press unE
27/11/2011
GAllETTA DI MODENA
Videopoker, così io
l'invasione dei Casalesi
Ricostruito l'intreccio grazie al quale il clan ha fatto affari con le "macchinette"
imposte ai gestori dei bar. Duecento milioni di lire al mese da Modena al boss
ifi Giovanni nzran
Risale al 1995 l'invasione dei videopoker elettronici del clan
nella provincia modenese. "i[
videogiochi", li chiama Domenica Bidogne tti, il collaboratore di giustizia che svelerà :numerosi particolari sui movimenti del clan in terra emiliana. E il primo a raccontare di
come le macchinette dei videopoker venivano imposte ai gestori dei bar. E di come da Casal di Principe l'affare, formaimente legale, sia stato esteso
nella provincia modenese già
quindici anni fa, nel boom del
gioco d'azzardo legalizzato.
Non solo controllo delle classiche bische, dunque, ma imposizione dei videopoker esportati direttamente dal Casertano
nei bar della provincia di Modena.
Le menti del lucroso affare,
gli imprenditori dei videopoker, Bidognetti le indica in Mario Tovine - cugino di Antonio
Iovine detto "O Ninno" e latitante storico insieme a Michele Zagaria - e Alfonso Schiavone, un professore di lettere, vicepreside di un istituto del litorale domizio. L'idea di cimentarsi nei campo dei videopoker
sarebbe stata proposta da Renato Grasso, un imprenditore
napoletano a cui fanno capo,
attraverso prestanome, una
miriade di società nel campo
delle slot, delle scommesse,
del Bingo. «Dal 2005 Grasso,
coadiuvato cia familiari e sodali, intraprende una sistematica
attività di acquisto di sale Bingo prevalentemente al Nord
con lo scopo di installarvi le
slot di proprietà delle sue ditte», scrive il gip del Tribunale
di Napoli nell'ordinanza datata 2009...
Qui, già dal 1995 in alcuni
bar venivano imposti i videopoker dei mafiosi campani. A
dirigere l'esportazione delle
macchinette da gioco ci sarebbero stati Mario Iovine e Alfonso Schiavone, i quali, aiutati
dai referenti modenesi del clan
dei Casalesi (Nappa, Compagnone e Caterino) le avrebbero
piazzate nei locali di Modena e
provincia. I soci, Iovine e Grasso, hanno avuto catta bianca
dai clan camorristi di Napoli
che chiedevano un percentuale in base ai paesi "occupati".
«Non hanno tradito le aspettative dei camorristi alleati, allargandosi fino a Modena, ridotta
a colonia, controllata da iovine
ecl in sua assenza dall'insospettabile professore di lettere e vicepreside Alfonso Schiavone.
Un successo strepitoso reso
possibile nella cittadina emiliana, come nell'area casertana,
anche dalle condizioni con cui
veniva attuata l'occupazione
dei locali», scrive il gip di Napoli.
Grasso e Iovine imponevano
i - videogiochi di proprietà del
primo, assicurando, ai gestori,
cli sopportare i costi di un eventuale sequestro e il pagamento
delle multe. Il che, fa notare il
gip, induceva gli esercenti ad
una "pronta arrendevolezza".
Stando alle dichiarazioni forniite da Bidognetti, dal 1995 i videopoker arrivavano a Mode-.
na tramite Iovine. E non esclude che fino all'arresto di Mario
Iovine fosse sempre lui il tramite grazie al quale le macchinette da gioco sbarcavano nei bar
modenesi.
«I videopoker che si trovano
a Modena provengono da Casale?» chiesero i pm al collaboratore. «Si, sono di Grasso e io vine, adesso non lo so chi li fa,
però ce li hanno a nome di
Schiavone (Alfonso, rida) a nome dei Casalesi. È andato Al-
fonso Schiavone e pure Del.
'Vecchio Antonio che aveva delle amicizie là, comunque li
hanno messi da tutte le parti
questi videopoker a nome dei
Casalesi», ha risposto Bidognetti.
Nel 2001-2002 il clan percepiva da Renato Grasso duecento milioni di lire al mese ed è
certo che dal 1995 la gestione
dei videopoker era affidata a Iovine e ad Alfonso Schiavone.
Se siano ancora loro i responsabili della gestione o se sia
passata ad altre persone non è
noto, di certo il clan non avrà
abbandonato un business così
lucroso. Renato Grasso, secondo l'accusa, sarebbe il fornitore principale e il socio con il
quale, fino al suo arresto, il
clan avrebbe fatto affari.
I videopoker giungevano a
Casal di Principe, portati dall'
imprenditore Grasso, e poi caricati sul camion venivano spediti a Modena. Oppure li conipravano a Modena dai gestori
dei bar promettendo loro di assurn.ersi tutti i rischi. Al pro-
prietario del bar conveniva perché in caso di sequestro non
avrebbe dovuto sborsare nulla:
il clan accorreva in suo aiuto.
Nel Casertano come nel Modenese il clan si sarebbe servito
dei "Ragionieri". Giovani soldati che si recavano nei locali per
verificare quante giocate era-.
no state fatte e per ritirare i sol-.
di. L'imposizione avviene proponendo ai gestore del locale
di installare le macchinette.
«Voi che tenete il bar senza videopoker, vengono i giovani
del èlari e dicono; ti devi prendere i videopoker da Tizio e
Sempronio; voi magari dite
che avete i vostri videopoker, e
quello vi dice "favorite solo i
:nostri", da oggi in poi quello
che si guadagna, il 40% va aree
il 60% a noi, se questo scassa e
cose varie, riforniamo tutto
noi, io e Grasso». È l'esempio
con cui il collaboratore spiega
al magistrato la dinamica dell'
imposizione delle macchinette.
Mario Iovine, detto "Riffilì",
conosce Modena. È certo che
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GAllETTA DI MODENA
l'abbia frequentata e gira per la
passo dell'ordinanza viene ricittà insieme a Sigismondo Di portato un episodio nei quale
Puorto, il braccio destro di Aluno degli indagati invita Padofons° Perrone "O Pazzo", amvani a servirsi della società con
bedue coinvolti :nell'operaziosede a Modena per l'acquisto
ne San Cipriano. Di Puorto è ridelle sale fingo di. Imola e Milatenuto l'elemento di saldatura no pur con lo scopo di cederle
tra la cellula modenese e la
successivamente a Renato
"Casa Madre" del clan. La visiGrasso. Grasso e Padovani dita, documentata, a Modena di
scutono di cifre elevate e trattaMario Iovine rafforza dunque
no progetti ambiziosi, alcuni
le dichiarazioni del collaboradei quali sarebbero ancora in.
tore Bidognetti che lo indicava corso, come un. casinò a Bucacome il manager, per conto del
rest. Antonio Padovani è stato
clan, dei videopoker nel Modecondannato nel 2011, in primo
nese. E alimenta sospetti sulla
grado i giudici di Caltanissetta
gestione attuale del "ramo
l'hanno ritenuto colpevole di
d'azienda" del clan.
intestazione fittizia di beni, ma
Zona industriale dei Terraznon di concorso esterno. Prizi a Modena... Via Grecia. Sono
ma che gli sequestrassero le
in molti ad essere entrati qui
quote, alcune poi dissequestradentro dote, a lui diretmandando
tamente riAi proprietari
una cosa semconducibili,
era garantito
plice: «Sarei
era proprietainteressato a
rio di un imil 40% dell'incasso
piazzare delle
pero econoe in caso di grane
slot, quanto
mico suddivimi costa?». A «ci pensiamo noi»
so, dice l'acrispondere il
cusa, tra nupiù delle volmerosi prestate c'era Luigi, il figlio di Anto- nome pur, sottolinea il gip, «dinio Padovani, il re Mida, Insiechiarando redditi da fame».
me a Renato Grasso, del settoPer lui ha lavorato, in qualità di
re della macchinette, delle sale
capo area, pure il marito della
Bingo e delle sale scommesse. figlia dei boss "Piddu" MadoLe quote di Antonio erano stania. Il genero del boss, è emerte sequestrate, ma dopo pochi
so da alcune intercettazioni
mesi dissequestrate sempre su
presentata dall'accusa, si saordine del Tribunale di Napoli.
rebbe recato una volta al mese
li suo è un impero :fatto di soproprio nella società con sede
cietà tutte attive nel noleggio
a Modena dove Padovani «ha
delle macchinette da gioco,
la fabbrica, dove fanno queste
nella gestione di sale sconímescose», dicono due indagati nel
se e delle sale bingo. Una delle
corso di una telefonata intersue società ha sede a Modena.
cettata. Se questo è ciò che
E, secondo i magistrati, proemerge dalla inchiesta coordiprio questa società di noleggio nata dalla Dda nissena, dalle
e vendita di slot sarebbe stata
carte firmate dal gip di Napoli
utilizzata, da Grasso e da Padoemergono i contatti tra l'imvani, per acquistare una sala prendltore Renato Grasso, se-.
bingo nei pressi di Milano, condo l'accusa amico dei caUna volta acquistata con la somorristi e dei Casalesi, e Antocietà modenese, Padovani nio Padovani, considerato viciavrebbe girato la proprietà a
no alle famiglie mafiose cataGrasso. Ad una delle sue nume- nesi e nissene. Secondo il gip
rose società intestate a prestadi Napoli, Padovani sarebbe
nome. Le collaborazioni ecol'omologo siciliano di Grasso, i
nomiche tra i due erano, inoldue sono in affari e lo dimostretre, «strumentali all' acquisì:ziorebbero i consistenti investine di Sale Bingo dove Grasso menti dell'imprenditore siciliaavrebbe provveduto ad instalno nelle società riconducibili a
lare le sue macchinette». in un
Grasso.
vIa I o nella "zona oscura" dei nord
dove fanno affari mafie e colletti bianchi
,
corruzion e
elettorale, acquisizione
e
s
„soci etarie tramite usura, pizzo
,
camuffato da servizi alle im
prese,,
•-• ">'''\..\`‘
droga, incendi e minacce: c'è
fihi '
questo in "Benvenuti a Gotica
('ridrangliel:a, mafia e camorra
oltrepassano la linea)",
un'inchiesta giornalistica firmata
da Giovanni Tizian e pubblicata
da Round Robin editrice Un
viaggio che attraversa il nord,
Romagna alla Liguria,
passando da Lombardia e Piemonte, fino ad entrare nel suo midollo
più oscuro e controverso, quello dominato da 'ndrangheta, mafia e
camorra. Modena, in questo quadro, è protagonista Tizian la conosce
bene: collaboratore della Gazzetta dal 2006, ha seguito diverse
inchieste su mafia e affari nel Modenese. Laureato in criminologia
all'Università di Bologna, collabora anche con il portale d'inchiesta
rivistaonline.com e Liberai nformazi one, oltre che per il mensile
Narcorriafie, Lettera43.1t e Linkiesta.it. Nell'articolo di apertura
pubblichiano una parte del capitolo dedicato alle infiltrazioni
camorristiche e agii affari dello slot rnachl ne nel Modenese.
Voto
V Uktf 241
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