LA CHIESA DI SAN ROCCO IN MOLINA
A
MANDELLO DEL LARIO
Note in margine
Collana d’arte diretta da Fabiola Bertassi
Grafica e impaginazione
Edizioni WIVI
Apparato fotografico
Fabiola Bertassi
Copyright © 2012 Edizioni WIVI
Via Manzoni 57/59, Mandello del Lario (Lc) – Italy
[email protected] – www.wivi.it
I diritti di traduzione, di riproduzione
e di adattamento totale o parziale, con
qualsiasi mezzo (compresi microfilm
e le copie fotostatiche) sono riservati
per tutti i paesi.
ISBN 978-88-96043-07-3
Prefazione
Le “Note in margine” che accompagnano i cicli di conferenze e gli
incontri con l’Arte organizzati dall’associazione culturale “WIVI” non
vogliono essere approfondimenti didattici delle tematiche affrontate, né possono
trattare esaurientemente argomenti cui, spesso, sono dedicati complessi lavori
di ricerca e articolate pubblicazioni.
Il segno che ci preme di trasmettere a chi segue le nostre iniziative,
quindi, non è di quelli “magistrali” e indelebili, ma vuole essere solo un
tratteggio leggero e informale, di facile interpretazione seppure corretto nell’uso
del lessico e dell’interpunzione del ragionamento artistico.
La scelta dei nostri “itinerari” è a spunto locale ma non con valenza
marginale.
La selezione delle argomentazioni è a volte organica, a volte
propedeutica, a volte originale, mai generica o impulsiva.
Le “note” che vogliamo fornire ai lettori sono armoniche e piacevoli
ma, se apprezzate, meritevoli di ulteriori riprese e approfondimenti che saremo
felici di secondare.
INTRODUZIONE
Studiare e descrivere un monumento storico significa sempre
percorrere una passeggiata nel tempo. I documenti d’archivio
risultano essere materiale prezioso e quand’essi mancano si fanno
largo le ipotesi storiche che hanno necessità di essere
accompagnate da una buona esperienza in campo storico artistico
per essere congruenti.
La chiesa di San Rocco in località Molina a Mandello del Lario ha
una storia per nulla lineare e questo la rende molto interessante
per lo studioso affrancato dal vivere la storia dell’arte in senso
unidirezionale. Mi spiego meglio. A differenza della maggior parte
degli edifici religiosi San Rocco ha avuto momenti sacri e altri per
nulla sacri, ha vissuto momenti di grande vita cultuale ma anche
momenti in cui l’edificio è stato, a esempio, una carrozzeria.
Proprio questo particolare è estremamente intrigante: una domus
dei che passa dalla sacralità cristiana al paganesimo di Vulcano! E
viceversa naturalmente.
I documenti e le fonti esistenti attualmente intorno alla chiesa di
San Rocco sono pochi ma la loro analisi mi ha permesso di
disegnare una traccia, uno scheletro che è in grado di dare un
panorama storico di quanto accaduto e dell’importanza che
questa piccola chiesa ha rivestito per la comunità di Molina nei
secoli.
7
Vi sono due principali nodi da districare rispetto alla storia
dell’edificio: la data di costruzione, che alla luce degli studi che ho
condotto posso attualmente collocare tra il 1567 e il 1578, e la
data del cantiere di ristrutturazione in stile barocchetto
sicuramente databile dopo il quarto decennio del Settecento.
I documenti che ho raccolto e gli studi che ho condotto,
coadiuvati dall’aiuto di cittadini mandellesi attenti alla cultura
locale, hanno reso appassionante la storia di questo edificio, posto
al centro di una frazione che ha sempre sentito l’esigenza di
possedere un proprio centro cultuale, un cuore pulsante che batte
non solo nel petto ma tra le case di Molina.
Desidero ringraziare Rina Compagnoni, Gabriella Taruselli,
Antonio Balbiani e Lazzaro Poletti per le preziose indicazioni e la
documentazione fornitemi. Insieme a loro ho passato momenti
davvero
indimenticabili
immersi
nella
storia
di
questo
meraviglioso borgo.
Ringrazio Don Massimo Rossi e la dott.ssa Annalisa Rossi per
l’ospitalità ricevuta presso il Centro Studi “Nicolò Rusca” e per le
molte informazioni che mi hanno permesso di accedere
agevolmente e scientemente al materiale di proprietà della Diocesi
di Como.
8
LA CHIESA
La chiesa (Figura 1) sorge accanto al corso del fiume Meria, un
letto d’acqua di ragguardevole portata che nasce dal gruppo delle
Grigne poco distanti, e è ubicata nel centro storico della frazione
di Mandello del Lario denominata con il toponimo di Molina.
L’edificio si affaccia su una piazza ampia e ariosa. Fino ai lavori di
ristrutturazione dell’area antistante l’edificio, conclusi alla fine
degli anni ‘90 dall’amministrazione comunale per fornire la
popolazione residente di un garage sotterraneo, la piazza risultava
più raccolta grazie alla presenza di un edificio in stile barocchetto,
conosciuto con il nome di “casa Angeloni”, abbattuto negli anni
‘90 a causa delle precarie condizioni in cui versava.
Il sagrato, la piazza e la strada che si snoda sulla destra della
chiesa sono pavimentati con porfido “sanpietrino” di recente
posa. Il pavimento in ciotolato di fiume che occupa il selciato
prospiciente l’ingresso del campanile e della sagrestia potrebbe
essere ancora quello tardo settecentesco.
Dal punto di vista architettonico la struttura chiesastica presenta
un impianto semplice, a navata unica terminante con una cappella
rettangolare e un vano laterale adibito a sacrestia, quest’ultima
con un proprio accesso indipendente.
11
Figura 1-Chiesa di San Rocco, località Molina, Mandello del Lario (LC)
12
La facciata e il campanile sono dipinti di un caldo colore giallo,
una tonalità più chiara rispetto al cosiddetto “giallo lombardo” di
cui un esempio è il santuario della Beata Vergine del Fiume sito
sempre a Mandello più a valle lungo lo stesso Meria.
Lo stile della facciata è senza dubbio appartenente al Barocchetto
lombardo: il rigore e la semplicità che volgono il gusto al neonato
Neoclassicismo settecentesco è solleticato dal timpano arcuato
che fa occhiolino, con garbo, alle bizzarrie del precedente periodo
barocco.
Il portale è rettangolare, incorniciato da una semplice bordura in
pietra serena, la stessa utilizzata per lo zoccolo, per i semipilastri e
per la cornice marcapiano della parte superiore.
I semipilastri che chiudono la facciata ai lati sono di spessore
sottile, sottolineando il gusto Barocchetto che non ama le
ridondanze né gli eccessivi giochi di luci e ombre; essi disegnano
a tutt’altezza il lato della facciata rendendola slanciata e nella loro
parte superiore terminano con capitelli appena accennati su cui
poggia la cornice marcapiano, anch’essa in pietra serena arricchita
da modanature sporgenti che conclude la facciata e anticipa il
timpano.
Sulla facciata si apre una finestra rettangolare strombata
terminante superiormente con un arco scemo che si richiama al
passato gusto seicentesco.
13
Il timpano è la nota barocchetta che stempera il rigore della
facciata; intonacato in giallo è racchiuso in una cornice in pietra
serena modanata, rimandando all’osservatore un sottile gioco di
ombre che gli conferisce maggior profondità. Al culmine una
croce in ferro battuto, fissata su di un plinto, vuota e decorata
all’interno con leggere e eleganti volute, tradisce un sottile gusto
“art deco”.
Proseguendo lungo i lati della chiesa (Figure 2 e 3) si apprezza la
suddivisione dell’edificio in una prima porzione che appare parte
integrante della facciata, alta quanto la facciata stessa escluso il
timpano, e un corpo che si sviluppa verso oriente più basso.
Questa parte di edificio, più alta e più moderna, con molta
probabilità è la porzione aggettante aggiunta nel tardo XVIII
secolo, sicuramente successiva al 1736, momento in cui fu
costruita la nuova facciata; il corpo ipotizzo essere la più antica
navata.
Lungo il lato destro, che come il sinistro è elegantemente smusso
sull’angolo contiguo alla facciata, la parete è arricchita da una
cornice in pietra serena a tutt’altezza, semplice senza decori e
modanature, e da una finestra strombata con arco scemo che si
trova alla medesima altezza di quella presente sulla facciata. La
porzione superiore termina con una cornice in pietra serena
modanata.
14
Figura 2-Chiesa di San Rocco, particolare dell'angolo tra facciata e lato destro.
15
Figura 3-Chiesa di San Rocco, lato destro
16
Lungo il lato sinistro è il campanile, a ridosso della chiesa a pianta
quadrata. Ognuna delle quattro facce è divisa in specchiature
aperte al centro da strette feritoie: sulla faccia anteriore se ne
contano quattro di cui quella al pian terreno risulta di dimensioni
maggiori e racchiude la porta d’ingresso alla torre. Il campanile è
dotato di orologio e si conclude in alto con la cella campanaria
aperta con grandi monofore ai quattro lati. Il tetto è costituito da
quattro falde con copertura in coppi di laterizio. Il campanile è
accessibile tramite la porta alla base della torre.
Posizionata dietro al campanile è la sagrestia con un proprio
ingresso indipendente, la cui parete nord confina con il muro di
cinta di un giardino di proprietà privata.
All’interno la chiesa appare molto semplice e luminosa grazie alla
due grandi finestre poste rispettivamente sulla facciata e a lato
della porzione d’ingresso; la zona presbiteriale è illuminata dalla
luce proveniente dalla finestra posizionata alla destra dell’altare.
L’interno dell’edificio, esito della recente campagna di restauro
avvenuta nel 2002, è strutturato come aula unica con la zona
absidale orientata, sopraelevata di circa 40 cm cui si accede
tramite due gradini in serpentino, separata dalla navata da un arco
trionfale e una bassa balaustra marmorea.
17
La navata appare, come per l’esterno, distintamente divisa in due
porzioni: l’aula antica e la parte aggiunta nel XVIII secolo durante
la campagna di costruzione della facciata.
La volta della navata è a botte lunettata, aspetto che ha assunto
probabilmente con la ristrutturazione avvenuta nel Settecento.
Nelle lunette sono ricavate quattro finestrature per lato che in
genere hanno lo scopo di accogliere decorazioni pittoriche o
aperture.
Figura 4-Chiesa di San Rocco, interno.
18
La decorazione degli interni risale alla recente campagna di
ristrutturazione: nella navata essa consiste in una semplice e
garbata profilatura in rosso scuro che mette in risalto le parti
architettoniche rilevanti ( Figura 4).
L’arco trionfale decorato a monocromo rappresenta le figure dei
quattro evangelisti.
L’abside è arricchita da decorazioni in monocromo, opera di
Torildo Conconi, raffiguranti cinque episodi della vita di San
Rocco1: l’incontro con papa Urbano V e quattro miracoli.
Sulla parete di fondo absidale è una nicchia incorniciata in
serpentino nella quale è conservata una statua lignea policroma di
san Rocco2 stante con aureola, la cui datazione non è nota,
nell’atto di mostrare ai fedeli la ferita sulla coscia, accompagnato
da alcuni dei propri elementi iconografici connotanti3(Figura5).
1
La vita di san Rocco di Montpellier ci è stata tramandata dal parigino Jehan
Phelipot col titolo La vie, légende, miracles et oraison de mgr.saint Roch. L’incunabolo,
datato 1494, è ora conservato alla Morgan Library di New York (PML 75547).
2 San Rocco è un santo venerato a partire dal XIV secolo: invocato per il suo
potere taumaturgico in vita contro le malattie contagiose, in particolare la
peste, la devozione popolare si diffonde rapidamente associandolo
frequentemente a S. Sebastiano, cui l’aspetto delle ferite del martirio è
presupposto per la protezione dai contagi. In Lombardia la devozione a san
Rocco segue le grandi pestilenze del XVI e XVII secolo.
3 San Rocco di Montpellier è qui rappresentato vestito da pellegrino con il
tipico tabarro mentre mostra l’inconfondibile ferita della peste sulla coscia
sinistra, il bastone cui è appesa la fiaschetta ‘da viaggio’, la conchiglia puntata al
petto, immancabile per il pellegrino che si reca a Santiago de Compostela; al
suo fianco un piccolo cane recante in bocca un tozzo di pane. Mancano
l’angelo, il cappello a tesa larga, la croce di colore rosso sull’abito.
19
Figura 5-San Rocco, statua di san Rocco, abside.
20
Al di sotto della nicchia si trova la mostra d’altare in serpentino,
alta circa 150 cm sulla quale è inserito il tabernacolo impreziosito
da una porta in argento cesellato.
Sulla parete sinistra una seconda nicchia accoglie la statua in legno
policromo della Beata Vergine del Carmelo ( Figura 6), la cui
datazione non è nota, raffigurata con in braccio il Bambino,
abbigliata di un vestito rosso cui è sovrapposto un ampio manto
color blu e oro. La nicchia è decorata esternamente da recenti
dipinti murali raffiguranti due angeli nell’atto di accompagnare la
Vergine che secondo l’iconografia poggia su nuvole, vestiti di
bianco e recanti un nastro con la scritta “AVE MARIA”. La
Vergine regge nella mano sinistra lo scapolare, che secondo il
culto fu donato al primo Padre Generale dell’Ordine, Beato
Simone Stock il 16 luglio 1251. Nella parte superiore l’emiciclo è
incorniciato dalla scritta “REGINA DECOR CARMELI ORA
PRO NOBIS”.
La volta è lunettata e in chiave di volta presenta dipinto in
monocromo l’Agnello.
La mensa dell’altare completamente in legno è fissa al centro del
presbiterio i cui pilastri di sostegno alla tavola sono arricchiti da
sottili lastre di vetro recanti due simmetrici angeli tubicini.
21
Figura 6-San Rocco, statua della Beata Vergine del Carmelo, abside.
22
DALLE ORIGINI
FINO AL 1942
La fondazione della chiesa di San Rocco risale alla seconda metà
del Cinquecento e, sulla scorta dei documenti che illustro qui di
seguito, si può indicativamente porre nell’arco degli undici anni
compresi tra il 1567 e il 1578. Esiste un testamento inedito datato
15674, qui da me proposto per la prima volta, che ci informa di
una donazione alla fabbriceria di San Rocco precisando le volontà
del firmatario Evangelista De Invitis. Nel sottolineare “tempore
quo fabricabitur” il documento permette di porre questa stessa
data come un inconfutabile post quem rispetto alla costruzione del
sacello:
…”ego in Dei nomine Evangelista de
Invitis f.q. Gulielmi, habitans in loco
Moline plebis Mandelli ducatus Mediolani …
Item volo etc. quod dicti et infrascripti heredes
mei dent et solvant, tempore quo fabricabitur capela Sancti Rochi in loco Moline,
scuta duo auri dispensanda in dicta fabrica.
Et hoc semel tantum”
Il testamento non lascia margine a dubbi: Evangelista De Invitis
“vuole” che gli eredi devolvano due scudi d’oro ai fabbricieri in
4
ASMi, Fondo notarile, cart. 11796, Atto del notaio Nicolò Lafranconi fu
Martino, di Rongio. Documento inedito. Per gentile concessione di Rina
Compagnoni e Elisabetta Lafranconi. Trascrizione di Felice Zucchi.
25
un’unica soluzione nel momento che vedrà la nascita della
cappella di San Rocco in località di Molina. La donazione De
Invitis, non si tratta probabilmente di un caso isolato come
dimostrato in altre realtà coeve, e conferma un forte desiderio da
parte della comunità di possedere un proprio centro cultuale
relativamente indipendente dalla parrocchia arcipretale di San
Lorenzo che dista circa un chilometro verso il Lario.
Tra il 24 agosto e il 9 settembre del 1567 il vescovo di Como
Giovanni Antonio Volpi visita le pievi del lago, in successione
Lenno, Menaggio, Dongo, Gravedona, Sorico, Mandello e
Bellagio5. Lo sappiamo a Mandello tra il 7 e il 9 settembre 15676. I
documenti appartenenti all’archivio della Diocesi di Como e
attualmente conservati presso il Centro Studi “Nicolò Rusca”,
riguardano nell’ordine le chiese di San Zenone in Tonzanico,
l’arcipretale di San Lorenzo, Sant’Ambrogio in Lierna, San
Nazaro in Vassena, Sant’Antonio in Crebbio, l’ospedale di Santa
Maria, il monastero di San Vincenzo in Abbadia. Nulla a
proposito di San Rocco in Molina.
5 Annalisa Rossi, L’opera di riforma di Giovanni Antonio Volpi a Como attraverso le
visite pastorali (1567-1578), Tesi di Laurea inedita, Università degli Studi di
Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, AA. 1993-1994., p.158.
6 Archivio Storico della Diocesi di Como (ASDCo – Diocesi), Atti della visita
apostolica del vescovo Francesco Bonomi, Visite pastorali, cart. 5, fasc. 5, pp.
1-25.
26
Le prime notizie ufficiali riguardanti san Rocco compaiono negli
atti della visita pastorale del 1578 compiuta a Mandello dal
vescovo di Vercelli Francesco Bonomi, inviato in vece del Volpi
come da incarico papale7 per ottenere un quadro preciso del
territorio che fosse innegabilmente super partes. Dagli atti emerge
che l’edificio è già Ecclesia8.
“ Die prima Novembris visitatum fuit oratorium Sti Rochi de
Molina membrum colleg(gia)te supradictæ.
Ines sub pœna susp(ensio)nis à nemine nisi infra(script)as exequiis celebrari
decretor(um) g(ener)alium adhiberi
Imaginibus elegantionibus parietem altaris reprimam cum R.mo co(mmun)icata
pingi
Mappas ser(icas), telam viridem, et indumentas celebranti necessaria (sunt)
cum Missali Romano novo infolio emi
Faciem Ecclesia ornari
Sacristiam quem admodum proposuerant, et in decretis traditur(us)
construi”.
I lavori di costruzione dell’edificio sono in fase avanzata pur
mancando ancora della sacrestia che, seppur il vescovo ne lodi il
7 P. Braun, H.J. Gilomen, La diocesi di Como. L’arcidiocesi di Gorizia.
L’amministrazione apostolica ticinese, poi diocesi di Lugano. L’arcidiocesi di Milano, in
“Helvetia Sacra”, sez. I, vol VI, 1989, p. 188.
8 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Francesco Bonomi,
Visite pastorali, cart. 2, 1578, p. 475. In appendice fotografia del documento.
27
progetto proposto, dovrà essere costruita secondo le norme che
verranno consegnate; la chiesa manca dei decori sulla facciata.
All’interno l’aula ha già un aspetto ricco e ciò risulta evidente
dall’osservazione a proposito delle pitture murali presenti sulla
parete
dove
elegantionibus”
è
l’altare:
sono
evidentemente
state
non
dipinte
consone
“imaginibus
ai
principi
controriformati, che dovranno essere rimosse per lasciare il posto
a quanto il vescovo comunicherà di dipingere.
La chiesa manca ancora del corredo per celebrare la messa e del
Messale Romano, anche se è concessa la celebrazione di esequie
esclusivamente sulla base dei “decretorum generalium”.
L’ipotesi di datazione dell’edificazione della chiesa di San Rocco,
come ho precisato poc’anzi, si può quindi restringere, anche se
con cautela, agli anni compresi tra il 1567 e il 1578.
Il 9 maggio 1582 il vescovo di Como Giovanni Antonio Volpi
visita personalmente Mandello. Da quanto annotato negli atti
Ordinationum factas in visitation(is) Ill.mi et R.mi Jo. Ant.i Epi. Comen
1582-15879 si apprende che quattro anni dopo l’ultima visita
pastorale i lavori non sono ultimati. Gli ordini che vengono
impartiti dal Volpi in quest’occasione sono chiari: nella chiesa
9
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni Antonio
Volpi, Visite pastorali, cart. 5, fasc. 11, p. 31. In appendice fotografia del
documento.
28
non si può celebrare in quanto mancano la croce sull’altare, la
predella per l’officiante e il cancello che separa la parte sacra dalla
navata. Il vescovo inoltre incarica l’arciprete affinché vigili sul
decoro della facciata che deve essere portata a termine entro un
anno.
Siamo giunti al 1587 e la chiesa ancora non è adatta alle funzioni.
Le pitture troppo eleganti sono state rimosse probabilmente
successivamente alla visita pastorale del Bonomi ma non si è
provveduto a arricchire in alcun modo la parete sopra l’altare;
mancano gli arredi liturgici, mancano il Messale e l’acquasantiera;
non è stata costruita la predella per l’officiante che, viene
sottolineato, sia almeno in legno se non in mattoni; manca
l’armadio in sagrestia; la facciata è ancora da decorare10.
Qui di seguito quanto annotato dal vescovo.
“Per l’oratorio di San Rocco
Non si celebri in questo oratorio se non si provide delle cose infrascripte
Si levi quella bradilla di matoni et in luogo suo se
ne faccia una di tavole polite alla forma
Si proveda d’una icona overo si depinga il muro
con qualche pittura decente
10 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni Antonio
Volpi, Visite pastorali, cart. 6, p. 1020.
29
Si provida di croci e candelieri almeno di ligno dipinti
Di tavoletta per le (….) orationi della messa
Di sei tovaglie due di quali siano tanto longhe, che
coprano L’altare sino à terra
D’una tela verde per tenir sopra esso altare
Di paramenti et altre cose necessarie per il celibrare
conforme à sudetti dictati.
Di un missal nuovo Romano riformato
Et procurirano gli (….) di dare quanto prima
una sacristia nella si farà l’armario, l’oratorio
il (….) lavatoio et li altri cose descritte nel sud(detta)d(es)criz(ione)
La facciata della Chiesa si dipinga alla forma.”
Risale al 1593 la visita pastorale del vescovo di Como Feliciano
Ninguarda a Mandello del Lario11 per la consueta supervisione del
territorio. Ai tempi del Ninguarda risulta che la diocesi facente
capo all’arcipretale di San Lorenzo a Mandello del Lario è molto
estesa: da Abbadia Lariana sino a Dorio comprendeva trentotto
tra parrocchie e oratori. San Rocco viene descritta per la prima
volta in tutti i particolari12:
11
S. Monti, Atti della visita pastorale diocesana di f. Feliciano Ninguarda vescovo di
Como : 1589-1593,ordinati e annotati dal sac. dott. Santo Monti e pubblicati per cura
della Società storica comense negli anni 1892-1898, Como, 1992, pp. 116-143.
12 Ivi, p. 138.
30
“Die 25 novembre 1593
Visitata la cappella S.to Rocco nella terra di Molina membro di S.to
Lorenzo, la quale è de una sola nave tutta in volta bianca, ed uno altare non
consecrato et sopra una anconetta di legno dipinta con le imagini di S.to
Rocco, Sebastiano e Christoforo con corniceti adorati et una finestra dalla
parte dell’epistola …dalla parte dell’evangelio vi è una porticella per dove si
entra in una sacristiata nova sotto involto… Detta cappella ha due porte una
dirimpetto allo altare assai grande con sopra uno occhio…, et l’altra porta è
dalla parte dell’epistola fori delli cancelli… Sopra la faciata, sopra la porta
grande, vi è l’imagine di S.to Rocco …. e della detta capella a S.to Lorenzo
vi è uno quarto di miglio.”
Possiamo quindi immaginare una costruzione a navata unica
come si presenta attualmente, con una ben delimitata zona
presbiteriale separata dalla navata, dal momento che la porta
laterale d’ingresso è posta “fori delli cancelli”; è presente una
sagrestia alla quale si accede dalla chiesa attraverso una piccola
porta posizionata accanto al leggio dove è collocato il Vangelo,
alla sinistra dell’altare il quale, non consacrato, è ora arricchito da
una piccola ancona lignea raffigurante i santi Rocco, Sebastiano e
Cristoforo, impreziosita da dorature.
Un oculo sopra il portale d’ingresso insieme a una finestra, sotto
la quale viene precisato è posizionato il leggio per il libro delle
31
Figura 7- San Rocco, ipotesi ricostruttiva al 1593
32
Epistole, sono l’unica fonte di luce del sacello (Figura 7). La
posizione dei testi con le Sacre Scritture sistemati su distinti leggii
al lato dell’altare segue già allora i precisi canoni della Messa
Tridentina.
All’esterno il portale d’ingresso è sovrastato da una lunetta
recante l’immagine di san Rocco.
Risulta chiaro che i dettami che il vescovo Volpi ha ordinato
undici anni prima sono stati portati a compimento, a accezione
dell’acquasantiera.
La pala lignea posta sopra l’altare, forse un trittico di cui si sono
perse le tracce, merita un piccolo cenno a parte.
Le tre figure votive sono santi la cui dedicazione è molto diffusa
fin da epoche remote. Pur non essendo questa la sede per una
trattazione approfondita in merito, sottolineo che trovarli
raffigurati insieme è evento piuttosto raro.
Abbiamo qualche esempio di indiscussa caratura, come I santi
Cristoforo, Rocco e Sebastiano di Lorenzo Lotto, un olio su tela datato
1535 circa e conservato a Loreto nel Santuario della Santa Casa. A
Milano è documentata13 nell’ultimo quarto del XVI secolo la
Confraternita dei Disciplini con sede nella chiesa di San Quirico,
in seguito trasferitasi in San Lorenzo in Città, intitolata ai santi
13
ASMi, Archivio generale del Fondo di religione, b. 616, Regole della
confraternita dei Santi Rocco e Maddalena, a stampa , 1679 (Religione, b. 616,
Regole 1679).
33
Rocco, Sebastiano, Cristoforo e Maria Maddalena, e quindi non è
improbabile che esistessero una o più opere con i tre santi
raffigurati insieme. Nelle zone prealpine non lontane da Mandello
del Lario cito a esempio Ponte in Valtellina in provincia di
Sondrio, dove la piccola chiesa situata sulla via che conduce in
Valfontana è dedicata unitamente ai santi Rocco, Cristoforo e
Sebastiano.
La chiesa di San Rocco in Molina rimane interessante quindi
anche per l’aspetto della triplice venerazione che rimane invariata
almeno fino al 1670 quando la devozione cambia, come illustro in
seguito.
Al giugno 1600 sono documentate due visite del vescovo di
Como Filippo Archinti: la prima l’ 8 giugno14 e la seconda il 22
giugno15. Il documento dell’8 giugno reca scritto:
“ Per l’oratorio di Roccho di Molina
sotto Mandello
All’altare si provida d’una pietra sacrata grande alla forma quale
s’insirisca nel mezzo, et si facci una bradella alla forma.
All’occhio si metta il telario con l’impannatio.
Si facci un vaso di pietra per l’aqua s(an)ta qual si metta sopra una colo=
14
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Filippo Archinti,
Visite pastorali, cart. 22, fasc. III, pp. 16-17.
15 Ivi, p.331
34
neta àman dritta nel intrar in Chiesa.
In sacristia si facci un’Armario, et in esso vi siano li paramenti de diversi
Colori per la messa.
Si levino via quelli pianti di moroni16 che sono vicini alla Chiesa
Si usi diligentia d’haver il legato lassato à questa Chiesa dal g. Cornelio
Airoldo, qual (….) et li danari debbono esser in mano
Di Gio. Agosto Airoldo habitantis in Venetia.”
Nel documento del 22 giugno sono annotate, con scrittura
corsiva quasi fossero ‘appunti personali’, una serie di dati che
ritornano utili a dare un quadro chiaro rispetto ai cambiamenti
avvenuti all’interno dell’oratorio.
Mi limito a sottolineare le novità più interessanti che riguardano
soprattutto la zona sacra, la quale acquisisce una propria dignità
sia grazie a un cancello ligneo che la separa dalla navata, che alla
predella per l’officiante. Sopra l’altare lapideo ricoperto da una
tovaglia trova posto un’icona dipinta non meglio descritta ma che
ipotizzo essere quell’ “anconetta di legno dipinta con le imagini di
S.to Rocco, Sebastiano e Christoforo con corniceti adorati”
descritta dal Ninguarda sette anni prima. Viene annotata la
presenza di una nicchia posta nella parete sopra l’altare che
presuppone la presenza al suo interno di un manufatto artistico,
in genere una statua. In mancanza di altri elementi mi sento di
16
Gelsi.
35
ipotizzare che, magari provvisoriamente, prendesse posto l’unica
opera presente in chiesa, la tavola con i santi Rocco, Sebastiano e
Cristoforo. Sempre sull’altare, ad uso dell’officiante, trova posto
la “tabella secretarum”, conosciuta anche con il termine di
Canone o cartagloria17. La chiesa è ora dotata di una campana
sopra il tetto. Risulta chiaro che allo stato attuale l’oratorio è
adatto alle funzioni liturgiche.
L’Archinti torna a San Rocco nel giugno 161318 e annota quanto
ancora non è stato eseguito dopo la sua ultima visita:
“Per la Chiesa si S. Rocho di
Molina membro di Mandello.
Il vaso dell’aqua santa si metta dentro la Chiesa à man
dritta sopra una colonetta.
Si levino quei rami di morone19, quali sono sopra il tetto
di questa Chiesa.”
Il vescovo di Como Lazzaro Carafino compie la prima visita
pastorale nella plebe di Mandello il 27 maggio 162720.
17 La tabella secretarum, spesso incorniciata, contiene alcuni testi invariabili
della messa utile al celebrante nel corso della messa onde evitare di sfogliare il
Messale di un servizio di tre pezzi di cui la cartagloria centrale è di dimensioni
maggiori delle laterali poste su ciascun lato dell'altare.
18 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Filippo Archinti,
Visite pastorali, cart. 22, fasc. III, p. 373.
19 In lingua dialettale locale si tratta della pianti di gelso.
36
L’unico elemento di spicco del documento è la descrizione di una
tavola consacrata posta sopra l’altare recanti dipinte “antiquas
immagines” dei santi Rocco, Cristoforo e Sebastiano: si tratta
indubbiamente del manufatto che sappiamo presente nell’oratorio
già dal 1593.
Monsignor Giovanni Ambrogio Torriani, vescovo di Como negli
anni compresi tra il 1666 e il 1679, visita l’oratorio di San Rocco
nel 167021.
Nel documento viene descritto l’edificio e il suo contenuto:
un’aula orientata, pavimentata, scialbata ma umida. L’altare
possiede un’icona ben diversa da quella lignea descritta fino al
primo trentennio del Seicento: quella che si presenta ora è una
tela raffigurante “SS. BVM. Rocchij, et Sebastiani”, ovvero la
Vergine tra i santi Rocco e Sebastiano.
Vari sono gli interrogativi che ci si deve porre in questi casi: quali
le motivazioni che hanno portato alla sostituzione della
precedente opera e per quale motivo l’immagine votiva di san
Cristoforo è scomparsa.
La ragione alla base della sostituzione dell’opera può essere legata
all’umidità, conseguenza di un improvviso incidente provocato
20
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Lazzaro Carafino,
Visite pastorali, cart. 46, fasc. III, pp. 27.
21 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni
Ambrogio Torriani, Visite pastorali, cart. 50, fasc. II, pp. 215.
37
dell’acqua proveniente dalla finestra lasciata inavvertitamente
aperta durante uno di quei temporali estivi, coi forti venti che
corrono dalla Grigna e che solo chi vive a Mandello ben conosce,
oppure al lento deterioramento dall’umidità piovuta dal tetto. La
seconda ipotesi a mio parere è avvalorata da quanto si legge
successivamente22: “Si riparino intanto le pioggie, che guastano la
volta” tanto da renderne difficoltosa la celebrazione del culto, e
ancora “Si restringhi il buco per dove scende la corda della
campanella, che porta dentro l’aqua.”. Probabilmente si era
provveduto a
un restauro del
manufatto
rabberciando,
sistemando, ma la tavola poteva essere diventata completamente
illeggibile.
Una seconda ipotesi potrebbe essere un cambiamento della
devozione. La Vergine al centro e i santi ai suoi lati è un
immagine più moderna, e forse anche maggiormente salvifica. Va
ricordato23 che più a valle era in cantiere a partire dal terzo
decennio del Seicento il santuario dedicato alla Beata Vergine del
Fiume che nasce a seguito di un episodio miracoloso che
coinvolge fortemente proprio Molina.
E veniamo a san Cristoforo: perché sacrificarlo ‘cancellandolo’
dall’immaginario collettivo? La scelta iconografica avrebbe potuto
22
Ivi, p.412.
F. Bertassi, Il Santuario della Beata Vergine di Mandello del Lario. Le decorazioni in
stucco di David Reti, 2006, p. 33.
23
38
includerlo e, per mantenere una giusta simmetria, gli si poteva
affiancare un altro santo come a esempio il patrono di Mandello,
san Lorenzo. In effetti però un eccessivo affollamento di santi in
una stessa opera poteva confondere il fedele. La scelta quindi
potrebbe ascriversi a una facilità di lettura, alla devozione mirata
ai santi protettori nei confronti della peste e alla Vergine, amata in
una Lombardia tanto mariana.
Ma san Cristoforo era stato voluto e venerato a Molina nel
passato, e sue immagini non ve ne sono più in San Rocco dopo il
1670, e di questo siamo certi perché durante le visite i vescovi
come abbiamo potuto constatare sono sempre molto ligi nel
descrivere l’edificio e quanto presente in esso. La venerazione al
santo potrebbe essere stata legata alla tradizionale immagine del
gigante che porta sulla spalla il piccolo Gesù, ignaro
dell’importante ospite che sta traghettando da una sponda all’altra
del fiume. Nel pensiero popolare la figura potrebbe essere stata
chiamata a protezione dagli annegamenti di bambini che
probabilmente avvenivano nell’adiacente fiume Meria, corso
d’acqua di portata non indifferente. Ipoteticamente all’indomani
della costruzione di un solido ponte, di cui tuttavia non posseggo
documentazione, incidenti non ne accadevano più con tanta
frequenza, e quindi san Cristoforo sarebbe stato considerato
‘superfluo’.
39
La visita a San Rocco di Molina del vescovo Carlo Ciceri risale a
lunedì 17 settembre 168524. Ciceri dà indicazioni precise:
l’inserimento nella lastra dell’altare della pietra sacra25, attualmente
solo appoggiata sulla mensa, ponendo attenzione che non si
creino asperità tali da far rovesciare il calice durante la messa; si
raccomanda di sistemare l’apertura nel tetto attraverso la quale
passa la cordicella della campana in quanto vi penetra acqua
piovana.
Il parroco di san Rocco è Orazio de Zucchi. Si apprende dal
documento26 che questi in san Rocco vi celebra la messa festiva;
Ciceri ordina che entro quindici giorni, pena una sanzione
pecuniaria di 15 scudi27, egli presenti sia l’inventario delle
suppellettili in dotazione che il libro della cassa dell’oratorio, in
quanto il vescovo evidentemente non comprende la contabilità in
assenza di elemosine e reddito dichiarati.
Interessante è notare che sono stati conservati gli appunti corsivi
in latino che successivamente sono stati trasposti in volgare per
una maggior comprensione da parte del clero residente.
24
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Carlo Ciceri, Visite
pastorali, cart. 68, fasc. III, pp. 1, 10, 25-26 e 171.
25 La pietra sacra è una lastra rettangolare consacrata dal vescovo munita di
incavo per riporvi le reliquie di santi martiri. Si trattava di una tradizione
laddove non vi fosse un altare consacrato fisso.
26 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Carlo Ciceri, Visite
pastorali, cart. 68, fasc. III, p. 171-172. In appendice fotografia del documento.
27 Ivi, pp. 10, 26.
40
Siamo sul crinale del XVII secolo: risale al 14 luglio 1699 la visita
pastorale del vescovo di Como Francesco Bonesana28. L’aula
dell’oratorio viene descritta nei particolari, comprese le macchie
di umidità dovuta alla pioggia e a cui si è già provveduto
riparando le falle del tetto; l’altare, unico, è sopraelevato e
separato da un cancello non più ligneo ma lapideo; l’area sacra è
ben illuminata da una finestra ma si chiede venga posizionata una
tavola in legno tra parete e altare per limitare la penetrazione
dell’umidità.
Sopra l’altare si trova un’opera ben diversa da quella descritta dal
Torriani nel 1670 sia nel supporto che nel contenuto
iconografico: si tratta di una tavola, quindi non più di una tela,
incorniciata da colonne lignee dipinte e dorate, recante le
immagini della Vergine col Bambino tra i santi Rocco e
Sebastiano rispettivamente a sinistra e a destra di Maria.
La sacrestia è ben tenuta, pavimentata e scialbata a dovere,
completa di armadio per i paramenti e una capsula per la
conservazione delle suppellettili sacre; manca tuttavia l’armariolo
per la conservazione del calice.
L’amministrazione delle oblazioni dei fedeli è ancora da risolvere.
28
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Francesco
Bonesana, Visite pastorali, cart. 88, fasc. I, p. 431.
41
Gli atti della visita pastorale a San Rocco di Molina del vescovo
Olgiati risalgono precisamente al 15 giugno 171229. La relazione,
precisa e dettagliata, è stilata dall’arcidiacono Stanga in visita
all’oratorio. L’edificio presenta sempre le medesime caratteristiche
ma in quest’occasione veniamo a conoscenza del numero di
finestre che illuminano l’interno del sacello: sono quattro di cui
due ai lati e una al di sopra del portale maggiore, la quarta nella
zona presbiteriale alla destra dell’altare. La zona sacra è
sopraelevata e per raggiungerla vi sono tre gradini di cui i primi
due in materiale lapideo e il terzo in legno. L’altare è in pietra e
malta e in esso è inserita la pietra sacra e è completato dalla
presenza di candelabri, una croce e la tabella secretarum.
Molte sono le novità per quanto riguarda l’arredo iconografico.
Sulla parete al di sopra dell’altare, piuttosto in alto secondo il
cronachista, è l’emiciclo nel quale ora alloggia una statua lignea
raffigurante la Beata Vergine del Carmelo recante in braccio il
Bambino, abbigliata con un vestito di seta arricchito da ricami in
oro e argento, e circondata da fiori. La nicchia è chiusa da una
lastra di vetro dotata di serratura. L’emiciclo esternamente è
arricchito da tele sistemate ai lati raffiguranti san Giuseppe,
29 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giuseppe Olgiati,
Visite pastorali, cart. 108, fasc. I, pp. 77- 81.
42
sant’Ignazio, Angeli e Anime secondo l’interpretazione dello
scrivente.
Appese probabilmente alle pareti della navata in posizioni non
precisate vi sono altre cinque tele con cornici in legno raffiguranti
santi.
Sulla parete a lato del Vangelo, alla sinistra del fedele, è un’opera
di ragguardevoli dimensioni raffigurante la Vergine col Bambino
e i santi Rocco e Sebastiano.
Trovano ancora posto due acquasantiere in corrispondenza degli
ingressi alla chiesa.
Le
rimanenti
osservazioni
riguardano
la
presenza
delle
suppellettili sacre per lo svolgimento delle funzioni liturgiche
feriali e festive.
Seguono le raccomandazioni per la gestione amministrativa e la
cura dell’immagine della Beata Vergine del Carmelo.
Con il XVIII secolo l’oratorio cambia aspetto. L’interno si è
arricchito di nuove devozioni, le funzioni liturgiche sono oramai
quotidiane. Con il tempo la trasformazione vede coinvolto anche
l’edificio dal punto di vista architettonico che andrà ad acquisire i
connotati di chiesa in stile barocchetto così come oggi la
vediamo. La popolazione di Molina contribuisce sicuramente a
questo rinnovamento, testimonianza a esempio è un cospicuo e
43
impegnativo lascito da parte di una devota abitante di Molina, la
signora Giovanna Mazzucconi.
“Io Giovanna Mazuccona del qm Antonio, et … moglie del fu Franc.co
Trichi … In tutti poi li altri miei Beni mobili, immobili raggioni et azioni,
nomi dei debitori e creditori,…instituisco mio herede universale nominandolo
con la mia propria bocca ...l’Oratorio di S. Rocco situato nella Terza di
Molina pieve di Mandello sudetto….”
L’atto notarile inedito, datato 16 settembre 1719 e redatto dal
notaio Antonio Bianchi30, prosegue sottolineando una serie di
condizioni:
“…che detta mia heredità si debbi dall’infrascripto mio esecutore
testamentario consumare in far ampliare, et restaurare l’istesso Oratorio a
maggior gloria di Dio, e dello stesso S. Rocco” …et voglio che …Giovanni
Curione figlio del fu Andrea di Molina …al quale effetto gli do a come di
ampliarrla e piena facoltà et absoluta potestà con pure generale et … che
doverà durare sino che sarà messa in decenza …”
Risulta chiaro che alla data del 1719 è in programma un
ampliamento e una ristrutturazione dell’edificio, che in base alla
30
ASMi, Fondo notarile, cart. 39308, Atto del notaio Antonio Bianchi fu
Gabriele, di Mandello. Documento inedito, per gentile concessione di Rina
Compagnoni.
44
mappa catastale del 1722 non è ancora in attuazione31. La
Mazzucconi pone condizioni imprescindibili: nel caso in cui
Giovanni Curioni non potesse mantener fede al testamento,
l’incarico viene ceduto all’Arciprete Giuseppe Zucchi figlio di
Luigi di Molina, e nel caso mancasse anch’egli per qualunque
ragione prima del termine dei lavori, che per l’ampliamento e la
ristrutturazione vengano nominate sue persone di fiducia.
Il 23 agosto 1736 è la visita pastorale del vescovo di Como
Alberico Simonetta alla chiesa di San Rocco, citata testualmente
“S.ti Rochi Oratorium Moline Vicariatri Mandelli”32. Le
osservazioni sono trascritte dal canonico della cattedrale
Giuseppe Carcano. San Rocco viene trattata in quattro pagine
fitte di dettagli sia nell’ubicazione, a mezzo miglio dall’arcipretale
di San Lorenzo, che nella descrizione architettonica, degli arredi e
delle dotazioni per la liturgia.
L’oratorio ha, come nel passato, una piccola campana posta sul
lato destro del tetto dell’edificio, dotata di una corda che penetra
all’interno attraverso un’apertura.
La chiesa è accessibile da due ingressi forniti di acquasantiera in
pietra: il portale maggiore, che ai lati ha due finestre munite di
31
Vedi più avanti le figure 8 e 9.
- Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Alberico Simonetta,
Visite pastorali, cart. 119, fasc. I, pp. 75-78.
32ASDCo
45
sbarre di ferro ha un’acquasantiera lapidea posata su di una
colonnina in pietra; l’altro ingresso è posto vicino all’altare e è
fornito di acquasantiera inserita nel muro.
L’ unico altare è separato dal corpo dell’oratorio da una balaustra
in pietra (“cancellos lapideos”).
Troviamo alcune importanti novità: l’altare è stato eretto
recentemente dalla Confraternita del Carmine, fondata il 22
novembre 1730 e confermata dal Papa il 10 luglio 1732.
La situazione decorativa sopra l’altare ha subito alcune modifiche:
è sempre presente l’emiciclo chiuso da lastra di vetro a protezione
della statua della Beata Vergine del Carmelo, qui descritta
abbigliata con un vestito di seta e ornata con una corona
d’argento sul capo; a lato della nicchia sono poste due tavole
lignee sulle quali sono dipinti angeli a completamento
dell’immagine sacra. Ciò significa che o le tavole precedenti con i
santi Ignazio e Giuseppe descritte dall’Olgiati nel 1712 sono state
sostituite, oppure il vescovo le ha omesse nel corso della
descrizione dell’area sacra.
La sacrestia è adibita a spogliatoio del clero celebrante e contiene
un lavacro per lavarsi le mani prima e dopo la funzione liturgica,
l’armadio e l’armariolo. Simonetta sottolinea come le suppellettili
sacre custodite nell’armariolo siano ben pulite. La relazione si
conclude con alcune note amministrative.
46
Nell’estate del 1756 si svolge la visita pastorale del vescovo di
Como Agostino Maria Neuroni. San Rocco di Molina viene
visitata due volte: la prima tra il 16 e il 17 giugno, la seconda il 24
giugno33. Tra i documenti si rileva a p. 66 la minuta sulla quale
sono state successivamente stese alcune righe di cancellazione. La
relazione ufficiale quindi risulta essere 24 giugno 1756 a p. 81. Per
quanto riguarda l’edificio non vi sono novità ma veniamo a
conoscenza dell’istituzione della cappellania34 a favore del defunto
Antonio Invito o Inviti per lo svolgimento di messe quotidiane in
sua memoria.
Il vescovo Mugiasca, in visita il 26 giugno del 1768, incontra i
responsabili della confraternita del Carmine dell’oratorio di San
Rocco a Molina35ordinando loro il colore della veste che deve
essere verde, il calendario delle ricorrenze d’obbligo, e chiarezza
nella contabilità. Leggendo quanto riportato nella successiva visita
datata 18 luglio 178536, redatta dal cancelliere incaricato Giovanni
Battista Gaddi, si apprende che la Confraternita ha arricchito
notevolmente l’oratorio dal punto di vista cultuale acquisendo
33
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Agostino Maria
Neuroni, Visite pastorali, cart. 138, fasc. II, pp. 66, 81.
34 Lascito da parte di un fedele le cui rendite sono destinate a scopo di culto.
35 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giambattista
Mugiasca, Visite pastorali, cart. 174, pp. 237, 242.
36 Ivi, p. 953-954.
47
reliquie attestate alla Beatissima Vergine e san Rocco, che sono
custodite in teche distinte, e reliquie dei santi Biagio, Ferdinando,
Venanzio, Lorenzo e Camillo de Lellis collocate in un reliquario
unico e corredate di sigillo che ne garantisce l’autenticità. I calici
per la celebrazione sono due, ben conservati.
Le rendite della confraternita si devono a due cappellanie,
Antonio Inviti e Alippi, e ai legati rispettivamente di Camillo
Angeloni e di Fasoli, nonché alle elemosine dei fedeli.
Un interessante documento notarile si colloca in questo stesso
periodo e risale al 19 gennaio 178237: Carlo Giuseppe Gaddi di
Mandello viene nominato esecutore testamentario dall’Arciprete
Giuseppe Zucchi e dal priore della Confraternita dell’Oratorio di
San Rocco a Molina per tener fede a quanto voluto da Giovanna
Mazzucconi nel 1719. Dall’atto notarile si deduce che sono
probabilmente iniziati i lavori di ampliamento e ristrutturazione
della chiesa ma non sono ancora ultimati.
Ritengo perciò che si debba collocare in questo periodo la
datazione dei lavori di ampliamento dell’edificio che risultano in
un suo innalzamento e un avanzamento verso la piazza della parte
37 ASCo, Fondo notarile, atto del notaio Antonio Carizzoni fu Gaspare, di
Bornico. Per gentile concessione di Rina Compagnoni.
48
di fabbricato relativa alla facciata e porzione d’ingresso. Di questa
ristrutturazione settecentesca non esistono allo stato attuale
documenti che indichino il progettista, a quale bottega si debbano
i lavori e la data di esecuzione degli stessi. Tuttavia sia la mappa
catastale del 1722 confrontata con quella del 1860 (Figure 8 e 9)
che la descrizione che ne abbiamo al 1736 sono in grado di
fornire un dato chiarissimo, ovvero che l’edificio fu ampliato
sicuramente dopo il quarto decennio del Settecento.
Le testimonianze di alcuni abitanti della frazione raccontano della
presenza di una cantorìa, ancora entro fine del XX secolo, posta
sopra il portale maggiore, illuminata dalle due grandi finestre,
quella della facciata e quella presente sul lato, poste alla medesima
altezza. Purtroppo il dato non è supportato da documenti scritti o
fotografici e resterà unicamente tradizione orale, almeno fino al
reperimento di nuove fonti documentali.
La visita pastorale di Giuseppe Bertieri, vescovo di Como, si
colloca il 19 agosto del 179038. La relazione è essenziale, redatta
su un modello prestampato, riporta in calce la firma dell’Arciprete
Giovanni Buzzi presente durante la visita pastorale: non aggiunge
nulla di nuovo a quanto già descritto in precedenza.
38 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giuseppe Bertieri,
Visite pastorali, cart. 194, pp. 83-84.
49
Figura 8- Archivio di Stato di Como, Mappa catastale, Molina, 1722. Part.
50
Figura 9- Archivio di tato di Como, Mappa catastale, Molina, 1860. Part.
51
Il vescovo di Como Carlo Romanò39 visita San Rocco circa
cinquant’anni dopo e la popolazione di Molina lo accoglie il 18
luglio 1838. Le osservazioni del vescovo sono:
“Nell’oratorio di S. Rocco di Molina. Tutto in ordine.”
La successiva visita pastorale nella pieve di Mandello è del
vescovo di Como Adolfo Luigi Pagani e risale al novembre del
192940. Apprendiamo che ora nella Chiesa si trova il confessionale
per le donne, una portineria, il tabernacolo sull’altare. Ma
soprattutto ci informa che si sta valutando la ristrutturazione
dell’oratorio:
“Avvisare ai mezzi per l’ampliamento della Cappella. Questione tante volte
agitata ma difficile”41.
39 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Carlo Romanò,
Visite pastorali, cart. 203, fasc. III, p. 75.
40 ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Adolfo Luigi
Pagani, Visite pastorali, cart 242 C, pp. 31-46, 79-82, 116-117.
41 A questo proposito esiste un fitto scambio epistolare conservato presso
l’Archivio della Diocesi di Como degli anni 1924 e 1925 tra il vescovo Macchi
e Paolo Mezzanotte per il progetto di un nuovo edificio ecclesiastico per la
frazione di Molina, documenti che meritano un maggiore e più completo
approfondimento. Sappiamo che dagli anni ‘30 inizia un dibattito territoriale
che porterà alla costruzione della Chiesa del Sacro Cuore, voluta dal vescovo e
dalla popolazione per sostituire la piccola chiesa di San Rocco divenuta
insufficiente rispetto al numero degli abitanti che vi afferiscono e che
lamentavano, inoltre, la distanza eccessiva dall’arcipretale di San Lorenzo delle
frazioni a monte della nuova ferrovia. Si veda: G. GATTI, a c. di, 1942 – Chiesa
del Sacro Cuore – 1992, cinquantesimo di consacrazione, in “Voci della Grigna”,
supplemento, 1992.
52
In un secondo documento si comprende la ricchezza dei tesori
che San Rocco possiede nel 192942:
“S. Rocco di Molina. È antica, come lo dimostra la volta ad archi, e serve
per la frazione di Molina. Appartiene alla Fabbriceria, la quale ha
provveduto in questi ultimi mesi alla sua restaurazione, con non poca spesa.
Vedi a parte l’inventario.”
San Luigi e San Giuseppe in sacrestia, San Rocco a sinistra, al
centro la madonna con vestita grigio, Quadro grande con la
Madonna del Rosario a sinistra dell’ingresso, confessionali in
sacrestia
Con la consacrazione della nuova Parrocchia di Molina secondo
regio decreto del 2 gennaio 1936, la popolazione delle frazioni di
Molina, Motteno, Rongio, Palanzo e Tonzanico ha una nuova
chiesa, il Sacro Cuore – la “Gesa Noeuva” -, che viene consacrata
il 7 giugno 1942. Da San Rocco vengono prelevate per essere
conservate nella nuova parrocchiale le statue della Beata Vergine
del Carmelo e di San Rocco, le suppellettili e gli arredi sacri.
Avendo quindi perduto la centralità cultuale in Molina dal
momento della consacrazione della nuova chiesa, dell’oratorio di
San Rocco si perdono le notizie.
42
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Adolfo Luigi
Pagani, Visite pastorali, cart 242 C, pp. 79-82. In appendice fotografia del
documento.
53
Tuttavia si tramandano dopo la data del 1942 tradizioni orali delle
quali ho raccolto testimonianza e che illustro qui di seguito nei
fatti più significativi43.
Dal 1946 per circa dieci anni la sacrestia diventa sede della banda
comunale. Nella navata della chiesa si sono avvicendati dapprima
un fabbro e successivamente un verniciatore.
Il campanile della chiesa di San Rocco rimane l’unica voce
dell’oratorio dopo il 1942: si suonano le campane in occasione
delle festività più importanti.
A seguito dell’interessamento della popolazione di Molina
vengono avviati negli anni ‘60 lavori di ristrutturazione con
l’intento di riconsegnare alla piccola chiesa la dignità perduta.
Mi è stata segnalata la presenza di una cantorìa posta al di sopra
del portale d’ingresso alla quale si accedeva con scala a chiocciola
in ghisa traforata44, struttura risalente al XVIII secolo come
intuibile dalla posizione elevata delle due finestre dell’avancorpo
progettate
sicuramente
allo
scopo,
rimossa
durante
la
ristrutturazione del XX secolo.
L’antica statua di San Rocco, portata nella chiesa del Sacro Cuore
con solenne processione nel 1942, viene ricollocata nella nicchia
43
Ringrazio per le notizie Antonio Balbiani, che ha pubblicato molti contributi
sulla storia del territorio e in particolare sulla Chiesa di San Rocco, e Lazzaro
Poletti.
44 La produzione della ghisa è diffusa in Europa dal Medioevo.
54
sopra l’altare; per l’immagine della Beata Vergine del Carmelo si
provvede sostituendola con una nuova opera lignea.
L’aspetto attuale dell’edificio internamente si deve a una seconda
ristrutturazione avvenuta tra il febbraio e il luglio del 2002.
Attualmente il parroco della chiesa del Sacro Cuore, don Pietro
Mitta, svolge settimanalmente funzioni liturgiche nell’antico
oratorio di San Rocco.
55
BIBLIOGRAFIA
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Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1997.
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Le decorazioni in stucco di David Reti, 2006.
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Roch, Incunabolo, (Parigi, Jean Herouf, 1494), Morgan Library,
New York, PML 755547, Associazione Italiana San Rocco di
Montpellier, Centro Studi Rocchiano, 2001.
P. BRAUN, H.J. GILOMEN, La diocesi di Como. L’arcidiocesi di
Gorizia. L’amministrazione apostolica ticinese, poi diocesi di Lugano.
L’arcidiocesi di Milano, in “Helvetia Sacra”, sez. I, vol VI, 1989.
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nel folklore ed a Venezia, Venezia 1995.
G. GATTI, a c. di, 1942 – Chiesa del Sacro Cuore – 1992,
cinquantesimo di consacrazione, in “Voci della Grigna”, supplemento,
1992.
59
P. PIVA, (a c. di), Arte medievale : le vie dello spazio liturgico, Jaca
Boook, Milano, 2010.
A. RIGON, A. VAUCHEZ (a c. di), San Rocco : genesi e prima
espansione di un culto : incontro di studio, Padova 12-13 febbraio 2004,
Bruxelles, 2006.
S. MONTI, Atti della visita pastorale diocesana di f. Feliciano Ninguarda
vescovo di Como : 1589-1593,ordinati e annotati dal sac. dott. Santo Monti
e pubblicati per cura della Società storica comense negli anni 1892-1898,
Como, 1992.
M.L. PISTOI, Il ferro e l’acciaio, in C. MALTESE (a c. di), Le
tecniche artistiche, Milano, 1973.
A. ROSSI, L’opera di riforma di Giovanni Antonio Volpi a Como
attraverso le visite pastorali (1567-1578), Tesi di Laurea inedita,
Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia,
AA. 1993-1994.
60
APPENDICE
61
ASDCo, Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo
Francesco Bonomi, Visite pastorali, cart. 2, 1578, p. 475.
63
ASDCo, Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni
Antonio Volpi, Visite pastorali, cart. 5, fasc. 11,p. 31
64
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Lazzaro
Carafino, Visite pastorali, cart. 46, fasc. III, p. 3.
65
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Giovanni
Ambrogio Torriani, Visite pastorali, cart. 50, fasc. II, p. 412.
66
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Carlo
Ciceri, Visite pastorali, cart. 68, fasc. III, p. 171.
67
ASDCo - Diocesi, Atti della visita apostolica del vescovo Adolfo
Luigi Pagani, Visite pastorali, cart 242 C, pp. 79-82. Quattro fogli.
68
69
70
71
72
INDICE
3
Prefazione
5
Introduzione
9
La chiesa
23
Dalle origini fino al 1942
55
Bibliografia
59
Appendice
75
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