Il quarto quarto: la saggezza La Maga, la strega Inverno secondo quarto di Luna calante Significato La maga, parola dal suono magico, e la strega, dal suono spregiativo, in realtà formano una sola identità. L’archetipo della maga è collocato nella notte tra il 3 ottobre e il 1 novembre, quando la porta tra i mondi è sottile. La notte delle streghe, halloween, è oggi festeggiata, anche se nulla si sa del suo vero contenuto rituale. Il climaterio ora si è concluso con la menopausa. La donna, attraverso il passaggio della sacerdotessa ha acquisito un profondo sapere interiore ed è in grado di unire dentro di se polarità forti come il maschile e il femminile. Quello che nell’amante è un’alchimia tra due persone, nella maga diventa l’alchimia interiore. La congiunzione interiore di questi opposti è possibile solo sotto forte pressione, è quindi frutto di processi interiori combattuti e sofferti. Ma l’armonia dinamica tra gli opposti genera un’altra energia per proseguire la strada interiore, spirituale. L’alchimia usa il fuoco per unire gli elementi opposti, insieme al movimento costante del rimescolare. La maga ha bisogno quindi di calore, di movimento interiore, ma anche sociale. Attinge a piene mani alla vita per trasformare costantemente i più vari aspetti dentro di sé. L’asprazione archetipica dell’alchimista è quella di trasformare metalli comuni (materia) in oro (spiritualità). La riuscita è rara non comune. Mescolando gli opposti, la maga conosce la dorata via di mezzo, sa sostare nell’equilibrio. Usa il fuoco interiore per l’ascesa dagli inferi (dall’inconscio), per riacquistare il controllo e reintegrarsi nel mondo esterno. Integra gli elementi in perfetta armonia, quindi è capace di esprimersi in tutte le direzioni, di comunicare con tutti gli individui nella loro diversità. Nella sua espressione appare tuttavia contrastante, poiché manifesta le polarità sia positive sia negative. Da qui nascono la strega buona e la strega cattiva delle favole, ambedue affascinanti per i bambini. I ritmi di vita della maga sono adesso meno determinati dalla biologia e più da aspetti universali. E’ una figura di alta spiritualità, capace di ispirare altri, ma difficile da seguire e capire per chi non ha percorso la sua stessa strada. E’ in grado di guarire, radicata solidamente, austera. Lavora con gli archetipi in modo solitario. Come nel suo archetipo complementare, l’amante, la scelta è un elemento importante. Le sue scelte si limitano sempre di più, comincia a discernere, eliminare, ma quelle fatte sono di grande potenza e saggezza. Nelle antiche popolazioni le maghe facevano parte del consiglio degli anziani e la loro saggezza veniva usata per guidare la comunità. I consigli delle maghe non sempre vengno compresi o condivisi, poiché loro vedono più lontano dei giovani, ma allora venivano rispettati proprio perché questa loro dote era riconosciuta. Oggi, per le donne dopo la menopausa è più difficile trovare uno spazio sociale, rispetto e considerazione. E’ altrettanto difficile raggiungere la condizione interiore di maga, poiché i cicli di maturazione, le sofferenze a loro collegati, le “piccole morti”, periodiche non vengono sostenuti dalla comunità. Solo quando una donna ha seguito tutti i passaggi dei precedenti archetipi, anche in momenti diversi della sua vita, solo se ha attraversato le varie fasi di trasformazione, può raggiungere questa qualità interiore. Allora può attingere a piene mani alle sue esperienze di vita e dispensare la sua ricchezza agli altri, con una capacità terapeutica che può toccare tanti campi sia concreti sia semplicemente relazionali. Quando le precedenti trasformazioni sono state bloccate, alla donna quest’età appare come una perdita costante: di energia, di prestigio, di protagonismo, di importanza, di ruoli, di relazioni. L’archetipo della maga si attiva nella nostra vita ogni volta che sostiamo per un breve momento nell’equilibrio nel punto centrale del cerchio, quando, investendo molta energia, riusciamo a tenere insieme gli opposti per il tempo necessario per produrre un effetto magico. I vissuti Nell’esperienza del cerchio, l’archetipo della “maga” ispira chi pensa alle cure, alle erbe, a una vita concentrata, solitaria, ma ricca. Intuitivamente nella maga viene percepita l’armonia degli elementi nel suo saper associare le erbe. Risulta invece difficile metterla in relazione con “l’amante”. Affascina il mistero attorno alla maga. Difficilmente viene immaginata come una donna di età. Diversa è l’identificazione delle partecipanti con “la strega”. In particolar modo le ostetriche si identificano moltissimo con le streghe bruciate sul rogo, donne ad alta autostima che sono stete eliminate da un sistema che le temeva. L’archetipo della strega sveglia nelle donne di oggi una rabbia antica, generazionale, storica, accompagnata da voglia di riscossa, orgoglio indomabile, selvaggio e allo stesso momento desiderio e paura di trasgredire. Dimostra che l’esperienza dell’inquisizione è ancora viva nell’inconscio femminile e ha bisogno di essere riconosciuta e condonata. La strega bruciata sul rogo spesso era una donna giovane, avvenente, sottratta al suo “amante” e “penetrata”, abusata, uccisa dalla macchina dell’inquisizione. Questa esperienza storica proietta un maschile negativo dentro di noi, contro il quale ci difendiamo inconsciamente, a scapito degli uomini che amiamo e che ci amano. Il nesso tra i due archetipi “amante e maga-strega” ridiventa evidente. La lettura dell’archetipo “maga-strega” trasforma la rabbia in ricerca, l’ambivalenza in comprensione. Apre una porta ad una visione completamente nuova della donna dopo la menopausa, a una prospettiva molto più ricca della vita. Aiuta a riconoscere che è necessario un lavoro sul proprio maschile interiore che richiede una sua trasformazione dal negativo al positivo. L’autostima ne potrà solo godere. Il lavoro con questo archetipo è fortemente liberatorio e riporta molte partecipanti al bisogno di sperimentare meglio “l’amazzone” (il loro maschile) e la “sacerdotessa” (il loro femminile) nel loro cerchio. Aiuta a comprendere meglio il significato dei cicli di trasformazione, di cui uno fondamentale è il parto con le sue doglie. Emerge chiaramente, come la medicalizzazione della menopausa, come anche degli altri cicli precedenti, inibisca il lavoro nel profondo a cui la donna è chiamata e come posponga molte scelte che andrebbero fatte nel loro tempo biologico. Tratto da "Apprendere la maternità" di Verena Schmid, a sua volta tratto da "The Circle of Life, Thirteen Archetypes for every woman"di Elisabeth Davis e Carol Leonard