Direzione nazionale antimafia Relazione annuale - dicembre 2009 Distretto di MILANO Relazione del Cons. Roberto Pennisi La relazione relativa alle strutture criminali operanti nel territorio del Distretto di Milano con riferimento al periodo temporale luglio 2008-giugno 2009 non può certo prescindere da quanto rilevato in quella immediatamente precedente circa l’andamento delle attività del crimine organizzato e della correlata azione di contrasto sviluppatasi. Essa, pertanto, deve ritenersi qui integralmente richiamata e, per comodità di lettura della presente, pare opportuno esplicitamente riportare quanto in proposito riassuntivamente rappresentato. Nel periodo preso in esame la attività della DDA di Milano è stata caratterizzata dall’accentuarsi della attività investigativa riguardante la repressione dei fenomeni di criminalità organizzata mafiosa esistenti nel territorio, e dal raffinarsi di quella, ancora dominante, di contrasto del narcotraffico. Quanto alla prima, proseguendo nel “trend” che già si era segnalato in seno alla precedente relazione, si sono portate a compimento indagini pregresse, e se ne sono iniziate altre che mirano alla individuazione della genesi delle formazioni criminali di tipo ‘ndranghetistico ai fini della migliore individuazione della loro composizione e delle loro finalità, dei rapporti con quelle calabresi e, quindi, della loro più efficace repressione. Quanto alle seconde, la attuale attività investigativa, avente per oggetto organizzazioni criminali transnazionali, mira non solo a reprimere gli effetti di tale attività criminosa, bensì ad individuare le centrali criminali, che si articolano tra l’Italia e Paesi esteri, cui fanno capo i grossi movimenti di stupefacenti che invadono il territorio nazionale e la “piazza” milanese in particolare. I risultati si segnalano già positivi, anche perché iniziano ad emergere i collegamenti tra le organizzazioni straniere che apparentemente avevano monopolizzato il traffico dei narcotici e le tradizionali mafie nazionali. A tale scopo, particolarmente intensa e proficua è stata, oltre che la attività investigativa, quella tendente alla instaurazione di rapporti con le autorità dei Paesi interessati, onde poter ottenere una collaborazione più proficua di quella tradizionale, indispensabile per poter colpire più efficacemente le dette organizzazioni. Ed in proposito questa DNA non ha mancato di, in alcuni casi, patrocinare ed, in altri, di prestare la propria opera di assistenza per il conseguimento dei detti risultati. Sempre nell’ambito della lotta al narcotraffico, le indagini della DDA di Milano hanno consentito anche di far luce sul grave fenomeno dell’uso criminale dell’ormai diffusissimo sistema delle transazioni finanziarie col ricorso al metodo del money transfer. Prosegue nella DDA di Milano il massiccio ricorso alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, reso peraltro necessario dalla tipologia e dalla entità delle indagini svolte; tuttavia si riscontra il dato negativo dell’aumento delle doppie intercettazioni all’interno del medesimo Ufficio. Nel periodo preso in esame, la prosecuzione del trend già constatato in quello precedente ha fatto sì che sia sostanziosamente diminuito il numero delle nuove iscrizioni nel registro dei reati per il delitto di cui all’art. 74 D.P.R. 309/90, passate dalle 149 dell’anno precedente alle 73 del corrente. Mentre, per converso, è aumentato il numero delle nuove iscrizioni per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., passate da 10 a 31. Segnale, il predetto, della inversione di tendenza del modo di contrastare i fenomeni criminali di tipo mafioso presenti nel territorio del Distretto lombardo, non più indirettamente attraverso la persecuzione di una delle principali attività criminali delle organizzazioni mafiose (specie ‘ndranghetistiche), cioè il traffico dei narcotici, bensì direttamente sul terreno della associazione mafiosa i cui segnali di esistenza hanno da tempo cominciato a rendersi più manifesti nel citato territorio. Si è riportato il superiore dato anche perché possa costituire una chiave di corretta lettura del fenomeno già rilevato lo scorso anno in merito alle doppie intercettazioni che caratterizza la azione investigativa della DDA milanese, e le cui ragioni, sia quelle fisiologiche che patologiche si sono ampiamente spiegate in seno alla precedente relazione. Infatti, a fronte del numero totale di 474 doppie intercettazioni dello scorso anno (di cui n. 367 doppie intercettazioni tra la Procura della Repubblica di Milano ed altri Uffici di procura d’Italia e n. 107 all’interno del medesimo Ufficio milanese), nel periodo preso oggi in considerazione il numero totale è stato di 493, di cui n. 370 quelle tra Milano ed altri Uffici e n. 123 quelle verificatesi all’interno della stessa Procura. L’incremento del totale non appare eccessivo, mentre preoccupante è senz’altro l’aumento del numero delle doppie intercettazioni “interne”, che era già elevatissimo lo scorso anno, e nel corrente vede un ulteriore incremento che porta al 25% la percentuale sul numero complessivo. Ed il dato è ancora più allarmante se si considera che il fenomeno patologico riguarda soprattutto le indagini in tema di narcotraffico, che invece sono diminuite come numero di iscrizioni, e non invece quelle sulle associazioni mafiose che invece, come visto, sono aumentate. Invero è rarissimo, se non addirittura impossibile, che indagini di tale ultima specie possano portare a convergenze investigative all’interno del medesimo Ufficio. E’ inutile ripetere, a questo punto, che sarà sempre tardivo un intervento all’interno dell’Ufficio milanese che valga a porre rimedio al rilevato inconveniente (la cui soluzione, in realtà, non sarebbe particolarmente impegnativa), specie in un periodo storico, quale quello attuale, in cui l’eccessivo numero di intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, allarma, a torto o a ragione, la collettività. Venendo al tema delle indagini va rilevato che nel periodo in questione la DDA di Milano è stata impegnata nell’ulteriore sviluppo delle indagini le più significative delle quali erano state segnalate in seno alla precedente relazione. Tra tutte, quella recante il n. 43733/06 R.G.N.R., il cui sviluppo nello scorso anno aveva portato gli inquirenti ad avere la concreta consapevolezza di trovarsi dinnanzi ad un fenomeno criminale di dimensioni forse inimmaginabili. E, comunque, talmente vaste che l’Ufficio distrettuale ha sentito la esigenza di formare un apposito nucleo di magistrati (n.3) che se ne occupasse, formando a livello di p.g. delegata alle indagini una task force appositamente destinata a svolgerle. Si era già scritto lo scorso anno che “… In altri termini, il fenomeno che in passato si era constatato, dell’occasionale coagularsi nel territorio in questione di gruppi di ‘ndrangheta di matrice diversa ed anche contrapposta in Calabria in alcuni momenti storici, oggi appare “istituzionalizzarsi” in forma stabile ed organica, pur permanendo sempre i rapporti con le zone d’origine, non in termini di dipendenza funzionale, bensì di interscambio operativo all’occorrenza e di riconoscimento da parte delle strutture lombarde della “primogenitura” di quelle calabresi. In pratica corpi separati ma provenienti dal medesimo ceppo, e viventi nell’ambito di quella che può definirsi una “coesistenza autonoma ma interattiva”. Il che corrisponde, peraltro, all’attuale modo di atteggiarsi del crimine mafioso calabrese che fa i conti con l’era della globalizzazione ed è capace di sfruttarne i vantaggi, spogliandosi degli orpelli che ne appesantivano la struttura”. E si era fatto riferimento in quella sede, anche se l’episodio ricadeva nel perimetro della presente relazione dal punto di vista temporale, all’omicidio di Novella Carmelo, avvenuto nel luglio 2008 in San Vittore Olona, che oggi può non senza fondamento inserirsi nelle dinamiche criminali sviluppantisi all’interno di quel fenomeno. In realtà, anche l’atteggiamento valutativo degli inquirenti lombardi, giustamente influenzato dagli esiti che di volta in volta emergevano dallo svolgimento delle indagini, è stato per così dire altalenante tra la tendenza a ritenere le formazioni criminali lombarde quali mere dirette promanazioni di quelle calabresi, senza alcuna autonomia, e quella di privilegiare, invece, la tesi della autonomia di dette formazioni. In realtà, tenendo presente la realtà di fatto quale le indagini tendono a far emergere (realtà che deve sempre essere imprescindibile punto di riferimento per interpretare i dati investigativi ed indirizzare le ulteriori indagini), sembra proprio che essa corrisponda alla analisi che nella precedente relazione era stata eleborata e che sopra si è riportata. Sì che con riferimento alle stesse si sono sinora svolte, nel periodo di interesse, ben tre riunioni di coordinamento che hanno coinvolto, oltre a quella di Milano, le DDA di Reggio Calabria, Catanzaro e Roma, ed in una occasione anche quella di Palermo. Lo scambio informativo e la armonizzazione investigativa ottenutisi sono stati di particolare pregio. E’ inutile evidenziare come tale attivismo della ‘ndrangheta calabrese in Lombardia non sia fine a se stesso, bensì mirante all’esercizio di un capillare controllo del territorio. Ed i risultati si vedono a prescindere dalla detta indagine, ma grazie anche ad altre che consentono di appurare come le organizzazioni di matrice calabrese in Lombardia siano diventate vera e propria mafia imprenditrice, e mirino ad accaparrarsi appalti pubblici (in questo caso utilizzando ditte solo apparentemente appartenenti a persone estranee agli ambienti criminali, allo scopo di aggirare la normativa antimafia) e commesse private. Si era già parlato nella relazione dello scorso anno degli esiti della indagine svolta nell’ambito del proc. pen. n. 30500/04 R.G.N.R. che in data 10.07.2008 ha portato alla esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Milano contro la articolazione lombarda delle famiglie BARBAROPAPALIA di Platì (tra loro legate anche da vincoli parentali) per aver acquisito il controllo della attività di movimento terra nell'ambito territoriale della zona sud ovest dell'hinterland milanese, in particolare nel territorio del Comune di Buccinasco, imponendo agli operatori economici la loro necessaria presenza negli interventi immobiliari. Il tutto attraverso intimidazioni consistite in danneggiamenti e incendi sui cantieri, esplosioni di colpi d'arma da fuoco contro beni di altri imprenditori, incendi di vetture in uso a concorrenti o a pubblici amministratori, minacce a mano armata, imposizione di un sovrapprezzo nei lavoratori di scavo. Nel prosieguo del periodo preso ora in considerazione la detta indagine è stata ulteriormente approfondita ed ampliata, ed ha portato alla emissione di una ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere in data 26 ottobre 2009 nei confronti di n. 17 persone appartenenti al sodalizio BARBARO-PAPALIA di Platì da tempo insediato in Buccinasco ed in altri territori dell’hinterland milanese. E’ interessante la lettura del principale capo di imputazione contenuto nel detto provvedimento: BARBARO Salvatore, BARBARO Domenico, BARBARO Rosario, PAPALIA Domenico di Antonio, PERRE Antonio, BARBARO Francesco cl.76, MAZZONE Franco Michele – MADAFFARI Andrea A) del delitto p. e p. dagli artt. 416 bis I, II, III, IV, co c.p. per aver fatto parte di una associazione a delinquere di stampo mafioso ed in particolare perché, di concerto tra loro e con altri soggetti non identificati: operavano nel territorio del comune di Buccinasco e zone limitrofe, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e del conseguente clima di timore, presentandosi come prosecuzione della “consorteria dei PAPALIA (Domenico, Antonio e Rocco, tutti già condannati nel processo Nord – Sud per il medesimo delitto)”; ricorrevano altresì ad ulteriori atti di intimidazione rappresentati da danneggiamenti ed incendi sui cantieri, potendo così contare sulla conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini; acquisivano il controllo dell’ attività di “movimento terra” nell’ ambito territoriale della zona sud ovest dell’ hinterland milanese; imponevano agli operatori economici la loro “necessaria presenza” negli interventi immobiliari garantendo la “protezione” dei cantieri, prospettando implicitamente che, qualora non fosse stata conferita loro la commessa, avrebbero potuto insorgere dei “problemi” così procurandosi un ingiusto profitto, rappresentato dal poter operare in regime di monopolio, stabilendo i prezzi di mercato nella zona di riferimento, quali altri imprese potevano partecipare ai lavori di scavo, un corrispettivo più elevato per i camion dei “BARBARO”, smaltendo altresì il materiale escavato in discariche abusive; con attentati incendiari in danno di agenzie immobiliari cercavano altresì di inserirsi nel settore delle compravendite immobiliari al fine di acquisirne il controllo; inoltre, gestivano attività illecite quali il traffico di stupefacenti, la custodia di ingenti quantitativi di armi e la gestione di latitanti provenienti dalla locride; ciascuno con il ruolo di seguito specificato: BARBARO Salvatore in qualità di promotore ed organizzatore, curando i rapporti con gli imprenditori, ai quali si presentava come “il genero di PAPALIA Rocco”, imponendo il prezzo a metro cubo degli sbancamenti, stabilendo a propria discrezione chi dovesse lavorare sui cantieri, beneficiando altresì delle commesse di lavoro quale amministratore di fatto della EDIL COMPANY srl., di cui era formalmente amministratore PERRE Antonio; BARBARO Domenico, BARBARO Rosario,PAPALIA Domenico di Antonio con il ruolo di compartecipi, sia gestendo attività illecite quali la custodia di ingenti quantitativi di armi e la gestione di latitanti provenienti dalla locride (il primo), partecipando alle attività di intimidazione (tutti), beneficiando (i primi due) delle commesse di lavoro attraverso la F.M.R. SCAVI s.r.l., sia godendo (tutti) delle seguenti regalie ottenute grazie al clima di intimidazione derivante dall’associazione, anche dopo l’arresto di Rosario e Domenico Barbaro: : • La somma in contanti pari a € 5.000,00 erogata da Davide Arioli, della Arioli srl; • Una somma di denaro di ammontare allo stato non determinato data da Alvigi Sabino dell’impresa La Casa srl; • Un appartamento dato in comodato, e pertanto gratuitamente, per oltre un anno a Barbaro Domenico e alla moglie di quest’ultimo, da parte di Alvigi Sabino; • La somma di € 40.000,00 data da Lombardo Davide a Papalia Domenico di Antonio apparentemente a titolo di prestito gratuito e mai restituita • La somma di € 2.500,00 corrisposta in contanti e “in nero” da Andrea Madaffari. PERRE Antonio, in qualità di compartecipe, presentandosi nei cantieri con il nome “BARBARO”, beneficiando delle commesse quale socio ed amministratore della EDIL COMPANY s.r.l., gestiva altresì attività illecite quali la custodia di ingenti quantitativi di armi e la latitanza di soggetti provenienti dalla locride; BARBARO Francesco, in qualità di compartecipe, presentandosi in cantiere al seguito di PERRE Antonio a nome e per conto dei BARBARO e beneficiando della commesse di lavoro a mezzo della sua impresa, denominata Nuova Eurotrakk, gestiva altresì attività illecite quali la custodia di un’arma; MAZZONE Franco, in qualità di compartecipe, quale persona di fiducia di BARBARO Salvatore, ritirando per conto di quest’ ultimo somme di denaro nei cantieri in cui l’organizzazione aveva cointeressenze, fornendo la sua collaborazione per le esigenze quotidiane, quale gestore per conto della “ famiglia” degli affari illeciti, in particolare prendendo in affitto l’ appartamento sito in Assago via Caduti ove era nascosto il latitante SERGI Paolo, il box annesso ove erano custodite le armi , il box di Corsico via Diaz ove era custodita la droga. MADAFFARI Andrea, in qualità di compartecipe, contribuiva al mantenimento in vita e al rafforzamento del sodalizio attraverso le condotte qui di seguito indicate I) Corrispondeva a Barbaro Salvatore e Barbaro Rosario somme in nero. II) Si prestava ad occultare la partecipazione (pari al 50%) dei Barbaro nell’Immobiliare Buccinasco srl stipulando simulatamente un contratto di vendita di una villa sita in Buccinasco che dissimulava una società di fatto. III) Chiedeva e otteneva la protezione dei Barbaro – Papalia a fronte delle pretese avanzate da altri sodalizi criminosi e in occasione di altre vicende. IV) Forniva lavoro alle imprese mafiose dei Barbaro sia direttamente che attraverso Andronaco, socio di questi ultimi, nella piena consapevolezza del carattere mafioso dei soggetti con cui aveva a che fare. Con l’aggravante dell’essere l’associazione armata. Fatti accertati in Buccinasco, Assago e comuni limitrofi dal 2006 ad oggi permanente. Non può sfuggire ad alcuno quali siano le mire del sodalizio mafioso in questione, e quali possano essere le conseguenze dell’impatto di un tale sistema criminale sull’economia lombarda. Specie se si considera che, se la ’ndrina ha posto in essere il rilevato tipo di condotta, ciò significa che ha ritenuto sussistere nel tessuto socio-economico percosso i presupposti per farlo. Il che è particolarmente grave. Colpisce, infatti, il dato che il superiore addebito penale, per come formulato sulla scorta degli esiti investigativi di sicuro pregio, appare del tutto sovrapponibile a quelli che negli anni ’80-’90 dello scorso secolo si formulavano in territorio di Reggio Calabria sulla scorta di elementi di pari valore e portata. Segno della sussistenza nel detto territorio lombardo di una situazione ambientale paragonabile a quella calabrese di quel tempo, e lì non più attuale. Il presagio che se ne trae, allora, è tuttʼaltro che fausto. Ed anche il proc. pen. n. 12686/06 R.G.N.R., seppur in diverso territorio del Distretto (zona ricompresa tra le Province di Varese, Milano e Novara) manifesta analoghe caratteristiche, e mostra le nuove frontiere della ‘ndrangheta in Lombardia per come si è già detto. Qui, diverse decine di associati di ‘ndrangheta, attraverso estorsioni, usura, riciclaggio, omicidi e ferimenti, detenzione illecita e porto di armi comuni da sparo, stupefacenti, rapine sono riusciti ad ottenere il controllo completo del territorio dell’area geografica, imponendo, fra l’altro, regole imprescindibili – quali il pagamento di quote sui ricavi di azioni delittuose – e conferendo agli associati facoltà di mutuo soccorso dirette ad assicurare, con qualunque mezzo, il sostentamento dei sodali anche in caso di detenzione. Il tutto per conservare la gestione monopolistica non solo delle attività criminose, ma anche di interi settori produttivi della zona, commissionando a tale scopo reati contro la persona di estrema gravità e realizzati con modalità esecutive spettacolari, anche nei confronti di appartenenti alla stessa organizzazione. Inducendo così le persone offese dalle loro attività criminali a non denunziare gli eventi alle autorità e a non collaborare con le forze dell'ordine adeguandosi alla condizione di assoggettamento imposta. Il tutto in un’area territoriale in cui il segnale della infiltrazione del tessuto economico-sociale da parte della criminalità organizzata è fornito anche da una serie di omicidi di chiara matrice mafiosa anche quanto a modalità di esecuzione: 1. omicidio di MURANO Cataldo commesso in Lonate Pozzolo il 07.01.2005 2. omicidio di RUSSO Giuseppe commesso in Lonate Pozzolo il 27.11.2005 3. omicidio di MURANO Alfonso commesso in Ferno il 27.02.2006 4. omicidio di NOVELLA Carmelo commesso in S. Vittore Olona il 14.07.2008 5. omicidio di ALOISIO Cataldo commesso in Legnano il 27.09.2008. Tutti fatti di sangue, quelli sopra citati, che sono maturati verosimilmente nell’ambito di lotte intestine alla criminalità organizzata locale di tipo mafioso e nel contesto di feroci regolamenti di conti tra esponenti del “Locale di ndrangheta di Cirò”. Regolamenti di conti che nelle province di Catanzaro e Crotone hanno condotto agli omicidi di BRUNO Natale (commesso in Cirò Marina 13.09.2004) e di PIRILLO Vincenzo (commesso in Cirò Marina il 05.08.2007). Quest’ultimo collegato alla morte di ALOISIO Cataldo. In data 20.04.2009, nell’ambito di tale procedimento, il GIP di Milano ha emesso n. 41 ordinanze di custodia cautelare in carcere, ed in atto ci si trova nella fase prodromica allo svolgimento della udienza preliminare. Come può notarsi, una realtà estremamente grave, che suscita particolare allarme specie se si considera che il territorio in questione sarà interessato dalle grandi opere che si eseguiranno in funzione dell’EXPO 2015. Sempre di rilievo in questo periodo sono state le indagini relative al narcotraffico che oggi, seppur diminuite nel numero, manifestano, specie alcune, una superiore qualità, specie nella loro finalità di ricerca, non già del risultato puramente quantitativo in termini di soggetti colpiti da provvedimenti restrittivi e di sostanze stupefacenti sequestrate, bensì in quello qualitativo mirante alla individuazione e neutralizzazione delle centrali delle organizzazioni transnazionali, spesso situate all’estero (e particolarmente nella zona balcanica), ed all’accertamento delle sinergie con le organizzazioni nazionali. In proposito si segnala la prosecuzione e lo sviluppo delle indagini relative ai procedimenti penali n. 3519/07 R.G.N.R. e n. 41275/07 R.G.N.R., nell’ambito dei quali è proseguito il rapporto con le autorità della Repubblica di Serbia, indispensabile per una compiuta conoscenza investigativa in quei territori nei quali, senza quella sinergia operativa, sarebbe addirittura impensabile penetrare. Al superiore scopo, ed anche al fine di armonizzare le indagini milanesi con quelle in corso di svolgimento nel medesimo ambito presso altre Procure Distrettuali, indispensabile è stato l’apporto fornito da questa Direzione. Quanto al fenomeno della collaborazione con la giustizia si conferma nel territorio del Distretto milanese la tendenza degli anni precedenti della drastica diminuzione, dal punto di vista quantitativo, del numero di coloro che manifestano la detta intenzione. I pochi casi verificatisi sono, però, qualitativamente di rilievo, ed uno di essi riguarda proprio quell’area alla quale prima si faceva riferimento. In ordine, infine, alla dislocazione delle presenze di sodalizi di tipo mafioso nel territorio del distretto, tenuto peraltro conto della nuova realtà sopra delineata, può ancora ripetersi quanto già assodato nel tempo, e cioè: 1. La zona corrispondente al capoluogo del Distretto ed ai paesi suo hinterland che vede la presenza di quasi tutte le cosche di ‘NDRANGHETA della Provincia reggina, sia della fascia jonica che di quella tirrenica che della Città di Reggio Calabria, nonché di gruppi siciliani ricollegabili a COSA NOSTRA non restii ad interfacciarsi ed a stabilire contatti operativi con le prime, grazie anche ad inveterati rapporti soprattutto con la ‘NDRANGHETA jonico-reggina, specie nel settore degli investimenti immobiliari e della gestione di attività commerciali (in particolare locali pubblici e mercato ortofrutticolo); 2. La zona a nord del capoluogo, corrispondente ai territori dei circondari di Monza, Como e Lecco, che vede la presenza di gruppi di ‘NDRANGHETA inquadrabili: - negli epigoni della potente organizzazione mafiosa facente a suo tempo capo a COCO TROVATO Franco (Lecco); - nella ‘ndrina MANCUSO di Limbadi (Monza); - con influssi di entrambe le due predette ‘ndrine e di elementi ascrivibili alla ‘ndrina MORABITO di Africo nel territorio di Como; - ed, ancora, negli ultimi tempi, in formazioni criminali frutto del coagularsi di gruppi di origine calabrese, ma ormai da tempo presenti nel territorio lombardo. 3. La zona a sud del capoluogo, corrispondente ai territori dei circondari di Pavia e Lodi, che ha la particolarità di non segnalare la presenza di organizzazioni mafiose del tipo di quelle evidenziate ai precedenti numeri, bensì di gruppi stranieri, composti in particolare da extracomunitari di origine slavo-albanese e rumeni, soprattutto dediti ai traffici di stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione ed alla commissione di delitti contro il patrimonio. 4. La zona a nord-ovest del capoluogo, corrispondente al territorio della provincia di Varese, nella quale particolarmente significativa è la presenza di elementi organizzati della ‘NDRANGHETA del crotonese, in particolare provenienti da Cirò Marina, riconducibili alla cosca “FARAO-MARINCOLA”. Ed anche quella di gruppi gelesi aventi come cosca di riferimento quella di MADONIA Giuseppe, attraverso i noti “RINZIVILLO”.