Master in Bonifica Idraulica e Irrigazione Gli Impianti di pompaggio - idrovore Prof. Marco Franchini Università degli Studi di Ferrara La cavitazione Quando la pressione assoluta in ingresso alla girante diviene uguale o inferiore al valore della tensione di vapore del liquido, si formano delle piccole bolle di vapore accompagnate da ebollizione, mentre l’aria disciolta nell’acqua si libera. Le bolle di vapore, assieme all’aria, vengono trascinate dalla corrente e quando arrivano in zone a pressione più elevata della tensione di vapore collassano. Le particelle di liquido colpiscono con estrema violenza le pareti della macchina, dando luogo ad aumenti locali della pressione (fino a 400 MPa) e della temperatura (fino a 800 °C) accompagnati da sollecitazioni meccaniche talmente elevate da provocare la rottura del materiale. Impianti Idrovori nelle bonifiche Impianto idrovoro Ca’ Corniani, Caorle, Q = 1730 l/s; H = 4,60 m Le elettropompe sommergibili ad elica (idrovore) sono schematicamente costituite da un motore elettrico alloggiato in vano a tenuta stagna, collegato mediante un albero di lunghezza ridotta ad una girante a elica situata in asse ad un complesso idraulico formato da un convergente di aspirazione e da un diffusore di mandata attraverso i quali fluisce l’acqua da sollevare. Diagramma a mosaico: la produzione commerciale prevede pompe della portata fino a 6000 l/s e della prevalenza dell’ordine di 15 m. Le pompe sommergibili (idrovore) possono essere installate in colonne verticali di acciaio o cemento ed appoggiate su di una flangia di supporto fissata all’estremità inferiore della colonna. Sono possibili diverse tipologie di installazione usando componenti metalliche di diverse forme che in funzione del tipo di mandata possono venire classificate in due categorie: a scarico libero e scarico sommerso. Installazione di una elettropompa – idrovora sommergibile all’interno di un tubo contenitore Il tubo contenitore in acciaio può essere costituito, nel caso di notevoli altezze della stazione di sollevamento, da più pezzi flangiati, i quali possono venire fissati alla struttura di appoggio mediante staffe Il contenitore viene ancorato superiormente ad un telaio di appoggio. Al di sopra di quest’ultimo viene flangiato un pezzo di collegamento fra la tubazione verticale di mandata e l’ulteriore tratto di raccordo al bacino di scarico. E1: curva di mandata flangiata a sezione rettangolare E2: curva di mandata flangiata a sezione circolare E3 e E4: curve di mandata flangiate a sezione circolare D3: tubo contenitore per il posizionamento delle pompe predisposto per essere annegato nel cemento. Lo si adotta quando la colonna di mandata anziché in acciaio viene realizzata in calcestruzzo. Facilità di sollevamento dalla tubazione di alloggio e di reimmissione nella stessa a manutenzione avvenuta. L’operazione viene agevolmente condotta anche in presenza di acqua che sommerge la pompa, con l’ausilio di un cavo di materiale plastico, passante attraverso l’anello di sollevamento e lasciato nel pozzo, il quale consente un semplice inserimento nell’anello del gancio collegato con il dispositivo di sollevamento. La pompa viene installata all’interno di un vano di calcestruzzo a sezione circolare alla base del quale è ancorato l’elemento in acciaio di supporto. Questa soluzione può essere presa quando l’acqua viene ad esempio immessa in un canale di irrigazione il cui livello è soggetto a limitate escursioni nel tempo. Bassi costi e semplicità costruttiva. Forti perdite di carico alla sbocco. La pompa viene installata in una colonna di acciaio ancorata al telaio di supporto. Da un punto di vista idraulico, questa soluzione è analoga alla precedente: infatti la prevalenza è condizionata dalla quota della corona di immorzamento e non dal dislivello idrico. Ci sono però più parti metalliche e ciò può portare maggiori problemi nei confronti della corrosione. Soluzione analoga alla precedente. Nella parte superiore viene flangiato il pezzo di raccordo tipo E1. Lo scarico è di tipo non sommerso. Quando i livelli allo scarico sono soggetti a notevoli oscillazioni, si può munire la bocca di scarico di un clapet di chiusura che impedisce l’inversione del flusso. Se l’impianto è soggetto a lunghi periodi di inattività si inserisce una saracinesca a monte del clapet. L’installazione a sifone è la più frequente. Questa installazione riduce la prevalenza geodetica, consente di porre l’impianto distante dal bacino di arrivo. Per evitare ritorni di flusso a tubazione piena, si pone nel punto più alto una valvola di disadescamento, principalmente di tipo elettromagnetico, che si attiva all’arresto del motore della pompa, o di tipo meccanico, che si attiva non appena si inverte il flusso. Installazione con scarico a sifone: Comune di Oderzo Celle di aspirazione: criteri per il dimensionamento Idealmente, il flusso del liquido verso una pompa dovrebbe essere uniforme, costante, senza vortici e senza ingresso di aria. - La mancanza di uniformità può causare diminuzione del rendimento. - Un flusso incostante produce un carico variabile sul rotore dando origine a rumorosità e a vibrazioni con conseguenti danneggiamenti meccanici. - Un vortice in aspirazione può essere causa di variazioni di portata, rendimento e potenza. - L’ingresso di aria provoca riduzione di portata, oscillazione del carico e conseguente rumorosità, vibrazioni e danneggiamenti meccanici. I vortici possono avere origine in superficie o lungo le pareti laterali o sul fondo e trasmettersi all’interno della pompa. Vortici di superficie I vortici di superficie non sono particolarmente dannosi quando danno luogo a limitate depressioni del pelo libero, mo lo diventano quando provocano intrusioni di bolle di aria a intermittenza e quando il nucleo si estende pienamente sviluppato all’interno della colonna aspirante. I vortici di parete e i vortici di fondo, spesso chiamati vortici sommersi e visualizzabili con immissioni di traccianti o di bolle di aria nella zona di origine e di sviluppo, danno luogo a rapidi cambiamenti di pressione locale all’interno della tubazione aspirante con effetti particolarmente nocivi in presenza di pompe assiali. Questi vortici provocano discontinuità del flusso intorno alle pale delle pompe. Vortici sommersi L’asimmetria del campo del moto e la pre-rotazione del fluido che si approssima all’imbocco, associate a zone di ristagno in prossimità di esso, favoriscono la formazione di vortici che producono intrusione di aria. Questi moti di rotazione possono essere provocati da bruschi cambi di direzione delle traiettorie e da asimmetrie insite nella forma del sistema di alimentazione. Asimmetrie In prossimità degli angoli tra le pareti laterali e di fondo della camera si possono formare zone di ristagno del liquido. La superficie di separazione tra il liquido in movimento e quello ristagnante non è stabile ma tende a spostarsi, provocando instabilità nel moto e accrescendo lo scambio di aria al formarsi di vortici di superficie. Ristagno Trascinamento di aria Fenomeni di trascinamento di aria nella camera di aspirazione e questa alla pompa sono spesso legati alle modalità di ingresso dell’affluente nella camera di aspirazione: il tipo di raccordo, soprattutto in presenza di dislivelli tra il fondo del condotto affluente e della camera e la presenza di ostacoli all’ingresso di dimensioni trasversali al moto paragonabili alla larghezza della cella (pilastri di sostegno). Dimensionamento Il corretto dimensionamento delle celle deve far fronte alla formazione di vortici e al trascinamento d’aria all’interno delle pompe, consentendo la massima riduzione possibile delle loro dimensioni nonché il battente minimo di acqua. In base a prove sperimentali è risultato che le dimensioni ottimali della cella possono essere espresse in funzione di una sola dimensione tipica che è il diametro nominale D della tubazione in cui sono installate le pompe sommergibili. Sommergenza Il valore minimo del battente d’acqua al di sopra della sezione aspirante della pompa deve essere fissato in modo da evitare la formazione di vortici e da assicurare che non intervenga la cavitazione. Il livello minimo nel vano di alloggiamento delle idrovore deve essere imposto per la più restrittiva delle due condizioni. Prevenzione vortici di superficie S = 0.75 D Al variare di D, oltre una certa portata il legame fra S e Q è tipo lineare. Prevenzione cavitazione p p NPSH S atm v Quando nelle celle di contenimento delle idrovore non è possibile realizzare appropriate condizioni di moto, né raggiungere i valori di sommergenza desiderati, cosa che si verifica specialmente nel caso di adeguamento di impianti preesistenti può risultare utile predisporre dispositivi speciali, quali setti direzionali sulla parete di fondo alle spalle del tubo contenitore e sul pavimento al di sotto di esso, e setti frangi-vortice. I primi riducono eventuali rotazioni residue. I secondi, situati sul pavimento, contribuiscono a contrastare eventuali prerotazioni I setti frangivortice arrestano la formazione di vortici di superficie e non hanno controindicazioni. Nel caso di riduzione più spinta della sommergenza minima richiesta per la prevenzione dei vortici, si può fare ricorso a griglie galleggianti che circondano la tubazione in cui viene collocata la pompa. La disposizione più opportuna di una cella è quella nella direzione del canale di alimentazione, lungo l’asse, in quanto tale disposizione assicura la maggiore uniformità di flusso. Il pavimento della cella viene raccordato al fondo del canale di arrivo mediante una soletta la cui pendenza deve risultare il più possibile ridotta per evitare trascinamenti d’aria e fenomeni di turbolenza: il valore massimo consigliato è di 15°, ma meglio se intorno a 6°-8°. Nel caso di più celle si deve assicurare una corretta alimentazione dei gruppi e quindi si deve evitare bruschi allargamenti: l’angolo non deve superare 45° ma è suggerito di limitarlo a 20°. Tubazioni di scarico: determinazione del diametro Due criteri: costo e funzionalità Costo. Si minimizza la somma delle quote annue di ammortamento del sifone, crescenti con il diametro, con quelle annue di spesa dell’energia necessaria per vincere le perdite di carico, decrescenti con il diametro. Il punto di minimo fornisce le dimensioni ottimali da un punto di vista economico. Funzionalità. Svuotamento dell’aria all’attivazione e rimozione dell’aria in fase di funzionamento. All’avvio delle pompe l’aria all’interno del sifone viene compressa fino a quando non supera la pressione corrispondente al battente di acqua allo scarico. A quel punto viene espulsa mediante bolle d’aria uscenti dalla sezione terminale o eventualmente mediante valvole di sfiato poste sul vertice della tubazione. Velocità minima da assicurare nel tratto di mandata affinché sia assicurata una sufficiente rimozione dell’aria nella fase di funzionamento. L V0 0, 457 gD D sen 0,121 L rappresenta la lunghezza del tratto discendente della tubazione e l’angolo tra l’asse e l’orizzontale. Per facilitare l’espulsione dell’aria in fase di attivazione della pompa si può usare una pompa di aspirazione aria posta sulla sommità del sifone. A mano a mano che l’aria viene espulsa, l’acqua risale lungo la condotta e la pompa si avvia non appena la tubazione è pressoché riempita. Questa tecnica di svuotamento è da preferirsi in impianti con tubazioni di scarico lunghe e di grande diametro. Pompa di adescamento: calcolo della portata Q della pompa 1 n Q f k Vk t k 1 dove Q rappresenta la portata di progetto, Vk il volume del k-esimo tronco e t il tempo di adescamento (svuotamento). Il parametro f è dato dal grafico Valvole di sfiato e disadescamento Se l’avviamento della pompa avviene senza preventivo adescamento, può essere opportuno predisporre sulla sommità del sifone una valvola di sfiato che consente di limitare i fenomeni di esplosione delle bolle allo scarico e quindi le conseguenti vibrazioni. Questa stessa valvola può assolvere anche la funzione di valvola di disadescamento all’arresto della pompa. Il diagramma fornisce il diametro della valvola in funzione della portata nella condotta e dell’altezza d’acqua sullo scarico. L’effetto di ciascuna valvola è fornito per tre diversi valori di efficienza, mentre i diametri sono quelli commerciali. Per la valvola di disadescamento si può ancora fare uso del medesimo diagramma ma dimezzando il diametro ottenuto. Testi consigliati Bianchi A., Sanfilippo U., Pompe e impianti di sollevamento, HOEPLI, 2001. Bixio V., Indirizzi recenti nella progettazione degli impianti, CLUEP Editore, 1983. Cornetti G., Macchine idrauliche, Edizioni il Capitello, Torino, 1989.