon e Nerello mascalese; la cv. Chardonnay, ed in particolare in piante allocate in vecchi vigneti, si è dimostrata quella maggiormente soggetta ad infezioni di LN. In nessun campione analizzato in nested-PCR con gli oligonucleotidi del gruppo 16Sr-V (FD, Flavescenza dorata), è stato individuato il fitoplasma responsabile di Flavescenza dorata. Isolati di LN sono stati caratterizzati tramite analisi RFLP ed analisi SSCP sulla sequenza parziale del gene tuf 5 (Schneider et al., 1997; Langer e Maixner, 2004). Tali campioni sono risultati uguali tra loro e con un profilo indistinguibile da quello caratteristico del fitoplasma Stolbur (16SrXII-A) isolato in Serbia da peperone (RFLP: VKII; SSCP:a). Una più approfondita caratterizzazione dei suddetti isolati, effettuata tramite lo studio del polimorfismo del gene stol1H10 (Pacifico et al., 2006), ha consentito di confermare l’appartenenza degli isolati siciliani al gruppo VK-II e di differenziarli nei pattern V2, V4 e V9. I rilievi entomologici hanno consentito di catturare 438 esemplari di insetti afferenti a 38 specie di 4 famiglie (Cercopidae, Cicadellidae, Delphacidae, Dictyopharidae); la maggior parte delle specie (31 su 38) appartenevano alla famiglia Cicadellidae e, tra le specie con il più alto numero di esemplari catturati, si annoverano 281 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Exitianus capicola Stål, Empoasca sp. e Zyginidia lineata (Lindberg). In Scaphoideus titanus Ball, vettore noto di flavescenza dorata (FD) e sul DNA estratto da esemplari rappresentativi delle specie individuate (PCR diretta e nested-PCR) (Lee et al., 1994) hanno consentito di evidenziare la presenza di fitoplasmi identificabili, anche in questo caso, come Stolbur (16SrXII-A). Dai risultati ottenuti emerge come le ampelopatie associate al fitoplasma Stolbur (16SrXII-A, tuf type-II) siano ampiamente diffuse nei vigneti siciliani affetti da giallumi, così come molti Auchenorrinchi suoi potenziali vettori, assente è, a tutt’oggi, il fitoplasma associato alla Flavescenza Dorata (FD, 16SrV) così come il suo unico vettore S. titanus. Parole chiave: LN, FD, Auchenorrinchi. Monitoring and epidemiology of grape yellows in Sicily During 2005-2007 about 20 grapevine vineyards of Catania, Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, Palermo and Trapani provinces, where different grape cv. or selections are grown, were surveyed for grapevine yellows (GY) symptoms and Auchenorrhyncha diffusion. GY have been observed mainly on cv. Chardonnay and also on Nero D’Avola, Inzolia and Cabernet Sauvignon. In a Chardonnay vineyard (Caltagirone), systematically monitored each year, a symptoms increasing of~10% has been found. Direct PCR analyses followed by nested-PCR (Lee et al., 1994) of 57, out of a total of 159 analyzed, DNA-samples collected from different vineyards showed LN (Stolbur, 16Sr XII-A) presence on symptomatic Chardonnay, Nero d’Avola, Inzolia, Cabernet Sauvignon and Nerello mascalese cv, whereas in any sample the Flavescence dorèe (FD) phytoplasma has been detected by using in nested-PCR 16Sr-V specific oligonucleotides; Chardonnay cv, especially grape plants grown in old vineyards, is more LN-affected. LN isolates have been further characterized by RFLP and SSCP analyses of a partial tuf 5 gene sequence (Schneider et al., 1997; Langer and Maixner, 2004). These samples showed an identical HpaII profile corresponding to that of the Stolbur isolate obtained from pepper in Serbia (RFLP: VKII; SSCP:a). A more deep molecular characterization of the same isolates, done by the stol1H10 gene polymorphysm study (Pacifico et al., 2006), allowed to confirm that the Sicilian Stolbur isolates belong to tuf type-II, patterns V2, V4 and V9. Entomological surveys allowed to collect 438 samples of insects belonging to 38 species of 4 families (Cercopidae, Cicadellidae, Delphacidae, Dictyopharidae); many of them (31 out of 38) belong to the family Cicadellidae and, among the others, Exitianus capicola Stål, Empoasca sp. and Zyginidia lineata (Lindberg) are recorded. Scaphoideus titanus Ball, well-known Flavescence dorèe (FD) vector, have been never 282 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi detected. Molecular analyses of DNA extracted from insect samples of detected species (PCR and nested-PCR) (Lee et al., 1994) showed phytoplasma belonging, also in this case, to Stolbur (16SrXII-A). Obtained results show that Stolbur-associated GY (16SrXII-A, tuf type-II), as well as potentially-vectors Auchenorrhyncha but not H. obsoletus, are spread in Sicilian vineyards; until now FD phytoplasma and S. titanus Ball are absent. Key words: LN, FD, Auchenorrhyncha. Lavori citati/References Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterization of grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RELP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis 43, 191-199. Lee I. M., DE. Gundersen, RW. Hammond, RE. Davis, 1994. Use of Micoplasma like organism (MLO) group specific oligonucleotide primers for nested-PCR assay to detect mixed MLO infections in a single host plant. Phytopathology, 84 (6), 559-566. Pacifico D., A. Cimerman, C. Marzachì, X. Foissac , 2006. Genetic diversity of stolbur phytoplasmas assessed by PCR-RFLP and sequencing of a non ribosomal gene encoding a putative membrane protein –Abs. n. 10, In: Proc. of IOM 16th International Congress, 9-14 July 2006, Cambridge, UK. Schneider B., KS. Gibb, E. Seemüller, 1997. Sequence and RFLP analysis of the elongation factor Tu gene used in differentiation and classification of phytoplasmas. Microbiology 143, 3381-3389. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 283 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI ISOLATI DI LEGNO NERO DELLA VITE NELLE MARCHE G. Romanazzi, S. Murolo Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche, I-60131 (AN) E-mail: [email protected] La Flavescenza dorata (FD) e il Legno nero (LN) sono le fitoplasmosi della vite in grado di determinare le maggiori perdite economiche. FD è un patogeno da quarantena, presente in diverse regioni dell’Italia centro-settentrionale (Bianco et al., 2002) e trova il suo limite meridionale di diffusione nelle Marche nella provincia di Ascoli Piceno (Romanazzi et al., 2007). LN, causato da fitoplasmi appartenenti al gruppo dello stolbur (sottogruppo 16SrXII-A) è ampiamente diffuso nelle principali aree viticole della penisola (Bianco et al., 2002) inclusa la regione Marche (Romanazzi et al., 2007). Recenti studi di caratterizzazione molecolare hanno permesso di distinguere, all’interno del sottogruppo 16SrXII-A, tre isolati (VK-I, VK-II e VK-III) sulla base dell’analisi del gene tuf (Langer e Maixner, 2004). Indagini preliminari condotte nella regione hanno evidenziato la presenza di isolati VK-I e VK-II (Quaglino et al., 2007). Inoltre, la presenza di tali agenti è stata riscontrata nel vettore Hyalesthes obsoletus Signoret e altri potenziali vettori di LN (Riolo et al., 2006, 2007). Obiettivo del lavoro è stata la caratterizzazione molecolare di fitoplasmi associati ai giallumi della vite nelle Marche. Le indagini hanno riguardato 51 campioni di vite provenienti da 4 siti, due nella provincia di Ancona (Castelferretti e Osimo) e 2 in quella di Ascoli Piceno (Petritoli e Carassai). I campioni fogliari sono stati sottoposti all’estrazione del DNA totale mediante il Kit commerciale DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germany), a cui è seguita l’amplificazione con i primer universali e gruppo-specifici. La differenziazione molecolare all’interno del sottogruppo 16SrXII-A è stata effettuata sui campioni risultati positivi al fitoplasma amplificando un frammento del gene tuf mediante due coppie di primer (fTuf1/rTuf1 e fTufAY/rTufAY) in nested-PCR. Gli ampliconi fTufAY/rTufAY ottenuti sono stati sottoposti ad analisi CAPs condotta mediante l’impiego dell’enzima di restrizione HpaII (Langer e Maixner, 2004). Le indagini biomolecolari hanno consentito di verificare la presenza di fitoplasmi dello stolbur nel 56% dei campioni analizzati. In particolare, la maggior parte dei campioni (26) presentava infezioni da VK-II, riscontrate anche su piante di Convolvolus arvensis L. raccolte nei vigneti oggetto di indagine in prossimità di viti sintomatiche. Infezioni di VK-I sono state riscontrate in una pianta di Montepulciano 284 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi a Castelferretti e due piante di Sangiovese a Carassai. Nella regione sono sempre più frequenti fenomeni di diffusione del LN, in parte compensati dalla remissione spontanea dei sintomi, i cui meccanismi d’azione, le cause predisponenti, l’incidenza e la stabilità nel tempo sono tuttora oggetto di studio (Maixner, 2006). Parole chiave: Vitis vinifera, Gene tuf, PCR-RFLP, VK-I, VK-II. Molecular characterization of grapevine Bois noir isolates in the Marche region Flavescence dorée (FD) and Bois noir (BN) are the grapevine yellows that can induce the most severe economic losses. FD is a quarantine disease that has spread in several regions of central and northern Italy (Bianco et al., 2002), reaching its most southern location in the Province of Ascoli Piceno, in the Marche region (Romanazzi et al., 2007). BN, caused by phytoplasma that belong to the stolbur group (16SrXIIA), is widely spread in the main Italian viticultural areas (Bianco et al., 2002) and it is the most common phytoplasma disease in the Marche region (Romanazzi et al., 2007). Recently, three different subgroup 16SrXII-A isolates (VK-I, VK-II, and VKIII) were identified through molecular characterization of the tuf gene (Langer and Maixner, 2004). Preliminary analyses have shown the presence in the same region of VK-I and VK-II isolates (Quaglino et al., 2007). Moreover, these agents have been detected in Hyalesthes obsoletus Signoret and in other potential BN vectors (Riolo et al., 2006, 2007). The aim of the present study is the molecular characterization of the phytoplasma associated with grapevine yellows in Marche vineyards. Fifty-one leaf samples from grapevines with yellows symptoms were harvested in four locations, two in the Province of Ancona (Castelferretti and Osimo) and two in the Province of Ascoli Piceno (Petritoli and Carassai). Total DNA was extracted using the DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germany) and amplified with universal and group-specific primers. The amplification with nested-PCR of the tuf gene by two primer pairs (fTuf1/rTuf1 and fTufAY/rTufAY) allowed us to investigate the molecular diversity within the 16SrXII-A group. The fTufAY/rTufAY amplicon was digested with the HpaII restriction enzyme by CAPs analysis (Langer and Maixner, 2004). The molecular assays led to the detection of stolbur phytoplasma in 56% of the samples analyzed. In particular, most of the samples (26) were infected by VK-II, as were Convolvulus arvensis L. plants collected close to the symptomatic vines in the same vineyards. VK-I infections were recorded in one vine cv Montepulciano at Castelferretti, and in two plants cv Sangiovese at Carassai. In the Marche region, BN 285 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi infections are becoming more and more widespread, which are partially balanced by the recovery of symptomatic plants, whose mechanisms of action, predisposing factors, incidence and stability over time need to be better investigate (Maixner, 2006). Key words: Vitis vinifera, tuf gene, PCR-RFLP, VK-I, VK-II. Lavori citati/References Bianco PA., R. Osler, M. Barba, 2002. I giallumi della vite: evoluzione delle malattie dalla loro comparsa in Italia. Petria, 12, 399-404. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterisation of Grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis, 43, 191-200. Maixner M., 2006. Grapevine yellows – Current developments and unsolved questions. Extended Abstracts 15th Meeting of the International Council for the Study of Virus and Virus-like Diseases of the Grapevine, Stellenbosch, South Africa, 86-88. Quaglino F., G. Romanazzi, A. Zorloni, P. Casati, S. Murolo, G. Durante, PA. Bianco, 2007. Molecular characterization of phytoplasmas associated to grapevine Bois Noir. Italus Hortus, 14, 218-220. Riolo P., S. Murolo, F. Riga, S. Nardi, N. Isidoro, G. Romanazzi, 2006. Identificazione di fitoplasmi in vettori e potenziali vettori di giallumi della vite nelle Marche. Atti Giornate Fitopatologiche , 2, 503-504. Riolo P., L. Landi, S. Nardi, N. Isidoro, 2007. Relationships among Hyalesthes obsoletus, its herbaceous host plants and “bois noir” phytoplasma strains in vineyard ecosystems in the Marche region (central-eastern Italy). Bulletin of Insectology, 60, 353-354. Romanazzi G., S. Murolo, F. Terlizzi, S. Talevi, G. Stimilli, V. Savino, 2007. Fitoplasmi associati ai giallumi della vite nelle Marche. Informatore Fitopatologico, 57 (4), 48-50. Lavoro svolto nell’ambito dei Progetti “Lotta alla Flavescenza dorata della Vite” promosso dalla Regione Marche e del PRIN 2005074429_002 “Indagini sul recovery in viti affette da Legno nero e ricerca di mezzi innovativi per incrementare il fenomeno”. 286 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI ISOLATI PUGLIESI DI LEGNO NERO DELLA VITE M.R. Silletti1, S. Murolo2, G. Romanazzi2, V. Savino1,3 Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura Basile Caramia (CRSA), Via Cisternino 281, I-70010 Locorotondo (BA) 2 Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche, I-60131 (AN) 3 Dipartimento di Protezione delle Piante e Microbiologia Applicata Università degli Studi di Bari, Via Amendola, 165/A, I-70126 (BA) 1 E-mail: [email protected] La Puglia produce circa un terzo del vino italiano. La zona viticola più interessante è presente nelle province di Taranto, Brindisi e Lecce, dove il clima è particolarmente favorevole. La vite è soggetta a diverse problematiche fitosanitarie, tra le quali le malattie causate da virus e fitoplasmi hanno una notevole incidenza sia sugli spetti quantitativi sia su quelli qualitativi della produzione (Martelli e Boudon Padieu, 2006). In particolare, il Legno nero (LN) ampiamente diffuso in tutta la penisola e le isole (Bianco et al., 2002) e la Flavescenza dorata (FD), organismo da quarantena localizzato nell’Italia centro-settentrionale, con limite meridionale nelle Marche (Bianco et al., 2002; Romanazzi et al., 2007), sono le due fitoplasmosi più temute dai viticoltori per le perdite di produzione causate e la rapidità di diffusione. Sempre più frequenti sono i casi di giallumi o arrossamenti dei lembi fogliari ascrivibili a fitoplasmi, dopo il primo monitoraggio effettuato nella penisola salentina (sud-est della Puglia) nei primi anni ‘90, quando già era possibile registrare in alcuni vigneti delle varietà Primitivo e Negramaro incidenze di malattia intorno al 30% (Di Terlizzi et al., 1994). Obiettivo del lavoro è la caratterizzare molecolare di fitoplasmi associati a campioni con sintomi di giallume provenienti da vigneti particolarmente interessati da tali malattie. Sono stati analizzati 52 campioni provenienti da vigneti localizzati nei comuni di Alberobello (BA), Monopoli (BA), Cisternino (BR), Mottola (TA) e Manduria (TA). Dai campioni sintomatici sono state prelevate le nervature fogliari, dalle quali è stato estratto il DNA totale mediante il kit commerciale DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germania). Il DNA totale è stato amplificato con i primer universali P1/P7 e in nested-PCR con le coppie di primer gruppo-specifiche R16(I)F1/R1, R16(III)F1/R1 e R16(V)F1/R1. Una ulteriore caratterizzazione molecolare all’interno dei fitoplasmi appartenenti al gruppo ribosomale 16SrXII-A è stata effettuata amplificando il gene tuf in nested-PCR (fTuf1/rTuf1 e fTufAY/rTufAY) e digerendo l’amplificato con l’enzima HpaII (Langer e Maixner, 2004). 287 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Le analisi molecolari hanno evidenziato infezioni di fitoplasmi nella metà circa dei campioni analizzati. Tutti i campioni positivi sono risultati infetti dallo stolbur. Non sono state riscontrate infezioni di fitoplasmi appartenenti ai gruppi 16SrI, 16SrIII e 16SrV. La caratterizzazione molecolare degli isolati di stolbur ha evidenziato l’appartenenza di tutti gli isolati al VK-II. Ciò è da ascrivere alla flora erbacea spontanea presente in Puglia, ove l’ortica è rara o assente ai bordi dei vigneti, mentre è comune il convolvolo, prevalentemente infetto dai ceppi VK-II (Langer e Maixner, 2004), utilizzato dal vettore Hyalesthes obsoletus Signoret come serbatoio del fitoplasma. Parole chiave: Vitis vinifera, Stolbur, Nested-PCR, PCR-RFLP, VK-II. Molecular characterization of grapevine Bois noir isolates in Apulia, south-eastern Italy Apulia accounts for about one third of Italian wine production. The most interesting viticultural areas include the Provinces of Taranto, Brindisi and Lecce, where the climatic conditions are particularly propitious for grapevine cultivation. However, grapevine is affected by several diseases, among which virus and phytoplasma disorders can have a negative impact on the quantity and the quality of wine production (Martelli and Boudon Padieu, 2006). In particular is Bois noir (BN) widely spread through all regions of the Italian peninsula and in the islands (Bianco et al., 2002) and Flavescence dorée (FD) is a quarantine organism that has been located in central and northern Italy, with the most southern locations in Marche (Bianco et al., 2002; Romanazzi et al., 2007). These are the two phytoplasma diseases that are most feared by grapevine growers due to losses of production and rapidity of their spread. The yellowing and reddening of grapevine leaves, which is typical of phytoplasma infections, is becoming more and more frequent, as was seen in the first survey carried out in the Salento peninsula (south-eastern Apulia) at the beginning of the 1990s, when disease incidence reached 30% in some cvs Primitivo and Negramaro vineyards (Di Terlizzi et al., 1994). The objective of the current work was the molecular characterization of phytoplasma associated with symptomatic grapevine samples collected in vineyards that are particularly affected by the disease. Forty-one leaf samples were analysed, coming from vineyards in Alberobello (BA), Monopoli (BA), Cisternino (BR), Mottola (TA) and Manduria (TA). The main veins were excised from symptomatic samples, and their total DNA was extracted using the DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germany). The samples were then amplified with the P1/P7 universal primers and nested-PCR was carried out 288 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi with group-specific primers: R16(I)F1/R1, R16(III)F1/R1 and R16(V)F1/R1. Further molecular characterization within phytoplasma belonging to 16SrXII-A was carried out by amplifying the tuf gene in nested-PCR (fTuf1/rTuf1 and fTufAY/rTufAY) and digesting the amplicon with the restriction enzyme HpaII (Langer and Maixner, 2004). The molecular analyses showed phytoplasma infections in about half of the samples analyzed. All of the positive samples were infected by stolbur. No group 16SrI, 16SrIII or 16SrV phytoplasma were detected. The molecular characterization of the stolbur isolates revealed VK-II infections. These results can be explained according to the spontaneous herbaceous flora composition in Apulia, where Urtica dioica is not common in the vineyards, while Convolvulus arvensis is frequently found, and it can be infected with VK-II (Langer and Maixner, 2004); it also serves as an inoculum source for the vector Hyalesthes obsoletus Signoret. Key words: Vitis vinifera, Stolbur, Nested-PCR, PCR-RFLP, VK-II. Lavori citati/References Bianco PA., R. Osler, M. Barba, 2002. I giallumi della vite: evoluzione delle malattie dalla loro comparsa in Italia. Petria, 12, 399-404. Martelli GP., E. Boudon Padieu, 2006. Updated directory of major viruses and viruses-like diseases of grapevine. Options Méditerranéens, ser. B, 55, 279 pp. Di Terlizzi B., MA. Castellano, A. Alma, V. Savino, 1994. Present status of grapevine yellows in Apulia. Phytopathologia Mediterranea, 33, 125-131. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterisation of Grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis, 43, 191-200. Romanazzi G., S. Murolo, F. Terlizzi S. Talevi, G. Stimilli, V. Savino, 2007. Fitoplasmi associati ai giallumi della vite nelle Marche. Informatore Fitopatologico, 57 (4), 48-50. Lavoro svolto nell’ambito del Progetto PRIN 2005074429_002 “Indagini sul recovery in viti affette da Legno nero e ricerca di mezzi innovativi per incrementare il fenomeno”. 289 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi DIAGNOSI DA SUCCO GREZZO DI DIVERSI AGENTI PATOGENI DELLA VITE IN TAQMAN® REAL-TIME RT-PCR P. Margaria, M. Turina, S. Palmano Istituto di Virologia Vegetale, CNR, Strada delle Cacce, 73, I-10135 (TO) E-mail: [email protected] L’attività di ricerca ha riguardato lo sviluppo di metodiche innovative per la diagnosi delle principali malattie della vite associate a fitoplasmi, Flavescenza dorata (FD) e Legno nero (LN), ed ai virus floematici Grapevine Leafroll associated Virus1 e -3 e Grapevine Virus A. L’utilizzo di metodiche di diagnosi rapide ed affidabili, abbinate ad un costante monitoraggio della malattia, sono fondamentali per limitare la diffusione delle infezioni, ma finora sono state basate su protocolli laboriosi e poco applicabili su larga scala. Un metodo rapido per la diagnosi di agenti virali della vite in RT-PCR da succo grezzo è stato recentemente pubblicato (Osman and Rowhani, 2006) e successivamente adattato in RealTime RT-PCR (Osman et al., 2007; 2008). Analogamente, un protocollo rapido per la diagnosi della Flavescenza dorata mediante RT-PCR dell’RNA ribosomale16S a partire da succo grezzo ottenuto da spremitura di tessuto fogliare è stato recentemente descritto (Margaria et al., 2007). Nel caso dei fitoplasmi, la scelta dell’RNA come templato permette di avvantaggiarsi dell’elevato numero di copie di RNA ribosomale presente in una cellula viva rispetto alle sole due copie del gene 16SrRNA presenti nel genoma (Schneider and Seemüller, 1994) ed inoltre fornisce un‘indicazione indiretta dell’attività metabolica delle cellule. In questo lavoro presentiamo un adattamento del metodo di diagnosi di Flavescenza dorata utilizzando la Taqman® RealTime RT-PCR ed estendendolo anche alla diagnosi del Legno nero. Si ha cosi ora a disposizione un metodo per la diagnosi di agenti patogeni della vite di diversa natura, utilizzando come templato il medesimo succo grezzo ottenuto da un singolo evento di estrazione iniziale. Oltre 200 campioni sintomatici sono stati saggiati nella stagione 2007, diagnosticando sia infezioni singole da fitoplasmi o virus, sia, in alcuni casi, infezioni miste. Parole chiave: Flavescenza dorata; Legno nero; GLRaV-1; GLRaV-3; GVA 290 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Multiple detection of several grapevine pathogens by taqman® real-time RT-PCR assays from crude-sap extracts Grapevine is one of the most important crops worldwide. Among grapevine pathogens, phytoplasmas associated with grapevine yellows Flavescence dorée (FD) and Bois noir (BN), and viruses are a serious threat in Europe, causing heavy economic losses. Constant monitoring is fundamental for limiting the spread of infections. Osman and Rowhani (2006) described a high-throughput method to screen grape samples for virus infection by RT-PCR of the genomic RNA directly from crude extracts, and Osman et al. (2007, 2008) improved this system using Real Time RT-PCR. Margaria et al. (2007) developed a rapid RT-PCR protocol for Flavescence dorée detection from leaf-extracts based on the phytoplasma 16SrRNA. For phytoplasma detection, using RNA as template instead of DNA can take advantage of the high ribosomal-RNA copy number compared to the two copies of the 16SrRNA gene present in the phytoplasma genome (Schneider and Seemüller, 1994). Moreover, RNA detection allows indirect evaluation of metabolically active cells. We now report improvement of the method of Margaria et al. (2007) using Taqman® Real-Time RT-PCR to detect the 16SrRNA of FD and also BN phytoplasmas. We have now used the same crude extract of grapevines to detect, on the same plate, FD and BN, and the viruses Grapevine Leafroll associated Virus-1 and -3 and Grapevine Virus A, which are the major viruses infecting grapevines in Piedmont, Italy (F. Mannini, personal communication, 2007). In 2007, over 200 samples with suspicious symptoms were collected. Single and mixed infections of both the phytoplasmas and the viruses were found. Keywords: Flavescence dorée; Bois noir; GLRaV-1; GLRaV-3; GVA. Lavori citati/References Margaria P., C. Rosa, C. Marzachì, M. Turina, S. Palmano, 2007. Detection of Flavescence dorée phytoplasma in grapevine by reverse- transcription-PCR. Plant Disease, 91, 1496-1501. Osman F., A. Rowhani, 2006. Application of a spotting sample preparation technique for the detection of pathogens in woody plants by RT-PCR and real-time PCR (TaqMan). Journal of Virological. Methods, 133,130-136. Osman F., C. Leutenegger, D. Golino, A. Rowhani, 2008. Comparison of low-density arrays, RT-PCR and real-time TaqMan® RT-PCR in detection of grapevine viruses. Journal of Virological Methods, 149, 292-299. 291 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Osman F., C. Leutenegger, D. Golino, A. Rowhani, 2007. Real-time RT-PCR (TaqMan) assays for the detection of Grapevine Leafroll associated virus 1-5 and 9. Journal of Virological. Methods, 141, 22-29. Schneider B., E. Seemüller, 1994. Presence of two sets of ribosomal genes in phytopathogenic mollicutes. Applied and Environmental Microbiology, 60, 34093412. 292 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi LA DIAGNOSI DEL LEGNO NERO NELLE DIVERSE FASI VEGETATIVE DELLE PIANTE G. Pasquini, L. Ferretti, A. Gentili , M. Barba C.R.A. Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale, Via C. G. Bertero, 22 I-00156 (RM) E-mail: [email protected] L’efficienza dei protocolli di diagnosi è un elemento fondamentale nello studio dei vari aspetti della malattia dei giallumi della vite. Attualmente il protocollo più utilizzato nei laboratori è quello scaturito da una prova comparativa effettuata da diverse istituzioni scientifiche italiane per armonizzare la diagnosi della flavescenza dorata (FD) (Pasquini et al., 2001). Al fine di testare l’efficienza di tale protocollo anche nella diagnosi del legno nero (LN), una serie di piante di vite infette sono state saggiate ad intervalli regolari durante la stagione vegetativa. A tale scopo un vigneto di ‘Chardonnay’ localizzato in una località viticola del Lazio (Cori, LT) è stato scelto come impianto ‘pilota’ e 12 piante, già risultate positive all’infezione da Stolbur, sono state cartellinate e, ad intervalli di circa 20 giorni da maggio fino a metà novembre, sono state saggiate molecolarmente a partire da campioni fogliari. Inoltre, campioni di legno sono stati prelevati dalle stesse piante in febbraio per valutare la possibilità di rilevare la presenza del fitoplasma da matrice sottocorticale anche nelle fasi di riposo delle piante. Dalle nervature principali delle foglie e dal sottocorticale ottenuto dal legno invernale è stato estratto il DNA totale secondo la metodologia descritta in Barba et al., 1998. Il pellet finale è stato risospeso in 100 µl di acqua sterile. L’amplificazione del gene 16S è stata effettuata mediante una PCR diretta con i primers P1/P7 (Deng & Hiruki, 1991; Schneider et al., 1995) utilizzando 2µl del DNA estratto diluito 1:10, seguita da una nested-PCR con i primers R16(I)F1/R1 (Lee et al., 1994), effettuata utilizzando come target il prodotto amplificato della diretta, diluito 1:40 in acqua sterile. Le condizioni di amplificazione e le miscele di reazione utilizzate sono state quelle indicate nel protocollo pubblicato (Pasquini et al., 2001). I primi segnali di positività in nested-PCR sono stati ottenuti in 8 piante su 12 verso la seconda metà di giugno, quando i sintomi non erano ancora comparsi sulle piante. Intorno al 20 luglio, alla comparsa dei primi arrotolamenti fogliari verso il basso e all’emissione di foglioline dalle gemme ascellari, la positività al saggio molecolare è comparsa anche in 9 dei 12 campioni nella PCR diretta. Nei successivi campionamenti, compresi tra fine luglio e metà settembre, tutte le piante sono risultate 293 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi positive solo in nested-PCR e nessun infetto è stato ottenuto dalla diretta con i primers P1/P7. A partire dai primi di ottobre in poi, tutte le piante sono risultate positive in PCR diretta. La diversa reattività al saggio molecolare potrebbe essere correlata ad un gradiente di concentrazione del fitoplasma nelle nervature fogliari, che sembra raggiungere un picco in corrispondenza della comparsa dei sintomi, per poi regredire in tarda estate ed innalzarsi di nuovo in autunno. La positività ai saggi effettuati in inverno dal tessuto floematico sottocorticale mostra la possibilità di diagnosticare la malattia anche durante il periodo di riposo vegetativo e che i fitoplasmi non migrano completamente nell’apparato radicale durante l’inverno. La diagnosi del LN mediante il protocollo attualmente utilizzato nella maggior parte dei laboratori di diagnosi sembra essere efficiente in modo particolare solo dalla comparsa dei sintomi in poi e con un picco di sensibilità alla fine della stagione vegetativa. Ai fini di una diagnosi precoce, indispensabile per il controllo del materiale di propagazione, appare necessaria la messa a punto di metodi più sensibili che siano in grado di rilevare la presenza del fitoplasma anche quando la sintomatologia non è ancora evidente. Parole chiave: Stolbur, vite, Identificazione, Gene 16S. Bois noir diagnosis in the different vegetative stages of the plants The diagnostic efficiency is important in all steps of yellows grapevine studies. Actually the most used diagnostic protocol in Italian laboratories is that obtained by a ringtest performed to harmonize the diagnosis of flavescence dorée (FD) (Pasquini et al., 2000). In order to evaluate the efficiency of this protocol also in the diagnosis of bois noir (BN) disease, a number of BN infected grapevine plants have been molecularly assayed during the growing phases. A ’Chardonnay’ vineyard was chosen as model and 12 plants, previously found infected, were molecularly assayed, from may to the end of November, using midribs leaf samples. Moreover, woody samples were collected from the same plants in February to evaluate the possibility to reveal the presence of the phytoplasma also during the winter. Total DNA was extracted from phloem tissue (leaf midribs and bark) using the methodology described in Barba et al., 1998. The final pellet was resuspended in 100 µl of sterile distilled water. The 16S gene amplification was obtained by a direct PCR with the universal primers P1/P7 (Deng & Hiruki, 1991; Schneider et al., 1995), from 2 µl of total DNA diluted 1:10, followed by a nested-PCR with the primers R16(I)F1/R1 (Lee et al., 1994), performed with 1:40 diluted amplicons obtained from the direct PCR. 294 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi The first positive samples (8/12) were obtained in nested-PCR in the second half of June, when symptoms were not yet visible on the plants. When the symptomatology started to be clear 9 samples resulted positive in direct-PCR. From the end of July to half of September the plants resulted positive only in nested-PCR, but from the first of October until the end of November all samples resulted infected in direct-PCR. The results obtained during the growing stage could be correlated to a different gradient of phytoplasma concentration in leaf midribs. The phytoplasma concentration seems increase with the symptoms appearance, then decreases at the end of the summer and reaches a peak in autumn. The positive results obtained in nested-PCR from all bark samples collected in winter show that it is possible to detect the phytoplasma also during the quiescent season and that phytoplasmas do not migrate completely in root apparatus during the winter. The BN diagnostic protocol seems to be particularly efficient when symptoms become visible, but it is necessary to improve the diagnosis sensitivity to detect the phytoplasma also during the latent period, especially for propagative materials control. Key words: Stolbur, Grapevine, Identification, 16S gene. Lavori citati/References Barba M., G. Boccardo, L. Carraro, P. Del Serrone, P. Ermacora, G. Firrao, L. Giunchedi, N. Loi, M. Malfitano, C. Marcone, C. Marzachì, R. Musetti, R. Osler, S. Palmano, C. Poggi Pollini, A. Ragozzino, 1998. Confronto di differenti tecniche di diagnosi applicate al rilevamento di fitoplasmi in pomacee. Notiziario sulla protezione delle piante, 9, 263-278. Deng S., C. Hiruki, 1991. Amplification of 16S rRNA genes from culturable and nonculturable mollicutes. Journal Microbiological Methods, 14, 53-61 Lee IM., DE. Gundersen, RW. Hammond, R.E. Davis, 1994. Use of Micoplasma like organism (MLO’s) group specific oligonucleotide primers for nested-PCR assay to detect mixed MLO infections in a single host plant. Phytopatology 84, 449-566 Pasquini G., E. Angelini, R. Benedetti, A. Bertaccini, L. Bertotto, PA. Bianco, F. Faggioli, M. Martini, C. Marzachì, M. Barba, 2001. Armonizzazione della diagnosi della Flavescenza dorata della vite (FD): risultati di una prova comparativa. In Atti Progetto POM A32 (vol II), Norme fitosanitarie e commercializzazione delle produzioni vivaistiche’, Locorotondo (BA-Italy), 4-7 dicembre 2001, 921-940. 295 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Schneider B., MT. Cousin, S. Klinkong, E. Seemüller, 1995. Taxonomic relatedness and phylogenetic positions of phytoplasmas associated with disease of faba bean, sunhemp, sesame, soybean and eggplant. Zeitschrift für Pflanzenkrankheiten und Pflanzenschutz, 102, 225–232 Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 296 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi USO DELL’SSCP PER LO STUDIO DELLA VARIABILITÀ MOLECOLARE DI ISOLATI DI LEGNO NERO RACCOLTI IN VENETO C. Scopel, R. Causin Università degli Studi di Padova - Dipartimento Territorio e Sistemi Agro ForestaliSez. Patologia Vegetale - AGRIPOLIS - Viale dell’Università 16 I-35020 LEGNARO (PD) E-mail: [email protected] Il Legno Nero (LN) è un’importante malattia della vite, diffusa in tutte le aree viticole del mondo con un’incidenza che recentemente è in aumento. Finora sono state caratterizzate tre diverse varianti molecolari di LN, nella vite, nel vettore H. obsoletus e negli ospiti erbacei, ciascuna associata specificamente a piante spontanee dei vigneti (Langer e Maixner, 2004). Con questo lavoro si è saggiata la variabilità molecolare negli isolati di LN raccolti in Veneto da viti e piante spontanee durante un’indagine triennale. A tal fine le tecniche dell’RFLP (Restriction Fragment Length Polymorphism) e del RESSCP (Restriction Enzymes-Single Strand Conformational Polymorphism) sono state applicate a 622 campioni di LN (611 di vite e 11 piante spontanee). Una porzione del gene Tuf è stata amplificata in PCR diretta con i primers Tuf1f/Tuf1r, seguita da una nested con i primers TufAyf/TufAyr (Schneider et al., 1997); gli amplificati di 940 bp stati poi sottoposti ad RFLP con l’enzima HpaII evidenziando nei campioni di vite la presenza di solo 2 delle varianti molecolari, VK Type I e VK- Type II, ed unicamente di VK- Type II nelle piante erbacee. I due profili sono stati ottenuti nei campioni di tutte le aree indagate. Un gruppo rappresentativo di 94 isolati, assieme a 1 proveniente dalla Francia (E. Boudon-Padieu) e 3 dalla Germania (VK Type I, VK- Type II e VK- Type III; M. Maixner), è stato sottoposto a RE-SSCP per individuare la presenza di mutazioni, anche puntiformi. Per ridurre gli ampliconi del gene di Tuf in frammenti di meno che 400 bp, più adatti ad essere sottoposti ad SSCP, i prodotti di PCR sono stati digeriti con HpaII, prima di essere sottoposti all’analisi del polimorfismo della singola elica. Di seguito si è proceduto a sequenziare gli amplificati, allineare le sequenze ed eseguire gli studi filogenetici con i programmi MEGA. 3.1 e TCS 1.21. L’analisi SSCP ha prodotto 13 diversi profili elettroforetici, dimostrando come questa tecnica sia più sensibile e in grado di evidenziare la variabilità molecolare meglio dell’RFLP. Tutti i profili ottenuti sono stati riproducibili e costanti. 297 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi L’analisi filogenetica delle sequenze ha prodotto un albero nel quale il gruppo principale è rappresentato da VK Type I, seguito in ordine di grandezza dal VK Type II e da un piccolo gruppo di 3 ceppi tra loro identici; 3 isolati sono risultati diversi da tutti. Questo studio preliminare conferma che l’SSCP può essere proficuamente utilizzato per la caratterizzazione di isolati diversi (Pacifico et al., 2005; Šeruga et al., 2007) ed ha evidenziato la presenza nelle aree viticole del Veneto di isolati di LN diversi dai tipi di VK caratterizzati in Germania e nel resto d’Italia. Il significato epidemiologico di queste nuove varianti molecolari di LN è al momento in corso di studio. Parole di chiave: Bois Noir, Polimorfismo, Gene tuf, RFLP, SSCP. Use of SSCP to detect molecular variability in boisnoir isolates collected in Veneto region Bois Noir (BN) is an important worldwide grapevine disease which occurs, often with high incidence, in all viticultural areas of Italy including those of Veneto. Until now in the BN phytoplasma three strains, isolated in the grapevine as well as in vector H. obsoletus and wild hosts, have been characterized; each strain showed a specific association with different vineyard weed (Langer and Maixner, 2004). In order to verify the presence of these three BN strains and of all other possible genetic variability, a study in infected grapevines as well as in weeds, collected in Veneto during a three year survey was carried out. The genetic variability was assayed by RFLP (Restriction Fragment Length Polymorphism) and by RE-SSCP (Restriction Enzymes-Single Strand Conformational Polymorphism). For the differentiation of the 622 BN isolates collected (611 from grapes and 11 from weeds) the tuf gene was amplified by direct PCR using the Tuf1f/Tuf1r primer pair, followed by nested PCR with TufAyf/TufAyr (Schneider et al., 1997); the 940 bp PCR products were subjected to RFLP analysis with HPA II enzyme (Langer and Maixner, 2004) and the presence of the two different BN population, reported in literature as VK- Type I and VK- Type II, was evidenced. These two profiles were found in all the areas surveyed. A representative sample of 94 BN isolates, together with 1 reference strain from France (kindly provided by E. Boudon-Padieu) and 3 reference strains from Germany (VK- Type I, VK- Type II, VK- Type III kindly provided by M. Maixner), was chosen to investigate by RE-SSCP the presence of potential mutations. In order to reduce the size of the Tuf gene amplicons into small fragments of less than 400 bp the PCR products were digested with the restriction enzyme Hpa II. 298 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi The digestion products obtained were processed by SSCP analysis and subsequently sequenced, aligned and phylogenetic analysed by using MEGA v. 3.1 and TCS 1.21 program. Compared to the RFLP analysis, the SSCP analysis showed 13 different elettrophoretic profiles with a higher molecular variability. All the profiles were reproducible and constant. Phylogenetic analysis of sequences produced a tree in which the main group is represented by VK type I, followed by the VK II and a small group of 3 isolates; 3 strains remained not grouped. This preliminary study confirmed that SSCP can be useful for the detection of molecular variability in Phytoplasma strains (Pacifico et al. 2005; Šeruga 2007) and evidenced the presence in grapes and weeds growing in Veneto vineyards of BN isolates different from the VK type already individuated in Germany and also detected in Italy. The epidemiological role of these new molecular variant of BN is still investigated. Key words: Bois Noir, Polymorphism, Tuf gene, RFLP, SSCP. Lavori citati/References Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterisation of grapevine yellows associated phytoplasmas of the stobur-group based on RFLP-analysis of non ribosomal DNA. Vitis, 43, 191-199. Schneider B., K. Gibb, E. Seemüller, 1997. Sequence and RFLP analysis of the elongation factor Tu gene used in differentiation and classification of phytoplasmas. Microbiology, 143, 3381-3389. Pacifico D., A. Alma, M. Tessitori, R. Tedeschi, C. Marzacchì, 2005. Caratterizzazione di fitoplasmi associati al Legno Nero (LN) della vite in Liguria, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta. Atti del 3° Incontro Nazionale sulle malattie da fitoplasmi. Petria, 15, 113-115. Šeruga Musi M., M. Krajai, D. Škori, 2007. Evaluation of SSCP analysis as a tool for detection of phytoplasma molecular variability. Bulletin of Insectology, 60, 245-246. 299 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Legno nero in Lombardia: individuazione di marcatori molecolari per la diagnosi e la caratterizzazione dei fitoplasmi appartenenti al gruppo tassonomico 16SrXII-A G. Durante1, P. Casati1, F. Quaglino1,2, I.M. Lee2, PA. Bianco1 Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) 2 Molecular Plant Pathology Laboratory, USDA, ARS, Beltsville, MD 20705, USA 1 E-mail: [email protected] La viticoltura rappresenta una delle principali attività agricole della regione Lombardia dove rinomati vini internazionali sono prodotti nelle prestigiose aree viticole come la Franciacorta (BS) e l’Oltrepò pavese (PV). In tali aree, Flavescenza dorata (FD) e Legno nero (LN), due gravi fitoplasmosi appartenenti al complesso di malattie denominate giallumi della vite [Grapevine Yellows (GY)], costituiscono una grave minaccia alla filiera vitivinicola. FD e LN causano identici sintomi in vite, ma sono associati a fitoplasmi geneticamente distinti. I fitoplasmi associati a FD (sottogruppi 16SrV-C/-D) e a LN (sottogruppo 16SrXII-A) sono stati proposti non ufficialmente in due specie separate, rispettivamente: “Ca. Phytoplasma vitis” e “Ca. Phytoplasma solani” (IRPC Phytoplasma/Spiroplasma Working Team, 2004). Quest’ultimo risulta in forte espansione in diverse aree viticole in Italia ed in Europa. In questo lavoro, è stata studiata la variabilità genetica dei fitoplasmi associati a LN, identificati in viti dell’Oltrepò pavese e della Franciacorta, attraverso l’analisi delle sequenze dei geni rps19, rpl22 e rps3. In totale, 46 isolati appartenenti al gruppo tassonomico 16SrXII-A (29 individuati in Franciacorta e 17 in Oltrepò pavese) precedentemente identificati come tuf tipo-I (27 isolati) e tuf tipo-II (19 isolati), (Quaglino et al., 2007), sono stati analizzati. Il lavoro è stato eseguito attraverso: (I) amplificazione dei geni rps19-rpl22-rps3 in eminested PCR mediante l’uso dei primer specifici per il sottogruppo 16SrXII-A rpStolF/rpStolR, seguiti da una secondo ciclo di amplificazione condotto con i primer rpStolF2/rpStolR (Martini et al., 2007); (II) analisi del polimorfismo di lunghezza dei frammenti di restrizione (RFLP) condotta con gli enzimi di restrizione DraI, Tsp509I, AluI e MseI; (III) clonaggio e sequenziamento di 6 prodotti PCR, di 1250bp ciascuno, ottenuti dall’amplificazione condotta con i primer rpStolF2/rpStolR; (IV) ricerche svolte mediante software “BlastN” http://www.ncbi.nim.nih.gov/BLAST e successiva analisi filogenetica delle sequenze nucleotidiche ottenute. 300 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Sulla base del profilo di restrizione ottenuto con l’enzima MseI, gli isolati fitoplasmatici associati a LN sono stati suddivisi in due sottogruppi rp (ribosomal protein), qui chiamati rpXII-A (profilo di restrizione A) e rpXII-B (profilo di restrizione B). Il sottogruppo rpXII-A includeva 44 isolati fitoplasmatici (tuf tipo-I e tuf tipo-II), identificati sia in Franciacorta sia in Oltrepò pavese, mentre il sottogruppo rpXII-B includeva 2 isolati (tuf tipo-I ), identificati in Franciacorta. Singolarmente, i due genotipi rp identificati non coincidevano con i due “VK-tipi”, che erano basati sulla sequenza del gene tuf. Le analisi condotte sulle 6 (4 tuf tipo-I e 2 tuf tipoII) sequenze geniche ottenute, indicavano che questi isolati fitoplasmatici erano geneticamente vicini (99% d’identità) alla sequenza del fitoplasma associato alla “Virescenza ipertrofica del pomodoro”, noto come Stolbur del pomodoro. Inoltre, l’allineamento dei geni ribosomici, qui in studio, evidenzia un’alta diversità genica tra gli isolati di tipo tuf tipo-I rispetto agli isolati tuf tipo-II. Quindi, un’inattesa diversità molecolare è stata trovata nei geni ribosomici rps19, rpl22 ed rps3 nella popolazione di fitoplasmi associati a LN nei vigneti lombardi. La diversità genica osservata pone la questione circa le possibili relazioni tra i marcatori molecolari identificati sulla base dei geni ribosomali e l’epidemiologia dei fitoplasmi associati a LN. Parole chiave: Giallumi della vite, tuf tipo-I , tuf tipo-II, Geni ribosomali. Bois noir in Lombardy (northern Italy): Identification of molecular markers for diagnosis and characterization of 16SrXII-A phytoplasmas. Viticulture is one of the main agricultural activities in the Lombardy region of Northern Italy where internationally renowned wines are produced in the prestigious wine-growing areas as Franciacorta (Brescia province) and Oltrepò pavese (Pavia province). In these areas, Flavescence dorèe (FD) and Bois noir (BN) diseases, two primary components of the Grapevine Yellows (GY) disease complex, constitute a serious threat to the wine production industry. FD and BN cause identical symptoms in grapevine, but are associated with genetically distinct phytoplasmas. FD phytoplasmas (subgroups 16SrV-D and 16SrV-C) and BN phytoplasma strains (subgroup 16SrXIIA) have been unofficially proposed as two separate species, “Ca. Phytoplasma vitis” and “Ca. Phytoplasma solani”, respectively (IRPC Phytoplasma/Spiroplasma Working Team, 2004). BN is spreading in several viticulture areas in Italy and Europa. In this work, genetic variability of BN phytoplasma isolates identified in Oltrepò pavese and Franciancorta grapevines was investigated through analysis of rps19, rpl22 and rps3 gene sequences. A total of 46 BN phytoplasma strains (29 from Franciacorta and 17 from Oltrepò pavese), previously characterized as tuf tipo-I (27 301 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi strains) and tuf tipo-II (19 strains) types, (Quaglino et al., 2007), were analyzed. The study was carried out through: (I) amplification of the rps19-rpl22-rps3 genes by semi-nested PCR using the 16SrXII-A subgroup-specific primer pair rpStolF/rpStolR followed by a second round of amplification primed by rpStolF2/rpStolR (Martini et al., 2007); (II) restriction fragment length polymorphism (RFLP) analysis with restriction enzymes DraI, Tsp509I, AluI and MseI; (III) cloning and sequencing of 6 PCR-product, (1250bp each) from the rpStolF2/rpStolR-primed reactions; and (IV) “BlastN” (http://www.ncbi.nim.nih.gov/BLAST/) searches and phylogenetic analyses of the nucleotide sequences obtained. On the basis of the RFLP patterns obtained by analysis with MseI, the BN phytoplasma strains were divided into two rp subgroups, here called rpXII-A (restriction profile A) and rpXII-B (restriction profile B). Subgroup rpXII-A included 44 phytoplasma strains (both type tuf tipo-I and tuf tipo-II) identified in Franciacorta and in Oltrepò pavese, while subgroup rpXII-B contained 2 strains (type tuf tipo-I) from Franciacorta vineyards. Interestingly, the two rp genotypes identified did not coincide with the two VK types, which are based on tuf gene sequences. The analysis performed on the 6 (4 tuf tipo-I and 2 tuf tipo-II) obtained sequences indicated that these strains are most closely related (99% identity) to the tomato hypertrophic virescence phytoplasma, known as tomato stolbur. Moreover, the ribosomal protein gene sequence alignment revealed that the BN strains of type tuf tipo-I exhibited greater genetic diversity than those of type tuf tipo-II. Thus, an unexpected molecular diversity was found in the S19, L22 and S3 ribosomal protein genes among stolbur phytoplasma strain populations associated with BN disease in Lombardy vineyards. The observed molecular genetic diversity raises the question of possible relationships between the molecular markers identified on phytoplasmal rp genes and BN epidemiology Key words: Grapevine Yellows, tuf tipo-I , tuf tipo-II, Ribosomal genes. Lavori citati/References IRPCM Phytoplasma/Spiroplasma Working Team – Phytoplasma Taxonomy Group, 2004. ‘Candidatus Phytoplasma’, a taxon for the wall-less, non-helical prokaryotes that colonize plant phloem and insects. Int J Syst Evol Microbiol, 54, 1243-1255. Martini M., IM. Lee, KD. Bottner, Y. Zhao, S. Botti, A. Bertaccini, NA. Harrison, L. Carraro, C. Marcone, AJ. Khan , R. Osler, 2007. Ribosomal protein gene-based phylogeny for finer differentiation and classification of phytoplasmas. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, 57, 2037-2051. 302 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Quaglino F., G. Romanazzi, A Zorloni, P. Casati, S. Murolo, G. Durante, PA. Bianco, 2007. Caratterizzazione molecolare dei fitoplasmi associati al Legno nero (LN) della vite. Italus Hortus 14, 87-90 Questo progetto è realizzato grazie ai fondi della Sovvenzione Globale INGENIO erogati dal Fondo Sociale Europeo, dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e dalla Regione Lombardia” e del.P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 303 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi ACCERTAMENTO DELLA PRESENZA DI SCAPHOIDEUS TITANUS NEL LAZIO B. Bagnoli1, L. Ferretti2, V. Trivellone1, L. Nuccitelli3, G. Pasquini2 1 CRA-ABP Centro di ricerca per l’Agrobiologia e la Pedologia, Via Lanciola, 12/A, I-50125 (FI) 2 CRA-PAV Centro di ricerca per la Patologia Vegetale, Via C.G. Bertero, 22, I-00156 (RM) 3 Servizio Fitosanitario della Regione Lazio, Via R. Raimondi Garibaldi, 7, I-00145 (RM) E-mail: [email protected] Dopo l’emanazione del decreto “Misure di lotta obbligatoria contro la flavescenza dorata della vite” (D.M. n. 32442 del 31/05/2000), le nuove segnalazioni della malattia (FD, 16SrV, sottogruppi C e D) nell’Italia centrale (Credi et al., 2002; Bertaccini et al., 2003; Natalini et al., 2005) e del suo vettore specifico Scaphoideus titanus Ball (Cicadellidae Deltocephalinae) in regioni del centro-sud Italia (Lucchi et al., 2000; Viggiani, 2002 e 2004; Santinelli et al., 2003; Braccini et al., 2005) hanno dato concretezza all’esigenza di realizzare, anche nei diversi comprensori viticoli dell’Italia centro-meridionale, idonei programmi di monitoraggio, diagnosi e determinazione delle fitoplasmosi e dei cicadellidi deltocefalini. Tale attività è stata espletata, a partire dal 2004, anche nel Lazio in collaborazione con il Servizio Fitosanitario Regionale. A tal fine, sopralluoghi periodici e campionamenti sia di materiale vegetale che di insetti sono stati condotti da luglio a settembre in una quindicina di aree viticole delle province di Viterbo, Roma, Latina e Frosinone. I rilievi sulla auchenorrincofauna sono stati effettuati prevalentemente per mezzo di trappole cromotattiche gialle, di solito distribuite in numero di tre per vigneto campione e mantenute esposte per due-tre turni di 20 giorni ciascuno. Le analisi molecolari condotte su campioni di viti sintomatiche ai giallumi, prelevati nei diversi vigneti presi in esame, hanno fornito nella maggior parte dei casi risultati positivi alla presenza di fitoplasmi, evidenziando tuttavia sempre e solo il fitoplasma agente di legno nero (LN, Stolbur, sottogruppo 16SrXII-A) (Pasquini et al., 2007). Per quanto riguarda S. titanus, la specie nel Lazio è stata intercettata per la prima volta nel 2005 attraverso un unico esemplare maschio catturato con trappola cromotattica in un’azienda ubicata nel comune di Cori (LT). La presenza del vettore nel territorio regionale è stata confermata negli anni successivi sia nella stessa azienda che in altre due ubicate ad Anagni (FR) e a Olevano Romano (RM). Mentre a Cori 304 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi e ad Anagni sono state osservate popolazioni del cicadellide di scarsa consistenza, in impianti di oltre 30 anni dell’azienda di Olevano Romano, costituiti da ‘Cesanese d’Affile’ e da ‘Malvasia’, si sono riscontrate da luglio a settembre popolazioni di S. titanus particolarmente abbondanti. In questi vigneti su entrambe le varietà non sono stati osservati sintomi di giallumi e le analisi molecolari, condotte su campioni prelevati in modo random, hanno portato a escludere la presenza di fitoplasmosi. Nei vigneti delle aziende di Cori e Anagni è stato invece possibile rilevare piante sintomatiche, risultate all’analisi molecolare affette da LN. Gli adulti di S. titanus catturati sono stati analizzati molecolarmente mediante estrazione del DNA totale da singoli individui secondo la procedura di Marzachì et al. (1998), con le modifiche dettagliate in Trivellone et al. (2005). L’amplificazione del gene 16S è stata effettuata adottando il protocollo di Pasquini et al. (2001). Tutti gli esemplari del cicadellide analizzati sono risultati negativi alla presenza sia dei fitoplasmi agenti di FD che di LN. Sulla scorta di quanto emerso in Toscana (Braccini et al., 2005), Campania (Danise et al., 2005), Basilicata (Castoro et al., 2006) e Abruzzo (Di Giovanni et al., 2008), è verosimile che anche nel Lazio la specie abbia una diffusione assai più ampia di quella finora evidenziata e che la sua reale distribuzione possa essere meglio definita con l’estendersi e l’intensificarsi del monitoraggio. Le caratteristiche degli ambienti viticoli, e in particolare l’età degli impianti interessati dalla presenza di S. titanus a Cori e Olevano Romano, lasciano supporre che il cicadellide sia presente nel Lazio da svariati anni. Per quanto riguarda la sua introduzione nella regione, si ritiene, in accordo con molti altri Autori, che sia avvenuta e possa continuare a verificarsi per cause antropiche soprattutto attraverso la commercializzazione di materiale vivaistico di propagazione della vite infestato da uova. La presenza del vettore di FD, pur in presunta assenza della malattia, deve essere considerato, senza allarmismi, un importante fattore di rischio e deve condurre, attraverso la cooperazione dei viticoltori, alla realizzazione di un capillare monitoraggio territoriale delle fitoplasmosi e delle popolazioni di S. titanus. Quest’ultime dovranno essere oggetto di adeguate e specifiche misure di controllo che, per rimanere aderenti a criteri di protezione fitosanitaria integrata ed eco-compatibile, sarà necessario differenziare opportunamente in funzione delle densità di popolazione del cicadellide e del contesto produttivo: vivai, campi di piante madri, vigneti commerciali. Parole chiave: Flavescenza dorata, Cicadellidae, Vettori, Italia centrale. 305 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Occurrence of Scaphoideus titanus in Latium region After the decree of the Italian Ministry of Agriculture “Measures of mandatory control of the grapevine flavescence dorée” (D.M. n. 32442 of 31/05/2000), the new identification of this disease (FD, 16SrV, sub-groups C e D) in central Italy (Credi et al., 2002; Bertaccini et al., 2003; Natalini et al., 2005) and of its specific vector Scaphoideus titanus Ball (Cicadellidae Deltocephalinae) in regions of central and southern Italy (Lucchi et al., 2000; Viggiani 2002 and 2004; Santinelli et al., 2003; Braccini et al., 2005) pushed to achieve, in the different vine growing areas of these regions, suitable survey programs for the identification of phytoplasmas and leafhoppers. From 2004, a specific monitoring activity in collaboration with the Regional Phytosanitary Service was carried out also in Latium region. Periodic field inspections and samplings were performed from July to September in about 15 vine growing areas of the provinces of Viterbo, Rome, Latina and Frosinone. Insect monitoring was mainly conducted by yellow sticky traps, usually spread in number of three per vineyard and exposed in two-three shifts of 20 days each. Molecular analysis, performed on yellow symptomatic vines of the observed vineyards, gave in a high percentage positive results to phytoplasma presence, showing only the phytoplasma associated to bois noir (BN, Stolbur, sub-group 16SrXII-A). S. titanus (one male) was found for the first time in 2005 in an estate of Cori (LT). The presence of the leafhopper in this region was confirmed in subsequent years in the same and in other two sites, Anagni (FR) and Olevano Romano (RM). At Cori and Anagni farms, the cicadellid population density appeared very low, while at Olevano Romano farm, in ‘Cesanese d’Affile’ and ‘Malvasia’ vineyards (over thirty yeas old), a large number of S. titanus adults was collected in summer period. In these vineyards, yellow symptoms were not observed and molecular analysis, performed on random samples, gave negative results. BN presence was instead confirmed in symptomatic vines of Cori and Anagni fields. The captured insects were analyzed by molecular analysis, after the extraction from each specimen of the total DNA following the protocol described by Marzachì et al. (1998), with some modifications reported by Trivellone et al. (2005). The 16S gene amplification was obtained following the procedure reported in Pasquini et al. (2001). All analyzed S. titanus specimens resulted negative to FD and BN. Survey results obtained in Tuscany (Braccini et al., 2005), Campania (Danise et al., 2005), Basilicata (Castoro et al., 2006) and Abruzzo (Di Giovanni et al., 2008) suggest that S. titanus has, also in Latium, a larger diffusion than that one registered until now. Improving the monitoring will certainly allow a better definition of the cicadellid spreading. The age of the S. titanus infested vineyards at Cori and Olevano Romano leads to hypothesize that the leafhopper is present in Latium from several 306 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi years. According to many other Authors, we believe that the introduction of the species in this region is due to anthropic factors mainly related to the vine propagation materials infested by S. titanus eggs. The presence in Latium of the FD vector must be considered, without any undue alarm, an important risk factor and it must lead, through the cooperation of growers, to the implementation of a capillary territorial monitoring. Specific and suitable measures of integrated control of S. titanus population need to protect propagation materials and grape productions. Key words: Flavescence dorée, Cicadellidae, Vectors, Central Italy. Lavori citati/References Bertaccini A., S. Botti, A. Tonola, C. Milano, P. Braccini, A. Sfalanga, 2003. Identificazione di fitoplasmi di flavescenza dorata in un vigneto della Toscana. L’Informatore Agrario, 59 (21), 65-67. Braccini P., A. Paoli, G. Vettori, 2005. Attività svolta e programmata di monitoraggio dei giallumi e dei loro vettori in Toscana. In: A. Bertaccini, P. Braccini (a cura di), Flavescenza dorata e altri giallumi della vite in Toscana e in Italia. Quaderno ARSIA, 3/2005, 39-43. Castoro V., B. Mattatelli, V. Fornarelli, C. Marcone, A. Tranfaglia, I. Camele, R. Spicciarelli, 2006. Scafoideo e flavescenza dorata su vite in Basilicata. L’Informatore Agrario, 62 (46), 73-75. Credi R., F. Terlizzi, G. Stimilli, S. Nardi, R. Lagnese, 2002. Flavescenza dorata della vite nelle Marche. L’Informatore Agrario, 58 (22), 61-63. Danise B., R. Griffo, G. esapane, G. Scognamiglio, F. Tropiano, 2005. Presenza massiccia di scafoideo in Campania. L’Informatore Agrario, 61 (11), 73-75. Di Giovanni R., D. D’Ascenzo, AM. Di Cioccio, D. Di Loreto, N. Mori, 2008. Attenzione in Abruzzo ai giallumi della vite. L’Informatore Agrario, 64 (13), 55-56. Lucchi A., F. Cosci, V. Mazzoni, L. Santini, 2000. Preoccupante diffusione di Scaphoideus titanus Ball (Homoptera Cicadellidae) in vigneti della Liguria meridionale e della Toscana litoranea. Petria, 10, 183-185. Marzachì C., F. Veratti, D. Bosco, 1998. Direct PCR detection in phytoplasmas in experimentally infected insects. Annals Applied Biology, 133, 45-54. Natalini G., C. Santinelli, C. Porcacchia, 2005. Bilancio fitosanitario 2004. Umbria. L’Informatore Agrario, 61 (15), 49. 307 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Pasquini G., E. Angelini, R. Benedetti, A. Bertaccini, L. Bertotto, PA. Bianco, F. Faggioli, M. Martini, C. Marzachì, M. Barba, 2001. Armonizzazione della diagnosi della Flavescenza dorata della vite (FD): risultati di una prova comparativa. In: Atti Progetto POM A32 (vol II), Norme fitosanitarie e commercializzazione delle produzioni vivaistiche. Locorotondo (BA-Italy), 4-7 dicembre 2001, 921-940. Pasquini G., L. Ferretti, M. Barba, 2007. Diffusione del Legno nero della vite nel Lazio e caratterizzazione molecolare dell’agente eziologico. Informatore Fitopatologico, 57 (4), 42-47. Santinelli C., M. Santoni, P. Braccini, S. Botti, A. Bertaccini, 2003. Trovato in Umbria Scaphoideus titanus, vettore della flavescenza dorata. L’Informatore Agrario, 59 (15), 81-84. Trivellone V., F. Pinzauti, B. Bagnoli, 2005. Reptalus quinquecostatus (Dufour) (Auchenorryncha Cixiidae) as a possible vector of stobur-phytoplasma in a vineyard in Tuscany. Redia, 88, 103-108. Viggiani G., 2002. Il vettore della Flavescenza dorata trovato in Basilicata. L’Informatore Agrario, 58 (36), 59. Viggiani G., 2004. Il vettore della Flavescenza dorata anche in Campania. L’Informatore Agrario, 60 (18), 98. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 308 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi MONITORAGGIO DI AUCHENORRINCHI POTENZIALI VETTORI DI FITOPLASMI IN VIGNETI DEL NORD-EST ITALIA V. Forte, E. Angelini, E. Patriarca, G. Perini, M. Borgo CRA-VIT Centro di Ricerca per la Viticoltura Viale XXVIII Aprile 26, I-31015 Conegliano (TV) E-mail: [email protected] Le malattie da giallumi (GY) che affliggono la viticoltura europea stentano ancora oggi a trovare una soluzione che porti a ridurre i rischi delle epidemie. Particolarmente dannosi sono la Flavescenza dorata (FD) ed il Legno nero (LN), causati rispettivamente da fitoplasmi del gruppo tassonomico 16SrV e 16SrXII. La diffusione di queste malattie è strettamente legata alla presenza di due specifici vettori, Scaphoideus titanus Ball e Hyalesthes obsoletus Signoret, che trasmettono rispettivamente FD e LN. Altri auchenorrinchi vengono comunemente indicati come potenziali vettori. Lo scopo del presente studio è stato di censire le cicaline all’interno di vigneti e ai bordi di essi nell’Italia nord-orientale. La ricerca ha avuto durata di 4 anni, dal 2004 al 2007, ed è stata effettuata monitorando 22 vigneti colpiti da GY e 5 barbatellai. La cattura degli insetti è stata eseguita tramite l’utilizzo del retino entomologico e di trappole cromotropiche, installate all’interno dei filari e sulle siepi poste ai margini della zona vitata. Alcuni degli insetti raccolti sono stati sottoposti a diagnosi biomolecolari per la ricerca di eventuali fitoplasmi. Sono state determinate 64 specie (eccetto quelle appartenenti alla sottofamiglia Typhlocibinae), ascrivibili a 9 famiglie di auchenorrinchi. In totale sono state catturate circa 10.000 cicaline; in particolare sono stati trovati 404 S. titanus e 903 H. obsoletus, presenti in tutti i vigneti monitorati. Il confronto tra i due metodi di cattura utilizzati mostra che il 70% degli esemplari è stato catturato con le trappole, mentre non rivela sostanziali differenze nel numero delle specie raccolte. Per quanto riguarda la zona di raccolta, il 28% delle specie è stato ritrovato esclusivamente all’interno dei vigneti e il 38% ai bordi di essi, mentre il restante 34% è stato catturato in entrambi gli ambienti. All’interno degli appezzamenti di barbatellai di viti non sono mai stati catturati i due specifici vettori, mentre ai bordi di alcuni impianti è stata rilevata la presenza di H. obsoletus. Sono stati sottoposti a diagnosi biomolecolare PCR/RFLP 331 campioni, costituiti da insetti singoli o da pool di insetti della medesima specie: 11 campioni sono risultati infetti da FD, 12 da LN e un solo esemplare presentava un fitoplasma appartenente al gruppo 16SrI. 309 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi I monitoraggi effettuati nell’arco dei 4 anni hanno permesso di constatare la presenza nell’agroecosistema vigneto di un alto numero di specie e di individui di auchenorrinchi, più o meno legati alla vite. Inoltre il ritrovamento di alcune specie, potenziali vettrici di fitoplasmi, induce a sviluppare in futuro ricerche sul loro ruolo nella trasmissione delle fitoplasmosi della vite. La presenza di insetti vettori accertati e potenziali ai margini dei barbatellai impone di mantenere alta l’attenzione su questi ambienti-chiave per la produzione di materiale viticolo esente da malattie. Infine i risultati delle analisi finora effettuate rilevano la presenza, oltre che dei due vettori noti, anche di altri insetti infetti dai fitoplasmi di FD e LN, sui quali appare utile indagare con ulteriori approfonditi studi: Dictyophara europaea (Linnaeus) e Reptalus sp. Emeljanov. Parole chiave: Cicaline. Survey on Auchenorryncha potential phytoplasma vectors in north-eastern Italy Grapevine yellow (GY) diseases have been afflicting European viticulture since many years. Effective strategies, able to reduce the risks of epidemics, are still difficult to find out. Flavescence dorée (FD) and Bois noir (BN) are the most dangerous. They are associated with phytoplasmas belonging to 16SrV e 16SrXII phylogenetic groups, respectively. Spreading of the two yellows is strictly related to the presence of their respective vectors, Scaphoideus titanus Ball and Hyalesthes obsoletus Signoret. However other Auchenorryncha are often pointed out as potential vectors. The aim of this work was to list and check leafhoppers and planthoppers present in the vineyard and at the border in north-eastern Italy. The 4-year survey (2004-2007) was carried out in 22 GY-infected vineyards and 5 nurseries. Insects were caught by sweep net and yellow sticky traps, exposed in vineyard and the borders. Some of the collected insects were analysed with molecular methods for the identification of phytoplasmas. Except species belonging to subfamily Typhlocibinae, 64 species were identified, belonging to 9 Auchenorryncha families. Approximately 10000 leafhoppers and planthoppers were caught. In particular, 404 specimens of S. titanus and 903 H. obsoletus, present in all the surveyed vineyards. The comparison between the two capture techniques showed that 70% specimens were caught by traps; however the same species were captured with both methods. Differences were noticed between the two ecosystems, vineyard and underbrush: approximately one third (28%) of the species was collected exclusively inside the vineyard, one third (38%) only at the border, one third (34%) in both ecosystems. The know vectors were never captured 310 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi inside the nursery plantations, though at the borders of some nurseries H. obsoletus was sporadically found. A total of 331 individual insects or samples formed by several individuals of the same species were analysed by PCR/RFLP assay. Eleven samples were infected by FD phytoplasmas, 12 by BN phytoplasmas and one by phytoplasmas belonging to the 16SrI group. The 4-year survey showed that many Auchennorryncha species and specimens are present in vineyard and its surrounding. The finding of several potential vectors of phytoplasmas lead the development of future studies focused on their role on phytoplasma transmission. Moreover, the presence of known and potential vectors at the borders of the nurseries impels to take particular care to the plantations, which play a fundamental role for the obtainment of disease-free grapevine material. Last but not least, in this work insect species other than the two known vectors were found to be infected with FD and BN: Dictyophara europaea (Linnaeus) e Reptalus sp. Emeljanov. Further studies will be useful to clear their role, if any, in the transmission of GY phytoplasmas to grapevine. Key words: Leafhopper, Planthopper. 311 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi INFEZIONE NATURALE DA FITOPLASMI IN HYALESTHES OBSOLETUS, EUSCELIS LINEOLATUS, NEOALITURUS FENESTRATUS E PSAMMOTETTIX SPP. IN AGROECOSISTEMI VIGNETO DELLA REGIONE MARCHE L. Landi1, P. Riolo1, S. Nardi2, N. Isidoro1 Dip. SAPROV, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche I-60131 (AN) 2 Servizio Fitosanitario Regionale - ASSAM, Via Alpi 21, I-60131 (AN) 1 E-mail: [email protected] I giallumi della vite causati da fitoplasmi, sono in molte regioni d’Italia, un grave problema fitosanitario. Questo complesso di malattie, in particolare Flavescenza Dorata (FD) e Legno Nero (LN), può causare gravi danni economici alla produzione vitivinicola. Nelle Marche fino ad oggi sono stati riscontrati due “focolai” di FD, mentre diffusa ed in continuo incremento è la presenza di LN in vari comprensori viticoli (Romanazzi et al., 2007). In alcuni vigneti affetti da LN, indagini precedenti, hanno rilevato la sporadica presenza del cixiide Hyalesthes obsoletus Signoret (vettore naturale del LN) e la contemporanea presenza, in numero elevato, di alcune specie di Auchenorrinchi note od oggetto di indagine come vettori di fitoplasmi (Riolo et al., 2007). L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di approfondire le conoscenze relative all’infezione naturale da fitoplasmi in popolazioni di H. obsoletus, Euscelis lineolatus Brullé, Neoaliturus fenestratus (Herrich-Schäffer) e Psammotettix spp. (Homoptera, Auchenorrhyncha) presenti negli agroecosistemi vigneto della regione Marche. L’indagine è stata condotta nell’anno 2007, da maggio a settembre, in quattro agroecosistemi affetti da LN, campionando con retino entomologico gli esemplari adulti presenti sulla vegetazione erbacea del vigneto. L’infezione naturale da fitoplasmi è stata analizzata su un totale di 642 esemplari, di cui 343 E. lineolatus, 122 H. obsoletus, 96 N. fenestratus ed 81 Psammotettix spp. (principalmente P. alienus). Il DNA estratto da ogni singolo individuo è stato sottoposto ad indagine PCR con i primers universali P1/P7 (Deng e Hiruki, 1991) specifici per la sequenza ribosomica 16S dei fitoplasmi. Di seguito è stata effettuata un’indagine nested PCR gruppo specifica (Lee et al., 1993) per individuare i fitoplasmi associati allo Stolbur (LN o sottogruppo 16SrXII-A), al Giallume dell’olmo (Elm yellows o gruppo 16SrV), al Giallume dell’astro (Aster yellows o gruppo 16SrI), ed all’X-disease (gruppo 16SrIII). 312 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi L’analisi PCR-RFLP ha individuato la presenza dei fitoplasmi appartenenti ai sottogruppi: 16SrI-B (Giallume dell’astro), 16SrI-C (Fillodia del trifoglio) e 16SrXII-A in E. lineolatus; di 16SrI-B in Psammotettix spp.; di 16SrI-B o 16SrI-C, in relazione all’agroecosistema, in N. fenestratus. H. obsoletus è risultato positivo al solo sottogruppo 16SrXII-A. In nessun caso sono stati trovati fitoplasmi appartenenti ai gruppi tassonomici 16SrIII e 16SrV. La percentuale di infezione è variata, in relazione alla località, dal 9,9% al 29,2% per E. lineolatus, dal 10,6% al 37,2% per H. obsoletus, dal 4,8% all’11,1% per Psammotettix spp. mentre è stata del 13% per N. fenestratus. La sporadica presenza di H. obsoletus in alcuni agroecosistemi affetti da fitoplasmosi e la contemporanea presenza (in numero elevato) di E. lineolatus, infetto dal fitoplasma del LN, potrebbe suggerire l’ipotesi che questa specie possa essere coinvolta nella diffusione della malattia. Inoltre la presenza di Auchenorrinchi infetti da fitoplasmi 16SrI-C e/o 16SrI-B mostra come questi due gruppi di procarioti siano diffusi nell’agroecosistema vigneto. Infine, l’indagine pur evidenziando un diverso rapporto insetto-fitoplasma, osservabile tra le specie di Auchenorinchi, mostra il ruolo fondamentale che riveste l’agroecosistema vigneto nella diffusione delle malattie causate da giallumi. Parole chiave: Agroecosistema vigneto, Auchenorrinchi, Fitoplasmi, Vettori, Infezione naturale. Natural phytoplasma infection of Hyalesthes obsoletus, Euscelis lineolatus, Neoaliturus fenestratus and Psammotettix spp. in vineyard ecosystems of the Marche Region (central-eastern Italy) Grapevine yellows associated with phytoplasmas are severe diseases that constitute a serious phytosanitary problem in several Italian regions. In particular, Flavescence Dorée (FD) and Bois Noir (BN) can cause severe economic damage to grapevine production. At the moment, only two “foci” of infection of FD have been detected in the Marche Region, while BN is being spread and is on the increase in different vine growing areas (Romanazzi et al., 2007). Previous investigations have shown the sporadic presence of the cixiid planthopper Hyalesthes obsoletus Signoret (BN natural vector) in some vineyards affected by BN, with the concomitant presence of other Auchenorrhyncha species known to be or under investigation as phytoplasma vectors (Riolo et al., 2007). Here, we report on the natural phytoplasma infection of H. obsoletus, Euscelis lineolatus Brullé, Neoaliturus fenestratus (Herrich-Schäffer) and Psammotettix spp. (Homoptera, Auchenorrhyncha) in vineyard ecosystems of the Marche Region. The study was carried out from May to September, 2007, in four vineyards where BN was known to occur. Adults were sampled using a sweep net on the 313 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi herbaceous plants. A total of 642 specimens were collected and analyzed, which included 343 E. lineolatus, 122 H. obsoletus, 96 N. fenestratus and 81 Psammotettix spp. (mainly P. alienus). Natural phytoplasma infection was detected in individual insects by PCR using the P1/P7 universal primers (Deng and Hiruki, 1991) specific for the phytoplasma 16Sr ribosomal sequence. Nested PCR procedures were used with different sets of primers (Lee et al., 1993) specific for phytoplasmas associated with Stolbur (BN or 16SrXII-A subgroup), with Elm yellows (16SrV group), with Aster yellows (16SrI group) and with X-disease (16SrIII group). PCR-RFLP analysis detected the subgroups: 16SrI-B (Aster yellow), 16SrIC (Clover phyllody) and 16SrXII-A in E. lineolatus; 16SrI-B in Psammotettix spp. and 16SrI-B or 16SrI-C, according to the vineyard ecosystem, in N. fenestratus. H. obsoletus harboured only the 16SrXII-A subgroup. No X-disease and FD phytoplasma were detected in any of the analyzed insect specimens. The infection level detected, according to the vineyard ecosystems, varied in E. lineolatus from 9.9% to 29.2%, in H. obsoletus from 10.6% to 37.2%, and in Psammotettix spp. from 4.8% to 11.1%; N. fenestratus showed 13% infection. The sporadic presence of H. obsoletus in some ecosystems, with the concomitant presence (in a large number) of E. lineolatus, infected by BN phytoplasma, would suggest that this species could be involved in the disease spreading. Moreover the presence of Auchenorrhyncha infected with 16SrI-C e/o 16SrI-B phytoplasmas shows that these two groups of prokaryotes are widespread in the vineyard ecosystems. Finally, the investigation also highlights different relationships between insect-phytoplasma among the Auchenorrhyncha species, and it shows the fundamental role of the vineyard ecosystem for the diffusion of the yellow diseases. Key words: Vineyard ecosystems, Auchenorrhyncha, Phytoplasmas, Vectors, Natural infection. 314 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Deng S., C. Hiruki, 1991. Genetic relatedness between two non - culturable mycoplasmlike organisms revealed by nucleic acid hybridisation and polymerase chain reaction. Phytopathology, 81, 1475-1479. Lee IM., DE. Gundersen , RW. Hammond , RE. Devis , 1994. Use of mycoplasmalike organism (MLO) group specific oligonucleotide primers for nested-PCR assays to detect mixed-MLO infections a single host plant. Phytopathology, 84, 559-566. Riolo P., N. Isidoro, L. Nicoletti, F. Riga, R. Lagnese, S. Nardi, 2007. Cicaline dell’agroecosistema vigneto: risultati di un quadriennio di indagini nelle Marche. Italus Hortus, 14, 213-217. Romanazzi G., S. Murolo, F. Terlizzi, S. Talevi, G. Stimilli, V. Savino, 2007. Fitoplasmi associati ai giallumi della vite nelle Marche. Informatore Fitopatologico, 57 (4), 48-50. 315 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Valutazione della convenienza economica A sostituire le viti con sintomi di giallumi F. Pavan1, S. Bressan2, P. Mutton2 Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università di Udine, Via delle Scienze 208, I-33100 (UD) 2 Provincia di Pordenone, largo San Giorgio 12, I-33170 (PN) 1 E-mail: [email protected] I Giallumi della vite, flavescenza dorata (FD) e Legno nero (BN), possono causare gravi perdite di produzione. Il decorso delle due malattie può comportare il risanamento o la morte delle viti colpite. Per FD, in aree viticole del nord Italia, il primo comportamento è stato osservato su Prosecco, mentre il secondo su Garganega e Perera (Posenato et al., 1996; Pavan et al., 1997). In molti vitigni il risanamento è prevalente, anche se una percentuale non trascurabile di viti può morire. Di fronte ad una vite sintomatica il viticoltore può fare due scelte: sostituirla o mantenerla (Girolami, 2000; Osler et al., 2002). La decisione dell’agricoltore deve essere guidata da criteri economici. La sostituzione comporta sia costi diretti (estirpo e reimpianto) sia indiretti (mancate produzioni durante la fase di allevamento). Il mantenimento della vite infetta può comportare perdite di produzione se negli anni successivi presenta ancora sintomi o addirittura muore. La sostituzione di una vite che muore in anni successivi alla prima manifestazione dei sintomi rappresenta un danno economico, in quanto il raggiungimento della piena produzione da parte del reimpianto viene ritardato. Nel caso di FD fra i costi del mantenimento di una vite ammalata deve anche essere considerato che essa costituisce una sorgente del fitoplasma. La convenienza a sostituire una vite sintomatica è influenzata soprattutto dalla sensibilità varietale (perdite di produzione e incidenza della mortalità negli anni successivi) e dalla durata residua del vigneto. In Friuli Venezia Giulia l’evoluzione della malattia in viti di cultivar Chardonnay e Merlot affette da BN rende economicamente non conveniente la sostituzione delle viti infette, anche ipotizzando una durata residua del vigneto di 20 anni. Parole chiave: Vite, Giallumi, Perdite economiche, Risanamento, Reimpianto. 316 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Evaluation of advantage to replace grapevines affected by Grape Yellows Grape Yellows, Flavescence dorée (FD) and Bois noir (BN), can cause heavy yield losses. The course of the two diseases can bring to the recovery or death of the affected grapevines. For FD in grape-growing areas of North Italy the first course was observed in cv Prosecco, whereas the second one in cvv Garganega and Perera (Posenato et al., 1996; Pavan et al., 1997). In many cultivars the recovery is prevalent, even if a significant percentage of grapevines can die. When a farmer founds a symptomatic grapevine, he has to choose between two alternatives: replace or maintain the plant (Girolami, 2000; Osler et al., 2002). The farmer choice has to be guided by economic criteria. The replacement of affected grapevines involves costs both direct (removing of affected grapevines and their replacement with new grapevines) and indirect (missed yields in the first years of grapevine rearing). The maintenance of symptomatic grapevines involves yield losses, if in the following years the grapevines continue to have symptoms or even die. The replacement of dead grapevines in the years following to appearance of the disease implies an economic damage because the new grapevines delay the reaching of the full production. For FD a further economic damage has to be ascribed to the symptomatic grapevines because they are a source of phytoplasma for healthy ones. The advantage to replace a symptomatic grapevine was mostly influenced by cultivar sensitivity (yield losses and mortality incidence in the following years) and by the residual productive life of the vineyard. In Friuli Venezia Giulia region the replacement of Chardonnay and Merlot grapevines affected by BN was not profitable also considering a residual lasting of 20 years. Key words: Grapevines, Grape Yellows, Yield loss, Recovery, Replanting. 317 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Girolami V., 2000. Vettori e problemi aperti sui giallumi della vite. In: Petria, 10, 167-170. Osler R., C. Zucchetto, L. Carraro, C. Frausin, N. Mori, F. Pavan, G. Vettorello, V. Girolami, 2002. Trasmissione di flavescenza dorata e legno nero e comportamento delle viti infette. L’Informatore Agrario, 58 (19) 61-65. Pavan F., L. Carraro, G. Vettorello, E. Pavanetto, V. Girolami, R. Osler, 1997. Flavescenza dorata nei vigneti delle colline trevigiane. L’Informatore Agrario, 53 (10) 73-78. Posenato G., R. Consolaro, N. Mori, V. Girolami, 1996. La flavescenza dorata nell’area del Soave. L’Informatore Agrario, 52 (20) 61-65. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 318 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi PROVE DI RISANAMENTO, TRAMITE TERMOTERAPIA, DI TALEE DI VITI AFFETTE DA GIALLUMI: RISULTATI PRELIMINARI A. Zorloni, P. Casati, G. Durante, PA. Bianco, G. Belli Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) E-mail: [email protected] La termoterapia in acqua è considerata un metodo efficace per l’eradicazione di microrganismi patogeni (in particolare fitoplasmi) da materiale vegetale. Diversi lavori sono stati svolti in anni passati al fine di verificare l’efficacia di questa tecnica per risanare materiale viticolo infetto da fitoplasmi agenti di Flavescenza dorata (FD) e Legno nero (LN). Risultati incoraggianti sono stati ottenuti per il risanamento da FD (Caudwell et al., 1990; Bianco et al., 2000; Mannini e Marzachì, 2007), mentre notevoli perplessità sono sorte in seguito alle prove eseguite nei confronti di LN (Frausin et al., 1999; Tassart-Subirats et al., 2003). Il seguente lavoro riporta i risultati di prove di risanamento tramite termoterapia effettuate su materiale viticolo affetto prevalentemente da LN, appartenente alle varietà Chardonnay e Barbera, prelevato durante l’inverno 2005-2006 in vigneti di Franciacorta e Oltrepò pavese. Il legno raccolto è stato conservato a +4°C fino all’esecuzione della prova, avvenuta ad aprile del 2006. I tralci, suddivisi in talee di 3-4 gemme e raccolti in fascine omogenee, sono stati sottoposti ad un pre-adattamento in acqua a +22 °C per un’ora, quindi al trattamento vero e proprio. Sono state provate quattro tesi di trattamento differenti per temperatura e tempo di esposizione, ovvero: tesi A, 45 °C per 3 ore; tesi C, 50 °C per 45 minuti; tesi D, 52 °C per 45 minuti; tesi E, 52 °C per 30 minuti. Nella prova è stato inoltre inserito un testimone non trattato (tesi NT), costituito da tralci prelevati dalle stesse viti malate, non sottoposti a trattamento termico. La percentuale di sopravvivenza del materiale trattato è diminuita con l’aumentare della temperatura: 61% per il materiale trattato a 45 °C (tesi A); 46% per il materiale trattato a 50 °C (tesi C); 31% per quello trattato a 52 °C per mezz’ora (tesi E); 22% per quello trattato a 52 °C per 45 minuti (tesi D). In tutto sono state ottenute 275 viti, mantenute in osservazione all’interno di una screen-house: 88 sono state ottenute da talee sottoposte alla tesi A; 67 da talee sottoposte alla tesi C; 30 alla tesi D; 41 alla tesi E; 49 da talee non trattate. Le piante sono state sottoposte a periodici controlli basati su osservazioni visive, al fine di accertare l’assenza di sintomi di giallume. Sulle medesime piante sono tuttora in corso analisi di laboratorio (PCR e Real-time PCR). Le osservazioni 319 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi visive eseguite a ottobre 2007, hanno rilevato quanto segue: tesi A: 78 piante su 88 (pari all’89%) non presentavano sintomi di giallume; tesi C, 61 su 67 (91%); tesi D, 27 su 30 (90%); tesi E, 38 su 41 (93%). Per quanto riguarda le 49 viti non sottoposte a trattamento termico, 27 di esse (pari al 55%) non manifestavano sintomi, e 22 (45%) presentavano accartocciamenti della lamina fogliare, ingiallimenti (Chardonnay) ed arrossamenti (Barbera). Esiti preliminari delle analisi di laboratorio eseguite su alcune delle viti termotrattate, escludono la presenza di fitoplasmi appartenenti al gruppo tassonomico 16SrXII-A. I risultati fin qui ottenuti, inducono a ritenere che i trattamenti eseguiti a temperature più elevate (52 e 50 °C) siano quelli più efficaci, con percentuali di risanamento superiori al 90%, sebbene la vitalità del materiale viticolo sottoposto a tali temperature per tempi prolungati venga in alcuni casi compromessa. Parole chiave: Termoterapia, Giallumi della vite, PCR, Real-time PCR. Hot water treatment on Grapevine Yellows affected plants: preliminary results Hot water treatment (HWT) has been proposed as an efficient method to eradicate pathogenic microrganisms from woody plant material. Some works were conducted in order to verify HWT efficacy on phytoplasma-infected vine material. Encouraging results were obtained for Flavescence dorèe (Caudwell et al., 1990; Bianco et al., 2000; Mannini e Marzachì, 2007), while results for Bois noir were uncertain (Frausin et al., 1999; Tassart-Subirats et al., 2003). The present work reports the results of HWTs conducted on lignified canes collected during winter 2005-2006 from mostly BN infected Chardonnay and Barbera, in Franciacorta and Oltrepò pavese vineyards. Cuttings, maintained in refrigerated cells (+4 °C) till April 2006, were firstly pre-treated for 1 hour in +22 °C water before being treated. Different HWT conditions (temperatures and durations) were checked: 3 hours at +45 °C (thesis A); 45 minutes at +50 °C (thesis C); 45 minutes at +52 °C (thesis D); 30 minutes at +52 °C (thesis E). Cuttings from the same infected vines, but not HW treated, were included in the experiments as untreated controls (thesis NT). Percentage of vitality of treated cuttings was higher with lower temperature conditions: 61% for canes treated at +45 °C (thesis A); 46% for canes treated at +50 °C (thesis C); 31% for canes treated at +52 °C for 30 minutes (thesis E); 22% for canes treated at +52 °C for 45 minutes (thesis D). Totally, 275 rooted cuttings were obtained: 88 from thesis A; 67 from thesis C; 30 from thesis D; 41 from thesis E; 49 from not treated material. All the plants were maintained in screen-house and periodically observed in order to verify the absence of Grapevine Yellows (GY) symptoms. Molecular analysis 320 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi (PCR, Real-time PCR) on samples collected from the same plants are in progress. Visual screening conducted in October 2007 revealed no GY symptoms on 89% of the vines of the thesis A; 91% in the thesis C; 90% thesis D; 93% thesis E. 45% of untreated plants showed rolling and yellowing (Chardonnay) or reddening (Barbera) of the leaves, while 55% of them were symptomless. Molecular tests conducted up to now on samples collected from some treated plants, exclude the presence of 16SrXIIA phytoplasmas. Results obtained in these experiments suggest that higher temperature HWTs (50-52°C) are the most efficient, with over 90% health plants, but severe damage can occur to the treated material. Key words: HWT , Grapevine Yellows, PCR, Real-time PCR. Lavori citati/References Bianco PA., A. Fortusini, G. Scattini, P. Casati, S. Carraro, GC. Torresin, 2000. Prove di risanamento di materiale viticolo affetto da Flavescenza dorata mediante termoterapia. Informatore fitopatologico 50 (4), 43-49. Caudwell A., J. Larne, C. Valat, S. Grenan, 1990. Les traitements à l’eau chaude des bois de vigne atteints de Flavescence dorèe. Progrès Agricole et Viticole 107, 281-286. Frausin C., A. Gregoris, F. Anaclerio, 1999. Verifica di pratica utilizzazione della tecnica di termoterapia in acqua calda per il risanamento di talee di vite affette da giallume (GY). Atti Convegno “Flavescenza dorata e legno nero della vite in Friuli-Venezia Giulia”, Gorizia, 5/11/99; 85-90. Mannini F., C. Marzachì, 2007. Termoterapia in acqua contro i fitoplasmi della vite. L’Informatore Agrario, 63 (24) 62-65. Tassart-Subirats V., D. Clair, S. Grenan, E. Boudon-Padieu, J. Larrue, 2003. Hot water treatment: curing efficiency for phytoplasma infection and effect on plant multiplication material. Extended abstracts 14th ICVG Conference, Locorotondo (Bari), 12-17th September 2003: 69-70. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 321 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Altre fitoplasmosi Coordinatore: Assunta Bertaccini S. Murolo, L. Biagiarelli, G. Romanazzi Caratterizzazione molecolare di ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ in bonsai di olmo infetti da giallumi R. d’Amelio, D. Bosco, G. Berta, G. d’Agostino, E. Gamalero, N. Massa, C. Marzachì Effetto di elicitori biotici ed abiotici di resistenza su margherite infette da giallume del crisantemo E. Mazzoni, A.Gentili, M. Romanini, C. Delvago, V. Testi, G. Pasquini Studi preliminari sul ciclo epidemiologico dello Stolbur in campi di pomodoro infetti localizzati nell’Italia settentrionale Sintesi poster: Cristina Marzachì A. Bertaccini, S. Paltrinieri, A. Benni, M.G. Bellardi Una grave malattia associata alla presenza del fitoplasma del giallume dell’astro in Grindelia robusta Nutt. M. Martini, L. Carraro, C. Marcone, M. Maixner, D. Deli, A. Myrta Caratterizzazione molecolare di fitoplasmi associati a giallume in convolvolo. V. De Luca, C. Capasso, G. Catara, M. Pastore, L. Carraro, A. Capasso, V. Carginale Identificazione dei geni di pervinca la cui espressione risulta alterata in seguito ad infezione con ‘Candidatus Phytoplasma pyri’. E. Mancini, C. Marcone, V. De Feo Indagini sul metabolismo secondario di piante di Spartium junceum affette dalla malattia degli scopazzi della ginestra. V. Vicchi, A. D’Anniballe, P. Fini, P. Grillini Epidemie del fitoplasma dello Stolbur su fragola e specie orticole in EmiliaRomagna. F. Terlizzi, A. R. Babini, D. Dradi, T. Battelli, P. Lucchi, R. Credi Ulteriori osservazioni sulla clorosi del margine fogliare della fragola. Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Caratterizzazione MOLECOLARE di ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ in bonsai di olmo infetti da giallumi S. Murolo, L. Biagiarelli, G. Romanazzi Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche, I-60131 (AN) E-mail: [email protected] Ulmus L., il genere della famiglia delle Ulmaceae più diffuso in Europa, raggruppa circa 45 specie, molte delle quali ben si adattano ad essere allevate come bonsai. Una delle più diffuse e pericolose malattie di tali specie è rappresentata dagli “scopazzi dell’olmo”, il cui agente eziologico è ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ (sottogruppo 16SrV-A) (Lee et al., 2004). Tale malattia è stata riscontrata su piante adulte di U. parvifolia, U. pumila, U. chenmoui e U. minor in alcune regioni del sud Italia (Marcone et al., 1997), in Emilia Romagna (Pisi et al., 1981), Toscana (Sfalanga et al., 2002), Lombardia (Mittempergher et al., 1990; Quaglino et al., 2005) e in Friuli Venezia Giulia, dove Macropsis mendax (Fieber) è stato riscontrato come vettore (Carraro et al., 2004). Romanazzi e Murolo (2008) hanno recentemente riportato infezioni di ‘Ca. Phytoplasma ulmi’ in piante di olmo giapponese (Zelkova serrata Spach.) con sintomi di giallume, e bonsai di U. parvifolia sono stati rinvenuti infetti dallo stesso fitoplasma nelle Marche (Murolo e Romanazzi, 2008). Scopo del lavoro è stato quello di caratterizzare, mediante tecniche di analisi molecolare, fitoplasmi da esemplari sintomatici di U. parvifolia, Ulmus sp. e Z. serrata. A partire dal giugno 2006, sono state ispezionate piante pre-bonsai e bonsai che manifestavano sintomi ascrivibili ad infezioni da fitoplasmi: arrossamento delle foglie, modesto sviluppo degli apici vegetativi, lenta crescita e rosettamento dell’intera pianta. Foglie sintomatiche di olmo sono state sottoposte all’estrazione del DNA totale mediante il kit commerciale DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germany). Il DNA è stato amplificato utilizzando i primer universali P1/P7 e successivamente in nested PCR le coppie di primer R16(I)F1/R1, R16(V)F1/R1 e R16(III)F1/R2, specifiche rispettivamente per i gruppi ribosomali 16SrI, 16SrV e 16SrIII. I campioni amplificati con i primer R16(V)F1/R1 sono stati digeriti con l’enzima di restrizione BfaI (New England BioLabs, Beverly, MA) a 37°C per tutta la notte e in parte sequenziati. Tutti i campioni sintomatici, risultati negativi quando amplificati con i primer P1/P7, hanno evidenziato un amplicone di 1050 pb quando sottoposti a nested-PCR 325 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi con i primer R16(V)F1/R1. L’analisi PCR-RFLP utilizzando l’enzima di restrizione BfaI ha consentito di ottenere, in tutti i campioni amplificati, un profilo elettroforetico paragonabile a quello di fitoplasmi appartenenti al sottogruppo 16SrV-A. Confrontando la sequenza del gene 16S rRNA, i fitoplasmi rinvenuti in piante sintomatiche di U. parvifolia, Ulmus sp. e Z. serrata sono risultati tra loro identici e molto simili (99,4% di omologia) alla sequenza dell’isolato EY-627 (AY197658), depositata in Genbank. I dati riportati in questo lavoro suggeriscono l’opportunità di ampliare il monitoraggio della malattia su olmi bonsai e verificare la presenza del fitoplasma e di eventuali vettori in piante importate. Parole chiave: Ulmus parvifolia, Zelkova serrata, PCR-RFLP, 16Sr DNA, Sequenziamento. Characterization of ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ in yellows infected bonsai elm Ulmus L. is the most prevalent genus of the Ulmaceae family in Europe, and it contains about 45 species, most of which can be trained as perfect bonsai specimens. One of the most widespread and serious diseases of the species is elm witches’ broom, which is caused by ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ (sub-group 16SrV-A) (Lee et al., 2004). This disease has been detected in mature U. parvifolia, U. pumila, U. chenmoui and U. minor in southern Italy (Marcone et al., 1997) and in several other Regions including Emilia Romagna (Pisi et al., 1981), Tuscany (Sfalanga et al., 2002), Lombardy (Mittempergher et al., 1990; Quaglino et al., 2005), and Friuli-VeneziaGiulia, where Macropsis mendax (Fieber) was found as a vector of the disease-causing phytoplasma (Carraro et al., 2004). Recently, Romanazzi and Murolo (2008) reported infections of ‘Ca. Phytoplasma ulmi’ in symptomatic Japanese elm (Zelkova serrata Spach.), as well as in U. parvifolia bonsai infected by the same phytoplasma were found in the Marche region (Murolo and Romanazzi, 2008). The aim of the present study was to use molecular tools to characterize the phytoplasma infecting U. parvifolia, Ulmus sp. and Z. serrata. From June 2006, we carried out surveys on pre-bonsai and bonsai plants that showed symptoms associated with phytoplasma: foliar reddening on one or more branches, attenuation of apical shoots, slow growth and stunting of the entire plant, and witches’ broom. Leaf samples from symptomatic plants were processed, and their total nucleic acids were extracted using the DNeasy Plant Mini Kit (Qiagen, Hilden, Germany). The DNA samples were amplified with the P1/P7 universal primer pair and the resulting products were used as templates in nested PCR. This PCR made use of the R16(I)F1/R1, R16(V)F1/R1, and R16(III)F1/R2 primer pairs, which can 326 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi amplify specific ribosomal fragments of the 16Sr groups I, V and III, respectively. The 1,100-bp PCR products obtained with R16(V)F1/R1, were digested with the restriction endonuclease BfaI (New England BioLabs, Beverly, MA, USA), overnight at 37°C, and some of them were sequenced. All of the symptomatic samples were negative with the P1/P7 universal primer pair, but gave an amplicon of 1,050 bp when analysed by nested-PCR with the R16(V)F1/R1 primers. PCR-RFLP using the restriction enzyme BfaI yielded a similar pattern to the 16SrV-A subgroup in all of the isolates analysed. The 16S rDNA sequences of phytoplasma infecting U. parvifolia, Ulmus sp. and Z. serrata were identical and showed high sequence homology with EY-627 (99.4%), as available in the Genbank database (AY197658). The data reported here highlight the need for a large-scale survey to determine the spread of this phytoplasma in bonsai elms to reveal the presence of the phytoplasma and eventual vectors in imported plants. Key words: Ulmus parvifolia, Zelkova serrata, PCR-RFLP, 16Sr DNA, Sequencing. Lavori citati/References Carraro L., F. Ferrini, P. Ermacora, N. Loi, M. Martini, R. Osler, 2004. Macropsis mendax (Fieber) as a vector of elm yellows phytoplasma of Ulmus species. Plant Pathology, 53, 90-95. Lee IM., M. Martini, C. Marcone, SF. Zhu, 2004. Classification of phytoplasma strains in the elm yellows group (16SrV) and proposal of ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ for the phytoplasma associated with elm yellows. International Journal of Systemic and Evolutionary Microbiology, 54, 337-347. Marcone C., A. Ragozzino, E. Seemüller, 1997. Identification and characterization of the phytoplasma associated with elm yellows in southern Italy and its relatedness to other phytoplasmas of the elm yellows group. European Journal Forest Pathology, 27, 45-54. Mittempergher L., A. Fagnani, F. Ferrini, G. D’Agostino, 1990. Elm yellows a disease to be taken into consideration when breeding elm for disease resistance. In: Institute Agronomique et Veterinaire Hassan II (Ed.). Proceedings of the 8th Congress of the Mediterranean Phytopathological Union, Agadir, Morocco: 433435. 327 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Murolo S., G. Romanazzi, 2008. Infections of ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ in Ulmus parvifolia, Ulmus sp. and Zelkova serrata trained as bonsais. Journal of Plant Pathology, 90, 343-347. Pisi A., F. Marani, A. Bertaccini, 1981. MLOs associated with elm witches’ broom symptoms. Phytopathologia Mediterranea, 20, 189-191. Quaglino F., P. Casati, T. Eccher, PA. Bianco, 2005. Variabilità genetica di fitoplasmi appartenenti alla specie ‘Ca. Phytoplasma ulmi’ riscontrati in un olmo (Ulmus minor) secolare. Petria, 15, 209-211. Romanazzi G., S. Murolo, 2008. ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ causing yellows in Zelkova serrata newly reported in Italy. New Disease Report 17, Plant Pathology, 57 (in stampa). Sfalanga A., M. Martini, G. Surico, A. Bertaccini, 2002. Involvement of phytoplasmas in a decline of Ulmus chenmoui in Central Italy. Forest Pathology, 32, 265-275. Siti internet consultati www.bspp.org.uk/ndr/july2008/2008-26.asp Lavoro svolto nell’ambito del Progetto “Indagini eziologiche su malattie di piante ornamentali nella Regione”, promosso dall’Università Politecnica delle Marche. Si ringraziano il Dott. Davide Streccioni per la collaborazione nei sopralluoghi e la Dott.ssa Silvia Zitti per l’aiuto nell’identificazione delle specie. 328 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Effetto di elicitori biotici ed abiotici di resistenza su margherite infette da giallume del crisantemo. R. D’Amelio1, 2, D. Bosco2, G. Berta3, G. D’Agostino1, E. Gamalero3, N. Massa3, C. Marzachì1* Istituto di Virologia Vegetale, CNR, Strada delle Cacce, 73 I -10135 (TO) 2 Universita’ degli Studi di Torino, Di.Va.P.R.A. Viale Pier Andrea Mattioli, 39 I-10125 (TO) 3 Università del Piemonte orientale, Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Vita, Via Bellini, 25/G I-15100 (AL) 1 E - mail - [email protected] I funghi vescicolo arbuscolari (AM) sono presenti naturalmente nelle radici della maggior parte degli alberi da frutto. Essi stabiliscono un’associazione mutualistica con la pianta che risulta in una sua migliore resistenza a stress di origine abiotica (Leyval et al., 2002) e biotica (Berta et al., 2005). In letteratura è noto che il fungo AM Glomus mosseae può ridurre di circa il 70 % l’infezione da Stolbur in piante di pomodoro (Lingua et al., 2002). Anche la presenza di rizobatteri non patogeni può indurre resistenza sistemica acquisita (ISR) nelle piante. Livelli efficienti di ISR sono stati riportati nei confronti di numerosi e diversi patogeni, tra cui funghi, virus e batteri (van Loon et al., 1998). Anche alcuni composti di origine naturale o sintetica, privi di evidenti effetti deleteri diretti sul patogeno, possono indurre l’attivazione del meccanismo di difesa della pianta nei confronti di numerosi patogeni (Ryals et al., 1996). Tra questi, l’estere S-metilico dell’acido benzo (1,2,3) tiadiazole-7-carbotioico (BTH) possiede una ben nota attività capace di elicitare il meccanismo di difesa della pianta nei confronti di patogeni diversi e di ridurre l’infezione da fitoplasma in piante di Arabidopsis thaliana inoculate con insetti vettori del fitoplasma X-disease (Bressan and Purcell, 2005). Abbiamo utilizzato il ritardo nello sviluppo della sindrome infettiva e nella morte della pianta per valutare l’attività di 1) funghi micorrizici arbuscolari (Glomus mosseae e G. intraradices), 2) rizobatteri (Pseudomonas putida S1PF1, Pseudomonas aureofaciens 30-84 e Streptomyces sp. SB20), e 3) BTH come induttori di resistenza contro l’infezione da “Candidatus Phytoplasma asteris” nel crisantemo (giallume del crisantemo). 329 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Trattamenti con G. mosseae e P. putida S1PF1 hanno ridotto il numero di piante con sintomi di giallume, ed hanno esteso il tempo di sopravvivenza delle piante infette rispetto a quelle di controllo; gli stessi trattamenti hanno anche diminuito l’eccesso di ramificazione indotto dal fitoplasma. Nelle piante trattate con il rizobatterio P. putida S1PF1 gravi sintomi della fitoplasmosi sono comparsi con una settimana di ritardo rispetto ai controlli. Sono anche stati misurati numerosi parametri morfologici e fisiologici per confermare gli effetti degli elicitori analizzati. Piante infette trattate con G. intraradices, avevano lo stesso peso fresco delle radici e del fusto dei controlli non infettati. Inoltre, G. intraradices e Pseudomonas sp. S1Pf1 e 30-84 erano in grado di ridurre l’eccesso di ramificazione associato alla fitoplasmosi. Il trattamento con 2.4 mM BTH ha prodotto un numero inferiore di piante sintomatiche e le piante infette mostravano un ritardo nella comparsa dei sintomi. Due piante che erano infette a 40 giorni dopo l’inoculazione (dpi) risultavano asintomatiche a 60 dpi e rimanevano tali fino alla fine dell’esperimento. Queste piante risultavano effettivamente prive di fitoplasma al saggio diagnostico effettuato alla fine dell’esperimento. Il trattamento con BTH non era apparentemente in grado di compensare le alterazioni morfometriche associate alla fitoplasmosi. Il titolo del fitoplasma nelle piante infette non era influenzato né dai trattamenti abiotici né da quelli biotici. Le possibili interazioni tra gli elicitori e gli insetti vettori delle fitoplasmosi saranno anche oggetto di ulteriori approfondimenti. Parole chiave: Glomus mosseae, Glomus intraradices, Pseudomonas, Streptomyces, BTH. Preliminary results on the effects of biotic and abiotic elicitors of plant resistance on chrysanthemum yellows phytoplasma infection. Arbuscular mycorrhizal fungi (AM) are naturally present in the roots of most fruit trees. They establish a mutualistic association with the plant, which results in an improved resistance to abiotic (Leyval et al., 2002) and biotic stresses (Berta et al., 2005). It has been reported that the AM fungus Glomus mosseae may reduce Stolbur infection of tomato plants of about 70% (Lingua et al., 2002). Also the presence of non-pathogenic rhyzosphere bacteria may induce a systemic resistance (ISR) in plants. Efficient ISR has been described towards several pathogens, including fungi, viruses and bacteria (van Loon et al., 1998). Few natural or synthetic compounds, with no obvious deleterious effect on the pathogen, may also induce the activation of the 330 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi plant defence machinery against several pathogens (Ryals et al., 1996). Benzo (1,2,3) thiadiazole-7-carbothioic acid S-methyl ester (BTH) has also a well-known ability to elicit host plant defence against different pathogens and to reduce phytoplasma infection of Arabidopsis thaliana plants inoculated with X-disease phytoplasmainfective vectors (Bressan and Purcell, 2005). Delay of syndrome development and of plant death has been used to evaluate the activity of 1) the arbuscular mycorrhizal fungi Glomus mosseae and G. intraradices, 2) the rhizobacteria Pseudomonas putida S1PF1, Pseudomonas aureofaciens 30-84 and Streptomyces sp. SB20, and 3) benzo (1,2,3) thiadiazole-7-carbothioic acid S-methyl ester (BTH) as inducers of resistance against chrysanthemum yellows phytoplasma infection. Treatments with G. mosseae and P. putida S1PF1 slightly reduced the number of CY-infected plants, extended the life span of the affected plants, as compared to the controls and overcame the stem branching induced by the phytoplasma. In plants treated with the bacterial strains P. putida S1PF1 serious phytoplasma symptoms appeared a week later than in the controls. Several morphological and physiological parameters were measured to confirm the effects of the elicitors on the plants. Infected plants treated with G. intraradices, had the same fresh root and stem weight as the uninfected controls. Moreover G. intraradices and Pseudomonas sp. S1Pf1 and 30-84 reduced the stem branching associated with CY infection. Treatment with 2.4 mM BTH resulted in a lower number of symptomatic plants. Infected plants showed a delay in disease development. Two plants that were infected at 40 days post inoculation (dpi) became symptomless at 60 dpi and remained healthy until the end of the experiment. These plants were phytoplasma-free at the end of the experiment. Treatment with BTH apparently did not compensate for morphological alterations associated with CY infection. Phytoplasma titre in infected plants was not influence by either abiotic or biotic treatements. The possible interactions between elicitors and insect vectors will also be investigated. Key words: Glomus mosseae, Glomus intraradices, Pseudomonas, Streptomyces, BTH. 331 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Berta G., S. Sampo, E. Gamalero, N. Massa, P. Lemanceau, 2005. Suppression of Rhizoctonia root-rot of tomato by Glomus mossae BEG12 and Pseudomonas fluorescens A6RI is associated with their effect on the pathogen growth and on the root morphogenesis. European Journal of Plant Pathology, 111, 279-288. Bressan A., AH. Purcell, 2005. Effect of benzothiadiazole on transmission of X-disease phytoplasma by the vector Colladonus montanus to Arabidopsis thaliana, a new experimental host plant. Plant Disease, 89, 1121-1124. Leyval C., E.J. Joner, C. Del Val, K. Haselwandter, 2002. Potential of arbuscular mycorrhizal fungi for bioremediation. In: S. Gianinazzi, H. Schuepp, J.M. Barea, K. Haselwandter (Eds.), Mycorrhizal Technology in Agriculture. Birkhauser, Berlin, Germany, 175-186. Lingua G., G. D’agostino, N. Massa, M. Antosiano, G. Berta, 2002. Mycorrhiza-induced differential response to a yellows disease in tomato. Mycorrhiza, 12 (4), 191-198. Ryals JA., UH. Neuenschwander, MG. Willits, A. Molina, HY. Steiner, MD. Hunt, 1996. Systemic acquired resistance. Plant Cell, 8, 1809-1819. Van Loon LC., P. Bakker, CMJ. Pieterse, 1998. Systemic resistance induced by rhizosphere bacteria. Annual Review of Phytopathology, 36, 453-483. 332 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi STUDI PRELIMINARI SUL CICLO EPIDEMIOLOGICO DELLO STOLBUR IN CAMPI DI POMODORO INFETTI LOCALIZZATI NELL’ITALIA SETTENTRIONALE E. Mazzoni1, A. Gentili2, M. Romanini1, C. Delvago3, V. Testi3, G. Pasquini2 Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale Università Cattolica del Sacro Cuore Via Emilia Parmense, 84 I-29100 (PC) 2 CRA-PAV Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale Via C. G. Bertero, 22 I-00156 (RM) 3 Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma Viale Gramsci, 26/C, I-43100 (PR) 1 E-mail: [email protected] Il pomodoro risulta essere frequentemente infetto da una fitoplasmosi, il cui agente eziologico appartiene al sottogruppo ribosomico 16SrXII-A (STOL). Nel 2005 la malattia è stata segnalata per la prima volta nella provincia di Parma (EmiliaRomagna), dove è presente una delle più importanti aree italiane di coltivazione del pomodoro da industria. La presenza del fitoplasma è stata segnalata in diversi campi in tre successive annate di coltivazione e la malattia è in forte espansione con percentuali di piante infette fino al 20-30% e con una perdita di produzione fino al 40% (Testi et al., 2006 e 2007). Nel 2006 il fitoplasma è stato individuato anche in alcuni areali pomodoricoli della provincia di Piacenza. Al fine di definire il ciclo epidemiologico della malattia per attuare tempestivi interventi di controllo, sono state effettuate indagini in 19 campi di pomodoro localizzati nella provincia di Parma e Piacenza. In questi campi a fine estate sono stati raccolti campioni sintomatici di piante di pomodoro ed è stata effettuata una analisi e raccolta di campioni delle principali piante spontanee presenti all’interno e nelle bordure dei campi, per valutare il loro ruolo come ospiti intermedi di specie vettrici o come sorgente di inoculo del fitoplasma. Contestualmente è stata effettuata una analisi della entomofauna presente nei campi. Gli insetti sono stati catturati mediante trappole cromotattiche gialle invischiate e/o con retino entomologico. Il DNA totale è stato estratto dai campioni fogliari con il protocollo descritto da Marzachì et al. (1998) e dai singoli insetti tramite l’uso di un kit commerciale (SIGMA Genelute mammalian genomic DNA miniprep kit). L’amplificazione del gene 16S è stata effettuata mediante una PCR diretta con i primers P1/P7 (Deng & Hiruki, 1991; Schneider et al., 1995), seguita da una nested-PCR con i primers R16(I)F1/R1 (Lee et al., 1994) o con i primers universali M1(= 16k758f) (Gibb et al., 1995)/B6(=758f/m23sr) (Padovan et al., 1995). Le condizioni di amplificazione e le miscele di reazione utilizzate sono state quelle indicate nel protocollo pubblicato (Pasquini et al., 2001). Il sottogruppo 16SrXII-A è stato individuato mediante l’analisi 333 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi dei profili di restrizione degli ampliconi ottenuti nelle nested-PCR con gli enzimi MseI o TaqI. L’amplificazione del gene tuf per la individuazione degli isolati di Stolbur è stata effettuata mediante una PCR diretta con i primers fTufAY/rTufAY (Schneider et al., 1997), seguita da una nested-PCR con i primers TufAYf2/r2 (Pasquini et al., 2007). La definizione degli isolati è stata ottenuta mediante l’analisi dei profili di restrizione ottenuti dopo digestione degli ampliconi con l’enzima HpaII (Langer e Maixner, 2004). Tutti i campioni di pomodoro analizzati sono risultati appartenere all’isolato tuf tipo II, indistinguibile dal ceppo tipo Serbian Stolbur (STOL, 16SrXII-A), utilizzato come controllo positivo. Sei specie di piante spontanee (Aristolochia clematitis, Convolvulus arvensis, Calystegia sepium, Plantago lanceolata, Setaria viridis e Urtica dioica) e due specie di piante coltivate (Trifolium sp. e Medicago sativa) sono risultate positive all’infezione di Stolbur. Il convolvolo, la callistegia, la aristolochia, la piantaggine ed il trifoglio sono risultati infetti da tuf tipo II, mentre l’ortica e l’erba medica dal tuf tipo I. Non è stato, invece, possibile ottenere alcuna amplificazione del gene tuf da piante di S. viridis risultate infette. Tra gli insetti raccolti, vari esemplari appartenenti a diverse specie sono risultati positivi nelle PCR effettuate con primers universali (Anaceratagallia sp., Aphrodes sp., Dictyophara europea, Euscelidius sp., Laodelphax sp., Macrosteles sp., Metcalfa pruinosa, Philaenus spumarius, Psammotettix sp. e Zyginidia sp.). I fitoplasmi individuati, non ascrivibili al gruppo “Stolbur” non sono stati ulteriormente caratterizzati. La presenza di Stolbur è stata evidenziata in individui di Hyalesthes obsoletus, risultati tutti infetti dall’isolato tuf tipo I e in un esemplare di D. europea, che non è stato possibile caratterizzare. I risultati preliminari ottenuti in una annata di prelievi non hanno, al momento, consentito di definire il ciclo epidemiologico della malattia in pomodoro. Ulteriori approfondimenti sono necessari per individuare, soprattutto, gli insetti coinvolti nella trasmissione del fitoplasma. Parole chiave: 16SrXII-A fitoplasma, Tuf tipo I, Tuf tipo II, Spontanee, Insetti. 334 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Preliminary studies on epidemiological cycle of stolbur in tomato infected fields in northern Italy Tomato (Lycopersicon esculentum Mill.) is reported to be frequently infected by “Stolbur” disease, one of the main important tomato systemic syndrome, whose etiological agent belongs to the 16SrXII-A subgroup. In 2005 the disease appeared in Parma’s province (Emilia Romagna region), where there is an important Italian area of processing tomato production. The presence of phytoplasma was reported in several tomato fields during three years of production (2005-2007) and appears to be in expansion with a percentage of infected plants up to 20-30% and 40% yield loss (Testi et al., 2006 and 2007). Symptomatic plants were detected since 2006 also in the province of Piacenza. In order to improve the knowledge of the Stolbur tomato disease and to get information to develop a selective control of its spreading, in several tomato fields in the provinces of Parma and Piacenza different weed and insect species were collected, identified and molecularly characterized. Leaf samples of different tomato varieties and of the main weeds present in the fields have been collected in 19 fields in the provinces of Piacenza and Parma at the end of the summer. In the same fields insect have been captured using yellow sticky traps and/or sweeping nets, starting from May till the end of August. Total DNA has been extracted from 1.5 g of mid-ribs of plant samples following the protocol reported by Marzachì et al., (1999) and from single insects using a commercial kit (SIGMA Genelute mammalian genomic DNA miniprep kit). The ribosomal sequence (16S gene) has been amplified (Pasquini et al., 2001) by a direct PCR with the universal primers P1/P7 (Schneider et al., 1995; Deng and Hiruki, 1991), followed by a nested-PCR with the group-specific primer pairs R16(I)F1/R1 (Lee et al., 1994) or with the primers pair M1(= 16k758f) (Gibb et al., 1995)/B6(=758f/m23sr) (Padovan et al., 1995). The subgroup has been identified by RFLP analysis with MseI or TaqI. To characterize Stolbur isolates a fragment of the tuf gene sequence has been amplified using a direct PCR with the primers fTufAY/rTufAY (Schneider et al., 1997), followed by a nested PCR with the primers TufAYf2/r2 (Pasquini et al., 2007). The molecular characterization has been obtained by RFLP analysis on 5% polyacrilamide gel of amplicons digestion with HpaII (Langer and Maixner, 2004). All tomato samples resulted infected by Stolbur tuf type II, not distinguishable from the Serbian Stolbur from pepper (STOL, 16SrXII-A), used as control. Six weed species (Aristolochia clematitis, Convolvulus arvensis, Calystegia sepium, Plantago lanceolata, Setaria viridis and Urtica dioica) and 2 crops (Trifolium sp. and Medicago sativa) resulted positive for the presence of Stolbur infection. The molecular characterization of positive samples with “tuf” primers was unsuccessful only with S. viridis. 335 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi The characterization of the tuf types showed that C. arvensis and C. sepium, as well as birthwort, narrow leaf plantain and clover were infected only by tuf type II, whereas U. dioica and M. sativa resulted infected by tuf type I. Several insect samples resulted phytoplasma positive(Anaceratagallia sp., Aphrodes sp., Dictyophara europea, Euscelidius sp., Laodelphax sp., Macrosteles sp., Metcalfa pruinosa, Philaenus spumarius, Psammotettix sp. e Zyginidia sp.). As these phytoplasma were not correlated with the “Stolbur” group, any further characterizations was not carried out. Stolbur phytoplasma was detected only in Hyalesthes obsoletus and in one specimen of D. europaea. Only a few specimens of H. obsoletus produced a positive amplification of the tuf gene and resulted to belong to the tuf I type. Key words: 16SrXII-A, tuf type I, Tuf type II, Weed, Insect. Lavori citati/References Deng S., C. Hiruki, 1991. Amplification of 16S rRNA genes from culturable and nonculturable mollicutes. Journal Microbiological Methods, 14, 53-61. Gibb K., AC. Padovan, BD. Mogen, 1995. Studies on sweet potato little-leaf phytoplasma detected in sweet potato and other plant species growing in northern Australia. Phytopathology 85, 169-174. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterization of Grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA - Vitis, 43, 191-200. Lee IM., DE. Gundersen, RW. Hammond, RE. Davis, 1994. Use of Micoplasma like organism (MLO’s) group specific oligonucleotide primers for nested-PCR assay to detect mixed MLO infections in a single host plant. Phytopatology 84, 449-566. Marzachì C., F. Veratti, D. Bosco, 1998. Direct PCR detection of phytoplasmas in experimentally infected insects. Annals Applied Biology, 133, 45-54. Padovan AC., KS. Gibb, A. Bertaccini, M. Vibio, R.E. Bonfiglioli, PA. Magarey, B.B. Sears, 1995. Molecular detection of the Australian grapevine yellows phytoplaasmas and comparison with grapevine yellows phytoplasmas from Italy. Australian Journal Grape Wine Research, 1, 25-31. Pasquini G., E. Angelini, R. Benedetti, A. Bertaccini, L. Bertotto, PA. Bianco, F. Faggioli, M. Martini, C. Marzachì, M. Barba, 2001. Armonizzazione della diagnosi della Flavescenza dorata della vite (FD): risultati di una prova comparativa. In Atti Progetto POM A32 (vol II), ‘Norme fitosanitarie e commercializzazione delle produzioni vivaistiche’, Locorotondo (BA-Italy), 4-7 dicembre 2001, 921-940. 336 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Pasquini G., L. Ferretti, A. Gentili, B. Bagnoli, V. Cavalieri, M. Barba, 2007. Molecular characterization of stolbur isolates collected in grapevines, weeds and insects in central and southern Italy. Bulletin of Insectology 60, 355-356. Schneider B., MT. Cousin, S. Klinkong, E. Seemüller, 1995. Taxonomic relatedness and phylogenetic positions of phytoplasmas associated with disease of faba bean, sunhemp, sesame, soybean and eggplant. Zeitschrift für Pflanzenkrankheiten und Pflanzenschutz, 102, 225-232. Schneider B., KS. Gibb, E. Seemüller, 1997. Sequence and RFLP analysis of the elongation factor Tu gene used in differentiation and classification of phytoplasmas. Microbiology 143, 3381-3389. Testi V., C. Delvago, C. Vitali, B. Robuschi, P. Grillini, V. Vicchi, 2006. Comparsa e diffusione di stolbur su Tomato nel Parmense. L’Informatore Agrario 62 (43), 44-45. Testi V., C. Delvago, C. Vitali, B. Robuschi, E. Mazzoni, M. Romanini, 2007. Stolbur ancora in espansione su pomodoro da industria. L’Informatore Agrario 63 (10), 37-39. 337 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi UNA GRAVE MALATTIA ASSOCIATA ALLA PRESENZA DEL FITOPLASMA DEL GIALLUME DELL’ASTRO IN GRINDELIA ROBUSTA NUTT. A. Bertaccini, S. Paltrinieri, A. Benni, M.G. Bellardi Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Viale Fanin 42, I-40127 (BO) E-mail: [email protected] Grindelia robusta Nutt. (Asteraceae), nota in Italia come grindelia (in inglese “wild sunflower”: girasole selvatico) è una pianta officinale perenne, dal portamento eretto, nativa della California, che produce ampi e solitari capolini di colore giallo acceso. Ha proprietà balsamiche ed anticatarrali, è infatti utilizzata a scopo terapeutico per la cura delle sindromi da raffreddamento. Nella primavera del 2007, una malattia tipicamente riferibile ad infezione da fitoplasmi è stata osservata in un impianto allestito nel Giardino delle Erbe “Augusto Rinaldi Ceroni” di Casola Valsenio (Ravenna; Emilia-Romagna). I primi sintomi sono stati osservati nel mese di maggio e con sempre maggiore frequenza nei mesi successivi, soprattutto durante la fioritura. Infatti, nella fase vegetativa, solamente pochi esemplari mostravano ingiallimento fogliare e/o riduzione di crescita, mentre nel periodo della schiusura dei boccioli erano ben visibili sintomi di virescenza e fillodia, associati a parziale o completo rosettamento e malformazione dei capolini fiorali. Campioni sintomatici ed asintomatici sono stati sottoposti alle analisi di laboratorio per individuare ed identificare i fitoplasmi eventualmente presenti. E’ stata applicata la tecnica PCR utilizzando i primers P1/P7 seguita da ‘nested’ PCR con i primers F1/B6 (Duduk et al., 2004). Le analisi di RFLP sono state eseguite utilizzando gli enzimi TruI e Tsp509I per 16 ore a 65°. Ulteriori analisi di PCR sono state effettuate impiegando i primers fTufu/rTufu (Schneider et al., 1997) e rpF1C/ rp(I)R1A (Martini et al., 2007). Sono stati usati (come controllo) isolati di fitoplasmi appartenenti ai sottogruppi ribosomici 16SrI-B: AYW, AY2192, CCH, EAY, KAY; 16SrI-A: CHRY; 16SrI-C: GY, PPT; 16SrI-F: CVB; 16SrI-L: BGWL. Le analisi eseguite hanno confermato la presenza nei soli campioni sintomatici di fitoplasmi appartenenti al sottogruppo ribosomico 16SrI-B (“Aster yellows”: giallume dell’astro, AY, ‘Candidatus Phytoplasma asteris’). I fitoplasmi individuati sono fra quelli più diffusi al mondo in piante erbacee, arbustive ed anche arboree coltivate e spontanee, e sono responsabili di malattie anche gravi dal punto di vista economico. Per quanto riguarda le specie officinali, circa 11 anni fa fitoplasmi del sottogruppo 16SrI-B sono stati identificati in Digitalis lutea L. (digitale gialla) e, nel 2007, in D. lanata Ehrh. 338 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi (digitale lanata), entrambe coltivate nello stesso Giardino delle Erbe (Bellardi et al., 1999; 2007). Questo della grindelia costituisce il primo caso di infezione naturale da fitoplasmi in G. robusta. Sono state avviate analisi sull’olio essenziale ottenuto da piante sane ed infette al fine di valutare l’eventuale influenza di AY sulla qualità e concentrazione dei principi attivi. Parole chiave: Grindelia, Virescenza, Fillodia, Fitoplasma del Giallume dell’Astro. A serious disease induced by aster yellows phytoplasma on Grindelia robusta Nutt. Grindelia robusta Nutt. (Asteraceae), also named wild sunflower or gum plant, is an erect perennial plant native of California with large and solitary flower-heads, consisting of yellow and single-serried ray-flowers. This species is employed in pharmaceutical manufacture since it is known to be antitussive, expectorant, sedative, and also specific to asthmatic breathing. During the 2007 spring, a phytoplasma-like disease was observed in a cultivation of G. robusta located at the Herb Garden “Augusto Rinaldi Ceroni” of Casola Valsenio (Ravenna; Emilia-Romagna region, northern Italy). After first symptoms observation in May, an increasing percentage of symptomatic plants were found in the following months, at the blooming stage. In fact, before flowering, only few yellowing symptoms were present on the leaves; however in some cases, the plants showed reduction of leaf size and stunting. Whereas, at blooming, severe virescence and phyllody symptoms were observed, in combination with a partially or complete rosetting and malformation of flower disks. A study was carried out with the aim to verify phytoplasma presence and to determine their identity. Samples from symptomatic plants were collected and tested by direct PCR with primers P1/P7 followed by nested PCR with primers F1/B6 (Duduk et al., 2004). RFLP analyses were performed with TruI and Tsp509I for 16 hours at 65°C. Further PCR analyses were carried out with primers fTufu/rTufu (Schneider et al., 1997) and rpF1C/rp(I)R1A (Martini et al., 2007). Phytoplasma stains representative of 16SrI-B ribosomal subgroup employed as reference were: AYW, AY2192, CCH, EAY, KAY; of 16SrI-A: CHRY; of 16SrI-C: GY, PPT; of 16SrI-F: CVB and of 16SrIL: BGWL. Both direct and nested PCR as well as RFLP analyses on 16Sr DNA gene, confirmed that in all the symptomatic samples examined phytoplasmas identified belong to ribosomal subgroup 16SrI-B (Aster yellows, ‘Candidatus Phytoplasma asteris’). These phytoplasmas are associated with a number of economically important diseases worldwide and represent one of the most diverse and widespread phytoplasma group. As regarding herbs, about 11 years ago 16SrI-B phytoplasmas were identified in Digitalis lutea L. (yellow floxglove) and in 2007 in D. lanata Ehrh. (woolly 339 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi floxglove), both cultivated in the same Herb Garden (Bellardi et al., 1999; 2007). This is the first report of a phytoplasma infection in G. robusta. Researches involving the possibility for phytoplasmas to modify essential oil concentration and/or quality are in progress. Key words: Grindelia robusta Nutt., Virescence, Phyllody, Aster Yellows Phytoplasma. Lavori citati/References Bellardi MG., C. Rubies-Autonell, A. Bertaccini, 1999. Infezioni da virus e fitoplasmi in piante officinali in Emilia-Romagna. III Contributo. Informatore fitopatologico, 49 (6), 47-53. Bellardi MG., A. Benni, S. paltrinieri, A. Bertaccini, 2007. A severe disease induced by ‘Candidatus Phytoplasma asteris” in Digitalis lanata. Bulletin of Insectology, 60, 275-276. Duduk B., S. Botti, M. Ivanovi, B. Krsti, N. Duki, A. Bertaccini, 2004. Identification of phytoplasmas associated with grapevine yellows in Serbia. Journal of Phytopathology, 152, 575-579. Gundersen DE., IM. Lee, DA Schaff, NA. Harrison, CJ. Chang, RE. Davis, DT. Kingsbury, 1996. Genomic diversity among phytoplasma strains in 16S rRNA Group I (Aster Yellows and related phytoplasmas) and III (X-Disease and related phytoplasmas). International Journal of Systematic Bacteriology, 46, 64-75. Martini M., IM. Lee, KD. Bottner, Y. Zhao, S. Botti, A. Bertaccini, NA. Harrison, L. Carraro, C. Marcone, J. Khan, R. Osler, 2007. Ribosomal protein genebased filogeny for finer differentiation and classification of phytoplasmas. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, 57, 20372051. Schneider B., KS. Gibb, E. Seemüller, 1997. Sequence and RFLP analysis of the elongation factor Tu gene used in differentiation and classification of phytoplasmas. Microbiology, 143, 3381-3389. 340 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Caratterizzazione molecolare di fitoplasmi associati a giallume in convolvolo M. Martini1, L. Carraro1, C. Marcone2, M. Maixner3 D. Delic4, A. Myrta4 Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università di Udine, Via delle Scienze 208, I-33100 (UD) 2 Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno, Via Ponte Don Melillo, I-84084 Fisciano (SA) 3 Julius Kuehn Institute (JKI), Federal Research Centre for Cultivated Plants, Institute for Plant Protection in Fruit Crops and Viticulture, Brüningstraße 84, D-54470 Bernkastel-Kues 4 Istituto Agronomico Mediterraneo, Via Ceglie 9, I-70010 Valenzano (BA) 1 E-mail: [email protected] Piante di Convolvulus arvensis L. (convolvolo) con sintomi di giallume, nanismo e/o proliferazione sono state osservate e raccolte nella regione Campania in Italia meridionale, nella regione Wuerttemberg in Germania e nell’area di Sarajevo in Bosnia-Erzegovina (BiH). Sei ceppi di fitoplasmi del giallume del convolvolo (bindweed yellows, BY) (3 dall’Italia, 2 dalla BiH e 1 dalla Germania) sono stati esaminati con analisi RFLP e sequenziamento dei geni rDNA, rplV e rpsC (geni rp) e tuf amplificati tramite PCR. Il ceppo P-TV (stolbur del pomodoro) mantenuto in pervinca è stato usato come ceppo di riferimento appartenente al gruppo dello stolbur (16SrXII-A) in tutti gli esperimenti di PCR/RFLP. Due procedure di PCR/RFLP basate su rDNA sono state adottate usando rispettivamente i primers universali P1/P7 e R16F2n/R16R2, a cui ha fatto seguito l’analisi RFLP con gli enzimi AluI, HaeIII, HhaI, HinfI, HpaII, MboI, TaqI, e Tru1I. Tutti gli enzimi usati nell’analisi RFLP dei prodotti P1/P7, ad eccezione di HhaI, hanno permesso di differenziare i ceppi BY dal ceppo di riferimento di stolbur, P-TV; mentre solo gli enzimi Tru1I, HaeIII e AluI sono risultati utili per la differenziazione dei ceppi sulla base dei prodotti R16F2n/R16R2. L’analisi delle sequenze del gene 16S rDNA ha rivelato che i ceppi dei fitoplasmi BY condividevano rispettivamente una similarità di sequenza pari a 96.5% con ‘Candidatus Phytoplasma (Ca. P.) australiense’ e ‘Ca. P. fragariae’, e una similarità di sequenza pari a 96.3% con ceppi di fitoplasmi appartenenti al gruppo dello stolbur, indicando quindi che i ceppi BY potrebbero rappresentare un’entità tassonomica distinta. Per amplificare i geni rp è stata usata in PCR la coppia di primers rpF1c/rpIR1A (Martini et al., 2007), a cui è seguita l’analisi RFLP con le endonucleasi AluI, BstUI e Tsp509I; mentre per amplificare il gene tuf è stata fatta una PCR-diretta con i primers 341 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Tuf1f/Tuf1r e una PCR-nested con TufAYf/TufAYr, seguita da analisi RFLP con gli enzimi HpaII, Tru1I e TstI (Schneider et al., 1997). L’analisi RFLP sui geni rp e tuf ha dimostrato che tutti i ceppi BY erano simili tra loro e chiaramente differenti dal ceppo di riferimento P-TV (16SrXII-A). In particolare, l’analisi RFLP dei prodotti TufAYf/ TufAYr ha differenziato i tre ceppi Italiani di BY dagli altri e ha indicato che tutti i ceppi BY non appartenevano al tipo tuf tipo-II (Langer and Maixner, 2004), tipico dei fitoplasmi appartenenti al gruppo dello stolbur, trovati normalmente associati con il convolvolo. La presenza di variabilità genetica tra i ceppi BY nel gene tuf, è stata più tardi rafforzata dal sequenziamento e dall’analisi delle sequenze del gene tuf, che rappresenta un gene meno conservato del 16S rDNA. Inoltre, l’analisi delle sequenze dei geni rp ha confermato che i ceppi BY sono strettamente correlati ai fitoplasmi appartenenti al gruppo dello stolbur e ad altri gruppi affini, condividendo la più alta similarità di sequenza con ‘Ca. P. americanum’ (89%), ‘Ca. P. australiense’ (86%) e con il ceppo P-TV di stolbur (83%). Questi risultati hanno dimostrato che il convolvolo è una pianta ospite di fitoplasmi strettamente correlati ma non identici a quelli dello stolbur non solo in Italia come precedentemente dimostrato da Marcone et al. (1997), ma anche in Germania e in BiH. Infine, analizzando un frammento di DNA non-ribosomiale, il gene tuf, è stato possibile distinguere i ceppi Italiani di BY da quelli provenienti dalla Germania e dalla BiH. Parole chiave: PCR/RFLP, Sequenziamento, 16S rDNA, Proteine ribosomiali, Gene tuf. Molecular characterization of phytoplasma strains associated with bindweed yellows Plants of Convolvulus arvensis L. (field bindweed) showing symptoms of yellowing, stunting and/or proliferation have been observed and collected in Campania region (South Italy), in Wuerttemberg region (Germany) and in the area of Sarajevo (Bosnia and Herzegovina, BiH). Six bindweed yellows (BY) phytoplasma strains (3 from Italy, 2 from BiH and 1 from Germany) were examined by RFLP and sequence analysis of PCR-amplified rDNA, ribosomal protein (rp) and tuf genes. P-TV (stolbur of tomato) phytoplasma strain maintained in periwinkle was used as stolbur reference strain (16SrXII-A) in all PCR/RFLP experiments. Two PCR/RFLP procedures based on rDNA were adopted using respectively universal primers P1/P7 and R16F2n/R16R2 followed by RFLP analysis with AluI, HaeIII, HhaI, HinfI, HpaII, MboI, TaqI, and Tru1I restriction enzymes. All enzymes, except HhaI, used in RFLP analysis of P1/P7 products were 342 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi able to differentiate BY phytoplasma strains from P-TV stolbur reference strain; whereas only Tru1I, HaeIII and AluI were useful for strain differentiation based on R16F2n/R16R2 products. Sequence analysis based on 16S rDNA gene revealed that BY phytoplasma strains shared 96.5% and 96.3% sequence similarity respectively with ‘Candidatus Phytoplasma (Ca. P.) australiense’ and with ‘Ca. P. fragariae’ and stolbur phytoplasma strains, thus indicating that BY strains could represent a distinct taxonomic entity. To amplify rp genes (rplV and rpsC) the primer pair rpF1c/rpIR1A (Martini et al., 2007) has been used, followed by RFLP analysis with AluI, BstUI and Tsp509I endonucleases; whereas to amplify tuf gene a direct-PCR with Tuf1f/Tuf1r followed by a nested-PCR with primer pair TufAYf/TufAYr have been performed, followed by RFLP analysis with HpaII, Tru1I and TstI restriction enzymes (Schneider et al., 1997). RFLP analysis based on rp and tuf genes demonstrated that all BY strains were similar to each other and clearly different from P-TV stolbur phytoplasma strain. In particular, RFLP analysis of TufAYf/TufAYr products differentiated the 3 Italian BY strains from the others and indicated that all the BY strains did not belong to the VKType II (Langer and Maixner, 2004), typical of stolbur phytoplasma strains found associated with bindweed. The presence of genetic variability in tuf gene among the BY strains, was later proved by sequence analysis based on tuf gene, less conserved than 16S rDNA. Besides, the analysis of rp gene sequences confirmed that BY strains are closely related to stolbur and related phytoplasma groups, with the highest sequence similarities shared with ‘Ca. P. americanum’ (89%), ‘Ca. P. australiense’ (86%) and P-TV stolbur phytoplasma strain (83%). These results demonstrated that field bindweed is a host plant of phytoplasma strains closely related but not identical to stolbur phytoplasma, not only in Italy as previously demonstrated by Marcone et al. (1997), but also in Germany and in BiH. Finally, analyzing a non-ribosomal DNA fragment, the tuf gene, it was possible to distinguish the Italian BY strains from those collected in Germany and BiH. Key words: PCR/RFLP, Sequencing, 16S rDNA, Ribosomal protein, Tuf gene. Lavori citati/References Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterization of grapevine yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP-analysis of nonribosomal DNA. Vitis, 43, 191-199. Marcone C., A. Ragozzino, E. Seemüller, 1997. Detection and identification of phytoplasmas in yellows-diseased weeds in Italy. Plant Pathology, 46, 530-537. 343 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Martini M., IM. Lee , KD. Bottner, Y. Zhao, S. Botti, A. Bertaccini, NA. Harrison, L. Carraro, C. Marcone, AJ. Khan, R. Osler, 2007. Ribosomal protein genebased phylogeny for finer differentiation and classification of phytoplasmas. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, 57, 20372051. Schenider B., KS. Gibb, E. Seemüller, 1997. Sequence and RFLP analysis of the elongation factor Tu gene used in differentiation and classification of phytoplasmas. Microbiology, 143, 3381-3389. 344 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Identificazione dei geni di pervinca la cui espressione risulta alterata in seguito ad infezione con ‘Candidatus Phytoplasma pyri’ V. De Luca1, C. Capasso1, G. Catara2, M. Pastore3, L. Carraro1, A. Capasso1, V. Carginale1 CNR Institute of Protein Biochemistry, Via P. Castellino 111, I-80100 (NA) 2 Unità di ricerca per la frutticoltura,Via Torrino 2, I-81100 (CE) 3 Dip. Biologia applicata alla Difesa delle Piante, Università di Udine, Via delle Scienze 208, I- 33100 (UD) 1 E-mail: [email protected] I fitoplasmi sono procarioti pleomorfi caratterizzati da piccole dimensioni, assenza di parete cellulare, genoma molto piccolo, con un basso contenuto in G+C, metabolismo ridotto, con solo 1 o 2 operoni per rRNA e un basso numero di tRNA (Lee et al., 2000; Christensen et al., 2005). I sintomi provocati dai fitoplasmi sono numerosi e molto severi (Chang, 1998). Il fitoplasma responsabile della moria del pero (Candidatus Phytoplasma pyri, PD) è responsabile di una grave malattia tra le varie cultivar di Pyrus communis. Allo scopo di chiarire i meccanismi molecolari alla base dell’interazione patogeno-pianta ospite è stato effettuato uno studio relativo all’effetto del fitoplasma sull’espressione genica. Come organismo modello è stata scelta la pervinca (Catharanthus roseus G. Don.). Il profilo di espressione genica di piante di pervinca infettate con fitoplasma PD è stato determinato usando la tecnica del Differential Display, una potente tecnica di biologia molecolare ampiamente utilizzata per identificare rapidamente ed isolare geni differenzialmente espressi nelle varie fasi del ciclo vitale delle piante. La metodica del Differential Display è stata applicata su piante di pervinca controllo e infettate con fitoplasma PD. Sono stati usati 32 primers arbitrary al 5’, ciascuno di essi in combinazione con uno dei 3 oligo(dT) ancorati al 3’, per amplificare per PCR i cDNA ottenuti per retrotrascrizione dell’RNA totale estratto da piante infette e non con fitoplasma PD. In totale sono stati identificati, reamplificati clonati e sequenziati16 putativi frammenti di cDNA. Le sequenze ottenute sono state analizzate mediante il programma di ricerca delle similarità tra sequenze Fastx3. Esperimenti di ibridazione molecolare (Northern blot) hanno rivelato che 7 di questi geni risultano essere regolati positivamente in seguito ad infezione con PD, mentre 3 sono regolati negativamente. I rimanenti 6 geni, invece, non mostrano cambiamenti nei livelli di espressione; essi sono stati, quindi, considerati falsi positivi. I geni regolati positivamente risultano essere: EDD1, mitochondrial translocase, isopropylmalate synthase, LEA14, beta-glucosidase, una proteina con attività idrolasica, e Potyvirus 345 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi VPg interacting protein. WD40-like, una ZIM-protein, e Ras-related protein Rab11A sono quelli regolati negativamente. I geni identificati sono principalmente coinvolti nella risposta a fattori di stress, metabolismo di proteine, regolazione della trascrizione, trasduzione del segnale, struttura della parete cellulare. Alcuni dei geni identificati (WD-40 like, ZIM protein, Potyvirus VPg interacting protein e EDD1) sono dei fattori di trascrizione che coordinano l’espressione genica di vie metaboliche attivate da segnali cellulari. I risultati ottenuti suggeriscono che i sintomi causati dall’infezione con fitoplasma derivino dall’attivazione/repressione dell’espressione di determinati geni della cellula ospite. In che modo i fitoplasmi possano alterare l’espressione genica non è chiaro, ma appare plausibile che più di un meccanismo possa essere coinvolto. Identification of periwinkle genes whose expression was altered by Pear Decline Phytoplasma Phytoplasmas are small, pleomorphic prokaryotes characterized by small genomes, with low G+C content, limited number of metabolic pathways, only one or two ribosomal RNA operons, a small number of tRNA, and the absence of a cell wall (Lee et al., 2000; Christensen et al., 2005). Plants infected by phytoplasmas exhibit diverse and severe symptoms (Chang, 1998). Pear Decline (Candidatus Phytoplasma pyri, PD) phytoplasma causes an important disease in Pyrus communis fruiting cultivars. We studied the effects of PD phytoplasma on gene expression in order to elucidate the molecular mechanisms involved in host-pathogen interactions. The periwinkle C. roseus G. Don., was chosen as a model of host plant. Transcriptome profiling of periwinkle plants exposed to PD infection was studied using Differential Display, a powerful technique used to investigate genes involved in plant life cycle (Carginale et al., 2004; Tessitori et al., 2007). Differential Display was carried out on periwinkle plants infected or not with PD phytoplasma. A total of thirty-two 5’-arbitrary primers were used, each of them together with one of the three 3’-anchored oligo(dT) primers, to PCR amplify cDNAs obtained by reverse transcription of total RNA from control and PD-infected plants. Sixteen putative differentially expressed cDNA fragments were detected, reamplified, cloned and sequenced. Fastx3 search utility was used to recognize putative proteins encoded by these mRNAs. Northern blot analysis showed that 7 of the 16 genes identified were up-regulated following PD infection while 3 genes were down-regulated. The remaining 6 genes did not show significant changes in the level of expression; therefore, they were considered to be false positives. The identified proteins encoded by the up-regulated genes were: EDD1, mitochondrial translocase, isopropylmalate synthase, LEA14, beta-glucosidase, a protein with hydrolase activity, and Potyvirus VPg interacting protein. WD40-like, a protein containing a ZIM motif, 346 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi and Ras-related protein Rab11A were the proteins encoded by the down-regulated genes. The identified genes are involved in stress response, signal transduction, protein metabolism and transport, cell wall structure. Some of these genes (WD-40 like, ZIM protein, Potyvirus-interacting protein, EDD1) are transcription factors that coordinate downstream gene expression in signal transduction pathways. Our results provide evidence suggesting that phytoplasmas cause disease symptoms by enhancing or repressing the expression of physiologically important plant genes. The mechanisms by which phytoplasmas can alter host gene expression remain to be investigated, but it appears feasible that more than one mechanism is responsible for gene activation/ inhibition. Lavori citati/References Carginale V., G. Maria, C. Capasso, E. Ionata, F. La Cara, M. Pastore, A. Bertaccini, A. Capasso, 2004. Identification of genes expressed in response to phytoplasma infection in leaves of Prunus armeniaca by messenger RNA differential display. Gene 332, 29–34. Chang CJ., 1998. Pathogenicity of aster yellows phytoplasma and Spiroplasma citri on periwinkle. Phytopathology 88, 1347-1350. Christensen NM., KB. Axelsen, M. Nicolaisen, A. Schulz, 2005. Phytoplasmas and their interactions with hosts. Trends Plant Science 10, 526-535. Lee IM., RE. Davis, DE. Gundersen-Rindal, 2000. Phytoplasma: phytopathogenic Mollicutes. Annual Review of Microbiology 54, 221-255. Tessitori M., G. Maria, C. Capasso, G. Catara, S. Rizza, V. De Luca, A. Catara, A. Capasso, V. Carginale, 2007. Differential Display analysis of gene expression in Etrog citron leaves infected by Citrus viroid III. Biochimica et Biophysica Acta, 1769, 228-235. Lavoro svolto nell’ambito del progetto “FRU.MED.”; sottoprogetto Subproject “DAFME”, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Pubblicazione n. 47 347 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Indagini sul metabolismo secondario di piante di Spartium junceum affette dalla malattia degli scopazzi della ginestra E. Mancini, C. Marcone, V. De Feo Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno, Via Ponte Don Melillo, I-84084 Fisciano (SA) E-mail: [email protected] Spartium junceum L. (ginestra odorosa) è un arbusto legnoso, appartenente alla famiglia Fabaceae, componente della macchia mediterranea e particolarmente diffuso in Italia centro-meridionale. Tale arbusto, che è di rapida crescita e di elevata adattabilità, riveste notevole importanza ecologica poiché previene i fenomeni erosivi dei suoli. E’ inoltre usato come ornamentale e, soprattutto in passato, come pianta da fibra ed ha proprietà medicinali. Tuttavia, a causa del suo contenuto in alcaloidi, può causare fenomeni di tossicità nell’uomo e negli animali (Lurz et al., 1990; Barboni et al., 1994). In Italia meridionale, la ginestra odorosa è gravemente affetta da una malattia letale, fitoplasmatica, denominata scopazzi della ginestra (SpaWB). I sintomi più appariscenti consistono in scopazzi, raccorciamento degli internodi, attività vegetativa fuori stagione e moria. La malattia SpaWB è associata alla presenza di due fitoplasmi, geneticamente differenti, i quali, pur appartenendo a gruppi filogenetici diversi, inducono gli stessi sintomi. Questi agenti sono (i) ‘Candidatus Phytoplasma spartii’, membro del gruppo della proliferazione del melo ed (ii) un fitoplasma che appartiene al gruppo del giallume dell’olmo (Marcone et al., 1996, 2004). Molto spesso, nella stessa pianta malata sono presenti ambedue i fitoplasmi dei quali, uno è prevalente e, pertanto, facilmente diagnosticabile mediante la PCR diretta mentre l’altro è presente in concentrazione molto bassa e diagnosticabile soltanto tramite la PCR nested. A differenza del progresso conseguito nella diagnosi, differenziazione e filogenesi dei fitoplasmi, piuttosto scarse o nulle sono le conoscenze riguardanti gli effetti di tali procarioti sulla composizione fitochimica in metaboliti secondari delle piante affette. Si è, pertanto, ritenuto opportuno avviare una serie di studi al fine di individuare differenze nel contenuto di metaboliti secondari in piante di ginestra odorosa affette da SpaWB in confronto a quelle sane. Piante di ginestra odorosa con sintomi tipici di SpaWB nonché piante apparentemente sane, campionate in Campania durante la primavera del 2007, sono state saggiate mediante PCR per verificare la presenza di infezioni fitoplasmatiche. Sulla base della specificità dei primer impiegati e l’ RFLP dell’ rDNA fitoplasmatico, è stato possibile individuare i suddetti fitoplasmi soltanto in piante sintomatiche. Campioni costituiti da porzioni di fusto e rametti, 348 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi prelevati sia da piante malate che da piante sane, sono stati sottoposti ad una serie di estrazioni, a temperatura ambiente, utilizzando solventi a polarità crescente quali etere di petrolio, cloroformio e metanolo. Gli estratti metanolici ottenuti sono stati poi separati mediante cromatografia ad esclusione molecolare ed RP-HPLC. Inoltre, gli oli essenziali ottenuti da parti fiorali sia sane che malate, sono stati analizzati mediante gas cromatografia e spettrometria di massa. Differenze marcate tra piante sane e malate sono state evidenziate sia nella frazione alcaloidea e sia nei costituenti volatili. In particolare, in piante malate il contenuto di alcaloidi è risultato più elevato rispetto alle sane. Gli studi sono tuttora in corso per l’identificazione dei singoli componenti. L’incremento del contenuto di alcaloidi evidenziato in piante malate conferma precedenti risultati secondo i quali in S. junceum, il contenuto di dette sostanze aumenta, come meccanismo di difesa, in risposta ad avversità biotiche (Wink and Witte, 1987; Barboni et al., 1994). Parole chiave: Metaboliti secondari, Alcaloidi, Scopazzi della ginestra, Infezioni fitoplasmatiche, ‘Candidatus Phytoplasma spartii’. Studies on secondary metabolism of Spartium junceum plants affected by the spartium witches’-broom disease Spartium junceum L. (Spanish broom) is a fabaceous woody shrub that is a component of the Mediterranean maquis habitat and is particularly widespread in central and southern Italy. This rapidly growing plant is highly adaptable to various environmental conditions and is of considerable ecological importance due to its role in decreasing soil erosion. The plant is also used as an ornamental and mainly in the past, for fiber production. In addition, it has medicinal properties. However, due to its alkaloid compounds, Spanish broom may be toxic to humans and animals (Lurz et al., 1990; Barboni et al., 1994). In southern Italy, Spanish broom is severely affected by a lethal phytoplasmal disease, the spartium witches’-broom (SpaWB). The most characteristic symptoms of the disease are pronounced witches’-brooms, shortened internodes, off-season growth and death of the plants. SpaWB is associated with two genetically different phytoplasmas which induce the same symptoms. These agents are (i) the ‘Candidatus Phytoplasma spartii’ which is a member of the apple proliferation phylogenetic group and (ii) a phytoplasma that belongs to the elm yellows group (Marcone et al., 1996, 2004). Most of the diseased plants are doubly infected with the two phytoplasmas of which, one is predominant and readily detectable by direct PCR while the other occurs in a very low titer and could be detected only by the highly sensitive nested PCR. In contrast to progress made in detection, differentiation and 349 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi phylogenetic classification of phytoplasmas, very little is known about the effects of phytoplasmal infections on the biochemical content of affected plants. Thus, the aim of this work was to identify changes in the secondary metabolite content of SpaWBaffected Spanish broom plants in comparison to healthy ones. Symptomatic and nonsymptomatic plants of Spanish broom, sampled in the Campania region (southern Italy) during spring 2007, were examined for phytoplasmal infections using PCR technology. On the basis of primer specificity and RFLP analysis of PCR-amplified rDNA using several restriction endonucleases, the above-mentioned phytoplasmas could be identified only in symptomatic plants. Stem and shoot samples from diseased and healthy plants were extracted sequentially, at room temperature, using petroleum ether, chloroform and methanol. Metanolic extracts obtained were then separated by gel permeation chromatography and RP-HPLC analyses. Also, essential oils from diseased and healthy flower parts were analyzed by gas chromatography and mass spectrometry. Great differences between infected and healthy plants were identified in both the alkaloid and volatile compounds. In particular, the alkaloid content was higher in diseased plants than in healthy plants. Work is still in progress in order to identify single compounds. Data obtained largely agree with previous findings which indicate that in S. junceum plants alkaloid content increases in response to attack by adverse biotic factors (Wink and Witte, 1987; Barboni et al., 1994). Key words: Secondary metabolites, Alkaloids, Spartium witches’-broom, Phytoplasmal infections, ‘Candidatus Phytoplasma spartii’. 350 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Barboni L., A. Manzi, B. Bellomaria, AM. Quinto, 1994. Alkaloid content in four Spartium junceum populations as a defensive strategy against predators. Phytochemistry, 37, 1197-1200. Lurz G., R. Greinwald, L. Witte, FC. Czygan, 1990. Quinolizidine alkaloids in Spartium junceum. Planta Medica, 56, 522-525. Marcone C., A. Ragozzino, B. Schneider, U. Lauer, CD. Smart, E. Seemüller, 1996. Genetic characterization and classification of two phytoplasmas associated with spartium witches’-broom disease. Plant Disease, 80, 365-371. Marcone C., KS. Gibb, C. Streten, B. Schneider, 2004. ‘Candidatus Phytoplasma spartii’, ‘Candidatus Phytoplasma rhamni’ and Candidatus Phytoplasma allocasuarinae’, respectively associated with spartium witches’-broom, buckthorn witches’-broom and allocasuarina yellows diseases. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, 54, 1025-1029. Wink M., L. Witte, 1987. Alkaloids in stem roots of Nicotiana tabacum and Spartium junceum transformed by Agrobacterium rhizogenes. Journal of Bioscience, 42, 69-72. 351 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi EPIDEMIE DEL FITOPLASMA DELLO STOLBUR SU FRAGOLA E SPECIE ORTICOLE IN EMILIA-ROMAGNA V. Vicchi, A. D’Anniballe, P. Fini, P. Grillini Servizio Fitosanitario Regione Emilia-Romagna, Sede tecnica, Via di Corticella 133, I-40129 (BO) E-mail: [email protected] Nella regione Emilia-Romagna sono stati osservati sintomi riferibili a fitoplasmi su fragola e su alcune specie orticole: pomodoro da mensa e da industria, sedano. Per determinare l’eziologia dei patogeni responsabili di tali sintomi sono stati analizzati con tecniche di biologia molecolare (PCR e nested-PCR) campioni prelevati dal 2003 al 2007. Le colture, l’anno di individuazione dei sintomi e la loro descrizione, la localizzazione geografica e l’incidenza in campo sono di seguito riportati: - fragola, cv. Maya (2003), cv. Clerie (2006), cv. Elsinore (2007); nanismo, bordi fogliari clorotici, vegetazione ridotta ed arrossamento delle foglie più vecchie; Forlì-Cesena, Ravenna e Ferrara. Impianti commerciali e campi di moltiplicazione; incidenza media molto bassa con distribuzione casuale; - pomodoro da mensa a tipologia “ciliegino” (2002 e 2005) di differenti varietà; germogli apicali eretti con internodi allungati, foglie piccole, malformate e filiformi, clorotiche e/o violacee, virescenza dei fiori con scarsa produzione di frutti malformati; Forlì-Cesena. Azienda biologica con incidenza variabile dal 20% al 50% nel 2002; - pomodoro da industria (2004 e 2007) di differenti varietà, provincia di Ferrara con infezioni tra il 5% ed il 30% e pomodoro da industria di varietà Perfect Peel, (2005 e 2006), provincia di Parma con vegetazione cespugliosa, foglie piccole con colorazione violacea, fiori con peduncoli e sepali ingrossati; elevata incidenza; - sedano (2005), nanismo della pianta ed evidente clorosi fogliare; percentuale di infezione del 15%, Bologna. Le piante sintomatiche sono state analizzate per accertare l’infezione da fitoplasmi. L’estrazione del DNA totale è stata effettuata seguendo il protocollo di Barba et al. (1998), con alcune modifiche, a partire da piccioli e foglie. Il DNA ottenuto è stato poi sottoposto ad una prima amplificazione con i primers universali P1/P7 e quindi a nested- PCR con i primers fStol/rStol, specifici per i fitoplasmi dello stolbur (Maixner et al., 1995). Tutti i campioni sintomatici sono risultati infetti da fitoplasmi appartenenti al gruppo dello Stolbur (16SrXII). Al fine di verificare differenze genetiche dei fitoplasmi dello Stolbur rinvenuti sono state effettuate successivamente analisi RFLP di sequenze del gene Tuf, utilizzando l’enzima HPA II (Langer e Maixner, 2004) su alcuni campioni: pomodoro Parma 2005 e 2006, sedano 352 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Bologna 2005, pomodoro Forlì-Cesena 2005, fragola Clerie Ferrara (2006). Tutte le piante così analizzate hanno un profilo di restrizione riconducibile al VK- tipo II. Da alcuni anni si assiste in Emilia-Romagna a gravi e onnipresenti epidemie su piante di vite causate dal fitoplasma dello Stolbur che è veicolato in natura dal cixiide Hyalesthes obsoletus Signoret; esso è in grado però di infettare molte altre piante arboree, arbustive ed erbacee tra cui alcune specie orticole largamente coltivate (Marzachì et al., 2000). Il suo rinvenimento, avvenuto anche recentemente su sedano (Ferrini et al., 2005) e fragola (Credi et al., 2005) conferma quindi la sua elevata presenza in differenti ambienti colturali ed evidenzia la necessità di definire precise strategie di contenimento. Parole chiave: Fitoplasma, Fragola, Orticole, PCR, Stolbur. Epidemics of stolbur on strawberry and horticultural crops in Emila Romagna In the Emilia-Romagna region phytoplasma-like symptoms were observed on strawberry and some horticultural crops: fresh tomato and processing tomato, celery. Samples prelevated during 2003-2007 have been analyzed using molecular biology techniques (PCR and nested-PCR) for determination of the pathogens responsible for the symptoms. Crops, date of detection of the symptoms and their description, geographic localization and incidence at field sites are listed below: - strawberry, cv. Maya (2003), cv. Clerie (2006), cv. Elsinore (2007); plant stunting, leaf-edge chlorosis, underdeveloped vegetation and reddening of older leaves; Forlì-Cesena, Ravenna and Ferrara; crop fields and multiplication sites; very low average incidence with random distribution; - different cultivars of fresh cherry tomato (2002 and 2005); upright top sprouts with lenghtened internodes, small, deformed and wiry, chlorotic and/or purplish leaves, flower virescence and little production of deformed fruits; Forlì-Cesena. Organic farm where incidence ranged from 20% to 50% in 2002; - different cultivars of tomato for processing (2004 and 2007), province of Ferrara, with infection range from 5% to 30 %, and processing tomato cv. Perfect Peel (2005 and 2006), province of Parma, with bush-like vegetation, small and purplish leaves, flowers with enlarged peduncles and sepals; high incidence; - celery (2005), plant stunting and evident chlorotic leaves; infection rate of 15%, Bologna. 353 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Symptomatic hosts were tested for phytoplasma infection. Total DNA was extracted from leaves and petioles applying some change to the method by Barba et al. (1998). Extracted DNA was subjected to a first amplification with universal primers P1/P7, then to a nested- PCR with Stolbur phytoplasmas specific primers fStol/rStol (Maixner et al., 1995). All symptomatic samples turned out to be infected by Stolburgroup phytoplasmas (16SrXII). After that, in order to verify genetic differences among the detected Stolbur phytoplasmas, RFLP analysis of Tuf gene sequences were realized applying HPA II enzyme (Langer and Maixner, 2004) to some samples: tomato Parma 2005 and 2006, celery Bologna 2005, tomato Forlì-Cesena 2005, strawberry Clerie Ferrara 2006. All tested samples showed a VK-type II restriction profile. For the last years strong epidemics on grapevines, caused by Stolbur phytoplasma, took place everywhere in Emilia-Romagna; this phytoplasma, transmitted by Hyalesthes obsoletus Signoret (Cixiidae), can also infect many other hosts (trees, bushes and herbaceous plants) including some horticultural crops with wide distribution (Marzachi et al., 2000). Its high level of presence on different crop areas was confirmed by the recent detection too, on celery (Ferrini et al., 2005) and strawberry (Credi et al., 2005), stressing the need for defining precise strategies for its control in different species. Key words: Phytoplasma, Strawberry, Horticultural crops, PCR, Stolbur. Lavori citati/References Barba M., G. Boccardo, L. Carraro, P. Del Serrone, P. Ermacora, G. Firrao, L. Giunchedi, N. Loi, M. Malfitano, C. Marcone, C. Marzachì, R. Musetti, R. Osler, S. Palmano, C. Poggi Pollini, A. Ragozzino, 1998. Confronto di differenti tecniche di diagnosi applicate al rilevamento di fitoplasmi in pomacee. Notiziario sulla protezione delle piante, 9, 263-278. Credi R., F. Terlizzi, AR. Babini, 2005. Associazione del fitoplasma dello Stolbur (16SrXII-A) ad un giallume della fragola in Emilia-Romagna. Petria 15, 2325. Ferrini F., L. Carraro, M. Babici, N. Loi, 2005. Una grave epidemia di Stolbur su sedano in Friuli Venezia Giulia. Petria 15, 27-29. Langer M., M. Maixner, 2004. Molecular characterisation of grapevine Yellows associated phytoplasmas of the stolbur-group based on RFLP- analysis of non - ribosomal DNA. Vitis 43,191-199. 354 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Maixner M., U. Ahrens, E. Seemüller, 1995. Detection of the German grapevine yellows (Vergilbungskrankheit) MLO in grapevine, alternative hosts and vector by a specific PCR procedure. European Journal of Plant Pathology, 101, 241-250. Marzachì C., F. Veratti, M. D’Aquino, A. Vischi, M. Conti, G. Boccardo, 2000. Molecular hybridization and PCR amplification of non-ribosomal DNA to detect and differentiate stolbur phytoplasma isolates from Italy. Journal of Plant Pathology, 82, 201-21 355 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi ULTERIORI OSSERVAZIONI SULLA CLOROSI DEL MARGINE FOGLIARE DELLA FRAGOLA F. Terlizzi1, A. R. Babini2, D. Dradi3, T. Battelli3, P. Lucchi4, R. Credi1 DiSTA, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali, Università di Bologna, Viale Fanin 40, I-40127 (BO) 2 Servizio Fitosanitario Regione Emilia-Romagna, Via di Saliceto 81, I-40129 (BO) 3 C.S.S.A.A., Centrale Sperimentazioni e Servizi Agro Ambientali, Via Calcinaro 1920, I-47020 Martorano di Cesena (FC) 4 CRPV, Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Via Vicinale Monticino 1969, I-47020 Diegaro di Cesena (FC) 1 E-mail: [email protected] In questi ultimi anni, una nuova affezione della fragola (Fragaria x ananassa Duch.) è comparsa in Emilia-Romagna. I sintomi, rilevabili sia in impianti produttivi che in vivaio, sono caratterizzati principalmente da accentuato nanismo delle piante, accartocciamento, arrossamento e/o ingiallimento fogliare (Credi et al., 2006). Tale sindrome viene assimilata alla clorosi del margine fogliare, “strawberry marginal chlorosis”, da tempo presente in Francia (Zreik et al., 2001). La malattia è stata individuata in diverse località e su svariate varietà. Le ricerche di carattere eziologico hanno portato all’identificazione del fitoplasma dello Stolbur (16SrXII-A) e di un proteobatterio-γ 3 simile a Candidatus Phlomobacter fragariae (Terlizzi et al., 2006; Terlizzi et al., 2007). Il primo è stato ritrovato con alta frequenza nei vivai, mentre il secondo è risultato prevalente negli impianti produttivi, confermando pienamente i risultati di Zreik et al. (2001). Studi epidemiologici sono stati intrapresi nel corso del 2007. Potenziali insetti vettori (Hyalesthes obsoletus Sign., Cixius sp., Reptalus sp.) sono stati catturati in alcuni siti ove era presente la fitopatia e, in ambiente protetto, fatti alimentare su piante sane di fragola. Una apposita prova di campo è stata poi allestita per verificare gli effetti indotti dal fitoplasma. In piante della cv. Onda, prescelte in vivaio come sicuramente sintomatiche, ciò si evidenziava in maniera particolarmente evidente, registrando una mortalità dell’86,5% dopo pochi mesi dall’impianto. L’identificazione in vivaio delle piante sintomatiche e loro successiva eliminazione, è al momento l’unica pratica consigliabile per evitare la diffusione di materiali infetti. Parole chiave: Fragola, Clorosi del margine fogliare, PCR, Stolbur, Candidatus Phlomobacter fragariae. 356 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Further investigations on strawberry marginal chlorosis During the last years, diseased plants of strawberry (Fragaria x ananassa Duch.) have been observed and collected from nurseries and production fields in Emilia-Romagna region (northern Italy). Symptoms were essentially a conspicuous plant stunting accompanied by a very poor root systems; older leaves were rolled upward and displayed a marked premature purple discoloration; new leaves showed size reduction, shortened petioles, chlorosis and were generally cupped (Credi et al., 2006). This syndrome was considered similar to “strawberry marginal chlorosis” described in France (Zreik et al., 2001). Affected plants were identified on the most important cultivars and in various locations. Plants were collected and assessed by PCR for possible disease-associated pathogenic agents. Molecular assays confirmed infection of Stolbur phytoplasma (16SrXII-A) and the occurrence of a γ 3proteobacterium similar to Candidatus Phlomobacter fragariae (Terlizzi et al., 2006; Terlizzi et al., 2007). The phytoplasma was frequently found among nursery samples, whereas the proteobacterium was prevalent in production fields. Our findings confirm the previous report of Zreik et al., (2001). Epidemiological studies started up in 2007. Potential insect vectors (Hyalesthes obsoletus Sign., Cixius sp., Reptalus sp.) were collected at sites with disease presence and placed on healthy strawberries. A field trial was also carried out to evaluate the effect of Stolbur. After transplanting, symptomatic plants of cv. Onda showed a quick decline with a final death rate of 86.5%. Our observations indicate that roughing could be a good practice in order to prevent the spread of infected materials. Key words: Strawberry, Marginal chlorosis, PCR, Stolbur, Candidatus Phlomobacter fragariae. Lavori citati/References Credi R., F. Terlizzi, AR. Babini, P. Lucchi, 2006. “Clorosi del margine fogliare”: prime indagini in Emilia-Romagna su una grave malattia infettiva della fragola. Frutticoltura, 4, 22-26. Terlizzi F., AR. Babini, R. Credi, 2006. First report of Stolbur phytoplasma (16SrXIIA) on strawberry in Northern Italy. Plant Disease, 90, 831. Terlizzi F., AR. Babini, C. Lanzoni, A. Pisi, R. Credi, 2007. First report of a γ 3proteobacterium associated with diseased strawberry in Italy. Plant Disease, 91, 1688. Zreik L., JL. Danet, X Foissac., J. Gandar, E. Verdin, JM.Bovè, M Garnier, J.G Nourisseau. 2001. Marginal chlorosis of strawberry plants can be induced by two different phloem-restricted bacteria: the proteobacterium “Candidatus phlomobacter fragariae” and the Stolbur phytoplasma. Acta Horticolturae, 551, 101-105. 357 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Recovery Coordinatore: Piero Attilio Bianco R. Osler Progetto PRIN 2005-2008: Le fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi: recovery e resistenze indotte. P. Braccini, M. Nasca Influenza di alcuni fattori climatici sul fenomeno del recovery in piante di vite affette dal legno nero R. Garau, V.A., Prota, A. Sechi, G. Moro Somminastrazioni di biostimolanti a piante affette da “legno nero”: esiti ai fini del recovery D. Bulgari, P. Casati, F. Quaglino, L. Brusetti, D. Daffonchio, P. A. Bianco LH-PCR come metodo di analisi per lo studio del ruolo dei batteri endofiti nel fenomeno del recovery in vite G. Romanazzi, S. Murolo, L. Landi, Q. Silvestri, S. Virgili Induzione del recovery in viti infette da legno nero mediante stress abiotici N. Loi, F. Ferrini, A. Loschi, M. Martini, L. Carraro Fenomeni di recovery in albicocchi infetti da European Stone Fruit Yellows R. Musetti, F. Tubaro, R. Polizzotto, P. Ermacora, R. Osler Il “Recovery” da Apple Proliferation in melo è associato all’aumento della concentrazione dello ione Calcio nel floema Sintesi poster: Luigi Carraro L. Carraro, P. Ermacora, R. Musetti, M. Martini, F. Ferrini, N. Loi, F. Pavan, R. Osler, M. Hren, K. Gruden, M. Borgo, D. Bellotto, PA. Bianco, P. Casati, F. Quaglino, A. Zorloni, C. Morone, P. Gotta, V. Rossi, C. Marzachì Il recovery in viti con giallumi. A. Zorloni, P. Casati, F. Quaglino, D. Bulgari, PA. Bianco Incidenza del fenomeno del “recovery” in vigneti della Lombardia. R. Garau, V.A. Prota, A. Sechi, G. Moro Ulteriori informazioni sulla produttività di Chardonnay e Vermentino affette da legno nero ed in recovery. G. Romanazzi, S. Barbone, S. Murolo, D. D’Ascenzo Uso di induttori di resistenza per il controllo del legno nero della vite in pieno campo: primi risultati. M. Pastore, F. Gervasi, M. del Vaglio, A. Bertaccini Evidenza di risanamento da fitoplasmi in chioma e radici di piante di pero e susino infettate mediante innesto. Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Le resistenze indotte, gli antagonisti ed il recovery, base di studio per un controllo innovativo di fitoplasmosi dei fruttiferi e della vite R. Osler1, A. Bertaccini2, PA. Bianco3, G.L. Rana4, G. Romanazzi5 Dip. Biologia e Protezione delle Piante, Università degli Studi di Udine Via Palladio, 8 Palazzo Florio, I-33100 (UD) 2 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Viale Fanin 42, I-40127 (BO) 3 Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) 4 Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agro-Forestali, Università degli Studi della Basilicata, Viale dell’ Ateneo Lucano, 10, I-85100 (PZ) 5 Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche, I-60131 (AN) 1 E-mail: [email protected] Si riportano i risultati più interessanti acquisiti nell’ambito di un progetto biennale PRIN concluso nel 2008 e che ha coinvolto Ricercatori di cinque Unità operative italiane. Scopo della ricerca era quello di individuare metodi alternativi di lotta contro le fitoplasmosi, in particolare quelli basati su resistenze indotte e sul recovery. Si sono privilegiati allo scopo fruttiferi e vite e le relative fitoplasmosi. Nel complesso le ricerche hanno confermato che il recovery da fitoplasmosi può assumere interesse pratico diretto nella lotta contro AP (Apple Proliferation), PD (Pear Decline), FD (Grape Flavescence Dorée) e BN (Grape Bois Noir). Per la vite affetta da BN è stato accertato che la varietà Chardonnay, in differenti aree viticole italiane, presenta un tasso di recovery basso, in confronto con altre cultivar. Anche l’albicocco affetto da ESFY (European Stone Fruit Yellows) non manifesta in genere livelli alti di recovery: in compenso piante ottenute da madri recovered esprimono completa tolleranza verso il fitoplasma. Sempre in albicocco, piantine infettate con ceppi attenuati di ESFY si comportano da tolleranti, anche in zone con epidemie provocate da ceppi virulenti. Stress, quali lo sradicamento o lo strappo di viti infette da GY (Giallumi della vite), accelerano e potenziano il recovery. Fra gli endofiti della vite, due funghi (Aureobasidium pullulans e Epicoccum nigrum) ed il batterio Pantoea agglomerans sembrano connessi con fenomeni di resistenze indotte. Si riportano anche i primi risultati ottenuti con vari elicitori biotici ed abiotici in piante affette da AP e PD. Si è confermato come alla base del recovery da fitoplasmosi vi é la sintesi di perossidi. 361 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Si suggeriscono vari atteggiamenti pratici nella lotta contro le fitoplasmosi: proteggere gli endofiti (evitare la termoterapia di massa); accertare e sfruttare anche direttamente il recovery (non sempre il roguing è giustificato); usare portinnesti che favoriscono il recovery-resistenze indotte; in zone con epidemie in corso, il reimpianto con materiale sano, ma senza alcuna forma di resistenza-tolleranza, è improprio. Parole chiave: fitoplasma; recovery; SAR Induced resistances, antagonists, and recovery as innovative methods to control phytoplasma diseases in grape and fruit trees The most important results achieved inside a National Project that involved five italian Units are here reported. The main purpose of the project was to gain and propose practical alternative methods to control phytoplasma diseases of grape and fruit trees, including the recovery and acquired resistances. It was confirmed that recovery can be efficient in apples infected by AP (Apple Proliferation), pears with PD (Pear Decline), grape with FD (Grape Flavescence Dorée) or BN (Grape Bois Noir). Recovery is in general low in Chardonnay cultivar compared with other varieties. Also apricot do not recover in an efficient way from ESFY (European Stone Fruit Yellows) in our conditions; interestingly apricot plants obtained from recovered mothers behave as completely tolerant and react as resistant to new infections of virulent strains of ESFY. Stress caused by up-rooting grapes infected by FD or BN increases the recovery phenomenon: the root-stocks influence the recovery, too. The presence in plants of fungal (Aureobasidium pullulans and Epicoccum nigrum) or bacteria (Pantoea agglomerans) endophytes seems to induce SAR (Systemic Acquired Resistances). Also the possible importance of different factors that govern recovery-SAR –such as chemicals and biotic elicitors are treated. It has been also confirmed that peroxids are involved with the recovery. Some general behaviours are suggested when considering the phytoplasma diseases control procedures: protect the endophytes (avoid the massive thermotreatment); utilize the recovery phenomenon when it is efficient (roguing can be suggested but not as a rigid role); select roots that favour the recovery; healthy tested plants are improperly used in infected areas if not resistant in some ways or tolerant to the disease agents. Key words: phytoplasma; recovery; SAR Ricerca finanziata dal MIUR, PRIN 2005 362 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Influenza di alcuni fattori climatici sul fenomeno del recovery in piante di vite affette dal legno nero P. Braccini1, M. Nasca2 2 1 ARSIA – Regione Toscana, Via Pietrapiana, 30, I-50121 (FI) Dipartimento di Biotecnologie Agrarie, Sezione Patologia vegetale Piazzale delle Cascine 28, I-50100 (FI) E-mail: [email protected] Il recovery è una remissione spontanea dei sintomi, con diversa incidenza in relazione agli areali di coltivazione, alle condizioni colturali e pedoclimatiche e alle cultivar, (Romanazzi et al., 2007). Talvolta il fenomeno è temporaneo ma nel caso di recovery “duraturo”è stato evidenziato che, almeno per la parte epigea, le viti possono essere considerate al pari di piante sane (Carraro, e Ermacora, 2007). In questo lavoro si è voluta analizzare la relazione fra alcuni fattori climatici e il fenomeno del recovery. Sono stati presi in esame due vigneti della cv. Chardonnay, affetti da legno nero, allevati a cordone speronato, monitorati a partire dal 2002 e situati in due diverse province toscane (Pistoia e Siena). Il primo impianto si trova nel comune di Montale (PT), impiantato nel 1993 e sono state monitorate 1195 piante. L’altro vigneto è situato a San Gimignano (SI), l’impianto è del 1997 e sono state monitorate 790 piante. Il monitoraggio nei due vigneti ha permesso di calcolare per ogni anno il numero di piante sintomatiche e quelle che andavano incontro a recovery. Sono stati inoltre raccolti ed elaborati i dati climatici di temperatura e pioggia provenienti da stazioni meteo localizzate nelle vicinanze dei due vigneti. L’influenza dei dati climatici sulla manifestazione della malattia è stata valutata elaborando le regressioni lineari tra variabili indipendenti meteorologiche e variabili dipendenti espressione della malattia come il recovery. Dove le regressioni hanno mostrato valori di R2 elevati è stata verificata la loro significatività statistica. L’incidenza annuale delle piante sintomatiche espressa come rapporto percentuale sulle piante presenti, evidenzia per il vigneto di Montale la percentuale di infezione più bassa (18,1%) nel 2003 seguita da un costante incremento fino al 2007, quando la malattia ha raggiunto un’incidenza del 71,4%. Considerando invece il valore dell’incidenza cumulata, cioè di viti che dal 2002 hanno almeno una volta mostrato sintomi della malattia, si raggiunge un valore di incidenza dell’82,8%. Diversa è la situazione nel vigneto di San Gimignano con infezioni basse nel 2003 (18,4%) e 2006 (17,3%) e picchi nel 2004 (35,1%) e 2007 (30,5%) e un’incidenza cumulata della malattia del 48,1%. 363 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi L’evoluzione del recovery nei due vigneti evidenzia un’alta incidenza nel 2003, il 56,4% nel vigneto di Montale e il 63,4% nel vigneto di San Gimignano. Quest’ultimo impianto e quello di Montale mostrano la più bassa incidenza di recovery nel 2004 (poco meno del 10%) e andamento altalenante gli anni successivi con un solo picco nel 2006, il 42,1% a San Gimignano e il 17,9% a Montale. I parametri climatici utilizzati riguardano per i mesi da maggio ad agosto le temperature medie, le temperature massime e la pioggia. Per il vigneto di Montale si sono rilevate correlazioni dirette fra recovery e temperature medie del mese di maggio con un R2=0,962 e fra recovery e temperature medie nel periodo maggio-agosto con un R2=0,984. Questi valori hanno un coefficiente di correlazione significativo per P<0,05. Sempre per il vigneto di Montale si rilevano correlazioni dirette sia fra recovery e media delle temperature massime del mese di giugno con un R2=0,957, sia fra recovery e media delle temperature massime da maggio ad agosto con un R2=0,994. Anche in questi casi il coefficiente di correlazione è significativo per P<0,05. Nel vigneto di Montale si rileva una correlazione inversa fra recovery e mm di pioggia da maggio ad agosto con un valore di R2=0,946 e una significatività statistica per P<0,05. Il vigneto di San Gimignano ha evidenziato tale livello di significatività per le correlazioni dirette fra recovery e temperature medie tra maggio e agosto con un R2=0,771, e fra recovery e media delle temperature massime tra maggio e agosto con un R2= 0,754; in questo vigneto si è anche rilevata una correlazione inversa fra recovery e pioggia fra maggio e agosto con un R2=0,791. Sulla scorta delle nostre esperienze pluriennali la remissione dei sintomi, o recovery, appare strettamente collegata all’andamento di alcuni parametri climatici (scarsa piovosità e soprattutto temperature elevate durante il periodo vegetativo della vite) anche se non sempre sono stati ottenuti valori altamente significativi. Le alte temperature sembrano favorire la remissione dei sintomi, come evidenziato anche dall’andamento della malattia nell’annata, molto calda, del 2003 quando si è avuta un alta incidenza del recovery nei due vigneti monitorati. E’ comunque opportuno continuare in queste ricerche estendendole anche ad altri areali viticoli e coinvolgendo anche aspetti agronomici, colturali e varietali. Parole chiave: Rcovery, Chardonnay, Legno nero, Monitoraggio, Parametri climatici. 364 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Influence of some environmental factors on the phenomenon of recovery in Bois noir affected vines Two Chardonnay vineyards affected by Bois noir and located in two different Tuscan provinces (Pistoia and Siena) have been examined. Beginning in 2000-2002, monitoring of symptomatic plants also pointing out those recovered was carried out. Climatic data for temperature and rainfall provided by weather stations were available for both vineyards and linear regressions were calculated between independent meteorological variables and the number of recovered plants as a dependent variable. Recovery and high temperatures from May to August showed statistically significant correlations (vineyard in the district of Montale, Pistoia, mean temperatures R2=0,984, maximum temperatures R2=0,994; vineyard in the district of San Gimignano, Siena, mean temperatures R2=0,771, mean of maximum temperatures R2= 0,754). Instead, an inverse correlation was shown between recovery or remission of symptoms and mm of rainfall from May to August (Montale vineyard, R2=0,946; San Gimignano vineyard, R2=0,791). These first results suggest that the phenomenon of recovery is favored by high temperatures and scarce rainfall. Parole chiave: Recovery, Chardonnay, Bois noir, Monitoring, Climatic parameters. Lavori citati/References Carraro L., P. Ermacora, 2007. Piante in recovery e presenza di fitoplasmi. In: Atti Convegno Nazionale “Nuove possibilità di lotta contro le fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi basate su recovery, resistenze indotte e antagonisti”. Ancona, settembre17-18, 2007, 14. Romanazzi G., VA. Prota, P. Casati, S. Murolo, MR. Silletti, R. Di Giovanni, L. Landi, A. Zorloni, D. D’Ascenzo, S. Virgili, R. Garau, V. Savino, PA. Bianco, 2007. Incidenza del recovery in viti infette da fitoplasmi in diverse condizioni climatiche e varietali italiane e tentativi di comprensione ed induzione del fenomeno. In: Atti Convegno Nazionale “Nuove possibilità di lotta contro le fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi basate su recovery, resistenze indotte e antagonisti”. Ancona, settembre17-18, 2007, 9-11. 365 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Somministrazioni di biostimolanti a piante affette da “Legno nero”: esiti ai fini del recovery R. Garau, V.A. Prota, A. Sechi, G. Moro Dipartimento di Protezione delle piante. Università degli Studi di Sassari Via E. de Nicola, 1 I-07100 (SS) e-mail: [email protected] In Sardegna, dal 2005, sono stati condotti studi, su parcelle di 658 piante di Chardonnay (CH) e, dal 2006, su 1417 piante di Vermentino (VRM) affette da “Legno nero”, finalizzati all’evidenza di azioni pro-recovery di un prodotto commerciale (Kendal) contenente glutatione, oligossaccarine ed estratti vegetali somministrato per via fogliare. Sono stati eseguiti tre trattamenti/anno (giugno-luglio), alla concentrazione di 3,5 Kg/ha/1000 l di acqua, e distribuito a pressione normale. Sono stati considerati i gruppi “Trattato” (T) e “Non Trattato” (NT) e nel loro ambito piante sintomatiche (S), asintomatiche (H) ed in recovery (n°R) delle quali sono stati misurati parametri produttivi. I dati sono stati sottoposti all’analisi della varianza (ANOVA) ed al test di confronto multiplo LSD per la valutazione della significatività delle differenze tra le medie per P ≤ 0,05. I risultati relativi al NT sono riportati separatamente in questo Convegno (Garau et al., vedi). L’elaborazione dei dati relativi alla produttività di Chardonnay, tra le medie di S e quelle di n°R ed H comprese in T mostra, nel triennio 2005/2007, differenze altamente significative (P< 0,0001). Il confronto tra S, n°R ed H nei gruppi di piante T ed NT esprime differenze incostanti e poco indicative. Decrementi produttivi sono stati osservati, nel triennio, nei differenti gruppi di T e di NT con una flessione media, in S, del 57%. La “tendenza” al recovery non è risultata significativamente differente tra le tesi T ed NT. Mentre il confronto numerico delle piante sintomatiche ha dato esiti significativi solo nelle annate 2006/07, a favore di T. Relativamente a VRM il confronto delle medie dei vari raggruppamenti (H, n°R ed S) in T non ha mostrato, per il 2006, differenze significative, al contrario, l’anno successivo differenze altamente significative hanno distinto le sintomatiche dagli altri gruppi. Il confronto in T ed NT, nel 2007, ha sottolineato situazioni contradditorie. La riduzione della produzione, tuttavia, è risultata complessivamente meno evidente nelle piante sottoposte a trattamento rispetto alle altre. Relativamente alle due varietà, nessun elemento di differenziazione è sortito dai confronti tra gli altri caratteri quanti-qualitativi. In conclusione, le due classi, T e NT risultano accomunate, pur in proporzioni annualmente differenti da una riduzione crescente della produzione dalle sane verso 366 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi le sintomatiche passando per le recovered. In generale l’esito delle prove, alla pari di altre esperienze (Mazio et al. 2008) sono stati contradditori e meritevoli di approfondimenti. Parole chiave: Bois Noir, Recovery, Biostimolanti. Biostimulants distribution to plants affected by ‘Bois Noir’: results regarding recovery Since 2005 studies have been carried out In Sardinia on stands of 658 plants of Chardonnay (CH) and, since 2006, on 1417 plants of Vermentino (VRM) affected by ‘Bois Noir’. These tests were aimed at highlighting the pro-recovery ability of the commercial product Kendal containing glutathione, oligosaccharides and plant extracts distribuited on the leaves. Three treatments were carried out per year (June/ July), at a concentration of 3.5 Kg/ha/1000 l of water, and distributed at normal pressure. Treated (T) and Untreated (NT) plants were considered and within these latter the productive parameters of symptomatic plants (S), asymptomatic plants (H) and those in recovery (n°R) were measured. The data were subjected to One-way Analysis of Variance (One-way ANOVA, P ≤ 0.05) and to a post-hoc Fisher’s Least Significant Difference test (LSD, P ≤ 0.05) to evaluate statistical differences between means. The detailed results related to the NT group are reported in another paper presented in this Meeting (see Garau et al.). Data analysis related to Chardonnay production showed highly significant differences (P < 0.0001) for S, n°R and H plants within the treated group in the period 2005/2007. The comparison of the same treatments within the T and NT groups showed erratic differences. Yield decreases were observed over the three years for T and NT groups with an average reduction of 57% for S plants. The trend towards recovery did not prove to be significantly different between the T and NT groups, while the numerical comparison of symptomatic plants gave significant results only in the year 2006/07 for T plants. Regarding VRM, the comparison of the production mean value for H, n°R and S plants within the T group did not show significant differences for 2006. On the other hand, the following year symptomatic plants were distinguished from the other plants by highly significant differences. The comparison between T and NT, in 2007, highlighted contradictory evidences. The decrease in production, however, proved to be far less evident in treated plants compared to the others. Regarding the two varieties, no element of differentiation emerged from comparing the other quali-quantitative parameters. Common to both the varieties the production within T and NT groups was healthy >recovered > symptomatic plants, although the ratios were different depending 367 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi on the year considered. In general, although these results were in part contradictory, as highlighted in similar studies (Mazio et al., 2008), they are worthy of further investigation. Key words: Grapevine, Bois Noir, Recovery, Biostimolants. Lavori citati/References Garau R., VA. Prota, A. Sechi, G. Moro, 2008. Ulteriori informazioni sulla produttività di Chardonnay e Vermentino affette da “Legno nero” ed in recovery. Petria, 18, 391-393. Mazio P., A. Montermini, P. Brignoli, 2008. Indagini preliminari degli effetti di trattamenti con Bioattivatori nei confronti delle manifestazioni sintomatologiche da giallumi della vite. Atti Giornate fitopatologiche, vol. 2, 593-600. Lavoro svolto nell’ambito del Prin 40%, 2005 “Le resistenze indotte, gli antagonisti ed il recovery, base di studio per un controllo innovativo di fitoplasmosi dei fruttiferi e della vite”. 368 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi LH-PCR COME METODO DI ANALISI PER LO STUDIO DEL RUOLO DEI BATTERI ENDOFITI NEL FENOMENO DEL RECOVERY IN VITE D. Bulgari1, P. Casati1, F. Quaglino1, L. Brusetti2, D. Daffonchio2, P. A. Bianco1 1 Istituto Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche (DISTAM), Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) 2 E-mail: [email protected] Il recovery è definito come la remissione spontanea dei sintomi in piante infette da patogeno. Nell’ambito delle malattie da fitoplasmi, tale fenomeno è stato rilevato in albicocco affetto dal giallume europeo delle drupacee, in melo affetto da scopazzi e in vite affetta da Flavescenza dorata e da Legno nero (Osler et al., 1999, Carraro et al., 2004). La remissione dei sintomi non è sempre associata all’assenza del patogeno (melo e albicocco) (Carraro et al., 2004) ed è influenzata, soprattutto nel caso della vite, da diversi fattori quali gli areali di coltivazione e le condizioni colturali e pedoclimatiche; inoltre, le cultivar di Vitis vinifera mostrano una diversa propensione al recovery (Romanazzi et al., 2007). Le cause alla base di tale fenomeno non sono del tutto chiare, anche se studi biochimici e citochimici hanno evidenziato il coinvolgimento di una sorta di Resistenza Sistemica Acquisita (SAR) (Musetti et al., 2005; 2007). In natura, è noto che le piante sono colonizzate da microrganismi endofiti (funghi, batteri ed attinomiceti) in grado di proteggerle dai patogeni (Lodewyckx et al., 2002). Studi recenti hanno evidenziato differenze significative nella composizione delle comunità fungine endofite, associate a piante di vite sane, infette da giallumi e risanate, ipotizzando il possibile coinvolgimento di specie fungine nel fenomeno del recovery (Musetti et al., 2007). L’obiettivo di questo lavoro è stato valutare il ruolo dei batteri endofiti nel fenomeno del recovery da giallumi della vite attraverso l’analisi LH-PCR (Length Heterogeneity PCR) delle comunità microbiche associate a viti sane, infette da giallumi e risanate. Tale analisi permette di distinguere le specie batteriche sulla base del polimorfismo di lunghezza delle prime due regioni variabili del gene 16S rRNA (Ritchie et al., 2000). Lo studio ha previsto, per prima cosa, la messa a punto di un ‘database LH-PCR’, descrittivo della microflora batterica presente in piante di vite sane, da impiegare successivamente come riferimento per verificare le possibili variazioni nella comunità endofita associata a viti malate, sane e recovered. Una regione parziale del 16S rDNA di ogni specie batterica precedentemente identificata in vite (prevalenza di γ-proteobatteri) (Bulgari et al., 2007) è stata amplificata con primers universali 369 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi per batteri ed analizzata mediante LH-PCR. Tale analisi ha permesso di associare un picco caratteristico a ciascun batterio. Il confronto tra gli elettroferogrammi di intere comunità microbiche (insieme di picchi) associate a vite ed i picchi specie-specifici del ‘database LH-PCR’ ha evidenziato una differenza nella composizione batterica tra le viti esaminate, facendo ipotizzare un possibile ruolo di alcuni batteri nel fenomeno del recovery. Infine, in tutte le viti analizzate è stato rilevato un picco di 356 bp, non presente nel ‘database LH-PCR’, in corso di identificazione. Parole chiave: LH-PCR, Recovery, Giallumi della vite, Endofiti. LH-PCR as tool for investigation of endophytic bacterial role in the recovery phenomenon in grapevine Recovery is defined as the spontaneous remission of symptoms in plant infected by pathogens. In yellows diseases, this phenomenon was described in apricot infected by European stone fruit yellows phytoplasma, in apple infected by apple proliferation phytoplasma and in grapevine affected by Flavescence dorèe and Bois noir (Osler et al., 1999, Carraro et al., 2004). Recovery is not always associated with the absence of the pathogen (apple and apricot) (Carraro et al., 2004), and in the case of grapevine it is influenced by cultivation area and location; moreover, Vitis vinifera varieties recover with different frequency (Romanazzi et al., 2007). Recently Musetti and colleagues demonstrated the involvement of a type of systemic acquired resistance (SAR) (Musetti et al., 2005; 2007). It is well known that in nature endophytic microrganisms (fungi, bacteria) colonized plants and protect them from pathogens (Lodewyckx et al., 2002). Recent studies have pointed out that there are significant differences the endophytic fungi communities associated with healthy, yellows infected and recovered grapevines. This finding lead to hypothesize a possible role of the endophytic fungi in the recovery phenomenon (Musetti et al., 2007). This work aims to investigate the possible role of endophytic bacteria in the recovery from grapevine yellows. Description of the microbial communities associated with healthy, yellows infected and recovered grapevine plants was carried out by means of the cultivation-independent LH-PCR (Length Heterogeneity PCR) analysis. Utilization of this molecular technique allow to distinguish bacteria strains on the basis of 16S rDNA length polymorphisms (Ritchie et al., 2000). An ‘LH-PCR database’ describing the bacterial community associated with healthy grapevine plants was set up like a ‘reference database’ in order to analyze the diversity of the bacterial microflora in healthy, yellows infected and recovered grapevine. A partial region of the 16S rDNA of each grapevine endophytic bacteria species previously identified 370 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi in grapevine (prevalence of γ-proteobacteria) (Bulgari et al., 2007) was amplified with bacterial universal primers and analyzed by LH-PCR. This analysis allowed to associate each bacteria with a characteristic length peak. The comparison between the single species-specific peaks of the ‘LH-PCR database’ and the complex multipeak LH-PCR electropherograms of entire bacterial microflora identified in diverse grapevine plants highlighted differences in the bacterial community composition of yellows infected, healthy and recovered plants. At the end, a peak of 356 bp was detected in all the grapevine samples analyzed. Attribution of this peak to a bacterial strain is in progress. Key words: LH-PCR, Recovery, Grapevine yellows, Endophyte. Lavori citati/References Bulgari D., P. Casati, F. Quaglino, G. Belli, PA. Bianco, 2007. Endophytic bacterial community in yellows infected and recovered grapevine plants. In: Atti Convegno Nazionale “Nuove possibilità di lotta contro le fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi basate su recovery, resistenze indotte ed antagonisti”. Ancona, settembre 17-18, 2007, 20-22 Carraro L., P. Ermacora, N. Loi, R. Osler, 2004. The recovery phenomenon in apple proliferation infected apple trees. Journal of Plant Pathology 86: 141-146 Lodewyckx C., J. Vangronsveld, F. Porteous, E. Moore, S. Taghavi, M. Mezgeay, D. Van der Lelie, 2002. Endophytic Bacteria and Their Potential Applications. Critica Reviews in Plant Sciences, 21, 583-606. Musetti R., L. Sanità di Toppi, M. Martini, F. Ferrini, A. Loschi, M. A.Favali, R.Osler, 2005. Hydrogen Localization and Antioxidant Status in the Recovery of Apricot Plants from European Stone Fruit Yellows. European. Journal of Plant Pathology, 112: 53-61 Musetti R., R. Marabottini, M. Badiani, M. Martini, L. Sanità di Toppi, S. Borselli, M. Borgo, R. Osler, 2007. On the role of H2O2 in the recovery of grapevine (Vitis vinifera, cv Prosecco) from Flavescence dorèe disease. Functional Plant Biology, 34: 750-758 Osler R., N. Loi, L. Carraro, P. Ermacora, E. Refatti, 1999. Recovery in plants affected by phytoplasmas. Proceedings of the 5th Congress of the European Fundation for Plant Pathology, 589-592 371 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Ritchie NJ., ME. Schutter, RP. Dick, DD. Myrold, 2000. Use of length heterogeneity PCR and fatty acid methyl ester profiles to characterize microbial communities in soil. Apply and Environmental Microbiology, 66(4), 1668-1675. Romanazzi G., VA. Prota, P. Casati, S. Murolo, M.R. Silletti, R. Di Giovanni, L. Landi, A. Zorloni, D. D’Ascenzo, S. Virgili, R. Garau, V. Savino, PA. Bianco, 2007. Incidenza del recovery in viti affette da fitoplasmi in diverse condizioni climatiche e varietali italiane e tentativi di comprensione ed iduzione del fenomeno. In: Atti Convegno Nazionale “Nuove possibilità di lotta contro le fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi basate su recovery, resistenze indotte ed antagonisti”. Ancona, settembre 17-18, 2007, 9-11 Lavoro svolto nell’ambito del progetto PRIN dal titolo “Le resistenze indotte, gli antagonisti ed il recovery, base di studio per un controllo innovativo di fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi” 372 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi INDUZIONE DEL RECOVERY IN VITI INFETTE DA LEGNO NERO MEDIANTE STRESS ABIOTICI G. Romanazzi1, S. Murolo1, L. Landi1, Q. Silvestri2, S. Virgili2 Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche, I-60131 (AN) 2 ASSAM, Regione Marche, Via Alpi 21, I-60131 (AN) 1 E-mail: [email protected] Il Legno nero (LN) e la Flavescenza dorata (FD) sono i giallumi della vite in grado di determinare le maggiori perdite di produzione e talvolta condurre a morte le piante. FD, patogeno da quarantena, è presente spesso in maniera epidemica in diverse regioni dell’Italia centro-settentrionale (Bianco et al., 2002; Morone et al., 2007) e nelle Marche è stata rinvenuta in due focolai, al momento sotto controllo (Romanazzi et al., 2007). Al contrario, il LN è la malattia da fitoplasmi più dannosa nella regione in quanto interessa, con diversa incidenza, quasi tutti i vigneti (Romanazzi e Murolo, 2008). A tutt’oggi non sono disponibili efficaci mezzi di lotta per il controllo delle fitoplasmosi della vite. Tuttavia, nelle piante infette è possibile la remissione spontanea dei sintomi di malattia, fenomeno meglio noto come recovery. Stress abiotici quali l’estirpo e l’immediato reimpianto (Osler et al., 1993) o pratiche agronomiche quali la potatura e la capitozzatura (Borgo e Angelini, 2002; Zorloni et al., 2002) sono risultati in grado di favorire il recovery in viti infette da fitoplasmi. Pertanto, la ricerca ha avuto l’obiettivo di verificare l’efficacia di pratiche agronomiche quali l’estirpo controllato e lo strattonamento nell’induzione del recovery in viti infette da LN isolato VK-II. Tali viti, delle varietà Chardonnay, Verdicchio e Sangiovese innestate su Kober 5BB e viti della cv Chardonnay allevata su 420A, sono state sottoposte ad estirpo controllato nell’aprile 2006. Inoltre, piante di Primitivo e di Chardonnay innestate rispettivamente su Kober 5BB e 420A sono state sottoposte a strattonamento nell’aprile 2007. Le prove sono state condotte in un vigneto dell’ASSAM localizzato in agro di Petritoli (AP). Le indagini hanno evidenziato una efficacia quasi completa dell’estirpo controllato nell’induzione del recovery in viti di Chardonnay, Verdicchio e Sangiovese quando innestate su Kober 5BB, mentre l’efficacia è stata parziale quando la pratica è stata applicata a viti di Chardonnay allevate su 420A. Una efficacia parziale è stata osservata su piante strattonate, stavolta senza differenze fra i portinnesti. Campioni 373 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi fogliari prelevati dalle piante recovered e sottoposti ad analisi molecolari sono risultati liberi dal fitoplasma, come verificato anche in prove svolte in Friuli Venezia Giulia e in Piemonte (Osler et al., 1993; Morone et al., 2007). Numerose sono le alterazioni fisiologiche indotte nelle viti recovered, molte delle quali legate al metabolismo dell’acqua ossigenata (Musetti et al., 2007). Le prime indagini sull’espressione genica nelle foglie di viti recovered in seguito all’estirpo controllato hanno evidenziato il coinvolgimento di alcuni enzimi della via biosintetica dei flavonoidi, quali PAL e CHS, che potrebbero essere implicati nei meccanismi di resistenza/tolleranza al patogeno. Parole chiave: Vitis vinifera, Gene tuf, PCR in tempo reale. Recovery induction in Bois noir infected grapevines by abiotic stresses Bois noir (BN) and Flavescence dorée (FD) are the most important of the grapevine yellows and they can induce severe loss of production and death of plants. FD is a quarantine pathogen, and it is present in several areas of northern and central Italy (Bianco et al., 2002; Morone et al., 2007); in the Marche region it has been found in two locations, and it is currently under control (Romanazzi et al., 2007). Conversely, BN is the most widespread grapevine phytoplasma disease in the region, where it affects almost all vineyards (Romanazzi and Murolo, 2008). At present, there are no known effective disease control methods to apply to grapevines infected by these phytoplasma. However, in infected plants, it is possible to have spontaneous symptom remission, better known as recovery. Abiotic stresses, such as uprooting followed by immediate transplanting (Osler et al., 1993), or agronomical practices such as pruning or pollarding, can promote this recovery (Borgo and Angelini, 2002; Zorloni et al., 2002). Our aim is to study the effectiveness of some agronomic practices, such as partial uprooting and pulling, for the induction of recovery in grapevines infected with VK-II BN. In April 2006, grapevines of cv Chardonnay, Verdicchio and Sangiovese grafted onto Kober 5BB rootstock, and Chardonnay grafted onto 420A rootstock infected with BN were subjected to partial uprooting. Moreover, in April 2007 BN infected plants cv Chardonnay grafted onto 420A rootstock and cv Primitivo grafted onto Kober 5BB rootstock were “pulled”. These trials were carried out in an ASSAM vineyard located in Petritoli (AP). Almost all of plants cv Chardonnay, Verdicchio and Sangiovese grafted onto the Kober 5BB rootstock that underwent the partial uprooting did not show disease 374 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi symptoms in the autumn of 2006 and 2007, while the effects of the treatment was only partially successful when applied to cv Chardonnay grafted onto 420A rootstock. Moreover, some of the “pulled” grapevines cv Primitivo and Chardonnay grafted onto Kober 5BB and 420A rootstocks, respectively, did not show disease symptoms in the following autumn, while others had only mild infections. In this last trial, it was not possible to reveal any differences between the rootstocks. All of the recovered plants had the leaf veins free from the phytoplasma, confirming the results of similar investigations that have been carried out in Friuli Venezia Giulia and in Piedmont (Osler et al., 1993; Morone et al., 2007). Several physiological changes were seen in the recovered plants, most of which related to hydrogen peroxide metabolism (Musetti et al., 2007). The first investigations that we carried out on gene expression in leaves from plants recovered after partial uprooting showed the involvement of enzymes of the flavonoid pathway, as PAL and CHS, that can be implicated in the mechanisms of resistance or tolerance to the pathogen. Key words: Vitis vinifera, Tuf gene, Real Time PCR. Lavori citati/References Bianco PA., R. Osler, M. Barba, 2002. I giallumi della vite: evoluzione delle malattie dalla loro comparsa in Italia. Petria, 12, 399-404. Borgo M., E. Angelini, 2002. Diffusione della Flavescenza dorata della vite in Italia e relazioni con vitigni, pratiche agronomiche e materiali di propagazione. Atti Giornate fitopatologiche, vol. 1, 35-49. Morone C., M. Boveri, S. Giosuè, P. Gotta, V. Rossi, I. Scapin, C. Marzachì, 2007. Epidemiology of Flavescence dorée in vineyards in northwestern Italy. Phytopathology, 97, 1422-1427. Musetti R., R. Marabottini, M. Badiani, M. Martini, L. Sanità Di Toppi, S. Borselli, M. Borgo, R. Osler, 2007. On the role of H2O2 in the recovery of grapevine (Vitis vinifera, cv. Prosecco) from Flavescence dorée disease. Functional Plant Biology, 34, 750-758. Osler R., L. Carraro, N. Loi, E. Refatti, 1993. Symptom expression and disease occurrence of a yellows disease of grapevine in Northeastern Italy. Plant Disease, 77, 496-498. Romanazzi G., S. Murolo, F. Terlizzi, S. Taveli, G. Stimilli, V. Savino, 2007. Fitoplasmi associati ai giallumi della vite nelle Marche. Informatore Fitopatologico, 57 (4), 48-50. 375 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Romanazzi G., S. Murolo, 2008. Partial uprooting and pulling to induce recovery in Bois noir infected grapevines. Journal of Phytopathology (in stampa). Zorloni A., G. Scattini, PA. Bianco, G. Belli, 2002. Possibile reduction of grapevine Flavescence dorée by a careful winter pruning. Petria, 12, 407-408. Lavoro svolto nell’ambito del Progetto PRIN 2005074429_002 “Indagini sul recovery in viti affette da Legno nero e ricerca di mezzi innovativi per incrementare il fenomeno”. 376 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi FENOMENI DI RECOVERY IN ALBICOCCHI INFETTI DA EUROPEAN STONE FRUIT YELLOWS N. Loi, F. Ferrini, A. Loschi, M. Martini, L. Carraro Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante (DiPi), Università di Udine, Via Scienze 208, I-33100 (UD) E-mail: [email protected] Il fenomeno del recovery, noto e studiato per importanti fitoplasmosi quali gli scopazzi del melo ed i giallumi della vite (Carraro et al., 2004; Osler et al., 1999) è stato indagato anche nel caso dell’albicocco infetto da European stone fruit yellows (ESFY). In un’area del Friuli Venezia Giulia caratterizzata da alta pressione di infezione della malattia, un frutteto è stato monitorato per più anni a partire dal suo impianto effettuato nel 1990. Sono state rilevate tre diverse tipologie di piante infette da ESFY: molte piante con sintomi gravi, alcune piante asintomatiche e alcune piante in recovery. Con lo scopo di isolare ceppi del patogeno differenti in virulenza e/o attitudine al recovery, ogni gruppo di piante – infette sintomatiche, infette asintomatiche, infette recovered - è stato propagato ed in parte sottoposto a termoterapia; successivamente è stato impiegato per costituire frutteti sperimentali, monitorati a partire dal 2003. In parallelo sono state condotte prove di trasmissione per innesto in serra ed in pieno campo impiegando ceppi in cui si era supposta una diversa virulenza e/o attitudine al recovery. I risultati ottenuti hanno evidenziato e confermato la presenza di ceppi iper ed ipovirulenti del patogeno. I ceppi ipovirulenti isolati erano originariamente presenti in piante recovered; le piante infette asintomatiche hanno invece dato luogo ad una discendenza sintomatica. Il materiale propagato ha dimostrato una diversa suscettibilità alle infezioni naturali tramite vettore; particolarmente suscettibili sono risultate le piante termotrattate. Risultati preliminari ottenuti da analisi condotte mediante realtime PCR (Martini et al., 2007) hanno dimostrato che nelle piante infettate con ceppi ipovirulenti la colonizzazione del patogeno è inferiore rispetto alle piante infettate con ceppi ipervirulenti. Il lavoro prosegue nell’intento di trovare marcatori molecolari per differenziare i ceppi ipo ed ipervirulenti individuati e di verificare la possibilità di “cross protection” fra essi. Parole chiave: Albicocco, ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, Recovery. 377 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Recovery phenomena in apricot trees infected by European stone fruit yellows The recovery phenomena, already known and studied for important diseases like apple proliferation and grapevine yellows (Carraro et al., 2004; Osler et al., 1999), have been investigated also in the case of apricot infected by European stone fruit yellows (ESFY). In an area of Friuli Venezia Giulia Region under high ESFY infection pressure, an apricot orchard has been surveyed for several years starting from the year of planting (1990). Three different groups of plants infected by ESFY were identified: many symptomatically infected plants, some asymptomatically infected plants and some recovered infected plants. With the aim to isolate strains of the pathogen characterised by different virulence and/or aptitude to recovery, each group of the considered plants was propagated. Some of the plants were also treated with thermotherapy. They were used to constitute experimental orchards, located in different areas and surveyed starting from 2003. At the same time, graft transmission trials were carried out under both controlled and open field conditions using strains with the supposed different virulence and/or aptitude to recovery. The obtained results showed and confirmed the presence of hyper and hypovirulent strains of the pathogen. The hypovirulent strains were originally present in recovered infected plants; the plants propagated from asymptomatically infected apricots showed symptoms of the disease and resulted infected by PCR analyses. In the experimental apricot orchards, a different susceptibility of the propagated plants to natural infections by vector was observed; in particular, the plants subjected to thermotherapy resulted highly susceptible. Preliminary results obtained by real-time PCR analyses (Martini et al., 2007) showed that in the plants infected by hypovirulent strains the colonisation was lower than in the plants infected by hypervirulent strains. The research will continue with the aim to find molecular markers useful for the differentiation of the identified hyper and hypovirulent strains and to verify the possibility of cross protection among them. Key words: Apricot, ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, Recovery. 378 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Carraro L., P. Ermacora, N. Loi, R. Osler, 2004. The recovery phenomenon in apple proliferation-infected apple trees. Journal of Plant Pathology, 86, 141-146. Martini M., N. Loi, P. Ermacora, L. Carraro, M. Pastore, 2007. A real-time PCR method for detection and quantification of ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’ in its natural hosts. Bulletin of Insectology, 60, 251-252. Osler R., N. Loi, L. Carraro, P. Ermacora, E. Refatti, 1999. Recovery in plants affected by phytoplasmas. Proceedings of the V congress of the European Fundation for Plant Pathology, 589-592. Ricerca in parte finanziata dal MIUR, PRIN 2005, progetto ‘Le resistemze indotte, gli antagonosti ed il recovery, base di studio per un controllo innovativo di fitoplasmosi dei fruttiferi e della vite’. 379 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Il “Recovery” da Apple Proliferation in melo è associato all’ aumento della concentrazione dello ione Calcio nel floema R. Musetti1, F. Tubaro2, R. Polizzotto1, P. Ermacora1 R. Osler1 Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università di Udine, Via delle Scienze 208, I-33100 (UD) 2 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche, Università di Udine, Via Cotonificio 108, I-33100 (UD) 1 E-mail: [email protected] Il fenomeno del “recovery” (o guarigione spontanea), in piante affette da fitoplasmi, è caratterizzato da un accumulo di specie reattive dell’ossigeno, in particolare H2O2, nel floema e dalla variazione dello stato ossidativo dei tessuti della pianta (Musetti et al., 2004; 2005; 2007), che porta all’instaurarsi di una resistenza sistemica acquisita (Systemic Acquired Resistance, SAR). La SAR è caratterizzata non solo dall’accumulo di H2O2 in prossimità del sito di attacco del patogeno, ma anche dalla sintesi ed accumulo di H2O2 ed acido salicilico nelle parti distanti, nelle quali viene attivata l’espressione dei geni di resistenza. Molti lavori hanno dimostrato che lo ione Ca2+ gioca un ruolo fondamentale sia nell’instaurarsi dello scoppio ossidativo che nella trasduzione del segnale a lunga distanza che è alla base della SAR (Lecourieux et al., 2006). Numerose modificazioni ultrastrutturali a carico del floema, come l’accumulo di callosio o l’aggregazione della proteina floematica (P-protein), sono connesse a meccanismi di difesa contro i patogeni e sono mediate da variazioni della concentrazione dello ione Ca2+ all’interno dei tubi cribrosi (Furch et al., 2007). Nell’ottica di approfondire le conoscenze sulle basi fisiologiche del “recovery”sono state effettuate analisi ultrastrutturali e biochimiche volte a verificare, in piante di melo cv. Florina “recovered” da Apple Proliferation, la presenza di modificazioni riconducibili ai suddetti meccanismi di resistenza. Sono stati analizzati e confrontati tessuti fogliari di meli “recovered”, di meli sani (che mai avevano contratto la malattia) e di meli infetti-sintomatici con lo scopo di: 1) verificare la localizzazione di Ca2+ nei tessuti fogliari mediante la tecnica della precipitazione con pirantimoniato di potassio e analisi al TEM; 2) quantificarne la concentrazione nel citosol mediante separazione della frazione citosolica e analisi ICP-MS del Ca 43; 3) verificare la presenza di grandi ammassi di callosio e di aggregazioni di P-protein nel floema, soprattutto in prossimità delle placche cribrose. Dalle nostre osservazioni è emerso che i precipitati di pirantimoniato, indicatori 380 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi della presenza di Ca2+, sono localizzati nel floema, in tutte e tre le tipologie di piante, ma in quelle “recovered” la concentrazione di tale ione nel citosol risulta notevolmente incrementata rispetto alle altre due tesi (circa il 120% rispetto alle sane). Questo fatto lascerebbe presupporre un aumento, nel floema, delle attività-segnale dipendenti dalla concentrazione di Ca2+ nel citosol, tra cui quelle legate ai processi di resistenza nella pianta. Nel floema dei meli “recovered” sono stati anche osservati, in prossimità delle placche cribrose, notevoli accumuli di callosio e/o aggregazioni di P-protein. La sintesi di callosio e la aggregazione della P-protein sono fenomeni Ca2+dipendenti (Köhle et al., 1985; Knoblauch et al., 2001), regolati dall’afflusso di questo ione all’interno del floema, e sono probabilmente tra i primi eventi chiave che portano alla formazione di vere e proprie barriere fisiche nel floema, che ne limitano la colonizzazione da parte del fitoplasma. Questi risultati, assieme a quelli precedentemente riportati (Musetti et al., 2004) rafforzano l’ipotesi che alla base del “recovery” in melo sia attiva una sorta di SAR. Parole chiave: Apple Proliferation, Calcio, Melo, Recovery, SAR. Recovery from Apple Proliferation in apple trees is associated to the increase of Ca2+ in the phloem Recovery in phytoplasma-infected plants is characterized by the accumulation of reactive oxygen species, particularly H2O2, in the phloem and by the changes of oxidative status of plant tissues (Musetti et al., 2004; 2005; 2007), leading to Systemic Acquired Resistance (SAR). SAR is characterized by accumulation of H2O2 at the site of attack and by the subsequent production of H2O2 and salicylic acid in distant part of the plant, where the expression of resistance genes is triggered. Many studies demonstrated that Ca2+ plays a pivotal role in the oxidative burst and in the longdistance signaling transduction that is at the basis of SAR (Lecourieux et al., 2006). Numerous ultrastructural modifications in the phloem, such as callose accumulation or phloem protein (P-protein) plugging, are connected to the defense mechanisms against pathogens and they are mediated by changes of Ca2+ concentration inside sieve elements (Furch et al., 2007). With the aim to investigate thoroughly the physiological bases of “recovery”, ultrastructural and biochemical analyses have been carried out in “recovered” apple trees (cv. Florina) to evidence modifications correlated to the above described resistance mechanisms. “Recovered”, healthy (never infected) and symptomatic/infected leaf tissues have been analyzed in order to: 1) verify Ca2+ localization in the leaf tissues by potassium-pyroantimonate precipitation method and 381 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi TEM observations; 2) quantify Ca2+ in the cytosol by separation of cytosolic fraction and Ca 43 ICP-MS analysis; 3) verify presence of callose accumulation and P-protein plugs in the phloem, mainly in the proximity of sieve plates. Our observations demonstrated that pyroantimonate precipitates, indicating Ca2+ presence, are localized in the phloem in all three kinds of plants, but in the “recovered” apples Ca2+ concentration in the cytosol is remarkably increased compared to the healthy or infected ones. This fact could enhance the hypothesis concerning an increase of Ca2+-dependent signaling activities, among which those connected with resistance mechanisms. In the phloem of “recovered” apples callose accumulation and P-protein plugs have been observed, mainly in the proximity of sieve plates. Callose synthesis and P-protein plugging are Ca2+-dependent phenomena (Köhle et al., 1985; Knoblauch et al., 2001), regulated by Ca2+ flux into the phloem, and they are among the early key events carring to the formation of physical barriers that might prevent the in planta movement of phloem-restricted microorganisms. These data, together with the already reported results (Musetti et al., 2004), support the hypothesis that a SAR is at the basis of recovery from Apple Proliferation. Key words: Apple, Apple Proliferation, Calcium, Recovery, SAR. Lavori citati/References Furch ACU., JB. Hafke, A. Schulz, AJE. Van Bel, 2007. Ca2+-mediated remote control of reversible sieve tube occlusion in Vicia faba. Journal of Experimental Botany, 58, 2827-2838. Knoblauch, M., WS. Peters, K. Ehlers, AJE Van Bel, 2001. Reversible calciumregulated stopcocks in legume sieve tubes. Plant Cell, 13, 1221-1230. Köhle H., W. Jeblick, F. Poten, W. Blascheck, H. Kauss, 1985. Chitosan-elicited callose synthesis in soybean cells as a Ca2+-dependent process. Plant Physiology, 77, 544-551. Lecourieux D, R. Ranjeva, A. Pugin, 2006. Calcium in plant defence-signalling pathways. New Phytologist, 171, 249-269. Musetti R., L. Sanità di Toppi, P. Ermacora, MA. Favali, 2004. Recovery in apple trees infected with the apple proliferation phytoplasma: an ultrastructural and biochemical study. Phytopathology, 94, 203-208. Musetti R., L. Sanità di Toppi, M. Martini, F. Ferrini, A. Loschi, MA. Favali, R. Osler, 2005. Hydrogen peroxide localisation and antioxidant status in the recovery of apricot plants from European stone fruit yellows. European Journal of Plant Pathology, 112, 53-61. 382 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Musetti R., R. Marabottini, M. Badiani, M. Martini, L. Sanità di Toppi, S. Borselli, M. Borgo, R. Osler, 2007. On the role of H2O2 in the recovery of grapevine (Vitis vinifera cv. Prosecco) from Flavescence Dorée disease. Functional Plant Biology, 34, 750-758. Ricerca in parte finanziata dal MIUR, PRIN 2005, progetto ‘Le resistemze indotte, gli antagonosti ed il recovery, base di studio per un controllo innovativo di fitoplasmosi dei fruttiferi e della vite’. 383 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi IL RECOVERY IN VITI CON GIALLUMI L. Carraro1, P. Ermacora1, R. Musetti1, M. Martini1, F. Ferrini1, N. Loi1, F. Pavan1, R. Osler1, M. Hren2, K. Gruden2, M. Borgo3, D. Bellotto3, P.A. Bianco4, P. Casati4, F. Quaglino4, A. Zorloni4, C. Morone5, P. Gotta5, V. Rossi6, C. Marzachì7 Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università di Udine, Via Scienze 208 I-33100 (UD) 2 Department of Biotechnology and System Biology, NIB, Vecna pot 111, Sl-1000 Lubiana, Slovenia 3 Centro di Ricerca per la Viticoltura, CRA-VIT, Via XXVIII Aprile 26, I-31015 Conegliano (TV) 4 Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) 5 Regione Piemonte, Settore Fitosanitario, Via Livorno 60, I-10144 (TO) 6 Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale, Università Cattolica S. Cuore, Via Emilia Parmense 84, I-29100 (PC) 7 Istituto di Virologia Vegetale, CNR, Strada delle Cacce 73, I-10135 (TO) 1 E-mail: [email protected] Il recovery, ossia la scomparsa spontanea di sintomi in piante precedentemente infette e sintomatiche, è potenzialmente sfruttabile ai fini del contenimento delle fitoplasmosi (Osler et al., 1999). Per tale ragione sono stati studiati alcuni aspetti legati a tale fenomeno nel caso dei giallumi della vite. In particolare, gli obiettivi dello studio sono stati: 1) una dimostrazione definitiva e probante del recovery; 2) la conferma del risanamento dal patogeno (oltre che dai sintomi) in viti recovered; 3) l’accertamento della trasmissibilità o meno dell’infezione attraverso l’innesto di gemme prelevate da viti recovered; 4) l’acquisizione di conoscenze sulle basi fisiologiche e genetiche del recovery. Relativamente agli obiettivi previsti nei punti 1 e 2, le analisi di laboratorio hanno dimostrato che le piante in fase di recovery da due o più anni sono da considerarsi esenti da fitoplasmi, sia Flavescenza dorata (FD) che Legno nero (LN). Solo nel caso della cv Chardonnay infetta da LN, sono stati riscontrati casi di viti in recovery da un anno in cui il fitoplasma era ancora presente mentre per viti in recovery da almeno due anni il patogeno è sempre risultato assente. Il fenomeno del recovery 384 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi è stabile nel tempo, soprattutto quando l’attività dei vettori è fortemente ridotta e può interessare altissime percentuali di viti, come nel caso delle cvv Prosecco, Merlot, Barbera, Bonarda piemontese, Cortese e Dolcetto infette da FD. Si è inoltre dimostrato che la prestazione produttiva delle viti in recovery si mantiene buona. Riguardo all’obiettivo previsto al punto 3, è stata effettuata una prova sotto tunnel a tenuta di insetti, allevando per tre anni più di 4000 viti (innesti-talea) ottenute da piante madri infette da FD, recovered e sane. Tali piante non hanno mai dimostrato sintomi di giallume né sono risultate infette alle analisi. Solo al primo anno di vegetazione, è stata riscontrata una mortalità statisticamente superiore nelle piante derivate da piante madri infette (39,7%) rispetto a quelle derivate da piante recovered (15,9%) e sane (16,1%). Relativamente all’obiettivo previsto nel punto 4, è stato dimostrato che nei tessuti fogliari delle viti in recovery si verifica un accumulo di H2O2; tale molecola sembra svolgere un ruolo di segnale per l’induzione di processi di difesa nelle piante e di molecola con attività antibiotica verso il patogeno. E’ stato rilevato anche un possibile ruolo di Aureobasidium pullulans ed Epicoccum nigrum - già segnalati come funghi endofiti della vite e possibili antagonisti nei confronti di diversi patogeni – nel recovery delle viti infette da giallume. Per quanto riguarda le basi genetiche del recovery, sono state analizzate mediante microarray viti infette, sane e recovered. E’ stata riscontrata una differente espressione genica che coinvolge geni legati a processi di difesa e alla risposta delle piante agli stress. E’ stata analizzata mediante PCR quantitativa l’espressione di tre geni “marker” in viti Barbera e Prosecco (infette da FD o recovered) e Chardonnay (sane o infette da LN). I due geni sucrose synthase e alcohol dehydrogenase sono risultati sovraregolati nelle piante infette rispetto alle sane; il gene heat shock protein 70 è invece sovraregolato nelle piante infette rispetto alle piante recovered. Il lavoro svolto, dai risultati più che promettenti, ha gettato le basi per futuri approfondimenti possibili grazie al recente sequenziamento dell’intero genoma della vite. Parole chiave: Recovery, Flavescenza dorata, Legno nero. The recovery phenomenon in yellows-infected grapevines The recovery, i.e. the spontaneous remission of symptoms in plants previously symptomatically infected, is a phenomenon potentially useful to the control of phytoplasma diseases (Osler et al., 1999). In the case of grapevine yellows, some aspects of the recovery have been studied. In particular, the objectives were: 1) to demonstrate definitively the recovery; 2) to confirm the absence of the pathogen in recovered grapevines; 3) to ascertain the transmissibility of the pathogen from recovered grapevines using grafting; 4) to deepen the knowledge on the physiological and 385 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi genetic bases of the recovery. Regarding the objectives 1) and 2), the analyses carried out showed that the grapevines recovered at least from two years were phytoplasmafree, both Flavescence dorée (FD) and Bois noir (BN). Some BN-infected grapevines cv Chardonnay resulted infected only during the first year of recovery. The recovered plants maintain their healthy status for several years, especially when the vectors are controlled; very high percentages of grapevines, if FD-infected, can recover as demonstrated by the cases of cvs Prosecco, Merlot, Barbera, Bonarda piemontese, Cortese and Dolcetto. It was also demonstrated that the production of the recovered grapevines did not decrease. Regarding the objective 3), an experiment was carried out using more than 4000 grapevines derived by bench-grafting with FD-infected, recovered and healthy mother-plants. The grapevines, planted under screenhouses and observed for three years, never showed yellows symptoms nor resulted infected. During the first year of vegetation, 39,7% (highly significant value) of the grapevines derived from FD-infected mother-plants died while the mortality was respectively 15,9% among the plants derived from recovered grapevines, and 16,1% among the plants derived from the healthy ones. Regarding the objective 4), it was demonstrated that in the leaf tissues of recovered grapevines there is an accumulation of H2O2; it seems that this molecule plays a signal role in induce defence processes in the plant and has antibiotic activity against the pathogen. It was also demonstrated a possible role of Aureobasidium pullulans and Epicoccum nigrum in the recovery of yellows-infected grapevines; these endophytes are known as antagonists against several pathogens. The genetic bases of recovery were investigated applying microarray technique on yellows-infected, recovered and healthy grapevines. A different genetic expression regarding genes linked with both the defence processes and the stress response was obtained. Using quantitative PCR, the expression of three marker genes was analysed: the sucrose synthase and alcohol dehydrogenase genes resulted upregulated in infected plants compared with the healthy ones; the heat shock protein 70 gene resulted upregulated in infected plants compared with the recovered ones. The present work carried out with promising results, represents the basis for future developments that will be possible since recently the grape genome has been completely sequenced and annotated. Key words: Recovery, Flavescence dorée, Bois noir. 386 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Osler R., N. Loi, L. Carraro, P. Ermacora, E. Refatti, 1999. Recovery in plants affected by phytoplasmas. Proceedings of the V Congress of the European Foundation for Plant Pathology, 589-592. Lavoro svolto nell’ambito del P.F. Gia.Vi. “I giallumi della vite: un fattore limitante le produzioni vitivinicole” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 387 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi INCIDENZA DEL FENOMENO DEL “RECOVERY” IN VIGNETI DELLA LOMBARDIA A. Zorloni, P. Casati, F. Quaglino, D. Bulgari, PA. Bianco Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) E-mail: [email protected] Frequentemente, in vigneti affetti da Flavescenza dorata (FD) e Legno nero (LN), vengono riscontrati casi di remissione spontanea di sintomi da parte di viti malate, fenomeno indicato con il termine “Recovery”. Casi di “recovery” sono stati riscontrati in molte aree viticole italiane, con incidenze diverse a seconda delle condizioni colturali e delle varietà colpite. In alcuni casi l’assenza dei sintomi è temporanea, mentre in altri il fenomeno è stabile nel tempo; l’assenza di sintomi viene spesso accompagnata dalla scomparsa dell’agente patogeno, in questi casi è più corretto parlare di risanamento vero e proprio della pianta (Osler et al., 2006; Bellomo et al., 2007; Garau et al., 2007; Morone et al., 2007; Romanazzi et al., 2007). Uno studio condotto in Oltrepò pavese e Franciacorta ha messo in evidenza il verificarsi di questo fenomeno in viti appartenenti alle varietà Barbera e Cabernet Sauvignon affette da FD, e in Chardonnay affetto da LN. In particolare, sono stati esaminati due vigneti costituiti da Barbera, situati nei comuni di Borgo Priolo e Montù Beccaria (Pavia), uno costituito da Cabernet Sauvignon, a Cigognola (Pavia) e uno costituito da Chardonnay, a Erbusco (Brescia). In tutto sono state esaminate 466 viti di Barbera, 320 di Cabernet Sauvignon e 228 di Chardonnay, per un totale di 1014 piante. Ogni pianta è stata sottoposta ad osservazioni visive durante il periodo estivoautunnale, dal 2000 al 2007, al fine di individuare la presenza di sintomi di giallume. Inoltre si è provveduto a prelevare campioni fogliari da sottoporre a diagnosi mediante PCR ed RFLP. Tali analisi hanno rilevato che le viti di Barbera e Cabernet Sauvignon provenienti dall’Oltrepò pavese erano infette da fitoplasmi appartenenti al gruppo tassonomico 16SrV-C/-D, mentre le viti di Chardonnay provenienti dalla Franciacorta erano infette da fitoplasmi appartenenti al gruppo tassonomico 16SrXII-A. Durante le osservazioni svolte dal 2000 al 2007, nel vigneto di Barbera a Borgo Priolo, 100 piante in tutto hanno mostrato remissione spontanea di sintomi: 52 nel 2001; 18 nel 2002; 16 nel 2003; 5 nel 2004; 6 nel 2006; 3 nel 2007. Nel vigneto di Barbera a Montù Beccaria, le piante recovered sono state in tutto 26: 10 nel 2001; 4 nel 2002; 8 nel 2003; 1 nel 2004; 1 nel 2005; 2 nel 2006. Nel vigneto di Cabernet Sauvignon sono stati riscontrati 56 casi di recovery: 19 nel 2001; 15 nel 2002; 10 nel 2003; 3 nel 2004; 5 nel 2005; 2 nel 2006; 2 nel 2007. Nel vigneto di Chardonnay, 388 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi infine, dal 2005 al 2007, sono stati registrati 18 casi di viti recovered: 2 nel 2005; 7 nel 2006; 9 nel 2007. Analisi molecolari condotte su campioni fogliari prelevati da viti recovered hanno, nella maggior parte dei casi, rilevato l’assenza dell’agente patogeno. L’elevata frequenza di viti recovered ha determinato una notevole diminuzione del numero di piante malate in tutti i quattro vigneti esaminati. Nonostante la presenza del fenomeno del “recovery” nelle aree e varietà esaminate sia risultato rilevante, le sue cause scatenanti non sono ancora note; studi atti a chiarire quali siano i fattori coinvolti e i meccanismi che regolano questo fenomeno sono in corso, e risultano necessari al fine di permettere un eventuale sviluppo di metodi utilizzabili per il controllo della malattia. Parole chiave: Recovery, Giallumi della vite, PCR, RFLP. Recovery incidence in Lombardia’s vineyards Spontaneous grapevine yellows (GY) symptom’s remission (“recovery”) has been observed in both Flavescence dorèe (FD) and bois noir (BN) affected grapevines. Cases of recovery have been reported in many italian viticultural areas, and incidence of this phenomenon seems to be correlated to different cultural conditions and cultivars. Remission of symptoms in some cases occurs temporary, but it is more often observed as definitive; lack of symptoms accompanied by lack of phytoplasma, should be defined as a real resanation of the plant (Osler et al., 2006; Bellomo et al., 2007; Garau et al., 2007; Morone et al., 2007; Romanazzi et al., 2007). In the period 2000-2007, recovery phenomena have been observed in Oltrepò pavese and Franciacorta vineyards, respectively in FD affected cv Barbera and Cabernet Sauvignon, and in BN affected cv Chardonnay. In detail, two Barbera vineyards were monitored in Borgo Priolo and Montù Beccaria (Pavia), one Cabernet Sauvignon vineyard in Cigognola (Pavia) and one Chardonnay vineyard in Erbusco (Brescia). In total, 1014 plants were observed year by year: 466 Barbera, 320 Cabernet Sauvignon and 228 belonging to Chardonnay cultivar. GY symptom’s observations were conducted on all vines, each year in September. At the same time, leaf samples were collected from symptomatic plants, and analysed by PCR and RFLP tests; 16SrVC and -D phytoplasmas (FD) were detected in Barbera and Cabernet Sauvignon from Oltrepò pavese, and 16SrXII-A (BN) in Chardonnay from Franciacorta. Eight years’ survey, from 2000 to 2007, noticed the presence of 100 recovered plants in the Barbera vineyard of Borgo Priolo: 52 in 2001; 18 in 2002; 16 in 2003; 5 in 2004; 6 in 2006; 3 in 2007. In the Barbera vineyard of Montù Beccaria, recovered plants were 26: 10 in 2001; 4 in 2002; 8 in 2003; 1 in 2004; 1 in 2005; 2 in 2006. In 389 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi the Cabernet Sauvignon vineyard, recovered plants were 56: 19 in 2001; 15 in 2002; 10 in 2003; 3 in 2004; 5 in 2005; 2 in 2006; 2 in 2007. In the Chardonnay vineyard, from 2005 to 2007, 18 plants recovered: 2 in 2005; 7 in 2006; 9 in 2007. The high frequency of recovery phenomenon determined a decrease of the disease in all the four examined vineyards. Molecular tests on samples collected from recovered plants, resulted in most cases negative. The incidence of recovery, in the areas and cultivars examined, was relevant, nevertheless, the causes of this phenomenon are still unknown. Studies will be needed to understand the mechanisms and the factors involved, in order to allow the develop of new strategies to control the disease. Key words: Recovery, Grapevine Yellows, PCR, RFLP. Lavori citati/References Bellomo C., L. Carraro, P. Ermacora, F. Pavan, R. Osler, C. Frausin, G. Governatori, 2007. Recovery phenomena in grapevines affected by grapevine yellows in Friuli Venezia Giulia. Bulletin of Insectology, 60, 235-236. Garau R., A. Sechi, VA. Prota, G. Moro, 2007. Productive parameters in Chardonnay and Vermentino grapevines infected with “bois noir” and recovered in Sardinia. Bulletin of Insectology, 60, 233-234. Morone C., M. Boveri, S. Giosuè, V. Rossi, I. Scapin, C. Marzachì, 2007. Epidemiology of Flavescence dorèe in vineyards in Northwestern Italy. Phytopathology, 97, 1422-1427. Osler R., PA. Bianco, GF. Romanazzi, 2006. Il fenomeno “recovery”: esperienze nel Nord Est, in Lombardia e Italia Centrale. Forum Scientifico Internazionale “I fitoplasmi della vite”, Alessandria, 15-16 novembre 2006. Romanazzi G., VA. Prota, P. Casati, S. Murolo, M.R. Silletti, R. Di Giovanni, L. Landi, A. Zorloni, D. D’Ascenzo, S. Virgili, R. Garau, V. Savino, PA. Bianco, 2007. Incidenza del recovery in viti infette da fitoplasmi in diverse condizioni climatiche e varietali italiane e tentativi di comprensione ed individuazione del fenomeno. Atti Convegno Nazionale “Nuove possibilità di lotta contro le fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi basate su recovery, resistenze indotte e antagonisti”, Ancona, 17-18 settembre 2007: 9-11. Ricerca in parte finanziata dal MIUR, PRIN 2005, progetto ‘Le resistemze indotte, gli antagonosti ed il recovery, base di studio per un controllo innovativo di fitoplasmosi dei fruttiferi e della vite’. 390 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Ulteriori informazioni sulla produttività di Chardonnay e Vermentino affette da “Legno nero” ed in recovery R. Garau, V.A Prota, A Sechi, G. Moro. Dipartimento di Protezione delle piante. Università degli Studi di Sassari Via E. de Nicola, 1 I-07100 (SS) E-mail: [email protected] Studi sono stati eseguiti, in impianti del nord Sardegna, affetti da “Legno nero”, sulle cultivar Chardonnay (CH) e Vermentino (VRM), in parcelle rispettivamente di 310 e 1500 piante, al fine di verificare la reattività produttiva dei due vitigni alla malattia. Annualmente rilevamenti produttivi sono stati eseguiti, alla vendemmia, dal 2004 al 2007 su CH e dal 2005 al 2007 su VRM, relativamente ad alcuni parametri quanti-qualitativi (kg/ceppo di uva, n° di grappoli/pianta, peso medio del grappolo e di 10 acini, grado glucometrico e, negli anni 2006/2007, pH e acidità totale). Ciò nelle tesi “asintomatico” (H), “sintomatico” (S) ed in recovery per uno o più anni, (n°R). Gli esiti sono stati sottoposti all’analisi statistica (ANOVA) ed al test di confronto multiplo LSD per la valutazione della significatività delle differenze tra le medie. Il più alto tasso d’infezione, per cv e su base sintomatica, è stato per CH il 12% (2004) e per VRM il 5,2%. (2007). In CH la più alta incidenza di piante recovered è stata del 72% (1R) nel 2005, mentre in VRM del 50% (1R) nel 2007. Relativamente alla produzione, espressa come kg/ceppo o come n° di grappoli/ceppo, differenze altamente significative sono emerse, in CH e VRM, dai vari confronti risultati sempre favorevoli alle piante sane. I valori medi delle produzioni sono risultati decrescenti dal sano (H) al sintomatico (S) passando attraverso le n°R; ciò per CH ma non per VRM nel 2007. Il decremento produttivo è stato massimo (73%), per CH nel 2004, e per VRM nel 2006. Tre anni di recovery in CH ma non in VRM hanno consentito di riguadagnare i livelli della produttività del sano. Nessuna differenza significativa è emersa, per le due cv, dal confronto degli altri parametri analizzati. Gli esiti, in generale, confermano quanto segnalato da altri autori relativamente alla ripresa produttiva delle piante recovered (Mutton et al 2001; Mazio e Nasuelli 2007), peraltro verosimilmente non univoci su base geografica e varietale. Parole chiave: Vite, Bois Noir, Produttività, Recovery. 391 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Further knowledge on the productivity of Chardonnay and Vermentino affected by ‘Legno nero’ and in recovery In this study we evaluated the productivity of Chardonnay (CH) and Vermentino (VRM) cultivars affected by Legno nero disease in two stands of 310 and 1417 plants respectively. Samples were taken once a year at harvest since 2004 and until 2007 on CH and since 2005 until 2007 on VRM. Different quali-quantative parameters were recorded (yield kg/cultivar, number of clusters/plant, average cluster weight and weight of ten grapes, glucometric level, and in 2006/2007, pH and total acidity). Each parameter was recorded for asymptomatic (H), symptomatic (S) and in recovery plants for one or more years (n°R). The results were subjected to Analysis of Variance (One-way ANOVA, P< 0.05) and multiple comparison test following the Fisher’s Least Significant Difference Test (LSD, P< 0.05) to evaluate significant differences between averages. The highest infection rate, per cultivar and on a symptomatic basis, was 12% (2004) for CH and 5.2% (2007) for VRM. In CH, the highest incidence of recovered plants was 72% (1R) in 2005, whereas in VRM was 50% (1R) in 2007. With regard to production, expressed as kg/plant or as number of clusters/plant, highly significant differences were highlighted: in both CH and VRM, all the comparisons were favourable to healthy plants. The mean productive values diminished from healthy plants (H) towards symptomatic (S) coming through the n°R plants; thus for CH but not for VRM in 2007. The yield decrease peaked in 2004 for CH and in 2006 for VRM, reaching 73%. After three years of recovery the productive levels of CH, but not for VRM, were similar to those of healthy plants. No substantial differences emerged, for both cultivars, from the comparison of the other parameters analysed. In general, the results support the findings of other authors regarding recovered plants (Mutton et al 2001; Mazio e Nasuelli 2007). Parole chiave: Grapevine, Bois Noir, Productivity, Recovery. 392 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lavori citati/References Mutton P., W. Boccalon, S. Bressan, C. Coassin, M. Colautti, D. Del Cont Bernard, A. Floreani, D. Zucchiatti, F. Pavan, D. Mucignat, C. Frausin, P. Antoniazzi, G. Stefanelli, A. Villani, 2001. Legno nero della vite in vigneti di Chardonnay del Friuli – Venezia Giulia. Informatore fitopatologico, 51 (1), 52-59. Mazio P., P. Nasuelli, 2007. Le conseguenze economiche. In: I Giallumi della vite - sintomi, epidemia e lotta, l’esperienza reggiana con atlante fotografico; a cura di A. Montelmini, Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia, Edizioni L’informatore Agrario, 63 73-84. Lavoro svolto nell’ambito del PRIN 40% dal titolo “Le resistenze indotte, gli antagonisti ed il recovery, base di studio per u n controllo innovativo di fitoplasmosi dei fruttiferi e della vite”. 393 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi USO DI INDUTTORI DI RESISTENZA PER IL CONTROLLO DEL LEGNO NERO DELLA VITE IN PIENO CAMPO: PRIMI RISULTATI G. Romanazzi1, S. Barbone2, S. Murolo1, D. D’Ascenzo2 Dipartimento di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Università Politecnica delle Marche, Via Brecce Bianche, I-60131 (AN) 2 ARSSA Servizio Fitosanitario Regionale, Regione Abruzzo, Via Nazionale 38, I-61100 Villanova (PE) 1 E-mail: [email protected] Le fitoplasmosi rappresentano gravi malattie della vite e di altre colture, per il controllo delle quali al momento non sono disponibili mezzi di lotta volti alla limitazione del numero di piante infette. Tuttavia, le piante infette da fitoplasmi possono andare incontro al fenomeno della remissione spontanea dei sintomi di malattia, meglio noto come recovery, fenomeno già conosciuto poco dopo la scoperta di tali malattie (Caudwell, 1961). Una via per tentare di limitare il numero di piante infette potrebbe essere l’induzione del recovery. Tale possibilità è stata messa in atto applicando con successo alle viti infette da giallumi stress abiotici quali l’estirpazione e l’immediato reimpianto (Osler et al., 1993), l’estirpazione controllata o lo strattonamento (Romanazzi e Murolo, 2008). Una possibilità innovativa per il controllo dei giallumi della vite consiste nell’irrorazione di induttori di resistenza sulla chioma della pianta. In Sardegna, trattamenti con un prodotto commerciale a base di glutatione e oligosaccarine su viti infette da Legno nero (LN) hanno fornito risultati interessanti (Garau et al., 2007), analogamente a prove svolte in Emilia Romagna con altri bioattivatori (Mazio et al., 2008). Trattamenti con promotori delle resistenze della pianta effettuati su Catharanthus roseus, Arabidopsis thaliana o Chrysanthemum carinatum hanno mostrato una buona attività nella riduzione della trasmissione di fitoplasmi (Prati et al., 2004; Bressan e Purcell, 2005; Chiesa et al., 2007; D’Amelio et al., 2007). Obiettivo del lavoro è stato quindi la valutazione dell’efficacia di trattamenti con induttori di resistenza nel controllo del LN della vite. Cinque prodotti commerciali a base di induttori di resistenza, quali chitosano, Phosetyl-Al, miscela di glutatione e oligosaccarine (due formulati) e acibenzolarS-metile (benzothiadiazolo o BTH) sono stati irrorati sulla vegetazione di viti della cv Chardonnay affette da LN localizzate in un vigneto in agro di Atri (TE). I trattamenti sono stati effettuati settimanalmente dall’inizio di giugno a metà luglio 394 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi 2007, distribuendo con una irroratrice a spalla a motore un volume equivalente di 1000 litri/ha di ogni soluzione. Ogni trattamento è stato applicato a 35 piante e altrettante sono state utilizzate come testimone non trattato. Tutti i trattamenti hanno incrementato l’incidenza del recovery rispetto al testimone non trattato, mentre non sono state riscontrate differenze significative fra i diversi prodotti applicati. La diagnosi molecolare condotta sulle nervature fogliari prelevate dalle viti recovered non ha evidenziato la presenza del fitoplasma. Resta tuttavia da valutare la stabilità del recovery nel tempo. Parole chiave: Vitis vinifera, Recovery, Resistenza indotta. Use of resistance inducers to control grapevine Bois noir in the vineyard: first results Phytoplasmoses are severe diseases of grapevine and other crops, and nowadays there are no known effective means to reduce the number of infected plants. However, symptomatic plants infected by phytoplasma can undergo spontaneous symptom remission, better known as recovery, a phenomenon that has been known since soon after the discovery of these diseases (Caudwell, 1961). A strategy to reduce the number of symptomatic plants thus lies in the induction of recovery. This phenomenon has been successfully induced on yellows infected grapevines exposed to abiotic stresses, such as transplantation (Osler et al., 1993), partial uprooting or pulling (Romanazzi and Murolo, 2008). A further innovative possibility for the control of grapevine yellows involves spraying the plant canopy with resistance inducers. In Sardinia, treatments of Bois noir (BN) infected grapevines with a commercial product containing glutathion and oligisaccharines has provided interesting results (Garau et al., 2007), as have treatments with bioactivators carried out in Emilia Romagna (Mazio et al., 2008). Treatments with resistance inducers carried out on Catharanthus roseus, Arabidopsis thaliana and Chrysanthemum carinatum have been shown to be effective in phytoplasma transmission prevention (Prati et al., 2004; Bressan and Purcell, 2005; Chiesa et al., 2007; D’Amelio et al., 2007). The aim of the present study is to evaluate the effectiveness of field treatments with several resistance inducers in the control of grapevine BN. Five commercial products based on resistance inducers, as chitosan, PhosetylAl, glutathion and oligisaccharines mixture (two formulations) and acibenzolarS-methyl (benzothiadiazole, BTH) were sprayed on the canopies of BN infected grapevines cv Chardonnay located in a vineyard at Atri (TE). The treatments were carried out weekly from the beginning of June to the middle of July 2007, with spraying by a backwards engine sprayer with an equivalent volume of 1,000 litres/ha solution. 395 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Each treatment was applied to 35 plants and the same number of plants were used as untreated controls. All of the treatments increased the incidence of recovered plants with respect to the controls, while these resistance inducers did not differ significantly between each other in their effectiveness. The molecular diagnosis carried out on leaf veins from the recovered plants failed to find the phytoplasma. However, the stability of this recover over time needs to be assessed. Key words: Vitis vinifera, Recovery, Induced resistance. Lavori citati/References Bressan A., AH. Purcell, 2005. Effect of benzothiadiazole on transmission of Xdisease phytoplasma by the vector Colladonus montanus to Arabidopsis thaliana, a new experimental host plant. Plant Disease, 89, 1121-1124. Caudwell A., 1961. Les phénomènes de rétablissement chez la flavescence dorée de la vigne. Annales of Epiphytes, 12, 347-354. Chiesa S., S. Prati, G. Assante, D. Maffi, PA. Bianco, 2007. Activity of synthetic and natural compounds for phytoplasma control. Bulletin of Insectology, 60, 313-314. D’Amelio R., N. Massa, E. Gamalero, G. D’Agostino, S. Sampò, G. Berta, F. Faoro, M. Iriti, D. Bosco, C. Marzachì, 2007. Preliminary results on the evaluation of the effects of elicitors of plant resistance on chrysanthemum yellows phytoplasma infection. Bulletin of Insectology, 60, 317-318. Garau R., VA. Prota, A. Sechi, G. Moro, 2007. Applicazioni di biostimolanti su Chardonnay e Vermentino affetti da “legno nero” e loro influenza sul recovery. Atti Convegno Nazionale “Nuove possibilità di lotta contro le fitoplasmosi della vite e dei fruttiferi basate su recovery, resistenze indotte e antagonisti” - Ancona, 17-18 settembre, 12-13. Mazio P., A. Montermini, P. Brignoli, 2008. Indagine preliminare degli effetti di trattamenti con bioattivatori nei confronti delle manifestazioni sintomatologiche da giallumi della vite. Atti Giornate Fitopatologiche, vol. 2, 593-600. Osler R., L. Carraro, N. Loi, E. Refatti, 1993. Symptom expression and disease occurrence of a yellows disease of grapevine in Northeastern Italy. Plant Disease, 77, 496-498. 396 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Prati S., D. Maffi, C. Longoni, S. Chiesa, PA. Bianco, S. Quaroni, 2004. Preliminary study on the effects of two SAR inducers and prohexadione calcium on the development of phytoplasmas in vinca. Journal of Plant Pathology, 87, 303. Romanazzi G., S. Murolo, 2008. Partial uprooting and pulling to induce recovery in Bois noir infected grapevines. Journal of Phytopathology (in stampa). Siti internet consultati www.phytoplasmarecovery.net Lavoro svolto nell’ambito dei Progetti “Lotta alla Flavescenza dorata della Vite” promosso dalla Regione Abruzzo e del PRIN 2005074429_002 “Indagini sul recovery in viti affette da Legno nero e ricerca di mezzi innovativi per incrementare il fenomeno”. 397 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi EVIDENZA DI RISANAMENTO DA FITOPLASMI IN CHIOMA E RADICI DI PIANTE DI PERO E SUSINO INFETTATE MEDIANTE INNESTO M. Pastore1, F. Gervasi1, M. Del Vaglio1, A. Bertaccini2 CRA - Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Caserta Via Torrino, 3 - I-81100 (CE) 2 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia Vegetale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Viale Fanin 42, I-40127 (BO) 1 E-mail: [email protected] Precedenti ricerche hanno evidenziato che quattro piante di susino infette da ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, perché ottenute da gemma infetta o perché innestate con tasselli di corteccia infetta, sono risultate negative all’analisi per la diagnosi di fitoplasmi a distanza di sette anni dall’acquisizione dell’infezione (Pastore et al., 2008a). Avendo verificato il risanamento della parte aerea, si è proceduto alla analisi delle radici, per controllare se anche queste fossero prive del patogeno. Sono inoltre state analizzate anche tre piante di pero “William”/Cotogno A, due delle quali innestate a tassello ed una ottenuta da gemma, sia i tasselli che la gemma erano stati prelevati, nel maggio 1999, da piante infette da ‘Ca. P. pyri’, reperite in un campo gravemente colpito da moria del pero (Pastore et al., 1998). Tali piante risultarono positive alla presenza del patogeno nel novembre 2000. Le foglie di questi peri sono state analizzate nuovamente nel giugno 2006 risultando negative alle analisi molecolari. Nel marzo 2008, tutte le suddette piante sono state tolte dai vasi e, dal taglio di otto radici contigue per ogni pianta, sono stati prelevati campioni poi sottoposti ad estrazione degli acidi nucleici (Bosco et al., 2002). Si è proseguito con le analisi di PCR diretta, utilizzando la coppia di primers P1 (Deng e Hiruki, 1991) e 16S-SR (Lee et al., 2004), e con le analisi di PCR ‘nested’, con la coppia di primers f01/r01 (Lorenz at al., 1995). Le analisi hanno dato esito negativo per tutti i campioni prelevati. Poiché tutte le piante sono state coltivate nell’ambiente protetto della serra, si può supporre che tale ambiente, così come riscontrato in piante di pero e di albicocco coltivate in campo coperte da tessuto anti-afide (Pastore et al., 2008b), abbia aiutato la pianta a reagire alla presenza del patogeno. Parole chiave: Susino giapponese, Pero, Risanamento, Diagnosi, radici, ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, ‘Candidatus Phytoplasma pyri’. 398 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Evidence of recovery from phytoplasmas in leaves and roots of pear and japanese pum trees infected by grafting Previous researches showed that leaves of Japanese plum trees infected from ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, respectively one by patch-grafting and three by bud-grafting, resulted negative to the molecular analyses for phytoplasma detection after seven years from the acquisition of the pathogen (Pastore et al., 2008a). The root analyses were therefore preformed in order to verify if the whole plants were recovered. Further analyses were carried out on leaves and roots of three pear plants “William”/Cotogno A, resulting infected in November of 2000 after patch-grafting and bud-grafting performed in May 1999 using plant material infected by ‘Ca. P. pyri’ and collected in a field severely affected by pear decline (Pastore et al., 1998). Leaf samples were collected in June 2006, analyzed by molecular tools to detect the phytoplasma, and resulted negative. In March of 2008, samples collected pulling out all the above described plants from their pots and prepared after cutting eight contiguous roots from each of them, were analyzed by direct PCR with primers P1 (Deng e Hiruki, 1991) e 16S-SR (Lee et al., 2004) followed by nested PCR with primers f01/r01 (Lorenz at al., 1995). All the root sample tested resulted negative. Considering that all plants grew under greenhouse conditions, we suppose that, as observed in pear and apricot plants grown covered by anti-aphid tissue in field (Pastore et al., 2008b), also for these plants grown in pots, the protected environment was helpful to the plants to react to the pathogen presence. Key words: Japanese plum, Pear, Recovery, Detection, Roots, ‘Candidatus Phytoplasma prunorum’, ‘Candidatus Phytoplasma pyri’. Lavori citati/References Bosco D., S. Palermo, G. Mason, R. Tedeschi, C. Marzachì, G. Boccardo, 2002. DNA-Based methods for the detection and the identification of phytoplasmas in insect vector extracts. Molecular Biotechnology, 22 (1), 9-18. Deng S., C. Hiruki, 1991. Amplification of 16rSRNA genes from culturable and non culturable Mollicutes. Journal of Microbiological Methods, 14, 53-61. Lee IM., M. Martini, C. Haren, SF. Zhu, 2004. Classification of phytoplasma strains in the elm yellows group (16SrV) and proposal of ‘Candidatus Phytoplasma ulmi’ for the phytoplasma associated with elm yellows. International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, 54, 337-347. 399 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Lorenz KH., B. Schneider, U. Ahrens, E. Seemüller, 1995. Detection of the apple proliferation and pear decline phytoplasmas by PCR amplification of ribosomal and nonribosomal DNA. Phytopathology, 85, 771-776. Pastore M., IM. Lee, M. Vibio, M. Santonastaso, F. La Cara, A. Bertaccini, 1998. Susceptibility to phytoplasma(s) infection of three pear varieties grafted on different rootstocks. Acta Horticulturae, 472, 673-680. Pastore M., F. Gervasi, M. Del Vaglio, M. Petriccione, A. Bertaccini, 2008a. Differenti reazioni indotte in susino cino-giapponese (Prunus salicina LINDL) da infezioni ottenute mediante innesti di materiale infetto da ‘Candidatus phytoplasma prunorum’. Atti Giornate fitopatologiche, vol. 2, 585-588. Pastore M., M. Petriccione, S. Paltrinieri, M. Del Vaglio, F. Gervasi, A. Bertaccini, 2008b. Research on phytoplasma persistence in pear and apricot trees under protected enviroment. Book of Abstract First Symposium on Horticulture in Europe Wien Austria 17th-20th February: 265-266. Lavoro svolto nell’ambito del progetto finalizzato Mi.P.A.F. “Fru.Med.” Sottoprogetto “D.A.F.M.E.” Pubblicazione n° 48. Si ringrazia il collaboratore tecnico di ricerca Giovanni Scognamiglio per avere attivamente partecipato al prelevamento dei campioni dalle piante oggetto di tale studio. 400 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Conclusioni PA. Bianco, A. Alma, M. Barba, A. Bertaccini, M. Conti, R. Osler Prospettive future nella ricerca dei fitoplasmi Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi PROSPETTIVE FUTURE NELLA RICERCA DEI FITOPLASMI P. A. Bianco1, A. Alma2, M. Barba3, A. Bertaccini4, M. Conti5, R. Osler6 Istituto di Patologia Vegetale, Università di Milano, Via Celoria 2, I-20133 (MI) 2 Di.Va.P.R.A. Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università di Torino, Via L. da Vinci 44, I-10095 Grugliasco (TO) 3 CRA-PAV– Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale, Via C. G. Bertero, 22, I-00156 (RM) 4 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA), Patologia vegetale, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Viale Fanin, 42, I-40127 (BO) 5 Istituto di Virologia Vegetale, CNR, Strada delle Cacce 73, I-10135 (TO) 6 Dipartimento di Biologia Applicata alla Difesa delle Piante, Università di Udine, Via delle Scienze 208, I-33100 (UD) 1 E-mail: [email protected] La ricerca sui fitoplasmi in Italia è particolarmente vivace e attiva sia in campo nazionale che internazionale. Lo sta a dimostrare, tra l’altro, l’attività convegnistica specifica in questo ambito che, per quanto riguarda il nostro Paese, vede questo incontro alla sua IV edizione. A livello internazionale poi, nel novembre del 2007, si è tenuto a Bologna il primo incontro dell’IPWG (“International Phytoplasmologist Working Group”) di cui viene data ampia sintesi in questo convegno. Alcuni fattori propulsivi di questa attività possono essere individuati nella pressoché costante azione di supporto da parte del MiPAAF, in particolare attraverso progetti ad hoc. Il primo di questi è stato il Progetto sulla ‘Flavescenza dorata della vite’, che ha permesso la nascita di un gruppo nazionale il quale, partendo da questa malattia ha affrontato con successo anche lo studio di altre fitoplasmosi come quelle dei fruttiferi (P.F. Biotecnologie. Area: I diagnostici. ‘Produzione di diagnostici per la diagnosi e la caratterizzazione dei fitoplasmi dei fruttiferi’) e, successivamente, della vite. Questi ultimi studi, grazie al progetto Gia.Vi (‘I giallumi della vite: un problema limitante le produzioni vitivinicole’), hanno prodotto un notevole incremento delle conoscenze sia per quanto riguarda la Flavescenza dorata che il Legno nero. Un ulteriore progetto ministeriale (FITO.RE.MO) che si occupa di scopazzo del melo ha analizzato il germoplasma di melo di varie provenienze e genotipi per individuare fonti di resistenza alla malattia. Notevoli sono stati i progressi nello studio dei patogeni agenti eziologici di queste malattie, delle loro caratteristiche biologiche e genetiche, dei loro insetti vettori nonché delle loro piante ospiti alternative. Qui di seguito vengono brevemente discusse le tematiche di ricerca che si ritengono al momento più importanti per conoscere e combattere le malattie da fitoplasmi. 403 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Resistenza genetica. Si deve ammettere che i geni di resistenza all’infezione da fitoplasmi sono risultati finora poco comuni nelle specie vegetali, in particolare per le colture più importanti e che, per questo motivo, le ricerche di miglioramento genetico sono al momento praticamente precluse. E’ pertanto di primaria importanza incrementare la ricerca di fonti di resistenza in quanto essa potrebbe aprire la possibilità di avviare studi di genetica volti alla creazione di ibridi e varietà resistenti. Tali studi potrebbero essere anche orientati a ricercare eventuali casi di “non host resistance”, fenomeno di notevole interesse già oggetto di studio per altri patogeni (es. Magnaporthe grisea, agente del brusone del riso). Inoltre, di particolare interesse sono gli studi che riguardano la resistenza sistemica acquisita (SAR, “Systemic Acquired Resistance”) con particolare riferimento al ruolo delle molecole reattive dell’ossigeno. Infatti, studi recenti hanno messo in evidenza un ruolo importante della SAR come meccanismo coinvolto nel risanamento spontaneo di piante infette da fitoplasmi (“recovery”). Simbiosi ed endofitismo Gli studi sulle comunità batteriche presenti sia negli insetti vettori che nelle piante coltivate sembrano aprire nuove prospettive di conoscenza sui rapporti fra i fitoplasmi e altri microorganismi (e di possibilità di lotta innovative). È il caso degli studi relativi a Scaphoideus titanus e alla presenza di procarioti come il batterioide ‘Candidatus Cardinium hertigii’ e di altre specie, potenziali agenti di biocontrollo di fitoplasmi. Infine, le recenti acquisizioni sui batteri acetici coltivabili del genere Asaia in S. titanus gettano le basi per ulteriori sviluppi delle ricerche sul controllo simbiotico. Per quanto riguarda le piante, è nota la presenza di comunità endofite batteriche e fungine e di altri procarioti che sono in grado di sintetizzare una vasta gamma di sostanze biologicamente attive, molte delle quali hanno dimostrato attività antibatterica e antifungina contro i patogeni. Ricerche più approfondite in tal senso potrebbero essere estese dalla vite, per la quale esistono già studi avviati, ad altre specie. Instabilità dei genomi L’importanza degli studi di genomica applicata ai fitoplasmi è legata alla possibilità di disporre di strumenti utili per la loro classificazione, caratterizzazione e diagnosi, nonché alla necessità di comprendere le interazioni con la pianta ospite e con il suo vettore. Tali studi hanno messo in evidenza l’estrema plasticità del genoma di questi microrganismi come documentato dal recente rilevamento di sequenze denominate PMU (“Potential Mobile Units”) o SVM (“Sequence-Variable Mosaic”) , facendo supporre che, anche per questi procarioti, esistono probabili meccanismi di 404 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi ricombinazione, già descritti per altri batteri. Infatti, la caratterizzazione molecolare di un fitoplasma mette a volte in evidenza una certa variabilità anche in geni conservati, che raramente risulta correlata a caratteristiche fenologiche. Pertanto le ricerche a questo proposito dovrebbero basarsi essenzialmente sulla correlazione fra le caratteristiche genetiche e i tratti della malattia (sintomatologia, epidemiologia ecc). Procedere in senso inverso, ovvero cercare differenze su base genetica di isolati e poi investigare per scoprire eventuali differenze biologiche può risultare di minore o nessun significato. A questo va aggiunta la considerazione che la popolazione fitoplasmatica, nel tempo, va spesso incontro a selezioni che portano alla comparsa di varianti molecolari che possono essere prive di importanza sia sotto profilo eziologico che sotto quello epidemiologico. Per questo i risultati di ricerche sulle relazioni patogeno-pianta-vettore, vanno considerati con cautela quando sono basati solo su informazioni genomiche. A tale scopo lo studio dell’espressione genica (proteomica), è essenziale non solo o non tanto per la caratterizzazione dei fitoplasmi, ma soprattutto per la comprensione della loro interazione con l’ospite e quindi della loro capacità epidemica. Epidemiologia La variabilità genetica degli insetti vettori può influenzare in modo determinante l’epidemiologia di una malattia indotta da virus o da fitoplasmi. Nuove conoscenze in questa materia potrebbero emergere da studi volti a comprendere l’innesco e la successiva attenuazione di fenomeni epidemici attraverso indagini sulle interazioni vettore/ patogeno-pianta. Tali studi potrebbero gettare nuova luce sul possibile ruolo del vettore nella selezione di ‘varianti’ di fitoplasmi che, una volta acquisiti da una pianta, verranno diffusi in natura a diverse specie vegetali. È ipotizzabile infatti che la popolazione dell’agente fitopatogeno acquisito subisca fondamentali e profonde selezioni durante gli adattamenti al biotipo del vettore ed ai suoi vari organi, nel processo di trasmissione propagativo, e che ciò possa influire sull’evoluzione dell’epidemiologia, incluso il ruolo della trasmissione transovarica, laddove venga accertata. Uno strumento utile per lo studio dell’influenza di diversi fattori (ambientali e gestionali) sulla diffusione degli insetti vettori in un areale può essere rappresentato dall’impiego della tecnica delle reti neurali che costituiscono un approccio moderno di studio scientifico e forniscono ampie possibilità di applicazioni anche in campo entomologico. Data la perdurante impossibilità di coltivare i fitoplasmi in coltura axenica è di notevole importanza approfondire le ricerche su metodologie e protocolli di inoculazione da utilizzare per la soddisfazione dei postulati di Koch nonché per la 405 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi sperimentazione a fini terapeutici di principi attivi, di sintesi o naturali. Studi recenti hanno messo in evidenza l’estrema difficoltà di tali ricerche che tuttavia rivestono notevole interesse dal momento che tali sostanze potrebbero rappresentare una via di contenimento dei fitoplasmi affidabile e innovativa. Parole chiave: Fitoplasmi, Resistenza genetica, Instabilità genomica, Endofitismo, Controllo simbiotico. Perspectives on phytoplasma research The research on phytoplasmas is particularly active in Italy, as shown by the numerous national and international meetings which have been organized in the last few years. In November 2007, the first conference of the International Phytoplasmologist Working Group (IPWG) was held in Bologna, and its main conclusions are widely summarized in this 4th national meeting of phytoplasmology. Research focused on phytoplasmas and phytoplasma diseases is consistently supported by the Italian Ministry for Agriculture, Food and Forest Policies (MiPAAF) by funding specific ad hoc projects. In detail, a national team of scientists was involved in the study of phytoplasma-induced diseases, such as Flavescence dorèe and Bois noir of the grapevine (Grant: ‘Grapevine flavescence dorée’; ‘Grapevine yellows: a limiting factor for grapevine production’), apple proliferation and European stone fruit yellows (Grant: ‘Development of biotechnologies for the diagnosis and characterization of fruit tree phytoplasmas’). Substantial progress has been obtained in the knowledge of the etiologic agents of such diseases, of their biological and genetic characteristics, insect vectors, and alternative host plants. Moreover, in the ministerial project FITO.RE.MO, diverse apple tree genotypes were tested in order to identify possible resistance sources to the apple proliferation phytoplasma. Here, the most intriguing perspectives on phytoplasma research are briefly discussed, with particular attention to the control strategies against the diseases. Genetic resistance Nowadays, the knowledge about plant genes inducing phytoplasma resistance is very scarce, and it limits the chances to select resistant plant hybrids and varieties by traditional and/or molecular-assisted breading. Therefore, studies on the identification of natural plant genetic traits for phytoplasma resistance should be increased. Besides, investigations about non-host resistance, previously reported for other pathogens (eg. Magnaporthe grisea of rice), and spontaneous recovery from phytoplasma infection, whose mechanism involves the reactive oxygen molecules activated in the systemic acquired resistance (SAR) could be fruitful as well. 406 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Symbiosis and endophytism Description of bacterial communities associated with both insect vectors and host plants seems to open new knowledge about relationships between phytoplasmas and other microorganisms, and about development of innovative biocontrol strategies. For example, the consistent association of prokaryotes such as the bacteroide ‘Candidatus Cardinium hertigii’ and the culturable acetic bacteria of the genus Asaia with the leafhopper Scaphoideus titanus, specific insect vector of Flavescence dorèe phytoplasmas) suggests the possible use of these microorganisms for the development of symbiotic control strategy. Moreover , it is known that bacterial and fungal endophytes associated with plants are able to synthesize a wide range of molecules acting against a large spectrum of plant pathogens. Characterization of grapevine-associated microflora is presently in progress, and it could be extended to other plant species naturally infected by phytoplasmas. Genome instability. Studies on phytoplasma genomics allowed to provide useful tools for (i) molecular characterization, (ii) specific detection and classification; (iii) research on phytoplasma-plant and phytoplasma-vector interactions. Recent findings highlighted the extreme plasticity of the phytoplasma genome, probably caused by the presence of small multiple-copy sequences, known as PMU (Potential Mobile Units) or SVM (Sequence-Variable Mosaics), potentially involved in recombination events. Routine molecular characterization is based on the analysis of highly conserved housekeeping genes, even if it was shown that heterogeneity in these phytoplasmal sequences is rarely related to biological properties. Here, it is necessary reinforce the idea that molecular analyses of phytoplasmas make sense when relationships between genetic markers and disease traits are demonstrated. First approach to a phytoplasma disease must be always the observation of the disease in field conditions (symptoms, alternative hosts, insect vectors), followed by ad hoc molecular analyses. Proceeding in the opposite direction, i.e. by studying the genetic differences among phytoplasma strains and then looking for their possible biological differences, might be not significant. In fact phytoplasma molecular variants deriving from selection processes inside the phytoplasma populations in specific hosts could lack epidemiological or phytopatological importance. So, research on plant-pathogen-vector interactions must be therefore performed not only through genomic approach, but also on the basis of gene expression studies (proteomics). 407 Petria 18 (2), 141-419 (2008) - 4° Incontro nazionale sulle malattie da fitoplasmi Epidemiology Genetic variability of insect vectors may significantly influence the epidemiology of the diseases caused by viruses or phytoplasmas. Interesting studies for the interpretation of the epidemiological patterns of phytoplasma diseases could be carried out in order to elucidate (i) the selection of possible phytoplasma variants within the insect vector body, and (ii) their successive transmission to plants. It is in fact reasonable that the adaptations to the vectors and to their diverse organs might significantly modify the phytoplasma population through outstanding biological screening. These phenomena might actually influence the pathogen transmission and the disease epidemiology of the disease(s) it causes; the possible selective role of the phytoplasma insect-to-insect transovarial transmission must has to be considered. Focusing on the insect, the technique of neural networks is a useful and innovative tool for the analysis of the environmental and anthropological impact on the phytoplasma insect vector spread. Phytoplasmas are still not cultivable in axenic conditions: the development of accurate methodologies to artificially inoculate diverse phytoplasma species to their host plants should be helpful for two different targets: in plant hosts is necessary to (i) fulfil the Koch’s postulates, and (ii) test the anti-phytoplasmal activity of synthetic or natural molecules. Recent studies have already highlighted the extreme difficulty on standardizing the experimental conditions to be adopted for evaluating the antiphytoplasmal activity of these molecules, that that might offer new, innovative strategies to control phytoplasma diseases . Key words: Phytoplasmas, Genetic resistance, Genome instability, Endophytism, Symbiotic control. 408