Linea di Ricerca 1 Linea di Ricerca 1 Tecnologie biomediche per la diagnosi e il recupero della funzione Responsabile Scientifico: Prof. Paolo Mocarelli Domotica per la disabilità: Ambient Assisted Living per l’autonomia e la sicurezza negli ambienti di vita Responsabile: Gower Valerio BACKGROUND Nel corso degli ultimi anni la domanda nelle potenzialità offerte dalle tecnologie per l’automazione dell’ambiente domestico ha visto un rapido aumento. L’IRCCS S. Maria Nascente ha allestito nella propria sede un nuovo servizio denominato DAT (Domotica, Ausili, Terapia Occupazionale), la cui organizzazione rende possibile associare al percorso clinico/ terapeutico dell’utente attività di sperimentazione clinica e tecnologica sul campo. L’obiettivo del presente progetto è quello di sviluppare, attraverso ricerche e sperimentazioni condotte nell’ambito di tale servizio, strumenti operativi per poter fornire una risposta concreta a questa crescente esigenza di autonomia e sicurezza nell’ambito domestico. Ricerca corrente Obiettivi 48 La ricerca ha per oggetto lo sviluppo e la sperimentazione di dispositivi, metodologie e strumenti per l’automazione “intelligente” dell’ambiente di vita delle persone anziane fragili e delle persone con disabilità, perseguendo un approccio di interoperatività e integrazione a quattro livelli (con l’impiantistica di base, con arredi ed elettromestici, con le tecnologie assistive, e con i sistemi di monitoraggio per la home care). In particolare, l’obiettivo è quello di individuare e sperimentare protocolli di lavoro e strumenti operativi volti a migliorare la qualità di vita, la sicurezza e l’autonomia delle persone con disabilità e delle persone anziane in ambito domestico, riducendo nel contempo il carico assistenziale di familiari e caregivers in genere. Metodi Nel complesso il progetto si è articolato in tre diverse linee di lavoro: la prima ha riguardato lo studio e lo sviluppo di sistemi che facilitino la configurazione e personalizzazione degli strumenti e delle tecnologie assistive per il controllo ambientale, per il monitoraggio e per la sicurezza in ambito domestico. La seconda linea ha riguardato lo studio dei dati raccolti durante le attività clinico-terapeutiche svolte presso il servizio DAT, da cui ricavare informazioni sull’efficacia sia dei protocolli clinici di intervento che delle tecnologie per l’automazione ambientale e le attività di vita quotidiana in genere. La terza linea infine ha riguardato la validazione sperimentale delle tecnologie per l’automazione, la sicurezza e il monitoraggio, implementate presso la casa domotica del servizio DAT, attraverso un campione dell’utenza. In questa fase si sono svolte sperimentazioni volte sia a individuare protocolli di lavoro che permettano di migliorare il livello di autonomia e sicurezza nell’ambito domestico, che a verificare l’efficacia e l’utilità di strumenti per l’automazione e più in generale per le attività di vita quotidiana nell’ambito domestico. Le attività svoltesi nel 2012 si sono concentrate sulla prima e sulla terza linea di lavoro. RELAZIONE ATTIVITÀ Nel corso del 2012 le attività svolte in questo ambito di ricerca hanno riguardato principalmente 3 aspetti: • l’installazione e la messa in opera presso la casa domotica del servizio DAT, di nuovi sensori per il monitoraggio degli ambienti e la taratura di quelli già precedentemente installati; • il perfezionamento del protocollo di sperimentazione delle tecnologie installate; Prodotti scientifici Il principale prodotto della ricerca è il sistema di monitoraggio installato presso la casa domotica del servizio DAT. Il prototipo, attraverso una serie di sensori distribuiti nell’ambiente o indossati dall’utente, rileva le attività che si svolgono all’interno della casa e segnala agli operatori situazioni di emergenza per prevenire potenziali pericoli per le persone assistite. Publicazioni in atti di convegni nazionali con peer review: –– Gower V (2012): A-cube, un sistema di monitoraggio per il supporto degli operatori delle residenze sanitarie assistenziali. In De Munari I, Matrella G, Ciampolini P (eds): AAL in Italia Primo Libro bianco. Proceedings del IV Forum Italiano sull’Ambient Assisted Living, Parma, 17-19 ottobre 2012. Comunicazioni a congressi nazionali e internazionali: –– Gower V. Vision del progetto Acube e live demo del prototipo installato presso la casa domotica – Relazione invitata alla terza edizione del “Forum della non autosufficienza”, Bologna 11 novembre 2011. –– Andrich R. La domotica al servizio della geriatria – Relazione invitata al congresso “Domotica e Geriatria”. Roma, Policlinico “A. Gemelli”, 8 marzo, 2012. –– Andrich R. Tecnologia e Ausili per l’habitat della persona anziana – Relazione invitata al congresso “Italia longeva per una migliore qualità della vita: la nuova frontiera per l’anziano di oggi e domani”. Ancona, Università Politecnica delle Marche, 14-15 giugno, 2012. –– Andrich R. Ambient Assisted Living and Domotics – Keynote Lecture at the 9th Advanced Postgraduate Course on Geriatrics of the European Academy for Medicine of Ageing (EAMDA). Martigny (Switzerland), June 25-29, 2012. Ricerca corrente • la sperimentazione delle tecnologie di monitoraggio installate con un campione di operatori socioassistenziali, che rappresentano i principali destinatari di tali tecnologie. In particolare, in sinergia con il progetto ACube, è stata installata presso la casa domotica una rete di sensori wireless (Wireless Sensor Network) in grado di monitorare il posizionamento di una persona all’interno della struttura. È stato per altro perfezionato il funzionamento delle varie tecnologie sensoristiche già precedentemente installate nella casa domotica (telecamere, antenne RFID, sensori dell’impianto domotico). L’insieme di tutte queste tecnologie, collegate a una piattaforma software di analisi dei dati, costituisce un sistema in grado di monitorare le attività svolte dalle persone che si trovano nella casa domotica. Nel corso della seconda metà dell’anno il sistema di monitoraggio è stato sperimentato attraverso un gruppo di nove operatori sociosanitari reclutati presso l’RSA Istituto Palazzolo della Fondazione Don Gnocchi. Ciascun partecipante ha svolto i sei scenari previsti del protocollo di sperimentazione per tre volte, impersonando i ruoli di paziente, caregiver e supervisore (ovvero la persona che osserva gli eventi che il sistema di monitoraggio è in grado di rilevare). Al fine di raccogliere un’informazione quantitativa sul livello di usabilità, utilità e accettabilità del sistema di monitoraggio sperimentato, dopo l’esecuzione di ciascuno scenario i partecipanti hanno risposto a un questionario strutturato. Al termine di ciascuna sessione sperimentale i partecipanti sono inoltre stati coinvolti in focus group finalizzati a rilevare un feedback qualitativo sul sistema appena provato. I risultati emersi dalle sperimentazioni mostrano come, dal punto di vista tecnico, il sistema di monitoraggio si sia dimostrato nel complesso affidabile nel rilevare gli eventi previsti dagli scenari delle sperimentazioni. I partecipanti al test hanno mostrato notevole interesse nella tecnologia presentata, rispondendo positivamente alle domande relative alla potenziale utilità del sistema come supporto nel proprio lavoro quotidiano. I risultati del questionario e i commenti liberi emersi nel focus group sono sicuramente utili per un futuro miglioramento del prototipo sviluppato. Linea di Ricerca 1 49 Linea di Ricerca 1 Esercizio fisico ed efficienza muscolare nell’anziano. Analisi trascrittomica comparativa Responsabile: Veicsteinas Arsenio Ricerca corrente Background 50 La sarcopenia è una delle cause principali di fragilità dell’anziano, non può considerarsi una patologia. Si definisce come perdita di massa magra ed è caratterizzata dalla diminuzione del numero delle unità motorie, in particolare delle fibre rapide di tipo II. Dal concetto iniziale che il muscolo scheletrico sia l’oggetto di segnali di regolazione, finalizzati al suo adattamento alle mutevoli condizioni dell’organismo, si sta oggi passando alla concezione che il muscolo rivesta un ruolo centrale nella regolazione del proprio metabolismo e che, a tale scopo, scambi continuamente informazioni di tipo omeostatico con il resto del corpo. Sono state infatti individuate numerose sostanze bioattive, tra cui le cosiddette miochine, che partecipano a tale “colloquio” tra cellule e tra organi e tessuti e tra queste, una delle relazioni più importanti è quella che lega tessuto muscolare e adiposo. Infatti, i cambiamenti nel metabolismo indotti dall’attività fisica contribuiscono a instaurare un corretto equilibrio calorico e a contrastare la formazione della massa grassa. È stato sottolineato che i cambiamenti dinamici del fenotipo metabolico ed endocrino del tessuto adiposo e scheletrico contribuiscono a determinare la differenza tra salute e malattia metabolica. Inoltre, un dato recente particolarmente interessante smentisce l’opinione diffusa che il controllo della massa grassa e del metabolismo del glucosio esercitato dall’esercizio fisico sia basato unicamente sulla spesa energetica conseguente all’esercizio stesso. Infatti, si è visto che l’assunzione di antiossidanti, che bloccano la normale produzione di radicali liberi durante l’esercizio, contrastava gli effetti dell’esercizio stesso sull’aumento della sensibilità all’insulina. Inoltre, l’esercizio fisico, sia di resistenza sia di forza, determina nel muscolo stesso delle vie di segnalazione endocrine e paracrine che portano all’attivazione e all’aumento delle cellule satelliti, all’induzione di fattori di proliferazione (MyoD, myogenin, Mrf4 e Myf5) e all’aumento dell’attività anabolica (segnalazione di mTOR), contrastando al tempo stesso le vie cataboliche. Tuttavia, con l’invecchiamento pare diminuisca la disponibilità di cellule satelliti e si indeboliscano i segnali endocrini (come MGF). In questo complesso processo, molti aspetti sono ancora ignoti e non si sa in che misura e in quale modo l’esercizio fisico sia in grado di contrastare l’instaurarsi della sarcopenia. Obiettivi Il presente progetto si inserisce in uno studio che stiamo portando avanti da tempo sulle modificazioni dell’espressione genica e sulla segnalazione molecolare attivate nel muscolo scheletrico dall’attività fisica, sia nel sedentario, sia nell’atleta e durante la riabilitazione. Attualmente si è deciso di studiare il fattore “invecchiamento” e di estendere lo studio all’uomo. Il presente progetto origina dalla constatazione che la sarcopenia dell’anziano e del paziente da riabilitare si può contrastare con l’esercizio fisico continuativo e di intensità adeguata al singolo individuo. In questa fase del progetto, l’obiettivo principale è il confronto dell’espressione genica nel muscolo scheletrico di quattro classi di soggetti: 1. giovani (20-25 anni) praticanti sport amatoriale; 2. anziani (70-75 anni) praticanti sport a livello amatoriale; 3. giovani sedentari; 4. anziani sedentari. Metodi Il progetto richiede la disponibilità di biopsie muscolari di soggetti umani. La collaborazione con un gruppo di ortopedici dell’IRCCS Istituti Ortopedici Rizzoli (Bologna) e dell’Università di Bologna, che abitualmente opera persone affette da lesioni ai legamenti del ginocchio, ci offre l’opportunità di ottenere biopsie di vasto laterale e di accedere a gruppi di pazienti di interesse del presente progetto. D’altro canto, i criteri di inclusione da noi prefigurati erano relativamente selettivi. Infatti, oltre all’età, che caratterizza i quattro gruppi da confrontare, e al genere (maschile in quanto più rappresentato nella chirurgia del ginocchio), abbiamo posto come criterio la tipologia e l’intensità dell’esercizio fisico e lo stato generale di buona salute e di non uso di farmaci potenzialmente interferenti. L’obiettivo minimo è di ottenere biopsie da almeno 4 soggetti per gruppo. Prodotti scientifici –– Abruzzo PM, Bolotta A, Veicsteinas A, Marini M. ROS/ RNS-related adaptations of skeletal muscles to aerobic exercise. 14° Congresso AIBG, Assisi (PG), 28-29 settembre 2012 Atti pag. 56. Metodi non-lineari applicati al segnale elettromiografico per l’identificazione dell’affaticamento muscolare Responsabile: Veicsteinas Arsenio Background La fatica localizzata influenza le proprietà elettriche delle fibre delle unità motorie, riducendone il potenziale d’azione e allungandone la durata, la frequenza di scarica, il grado di reclutamento e la sincronizzazione, come ben dimostrato dalle modificazioni dell’elettromiogramma (EMG) di superficie. In particolare, durante uno sforzo isometrico sostenuto la root mean squared (RMS) dell’EMG aumenta e la frequenza media (MF) dello spettro di potenza dello stesso segnale si sposta verso le basse frequenze. Negli ultimi 20 anni sono emersi riscontri che il segnale elettromiografico presenti anche delle fluttuazioni simil-caotiche, che possono essere caratterizzate matematicamente dall’analisi delle dinamiche non lineari che sottendono il segnale elettromiografico. Sono stati pertanto proposti diversi indici di valutazione non lineare dell’EMG, basati soprattutto sul calcolo delle dimensioni frattali e dell’entropia del segnale, molti dei quali attendono ancora una definitiva validazione. Uno degli indici non lineari più valutati è l’Approximate Entropy (ApEn), descritta per la prima volta nel 1995 da Pincus et al. Si tratta del logaritmo negativo della probabilità che due segmenti di una serie temporale che sono simili per un certo numero di punti specificati rimangano simili anche nei punti successivi. In sostanza, la ApEn misura la “regolarità” temporale del segnale, ed è legata al tasso di generazione di nuova informazione: bassi livelli di entropia riflettono un elevato grado di regolarità nella serie temporale. Un secondo indice non lineare molto utilizzato è la Fractal Dimension (FD), il cui metodo originale è stato descritto da Katz nel 1988. Questo indice è collegato alla dimensione geometrica di una serie temporale considerata come oggetto frattale, e quantifica la tendenza di un segnale a riempire una superficie (space filling propensity). Ridotti valori di FD sono relativi a una ridotta complessità geometrica del segnale analizzato. Ricerca corrente RELAZIONE ATTIVITÀ Abbiamo organizzato i prelievi in quattro passaggi: a.identificazione del soggetto potenzialmente includibile; b.sua adesione mediante consenso informato; c.prelievo in sala operatoria, seguito dall’immediato trattamento del campione per adeguata conservazione, seguito da estrazione degli RNA; d.valutazione qualitativa e quantitativa degli RNA, retrotrascrizione, esecuzione di arrays specifici per mRNA e per miRNA, e quindi valutazione dei risultati con uso di metodi statistici e di strumenti bioinformatici (banche dati, informazioni sulle vie metaboliche e di espressione, reti di interazione ecc.). Le difficoltà incontrate nella fase di prelievo e, quindi, relative ai tre step iniziali, sono state le seguenti: a.i soggetti identificati nel corso dell’anno, che rispondevano ai criteri di inclusione/esclusione, sono stati molto limitati, in quanto molti giovani sportivi giungevano alla chirurgia dopo un periodo relativamente lungo di inattività e quindi non erano eligibili per uno studio di trascrittomica; viceversa, molti anziani si presentavano con patologie concorrenti, per cui erano esclusi dal progetto; b.alcuni soggetti non hanno dato il consenso alla biopsia; c.la fase di inserimento del campione nella provetta contenente “RNA-later®” e di trasferimento nei nostri laboratori ha presentato inattesi problemi dovuti all’avvicendarsi di diversi soggetti in sala operatoria. Linea di Ricerca 1 51 Linea di Ricerca 1 Obiettivi Lo scopo di questo lavoro è stato di valutare il grado di modificazione dell’attività elettrica del muscolo bicipite brachiale dopo un esercizio affaticante e confrontare se e come siano variati i parametri spettrali e non lineari del segnale elettromiografico (EMG). Ricerca corrente Metodi 52 Allo studio hanno partecipato 30 soggetti sani, di età pari a 23,1±2,2 anni, peso 71,7±8,7 kg, e statura di 177±9 cm. L’output di forza è stato registrato tramite una cella di carico (ambito di range lineare da 0 a 1.000 N), connessa allo stiloide ulnare tramite una banda anelastica. Una schiera a 4 canali per la rilevazione del segnale elettromiografico è stata posizionata sul ventre muscolare tra il punto motore e il tendine distale. Il segnale è stato quindi amplificato (x 1.000), campionato a 2.000 Hz e filtrato (10-500 Hz). Il muscolo bicipite brachiale del braccio dominante è stato testato isometricamente su un ergometro anatomico a un angolo articolare fra braccio e avambraccio di 115°, in accordo con una metodica seguita in studi precedenti. La sonda è stata applicata sul ventre muscolare tramite banda adesiva. I soggetti hanno mantenuto il livello di forza necessario tramite un feedback visivo (visualizzato sullo schermo del computer). La registrazione EMG è iniziata con la misura della massima contrazione volontaria (MCV). È stato previsto 1 minuto di riposo tra una prova e l’altra. Dopo 10 minuti di riposo ai soggetti è stato chiesto di mantenere l’80% della MVC per 20 secondi (Test 1). Dopo il Test 1 è stato previsto un esercizio affaticante (cicli ripetuti di 6 secondi di contrazione e 6 secondi di rilassamento al 50% MVC). Al termine dell’esercizio affaticante è stato previsto un minuto di riposo, dopo il quale è stata misurata una nuova MVC. Immediatamente dopo, è stato eseguito un secondo test all’80% della nuova MVC (Test 2). In tutti gli esperimenti i valori di EMG sono stati considerati accettabili solo dopo aver raggiunto il livello di forza richiesto (±5%). Il segnale EMG è stato analizzato nel dominio del tempo e delle frequenze calcolando la RMS come indice di potenza totale e la distribuzione della potenza spettrale a intervalli di 2 s. Gli spettri di potenza sono stati ottenuti tramite Fast-Fourier-Transform (FFT): la FM è stata calcolata offline. Gli indici non lineari applicati al segnale elettromiografico sono stati: • ApEn: il metodo è basato sulla ricostruzione di una serie di vettori (cioè di serie finite di punti successivi) shiftando sul segnale stesso da un punto al successivo. Ogni vettore viene poi confrontato con tutti gli altri vettori della medesima grandezza presenti nel segnale, e viene stimata la probabilità che la distanza geometrica tra due vettori rimanga o meno al di sotto di una soglia predefinita, che in questo studio corrispondeva al 15% della deviazione standard del segnale originale, come definito in altri studi; • Fractal Dimension (FD). In breve, la dimensione frattale del segnale è stata calcolata, a partire da un punto fiduciale che abbiamo convenzionalmente preso a metà del segnale registrato, come: –– FD=log(N)/[log(N)+log(DD/L)]; dove N=numero dei punti del segnale -1; –– DD=distanza massima tra il punto fiduciale e tutti gli altri punti del segnale; –– L=lunghezza totale del segnale (calcolata come la somma delle distanze tra punti consecutivi). Per l’analisi statistica è stato impiegato un test t di Student per dati appaiati per il confronto dei valori lineari e non lineari prima e dopo affaticamento muscolare. RELAZIONE ATTIVITÀ I risultati dell’analisi spettrale non hanno evidenziato differenze statisticamente significative a livello di MF tra condizioni di pre- e post-affaticamento. Al contrario, la RMS è risultata significativamente ridotta nel post-affaticamento rispetto alle condizioni basali. La forza, espressa come % della MVC, è risultata ridotta tra Test 1 e Test 2. Per quanto riguarda l’analisi delle dinamiche non lineari, i risultati relativi alle variazioni dell’ApEn e della FD non hanno consentito di verificare per entrambi gli indici variazioni significative indotte dall’affaticamento. La variazione degli indici lineari dell’EMG con l’affaticamento indica che l’ampiezza del segnale elettromiografico è significativamente influenzata dalla fatica, a conferma di dati già presenti in letteratura. L’indice spettrale della MF non è risultato influenzato dall’affaticamento, contrariamente a quanto si osserva in letteratura. Tuttavia, que- Prodotti scientifici ’ –– Castiglioni P, Żurek S, Piskorski J, Kosmider M, Guzik P, Cè E, Rampichini S, Merati G. Assessing Sample Entropy of Physiological Signals by the Norm Component Matrix Algorithm: Application on Electromyograms during Isometric Contraction. Submitted to IEEE EMBS. Ricerca corrente sto valore è apparso influenzato dalla necessità di valutare statisticamente la parte centrale del segnale elettromiografico registrato nei 20 secondi di test, al fine di mantenere la sincronizzazione con l’applicazione degli algoritmi non lineari, che sono stati applicati a partire dalla metà dei punti registrati. È verosimile che analizzando solo la parte terminale del segnale elettromiografico, dove presumibilmente si concentrano maggiormente gli effetti dell’affaticamento, sarebbero comparse anche differenze significative a livello della MF. In questo protocollo, e con i metodi di analisi matematica utilizzati, gli indici di dinamica non lineare non sono apparsi influenzati dall’affaticamento, sia per quanto riguarda la complessità geometrica (FD), sia per quanto attiene alla variazione nel tempo della complessità del segnale (ApEn). Questo comporta le seguenti conclusioni: 1.la sensibilità degli algoritmi di dinamica non lineare è insufficiente per cogliere variazioni significative nel segnale elettromiografico conseguenti all’affaticamento; 2.l’affaticamento non induce per sé alcuna variazione della complessità del segnale elettromiografico. È infine verosimile che altri indici più complessi e sensibili di dinamica non lineare (come per esempio l’Esponente di Lyapunov, l’a-DFA o l’Esponente di Hurst) possano possedere la sensibilità e la specificità necessari per valutare le variazioni EMG da affaticamento oppure che, almeno nel caso dell’ApEn, si debba ricorrere a un metodo di analisi differente, basato sulla ricerca del valore massimo di tale indice ottenuto variando le dimensioni dei vettori e il range di riferimento per il confronto tra vettori stessi (in questo lavoro fissato al 15% della DS del segnale). Questo tentativo aumenta tuttavia molto i tempi computazionali, e potrà essere eseguito solo con la disponibilità di algoritmi più rapidi. Questo lavoro ha rappresentato un tentativo preliminare di valutare eventuali variazioni elettromiografiche indotte dall’affaticamento mediante metodiche non lineari, che richiederà come futuro sviluppo, prima di un suo utilizzo in campo riabilitativo, il tentativo di applicazione di algoritmi più complessi e di una validazione statistica rigorosa delle condizioni di applicabilità degli algoritmi vigenti. Linea di Ricerca 1 53 Linea di Ricerca 1 Mind the gap: accorciare la distanza tra l’uomo e la macchina nelle interazioni uomo-macchina Responsabile: Carabalona Roberta Ricerca corrente Background 54 La natura delle interazioni uomo-macchina si sta trasformando, alla ricerca di strumenti sempre più efficaci e contemporaneamente sempre meno invasivi rispetto al contesto di applicazione. In tal senso, nelle Human-Machine Interactions (HMI) si cerca di rendere l’elemento “macchina” sempre meno estraneo all’elemento “uomo”, pur rimanendo i due elementi fisicamente separati. Passaggio chiave di questo nuovo modo di considerare le HMI è costituito dal crescente interesse verso i biosegnali, la cui acquisizione durante l’esecuzione di un compito o la somministrazione di uno stimolo può consentire di avere un quadro più ricco e informativo sullo stato del soggetto che interagisce con la macchina. In questo senso i sistemi Brain-Computer Interface (BCI) rappresentano un tipo particolare di HMI, poiché strutturalmente l’input verso la macchina è dato dalle modifiche dell’attività cerebrale dell’utente (end-user) conseguenti all’esecuzione di un compito cognitivo da parte dell’utente stesso. Nell’ambito dei sistemi BCI l’utilizzo di biosegnali acquisiti in maniera concorrente al segnale d’input primario (EEG) risulta allora applicabile non solo per sfruttare meccanismi neurofisiologici noti, al fine di consentire l’uso dell’interfaccia, ma anche per studiare la qualità della interazione utente-sistema. La valutazione della qualità dell’esperienza dell’end-user non può tuttavia prescindere dal considerare l’interfaccia stessa. Quest’ultima può essere intesa in termini sia software sia hardware. La prima accezione fa riferimento alla modalità con cui è fornito lo stimolo e/o il feedback all’end-user, la seconda rimanda agli elettrodi tramite i quali è possibile rilevare i biosegnali di interesse. Infine, risulta importante avere a disposizione sistemi di acquisizione di biosegnali che siano sempre più ecologici, cioè sempre più “invisibili” all’enduser. Obiettivi In relazione alle criticità esposte nel paragrafo precedente, la presente ricerca ha avuto come obiettivi: 1.mettere a confronto due sistemi BCI con interfaccia tipo speller P300 (P300 visiva), basati rispettivamente su caratteri alfanumerici (per comunicare testo) e su icone (per comandare l’ambiente e comunicare stati d’animo/necessità) al fine di valutarne la sostenibilità per l’end-user (in collaborazione con il servizio DAT dell’IRCCS S. Maria Nascente, Fondazione Don Gnocchi); 2.validare elettrodi a secco, basati su tecnologia a microaghi, per l’acquisizione di segnale elettroencefalografico (in collaborazione con LABION - IRCCS SMN); 3.valutare la fattibilità di un sistema di acquisizione di biosegnali portabile e wireless da usarsi nell’ambito di protocolli di neurofisiologia cognitiva (in collaborazione con il Politecnico di Milano). Metodi In relazione al primo obiettivo, il protocollo sperimentale prevedeva l’utilizzo di entrambi gli speller (prima quello per testo e poi quello per icone o viceversa) in modalità copyspelling, cioè su una sequenza predefinita di scelte. Nel caso dello speller per testo questa era una parola di 10 caratteri, nel caso dello speller per icone una sequenza di 6 azioni. Per rispecchiare la natura sfaccettata dell’esperienza d’uso di un sistema BCI sono stati presi in considerazione diversi aspetti relativi a: efficacia nell’esecuzione del task, qualità dell’esperienza dell’end-user e sua valutazione dell’usabilità del sistema proposto. L’efficacia nell’esecuzione del task è rappresentata dal rapporto tra numero di scelte correttamente effettuate e totale delle scelte proposte (accuratezza del classificatore, LDA per entrambi gli speller). L’esperienza dell’end-user è specificata tramite l’analisi di biosegnali, utilizzando il numero di blink (ricavato da segnale oculare, EOG), il bilanciamento simpato/vagale e la frequenza respiratoria massima (entrambi ricavati da segnale cardio, ECG). Ciascuna delle variabili considerate è definita in rapporto al relativo livello basale, ricavato da segnale acquisito da ciascun soggetto prima delle esperienze con gli speller. Infine, l’usabilità del sistema è valutata attraverso un questionario basato su scale Likert a 7 punti e somministrato all’end-user alla fine dell’esperienza con ciascuno dei due speller. Questi ultimi sono rappresentati in entrambi i casi da matrici 6x6 e tutte le acquisizioni sono state effettuate nell’appartamento domotico presente all’interno del servizio DAT. Per ogni tipo di speller era prevista una coppia di acquisizioni: la prima di familiarizzazione (training) e la seconda di esecuzione vera e propria (performance). La validazione di elettrodi a secco (dry) rispetto a quelli utilizzati con gel conduttivo (wet) ha richiesto la messa a punto di un set-up ad hoc per la strumentazione del soggetto volontario (maschio, 26 anni, senza patologie). Il montaggio, unipolare, prevedeva l’acquisizione da Fp1, Fp2, T3, T4 (Ref: mastoide destro, GND: Fpz) a 200 Hz. Le acquisizioni sono state effettuate in diverse condizioni sperimentali: occhi aperti, occhi chiusi e generando artefatti sia oculari (sbattere le palpebre) sia muscolari (digrignare i denti). Relativamente alla valutazione della fattibilità di un sistema di acquisizione di biosegnali multicanale, portabile e wireless, sono state innanzitutto definite le specifiche d’uso e, preliminarmente alla realizzazione di un prototipo, è stato condotto un market survey per verificare la presenza o meno sul mercato di prodotti commerciali adatti allo scopo. RELAZIONE ATTIVITÀ Per la valutazione della sostenibilità dell’uso dei due sistemi BCI tipo speller P300 sono stati reclutati 9 soggetti (5 femmine, età: 49 [44-57], espressa in anni compiuti: mediana [25°-75°]) tutti afferenti alla UORNM dell’IRCCS SMN e affetti da malattie neurodegenerative (SM, SLA, Atassia di Friedreich). Nessuno di loro aveva esperienza pregressa con sistemi BCI. I primi sei soggetti hanno utilizzato prima lo speller per testi e poi quello per icone, gli ultimi tre hanno eseguito la sequenza opposta. I risultati ottenuti hanno mostrato l’adeguatezza del protocollo proposto rispetto all’obiettivo di valutare la sostenibilità dei due sistemi BCI del tipo speller P300 in un contesto reale (casa domotica) e con utenti disabili. Rispetto all’efficacia nell’esecuzione del task, i risultati indicano che l’accuratezza (percentuale scelte corrette: mediana [25°-75°]) è stata, rispettivamente, 80% [50%-90%] nel caso dello speller per testo e 50% [30%-67%] nel caso dello speller per icone. Due soggetti (S1 ed S2) sono stati in grado raggiungere un’accuratezza del 100% per lo speller Linea di Ricerca 1 per testo e hanno però avuto una prestazione molto inferiore nel caso dello speller per icone. Un solo partecipante (S6) è riuscito a eseguire correttamente tutte le scelte nel caso dello speller per icone, avendo inoltre una buona prestazione (80%) nel caso dello speller per testo. Un risultato rilevante è inoltre rappresentato dal fatto che in tutti e tre i casi i soggetti considerati hanno utilizzato lo speller per caratteri per primo e a seguire quello per icone. Questo, unito alle prestazioni degli altri soggetti e al fatto che le prove fossero in copy-spelling, sembra indicare che il peggioramento della performance nel caso dello speller a icone non sia dovuto a un affaticamento cognitivo. Per quanto riguarda la valutazione dell’esperienza dell’utente, l’indicazione più rilevante arriva dalla frequenza dei blink, più bassa (in modo statisticamente significativo) nel caso della fase di training dello speller per icone rispetto alla fase di performance dello speller per caratteri, suggerendo una maggiore richiesta di attenzione visiva da parte dello speller per icone. Infine, la valutazione dell’usabilità dei due sistemi (per quanto la stanchezza dei soggetti e la desiderabilità sociale possano essere fattori polarizzanti le risposte al questionario) indica che i partecipanti hanno vissuto lo speller per icone più piacevole e user-friendly, benché non più facile da usare, dello speller per testo. Relativamente alla validazione di elettrodi basati su tecnologia a microaghi, questi hanno avuto nell’acquisizione di segnale EEG performance comparabili (in termini di confronto di tracciati e analisi spettrale) con quelli ottenuti tramite elettrodi wet nelle varie condizioni sperimentali previste dal protocollo. Per quanto riguarda il sistema portatile e wireless di acquisizione di biosegnali, il market survey ha messo in evidenza che non ci sono al momento sistemi commerciali in grado di soddisfare tutte le specifiche richieste e quindi si è proceduto alla progettazione e alla realizzazione del prototipo. Le prove effettuate sulla prima versione (beta 1), costituita da un solo modulo a 8 canali in relazione a segnali EEG ed EOG, hanno dato risultati positivi. Pertanto si è passati all’assemblaggio della versione beta 2, che prevede quattro moduli da Ricerca corrente 55 Linea di Ricerca 1 8 canali, e alla conseguente riprogettazione e implementazione del firmware necessario per effettuare le acquisizioni. Prodotti scientifici –– Carabalona R, Grossi F, Tessadri A, Castiglioni P, Caracciolo A, De Munari I. Light on! Real world evaluation of a P300 based BCI for environment control in a smart home. Ergonomics 2012: 55 (5), 552-563 – Special Issue: Braincomputer interface (BCI) and ergonomics. –– Forvi E, Bedoni M, Carabalona R, Soncini M, Mazzoleni P, Rizzo F, O’Mahony C, Cassarà DG, Gramatica F. Preliminary technological assessment of microneedles-based wet electrodes for biopotential monitoring in clinical examinations. Sensors and Actuators (A: Physical) 2012: 180, 177-186. Misura semplificata dei volumi respiratori e dei movimenti del torace attraverso sistemi optoelettronici Responsabile: Mazzoleni Paolo Background Tradizionalmente, il protocollo per la stima dei volumi respiratori tramite sistemi optoelettronici prevede il posizionamento di 89 marker sul torace del soggetto da analizzare. La messa a punto di un nuovo protocollo che preveda un numero inferiore di marker semplificherebbe in modo importante la strumentazione del soggetto. Obiettivi La ricerca in atto è finalizzata a verificare la possibilità di riduzione del numero di marker utilizzati per la stima dei volumi respiratori sia nel soggetto fermo che in condizioni dinamiche. Metodi Successivamente la scrittura e la validazione dell’algoritmo di calcolo dei volumi si sono acquisiti i soggetti di controllo mediante sistema optoelettronico configurato per le valutazioni dei volumi respiratori e si sono calcolati gli indici di errore tra il modello 89 Mk e i modelli semplificati. Successivamente l’algoritmo è stato impiegato su soggetti patologici affetti da COPD e Pectus Excavatum forniti dall’unità di valutazione respiratoria di Firenze (Fondazione Don Gnocchi, Dott. Gigliotti). Ricerca corrente RELAZIONE ATTIVITÀ SVOLTE E RISULTATI OTTENUTI 56 A tal fine è stato necessario effettuare alcune analisi supplementari sui dati precedentemente acquisiti. In particolare è stato necessario analizzare i dati raccolti nei soggetti di controllo durante la corsa su tapis roulant a velocità di 9 km/h, per valutare quali marcatori possono essere eliminati in fase dinamica minimizzando l’errore. I risultati hanno evidenziato che le diverse velocità vincolano diversi marcatori, ma i più critici risultano essere quelli in prossimità dell’ascella, perché alternativamente mascherati dell’oscillazione del braccio durante la corsa. Si è conclusa la verifica degli effetti sulla accuratezza della stima, dell’eventuale eliminazione di questi marcatori. Inoltre sono state effettuate nuove acquisizioni su soggetti di controllo durante attività fisica su cyclette con diversi schemi di posizionamento dei marker per valutare se diverse strategie di posizionamento possono migliorare l’accuratezza delle Linea di Ricerca 1 stime finali dei volumi. I risultati hanno evidenziato che la riorganizzazione spaziale dei marcatori riduce l’errore nel protocollo a 77 Mk sia in statica che dinamica, risulta pressoché indifferente se applicato al protocollo 70 Mk, ma incide addi- rittura negativamente se applicato al 68 Mk. Prodotti scientifici Nel 2010 è iniziata la scrittura del manoscritto per la pubblicazione su rivista scientifica dei risultati raccolti. Vcv - Static - Vcv - Dynamic - 1,0 77Mk 70Mk 68Mk 77Mk 70Mk 68Mk -1,0 -2,0 -4,0 -4,0 BCPO Pect Exc 77Mk 70Mk 68Mk -2,0 -3,0 Controllo 77Mk 70Mk 68Mk -1,0 -3,0 Fig. 1A 77Mk 70Mk 68Mk 0,0 val (%) val (%) 0,0 1,0 77Mk 70Mk 68Mk Fig. 1A BCPO Controllo Pathology Pect Exc Pathology Vcv dei soggetti analizzati durante gli esercizi statici e dinamici. Si evidenzia come al diminuire del numero dei marcatori la riduzione del volume sia molto maggiore nei soggetti di controllo. La linea rossa tratteggiata evidenzia la soglia sotto la quale l’errore εval (%) non è più accettabile Tab. 1 – Errore percentuale εval per il Vcv nella riduzione del protocollo da 89 Mk a 77, 70 e 68 marcatori, per tutti i soggetti analizzati durante gli esercizi statici e dinamici Statica Controlli (Mediana/range) BPCO (Mediana/range) Pectus Exacvatum (Mediana/range) 0,079 0,108 0,149 0,177 –0,001 0,341 0,072 0,213 0,047 77 Mk –2,001 –1,376 –1,814 70 Mk –1,131 –2,626 –0,810 –2,290 –1,076 –2,423 –2,693 –1,484 –1,752 –1,967 –3,165 –0,245 –2,839 –1,093 –2,312 68 Mk –3,214 –1,791 –2,033 –2,965 –4,081 –0,566 –3,257 –1,385 –2,599 Dinamica 89 Mk Controlli (Mediana/range) 0,063 BPCO (Mediana/range) 0,130 Pectus Exacvatum (Mediana/range) 0,154 0,125 0,008 0,334 0,080 0,201 0,032 77 Mk –1,744 –1,325 –1,774 –1,099 –2,391 –0,906 –2,477 –1,038 –2,546 70 Mk –2,728 –1,438 –1,865 –1,844 –2,913 –0,367 –2,985 –1,085 –2,344 68 Mk –3,314 –1,747 –2,171 –2,902 –3,935 –0,694 –3,409 –1,258 Ricerca corrente 89 Mk –2,658 57 Linea di Ricerca 1 Nuovi approcci terapeutici nelle malattie muscolari Responsabile: Mirabella Massimiliano Ricerca corrente Background 58 I mesoangioblasti rappresentano una nuova classe di cellule staminali potenzialmente utili nella terapia di miopatie primitive di varia eziologia. È rilevante la capacità di riparazione strutturale e funzionale del muscolo scheletrico dimostrata dai mesoangioblasti somministrati per via intra-arteriosa in modelli animali di distrofia muscolare. I mesoangioblasti possono essere isolati dalla biopsia muscolare effettuata a scopo diagnostico, espansi ex vivo, opportunamente indirizzati verso la differenziazione terminale in muscolo scheletrico, ed eventualmente manipolati geneticamente laddove necessario, o comunque opportunamente stimolati per ottenerne con la massima efficienza la differenziazione terminale. Somministrati per via intra-arteriosa possono integrarsi con le fibre muscolari dell’ospite ricevente e partecipare ai meccanismi di riparazione e rigenerazione nei muscoli bersaglio. Finora non sono stati descritti approcci farmacologici o biomolecolari ex vivo in grado di aumentare la capacità dei mesoangioblasti umani di differenziare in muscolo scheletrico. Tale capacità differenziativa è risultata significativamente difettiva solo nelle cellule isolate dal muscolo di pazienti IBM, e variabilmente ridotta nei muscoli affetti di pazienti con FSHD. Nel muscolo adulto della IBM e di altre miopatie infiammatorie i mesoangioblasti sono localizzati nella “nicchia” perivascolare e normalmente non destinati a produrre muscolo scheletrico. È possibile isolare, da una biopsia muscolare, tali cellule che possono essere espanse in coltura, stimolate a differenziare in muscolo scheletrico. Tali cellule potrebbero essere reinoculate per via intra-arteriosa nello stesso paziente per aiutare il processo di rigenerazione del tessuto muscolare. La FSHD è la terza malattia muscolare ereditaria in termini di frequenza. Nei pazienti affetti da FSHD è frequente la co- esistenza di muscoli danneggiati e muscoli apparentemente non affetti. I mesoangioblasti umani potrebbero risultare particolarmente utili in malattie quali la FSHD in cui si ha un coinvolgimento muscolare selettivo. Obiettivi Studio in vitro e in vivo della capacità differenziativa in muscolo scheletrico di mesoangioblasti di distrofia facio-scapolo-omerale (FSHD). Terapia cellulare per la rigenerazione del muscolo scheletrico con mesoangioblasti umani di pazienti con miosite a corpi inclusi (IBM): studi in vivo e in vitro. • Individuare strategie di intervento terapeutico finalizzate a ottenere, con la massima efficienza, la differenziazione terminale dei mesoangioblasti. • Stimolare in vitro il potenziale differenziativo muscoloscheletrico di mesoangioblasti isolati da tessuto muscolare di pazienti IBM mediante modulazione dell’espressione della citochina TWEAK. • Verificare in modelli murini (topi SCID) l’efficienza della riparazione muscolare. • Determinare se i mesoangioblasti FSHD ottenuti da muscoli differentemente alterati abbiano in vivo lo stesso comportamento mostrato in vitro, eseguendo trapianto intramuscolo di mesoangioblasti FSHD in topi SCID. • Studiare in vitro la migrazione dei mesoangioblasti in risposta a diversi stimoli. • Studiare i pathway coinvolti nella differenziazione muscolo-scheletrica in mesoangioblasti da muscolo normale e affetto. Metodi • Abbiamo isolato mesoangioblasti da biopsie muscolari eseguite a scopo diagnostico, dopo consenso informato. • Analisi citofluorimetrica per i marcatori delle cellule umane; capacità proliferativa studiata mediante curve di crescita e la staminalità mediante test clonogenici; la risposta a diversi stimoli (citochine) mediante test di migrazione utilizzando “Transwell Permeable Supports”. • La capacità differenziativa dei mesoangioblasti studiata come precedentemente descritto (Morosetti PNAS 2006). • Studi sull’espressione di proteine coinvolte nella differenziazione muscolare e nella migrazione mediante WB e immonocitochimica. • Trapianti intramuscolari dei mesoangioblasti FSHD in topi SCID. Mesoangioblasti da muscoli con differente grado di compromissione sono stati trapiantati nel muscolo tibiale anteriore. Per evitare la variabilità sperimentale abbiamo trapiantato cellule da muscoli “affetti” e “non affetti” negli arti posteriori dello stesso topo. I topi sono stati anestetizzati con ketamina e xylazina. Prima di ogni trapianto è stato indotto danno focale con azoto liquido. • L’immunoistochimica è stata effettuata su sezioni di 8 micron. I campioni sono stati analizzati per lamina A/C e spectrina umane con microscopio confocale TCS SP5. • Trattamento dei mesoangioblasti di dermatomiosite (DM) e di IBM con TWEAK umano, o inibizione della stesso mediante siRNA. RELAZIONE ATTIVITÀ svolte Studio in vitro e in vivo della capacità differenziativa in muscolo scheletrico di mesoangioblasti di distrofia facio-scapolo-omerale (FSHD) Migrazione ed espressione di HMGB1 e RAGE nei mesoangioblasti FSHD HMGB1 è un potente fattore chemiotattico per i mesoangioblasti murini in vitro e in vivo. Poiché abbiamo osservato che i mesoangioblasti ottenuti da muscoli affetti rimanevano principalmente localizzati nel perimisio-endomisio del tessuto connettivo, probabilmente riflettendo un difetto nella migrazione locale, abbiamo studiato la capacità di migrazione in vitro di tutti le colture di mesoangioblasti disponibili, mettendo a confronto migrazione in risposta a HMGB1. Una differenza notevole nella capacità di migrazione in risposta a HMGB1 (100 ng/ml) è stata osservata tra mesoangioblasti da muscoli apparentemente normali e quelli da muscoli affetti (Fig. 1). Abbiamo riscontrato bassi livelli di espressione del recettore di HMHB1, RAGE, in mesoangioblasti ottenuti da muscoli affetti (Figg. 2A e B). L’espressione più bassa di RAGE non sembra riflettere una corrispondente bassa espressione del Linea di Ricerca 1 ligando nel muscolo di origine, dal momento che da WB su omogenati di biopsia muscolare, i muscoli gravemente colpiti hanno mostrato una più alta espressione di HMGB1 rispetto ai muscoli normali (Fig. 2C). Anche mediante immunocitochimica su sezioni di muscoli FSHD clinicamente e patologicamente affetti, oltre a HMGB1 nucleare, si osservava una maggiore immunoreattività citoplasmatica ed extracellulare (probabilmente HMGB1 acetilata), correlabile alla presenza di infiltrati infiammatori mononucleati nell’endomisio e a fibre necrotiche. L’attivazione di NF-kB è necessaria per la migrazione dei mesoangioblasti in risposta a HMGB1. Poiché HMGB1 induce l’attivazione del pathway canonico di NF-kB tramite la fosforilazione di IκBα endogeno, abbiamo esaminato l’espressione pIκBα in mesoangioblasti dai muscoli FSHD con un diverso grado di compromissione. I mesoangioblasti da muscoli normali esprimevano costitutivamente alti livelli di pIκBα rispetto a quelli da muscoli affetti (Figg. 3A e B). Terapia cellulare per la rigenerazione del muscolo scheletrico con mesoangioblasti umani di pazienti con miosite a corpi inclusi (IBM): studi in vivo e in vitro La concentrazione di TWEAK è stata determinata nel medium di coltura durante la differenziazione di mesoangioblasti umani di pazienti IBM, DM, PM. Tutte le colture di mesoangioblasti rilasciavano la citochina nel medium, con livelli significativamente più alti nel medium ottenuto dalle cellule IBM. Un risultato simile è stato ottenuto quando l’analisi è stata effettuata su sovranatanti di colture di mesoangioblasti di pazienti di età confrontabili, confermando che l’aumentata secrezione di TWEAK era correlata alla patologia piuttosto che all’età dei pazienti (Figg. 4A e B). Per verificare se il silenziamento di TWEAK mediante siRNA interferisse con il rilascio della citochina da parte dei mesoangioblasti ne abbiamo determinato la concentrazione nei sovranatanti di cellule IBM precedentemente trattate con siRNA. I livelli di TWEAK nel medium di mesoangioblasti trattati erano significativamente più bassi rispetto a quelli non trattati (Fig. 4C) e ciò era associato all’induzione della differenziazione muscolo scheletrica. Ricerca corrente 59 Linea di Ricerca 1 PRODOTTI SCIENTIFICI – Morosetti R, Gidaro T, Broccolini A, Gliubizzi C, Sancricca C, Tonali PA, Ricci E, Mirabella M. Mesoangioblasts from facioscapulohumeral muscular dystrophy display in vivo a variable myogenic ability predictable by their in vitro behavior. Cell Transplant. 2011; 20:1299-313. – Morosetti R, Gliubizzi C, Sancricca C, Broccolini A, Gidaro T, Lucchini M, Mirabella M. TWEAK in Inclusion-Body Myositis: possible pathogenic role of a cytokine inhibiting myogenesis. American Journal of Pathology 2012; Pt8 Pt7 Ricerca corrente 60 15 10 5 Fig. 1A 20 * migrating cells migrating cells 20 HMG81 medium Muscolo non affetto 15 10 5 Fig. 1B HMG81 medium Muscolo affetto Migrazione di mesoangioblasti in apparato Boyden in risposta a HMGB1 100 ng/ml. May-Grunwald-Giemsa di mesoangioblasti da muscolo non affetto e da muscolo affetto Linea di Ricerca 1 RAGE RAGE ß-actina ß-actina Fig. 2A Fig. 2B 191bp 217bp CT Pt4 Pt7 Pt8 Pt1 Pt6 Pt2 Pt3 1.00 HMGB1 Rage/ß-actin 1.25 -0.75 0.50 0.25 Fig. 2A’ CT Pt4 Pt7 Pt2 Fig. 2C Pt8 A) WB su mesoangioblasti FSHD. B) espressione di mRNA di RAGE in mesoangioblasti FSHD e un controllo. C) HMGB1 in biopsie muscolari FSHD pI B ß-actina Fig. 3A 1.00 0.80 0.60 0.40 0.20 Pt4 Pt7 Pt6 Pt2 Pt8 CT Fig. 3B Pt7 Pt4 Pt2 Pt8 Pt6 Pt1 CT Ricerca corrente pI B /ß-actina 1.20 A) pIκBα in mesoangioblasti FSHD. B) Analisi densitometrica di 3 WB su 6 colture FSHD e un controllo 61 Linea di Ricerca 1 80 * 600 age (years) TWEAK (pg/ml) 800 400 IBM PM DM CT IBM PM DM 600 300 IBM * * DM CT 600 * 300 Fig. 4C +siRNA -siRNA Ricerca corrente IBM 62 180:1603-13. CT 900 TWEAK (pg/ml) TWEAK (pg/ml) 40 Fig. 4AI 900 Fig. 4B 60 20 200 Fig. 4A * Background A oggi il rilascio di farmaci per via transdermica offre alcuni vantaggi rispetto alle somministrazioni iniettive e orali: nessuna invasività, minimo disagio per il paziente, nessun metabolismo di primo passaggio e degradazione gastrointestinale; quindi possibile miglioramento nella biodisponibilità del farmaco [Burton SA, 2011, Hu L, 2011, Riehemann K, 2009]. Tuttavia esistono alcuni limiti legati al rilascio transdermico di molecole farmacologicamente attive come l’impossibilità di modulare con rapidità il livello ematico di farmaco, la natura chimico-fisica e il peso molecolare, in quanto le macromolecole vengono bloccate dallo strato corneo (SC) che svolge una funzione di barriera. I meccanismi di penetrazione delle molecole attraverso l’epidermide non sono ancora del tutto noti sia dal punto di vista computazionale che sperimentale. Infatti solo una ridotta percentuale di molecole penetra efficacemente attraverso la cute: tali molecole sono perlopiù piccole e idrofobiche, con un peso molecolare inferiore ai 500 Da [Donnelly RF, 2010, Cevc G, 2010]. Il loro trasporto attraverso la cute, basandosi su meccanismi di diffusione passiva, è molto lento e sono necessari tempi lunghi per ottenere concentrazioni significative e stazionarie [Chavez E, 2009]. Recentemente sono stati introdotti metodi per migliorare la permeabilità della cute, che, superando la barriera dello SC, consentano il rilascio transdermico anche di molecole polari, idrofiliche e ad alto peso molecolare (>500 Da). Tra queste tecniche, i microaghi si configurano come promettente metodo innovativo per il rilascio transdermico di farmaci. I microaghi oltrepassando lo SC sono in grado di rilasciare farmaci anche ad alto peso molecolare direttamente negli strati più profondi e più diffusivi della cute e quindi, venendo a contatto velocemente con il microcircolo e il circolo sistemico, permettono un assorbimento rapido e diretto del farmaco a livello sistemico [Chavez E, 2011; Gupta J, 2011] Obiettivi L’obiettivo della ricerca consiste nell’ottimizzazione di una device basata su microaghi per il rilascio transdermico di farmaci. In particolare, si vuole osservare il miglioramento del trasporto transdermico di molecole operato dai microaghi rispetto al solo meccanismo di trasporto passivo (diffusione). Mediante l’utilizzo di tecniche sperimentali e computazionali si vuole individuare la configurazione ottimale della device per ottenere profili farmacocinetici confrontabili con quelli presenti in letteratura. L’approfondimento dei meccanismi di trasporto di biomolecole nella cute (dall’epidermide al derma e viceversa) umana permetterà infine di individuare i parametri che influiscono su tali processi, consentendo lo sviluppo di un modello computazionale. Metodi Modalità di reclutamento campioni I campioni di cute umana ex vivo provenivano inizialmente da interventi di addominoplastica, e solo negli ultimi due mesi dalla convenzione predisposta con la banca della pelle dell’Unità di Terapia Tissutale dell’ospedale Niguarda Ca’ Granda. Casi/Controlli Le biopsie di cute umana ex vivo (n=20) di dimensioni 1,5 x 1,5 cm sono servite per gli esperimenti di trasporto di molecole con la Cella di Franz e per la caratterizzazione morfologica dell’interazione aghi-pelle con microscopia elettronica a scansione (SEM). Interventi applicativi In ambito sperimentale sono stati utilizzati i seguenti strumenti e applicate le seguenti metodologie: –– Cella di Franz, collegata a termoblocco a 37 °C (simulazione temperatura corporea), come strumento per valutare la permeazione cutanea di molecole bioattive attraverso i diversi strati di cute ex vivo. –– È stato analizzato il trasporto dal compartimento epiteliale al derma e dal derma all’epidermide. Sono state studiate le seguenti molecole a una concentrazione di 2 mg/mL (dose finita) contenute nella camera donatrice: • caffeina sostanza comunemente utilizzata come controllo per studi di diffusione grazie al suo basso peso molecolare; Ricerca corrente Ottimizzazione di una device basata su microaghi per il rilascio transdermico di farmaci: studio computazionale e sperimentale Responsabile: Gramatica Furio Linea di Ricerca 1 63 Linea di Ricerca 1 • dopamina principio attivo di farmaci per patologie neurodegenerative; • apomorfina principio attivo di farmaci per patologie neurodegenerative. Dalla camera ricevente sono stati prelevati, ogni 30 minuti fino alle 24 ore, 500 ml di soluzione tampone contenente le molecole permeate. –– High Performance Liquid Cromatography (HPLC) per analizzare i profili farmacocinetici transdermici a partire da misure di concentrazione delle molecole in una soluzione di raccolta, 20 ml dei 500 ml prelevati. Abbiamo utilizzato una colonna C18 RP 50 mm e tamponi ACN 10%; PBS pH 4. –– SEM per valutare morfologicamente la perforazione dell’epidermide grazie alla device con microaghi (300 mm e 1 mm), è stata depositata la cute (senza alcuna processamento) direttamente sul montante del microscopio mediante uno scotch conduttivo e manualmente è stato effettuato il piercing con la device. A livello computazionale sono state effettuate alcune simulazioni di diffusione attraverso la cute, con il software Skincad, analizzando i profili farmacocinetici di alcuni principi attivi (contenuti nel database del software) come il fentanyl, tulobuterolo, prednisolone ecc. con il fine di confrontare, in futuro, questi risultati con quelli ottenuti sperimentalmente. Criticità: difficoltà nel reclutamento di campioni di cute a causa di ritardi burocratici nella convenzione stipulata con Niguarda che ha provocato rallentamenti nell’attività sperimentale di laboratorio e quindi nell’analisi computazionale dei dati ottenuti. Ricerca corrente RELAZIONE ATTIVITÀ 64 Abbiamo ottenuto risultati sperimentali relativi ad analisi di diffusione di molecole attraverso la cute e analisi morfologica di cute post-piercing con microaghi. L’analisi computazionale, a oggi, ha principalmente riguardato un’analisi critica di software già esistenti per studiare la diffusione di molecole attraverso la cute, verificando i minus e i plus con l’obiettivo di creare, in futuro, un nostro software migliorativo. Per cui abbiamo effettuato alcune simulazioni utilizzando versioni demo di tali software come SkinCad. I grafici relativi alla permeazione di caffeina attraverso epidermide e derma, evidenziano che già dopo 1 ora avviene la diffusione della caffeina, con una concentrazione crescente fino alle 24 ore (Fig. 1, grafico diffusione da epidermide a derma). In Fig. 2 è riportato il grafico di diffusione della dopamina attraverso la cute, in cui, anche per questa molecola, a partire da 1 ora si nota un aumento di concentrazione nel tempo. Nel passaggio dal derma all’epidermide si evidenzia un iniziale assestamento nella permeazione della dopamina fino alle 4 ore per poi avere un incremento nelle ore successive (grafico non mostrato). I grafici relativi alla diffusione dell’apomorfina mostrano sempre un andamento di crescita ma in entrambi i casi dopo le 22 ore dall’inizio dell’esperimento si evidenzia un decremento nella concentrazione di apomorfina permeata, tale dato dovrà essere supportato da ulteriori esperimenti. Dai dati ottenuti si evince che esiste un medesimo “rate temporale” di diffusione di molecole sia dal compartimento epiteliale al derma che viceversa a partire da circa 1 ora dopo l’inizio dell’esperimento. L’analisi morfologica mediante SEM del piercing, operato da microaghi a differenti altezze su campioni di cute umana ex vivo, ha evidenziato che array di microaghi in silicio alti 300 micron riescano solamente a indentare senza bucare i campioni di cute umana, mentre array di aghi in acciaio alti 1 mm riescano a bucare con successo i campioni di cute (Fig. 3). Quindi si evince che microaghi alti 1 mm siano adatti per bucare in modo riproducibile la cute umana senza provocare dolore e infiammazione (quest’ultimi dati sono stati presentati nelle RC degli anni precedenti). L’utilizzo di microaghi (con altezza fino a 1 mm) potrebbe dunque aiutare la veicolazione delle biomolecole all’interno degli strati cutanei portandole, in un tempo inferiore a 1 ora, direttamente a livello del circolo locale e poi sistemico. Abbiamo inoltre ottenuto simulazioni numeriche del trasporto di fentanyl attraverso la cute mediante il software SkinCad. Ulteriori studi andranno effettuati nell’ambito computazionale. Linea di Ricerca 1 RISULTATI Dopamina permeata attraverso la cute Caffeina permeata attraverso la cute 1600 Concentrazioni (mg) 20 15 10 5 1400 1200 1000 800 600 400 200 campione campione Fig. 1 5 10 15 20 25 Tempi prelievo Grafico di diffusione della caffeina dall’epidermide al derma, in ascissa il tempo, in ordinata la concentrazione espressa in mg Fig.3 Fig. 2 5 10 15 20 25 Tempi prelievo Grafico di diffusione della dopamina dall’epidermide al derma Microfotografie al SEM di epidermide post-piercing con microaghi alti 1.000 mm. L’ingrandimento indica il piercing Ricerca corrente Concentrazioni 25 65 Linea di Ricerca 1 Prodotti scientifici –– Forvi E, Bedoni M, Carabalona R, Soncini M, Mazzoleni P, Rizzo F, O’Mahony C, Morasso C, Cassarà DG, Gramatica F. Preliminary technological assessment of microneedlesbased dry electrodes for biopotential monitoring in clinical examinations. Sens. Actuators A:Phys, 2012; 180:177186. –– Donetti E, Gualerzi A, Ricceri F, Pescitelli L, Bedoni M, Prignano F. Etanercept restores a differentiated keratinocyte phenotype in psoriasi human skin: a morphological study”. Exp Dermatol, 2012; 21:549-551. Abstract: –– Bedoni M, Forvi E, Morasso C, Mehn D, Vanna R, Gramatica F. Microneedles Technology: an Emerging Biomedical Device to Overcome the Skin Barrier. Exp Dermatol (2012) Volume: 21 Issue: 9 Pages: E2-E2. –– Donetti E, Gualerzi A, Bedoni M, Ricceri F, Pescitelli L, Prignano F. Etanercept and psoriatic human skin: new insights. Exp Dermatol (2012) Volume: 21 Issue: 9 Pages: E6-E6. Congresso internazionale: –– Bedoni M, Forvi E, Morasso C, Mehn D, Vanna R, Gramatica F. “Emerging Microtechnology-Enabled Biomedical Devices to Overcome the Skin Barrier”. 9th International Conference and Workshop on Biological Barriers”. Saarland University, Saarbrücken, Germany, 29 February-9 March 2012. Portale Siva Responsabile: Andich Renzo Background Lo sviluppo di efficaci modelli di intervento nel settore degli ausili richiede l’apporto di una vasta gamma di competenze interdisciplinari, e il coinvolgimento di vari stakeholder, quali: 1) medici e operatori della riabilitazione, 2) funzionari del Servizio Sanitario Nazionale (e dei vari sistemi regionali) impegnati a vari livelli (decisionale, amministrativo, operativo) nel sistema pubblico di assistenza protesica, 3) aziende produttrici di ausili impegnate nello sviluppo della qualità dei loro prodotti, 4) persone con disabilità e loro familiari in quanto utenti diretti di questo tipo di tecnologie e 5) operatori coinvolti nell’integrazione scolastica, lavorativa e sociale delle persone con disabilità. I processi coinvolti sono molteplici: perfezionamento dell’assetto normativo (livelli essenziali di assistenza; nomenclatore tariffario delle protesi; accreditamento dei prodotti; normative complementari a livello regionale); creazione di strumenti informativi e formativi in grado di veicolare le conoscenze sugli ausili ai vari attori coinvolti; sviluppo di metodologie, e dei relativi strumenti informatici di supporto, per la prescrizione e la fornitura degli ausili; controllo di qualità degli ausili forniti; ricerca di nuove soluzioni assistive basate su tecnologie innovative. La spinta a una razionalizzazione della spesa pubblica, che sta investendo sempre maggiormente in questo settore, rende inoltre fondamentale la messa a punto di metodologie per l’analisi economica degli interventi (bilancio costi/outcome). Ricerca corrente Obiettivi 66 Questa ricerca prende in considerazione uno specifico aspetto del percorso riabilitativo e assistenziale: quello del reinserimento della persona con disabilità nel proprio normale ambiente di vita e della consegna degli strumenti per diventare egli stesso attivo protagonista della propria partecipazione alla vita sociale. In questa fase giocano un ruolo di primo piano le tecnologie assistive (ausili) e quell’approccio progettuale all’ambiente, ai prodotti e ai servizi oggi noto come design for all. Obiettivo generale della ricerca è esplorare gli aspetti critici connessi all’implementazione di tali tecnologie sia a livello di prassi clinica che di organizzazione dei servizi socio-sanitari, al fine di mettere a punto, sperimentare e divulgare strumenti e metodologie per ottimizzare le varie fasi di questo processo. In particolare essa si è proposta di: 1.proseguire nello sviluppo e nella sperimentazione di protocolli per la valutazione individualizzata degli ausili; 2.proseguire nello sviluppo di strumenti di analisi costo/efficacia delle tecnologie assistive; 3. monitorare l’offerta del mercato in tema di tecnologie assistive garantendo un aggiornamento costante dell’informazione attraverso il Portale Italiano degli Ausili (www. portale.siva.it) e il Portale della Rete Informativa Europea sulle tecnologie Assistive (www.eastin.eu). Metodi Trattandosi di una ricerca orientata ad approfondire tematiche di carattere generali trasversali al vasto mondo delle tecnologie assistive, più che non a sperimentare specifici modelli o protocolli di intervento, le metodologie utilizzate sono state principalmente: 1.la ricerca bibliografica; 2.la consultazione di esperti (workshop, focus group, interviste) sia a livello nazionale (Rete SIVA dei Servizi Informazione e Valutazione Ausili della Fondazione Don Gnocchi; Rete GLIC dei Centri Ausili italiani) che internazionale (Rete AAATE – Association for the Advancement of Assistive Technology in Europe); 3.la raccolta di dati tecnici sugli ausili tecnologici direttamente presso le aziende produttrici o distributrici, o attraverso i loro siti Web. Il sito SIVA (www.siva.it) e il Portale SIVA (www.portale.siva. it) sono stati gli strumenti di base per la gestione delle informazioni raccolte e per la messa a disposizione del pubblico del materiale formativo prodotto, mentre il Portale EASTIN (www.eastin.eu) e il sito dell’AAATE hanno consentito di divulgare in ambito europeo quello che riveste di interesse internazionale. RELAZIONE ATTIVITÀ Le attività si sono concentrate principalmente su cinque linee di lavoro. Linea di Ricerca 1 • La prima ha riguardato lo sviluppo sul Portale SIVA di strumenti e metodologie innovative per l’informazione e la formazione dei vari attori coinvolti nel settore; in particolare è stato messo in atto un programma di formazione continua articolato in 8 Seminari Online mensili (webinar), utilizzando la piattaforma Adobe Connect, con una partecipazione variabili da 30 a 150 punti di ascolto distribuiti in tutta Italia. • La seconda ha riguardato l’organizzazione di un Corso Universitario di Perfezionamento in tema di tecnologie assistive, articolato in quattro moduli intensivi di una settimana ciascuno e completato dalla produzione da parte di ogni allievo di un elaborato individuale. Vi hanno partecipato 24 allievi, 17 dei quali hanno completato l’Elaborato, che è ora pubblicamente disponibile sul Portale SIVA, assieme al materiale didattico prodotto dai docenti. Quest’ultimo comprende dispense che trattano i vari ambiti tecnologici e applicativi (cura personale, postura, mobilità, comunicazione, arredo e impiantistica domestica, domotica, accessibilità informatica ecc.), protocolli clinici per la valutazione individualizzata degli ausili nell’ambito del percorso riabilitativo, metodi e strumenti per la misurazione dell’outcome e del rapporto costi/benefici. • La terza linea riguarda il networking tra i ricercatori nel settore delle tecnologie di ausilio, sia a livello nazionale (attraverso le reti SIVA dei Servizi Informazione e Valutazione Ausili della Fondazione Don Gnocchi e GLIC dei Centri Ausili italiani) che internazionale (attraverso le reti AAATE – Association for the Advancement of Assistive Technology in Europe – ed EASTIN (European Assistive Technology Information Network). Momento centrale di questa linea di lavoro è stato il Workshop Internazionale sul tema “Service Delivery System on Assistive Technology in Europe”, organizzato a Copenhagen il 21-22 maggio, dal quale è scaturita (attraverso un processo di consenso coordinato dal responsabile di questa ricerca) una position paper europea che fornisce indicazioni sui criteri per la modernizzazione dei sistemi pubblici di assistenza protesica alla luce del modello ICF dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Ricerca corrente 67 Linea di Ricerca 1 • La quarta linea ha riguardato lo sviluppo e l’applicazione sperimentale di nuovi strumenti per la valutazione dell’efficacia percepita degli ausili. In sinergia con la ricerca europea SRS (Shadow Robotic System for Independent Living), coordinata dall’Università di Cardiff (GB) nell’ambito del 7° Programma Quadro europeo di ricerca e sviluppo, è stata sperimentata su dispositivi robotici l’applicazione di strumenti di analisi costi-risultati già messi a punto negli anni precedenti, in particolare lo SCAI (Siva Cost Analysis Instrument); in sinergia con la ricerca INNO-MED dell’Osservatorio Biomedicale Veneto è stata messa a punto la versione italiana di uno strumento per la valutazione dell’efficacia di ausili per la mobilità (FABS/M – Facilitators and Barriers Survey / Mobility). • La quinta riguarda infine la produzione di contenuti informativi per l’aggiornamento costante del Portale SIVA, e conseguentemente del Portale Europeo EASTIN. Questa attività ha comportato l’analisi sistematica dell’evoluzione dell’offerta del mercato e intense consultazioni con le aziende produttrici e distributrici. Attenzione particolare è stata dedicata alle applicazioni software (Apps) per i dispositivi mobili con sistema operativo IOS e Android, un nuovo mercato in rapidissima evoluzione che sta iniziando a offrire valide e inedite soluzioni di ausilio per persone con disabilità. Ricerca corrente Prodotti scientifici 68 Materiale didattico: –– Il risultato principale dell’attività è la produzione di informazione approfondita e aggiornata sugli ausili presenti sul mercato italiano e pubblicata sul Portale SIVA. Nel corso dell’anno sono state inserite e aggiornate 924 schedeprodotto (104 ausili per trattamenti terapeutici personali, 27 protesi od ortesi, 111 ausili per la cura personale, 323 ausili per la mobilità, 16 ausili per la cura della casa, 87 ausili per l’adattamento della casa, 205 ausili per comunicazione e informazione, 19 ausili per manovrare oggetti o dispositivi, 23 ausili per lo sport e il tempo libero). –– Sono state inoltre inserite e aggiornate 113 schede-azienda relative ad aziende produttrici e distributrici italiane e circa altrettante straniere, e 64 schede biblioteca relative al materiale didattico prodotto nel corso dell’anno, nell’ambito del Corso di Perfezionamento Universitario “Tecnologie per l’Autonomia e l’Inclusione delle persone con disabilità” (svolto in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, Facoltà di Scienze della Formazione) e dei Seminari Mensili online di aggiornamento per gli operatori del settore. Linee Guida: –– AA.VV. (ed Andrich R): Service Delivery Systems for Assistive Technology in Europe. AAATE/EASTIN Position Paper, 2012. http://www.aaate.net/sites/default/files/ATServiceDelivery_PositionPaper.pdf. Traduz. italiana Sistemi di Assistenza Protesica in Europa: indicazioni e proposte. Documento programmatico http://portale.siva.it/files/ a416_1_ATServiceDelivery_PositionPaper_IT.pdf. –– Andrich R, Caracciolo A, Gower V. Modello SIVA per la Relazione di Valutazione Ausili. Portale SIVA, 2012. http:// portale.siva.it/bancadati/biblioteca/SchedaBiblioteca. asp?IDBiblioteca=306. Pubblicazioni indicizzate: –– Raggi A, Albanesi F, Gatti V, Andrich R, Leonardi M (2012): Detecting changes following the provision of assistive devices: utility of the WHO-DAS II. Int Journal Rehabilitation Research 33(4) 2012: 306-310. Altre pubblicazioni: –– Salatino C. Analisi dell’efficienza degli ausili, esperienze e metodi. In: Storelli S, Petrone N, Andrich R. Dialogo nel medicale, un percorso sperimentale per la valutazione dell’appropriatezza. Osservatorio Biomedicale Veneto, Padova 2012. –– Andrich R, Gower V, Vincenti S. Information Needs Related to ICT-based Assistive Solutions. In: Miesenberger K, Karshmer A, Penaz P, Zegler W: Computers helping people with special needs. pp. 207-217. Springer, 2012. http:// link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-642-31522-0_31. –– Mast M, Burmester M, Krüger K, Fatikow S, Arbeiter G, Graf B, Kronreif G, Pigini L, Facal D, Qiu R. User-Centered Design of a Dynamic – Autonomy Remote Interaction Concept for Manipulation – Capable Robots to Assist Elderly People in the Home. Journal of Human Robot Interaction 1:1 (2012). http://humanrobotinteraction.org/journal/index. php/HRI/article/view/19. Background L’Energia Vibratoria (EV) è stata utilizzata in alcune condizioni patologiche secondo protocolli molto vari e non standardizzati. Ciò ha portato alla pubblicazione di dati differenti e non consolidati. Partendo da questa considerazione, derivata da un’attenta analisi della letteratura, abbiamo pensato di studiare gli effetti dell’EV sulla performance motoria di un campione di soggetti sani, presupposto essenziale per comprendere gli effetti e i meccanismi prodotti dall’EV sul muscolo o sul sistema nervoso centrale-periferico in condizioni patologiche. La possibilità di intervento che si apre sull’attività elettrica cerebrale, mediante tecniche totalmente non invasive di neuromodulazione, permette di ottenere risultati positivi dal loro utilizzo a sostegno del recupero sensori-motorio dopo l’ictus. Una serie di evidenze hanno indicato la stimolazione transcranica diretta a corrente continua (tDCS) quale strumento capace di migliorare l’efficacia delle terapie riabilitative. Gli interventi di artroprotesi di anca (APA) o artroprotesi di ginocchio (APG) causano un’alterazione propriocettiva e sensitiva dell’arto operato, il paziente non ha una buona propriocezione dell’articolazione operata e questo determina l’arrivo di informazioni sensitive-sensoriali abnormi a livello corticale che interferendo con le vicinissime vie del dolore possono diventare focolai irritativi responsabili di dolore neuropatico e soprattutto portare a vizi e zoppie della deambulazione. Obiettivi Rispetto alle proposte iniziali abbiamo deciso di studiare gli effetti dell’energia vibratoria sulla performance motoria dell’arto superiore di un campione di soggetti sani (Studio 1); valutare l’efficacia delle tDCS versus trattamento riabilitativo convenzionale nel recupero di task fini motori in soggetti con esiti di ictus cerebri. In corso di studio abbiamo deciso di inserire un terzo gruppo di trattamento che sarà sottoposto a riabilitazione robotica (Studio 2); valutare l’efficacia della riabilitazione propriocettiva (mediante pedane propriocettive) versus trattamento riabilitativo convenzionale nel recupero della performance motoria, nel dolore e nello schema del passo in pazienti sottoposti ad APA o APG (Studio 3). Metodi Studio 1. Sono stati inclusi nello studio 30 soggetti sani (età media 34,8; SD 9,8). Tutti i soggetti sono stati divisi in maniera casuale in tre gruppi: 1) gruppo sottoposto a trattamento vibratorio con il dispositivo EVM (Endomedica) prima della valutazione cinematica con braccio robotico (MJS 403, Tecnobody) (TG); 2) gruppo di controllo che ha eseguito solo la valutazione cinematica con MJS (CG); 3) gruppo sham, sottoposto a trattamento vibratorio sham, prima della valutazione cinematica con MJS. Nel gruppo di trattamento (TG), l’EV è stata erogata a 100 Hz e a 200 Hz tramite appositi trasduttori posizionati sui muscoli: deltoide, pettorale e bicipite brachiale. Il trattamento è stato ripetuto per tre giorni consecutivi. La valutazione con MJS è stata effettuata al T0 (baseline), dopo ogni trattamento (T1, T2 e T3) e a distanza di 10 giorni dall’ultimo trattamento (T10). Durante gli esercizi è stata registrata l’attività muscolare tramite elettromiografia di superficie (FreeEMG, BTS). Studio 2. In questa fase è stato messo a punto un nuovo protocollo di valutazione biomeccanica dell’arto superiore; al momento sono stati reclutati soggetti di controllo (8 soggetti sani) ed è iniziato il reclutamento dei pazienti. Lo studio prevede di reclutare 30 soggetti in esito di ictus di tipo ischemico entro 180 giorni dall’evento. Criteri di inclusione: emiparesi; capacità di comprendere ed eseguire semplici istruzioni; capacità di eseguire attivamente dei movimenti. Criteri di esclusione: emiparesi flaccida; deficit cognitivi; incapacità di fornire un consenso informato. I pazienti saranno assegnati a uno dei tre protocolli riabilitativi: 1.terapia standard (ST); 2.ST + robotica; 3.ST + neuro modulazione con tDCS. Il trattamento riabilitativo verrà effettuato per 2 mesi: 5 giorni a settimana per tre sessioni al giorno da 40 minuti ciascuna, allo stesso modo per i tre gruppi. La sessione di tDCS avrà una durata di 40 minuti. Per la stimo- Ricerca corrente Riabilitazione tecnologica: nuove tecniche riabilitative che agiscono sulla plasticità cerebrale mediante stimolazione periferica (energia vibratoria e pedane propriocettive) o stimolazione transcranica (stimolazione elettrica continua) Responsabile: Aprile Irene Giovanna Linea di Ricerca 1 69 Linea di Ricerca 1 lazione verrà utilizzato un elettrodo posto sulle regioni frontali prerolandiche, in area motoria primaria M1 dal lato cerebrale leso. L’altro elettrodo verrà posto, secondo tecniche di posizionamento “cefalica”, in corrispondenza dell’area sopra-orbitale controlaterale. La stimolazione sarà effettuata in modo anodico. Il trattamento robotico verrà eseguito mediante MJS 403. I pazienti saranno sottoposti prima e dopo trattamento a: • valutazione clinica (scale di Wolf, che permette una valutazione funzionale dell’arto superiore ed è stata validata nel pazienti con Stroke); • valutazione mediante sistema di analisi del movimento (SMART D500, BTS). Studio 3. Sono stati reclutati 73 pazienti di cui 47 sottoposti a intervento di APA (età media 68,3 e SD 10,2) e 26 sottoposti a intervento di APG (età media 69,1 e SD 7,8). Criteri di inclusione: pazienti affetti da esiti di primo intervento di APA o di APG e con funzioni cognitive integre (MMSE ≥24), in età compresa tra 18 e 90 anni. Criteri di esclusione: pazienti con artroprotesi contro laterali; pazienti con disturbi dell’equilibrio di natura neurologica centrale o periferica; pazienti con disturbi della vista o deterioramento delle funzioni cognitive; pazienti senza concessione al carico. I pazienti arruolati sono stati randomizzati in 2 gruppi: Gruppo sottoposto a riabilitazione convenzionale + riabilitazione propriocettiva tecnologica (ST + tecnologica) e Gruppo sottoposto a riabilitazione convenzionale (ST). In tutti i pazienti sono stati raccolti: • dati anamnestici; • valutazione patient-oriented (SF-36); • valutazione del dolore all’arto inferiore mediante NRS, DN4 e Roland; • valutazione dei parametri stabilometrici e dinamici su pedana bipodalica propriocettiva a T0 e T1. Le scale cliniche utilizzate sono state: Hip Harris Score per l’anca e IKS per il ginocchio. RELAZIONE ATTIVITÀ Studio 1 I dati preliminari sono stati ottenuti mediante analisi statistica effettuata tramite il test di comparazione appaiata di Wilcoxon tra le misure ottenute al T0 e quelle ottenute al T10 nei soggetti trattati e nei soggetti di controllo. La vibrazione a 200 Hz mostra nei soggetti trattati un incremento significativo della accelerazione massima raggiunta dal muscolo deltoide e dal muscolo pettorale, e un trend di incremento (senza raggiungere la significatività statistica) della accelerazione massima raggiunta dal muscolo bicipite e della velocità massima raggiunta dal m. deltoide (Tab. 1). Non sono state registrate variazioni significative nello stesso gruppo di soggetti dopo trattamento con energia vibratoria a 100 Tab. 1 – Gruppo trattato con vibrazione a 200 Hz Test Camp. App. di Wilcoxon (DB vibraz T0_T10) Test marcati significativi liv. p<,05000 Ricerca corrente Coppie di variabili 70 N validi T Z p-level Velocità MAX – m. deltoide & velocità MAX – m. deltoide 9 6,00000 1,954751 0,050613 Accelerazione MAX – m. deltoide & accelerazione MAX – m. deltoide 9 2,00000 2,240448 0,025063 Velocità MAX – m. pettorale & velocità MAX – m. pettorale 9 10,00000 1,480872 0,138642 Accelerazione MAX – m. pettorale & accelerazione MAX – m. pettorale 9 0,00000 2,366432 0,017961 Velocità MAX – m. bicipite & velocità MAX – m. bicipite 9 12,00000 1,243933 0,213525 Accelerazione MAX – m. bicipite & accelerazione MAX – m. bicipite 9 6,00000 1,954751 0,050613 Linea di Ricerca 1 Hz. Anche nel gruppo di controllo non sono state riscontrate variazioni significative. Studio 2 Nella prima fase dello studio abbiamo messo a punto un nuovo protocollo per l’analisi del movimento dell’arto superiore nello stroke (Fig. 1) in collaborazione con il Polo Tecnologico della FDG di Milano che rappresenta una evoluzione di un protocollo focalilzzato sullo studio della mano e pubbli- 300 200 100 -100 -200 -300 Fig.1 -300 -200 -100 0 100 200 300 400 N uovo protocol l o di anal i si del l ’arto super ior e Ricerca corrente 0 ENDI84_Compenso Spalla.tdf 71 Linea di Ricerca 1 cato dallo stesso gruppo (Carpinella et al., 2012). Sono stati valutati 8 soggetti sani (5 donne e 3 uomini di età media pari a 71±10,6 anni). Il protocollo permette di valutare i movimenti di collo, spalle, tronco e mano durante attività quotidiane di reaching e grasping nei pazienti con stroke (bere da un bicchiere con dell’acqua, rispondere al telefono, spostare un piatto con del cibo utilizzando entrambe le braccia. Studio 3 Dei 73 pazienti inizialmente reclutati, 51 sono stati valutati anche al termine del trattamento riabilitativo, di cui 34 sottoposti a intervento di APA e 17 sottoposti a intervento di APG. La propriocezione dei pazienti è stata valutata usando la peda- na propriocettiva in due differenti modalità: statica e dinamica. La valutazione statica è stata effettuata sia a occhi aperti che a occhi chiusi. I principali parametri rilevati nella valutazione statica sono stati: Centro di Pressione-CoP (perimetro e area), velocità A-P e M-L. I risultati ottenuti a occhi aperti sono mostrati nella Tab. 2 (quelli a occhi chiusi sono in corso di analisi). La valutazione in modalità dinamica è stata effettuata rendendo la pedana instabile con uno smorzamento variabile in funzione del peso del paziente; sono stati eseguiti esercizi da cui sono stati rilevati i seguenti parametri: Average Trace Error (ATE%) e indici di stabilità e di precisione durante il movimento. L’analisi statistica dei risultati è in corso. Tab. 2 – Riabilitazione standard VS riabilitazione tecnologica a T0 e a T1 ST T0 ST+ tecnologica APG APA APG APA Casi 10 16 16 31 Età 70,6 (6,7) 68,5 (10,3) 68,3 (8,5) 68,1 (10,4) Area 377,8 (153,5) 310,6 (168,6) 291,7 (137,2) 318.8 (186,4) Perimetro 487,7 (206,2) 421,3 (93,9) 477,3 (206,9) 485,4 (204,5) Velocità A-P 12,2 (6,2) 10,6 (3,0) 11,4 (4,8) 11,3 (4,4) Velocità M-L 9,2 (2,7) 7,0 (1,6) 8,8 (4,9) 9,3 (4,9) ST Ricerca corrente T1 72 ST+ tecnologica APG APA APG APA Casi 7 10 10 24 Età 71,9 (5,6) 65,2 (11,2) 72,6 (5,0) 64,1 (12,3) Area 206,6 (164,6) 370,5 (219,8) 347,1 (202,8) 257,6 (181,9) Perimetro 429,1 (192,9) 368,6 (144,6) 454,6 (105,3) 373,3 (131,9) Velocità A-P 10,6 (5,3) 9,0 (1,9) 10,6 (3,0) 9,5 (3,6) Velocità M-L 7,7 (3,4) 7,6 (2,3) 7,9 (1,9) 7,4 (3,6) Indirizzi per l’applicazione nei luoghi di lavoro di misure preventive per l’obiettivo della massima tutela della sicurezza e della salute dei soggetti disabili o fragili, nella fase del loro inserimento e nell’espletamento della mansione cui sono adibiti Responsabile: Occhipinti Enrico Background I lavoratori affetti da patologie muscoloscheletriche lavorative (WMSDs), per le quali anche l’Italia ha assai recentemente adeguato la sua normativa, risultano “disabili” (o portatori di “ridotte capacità lavorative”) in percentuali diversificate, a volte anche di entità elevata specie in relazione agli specifici compiti lavorativi cui sono addetti. A oggi sono ancora molto limitate le esperienze e gli studi nazionali o internazionali di valutazione della proficua ricollocazione lavorativa di tali soggetti e, più che altro, sono ancora carenti specifici metodi, criteri e strumenti di analisi tanto delle richieste funzionali del lavoro per l’apparato muscoloscheletrico (per esempio in termini di forza o di motilità articolare) che delle capacità funzionali residue dei soggetti: tali aspetti sono di fondamentale importanza per ricollocare adeguatamente questi lavoratori salvaguardandone i livelli residui di salute in un contesto di lavoro ancora proficuo. Obiettivi Sviluppare, con riferimento ai soggetti portatori di patologie degenerative muscoloscheletriche e osteoarticolari a possibile genesi professionale (WMSDs), tecniche di analisi della capacità funzionale richiesta dal lavoro, a partire da metodi osservazionali già esistenti di valutazione dei rischi per la generalità della popolazione lavorativa (indice OCRA, Niosh Lifting Index, tavole dei dati psicofisici, indice MAPO). Particolare attenzione sarà posta allo sviluppo di analisi del rischio laddove si presentino compiti manuali multipli in rotazione fra loro, anche non giornaliera. Metodi 1.analisi della letteratura e la valutazione di esperienze internazionali sull’argomento (tra cui quelle condotte dalla stessa unità proponente); 2.consolidare metodiche e tecniche di valutazione finalizzate al reinserimento lavorativo di soggetti con ridotte capacità Ricerca corrente Prodotti scientifici –– Padua L, Aprile I, Cecchi F, Molino Lova R, Arezzo MF, Pazzaglia C. Don Carlo Gnocchi Pain-Rehab Group (2012). Pain in Postsurgical Orthopedic Rehabilitation: A Multicenter Study. Pain Medicine, vol. 13, p. 769-776. –– Caliandro P, Celletti C, Padua L, Minciotti I, Russo G, Granata G, La Torre G, Granieri E, Camerota F. Focal muscle vibration in the treatment of upper limb spasticity: a pilot randomized controlled trial in patients with chronic stroke. Arch Phys Med Rehabil. 2012 Sep; 93(9):1656-61. doi: 10.1016/j.apmr.2012.04.002. Epub 2012 Apr 13. –– Aprile I, Rizzo RS, Romanini E, De Santis F, Marsan S, Rinaldi G, Padua L (2011). Group rehabilitation versus individual rehabilitation following knee and hip replacement: a pilot study with randomized, single-blind, cross-over design. European Journal Of Physical And Rehabilitation Medicine, vol. 47, p. 551-559. –– Celletti C, Camerota F. Preliminary evidence of focal muscle vibration effects on spasticity due to cerebral palsy in a small sample of Italian children. Clin Ter. 2011; 162(5):e125-8. –– Di Sipio E, Aprile I, Minciotti I, Simbolotti C, Russo G, Camerota F, Celletti C, Padua L. Evaluation of the effect of sound vibrational energy (at different frequencies) in the motor performance of upper limb. Abstract presentato al congresso Siamoc 2012 come poster. Linea di Ricerca 1 73 Linea di Ricerca 1 Ricerca corrente funzionali dell’apparato locomotore derivanti da malattie muscoloscheletriche professionali a partire da metodi già esistenti di valutazione dei rischi (in particolare di interesse dell’ergonomia) in gran parte già messe a punto e sperimentate dall’unità proponente, come OCRA, Niosh Lifting Index, MAPO ecc.; 3.conversione delle stesse per gli specifici fini di oggettivare non un rischio ma più semplicemente una richiesta di prestazioni per l’apparato locomotore; 4.applicazione di metodi strumentali dedicati (EMG di superficie ed elaborazione secondo criteri di EMG vocazionale); 5.applicazione delle tecniche per il reinserimento di soggetti con WMSDs in una casistica concreta. 74 RELAZIONE ATTIVITÀ ti esperienze in materia, criteri di lettura delle metodiche che fossero in grado anche di garantire una “ragionevole” protezione anche a soggetti “più fragili” in quanto portatori di patologie MSD; 3.aspetti legati a condizioni in cui il lavoro manuale è complesso e variabile presentando anche variazioni di contenuto tra giornata e giornata; 4.aspetti legati a condizioni organizzative (ritmi, pause, rotazioni tra compiti a diverso impegno, lavoro part-time) che grandemente possono influenzare la “tollerabilità”, presso diversi soggetti, di una determinata esposizione. È stata inoltre condotta l’applicazione pratica su una casistica selezionata. È stata approntata la prima bozza della relazione di sintesi del progetto (consegna prevista per giugno 2013). Attività svolte e risultati ottenuti: Nel periodo in questione, tutte le principali metodiche indicate sono state riverificate con l’intento di valorizzare almeno tre aspetti di analisi: 1.aspetti di capacità e tollerabilità “individuale” dei diversi livelli di esposizione con particolare riferimento a percentili diversi di diverse fasce della popolazione lavorativa; 2.sono stati al proposito ipotizzati, sulla scorta della letteratura, di linee guida internazionali e nazionali e di preceden- –– Colombini D, Occhipinti E. Sviluppo di strumenti valutativi semplici per la individuazione delle sorgenti di rischio lavorativo e la prevenzione dei disturbi muscolo scheletrici: esperienze di applicazione nel lavoro artigianale e nella piccola impresa. Medicina del Lavoro, 102, 1, intero volume, 2011. –– Occhipinti E, Colombini D. Dalla complessità alla semplificazione: il contributo dell’unità di ricerca epm a un toolkit per la valutazione e gestione del rischio da sovraccarico Prodotti scientifici Stretching, esercizio muscolare e riabilitazione. Analisi dei determinanti della riduzione di forza massimale indotta dallo stretching Responsabile: Veicsteinas Arsenio Background L’allungamento dell’unità muscolo-tendinea (stretching) è una pratica usata diffusamente in ambito sportivo e in riabilitazione. Diverse sono le modalità di somministrazione, tra cui lo stretching attivo, lo stretching passivo, la facilitazione neuromuscolare propriocettiva ecc. In particolare, è opinione corrente degli operatori (preparatori atletici, allenatori e fisioterapisti) che lo stretching passivo provochi: 1. aumento dell’escursione articolare; 2. riduzione dell’incidenza degli infortuni a livello muscolare e articolare; 3. miglioramento della massima prestazione di forza e di potenza muscolare. Mentre le evidenze della letteratura scientifica sono concordanti per il primo effetto, per il secondo vi sono dati contrastanti. Per quanto riguarda il terzo effetto, la maggior parte degli studi evidenzia al contrario un effetto deprimente sulla massima forza e potenza muscolare, sia sviluppate durante contrazioni volontarie, sia stimolate. I meccanismi alla base della riduzione della forza massimale dopo somministrazione di stretching passivo, secondo dati nostri e di altri, sono duplici e dipendenti: a. da una inibizione centrale a livello del motoneurone indotta dall’allungamento attraverso un meccanismo di feedback propriocettivo; e b. da una modificazione della rigidità dell’unità muscolo-tendinea, con conseguente alterazione del rapporto tensione/ lunghezza a livello sarcomerale e della trasmissione della forza a livello dell’inserzione tendinea. Queste modificazioni possono persistere anche diverse ore dopo applicazione della manovra. Infine, mentre gli effetti dello stretching sulla massima prestazione anaerobica alattacida sono stati studiati ampiamente, pochissimi sono gli studi sugli effetti di tale manovra sulla massima prestazione aerobica. Durante esercizio al cicloergometro, inoltre, la riduzione della massima forza e della rigi- Ricerca corrente meccanico e la prevenzione dei WMSDs. Medicina del Lavoro, 102, 2, 174-192, 2011. –– Menoni O, Battevi N, Cairoli S. Il metodo MAPO per l’analisi e la prevenzione del rischio da movimentazione pazienti. Milano: Franco Angeli Editore, 2011. –– Colombini D, Occhipinti E, Alvarez-Casado E, Waters T. Manual lifting: a guide to the study of simple and complex lifting tasks. CRC Press. Taylor and Francis Group. Boca Raton and New York (US). July 2012. Linea di Ricerca 1 75 Linea di Ricerca 1 dità muscolare potrebbero influire sulla trasmissione di forza a livello dei pedali, riducendo l’efficienza di un esercizio a carico costante. Tutti questi effetti, se dimostrati, potrebbero far considerare con maggiore cautela l’utilizzo dello stretching prima di una prestazione neuromuscolare di intensità media/elevata, sia essa in ambito sportivo, sia in ambito riabilitativo, ove la produzione di acido lattico riveste certamente un suo ruolo nella produzione energetica. Di rilevo, tra i vari utilizzi dello stretching passivo vi è anche quello di velocizzare il recupero della fatica e di favorire l’eliminazione del lattato dalle cellule muscolari e dal sangue. Tuttavia, analogamente allo stretching, uno studio recente avrebbe dimostrato che il massaggio sportivo, di tipo profondo, non migliora ma addirittura rallenta l’eliminazione di lattato. L’utilizzo di un approccio combinato di elettromiografia di superficie (EMG) e di meccanomiografia (MMG) permette di ricavare importanti informazioni sugli aspetti elettrici e meccanici della contrazione muscolare. Questa tecnica, da noi già ampiamente utilizzata, infatti permette di analizzare, oltre alla risposta elettrica, anche la risposta meccanica del muscolo nello stesso punto di rilevamento della sua attività elettrica, a monte quindi della catena articolare e ben si presta per uno studio approfondito della risposta del muscolo all’esercizio. Ricerca corrente Obiettivi 76 Proseguendo con studi precedenti, gli obiettivi perseguiti nel 2012 sono stati principalmente due: 1. valutare l’effetto dello stretching passivo sulla massima prestazione aerobica e sull’efficienza meccanica dell’esercizio durante test al cicloergometro; 2. determinare gli effetti dello stretching passivo sulla cinetica del lattato alla fine di un esercizio di elevata intensità, paragonandoli al recupero senza alcuna manovra aggiuntiva; con massaggio muscolare superficiale; e con massaggio profondo. Metodi Sono stati reclutati 40 soggetti sani di sesso maschile e di età compresa tra i 20 e i 25 anni. Alcuni hanno partecipato al primo studio (effetto stretching su prestazione aerobica) altri al secondo (effetto dello stretching sulla cinetica del lattato post-esercizio). Il primo studio ha previsto un test incrementale con carichi a onda quadra al cicloergometro per determinare la massima potenza aerobica (V’O2 max), in giorni diversi con e senza stretching. Sempre in giorni diversi, gli stessi soggetti hanno svolto un esercizio costante all’85% V’O2 max fino a esaurimento, con e senza stretching, per determinare l’efficienza dell’esercizio. Durante i test le variabili cardiorespiratorie e metaboliche sono state determinate con un metabolimetro respiro per respiro. Il secondo studio ha visto i soggetti effettuare un esercizio di 8 minuti al cicloergometro al 90% V’O2 max. Successivamente, in 5 occasioni diverse, i soggetti sono stati sottoposti a: 1. recupero attivo; 2. recupero passivo; 3. stretching passivo; 4. massaggio superficiale; 5. massaggio profondo. Tutti della durata di 10 minuti, in ordine casuale. Durante le 5 modalità di recupero, il lattato ematico è stato prelevato dal lobo dell’orecchio ogni minuto. RELAZIONE ATTIVITÀ Dal primo studio è emerso che lo stretching non altera la massima potenza aerobica. Infatti, i valori medi di V’O2 max con stretching sono risultati non significativamente diversi da quelli senza stretching. L’efficienza dell’esercizio, invece, è risultata significativamente inferiore con stretching. Infatti, a parità di carico il V’O2 era significativamente maggiore con stretching, suggerendo che tale manovra induca delle alterazioni a carico dell’unità muscolo-tendinea e dello schema di attivazione delle unità motorie che portano a un maggior dispendio energetico. Dal secondo studio è emerso che l’unica modalità che riesca a velocizzare la cinetica di eliminazione del lattato dopo esercizio di intensità elevata è il recupero attivo. Stretching passivo, massaggio superficiale e profondo infatti hanno evidenziato cinetiche di lattato durante il recupero non significativamente diverse tra loro e dal recupero passivo. Tale risultato suggerisce che l’uso di stretching e di massaggio superficiale non abbia un fondamento scientifico nel favori- Prodotti scientifici –– Cè E, Limonta E, Maggioni MA, Rampichini S, Veicsteinas A, Esposito F. Stretching and deep and superficial massage do not influence blood lactate levels after heavy-intensity cycle exercise. J Sports Sci. 2012 Dec 21 [Epub ahead of print]. PubMed PMID: 23256711. –– Cè E, Rampichini S, Agnello L, Limonta E, Veicsteinas A, Esposito F. Combined effects of fatigue and temperature manipulation on skeletal muscle electrical and mechanical characteristics during isometric contraction. J Electromyogr Kinesiol. 2012 Jun; 22(3):348-55. doi: 10.1016/j. jelekin.2012.01.012. Epub 2012 Feb 20. PubMed PMID: 22353336. –– Esposito F, Cè E, Limonta E. Cycling efficiency and time to exhaustion are reduced after acute passive stretching administration. Scand J Med Sci Sports. 2012 Dec; 22(6):737-45. doi: 10.1111/j.1600-0838.2011.01327.x. Epub 2011 May 12. PubMed PMID: 21564308. –– Esposito F, Cè E, Rampichini S, Limonta E, Veicsteinas A. Effects of fatigue on electromechanical delay in human skeletal muscle: new insights from an electromyographic and mechanomyographic combined approach. Experimental Biology, San Diego (USA). Stroke e Funzione: dalla neurobiochimica mediante studio del BDNF alla tecnologia mediante valutazione integrata con sistema robotico, realtà virtuale e analisi optocinetica del reaching task Responsabile: Aprile Irene Giovanna Background Il dolore post-Stroke è una condizione clinica derivante da alterazioni a carico delle vie del dolore in conseguenza dell’evento ictale. Il dolore post-Stroke è disabilitante e coinvolge circa l’8%-14% dei pazienti (Kumar, 2009). Alcuni studi si sono focalizzati sullo studio del dolore post-stroke alla spalla (Roosink, 2011) o sulla relazione tra sintomi sensitivi e dolore (Klit, Pain 2011) ma l’argomento è ancora oggetto di dibattito. A seguito di un evento ischemico si attivano processi di reazione che producono cambiamenti nelle aree cerebrali di proiezione che sono risparmiate dal processo patologico. Queste sono spesso associate a un miglioramento della funzione persa (adattative), ma possono essere osservate anche in relazione a un peggioramento delle abilità funzionali (maladattativa). A livello neurobiologico, la plasticità sinaptica è controllata da un bilancio tra fattori facilitatori quali BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor) e inibitori. Circa il 65% dei soggetti affetti da Stroke a sei mesi dall’evento presenta un marcato deficit dell’arto superiore con impossibilità funzionale e riduzione delle capacità di utilizzo dell’arto superiore nelle attività di vita quotidiana (Kwakkel, 2003). Le misure di outcome utilizzate e la metodologia di valutazione della funzione motoria dell’arto superiore è spesso il limite di numerosi studi pubblicati sulla efficacia dei trattamenti riabilitativi. Mentre infatti una vasta letteratura ha permesso già di standardizzare l’analisi del movimento dell’arto inferiore, non ci sono studi che hanno standardizzato l’analisi del movimento dell’arto superiore. Obiettivi Gli obiettivi sono valutare: 1.l’incidenza, le caratteristiche e l’impatto del dolore poststroke sul trattamento riabilitativo (studio 1); 2.il valore prognostico del dosaggio del BDNF, misurandolo in acuto, e il valore predittivo del BDNF in relazione al re- Ricerca corrente re l’eliminazione del lattato e di velocizzare il recupero dopo uno sforzo strenuo. Linea di Ricerca 1 77 Linea di Ricerca 1 cupero del movimento, dosandolo prima e dopo il trattamento riabilitativo (studio 2); 3.la standardizzazione del movimento di reaching task nel soggetto sano (mediante sistema robotico, optoelettronico e realtà virtuale) e la valutazione del movimento di reaching task nei soggetti affetti da stroke (studio 3). Ricerca corrente Metodi 78 Studio 1 e studio 2: lo studio, pensato come bicentrico, è stato convertito in uno studio multicentrico della Fondazione. Il dolore è stato valutato mediante somministrazione dei seguenti questionari: a) DN4, b) NPSI, c) NRS; mediante un modulo ad hoc è stato esaminato l’impatto del dolore sul percorso riabilitativo. Inoltre scale di valutazione della funzione clinica (NIHSS, Trunk Control Test, Motricity Index, Ashworth, Barthel Index e Deambulation Index), della depressione (Beck Depression Scale) e della qualità della vita (SF-36) sono state somministrate. Studio 3: la valutazione robotica del movimento di reaching è stata eseguita (mediante il Sistema Robotico per l’arto superiore MJS, Tecnobody) prima e dopo riabilitazione. Il modello di valutazione proposto include 5 gradi di libertà che definiscono la cinematica della spalla e del gomito. Alla spalla i tre gradi di libertà sono elevazione anteriore, abduzioneadduzione toraco-omerale e rotazione della spalla. Il gomito è definito dalla flessione e rotazione dell’avambraccio. Sul braccio robotico ai soggetti/pazienti è stato chiesto di effettuare semplici movimenti da interpretarsi come movimenti segmentali del movimento complesso di reaching. Negli ultimi mesi l’analisi robotica è stata integrata con l’analisi del movimento. La valutazione della performance motoria è stata effettuata utilizzando il sistema di analisi del movimento Smart D500 (BTS, Italia) costituito da 8 telecamere a infrarossi e il sistema di elettromiografia di superficie (sEMG) FreeEMG300 (BTS, Italia) a 8 canali. La valutazione del movimento di reaching mediante realtà virtuale verrà condotta nei prossimi mesi utilizzando il sistema Nirvana, uno strumento per la riabilitazione neuromotoria di pazienti con deficit sensori-motorio agli arti superiori e inferiori in grado di creare ambienti virtuali con i quali il soggetto/paziente può interagire attraverso il semplice movimento. In questo ambiente virtuale il soggetto/paziente effettua una sessione di esercizi di tipologia “hunt” con gli arti superiori; in questa tipologia di esercizi il soggetto dovrà raggiungere (movimento di reaching) elementi che compaiono casualmente, per un tempo limitato, sulla superficie (parete). Se il soggetto riesce a colpire l’elemento target entro un determinato tempo si innesca una trasformazione visiva abbinata a un feedback acustico, altrimenti l’elemento scompare. L’analisi statistica verrà eseguita mediante il programma STAT/SOFT, test non parametrici saranno utilizzate per la valutazione delle misure ordinali e test parametrici per l’analisi di misure continue. RELAZIONE ATTIVITÀ Studio 1 Sono stati reclutati 121 pazienti ricoverati per eseguire ciclo di riabilitazione neuromotoria da almeno 1 settimana, il 55% dei quali maschi, di età media pari a 70,9 anni (range 32-91 anni, SD 13,0) affetti da stroke in fase acuta, subacuta, o cronica. Il 92,3% dei pazienti era ricoverato (il 43,2% provenienti dal reparto post-acuti per riabilitazione intensiva, il 49,2% per riabilitazione estensiva), il 4,2% dei pazienti era in regime di Day Hospital mentre il 3,4% dei pazienti era in regime ambulatoriale. In relazione alla fase post-stroke, il 34,3% dei pazienti era in fase acuta, il 46,3% in fase sub-acuta mentre il 19,4% in fase cronica. Per quanto riguarda il tipo di stroke, il 70,7% dei casi presentava uno stroke ischemico e il 29,3% uno stroke di tipo emorragico. L’intensità del dolore dell’intera popolazione secondo la Numeric Rating Scale aveva un valore medio di 1,5/10 (SD: 2,7). Globalmente il 70,8% dei pazienti non aveva dolore (NRS=0), il 3,8% aveva una NRS=2 e il 25,5% dei pazienti lamentava almeno un dolore moderato (≥3 NRS). Sulla base del DN4, il 6,6% dell’intero campione lamentava un dolore neuropatico. Prendendo in considerazione solo il 25,5% del campione che presentava una NRS pari a 3 e il 9% dei pazienti che lamentavano dolore durante la riabilitazione abbiamo osservato che nel 68,4% dei casi il dolore non era costante, nel 33,3% il dolore era prevalentemente notturno e nel 47,1% dei casi il dolore disturbava il sonno notturno. Il 90% dei pazienti lamentava un peggioramento del dolore durante movimenti attivi/passivi. Fig. 1 Nuovo protocollo per l’analisi del movimento dell’arto superiore Prodotti scientifici: –– Padua L, Briani C, Truini A, Aprile I, Bouhassirà D, Cruccu G, Jann S, Nobile-Orazio E, Pazzaglia C, Morini A, Mondelli M, Ciaramitaro P, Cavaletti G, Cocito D, Fazio R, Santoro L, Galeotti F, Carpo M, Plasmati R, Benedetti L, Schenone A. Consistence and discrepancy of neuropathic pain screening tools DN4 and ID-Pain. Riferimenti bibliografici: –– Neurol Sci. 2012 Mar 21 [Epub ahead of print]. Codice DOI: 10.1007/s10072-012-1011-3. Ricerca corrente Nel 63,4% dei casi il dolore influenzava il trattamento riabilitativo. Per quanto riguarda la relazione tra l’intensità del dolore e ogni sessione di riabilitazione abbiamo osservato che nel 23,1% dei pazienti la riabilitazione non modificava il dolore, nel 26,9% dei casi dopo la riabilitazione il dolore migliorava e nel 50% dei casi il dolore peggiorava durante la sessione di riabilitazione. Studio 2 In fase di attivazione per la recente messa a punto del laboratorio di Biologia Molecolare. Studio 3 Nella prima fase dello studio abbiamo messo a punto un nuovo protocollo per l’analisi del movimento dell’arto superiore nello stroke (Fig. 1) in collaborazione con il Polo Tecnologico della FDG di Milano che rappresenta una evoluzione di un protocollo focalizzato sullo studio della mano e pubblicato dallo stesso gruppo (Carpinella et al., 2012). Sono stati valutati 8 soggetti sani (5 donne e 3 uomini di età media pari a 71±10,6 anni). Il protocollo permette di valutare i movimenti di collo, spalle, tronco e mano durante attività quotidiane di reaching e grasping nei pazienti con stroke. Nel protocollo utilizzato, il soggetto è stato equipaggiato con 30 marcatori riflettenti. I marker vengono colpiti dalla luce infrarossa emessa dalle telecamere e la riflettono verso le stesse; tramite un complesso calcolo e facendo uso delle informazioni ricevute da più telecamere, il sistema è in grado di calcolare la posizione nello spazio di ogni marcatore. Dalla posizione dei marcatori nello spazio, nel tempo, è possibile valutare i parametri cinematici quali angoli articolari, velocità e accelerazioni, per ogni distretto corporeo di interesse. La cinematica dell’arto superiore, in termini di spostamenti angolari di polso, gomito, spalla e tronco, sul piano sagittale è riportata in Fig. 1. Attualmente è in corso il reclutamento dei pazienti affetti da Stroke. Linea di Ricerca 1 79 Linea di Ricerca 1 Studio esplorativo per l’utilizzo di spettroscopia Raman come Point of Care diagnostico non invasivo Responsabile: Gramatica Furio Ricerca corrente Background 80 La spettroscopia Raman è una tecnica ottica vibrazionale in grado di fornire una grande quantità di informazioni sulla composizione molecolare dei campioni analizzati semplicemente osservandone le lunghezze d’onda riemesse (scattering di luce) in seguito all’esposizione a un fascio di luce laser (Kneipp, 1999). Negli ultimi anni questo tipo di spettroscopia, tradizionalmente impiegata nel campo dell’analisi delle opere d’arte e in quello della microelettronica, ha attirato l’attenzione della comunità medica come nuovo strumento rapido e non invasivo per l’analisi in vivo dei tessuti e in vitro dei fluidi biologici. L’assunto principale che giustifica l’impiego della spettroscopia Raman come mezzo diagnostico è legato all’idea che la progressione di molte patologie provoca una variazione nel contenuto molecolare delle cellule che a sua volta si riflette in un diverso pattern di segnali registrato tramite questa metodica. Questo pattern può quindi essere scomposto nei suoi componenti evidenziando la presenza di nuove bande (o la variazione di intensità di bande già presenti) che possano fungere da biomarcatore della malattia. Sebbene esistano nella letteratura scientifica già diversi studi sull’impiego della spettroscopia Raman come tool diagnostico (Chang, 2011), questi al momento rimangono per lo più dei proof of concept sulla fattibilità scientifica di questo tipo di studi mentre mancano ancora dati affidabili sulla riproducibilità e affidabilità dei dati riportati. Lo scopo di questo progetto è quello di effettuare uno studio preliminare misurando gli spettri Raman della cute per andarne a identificarne i componenti principali e molecole, come per esempio la melanina e la filaggrina nella pelle che possano essere più facilmente correlate con stati patologici (Virkler, 2008). Obiettivi L’osservazione dei pazienti da parte del medico e l’analisi dei fluidi biologici attraverso le tecniche di biologia molecolare rappresentano due dei capisaldi su cui è basata la diagnostica medica. Sebbene questi strumenti siano indiscutibilmen- te necessari, nuove tecniche biofisiche si sono e si stanno rapidamente affiancando a quelle tradizionali. L’obiettivo principale di questo progetto è di valutare da un lato la riproducibilità dei primi risultati presenti nella letteratura scientifica dall’altro di quantificare la variabilità dei segnali registrati in diversi esperimenti effettuati su un medesimo soggetto e tra soggetti diversi per valutare l’effettiva translabilità della tecnica in ambito clinico. Metodi La principale metodologia utilizzata in questo studio è stata la spettroscopia Raman applicata su campioni biologici. RELAZIONE ATTIVITÀ La tecnica principale utilizzata in questo studio è stata la spettroscopia Raman classica applicata a campioni biologici al fine di valutarne l’efficacia e la capacità di discernere i diversi costituenti molecolari all’interno di una miscela complessa quale quella rappresentata dalla pelle umana. Per questo obiettivo si è dovuta svolgere una grande attività sperimentale di messa a punto della metodica. Gli spettroscopi Raman sono infatti strumenti di ricerca molto complessi che richiedono una avanzata conoscenza di ottica e dell’interazione tra luce e materia solida. Diverse sono le configurazioni possibili a livello di lunghezza d’onda della luce impiegata, di reticoli ottici e di filtri adatti all’analisi di ciascun campione. Sebbene esistessero alcuni studi preliminari in letteratura, gran parte di questi parametri sono dipendenti dai singoli strumenti utilizzati in quanto, specie i rilevatori, ogni fornitore e, in forma minore, ogni singolo detector hanno delle specifiche di efficienza propria che si riflettono in diversi parametri da utilizzare nell’acquisizione della misura. Una volta acquisite le impostazioni dello strumento più adatte al tipo di studio richiesto per il progetto, in una seconda fase si è andati ad analizzare i campioni di pelle umana rimossa all’interno di interventi chirurgici di chirurgia plastica I campioni di cute sono stati analizzati osservandoli sia dal lato relativo all’epidermide sia da quello del derma (Fig. 1) e i due diversi spettri sono stati comparati tra di loro e con i dati già disponibili in letteratura al fine di andarne a riconoscere i diversi costituenti molecolari. Linea di Ricerca 1 Alcuni campioni di pelle analizzati tramite spettroscopia Raman osservati dal lato epidermico (E) o dermico (D) Raman Shift Componente Raman Shift Componente Raman Shift Componente Raman Shift Componente 643 anello tirosina 1.086 ceramidi 857 pirolina e idrossipirolina 1.275 amide III 722 fosfolipidi 1.127 ceramidi 936 pirolina e idrossipirolina 1.447 C-H 758 fesfato (fosfolipidi) 1.207 anelli aromatici 1.003 fenilanina 1.652 amide I 803 DNA 1.270 amide III (proteine) 1.246 amide III 2.000-3.000 acqua 852 tirosina 1.296 amide III (proteine) 935 a-elica (str. secondaria) 1.443 C-H 957 fosfolipidi 1.650 amide I (proteine) 1.003 fenilanina Derma 400 400 300 300 I (a.u.) I (a.u.) Epidermide 200 200 100 100 0 0 Fig. 2 600 800 1000 1200 1400 1600 Raman Shift (cm -1) Spettro Raman dell’epidermide e assegnazione completa dei picchi 1800 Fig. 3 600 800 1000 1200 1400 1600 // 2800 Raman Shift (cm -1) 3000 Ricerca corrente Fig. 1 Spettro Raman del derma e assegnazione completa dei picchi 81 Linea di Ricerca 1 Filaggrina 600 I (a.u.) 500 400 300 200 100 0 Fig. 4 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 Raman Shift (cm -1) Spettro Raman della filaggrina Particolare attenzione è stata poi posta allo studio della filaggrina. La filaggrina è di fatto una proteina chiave per la formazione dello strato corneo dell’epidermide e quindi della barriera epiteliale. Mutazioni a carico di questa proteina, che portano a modificazioni molecolari della filaggrina, sono fattori predisponenti per alcune patologie cutanee tra cui la dermatite atopica. La ricerca di mutazioni nella filaggrina ha portato a identificare l’eziopatogenesi della dermatite atopica come genetica, che comporta in seguito risposte secondarie di tipo immunitario (Gonzalez FJ et al., 2011). Le misure effettuate nel nostro studio hanno permesso di andare a valutare lo spettro Raman della filaggrina nella pelle (Fig. 4) mostrando come questa possa essere chiaramente e univocamente identificata e ponendo le basi per successivi studi della filaggrina in condizione patologica. Ricerca corrente PRODOTTI SCIENTIFICI 82 Lo spettro Raman dell’epidermide risulta relativamente difficile a causa della sua opacità ottica dovuta all’elevata densità dei suoi componenti. Per poter quindi chiaramente distinguere l’epidermide, e in particolare lo strato corneo, dagli strati sottostanti molto più idratati che emettono molto più segnale, è necessario utilizzare lo strumento in modalità confocale. Lo spettro registrato in queste condizioni (Fig. 2) mostra una grande ricchezza di informazioni ed è stato possibile andare a riconoscere la presenza dei fosfolipidi (bande a 722, 758 e 957 cm-1) degli acidi nucleici (803 cm-1), dei costituenti proteici (bande a 852, 935, 1.003, 1.207, 1.270, 1.296, 1.650 cm-1) e dei ceramidi (bande a 1.086 e 1.127 cm-1) Sostanziali differenze sono al contrario evidenti nello spettro Raman del Derma (Fig. 3). Qui i picchi possono essere acquisiti in maniera molto più semplice e si riconoscono essenzialemente nei diversi costituenti del collagene. Da una analisi dettagliata si possono infatti riconoscere le bande relative alla prolina e idrossiprolina (857 e 936 cm-1), alla fenilalanina (1.003 cm-1), le bande dei legami amidici (1.246, 1.275, 1.652 cm-1) ed è chiaramente distinguibile la parte dello spettro relativa alla elevata presenza di acqua nella regione tra 2.000 e 3.000 cm-1. Articoli: – Forvi E, Bedoni M, Carabalona R, Soncini M, Mazzoleni P, Rizzo F, O’Mahony C, Morasso C, Cassarà DG, Gramatica F. Preliminary technological assessment of microneedles-based dry electrodes for biopotential monitoring in clinical examinations. Sens. Actuators A: Phys, 2012 (180) 177-186. Poster: – Méhn D, Morasso C, Vanna R, Forvi E, Bedoni M, Colombo M, Prosperi D, García C P, Rossi F, Gramatica F. Gold Nanostars in development of a SERS based method for minimal residual disease monitoring, presented at: Nanotech-Montreux 2012, Montreux, Switzerland, 12-14 November 2012. – Morasso C, Mehn D, Bedoni M, Forvi E, Vanna R, Prosperi D, Gramatica F. Comparison between Spherical and Star-Like Gold Nanoparticles for SERS Detection of Dyes in Liquid, presented at: Colloids and nanomedicine 2012, organized by Elsevier, Amsterdam, Netherlands, 15-17 July 2012. – Mehn D, Morasso C, Vanna R, Forvi E, Bedoni M, Gramatica F, Pellacani P, Frangolho A, Marchesini G, Valsesia A. Studio multicentrico sulla utilità della analisi strumentale del cammino nel processo di decisione clinica nel paziente con esiti di ictus cerebrale stabilizzato Responsabile: Rabuffetti Marco Background L’analisi strumentale del cammino, generalmente denominata “gait analysis” (GA), consiste nella analisi multifattoriale degli aspetti cinematici e dinamici del movimento e del correlato dato elettromiografico, ovvero la attività elettrica dei muscoli coinvolti. La GA è unanimemente considerata come il modo più efficace e comprensivo di studiare la funzione locomotoria nell’uomo. A fronte di questo riconoscimento, il ruolo della GA nel processo di decisione clinico è invece controverso, con la sola eccezione dell’analisi funzionale in soggetti in età evolutiva con paralisi cerebrale e in particolare nella fase di definizione dei piani chirurgici (la GA è fondamentale nel progetto terapeutico chirurgico in oltre la metà di questi pazienti). A fronte di questa evidenza, suffragata anche da review sistematiche, esiste un numero limitato di studi che analizzano il ruolo della GA nel trattamento di altre malattie o disturbi del sistema locomotorio. In particolare, nonostante il rilievo in termini numerici della popolazione con danno cerebrale da esiti di ictus e conseguente emiplegia e nonostante la complessità del potenziale percorso terapeutico per questi soggetti, che include oltre alla fisioterapia e all’uso di ortesi e ausilii anche trattamenti con tossina di muscoli “spastici” nonché interventi chirurgici assimilabili per obiettivi e per tecnica a quelli utilizzati nelle paralisi cerebrali, non esistono evidenze del ruolo determinante della GA nel processo di decisione clinica. Questa mancanza di studi scientifici ed evidenze riesce ancor più critica, laddove si consideri che la GA è stata utilizzata negli ultimi decenni in numerosi studi sui fattori patogenetici che intervengono a seguito di danno centrale (attivazione muscolare assente/ridotta, cocontrazione muscolare anomala, riflesso allo stiramento aumentato, deformità muscolo-scheletriche). E infine, tale mancanza di evidenza è contraddetta nei fatti dalle richieste provenienti dai medici curanti di GA in pazienti con esiti di ictus. Ricerca corrente Plasmonic crystal structures as solid substrates for Surface Enhanced Raman Spectroscopy, presented at NanoBioEurope 2012, organized by: European Commission’s Joint Research Centre (JRC) and Fondazione Don Gnocchi, Varese, Italy, 18-20 June 2012. –– Morasso C, Mehn D, Bedoni M, Forvi E, Vanna R, Prosperi D, Gramatica F. Comparison between Spherical and StarLike Gold Nanoparticles for SERS Detection of Dyes in Liquid, presented at: II Congresso nazionale di spettroscopie Raman ed effetti ottici non lineari, organized by: GISR – Italian Chemical Society, Bologna, Italy, 6-8 June 2012. –– Bedoni M, Forvi E, Morasso C, Mehn D, Vanna R, Gramatica F. Emerging Microtechnology-Enabled Biomedical Devices to Overcome the Skin Barrier, presented at: 9th International Conference and Workshop on Biological Barriers, organized by: Saarland University, Saarbrücken, Germany, 29 February-9 March 2012. Linea di Ricerca 1 83 Linea di Ricerca 1 Il quadro generale è quindi maturo per una verifica sperimentale dell’ipotesi che la GA abbia un ruolo determinante del processo di decisione clinico relativo al trattamento degli esiti di ictus. Obiettivi L’obiettivo del progetto è di valutare l’utilità dell’analisi strumentale del cammino nel processo di decisione clinica nel paziente con ictus stabilizzato nell’ipotesi che la GA determini in modo rilevante la decisione del medico, ovvero che tale decisione cambi a seconda che i dati della GA siano o meno disponibili. Un secondo obiettivo è lo sviluppo di strumenti che supportino l’operatore nell’integrazione dei dati di analisi strumentale del cammino nel processo di decisione clinica. Ricerca corrente Metodi 84 Lo studio dell’utilità della GA nel processo decisionale clinico per soggetti con esiti di ictus è strutturato come uno studi prospettico osservazionale in cui l’esame di GA, ovvero i relativi risultati e referto, rappresenta l’elemento aggiuntivo a un processo clinico consolidato e l’analisi prospettica mette a confronta la decisione clinica basata sull’approccio tradizionale e la decisione basata sull’approccio tradizionale integrato dalla GA. In virtù della relativa scarsa standardizzazione delle decisioni cliniche (genericità delle indicazioni fisioterapiche e ortesiche, ambiguità nella denominazione dell’intervento chirurgico, approssimazione sulle sedi da infiltrare con tossina) è necessario standardizzare il modulo entro cui confinare le decisioni cliniche (tale standardizzazione delle opzioni terapeutiche non vuole sostituirsi alla pratica clinica, bensì creare le condizioni per un confronto pre-post e between-). Inoltre è richiesto al decisore, ovvero al medico incaricato della decisione, di attribuire un personale livello di confidenza alla decisione. Tale processo decisionale è svolto dal medesimo medico, prima e dopo l’esame di GA, e, nella sessione postla decisione viene presa alla luce della precedente decisione rivista criticamente. Tali scelte metodologiche riducono il potenziale dello studio esclusivamente alla sola verifica dell’eventuale cambiamento, nella sostanza o nel livello di confidenza, della decisione assunta. È altresì esclusa ogni valutazione sull’effettiva efficacia di una decisione cambiata dalla GA, per tale scopo è necessario un diverso, e ben più complesso, disegno sperimentale. RELAZIONE ATTIVITÀ Nell’ambito del progetto sono stati reclutati 49 pazienti (età 53,3±14,5 anni, mesi trascorsi dall’ictus 35,2±26,4) presso i centri Don Gnocchi di Milano, Parma e Firenze dotati di Servizio di Analisi della Funzionalità Locomotoria. Tali individui, caratterizzati da emiplegia a seguito di ictus, sono stati sottoposti a un esame clinico tradizionale a seguito del quale il medico ha definito il percorso terapeutico rispondente alle condizioni del paziente, tale decisione è stata quindi formalizzata secondo il modulo di opzioni definito e corredata di una autovalutazione del livello di confidenza relativo alla decisione stessa. Il paziente successivamente è stato sottoposto a un esame di GA secondo gli standard adottati nei laboratori e il medico, sulla base della prima decisione integrata dalle informazioni rese disponibili dall’esame di GA, ha riformulato la sua decisione. Il confronto tra la decisione clinica precedente la gait analysis (pre-GA) e successiva alla gait analysis (post-GA) consente di evidenziare il contributo di quest’ultima in termini di modifica della decisione. In particolare si possono evidenziare differenze nel primo livello di decisione (quello tra le 4 opzioni terapeutiche fondamentali: fisioterapia, ortesi, tossina, chirurgia) e differenze di secondo livello (ovvero quando il primo livello di decisione non è modificato ma si conclude con una decisione relativa a una diversa ortesi, una diversa chirurgia ecc.). Il risultato fondamentale è stato che la disponibilità dei risultati della GA ha determinato, nel 71% del campione, una variazione del relativo progetto terapeutico e in particolare ciò è evidente nel caso in cui la decisione pre-GA riguardasse un intervento chirurgico (73% di variazione della decisione) o con tossina (81%), mentre si è osservata una relativa maggior stabilità di eventuali decisioni di interventi ortesici (37%) o fisioterapici (32%). L’analisi del livello di confidenza nella decisione presa ha evidenziato, nell’intero gruppo sperimentale, un aumento di confidenza (cresciuta in media da 6,7 a 8,7 su una scala di 10 mente alla migrazione da computer locale a server internet consentendo così un potenziale accesso a più utilizzatori. Tale migrazione su server intranet/internet è valutata per il prossimo futuro nell’ambito dei Servizi Informativi della Fondazione Don Gnocchi, curando in particolare gli aspetti concernenti privacy, trattamento di dati sensibili e sicurezza della rete aziendale. Prodotti scientifici Software: –– Applicativo di refertazione assistita (GAAR) attualmente installato presso il Polo Tecnologico, il Servizio di Analisi della Funzionalità Locomotoria (SAFLo), il Servizio di Riabilitazione Adulti del Centro S. Maria Nascente di Milano della Fondazione Don Gnocchi. Abstract a Congressi: –– Castagna A, Rabuffetti M, Montesano A, Ferrarin M. Role of gait analysis in the process of clinical decision making concerning post-stroke patients, Gait & Posture, 33(S1): S20-S21, 2011. Articoli su riviste peer-reviewed: –– Un articolo scientifico relativo allo studio sperimentale è attualmente sottoposto a una rivista peer-reviewed di settore per eventuale pubblicazione. Ricerca corrente punti). È interessante notare che anche nel sottogruppo in cui la GA non ha determinato alcuna variazione di decisione si è osservato un aumento della confidenza nella decisione stessa (cresciuta da 7,0 a 8,8). Nel corso del progetto è stato sviluppato un sistema (software) per la refertazione assistita di esami di gait analysis secondo un disegno nato, presso l’IRCCS Don Gnocchi, dalla collaborazione tra componente tecnologica (Polo Tecnologico) e componente clinica (UORRF e relativo servizio SAFLo). Il sistema non è legato esclusivamente a un protocollo di gait analysis ma è genericamente applicabile a protocolli che forniscano raccolte di grafici con una struttura predefinita e in formato PDF (tutti i protocolli di gait analysis in uso presso la Fondazione Don Gnocchi soddisfano questo criterio). Considerata la difficoltà di gestire parametri calcolati su EMG, la refertazione assistita è limitata allo stato attuale ai soli domini cinematico e dinamico. È comunque prevista, in futuri avanzamenti, l’aggiunta di un modulo EMG. Il software, denominato GAAR (acronimo derivato da Gait Analysis Assisted Reporting), considera un insieme organico di prove (acquisizioni) di gait analysis e assiste l’operatore alla refertazione in un percorso predefinito di N passaggi successivi secondo uno schema sequenziale. Tale percorso sequenziale non è unico ma è, al contrario, possibile definire un numero illimitato di percorsi che possono rispondere a tipologie diverse di pazienti e l’operatore all’inizio di una sessione può scegliere il percorso più opportuno. A ogni passaggio il sistema considera alcuni parametri/variabili/grafici e propone un box di scelta multipla più una opzione vuota che l’operatore può compilare qualora le scelte multiple non siano soddisfacenti (la scelta aggiunta sarà successivamente disponibile con le altre scelte, questo realizza la natura incrementale delle conoscenze insite nel sistema). La refertazione consente di considerare due set di dati complementari, la cui combinazione consente il riconoscimento (e la classificazione) di alterazioni che trovano riscontro in più variabili. Il codice è sviluppato su piattaforma JAVA in quanto garantisce strumenti di sviluppo compatibili con quelli dei sistemi informativi delle aziende sanitarie ed è predisposta natural- Linea di Ricerca 1 85 Linea di Ricerca 1 Sviluppo di un applicatore (caschetto) di dry electrodes per il monitoraggio di biosegnali (EEG, BCI) Responsabile: Gramatica Furio Background Gli elettrodi convenzionali usati per EEG a breve e lungo termine (sia in versione singola che integrati in una cuffia) presentano numerosi inconvenienti e limiti di utilizzo legati principalmente alle condizioni di preparazione del paziente, agli artefatti da movimento e all’impossibilità di acquisire segnali per lunghi periodi. Inoltre i pazienti sono spesso obbligati alla assoluta immobilità pena la non affidabilità del tracciato. Il nostro obiettivo è quello di superare questi limiti studiando un caschetto che abbia le seguenti caratteristiche: adattabile, al fine di assicurare l’adesione e la stabilità degli elettrodi, dotato di regolatore per la profondità di penetrazione dei microaghi (nostri dry electrodes) in base alla variabilità interindividuale di spessore della cute, privo di preparazione della cute con paste o gel elettrolitici (grazie alla presenza dei microaghi che bypassano lo strato corneo). Ricerca corrente Obiettivi 86 L’obiettivo della ricerca consiste nello sviluppo di un applicatore a “caschetto” per elettrodi a secco per il monitoraggio di biopotenziali in ambito elettroencefalografico (EEG) e per applicazioni BCI. L’applicatore deve: i) consentire una facile applicazione degli elettrodi a secco microstrutturati allo scopo di semplificare le procedure di applicazione degli elettrodi alla cute; ii) essere regolabile per poter garantire una miglior stabilità all’interfaccia con la cute sia per applicazioni a breve che, in particolare, per quelle a lungo termine; iii) consentire la regolazione della profondità di penetrazione dei microaghi nella cute a seconda delle proprietà della pelle del soggetto; iv) essere confortevole da indossare e adattabile a seconda delle dimensioni del neurocranio, per migliorare la compliance del soggetto analizzato. tenziali su superfici ridotte, e in ambito elettroencefalografico. In particolare, nel primo caso, abbiamo acquisito l’attività elettromiografica del Flessore Radiale del Carpo (FRC) e Flessore Ulnare del Carpo (FCU) durante cinque contrazioni isometriche di deviazione radiale e ulnare sull’avambraccio di un volontario sano (donna, 23 anni): nella prima sessione sperimentale abbiamo utilizzato gli elettrodi a secco micro strutturati (array di microaghi in silicio alti 300 mm), dotati di una superficie di contatto di 100 mm2; nella seconda sessione abbiamo utilizzato invece elettrodi standard pregelificati (ARBO H124 SG) dotati di una superficie di contatto pari a 256 mm2; i biosegnali sono stati acquisiti con un sistema ZeroWire (Aurion, S.r.l.) con una frequenza di campionamento di 1 kHz, filtrati con un filtro passa basso, con frequenze di cut-off di 20 Hz e 250 Hz. Nell’ambito elettroencefalografico, abbiamo eseguiti test su di un volontario sano (uomo, 25 anni), comparando i tempi di applicazione e le performance degli elettrodi a secco microstrutturati (array di microaghi in silicio, alti 300 mm) con gli elettrodi a gel standard. Nella prima sessione sperimentale quattro elettrodi a secco sono stati posizionati nelle posizioni standard (Fp1, Fp2, T3 and T4), secondo il sistema 10-20, mentre, nella seconda sessione, elettrodi a gel sono stati applicati nelle medesime posizioni. La posizione Fpz è stata scelta come ground e il mastoide destro come reference. Gli elettrodi a secco, nelle posizioni T3 e T4, sono stati fatti aderire alla cute mediante un cerchietto di plastica per capelli, mentre gli elettrodi a gel hanno mantenuto le rispettive posizioni mediante l’applicazione di un normale elmetto elastomerico, seguendo la preparazione standard della cute del soggetto. La sequenza dei compiti richiesti al soggetto comprendeva: 1 min. a occhi chiusi, 1 min. a occhi aperti, 1 min. di blinking e 1 min. di digrignamento di denti. I dati sono stati acquisiti con una frequenza di campionamento di 200 Hz e filtrati con un filtro notch per rimuovere il rumore di rete. Metodi RELAZIONE ATTIVITÀ Nel corso della ricerca sono stati svolti esperimenti in ambito elettromiografico, allo scopo di valutare le performance degli elettrodi a secco microstrutturati nell’acquisire biopo- I risultati ottenuti (Fig. 1) mostrano che le performance degli elettrodi a secco microstrutturati sono paragonabili, per ampiezza e forma dei segnali, a quelle degli elettrodi a EMG signal [mV] Linea di Ricerca 1 Time [s] gel in entrambe le attività muscolari acquisite. In aggiunta, gli elettrodi microstrutturati sembrano essere convenienti per migliorare la selettività del segnale EMG, riducendo il potenziale cross talk fra gli elettrodi. L’uso di tali elettrodi pertanto potrebbe essere particolarmente utile durante un’acquisizione di un segnale EMG quando è presente un numero elevato di muscoli in spazi ridotti oppure quando le dimensioni antropometriche sono limitate, come nel caso di soggetti pediatrici. I risultati ottenuti (Fig. 2), relativi alla posizione Fp2, mostrano come gli elettrodi a secco abbiano performance comparabili con quelle degli elettrodi a gel nella transizione occhi chiusi-occhi aperti: entrambi i ritmi alpha (presente nella condizione occhi chiusi) e beta (presente nella condizione occhi aperti) sono riconoscibili. Considerazioni simili possono essere espresse per le altre due condizioni investigate, il digrignamento dei denti e il blinking: i segnali degli elettrodi a secco sono comparabili in ampiezza e forma a quelli degli elettrodi tradizionali a gel. In conclusione, gli elettrodi a secco micro strutturati sembrano essere adatti per il monitoraggio di biosegnali EEG: essi offrono performance simili a quelle degli elettrodi a gel, ma richiedono tempistiche di preparazione della cute inferiori. In questo modo la procedura di applicazione degli Ricerca corrente Fig.1 Esame elettromiografico di FRC e FCU ottenuto mediante wet electrodes e dry electrodes 87 Linea di Ricerca 1 Fp2 - DRY Fp2 - WET 300 300 200 200 100 100 0 0 -100 -100 -200 -200 -300 -300 EMG signal [mV] 0.5 1 1.5 2 2.5 300 300 200 200 100 100 0 0 -100 -100 -200 -200 -300 0.5 1 1.5 2 2.5 0.5 1 1.5 2 2.5 0.5 1 1.5 2 2.5 -300 0.5 1 1.5 2 2.5 300 300 200 200 100 100 0 0 -100 -100 -200 -200 -300 -300 0.5 1 1.5 2 2.5 Time [s] Ricerca corrente Fig.1 88 Esame elettromiografico di FRC e FCU ottenuto mediante wet electrodes e dry electrodes elettrodi risulta più facile e veloce per gli operatori e più confortevole per i soggetti, senza indurre il discomfort generato dall’abrasione della cute e dall’essiccazione del gel. PRODOTTI SCIENTIFICI Abstract (impattati): – New Microtechnology-Enabled Biomedical Devices to Overcome the Skin Barrier. Bedoni M, Forvi E, Morasso C, Cassarà DG, Gramatica F. 41st Annual ESDR Meeting. 7-10 settembre. J Invest Dermatol. 2011; 131:S37. Brevetti: – PCT/EP2011/057430: Applicant: TT Seed S.r.l. Inventors: Gramatica F, Bedoni M, Casella M, Cassarà G, Forvi E, Iorio AM. Title: Needle device for detecting biosignals through the skin – Maggio 2011. Il cuore del progetto risiede nello sviluppo di materiali che in presenza del biomarcatore di interesse siano in grado di auto assemblarsi in modo da formare strutture in grado di amplificare i segnali Raman di alcuni marcatori ottici presenti nel campione. Background Metodi L’idea alla base del seguente studio è quella di utilizzare la biofotonica per la costituzione di una nuova piattaforma tecnologica attraverso la quale effettuare misure quali-quantitative immediate e a elevatissima sensibilità di analiti e biomarcatori in fluidi corporei. Si pensa di predisporre test rapidi in vitro basati su nanoparticelle funzionalizzate per migliorare la diagnosi e la cura di patologie tumorali e croniche. Questo progetto in particolare è dedicato allo sviluppo e alla validazione di un innovativo kit diagnostico che, sfruttando l’impiego della spettroscopia ottica vibrazionale (Raman classica, Raman risonante e SERS), sia in grado di valutare in vitro su sangue intero l’espressione di alcuni geni tumorali che risultino utili come marker molecolare per la determinazione di alcune patologie tumorali come la leucemia mieloide acuta. La fattibilità del sistema di rilevazione definito SENSI-Raman è già stata in parte studiata in letteratura (Nguyen CT. 2010; Joshi B. 2010 ) e la prospettiva di una reale applicazione in ambito clinico è vicina. Il progetto ha comportato la progettazione e sviluppo dei singoli componenti del nuovo kit diagnostico in vitro basato su nanoparticelle metalliche magnetiche, oligonucleotidi creati ad hoc per legarsi alla nanoparticella e riconoscere basi del gene d’interesse e oligonucleotidi legati a Raman probes. Sono stati analizzati con uno spettroscopio micro-Raman (Labram, Horiba Jobin-Yvon) da banco e uno spettroscopio Raman semiportatile gli spettri di ogni singolo componente del kit. RELAZIONE ATTIVITÀ Una prima fase del lavoro ha riguardato l’acquisizione di spettri di riferimento di alcune molecole da utilizzare come marcatori ottici quali Rodamina (Fig. 1), Malachite ecc. utilizzando un’attrezzatura semiportatile operante con luce a 785 nm (NIR). Terminata questa prima fase si è passati allo sviluppo dei materiali nanostrutturati da utilizzare come base per il kit diagnostico concentrando l’attenzione sullo sviluppo di na- Obiettivi Rhodamine 6g Light Intensity (a.u.) 1512 1368 1312 775 1186 20000 618 Il progetto prevede lo sviluppo di un kit diagnostico basato sull’impiego della spettroscopia Raman che permetta di rilevare la presenza di biomarcatori tumorali in fluidi corporei. La spettroscopia Raman è una particolare tecnica che permette di ottenere un elevato numero di informazioni sulla composizione chimica del campione che viene analizzato senza richiedere una particolare preparazione del campione stesso. La principale limitazione di questa tecnica risiede tuttavia nella sua scarsa sensibilità. Questa problematica può essere tuttavia affrontata sfruttando una serie di particolari fenomeni ottici che avvengono sulla superficie di materiali nano-strutturati formati da metalli nobili come oro e argento usando un approccio chiamato SERS (Surface Enhanced Raman Spectroscopy). 10000 0 Fig. 1 500 1000 1500 2000 Raman Shift (cm -1) Spettro Raman della Rodamina 6G (cristallo) acquisito con uno strumento semiportatile operante a 785 nm Ricerca corrente Sviluppo di metodiche applicative della biofotonica per la rilevazione rapida e a elevata sensibilità di biomarcatori in fluidi corporei a scopo diagnostico Responsabile: Gramatica Furio Linea di Ricerca 1 89 Linea di Ricerca 1 Ricerca corrente Fig.2 90 Immagini in microscopi elettronica (TEM e SEM) di alcune delle diverse nanoparticelle sviluppate per il progetto (barra 100 nm) noparticelle d’oro, note per la loro stabilita e per l’elevato controllo che si può avere a livello di forma e dimensione nella loro fabbricazione. Utilizzando metodi in parte già noti e in parte sviluppati appositamente per questo progetto è stato possibile creare una famiglia di particelle d’oro con forma sferica aventi dimen- sioni variabili tra 30 e 120 nm. Sono state inoltre sviluppate particelle di forma non sferica di potenziale grande interesse per la capacità di amplificare maggiormente i segnali Raman rispetto a particelle sferiche di eguale dimensione. In parallelo a questo lavoro sono state sviluppate delle superfici di silicio monocristallino (preferite al vetro che aveva Linea di Ricerca 1 60000 110 nm 70nm 30nm Intensity 50000 40000 30000 20000 10000 Fig. 3 750 1250 1750 Raman Shift (cm -1) Spettri SERS della Rodamina 6G in soluzione ottenuto impiegando superfici ricoperte con nanoparticelle d’oro sferiche di diversa dimensione • preparazione di superfici solide ricoperte da nanoparticelle in grado di amplificare i segnali Raman delle molecole assorbite. Prodotti scientifici: Articolo in extenso: –– Casella M, Lucotti A, Tommasini M, Bedoni M, Forvi E, Gramatica F, Zerbi G. Raman and SERS recognition of Beta-Carotene and Haemoglobin fingerprints in Human Whole Blood. Spectrochimica Acta Part A. 2011; 79:915-19. Abstract presentato come talk a conferenza internazionale: –– Leukemia Early Diagnosis and Minimal Residual Disease Assessment using a highly homogeneus nanoparticle substrate for SERS detection. Morasso C, presentato a: ETPN General Assembly, Barcellona, Spagna, 19-21 ottobre 2011. Abstract presentato come poster a conferenza internazionale: –– Detection of Biomolecules using Light Scattering. Morasso C, Gramatica F, Bellini T, Prosperi D, poster presentato a: BioPhotonics 2011, conferenza organizzata dall’Università di Parma e dalla IEEE Photonic Society, Parma, Italia, 8-10 giugno 2011. Capitolo di libro (peer reviewed): –– Strategies for the Characterization of the Saccharidic Moiety in Composite Nanoparticles. Morasso C, Verderio P, Colombo M, Prosperi D. Petite and Sweet: Glyco-Nanotechnology as a Bridge to New Medicines. American Chemical Society December 13, 2011, 69-89. Ricerca corrente mostrato problemi legati alla presenza di forti segnali di fluorescenza) ricoperte con i diversi colloidi e se ne è valutata la differente capacità di incrementare i segnali ottici mostrando come particelle di dimensioni maggiori mostrino un maggiore potenziale di impiego essendo in grado di amplificare maggiormente i segnali Raman (Fig. 3). Riassumendo i risultati ottenuti sono stati: • acquisizione di una libreria di spettri Raman di molecole di interesse biologico o da utilizzare come marcatore ottico all’interno del kit diagnostico; • sintesi e caratterizzazione di una famiglia di nanoparticelle d’oro di dimensione tra 30 e 120 nm da utilizzare come materiale di base per la preparazione del kit diagnostico; 91 Linea di Ricerca 1 Sviluppo di piattaforme per la rilevazione e analisi di segnali biologici e comportamentali attraverso sensori indossabili e sensori ambientali e loro integrazione nella domotica sanitaria, l’home care, telemedicina e teleriabilitazione Responsabile: Di Rienzo Marco Background Le attività di questo progetto sono svolte dal Laboratorio per lo Sviluppo dei Sensori Indossabili, Domotica Sanitaria e Telemedicina (WeSTLab). Alcune delle attività sono svolte in collaborazione con il Laboratorio di Ricerche Cardiovascolari. 1. È in essere una collaborazione con l’Ospedale Buzzi per la realizzazione di un sistema basato su tecnologia tessile per il monitoraggio domiciliare dei neonati (Baby-Magic). 2. Dal 2011, il WeSTLab sta sviluppando nuove metodologie, la prima per la rilevazione della meccanica cardiaca dei pazienti durante la loro attività quotidiana attraverso l’analisi del sismocardiogramma, SCG, e la seconda per la rilevazione della quantità dei fluidi toracici attraverso la misura dell’impedenza elettrica del tronco. Si sono inoltre svolte ulteriori attività in sinergia con i progetti della Regione Lombardia “Contributo di tecnologie innovative per il telemonitoraggio nel percorso assistenziale del paziente con scompenso cardiaco diastolico (TELE-HF)” e “Sviluppo di un nuovo sistema di assistenza e controllo in remoto per anziani legati a nuova sensoristica negli elettrodomestici (Whirlpool)”. Ricerca corrente Obiettivi 92 1. Sviluppare una versione miniaturizzata del sistema MagIC per il monitoraggio domiciliare di pazienti cardiologici adulti e neonati; 2. sviluppare una metodica indossabile per la rilevazione della meccanica cardiaca durante l’attività spontanea quotidiana e dell’impedenza elettrica del torace. Metodi 1. La ricerca ha seguito un piano operativo pluriennale precedentemente concordato con l’Ospedale Buzzi di Milano. Nel 2012 si è provveduto alla validazione della qualità del segnale ECG proveniente dal primo prototipo di BabyMagIC attraverso una serie di registrazioni effettuate in parallelo con un sistema Holter tradizionale. Inoltre, si è progettata e realizzata la versione miniaturizzata del modulo elettronico di MagIC. Quest’ultima attività è stata svolta in sinergia con il progetto TELE-HF. 2. Le attività per questo sottoprogetto hanno riguardato: • il miglioramento della rilevazione del segnale sismocardiografico in termini di precisione e risposta in frequenza; • attività sperimentali, basate sull’utilizzo della predetta metodologia, in condizioni di microgravità (nell’ambito della campagna di voli parabolici PF 57 organizzata dalla Agenzia Spaziale Europea a Bordeaux nel novembre 2012) e nell’ambito di un workshop sperimentale organizzato a Vancouver nel dicembre 2012; • la progettazione, sviluppo e valutazione della metodologia per la rilevazione dell’impedenza attraverso elettrodi tessili. RELAZIONE ATTIVITÀ 1. L’attività principale ha riguardato l’implementazione nel sistema di telemedicina che ha sviluppato una nuova funzionalità che permette alla piattaforma di telemedicina a casa del paziente (home gateway) di leggere e trasferire automaticamente il contenuto della memory card della maglietta al centro remoto di monitoraggio. Questo ha richiesto la progettazione, implementazione e validazione di un nuovo firmware del microprocessore all’interno del sistema MagIC, e variazioni nelle modalità di colloquio tra MagIC e l’home gateway, e tra questo e il server remoto. 2. La validazione del prototipo di tutina sensorizzata precedentemente realizzato è stata effettuata eseguendo registrazioni simultanee della durata di 30 minuti utilizzando il nostro sistema e un sistema Holter tradizionale (ELAMedical) e comparando i risultati. Per lo studio sono stati reclutati 10 neonati. Per ogni registrazione si è misurata la quantità di artefatti presente nel segnale ECG e la misura dell’intervallo QTc. BabyMagic ha fornito registrazioni con un livello di artefatti nettamente minore al sistema tradizionale (in media 55 vs. 180 secondi di artefatti su 1.800 secondi di registrazione) e misure del QTc sostanzialmente simili (412 vs 405 ms). Si è riscontrato che l’uso del nostro sistema non ha creato irritazioni sulla pelle e non si sono evidenziati segni di discomfort. Questi dati sono stati presentati a Boston al convegno annuale delle Pediatric Academic Societies 2012 (PAS 2012). Inoltre, in sinergia con il progetto Tele-HF, si è provveduto al disegno, sviluppo e testing di MiniMagIC, una versione miniaturizzata e arricchita del modulo elettronico di MagIC. La riduzione di volume rispetto al modulo precedente è stata di circa il 50%. Il nuovo modulo costituisce la base della futura piattaforma per il telemonitoraggio neonatale. 3. Sismocardiogramma – Le attività si sono principalmente focalizzate sul miglioramento della qualità del segnale rilevato, attraverso un aumento della frequenza di campionamento del segnale (da 50 a 200 Hz) e un utilizzo di un nuovo accelerometro che fornisce misure con un rumore più basso e quindi una migliore precisione nella misura. Questo ha implicato la realizzazione di modifiche nella elettronica di condizionamento del segnale accelerometrico, e nelle procedure di post-processing del segnale. La nuova metodologia è quindi stata integrata nel modulo MiniMagIC. Inoltre, è iniziata, in collaborazione con Esaote, la messa a punto di un protocollo sperimentale, basato sull’utilizzo di sistemi ecocardiografici ad alta risoluzione temporale, che permetterà di valutare con alta precisione e accuratezza la corrispondenza tra le diverse componenti del segnale sismocardiografico ed eventi cardiaci nei soggetti sani e in pazienti cardiologici. Impedenze – Nel corso del 2012 si è realizzato il sistema per la rilevazione delle impedenze elettriche del torace attraverso elettrodi tessili. Questa attività ha richiesto lo sviluppo di una circuiteria elettronica ad hoc e il disegno di nuovi indumenti sensorizzati che integrassero gli ulteriori 4 elettrodi necessari per la rilevazione di questo segnale. Tali modifiche sono poi state incluse rispettivamente nel modulo MiniMagic e negli imbraghi sensorizzati multitaglia citati nel paragrafo successivo. La metodica è stata validata attraverso una serie di misure comparate con il sistema Niccomo eseguite presso l’Istituto Auxologico Italiano in 26 pazienti con scompenso cardiaco in posizione Linea di Ricerca 1 supina. In 10 ulteriori pazienti la misura comparata è stata effettuata con il soggetto su letto basculante in 3 diverse posizioni (supino, Trendelenburg e Anti-Trendelenburg) per valutare le variazioni nei valori di impedenza corrispondenti allo spostamento di fluidi toracici provocati dalla diversa inclinazione. I risultati delle prove hanno indicato che mentre il valore assoluto delle impedenze misurate dal sistema Niccomo è circa la metà di quanto misurato da MagIC, esiste invece una sostanziale concordanza sia nel verso che nella ampiezza (in percentuale) delle variazioni di impedenza registrate dai due sistemi in risposta alle variazioni di fluido prodotte dall’inclinazione del letto. Nell’utilizzo pratico delle impedenze il significato clinico è nelle sue variazioni e quindi i risultati ottenuti sono stati positivamente valutati dai cardiologi. Su questa base, si è proceduto all’inclusione di questa metodologia tra gli strumenti di misura utilizzati per il monitoraggio remoto dei pazienti del progetto TELE-HF. Inoltre, in sinergia con i progetti Whirlpool e TELE-HF si è 1) messo a punto di un imbrago sensorizzato multitaglia per la misura integrata dell’ECG, respiro, sismocardiogramma e impedenze, 2) sviluppata la piattaforma sperimentale di telemedicina utilizzata nel progetto TELE-HF, e 3) eseguito il porting del software per la rilevazione dei dati MagIC su tablet e smartphone con ambienti operativi Windows e Android. Ricerca corrente 93 Linea di Ricerca 1 Sviluppo di test computerizzati per l’indagine neuropsicologica e l’analisi dell’espressione grafica Responsabile: Rabuffetti Marco Background L’indagine in ambito neuropsicologico può beneficiare del recente sviluppo nell’informatica che ha reso disponibili strumenti facilmente acquisibili e di relativo basso costo, con potenziali ricadute in clinica. L’IRCCS Don Gnocchi è attivo con ricerche e pubblicazioni sullo sviluppo di metodi quantitativi e studi sperimentali in ambito cognitivo dalla fine degli anni ’90. Nel 2012, nell’ambito di questa ricerca corrente abbiamo collaborato in ambito accademico con Università Torino, UCL University College London, University of Pennsylvania Philadelphia, Università Parma, Università Ferrara, Università Bologna, Università Bari, Università Milano Bicocca, e in ambito clinico con H S. Camillo Torino, H S. Gerardo Monza, H S. Antonio Abate Gallarate, UO cliniche dell’IRCCS Don Gnocchi. Obiettivi Ricerca corrente • definizione di nuovi paradigmi sperimentali in ambito cognitivo consolidando piattaforme testistiche già sviluppate e disponibili presso l’IRCCS; • sviluppo dei modelli/algoritmi di calcolo di indici di performance; • svolgimento di campagne sperimentali con i paradigmi definiti; • analisi dei dati sperimentali; • preparazione di pubblicazioni scientifiche o di presentazioni a congresso. 94 Metodi I paradigmi sviluppati e/o applicati nel 2012 sono descritti nel seguito. Paradigma Cerchi e Righe e Up & Down Il paradigma Cerchi e Righe richiede al soggetto un compito bimanuale in cui i due arti tracciano righe e/o cerchi in modo continuo, in particolare un compito congruente Righe e Righe e un compito incongruente Cerchi e Righe, laddove il task non congruente determina normalmente una “ova- lizzazione” della riga tracciata. Il paradigma U&D richiede al soggetto di tracciare con continuità una linea verticale nell’ipotesi che una eventuale deriva laterale nella fase iniziale del compito sia associabile a una lesione cerebrale unilaterale Paradigma Cerchi e Righe adattato per fMRI Paradigma Cerchi e Righe svolto su una coppia di trackpad MRI-compatibili da un soggetto sottoposto a fMRI, rispetto al paradigma su tablet l’ampiezza dei movimenti è limitata dalle dimensioni dei trackpad. Paradigma di Grasping Bimanuale In questo paradigma, il soggetto deve afferrare con le mani due prese cilindriche che possono avere diametro uguale o diverso, la non congruenza delle dimensioni normalmente altera l’apertura della mano rispetto a quanto si osserva nella modalità congruente; l’ipotesi di studio è che l’interferenza normalmente presente sia modulata dalla presenza di emiplegia e dall’eventuale anosognosia associata in un contesto che si focalizza sul controllo motorio distale. Paradigma di scrittura di parole Tale paradigma, sviluppato in collaborazione con il gruppo della Prof. Angelelli di Bari, richiede la scrittura di parole e non-parole (460 in tutto per singolo esperimento) utilizzando una penna sulla carta; l’analisi degli aspetti temporali (inizio della scrittura, presenza e ampiezza di pause, velocità di scrittura), possibile con un approccio strumentale non invasivo, consente di testare l’ipotesi che la scrittura di una non-parola si realizzi con una modalità diversa da quella utilizzata per una parola; considerando soggetti normali in età evolutiva è possibile evidenziare eventuali associazioni con la maturazione dell’individuo. Paradigma di disegno (VMI, figura Rey-Osterrieth) Il presente paradigma è direttamente derivato da test clinici carta-e-matita (test di copia della Figura di Rey-Osterrieth, VMI test della integrazione visuo-motoria), il setup sperimentale basato su tavoletta grafica, invariato per il paziente che continua a scrivere su un foglio di carta, consente la estrazione di parametri spazio-temporali; l’ipotesi di studio è che i parametri numerici aumentino la sensibilità e/o specificità dei test carta-e-matita originali; una variante relativa al solo test VMI basata su touch screen (in questo caso il to, è normalmente caratterizzato da due movimenti che avvengono in contemporanea: il trasporto della mano verso l’oggetto da afferrare, movimento a carico delle articolazioni prossimali, e l’apertura della cosiddetta “pinza” del primo e secondo dito per afferrare l’oggetto. Parametri spaziali e temporali di trasporto e apertura sono calcolati sulla base di algoritmi già sviluppati in passato presso il nostro IRCCS (Pavani, Rabuffetti et al., 1999). L’ipotesi di studio è che la lesione centrale e l’eventuale anosognosia possano modulare in modo specifico i movimenti dell’arto abile ipsilesionale. RELAZIONE ATTIVITÀ Attività sperimentale 1. Paradigma Cerchi e Righe su tablet (in collaborazione con Università di Torino e University of Pennsylvania), 20 controlli e 31 casi (e rispettivamente 62 e 14 nel 2011). 2. Paradigma Up&Down su tablet (in collaborazione con University of Pennsylvania), 28 casi. 3. Paradigma di scrittura di parole su tavoletta grafica (in collaborazione con Università di Bari): 58 bambini dalla 4ª elementare alla 2ª media. 4. Paradigma di disegno su tavoletta grafica (in collaborazione con UONPIA Don Gnocchi): 99 bambini dalla 2ª alla 5ª elementare. 5. Paradigma di disegno su touch screen: 25 bambini frequentanti la Scuola Elementare Speciale dell’IRCCS Don Gnocchi in doppia sessione (inizio, ottobre 2011, e fine, maggio 2012, anno scolastico). 6. Paradigma di Grasping misurato con sistema di analisi del movimento (Università Torino): 7 casi emiplegici e 4 controlli. In totale nel 2012 l’attività sperimentale ha riguardato 184 soggetti normali e 60 soggetti con disturbi della sfera cognitiva. Attività di analisi 1. Analisi di una campagna sperimentale su un test computerizzato per neglect (119 controlli e 193 casi). 2. Analisi di una campagna sperimentale su una popolazione anosognosica e non con paradigma su tablet (10 controlli e 10 casi). 3. Analisi di una campagna sperimentale su una popolazione Ricerca corrente soggetto “disegna” con la punta di un dito su un monitor) è stata implementata e utilizzata nell’ambito di uno studio longitudinale su bambini frequentanti una scuola elementare a indirizzo speciale. I metodi strumentali utilizzati per supportare i paradigmi elencati sono descritti nel seguito. Tablet con penna scrivente – Tale sistema consente di tracciare e scrivere con una “penna” direttamente sullo schermo di PC/tablet, il segno lasciato sul monitor è registrato nei suoi aspetti temporali e spaziali; per il paradigma Cerchi e Righe è definito e misurato l’indice di ovalizzazione (Garbarini et al., 2012), ovvero un indice dimensionale che quantifica quanto il tracciato si discosta dalla linea. Trackpad compatibile con MRI – Il soggetto sottoposto a MRI traccia bimanualmente righe e/o cerchi con le dita su due trackpad MRI-compatibili; l’elaborazione successiva è assimilabile a quello del paradigma cerchi e righe su tablet. Touch screen – Tale setup è assimilabile a quello del tablet laddove le differenze si riducono alla tracciatura realizzata muovendo la punta di un dito (e non di una penna) sullo schermo del monitor e alle dimensioni dello schermo maggiori di quelle di un tablet (21 pollici invece dei 10 pollici tipici di un tablet); tale setup non si presta, per le dimensioni della punta del dito che scrive, né alla scrittura, né al disegno di strutture complesse quali la figura di Rey; nelle nostre attività di Ricerca Corrente è quindi utilizzata per disegni con caratteristiche di maggior semplicità (per esempio i test VMI) oppure per test di cancellazione o reazione (adottati in attività precedenti, ma non utilizzate nell’anno 2012 che viene considerato nella presente relazione). Tavoletta grafica – Tale setup consente di scrivere o disegnare con una vera penna su un vero foglio di carta appoggiato ai fini della misura su una tavoletta grafica di ridotto spessore, in grado di registrare la traiettoria della penna. Sistema di analisi del movimento – Tale setup, al contrario di tutti i setup precedenti, non è low-cost e richiede uno specifico laboratorio come spazio sperimentale; esso consente di misurare le traiettorie di specifici punti anatomici marcati all’uopo e, quindi, di identificare i movimenti dell’arto superiore. Il grasping, ovvero l’afferrare un ogget- Linea di Ricerca 1 95 Linea di Ricerca 1 anosognosica e non con paradigma su board strumentata (20 controlli e 6 casi). In totale nel 2012 l’attività di analisi ha riguardato 149 soggetti normali e 209 soggetti con disturbi della sfera cognitiva. Ricerca corrente Prodotti scientifici 96 Articoli pubblicati nel 2012 su riviste internazionali peer-reviewed: –– Rabuffetti M, Farina E, Alberoni M, Pellegatta D, Appollonio I, Affanni P, Forni M, Ferrarin M. Spatio-temporal features of visual exploration in unilaterally brain-damaged subjects with or without neglect: results from a touchscreen test. PLoS One. 2012; 7(2):e31511. doi: 10.1371/ journal.pone.0031511. –– Pia L, Spinazzola L, Rabuffetti M, Ferrarin M, Garbarini F, Piedimonte A, Driver J, Berti A. Temporal coupling due to illusory movements in bimanual actions: Evidence from anosognosia for hemiplegia. Cortex. 2012 Sep 5. doi:pii: S0010-9452(12)00258-4. 10.1016/j.cortex.2012.08.017. –– Garbarini F, Rabuffetti M, Piedimonte A, Pia L, Ferrarin M, Frassinetti F, Gindri P, Cantagallo A, Driver J, Berti A. “Moving” a paralysed hand: bimanual coupling effect in patients with anosognosia for hemiplegia. Brain. 2012 May;135(Pt 5):1486-97. doi: 10.1093/brain/aws015. Presentazioni nel 2012 a congressi e seminari: –– Garbarini F, Pia L, Piedimonte A, Ferrarin, M, Solito G, Gindri P, Berti A (2012). Your hand is my hand! Bimanual coupling effect in a somatoparaphrenic patient. 30th European Workshop on Cognitive Neuropsychology. Bressanone, (Italia), 22-27 gennaio 2012. –– Pia L, Garbarini F, Spinazzola L, Ferrarin M, Rabuffetti M, Piedimonte A, Driver J, Berti A (2012). Interlimb coupling due to illusory movements: evidence from anosognosia for hemiplegia. In Abstracts of the Annual Cognitive Neuroscience Society (CNS) Meeting; Journal of Cognitive Neuroscience (supp.). –– Garbarini F, Pia L, Piedimonte A, Rabuffetti M, Solito G, Gindri P, Berti A (2012). Your hand is my hand! Bimanual coupling effect in a somatoparaphrenic patient. In Abstracts of the Annual Cognitive Neuroscience Society (CNS) Meeting; Journal of Cognitive Neuroscience (supp.). –– Garbarini F, Piedimonte A, Pia L, Rabuffetti M, Gindri P, Berti A (2012). Bimanual coupling effect in somatoparaphrenic patients. In Abstracts of the spring meeting of the Italian Society of Neuropsychology (SINP): 8. Background La somministrazione di farmaci, per patologie croniche o neurodegenerative, attualmente presenta o un’elevata invasività (iniezioni ipodermiche, pompe impiantate chirurgicamente) oppure (cerotti transdermici) una limitazione nella possibilità di modulare con rapidità il livello ematico di farmaco, a causa sia della natura puramente diffusiva del flusso che dello strato corneo, in grado di bloccare il passaggio delle macromolecole. I dati presenti in letteratura suggeriscono che la somministrazione “ideale” di farmaco dovrebbe combinare le caratteristiche dell’infusione continua subcutanea mediante microinfusore e i vantaggi dei sistemi di rilascio transdermico. Quindi, i sistemi di rilascio transdermico rappresentano una via di somministrazione razionale e assai più comoda soprattutto per pazienti che devono seguire lunghe terapie imbattendosi talvolta in disagi (Pfeiffer RF. 2005), in particolare l’utilizzo di microaghi permetterebbe il passaggio anche a macromolecole (Prausnitz MR and Langer R. 2008). Obiettivi Lo scopo del presente progetto è stato quello di ideare e brevettare un applicatore, che si avvalesse di componenti microstrutturate minimamente invasive, per il rilascio controllato di farmaci per via transdermica. Il dispositivo, nella sua forma finale, è costituito da una cartuccia transdermica (usa e getta con cappuccio protettivo), formata da una matrice di microaghi cavi atti a superare la “barriera” creata dallo strato corneo, da un piccolo serbatoio, da una micropompa per regolare il flusso di farmaco e da una fascia per il fissaggio al corpo. Lo sviluppo di tale dispositivo è di speciale importanza nelle terapie per malattie neurodegenerative (Parkinson, Sclerosi Multipla) e croniche (diabete, artrite reumatoide), nelle quali sia richiesta una concentrazione costante di sostanze attive a livello ematico. Inoltre tale dispositivo, in base all’altezza degli aghi utilizzati, potrebbe esser utilizzato nella somministrazione di vaccini ottenendo un’amplificazione della risposta immunitaria in seguito all’attivazione delle cellule del Langherans che risiedono nell’epidermide. Metodi: Al fine di arrivare al deposito di un brevetto del nostro dispositivo transdermico e a un futuro trasferimento tecnologico, è stato effettuato un “business model” articolato nelle seguenti fasi: 1. analisi delle patologie target per l’utilizzo del nostro dispositivo; 2. competitive intelligence per analizzare le potenziali aziende che lavorano nell’ambito dei sistemi transdermici; 3. SWOT analysis della nostra cartuccia; 4. profilazione finale del prodotto; 5. simulazione della fase di commercializzazione e delle revenues. RELAZIONE ATTIVITÀ L’attività per questo progetto non è stata effettuata nell’ambito sperimentale bensì, come sopra espresso, è stato sviluppato un business model del dispositivo transdermico nell’ottica del technology transfer, sondando anche l’eventuale interesse di aziende biomedicali, e in secondo luogo sono state studiate opportune modifiche all’attuale brevetto italiano (depositato il 27 dicembre 2010) per consentirne un’estensione a brevetto internazionale PCT (depositato il 22 dicembre 2011). Il nostro scopo finale era quello di ottenere, da un’azienda, interessata allo sviluppo di nuovi dispositivi biomedicali, un finanziamento per la ricerca e sviluppo pre-clinico e clinico del nostro dispositivo. Sono stati valutati alcuni potenziali partner industriali, da noi precedentemente individuati, per creare un’alleanza strategica nel mondo healthcare. Questa prima fase (stesura business model) è stata un’utile premessa per consolidare la nostra decisione nel procedere verso un’estensione internazionale del brevetto italiano. A tal proposito nella seconda parte dell’anno abbiamo colmato alcuni aspetti rivelatisi lacunosi nel brevetto italiano, grazie anche a un maggior approfondimento dello stato dell’arte brevettuale internazionale. Si è proceduto dando particolare rilievo agli aspetti realmente innovativi e differenziativi del nostro dispositivo, a partire dai “claims”; sono state inoltre aggiunte o modificate alcune figure, in modo da chiarire e mettere in evidenza per esem- Ricerca corrente Sviluppo di una “cartuccia transdermica” per il rilascio controllato e modulabile di farmaci Responsabile: Gramatica Furio Linea di Ricerca 1 97 Linea di Ricerca 1 pio l’originalità della cartuccia transdermica con cappuccio protettivo per non rendere visibili i microaghi (come da richiesta delle ultime normative). Il business model, pur essendo tutt’oggi in fase di continua evoluzione, ha rivelato che la nostra cartuccia transdermica comprende tutte le caratteristiche necessarie per diventare un dispositivo realmente innovativo e concorrenziale sia in termini di adherence e compliance del paziente sia in termini di efficacia (dati presentati nella relazione intermedia della RC2011). L’analisi effettuata sulle patologie d’interesse, tenendo in considerazione i parametri costruttivi indicati nel brevetto italiano e PCT della nostra cartuccia, ha evidenziato che potremmo dirigerci verso il trattamento di patologie che prevedono l’utilizzo di farmaci iniettivi a dosi fisse anche per più volte al giorno. Per esempio potrebbe esser utile per il Diabete di tipo II che prevede l’uso di farmaci ipoglicemizzanti a base di GLP-1 (Byetta e Victoza), per il trattamento dell’Artrite Reumatoide (Enbrel), per il trattamento dell’Anemia (Aranesp) o per il Parkinson con farmaci a base di levodopa. La stesura per l’estensione a brevetto internazionale con le modifiche sopra descritte è stata effettuata nella seconda metà dell’anno e il brevetto PCT dal titolo: “Needle apparatus for the transdermal administration of drugs” è stato depositato il 22 dicembre 2011. Ricerca corrente Prodotti scientifici 98 Abstract (impattati): –– New Microtechnology-Enabled Biomedical Devices to Overcome the Skin Barrier. Bedoni M, Forvi E, Morasso C, Cassarà DG, Gramatica F. 41st Annual ESDR Meeting. 7-10 settembre. J Invest Dermatol. 2011; 131:S37. Brevetti: –– PCT/EP2011/073859: Applicant: Don Gnocchi Foundation. Inventors: Gramatica F, Forvi E, Bedoni M, Cassarà DG, Casella M. Title: Needle apparatus for the transdermal administration of drugs – 22 dicembre 2011. Sviluppo di piattaforme per la rilevazione e analisi di segnali biologici e comportamentali attraverso sensori indossabili e sensori ambientali e loro integrazione nella domotica sanitaria, l’home care, telemedicina e teleriabilitazione Responsabile: Di Rienzo Marco Background Da anni il Laboratorio di Ricerche Cardiovascolari (LaRC), porta avanti attività finalizzate allo sviluppo di metodiche non invasive e non intrusive 1) per la valutazione in fase di diagnosi e di trattamento farmacologico/riabilitativo della funzionalità cardiorespiratoria e dei suoi meccanismi di controllo e 2) per lo studio dei meccanismi patofisiologici legati a disfunzioni del controllo neurogeno del circolo e delle strategie di adattamento del sistema cardiovascolare a condizioni ambientali e comportamentali estreme. Alcune delle attività sono svolte in collaborazione con il WeST-Lab e il Laboratorio per l’Analisi dei Biosegnali. Obiettivi 1. Sviluppare metodiche per la valutazione della funzionalità elettromeccanica del cuore durante le 24 ore (in collaborazione con il WeSTLab) e del controllo neurogeno del circolo attraverso l’analisi della variabilità di segnali cardiovascolari e respiratori; 2. creare strumenti software per la valutazione del controllo barocettivo del cuore; 3. applicare le metodiche sviluppate per lo studio di patologie specifiche, per la valutazione degli effetti di trattamenti riabilitativi e farmacologici, e per lo studio dei meccanismi di controllo in condizioni ambientali alterate e/o comportamentali particolari (alta quota, stress gravitazionale durante voli parabolici). Metodi A valle di una valutazione delle problematiche relative, lo sviluppo delle metodologie si è basato sulla creazione e implementazione di procedure software e protocolli sperimentali innovativi. Tali metodiche sono quindi state utilizzate per la sperimentazione su pazienti e, nei soggetti sani, durante attività in condizioni estreme. Inoltre, come risultato delle attività svolte dal WeSTLab, si sono rese disponibili registrazioni di segnali di interesse cardiovascolare finora non trattati dal nostro laboratorio (impedenze toraciche, saturazione d’ossigeno, pulse wave velocity e sismocardiogramma, SCG). Si è quindi avviato lo sviluppo degli algoritmi necessari per l’analisi di questi segnali e l’estrazione dei parametri di interesse clinico, e si è proceduto al disegno dei protocolli di acquisizione e allo svolgimento delle attività sperimentali necessarie per la validazione dei risultati. RELAZIONE ATTIVITÀ L’attività principale di questo progetto ha riguardato lo sviluppo degli algoritmi per l’analisi del sismocardiogramma e delle sue correlazioni con l’ECG, il respiro e la velocità di trasmissione dell’onda sfigmica. Tali strumenti sono poi stati utilizzati per una serie di indagini sperimentali. La prima ha riguardato la verifica di fattibilità della rilevazione del segnale SCG attraverso la maglietta MagIC durante le 24 ore. In 5 soggetti sani è stata effettuata una registrazione di 24 ore in un giorno lavorativo. È necessario premettere che la stima del SCG è possibile solo quando il soggetto è fermo, poiché eventuali accelerazioni dovute al movimento mascherano le vibrazioni cardiache che sono estremamente deboli (nell’ordine dei milli-g). Dallo studio si è evidenziato che 1) per una corretta stima del SCG è sufficiente che il soggetto rimanga relativamente fermo per 5 secondi e 2) in media ciascun soggetto rimane spontaneamente fermo per più di 5 secondi diverse decine di volte per ciascuna ora del giorno e, ovviamente, quasi sempre durante la notte. Da questi dati si evince che nell’arco della giornata sia possibile avere un alto numero di rilevazioni del SCG, e valutare con estremo dettaglio la variabilità di questo segnale (e quindi della meccanica cardiaca) in risposta alle varie sollecitazioni imposte dalla vita quotidiana. Questi dati sono stati presentati al congresso IEEE EMBS 2012. La seconda applicazione ha riguardato la valutazione in 6 soggetti dell’effetto dell’ipossia sull’attività cardiaca durante il sonno in alta quota (4.554 m, Monte Rosa). Rispetto ai dati registrati a terra, l’analisi dei dati ha mostrato come nel sonno l’ipossia induca importati alterazioni nel SCG, con un aumento consistente della ampiezza della vibrazione associata al primo Linea di Ricerca 1 tono cardiaco, S1, e delle successive oscillazioni in bassa frequenza presenti nel segnale. Si è inoltre potuto dimostrare che tali alterazioni non erano correlate alla presenza delle apnee centrali, che come noto, caratterizzano il sonno in quota. Il significato biologico di questo risultato è oggetto di ulteriori approfondimenti. Anche i risultati di questo studio sono stati presentati al congresso IEEE EMBS 2012. Inoltre, si è sviluppato un pacchetto software che permette di ottenere dalle registrazioni di ECG e SCG una stima battito a battito dei principali intervalli sistolici (PEP, LVET e QS2) legati alla contrattilità cardiaca. Questa metodica è stata utilizzata per esplorare le variazioni di meccanica cardiaca durante variazioni posturali (supino vs ortostatismo) e durante l’attività quotidiana (in ufficio e nel tragitto verso casa). Attraverso questa metodica è stato possibile fornire, per la prima volta, una descrizione della dinamica battito a battito degli intervalli sistolici. Questi dati, uniti alla stima del controllo autonomo del cuore ottenuta attraverso l’analisi spettrale della frequenza cardiaca, sono stati oggetto di un articolo sottoposto al “Journal of Autonomic Neuroscience” e attualmente in fase di revisione. In autunno abbiamo inoltre partecipato a una campagna di voli parabolici e di test con l’Agenzia Spaziale Europea, allo scopo di valutare le variazioni nella meccanica cardiaca indotte dalla microgravità, e nel dicembre 2012 a un workshop sperimentale su ballistocardiografia e sismocardiografia organizzato a Vancouver dall’Aerospace Physiology Lab della Simon Fraser University. In quest’ultima occasione abbiamo avuto modo di confrontare, con esiti positivi, le misure del SCG ottenute dal nostro sistema indossabile, con quelle ottenibili in laboratorio e in condizioni controllate dalle metodiche tradizionali. Ulteriore attività del laboratorio ha riguardato la partecipazione a uno studio iniziato nel 2012 presso il Day Hospital e l’Unità di Riabilitazione Cardiologica del Centro SMN della Fondazione, e ancora in corso, sull’uso del farmaco Gylenia in pazienti affetti da sclerosi multipla. Lo studio prevede la valutazione degli effetti a lungo termine del farmaco sul sistema cardiovascolare. In questo ambito, il nostro laboratorio ha il compito di valutare gli effetti del farmaco sul control- Ricerca corrente 99 Linea di Ricerca 1 lo autonomo del cuore attraverso il monitoraggio del segnale ECG e della pressione arteriosa misurata in continuo con il sistema Finometer. I pazienti vengono monitorati per periodi di 20 minuti prima dell’inizio del trattamento, e poi 28 giorni, 3 e 6 mesi dopo la prima somministrazione. Le informazioni relative al controllo autonomo, in particolare barocettivo, del circolo vengono derivate attraverso un software appositamente sviluppato dal laboratorio. La sperimentazione attualmente coinvolge 40 pazienti trattati col farmaco e 24 come gruppo di controllo. Le analisi preliminari, da verificare con una più accurata analisi statistica al termine dello studio, sembrano indicare che a 3 mesi dalla prima somministrazione del farmaco possano esserci disfunzioni nel controllo barocettivo del cuore. Nel corso del 2012 si sono inoltre preparati e pubblicati due articoli, riportati nell’elenco allegato, relativi a lavori sperimentali effettuati negli anni scorsi. Il primo riguarda il ruolo del baroriflesso nello shock settico, mentre il secondo riguarda la validazione clinica del sistema MagIC per il monitoraggio dell’elettrocardiogramma. Per i dettagli sugli studi che hanno portato a queste pubblicazioni si rimanda ai lavori stessi e alle precedenti relazioni della ricerca corrente. Infine, in collaborazione con il Laboratorio di Biosegnali si è giunti alla pubblicazione di un lavoro che approfondisce l’analisi delle dinamiche non lineari presenti nella variabilità dei segnali cardiovascolari. Ricerca corrente Prodotti scientifici 100 Pubblicazioni: –– Di Rienzo M, Racca V, Rizzo F, Bordoni B, Parati G, Castiglioni P, Meriggi P, Ferratini M. Evaluation of a textilebased wearable system for the electrocardiogram monitoring in cardiac patients. Europace. 2012 Dec 20. [Epub ahead of print] PMID:23258818 [PubMed - as supplied by publisher]. –– Porta A, Castiglioni P, Bari V, Bassani T, Marchi A, Cividjian A, Quintin L, Di Rienzo M. K-nearest-neighbor conditional entropy approach for the assessment of the short-term complexity of cardiovascular control. Physiol Meas. 2013 Jan; 34(1):17-33. doi: 10.1088/0967-3334/34/1/17. Epub 2012 Dec 17. PMID:23242201 [PubMed - in process]. –– Radaelli A, Castiglioni P, Cerrito MG, De Carlini C, Soriano F, Di Rienzo M, Lavitrano ML, Paolini G, Mancia G. Infusion of E. Coli Lipopolysaccharides Toxin in Rats Produces an Early and Severe Impairment of Baroreflex Function in Absence of Blood Pressure Changes. Shock. 2012 Nov 8. [Epub ahead of print] PMID:23143068 [PubMed - as supplied by publisher]. Atti di Congresso con Doi: –– Di Rienzo M, Meriggi P, Vaini E, Castiglioni P. Rizzo F. 24h seismocardiogram monitoring in ambulant subjects, Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC), 2012 Annual International Conference of the IEEE, 2012, pp. 5050-5053, Aug. 28 2012-Sept. 1 2012. doi: 10.1109/ EMBC.2012.6347128. –– Castiglioni P, Meriggi P, Rizzo F, Vaini E, Faini A, Parati G, Di Rienzo M. Seismocardiography while sleeping at high altitude, Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC), 2012 Annual International Conference of the IEEE, 2012, pp. 3793-3796, Aug. 28 2012-Sept. 1 2012 doi: 10.1109/EMBC.2012.6346793. Background L’analisi strumentale del movimento umano, nelle sue componenti cinematiche, dinamiche ed elettromiografiche, consente di approfondire le conoscenze sulla fisiologia del movimento fondamentali per interpretare le alterazioni motorie che si osservano nei pazienti affetti da patologie del sistema neuro-muscolo-scheletrico. L’utilizzo di queste tecniche nei pazienti con disordini motori riveste un ruolo importante sia nella ricerca di base relativa ai meccanismi patofisiologici che nelle applicazioni cliniche per i seguenti aspetti: 1. quantificare le alterazioni locomotorie presenti in varie patologie nei diversi stadi della malattia (assessment/monitoring); 2. aiutare nella pianificazione dell’intervento terapeutico/riabilitativo (treatment decision making); 3. valutare quantitativamente l’efficacia di trattamenti terapeutici, chirurgici, riabilitativi, farmacologici (outcome assessment); 4. indirizzare nella scelta e personalizzare ausili, ortesi, protesi (device adaptation). La letteratura su questi temi è molto ampia, in particolare per quanto riguarda l’analisi del cammino in condizioni stazionarie, ma molto resta da fare nell’analisi di altri gesti motori sia di tipo locomotorio finora trascurati (per es. cammino con svolta, inizio del cammino, salita/discesa di gradini) che di tipo non locomotorio (stabilizzazione posturale, movimenti degli arti superiori, delle mani, del tronco, del capo). Obiettivi Obiettivo principale dello studio è lo sviluppo e l’ottimizzazione di protocolli sperimentali di analisi del movimento umano per l’approfondimento dei meccanismi fisiologici di controllo neuromotorio e per l’analisi delle alterazioni indotte da patologie specifiche a carico dei sistemi neuro-muscoloscheletrico. Ulteriore obiettivo è l’applicazione di tali protocolli su gruppi di soggetti sani, distinti per età, e gruppi omogenei di pazienti con disturbi motori, al fine di ottenere dei database suddivisi per età, patologia, gravità della malattia, oltre che i range di normalità. Nel corso del 2012 sono stati portati avanti i seguenti sottoprogetti: 1. analisi dell’attività locomotoria a regime e nelle transizioni di fase; 2. sviluppo di metodi per l’analisi del movimento degli arti superiori tramite sistemi inerziali; 3. analisi dei disturbi locomotori in pazienti con malattia di Charcot-Marie-Tooth. Metodi Come piattaforme tecnologiche sono state utilizzate le strumentazioni di analisi del movimento in dotazione presso il laboratorio di analisi del movimento LAM del Polo Tecnologico (sistema optoelettronico stereofotogrammetrico a 9 telecamere SmartD BTS, 2 piattaforme dinamometriche Kistler, elettromiografi wireless ZeroWire, Aurion e FreeEmg, BTS). Per l’elaborazione dei dati acquisiti sono stati sviluppati, in ambiente Matlab, dei modelli biomeccanici relativi ai segmenti corporei analizzati (arti inferiori, bacino, tronco, arti superiori, capo) e ai task motori considerati (locomozione, postura, reaching, grasping). È stata inoltre sviluppata una procedura per l’elaborazione del segnale EMG che, attraverso un algoritmo di fattorizzazione, consente di risalire ai moduli spinali di reclutamento dei diversi muscoli durante l’esecuzione di movimenti volontari. Inoltre sono stati utilizzati dei sistemi indossabili a sensori inerziali (Xsense e Technobody) per lo studio del movimento al di fuori del laboratorio (condizioni non confinate). RELAZIONE ATTIVITÀ Nel corso del 2012 sono stati portati avanti i seguenti sottoprogetti, alcuni dei quali già iniziati nell’anno precedente: 1. analisi dell’attività locomotoria a regime e nelle transizioni di fase. È stato sviluppato, sulla base di una collaborazione con il Prof. Bizzi del MIT di Boston, un metodo di elaborazione del segnale EMG per l’identificazione delle “sinergie muscolari” degli arti inferiori durante la locomozione. Questo metodo consente di ricavare informazioni Ricerca corrente Sviluppo e applicazione di metodologie per l’analisi del movimento umano in condizioni fisiologiche e in presenza di patologie del sistema neuro-muscolo-scheletrico Responsabile: Ferrarin Maurizio Linea di Ricerca 1 101 Ricerca corrente Linea di Ricerca 1 102 sul coordinamento motorio del SNC sulla molteplicità di muscoli coinvolti nei movimenti volontari e su come tale coordinamento risulta alterato in caso di lesioni cerebrali. La procedura è stata testata sui segnali EMG acquisiti da 24 muscoli (12 per arto) su un soggetto sano durante l’esecuzione di diversi task locomotori ed è stata poi applicata sui dati acquisiti su 3 soggetti emiplegici da ictus cerebrovascolare, per valutare i cambiamenti nei pattern di reclutamento da prima a dopo un trattamento riabilitativo intensivo su treadmill. I risultati di questa analisi preliminare hanno verificato il corretto funzionamento delle procedure di elaborazione (in termini di congruità con quanto riportato in letteratura per i soggetti sani) e hanno mostrato nei pazienti un miglioramento delle sinergie muscolari da pre a post-riabilitazione (specificatamente una maggiore stabilità del pattern di propulsione nella fase di stance del cammino e una riduzione della co-attivazione nella fase di swing); 2. sviluppo di metodi per l’analisi del movimento degli arti superiori tramite sistemi inerziali. È stato sviluppato un metodo per la valutazione strumentale dell’Action Research Arm Test (ARAT) tramite un sensore inerziale (Xsense) posizionato sul polso, il cui segnale accelerometrico è stato utilizzato per calcolare indici di durata (durata di ciascun task del Test e delle relative sottofasi di raggiungimento, presa, trasporto, rilascio, ritorno) e di fluidità del movimento (jerk index). Il metodo è stato applicato su 12 soggetti sani e 14 pazienti con Sclerosi Multipla. È risultato che i pz. con SM hanno eseguito i task dell’ARAT test con movimenti più lenti (durata: +70%, p<0,001) e più segmentati (JI: +16%, p<0,01) rispetto ai controlli. Anche le sotto-fasi di ogni task si sono dimostrate significativamente più lente e meno fluide. Le anomalie maggiori sono state riscontrate nelle fasi di manipolazione e rilascio dell’oggetto caratterizzate, rispettivamente, da un aumento della durata maggiore del 400% e del 200% e un aumento del jerk maggiore del 120% e del 40%, rispetto ai valori normativi. L’analisi degli Z-score relativi alla durata e all’indice di jerk ha dimostrato che entrambi i parametri sono significativamente correlati al punteggio attenuto all’ARAT e sono in grado di discriminare tra diversi livelli di compromissione dell’arto. Inoltre, lo Z-score relativo all’indice di jerk è risultato significativamente correlato al livello di tremore misurato tramite la Fahn Tremor Rating Scale. Nel corso del 2012 è stato anche pubblicato su rivista indicizzata (Morelli et al., 2012) un articolo metodologico di presentazione del sistema di monitoraggio dell’attività a videoterminale per lo studio dei disturbi muscoloscheletrici degli arti superiori, già presentato in una relazione precedente; 3. analisi dei disturbi locomotori nella malattia di CharcotMarie-Tooth. È continuata l’analisi strumentale longitudinale dei disturbi locomotori dei pazienti, adulti e bambini, con malattia di CMT. In particolare nel corso del 2012 sono stati analizzati altri 33 pazienti, di cui 18 di nuovo reclutamento, 6 al primo follow-up, 9 al secondo followup. Inoltre è stato pubblicato su rivista indicizzata (Gait & Posture) un lavoro sulla classificazione dei bambini con CMT basata sui dati di gait analysis (Ferrarin et al., 2012) ed è stata effettuata una presentazione a congresso sulla progressione della malattia di CMT nei pazienti adulti, tramite l’analisi del follow-up a 18 mesi dei dati strumentali (Lencioni et al., 2012). Lo studio di follow-up a 18 mesi nei soggetti in età evolutiva con CMT ha mostrato il seguente quadro: 18 su 19 pz. hanno modificato almeno uno dei due parametri biomeccanici associati ai segni primari (foot-drop e deficit di spinta), i pz. originariamente appartenenti al sottogruppo asintomatico (pseudo-normali-PN) ha peggiorato il deficit di foot-drop (-15%), quelli appartenenti al sottogruppo FD (con solo footdrop) non è cambiato significativamente, mentre quelli che presentavano sia FD che deficit di spinta (FD&POD) e che sono stati operati, hanno migliorato la spinta alla caviglia (+58%) e i pattern di movimento articolare prossimali. Gli score clinici non risultano significativamente modificati nei tre sottogruppi. Si può quindi concludere che: 1. l’analisi strumentale della locomozione riesce a evidenziare le modeste modifiche che avvengono nei giovani con CMT nell’arco di 18 mesi e che sfuggono alle valutazioni cliniche; 2. l’approccio chirurgico nei pz. con FD&POD riesce a migliorare la fase di push-off del cammino. Prodotti scientifici –– Morelli S, Grigioni M, Ferrarin M, Boschetto A, Brocco M, Maccioni G, Giansanti D. A monitoring tool of workers’ activity at Video Display Terminals for investigating VDTrelated risk of musculoskeletal disorders. Comput Methods Programs Biomed. 2012 Aug;107(2):294-307. doi: 10.1016/j.cmpb.2011.10.011. Epub 2011 Nov 26. PubMed PMID: 22119762. –– Cattaneo D, Ferrarin M, Jonsdottir J, Montesano A, Bove M. The virtual time to contact in the evaluation of balance disorders and prediction of falls in people with multiple sclerosis. Disabil Rehabil. 2012; 34(6):470-7. doi: 10.3109/09638288.2011.608144. Epub 2011 Oct 10. PubMed PMID: 21985076. –– Ferrarin M, Bovi G, Rabuffetti M, Mazzoleni P, Montesano A, Pagliano E, Marchi A, Magro A, Marchesi C, Pareyson D, Moroni I. Gait pattern classification in children with Charcot-Marie-Tooth disease type 1A. Gait & Posture. 2012 Jan; 35(1):131-7. doi: 10.1016/j.gaitpost.2011.08.023. Epub 2011 Sep 22. PubMed PMID: 21944474. –– Lencioni T, Marchesi C, Rabuffetti M, Bovi G, Pagliano E, Marchi A, Moroni I, Pareyson D, Ferrarin M. Gait classification in adult patients with different genotypes of CharcotMarie-Tooth disease, Gait & Posture, Volume 35, Supplement 1, April 2012, Pages S11-S12. –– Castagna A, Rabuffetti M, Mazzoleni P, Romito L, Franzini A, Albanese A, Ferrarin M. Zona incerta stimulation in a patient with post traumatic complex tremor: Instrumented evaluation, Gait & Posture, Volume 35, Supplement 1, April 2012, Pages S13-S14. –– Carpinella I, Rizzone MG, Lopiano L, Lanotte M, Zibetti M, Merola A, Ricchi V, Ferrarin M. Is there a dominant subthalamic nucleus? Evidence from the effect of deep brain stimulation on gait performance in subjects with Parkinson’s disease, Gait & Posture, Volume 35, Supplement 1, April 2012, Page S14. –– Mazzoleni P, Rabuffetti M, Bovi G, Pigini L, Ferrarin M. Comparative analysis of the biomechanical load of the up- Linea di Ricerca 1 per limbs in VDT operators, Gait & Posture, Volume 35, Supplement 1, April 2012, Page S32. –– Castagna A, Rabuffetti M, Romito L, Franzini A, Albanese A, Montesano A, Ferrarin M. Quantitative analysis of posttraumatic tremor following zona incerta stimulation. XVI Int Congr of Parkinson’s Disease and Movement Disorders 17-21 June 2012. –– Jonsdottir J, Lencioni T, Rabuffetti M, Cattaneo D, Montesano A, Ferrarin F. Changes in modular organization during walking of persons with hemiparesis after stroke following task oriented rehabilitation, comparison with motor modules of healthy persons. XIII SIAMOC Congress 2012 Gait & Posture (in press). –– Giansanti D, Morelli S, Maccioni G, Ferrarin M, Grigioni M. Portable kit for monitoring the activity at the Video Display Terminal, submitted to GNB2012, Rome 26-29 June 2012. –– Lencioni T, Rabuffetti M, Bovi G, Marchesi C, Pagliano E, Moroni I, Pareyson D, Ferrarin M. Natural history of CMT disease: a 18months follow-up study through gait analysis. XIII SIAMOC Congress 2012, Gait & Posture (in press). Ricerca corrente 103 Linea di Ricerca 1 Sviluppo e applicazione di tecnologie innovative per la neuroriabilitazione Responsabile: Ferrarin Maurizio BACKGROUND La riabilitazione di pazienti con disabilità motorie può trarre notevole vantaggio dalle possibilità offerte dalle tecnologie avanzate. Dalla letteratura emerge, per esempio, che l’uso della stimolazione elettrica funzionale nelle fasi precoci postictus facilita il recupero del controllo volontario del movimento se viene applicata in un contesto di riabilitazione orientata al task motorio. Lo stesso sembra avvenire attraverso l’utilizzo di sistemi robotici che assistono il movimento o creano campi di forze adattativi tali da indurre apprendimento motorio. L’efficacia di questi approcci è poi facilitata dal fornire al paziente dei feedback informativi su come viene svolto il compito o sulle caratteristiche qualitative di alcune variabili biologiche (biofeedback). Per ora questi approcci sono stati sviluppati e testati su casistiche molto ridotte (prevalentemente composte da pz. post-ictus) a causa della complessità della strumentazione disponibile. È quindi importante ottimizzare gli strumenti, per favorirne un uso clinico più ampio, ed estendere le applicazioni a diverse patologie del sistema nervoso, sia con insorgenza acuta che di tipo degenerativo. Ricerca corrente Obiettivi 104 Obiettivo del progetto è lo sviluppo di tecnologie innovative per la riabilitazione motoria di soggetti con lesioni del sistema neuro-muscolo-scheletrico. L’attività di ricerca riguarda lo studio esplorativo di nuove tecnologie di ausilio alla riabilitazione motoria, la progettazione di dispositivi innovativi, anche sulla base di simulazioni modellistiche, la realizzazione di prototipi, la loro validazione tecnica e l’applicazione pilota su pazienti. In particolare Le tecnologie considerate riguardano la stimolazione elettrica funzionale (FES), i dispositivi robotici a interfaccia aptica, i sistemi di biofeedback. Nel corso del 2012 sono stati portati avanti i seguenti sottoprogetti: 1. ottimizzazione di sistemi di FES a controllo elettromiografico e loro applicazione per la riabilitazione dell’arto superiore in pz. con emiplegia (progetto MeCFES); 2. sviluppo e applicazione di protocolli per la riabilitazione dell’arto superiore basati su sistemi aptici robotizzati; 3. sviluppo di sistemi indossabili per la riabilitazione locomotoria e posturale di pazienti con malattia di Parkinson (progetto GamePad). Metodi 1. Questa attività si basa sull’uso del sistema MeCFES (Myoelectrically Controlled Functional Electrical Stimulator), uno stimolatore elettrico funzionale sviluppato nel corso degli anni precedenti presso il Polo Tecnologico della FDG. La peculiarità del sistema è che l’intensità della stimolazione erogata viene controllata in modo proporzionale dal segnale EMG registrato su un muscolo del paziente, permettendo quindi un controllo volontario diretto del paziente sul reclutamento dei muscoli paretici. Il recente sviluppo di un sistema a due canali di registrazione EMG e di stimolazione ha consentito di aumentare l’applicabilità del dispositivo e l’implementabilità di esercizi riabilitativi su più muscoli simultaneamente. È in corso la valutazione del sistema MeCFES multicanale tramite uno studio RCT su pz. emiplegici da ictus in fase post-acuta (<6 mesi) o cronica (>6 mesi) in collaborazioni con le stroke unit degli osp. di Niguarda e di Monza, e con l’Ist. Palazzolo della FDG. Il sistema viene impiegato durante 25 sedute di fisioterapia quotidiane e ne viene valutata l’efficacia a livello di funzionalità dell’arto superiore (test ARAT, Fugl-Meyer), disabilità (IPPA, Q-DASH) e qualità di vita (SF-16). 2. L’attività relativa allo sviluppo di protocolli per la riabilitazione dell’arto superiore fa uso di un sistema aptico robotizzato denominato “Braccio di Ferro”, un manipolatore attuato a 2 gradi di libertà in grado di generare delle forze sul manipolatore in funzione del movimento esercitato dal paziente. Il sistema fornisce inoltre un feedback visivo su monitor della posizione del manipolatore rispetto a uno scenario virtuale mediante il quale si possono somministrare esercizi di pointing e tracking. Il sistema è stato applicato durante sedute di fisioterapia su pazienti con Sclerosi Multipla e post-stroke. In particolare è stata confrontata, su pazienti con SM, l’efficacia di un trattamento riabilitativo con o senza componenti manipolative (vedi paragrafo risultati). 3. Per il progetto GamePad, finalizzato allo sviluppo di sistemi indossabili per la riabilitazione locomotoria e posturale di pazienti con malattia di Parkinson, si è scelto di utilizzare un sistema indossabile total-body, costituito da 10 unità inerziali (TMA, Tecnobody, Italy) raggruppate in 5 coppie posizionate, rispettivamente, sugli arti inferiori (coscia e gamba), superiori (braccio e avambraccio), tronco e bacino. Ogni unità inerziale è composta da magnetometro, accelerometro e giroscopio triassiali e trasmette i dati al PC (fs=50 Hz) in modalità wireless. Nella programmazione del dispositivo sono stati finora implementati 3 esercizi relativi al controllo del tronco in standing, in tandem stance e durante la salita-discesa da un gradino. In tali esercizi, ai pazienti viene fornito come feedback visivo l’andamento temporale degli angoli di inclinazione antero-posteriore e medio-laterale del tronco. Il compito è di controllare le oscillazioni di tali angoli mantenendole inferiori a una soglia visualizzata sullo schermo. Finora tali esercizi sono stati testati su 4 pazienti con MP per 10 sedute ciascuno per valutarne l’applicabilità in ambiente clinico. RELAZIONE ATTIVITÀ 1. È stata completata la realizzazione hardware e firmware del dispositivo MeCFES bicanale ed è stata depositata la domanda per la brevettazione di un particolare aspetto circuitale (Domanda brevetto n. TV2012A000026). Sono stati implementati ulteriori programmi per l’utilizzo del segnale EMG anche in modalità inibitoria, opzione utile nei casi di iperattività muscolare. Per quanto riguarda lo studio RCT su pz. post-ictus sono stati finora reclutati 27 pazienti (19 sub-acuti, 8 cronici) di cui 14 trattati e 13 di controllo. Dall’analisi dei dati finora raccolti, emerge una maggior efficacia del MeCFES rispetto alla terapia standard nel miglioramento della funzionalità dell’arto superiore (Test ARAT), ma bisognerà attendere il completamento dello studio per stabilire la significatività statistica di questi risultati. Nel 2012 è stata completata la stesura e sottomissione di due lavori a riviste indicizzate: uno riguarda lo studio pilota di efficacia del MeCFES nella riabilitazione della mano di pz. post-ictus (Thorsen et al., in press su J Rehab Res Dev) e il secondo è relativo alla cor- Linea di Ricerca 1 relazione tra livello della lesione midollare, forza muscolare e funzionalità della mano in pazienti con lesione spinale cervicale (in fase di revisione finale da parte dell’European J Phys Rehabil Medicine). È infine conclusa l’analisi dei dati relativi all’efficacia del sistema MeCFES come strumento di ausilio per pazienti tetraplegici da lesione cervicale ed è in corso la scrittura di un lavoro. 2. Nell’ambito della riabilitazione assistita da braccio robotico, nel 2011 si è concluso lo studio comparativo di efficacia tra esercizi con e senza componenti manipolative. I 22 pazienti con SM sono stati allocati a uno dei due protocolli, entrambi di 8 sedute. I risultati hanno mostrato che entrambi i protocolli di robot therapy hanno prodotto una riduzione del tremore, un miglioramento della cinematica e delle abilità funzionali degli arti superiori. Inoltre, il protocollo con componenti manipolative ha determinato, rispetto all’altro, un guadagno funzionale maggiore nei task di presa grossolana (grasp ARAT score: +77,4% vs +29,5%, p=0,035) ma non in quelli di presa fine (precision grip). Questi risultati sono stati pubblicati sull’IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng (Carpinella et al., 2012). 3. Il sistema indossabile per la riabilitazione basato su sensori inerziali è stato utilizzato dai terapisti su pz. con Malattia di Parkinson durante sessioni fisioterapiche in palestra: complessivamente l’applicabilità del sistema è stata valutata in 40 differenti sedute con risultati incoraggianti per quanto riguarda l’usabilità, sia da parte dell’operatore che del paziente. Inoltre, i dati estratti hanno fornito indicazioni compatibili con un miglioramento delle capacità di controllo del tronco da parte dei pazienti. A titolo esemplificativo, in Fig. 1 vengono riportati i segnali relativi alla variazione dell’angolo di inclinazione antero-posteriore del tronco durante l’esecuzione del task in tandem stance di un soggetto prima e dopo trattamento, da cui si deduce una notevole riduzione delle oscillazioni (RMS pre=5,9°; RMS post=2,1°). Sono stati individuati alcuni aspetti critici che si intende superare col procedere dei lavori: in particolare, la modalità di feedback scelta dovrà essere più facilmente leggibile e interpretabile per tenere conto dei deficit cognitivi che possono accompagnare la malattia. Ricerca corrente 105 Linea di Ricerca 1 PRODOTTI SCIENTIFICI – Carpinella I, Cattaneo D, Bertoni R, Ferrarin M. Robot training of upper limb in multiple sclerosis: comparing protocols with or without manipulative task components. IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng. 2012 May; 20(3):35160. doi: 10.1109/TNSRE.2012.2187462. PubMed PMID: 22623407. – Bonora G, Carpinella I, Cattaneo D, Ferrarin M. The “Gamepad” project: development of new instrumental methods for motor reahbilitation in subjects with Parkinson’s Disease. Submitted to XIII SIAMOC Congress 2012 (in press). – Del Din F, Del Din S, Bertoldo S, Sawacha Z, Rabuffetti M, Laganà M, Jonsdottir J, Baglio F, Rigato A, Rovaris M, Cobelli C, Ferrarin M. “fMRI and Gait Analysis in Post-Stroke Biofeedback Rehabilitation: a Case Study”, Rome 26-29 June 2012. Angolo di inclinazione antero-posteriore 15 pre (RMS=5.915) post (RMS=2.079) Angolo [°] 10 5 0 -5 -10 Fig. 1 10 20 30 40 50 Ricerca corrente tempo [s] 106 Andamento pre-post dell’angolo di inclinazione antero-posteriore del tronco in uno dei soggetti trattati Tecniche avanzate di analisi di biosegnali: sviluppo di algoritmi per sistemi complessi e dispositivi portatili Responsabile: Castiglioni Paolo BACKGROUND Lo sviluppo tecnologico mette a disposizione dispositivi portatili per misure fisiologiche non intrusive di lungo periodo. Da questa opportunità nasce l’esigenza di estrarre informazioni affidabili sulla salute del paziente da registrazioni ottenute in condizioni meno controllate che in laboratorio, tenendo inoltre conto delle inerenti caratteristiche di complessità dei segnali così ricavati. In particolare sono ora disponibili dispositivi per rilevare segnali elettrocardiografici (ECG) e accelerometrici sul lungo periodo senza interferire con le attività del soggetto. La quantità di dati a disposizione richiede nuovi algoritmi per valutare automaticamente l’affidabilità di tali misure e per estrarne informazioni di utilità clinica. Inoltre si diffonde l’uso di dispositivi portatili per il monitoraggio ambulatorio della pressione arteriosa su 24 ore. La dinamica di questo segnale può contenere informazioni sullo stato di salute del paziente, come l’eventuale presenza di sodio-sensibilità. È questo un fattore di rischio spesso non diagnosticato perché classificare un paziente come sodio-sensibile o sodio-resistente richiede procedure laboriose, con diete a basso e alto carico di sodio. È stato però suggerito che una dieta troppo ricca di sale inibisce la caduta pressoria notturna nell’iperteso sodiosensibile. Se simili alterazioni si verificassero anche durante dieta abituale, si potrebbe stimare il rischio di sodio-sensibilità da un semplice monitoraggio pressorio. Durante tali monitoraggi, la presenza di innumerevoli stimoli ambientali, di strutture anatomiche con geometria frattale e di interazioni tra sistemi fisiologici di controllo, può produrre segnali con peculiari dinamiche “complesse”. Per ricavare informazioni di utilità clinica, si richiedono quindi algoritmi disegnati per quantificare aspetti di “complessità”, come la dimensione frattale del segnale. In genere la stima della dimensione frattale richiede lunghe serie temporali mentre, in applicazioni cliniche, si ha a disposizione un numero limitato di misure. È quindi importante disporre di metodi affidabili Obiettivi Diversi sono stati gli obiettivi di questo progetto. Il primo obiettivo ha riguardato la definizione di nuovi algoritmi per estrarre informazioni di interesse clinico da dispositivi di monitoraggio ambulatorio della pressione. In particolare, scopo di questa parte del progetto è stato di verificare se è possibile valutare il rischio di sodio-sensibilità da monitoraggi pressori eseguiti durante dieta abituale, e di stimare la dimensione frattale delle serie derivate da tali monitoraggi. Il secondo obiettivo ha riguardato la definizione di algoritmi d’analisi per segnali ECG e accelerometrici registrati in soggetti liberi di muoversi per quantificare in modo automatico la qualità dei segnali e per ricavare informazioni sulla meccanica cardiaca. Il terzo obiettivo è stato proporre e validare nuovi algoritmi per descrivere in modo efficace le caratteristiche di complessità dei segnali fisiologici, e in particolare per valutare il ruolo giocato dal sistema nervoso autonomo nel determinare la struttura frattale dei tracciati cardiovascolari. Metodi Per lo studio di nuovi metodi di analisi per monitoraggi ambulatori di pressione su 24 ore, si sono considerate registrazioni raccolte dal reparto di Cardiologia della Fondazione Don Gnocchi di Parma in 46 ipertesi non trattati. Questi soggetti erano poi stati sottoposti al test dietetico tradizionale per la stima dell’indice di sodio-sensibilità e per essere classificati come soggetti sodio-sensibili o sodio-resistenti. Dal monitoraggio pressorio si è identificata l’eventuale presenza di “nondipping pressorio notturno” e di elevata frequenza cardiaca come possibili indicatori di sodio-sensibilità. I pazienti sono stati suddivisi in classi di rischio: basso rischio se assenti entrambi gli indicatori; rischio intermedio se presente un solo indicatore; alto rischio se presenti entrambi gli indicatori. È stato inoltre proposto un indice di rischio di sodio-sensibilità ricavato esclusivamente dal monitoraggio pressorio, moltiplicando la caduta pressoria notturna con la frequenza cardiaca. Per la stima della dimensione frattale delle serie pressorie, è stato testato un nuovo algoritmo su segnali sintetizzati di dimensione frattale nota. L’algoritmo è stato poi applicato separatamente su tracciati diurni e notturni in due volontari sani. Per valutare automaticamente la qualità dei tracciati ECG, è stato progettato un algoritmo basato sulla “Cepstral Analysis”, poi testato su registrazioni in volontari, confrontando la classificazione dell’algoritmo con quella manuale effettuata da esperti. Si è inoltre proposto un algoritmo basato sull’analisi congiunta di ECG e accelerazioni sternali per identificare i suoni cardiaci, poi testato su registrazioni in 7 volontari, in posizione supina ed eretta, e su polisonnografie ottenute a livello del mare e a 4.554 m di quota in due ulteriori volontari. I segnali sono stati raccolti col dispositivo MagIC in collaborazione con il laboratorio WeSTLab e il reparto di Medicina Sportiva della Fondazione Don Gnocchi di Milano, e con l’Ospedale S. Luca di Milano. Per valutare l’influenza del sistema nervoso autonomo sulle caratteristiche di complessità dei segnali cardiovascolari, sono stati analizzati tracciati precedentemente registrati in 9 volontari sani prima e durante blocchi autonomici selettivi, e in 11 ratti prima e durante blocco simpatico completo in collaborazione col dipartimento di Fisiologia dell’Università di Lione e con l’Ospedale San Gerardo di Monza. In collaborazione con l’Istituto di malattie cardiovascolari di Zagabria, si è invece valutata l’efficacia degli indici di complessità della frequenza cardiaca nel descrivere alterazioni del controllo simpatico cardiaco in 25 pazienti affetti da sindrome di Takotsubo. RELAZIONE ATTIVITÀ Il gruppo di pazienti classificati “ad alto rischio di sodiosensibilità” sulla base del monitoraggio pressorio ha un indice di sodio-sensibilità e una prevalenza di soggetti sodiosensibili (come ottenuti dal test tradizionale) sostanzialmente maggiori del gruppo a “basso rischio”. Inoltre l’indice di sodio-sensibilità ricavato unicamente dal tracciato pressorio si correla significativamente con l’indice tradizionale. È quindi possibile ricavare informazioni sul rischio di sodio-sensibilità da un semplice monitoraggio pressorio durante dieta abitua- Ricerca corrente per il calcolo della dimensione frattale di serie di lunghezza limitata. Per quanto poi riguarda i meccanismi di regolazione cardiocircolatori, è ancora poco nota l’influenza del sistema nervoso autonomo sulle caratteristiche di complessità dei segnali di frequenza cardiaca e di pressione arteriosa. Linea di Ricerca 1 107 Ricerca corrente Linea di Ricerca 1 108 le. Inoltre l’analisi di dati sintetizzati indica che si può stimare la dimensione frattale di serie stocastiche di lunghezza pari a quelle ricavabili da monitoraggi pressori nei sottoperiodi diurno e notturno. L’applicazione su dati ottenuti in volontari suggerisce la presenza di modulazioni giorno-notte indipendenti dalla variabilità complessiva del segnale. Il confronto tra classificazione automatica e manuale della qualità del segnale ECG ha mostrato la capacità dell’algoritmo proposto in questa ricerca di identificare in tempo reale artefatti e alterazioni del segnale, e di riconoscere la derivazione migliore in tracciati a più derivazioni. L’algoritmo per identificare i suoni cardiaci è stato capace di distinguere l’istante di occorrenza nel battito cardiaco del primo e secondo suono, rivelando significative differenze legate alla postura o dovute alla ipossia che si verifica durante sonno in alta quota. Gli esperimenti con blocco autonomico selettivo hanno mostrato che indici di complessità a breve termine dipendono principalmente dalle efferenze vagali per la frequenza cardiaca, e dalle efferenze simpatiche per la pressione arteriosa sistolica. Ciò suggerisce che le informazioni ricavabili dalla dinamica complessa a breve termine della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca sono complementari. Inoltre i blocchi autonomici hanno indicato che le efferenze vagali contribuiscono con una componente di “rumore bianco” alla struttura frattale dei segnali cardiovascolari, mentre le efferenze simpatiche contribuiscono con una componente di moto browniano, sia nel modello animale che nell’uomo. I risultati sono verosimilmente dovuti alla differente dinamica di diffusione e riassorbimento dei neurotrasmettitori simpatici e vagali. Infine l’analisi delle registrazioni in pazienti con sindrome di Takotsubo ha mostrato che rispetto agli indici di variabilità cardiaca tradizionalmente impiegati, alcuni indici di complessità sono più sensibili nel descrivere le alterazioni del controllo ortosimpatico associate a questa condizione clinica. Prodotti scientifici Articoli: –– Castiglioni P, Parati G, Brambilla L, Brambilla V, Gualerzi M, Di Rienzo M, Coruzzi P (2011). Detecting sodium-sensitivity in hypertensive patients: information from 24-hour ambulatory blood pressure monitoring. Hypertension. 57(2):180-5. –– Castiglioni P, Parati G, Lombardi C, Quintin L, Di Rienzo M (2011). Assessing the fractal structure of heart rate by the temporal spectrum of scale exponents: a new approach for detrended fluctuation analysis of heart rate variability. Biomed Tech (Berl). 56(4):175-83. –– Krstacic G, Parati G, Gamberger D, Castiglioni P, Krstacic A, Steiner R (2012). Heart rate variability and nonlinear dynamic analysis in patients with stress-induced cardiomyopathy. Med Biol Eng Comput Aug. –– Porta A, Castiglioni P, Di Rienzo M, Bari V, Bassani T, Marchi A, Takahashi ACM, Tobaldini E, Montano N, Catai AM, Barbic F, Furlan R, Cividjian A, Quintin L (2012). Short-term complexity indexes of heart period and systolic arterial pressure variabilities provide complementary information. J Appl Physiol 15; 113(12):1810-20. Proceedings: –– Castiglioni P, Di Rienzo M, Parati G, Faini A (2011). Fractal Dimension of Mean Arterial Pressure and Heart-Rate Time Series from Ambulatory Blood Pressure Monitoring Devices. In: Computing in Cardiology 2011 vol. 38, 593596. –– Castiglioni P, Meriggi P, Faini A, Di Rienzo M (2011). Cepstral Based Approach for Online Quantification of ECG Quality in Freely Moving Subjects. In: Computing in Cardiology 2011 vol. 38, 625-628. –– Castiglioni P, Meriggi P, Rizzo F, Vaini E, Faini A, Parati G, Merati G, Di Rienzo M (2011). Cardiac sounds from a wearable device for sternal seismocardiography. Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC), 2011 Annual International Conference of the IEEE, 4283-6. –– Castiglioni P, Meriggi P, Rizzo F, Vaini E, Faini A, Parati G, Di Rienzo M (2012). Seismocardiography while sleeping at high altitude. Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC), 2012 Annual International Conference of the IEEE, 3793- 3796. –– Castiglioni P (2012). Self-similarity in physiological time series: New perspectives from the temporal spectrum of scale exponents. In: Lecture Notes in Computer Science, Valutazione genetica e funzionale delle qualità neuromuscolari (guida alla prescrizione dell’esercizio fisico terapeutico) Responsabile: Melchiorri Giovanni Background Il progetto di ricerca “Valutazione genetica e funzionale delle qualità neuromuscolari” prevedeva all’atto della presentazione una durata di 36 mesi. La necessità di un tempo così lungo era motivata dalla necessità di ottenere la necessaria strumentazione (elettromiografo e dinamometro) e il materiale per la valutazione genetica e dalla complessità della procedura sperimentale. Con i fondi già stanziati da questa Fondazione nel precedente anno abbiamo potuto comperare solo l’elettromiografo per cui non è stato possibile iniziare i test. I due tipi di valutazione, elettromiografica di superficie e genetica, infatti dovrebbero essere svolti negli stessi giorni. Non potendo disporre dei kit per la valutazione genetica abbiamo dovuto rimandare l’inizio della procedura sperimentale. Con i prossimi fondi che dovrebbero essere erogati in questo anno sarà possibile comperare il materiale per la valutazione genetica e quindi entrare nella fase sperimentale vera e propria. Intanto abbiamo concluso l’addestramento all’utilizzo del nuovo e più sofisticato elettromiografo di superficie e contattato i soggetti che dovrebbero parteciapare a questo studio. I soggetti che parteciperanno volontariamente alla ricerca si sono recati presso il Centro S. Maria della Pace di Roma dove hanno conosciuto le finalità e le modalità del progetto di ricerca. Contestualmente è stato eseguito un esame clinico e raccolta un’anamnesi patologica e sportiva per ottimizzare il loro insermento nei “sottogruppi” previsti dal progetto di ricerca. Obiettivi Migliorare la prescrizione dell’esercizio terapeutico. Metodi Confronto tra la valutazione funzionale e il patrimonio genetico. RELAZIONE ATTIVITÀ Addestramento con le nuove strumentazioni. Iniziato il reclutamento. Ricerca corrente Vol. 7548, 2012 LNBI, Springer Berlin Heidelberg, pp. 164175. ISBN 978-3-642-35685-8. –– Castiglioni P, Di Rienzo M, Radaelli A (2012). Effects of Sympathetic Ganglionic Blockade on Fractal and Spectral Components of Blood Pressure and Heart Rate in FreeMoving Rats. Proceedings of the 7th Esgco 2012, April 2225, 2012, Kazimierz Dolny, Poland; O04. Abstract: –– Castiglioni P, Parati G, Brambilla L, Brambilla V, Gualerzi M, Di Rienzo M, Coruzzi P (2011). Reduced nocturnal pulse pressure dipping in salt-sensitive mild hypertensive subjects also during habitual diet. A screening tool for sodium sensitivity? Journal of Hypertension, 1A.08, 29, e-Supplement A. –– Castiglioni P, Parati G, Brambilla L, Brambilla V, Gualerzi M, Di Rienzo M, Coruzzi P (2011). A novel index of sodium-sensitivity derived from 24-hour ambulatory blood pressure recordings performed under usual diet. Journal of Hypertension, PP31.76, 29, e-Supplement A. –– Castiglioni P, Di Rienzo M, Radaelli A (2012). Sympathetic Tone and Self-Similarity of Blood Pressure and Heart Rate in Free Moving Rats. World Congress on Medical Physics and Biomedical Engineering, WC2012, Beijing 2012, A11648, TH.09/02.2-6. –– Castiglioni P, Di Rienzo M, Meriggi P, Faini A (2012). Online Quantification of ECG Signal Quality by Cepstral Analysis. World Congress on Medical Physics and Biomedical Engineering, WC2012, Beijing 2012,A11653, TH.09/03.1-7. Linea di Ricerca 1 109