La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) (Note a cura del dottor Giorgio Vezzani) BPCO La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una condizione clinica caratterizzata da una limitazione al flusso aereo bronchiale che non è completamente reversibile. La limitazione al flusso aereo è di solito progressiva ed associata ad una anomala risposta infiammatoria dei polmoni all’inalazione di agenti, particelle o gas, nocivi. La bronchite cronica è anche definita come la presenza di tosse ed espettorato per almeno tre mesi all’anno per due anni consecutivi. L’enfisema polmonare è definito come un anomalo allargamento degli spazi aerei distali al bronchiolo terminale accompagnato da distruzione delle loro pareti, in assenza di evidenti segni di fibrosi. BPCO: Epidemiologia La BPCO è la 4a causa di morte negli Stati Uniti (dopo cardiopatie, neoplasie e malattie cerebrovascolari) Nel 2000 l’OMS ha stimato che ci siano state 2.8 milioni di morti per BPCO Nel 1990 tra le malattie più frequenti, la BPCO era al 12° posto; nel 2020 sarà al 5° BPCO: costi Tra il 1985 ed il 1995 il numero di visite mediche per BPCO negli USA è aumentato da 9 a 16 milioni Nel 1995 i ricoveri per BPCO negli USA sono stati 500.000 con una spesa sanitaria di circa 15 miliardi di dollari BPCO: fattori di rischio FATTORI LEGATI ALL’OSPITE: • geni (ad esempio, deficit di a1 antitripsina) • iperreattività bronchiale • crescita del polmone FATTORI LEGATI ALL’AMBIENTE: • fumo di sigaretta • fattori professionali • inquinamento esterno e • infezioni • stato socio-economico domestico BPCO: diagni, punti chiave La diagnosi di BPCO si basa su una storia di esposizione a fattori di rischio e sulla presenza di una riduzione del flusso aereo espiratorio non completamente reversibile, con o senza presenza di sintomi. I soggetti che presentano tosse cronica, escreato ed una storia di esposizione a fattori di rischio dovrebbero essere studiati per valutare la presenza di una riduzione del flusso aereo espiratorio, anche se non riferiscono dispnea. ASMA BRONCHIALE L’asma bronchiale è una patologia caratterizzata essenzialmente da uno spasmo dei bronchi, che induce difficoltà di respiro (dispnea). Esistono 2 forme di asma bronchiale: una allergica, in cui l’allergene può agire in modo perenne o sporadico e una non allergica, determinata da fattori di varia natura. Broncospasmo e ispessimento della parete bronchiale determinano una riduzione del diametro interno (lume) dei bronchi, impedendo il normale passaggio dell’aria. Tale ostruzione bronchiale, reversibile spontaneamente o dopo terapia, induce ricorrenti episodi di respiro sibilante, mancanza di respiro, senso di costrizione toracica e tosse, soprattutto durante la notte o nelle prime ore del mattino. Si può affermare che la frequenza dell'asma nella popolazione è tuttora in aumento, specialmente nei paesi industrializzati. La causa di questo incremento non è attualmente chiarita. Sono stati chiamati in causa fattori quali aumento delle forme allergiche, inquinamento, cambiamento delle condizioni di vita e modificazioni della dieta. Per quanto riguarda i fattori ambientali la prevalenza è maggiore nelle aree urbane e nelle nazioni industrializzate. In Italia come in altre nazioni europee la prevalenza (numero di casi per numero di abitanti) dell’asma bronchiale nella popolazione generale è del 4-5 per cento (4-5 asmatici ogni 100 persone) con un tasso di incidenza (nuovi casi ogni anno) globale di 3-4 casi ogni 1000 abitanti all’anno. PROVE DI FUNZIONALITA' RESPIRATORIA Le malattie polmonari ostruttive e soprattutto asma bronchiale e broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO) sono malattie sempre più diffuse; d'altra parte il progresso scientifico in pneumologia ha introdotto nel percorso diagnostico di tali malattie un ampio ventaglio di metodiche strumentali che studiano a fondo la funzione respiratoria permettendo di valutare il funzionamento normale e patologico dell'apparato respiratorio. Due approcci basilari nello studio delle malattie respiratorie sono la radiografia del torace e le prove di funzionalità respiratoria fra cui prima la spirometria. La radiografia del torace mostra una immagine statica dei polmoni, una “fotografia”, ma non è in grado di valutare la funzione respiratoria. La spirometria invece non "vede" i polmoni, ma ne studia a fondo la funzione respiratoria. I test di funzionalità respiratoria permettono, perciò, di: porre diagnosi di una patologia respiratoria clinicamente non evidente (è lo scopo dell’iniziativa “Scopri il Respiro di Reggio Emilia”) caratterizzare il tipo di malattia in questione valutare la gravità dell'affezione monitorare nel tempo l’andamento della sindrome disventilatoria polmonare in pazienti con BPCO, fibrosi cistica, patologie polmonari interstiziali, scompenso cardiaco, patologie neuromuscolari. monitorare nel tempo la risposta alla terapia prescritta. Valutare il rischio operatorio in pazienti respiratori Valutare il grado di invalidità a fini assicurativi. I test non vanno intesi come test di valore assoluto dal momento che esiste un'ampia variabilità individuale. I parametri "normali" cambiano in base ad età, sesso, peso, altezza e razza. Altra variabile è data dalla collaborazione fornita nel paziente e dalla capacità che questi ha di svolgere le prove respiratorie. Sulla base dei parametri misurati, è possibile suddividere le patologie polmonari in due grandi gruppi: la insufficienza polmonare di tipo ostruttivo nella quale vi è un' ostacolo al deflusso dell'aria inspirata a causa di una stenosi (restringimento) delle vie aeree (asma allergica e non allergica, bronchite cronica, ecc.) e la insufficienza polmonare di tipo restrittivo, in cui vi è una riduzione della superficie ventilatoria polmonare o una riduzione della capacità di espansione dei polmoni (obesità, fibrosi polmonare interstiziale, miopatie, enfisema polmonare, ecc). SPIROMETRIA Strumento: La spirometria è un esame molto semplice e non invasivo, fondamentale per la diagnosi di asma bronchiale e di altre malattie respiratorie, che misura i volumi respiratori e la velocità dei flussi dell'aria. Viene eseguito con uno strumento detto appunto "spirometro", che consiste in un misuratore del flusso o del volume d'aria mobilizzata dal paziente collegato ad un computer che riceve un segnale e lo trasforma in valori numerici ed immagini grafiche. (Fig.1) Fig. 1 - Uno spirometro a campana computerizzato Il collegamento allo spirometro avviene attraverso un boccaglio preferibilmente monouso provvisto di filtro antibatterico. Preparazione: l'esame viene in genere eseguito da un tecnico di Fisiopatologia Respiratoria (branca della Pneumologia che studia e misura la funzione del sistema respiratorio) il quale avrà cura di spiegare come procederà la prova e dare una dimostrazione pratica delle manovre da eseguire. La spirometria richiede piena collaborazione da parte del paziente per cui è necessario che si renda conto dell'importanza della corretta esecuzione dell'esame per una diagnosi quanto più possibile precisa. Il paziente deve evitare, se possibile, di prendere farmaci antiasmatici, soprattutto broncodilatatori spray o per aerosol nelle 8-12 ore prima della prova. Prima di cominciare la prova spirometrica il tecnico farà alcune domande, per rilevare indicazioni e controindicazioni all'esame come recenti traumi toracici o addominali, interventi per cataratta e malattie cardiovascolari in fase di instabilità. Verranno rilevati con precisione peso ed altezza per il calcolo dei cosiddetti "valori teorici", cioè i valori normali per quella determinata età , peso, altezza e sesso. L'esecuzione della spirometria:(Figg 2-3) La spirometria deve essere eseguita da seduti con i 2 piedi nel pavimento, liberando eventuali costrizioni nell'abbigliamento. La spirometria di base si suddivide in una fase lenta ed una fase forzata. Le manovre che verranno richieste dal tecnico al paziente saranno le seguenti: 1. Mettere uno stringinaso per evitare perdita di aria dal naso. 2. Collegarsi al boccaglio sterile. 3. Respirare tranquillamente "a volume corrente" per alcuni secondi. 4. Inspirare profondamente per riempire completamente i polmoni ed espirare fino a svuotarli del tutto: questa manovra è fondamentale per misurare la capacità vitale e i cosiddetti volumi statici (fase lenta). Questa prova verrà ripetuta 3 volte per ottenere valori attendibili. 5. La fase successiva prevede un'inspirazione profonda seguita da un'espirazione forzata, soffiando l'aria nel boccaglio con tutta la forza possibile (fase forzata). Spesso viene richiesto anche di inspirare profondamente e con forza. Anche questa prova verrà ripetuta 3 volte. Per ottenere la massima collaborazione l'operatore userà frasi di incitamento durante la prova che hanno la funzione di ottenere il massimo impegno e darà consigli negli intervalli tra le prove per correggere gli eventuali errori. 1 2 3 4 Fig. 2 - Esecuzione della manovra di espirazione forzata 1. Applicare lo stringinaso 2. Collegarsi al boccaglio sterile ed ispirare profondamente 3. Espirare vigorosamente e completamente per almeno 6 secondi 4. Grafica della curva espiratoria per il calcolo dei volumi polmonari 1 2 3 4 Fig. 3 - Esecuzione della manovra di espirazione forzata con spirometro portatile La manovra di espirazione forzata può essere eseguita con spirometri di piccole dimensioni presso qualsiasi ambulatorio e al domicilio del paziente. 1-2. Applicare lo stringinaso ed impugnare lo spirometro 3. Inspirare profondamente 4. Espirare completamente con forza Risultati: L'esame descritto fornisce già molte informazioni sulla presenza o meno di un'alterazione ostruttiva e quindi di asma bronchiale o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) o di un'alterazione restrittiva e quindi di malattie polmonari di altro tipo. E' utile che il paziente con asma o BPCO conosca bene i propri "valori del respiro" come il diabetico conosce i propri valori di glicemia e l'iperteso quelli di pressione arteriosa. Il valore più importante è il VEMS o Volume Espiratorio Massimo al 1° Secondo (anche detto FEV1 in Inglese) che viene espresso in litri ed è variabile da soggetto a soggetto. Importanti sono le percentuali rispetto al valore teorico che nel soggetto normale e nella maggior parte degli asmatici in fase stabile è attorno al 100% , mentre nei pazienti con BPCO e nei peggioramenti dell'asma bronchiale può scendere anche notevolmente. Esami supplementari: A questo punto il tecnico potrà stampare l'esame e consegnarlo al paziente dopo la refertazione del medico, oppure passare ad altre prove come: 1. il test di reversibilità farmacologica con la somministrazione per spray di 2 puff di un broncodilatatore (es. Ventolin) e la ripetizione della spirometria forzata dopo 20 minuti circa. 2. la misurazione del volume residuo che è una prova che richiede di respirare una miscela di elio a volume corrente, quindi non richiede particolare impegno da parte del paziente e viene eseguita per misurare il grado di iperdistensione polmonare, tipica dell'enfisema. 3. Il test di diffusione del monossido di carbonio che è un esame un po' più impegnativo per il paziente e serve per misurare la presenza di un ostacolo al passaggio dei gas respiratori attraverso la membrana alveolare che impedisce il passaggio di ossigeno tra il polmone e il sangue. Questo esame richiede un'apnea e, cioè, di trattenere il respiro per circa 8-10 secondi per cui non è eseguibile da tutti i pazienti. 4. un test di provocazione bronchiale che viene eseguito nel caso la spirometria sia nei limiti di norma ma si sospetti la presenza di un'iperattività bronchiale aspecifica che è un marker di asma bronchiale. 5. La pletismografia corporea che permette di misurare all'interno di una cabina il grado di iperdistensione polmonare soprattutto nei pazienti con enfisema polmonare, e le resistenze delle vie aeree, anche negli asmatici. Questo esame ha dei vantaggi e degli svantaggi; i vantaggi sono che non richiede l'esecuzione di manovre forzate; gli svantaggi sono che l'esame viene eseguito all'interno di una cabina che per alcuni può essere claustrofobica. 6. La misurazione dell'ossido nitrico nell'aria espirata che si esegue nei pazienti asmatici o con BPCO per valutare il grado di attività della malattia. La durata di una spirometria è variabile da 20 minuti circa di una spirometria semplice a 40 minuti circa di una spirometria con broncodilatazione e 1 ora circa se vengono associate altre procedure. All’ASMN di Reggio Emilia vengono effettuate circa 3.000 spirometrie /anno. Giorgio Vezzani Medico-chirurgo Spec. in Tisiologia e Malattie Apparato Respiratorio Spec. in Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva Alta Specialità in Riabilitazione Respiratoria e Studio e cura dei disturbi respiratori nel sonno. U.O. Pneumologica Az. Ospedaliera Arcispedale S.Maria Nuova – RE