Collaudo statico dei solai Il collaudo statico rappresenta il giudizio sul comportamento e le prestazioni delle parti dell’opera che svolgono funzione portante. Tale giudizio riguarda, oltre la “collaudabilità” e la conseguente “sicurezza”, anche la “durabilità”. Nessuna opera può essere messa “in esercizio” senza che prima sia avvenuto il collaudo statico. Il collaudo va eseguito, tranne casi particolari, in corso d’opera quando vengono inseriti elementi strutturali non più ispezionabili, controllabili e collaudabili a seguito del proseguire / / della costruzione. Tutte le opere di ingegneria civile, regolamentate dal D.M. 14/01/2008, sono soggette a collaudo statico che deve comprendere (con riferimento al cap. 9 dello stesso Decreto) i seguenti adempimenti: – il progetto dell’opera, dell’opera l’impostazione generale della progettazione nei suoi aspetti strutturale e geotecnico, gli schemi di calcolo e le azioni considerate; – le indagini eseguite nelle fasi di progettazione e costruzione come prescritte nella specifica normativa; – la “relazione a struttura ultimata” del Direttore dei lavori, ove richiesta. Infine, nell’ambito della propria discrezionalità, il Collaudatore potrà richiedere di effettuare tutti quegli accertamenti, studi, indagini, sperimentazioni e ricerche utili per formarsi il convincimento della sicurezza, della durabilità e della collaudabilità dell’opera, quali in particolare: – prove di carico; – prove sui materiali messi in opera, anche mediante metodi non distruttivi; – monitoraggio programmato di grandezze significative del comportamento dell’opera da mantenere in atto, eventualmente anche dopo il collaudo della stessa. febbraio 2014 Sempre nell’ambito delle sue responsabilità, il Collaudatore dovrà, inoltre, verificare: 1 NEWSLETTER del LATE ERIZIO – controllo di quanto prescritto per le opere eseguite, sia con materiali regolamentati dal D.P.R. 06/06/2001, n. 380, Leggi n. 1086/71 e n. 64/74, sia con materiali diversi; – ispezione dell’opera, sia nelle varie fasi costruttive degli elementi strutturali (ove il Collaudatore sia nominato in corso d’opera), sia nel suo complesso, con particolare riguardo alle parti più importanti. L’ispezione dell’opera verrà eseguita alla presenza d l Direttore del Di d i lavori dei l i e del d l Costruttore, C confrontando f d in i contraddittorio ddi i il progetto depositato in cantiere con il costruito. Il Collaudatore controllerà, altresì, che siano state messe in atto le prescrizioni progettuali e siano stati eseguiti i controlli sperimentali. Quando la costruzione è eseguita in procedura di garanzia di qualità, il Collaudatore deve prendere conoscenza dei contenuti dei documenti di controllo della qualità e del registro delle non conformità; – esame dei certificati delle prove sui materiali, articolato come segue: • accertamento del numero dei prelievi effettuati e della sua conformità alle p p 11 del D.M. 14/01/2008; / / ; prescrizioni contenute al cap. • controllo che i risultati ottenuti dalle prove siano compatibili con i criteri di accettazione fissati nel citato cap. 11; – esame dei certificati di cui ai controlli in stabilimento e nel ciclo produttivo, previsti al cap. 11; – controllo dei verbali e dei risultati delle eventuali prove di carico fatte eseguire dal Direttore dei Lavori. Norme di riferimento Il riferimento generale al collaudo è nell’art. 7 della Legge n. 1086 del 5/11/71. Si prescrive l’obbligo del collaudo statico per tutte quelle opere in cemento armato e acciaio per le quali esista la necessità di assicurare la perfetta stabilità e sicurezza, precisando anche i tempi e le modalità d li à operative. i Il D.P.R. 6/06/2001, n. 380, “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”, richiama, all’art. 67, tale legge, in base alla quale “il collaudo statico deve essere eseguito da un ingegnere o da un architetto, iscritto all’albo da almeno dieci anni, che non sia intervenuto in alcun modo nella progettazione, direzione ed esecuzione dell’opera”. Il D.M. 14/01/2008 definisce le relative modalità con maggiori dettagli. Prove di carico L’art. L’ t 9.2. 9 2 del d l D.M. D M 14/01/2008 regolamenta l t le l procedure d per le l prove di carico. i Q t Queste, quando ritenute necessarie dal Collaudatore, dovranno confermare la corrispondenza del comportamento teorico e quello sperimentale. Le prove devono essere effettuate solo allorquando i materiali degli elementi sottoposti a collaudo hanno raggiunto le resistenze previste per il loro funzionamento finale in esercizio (maturazione). Lo svolgimento deve avvenire con le modalità indicate dal Collaudatore che se ne assume la piena responsabilità, mentre, per quanto riguarda la loro materiale attuazione, è responsabile il Direttore dei lavori. Il Collaudatore, Collaudatore infatti, infatti stabilisce, stabilisce dapprima, dapprima un programma di prove indicando le procedure di carico e le prestazioni, in termini di deformazioni, che devono essere attese. Tale programma viene reso noto al Direttore dei lavori, il quale provvederà alla sua attuazione, nonché al Progettista e al Costruttore. Nel collaudo statico si terrà conto di quanto indicato nel cap. 4 per i vari materiali. Le prove di carico accertano il comportamento delle opere sotto le azioni di esercizio. Di conseguenza, esse devono essere tali da indurre le sollecitazioni massime di esercizio per combinazioni caratteristiche (rare). In relazione al tipo della struttura ed alla natura dei carichi, poi, le prove possono essere convenientemente protratte nel tempo, ovvero ripetute su più cicli. L’esito della prova andrà valutato sulla base dei seguenti elementi: – le deformazioni crescano all’incirca in maniera proporzionale alla entità dei carichi; – nel corso della prova non si siano prodotte fratture, fessurazioni, deformazioni o dissesti che compromettano la sicurezza o la conservazione dell’opera; – la deformazione residua, dopo il primo raggiungimento del valore del carico massimo, non superi una quota parte di quella totale commisurata ai prevedibili assestamenti iniziali di tipo anelastico della struttura oggetto della prova. Nel caso, invece, che tale limite venga superato, prove di carico successive devono indicare che la struttura tenda ad un comportamento elastico; ‐ la deformazione elastica risulti non maggiore di quella calcolata. febbraio 2014 Collaud do statico o dei solaii 2 Il giudizio definitivo sull’esito della prova è emesso dal Collaudatore sotto la sua responsabilità. L’art. 6, lett. c, della Legge n. 1086/71, attribuisce, oltre che al Collaudatore, anche al Direttore dei Lavori la facoltà di eseguire prove di carico. Le competenze delle due figure sono, però, diverse tra loro, come chiarisce la Circolare del Ministero LL.PP. n. 19581 del 31/07/79. Infatti, mentre per il Direttore dei Lavori la facoltà di eseguire e verbalizzare prove di carico concerne una semplice attività fra quelle a lui attribuite, per il Collaudatore l’operazione rappresenta una valutazione ed un giudizio finale definitivo sulla validità e sicurezza delle strutture realizzate. Il Collaudatore può anche fare proprie le prove di carico eventualmente eseguite dal Direttore dei Lavori. Operazioni di collaudo febbraio 2014 Fig. 1 - Esempio di tabella per la registrazione dei dati rilevati nel caso di una prova di carico. 3 Collaud do statico o dei solaii La prova di carico, perché sia efficace, non può avere luogo prima che siano trascorsi 28 giorni dall’ultimazione del getto del calcestruzzo. Essa, come già detto, deve essere programmata e svolta secondo le modalità indicate dal Collaudatore, che se ne assume la piena responsabilità. La sua materiale attuazione (in particolare, con la predisposizione degli eventuali puntellamenti cautelativi) si svolge, però, sotto la responsabilità del Direttore dei Lavori. È ovvio che anche il Progettista delle strutture ed il Costruttore debbano essere messi al corrente del programma delle prove. I carichi di prova, di solito uniformemente distribuiti, debbono essere tali da indurre nella striscia di solaio caricata (striscia che si sceglie sufficientemente distante dai sostegni paralleli al senso di orditura per risentire il meno possibile del loro effetto di sostegno) la sollecitazione massima di esercizio per “combinazioni combinazioni rare” e, in relazione al tipo di struttura ed alla sua destinazione d’uso, essi dovranno essere convenientemente protratti nel tempo. Poiché i carichi saranno gradualmente crescenti fino al loro valore massimo, una prima valutazione positiva si potrà trarre dalla osservazione dell’esistenza, entro certi limiti, di una proporzionalità fra le deformazioni ed i carichi stessi. Raggiunto il carico massimo, questo viene mantenuto per almeno 12 ore per consentire l’assestamento del solaio. Condizione necessaria per esprimere un secondo giudizio positivo, è che la deformazione elastica, misurata dopo l’avvenuto assestamento, non superi quella teorica. In pratica, per misurare i i cedimenti, di i sii dispongono, di prima i delle d ll operazioni i i di carico, i degli d li strumentii di misura i (flessimetri, ecc.) in corrispondenza degli appoggi e del prevedibile punto dove la deformazione sarà massima (più semplicemente in mezzeria). Dopo essersi accertati che gli strumenti siano stati azzerati, si può dare inizio alle operazioni di carico. Si dispongono inizialmente i carichi in prossimità degli estremi della fascia di solaio presa in considerazione (cioè degli appoggi) e si avanza verso la mezzeria operando per strati. Man mano che si procede nel carico, si compila una tabella del tipo di fig. 1, dove viene riportata l’ora di osservazione, il carico registrato in quel momento, la media delle deformazioni sugli pp gg ((letture ai flessimetri f1 ed f2) e la lettura in campata p ((flessimetro f1‐2)). Raggiunto gg appoggi il massimo carico, si faranno due letture: una al momento del suo raggiungimento e l’altra dopo il tempo stabilito per l’assestamento a pieno carico (di solito 12 ore). Si comincia, quindi, a scaricare la struttura ripetendo le operazioni in senso inverso a quelle di carico, procedendo dal centro verso gli appoggi e sempre per strati successivi, riportando i valori delle letture, fatte agli intervalli stabiliti, sulla stessa tabella. Se la deformazione residua non supera una quota parte di quella totale commisurata ai prevedibili assestamenti iniziali di tipo anelastico e se non si sono provocate lesioni o dissesti che compromettano la stabilità o la conservazione del solaio, allora si può dare una terza valutazione positiva che, sommata alle precedenti, diviene un giudizio positivo definitivo. Se, invece la deformazione residua supera le aspettative, invece, aspettative sarà necessario accertare, accertare con altre prove di carico, se il solaio tenda ad un comportamento elastico. Nella misurazione delle frecce di inflessione, bisogna tenere conto di due fattori fondamentali: 1. sotto l’effetto dei carichi, si deforma non solo il solaio ma anche ciascuna delle travi da cui il solaio è portato. Poiché, in genere, interessa conoscere solo il comportamento del solaio, è necessario depurare la freccia di quest’ul‐timo dell’abbassamento delle travi portanti; 2. le variazioni della temperatura, a volte notevoli nel corso delle circa 48 ore necessarie per l operazioni di d collaudo, ll d sono causa di d deformazioni d f l ll stesso senso od d in le nell solaio, nello quello contrario ai carichi applicati. Tali deformazioni possono dare luogo ad errori non indifferenti, a meno che non siano state preventivamente e correttamente considerate. Strumenti di misura Gli apparecchi più comunemente usati per la misura delle deformazioni sono: – flessimetri, misurano gli spostamenti in senso verticale dei punti della strut‐tura ai quali sono collegati. Possono essere del tipo “a contatto diretto” o del tipo “a rinvio” per mezzo pe e od di u un filo od di acc acciaio. a o Laa loro o o se sensibilità s b tà d di lettura ettu a può variare a a e da 1/20 / 0 ad 1/100 di millimetro; – estensimetri, misurano gli allungamenti o gli accorciamenti delle fibre superficiali della struttura e indicano, quindi, la variazione di lunghezza che avviene tra due punti a distanza prestabilita. La loro sensibilità di lettura è dell’ordine di 1/1000 di mm. Un apparecchio molto usato dai Collaudatori è lo sclerometro. Esso serve a verificare, con un procedimento “non distruttivo”, la qualità del calcestruzzo adoperato. La misura si basa sul rimbalzo di una massa metallica che colpisce il calcestruzzo. Maggiore è il rimbalzo, maggiore è la durezza che il calcestruzzo ha assunto e quindi migliori sono le resistenze meccaniche che esso è in in però, i grado d di esplicare li i esercizio. i i I risultati i lt ti ottenuti tt ti hanno, h ò un significato i ifi t approssimato (qualitativo) e devono essere valutati con cautela. Infatti, si tratta di una prova che ha soprattutto un valore comparativo, in quanto associa la “resistenza meccanica” del calcestruzzo al rimbalzo della massa metallica. A questo punto, è utile dare un cenno anche dei sistemi più comuni per caricare il solaio durante le prove di collaudo. Tradizionalmente, vengono usati materiali presenti sul cantiere, quali sacchi di cemento o di calce, blocchetti di tufo o di calcestruzzo, ecc. Oggi, è molto in uso l’impiego dei materassi pneumatici a tenuta che vengono riempiti di acqua (fig. 2), ma sta anche diffondendosi una particolare attrezzatura che, facendo contrasto sulle strutture del piano superiore, applica, mediante un martinetto, un carico concentrato al solaio da collaudare. Nello stesso tempo, mediante apparecchiature elettroniche ad esso collegate, vengono rilevati e riportati con continuità, su di un foglio, i valori del carico o del momento flettente e quelli della relativa deformazione. Fig. 2 – Collaudo con materasso ad acqua. febbraio 2014 Collaud do statico o dei solaii 4 Testo e figure sono estrapolati da Testo e figure sono estrapolati da “Il Il manuale manuale dei solai in laterizio”, di Vincenzo Bacco, Edizioni Laterservice srl, formato cm 21 x 28 cm, pagine 400, euro 35,00. É possibile ordinare il volume c/o: Laterservice srl, via A. Torlonia 15, 00161 Roma, tel. +39.06.44236926, fax +39.06.44237930.