Allegato A) alla delibera di Giunta Provinciale n.................del ................. Provincia di Ravenna settore politiche agricole e sviluppo rurale PIANO DI CONTROLLO QUINQUENNALE DELLE POPOLAZIONI DI COLOMBO DI CITTÀ In ambiente urbano ed extra-urbano (Columba livia forma domestica ) ANNI 2014 - 2018 Il responsabile del procedimento (Dott. Giovanni Mazzolani) Introduzione I colombi che oggigiorno popolano le campagne e le piazze delle città italiane derivano da diverse razze di colombi persi, rilasciati o fuggiti da allevamenti in cattività come dimostra il dimorfismo presente in questa specie che è molto superiore a quello di qualsiasi popolazione selvatica. Il Colombo di città origina da esemplari di Colombo selvatico (Columba livia livia) addomesticati dall’uomo in tempi preistorici (tra l’8000 e il 3000 a.C.) e solo di recente questi soggetti artificiosamente selezionati per la produzione di carne, di uova, per il volo, hanno riconquistato lo stato libero dando origine a nuclei naturalizzati. La forma selvatica invece è specie paleartica-orientale, ampliamente diffusa in passato nell’area mediterranea che, allo stato attuale, sopravvive esclusivamente nell’Italia insulare (Sardegna nord-occidentale) e meridionale, sebbene il tasso di sgretolamento genetico sia così elevato da far pensare che anche in queste zone sia scomparsa la forma selvatica. L’abbondanza di risorse trofiche e di siti di nidificazione, accompagnata dall’elevato successo riproduttivo della specie, rappresenta una delle ragioni che spiegano l’elevata presenza di colombi non solo nei centri urbani, ma anche nelle aree rurali. Questi volatili, infatti, presentano un' attività riproduttiva intensa e continuativa. Il colombo raggiunge la maturità sessuale a 4-5 mesi. Nelle condizioni di illuminazione dell'Europa continentale e mediterranea le covate possono essere fino a 10 all'anno (contro le 2-3 delle popolazioni selvatiche naturali), costituite mediamente da 1-2 uova. La percentuale di sopravvivenza é del 40-45%, quindi da una coppia si può stimare un incremento di popolazione di 6-8 individui ogni anno. Le uova sono deposte in semplici nidi di rametti e fili d'erba sovrapposti e vengono covate per 15 giorni; i piccoli sono alimentati con cibo predigerito (latte di piccione) per circa 4 giorni e quindi mangime normale, fino a quando non sono atti al volo (20-25 giorni). Durante questo allevamento della prole continua la deposizione di uova e così più generazioni si susseguono senza interruzione. I colombi sono longevi, spesso superano i 15 anni di vita. Si cibano di ogni sorta di sostanze alimentari (semi, vegetali, e rifiuti) e hanno comportamento sociale gregario. In linea teorica la potenzialità riproduttiva é valutabile nell'ordine dell'incremento del 300% annuo. Molti fattori portano a ridurre questa grande capacità di incremento demografico (malattie, scarsità di cibo, inverni rigidi, etc.); resta però il fatto che la popolazione tende sempre ad aumentare e quando ciò avviene si crea uno squilibrio da sovrappopolamento che induce disagi e deprime lo stato di salute dei colombi. Molti comportamenti dei piccioni sono adattati all'ambiente urbano; sono gregari notturni (in soffitte, campanili etc.) e diurni (in tetti, piazze, cornicioni etc.) e presentano comportamenti di gruppo anche rispetto a eventuali luoghi e tempi di nutrimento offerto loro dai cittadini. Al mattino predomina l'attività di ricerca del cibo, mentre nelle ore meridiane sostano su posatoi diurni stabili, dove alcuni individui non accoppiati possono anche passare la notte. La "distanza di fuga" dall'uomo é molto ridotta e pure é minore la velocità e rapidità di volo rispetto al colombo selvatico. Questi uccelli hanno eletto loro dimora preferenziale i centri storici delle città, paesi e borghi in ragione della possibilità di sfruttare condizioni più favorevoli rispetto al contesto rurale. Altri fattori che causano sovraffollamento nelle città sono l'abbondanza di siti di nidificazione protetti ed irraggiungibili e di cibo (disponibile in tutti i periodi dell'anno e anche distribuito dai cittadini); temperature più elevate che nelle zone rurali; la mancanza di predatori di uova o piccoli (taccole, cornacchie nere etc.) e di adulti (falco pellegrino, sparviero, allocco e barbagianni). Anche il tentativo di introduzione di predatori naturali non è servito a riequilibrare la situazione a causa della elevatissima prolificità dei colombi cittadini, che recuperano velocemente la perdita di pochi individui. Sebbene non sia agevole indicare il livello di densità urbana oltre il quale occorre intervenire, tuttavia valori che si collocano tra i 300 - 400 individui Kmq. indicano quasi sempre la presenza di uno stress ambientale che richiede l'attuazione di un intervento limitativo. (Baldaccini 1989 Documento Tecnico n. 6 INBS) Aspetti sanitari del sovraffollamento. Il numero di malattie veicolate dai colombi é sorprendentemente alto: circa una sessantina, ed inoltre essi ospitano pericolosi ectoparassiti. Il panorama é molto esteso per quanto riguarda le patologie da microrganismi: - Histoplasmosis: malattia fungina dell'apparato respiratorio; il fungo prolifera negli escrementi secchi degli uccelli. - Candidiasis: infezione fungina della pelle, delle mucose della bocca, del sistema respiratorio e intestinale ed in particolare del tratto urogenitale femminile. - Criptococcosis: Patogeno che vive nel tratto intestinale dei colombi infetta il sistema respiratorio ma può causare serie aggravanze a carico del sistema nervoso centrale. - Encefalite di St. Luis: causata da un virus del gruppo B può essere fatale per le persone anziane. - Salmonellosi: i batteri vivono negli escrementi degli uccelli, che una volta secchi vengono trasportati nell'aria come polvere a contaminare gli alimenti; infatti la malattia si verifica come intossicazione alimentare. Recenti indagini indicano che circa il 50% dei colombi abitanti nelle città del centro-nord della nostra penisola sono affetti da salmonellosi e quindi le loro feci ospitano questi microrganismi. - Psittacosi: nei piccioni é detta Ornitosi ed é causata da un virus basofilo (Chlamidia psittaci) presente in escrementi e pulviscolo atmosferico con elevata carica microbica. Nell'uomo ha decorso simil-influenzale, ma a volte sfocia in una polmonite vera e propria. Ultimamente viene riscontrata con frequenza sugli animali. - Toxoplasmosi: i protozoi che causano questa patologia sono emessi con le feci ed altri escreti e risultano pericolosi quando danno infezioni congenite ai feti per via transplacentare. Gli ectoparassiti dei colombi sono una cinquantina; ricordiamo i principali: Cimex colombarius: possono attaccare l'uomo e animali domestici; ematofagi, possono consumare sangue in quantità pari a 5 volte il loro peso. Acari: ematofagi del genere Dermanyssus, sono portatori del virus dell'Encefalite e possono dar luogo a dermatiti. Si alimentano durante la notte, mentre durante il giorno si nascondono in fessure e screpolature intorno al nido. Argas reflexus: é la zecca molle, che vive tra le piume e nei nidi dei piccioni; é vettore di agenti patogeni (Richettsiae), può attaccare l'uomo e gli animali domestici. Mallophaga: gli insetti appartenenti a questo Ordine si nutrono del piumaggio dei colombi (infestante specifico è Columbicola columbae) e possono recare molestia nelle vicinanze dei nidi, pur senza risultare di danno diretto alle persone. Tenebrio Molitor: é il verme della farina che vive anche nei nidi dei piccioni e causa disturbi intestinali. Quanto sopra esposto, pur nella sua incompletezza, rende l'idea della elevata capacità patogena documentata per i colombi. Non si tratta di essere allarmisti, ma di considerare scientificamente il problema da ogni punto di vista. Riferimenti normativi e giurisprudenziali La vigente collocazione giuridica del colombo o piccione di città (Columba livia forma domestica) è stata definita dall’Organo giudicante di III° grado con la sentenza n. 2598 del 26 gennaio 2004 della Sezione III penale della Corte di Cassazione la quale ha stabilito che il piccione di città sia considerato animale selvatico in quanto vivente in stato di naturale libertà, mentre appartengono alle specie domestiche o addomesticate il piccione viaggiatore e quello allevato per motivi alimentari o sportivi. Da questa sentenza discende, tra l’altro, che il riferimento per la gestione dei conflitti ascrivibili al colombo di città va individuato nella legge nazionale 11 febbraio 1992 n. 157 inerente “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per l’esercizio dell’attività venatoria”. In base al comma 2 dell’art. 19 della suddetta legge le Regioni e, per delega, le Province hanno facoltà di operare il controllo della fauna selvatica: per la migliore gestione del patrimonio zootecnico; per la tutela del suolo; per motivi sanitari; per la selezione biologica; per la tutela del patrimonio storico-artistico; per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche. Sinora la gestione delle criticità ascritte al colombo negli ambiti urbani è avvenuta principalmente attraverso l’emanazione di ordinanze dei sindaci sulla base del disposto degli artt. 50 e 54 del d.lgs. n. 267/2000 (T.U.E.L.). Questi atti hanno trattato la materia evocando la sussistenza di “emergenze sanitarie o di igiene pubblica”. In generale queste azioni adottate da varie Amministrazioni appaiono disomogenee e non sempre coerenti con gli obiettivi dichiarati. Occorre inoltre osservare come alcune sentenze dei Tribunali amministrativi regionali chiamati ad esprimersi sull’argomento a seguito di ricorsi evidenzino come l’ordinanza del Sindaco sia strumento impiegabile solo quando sussistano dimostrate condizioni di imprevedibilità ed eccezionalità del pericolo igienico-sanitario tali da giustificare l’adozione di determinati strumenti (TAR Piemonte, Sez. II, 16 gennaio 2006, n. 1006). L’art. 54 del d.lgs n. 267/2000 attribuisce al Sindaco il potere di emanare ordinanze contingibili ed urgenti in materia di sanità ed igiene purchè sussistano i presupposti della straordinarietà e dell’urgenza della situazione (TAR Toscana, Sez. II, ord. 6 maggio 2009, n. 355/2009; TAR Lazio, Sez. II, 29 marzo 2004, n. 2922). Il quadro giurisprudenziale testè delineato pare individuare nel “controllo” previsto dall’art. 19, comma 2, della l. n. 157/92, lo strumento per così dire “ordinario” di gestione delle problematiche cagionate dal colombo. Vista l’estensione e la continuità spaziale dell’areale distributivo occupato dal Columbide si ritiene opportuno approcciare al problema in forma coordinata su un’adeguata scala territoriale (almeno di Provincia). Per ciò si è ritenuto di coinvolgere nel presente piano tutte le Amministrazioni comunali interessate invitandole ad attivarsi autonomamente sotto l’aspetto operativo ma nel rispetto delle procedure e delle azioni delineate nel presente piano. 1) Piano di controllo in ambito extra urbano Per questi motivi, la Regione Emilia Romagna ha introdotto nella L.R. 8/94 e successive modificazioni la possibilità di predisporre idoneo piano di controllo della specie. L’ art.16 comma 6 quater) stabilisce che: “6 quater. Le Provincie possono altresì predisporre piani di controllo per prevenire i danni provocati dal piccione di città (Columba livia forma domestica) alle colture ed al patrimonio zootecnico.” PIANO DI LIMITAZIONE DEI DANNI IN AGRICOLTURA. Per il solo Colombo di città, nella Provincia di Ravenna, nell’ultimo quadriennio 2009/20012 sono stati liquidati danni prodotti alle colture per un totale di €. 55.033,21. Si tratta in particolare di danni alle colture oleaginose (mais, soia, colza, girasole), proteiche (pisello, favino), cereali vernini (frumento tenero, frumento duro, orzo) e agli allevamenti zootecnici, con notevoli rischi sanitari collegati ad elevate concentrazioni di Colombi nelle aree di stoccaggio e distribuzione dei mangimi. I piccioni sono ormai adattati a vivere all’interno dei capannoni ove quotidianamente espongono a rischio di infezioni batteriche (salmonellosi, Yersiniosi), virali, (influenza aviaria, Paramyxovirus) e micotiche (Criptococus neoformans,istoplasmosi) le materie prime e gli operatori; dai suddetti luoghi i piccioni ormai fuoriescono esclusivamente per individuare i siti più propizi alla nidificazione, invadendo immobili cittadini, ed ambiti scolastici, che purtroppo riempiono di penne e deiezioni sanguinolente, forse per stress dovuto a squilibri alimentari. E' evidente, quindi, che la presenza del colombo diventa sempre più impattante nell’attuale contesto agronomico locale, ove gran parte delle aziende del comprensorio ex bieticolo della pianura ravennate, alla ricerca di una nuova identità, sta sempre più riscoprendo ed investendo in monocolture oleaginose su ampia scala . Obbiettivo del piano Il Piano, redatto ai sensi dell’art.16 co.6 quater) della L.R.15 febbraio 1994 n.8 e successive modificazioni, si propone di ridurre i danni arrecati dal Colombo di città in agricoltura (colture sarchiate, allevamenti di bestiame e depositi di stoccaggio di cereali) e di ridurre, per quanto possibile, i rischi sanitari nelle aree rurali del territorio provinciale. C’è da sottolineare, peraltro, in considerazione della estrema mobilità della specie, che le attività condotte in aree agricole potranno avere riflesso positivo anche per la riduzione dei nuclei di colombi presenti nelle aree urbane limitrofe. Da tale delimitazione restano naturalmente escluse le superfici incluse nel Parco del Delta del Po e Riserve naturali, così come previsto dal comma 2 art.16 legge regionale n.8/94, ove i prelievi e gli abbattimenti devono avvenire in conformità al regolamento del Parco sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell’Ente Parco, sentito il parere dell’ISPRA, ed essere attuati dal personale del Parco o da persone espressamente autorizzate dall’Ente stesso. Metodi ecologici Negli allevamenti di bestiame e nei magazzini di stoccaggio dei mangimi occorre anzitutto provvedere ad impedire l’accesso dei volatili mediante il posizionamento di reti di maglia adeguata poste alle finestrature e ricoverando le granaglie in ambiti chiusi e/o protetti. Costituendo le suddette misure “metodi ecologici” ai sensi del disposto dell’art. 19, comma 2, della Legge n. 157/92, ad esse va riservata priorità attuativa. Operatori incaricati Questa Provincia, costatata l’inefficacia di metodi ecologici quali i detonatori, il posizionamento di sagome di predatori, i nastri colorati e specchietti, intende adottare uno specifico piano di controllo avvalendosi sia di agricoltori muniti di licenza di caccia, autorizzati sul proprio fondo, sia coordinando, volontari coadiutori regolarmente autorizzati, previa abilitazione successiva ad appositi corsi di preparazione alla gestione faunistica, direttamente coordinati dal personale di vigilanza della Provincia. Le operazioni di abbattimento verranno attivate a seguito di specifica richiesta a codesto Ufficio del proprietario o conduttore del fondo agricolo indicando data, ora e luogo d’intervento adottando tutte le misure precauzionali necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e preavvisando le Forze dell’Ordine qualora gli interventi avvengano nei pressi dei centri abitati. E’opportuno sottolineare che il controllo della fauna selvatica e domestica inselvatichita non è azione di caccia, ma intervento necessario e di pubblica utilità. Piano di abbattimento L’intervento di controllo numerico cruento, strettamente puntiforme, consiste nell’abbattimento dei colombi mediante fucile da caccia ad anima liscia di calibro non superiore al 12, caricato con munizione spezzata, dalle caratteristiche previste dall’art.13 della legge 11 febbraio 1992, n.157. L’area d’intervento deve coincidere con la coltivazione suscettibile di danno, i magazzini di stoccaggio, di allevamenti zootecnici e i capannoni agricoli ove si verificano i danni e comunque non oltre 50-100 Mt dagli stessi. Negli allevamenti zootecnici e nei magazzini di stoccaggio dei cereali l’intervento cruento è subordinato all’attuazione di metodi ecologici ed alla verifica della corretta applicazione da parte di codesto Ufficio. Tempistiche operative Gli abbattimenti, sempre strettamente controllati e preventivamente coordinati da questo Settore, saranno possibili durante il periodo di semina delle colture sarchiate da febbraio a maggio compresi, delle semine estive di maggio e giugno, nonché nel periodo di semina dei cereali autunno vernini da ottobre a febbraio compresi, perchè a causa dei continui cambiamenti climatici, il periodo di semina viene spostato sempre più avanti. Negli allevamenti, depositi di granaglie e capannoni agricoli il controllo potrà avvenire durante tutto l’anno. Gli abbattimenti saranno eseguiti da appostamento o dietro riparo naturale, dall’alba sino ad un'ora dopo il tramonto, anche con l’uso di richiami vivi od artificiali, comprese le giornate di martedì e venerdì di ogni settimana Gestione dei capi soppressi I capi abbattuti devono essere sempre e comunque recuperati e allontanati dall’operatore stesso,. Fra i soggetti abbattuti la Provincia può riservarsi esemplari da affidare a Soggetti pubblici o privati, che ne facciano richiesta, allo scopo di condurre monitoraggi sulla struttura delle popolazioni stesse, sugli aspetti sanitari, sulle principali zoonosi trasmettibili a persone ed animali. 2) Piano di controllo in ambito urbano Il riferimento normativo va individuato nell’art. 6 della legge RER 29 marzo 2013 n. 3 che modifica l’art. 11 della legge RER n. 5 del 17 febbraio 2005 attribuendo alle Province il controllo del colombo di città in ambito urbano. I comuni incaricati dell'attuazione e del controllo del presente piano di controllo in ambito urbano e nelle aree industriali, potranno provvedere al bisogno anche con personale esterno, debitamente qualificato. Aspetti urbani e danni ambientali L'alta densità di popolazione nei centri urbani e l'elevato potere riproduttivo creano due differenti tipi di problemi. Il primo é di ordine sanitario: ∗ Un' elevata concentrazione di abitanti e di colombi facilita la diffusione delle patologie viste in precedenza. ∗ Lo stato di salute ed igienico dei colombi é depresso causa il sovrannumero, con incremento dei potenziali pericoli. ∗ I colombi sono particolarmente soggetti alle attenzioni dei bambini, i quali, venendo a contatto con gli individui malati, meno reattivi e quindi più facilmente avvicinabili, possono venire a contatto con gli agenti delle malattie. Il secondo problema é dato dal degrado urbano: ∗ Stabili, viali, monumenti e opere pubbliche o private; davanzali, marciapiedi vengono imbrattati di escrementi. L'ambiente urbano può sopportare ed eliminare solo una piccola parte di questi: il resto corrode (causa l'elevata acidità degli escrementi) maleodora e rappresenta uno spiacevole spettacolo. ∗ Inoltre più la popolazione é in sovrannumero più vengono prodotti escrementi, ma anche di peggiore qualità: soggetti non in stato di salute, con una alimentazione sbilanciata producono feci liquide, acide, con effetti maggiormente negativi. Quindi l'obiettivo da raggiungere é una popolazione limitata di colombi, compatibile con l'ambiente che le deve accogliere, e che quindi gode di un buon livello di salute e igiene. Di seguito si elencano i temi qualificanti un coerente piano organico di riduzione delle problematiche sollevate dall’elevata presenza del colombi di città in ambito urbano. Nelle città capoluogo con numero di abitanti superiore a 10-15 mila unità si consiglia la conduzione di un iniziale monitoraggio standardizzato della consistenza numerica di colombi presenti nell’ambito urbano. Detto conteggio andrà condotto preferibilmente in periodo invernale, disaggregato per rioni o quartieri e dovrà comunque conteggiare distintamente i colombi nel centro storico e nelle aree periferiche. Il metodo suggerito anche da ISPRA in virtù della buona accuratezza del dato fornito è il distance sampling applicato al metodo del transetto lineare. Tale metodo fornisce una stima dettagliata della popolazione conteggiata calcolando la probabilità di osservazione per ogni distanza. In aggiunta al conteggio numerico si suggerisce la conduzione periodica di rilievi a vista dei siti riproduttivi e di quelli di alimentazione ricorrente con relativa geo-referenziazione GPS ed inserimento su cartografia digitale periodicamente aggiornata. Queste informazioni costituiscono il fondamentale riferimento quantitativo della densità iniziale della popolazione su cui raffrontare l’efficienza delle successive azioni gestionali. Con una determinata cadenza temporale (un biennio) i conteggi andranno replicati con le medesime modalità operative. Metodi ecologici Le misure incruente di contenimento dei fattori ecologici che sostengono determinate presenze di colombi nell’ambito urbano vanno individuate in una serie di azioni volte a ridurre due fondamentali risorse: quella alimentare e quella riproduttiva (siti di nidificazione). Ciò va fatto attraverso: - il divieto di somministrazione e vendita in luogo pubblico di granaglie o altro alimento per i colombi, con relativo regime sanzionatorio; l’occlusione fisica all’accesso dei volatili ai siti riproduttivi all’ interno di edifici pubblici e privati. Ciò comporta l’adeguamento dei locali Regolamenti edilizi e/o di igiene comunale con l’obbligo da parte delle proprietà di edifici pubblici, degli amministratori condominiali e di chiunque a qualsiasi titolo vanti diritti reali su immobili esposti alla nidificazione e allo stazionamento dei piccioni, all’occlusione/eliminazione dei siti riproduttivi dei colombi nei fabbricati di pertinenza. Inoltre, per quanto riguarda gli aspetti di sanità pubblica legati alla presenza del colombo già si è detto che questi volatili possono ospitare e veicolare germi patogeni rappresentando un potenziale rischio sanitario nei confronti della popolazione umana. Il rischio è massimo nei luoghi ad alta promiscuità tra colombi ed uomo. In questo senso gli ambiti urbani rappresentano forse il principale sito di possibile veicolazione di patologie. Tuttavia, quando vengono adottate le comuni norme igieniche il ruolo dei patogeni è secondario. Fanno eccezione le infezioni contratte da persone debilitate e/o immunodepresse, oltre che alcune categorie sociali maggiormente esposte a rischio (anziani e bambini) che possono aggravare le loro già precarie condizioni di salute. Per questa ragione l’attenzione sanitaria rivolta a prevenire il rischio colombi in ambito urbano si ritiene vada concentrata anzitutto nelle pertinenze dei luoghi di cura (ospedali, case di cura e case protette) e delle aree frequentate da bambini (scuole). Al fine di prevenire la diffusione di patologie in questi contesti si raccomanda il ricorso ad interventi di protezione fisica finalizzati ad innalzare la distanza tra volatili e persone. L’installazione di reti alle finestre di maglia e materiale adeguati o di filamenti multi aghi sui davanzali per impedire la posa dei volatili e quindi il rischio di veicolazione di patologie vanno considerate priorità operative. Catture Il ricorso esclusivo a metodi ecologici incruenti di contenimento numerico dei colombi sopra menzionati può comportare tempi medio-lunghi prima di poter apprezzare effetti tangibili. La rimozione di un determinato numero di esemplari attuata in affiancamento alle misure strutturali (metodi ecologici) può accelerare i tempi di conseguimento di un determinato obiettivo di densità sostenibile e, con ciò, permettere di apprezzare una limitazione degli impatti e dei conflitti in tempi più celeri. In questa accezione si ritiene accettabile affiancare alle sopra indicate azioni incruente la cattura di una frazione di colombi mediante impiego di gabbie-trappola selettive di cattura in vivo attivate con esca alimentare. Il personale incaricato alle catture dovrà assicurare il controllo delle gabbie medesime affinché non si verifichino episodi di mortalità all’interno delle stesse, nonché l’immediata liberazione di individui appartenenti a specie diversa dal colombo accidentalmente catturati. Come sostenuto da ISPRA non sussistono elementi ostativi, sotto i profili sia normativo, sia conservazionistico alla eventuale soppressione dei colombi catturati. Le Amministrazioni comunali dovranno comunque adoperarsi affinché venga garantito anche da terzi il rispetto del presente piano nonchè delle norme vigenti in tema di soppressione e smaltimento delle carcasse. Andranno installati punti cattura nei sottotetti, e in terrazzi; in ciascuna di esse devono essere istallate gabbie o finestre costruite su misura che mediante un meccanismo “a trattenuta” non permettano ai colombi di uscire una volta entrati o cattura a terra mediante reti prodine telecomandate. Fondamentale è una accurata gestione delle stazioni, con pasturazioni, controlli e catture quotidiane. I volatili catturati verranno scrupolosamente registrati ogni volta in un Rapporto di Lavoro che conterrà il n°.. di individui prelevati, il n°.. di quelli destinati all’Istituto Zooprofilattico per accertamenti clinici, il n°.. di quelli da sottoporre a vasectomia da parte di Veterinari specialisti, il n°.. di quelli da sopprimere con metodo eutanasico e tutte le eventuali annotazioni del caso. I soggetti ammalati verranno soppressi in modo eutanasico dopo la cattura, e smaltiti a norma di legge per impedire che possano contagiare gli altri selezionati durante trasporti e permanenza in “voliera”. La vasectomia chirurgica bilaterale potrà interessare i maschi sani a campione; dopo convalescenza, con successiva reintroduzione delle coppie sterili nell’ambiente urbano. Dovrà essere stipulata apposita convenzione con gli Istituti Zooprofilattici o i Veterinari presso i quali verranno ospitati i colombi maschi selezionati in una apposita “Voliera”, dove verranno debitamente nutriti e abbeverati in attesa dell’intervento chirurgico. Dove dovrà essere possibile condurre operazioni di vasectomia dei maschi. Tali individui infecondi e le femmine sane potranno poi essere rilasciati, debitamente inanellati. Formeranno coppie stabili e sterili che nel tempo andranno a costituire una popolazione controllata e adeguata di volatili, con basse probabilità di crescita. Sarà infine utile un controllo continuativo della situazione nelle città, per seguirne l’evoluzione e intervenire tempestivamente nei casi particolari; aggiornando i dati e rilevamenti al fine di meglio programmare futuri interventi. Numero di capi abbattibili Stante la situazione di danneggiamento documentata in premessa, visto lo status normativo ed ecologico proprio del colombo di città e garantita la conservazione di una soglia minima di densità di 400 individui/kmq per quanto riguarda l’ambito urbano, si ritiene di non porre limite al contingente di esemplari da rimuovere nell’ambito del presente piano. In ossequio ad un approccio adattativo che s’intende comunque perseguire, si subordina una valutazione circa un successivo contingentamento dei prelievi all’analisi critica dei risultati conseguiti dal piano a consuntivo ed alla accertata dinamica decrescente dei danni. Rendicontazione Al termine del piano (anno 2018) sarà cura delle Amministrazioni comunali coinvolte produrre alla Provincia una rendicontazione esaustiva di tutte le attività svolte (metodi ecologici ed eventuali piani di abbattimento) nell’ambito del presente piano. La Provincia dal canto suo produrrà un analogo rendiconto esaustivo delle attività svolte su scala di comprensorio (Provincia) da inoltrare ad ISPRA. Questo documento rappresenterà il necessario momento di verifica tra lo sforzo profuso (capi eliminati suddivisi per tecnica utilizzata e per ammbito (rurale/urbano), operatori impiegati, metodi ecologici posti in essere) e la dinamica dei danni contestualmente registrata. In questa occasione potranno trovare spazio eventuali proposte di aggiustamento e/o modifica al piano riguardanti i vari aspetti operativi.