LA CHIESA DI SAN ROCCO IN MOLINA A MANDELLO DEL LARIO Note in margine Collana d’arte diretta da Fabiola Bertassi Grafica e impaginazione Edizioni WIVI Apparato fotografico Fabiola Bertassi Copyright © 2012 Edizioni WIVI Via Manzoni 57/59, Mandello del Lario (Lc) – Italy [email protected] – www.wivi.it I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi. ISBN 978-88-96043-07-3 Prefazione Le “Note in margine” che accompagnano i cicli di conferenze e gli incontri con l’Arte organizzati dall’associazione culturale “WIVI” non vogliono essere approfondimenti didattici delle tematiche affrontate, né possono trattare esaurientemente argomenti cui, spesso, sono dedicati complessi lavori di ricerca e articolate pubblicazioni. Il segno che ci preme di trasmettere a chi segue le nostre iniziative, quindi, non è di quelli “magistrali” e indelebili, ma vuole essere solo un tratteggio leggero e informale, di facile interpretazione seppure corretto nell’uso del lessico e dell’interpunzione del ragionamento artistico. La scelta dei nostri “itinerari” è a spunto locale ma non con valenza marginale. La selezione delle argomentazioni è a volte organica, a volte propedeutica, a volte originale, mai generica o impulsiva. Le “note” che vogliamo fornire ai lettori sono armoniche e piacevoli ma, se apprezzate, meritevoli di ulteriori riprese e approfondimenti che saremo felici di secondare. INTRODUZIONE Studiare e descrivere un monumento storico significa sempre percorrere una passeggiata nel tempo. I documenti d’archivio risultano essere materiale prezioso e quand’essi mancano si fanno largo le ipotesi storiche che hanno necessità di essere accompagnate da una buona esperienza in campo storico artistico per essere congruenti. La chiesa di San Rocco in località Molina a Mandello del Lario ha una storia per nulla lineare e questo la rende molto interessante per lo studioso affrancato dal vivere la storia dell’arte in senso unidirezionale. Mi spiego meglio. A differenza della maggior parte degli edifici religiosi San Rocco ha avuto momenti sacri e altri per nulla sacri, ha vissuto momenti di grande vita cultuale ma anche momenti in cui l’edificio è stato, a esempio, una carrozzeria. Proprio questo particolare è estremamente intrigante: una domus dei che passa dalla sacralità cristiana al paganesimo di Vulcano! E viceversa naturalmente. I documenti e le fonti esistenti attualmente intorno alla chiesa di San Rocco sono pochi ma la loro analisi mi ha permesso di disegnare una traccia, uno scheletro che è in grado di dare un panorama storico di quanto accaduto e dell’importanza che questa piccola chiesa ha rivestito per la comunità di Molina nei secoli. 7 Vi sono due principali nodi da districare rispetto alla storia dell’edificio: la data di costruzione, che alla luce degli studi che ho condotto posso attualmente collocare tra il 1567 e il 1578, e la data del cantiere di ristrutturazione in stile barocchetto sicuramente databile dopo il quarto decennio del Settecento. I documenti che ho raccolto e gli studi che ho condotto, coadiuvati dall’aiuto di cittadini mandellesi attenti alla cultura locale, hanno reso appassionante la storia di questo edificio, posto al centro di una frazione che ha sempre sentito l’esigenza di possedere un proprio centro cultuale, un cuore pulsante che batte non solo nel petto ma tra le case di Molina. Desidero ringraziare Rina Compagnoni, Gabriella Taruselli, Antonio Balbiani e Lazzaro Poletti per le preziose indicazioni e la documentazione fornitemi. Insieme a loro ho passato momenti davvero indimenticabili immersi nella storia di questo meraviglioso borgo. Ringrazio Don Massimo Rossi e la dott.ssa Annalisa Rossi per l’ospitalità ricevuta presso il Centro Studi “Nicolò Rusca” e per le molte informazioni che mi hanno permesso di accedere agevolmente e scientemente al materiale di proprietà della Diocesi di Como. 8 LA CHIESA La chiesa (Figura 1) sorge accanto al corso del fiume Meria, un letto d’acqua di ragguardevole portata che nasce dal gruppo delle Grigne poco distanti, e è ubicata nel centro storico della frazione di Mandello del Lario denominata con il toponimo di Molina. L’edificio si affaccia su una piazza ampia e ariosa. Fino ai lavori di ristrutturazione dell’area antistante l’edificio, conclusi alla fine degli anni ‘90 dall’amministrazione comunale per fornire la popolazione residente di un garage sotterraneo, la piazza risultava più raccolta grazie alla presenza di un edificio in stile barocchetto, conosciuto con il nome di “casa Angeloni”, abbattuto negli anni ‘90 a causa delle precarie condizioni in cui versava. Il sagrato, la piazza e la strada che si snoda sulla destra della chiesa sono pavimentati con porfido “sanpietrino” di recente posa. Il pavimento in ciotolato di fiume che occupa il selciato prospiciente l’ingresso del campanile e della sagrestia potrebbe essere ancora quello tardo settecentesco. Dal punto di vista architettonico la struttura chiesastica presenta un impianto semplice, a navata unica terminante con una cappella rettangolare e un vano laterale adibito a sacrestia, quest’ultima con un proprio accesso indipendente. 11 Figura 1-Chiesa di San Rocco, località Molina, Mandello del Lario (LC) 12 La facciata e il campanile sono dipinti di un caldo colore giallo, una tonalità più chiara rispetto al cosiddetto “giallo lombardo” di cui un esempio è il santuario della Beata Vergine del Fiume sito sempre a Mandello più a valle lungo lo stesso Meria. Lo stile della facciata è senza dubbio appartenente al Barocchetto lombardo: il rigore e la semplicità che volgono il gusto al neonato Neoclassicismo settecentesco è solleticato dal timpano arcuato che fa occhiolino, con garbo, alle bizzarrie del precedente periodo barocco. Il portale è rettangolare, incorniciato da una semplice bordura in pietra serena, la stessa utilizzata per lo zoccolo, per i semipilastri e per la cornice marcapiano della parte superiore. I semipilastri che chiudono la facciata ai lati sono di spessore sottile, sottolineando il gusto Barocchetto che non ama le ridondanze né gli eccessivi giochi di luci e ombre; essi disegnano a tutt’altezza il lato della facciata rendendola slanciata e nella loro parte superiore terminano con capitelli appena accennati su cui poggia la cornice marcapiano, anch’essa in pietra serena arricchita da modanature sporgenti che conclude la facciata e anticipa il timpano. Sulla facciata si apre una finestra rettangolare strombata terminante superiormente con un arco scemo che si richiama al passato gusto seicentesco. 13 Il timpano è la nota barocchetta che stempera il rigore della facciata; intonacato in giallo è racchiuso in una cornice in pietra serena modanata, rimandando all’osservatore un sottile gioco di ombre che gli conferisce maggior profondità. Al culmine una croce in ferro battuto, fissata su di un plinto, vuota e decorata all’interno con leggere e eleganti volute, tradisce un sottile gusto “art deco”. Proseguendo lungo i lati della chiesa (Figure 2 e 3) si apprezza la suddivisione dell’edificio in una prima porzione che appare parte integrante della facciata, alta quanto la facciata stessa escluso il timpano, e un corpo che si sviluppa verso oriente più basso. Questa parte di edificio, più alta e più moderna, con molta probabilità è la porzione aggettante aggiunta nel tardo XVIII secolo, sicuramente successiva al 1736, momento in cui fu costruita la nuova facciata; il corpo ipotizzo essere la più antica navata. Lungo il lato destro, che come il sinistro è elegantemente smusso sull’angolo contiguo alla facciata, la parete è arricchita da una cornice in pietra serena a tutt’altezza, semplice senza decori e modanature, e da una finestra strombata con arco scemo che si trova alla medesima altezza di quella presente sulla facciata. La porzione superiore termina con una cornice in pietra serena modanata. 14 Figura 2-Chiesa di San Rocco, particolare dell'angolo tra facciata e lato destro. 15 Figura 3-Chiesa di San Rocco, lato destro 16 Lungo il lato sinistro è il campanile, a ridosso della chiesa a pianta quadrata. Ognuna delle quattro facce è divisa in specchiature aperte al centro da strette feritoie: sulla faccia anteriore se ne contano quattro di cui quella al pian terreno risulta di dimensioni maggiori e racchiude la porta d’ingresso alla torre. Il campanile è dotato di orologio e si conclude in alto con la cella campanaria aperta con grandi monofore ai quattro lati. Il tetto è costituito da quattro falde con copertura in coppi di laterizio. Il campanile è accessibile tramite la porta alla base della torre. Posizionata dietro al campanile è la sagrestia con un proprio ingresso indipendente, la cui parete nord confina con il muro di cinta di un giardino di proprietà privata. All’interno la chiesa appare molto semplice e luminosa grazie alla due grandi finestre poste rispettivamente sulla facciata e a lato della porzione d’ingresso; la zona presbiteriale è illuminata dalla luce proveniente dalla finestra posizionata alla destra dell’altare. L’interno dell’edificio, esito della recente campagna di restauro avvenuta nel 2002, è strutturato come aula unica con la zona absidale orientata, sopraelevata di circa 40 cm cui si accede tramite due gradini in serpentino, separata dalla navata da un arco trionfale e una bassa balaustra marmorea. 17 La navata appare, come per l’esterno, distintamente divisa in due porzioni: l’aula antica e la parte aggiunta nel XVIII secolo durante la campagna di costruzione della facciata. La volta della navata è a botte lunettata, aspetto che ha assunto probabilmente con la ristrutturazione avvenuta nel Settecento. Nelle lunette sono ricavate quattro finestrature per lato che in genere hanno lo scopo di accogliere decorazioni pittoriche o aperture. Figura 4-Chiesa di San Rocco, interno. 18 La decorazione degli interni risale alla recente campagna di ristrutturazione: nella navata essa consiste in una semplice e garbata profilatura in rosso scuro che mette in risalto le parti architettoniche rilevanti ( Figura 4). L’arco trionfale decorato a monocromo rappresenta le figure dei quattro evangelisti. L’abside è arricchita da decorazioni in monocromo, opera di Torildo Conconi, raffiguranti cinque episodi della vita di San Rocco1: l’incontro con papa Urbano V e quattro miracoli. Sulla parete di fondo absidale è una nicchia incorniciata in serpentino nella quale è conservata una statua lignea policroma di san Rocco2 stante con aureola, la cui datazione non è nota, nell’atto di mostrare ai fedeli la ferita sulla coscia, accompagnato da alcuni dei propri elementi iconografici connotanti3(Figura5). 1 La vita di san Rocco di Montpellier ci è stata tramandata dal parigino Jehan Phelipot col titolo La vie, légende, miracles et oraison de mgr.saint Roch. L’incunabolo, datato 1494, è ora conservato alla Morgan Library di New York (PML 75547). 2 San Rocco è un santo venerato a partire dal XIV secolo: invocato per il suo potere taumaturgico in vita contro le malattie contagiose, in particolare la peste, la devozione popolare si diffonde rapidamente associandolo frequentemente a S. Sebastiano, cui l’aspetto delle ferite del martirio è presupposto per la protezione dai contagi. In Lombardia la devozione a san Rocco segue le grandi pestilenze del XVI e XVII secolo. 3 San Rocco di Montpellier è qui rappresentato vestito da pellegrino con il tipico tabarro mentre mostra l’inconfondibile ferita della peste sulla coscia sinistra, il bastone cui è appesa la fiaschetta ‘da viaggio’, la conchiglia puntata al petto, immancabile per il pellegrino che si reca a Santiago de Compostela; al suo fianco un piccolo cane recante in bocca un tozzo di pane. Mancano l’angelo, il cappello a tesa larga, la croce di colore rosso sull’abito. 19 Figura 5-San Rocco, statua di san Rocco, abside. 20 Al di sotto della nicchia si trova la mostra d’altare in serpentino, alta circa 150 cm sulla quale è inserito il tabernacolo impreziosito da una porta in argento cesellato. Sulla parete sinistra una seconda nicchia accoglie la statua in legno policromo della Beata Vergine del Carmelo ( Figura 6), la cui datazione non è nota, raffigurata con in braccio il Bambino, abbigliata di un vestito rosso cui è sovrapposto un ampio manto color blu e oro. La nicchia è decorata esternamente da recenti dipinti murali raffiguranti due angeli nell’atto di accompagnare la Vergine che secondo l’iconografia poggia su nuvole, vestiti di bianco e recanti un nastro con la scritta “AVE MARIA”. La Vergine regge nella mano sinistra lo scapolare, che secondo il culto fu donato al primo Padre Generale dell’Ordine, Beato Simone Stock il 16 luglio 1251. Nella parte superiore l’emiciclo è incorniciato dalla scritta “REGINA DECOR CARMELI ORA PRO NOBIS”. La volta è lunettata e in chiave di volta presenta dipinto in monocromo l’Agnello. La mensa dell’altare completamente in legno è fissa al centro del presbiterio i cui pilastri di sostegno alla tavola sono arricchiti da sottili lastre di vetro recanti due simmetrici angeli tubicini. 21 Figura 6-San Rocco, statua della Beata Vergine del Carmelo, abside. 22 DALLE ORIGINI FINO AL 1942 La fondazione della chiesa di San Rocco risale alla seconda metà del Cinquecento e, sulla scorta dei documenti che illustro qui di seguito, si può indicativamente porre nell’arco degli undici anni compresi tra il 1567 e il 1578. Esiste un testamento inedito datato 15674, qui da me proposto per la prima volta, che ci informa di una donazione alla fabbriceria di San Rocco precisando le volontà del firmatario Evangelista De Invitis. Nel sottolineare “tempore quo fabricabitur” il documento permette di porre questa stessa data come un inconfutabile post quem rispetto alla costruzione del sacello: …”ego in Dei nomine Evangelista de Invitis f.q. Gulielmi, habitans in loco Moline plebis Mandelli ducatus Mediolani … Item volo etc. quod dicti et infrascripti heredes mei dent et solvant, tempore quo fabricabitur capela Sancti Rochi in loco Moline, scuta duo auri dispensanda in dicta fabrica. Et hoc semel tantum” Il testamento non lascia margine a dubbi: Evangelista De Invitis “vuole” che gli eredi devolvano due scudi d’oro ai fabbricieri in 4 ASMi, Fondo notarile, cart. 11796, Atto del notaio Nicolò Lafranconi fu Martino, di Rongio. Documento inedito. Per gentile concessione di Rina Compagnoni e Elisabetta Lafranconi. Trascrizione di Felice Zucchi. 25 un’unica soluzione nel momento che vedrà la nascita della cappella di San Rocco in località di Molina. La donazione De Invitis, non si tratta probabilmente di un caso isolato come dimostrato in altre realtà coeve, e conferma un forte desiderio da parte della comunità di possedere un proprio centro cultuale relativamente indipendente dalla parrocchia arcipretale di San Lorenzo che dista circa un chilometro verso il Lario. Tra il 24 agosto e il 9 settembre del 1567 il vescovo di Como Giovanni Antonio Volpi visita le pievi del lago, in successione Lenno, Menaggio, Dongo, Gravedona, Sorico, Mandello e Bellagio5. Lo sappiamo a Mandello tra il 7 e il 9 settembre 15676. I documenti appartenenti all’archivio della Diocesi di Como e attualmente conservati presso il Centro Studi “Nicolò Rusca”, riguardano nell’ordine le chiese di San Zenone in Tonzanico, l’arcipretale di San Lorenzo, Sant’Ambrogio in Lierna, San Nazaro in Vassena, Sant’Antonio in Crebbio, l’ospedale di Santa Maria, il monastero di San Vincenzo in Abbadia. Nulla a proposito di San Rocco in Molina. 5 Annalisa Rossi, L’opera di riforma di Giovanni Antonio Volpi a Como attraverso le visite pastorali (1567-1578), Tesi di Laurea inedita, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, AA. 1993-1994., p.158. 6 Archivio Storico della Diocesi di Como (ASDCo – Diocesi), Atti della visita apostolica del vescovo Francesco Bonomi, Visite pastorali, cart. 5, fasc. 5, pp. 1-25. 26 Le prime notizie ufficiali riguardanti san Rocco compaiono negli atti della visita pastorale del 1578 compiuta a Mandello dal vescovo di Vercelli Francesco Bonomi, inviato in vece del Volpi come da incarico papale7 per ottenere un quadro preciso del territorio che fosse innegabilmente super partes. Dagli atti emerge che l’edificio è già Ecclesia8. “ Die prima Novembris visitatum fuit oratorium Sti Rochi de Molina membrum colleg(gia)te supradictæ. Ines sub pœna susp(ensio)nis à nemine nisi infra(script)as exequiis celebrari decretor(um) g(ener)alium adhiberi Imaginibus elegantionibus parietem altaris reprimam cum R.mo co(mmun)icata pingi Mappas ser(icas), telam viridem, et indumentas celebranti necessaria (sunt) cum Missali Romano novo infolio emi Faciem Ecclesia ornari Sacristiam quem admodum proposuerant, et in decretis traditur(us) construi”. I lavori di costruzione dell’edificio sono in fase avanzata pur mancando ancora della sacrestia che, seppur il vescovo ne lodi il 7 P. Braun, H.J. Gilomen, La diocesi di Como. L’arcidiocesi di Gorizia. L’amministrazione apostolica ticinese, poi diocesi di Lugano. L’arcidiocesi di Milano, in “Helvetia Sacra”, sez. I, vol VI, 1989, p. 188. 8 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Francesco Bonomi, Visite pastorali, cart. 2, 1578, p. 475. In appendice fotografia del documento. 27 progetto proposto, dovrà essere costruita secondo le norme che verranno consegnate; la chiesa manca dei decori sulla facciata. All’interno l’aula ha già un aspetto ricco e ciò risulta evidente dall’osservazione a proposito delle pitture murali presenti sulla parete dove elegantionibus” è l’altare: sono evidentemente state non dipinte consone “imaginibus ai principi controriformati, che dovranno essere rimosse per lasciare il posto a quanto il vescovo comunicherà di dipingere. La chiesa manca ancora del corredo per celebrare la messa e del Messale Romano, anche se è concessa la celebrazione di esequie esclusivamente sulla base dei “decretorum generalium”. L’ipotesi di datazione dell’edificazione della chiesa di San Rocco, come ho precisato poc’anzi, si può quindi restringere, anche se con cautela, agli anni compresi tra il 1567 e il 1578. Il 9 maggio 1582 il vescovo di Como Giovanni Antonio Volpi visita personalmente Mandello. Da quanto annotato negli atti Ordinationum factas in visitation(is) Ill.mi et R.mi Jo. Ant.i Epi. Comen 1582-15879 si apprende che quattro anni dopo l’ultima visita pastorale i lavori non sono ultimati. Gli ordini che vengono impartiti dal Volpi in quest’occasione sono chiari: nella chiesa 9 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni Antonio Volpi, Visite pastorali, cart. 5, fasc. 11, p. 31. In appendice fotografia del documento. 28 non si può celebrare in quanto mancano la croce sull’altare, la predella per l’officiante e il cancello che separa la parte sacra dalla navata. Il vescovo inoltre incarica l’arciprete affinché vigili sul decoro della facciata che deve essere portata a termine entro un anno. Siamo giunti al 1587 e la chiesa ancora non è adatta alle funzioni. Le pitture troppo eleganti sono state rimosse probabilmente successivamente alla visita pastorale del Bonomi ma non si è provveduto a arricchire in alcun modo la parete sopra l’altare; mancano gli arredi liturgici, mancano il Messale e l’acquasantiera; non è stata costruita la predella per l’officiante che, viene sottolineato, sia almeno in legno se non in mattoni; manca l’armadio in sagrestia; la facciata è ancora da decorare10. Qui di seguito quanto annotato dal vescovo. “Per l’oratorio di San Rocco Non si celebri in questo oratorio se non si provide delle cose infrascripte Si levi quella bradilla di matoni et in luogo suo se ne faccia una di tavole polite alla forma Si proveda d’una icona overo si depinga il muro con qualche pittura decente 10 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni Antonio Volpi, Visite pastorali, cart. 6, p. 1020. 29 Si provida di croci e candelieri almeno di ligno dipinti Di tavoletta per le (….) orationi della messa Di sei tovaglie due di quali siano tanto longhe, che coprano L’altare sino à terra D’una tela verde per tenir sopra esso altare Di paramenti et altre cose necessarie per il celibrare conforme à sudetti dictati. Di un missal nuovo Romano riformato Et procurirano gli (….) di dare quanto prima una sacristia nella si farà l’armario, l’oratorio il (….) lavatoio et li altri cose descritte nel sud(detta)d(es)criz(ione) La facciata della Chiesa si dipinga alla forma.” Risale al 1593 la visita pastorale del vescovo di Como Feliciano Ninguarda a Mandello del Lario11 per la consueta supervisione del territorio. Ai tempi del Ninguarda risulta che la diocesi facente capo all’arcipretale di San Lorenzo a Mandello del Lario è molto estesa: da Abbadia Lariana sino a Dorio comprendeva trentotto tra parrocchie e oratori. San Rocco viene descritta per la prima volta in tutti i particolari12: 11 S. Monti, Atti della visita pastorale diocesana di f. Feliciano Ninguarda vescovo di Como : 1589-1593,ordinati e annotati dal sac. dott. Santo Monti e pubblicati per cura della Società storica comense negli anni 1892-1898, Como, 1992, pp. 116-143. 12 Ivi, p. 138. 30 “Die 25 novembre 1593 Visitata la cappella S.to Rocco nella terra di Molina membro di S.to Lorenzo, la quale è de una sola nave tutta in volta bianca, ed uno altare non consecrato et sopra una anconetta di legno dipinta con le imagini di S.to Rocco, Sebastiano e Christoforo con corniceti adorati et una finestra dalla parte dell’epistola …dalla parte dell’evangelio vi è una porticella per dove si entra in una sacristiata nova sotto involto… Detta cappella ha due porte una dirimpetto allo altare assai grande con sopra uno occhio…, et l’altra porta è dalla parte dell’epistola fori delli cancelli… Sopra la faciata, sopra la porta grande, vi è l’imagine di S.to Rocco …. e della detta capella a S.to Lorenzo vi è uno quarto di miglio.” Possiamo quindi immaginare una costruzione a navata unica come si presenta attualmente, con una ben delimitata zona presbiteriale separata dalla navata, dal momento che la porta laterale d’ingresso è posta “fori delli cancelli”; è presente una sagrestia alla quale si accede dalla chiesa attraverso una piccola porta posizionata accanto al leggio dove è collocato il Vangelo, alla sinistra dell’altare il quale, non consacrato, è ora arricchito da una piccola ancona lignea raffigurante i santi Rocco, Sebastiano e Cristoforo, impreziosita da dorature. Un oculo sopra il portale d’ingresso insieme a una finestra, sotto la quale viene precisato è posizionato il leggio per il libro delle 31 Figura 7- San Rocco, ipotesi ricostruttiva al 1593 32 Epistole, sono l’unica fonte di luce del sacello (Figura 7). La posizione dei testi con le Sacre Scritture sistemati su distinti leggii al lato dell’altare segue già allora i precisi canoni della Messa Tridentina. All’esterno il portale d’ingresso è sovrastato da una lunetta recante l’immagine di san Rocco. Risulta chiaro che i dettami che il vescovo Volpi ha ordinato undici anni prima sono stati portati a compimento, a accezione dell’acquasantiera. La pala lignea posta sopra l’altare, forse un trittico di cui si sono perse le tracce, merita un piccolo cenno a parte. Le tre figure votive sono santi la cui dedicazione è molto diffusa fin da epoche remote. Pur non essendo questa la sede per una trattazione approfondita in merito, sottolineo che trovarli raffigurati insieme è evento piuttosto raro. Abbiamo qualche esempio di indiscussa caratura, come I santi Cristoforo, Rocco e Sebastiano di Lorenzo Lotto, un olio su tela datato 1535 circa e conservato a Loreto nel Santuario della Santa Casa. A Milano è documentata13 nell’ultimo quarto del XVI secolo la Confraternita dei Disciplini con sede nella chiesa di San Quirico, in seguito trasferitasi in San Lorenzo in Città, intitolata ai santi 13 ASMi, Archivio generale del Fondo di religione, b. 616, Regole della confraternita dei Santi Rocco e Maddalena, a stampa , 1679 (Religione, b. 616, Regole 1679). 33 Rocco, Sebastiano, Cristoforo e Maria Maddalena, e quindi non è improbabile che esistessero una o più opere con i tre santi raffigurati insieme. Nelle zone prealpine non lontane da Mandello del Lario cito a esempio Ponte in Valtellina in provincia di Sondrio, dove la piccola chiesa situata sulla via che conduce in Valfontana è dedicata unitamente ai santi Rocco, Cristoforo e Sebastiano. La chiesa di San Rocco in Molina rimane interessante quindi anche per l’aspetto della triplice venerazione che rimane invariata almeno fino al 1670 quando la devozione cambia, come illustro in seguito. Al giugno 1600 sono documentate due visite del vescovo di Como Filippo Archinti: la prima l’ 8 giugno14 e la seconda il 22 giugno15. Il documento dell’8 giugno reca scritto: “ Per l’oratorio di Roccho di Molina sotto Mandello All’altare si provida d’una pietra sacrata grande alla forma quale s’insirisca nel mezzo, et si facci una bradella alla forma. All’occhio si metta il telario con l’impannatio. Si facci un vaso di pietra per l’aqua s(an)ta qual si metta sopra una colo= 14 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Filippo Archinti, Visite pastorali, cart. 22, fasc. III, pp. 16-17. 15 Ivi, p.331 34 neta àman dritta nel intrar in Chiesa. In sacristia si facci un’Armario, et in esso vi siano li paramenti de diversi Colori per la messa. Si levino via quelli pianti di moroni16 che sono vicini alla Chiesa Si usi diligentia d’haver il legato lassato à questa Chiesa dal g. Cornelio Airoldo, qual (….) et li danari debbono esser in mano Di Gio. Agosto Airoldo habitantis in Venetia.” Nel documento del 22 giugno sono annotate, con scrittura corsiva quasi fossero ‘appunti personali’, una serie di dati che ritornano utili a dare un quadro chiaro rispetto ai cambiamenti avvenuti all’interno dell’oratorio. Mi limito a sottolineare le novità più interessanti che riguardano soprattutto la zona sacra, la quale acquisisce una propria dignità sia grazie a un cancello ligneo che la separa dalla navata, che alla predella per l’officiante. Sopra l’altare lapideo ricoperto da una tovaglia trova posto un’icona dipinta non meglio descritta ma che ipotizzo essere quell’ “anconetta di legno dipinta con le imagini di S.to Rocco, Sebastiano e Christoforo con corniceti adorati” descritta dal Ninguarda sette anni prima. Viene annotata la presenza di una nicchia posta nella parete sopra l’altare che presuppone la presenza al suo interno di un manufatto artistico, in genere una statua. In mancanza di altri elementi mi sento di 16 Gelsi. 35 ipotizzare che, magari provvisoriamente, prendesse posto l’unica opera presente in chiesa, la tavola con i santi Rocco, Sebastiano e Cristoforo. Sempre sull’altare, ad uso dell’officiante, trova posto la “tabella secretarum”, conosciuta anche con il termine di Canone o cartagloria17. La chiesa è ora dotata di una campana sopra il tetto. Risulta chiaro che allo stato attuale l’oratorio è adatto alle funzioni liturgiche. L’Archinti torna a San Rocco nel giugno 161318 e annota quanto ancora non è stato eseguito dopo la sua ultima visita: “Per la Chiesa si S. Rocho di Molina membro di Mandello. Il vaso dell’aqua santa si metta dentro la Chiesa à man dritta sopra una colonetta. Si levino quei rami di morone19, quali sono sopra il tetto di questa Chiesa.” Il vescovo di Como Lazzaro Carafino compie la prima visita pastorale nella plebe di Mandello il 27 maggio 162720. 17 La tabella secretarum, spesso incorniciata, contiene alcuni testi invariabili della messa utile al celebrante nel corso della messa onde evitare di sfogliare il Messale di un servizio di tre pezzi di cui la cartagloria centrale è di dimensioni maggiori delle laterali poste su ciascun lato dell'altare. 18 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Filippo Archinti, Visite pastorali, cart. 22, fasc. III, p. 373. 19 In lingua dialettale locale si tratta della pianti di gelso. 36 L’unico elemento di spicco del documento è la descrizione di una tavola consacrata posta sopra l’altare recanti dipinte “antiquas immagines” dei santi Rocco, Cristoforo e Sebastiano: si tratta indubbiamente del manufatto che sappiamo presente nell’oratorio già dal 1593. Monsignor Giovanni Ambrogio Torriani, vescovo di Como negli anni compresi tra il 1666 e il 1679, visita l’oratorio di San Rocco nel 167021. Nel documento viene descritto l’edificio e il suo contenuto: un’aula orientata, pavimentata, scialbata ma umida. L’altare possiede un’icona ben diversa da quella lignea descritta fino al primo trentennio del Seicento: quella che si presenta ora è una tela raffigurante “SS. BVM. Rocchij, et Sebastiani”, ovvero la Vergine tra i santi Rocco e Sebastiano. Vari sono gli interrogativi che ci si deve porre in questi casi: quali le motivazioni che hanno portato alla sostituzione della precedente opera e per quale motivo l’immagine votiva di san Cristoforo è scomparsa. La ragione alla base della sostituzione dell’opera può essere legata all’umidità, conseguenza di un improvviso incidente provocato 20 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Lazzaro Carafino, Visite pastorali, cart. 46, fasc. III, pp. 27. 21 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni Ambrogio Torriani, Visite pastorali, cart. 50, fasc. II, pp. 215. 37 dell’acqua proveniente dalla finestra lasciata inavvertitamente aperta durante uno di quei temporali estivi, coi forti venti che corrono dalla Grigna e che solo chi vive a Mandello ben conosce, oppure al lento deterioramento dall’umidità piovuta dal tetto. La seconda ipotesi a mio parere è avvalorata da quanto si legge successivamente22: “Si riparino intanto le pioggie, che guastano la volta” tanto da renderne difficoltosa la celebrazione del culto, e ancora “Si restringhi il buco per dove scende la corda della campanella, che porta dentro l’aqua.”. Probabilmente si era provveduto a un restauro del manufatto rabberciando, sistemando, ma la tavola poteva essere diventata completamente illeggibile. Una seconda ipotesi potrebbe essere un cambiamento della devozione. La Vergine al centro e i santi ai suoi lati è un immagine più moderna, e forse anche maggiormente salvifica. Va ricordato23 che più a valle era in cantiere a partire dal terzo decennio del Seicento il santuario dedicato alla Beata Vergine del Fiume che nasce a seguito di un episodio miracoloso che coinvolge fortemente proprio Molina. E veniamo a san Cristoforo: perché sacrificarlo ‘cancellandolo’ dall’immaginario collettivo? La scelta iconografica avrebbe potuto 22 Ivi, p.412. F. Bertassi, Il Santuario della Beata Vergine di Mandello del Lario. Le decorazioni in stucco di David Reti, 2006, p. 33. 23 38 includerlo e, per mantenere una giusta simmetria, gli si poteva affiancare un altro santo come a esempio il patrono di Mandello, san Lorenzo. In effetti però un eccessivo affollamento di santi in una stessa opera poteva confondere il fedele. La scelta quindi potrebbe ascriversi a una facilità di lettura, alla devozione mirata ai santi protettori nei confronti della peste e alla Vergine, amata in una Lombardia tanto mariana. Ma san Cristoforo era stato voluto e venerato a Molina nel passato, e sue immagini non ve ne sono più in San Rocco dopo il 1670, e di questo siamo certi perché durante le visite i vescovi come abbiamo potuto constatare sono sempre molto ligi nel descrivere l’edificio e quanto presente in esso. La venerazione al santo potrebbe essere stata legata alla tradizionale immagine del gigante che porta sulla spalla il piccolo Gesù, ignaro dell’importante ospite che sta traghettando da una sponda all’altra del fiume. Nel pensiero popolare la figura potrebbe essere stata chiamata a protezione dagli annegamenti di bambini che probabilmente avvenivano nell’adiacente fiume Meria, corso d’acqua di portata non indifferente. Ipoteticamente all’indomani della costruzione di un solido ponte, di cui tuttavia non posseggo documentazione, incidenti non ne accadevano più con tanta frequenza, e quindi san Cristoforo sarebbe stato considerato ‘superfluo’. 39 La visita a San Rocco di Molina del vescovo Carlo Ciceri risale a lunedì 17 settembre 168524. Ciceri dà indicazioni precise: l’inserimento nella lastra dell’altare della pietra sacra25, attualmente solo appoggiata sulla mensa, ponendo attenzione che non si creino asperità tali da far rovesciare il calice durante la messa; si raccomanda di sistemare l’apertura nel tetto attraverso la quale passa la cordicella della campana in quanto vi penetra acqua piovana. Il parroco di san Rocco è Orazio de Zucchi. Si apprende dal documento26 che questi in san Rocco vi celebra la messa festiva; Ciceri ordina che entro quindici giorni, pena una sanzione pecuniaria di 15 scudi27, egli presenti sia l’inventario delle suppellettili in dotazione che il libro della cassa dell’oratorio, in quanto il vescovo evidentemente non comprende la contabilità in assenza di elemosine e reddito dichiarati. Interessante è notare che sono stati conservati gli appunti corsivi in latino che successivamente sono stati trasposti in volgare per una maggior comprensione da parte del clero residente. 24 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Carlo Ciceri, Visite pastorali, cart. 68, fasc. III, pp. 1, 10, 25-26 e 171. 25 La pietra sacra è una lastra rettangolare consacrata dal vescovo munita di incavo per riporvi le reliquie di santi martiri. Si trattava di una tradizione laddove non vi fosse un altare consacrato fisso. 26 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Carlo Ciceri, Visite pastorali, cart. 68, fasc. III, p. 171-172. In appendice fotografia del documento. 27 Ivi, pp. 10, 26. 40 Siamo sul crinale del XVII secolo: risale al 14 luglio 1699 la visita pastorale del vescovo di Como Francesco Bonesana28. L’aula dell’oratorio viene descritta nei particolari, comprese le macchie di umidità dovuta alla pioggia e a cui si è già provveduto riparando le falle del tetto; l’altare, unico, è sopraelevato e separato da un cancello non più ligneo ma lapideo; l’area sacra è ben illuminata da una finestra ma si chiede venga posizionata una tavola in legno tra parete e altare per limitare la penetrazione dell’umidità. Sopra l’altare si trova un’opera ben diversa da quella descritta dal Torriani nel 1670 sia nel supporto che nel contenuto iconografico: si tratta di una tavola, quindi non più di una tela, incorniciata da colonne lignee dipinte e dorate, recante le immagini della Vergine col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano rispettivamente a sinistra e a destra di Maria. La sacrestia è ben tenuta, pavimentata e scialbata a dovere, completa di armadio per i paramenti e una capsula per la conservazione delle suppellettili sacre; manca tuttavia l’armariolo per la conservazione del calice. L’amministrazione delle oblazioni dei fedeli è ancora da risolvere. 28 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Francesco Bonesana, Visite pastorali, cart. 88, fasc. I, p. 431. 41 Gli atti della visita pastorale a San Rocco di Molina del vescovo Olgiati risalgono precisamente al 15 giugno 171229. La relazione, precisa e dettagliata, è stilata dall’arcidiacono Stanga in visita all’oratorio. L’edificio presenta sempre le medesime caratteristiche ma in quest’occasione veniamo a conoscenza del numero di finestre che illuminano l’interno del sacello: sono quattro di cui due ai lati e una al di sopra del portale maggiore, la quarta nella zona presbiteriale alla destra dell’altare. La zona sacra è sopraelevata e per raggiungerla vi sono tre gradini di cui i primi due in materiale lapideo e il terzo in legno. L’altare è in pietra e malta e in esso è inserita la pietra sacra e è completato dalla presenza di candelabri, una croce e la tabella secretarum. Molte sono le novità per quanto riguarda l’arredo iconografico. Sulla parete al di sopra dell’altare, piuttosto in alto secondo il cronachista, è l’emiciclo nel quale ora alloggia una statua lignea raffigurante la Beata Vergine del Carmelo recante in braccio il Bambino, abbigliata con un vestito di seta arricchito da ricami in oro e argento, e circondata da fiori. La nicchia è chiusa da una lastra di vetro dotata di serratura. L’emiciclo esternamente è arricchito da tele sistemate ai lati raffiguranti san Giuseppe, 29 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giuseppe Olgiati, Visite pastorali, cart. 108, fasc. I, pp. 77- 81. 42 sant’Ignazio, Angeli e Anime secondo l’interpretazione dello scrivente. Appese probabilmente alle pareti della navata in posizioni non precisate vi sono altre cinque tele con cornici in legno raffiguranti santi. Sulla parete a lato del Vangelo, alla sinistra del fedele, è un’opera di ragguardevoli dimensioni raffigurante la Vergine col Bambino e i santi Rocco e Sebastiano. Trovano ancora posto due acquasantiere in corrispondenza degli ingressi alla chiesa. Le rimanenti osservazioni riguardano la presenza delle suppellettili sacre per lo svolgimento delle funzioni liturgiche feriali e festive. Seguono le raccomandazioni per la gestione amministrativa e la cura dell’immagine della Beata Vergine del Carmelo. Con il XVIII secolo l’oratorio cambia aspetto. L’interno si è arricchito di nuove devozioni, le funzioni liturgiche sono oramai quotidiane. Con il tempo la trasformazione vede coinvolto anche l’edificio dal punto di vista architettonico che andrà ad acquisire i connotati di chiesa in stile barocchetto così come oggi la vediamo. La popolazione di Molina contribuisce sicuramente a questo rinnovamento, testimonianza a esempio è un cospicuo e 43 impegnativo lascito da parte di una devota abitante di Molina, la signora Giovanna Mazzucconi. “Io Giovanna Mazuccona del qm Antonio, et … moglie del fu Franc.co Trichi … In tutti poi li altri miei Beni mobili, immobili raggioni et azioni, nomi dei debitori e creditori,…instituisco mio herede universale nominandolo con la mia propria bocca ...l’Oratorio di S. Rocco situato nella Terza di Molina pieve di Mandello sudetto….” L’atto notarile inedito, datato 16 settembre 1719 e redatto dal notaio Antonio Bianchi30, prosegue sottolineando una serie di condizioni: “…che detta mia heredità si debbi dall’infrascripto mio esecutore testamentario consumare in far ampliare, et restaurare l’istesso Oratorio a maggior gloria di Dio, e dello stesso S. Rocco” …et voglio che …Giovanni Curione figlio del fu Andrea di Molina …al quale effetto gli do a come di ampliarrla e piena facoltà et absoluta potestà con pure generale et … che doverà durare sino che sarà messa in decenza …” Risulta chiaro che alla data del 1719 è in programma un ampliamento e una ristrutturazione dell’edificio, che in base alla 30 ASMi, Fondo notarile, cart. 39308, Atto del notaio Antonio Bianchi fu Gabriele, di Mandello. Documento inedito, per gentile concessione di Rina Compagnoni. 44 mappa catastale del 1722 non è ancora in attuazione31. La Mazzucconi pone condizioni imprescindibili: nel caso in cui Giovanni Curioni non potesse mantener fede al testamento, l’incarico viene ceduto all’Arciprete Giuseppe Zucchi figlio di Luigi di Molina, e nel caso mancasse anch’egli per qualunque ragione prima del termine dei lavori, che per l’ampliamento e la ristrutturazione vengano nominate sue persone di fiducia. Il 23 agosto 1736 è la visita pastorale del vescovo di Como Alberico Simonetta alla chiesa di San Rocco, citata testualmente “S.ti Rochi Oratorium Moline Vicariatri Mandelli”32. Le osservazioni sono trascritte dal canonico della cattedrale Giuseppe Carcano. San Rocco viene trattata in quattro pagine fitte di dettagli sia nell’ubicazione, a mezzo miglio dall’arcipretale di San Lorenzo, che nella descrizione architettonica, degli arredi e delle dotazioni per la liturgia. L’oratorio ha, come nel passato, una piccola campana posta sul lato destro del tetto dell’edificio, dotata di una corda che penetra all’interno attraverso un’apertura. La chiesa è accessibile da due ingressi forniti di acquasantiera in pietra: il portale maggiore, che ai lati ha due finestre munite di 31 Vedi più avanti le figure 8 e 9. - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Alberico Simonetta, Visite pastorali, cart. 119, fasc. I, pp. 75-78. 32ASDCo 45 sbarre di ferro ha un’acquasantiera lapidea posata su di una colonnina in pietra; l’altro ingresso è posto vicino all’altare e è fornito di acquasantiera inserita nel muro. L’ unico altare è separato dal corpo dell’oratorio da una balaustra in pietra (“cancellos lapideos”). Troviamo alcune importanti novità: l’altare è stato eretto recentemente dalla Confraternita del Carmine, fondata il 22 novembre 1730 e confermata dal Papa il 10 luglio 1732. La situazione decorativa sopra l’altare ha subito alcune modifiche: è sempre presente l’emiciclo chiuso da lastra di vetro a protezione della statua della Beata Vergine del Carmelo, qui descritta abbigliata con un vestito di seta e ornata con una corona d’argento sul capo; a lato della nicchia sono poste due tavole lignee sulle quali sono dipinti angeli a completamento dell’immagine sacra. Ciò significa che o le tavole precedenti con i santi Ignazio e Giuseppe descritte dall’Olgiati nel 1712 sono state sostituite, oppure il vescovo le ha omesse nel corso della descrizione dell’area sacra. La sacrestia è adibita a spogliatoio del clero celebrante e contiene un lavacro per lavarsi le mani prima e dopo la funzione liturgica, l’armadio e l’armariolo. Simonetta sottolinea come le suppellettili sacre custodite nell’armariolo siano ben pulite. La relazione si conclude con alcune note amministrative. 46 Nell’estate del 1756 si svolge la visita pastorale del vescovo di Como Agostino Maria Neuroni. San Rocco di Molina viene visitata due volte: la prima tra il 16 e il 17 giugno, la seconda il 24 giugno33. Tra i documenti si rileva a p. 66 la minuta sulla quale sono state successivamente stese alcune righe di cancellazione. La relazione ufficiale quindi risulta essere 24 giugno 1756 a p. 81. Per quanto riguarda l’edificio non vi sono novità ma veniamo a conoscenza dell’istituzione della cappellania34 a favore del defunto Antonio Invito o Inviti per lo svolgimento di messe quotidiane in sua memoria. Il vescovo Mugiasca, in visita il 26 giugno del 1768, incontra i responsabili della confraternita del Carmine dell’oratorio di San Rocco a Molina35ordinando loro il colore della veste che deve essere verde, il calendario delle ricorrenze d’obbligo, e chiarezza nella contabilità. Leggendo quanto riportato nella successiva visita datata 18 luglio 178536, redatta dal cancelliere incaricato Giovanni Battista Gaddi, si apprende che la Confraternita ha arricchito notevolmente l’oratorio dal punto di vista cultuale acquisendo 33 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Agostino Maria Neuroni, Visite pastorali, cart. 138, fasc. II, pp. 66, 81. 34 Lascito da parte di un fedele le cui rendite sono destinate a scopo di culto. 35 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giambattista Mugiasca, Visite pastorali, cart. 174, pp. 237, 242. 36 Ivi, p. 953-954. 47 reliquie attestate alla Beatissima Vergine e san Rocco, che sono custodite in teche distinte, e reliquie dei santi Biagio, Ferdinando, Venanzio, Lorenzo e Camillo de Lellis collocate in un reliquario unico e corredate di sigillo che ne garantisce l’autenticità. I calici per la celebrazione sono due, ben conservati. Le rendite della confraternita si devono a due cappellanie, Antonio Inviti e Alippi, e ai legati rispettivamente di Camillo Angeloni e di Fasoli, nonché alle elemosine dei fedeli. Un interessante documento notarile si colloca in questo stesso periodo e risale al 19 gennaio 178237: Carlo Giuseppe Gaddi di Mandello viene nominato esecutore testamentario dall’Arciprete Giuseppe Zucchi e dal priore della Confraternita dell’Oratorio di San Rocco a Molina per tener fede a quanto voluto da Giovanna Mazzucconi nel 1719. Dall’atto notarile si deduce che sono probabilmente iniziati i lavori di ampliamento e ristrutturazione della chiesa ma non sono ancora ultimati. Ritengo perciò che si debba collocare in questo periodo la datazione dei lavori di ampliamento dell’edificio che risultano in un suo innalzamento e un avanzamento verso la piazza della parte 37 ASCo, Fondo notarile, atto del notaio Antonio Carizzoni fu Gaspare, di Bornico. Per gentile concessione di Rina Compagnoni. 48 di fabbricato relativa alla facciata e porzione d’ingresso. Di questa ristrutturazione settecentesca non esistono allo stato attuale documenti che indichino il progettista, a quale bottega si debbano i lavori e la data di esecuzione degli stessi. Tuttavia sia la mappa catastale del 1722 confrontata con quella del 1860 (Figure 8 e 9) che la descrizione che ne abbiamo al 1736 sono in grado di fornire un dato chiarissimo, ovvero che l’edificio fu ampliato sicuramente dopo il quarto decennio del Settecento. Le testimonianze di alcuni abitanti della frazione raccontano della presenza di una cantorìa, ancora entro fine del XX secolo, posta sopra il portale maggiore, illuminata dalle due grandi finestre, quella della facciata e quella presente sul lato, poste alla medesima altezza. Purtroppo il dato non è supportato da documenti scritti o fotografici e resterà unicamente tradizione orale, almeno fino al reperimento di nuove fonti documentali. La visita pastorale di Giuseppe Bertieri, vescovo di Como, si colloca il 19 agosto del 179038. La relazione è essenziale, redatta su un modello prestampato, riporta in calce la firma dell’Arciprete Giovanni Buzzi presente durante la visita pastorale: non aggiunge nulla di nuovo a quanto già descritto in precedenza. 38 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giuseppe Bertieri, Visite pastorali, cart. 194, pp. 83-84. 49 Figura 8- Archivio di Stato di Como, Mappa catastale, Molina, 1722. Part. 50 Figura 9- Archivio di tato di Como, Mappa catastale, Molina, 1860. Part. 51 Il vescovo di Como Carlo Romanò39 visita San Rocco circa cinquant’anni dopo e la popolazione di Molina lo accoglie il 18 luglio 1838. Le osservazioni del vescovo sono: “Nell’oratorio di S. Rocco di Molina. Tutto in ordine.” La successiva visita pastorale nella pieve di Mandello è del vescovo di Como Adolfo Luigi Pagani e risale al novembre del 192940. Apprendiamo che ora nella Chiesa si trova il confessionale per le donne, una portineria, il tabernacolo sull’altare. Ma soprattutto ci informa che si sta valutando la ristrutturazione dell’oratorio: “Avvisare ai mezzi per l’ampliamento della Cappella. Questione tante volte agitata ma difficile”41. 39 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Carlo Romanò, Visite pastorali, cart. 203, fasc. III, p. 75. 40 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Adolfo Luigi Pagani, Visite pastorali, cart 242 C, pp. 31-46, 79-82, 116-117. 41 A questo proposito esiste un fitto scambio epistolare conservato presso l’Archivio della Diocesi di Como degli anni 1924 e 1925 tra il vescovo Macchi e Paolo Mezzanotte per il progetto di un nuovo edificio ecclesiastico per la frazione di Molina, documenti che meritano un maggiore e più completo approfondimento. Sappiamo che dagli anni ‘30 inizia un dibattito territoriale che porterà alla costruzione della Chiesa del Sacro Cuore, voluta dal vescovo e dalla popolazione per sostituire la piccola chiesa di San Rocco divenuta insufficiente rispetto al numero degli abitanti che vi afferiscono e che lamentavano, inoltre, la distanza eccessiva dall’arcipretale di San Lorenzo delle frazioni a monte della nuova ferrovia. Si veda: G. GATTI, a c. di, 1942 – Chiesa del Sacro Cuore – 1992, cinquantesimo di consacrazione, in “Voci della Grigna”, supplemento, 1992. 52 In un secondo documento si comprende la ricchezza dei tesori che San Rocco possiede nel 192942: “S. Rocco di Molina. È antica, come lo dimostra la volta ad archi, e serve per la frazione di Molina. Appartiene alla Fabbriceria, la quale ha provveduto in questi ultimi mesi alla sua restaurazione, con non poca spesa. Vedi a parte l’inventario.” San Luigi e San Giuseppe in sacrestia, San Rocco a sinistra, al centro la madonna con vestita grigio, Quadro grande con la Madonna del Rosario a sinistra dell’ingresso, confessionali in sacrestia Con la consacrazione della nuova Parrocchia di Molina secondo regio decreto del 2 gennaio 1936, la popolazione delle frazioni di Molina, Motteno, Rongio, Palanzo e Tonzanico ha una nuova chiesa, il Sacro Cuore – la “Gesa Noeuva” -, che viene consacrata il 7 giugno 1942. Da San Rocco vengono prelevate per essere conservate nella nuova parrocchiale le statue della Beata Vergine del Carmelo e di San Rocco, le suppellettili e gli arredi sacri. Avendo quindi perduto la centralità cultuale in Molina dal momento della consacrazione della nuova chiesa, dell’oratorio di San Rocco si perdono le notizie. 42 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Adolfo Luigi Pagani, Visite pastorali, cart 242 C, pp. 79-82. In appendice fotografia del documento. 53 Tuttavia si tramandano dopo la data del 1942 tradizioni orali delle quali ho raccolto testimonianza e che illustro qui di seguito nei fatti più significativi43. Dal 1946 per circa dieci anni la sacrestia diventa sede della banda comunale. Nella navata della chiesa si sono avvicendati dapprima un fabbro e successivamente un verniciatore. Il campanile della chiesa di San Rocco rimane l’unica voce dell’oratorio dopo il 1942: si suonano le campane in occasione delle festività più importanti. A seguito dell’interessamento della popolazione di Molina vengono avviati negli anni ‘60 lavori di ristrutturazione con l’intento di riconsegnare alla piccola chiesa la dignità perduta. Mi è stata segnalata la presenza di una cantorìa posta al di sopra del portale d’ingresso alla quale si accedeva con scala a chiocciola in ghisa traforata44, struttura risalente al XVIII secolo come intuibile dalla posizione elevata delle due finestre dell’avancorpo progettate sicuramente allo scopo, rimossa durante la ristrutturazione del XX secolo. L’antica statua di San Rocco, portata nella chiesa del Sacro Cuore con solenne processione nel 1942, viene ricollocata nella nicchia 43 Ringrazio per le notizie Antonio Balbiani, che ha pubblicato molti contributi sulla storia del territorio e in particolare sulla Chiesa di San Rocco, e Lazzaro Poletti. 44 La produzione della ghisa è diffusa in Europa dal Medioevo. 54 sopra l’altare; per l’immagine della Beata Vergine del Carmelo si provvede sostituendola con una nuova opera lignea. L’aspetto attuale dell’edificio internamente si deve a una seconda ristrutturazione avvenuta tra il febbraio e il luglio del 2002. Attualmente il parroco della chiesa del Sacro Cuore, don Pietro Mitta, svolge settimanalmente funzioni liturgiche nell’antico oratorio di San Rocco. 55 BIBLIOGRAFIA P. ASCAGNI, San Rocco contro la malattia. Storia di un taumaturgo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1997. F. BERTASSI, Il Santuario della Beata Vergine di Mandello del Lario. Le decorazioni in stucco di David Reti, 2006. P. BOLLE (a c.di), Jehan Phelipot. La vie et légende de monseigneur saint Roch, Incunabolo, (Parigi, Jean Herouf, 1494), Morgan Library, New York, PML 755547, Associazione Italiana San Rocco di Montpellier, Centro Studi Rocchiano, 2001. P. BRAUN, H.J. GILOMEN, La diocesi di Como. L’arcidiocesi di Gorizia. L’amministrazione apostolica ticinese, poi diocesi di Lugano. L’arcidiocesi di Milano, in “Helvetia Sacra”, sez. I, vol VI, 1989. E. FUSARO, San Rocco nella storia, nella tradizione, nel culto, nell'arte, nel folklore ed a Venezia, Venezia 1995. G. GATTI, a c. di, 1942 – Chiesa del Sacro Cuore – 1992, cinquantesimo di consacrazione, in “Voci della Grigna”, supplemento, 1992. 59 P. PIVA, (a c. di), Arte medievale : le vie dello spazio liturgico, Jaca Boook, Milano, 2010. A. RIGON, A. VAUCHEZ (a c. di), San Rocco : genesi e prima espansione di un culto : incontro di studio, Padova 12-13 febbraio 2004, Bruxelles, 2006. S. MONTI, Atti della visita pastorale diocesana di f. Feliciano Ninguarda vescovo di Como : 1589-1593,ordinati e annotati dal sac. dott. Santo Monti e pubblicati per cura della Società storica comense negli anni 1892-1898, Como, 1992. M.L. PISTOI, Il ferro e l’acciaio, in C. MALTESE (a c. di), Le tecniche artistiche, Milano, 1973. A. ROSSI, L’opera di riforma di Giovanni Antonio Volpi a Como attraverso le visite pastorali (1567-1578), Tesi di Laurea inedita, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, AA. 1993-1994. 60 APPENDICE 61 ASDCo, Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Francesco Bonomi, Visite pastorali, cart. 2, 1578, p. 475. 63 ASDCo, Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni Antonio Volpi, Visite pastorali, cart. 5, fasc. 11,p. 31 64 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Lazzaro Carafino, Visite pastorali, cart. 46, fasc. III, p. 3. 65 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni Ambrogio Torriani, Visite pastorali, cart. 50, fasc. II, p. 412. 66 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Carlo Ciceri, Visite pastorali, cart. 68, fasc. III, p. 171. 67 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Adolfo Luigi Pagani, Visite pastorali, cart 242 C, pp. 79-82. Quattro fogli. 68 69 70 71 72 INDICE 3 Prefazione 5 Introduzione 9 La chiesa 23 Dalle origini fino al 1942 55 Bibliografia 59 Appendice 75