Dinamico
=
“in costruzione”
Il mondo attuale è dinamico quindi è in costruzione. La
politica è la scienza della costruzione della società
• La costruzione dinamica
implica un sistema che
sia:
• Reale
• Dinamico
• Universale
• Concreto
Sette pilastri
•
La costruzioni si poggia su
sette pilastri della sapienza:
1)
2)
3)
4)
Dio Creatore e Padre
La religione
La tradizione
La Fede nella verità
5) Persona-cellula
6) Società dinontorganica
7) Chiesa dinamica
I primi quattro fondano la sapienza, danno forza e stabilità; sono
patrimonio del cristiano da sempre
Gli altri tre pilastri fondano la sapienza dinamica del futuro
Tutti i pilastri sono concatenati tra di loro e reggono la costruzione.
L’”ossatura” del cristiano
•
I primi quattro pilastri formano l’ossatura del cristiano da
sempre e dunque anche del cristiano del futuro; ma il
“cristiano del futuro” deve aggiungere anche i tre pilastri
dinamici
non dimentichiamo mai la compresenza dei sette pilastri
Il cristiano è colui che scoprendosi persona-cellula
costruisce l’organismo dinamico religioso che è la Chiesa
(dinamica, ontologica ed organica da sempre) e costruisce
l’organismo dinamico “secolare” che è la società civile
(cominciata ad essere dinontorganica a partire dalla
rivoluzione industriale).
Soffermiamoci sul sesto pilastro quello della società civile
dove è possibile ritrovare:
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La Politica,
L’Economia,
L’Impresa,
Lo Stato,
La Democrazia,
La Libertà, Etc…
• “L’attuale società dinamica, vista nella sua realtà
profonda, si scopre come organismo dinamico. Questa è la
sua essenza reale, che stabilisce il tipo di società
organico-dinamica. Il quale tipo, in concreto, potrà
incarnarsi in cento modelli di società organico-dinamica
(Demaria, La questione democristiana, pp. 49-50).
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•
Il tipo di società ha valore ideologico, il modello ha valore
politico; “la distinzione tra tipo e modello di società ha
un’importanza enorme, specie per gli uomini politici […].
È ovvio che gli uomini politici lavorano sul modello
politico di società, che come concreta realtà politica in
un dato paese e in un dato momento storico è un identico
problema per tutti.
Ma non si dimentichi che il modello incarna il tipo della
rispettiva ideologia! E se gli uomini politici in questione
sono privi della ‘loro’ ideologia? Presto o tardi sarà la
tragedia di se stessi e del loro partito con immenso danno
dello stesso modello di società e del rispettivo paese”
(Demaria, La questione democristiana, p. 51).
• In sintesi
• Il tipo di società sarà l’anima del modello
esistenziale contingente
Politica
• L’uomo è per sua natura zòon politikòn;
animale politico(Aristotele,Politica)
•
«L’aria che l’uomo moderno respira, è come impregnata di politica ed economia. E sarà così
sempre più in avvenire, nella misura in cui, col progresso si moltiplicheranno e si
complicheranno i rapporti tra gli uomini: nella misura cioè, in cui in pratica si accentua la
socialità del genere umano. Politica ed economia, infatti, sono espressioni più immediate,
anche se le più materiali (e a volte le più brutali), di questa socialità, e avvolgeranno nella
propria atmosfera e impregneranno di sé l’uomo ognor più, nella misura appunto in cui col
progresso si sviluppa l’espressione concreta della società stessa». T. Demaria,
Cristianesimo e realtà sociale, Velate di Varese 1959, p. 117.
Origine della economia e della politica
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«Economia» significa amministrazione della casa. «Politica» invece significa governo della città.
L'economia pertanto ha un riferimento diretto alla vita familiare. La politica invece ha un
riferimento diretto alla vita pubblica.
Il bisogno fondamentale della famiglia è quello di vivere. Il bisogno fondamentale della città è
quello di armonizzare la vita pubblica. Dal primo bisogno è nata l'economia; dal secondo, la
politica.
Il bisogno di vivere, che è il bisogno fondamentale dell'individuo e della famiglia, importa la
necessità di un insieme di beni materiali, dei quali il più elementare è il cibo.
Il cibo può essere offerto spontaneamente all'uomo dalla natura, come avviene abitualmente per
gli animali. Oppure dev'essere procacciato e prodotto dall'uomo.
La prima possibilità per l'uomo è minima; assume il significato di una ipotesi preistorica, che
rimane fantastica anche come tale. La cosa normale per l'uomo è e fu quella di procacciarsi o
prodursi il cibo per propria iniziativa.
Da questa iniziativa è nato il lavoro.
Col lavoro l'uomo si è trovato in grado di provvedersi non solo il cibo, ma un'infinità di beni
materiali diversi, in modo da poter soddisfare una molteplicità di bisogni reali o fittizi: la casa, le
vesti, gli ornamenti, i mezzi di locomozione, gli stessi strumenti di lavoro; ed anche quei beni
materiali che servono però ai bisogni della vita dello spirito, come templi, tombe, immagini sacre,
opere d'arte, ecc.
Così l'economia, che si può dire nasca dal bisogno del cibo, si sviluppa nella produzione di ogni
sorta di beni materiali, e il lavoro umano diventa il suo grande motore, che si pone al centro di
essa. Cfr.T. Demaria, Sintesi sociale cristiana, Bologna 1975, p.288.
Le cose si complicano
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è il lavoro umano che provoca la complicazione dell'economia.
La prima complicazione deriva dal fatto che l'economia come produzione di beni
materiali non può restar chiusa in famiglia, interessa necessariamente la vita
pubblica, e dunque la politica.
In altre parole, benché l'economia sia nata come economia domestica, non ha
tuttavia potuto vivere e svilupparsi che come economia politica.
Ben presto economia e politica si trovarono legate l'una all'altra, e la loro sorte si è
condizionata reciprocamente.
L'economia ha bisogno della politica per tutelarsi e per espandersi. La politica ha
bisogno dell'economia per i suoi sogni di potenza. Da questa specie di congiura
nasce il mito della ricchezza, favorito da quel mezzo di scambio che si chiama
moneta. Cfr.T. Demaria, Sintesi sociale cristiana, Bologna 1975, p.289.
Come realizzare questo mito? Proprio con il lavoro umano.
Accaparrarsi il lavoro umano significava e significa realizzare questo mito (sfruttamento dell’uomo
– schiavitù- , appropriazione degli strumenti di lavoro –in modo che il lavoratore sia costretto, poco
o tanto, a lavorare a beneficio del detentore di essi-)
«Oggi il ruolo giocato dalla politica nella compagine culturale dei popoli
(almeno nei paesi più evoluti) è tanto invadente e onnicomprensivo che
si arriva ad affermare che tutto è politica».
M. Montani, Filosofia della cultura, Roma 19962, p.149.
«Questo nuovo mondo dinamico secolare è un mondo politico in modo
esasperato, perché la politica è una dimensione essenziale di esso». T.
Demaria, Un tema complesso sullo sfondo dell’ideologia come
strumento ideologico, Verona 1984, p. 10.
Che cos’è la Politica?
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Per i greci, era teoria della polis, organizzazione della vita degli individui che risiedevano in un
dato territorio
La politica è l’arte di governare le società
«Volendo tentare una definizione potremmo dire che la politica è quell’attività umana, che si
esplica in una collettività, il cui fine ultimo – da attuarsi mediante la conquista e il
mantenimento del potere – è incidere sulla distribuzione delle risorse materiali e immateriali,
perseguendo l’interesse di un soggetto, sia esso un individuo o un gruppo» Wikipedia,
24/12/2008.
«È una realtà concretamente e interamente umana che tende a un bene concretamente e
interamente umano, il bene comune». J. Maritain, L’uomo e lo Stato,in G. Galeazzi, “L’uomo e
lo Stato” di Maritain e il problema della democrazia nel novecento, Torino 19953, p. 48.
«La politica è un arte, così difficile, ma insieme così nobile ». Gaudium et spes n. 75.
«La politica è una maniera esigente – ma non solo - di vivere l’impegno cristiano al servizio
degli altri. Senza certamente risolvere ogni problema, essa si sforza di dare soluzioni ai rapporti
fra gli uomini». Octogesima adveniens, n. 46.
La politica è l’amministrazione del bene comune. Cfr. Ecclesia in America, n. 44.
Sentiamo Demaria
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Senza dubbio è una realtà
«La politica oggi, “dinamica” nel senso di “costruttiva”, risulta (almeno nel suo dover essere di “politica oggi”) una
realtà costruttiva per sua stessa natura, trovandosi così impegnata a costruire la nuova società dinamica secolare,
ovviamente nel senso giusto, e dunque secondo la sua autentica natura di società non più statica ma dinamica». T.
Demaria, Un tema complesso sullo sfondo dell’ideologia come strumento ideologico, op. cit., p. 19.
«Società da costruire e non semplicemente da rifondare o peggio da buttare all’aria con la rivoluzione o con scioperi
ad oltranza»T. Demaria, Punti orientativi ideologico-sociali, Bologna 1974, p. 39.
Proprio perché realtà diventa oggetto di scienza
E perché realtà eminentemente attiva, essa da luogo ad una tecnica.
Pertanto
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«La politica oggi è (deve essere) la scienza e la tecnica della costruzione della nuova società dinamico
secolare» T. Demaria, Un tema complesso sullo sfondo dell’ideologia come strumento ideologico, Verona 1984, p.
10.
«La politica cessa di essere semplicemente “l'arte di governare”, o “l’arte del possibile” per diventare, come teoria, la
scienza della costruzione dell'attuale società dinamica, e di una convivenza umana funzionale; e come pratica, la
tecnica costruttiva di tale società e convivenza. Di conseguenza i partiti, che, sia in regime totalitario che in un
ordinamento democratico rimangono il primo e principale strumento per “far politica”, debbono conformarsi alla
suddetta natura della politica. La quale a sua volta si rivela come una politica necessariamente e squisitamente
ideologica, intendendo l'ideologia come anima della prassi costruttiva della società. La politica rientra in questa
prassi. È la prassi costruttiva della società al massimo livello, come luogo d'incontro, coordinamento e
disciplinamento programmazione e promozione, dell'intera prassi, assumendosene la piena responsabilità. Per
entrare in questa dialettica, il partito come partito, non può essere che partito «ideologico» nel senso migliore del
termine, pena il restare o diventare antistorico, ponendosi automaticamente al di fuori di una realtà politica e di una
realtà storica diventate dinamiche». T. Demaria, sintesi sociale cristiana, p.88.
In passato la vecchia politica era in funzione dello Stato e per lo Stato culminando nella sovranità dello Stato; per
noi, la politica si definisce in funzione della società (la scienza e la tecnica della costruzione della nuova società
dinamico secolare).
•
«Con lo stato moderno, la politica si è innestata allo Stato sovrano, come
espressione della sua sovranità. Così, al di sopra della politica, non c’era più altro
che lo Stato e la politica stessa come espressione dello stato e della sua sovranità.
Lo statalismo invadente e talora esasperato, ha spinto a ricercare un qualche cosa
che si ponesse al di sopra dello Stato e della politica, almeno per controbilanciare in
qualche modo lo statalismo anche se ammantato di democrazia. Ci si è provato con
la persona umana. Ma senza esiti positivi e determinanti. I successi ottenuti, sia
reali che apparenti, a conti fatti sono serviti per consolidare ed espandere lo
statalismo […]. Eppure abbisognamo di un qualcosa che si ponga al di sopra della
politica e dello Stato (non in senso etico o religioso non più accettato) […]. Ecco la
risposta: l’ideoprassi, ossia l’ideologia come realtà, la quale a sua volta postula ed
impone, non più una politica statica (a servizio di una vecchia sovranità statica), ma
una nuova politica dinamica, a servizio, in ogni caso, di una nuova sovranità
dinamica e della nuova società dinamica». Ibidem, p. 65.
Oggi la politica come tante altre realtà è in crisi, «e non solo nella sua fenomenologia superficiale, ma nella sua stessa
sostanza […], mancano le chiavi teoretiche per orientarsi, e più ancora le strutture adatte per agire […]. Si tratta di una
rivoluzione culturale-ideologica ad incidenza politica. Questo è il senso e la dinamica profonda della nuova politica dinamica,
contrapposta alla vecchia politica statica […]. C’è da chiedersi: la politica, che, laicamente e giustamente, veniva considerata
come la grande educatrice, dove se n’è andata? E come superare il disimpegno, il disinteresse, il disamore per la politica, se
non come attività, almeno come problema che coinvolge tutti e condiziona l’avvenire dei propri figli e a più largo raggio e a
più lunga scadenza il destino dell’umanità intera? Non c’è che una via: far riscoprire l’essenza vera, il vero “dover essere”
della politica, o più esattamente farlo scoprire per la prima volta, poiché oggi, nel contesto di questa nuova “rivoluzione
culturale”, anche la politica finisce per diventare un qualcosa di sconosciuto ed inedito». Ibidem, pp. 66-71.
Oggi più che mai la politica è dotata di un enorme potere che non si rifà direttamente e soltanto ai casi in cui il potere
fissa costruttivamente il mondo delle altre volontà dall’esterno (regno della violenza) ma pensiamo proprio a quelle situazioni
in cui il potere opera su delle libertà consenzienti (regno della democrazia) ed è a servizio della libertà ontologica della
persona umana ed ha come fine il bene comune delle persone. «Essere in possesso di un potere che non è ben definito da
una responsabilità morale e non controllato da un profondo rispetto della persona, significa la distruzione della persona. Non
intendiamo umana in senso assoluto […]. Parlare solo di chi occupa posizioni-chiave nella politica interna ed esterna e nella
direzione economica, ma di chiunque ha “potere”; di chiunque è in grado di decidere, di comandare, di far lavorare degli
uomini, di provocare degli effetti, di creare delle condizioni; per parlare un linguaggio biblico, di “esercitare un dominio” ». R.
Guardini, La fine dell’epoca moderna, Brescia 1993, pp. 177-178
È vero la politica ha un grande potere, ma l’unico modo per non farla diventare l’assoluto, a scapito delle altre realtà, è
quello di dargli un’anima che la diriga verso la costruzione della nuova società, non soltanto moralizzandola.
Quest’anima è l’ideologia.
chi è che deve lavorare per far si che la nuova società che si va creando sia animata da una ideologia (si spera
giusta)?
L’uomo singolo e in gruppo, il cristiano o meglio il laico (“laico” deriva dalla parola greca laòs, che nella Scrittura e
nella Chiesa primitiva significò il popolo cristiano, il popolo di Dio, onde “laico” significava il fedele, il cristiano. T. Demaria,
Sintesi sociale cristiana, op. cit., p. 134. ), ma non la Chiesa.
''La Chiesa non puo' e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la societa' piu' giusta
possibile. Non puo' e non deve - ha detto il cardinale Tarcisio Bertone - mettersi al posto dello Stato. Ma non puo' e non deve
restare ai margini nella lotta per la giustizia''. Il segretario di Stato lo ha affermato intervenendo a un convegno dell'Istituto
Aspen il 01/10/08.
«Il campo proprio della loro – i laici - attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della
politica, della realtà sociale, dell'economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita
internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente
aperte all'evangelizzazione, quali l'amore, la famiglia, l'educazione dei bambini e degli adolescenti, il
lavoro professionale, la sofferenza. Più ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, responsabili di
queste realtà ed esplicitamente impegnati in esse, competenti nel promuoverle e consapevoli di dover
sviluppare tutta la loro capacità cristiana spesso tenuta nascosta e soffocata, tanto più queste realtà,
senza nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione
trascendente spesso sconosciuta, si troveranno al servizio dell'edificazione del Regno di Dio, e quindi
della salvezza in Gesù Cristo».Cristifedeles laici n.23.
Mediante l’adempimento dei comuni doveri civili, «guidati dalla coscienza cristiana»,( Cost.
Past. Gaudium et spes, n. 76.) in conformità ai valori che con essa sono congruenti, i fedeli
laici svolgono anche il compito loro proprio di animare cristianamente l’ordine temporale,
rispettandone la natura e la legittima autonomia, (Cost. Past. Gaudium et spes, n. 36) e
cooperando con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria
responsabilità. (Apostolicam actuositatem, n. 7; Cost. Dogm. Lumen gentium, n. 36 e Cost.
Past. Gaudium et spes, nn. 31 e 43.) Conseguenza di questo fondamentale insegnamento del
Concilio Vaticano II è che «i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla
“politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e
culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune»,
(GIOVANNI PAOLO II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 42) che comprende la promozione e
la difesa di beni, quali l’ordine pubblico e la pace, la libertà e l’uguaglianza, il rispetto della vita
umana e dell’ambiente, la giustizia, la solidarietà, ecc. (CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA
DELLA FEDE, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella
vita politica, 24/11/2002. n.1.)
Un precisazione sull’ideologia intesa come anima;
«Immaginiamoci come un fiume che separi il mondo della Chiesa da una parte, e il mondo della politica dall’altra. Questo
fiume impedisce ai due mondi di mescolarsi insieme, ciò che sarebbe un grosso guaio, sia per la Chiesa, sia per la politica.
La Chiesa si politicizzerebbe e mondanizzerebbe. E il mondo tornerebbe a sacralizzarsi, a clericalizzarsi. Cose ormai
storicamente superate sia l’una che l’altra […]. È necessario un ponte […]. Che rispetti la piena autonomia di una sponda
rispetto all’altra. Un ponte, quindi, che non appartenga a nessuna delle sponde. Un ponte che sia davvero extraterritoriale
[…] –un ponte che- si pone a metà strada fra religione e politica». T. Demaria, Punti orientativi ideologico-sociali, op. cit.,
pp.34-35.
Eco la grande differenza tra l’ideologia proposta da Demaria dalle altre ideologie: a cominciare dalle ideologie laicista e
marxista, esse identificano l’ideologia con la politica; «per esse non esistono ne le due sponde del fiume, ne il fiume. Non è
dunque questione di ponte. Per esse esiste una sola sponda». T. Demaria, Punti orientativi ideologico-sociali, op. cit.,
pp.34-35.
Al termine:
Si tratta come abbiamo sottolineati di costruire la nuova società. Chi costruisce questa società è la prassi animata
dall’ideologia. «L’ideologia come anima della prassi corrisponde al sistema politico-sociale costruttivo della società […]. Chi
rifiuta un “sistema politico-sociale”, dovrà ben accettarne un altro. Perché senza una società organizzata in un certo sistema
politico-sociale non è possibile vivere. E allora ecco il dilemma di chi rifiuta l’attuale società, perché vuole costruirne un’altra.
O costruirà la “nuova società” senza uscirne dal “sistema politico-sociale che aveva costruito la prima”; o la costruirà
entrando nel giro di un altro sistema politico-sociale costruttivo della nuova società. In una parola, lascerà una prima
ideologia, per entrare nel gioco di una seconda. Non è più possibile oggi sfuggire all’ideologia come anima della prassi
costruttiva della società». ibidem, pp. 37-38.
• IL CRISTIANO DEL FUTURO è IL CRISTIANO
PIENAMENTE INSERITO NELLA STORIA. MA
STORIA, INTESA COME AUTENTICA
REALTA’: ECCLESIALE E CIVICA
•
(T. Demaria, Verso il duemila; per una mobilitazione giovanile religiosa e
ideologica, p.19.)
Soltanto se costruiremo una
società (realtà storica)
aniamata (ideologicamente)
dall’amore
potremo realizzare la civiltà
dell’amore (Amore) tanto
invocata e tanto cercata
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