296-298_berlusconi+:Layout 2 POLITICA 31-05-2011 IN 17:32 Pagina 296 Elezioni amministrative I TA L I A a ll’inizio della fine Ve r s o l ’ e p i l o g o d e l c i c l o b e r l u s c o n i a n o P erde Berlusconi. Vince l’antiberlusconismo. La sconfitta politica, oltre che elettorale, di Berlusconi, nelle amministrative del 15 e 16 maggio – ulteriormente aggravata dall’esito dei ballottaggi del 29 e 30 – è a tutto tondo. Con Berlusconi perde naturalmente il Popolo della libertà (PDL); e il suo principale alleato: la Lega Nord di Bossi. Anzi, tra il primo e il secondo turno si è come creata un’attesa di vittoria nei confronti di Berlusconi, soprattutto nelle principali città del Nord (in particolare Milano), che ha trascinato il risultato dei ballottaggi. Del resto Berlusconi è stato il centro della politica nazionale di un ciclo quasi ventennale così che ogni pronunciamento elettorale, anche al di là della sua abilità nel personalizzare e centrare su di sé il confronto/scontro politico, lo ha visto protagonista. Difficile dire se il paese si trovi nuovamente di fronte a un ciclo di cambiamento, come è accaduto all’inizio degli anni Novanta. Queste elezioni da sole non bastano per dare una risposta corretta. Su un piano sistemico, la ristrutturazione del formato politico, avviata allora dai cambiamenti internazionali del 1989, è in gran parte naufragata. Il ciclo delle riforme istituzionali (fatta salva la legge elettorale per i comuni, la quale ha dato buoni risultati anche in questa occasione), per incompletezza, arretramenti e restaurazioni dei vecchi modelli elettorali (con al seguito i regolamenti parlamentari) è sostanzialmente fallito. Così come la risposta dei soggetti politici. La fuga in 296 IL REGNO - AT T UA L I T À 10/2011 avanti dal bipolarismo al bipartitismo (berlusconian-veltroniano) si è velocemente consumata tra il 2008 e il 2010. Tra la sconfitta del modello di alleanze del Partito democratico (PD) nelle politiche del 2008 e la scomposizione del PDL nel 2010. Un modello di democrazia di tipo competitivo e governante è lungi dall’essere realizzato. E la gran parte delle forze politiche (dalle estreme del campo del centro-sinistra, al PD, alla neo-formazione di Casini, Fini e Rutelli, alla Lega a parti del PDL) militano per un ritorno al proporzionale che fotografi i loro attuali rapporti di forza nelle diverse aree del paese per autoconservare sé stesse. Berlusconi ha dato un contributo decisivo a questo fallimento. Si tratta dello sviluppo più illiberale delle politiche che egli ha abbozzato. Berlusconi ha ragionato in termini esclusivamente personali, così come il PD in termini esclusivamente oligarchici. Queste elezioni segnalano certamente l’avvio dell’epilogo della sua vicenda politica. La diminuizione di consensi al PDL e contemporaneamente alla Lega segnalano una perdita molto forte da parte dell’attuale alleanza di governo di capacità rappresentativa della realtà del paese, soprattutto al Nord. Berlusconi non è più in sintonia con quella parte dei ceti sociali che hanno costituito sin qui il suo blocco politico-elettorale. È come se non avesse più nulla di credibile da dire. La sua immagine è logora. Il suo linguaggio ripetitivo. Avere abbandonato le grandi questioni generali del paese per il precipitato dello scontro tutto personale con la magistratura non ha rappresentato una strategia politica. I suoi interessi non interpellano più le ragioni di molti. E le sue ragioni in questo schema si trasformano velocemente in torti. La presa di distanza di una parte del suo blocco elettorale e la crescita dell’antiberlusconismo hanno prodotto un risultato inatteso. Certamente nelle dimensioni. Fine del bipar titismo Seguendo le elaborazioni effettuate dall’Istituto Cattaneo di Bologna sul voto del 2011 nelle 13 maggiori città in cui si è votato,1 si possono condurre alcune osservazioni. Naturalmente il tema dei confronti con le precedenti comunali risulta metodologicamente corretto, ma politicamente problematico per la diversità dei soggetti in campo. Il ragionamento si rovescia sulle regionali del 2010. Il centro-destra nel suo insieme perde rispetto alle comunali del 2006 il 6% dei voti (– 56.000). Al Nord, il calo è maggiore: 16,6% (– 83.000); e in Emilia Romagna raggiunge il 13,6% (– 14.000). Positivo nelle città del Sud, ma non tale da riequilibrare il risultato complessivo. Stessa dinamica se il confronto avviene con le regionali. All’interno dell’alleanza naturalmente il saldo complessivo si distribuisce in maniera disomogenea tra i diversi soggetti. Il PDL, rispetto ai voti raccolti nelle comunali del 2006 (allora Forza Italia + Alleanza nazionale), perde 197.000 voti (– 24%), di questi 116.000 solo al Nord. Analogo trend anche rispetto alle regionali. Le perdite del PDL vanno in 296-298_berlusconi+:Layout 2 31-05-2011 parte alla Lega nel confronto con le comunali. Ma non così con le regionali, rispetto alle quali la Lega perde il 16% (– 25.000 voti), nonostante la crescita in Emilia Romagna, trainata anche dal candidato sindaco a Bologna. Molto consistente è stato il successo delle liste civiche del centro-destra, di impronta localistica e legate al candidato sindaco, attraverso le quali il centro-destra recupera 62.000 voti sulle comunali precedenti. Il centro-sinistra nel suo insieme perde 175.000 voti (– 14,4%) nel confronto con le comunali. Si tratta di una perdita contenuta al Nord (– 15.000 voti), più marcata in Emilia Romagna (– 24.000) e particolarmente significativa al Centro-sud (– 135.000) con una forte concentrazione su Napoli. Ma il confronto con le regionali offre elementi di conforto al campo del centrosinistra con un recupero di 66.000 voti (+ 6,8%). Il PD perde 111.000 voti (– 16,2%) rispetto ai consensi raccolti nel 2006 dai Democratici di sinistra (DS) e Margherita. Anche in questo caso la differenza territoriale è significativa. L’avanzamento al Nord di 11.000 voti (+ 3,5%) è dovuto in gran parte al risultato milanese, mentre perde 25.000 voti (– 16,9%) in Emilia Romagna. E ancor di più al Centro-sud: – 97.000 voti (in gran parte concentrati a Napoli). Il miglioramento rispetto alle regionali è degno di nota (+ 39.000 voti), attutito dalla tenuta in Emilia Romagna (– 1%) e dal calo al Centro-sud. Il complesso della sinistra radicale (Sinistra, ecologia e libertà [SEL] e Federazione della sinistra [FDS]) registra spostamenti significativi là dove ha imposto al centro-sinistra il proprio candidato (Milano): perde rispetto alle comunali e recupera rispetto alle regionali, con un avanzamento in Emilia Romagna (+ 11.500). L’Italia dei valori (IDV) ottiene un buon risultato rispetto alle precedenti comunali (+ 36.500 voti), ma ne perde 62.000 rispetto alle regionali (il punto più alto della sua affermazione). Il saldo negativo è soprattutto al Nord. Mentre la candidatura De Magistris ha fatto il risultato napoletano. L’UDC ha perso 28.500 voti (– 25,4%) con insuccessi marcati al Nord e in Emilia Romagna e un avan- 17:32 Pagina 297 zamento del 10% al Sud. Il partito di Casini tiene rispetto alle regionali (– 1,4%) grazie alla compensazione del Sud. Il Movimento 5 stelle-Beppe Grillo raccoglie i consensi di 93.000 elettori in 11 città delle 13 principali, battendo sempre – annotata l’Istituto Cattaneo – l’UDC al Nord e in Emilia, aumentando di 26.000 voti i suoi consensi rispetto alle regionali. Uno sguardo ai flussi elettorali nelle quattro grandi città di Torino, Milano, Bologna e Napoli (cf. tabelle qui sotto e a p. 298) mostra nel caso del PDL un indebolimento generalizzato del «contenitore», con perdite in molte direzioni. Mentre nell’interscambio con la Lega, a differenza delle ultime politiche, la Lega non guadagna. Il risultato positivo del PD al Nord è ottenuto a spese dell’IDV a Torino e a Milano. Nelle stesse città si mobilita un flusso di voti proveniente da elettori che si erano astenuti nel 2010. A Torino viene in soccorso al PD anche una quota di voti dalla sinistra radicale e dalla Lega. Una coalizione in crisi e un campo aper to La sconfitta berlusconiana presenta da subito una rinnovata difficoltà nel rapporto con la Lega. Bossi sa che uscire dalla coalizione significa aprire una crisi al buio, e andare con ogni probabilità alle elezioni senza tuttavia avere portato nulla di significativo al proprio potenziale elettorato. La conferma dell’alleanza con Berlusconi si presenta come costrittiva e competitiva. La Lega avverte che anche il ciclo politico di Bossi sta per giungere al termine, non solo quello berlusconiano. Ma è meglio affrontare questo pro- COMUNE DI TORINO Saldi finali (% su elettori) 2010 (regionali) 2011 (comunali) Differenza Movimento 5 stelle Sinistra Idv Pd Udc –Terzo polo Pdl Lega Destra Solo cand. centro-sin. + ev. Altre liste Solo cand. centro-des. + ev. Altre liste Altri Non voto Flussi elettorali tra le regionali 2010 e le comunali 2011 - Fonte: Istituto Cattaneo COMUNE DI MILANO Saldi finali (% su elettori) 2010 (regionali) 2011 (comunali) Differenza Movimento 5 stelle Sinistra radicale Idv Pd Udc –Terzo polo Pdl Lega Destra Solo cand. centro-sin. + ev. Altre liste Solo cand. centro-des. + ev. Altre liste Altri Non voto Flussi elettorali tra le regionali 2010 e le comunali 2011 - Fonte: Istituto Cattaneo IL REGNO - AT T UA L I T À 10/2011 297 296-298_berlusconi+:Layout 2 31-05-2011 17:32 blema stando al governo. I problemi del PDL, da questo punto di vista, sono maggiori. È del tutto illusorio immaginare di preordinare il dopo Berlusconi senza Berlusconi. La navigazione berlusconiana si annuncia complessa, tra problemi personali, aggravamento della situazione complessiva del paese, rischio di perdita della maggioranza e necessaria (dal suo punto di vista) rifondazione del partito. Ciononostante il centro-destra è dentro una figura di coalizione precisa, è ancora al governo e ha un leader (seppur malandato). Il centro-sinistra non è ancora una coalizione. È un campo di forze. Le elezioni dicono di una potenzialità di vittoria di questo campo, ma non come organizzare queste forze e secondo quale schema coalitivo. Il che significa con quale proposta politica per il paese. Tutto questo è ancora da fare. Pagina 298 Il PD esce rinfrancato da queste elezioni, ma anche con la consapevolezza che da solo non va da nessuna parte. La sua misura è quella del Partito comunista (PCI). Un secondo elemento riguarda il convincimento che le elezioni primarie, quando sono vere (Milano, Torino e Cagliari), forniscono un modello di selezione dei candidati e di partecipazione di grande vantaggio. Al contrario, quando esse sono finte o truccate (Bologna e Napoli) fanno rischiare il partito o lo mettono in ginocchio. Rimane poi aperto il modello di relazioni con le altre forze: IDV, SEL e FDS. Forze legate alla sinistra radicale (SEL e FDS) o a una cultura protestatario-populistica (IDV). Le due variabili di Milano e Napoli presentano non pochi problemi alla costruzione di una alleanza in grado di governare. Milano è attesa alla prova. Napoli è un caso COMUNE DI BOLOGNA Saldi finali (% su elettori) 2010 (regionali) 2011 (comunali) Differenza Movimento 5 stelle Sinistra Idv Pd Udc –Aldrovandi Pdl Lega nord Destra Solo cand. centro-sin. + ev. Altre liste Solo cand. centro-des. + ev. Altre liste Altri Non voto Flussi elettorali tra le regionali 2010 e le comunali 2011 - Fonte: Istituto Cattaneo COMUNE DI NAPOLI Saldi finali (% su elettori) 2010 (regionali) 2011 (comunali) Movimento 5 stelle Sinistra Idv Pd Udc –Terzo polo Pdl Destra Solo cand. centro-sin. + ev. Altre liste Solo cand. centro-des. + ev. Altre liste De Magistris Pasquino Altri Non voto Flussi elettorali tra le regionali 2010 e le comunali 2011 - Fonte: Istituto Cattaneo 298 IL REGNO - AT T UA L I T À 10/2011 Differenza dubbio. Su un piano politico poi, qui De Magistris ha dapprima sconfitto il PD, poi ne ha rifiutato ogni collegamento di lista. Il rapporto con Casini e il Terzo polo si annuncia complesso. Il solo antiberlusconismo può consentire un breve tragitto comune. Del resto si tratta di una categoria certamente più debole di quella antifascista (per azzardare un’analogia), e soprattutto destinata a indebolirsi simbolicamente a mano a mano che Berlusconi si indebolisce politicamente. Senza Berlusconi, il Terzo polo, che esce da queste elezioni senza alcuna prospettiva significativa di crescita elettorale, non avrebbe alcuna difficoltà a rientrare velocemente in una alleanza di centrodestra. Ritrovare uno schema anche vagamente ulivista (non certo l’Unione), l’unico che abbia prodotto risultati di coalizione, significherebbe riprendere la strada delle riforme elettorali di tipo uninominale-maggioritario. Il solo modello attualmente escluso dal dibattito del PD. Esso rimetterebbe in gioco l’identità democratica di un partito tale solo di nome, favorendo una fuoriuscita definitiva dallo schema oligarchico che attualmente lo regge. Per questo Bersani, che è innanzitutto il segretario del partito, non chiede le elezioni. Aspetta che Berlusconi si logori da solo. Così facendo, soprattutto se davvero ci trovassimo di fronte a un nuovo ciclo politico caratterizzato da volontà di movimento dell’elettorato, si finirebbe con non fornire una rappresentazione adeguata delle forze del cambiamento e col favorire le forze estreme del campo del centro-sinistra. Le elezioni rimangono l’unica strada di rappresentazione democratica del cambiamento potenziale. L’unico strumento per incanalare e dare forma politica a un ciclo di protesta. Inseguire la chimera del governo di unità nazionale rappresenta, in fondo, l’esito finale del berlusconismo: l’uscita dalla transizione riconoscendo il fallimento di un intero ceto politico. Gianfranco Brunelli 1 Le 13 citta sono: Torino, Novara, Milano, Trieste, Bologna, Ravenna, Rimini, Latina, Napoli, Salerno, Catanzaro, Reggio Calabria, Cagliari.