SCHEDA PROGETTO AVVENTO 2015
“Noi che cosa dobbiamo fare?"…"Siate misericordiosi come il padre"
PROPOSTA ALLE SCUOLE DELL’INFANZIA della FISM
Introduzione
"Noi che cosa dobbiamo fare?" Questa è la domanda che la folla, i soldati e i farisei
rivolgono a Giovanni il Battista nel vangelo della 3° domenica di Avvento. I bambini, ma
anche gli adulti, hanno spesso a che fare con questa incertezza rispetto alle piccole e
grandi scelte e alle vicende della propria esistenza. Anche a livello comunitario ci si trova
spesso davanti a dei bivi, a delle paure, a delle speranze… In questo cammino ci
confortano le chiare indicazioni che il Papa ha rivolto ripetutamente in parole ed opere a
tutti noi, anche attraverso la decisione di indire il Giubileo della Misericordia, a cui ci
siamo riferiti per le proposte animative di questo Avvento. Così all’interrogativo "Noi che
cosa dobbiamo fare?" vogliamo e possiamo rispondere con il motto scelto dal Papa per il
Giubileo "Siate misericordiosi come il Padre" (Lc 6,36).
Obiettivo della proposta
Condividere degli strumenti con i parroci e le équipe delle scuole dell'infanzia FISM della
nostra diocesi per Vivere più intensamente e collegialmente (a livello di Chiesa
Diocesana)con i bambini e le famiglie il momento forte dell'Avvento per prepararsi al
Natale, avendo a cuore le persone che soffrono.
Proposte e strumenti per sensibilizzare e animare
Vengono proposte delle attività da cui trarre spunti per lavorare con i bambini. Le
maestre potranno utilizzare le attività in maniera integrale oppure estrapolarne alcune
parti per poi modificarle o integrarle a seconda delle loro esigenze, di quelle dei bambini,
del piano dell’offerta formativa della scuola, ecc.
Si parte dal libro “Una sera in una stalla…” di Guido Visconti e Alessandra
Cimarosa, Edizioni Arka, 2003.
Questo libro è già stato utilizzato con buoni risultati in alcune scuola
dell'infanzia FISM negli anni scorsi (la Caritas diocesana ha a disposizione
copie di questo libro che sono a disposizione per le scuole dell’infanzia
della Fism).
In una stalla sulle colline di Betlemme, c’è un vecchio bue in attesa del suo padrone. Una
sera di vento freddo, riscalda tutti gli animali a cui offre riparo (arrivano uno alla volta: una
colomba, un leprotto, due caprette, degli uccelli, delle pecore). Ci sarà ancora spazio
nella sua stalla quando un asino verrà a chiedergli ospitalità? L’asino porta con sé una
giovane donna che sta per partorire e suo marito. Nella storia sono molto presenti i temi
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dell’attesa, dell’accoglienza, dell’unità. In particolare i temi della misericordia e
dell’accoglienza sono simboleggiati dal caldo della stalla, creato anche dall'alito del bue,
che si contrappone al freddo dell’esterno causato dalle intemperie.
Il tepore della stalla può rappresentare l'amore che Dio dona per primo e gratuitamente
a tutti noi, indistintamente. Siamo amati, ma siamo anche capaci di amare. Come il bue
riesca a concedere calore (amore) così anche ogni bambino può a sua volte creare
calore, portare caldo laddove c'è freddo.
Come? Con il lumino (la fiamma scalda il bicchiere che contiene il lumino). Esso può
scaldare, una volta acceso, le mani dei bimbi che sono dentro alla stalla nella classe, ma
può anche scaldare, una volta acceso, le mani di altre persone: dei propri genitori, dei
propri nonni, dei propri vicini, dei propri amici, delle persone che sono alla festa di Natale
della Scuola dell’infanzia, delle persone che sono alla messa domenicale, degli anziani
della casa di riposo, ecc. ecc.
I bambini in questo modo scoprono che sono amati da Dio e capaci di amare se stessi (il
calore che scalda le proprie mani) e gli altri (il calore del proprio lumino che scalda le
mani delle persone che stanno vicine).
Il fuoco però che scalda si può spegnere, bisogna custodirlo, bisogna saperlo accendere
quando c'è freddo e spegnerlo quando c'è caldo, ecc.
Il fuoco lo ha inventato Dio ed è lui che ce lo dona per primo e gratuitamente (cero
pasquale, rito del battesimo, ecc.). Il vero calore, quello che riscalda sempre, quello che
non fa patire mai freddo viene da Dio, passa (o può passare da noi) e a lui ritorna:
l'amore Dio lo dona a noi e noi possiamo donarlo a tutto ciò che ci circonda (compresi
noi stessi) e a lui ritorna per maggior gloria sua (non nostra).
ATTIVITA’ 1 (narrazione della storia suddivisa in uno o più incontri)
Si può raccontare la storia suddivisa in uno o più incontri (per esempio nelle 4 settimane
dell’Avvento) dove episodio dopo episodio si svolge la narrazione: arrivo di un animale
alla volta, la nascita di Gesù, ecc. In questo modo si crea un vero e proprio senso di
attesa e di stupore che stimola la curiosità e la fantasia dei bimbi.
Per ogni incontro si possono tenere le seguenti attenzioni:
- La storia non dovrebbe essere letta, ma raccontata da una figura quasi magica
(per es. un angelo) che di volta in volta si presenta (in carne ed ossa quindi per es.
una maestra travestita) nell’aula e narra ai bambini un pezzo della storia
chiedendo loro di fare qualcosa (costruire gli animali che di volta in volta si
presentano nella stalla) e portando loro i materiali che occorrono (carta, forbici,
materiale per decorare, caffè, cacao, paglia, i lumini, ecc.)
- Creare un’atmosfera suggestiva: musica, luci soffuse, profumi, calore, ecc.
- Costruire assieme ai bimbi, o farsi aiutare da un genitore o un nonno, una stalla in
cui mettere gli animali (che rimanga nell’aula fino a Natale)
- La stalla dovrebbe essere abbastanza grande ma anche trasportabile per essere
utilizzata eventualmente anche in una Celebrazione Eucaristica (es. la messa di
Natale) in chiesa, oppure usata nella festa di Natale a scuola con i genitori, oppure
in una festa in parrocchia, ecc.
E' importante che si aggiunga alla storia la narrazione e la lettura della Parola di Dio su
questi temi e avvenimenti. Il gusto della Parola non può mancare per dare fondamento
pieno alla Salvezza, alla Speranza, alla Gioia. Gesù che nasce non sarà solo il nuovo
padrone (nel linguaggio del bue), ma sarà il Salvatore del Mondo.
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Riflessioni che sottostanno al lavoro coi bambini:
1) Questa dinamica non riguarda solo i bambini ma anche i genitori ( nonni, amici,
ecc.) perché vivono di riflesso tale attesa influenzati dai bambini, in questo senso
sarebbe molto bello fare una festa di chiusura dell’Avvento in cui vengono invitati i
genitori, i fratelli, gli amici, ecc. a vedere fisicamente la “stalla” in cui si è svolta
tutta la storia con la stessa atmosfera (luce soffusa, musica, profumi, sostanze da
toccare, esperienza del calore del lumino, ecc.).
2) Nella stalla, come nella vita, sia fuori che dentro ognuno di noi, ci sono cose belle e
cose brutte, ma possono coesistere in un’unica stalla e in un unico luogo. Tutto ciò
non impedisce alla stalla di essere un luogo gioioso e accogliente, con la porta
aperta per ospitare coloro che "bussano". Il bue pur essendo in una stalla (odori
cattivi, fieno pungente, non con tutti i confort, ecc.) ed essendo preoccupato
perché non arriva il suo padrone riesce comunque ad essere accogliente, ad
essere prossimo agli altri (il fiato che riscalda) , a creare un bel clima nella stalla, ad
accogliere la famiglia con il bimbo che nasce. Le cose belle e brutte, che ci
piacciono o non ci piacciono, le cose diverse tra loro, ecc. possono coesistere in
uno stesso posto e la risultante di questo processo può essere una cosa bella. A tale
proposito esistono molte proposte di attività concrete da poter svolgere insieme
con i bimbi per poter "gustare" la bellezza della coesistenza delle diversità in un
medesimo luogo e tempo (chi lo desiderasse può contattare la Caritas Diocesana
per avere informazioni).
3) Il bue ci insegna anche che lui è vecchio e non riuscirebbe da solo ad ospitare la
famiglia. Lui capisce ed ammette, senza scandalizzarsi, che non si riesce sempre
ad aprire tutta la porta a tutti (accetta i suoi limiti). Il bue condivide questa sua
difficoltà e fragilità, associata al desiderio di non lasciare fuori nessuno, con tutte gli
altri animali della stalla (i quali hanno goduto dell’accoglienze del bue, del suo
fiato caldo, della sua disponibilità, ecc.) e sono proprio questi che, in nome
dell’accoglienza ricevuta, e basandosi sulle loro forze (che in quel momento sono
maggiori di quelle del bue) decidono di accogliere la famiglia
ATTIVITA’ 2 (esperienza concreta)
Far vivere ai bambini in prima persona l’esperienza concreta dell’essere accoglienti e
misericordiosi come il bue.
Dopo aver vissuto la "magia" del calore nella grotta nella classe a scuola il bambino può
sperimentare la possibilità di essere lui donatore di calore attraverso la consegna del
lumino, scaldando le mani di altre persone dopo che lui si è scaldato le sue. Questo
potrebbe essere fatto in tanti modi, ve ne proponiamo alcuni:
1) I bambini possono portare a casa loro il lumino per scaldare le mani dei genitori,
fratelli, zii, amici, ecc. Per completare questo gesto simbolico i bambini
singolarmente possano prendersi l’impegno a casa di costruire piccole azioni
accoglienti-misericordiose con i propri nonni, con dei parenti non più giovani,
con degli amici di famiglia, con dei vicini, con i nonni che eventualmente la
parrocchia accoglie nelle proprie case di riposo o che segue a casa tramite la
Caritas zonale, ecc.
2) L’intero gruppo classe con le maestre potrebbe andare a trovare il nonno/a di
un bambino non per forza in una situazione di difficoltà, ma anche in un luogo
in cui l’anziano è protagonista (es. l’orto , l’associazione di volontariato in cui
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presta servizio, ecc.) donandogli il lumino e ascoltando quello che ha da
raccontare. Abbiamo suggerito l'incontro del gruppo con un anziano perché è
stato sperimentato da molte scuole dell'infanzia che il confronto
intergenerazionale per i bambini di questa età è molto arricchente e stimolante.
Ciò non toglie che si possa fare la stessa cosa con altre persone per es. di altre
nazionalità, con delle disabilità (es. Goccia di Speranza, Case della Carità, …),
ecc.
ATTIVITA’ 3 condivisione e verifica
E' bene che questi impegni (singoli o di gruppo) o comunque questa esperienza del
percorso fatto (la grotta, la storia, ecc.) possa essere condivisa e verificata in un incontro
apposito. In tal modo i bambini possono apprendere gli uni dagli altri aiutati dalle maestre
(evitando assolutamente qualsiasi forma di giudizio o di competizione o competitività).
Concretamente si deve cercare di aiutare i bambini a pensare come hanno prestato
fede al loro impegno di scaldare le mani di altri. Le domande che si possono porre sono:
quali persone hai scelto? Perché? Come è andata? Cosa è andato bene e cosa è
andato male? Perché?
Chiediamo alle maestre di scrivere le cose che sono andate bene su una mattonella (o
anche su un cartoncino) e le cose che non sono andate bene invece su un pezzo di
legno (o su un cartoncino). Invece delle maestre possono essere i bambini stessi che
disegnano, colorano, abbelliscono con materiali vari, ecc. la/le mattonelle e il/i pezzi di
legno (vedi attività n.4).
ATTIVITA’ 4 giornata giubilare della pace 1 gennaio 2015
Il Giubileo della Misericordia indetto dal Papa viene celebrato in varie giornate giubilari
uguali in tutto il mondo, tra queste vi sarà Venerdì 1 gennaio, solennità di Maria Madre di
Dio e giornata mondiale per la pace. Per tale occasione nella nostra diocesi verrà
proposto, al pomeriggio a Reggio Emilia, un incontro diocesano nel quale vi potrebbe
essere la conclusione delle attività proposte ai bambini della diocesi per l’Avvento.
Verranno fornite maggiori dettagli nelle prossime settimane.
PER INFORMAZIONI E CONTATTI
Caritas Diocesana
Settore Animazione
Tel. 0522/922520
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