speciale meccanizzazione Il trattore del futuro: dove ci porta la ricerca Il prototipo della New Holland a celle combustibili. Funziona a idrogeno e produce, come unico scarto, vapore acqueo C ome saranno i trattori fra dieci anni? E fra venti o cinquanta? Senza dubbio, molto diversi dagli attuali e per averne la prova basta guardare quanto sono cambiate le macchine agricole dal 1975 a oggi. Ma la corsa tecnologica è destinata a continuare agli stessi ritmi di oggi o a rallentare? E fin dove potrà portare, nel primo caso? Rispondere è, naturalmente, molto difficile, perché quando si tratta di fare previsioni a medio termine entrano in gioco svariati fattori, dall’andamento dell’economia generale ai prezzi dei prodotti agricoli. Inoltre, elementi di strategia aziendale come la necessità di investire nei mercati emergenti possono frenare lo sviluppo di nuove macchine, ma è anche vero che un aggiornamento normativo potrebbe imporre un’accelerazione in senso opposto. Sebbene sia assai arduo azzardare pronostici, abbiamo provato a tratteggiare l’identikit – o sarebbe meglio dire la scheda tecnica – del trattore del futuro. Molte delle innovazioni che descriveremo nelle prossime pagine sono già allo stato di prototipo e potrebbero quindi comparire su tutti i trattori nel giro di poche stagioni; soltanto la domanda da parte dei clienti e ragioni di opportunità economica – leggi bilanciamento di costi e offerta – possono quindi rallentare o bloccare il loro sviluppo. Altri progetti, ancora in fase embrionale, sono invece soltanto elementi di studio. Motori ibridi e tecnologie satellitari Cominciamo, allora, con ciò che ha realistiche probabilità di arrivare nelle campagne in capo a un decennio o poco più. 42 042-050Agr_10.indd 42 New Holland ottavio repetti Alimentazione. È la grande sfida dei prossimi anni. Dopo aver ridotto al minimo le emissioni grazie alle tappe forzate imposte dai regolamenti Tier e Euro, tutti o quasi i costruttori stanno lavorando su carburanti o sistemi alternativi di alimentazione. Si pensa al motore ibrido diesel-elettrico, per esempio, ma soprattutto a tecnologie grazie alle quali gli agricoltori possano fabbricarsi da soli il combustibile. I motori a metano sono, almeno nell’autotrazione, una realtà consolidata ed è noto a tutti quanto si siano sviluppati, nelle campagne del nord Italia, i biodigestori (che producono metano). Basta mettere assieme le due cose e il gioco è fatto: digerendo liquami, sottoprodotti come paglia e scarti di frutta e biomassa dedicata (silomais, in primis) un agricoltore può produrre il metano da usare nel trattore con cui coltiva il terreno. Chi sta seguendo questa pista? Un po’ tutti. New Holland, per esempio, ha un prototipo di questo tipo e Valpadana ne ha presentato uno alla scorsa edizione dell’Eima. Anche Steyr (gruppo Cnh) lo ha annunciato. Valtra, marchio finlandese del gruppo Agco, va oltre: una quindicina di macchine alimentate a biogas sono già al lavoro in Svezia, dove un finanziamento statale incentiva l’impiego di carburanti rinnovabili in agricoltura. ottobre 2014 12/10/14 10.28 Fendt TUTTO ESAURITO PER EIMA INTERNATIONAL In alto, Fendt x concept, presentato all’ultima fiera di Hannover. Sotto, ecco come la casa finlandese Valtra immagina il trattore del futuro Valtra Più lontano nel futuro – ma tutt’altro che fantascientifico – è il trattore a celle combustibili, vale a dire alimentato da idrogeno (che può essere anche estratto dal metano) contenuto in speciali celle. Reagendo con l’aria, l’idrogeno produce energia elettrica, calore e, come unico “scarto”, vapore acqueo. Gli agricoltori dotati di impianto di biogas potrebbero ancora una volta prodursi in casa il combustibile, pertanto, oppure acquistarlo e stoccarlo in depositi sotterranei grazie all’ampia disponibilità di spazio e alla distanza relativamente ridotta tra la sede aziendale e il luogo di lavoro delle macchine. Un prototipo di questo tipo, realizzato da New Holland e chiamato NH2, vinse una medaglia d’oro al Sima 2009 ed è attualmente in fase di sviluppo. Anche Fendt lavora su un motore elettrico, ma di diverso tipo: alimentato dal motore diesel, serve a dare potenza all’attrezzo per i suoi movimenti o per la stessa trazione. È il principio alla base dell’X Concept, presentato recentemente. Trasmissione. Importante almeno quanto il motore nel garantire prestazioni eccellenti e un buon utilizzo dell’energia immessa nella macchina, la trasmissione sarà sempre più intelligente. La gestione elettronica e combinata di motore e cambio – quella stessa che abbassa il regime non appena, su strada, si raggiungono i 40 km/orari – diventerà sempre più importante sui mezzi del futuro, Tutto pronto per l’edizione 2014 di Eima International (12-16 novembre) e tutto sold out per la rassegna bolognese. La Federazione italiana dei costruttori FederUnacoma, che organizza l’evento, ha già dichiarato il “tutto esaurito” per la superficie espositiva. Sono infatti 150 mila i metri quadrati già impegnati che costituiscono il miglior risultato storico per la manifestazione rispetto all’edizione 2012 (+10% nella superficie espositiva coperta e +7% in quella complessiva). Il sogno nel cassetto è di superare i 200 mila visitatori, incrementando in particolare le presenze estere, grazie anche a una campagna informativa che quest’anno ha puntato su Paesi ritenuti strategici e particolarmente promettenti per il mercato della meccanizzazione agricola con un calendario di conferenze di pre-Eima in Spagna, Stati Uniti, Argentina, Brasile, Marocco, Iran, Indonesia. Le industrie costruttrici partecipanti, ospitate nei 14 settori di specializzazione ai quali si aggiungono quattro saloni tematici (Eima Green, Eima Componenti, Eima Mia, Eima Energy), sono poco meno di 1.800, ma oltre 70 sono già in lista d’attesa. La novità di quest’anno è rappresentata dal comparto del florovivaismo, con la partecipazione di aziende specializzate nella coltivazione di piante ornamentali e nella produzione di impianti per il giardinaggio professionale. Grande è, inoltre, l’appeal di Eima oltre confine: a circa un mese dal taglio del nastro sono 570 le aziende espositrici estere presenti, provenienti da 44 Paesi, un numero già superiore al dato record della scorsa edizione (558 espositori da 41 Paesi); Completeranno il programma gli incontri “business to business” fra le industrie presenti e le numerose delegazioni estere ufficiali che giungeranno a Bologna dalle Americhe, dai Paesi Brics, Africa, Medio e dell’Estremo Oriente e dall’Europa Orientale. ottobre 2014 042-050Agr_10.indd 43 43 12/10/14 10.28 speciale meccanizzazione LA MIETITREBBIA AUTO-SETTANTE Uno dei settori in cui l’automazione può dare i maggiori incrementi di produttività è senz’altro quello delle macchine da raccolta, mietitrebbie in particolare. Queste ultime – pensiamo, per esempio, alle moderne macchine assiali – necessitano di una complessa regolazione dei parametri, per lavorare al meglio. Tanto che la differenza tra un trebbiatore normale e un eccellente trebbiatore consiste proprio nella capacità di quest’ultimo di interpretare i segnali dati dal prodotto e settare in modo adeguato la macchina. In futuro questo sapere frutto di esperienza e decenni di pratica non sarà più necessario. Le macchine, infatti, raccoglieranno dati su umidità relativa dell’aria e del prodotto, temperatura, condizioni climatiche e via dicendo e in base a essi imposteranno automaticamente la miglior combinazione di giri del battitore o dei rotori, portata del ventilatore, apertura delle griglie e velocità di avanzamento. Rendendo, così, sempre al massimo delle loro potenzialità. fino a stabilire curve di potenza variabili a seconda dell’applicazione che si sta utilizzando. Un concetto simile a quello che descriviamo, in queste pagine, a proposito delle macchine da raccolta. Guida automatica. Il progresso in questo settore è stato, nell’ultimo decennio, impressionante. Fino a metà del Duemila, il satellite assisteva semplicemente l’uomo, che restava saldamente ai comandi. Oggi anche impianti da poche migliaia di euro guidano il trattore al posto nostro. Di prossima introduzione – esistono già numerosi prototipi – i sistemi che effettuano anche la svolta di fine campo; a questo punto, il conducente resterà soltanto per ragioni di sicurezza e per far fronte a un eventuale (e non impossibile) vuoto di copertura satellitare. Nel frattempo si lavora a tecnologie satellitari in grado di assicurare precisione New Holland Il motore a celle combustibili in una ricostruzione di New Holland 44 042-050Agr_10.indd 44 non su scala centimetrica, come i migliori oggi in commercio, ma millimetrica. Telemetria. Anche in questo ambito vediamo già oggi i primi segnali di quello che sarà il futuro. Tutti i costruttori offrono, come servizio a pagamento, la possibilità di controllare la flotta di trattori e macchine da raccolta restando nell’ufficio dell’azienda. Secondo molti esperti, tuttavia, le potenzialità di questa tecnologia sono eccezionali per incrementare l’efficienza e ridurre i costi. In un prossimo futuro i trattori trasmetteranno ai computer aziendali tutti i dati di lavoro e le performance (consumi medi, ettari lavorati, minimo e massimo regime, carico medio del motore, ecc...) e dialogheranno con i centri di assistenza per manutenzioni e segnalazione di anomalie o malfunzionamenti. Inoltre il proprietario, o l’addetto alle macchine, potrà suggerire – o addirittura impostare – parametri di lavoro diversi per migliorare la produttività e ridurre i consumi. Un robot “schiavo” La ricerca, ovviamente, non si ferma qui, perché il suo vero obiettivo è intuire il futuro e anticiparlo. Guardando tra gli studi più avanzati è così possibile capire dove potrebbe andare la meccanica agricola. Ci prova, per esempio, Valtra con la serie X: un po’ trattore, un po’ articolato, capace di muoversi in modi diversi a seconda delle circostanze. Una linea di sviluppo che quasi tutti seguono, invece, è la cosiddetta master-slave, ovvero un trattore “schiavo” che è collegato via radio alla macchina principale e la segue fedelmente, eseguendo la medesima lavorazione. Va da sé che l’uomo, ovvero il conducente, è presente soltanto sul primo trattore, mentre il secondo si comporta in tutto e per tutto come un robot e potrebbe, pertanto, essere anche privo di cabina e comandi, costando molto meno all’agricoltore. La ricerca Massey Ferguson, per esempio, ipotizza che macchine-androide di questo tipo possano essere presenti anche in azienda, per essere gestite dall’operatore del trattore principale attraverso i comandi di quest’ultimo. Si pensi, per esempio, a un caricatore telescopico che serva soltanto per riempire carri di cereali. Che senso ha dotarlo di cabina e comandi, quando nel momento in cui è attivo è sempre presente, e inattivo, anche il trattore che poi effettuerà il trasporto del carro? Basta un collegamento radio tra le due macchine perché l’operatore possa, attraverso i comandi del suo trattore, far funzionare anche il muletto-robot. E questo non è che un esempio di quel che potrebbe diventare l’azienda agricola del 2050. ottobre 2014 12/10/14 10.28 Meno ferro, più comfort: D la rivincita del cingolo opo anni di abbandono quasi totale il cingolo, inteso come sistema di trazione per macchine agricole, sta conoscendo una seconda giovinezza. Il merito è, chiaramente, dei nuovi sistemi di cingolatura, che non hanno nulla a che vedere con i vecchi, pesanti, chiassosi e scomodissimi pattini in ferro cui eravamo abituati fino a metà degli anni ’80. Parlare di cingoli in agricoltura, infatti, vuole ormai dire parlare esclusivamente di nastri in gomma: pratici silenziosi, con vibrazioni ridotte al minimo ma che preservano comunque i vantaggi della trazione cingolata. Vale a dire grande capacità di traino, ottimo galleggiamento e manovrabilità eccezionale, con la possibilità in pratica di ruotare su se stessi. Bisogna poi considerare che anche il carro è cosa diversissima dal passato: oggi è perlomeno sospeso su silent bloc, tamponi in gomma in grado di assorbire una buona parte delle vibrazioni. Molto spesso, tuttavia, è ammortizzato, fino ad arrivare agli estremi dei nuovi cingoli triangolari per macchine da raccolta, ammortizzati su ogni rullo e in grado, per questo, di raggiungere velocità un tempo impensabili. Attirati dall’ampio ventaglio di possibilità offerto da questi sistemi, tutti i costruttori stanno perlomeno facendo un pensiero sull’adozione dei cingoli per una o più delle loro macchine. particolari, come, per esempio, i terreni ricchi di pietre. Senza dimenticare alcune difficoltà di trazione quando, con terreno bagnato, si è costretti a curvare sotto traino, magari con un aratro attaccato al sollevatore posteriore. L’ultimo anno è stato, sotto l’aspetto delle novità su cingoli, particolarmente fecondo, dal momento che tutti i costruttori hanno aggiornato la loro offerta. Soprattutto, però, si stanno presentando sul mercato nuovi modelli dotati di questo sistema di locomozione. Facciamo pertanto il punto su questo settore che interessa particolarmente gli agricoltori della nostra regione. ottavio repetti John Deere serie Rt Andiamo in ordine di apparizione sul mercato: il primato spetta, in questo caso, a John Deere, che proprio quest’anno ha lanciato la nuova serie Rt. Stiamo parlando di un maxi-trattore da 370 cavalli nominali (407 di potenza massima, secondo gli standard 97/68 CE, per l’8370 Rt), che è la versione cingolata del classico 8R del costruttore americano. Mentre fino a pochi anni fa il cingolato John Deere era semplicemente la macchina tradizionale con cingoli al posto delle ruote, tuttavia, gli Rt delle ultime due generazioni hanno fatto grossi New Holland T8 Smart Trax: ecco come sarà il semi-cingolato di New Holland. All’Eima, intanto, vedremo il Case Magnum 380, sempre nella stessa versione Chi ha già preso questa strada, magari tanti anni fa, si trova oggi in un’oggettiva posizione di vantaggio e può sfruttare sia l’esperienza accumulata sia la notorietà di cui il proprio mezzo cingolato gode già presso gli agricoltori. Non è però il caso di riposare sugli allori, perché la concorrenza fa presto ad adeguarsi e pertanto anche i “cingolisti” storici si danno da fare con la ricerca e la messa in commercio di nuove varianti. Lo fanno, anche, per ridurre quei difetti che il cingolo – sebbene in gomma – ancora porta con sé e che riguardano principalmente la scomodità dei trasferimenti su strada, l’eccessiva usura dei costosissimi nastri, evidente ancora una volta quando ci si muove su asfalto, e per finire alcuni problemi ai rulli e ai cingoli stessi in condizioni ottobre 2014 042-050Agr_10.indd 45 New Holland Fenomeno in espansione 45 12/10/14 10.28 speciale meccanizzazione passi avanti, adottando soluzioni tecniche ad hoc per farne dei veri cingolati. Della macchina gommata restano le componenti principali: il motore, il cambio, l’idraulica e la cabina; tutto il carro e il sistema di sospensioni sono invece pensati espressamente per i cingoli. Per esempio, la nuova serie 8 Rt monta una sospensione pneumatica progettata appositamente per ammortizzare vibrazioni e sobbalzi trasmessi dal sistema di cingolatura. Air Cushion, questo il suo nome, è una delle novità più interessanti per questa gamma che adotta, tra le altre cose, i nuovi motori PowerTech Psx con emissioni Tier 4, un nuovo software per la trasmissione e soprattutto un nuovo sistema gestionale molto più semplice e funzionale rispetto al terminale precedente. Altri dettagli assai importanti sono l’ampliamento dei rulli e il braccio tensionatore in linea, per rendere impossibile la caduta del cingolo. Quest’ultimo, ovviamente in gomma, può essere di larghezza e spessore diverso a seconda delle varie applicazioni cui può essere destinata la macchina. Da notare, infine, anche il passo di 2,5 metri, allungato per ridurre il beccheggio durante i trasferimenti o quando si fa traino pesante. Challenger serie E Non si è ancora visto in Italia, ma lo vedremo all’Eima e, subito dopo, nelle campagne. Stiamo parlando del Challenger serie E, ultima evoluzio- ne di un trattore che, contrariamente ai concorrenti, nasce per essere cingolato. E questo, sostiene il costruttore, fa la differenza. Challenger, in effetti, è il cingolato di grande potenza più diffuso nel nostro Paese, vuoi anche perché è presente nel mercato italiano ormai da diversi anni. La nuova versione, la E appunto, riguarda entrambe le famiglie, la Mt 700 e la Mt 800. Per la prima monta un motore Agco Power (meglio noto come Sisu) da 9.8 litri, suddivisi su 7 cilindri: numero insolito ma – sostiene Challenger – vincente per coppia e capacità di erogare potenza. Quest’ultima va dai 355 cavalli del Mt 755E ai 405 della versione 775E. Parliamo di potenze nominali, perché le massime sono, rispettivamente, di 384 e 438 cavalli. La serie 800, invece, si divide in quattro modelli. Monta un 12 cilindri, sempre Agco, da 17 litri con potenza nominale da 457 a 492 cv (massima, da 598 a 646 cv). Sarà in vendita da fine anno. Il cambio denuncia l’origine chiaramente americana di questa macchina: powershift, con 16 rapporti in avanzamento e quattro retromarce. Diamo però un’occhiata ai cingoli, che sono in fondo l’argomento di cui ci occupiamo. Quelli di Challenger poggiano su un sistema a cinque assi, con tre rulli in poliuretano oscillanti e possono essere larghi, a seconda dell’opzione scelta, da 40 a 86 cm. La lunghezza è invece standard, 2,44 metri, tra le maggiori della categoria. Anche in questo caso abbiamo un sistema di sospensio- Challenger Challenger Mt 700 nuova serie, finalmente pronto a invadere le campagne italiane 46 042-050Agr_10.indd 46 ottobre 2014 12/10/14 10.28 Repetti ni, le OptiRide, basate su un assale centrale e due molle Marsh Mellow che permettono ai cingoli di oscillare e alzarsi in maniera indipendente. Migliorano così il comfort di lavoro su terreno fortemente accidentato. dimensioni davvero importanti, che rendono la macchina poco adatta all’agricoltura italiana, sebbene negli ultimi anni si siano visti – soprattutto in Emilia-Romagna – diversi esemplari al lavoro nelle nostre campagne. Steiger sfonda i 600 cavalli Una nuova generazione Il primo a sfondare il muro dei 600 cavalli di potenza è stato però il Case Quadtrac Steiger, il quadri-cingolato di Case IH. Ne raggiunge, per l’esattezza, 628 nominali e ben 692 (509 kW) di potenza massima, grazie a un motore Fpt Cursor 13 da 12.900 cc con tecnologia HI-Scr, vale a dire sistema di riduzione degli ossidi di azoto grazie all’additivo all’urea e un doppio turbo a geometria variabile per migliorare l’alimentazione e abbattere ulteriormente le emissioni. Non soltanto la potenza, ma tutti i numeri di questo colosso delle campagne sono impressionanti: 280 quintali di peso, 3 mila Newton/metro di coppia, 428 litri al minuto di olio erogati dalla pompa idraulica, 5,6 metri quadrati di superficie di appoggio e, in virtù di essa, un compattamento del suolo di 0,5 kg per centimetro quadrato, quanto un uomo che cammina sul terreno. Caratteristica distintiva dello Steiger è, come noto, la tecnologia a quattro cingoli: due principali, anteriori, e due di appoggio, posteriori. Grazie allo sdoppiamento di ciascun cingolo, il Quadtrac risolve alcuni dei problemi principali di questo sistema di trazione, come la scarsa aderenza in curva. Il rovescio della medaglia sono, naturalmente, I tre modelli citati fin qui sono una vecchia conoscenza degli agricoltori italiani. Si stanno però per presentare sul mercato nuove e assai interessanti opportunità, per gli amanti del cingolato. La più imminente – la vedremo all’Eima e sarà in produzione nel 2015 – è il semi-cingolato di Case IH, ricavato da un Magnum da 380 cavalli: cingoli dietro, ruote davanti, per aumentare galleggiamento e trazione senza rinunciare alla facilità di manovra. Una soluzione di questo tipo sarà in futuro adottata anche da New Holland, dicono i rumors. Non è tutto. Fendt, che all’Eima vuol essere protagonista portando il nuovo 1000 Vario, ammette che anche su questo trattore da 500 e rotti cavalli saranno fatte prove di cingolatura come si è già visto, in passato, sulle serie 700 e 900. Del resto, per trasmettere a terra tanta potenza le ruote rischiano di essere insufficienti. Non sembra invece pensare ai cingoli, perlomeno ufficialmente, Massey Ferguson, altro marchio del gruppo Agco. Tuttavia chi volesse un trattore bianco-rosso cingolato non deve scoraggiarsi: esistono, in Italia, alcuni concessionari che effettuano la trasformazione e lo forniscono al cliente già attrezzato come quadricingolo. ottobre 2014 042-050Agr_10.indd 47 Nuovo cingolato anche per John Deere: monta un motore Power Tech Psx da 9 litri per 370 cavalli nominali e un nuovo software gestionale 47 12/10/14 10.28 Deutz speciale meccanizzazione La nuova Deutz C7000 Mietitrebbie, sul mercato arrivano i nuovi modelli ottavio repetti È stata una stagione di novità per il mondo delle mietitrebbie; macchine che, nonostante la fortissima concorrenza delle trinciacaricatrici (trascinate dal biogas) hanno ancora un ruolo fondamentale in agricoltura. Lo si nota, anche, dall’attenzione con cui i costruttori adeguano i loro modelli sia alle disposizioni di legge in materia di emissioni sia alle richieste qualitative, sempre crescenti, del mercato. Nel corso del 2014 abbiamo così visto arrivare un aggiornamento completo della gamma New Holland, una nuova gamma per Deutz, le nuove Tucano di Claas (con autolivellante) e poi interessanti adeguamenti anche sulle Case IH. Vi sembra poco? Bene, allora aggiungiamo un altro carico: un intero nuovo marchio. È quello di Fendt, che da fine estate sta vendendo anche in Italia le sue mietitrebbie, sia a scuotipaglia sia, e soprattutto, ibride. Precisiamo che la novità non è proprio assoluta, perché molti modelli Fendt si potevano già trovare, nel nostro Paese, con i colori Laverda. Tuttavia è assai significativo che il gruppo Agco abbia deciso di commercializzare le macchine da raccolta anche con il prestigioso marchio tedesco, come avviene nel resto d’Europa. Repetti Un nuovo tono di verde in campagna 48 042-050Agr_10.indd 48 Avremo dunque un’altra mietitrebbia verde nelle campagne, oltre a John Deere (nessuna novità per il marchio americano nel 2014) e a Claas. Con il marchio Fendt saranno vendute macchine a cinque e sei scuotipaglia, che si continueranno comunque a trovare anche colorate di rosso-Laverda, e in più le ibride – ovvero con sistema di trebbiatura basato su un battitore e ottobre 2014 12/10/14 10.28 Record di potenza per New Holland Passiamo dal verde al giallo per segnalare un importante aggiornamento di gamma in casa New Holland. Partendo dal basso, il marchio del gruppo Fiat ha aggiunto una macchina a quattro scuotipaglia alla serie economica Tc. Si tratta della Tc 4.90, che monta un motore da 170 cavalli, porta testate fino a 5 metri e ha un battitore largo 1 metro e con 60 cm di diametro. Restando in tema di macchine convenzionali (ma con prestazioni superiori), abbiamo poi un aggiornamento sulla serie Cx 5000 e 6000 Elevation. In particolare abbiamo il nuovo cassone crivellante Triple-Clean a tripla caduta, in grado di aumentare – dice il costruttore – la capacità di pulizia del 15% e il terminale Intelliview IV con schermo a contatto da 31 cm di larghezza. Soprattutto, però, New Holland ha costruito la mietitrebbia più potente del mercato: è la Cr 10.90, macchina assiale con motore Cursor 16 (dichiarato motore dell’anno) Laverda Fendt* da 652 cavalli di potenza masM200 5220 E sima. Una mietitrebbia che, M300 Mcs 5255 L Mcs afferma New Holland, aumenM310 Mcs 6275 L Mcs ta la produttività fino al 15% M400 5275 C M400 Lci 5275 C PL mantenendo la rottura di graM400 Lc Ica 5275 C Pli nella entro lo 0,2%. M410 6335 C Due numeri per ingolosire i M410 Lc 6335 C PL lettori: 14.500 litri di cassone 9490 X per la granella, 1.300 litri di 9490 X Al serbatoio del gasolio, 3,7 me* La prima cifra indica il numero tri cubi di volume in cabina di scuotipaglia, le ultime tre la potenza e pavimento della medesima in cavalli inclinato verso il basso per aumentare ulteriormente la visibilità sulla testata, Nella tabella che può arrivare a 12,5 metri di larghezza e sarà le corrispondenze tra i modelli presentata per la prima volta all’Eima. Laverda e le nuove Deutz e le nuove C7000 Novità importanti anche in casa Deutz, con un’intera gamma fresca di produzione. È la C7000, composta da due modelli a cinque scuotipaglia e due a sei scuotipaglia per la pianura. In aggiunta, due macchine per la collina, con sistema di compensazione automatica di pendenze laterali fino al 20% e longitudinali fino al 6%. Due le motorizzazioni, ovviamente Deutz: il Tcd L6 T4i da 6,1 litri e il Tcd L6 T4i da 7,8 litri, con potenze di 250, 287 e 334 cavalli. La tramoggia contiene 8.500 o 9.500 litri e su tutte le macchine è possibile montare cingolatura Fendt La Case 9240 con nuovi cingoli Repetti Deutz su due rotori di separazione – che finora non erano commercializzate a sud delle Alpi. Le macchine autolivellanti, invece, continueranno a essere sempre e soltanto Laverda. Chi vuole a tutti i costi una mietitrebbia Fendt e ha problemi di pendenza dovrà quindi accontentarsi delle versioni con livellamento anteriore o integrale (ma prive di autolivellamento). Per comodità dei lettori pubblichiamo, in queste pagine, uno schema che illustra le corrispondenze tra i modelli Laverda e le nuove Fendt. ottobre 2014 042-050Agr_10.indd 49 49 12/10/14 10.28 New Holland New Holland speciale meccanizzazione da 76 cm di larghezza per un ingombro totale di 3,5 metri. Anche Claas va in collina La tedesca Claas ha profondamente rinnovato la sua gamma Tucano, le mietitrebbie di classe inferiore rispetto alle Lexion. L’intervento ha riguardato ovviamente i motori, adeguati agli standard Tier 4 con propulsori Scr di ultima generazione, e poi la cabina, che è ormai iden- Repetti Sopra, le New Holland CR 10.90 (a sinistra), la mietitrebbia più potente al mondo, e la TC 4.90. Sotto, Claas ha rinnovato profondamente la sua gamma Tucano 50 042-050Agr_10.indd 50 tica a quella, più lussuosa, delle Lexion. Lo stesso vale per il software e per la leva C-motion, adottata anche sulle “piccole” di casa Claas. Già che c’erano, i progettisti hanno migliorato anche lo scarico e i serbatoi del cereale, con un nuovo sistema di apertura elettrica. Sulla Tucano 570, macchina ibrida a un solo rotore, infine, è stata modificata la forma di quest’ultimo, più affusolato nella parte iniziale. Soprattutto, però, Claas ha aggiunto un nuovo modello autolivellante, evoluzione della Tucano Montana già in produzione da alcuni anni. Ci sono novità, infine, anche per le Lexion e riguardano le testate: sono state presentate, infatti, le nuove barre a profondità variabile Vario 770 e 930, e le due testate fisse Cerio 770 e 930, rispettivamente di 7,7 e 9,3 metri di larghezza. Case IH modifica i rotori L’unico costruttore a offrire soltanto mietitrebbie assiali è, come noto, Case IH. Per il 2015 ha adeguato i motori delle serie 140 e 240: ora montano un Fpt Cursor 11 o Cursor 16 (lo stesso delle New Holland per capirci) per raggiungere gli standard Tier 4 final sulle emissioni. Modificato anche il rotore, che è il cuore trebbiante della macchina. Dopo essere passati da una versione con mazze strette a una con mazze più larghe, per aumentare la capacità di sgranatura, si fa una parziale marcia indietro con il rotore Small Tube, che è, in pratica, un rotore “ibrido”: mazze larghe nella prima parte, per avere più efficienza di trebbiatura, strette nel segmento finale. Ultima novità è l’adozione dei cingoli in opzione alle ruote. Si tratta della versione a quattro rulli sospesi in maniera indipendente che già da qualche anno è disponibile sulle mietitrebbie “cugine” di New Holland. ottobre 2014 12/10/14 10.28