12/06/2015 Pagina 5 Avvenire Santa Sede Il dibattito Cortile dei Gentili: l'ambiente è una questione di giustizia MILANO. È stata del cardinale Gianfranco Ravasi l' immagine che ha riassunto al meglio il dibattito del Cortile dei Gentili di ieri, la tavola rotonda che ha chiuso la giornata dedicata alla Santa Sede Paese a Expo. Il format del Cortile del Gentili è improntato al dialogo con interlocutori 'altri' rispetto alla Chiesa, e il presidente del Pontificio Consiglio della cultura non ha esitato a citare un racconto della tradizione islamica sulla Creazione. «C' è un grande giardino e al suo centro è posto l' uomo ha spiegato il porporato , solo che l' uomo con la sua libertà è anche peccatore. E Dio dice all' uomo: 'Tutte le volte che farai un' opera ingiusta, un atto peccaminoso, farò cadere su questo meraviglioso giardino un granello di sabbia'. 'Ma cosa è mai un granello di sabbia all' interno di questo paradiso, di questo giardino immenso ' è la reazione dell' uomo. Che inizia così a darsi da fare compiendo ingiustizie. Mentre Dio continua implacabile a lasciar scendere dal Cielo i suoi granello di sabbia». «Riuscite allora a capire ha concluso perché i deserti continuano ad aumentare e a prevalere sulla Terra?». Il taglio che il cardinale, parlando anche nella veste di Commissario generale della Santa Sede per Expo, ha voluto dare al tema dell' incontro, 'I volti della Terra', è stato antropologico e teologico. Con una esegesi di quel «soggiogare e dominare la Terra», il compito che nella Genesi Dio affida ad Adamo, che spesso è stato scambiato per una sorta di diritto all' arbitrio dell' umanità sulla natura. Le altre voci presenti quella di Giuliano Amato, giudice della Corte costituzionale e presidente della Fondazione Cortile dei Gentili; di Nicolas Hulot, giornalista televisivo e ambientalista francese, inviato speciale del presidente Hollande per la protezione del Pianeta; e della moderatrice, Monica Maggioni direttrice di RaiNews hanno contribuito a comporre un quadro della questione ambientale e di quella nutrizionale a livello internazionale, con rimandi alla situazione economica e politica. Amato ha ricordato come di fronte a sfide globali «non basta essere buoni», o meglio non bastano le buone intenzioni. Serve un di più che deve nascere dalla consapevolezza delle interdipendenze fra Paesi e continenti. E ha portato a esempio scomodo i sussidi che la Unione Europea continua a dare alla sua agricoltura per un fine di per sé comprensibile: evitare lo spopolamento delle campagne e sostenere il reddito degli agricoltori. «Ma qui ha detto dimentichiamo che tutti i volti degli esseri umani sulla Terra sono il nostro volto. E che i nostri sussidi finiscono per impedire a chi produce in parti più povere del mondo di potere vendere, al suo prezzo, ciò che noi, abbassando artificialmente i nostri prezzi, finiamo per vendere al posto loro ». Contraddizioni della globalizzazione. Di cui fa parte anche la distruzione delle produzioni agricole in eccesso nei Paesi ricchi a fronte di circa 870 milioni di esseri Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 20 12/06/2015 Avvenire Pagina 5 Santa Sede umani che si trovano al di sotto della soglia di sussistenza e vivono con meno di un dollaro al giorno. Amato ha richiamato Herbert Marcuse, «che diceva che la parola utopia doveva essere abolita perché voleva dire sogno irrealizzabile. E l' utopia del nostro tempo disse è che ogni essere umano abbia cibo per vivere. Sono passati oltre 50 anni e quella utopia non l' abbiamo ancora realizzata». L' appuntamento di ieri, come ha ricordato Monica Maggioni, è avvenuto in prossimità di due eventi che avranno una ricaduta globale: la pubblicazione dell' enciclica Laudato siidi papa Francesco e la Conferenza dell' Onu sul clima, a Parigi dal 30 novembre al 11 dicembre. Commissario generale di quella assise sarà proprio Nicolas Hulot, che l' ha preannunciata come «un momento di verità», una «pietra angolare di giustizia» globale, in riferimento al problema del riscaldamento climatico che dovrà trovare delle risposte adeguate e concrete. «Perché sul punto o saremo tutti vincitori o saremo tutti perdenti ha sottolineato Hulot abbiamo avuto bisogno di 25 anni per capire che siamo in una nuova era geologica: siamo nell' antropocene», l' era in cui è l' uomo a influenzare in modo decisivo il futuro del Pianeta. E l'obiettivo è chiaro: diminuire la temperatura media globale attraverso l' abbandono dei combustibili fossili, puntando su fonti di energia rinnovabili e pulite. © RIPRODUZIONE RISERVATA ANDREA GALLI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 21