Anno III - Numero 40 - Domenica 16 febbraio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 La denuncia La ricerca Il caso Quel miliardo di troppo che costa la Camera La crisi fa più male a chi vive da solo Via dalle scuole i libretti “pro-gay” Capasso a pag. 2 Rossi a pag. 3 Di Giorgi a pag. 5 EDITORIALE DELLA DOMENICA di Roberto Buonasorte EFFETTI SPECIALI unque inizia la grande illusione. Così come da copione, sapientemente interpretato da quel personaggio costruito mediaticamente e che risponde al nome di Matteo Renzi, parte il terzo governo, guidato per la terza volta consecutiva, dal terzo premier non eletto dal popolo. Eppure, il giovane Matteo aveva giurato che mai sarebbe entrato a palazzo Chigi senza il consenso elettorale: non farò - disse in modo solenne - come Massimo D’Alema. Ha fatto peggio, ha sfrattato Enrico Letta, del suo stesso partito, con un voto della Direzione del Pd espresso da centocinquanta persone. Nemmeno nella Romania di Ceausescu ... Non solo, Renzi si prepara a varare un nuovo governo con le stesse forze politiche che sostenevano quello di Enrico Letta, sostituirà cioè alcuni ministri con dei nuovi, continuerà a governare con Alfano dopo aver sottoscritto un patto sulla nuova legge elettorale con Berlusconi, tradotto: ha fregato il primo, ricatterà il secondo, spera nella fine del terzo. Incoerente, scaltro, arrogante, cinico e ambizioso in modo smisurato. Matteo Renzi, quanto a grandi ri- D ticano il passato e si travestono da “civici”. Hanno inzuppato nella mangiatoia della politica per anni, ottenuto incarichi, posti di lavoro ( spesso nascondendoli dai curricula ) hanno fatto carriera in fretta e furia, salvo poi diventare tifosi delle liste civiche o capitolare nel grigiore dei Gruppi Misti. Giovani senza garbo, come li ha sapientemente descritti uno che se ne intende, Paolo Cirino Pomicino, ieri l’altro in una bella intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. Rischia quindi di farsi male Matteo Renzi. Terminerà la grande illusione quando ci si renderà conto che sarà finito il tempo delle chiacchiere e non basteranno più telecamere e motorini all’inseguimento di una Smart in centro. Quel Matteo, a tratti appare anche simpatico, sembra una via di mezzo tra Fonzie e John Travolta. Esattamente come in una fiction cercherà di stupirci con effetti speciali, ma dovrà presto capire che una cosa è la Leopolda, altra è palazzo Chigi. Non basterà più farsi fotografare con la sciarpa viola all’Artemio Franchi. E infine non commetta l’errore già fatto da altri con manie accentratrici, non adotti il famoso “ghe pensi mi”, altrimenti va a finire che dopo un po’ gli risponderanno: si vabbè, è arrivato Cacini ! INIZIA LA GRANDE ILLUSIONE sultati ottenuti nell’amministrare la cosa pubblica, non ne può vantare, è stato bravo - così come Grillo - a cavalcare l’anti politica. La differenza è che Grillo su questo è coerente, lui invece, il giovane fiorentino, lo ha fatto solo a chiacchiere, voleva rottamare tutti i vec- chi arnesi, ma si ritrova al fianco la peggiore prima Repubblica: da Bassolino passando per Leoluca Orlando fino ad arrivare ad Enzo Bianco. D’altra parte non dobbiamo mai dimenticare che trattasi pur sempre di un “vecchio” democristiano, CONCLUSE LE CONSULTAZIONI AL QUIRINALE, MA L'INCARICO NON ARRIVA come ampiamente dimostrato sulla rete da tante foto; Matteo con Ciriaco, Matteo con il divo Giulio, Matteo con Romano... E come tutti i giovanotti di questi tempi moderni che sono cresciuti nella partitocrazia della prima Repubblica, oggi sgomitano, dimen- NELL’ULTIMO ANNO 149 ITALIANI SI SONO TOLTI LA VITA PER MOTIVI ECONOMICI La triste conta dei suicidi per crisi di Giuseppe Sarra n suicidio ogni due giorni e mezzo. Nel solo 2013, infatti, 149 sono state le vittime della crisi economica che ha colpito imprenditori, disoccupati, anziani, giovani, cassaintegrati…. Centoquarantanove persone che gridano giustizia, soffocate dall’ingente carico fiscale. Imprese e famiglie cadute in disgrazia per via delle numerose tasse introdotte dai governi che si sono succeduti – in particolare quello di Mario Monti prima e Enrico Letta poi - in questi anni. A rilevare il cimiteuro italiano, l’Università degli Studi Link Campus University. Ad alimentare la soglia del disagio sociale che regna incontrastato nella penisola, inoltre, la disoccupazione – un fenomeno prevalentemente presente tra i giovani, che è raddoppiato in soli sette anni – e le politiche di austerity dell’Unione Europea. Tra le tante cause della disperazione dei cittadini, le cartelle esattoriali di Equitalia. Norme inique che i contribuenti considerano “punitive” e “tartassine”. Mentre lo Stato non eroga i crediti alle aziende, nessuna misura di tutela è stata introdotta per aiutare e sostenere i piccoli e medi imprenditori U CORSA AD OSTACOLI Vignola a pag. 2 che hanno difficoltà a pagare le tasse governative e i debiti alle banche. E così la paura e la disperazione aumenta. Due le strade davanti al bivio della crisi: c’è chi perde tutto quello che ha e chi ‘preferisce’ togliersi la vita invece di combattere contro uno Stato silente. Il gesto dell’imprenditore editoriale Giorgio Zanardi che si è tolto la vita pochi giorni fa nel suo stabilimento, esasperato dai debiti e dalle difficili condizioni della sua azienda, purtroppo, non è un caso isolato. Ma un gesto che va ad aggiungersi a centinaia di suicidi che hanno segnato fino ad oggi la profonda crisi italiana. Complessivamente sono state 149 le persone che si sono tolte la vita per ragioni economiche nel 2013 rispetto agli 89 casi registrati nel 2012, il 40% nell’ultimo quadrimestre: 13 vittime a settembre, 16 a ottobre, 12 a novembre, 18 a dicembre. Un suicida su due è imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012). Non solo: in dodici mesi è raddoppiato anche il numero dei disoccupati suicidi (58 i casi nel 2013, 28 nel 2012) e triplicato quello degli “occupati”, tra debiti e stipendi non percepiti (19 i casi nel 2013, 7 nel 2012). 2 Domenica 16 febbraio 2014 Attualità SECONDO GIRO DI CONSULTAZIONI IERI AL QUIRINALE, MA L’INCARICO NON ARRIVA Renzi parcheggia la Smart ai box Alfano chiede tempo, Forza Italia e Sel si confermano all’opposizione Napolitano rimanda tutto a domani. Intanto Civati già prepara la fronda interna al Pd di Robert Vignola ertamente la Smart aiuta, soprattutto per trovare parcheggio. Ma quando c’è traffico, resti là. E ieri di traffico ce n’era parecchio, con tutte quelle consultazioni da seguire, i papabili ministri da contattare (e convincere: citofonare Baricco, Montezemolo, Barca e via dicendo) e pure la partita con l’Inter la sera… C’è poco da correre, quand’è così. Quanto è bastato per mettersi da parte e ripartire il lunedì. Proprio come le diete. Una dieta di ambizioni che ieri si è materializzata poco a poco. Dapprima con le indiscrezioni dei palazzi, poi con alcune dichiarazioni ufficiali rilasciate direttamente al Quirinale da chi si era appena consultato con Giorgio Napolitano. Come quelli di Ncd, ad esempio. “L’esito è incerto perché vogliamo vederci chiaro su programma e composizione della coalizione. Se il programma è grande non ci deve essere fretta: non si può chiudere in 48 ore”: quando Alfano pianta i paletti davanti al cammino della Smart targata Firenze, si capisce che, tanto per parlarsi chiari, l’incarico a Matteo Renzi non è più questione di ore. Anche perché pare chiaro che la maggioranza non è destinata poi ad acquisire chissà quali e quante nuove adesioni. Vendola chiama fuori Sel e si dimostra pure particolarmente sicuro C che il partito non subirà defezioni in direzione Renzi. Grillo la butta in caciara, mandando i suoi in piazza a spernacchiare le consultazioni in corso. E Forza Italia non esce dal seminato, col Cav che esce dalla stanza di Napolitano e traccia pochi ma chiari punti: “Siamo all’opposizione di questo futuro governo, un’opposizione responsabile come sempre quando Forza Italia è stata all’opposizione”. Se mai, Berlusconi aspetta l’incaricando al varco di altri temi… “Legge elettorale e riforme”, ricorda gli impegni presi e se ne va, senza rispondere alle domande dei giornalisti. Aver incassato insomma il placet di Scelta Civica, Centro Democratico e minoranze linguistiche non è esattamente il viatico per cantare vittoria, quando tocca al Pd, con Luigi Zanda, a imbracciare i microfoni del Quirinale. Gli basterà, alla fine, dire che il nuovo governo dovrà avere la scadenza del2018 come scenario temporale e che “i gruppi parlamentari accompagneranno il presidente incaricato alle consultazioni programmatiche con le altre forze”, per poi dribblare anch’egli le domande dei giornalisti. Anche perché c’è pure qualche tamburo di guerra che suona in un partito sempre sull’orlo di una risi di nervi. Se Enrico Letta s’è tenuto distante dalla scena, Pippo Civati ha afferrato la bandiera della minoranza interna e ha sventolato già in mattinata il fantasma di una scissione verso sinistra, mandando poi a dire a Renzi: smentisca i contatti con Verdini o la fiducia non è più scontata. In tutto questo, Giorgio Napolitano ha augurato la buona domenica: “E' stata una giornata per me interessante, ricca di stimoli e indirizzo ed è mio compito trasmetterli a chi avrà l'incarico di formare il nuovo governo. Ho ritenuto di dover dare la massima rapidità alle consultazioni proprio perché ci sia spazio e serenità per il lavoro successivo di chi avrà l'incarico di formare il nuovo governo: avrà bisogno di tutto il tempo necessario per consultazioni, approfondimenti e intese”. Ecco, appunto. Ripassa lunedì… PER GLI ESPERTI DI CONDINDUSTRIA, TAGLIANDO LE SPESE DELLA CAMERA SI PUÒ RISPARMIARE FINO A UN MILIARDO DI EURO Un deputato costa quasi 10 volte un italiano “Ridurre l’inefficienza della pubblica amministrazione e meno burocrazia per rilanciare la crescita del Paese” di Chantal Capasso isolvere la crisi del nostro Paese e risparmiare fino a 1 miliardo è facile: utilizzare piccoli accorgimenti senza alcun sacrificio per le tasche degli italiani “comuni mortali”. Basterebbe ridurre del 30% l’indennità dei parlamentari; ridimensionare il loro numero; riformare le loro pensioni; abolire i contributi a i gruppi parlamentari, i rimborsi elettorali e le spese di trasporto, ma mantenendo la diaria (rimborso spese per l'esercizio del mandato parlamentare), oppure eliminandola e introducendo un tetto massimo alle spese rimborsabili. Questo quanto sostenuto da Confindustria nel rapporto “Meno burocrazia pe rilanciare la crescita”. Risparmiare quindi tagliando i costi alla Camera: in R Italia la spesa per ciascuno deputato è 9,8 volte il Pil pro-capite". Si legge nello studio compiuto da Confindustria: «Una seria riforma della burocrazia non può che partire dalla testa che impartisce le direttive alla stessa pubblica amministrazione, ossia deve cominciare con l’abbattimento dei costi della politica. I parlamentari italiani sono, in base alla dimensione dell’indennità in rapporto al PIL pro-capite, di gran lunga i più pagati d’Europa». Parlando in numeri: nel 2012 lo stipendio in Italia, secondo quanto riportato dal rapporto, era pari a 4,7 volte il Pil pro-capite contro l’1,8% del Regno Unito. Per quanto riguarda, invece, i costi della politica la quota sale al 9,8% per deputato italiano rispetto al 6,6% di quello inglese. Tuttavia “I costi della politica non si riducono alla re- munerazione dei rappresentanti parlamentari e con il costo di funzionamento delle due Camere, si legge nella nota del Centro Studi, ma ricomprendono anche tutte le altre istituzioni elettive (Comuni, Regioni, dando per abolite le Province) nonché quelle attività improprie svolte da una moltitudine di società partecipate dalla pubblica amministrazione (sono più di 7.700 e costano, in termini di ripiano delle perdite, circa 22 miliardi). E i cerchi del vivere di politica (anziché per la politica) si ampliano ulteriormente se si includono consulenze e assunzioni clientelari che pesano sui bilanci delle società pubbliche». A ciò si aggiunge anche la burocrazia, meno meccanismi farraginosi rilancerebbero la crescita. Secondo l’Osservatorio, basterebbe aumentare dell’1% l’efficienza della Pubblica Amministrazione per generare un incremento dello 0,9% del Pil e un aumento dello 0,2% della quota dei dipendenti in imprese a partecipazione estera sul totale dell'occupazione privata non-agricola. Nelle classifiche internazionali l’Italia si trova sempre indietro sul contesto amministrativo in cui operano le imprese, riducendo l’investimento non solo all’estero ma anche la capacita per il Paese di crescere. Inoltre per il principio dell’unicità delle funzioni amministrative, Confindustria dichiara che, occorrerebbe abolire le Province, che da 10 sono già aumentate a 18, negando lo scopo per cui dovrebbero esistere; nonchè aumentare la soglia dei piccoli comuni elevandola a 5.000 abitanti e riorganizzare l’amministrazione periferica statale. LO ZOO DI SPIDERITA A Sanremo i ricchi di Stato rmai è una condanna della tv pubblica quella di tenersi in carica qualche residuato bellico di precedenti governi, che ridotto a comparsa, causa l’esiguo potere non più sostenuto dalla politica, si barcamena nell’intento di procrastinare il giorno della loro scadenza, in una gestione di certo poco avveduta volta solo ad accontentare ora il galoppino di una parte ora dell’altra, in cambio di una loro permanenza forzata ai vertici dell’azienda senza la benché minima possibilità di incidere su scelte etiche in accordo con i dettami normativi di mamma RAI. Questo è l’emblematico caso di Anna Maria Tarantola madre, che ben poco ha a che fare con la stirpe zoofila da cui discende, che non è riuscita ad essere altrettanto incisiva come i suoi esemplari, provocando una sindrome da taranta a coloro i quali si avvicendavano a spremere le riserve auree aziendali, in modo da esser prontamente individuati e allontanati. Non ha morso per niente, si è accontentata di qualche ri- O presa durante la consegna annuale di piccoli premi in memoria di un ex dirigente di Banca Italia, suo ex collega e mentore. Non ha reagito neppure dinnanzi agli scandalosi compensi della talpa Fazio e della suricata Litizzetto che concepiranno la consueta kermesse canora sanremese secondo i loro canoni, aderenti ad un certo establishment intellettuale facente capo alla sinistra. Magari, in zona Cesarini, presi da un sussulto di umana carità, tanto per fornire qualche elemento di maggiore spettacolarizzazione, ma solo dopo le infinite polemiche e i reiterati inviti a boicottare la manifestazione canora, che in questi giorni hanno letteralmente invaso tutti i social, allo scopo di evitare ulteriori scollamenti dell’audience, dichiareranno di dare in beneficenza l’ingente somma di denaro che percepiranno, davvero ingiustificata in un momento come questo. Non ci resta che sperare che la beneficenza vada a buon fine e non si perda o peggio si impantani nei mille rivoli di associazioni no profit che invece profittano ancora di questi meccanismi, per lo più di appartenenza politica, e conducono un'inutile sopravvivenza. Strano Paese, il nostro, nella città dei fiori, eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo, non ci saranno fiori sul palco perché simbolo di un’opulenza di tempi andati e ci si limiterà a qualche bouquet minimal offerto a qualche ospite internazionale come il controverso Rufus Wainwright che tanto clamore ha suscitato soltanto per la sua annunciata presenza nel mondo cattolico, ma questo è il trend dei due anfitrioni e noi comuni mortali, chi dal basso dei nostri compensi e chi dal nulla della cassa integrazione, resteremo con in mano l’unico strumento di democrazia accessibile rimasto oggi al popolo, il telecomando, che ne determinerà successo o flop. Oggetto tecnologico che useremo per decretare volutamente assenso e dissenso sia a Sanremo che a vicende legate, in questi ultimi giorni, alla politica degne della peggiore nomenclatura comunista degli anni’70. Strano Paese, il nostro, si urla allo scandalo se durante la formazione di un legittimo Governo eletto dal popolo sovrano, si inserisce una giovane bella e intelligente, laureata perché si ipotizza una sicura liason con il Capo e ci si scapicolla a cercare prove e intercettazioni, ma non ci si scompone se poi in un Governo nominato ci si appresta a fare altrettanto con una giovane bella e intelligente, laureata e nominata ma di altra parte politica. Tanto si sa, come disse qualcuno anni fa, a sinistra tutto si fa ma la differenza è che non si dice, pare brutto, del resto tutto nella vita è una questione di stile ed in questo caso noblesse oblige e a noi non resta che piangere! Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 3 Domenica 16 febbraio 2014 Economia UNO STUDIO DELLA COLDIRETTI SVELA CHE LE PERSONE SOLE SPENDONO IN MEDIA IL 66% IN PIÙ La vita grama dei single ai tempi della crisi In famiglia si risparmia, fuori si rischia la povertà. Situazione drammatica in particolare per gli anziani di Bruno Rossi an Valentino è passato, e alle nubili e ai celibi tra gli italiani ci ha pensato la Coldiretti. Ovviamente, per confermare che fanno una vitaccia. Anzi, proprio il loro status li porta ad essere particolarmente fragili sul mercato del risparmio. Facendo un confronto con la spesa media di ogni componente di una famiglia tipo, sulla base dei dati Istat, i single devono affrontare in un momento di crisi un costo della vita superiore in media del 66 per cento. In Italia, sottolinea la Coldiretti, quasi una casa su tre (31 per cento) è abitata dalle cosiddette ''famiglie unipersonali'' con un solo componente, che per effetto dei profondi mutamenti demografici e sociali che si sono verificati sono aumentate del 41 per cento negli ultimi in dieci anni. La vita in solitudine è una vera corsa ad ostacoli dovuta più spesso alle difficoltà a far quadrare i bilanci oltre che alla mancanza di compagnia. Perché la verità è una sola, inoppugnabile: vivere da soli è più costoso. E l’analisi della Coldiretti lo conferma, evidenziando ad esempio che la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 332 euro al mese, il 62 per cento superiore a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di 2,3 persone che è di 204 euro. “Per i single - prosegue la Coldiretti - l'aumento di costi è più del doppio (101 per cento) per l'abitazione, maggiore del 76 per S cento per i combustibili e per l'energia e superiore del 29 per cento per i trasporti. I motivi della maggiore incidenza della spesa a tavola sono certamente da ricercare - continua la Coldiretti - nella necessità per i single di acquistare spesso maggiori quantità di cibo per la mancanza di formati adeguati che comunque anche quando sono disponibili risultano molto più cari di quelli tradizionali. D'altra parte gli appartamenti e le case più piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro sia in caso di acquisto che di affitto, usare l'automobile da soli costa di più, come pure riscaldare un appartamento. Le stesse offerte promozionali che si stanno diffondendo in tempo di crisi sono spesso legate alla quantità di prodotti acquistati (come i 3 x 2 o la raccolta a punti) e non consentono a chi vive da solo di avvantaggiarsene. La scelta di non stare in coppia - continua la Coldiretti - non è peraltro sempre volontaria ma è anche determinata dall'invecchiamento della popolazione con un maggior numero di anziani rimasti in casa da soli che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Non è un caso che ben l'8,6 per cento delle persone che vivono da sole sopra i 65 anni si trovano in una situazione di povertà secondo l'Istat, con la percentuale che sale addirittura al 18,6 per cento nel mezzogiorno”. “E' proprio in questa fascia che si concentra il maggior disagio sociale. In Italia nel 2013 ci sono stati, ben 578.583 over 65 anni di età (+14% rispetto al 2012), che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari facendo la fila davanti alle mense o alle associazioni caritatevoli o chiedendo in aiuto pacchi alimentari. Per gli anziani che vivono da soli il problema è spesso anche quello dell'impossibilità di affrontare lunghe distanze per fare gli acquisti o la spesa ma anche per andare dal dottore per al progressiva riduzione dei servizi di prossimità nei centri urbani favorita dalla crisi”. Una situazione che Coldiretti ha cercato di combattere con iniziative quali Campagna Amica, che sicuramente vanno nella direzione giusta, combattendo lo spopolamento dei centri lontani dai grandi agglomerati urbani e promovendo i prodotti della nostra terra. Altrettanto vero è però che questa ricerca dimostra anche che il mondo moderno ed i suoi modelli hanno letteralmente polverizzato quella coesione sociale che, partendo dalla famiglia, non lasciava mai nessuno da solo, nei paesi come nei quartieri. Bisognerebbe pensarci su, quando passa qualche lobby ultraminoritaria a chiedere “più diritti”. Perché di certi diritti, poi, si scopre… il rovescio. I SINDACATI DENUNCIANO L’AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE E UN TAGLIO AL REDDITO COMPLESSIVO PARI A 311 MILIONI DI EURO Ecco la ripresa: 400 mila lavoratori a zero ore Ma il Ministero competente smentisce e vede la solita ”luce in fondo al tunnel” di Chantal Capasso l nuovo anno registra un aumento di cassa integrati: sono 440mila lavoratori a ritrovarsi nella busta paga 700 euro in meno, per un taglio del reddito complessivo pari a 311 milioni di euro. Nel 2014 si è registrato un calo di 81 milioni di ore di Cig rispetto allo scorso anno. Questo quanto emerge dalla elaborazione dei dati Inps da parte dell'Osservatorio Cig della Cgil. Il rapporto evidenzia che nel mese di gennaio la richiesta di cassa sia stata paria a 81.364.033, in riduzione sul mese precedente del -5,28%, così come su gennaio dello scorso anno (-10,36%). Mentre rimane invariata la variazione della richiesta media di ore pari a 80 milioni di ore al mese costante a partire da gennaio 2009, così come elevata l'incidenza delle ore di Cig per lavoratore occupato nel settore industriale pari, per il solo mese di gen- I naio già di 13 ore per addetto. Sempre il rapporto imputa tale rilevazioni dati a due principali fattori: all’aumento dell’occupazione e la riduzione delle autorizzazioni sulle ore di cassa integrazione in deroga. In effetti nel mese di gennaio di quest’anno si registrano solo 533 richieste di cassa integrazione. Meno del 16,06% sullo stesso mese dello scorso anno e riguardano 973 unità aziendali. (-15,76% sempre sullo stesso periodo). Il rapporto segnala la continua diminuzione delle domande di ristrutturazione (13 per un -27,78%) e riorganizzazione aziendale (8 per un -65,22%). Di diverso avviso il Ministero del lavoro che, contrariamente alla negativa impressione rilevata dall’Osservatorio, dichiara che si assiste ad una lieve ripresa. Secondo i dati diffusi dal dicastero, nel terzo trimestre dell’anno scorso, le domande di lavoro sono salite, nelle settore costruzioni dello 0,7% mentre le ore di Cig concretamente usate dalle imprese sono in netto calo. Nella pubblicazione del Mpls viene chiarito che: “Il saldo tra attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro è tornato a essere positivo e le ore lavorate sono in aumento”. “Questi segnali – spiega la nota - non si sono riflessi sull'occupazione complessiva perché la ripresa del ciclo economico è accompagnata inizialmen- te da un aumento dell'intensità di utilizzo del fattore lavoro (riassorbimento delle unità poste in Cig e maggiore utilizzo dello straordinario). Solo con il consolidarsi della fase espansiva e con il miglioramento delle aspettative, le imprese decideranno di assumere nuovo personale. Per questa ragione, si registrano maggiori ritardi nell'aggiustamento dei livelli occupazionali rispetto all'andamento del ciclo economico”. 4 Domenica 16 febbraio 2014 Storia FERITO DURANTE LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA, CONTINUA A VOLARE NONOSTANTE L’AMPUTAZIONE DELL’ARTO Ernesto Botto, il coraggioso ‘Gamba di Ferro’ Aderì alla RSI affinché ‘non divenissimo gente inselvatichita, terra senza legge e senza timor di Dio né rispetto degli uomini’ di Emma Moriconi a storia dell’aviazione italiana è ricchissima di personaggi che, a pieno titolo, risultano annoverati tra gli eroi nazionali. Però di uomini come Ernesto Botto, per esempio, gli studenti non sanno nulla. Resta un nome come tanti, conosciuto solo dagli addetti ai lavori. Eppure Botto, soprannominato ‘Gamba di Ferro’, è un aviatore che, nel corso della sua vita, riporta cinque vittorie aeree nella guerra civile spagnola e tre nella Seconda Guerra Mondiale. La ragione del curioso soprannome deriva da un evento occorso durante la guerra civile spagnola: è il 12 ottobre del 1937 quando durante uno scontro viene colpito alla gamba destra. Nonostante l’arto sia completamente fracassato, l’aviatore riesce a rimettere l’aereo in assetto e ad atterrare. Quando giunge a terra è quasi dissanguato. Il danno all’arto è tale che parte della gamba gli viene amputata e sostituita da un supporto artificiale. La degenza è lunga. Quando torna al campo, gli apparecchi del reparto portano un distintivo che mostra una gamba di ferro: è l’omaggio degli aviatori al loro eroe. Una cerimonia solenne all’Altare della Patria lo suggella come tale: gli viene conferita la Medaglia d’oro al Valore militare e la 32esima Squadriglia prende il nome di ‘gamba di ferro’. Nonostante il cattivo stato di salute, L riprende il pilotaggio sin dal 1938. Ha un ‘secondo’: il fatto di avere una gamba inutilizzabile non consente il volo da solo. Ma Botto è testardo, vuole mettersi alla prova e dimostrare che ce la può fare. Decolla da solo, senza autorizzazione, e il volo non crea alcun problema: un’inchiesta porta alla tanto attesa autorizzazione. Viene chiamato al comando della 73esima Squadriglia caccia del 4° Stormo a Gorizia. E continuerebbe a volare se non fosse per un altro incidente, in Libia, dove viene colpito gravemente alla testa. Quando viene firmato l’armistizio, Botto è proprio a Gorizia. Aderisce alla RSI e viene nominato sottosegretario di Stato dell’Aeronautica Repubblicana. Ha solo 36 anni e già una storia intensa alle spalle. Dirama alla radio e alla stampa un comunicato diretto agli aviatori, in cui dice loro di non tenere in considerazione i numerosi ordini, spesso contraddittori, diramati ad oltranza ma di attendere sue istruzioni. La presa di posizione fa alterare i tedeschi, che richiedono a gran voce che il comunicato venga annullato e ai quali Botto risponde: ‘l’annullamento non risolverebbe nulla perché la prima cosa che io chiederei aprendo le trattative sarebbe proprio l’emanazione di un comunicato identico a quello che voi volete annullare’. La sua Aeronautica Repubblicana conta, nel 1944, 73.000 uomini. Ma i rapporti con i tedeschi non sono semplicissimi, e Botto decide di rassegnare le dimissioni. Dopo la fine della guerra gli viene recapitato un questionario dal Ministero della Difesa, al quale risponde, come suo uso, in maniera determi- nata e che non ammette repliche. Tra le altre cose scrive: ‘amputato al terzo superiore del femore, avrei potuto congedarmi. Mutilato e Medaglia d’Oro … Alla Patria avevo dato e per essa fatto abbastanza da vivere moralmente e materialmente di rendita sul mio passato sino ai più tardi anni … poi venne il governo della Repubblica Sociale. Io non ho studiato il diritto costituzionale e non saprei giudicare di un problema tanto difficile, ma ragionando col mio buon senso di persona incolta e considerando che gli angloamericani erano bloccati in Lucania, mi sembra che per tutta la penisola al Nord della linea del fuoco non vi fossero che due alternative: o il territorio diveniva zona di occupazione dei tedeschi, i quali lo avrebbero trattato con la durezza propria di tutte le occupazioni, inasprita dal risentimento per la defezione dell’alleato, o vi si costituiva qualcosa come un governo italiano che adempisse a tutte le funzioni proprie di un governo… Che alla sua testa si trovasse Mussolini o un altro, per me non faceva differenza: l’importante era che quelle funzioni venissero assolte da qualcuno e che non divenissimo una gente inselvatichita, una terra senza legge e senza timor di Dio né rispetto degli uomini’. Dopo la guerra aderisce al Movimento Sociale, nelle cui fila viene eletto, nel ‘51, consigliere comunale a Torino. [email protected] 5 Domenica 16 febbraio 2014 Focus TRE LIBRETTI PER LE SCUOLE CHE DI FORMATIVO HANNO DAVVERO MOLTO POCO. LO DICE ANCHE IL MINISTERO Quando l’ideologia si traveste da integrazione I testi hanno il timbro delle Pari opportunità. Ma il vice ministro dichiara: “Non ne sapevamo nulla” di Cristina Di Giorgi educazione degli studenti italiani passa attraverso la diversità. Ed è appunto “Educare alla diversità a scuola” il titolo del progetto che prevede la redazione di tre volumetti destinati ai bambini e ragazzi degli istituti primari e secondari. Tre guide contro il bullismo e la discriminazione, prodotte dal Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, dall’Ufficio anti discriminazioni razziali e dall’Istituto Beck. Questo almeno secondo gli autori. Già, perché di tale “produzione” quelli delle Pari opportunità L’ non ne sanno proprio nulla. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni del vice ministro Maria Cecilia Guerra, che ha sconfessato l’operazione affermando che “di questa ricerca ignoravamo addirittura l’esistenza”. Un fatto che definire grave è dire poco, soprattutto dato che i tre volumi sono stati pubblicati e diffusi con il sigillo del Dipartimento stesso. Che, dice ancora il vice ministro, ha inviato “una nota formale di demerito al direttore dell’Unar Marco De Giorgi”. Oggetto della comunicazione è appunto la diffusione nelle scuole di materiale non approvato e addirittura sconosciuto a chi avrebbe il compito di supervisionare ciò che viene pubblicato sotto l’egida delle Pari opportunità. Materiale che, tra l’altro, non è stato valutato neanche dal Ministero dell’Istruzione (che invece dovrebbe sempre avere voce in capitolo sulla diffusione di strumenti didattici). Secondo la ricostruzione di Maria Guerra, l’Istituto Beck ha prodotto il kit per insegnanti sulla base di un contratto con l’Unar, che ha poi autorizzato la diffusione dello stesso con il logo della Presidenza del Consiglio-Pari Opportunità, senza però darne comunicazione a chi di competenza. “Una materia così sensibile – dice ancora Guerra – richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio. Questa attenzione, quando si parla a nome delle istituzioni, ricade nella responsabilità delle autorità politiche, che devono però essere messe nella condizione di esercitarla”. Anche e forse soprattutto quando si tratta di argomenti estremamente particolari come quello in questione, il cui impatto su bambini e adolescenti può avere conseguenze anche drammatiche. “Sono convinta – conclude il vice ministro – che l’educazione alle diversità sia cruciale. La finalità però non deve mai essere quella di imporre una visione unilaterale del mondo, ma quella di sollecitare nei giovani senso critico e rispetto di ogni specificità e identità, a partire da quelle che coinvolgono l’ambito affettivo e valoriale”. Fa eco a questa netta presa di posizione anche la dichiarazione del sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, che sottolinea la grande confusione di compiti e rapporti tra l’Unar e il Miur, “che non sa niente di quanto viene deciso” dall’Ufficio anti discriminazioni razziali, “che produce materiale per le scuole. Tra l’altro con un’impronta culturale a senso unico”. Per carità, la questione del bullismo e dell’integrazione va comunque affrontata, soprattutto tra i giovani. Ma di sicuro non imponendo punti di vista di parte che stravolgono modelli, valori e tradizioni millenarie. Ed è proprio questo che cerca di fare il progetto Educare alla diversità. Sfogliando i tre libretti incriminati, si legge infatti che la famiglia tradi- zionale è uno “stereotipo da pubblicità”, che i due generi (maschio e femmina) sarebbero solo un’astrazione, che la religiosità è un disvalore, che è una violenza leggere i romanzi i cui protagonisti sono etero. Lo denuncia Lucia Bellaspiga, che su Avvenire scrive: si tratta di “una serie di assurdità volte ad ‘instillare’ (questo il termine usato) nei bambini fin dalla tenera età preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra un padre e una madre. Al loro posto un relativismo che non lascia scampo ad alcun valore. Il tutto mascherato da rispetto per le diversità e diritto alla propria identità”. Quanto all’uso specifico dei tre volumi, “dal punto di vista puramente tecnico si tratta di materiali didattici messi a disposizione di insegnanti e studenti – spiega Roberto Pellegatta, preside dell’ Istituto ‘Meroni’ di Lissone (Mi) – che quindi necessitano del parere concorde di docenti e genitori”. Tra l’altro, commentando i tre libri in questione, il preside aggiunge: “mi sono confrontato anche con i colleghi delle medie e delle elementari e a nessuno pare materiale appropriato per la scuola: potrebbe essere adottato solo laddove qualche singolo docente volesse agitare posizioni molto ideologiche e usarlo come strumento di battaglia”. Dittatura di genere quindi. Altro che difesa dei diritti e rispetto per le diversità. ASPRE POLEMICHE SUL CONTENUTO DEI TRE MANUAL I DE L L’IS T IT UT O BE CK La dittatura del politicamente corretto I temi trattati e gli esercizi che gli insegnanti dovrebbero proporre ai bambini L’ introduzione di Educare alla diversità chiarisce fin da subito le intenzioni e gli scopi del progetto: “A un bambino è chiaro da subito che se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa, se è femmina di un principe. Non gli sono permesse fiabe con identificazioni diverse”. E se è vero che tutte le bimbe hanno sognato di essere al posto di Cenerentola o Biancaneve e i bimbi di trovare la loro Bella Addormentata, non per questo sono cresciuti omofobi e irrispettosi delle differenze. E di sicuro non sono le fiabe – che preservano sogni ed innocenza - a minare la loro capacità di capire la diversità. Eppure, stando ai volumetti dell’Istituto Beck, i piccoli crescono con gli “stereotipi” della famiglia formata da una mamma e da un papà (donna e uomo quindi), trascorrendo l’infanzia “senza accenni positivi alle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender”, dando per scontato che l’orientamento sessuale debba essere eterosessuale. Ed è proprio per sfatare questi miti che sono state predisposte linee guida per rieducare insegnanti e studenti delle scuole elementari e superiori. Programmi e progetti articolati in indicazioni per maestri e professori, che attraverso letteratura, cinema e confronti con ospiti gay o trans, dovranno spiegare che esistono anche realtà diverse dallo “stereotipo da pubblicità” della famiglia tradizionale. Senza usare analogie che sottintendano “che l’eterosessualità sia l’orientamento normale”. Niente regine che aspettano il loro re quindi. E nemmeno maschietti appassionati di calcio o formula uno. Meglio farli parlare di cucina e incoraggiare le femminucce a giocare con le macchinine. E non finisce qui. Ci sono anche esempi di problemini di aritmetica: “Rosa e i suoi due papà comprano due lattine, se ogni lattina costa 2 euro quanto hanno speso?”. Senza contare domande come “un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini. Poiché invece la cosa che conta è il rispetto del partner coinvolto nell’atto sessuale, potremmo ribaltare la questione chiedendoci: i rapporti sessuali etero sono naturali?”. E ancora: si suggerisce la visione di film e documentari a tematica omosessuale e la preparazione di cartelloni con frasi tipo “che cosa fa una famiglia quando ci sono due mamme o due papà”. Questo per quanto riguarda le elementari. Alle medie e superiori infatti il programma si “arricchisce” con ulteriori indicazioni. “Coloro che in questo periodo si accorgono di essere gay, lesbiche o bisessuali devono sostenere sfide peculiari del loro orientamento”, e i loro insegnanti devono essere preparati ad aiutarli, evitando libri, temi o film in cui si presume che la normalità sia quella del rapporto etero. Che invece deve essere presentato “solo come uno dei possibili orientamenti sessuali”. Suggerendo programmi tv ‘politicamente corretti’ o proponendo giochi che vanno dalle associazioni di parole (“cosa vi viene in mente quando dico le parole gay, lesbica, bisessuale, trans?”) ai fatti e opinioni, in cui si analizzano e confutano le posizioni contrarie ai rapporti omosex. Che sono considerati anormali solo per la scarsa considerazione che hanno avuto al cinema e in tv. Meglio porvi subito riparo. Con film appositi tipo “Kràmpack”. Questa la trama: “Nico e Dani sono due ragazzi sedicenni che si apprestano a trascorrere le vacanze insieme. È l’estate della perdita della verginità. I due in passato avevano condiviso giochi di masturbazione reciproca”. Cose come queste rendono nostalgici della scuola vecchio stile. Che a ben vedere non ha prodotto quei mostri disumani che vogliono farci credere. CdG 6 Domenica 16 febbraio 2014 IL QUARTIERE IN FESTA PER L’ARRIVO DEL PONTEFICE Francesco all’Infernetto, è un Papa da periferie apa Francesco va in periferia. Oggi il Pontefice si reca in visita nella parrocchia di San Tommaso Apostolo all’Infernetto (via Lino Liviabella 70) nel cinquantesimo della sua fondazione. Ad accogliere il Santo Padre, intorno alle 16, ci saranno il cardinale vicario Agostino Vallini e il vescovo Paolo Schiavon, ausiliare del settore sud della diocesi di Roma, il parroco don Antonio D''Errico e i sacerdoti del presbiterio parrocchiale. Al suo arrivo Papa Francesco incontrerà i bambini del catechismo e i ragazzi che riceveranno il sacramento della Confermazione. "Stanno preparando dei doni da offrirgli", anticipa don D''Errico, che guida la comunità dal 2002. Il Pontefice si intratterrà con alcuni disabili e malati della parrocchia. "Nel nostro territorio - aggiunge don D'Errico - abbiamo anche dei centenari e ben 11 case di riposo". Nei locali della parrocchia si tengono le attività di ''Happy time'', associazione formata da famiglie di ragazzi con diversi tipi di disabilità: anche con loro si intratterrà Papa Francesco. Poi saluterà alcuni dei piccoli battezzati nell’anno con i loro genitori. Quindi incontrerà i membri del Consiglio pastorale parrocchiale e poi avrà ancora il tempo per confessare cinque persone. P Alle 18 il Santo Padre presiederà l’eucaristia, ''il fulcro della visita'', come la definisce don Antonio che sarà sull’altare per concelebrare insieme al cardinale Vallini, al vescovo Schiavon, al vicario parrocchiale don Pierangelo Margiotta (ordinato sacerdote da Papa Francesco lo scorso 21 aprile 2013), al vicario cooperatore don Philip Larrey e ai collaboratori parrocchiali don Antony George Pinto e don Francis Chigozie Onyia. Alla messa parteciperanno anche i sacerdoti della Prefettura, che non concelebreranno ma distribuiranno la comunione. "Durante l’offertorio - spiega don D’Errico - consegneremo al Papa un aiuto concreto per i poveri. Circa 400 dei tanti partecipanti previsti prenderanno posto nell’aula liturgica, per tutti gli altri sarà allestito un maxischermo nel piazzale davanti alla chiesa". Nella parrocchia dell’Infernetto, oltre all’associazione San Tommaso onlus, che si occupa della distribuzione di vestiario, suppellettili per la casa e prodotti per l’infanzia a chi ne ha bisogno, si segnala la presenza dei gruppi Pi-Greco che si occupano di ricerca, studio e informazione sulle sette e sui nuovi movimenti religiosi alternativi e interviene nelle famiglie colpite da questi fenomeni. V. B. Da Roma e dal Lazio SGOMINATA DAI CARABINIERI UN’ORGANIZZAZIONE CHE RICICLAVA AUTO DI LUSSO I furti erano finti, la truffa vera Simulavano la sparizione dei “macchinoni” che poi finivano in Nord Africa, a spese di agenzie di leasing e compagnie assicurative: cinque arresti, tre ricercati enunciavano il furto dell’auto, ma in verità l’avevano semplicemente venduta ad un’organizzazione, con base tra Roma e Verona, che le riciclava. E i “macchinoni” ricominciavano a circolare, liberamente, in Nord Africa. La truffa è stata però scoperta dai Carabinieri, al termine dell’operazione “Maggiolino”, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Nadia Plastina. Il bilancio? Otto misure cautelari e tredici decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di aver costituito un sodalizio criminale finalizzato al traffico internazionale di autovetture di lusso da ricollocare sul mercato extraeuropeo e alla falsificazione di documenti di circolazione di autovetture. Al momento i provvedimenti notificati sono cinque (due in carcere, uno agli arresti domiciliari e due di sottoposizione all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria), mentre gli altri tre hanno fatto perdere le proprie tracce e sono pertanto ricercati. L’indagine parte nel lontano ottobre del 2012: nonostante la sua complessità, ha consentito di acclarare responsabilità penali a carico di 22 soggetti, italiani e stranieri, i quali, con ruoli differenti, hanno partecipato alle diverse fasi delle operazioni di riciclaggio delle autovetture mediante l’esportazione delle stesse con modalità tali da ostacolarne l''identificazione ed impedirne il rintraccio. Gli elementi raccolti, sia grazie ai numerosi servizi di osservazione e pedinamento, nonché attraverso intercettazioni telefoniche di utenze italiane ed internazionali, hanno delineato l’esistenza D di una persistente ed illecita attività di acquisizione di autovetture in territorio italiano finalizzata, previa falsificazione della documentazione atta a comprovarne la provenienza, alla successiva riallocazione degli autoveicoli all’estero, in particolare in Spagna, Marocco, Algeria e Mauritania. Le autovetture, ''ordinate'' all’organizzazione da ignoti acquirenti esteri, venivano individuate in Italia e acquisite da detentori compiacenti, quasi sempre titolari di contratti di leasing o noleggio, i quali dapprima le ''alienavano'' all’organizzazione dietro un corrispettivo in denaro notevolmente inferiore al valore di mercato e, successivamente, dopo aver avuto conferma dell’avvenuta esportazione e, dunque, della ''messa in sicurezza'' del veicolo, ne denunciavano falsamente il furto alle forze dell’ordine, con grave danno per le società di leasing o noleggio proprietarie delle vetture e, soprattutto, per gli istituti assicurativi tenuti al conseguente indennizzo. Le autovetture acquisite, previa formazione di falsa documentazione attestante la legittima detenzione delle stesse in capo ai vari autisti di volta in volta individuati, raggiungevano così il nord Italia ed espatriavano in Francia, proseguendo verso la Spagna e terminando il proprio viaggio in paesi extra-Schengen, ove non sarebbero state più tracciabili. Tra le auto illecitamente esportate, tutte nuovissime e di notevole valore, figurano Porsche, Audi, Mercedes, Volkswagen, Bmw e Range Rover, acquisite in Italia dall’organizzazione a circa il 20% del loro valore e rivendute all’estero a prezzi competitivi. Il volume d’affari accertato dell’intero gruppo criminale ammonterebbe a circa 500.000 euro. Valter Brogino VETRALLA Comune senza soldi, il sindaco “declassa” la Cassia Troppe buche, limite di 30 all’ora sulla strada consolare. E il sindaco minaccia: “potrei anche chiuderla” N on c’è più una lira, anzi un euro. Perciò chiudo la Cassia. L’annuncio choc è arrivato da Sandrino Aquilani, sindaco (centrodestra) di Vetralla, comune in provincia di Viterbo che sorge proprio lungo il tracciato della consolare, utilizzata ogni giorno da migliaia di pendolari. Un annuncio che il primo cittadino ha fatto pervenire alla stampa, spiegando chela sua amministrazione “nonostante gli impieghi di ingenti risorse economiche proprie, negli anni destinate alle manutenzioni stradali, non avrà più la possibilità di intervenire sulla viabilità. Un altro degli effetti devastanti della Spending Review e del Patto di Stabilità. Il Comune di Vetralla non può mantenere un’arteria stradale nazionale, quale è la Cassia, senza le risorse economiche necessarie. Il sindaco, in assenza di interventi urgenti per garantire la sicurezza degli automobilisti e dei pedoni si vedrà costretto a limitare il transito sulla Strada Statale Cassia che attraversa il territorio di Vetralla per ben sette chilometri”. Tutta colpa delle buche: i dissesti stradali erano già pronunciati, ma l’ultima ondata di piogge sta creando seri problemi di sicurezza. Così, come annuncia lo stesso piccolo comune di Vetralla, “la prima misura prevedrà la riduzione del limite di velocità dagli attuali cinquanta ai trenta chilometri orari. Non è escluso inoltre il ricorso alla emissione di un’ordinanza sindacale per la chiusura, seppure temporanea, del tratto stradale che attraversa Vetralla, provvedimento dettato dalla necessità di garantire la sicurezza, la pubblica incolumità e la salute delle persone”. Il fatto è che la legge prevede che siano i comuni a farsi carico della manutenzione stradale anche delle strade statali, se queste attraversano centri abitati. E proprio “disfarsi” di questa ingombrante e costosa competenza sta diventando la parola d’ordine a Vetralla. Dove, è sempre quanto si legge nella posizione ufficiale espressa dall’amministrazione si sta valutando ”l’opportunità di rivedere i confini del centro abitato allo scopo di consegnare l’attuale tratto definito traversa interna, agli enti competenti. Stessa sorte per le strade provinciali a suo tempo assegnate al Comune con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario. Nell’immediato, si consiglia ai conducenti di mezzi pesanti ed agli automobilisti diretti verso destinazioni extraurbane, di optare per vie di comunicazione alternative, visti i forti rallentamenti che si stanno verificando in questi giorni sul tratto interno della Cassia nel territorio di Vetralla”. Gustavo Lidis 7 Domenica 16 febbraio 2014 Dall’Italia VENEZIA TERRA DI CONQUISTA DEI VENDITORI ABUS IVI Cameriere “ostaggio” dei bengalesi Il dipendente del Gran Caffè Quadri stava portando tre paia di stivali a dei clienti quando è stato accerchiato da alcuni extracomunitari: “Questo luogo è nostro” iazza San Marco, il ‘salotto buono’ di Venezia, ostaggio dei venditori abusivi bengalesi che non esitano a ricorrere alle minacce per allontanare chi cerca, legalmente, di lavorare. La triste realtà viene confermata dall’ennesimo episodio di violenza che ha fatto scattare la denuncia di Raffaele Alajmo, co-gestore, insieme al fratello, del Gran Caffè Quadri. È stata proprio il comportamento incivile e prepotente degli straieri a metter in fuga alcuni clienti. Il fatto è successo martedì sera, quando, come spiega il sito ‘Nuova Venezia’, tre clienti che avevano prenotato una cena si sono fermati in bacino Orseolo. Non avevano gli stivali e c’era l’acqua alta. A quel punto il direttore del ristorante Francesco Trevisan, ha incaricato un cameriere di sala di andare a “recuperare” i tre, consegnandogli tre paia di stivali “usa e getta”. Il dipendente del ristorante è così uscito dal locale, avviandosi verso la clien- P tela. Mentre stava camminando sotto le Procuratie è stato avvicinato da alcuni bengalesi che solitamente fanno gli abusivi in piazza San Marco, convinti che l’uomo avesse l’intenzione di vendere gli stivali, così da far loro concorrenza. Lui ha tentato PORDENONE – INCESTO CHOC Abusa della figlia e la fa abortire La ragazzina ha interrotto due volte la gravidanza Ghanese mostro condannato a 12 anni di carcere invano di spiegare che in realtà li stava per portare a dei clienti. Prima di arrivare davanti ai tre l’uomo si è trovato circondato: “Questo è il nostro territorio”, hanno affermato in coro almeno sei stranieri. Morale della favola: gli stranieri hanno impedito al cameriere, fisicamente, di consegnare gli stivali ai clienti che in quel momento si erano avvicinati. I bengalesi pretendevano di vendere i loro stivali alle tre persone bloccate dall’acqua. Dopo un breve battibecco il cameriere e i clienti, temendo per la loro incolumità fisica, sono scappati: il cameriere ha deciso di tornare al ristorante, mentre i clienti sono rincasati rinunciando alla cena. Un danno non solo d’immagine ma anche economico che di certo non è stato ‘digerito’ dal gestore del locale. L’indomani il cameriere e il direttore del ristorante si sono recati dai carabinieri dove hanno presentato denuncia. “Episodi del genere non erano mai accaduti – ha spiegato Francesco Trevisan Spesso – mandiamo via gli abusivi perché vengono nel plateatico a vendere rose oppure quando lanciano i dardi luminosi in aria e poi questi cadono sui tavolino con i clienti seduti attorno. Sono cose inconcepibili”. Per protesta e per rendere pubblico l’accaduto, la copia della denuncia è stata affissa ad una porta del noto ristorante degli stellati fratelli Alajmo. “Abbiamo voluto manifestare lo stato di disagio sempre più crescente – spiega all’Ansa Alajmo – per quanto accade in Piazza San Marco. Il numero di bengalesi che vendono abusivamente e infastidiscono le persone è in costante aumento. I controlli ci sono, li vediamo. Ma forse non bastano, c’è un vuoto normativo su come affrontare la situazione. Combatterli è come rastrellare la sabbia”. Come raccontano sempre i quotidiani locali, la minaccia al cameriere non è un episodio isolato: qualche settimana fa un gruppo di americani era arrivato alle mani con un alcuni venditori per una rosa infilata nel “décolleté” di una ragazza. E ancora: una donna era stata accerchiata da una decina di bengalesi perché si era rifiutata di pagare il grano che i venditori avevano messo in mano ai suoi due nipotini. Già perché ormai la Serenissima è diventata terra di conquista da parte di quegli extracomunitari abusivi che vendono cianfrusaglie, ombrelli o stivali. A seconda del tempo e dell’altezza della marea. E a pagarne le spese sono i gestori dei locali e i turisti. Miriana Markovic MILANO – L’ENNESIMO EPISODIO DI VIOLENZA San Valentino di sangue: accoltellato un militare Un carabiniere, intervenuto per sedare una lite, è stato colpito da un marocchino pluripregiuducato finito nel sangue il San Valentino di un carabiniere accoltellato alla gola durante una lite a Carugate, nel Milanese. Erano circa le 20 e David Nicoletti, militare in servizio a Monza, 40 anni, stava andando a prendere la moglie che gestisce un’attività di fiorista per festeggiare la ‘festa degli innamorati’, quando si è accorto che fuori dal locale bar Cocoon era in corso una rissa. Resosi conto dell’acceso diverbio tra due uomini, un italiano 40enne ed un marocchino 39enne, il militare è intervenuto. Lo straniero pluripregiudicato a quel punto ha estratto un taglierino con una lama di dieci centimetri dal giubbotto ed ha colpito il militare al braccio ed alla gola recidendo la giugulare esterna. Soccorso da presenti terrorizzati, il carabiniere è stato trasportato in codice rosso al San Raffaele di Milano, dove gli sono stati riscontrati una ferita all’orecchio, parzialmente reciso e una ferita dal collo all’addome, ma i sanitari ritengono che non sia in pericolo di vita. Come racconta ‘Il Giorno’ il marocchino ha atteso l’arrivo delle forze dell’ordine È stata costretta per anni a subire continue violenze proprio dentro le mura domestiche. Senza potersi ribellare. Doveva tollerare in silenzio quei continui abusi messi in atto proprio dal padre. Un orco che non solo ha approfittato della figlia innocente ma che l’ha addirittura lasciata incinta, per ben due volte, gravidanze che in entrambi i casi sono state interrotte. Ed è proprio per questo motivo che è venuta alla luce una realtà squallida. Sono stati infatti proprio i servizi sociali a segnalare il caso dopo che la ragazzina per fu sottoposta la seconda volta a un inter- È vento per abortire. L’uomo, un ghanese di 53 anni residente a Pordenone, è stato ora condannato a 12 anni di carcere. L’accusa era di violenza aggravata nei confronti della figlia adolescente. Dalle indagini è emerso che la ragazzina era stata costretta ad avere rapporti sessuali con il padre per alcuni anni. Ne aveva appena 13 anni quando il genitore abusò di lei per la prima volta. Il tutto senza che la madre facesse nulla: la donna infatti, pur sapendo quello che succedeva alla figlia, ha sempre negato. Un fatto sconvolgente figlio di una mentalità perversa. M.M. seduto su una sedia davanti al bar, trattenuto a viva forza, sorvegliato a vista dai testimoni. Lo straniero pluripregiudicato, è stato arrestato. L’accusa, per lui, è di tentato omicidio. Tra i suoi precedenti ci sono anche rissa e porto abusivo di armi. Al momento non risulta alcun provvedimento nei confronti dell’altro uomo coinvolto, su cui l’autorità giudiziaria al momento si riserva di procedere. Intanto comunque i carabinieri sono al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica del’accaduto. “Perdeva sangue come acqua da una fontana. Era pallido come uno straccio, poveraccio. Sveniva e rinveniva. Mi ha fatto una gran pena”, ha raccontato un testimone. “Si è avvicinato ai due che litigavano con calma, senza agitazione, con gentilezza, sapeva quello che faceva. Pochi istanti dopo abbiamo sentito l’urlo della moglie” ha aggiunto un altro testimone. Quando il ferito, tamponandosi il collo sanguinante con le mani, gli ha detto di essere un carabiniere, l’accoltellatore non gli ha creduto. “Quasi lo prendeva in giro – racconta ancora un testimone – Rideva. Poi ha capito che era vero, è andato in panico: ‘Che casino ho fatto’, ripeteva”. È l’ennesimo episodio di violenza nel milanese. In quella che una volta era una metropoli di livello mondiale, e che ora sta morendo di microcriminalità. Chi vive a Milano lo sa: la città è sotto stupro continuo. La convivenza tra l’italiano e l’extracomunitario è impossibile: agli incroci, ogni mattina, non si arriva alla rissa per puro miracolo, con le insistenze di chi vuole lavare i vetri all’auto. Per non parlare poi della stazione Centrale. Problemi che si estendono, via via, dal centro alla periferia. Carlotta Bravo 8 Domenica 16 febbraio 2014 Dall’Italia FONTANELICE (BOLOGNA) - MATTEO VISANI HA CONFESSATO Estorsione, in manette vicesindaco del Pd Beccato in fragranza di reato mentre cercava di intascarsi 50mila euro finito in manette mentre cercava di intascarsi un mazzetta di 50mila euro. È crollato e ha confessato, ieri, dopo un lungo interrogatorio il vicesindaco del Pd del Comune di Fontanelice (Bologna), Matteo Visani, 33 anni nato a Faenza, arrestato giovedì sera per estorsione. L’indagine, come ricostruisce ‘Il Resto del Carlino’ era stata avviata in seguito alla denuncia sporta dal titolare di un’azienda della zona, poiché il 25 gennaio scorso, aveva ricevuto una busta non affrancata, da mittente anonimo, con all’interno un foglio in formato A4, dattiloscritto con il quale si minacciava di rivelare presunti illeciti commessi dall’imprenditore nella gestione dei suoi affari. Poi, il 3 febbraio, un’altra lettera dal contenuto alquanto ostile. “Hai sbagliato! Adesso sono diventati 50.000 euro. Lasciali mercoledì alle 18:30 all’incrocio tra Via del Signore e Via Portonovo sotto lo stop, in una borsa coperti bene che non si bagnino”. È L’ultima volta, lunedì 10 febbraio, un’altra lettera che invitava la vittima a lasciare 50.000 euro alle ore 18.30 di giovedì 13 febbraio, nel punto stabilito la volta prima. La sera pre- cedente però i carabinieri di Molinella avevano installato una telecamera ad alta definizione nei pressi della cassetta postale e il contenuto registrato dal dispositivo elettronico mostrava un soggetto calvo, di corporatura robusta, calzante un paio di guanti neri in pelle, che imbucava la lettera: era Matteo Visani. La conferma è arrivata proprio giovedì sera: alle 19, Visani, al volante di una Volkswagen Golf, continuamente monitorato dai carabinieri, è partito da Fontanelice e giunto a Portonovo ha iniziato a transitare a bassa velocità per due ore consecutive nei pressi del luogo in cui la vittima aveva lasciato, come da sue richieste, un sacco di plastica di colore nero contenente tre mazzette simulanti denaro contante. Quando si è accorto che al posto dei soldi c’era soltanto della cartaccia, è tornato frettolosamente a bordo della Golf, ripartendo a tutta velocità in direzione di Imola. I carabinieri sono intervenuti e lo hanno fermato. Visani è stato trasferito in carcere a Bologna con l’accusa di estorsione. Accusa che ha poi trovato conferma nell’interrogatorio: durante la convalida dell’arresto l’uomo ha confessato spiegando al giudice di es- sere provato da un forte disagio psicologico e ha chiesto di restare in carcere. Durante una perquisizione i militari hanno trovato e sequestrato a Visani altre due lettere dal contenuto estorsivo indirizzate ad una seconda persona, diversa da quella che aveva fatto la denuncia. E altre lettere diffamatorie, indirizzate e riferite ad un’altra persona ancora: l’ipotesi degli inquirenti è, quindi, che prima il politico allarmasse le persone con le diffamazioni, poi scrivesse le missive estorsive. Sul piano politico, invece, ha già deciso la Commissione di Garanzia del Pd di Imola, che si è riunita ieri: “non compatibile la permanenza di Matteo Visani nel Pd”. Pertanto, spiega una nota del Pd, condivide la proposta del segretario dell’Unione territoriale di espulsione dal partito e la verifica della possibilità del partito di costituirsi parte civile nel procedimento a carico dell’amministratore. Carlotta Bravo PARTITA SUL FILO DEL RASOIO. TRA I FAVORITI IL GOVERNATORE USCENTE CAPPELLACCI Regionali: 1,5 milioni di sardi alle urne Si voterà dalle 6 e 30 del mattino fino alle 22. Sessanta i seggi in palio C ountdown in Sardegna. Chiusa la campagna elettorale, la parola torna ai cittadini. Un milione e mezzo di sardi (724.795 uomini e 754.489 donne) saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo governatore e i consiglieri della quindicesima legislatura. Sei i candidati presidenti: Ugo Cappellacci, governatore uscente e esponente del centrodestra, Francesco Pigliaru, sostituto di Francesca Barracciu, vincitrice delle primarie del Pd, spazzata via da un’indagine giudiziaria, e Michele Murgia di Sardegna Possibile. Ci sono anche Mauro Pili (ex Pdl, Unidos), Pier Franco Devias (Fronte indipendentista Unindu) e Gigi Sanna (Movimento Zona Franca). Una campagna elettorale non priva di colpi di scena, caratterizzata dal giallo sulle liste non ammesse. Due, infatti, i candidati esclusi durante la presentazione: Michelangelo Serra (Iride, Onestà e progresso) e Cristina Puddu (Indipendentisti di Meris). Molti anche i partiti esclusi e poi riammessi dal Tar. La partita però è tutt’altro che scontata. In virtù della nuova legge elettorale regionale chi vincerà potrebbe ottenere, qualora superasse il 40% dei consensi, il 60% dei seggi (36 seggi su 60); o se si fermasse tra il 25% e il 40%, avrebbe il 55% dei seggi (33 su 60). Entriamo nel dettaglio della legge. Si tratta di un turno unico e senza ballottaggio: il taglio del numero dei consiglieri regionali da 80 a 60 (1500 i candidati in corsa), la scomparsa del listino collegato al presidente e lo sbarramento al 10% per le coalizioni e al 5% per le liste fuori dalle alleanze. Le polemiche, tuttavia, hanno interessato anche la nuova legge elettorale. Il Consiglio regionale uscente ha bocciato a scrutinio segreto il principio della doppia preferenza di genere, già testato nelle ultime amministrative. Si potrà votare dalle ore 6 e 30 alle 22. Da lunedì dalle 7 lo spoglio. Giuseppe Sarra IL S E NATORE MANCUSO, GIÀ SINDACO DI SANT’AGATA DI MILITELLO, INDAGAT O PE R PRE S UNT I APPALT I T RUCCAT I Messina, Ncd finisce nel cemento La difesa del parlamentare: “Si tratta dell’ennesimo attacco alla mia persona” uovo Centrodestra nei guai. A ‘macchiare’ la creatura dell’ex vicepremier Angelino Alfano l’inchiesta che ha travolto il senatore azzurro Bruno Mancuso. Il parlamentare alfaniano, già sindaco di Sant’Agata di Militello nel Messinese, è finito nel registro degli indagati nell’ambito di un’indagine della Squadra Mobile di Messina che ha voluto vederci chiaro sugli appalti comunali. Otto le misure cautelative emesse dal gip del Tribunale di Patti su richiesta della Procura locale, mentre undici sono gli avvisi di garanzia. Intanto le indagini degli investigatori, iniziate nel 2010 in seguito alle denunce di un imprenditore edile e di un ex consigliere comunale, proseguono senza sosta. N Agli arresti domiciliari sono finiti Giuseppe Contiguglia, 55 anni, ingegnere, dirigente dell'Area strategia e sviluppo territoriale del comune di Sant'Agata di Militello; Antonino Naso, 51 anni, architetto, funzionario comunale; Calogero Silla, 48 anni, ingegnere, in servizio presso il settore Area Lavori pubblici e tutela del territorio del comune. E’ stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, inoltre, per Maria Grazia Meli Bertolone, 58 anni, anche lei in servizio nell’ente incriminato. Disposto, invece, il divieto di dimora nel Comune di Sant’Agata nei confronti di Carmelo Gambadauro, 44 anni, architetto e dirigente comunale. Stesso provvedimento è stato emesso nel Comune di Caprileone anche per Francesco Antonino Spitaleri, 58 anni, capo ufficio tecnico del Comune di Caprileone; Francesco Armeli, 59 anni, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di San Marco d'Alunzio, e Sebastiano Liuzzo, 38 anni, architetto. “La lunga attività investigativa, raccolta in due informative a carico di 47 persone, ha fatto emergere l’esistenza di un comitato d’affari, collocato ai vertici tecnico - amministrativi del comune di Sant’Agata Militello, che ha svolto la propria attività di istituto – spiegano gli inquirenti - come una forma di potere esercitato per piegare l’attività di amministrazione e di governo al conseguimento di interessi personali, sia di carattere econo- mico che politico-elettorale, forgiando complesse procedure amministrative a guisa di un vero e proprio sistema politico-affaristico di tipo criminale”. Nel mirino degli investigatori l’ingente quantità di fondi pubblici. L’amministrazione Mancuso – secondo le prime ricostruzioni, infatti avrebbe avuto un’attività particolarmente intensa nel settore dei lavori pubblici, con finanziamenti regionali, che hanno superato, abbondantemente, l’importo di 100 milioni di euro. Immediata la replica del senatore del Ncd: “Si tratta dell’ennesimo attacco alla mia persona che ha svolto sempre la sua attività di sindaco nell’interesse unico di Sant’Agata e della comunità”. Mancuso ha aggiunto, inoltre, che “pur essendo già di per sé marginale la mia posizione rispetto alla natura delle indagini, dimostrerò la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati e dei quali non sono a conoscenza”. G.S. 9 Domenica 16 febbraio 2014 Dall’Italia LA DONNA ERA SCOMPARSA DA 45 GIORNI, TROVATA ESANIME IN UN RUSCELLO Aosta: ritrovato il corpo di Christiane Seganfreddo Per gli inquirenti si tratta dell’insegnante, lo confermano i suoi indumenti. Probabile il decesso accidentale n tragico epilogo per la vicenda di Christiane Seganfreddo, l’insegnante di 43 anni di Aosta scomparsa da casa lo scorso 30 dicembre. Secondo quanto raccolto dalle testimonianze si era allontanata volontariamente dalla propria dimora, forse per fare una passeggiata. Probabilmente tentava di raggiungere uno dei sentieri che attraversa la collina di Aosta, ed è caduta nel ruscello dalle acque gelide. La donna lascia Renato Guille, suo marito e un figlio di due anni. Il marito della donna scomparsa, aveva più volte sostenuto agli inquirenti che la donna si fosse allontanata volontariamente dalla sua dimora, in una situazione di confusione mentale alla ricerca di una clinica dove poter curare la sua patologia agli occhi, ossia “miastenia oculare”, una malattia che l’avrebbe portata alla cecità. Tra l’altro le intenzioni della donna sarebbero state confutate dalla cronologia dei siti internet visitati dal tablet in suo possesso cancellata dall’insegnante ma recu- U perata dalla Polizia postale – dal quale emergono 13.000 pagine web relative alla malattia. Dopo 45 giorni di ricerche, tra i sentieri e i dirupi che Christiane potrebbe aver raggiunto a piedi da casa perlustrati con un'unità cinofila, specializzata anche nell'individuazione di tracce ematiche e di resti umani, è stato ritrovato il suo corpo esanime. Ma a scoprire il cadavere, in un terreno dell'Institut agricole regional, in una zona ricca di sentieri che collegano le varie frazioni sulla collina del capoluogo valdostano, è stato un addetto alla cura delle vigne, verso le 11.30 di ieri mattina. Sul posto sono giunti anche il pm, Pasquale Longarini, e il questore di Aosta, Maurizio Celia. Il corpo era in un ruscello, fra le vigne della te- nuta, nei pressi della frazione Grand Signayes di Aosta. Non è da escludere l’ipotesi della caduta accidentale di Christiane mentre attraversava il terreno per raggiungere uno dei sentieri delle colline di Aosta, più volte perlustrato nelle scorse settimane durante le ricerche. Il questore di Aosta, Maurizio Celia, dopo una prima ricognizione dell’abbigliamento del corpo ha asserito che: «Al 99% è il corpo di Christiane Seganfreddo». Un dato confermato dagli inquirenti: le fattezze del volto, gli stessi abiti che la donna indossava l’ultima volta che aveva lasciato la sua casa nonché un monile al collo cui era affezionata. È stato trovato il suo corpo adagiato su un fianco col volto semi appoggiato sul terreno a due km da casa della donna. Per gli inquirenti il cadavere si trovava lì da tanti giorni, probabilmente dallo stesso giorno della scomparsa. Il corpo ricomposto è stato trasportato al cimitero di Aosta dove saranno effettuati gli esami autoptici. Chantal Capasso BRIANZA – VIOLENZA DENTRO LE MURA DOMESTICHE Uccide i genitori e si costituisce Giuseppe La Mendola, con problemi psichiatrici, ha assassinato la madre e il padre nell’appartamento che condividevano H a ucciso la madre e il padre e, dopo aver compiuto il folle gesto, ha chiamato i carabinieri. La tragedia si è consumata venerdì sera, verso le 20.30, a Veduggio con Colzano (Monza Brianza), nell’appartamento in cui viveva una famiglia originaria della provincia di Agrigento. Giuseppe La Mendola, 41 anni, reo confesso, divideva la casa con gli anziani genitori, il padre Vincenzo di 74 anni e la madre Angelina Incannella di 78 anni. Dai primi rilievi le vittime sono state uccise con un grosso portavaso in vetro. Uno dei coniugi ha tentato di fuggire ed è stato colpito dal figlio sul pianerottolo del condominio. Dopo l’efferato duplice delitto, l’uomo ha chiamato i militari proferendo frasi fra cui, pare, “non mi sopporta nessuno”. Quando i carabinieri sono arrivati sul posto, una palazzina in via Dante, hanno trovato i due corpi a terra con evidenti segni di violenza al capo e al corpo. L’uomo, che si trovava in evidente stato confusionale, si è lasciato ammanettare senza opporre resistenza. Secondo indiscrezioni La Mendola era da diverso tempo in cura presso il Centro Psicosociale di Carate Brianza per uscire da uno stato di profonda depressione nel quale era caduto da circa tre anni. Dopo aver perso il lavoro proprio a causa di questo suo problema, pare che fosse diventato dipendente dal gioco e spendeva molti soldi tentando la fortuna alle macchinette dei bar. Questo suo vizio lo portava spesso a scontrarsi con i genitori e gli inquirenti pensano che il duplice omicidio sia stato commesso all’apice dell’ennesimo litigio scoppiato tra le mura domestiche. Nessuno poteva immaginarsi un epilogo del genere anche perché pare che l’omicida non è mai stato violento, né si era mai dimostrato pericoloso. Dopo il fermo è stato trasferito nel carcere di Monza in attesa della convalida da parte del gip e del primo interrogatorio. Per tutta la notte i carabinieri hanno interrogato sia lui, che i vicini di casa. Il movente non è comunque ancora chiaro: oltre all’ipotesi del raptus improvviso c’è ancora in campo quella di una premeditazione. Barbara Fruch NAPOLI – IL 36ENNE VITTIMA DEL SIST E MA Licenziato, diventa un rapinatore seriale Incensurato, si avvicinava alla commesse mostrando loro un taglierino Con gli inquirenti si è giustificato: “Ero in difficoltà, ho perso anche la casa” tto rapine in una settimana di cui cinque in un solo giorno. Le vittime erano sempre giovani commesse. Ma anche lui è definito una vittima del sistema giustificando i sui gesti criminali come una necessità. Il bisogno di recuperare soldi dopo aver perso il lavoro e anche la casa. A stringere le manette attorno ai polsi di Giuseppe Mele, 36 anni incensurato, accusato di rapina aggravata e continuata sono stati i carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli. L’uomo è ritenuto responsabile di rapine consumate in otto esercizi commerciali, cinque dei quali con- O sumati nella sola giornata del 5 febbraio tra Vomero, Fuorigrotta e Bagnoli a Napoli. La procedura era sempre la stessa: entrava nei negozi tranquillamente, mai concitato, si avvicinava alle commesse, sempre giovani donne, e mostrando un taglierino, quasi come se fosse un oggetto qualsiasi, chiedeva loro di consegnare l’incasso. I singoli colpi, per un totale di circa 3000 euro, vanno da un minimo di 150 euro ad un massimo di 800 euro in negozi di calzature, elettrodomestici, borse, profumerie e abbigliamento per bambini. Ai carabinieri ha confessato i colpi dicendo di aver agito in seguito alle difficoltà economiche personali: era stato licenziato, aveva perso il suo lavoro di imbianchino, e anche la casa. Di sicuro Mele non può essere considerato un esperto malvivente: ha fatto le rapine nella stessa zona della città, quella occidentale (tra il Vomero e Fuorigrotta), a volto scoperto e sempre indossando riconoscibilissimi abiti con vistose macchie di vernice. Non solo: pare che l’uomo abbia scelto le sue vittime, tutte donne, perché sono più facilmente gestibili degli uomini. Nel corso delle perquisizioni nell’abitazione della suocera dove l’uomo e la moglie si erano trasferiti dopo aver perso la casa, i militari hanno trovato e sequestrato il taglierino e gli abiti del giovane che erano stati indicati dalle vittime perché con vistose macchie di vernice. Subito dopo il provvedimento, il 36enne ha ammesso i reati. Il gip di Napoli ha convalidato il fermo. Sempre in Campania, ma nel Beneventano, c’è stata un’altra rapina compiuta “per necessità”: i carabinieri hanno arrestato due giovani di 23 e 19 anni, ritenuti i responsabili di un colpo in un distributore di benzina di Bucciano dove sono stati rubati appena 100 euro. I due giovani hanno confessato ai militari di averlo fatto perché non avevano i soldi per fare i regali di San Valentino alle fidanzate. Se di ceto la necessità di sfamarsi non può essere comparata a quella dei surplus come i regali per il 14 febbraio, i fatti mettono comunque nuovamente in rilievo le difficoltà degli italiani. Cittadini disperati che pur di mettere insieme il pranzo con la cena commettono reati. B.F. 10 Domenica 16 febbraio 2014 Società UNA RICERCA SULLA RIVISTA SCIENTIFICA “FLAVOUR” SPIEGA QUALI SARANNO LE NOSTRE ABITUDINI CULINARIE Tecnologia in cucina... come si mangerà in futuro? Pasti plurisensoriali, ordinazioni senza camerieri, bevande virtuali e cucchiai che vibrano se mangi troppo di Chantal Capasso Alla domanda posta dalla rivista scientifica Flavour se la tecnologia potrà migliorare le abitudini culinarie nel nostro futuro, risponde pubblicando la ricerca effettuata da Charles Spence e Betina Piqueras-Fiszman. A Al di là della già nota cucina molecolare, che trasforma la gastronomia in una disciplina empirica legata alla valorizzazione della trasformazione che subisce il cibo durante la sua preparazione. Possiamo già ipotizzare fra un paio d’anni una cena conviviale con amici e parenti che potranno scegliere se essere presenti fisicamente o virtualmente. Lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove tecnologie ha alimentato la crescita della cosiddetta cucina “innovatrice”, non si fermerà e assisteremo ad una rivoluzione nel nostro modo di mangiare attraverso un intelligente connubio tra cibi e bevande con la più recente tecnologia digitale. Già si assiste a qualche innovazione all’interno di alcuni ristoranti, ad esempio i camerieri scrivono gli ordini sui tablet che vengono direttamente trasmessi per via elettronica in cucina, così i bloc-notes diventano strumenti obsoleti. Anzi fra un po’ anche gli stessi camerieri tenderanno a sparire, succede già nell’avveniristico ristorante londinese “Inamo”, qui si ordina direttamente pigiando la proiezione della pietanza sul proprio tavolo. Sempre in Inghilterra, molto originale è il piatto titolato “Il suono del mare” del ristorante Fat Duck di Bray, dove si può apprezzare un pasto “polisensoriale”. Il cameriere porta un vassoio pieno di frutti di mare oltre ad una conchiglia dove penzolano un paio di auricolari per i-pod. Mettendo quest’ultimi nelle orecchie puoi ascoltare, mentre assapori il cibo, il rumore delle onde che si infrangono dolcemente sulla spiaggia e i gabbiani che volano nel cielo. Per non parlare della bevanda virtuale distribuita in Giappone, dove Hashimoto e colleghi hanno brevettato un dispositivo che riproduce perfettamente suoni e le vibrazioni che ci si aspetterebbe provando a bere da una cannuccia, senza ingerire nulla, lo scopo? Puro divertimento. Altra stranezza nipponica quella prodotta dall’azienda Kayac che ha dato vita ad un’applicazione chiamata "EverCrisp" che riproduce e al tempo spesso migliora il suon del cibo masticato. Un’altra tecnologia nota già a molti è il sistema legato ai QR code, codici a barre bidimensionali contenenti informazioni comunemente lette dagli smartphone. Associando i piatti ai menù il cliente potrà conoscere i segreti svelati dallo chef, o semplici curiosità su ciò che sta gustando. Ma la ricerca spiega come la tecnologia possa essere un valido strumento per modificare i comportamenti errati tenuti a tavola. Un cucchiaio che vibra quando la persona che lo utilizza sta mangiando troppo in fretta, oppure il brevetto della la HAPIfork: una forchetta intelligente che misura il tempo impiegato per consumare il pasto, l'intervallo che intercorre tra un boccone e l'altro e, infine, invia tutti i dati online per una consultazione delle proprie abitudini alimentari. In futuro avremo gli stimolatori elettrici della papille gustative che saranno in grado di fornire al cervello diverse sensazioni: gli utenti, in questo modo percepiranno dei sapori piacevoli ma inesistenti del cibo che stanno consumando. Ossia si potrà apprezzare una pietanza che solitamente non gradiamo. Potrebbe essere un mezzo per ridurre l’utilizzo di zucchero o sale nelle pietanze, rendendole più salutari. Concludendo la tecnologia può essere utilizzata come momento ludico, può aiutarci a mangiare meglio, ma senza abusi, come si leggerebbe nel più tradizionale libro di ricette: q.b. Quanto basta. TEMPO DI CRISI, GLI ITALIANI SCELGONO IL WEB PE R GL I ACQUIS T I eCommerce, shopping a portata di clic Una top ten dei prodotti più richiesti dagli utenti I l mondo dell’eCommerce non c’è dubbio, a indicarlo ad esempio una classifica stilata da siti appositi come E-Bay. Ma cosa comprano gli italiani online? Principalmente oggetti nuovi, di marca, con una media di un oggetto venduto ogni secondo. Ecco la classifica dei prodotti più cliccati: 1 - Primo posto per la Telefonia con 1 acquisto ogni 4 secondi, a conferma che gli italiani non vogliono rinunciare all’ultimo modello di cellulare o smartphone, e che tendono a personalizzarlo con cover, custodie ed altri accessori: sottocategoria che infatti supera di oltre il 700% il totale di vendite di device. L’intera categoria Tecnologia ha ruolo cruciale su eBay.it con la vendita di un prodotto ogni 2 secondi a sottolineare un trend in crescita rispetto al 2012 del +228%. 2 - Argento per il settore Informatico - soprattutto per l’acquisto di iPad e tablet - che vede 1 prodotto venduto su eBay.it ogni 9 secondi. 3 - Gli italiani si riscoprono un popolo di ascoltatori di buona musica, con 1 vendita ogni 10 secondi, sia che si tratti di semplici lettori Mp3 o di veri e propri Hifi Home Theatre. Una curiosità: sul fronte musica, il vinile è davvero di gran moda, con 1 vendita ogni 2 minuti e mezzo e con un totale di acquisti annuali inferiore solo del 17% rispetto ai “più moderni” CD. 4 - Debutta al quarto posto la categoria bellezza e salute, con 1 prodotto venduto ogni 15 secondi relativo alla cura delle mani e delle unghie, seguita dalla cura del corpo e dei capelli. 5 - Il Gardening è l’hobby più in voga, con 1 articolo venduto ogni 32 secondi. Pare che avere un piccolo orto, magari nel terrazzo di casa, offra soddisfazioni impareggiabili! 6 - Anche la gastronomia è un settore molto forte su eBay.it, dove si registra 1 vendita al minuto, segno che gli italiani amano cucinare utilizzando materia prime di qualità. 7 - Il capo di abbigliamento più acquistato? Le scarpe, che registrano 1 vendita ogni minuto e mezzo e segnano l’ingresso della categoria ‘Fashion’ in classifica. L’intero settore abbigliamento e accessori registra una vendita ogni 8 secondi! E qui curiosamente è l'abbigliamento maschile a registrare il maggior numero di acquisti (+ 13% rispetto a quello femminile). 8 - Anche la compagnia di un animale domestico è un must per gli italiani, che spendono grandi cifre per viziare i loro piccoli amici (1 articolo per animali venduto su eBay.it ogni minuto e mezzo). 9 - In classifica non possono mancare i più piccini con un articolo per l’infanzia e premaman venduto ogni 2 minuti. Questo dato comprende un universo fatto di abbigliamento, giocattoli, passeggini, oggetti per fare il bagnetto e molto altro. 10 - La classifica delle stanze di casa per cui gli italiani amano più spendere vede la CUCINA, seguita da camera da letto e bagno. La spiegazione è abbastanza scontata: gli Italiani si riconfermano cuochi eccellenti e buone forchette! La cosa nuova da segnalare è la crescita di acquisti di accessori per la tavola (1 ogni 2 minuti e mezzo), pentole, piccoli elettrodomestici e forni, un fenomeno che mette in evidenzia come i nostri connazionali amino l’ospitalità in grande stile. 11 Domenica 16 febbraio 2014 Cultura LE BAMBOLINE DI LEGNO, UNA TRADIZIONE CHE NON CONOSCE TRAMONTO Kokeshi: artigianato e fortuna L'origine e il significato di un simbolo augurale sempre più diffuso di Cristina Di Giorgi rtigianato, tradizione e fortuna. Queste, in sintesi, le parole che rappresentano il significato delle Kokeshi, tipiche bambole giapponesi in legno. La loro origine risale alla fine dell'Ottocento, quando un falegname ne realizzò alcune come ricordo per coloro che venivano in visita alle terme della prefettura di Miyagi, nella regione di Tohoku, a nord del Giappone. Le semplici bamboline ebbero poi un tale successo da ispirare in seguito la creazione delle simili e forse più note Matryoshkas russe. L'origine storica ed etimologica del loro nome non è ad oggi conosciuta con precisione, ma la teoria più accreditata è quella secondo cui esso deriva dall'unione delle due parole ko (piccole, di legno) e keshi, (bambole). La lavorazione necessaria per creare una kokeshi è abbastanza semplice, ma richiede molto tempo. Si comincia con la scelta del legno da utilizzare – il più comune è l'acero giapponese - che deve poi essere lasciato asciugare per un lungo periodo (dai 6 mesi ai 5 anni). In seguito, usando un tornio, il materiale viene poi lavorato e levigato, creando una parte sottile e cilindrica per il corpo e una più grossa e tondeggiante per la testa. Dopo una seconda levigatura, il Il Giappone in cucina, tra gusto e salute Un'alimentazione sana riconosciuta patrimonio dell'umanità dell'Unesco A I corpo viene dipinto a mano con motivi vari, che di solito rappresentano un kimono (l'abito tradizionale nipponico), mentre alla testa si danno le sembianze di un volto femminile. Con la particolarità che nessuna espressione ritratta è uguale all'altra: qualche bambola risulta infatti felice e sorridente, mentre altre sembrano più serie, altre serene e altre ancora tristi o misteriose. L'ultima fase della lavorazione prevede infine che le kokeshi vengano ricoperte con uno strato di cera apposita, per proteggerne i colori e dare lucentezza. Esistono due tipi fondamentali di kokeshi: quelle tradizionali e quelle creative. Le prime hanno di solito un busto più lungo e una testa più piccola, con disegni rimasti pressoché invariati dalle origini ad oggi. Si trovano principalmente nella prefettura di Miyagi, dove a Naruko (la città principale della regione) esiste ad- dirittura una strada chiamata Kokeshi street per via dei numerosi negozi specializzati nella produzione di queste bambole. Le seconde hanno invece un busto più corto e arrotondato e sono dipinte con colori e motivi più moderni e si trovano facilmente anche nelle grandi città, in quanto non sono specifiche di nessuna zona del Giappone. Oltre al valore ornamentale, le tipiche bamboline di legno ne hanno anche uno di tipo augurale e spirituale: esse sono infatti considerate importanti amuleti per allontanare gli spiriti maligni e per augurare fortuna. Inoltre, secondo la tradizione, ogni bambola nasconde una propria anima, spesso rappresentata da un messaggio celato al suo interno o appoggiato sul collo. Parole di augurio e successo in vari aspetti della vita, che la bambola ha il compito di diffondere e trasmettere alle persone della casa in cui entra. le bevande, sakè e thè verde. Quanto al modo di consumare i pasti, in Giappone non c'è la suddivisione tra le portate tipica dell'Occidente: di solito infatti tutti i piatti vengono portati in tavola contemporaneamente e sono consumati senza un ordine prestabilito. Diffusa negli ultimi anni anche nel resto del mondo, dove la moda dei ristoranti giapponesi ha preso sempre più piede, la cucina nipponica è nota per essere estremamente salutare e bilanciata (ne è la prova la longevità del popolo del Sol Levante). Numerosi studi scientifici hanno inoltre stabilito che, grazie agli ingredienti utilizzati (pesce fresco, verdure, radici di tè verde), è anche un utile strumento per contrastare l'insorgere di alcune forme di cancro. Anche per questo, dal dicembre 2013 è stata riconosciuta come patrimonio dell'umanità dell'Unesco. CdG MUSICA DEL SOL LEVANTE, TRA NOTE E PERCORSI SPIRITUALI Kintsugi: ecco come trasformare un oggetto rotto in un pezzo unico Taiko: suono e arte dei tamburi nipponici Una tecnica antica che insegna a recuperare frammenti di cose e persone uando qualcosa si rompe, soprattutto se si tratta di un oggetto di ceramica, nella maggior parte dei casi si fa un mucchietto dei cocci e si gettano nella spazzatura. Senza tentare di incollare i pezzi. Simbolicamente una pratica del genere vale purtroppo spesso anche nei rapporti umani e personali, quando di fronte alle difficoltà della vita non si riesce a superare le spaccature più o meno profonde che si creano, abbandonando ogni possibilità di eventuale recupero. A questo proposito la tradizione orientale, in particolare quella giapponese, viene ancora una volta a dare stimoli e spunti di riflessione. E lo fa attraverso la pratica del kintsugi, letteralmente “riparare con l'oro”. Tale forma artigianale di arte consiste nell'utilizzare oro o argento liquido, oppure lacca con polvere dorata per riparare vasellame o oggetti vari in ceramica, utilizzando i preziosi materiali per saldare insieme i frammenti. Questa antica tecnica nacque probabilmente alla fine del XV secolo, quando un famoso dignitario giapponese rispedì in n una cultura in cui quasi tutto è considerato un'arte, anche la cucina diventa una forma tradizionale di espressione che ha radici territoriali antiche sia nelle ricette e negli ingredienti, sia nel modo di allestire e consumare le pietanze. Basata principalmente sui vari modi di preparare soprattutto riso e pesce, conditi di solito con spezie locali, la cucina giapponese utilizza anche noodles (spaghetti di farina e acqua), pasta, verdure, legumi, tofu e vari altri ingredienti. Generalmente assente la carne, usata soltanto per alcuni piatti di origine straniera. Tra i piatti più conosciuti e diffusi vi sono sushi (riso e pesce), sashimi (pesce crudo con salsa di soia), ramen (tagliatelle in brodo), udon (zuppa di noodles) e soba (tagliatelle di grano servite con varie guarnizioni), onigiri (polpetta di riso condito con alghe) e, per quanto riguarda a Via (in giapponese Do), cioè il percorso di elevazione pratica e spirituale tipico di tutte le arti giapponesi, è la base di ogni percorso personale e collettivo dell'individuo che si rifà, anche in tempi moderni, ai concetti e principi delle antiche tradizioni. Sin dall'antichità infatti in Giappone l'essenza dello Spirito risulta essere stata tramandata grazie all'insegnamento e allo studio delle cosiddette arti tradizionali, come il Kendo (Via della spada), il Chado (via del Tè), lo Shodo (via della calligrafia) e tante altre. Pratiche che riguardano ogni aspetto della vita, nell'ambito del quale è possibile, secondo le attitudini e capacità di ciascuno, impostare le basi per una formazione a tutto tondo che fa della persona un individuo spiritualmente e fisicamente completo. Tra le Vie più praticate (in Giappone ci sono più di 150mila gruppi amatoriali ad essa dedicati) c'è il Taikodo, ovvero lo studio del L Q Cina una ciotola da tè giunta in frammenti perché fosse riparata. Essa gli venne restituita rimessa insieme con parti metalliche, con un risultato tanto sgradevole che gli artigiani giapponesi dovettero studiare un modo per rendere l'oggetto nuovamente utilizzabile oltre che più bello a vedersi. La tecnica che inventarono permette infatti di ottenere oggetti preziosi, non solo per l'uso di oro e argento ma anche per il loro rinnovato valore artistico: ogni ceramica riparata con tale metodo diviene infatti un pezzo assolutamente unico ed irripetibile, essendo impossibile riprodurre due volte le stesse linee di frammentazione dell'oggetto. Ed a questo significato “materiale” del kintsugi se ne aggiunge poi anche uno spirituale e culturale, che spiega l'origine di questa particolare tradizione artigianale nipponica: ovvero l'idea che dall'imperfezione data da una ferita o una frattura di qualunque tipo, possa nascere una nuova forma, esteticamente e soprattutto interiormente ancora più elevata e perfetta della precedente. In altre parole, bisogna trasformare la negatività in energia positiva, traendone la forza per costruire un futuro migliore. CdG taiko, antico tamburo tradizionalmente utilizzato nella musica popolare e religiosa (durante i matsuri, ovvero le feste tradizionali nipponiche, è infatti sempre prevista un'esibizione di taiko). Introdotto in Giappone dalla Cina in epoca Kamakura (1192 – 1333), il taiko divenne fin da subito parte integrante della cultura nipponica, nell'ambito della quale venne utilizzato non solo come forma di comunicazione con gli dei, ma anche come strumento di caccia e mezzo per infondere coraggio ai guerrieri che si recavano in guerra. La musica prodotta dal grande tamburo, alla quale è connessa una forma di spettacolo del tutto particolare, rappresenta il battito del cuore, ampliato ed interpretato da una vibrazione profonda presente già negli ampi gesti preparatori che il musicista compie prima della percussione. Le cui vibrazioni sono ricercate come espressione di armonia di cuore, mente ed energia. E non solo in quanto conoscenza di sé stessi, ma anche come forma di armonia e collaborazione con gli altri, sia nel suonare sia nella vita. CdG 12 Domenica 16 febbraio 2014 Sport ALLE 20.30 ROMA SFIDA CANTÙ NEL POSTICIPO. DALMONTE: “SIAMO ALLA RICERCA DI NUOVI EQUILIBRI” Virtus, Fucà traccia la strada per il Pianella: “Rimanere attaccati per giocarcela nel finale” di Fabrizio Cicciarelli rchiviata la Coppa Italia, l’Acea Virtus Roma prosegue il suo percorso in campionato, che questa sera alle ore 20.30 la porterà a giocare al Pianella per il posticipo contro l’Acqua Vitasnella Cantù (diretta su RaiSport 1). A A presentare la sfida di Cucciago ci ha pensato Federico Fucà, assistente allenatore della Virtus: «Domani (oggi, ndr) ci aspetta una partita sicuramente impegnativa, dopo la settimana dedicata alla Coppa Italia ritorniamo al campionato con un po’ di rabbia dentro, vogliamo cercare di rifarci dopo la gara contro Siena». I brianzoli hanno due lunghezze di vantaggio in classifica sulla Virtus, che hanno battuto 80-82 dopo un tempo supplementare nella sfida di andata. Dopo periodo di appannamento, dovuto alle sconfitte in campionato e Coppa Italia contro Pesaro e Reggio Emilia, gli uomini di coach Sacripanti hanno ritrovato la vittoria in Eurocup contro i campioni di Francia del Nanterre, sconfitti 8974. «Sappiamo di andare a giocare su uno dei campi più caldi dell’intero torneo – prosegue l’ex allenatore di Imola –, contro una formazione che, non per caso, è lì davanti dall’inizio della stagione. L’Acqua Vitasnella è una squadra di altissimo livello, costruita per stare ai vertici, con giocatori di riferimento che da più di una stagione sono a Cantù come Leunen, Cusin, Aradori o Ragland, arrivato l’anno passato a campionato in corso. C’è un giocatore, Jenkins, che conosco bene avendolo affrontato la scorsa stagione in Legadue, che credo sia uno degli americani sorpresa di questo campionato. Dalla panchina i brianzoli possono pescare elementi di notevole impatto, in grado di mantenere lo stesso livello del quintetto base». Non è il momento migliore per la Virtus, che viene da tre gare perse contro Brindisi e Avellino in campionato e contro Siena in Coppa Italia. Inoltre Roma è alla ricerca, oltre che del nuovo playmaker, della prima vittoria esterna nel girone di ritorno, dopo le sei conquistate nella prima metà di stagione. «Il nostro obiettivo – chiude Fucà – è quello di fare una partita consistente, cercando di avere un approccio importante all’incontro pur sapendo che non sarà facile. Dovremo limitare le palle perse e met- tere in campo una difesa solida, cercando di rimanere attaccati alla gara per potercela giocare nell’ultimo quarto». A Dalmonte, ex di turno insieme al canturino Aradori, il compito di analizzare il momento della Virtus: «Stiamo cercando di fare un ulteriore sforzo per trovare dei nuovi equilibri, figli di una problematica oggettiva. La squadra sta dando assolutamente la massima disponibilità nella ricerca di queste nuove alchimie, che non sono semplici da trovare perché necessitano del tempo opportuno e degli sforzi da parte dei giocatori. È chiaro che questa ricerca, dovuta non solo ad un’assenza ma al fatto di dover far scivolare pedine diverse in ruoli diversi, aumentando minutaggi in altre posizioni, ci sta occupando del tempo. Mi sembra che questo processo stia evolvendo giorno dopo giorno in allenamento, è chiaro che non sarà immediato raggiungere la massima funzionalità. Intanto dobbiamo ottimizzare il nostro tempo, così come dobbiamo essere pronti a disputare una partita dall’altissimo livello di difficoltà come quella di Cantù. Nello stesso momento, senza nessun tipo di giustificazione precostituita, dobbiamo avere la durezza mentale di essere pronti a giocare conto una squadra che ha determinati punti di forza. Dovremo riuscire a togliere questi punti di forza ai canturini».