Leguminose da granella Coltivazione antichissima Semi facilmente conservabili, molto nutrienti Classificazione botanica Ordine: Fabales Famiglia: Fabaceae (Leguminosae) Sottofamiglia: Lotoideae (Papilionateae) - Tribù Vicieae: Vicia faba L., Cicer arietinum L., Lens esculenta M., Pisum sativum A., Lathyrus sativus L. - Tribù Phaseoleae: Phaseolus vulgaris L., Soja hispida M. (Glycine max L.) - Tribù Genisteae: Lupinus albus L., L.angustifolius L., L. luteus L., L. mutabilis S. GENERALITÀ • Quasi tutte originarie del Vecchio mondo ad esclusione di alcune specie di Phaseolus (multiflorus, vulgaris, lunatus, acutifolius) e di Lupinus (mutabilis), provenienti dal Nuovo mondo e la soia proveniente dall’Estremo oriente. • Le specie coltivate differiscono da quelle selvatiche per: - abito vegetativo più contenuto; - maggiore dimensione dei frutti e dei semi; - ridotta deiscenza dei legumi e dormienza dei semi; - scomparsa o riduzione di sostanze tossiche o antinutrizionali dai semi; - prevalenza della forma annuale e dell’autogamia LEGUMINOSE CARATTERISTICHE BOTANICHE: radice generalmente fittonante, ramificata, con diverso sviluppo in profondità. il fittone ha origine dalle radici primarie seminali che in alcuni casi tuttavia vengono sostituite da radici fascicolate avventizie che si sviluppano dai nodi di stoloni. spesso sono presenti tubercoli radicali il cui numero, forma e dimensioni variano a seconda della pianta, della specie, dell’età delle radici, della durata del ciclo, della densità nel terreno degli azotofissatori, etc. corona: ingrossamento delle parti basali degli steli; costituisce una riserva importante di sostanze nutritive utilizzate dalla pianta per la formazione di nuovi steli da gemme che da essa si sviluppano. CARATTERISTICHE BOTANICHE: foglia alterne, raramente opposte; sono spesso composte ovvero formate da 2 o più paia di foglioline; possono essere: pennate, con foglioline appaiate lungo un asse e a loro volta suddivise in: * imparipennate, con una fogliolina terminale; * paripennate, quando la fogliolina terminale è trasformata in viticcio; trifogliate, sono quelle più diffuse; con foglioline picciolate, sessili o diversamente picciolate; semplici alla base dei piccioli fogliari spesso si trovano le stipole, piccole appendici di varia forma e colore. trifogliata semplice imparipennata paripennata CARATTERISTICHE BOTANICHE: fiore I fiori sono per lo più ermafroditi, spesso riuniti in infiorescenze a capolino o racemo; il pistillo è costituito da un ovario supero, quasi sempre con molti ovuli; calice e corolla composti da 5 sepali (spesso saldati, verdi) e 5 petali (di vario colore) che sono tipicamente papilionacei (2 ‘ali’ laterali, 1 ‘vessillo’ superiore, 1 ‘carena’ inferiore formata da 2 petali saldati alla sommità); gli stami sono 10, spesso saldati per i filamenti (monoadelfi) o 9 saldati e 1 libero (diadelfi). La fecondazione allogama (entomogama) o autogama. CARATTERISTICHE BOTANICHE: fiore Fiore papilionaceo petali saldati vessillo ala ala Schema fiorale carena petali filamenti saldati calice picciolo ovario stilo pistillo stimma CARATTERISTICHE BOTANICHE: infiorescenza Diversi tipi di infiorescenze capolino capolino racemo racemo racemo CARATTERISTICHE BOTANICHE: frutto - seme il frutto è un legume per lo più deiscente, con 1 o 2 suture dalle quali si apre in due valve; può anche essere indeiscente e presentare strozzature come nel caso del lomento. porta uno o più semi. può essere presente la geocarpia (es. arachide, trifoglio sotterraneo). il seme possiede un tegumento esterno o ‘testa’ per lo più impermeabile (semi duri). nel seme manca, nella maggior parte delle specie, l’endosperma e la massa interna è costituita dall’embrione, molto sviluppato con grossi cotiledoni fra i quali si trova l’abbozzo della radichetta, più o meno prominente. CARATTERISTICHE BOTANICHE: frutto - seme presenza di un ilo cicatrice lasciata dal funicolo (peduncolo che nell’ovario sorregge l’ovulo). le forme e le dimensioni sono varie ma prevalgono quella globosa o reniforme, più o meno appiattite. la germinazione può essere ipogeica (con cotiledoni che non emergono dal terreno – fava, pisello) o epigeica (nel caso in cui i cotiledoni vengono portati fuori dal terreno – fagiolo, soia). CARATTERISTICHE BOTANICHE: germinazione cotiledoni cotiledoni germinazione epigeica germinazione ipogeica GENERALITÀ • I semi (secchi o freschi) ed i legumi giovani vengono utilizzati per l’alimentazione umana e rappresentano alimenti di elevato valore nutritivo. • Elevato contenuto proteico e, in alcune specie, anche di grassi (lupino, soia, arachidi). Composizione proteica carente di aminoacidi solforati: cisteina, metionina e triptofano, ma ricca di lisina. • Ridotta digeribilità, presenza di fattori antimetabolici (principi antitripsinici nella soia, glucosidi, saponine, tannini, etc.), sostanze tossiche (alcaloidi nei lupini, neurotossine nella cicerchia). • Durante la digestione danno luogo ad una fastidiosa flatulenza intestinale (fermentazione intestinale dei carboidrati) GENERALITÀ • Per l’alimentazione del bestiame le leguminose forniscono un ottimo foraggio (da fieno, pascolo, insilato). • Crescente uso nell’alimentazione zootecnica come concentrati proteici. • Fertilizzano il suolo arricchendolo di N grazie alla fissazione simbiotica dovuta ai batteri azotofissatori (Rhizobium spp.), presenti nei tubercoli radicali. • Ripresa di interesse nei sistemi colturali integrati e biologici. Apporti di azoto nel terreno di alcune specie leguminose Specie Azoto fissato (kg N/ha) Erba medica (Medicago sativa) Referenza 229-290 Collison e alt. 1983 212 Karraker e alt. 1950 148 Heichel e alt. 1981 128 Karraker e alt. 1950 268 Halliday e Pate 1976 Trifoglio bianco (Trifolium repens) Leguminose foraggere Trifoglio Ladino) bianco (Trifolium repens var. 165-189 Wagner 1954 Trifoglio pratense (Trifolium pratense) 154 Karraker e alt. 1950 Melilotus alba 140 Chapman e alt. 1949 Trifoglio sotterraneo subterraneum) (Trifolium 121-183 Phillips e Bennet 1978 207 Jones et al. 1977 110 Sprague 1936 184 Chapman e alt. 1949 Vicia villosa Pisello (Pisum sativum) Fava (Vicia faba) Leguminose da granella 17-69 Mahler et al. 1979 121-171 Rizk 1966 121-157 Rizk 1966 147-199 Larson et al. 1989 Cece (Cicer arietinum) 67-141 Larson et al. 1989 Lenticchia (Lens culinaris) 62-103 Larson et al. 1989 Fagiolino dall'occhio (Vigna unguiculata) 50-101 Ofori e Stern 1987 Lupino (Lupinus albus) Le leguminose da granella sono alimenti zootecnici ricchi di energia e proteine: • Pisello (Pisum sativum): 51% di amido, 24% di proteine sulla granella secca • Favino (Vicia faba minor): 44% di amido, 29% di proteine • Lupini (Lupinus albus, L. angustifolius, L. luteus): 34-42% di proteine, 15% di grassi • Soia (Glycine max): 39% di proteine, 20% di grassi Radicale trasformazione dei sistemi foraggero-zootecnici: • semplificazione e intensificazione degli ordinamenti colturali (omosuccessione cerealicola) • ridimensionamento delle leguminose prative zootecniche • sviluppo esponenziale del silomais • specializzazione produttiva degli allevamenti e semplificazione dei modelli alimentari (unifeed) • significativo incremento dell’integrazione proteica nelle diete Politiche di contenimento dei prezzi delle proteine di soia nel mercato internazionale. Facile ed economica integrazione proteica. Assenza di un piano proteico europeo. Situazione preoccupante per la sicurezza degli approvvigionamenti degli allevamenti. Difficoltà di reperire prodotti proteici per filiere biologiche o OGM free. Le leguminose da granella rappresentano solo il 2-3% della superficie coltivabile nell’Unione Europea. La loro marginalizzazione negli ordinamenti colturali a favore di colture come cereali e oleaginose è stata determinata dall’assenza di qualunque forma di sostegno. Un aumento di 4 volte della superficie coltivata consentirebbe, alle attuali produzioni medie di 2.1 t/ha, di ridurre del 50% l’importazione di farine di soia extraeuropee. Esistono specie leguminose adatte a tutte le aree coltivabili europee, ma il pisello appare come la leguminosa meglio adattata alla maggior parte dell’UE. Obiettivo principale della ricerca è di incrementarne la produttività e la stabilità delle rese Circa l’85% della produzione europea di pisello e il 58% di quella di fava e favino sono utilizzate dall’industria mangimistica, soprattutto in Francia, Germania e Spagna. Si stima che almeno 3.5 M t di leguminose da granella siano destinate all’industria mangimistica Il potenziale per lo sviluppo della coltivazione di leguminose da granella è grande. Gli obiettivi di sostenibilità e salubrità delle produzioni agricole a livello europeo sono un contesto positivo per le leguminose, le quali forniscono diversi benefici agli agro-ecosistemi: • riduzione degli input (fertilizzazione azotata non necessaria; azoto reso disponibile per la coltura successiva); • miglioramento della struttura del terreno con reintegro dei livelli di sostanza organica; • minore rischio di contaminazione delle acque; • minore rischio di contaminazione da micotossine rispetto ai cereali L’introduzione in semina autunnale di una coltura proteica nei sistemi intensivi foraggero-zootecnici o cerealicoli consente di incrementare la produzione aziendale di proteine di elevato valore biologico che complementa la produzione ad alto contenuto energetico del mais da insilato. La coltura proteica a semina autunnale apporta alla coltura di mais in secondo raccolto un beneficio produttivo dovuto all’effetto miglioratore complessivo della coltura principale. In prove colturali, si sono realizzate produzioni di proteine di oltre 3 t/ha con una doppia coltura (frumento + pisello trinciato) – soia. Le leguminose sono tradizionalmente considerate difficili da insilare per il loro basso contenuto in zuccheri solubili e l’elevato potere tampone. Ai fini dell’insilamento, il momento migliore per effettuare la raccolta è quando si è verificato il completo riempimento dei baccelli e i tessuti della pianta sono ancora verdi. A questo stadio il tenore di sostanza secca è prossimo o superiore al 30% e ciò permette di evitare ingenti perdite per colature, tipiche di insilati troppo umidi. La presenza di fattori antinutrizionali (principi antitripsinici nella soia, glucosidi, saponine, tannini, etc.) può ridurne la digeribilità e l’assimilazione, mentre in alcune specie possono essere presenti delle sostanze tossiche (alcaloidi nei lupini, neurotossine nella cicerchia). Progressi significativi sono stati ottenuti mediante il miglioramento genetico per la qualità delle leguminose da granella: riduzione degli inibitori della tripsina in pisello e soia; eliminazione degli alcaloidi amari in lupino; riduzione dei tannini ed eliminazione di vicina e convicina in fava e favino. soia Contenuto proteina 38-41% Contenuto di olio nel seme 18-21% Origine e caratteristiche botaniche • FAMIGLIA: LEGUMINOSAE; TRIBÙ: PHASEOLEAE • SPECIE: GLYCINE MAX (L.) Merril, sinonimo di SOJA HISPIDA Moench. origine: Asia sud-orientale, dal progenitore selvatico Glycine soja, come per l’altra specie coltivata G. gracilis. In Europa è giunta agli inizi del 1900, come alimento dietetico, in quanto priva di amido n° cromosomico: 2n = 40 diffusione: specie tipica di paesi a clima temperato caldo, con abbondanti precipitazioni. Coltivata in molte parti del mondo, è stata ed è tuttora una leguminosa di importanza fondamentale per l'alimentazione umana. In Italia la coltivazione è stata tentata con scarso successo a partire dal 1940-43, ma solo negli anni 60-70 ha avuto una significativa espansione. Oltre che per la granella, viene impiegata anche come foraggera (fieno, insilamento, consumo verde) e per sovescio. SUPERFICI E PRODUZIONE IN ITALIA Caratteri botanici e biologia • specie annuale a ciclo primaverile-estivo. • soffre le carenze idriche. • radice: è un fittone dal quale si dipartono 4 palchi di radici secondarie e da queste diverse ramificazioni. Le radici avventizie diventano preponderanti e possono raggiungere anche i 150 cm di profondità. L’apparato radicale nel complesso è molto espanso; la formazione di tubercoli radicali avviene ad opera del Bradyrhizobium japonicum. L’azoto-fissazione è il risultato di un delicato equilibrio tra la pianta ed il batterio. Una buona struttura del terreno, una sufficiente dotazione di Fe, Mo, B, una limitata disponibilità di N, condizioni favorevoli allo sviluppo della coltura (clima, tec. colturale, varietà, assenza di malattie) sono in grado di garantire una efficiente e prolungata azoto-fissazione. Attenzione agli stress idrici. Quantità di N fissato: 60-170 kg/ha Emergenza Inizio formazione baccelli FUSTO DI NORMA COPERTO DA PELURIA DI COLORE BRUNO O GRIGIO, QUELLO PRINCIPALE È RAMIFICATO GIÀ DAI NODI PIÙ BASSI. SI ORIGINA NELL’ASSE EMBRIONALE, GIÀ PRESENTE NEL SEME MATURO. GERMINAZIONE EPIGEICA (cotiledoni visibili) SVILUPPO DETERMINATO INDETERMINATO 5-8/12-14 NODI - ALTEZZA RIDOTTA 20-22 NODI - ALTEZZA 90-130 cm IL FUSTO TERMINA CON UN RACEMO GRANDE IL FUSTO NON PRESENTA UN RACEMO TERMINALE PROVENIENZA GIAPPONE PROVENIENZA CINA LUNGHEZZA INTERNODI 5-8 cm PIANTA A SVILUPPO INDETERMINATO È il tipo coltivato in Italia, con fusto unico e poco ramificato. Caratterizzata da un allungamento indefinito dello stelo. Lungo periodo di fioritura e di allegagione, capaci di recuperare eventuali riduzioni di produzione dovute a condizioni climatiche sfavorevoli, più resistenti a stress idrici. Fioritura dal basso verso l’alto. PIANTA A SVILUPPO DETERMINATO Lo stelo principale termina con un’infiorescenza. Adatti ad ambienti con lunga stagione vegetativa, alte temperature, elevata fertilità del terreno, fotoperiodo breve. Fioriscono prima i fiori apicali; periodo di fioritura breve, resistenti all’allettamento. Foglie Cotiledonari (emergenza epigeica) Unifogliate: sono le prime 2, opposte e inserite al 1° nodo. Trifogliate: sempre pubescenti, poste in modo alterno; di dimensioni varie, la lunghezza va da 4 a 20 cm e larghezza da 3 a 10 cm (lanceolate o romboidali). Il colore vira al giallo prima della maturazione; cadono prima della maturazione dei legumi. FIORE TIPICO DELLE LEGUMINOSE. COLORE: ROSSOBIANCO PICCOLI, RACCOLTI IN NUMERO DI 2-35 IN RACEMI PEDUNCOLATI POSTI ALL'ASCELLA DELLE FOGLIE PERIODO DI FIORITURA (tipi indeterminati): 3-5 SETTIMANE MOLTISSIMI FIORI ABORTISCONO (20-80%), IN GENERE I PRIMI E GLI ULTIMI EMESSI BACCELLI PICCOLI, DRITTI O LEGGERMENTE RICURVI, COPERTI DA PELI, TENDONO AD APRIRSI A MATURITÀ. COLORE MOLTO VARIO, DAL GIALLO AL QUASI NERO CONTENGONO DA 1 A 5 SEMI: NORMALMENTE DA 2 A 3 IL N° DI BACCELLI PER INFIORESCENZA DA 1 A 20 PER PIANTA ANCHE SUPERIORE A 400 LE MASSIME DIMENSIONI SONO RAGGIUNTE IN CIRCA 30 gg E IN 40 gg IL MASSIMO PESO FRESCO SEME PRIVO DI ENDOSPERMA. È PRESENTE UN TEGUMENTO SEMINALE CHE CIRCONDA UN EMBRIONE SVILUPPATO CON DUE COTILEDONI, CHE A MATURITÀ SONO DI COLORE GIALLO O VERDE FORMA VARIA: DA SFERICA A APPIATTTITA E ALLUNGATA COLORE DA GIALLO A NERO SUL TEGUMENTO SI RISCONTRA L'ILO (ATTACCO DEL SEME AL BACCELLO) LE DIMENSIONI VARIANO: 1000 SEMI DA 50 A 450 g PIÙ ALTO NEI TIPI PER ALIMENTAZIONE UMANA PER LA GERMINAZIONE È NECESSARIA UN’UMIDITÀ PIÙ ALTA RISPETTO A MAIS ESIGENZE CLIMATICHE E ADATTAMENTO ABBASTANZA SIMILI A QUELLE DEL MAIS T° MIN. DI CRESCITA 4-6°C. T° OTTIMALE 24-25°C RISENTE MENO DEL MAIS DEGLI ABBASSAMENTI DI TEMPERATURA AGLI STADI DI PLANTULA E DI MATURAZIONE PIANTA BREVIDIURNA LE CV. COLTIVATE IN ITALIA SONO “FOTOINDIFFERENTI” PIÙ ARIDORESISTENTE DEL MAIS PERIODI CRITICI PER L'ACQUA GERMINAZIONE DEL SEME, SIA PER CARENZA CHE PER ECCESSO, FIORITURA, INIZIO FORMAZIONE BACCELLI ULTIMA SETTIMANA DI SVILUPPO DEI BACCELLI –FORMAZIONE SEME CRESCE PRATICAMENTE IN TUTTI I TERRENI SCONSIGLIATI I TROPPO UMIDI, SCIOLTI, ACIDI E CALCAREI pH ottimale 6-6,5 STADI FENOLOGICI Vengono considerati solo i nodi del fusto principale STADI FENOLOGICI * * (dopo 3 gg) * Simultanei nei tipi determinati VE V1 V2 R1 R3 R4 R7 R8 AVVICENDAMENTO Coltura principale o intercalare (2° raccolto) dopo un cereale a paglia, o meglio dopo una coltura da foraggio, con semina non oltre la metà di giugno IDEALE PRECESSIONE COLTURALE Diverse colture: mais, frumento, sorgo, bietola, foraggera Almeno biennale fitosanitari MOTIVAZIONI È coltura con ridotte esigenze di precessione Monosuccessione: problemi Buona precessione per i cereali ROTAZIONE Evitare colture che hanno parassiti uguali alla soia Girasole e colza, come soia, sono sensibili all'attacco di Sclerotinia sclerotiorum, quindi distanziarli almeno due anni dalla soia EFFETTO SOIA. La soia lascia alla coltura successiva circa 30-60 kg/ha di N e circa 6-10 t/ha di s.s. Il mais è la coltura che meglio sfrutta l’effetto soia LAVORAZIONE DEL TERRENO SEMINA SU SODO* MINIMA LAVORAZIONE* (10-15 cm) ARATURA (meglio autunnale) MEDIA PROFONDIT (25 cm) IL SEME DI SOIA PER GERMINARE HA BISOGNO DI MOLTA ACQUA. ESSENDO EPIGEA, LA PLANTULA HA UN POTERE PERFORANTE LIMITATO. EVITARE QUINDI LA FORMAZIONE DI CROSTE LA SOIA È PIANTA MOLTO PLASTICA: COMPENSA LE EVENTUALI FALLANZE CON MAGGIORI RAMIFICAZIONI * Idonee per colture intercalari CONCIMAZIONE FABBISOGNI, RESTITUZIONI E ASPORTAZIONI DELLA SOIA (kg/ha) PER UNA PRODUZIONE DI 3,5 t/ha DI GRANELLA FABBISOGNI 250 N = 230 P205 = 70 K20 = 122 ASPORTAZIONI RESTITUZIONI 200 150 100 50 0 50 100 200 185 45 17 150 53 45 77 IL FOSFORO FAVORISCE UN MAGGIORE ACCUMULO DI PROTEINE NEL SEME. FABBISOGNO DI P COSTANTE, CON PICCO NEI PRIMI STADI DI FORM. DEL SEME IL POTASSIO AGISCE SULLA QUANTITÀ E QUALITÀ DELL’OLIO CONCIMAZIONE (kg/ha) ELEMENTO N ALLA LAVORAZ. TERRENO SOLO IN TER. POCO FERTILI O MALE INOCULATI (100-150 kg/ha.N) P2O5 K2O NO 70 IN TERRENI CARENTI ALLA SEMINA RIZOBIO* 50-60** NO * MONO- O MULTICEPPO ** LOCALIZZATA ALLA SEMINA, IN ALTERNATIVA A 70 UNITÀ IN PIENO CAMPO E IN PRESEMINA IN TERRENI ACIDI (pH 5,5) LE CALCITAZIONI ESERCITANO UN RUOLO IMPORTANTE PER L’UTILIZZO DEL P E DEL K INOCULAZIONE • Un aspetto fondamentale nella coltivazione della soia è l'inoculo del seme. Perché si ottenga la fissazione biologica dell'azoto è necessario che vi sia l'apporto di un certo numero di cellule vitali del rizobio specifico (Bradyrhizobium japonicum) sul tegumento seminale. • Si deve apportare 1 milione di cellule vitali per ogni seme. Questa operazione viene eseguita utilizzando preparati a base di torba contenenti milioni di cellule di Bradyrizobium japonicum che vengono miscelati al seme poche ore prima della semina. • Il commercio fornisce degli inoculanti già confezionati per questo apporto. È necessario operare il trattamento al riparo dalla luce diretta del sole ed evitare le ore più calde della giornata. • L'inoculazione è praticamente obbligatoria per la coltivazione in terreni mai coltivati a soia o in terreni nei quali non si coltiva soia da circa cinque anni, è inoltre consigliata in terreni poco fertili o troppo acidi. Può essere evitata qualora si coltivi soia per più anni e le condizioni del terreno siano ottimali. INOCULAZIONE PREPARATI A BASE DI BRADYRHIZOBIUM JAPONICUM POLVERE GRANULARE CONCIA UMIDA PRESEMINA DISTRIBUZIONE CON I MICROGRANULATORI SULLA FILA PIÙ EFFICACE PIÙ PRATICA NEL CASO DI INEFFICACIA, RISCONTRABILE OLTRE CHE SUI NODULI ANCHE CON FOGLIE INGIALLITE E TAGLIA PIÙ RIDOTTA, CONCIMARE CON N IN RAGIONE DI 80-100 UNITÀ PER ETTARO SEMINA (seminatrici pneumatiche) DATA DI SEMINA DA METÀ APRILE A LUGLIO Nord Italia INVESTIMENTO* OBIETTIVO ALLA RACCOLTA: 30-45 piante/m2 INTERFILA (cm) 45 (precoci) - 60 (tardive) DISTANZA SULLA FILA (cm) 5,5-6,0; 5,0 NEL CASO DI SEMINA SU SODO PROFONDITÀ (cm) 3 (terreni pesanti); 4-5 (terreni leggeri) *Si consigliano 80 kg/ha di seme, da aumentare con semine tardive. Evitare eccessi per non favorire l’allettamento VARIETÀ AMPIA VARIABILITÀ GENETICA PER COMPOSIZIONE E FORMA SEME, STRUTTURA PIANTA, PRODUTTIVITÀ, RESISTENZA AD AVVERSITÀ DA OLIO O DA PROTEINE (SEMI GIALLI, POCO GUSTO, DIFFICILE COTTURA) DA FORAGGIO DA CONSUMO UMANO (SEMI GIALLO CHIARO O VERDI, FACILE COTTURA) LUNGHEZZA DEL CICLO DA 75 a 200 gg SUDDIVISE IN 13 GRUPPI: DA 000 (+ precoci), 00, 0, I, .......X (+ tardivi) TRA UN GRUPPO E L'ALTRO IL CICLO AGRONOMICO AUMENTA DI 10-15 gg VARIETÀ PRECOCI (000, 00, 0) PER LATITUDINI ELEVATE, PRODUCONO DI PIÙ SE SEMINATE TARDIVAMENTE VARIETÀ PIÙ TARDIVE PER LATITUDINI INFERIORI, DA SEMINARE PRESTO PER SFRUTTARE IL LUNGO PERIODO VEGETATIVO. DI PIÙ ELEVATA ADATTABILITÀ In Italia sono coltivate varietà tendenzialmente precoci appartenenti ai seguenti gruppi: 00 molto precoce con un ciclo di 90-100 giorni; 0 precoce “ 100-120 “ 1 semi precoce “ 120-130 “ 2 semi tardive “ 135-150 “ soia Gruppi di precocità della soia Gruppo 0 -10 -7 0 0 +5 fioritura Gruppo 1 +6 Gruppo 1+ maturazione IDEOTIPO GRUPPO DI MATURAZIONE I e II PER PRIMO RACCOLTO GRUPPO DI MATURAZIONE 0+ e I PER SECONDO RACCOLTO TOLLERANZA e/o RESISTENZA ALLE MALATTIE: DIAPORTHE, SCLEROTINIA, PHYTOPHTORA RESISTENZA ALL'ALLETTAMENTO ELEVATO TENORE IN PROTEINE ELEVATO VIGORE DEL SEME VARIETÀ DISPONIBILI PREVALENTEMENTE DI ORIGINE USA. SI COMINCIA A DISPORRE DI CV FRANCESI ED ANCHE DI ALCUNE VARIETÀ ITALIANE Principali infestanti MONODICOTILEDONI Echinocloa crus galli (Giavone) Sorghum halepense DICOTILEDONI Amaranthus spp. Chenopodium album (Farinello comune) Solanum nigrum (Erba morella) Abutilon theophrasti (Cencio molle) Polygonum persicaria e P. lapathifolium Convolvolus spp. Datura stramonium (Stramonio comune) Controllo delle infestanti La coltura è molto sensibile alla competizione delle malerbe, specialmente nei primi stadi di sviluppo. Perdite dal 20 al 50%. OGGI SI VA DIFFONDENDO LA TECNICA DELLE DMR (DOSI MOLTO RIDOTTE) IN POST-EMERGENZA VANTAGGI: RIDOTTO IMPIEGO DI PRINCIPI ATTIVI (ECONOMICITÀ) TRATTAMENTO DELLE INFESTANTI IN STADI PRECOCI CONTROLLO DI INFESTANTI DIFFICILI (ES. ABUTILON) POSSIBILE ANCHE ATTRAVERSO UNA SARCHIATURA O FRESATURA NON TROPPO PROFONDA PER NON LESIONARE LE RADICI Soia Post-emergenza tradizionale : -Imazamox (Echinocloa, setaria, amarantacee,crucifere, poligonacee, abutilon) -Tifensulfuron-metile (Chenopodiacee e dicotiledoni sviluppate) -Bentazone (Poligonacee, amarantacee, chenopodiacee, composite, portulaca) Post-emergenza con dosi molto ridotte (DMR) Precoce e rilevante presenza di graminacee e dicotiledoni -Imazamox+Tifensulfuron-metile (Soia foglia unifogliata) Dicotiledoni poco sviluppate Prevalenza dicotiledoni Graminacee e dicotiledoni più sviluppate Imazamox+Tifensulfuron-metile (Soia 1 -2 foglia trifogliata) Imazamox+Tifensulfuron-metile (Soia 1 -2 foglia trifogliata) Imazamox+Tifensulfuron-metile (Soia 1 -2 foglia trifogliata) -Imazamox+Tifensulfuron-metile (Dopo 8-10 giorni) Pre-emergenza: -S-metolaclor (Graminacee e alcune dicotiledoni) -Petoxamide (Graminacee e alcune dicotiledoni) -Flufenacet+Metribuzin (Graminacee e dicotiledoni) -Pendimetalin (Solanum, chenopodiacee, poligonacee, portulaca, e azione collaterale su graminacee) -Oxadiazon (Solanum, composite, chenopodiacee e altre dicotiledoni) -Metribuzin (Amarantacee, chenopodiacee, composite, crucifere) -Linuron (Crucifere, composite, chenopodiacee) -Clonazone (Abution, solanum, portulaca) Post-emergenza: -Ciclossidim -Fluazifop-p-etile -Fluazifop-p-butile -Propaquizafop -Quizalofop-p-etile Graminacee Controllo dei parassiti STADIO DI SVILUPPO DELLA COLTURA PARASSITI ANIMALI R1 INIZIO FIORITURA R3 R4 R5 R6 INIZIO PIENA INIZIO TOTALE FORMAZIONEFORMAZIONEINGROSSAM. INGROSSAM. BACCELLI BACCELLI SEME SEME Ragnetto rosso PER L'ACCERTAMENTO OSSERVARE LA PAGINA INFERIORE DELLE FOGLIE. TRATTARE CON ACARICIDI SPECIFICI TETRANYCUS SE SI SUPERA LA SOGLIA DI 1-3 FORME URTICAE MOBILI PER FOGLIA INTERVENENDO NON OLTRE LA SECONDA DECADE DI LUGLIO. PRODOTTI A BASE DI CYHEXATIN, DI PROPARGITE O MISCELE DI EXITIAZON CON PROPARGITE T° ELEVATE SCARSA PIOVOSITÀ Controllo dei parassiti STADIO DI SVILUPPO DELLA COLTURA PARASSITI ANIMALI R1 INIZIO FIORITURA R3 R4 R5 INIZIO PIENA INIZIO TOTALE FORMAZIONEFORMAZIONEINGROSSAM. INGROSSAM. BACCELLI BACCELLI SEME SEME Cimice NEZARA VIRIDULA R6 SI RILEVA SCUOTENDO LE PIANTE POSTE IN 2 FILE CONTIGUE PER 1 m. TRATTARE SE SI SUPERA LA PRESENZA DI 1-3 INDIVIDUI PER METRO LINEARE DELL'INTERFILA. PRODOTTI A BASE DI CARBARIL, ENDOSULFAN, TRICLORFON Controllo dei parassiti STADIO DI SVILUPPO DELLA COLTURA PARASSITI ANIMALI R1 INIZIO FIORITURA R3 R4 R5 R6 PIENA INIZIO TOTALE INIZIO INGROSSAM. FORMAZIONEFORMAZIONEINGROSSAM. BACCELLI SEME SEME BACCELLI UDEA FERUGALIS SI RICONOSCONO FACILMENTE PER LE EROSIONI CHE PROVOCANO SULLE FOGLIE TRATTARE SE SI SUPERA LA DISTRUZIONE DEL 35% DELLA SUPERFICIE FOGLIARE PRIMA DELLA PIENA FIORITURA O IL 15 % DOPO LA PIENA FIORITURA TEPHRINA MURINARIA, ENDOSULFAN; FLUVALINATE; TRICLORFON LEPIDOTTERI DEFOGLIATORI CYNTIA CARDUI IFANTRIA CUNEA Malattie fungine e loro controllo MARCIUME DA SCLEROTINIA (SCLEROTINIA SCLEROTIORUM) I SINTOMI (marciume ricoperto di una efflorescenza cotonosa nella parte basale del fusto) SI COMINCIANO A VEDERE ALLA FINE DELLA FIORITURA. SOPRAVVIVE NEL TERRENO PER DIVERSI ANNI. ATTACCA ANCHE COLZA E GIRASOLE E PIANTE ORTIVE. LOTTA INTEGRATA: AVVICENDAMENTO AUMENTO DELLA DISTANZA TRA LE FILE DA 50 A 70 cm RITARDO NELL'EPOCA DI SEMINA IMPIEGO DI VARIETÀ TOLLERANTI Malattie fungine e loro controllo CANCRO DELLO STELO (DIAPORTHE PHASEOLORUM VAR. CAULIVORA) LA MALATTIA SI INSTAURA NELLE PRIME FASI VEGETATIVE, MA SI PUÒ OSSERVARE DURANTE LE FASI RIPRODUTTIVE. I RESIDUI DELLE COLTURE INFETTE COSTITUISCONO FONTE DI INFEZIONE. GLI STRESS IDRICI PREDISPONGONO AGLI ATTACCHI. LOTTA INTEGRATA: AVVICENDAMENTO AUMENTO DELLA DISTANZA TRA LE FILE DA 50 A 70 cm RITARDO NELL'EPOCA DI SEMINA IMPIEGO DI VARIETÀ TOLLERANTI LOTTA CHIMICA CONCIA DEL SEME Malattie fungine e loro controllo MARCIUME DEL COLLETTO (PHYTOPHTHORA MEGASPERMA VAR. SOJAE) LA MALATTIA SI INSTAURA IN OGNI STADIO DI SVILUPPO. SI MANIFESTA SPECIALMENTE IN TERRENI PESANTI CON SCARSO DRENAGGIO. IL FUNGO PUÒ VIVERE A LUNGO NEL TERRENO LOTTA INTEGRATA: AVVICENDAMENTO IMPIEGO DI VARIETÀ TOLLERANTI TENERE CONTO DELE DIVERSE RAZZE DEL PATOGENO LOTTA CHIMICA: CONCIA DEL SEME FUNGICIDI NEL SOLCO DI SEMINA Altre malattie fungine • MACULATURA BATTERICA (Pseudomonas syringae) Trasmesso da seme, in Italia lievi danni • PERONOSPORA (Peronospora manshurica) Può essere controllata con la concia del seme. • ANTRACNOSI (Glomerella glycines) Può essere controllata con la concia del seme ed anche con arature profonde e ampi avvicendamenti (no leguminose). • RIZOTTONIOSI (Rhizoctonia solani) Può essere controllata con la concia del seme ed anche con arature profonde, avvicendamento, varietà resistenti. • VIRUS DEL MOSAICO (Soybean mosaic virus) Arresto dell’accrescimento e semi decolorati; cv a seme grande più suscettibili • NEMATODI Radici poco attive, attacco favorito da scarsa fertilità e siccità Altre avversità • La grandine causa notevoli danni in quanto la defogliazione nel periodo di riempimento del seme provoca rilevanti diminuzioni di produzione. • Anche l'allettamento provoca spesso perdite in quanto durante la trebbiatura rimangono sul terreno numerosi baccelli. IRRIGAZIONE NELL' ITALIA SETTENTRIONALE, IN PRIMO RACCOLTO, LA COLTURA PUÒ ESSERE FATTA SENZA IRRIGAZIONE IN TERRENI FRANCOARGILLOSI, NECESSITA DI INTERVENTI IRRIGUI IN QUELLI PIÙ SCIOLTI BUONA DISPONIBILITÀ IN FIORITURA BUONA DISPONIBILITÀ IN GRANIGIONE INCREMENTO DEL N° DEI FIORI INCREMENTO DEL PESO UNITARIO RISPOSTA OTTIMALE ALL'INGROSSAMENTO DEI SEMI (R5, inizio ingrossamento seme) PER IL SECONDO RACCOLTO L’IRRIGAZIONE È INDISPENSABILE RACCOLTA MOMENTO: LA COLTURA HA PERSO LE FOGLIE E I BACCELLI SONO DI COLORE BRUNO UMIDITÀ 14-20 % TESTATA DA GRANO MIETITREBBIE CON: TESTATA DA GRANO TRASFORMATA, CON UNA LAMA DI TAGLIO AD ELEVATA FLESSIBILITÀ PERDITE: PER DEISCENZA DEI BACCELLI PRIMA DELLA RACCOLTA SEMI O BACELLI PERDUTI O ROTTI PER AZIONE DELL’ASPO BACCELLI NON SGUSCIATI PIANTE INTERE ALLETTATE PER RIDURRE LE PERDITE OCCORRE ABBASSARE LA BARRA FALCIANTE E DIMINU LA VELOCITÀ QUALORA NECESSARIO SI RICORRE ALL’ESSICCAZIONE. LA GRANELLA DI SOIA VIENE COMMERCIALIZZATA CON NORME STANDARD DI 9% UMIDITÀ E 2% IMPURITÀ CARATTERISTICHE QUALITATIVE PROTEINE: 44-49% PROTEINA BEN BILANCIATA IN AMINOACIDI ESSENZIALI, POVERA IN METIONINA E TRIPTOFANO, RICCA IN LISINA E LEUCINA OLIO: 20-25% ACIDI SATURI (PALMITICO E STEARICO) 12-14 %; ACIDI INSATURI: OLEICO (20-35%), LINOLEICO (44-56%), LINOLENICO° (5-10%) °Facilmente ossidabile, problemi gustativi e di stoccaggio Esistono cv a basso linolenico <2% e ad alto oleico >80% PER PRESSIONE (estrazione totale) ESTRAZIONE : SOLVENTI (estrazione non completa, ne rimane ca. 4%) (più usato) UTILIZZAZIONE DELLA SOIA PRINCIPALI PRODOTTI ALIMENTARI A BASE DI SOIA • SEMI INTERI, secchi o immaturi • SEMI GERMINATI, germogli di soia • LATTE DI SOIA, ottenuto facendo bollire in acqua la soia macinata • SALSA DI SOIA, ottenuta per lunga fermentazione di un infuso di soia bollita e farina di frumento • FORMAGGIO DI SOIA, ottenuto per coagulazione delle proteine del latte di soia. ESTRAZIONE DELL’OLIO CON SOLVENTI • Schiacciamento del seme, per staccare i tegumenti e rompere i cotiledoni • Trattamento a caldo (63-74°C) ad umidità del 10-11% per inattivare i fattori antinutrizionali • Macinazione farina con 49% di proteina, utilizzata t.q. o per produrre concentrato di soia (70% proteina), o isolati proteici (90% proteina). • Estrazione olio dalla farina. La farina sgrassata viene utilizzata come alimento zootecnico • Con gli isolati si possono produrre alimenti simili alla carne di pollo o vitello, integrativi della panificazione, o altri prodotti (soyfoods) Gli isolati hanno utilizzazione anche non alimentare (adesivi, carta) L’impiego diretto per uso zootecnico della granella o dello sfarinato di soia tal quale è impedito dalla presenza di fattori antinutrizionali, che inibiscono la completa utilizzazione della proteina da parte degli animali e dell’uomo. In particolare, sono presenti due fattori inibitori della proteasi (il Kunitz trypsin inhibitor, o SBTI-A2, e il Bowman-Birk inhibitor) che agiscono nei confronti della tripsina e della chimotripsina. Questi fattori, presenti nel seme crudo, vengono però eliminati col trattamento termico. OLIO DI SOIA • L’olio grezzo ha un sapore sgradevole, scarsa stabilità, colore scuro. • Dall’olio grezzo, mediante trattamenti, si separa la lecitina di soia e l’olio degommificato. • La lecitina è usata come agente emulsionante e stabilizzante. • L’olio degommificato, sottoposto a raffinazione, decolorazione, deodorazione, viene reso adatto al consumo (condimento, cottura, preparazione maionese e margarina) o usi non alimentari (saponi, cosmetici, inchiostri, materie plastiche, linoleum, etc.) OLIO DI SOIA Il miglioramento genetico ha consentito la selezione di cv. a basso contenuto in ac. palmitico (4,4%), usate nella produzione di olio da condimento. Sono state selezione anche cv. a più basso contenuto in ac. linolenico (4%), che consentono di ridurre il sapore sgradevole ed una migliore conservazione dell’olio. Mediante selezione genetica sono state identificate cv. a più alto contenuto in ac. saturi (palmitico e stearico), destinate alla produzione della margarina. MIGLIORAMENTO GENETICO AUTOGAMA STESSE TECNICHE IMPIEGATE PER LE ALTRE AUTOGAME Selezione genealogica, ricorrente, SSD. OBIETTIVI: ALTA PRODUZIONE CON ELEVATO CONTENUTO IN OLIO E/O PROTEINE ADATTAMENTO ALLE DIVERSE AREE DI PRODUZIONE (resistenza siccità) RESISTENZA ALL'ALLETTAMENTO RESISTENZA ALLA SGRANATURA (baccelli indeiscenti) RESISTENZA ALLE MALATTIE RESISTENZA A DISERBANTI TOTALI COME IL GLIFOSATE (varietà GM) MIGLIORE QUALITÀ DELL'OLIO (ad alto oleico 35-40% o basso palmitico 3,5%) MIGLIORE QUALITÀ DELLA PROTEINA (LISINA, METIONINA) MIGLIORAMENTO GENETICO IDEOTIPO CONFORMAZIONE DELLA PIANTA TALE DA CONSENTIRE UN’UNIFORME PENETRAZIONE DELLA LUCE FOGLIE PIÙ PICCOLE, CON PORTAMENTO ASSURGENTE ALTEZZA NON ELEVATA PRIMO NODO FIORIFERO INSERITO ALTO QUALITÀ DIMINUZIONE DEL CONTENUTO DI SOSTANZE ANTINUTRIZIONALI Iscritte varietà con un’attività antitriptica dimezzata (10-12 mg/g di farina integrale di SBTI-A2 rispetto a > 22 mg/g commerciali). delle comuni varietà Pisello (Pisum sativum) Biologie Non si conoscono i progenitori selvatici del pisello, che risulta essere coltivato fin dal Neolitico (7000 a.C.). Probabilmente la specie è originaria delle zone a nord dell’India. È coltivato in tutto il mondo, in particolare nei paesi asiatici (India, Cina). La produzione è orientata sul pisello fresco, da consumo diretto, sul pisello da pieno campo per l’industria conserviera (inscatolamento, surgelazione), e sul pisello per granella secca per alimentazione umana o zootecnica (‘pisello proteico’). Il pisello è usato largamente anche come foraggera da erbaio. Il pisello è caratterizzato da un elevato contenuto in amido, con un buon valore energetico, e da una proteina specialmente ricca in lisina che ben complementa le proteine dei cereali Specie diploide (2n=14), annuale, glabra e glauca, con un solo stelo cilindrico sottile e debole, di lunghezza variabile da 0.30 a 3 metri (piselli nani, seminani o rampicanti). Nei piselli rampicanti da orto lo sviluppo è indeterminato, dando luogo ad una fruttificazione continua e protratta nel tempo. Quelli nani hanno portamento semi-eretto e sono a sviluppo determinato, per cui la fioritura e la maturazione dei vari palchi fiorali avvengono in un tempo alquanto breve. La gracilità dei fusti ha come effetto che le colture di pisello tendono a prostrarsi a terra, a meno che non siano fornite di sostegni (frasche, reti) come nella coltura ortiva. Radice. Fittone (fino a 0.80 m) con numerose ramificazioni. Foglie pennate, composte (2-4 paia di foglioline grandi; uno o più paia di foglioline trasformate in cirri; un cirro terminale ramificato e molto sviluppato; un paio di stipole di dimensioni simili o più grandi, delle vere foglioline). Fiori lungamente peduncolati, da 1 a 4 su racemi ascellari emergenti dai nodi mediani e superiori dello stelo. Corolla grande e vistosa, di solito bianca o rosso-violetto Fecondazione autogama. Baccello liscio, quasi cilindrico, contenente numerosi semi (4-10). Germinazione ipogeica. Semi variabili per forma, colore, dimensione. Semi lisci (presente prevalentemente amido) o semi grinzosi (amido e zuccheri solubili). Per la surgelazione: seme grande, verde scuro e grinzoso Per l’inscatolamento: seme piccolo, verde chiaro e liscio Per la granella secca: seme piccolo e ricco di proteina e amido. Peso di 1000 semi: 100-500 g. Pianta microterma. In Italia, la semina è autunnale nelle regioni a inverno mite (centro-meridionali), mentre in quelle settentrionali la semina autunnale può essere adottata solo con varietà resistenti al freddo; in caso contrario, si può seminare solo dopo l’inverno. Il pisello germina con accettabile prontezza con temperature del terreno intorno a 4 °C, mentre la temperatura ottimale per il compimento del ciclo vitale è compresa tra 15 e 18 °C. La resistenza al freddo del pisello è limitata, ma varia molto con il grado di sviluppo della pianta e con la varietà. La fase di massima resistenza è lo stadio di 4-5 foglie, in cui sopporta senza danno temperature fino a –8 °C. Allo stadio di fioritura, anche gelate leggere sono dannose. Maggiore intolleranza verso le alte temperature (soprattutto per i tipi da raccogliere freschi: pregiudizio per la qualità). Teme moltissimo i ristagni di umidità che rendono il terreno freddo e asfittico. Non ha esigenze particolari riguardo al terreno: i terreni più adatti sono quelli piuttosto sciolti, caldi, ben aerati, con moderato contenuto di calce e pH compreso tra 6.5 e 7.5, di buona capacità idrica. L’ideotipo è diverso a seconda che la destinazione del prodotto sia il mercato orticolo (richieste precocità e scalarità di maturazione) oppure l’industria conserviera (granella immatura) o mangimistica (granella secca; insilato). Pisello da pieno campo per l’industria conserviera: completa meccanizzazione fino alla raccolta (unica). Varietà nane, a maturazione contemporanea, a bassa ‘velocità di maturazione’ (si mantengono teneri e dolci anche in caso di raccolta ritardata). Per la coltura da granella secca: alto contenuto proteico dei semi, seme piuttosto piccolo, portamento eretto delle piante a maturità e resistenza all’allettamento (riduzione delle perdite). Varietà con eccezionale sviluppo dei cirri fogliari: dette leafless o afile perché hanno trasformate in cirri tutte le foglie vere, così che solo le grandi stipole conservano il loro aspetto fogliaceo VARIETÀ ‘AFILA’ (Leafless) DI PISELLO PROTEICO ‘Convenzionale’ (allettato) ‘Afile’ Anche per le colture da insilato, sia in purezza che in consociazione con un cereale vernino, è importante che la varietà di pisello sia ad abito eretto, di taglia alta e di tipo afilo, per garantire una buona tolleranza all’allettamento e, in caso di associazione col cereale, una maggiore capacità di competizione. Questo tipo di pianta consente di realizzare, in purezza, rese superiori a 8 t/ha di sostanza secca di trinciato integrale, limitando al massimo la contaminazione col suolo al momento della raccolta Il tipo di pianta di pisello più interessante, anche per la semina autunnale negli ambienti continentali italiani, è quello primaverile (cioè seminato in primavera nell’Europa centro-settentrionale) ma dotato di elevata tolleranza alle basse temperature, perché il suo ciclo più precoce permette di limitare i danni dello stress idrico di fine ciclo rispetto al tipo autunnale Il pisello è una precessione ottima per il frumento in quanto libera presto il terreno, lo lascia assai rinettato dalle malerbe e lascia un buon residuo di azoto, stimabile nell’ordine di 40-60 kg/ha. Esso è quindi coltivabile tra due cereali autunnali. È buona norma prevedere un intervallo di almeno 4 o 5 anni prima di far tornare il pisello sullo stesso terreno, a causa delle malattie a cui può essere soggetto. La concimazione minerale più importante è quella fosfatica, sempre necessaria nella misura di 60-80 kg/ha di P2O5. Potassio somministrato solo in caso di carenza. Preparazione del terreno simile a quella per il frumento. Affinamento superficiale non particolarmente spinto, data la grande dimensione del seme. Importante il livellamento e la regolarizzazione superficiale dei campi, per rendere più agevole il successivo lavoro della mietitrebbiatrice. L’epoca di semina più comune nelle regioni del Centro-Nord, dove la coltivazione del pisello da granella è attualmente più diffusa, è in febbraio, appena la temperatura del terreno è risalita a 5-6 °C. Ove si disponga di varietà abbastanza resistenti al freddo, la semina autunnale è da preferire, anche se va fatta in tempo perché all’arrivo dei freddi le piantine siano arrivate almeno allo stadio di 3-4 foglie (max resistenza al freddo). La semina autunnale anticipa il ciclo in primavera (maggiore quantità di radiazione intercettata e maggiore quantità di fotosintetati accumulati nel seme). La fioritura anticipata consente di ridurre i rischi di stress da siccità ed alte temperature. La semina autunnale espone però le piante al rischio di basse temperature e di malattie che colpiscono l’apparato arereo, particolarmente aggressive sulle piante sofferenti per lo stress termico (Ascochyta, etc.). In genere l’epoca di semina è fine ottobre – inizi novembre nel Nord Italia e novembre nel Centro-Sud (qualche giorno prima del frumento). Nel caso di colture per l’industria, le semine si eseguono scalarmente, in modo da prolungare il periodo di raccolta per la trasformazione. La semina in pieno campo a file distanti 18-25 cm (competizione verso le erbe infestanti e facilitazione della raccolta meccanica). 70-100 semi/m2 per avere da 50 a 70 piante/m2. La coltura riesce a compensare difetti di densità mediante la ramificazione della pianta. A seconda del peso medio dei semi, da 150 a oltre 250 kg/ha di seme. Profondità di 5-7 cm. Seminatrici universali da frumento. Pisello Pre-emergenza: -Pendimetalin (Solanum, chenopodiacee, poligonacee e azione collaterale su graminacee) -Clomazone -Pendimetalin+Aclonifen Pre-emergenza e post (3-4 foglie vere) -Imazamox -Bentazone Post-emergenza: -Fluazifop-p-butile -Propaquizafop -Quizalofop-p-etile Graminacee e dicotiledoni Graminacee Il pisello da industria va raccolto ad un giusto grado di maturazione, definito dalla tenerezza del seme valutata in gradi tenderometrici. Il grado di maturazione più conveniente (per l’industria) è di 110 gradi. Raccolta del pisello da industria prevalentemente con ‘pettinasgranatura’, con macchina semovente che stacca i baccelli e sgrana solo questi (velocità di esecuzione: 1 ora/ha, maggiore rispetto falcia-andanatura in campo e sgranatura in stabilimento, o falcia-sgranatura in campo). I piselli secchi raccolti con mietitrebbiatrici da frumento, evitando di attendere che i baccelli e i semi si dissecchino troppo (forti perdite per sgranatura). Buone produzioni ordinarie: 4-4.5 t/ha di semi freschi sgranati di pisello da industria; 3.5-4 t/ha di granella secca. Principali avversità: l’antracnosi, la peronospora e la fusariosi. Antracnosi. Insieme di sintomatologie causate da funghi del complesso Ascochyta, di cui spesso si riscontrano due o tre specie sulla stessa pianta: Ascochyta pisi, A. pinodes (o Mycosphaerella pinodes, forma perfetta) e A. pinodella (indicata anche come Phoma medicaginis var. pinodella). Sintomi. Macchie su foglie, baccelli, steli, stipole e fiori, o imbrunimento dello stelo e marciume del piede (danni alla produzione e alla qualità). Funghi endemici nelle zone di coltivazione del pisello; si conservano nei residui colturali o nel terreno. A primavera, le spore sono portate dal vento o dalla pioggia, causando infezioni primarie sulle colture. Lotta. •uso di seme sano •trattamento del seme con concianti (benzimidazolici e ftalamidici), •interramento dei residui colturali subito dopo la raccolta per evitare la dispersione delle spore fungine •rotazione delle colture •(uso di varietà resistenti). Peronospora (Peronospora pisi). Si manifesta in periodi freddi e piovosi. Sulle foglie e sui baccelli macchie prima traslucide poi brune, che producono quindi un’efflorescenza di colore brunobiancastro (conidiofori e conidi). Lotta: disinfezione del seme con prodotti sistemici (Metalaxil o Cimoxanil), eliminazione dei residui colturali, trattamenti eradicanti precoci con prodotti sistemici (fenilammidi e altri), e uso di varietà resistenti. Fusariosi (funghi del genere Fusarium , in particolare F. oxysporum f. sp. pisi). Necrosi del colletto e conseguente ingiallimento e avvizzimento rapido delle piantine. Lotta: utilizzazione di varietà resistenti Gli afidi verde (Acyrthosiphon pisum) e nero (Aphis fabae) formano colonie sulle foglie causando il deperimento delle piante e diffondono le virosi del pisello (Pea Enation Mosaic Virus, PEMV e Pea Mosaic Virus, PMV). In certe annate può rendersi necessario effettuarne il controllo chimico. I semi sono molto soggetti ad essere attaccati dal tonchio (Bruchus pisorum), che alla fine della fioritura depone le uova sui piccoli baccelli nei cui semi le larve poi passano e si sviluppano.