UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTA’ DI INGEGNERIA Corso di Laura in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio CORSO DI TEORIA DEI SISTEMI Prof. A.Casavola AA. 2002/2003 Studio della dinamica della popolazione dei Colombi nella città di Firenze e proposta di intervento REVISORI: Prof. A.Casavola Ing. D.Angeli STUDENTI: Benedetta Gafforio Enrica Mori Laura Nardi SOMMARIO LA CITTA’ COME ECOSISTEMA 3 COS’È UN "ANIMALE PROBLEMATICO"? 3 DINAMICA DELLA POPOLAZIONE 3 CHI È IL COLOMBO 4 QUADRO GENERALE DEI METODI DI CONTROLLO 7 LIMITAZIONE DELLE FORNITURE DI CIBO 8 STERILIZZAZIONE 10 METODI DIRETTI E CRUENTI 12 METODOLOGIE DI CENSIMENTO 14 QUANDO EFFETTUARE IL CENSIMENTO 16 I COLOMBI A FIRENZE 18 CENSIMENTO E SOMMINISTRAZIONE NICARBAZINA 19 DETERMINAZIONE PARAMETRI DELLA LOGISTICA 20 MODELLO LOTKA-VOLTERRA 25 CONCLUSIONI 30 LISTATI MATLAB 31 BIBLIOGRAFIA 33 2 LA CITTA’ COME ECOSISTEMA La città è un ecosistema in rapida espansione in tutto il mondo: attualmente l’80% degli europei vive in aree urbane grandi o piccole. Contemporaneamente, negli ultimi decenni si sono inurbate numerose specie di animali selvatici. I più diffusi sono gli uccelli: la facoltà di volare permette loro di superare con più facilità edifici, strade ed altre infrastrutture. Per alcune specie l’inurbamento è "attivo", per altre "passivo": in questo secondo caso è l’espansione urbanistica che raggiunge e circonda gli habitat delle periferie. Le città vengono preferite per il clima più mite (soprattutto in inverno), la varietà di habitat (parchi, giardini, fiumi, incolti, edifici, ecc.), la maggior sicurezza (la caccia è vietata ed i predatori scarsi).Le comunità urbane in genere sono caratterizzate dalla dominanza di poche specie. Queste specie, che tollerano meglio la presenza umana, sono più comuni ai margini dei parchi; questo evidenzia il ruolo delle persone come fonte di cibo. COS’È UN "ANIMALE PROBLEMATICO"? Un animale viene percepito come "problematico" (causa di disturbo e/o danno) quando diventa particolarmente abbondante, oppure se di trova "fuori posto". Il problema dipende quindi dalla densità e dalla concentrazione, e non dalla presenza della specie in quanto tale. Esistono ambiti e situazioni che intensificano o attenuano i disagi, quali ad esempio la presenza di consistenti stormi di gabbiani presso le piste di un aeroporto, oppure l’accumulo di escrementi dei colombi che si può avere nei centri storici. Anche per quanto riguarda i rischi sanitari, esistono situazioni predisponenti-condizionanti e categorie di persone particolarmente sensibili. Inoltre, una specie può essere vissuta come problematica o meno, a seconda della percezione, della sensibilità e delle esigenze della persona che abbiamo di fronte. Specie di uccelli un tempo ritenute problematiche possono diminuire con tale intensità da diventare di interesse conservazionistico. Al contrario, specie una volta ritenute in pericolo potrebbero aumentare fino a causare disagi. DINAMICA DELLA POPOLAZIONE Il livello e l’andamento di una popolazione dipende da quattro fattori: - nascite - morti - emigrazioni - immigrazioni L’evoluzione naturale di una popolazione vede una prima fase di crescita esponenziale, ed una seguente di accrescimento logistico, dove si verifica una stabilizzazione a causa dei "fattori limitanti" (competizione, predazione, gerarchie, malattie, risorse alimentari e spazio disponibile, ecc.) 3 Figura 1 In un ambiente equilibrato convivono molte specie, e nessuna raggiunge densità particolarmente elevate. Alcune attività umane rompono questi equilibri, modificando e semplificando l’ambiente, oppure mettendo a disposizione elevate (e "innaturali") quantità di cibo. Questi fattori determinano la scomparsa di molte specie, mentre poche altre, particolarmente adattabili, sfruttano la nuova opportunità e aumentano rapidamente, fino a diventare "problematiche". Quando c’è cibo in abbondanza l’intera popolazione ne ha accesso, ma quando l’alimento inizia a scarseggiare soltanto gli individui dominanti ne dispongono, mentre gli altri restano digiuni e sono esclusi dalla nidificazione. In questa maniera le generazioni successive risultano più robuste, adattate all’ambiente e meno soggette alle malattie. Le zone maggiormente urbanizzate ed i paesaggi dominati da agricoltura intensiva sono gli ambienti più squilibrati, dove si verificano sovraffollamenti e disagi. L’ambiente cittadino, soprattutto nel centro, determina un’alterazione dei normali cicli naturali. L’abbondanza innaturale di cibo e siti per nidi, il clima favorevole e la carenza di predatori riducono i fattori limitanti e la selezione naturale, peggiorando le condizioni di alcune popolazioni. In tale situazione di sovraffollamento e debilitazione le epidemie scoppiano più facilmente. CHI È IL COLOMBO I colombi che si osservano nelle piazze di tutte le città discendono da colombi domestici: individui sfuggiti o abbandonati dalle colombaie, rilasciati durante manifestazioni, oppure piccioni viaggiatori sbandati. Una situazione assimilabile con quella di un "randagio". A loro volta, i colombi domestici sono stati addomesticati, in tempi storici (tra l’8000 ed il 3000 a.C.), da individui di Piccione selvatico Columba livia, specie oggigiorno molto rara (in Italia vive ad esempio lungo le scogliere della Sardegna). La prima osservazione di colombi di città "randagi" risale al 1385 a Londra, sebbene i problemi di convivenza si sono manifestati soltanto a partire dal 1930. L’aumento dei colombi nelle città si è avuto dal secondo dopoguerra, in conseguenza dell’espansione urbanistica e delle trasformazioni socio-economiche: molti allevatori hanno cessato l’attività, e lo stile di vita consumistico ha introdotto nell’ambiente ingenti quantità di cibo: rifiuti, depositi di granaglie, magazzini presso porti, monoculture agricole, cibo offerto volontariamente dai cittadini zoofili. 4 In alcune città (Londra, Vienna) è stato documentato un incremento fino a 12 volte, soprattutto a causa del cibo fornito dall’uomo. La domesticità del colombo, e la selezione di razze prolifiche, ha costituito il presupposto del rapido incremento demografico, una volta che l’animale è stato lasciato a se stesso, in presenza di risorse consistenti (cibo e siti di nidificazione). Un altro elemento che tradisce il trascorso domestico è l’elevata variabilità della colorazione del piumaggio, che si può osservare tra soggetti diversi. Il peso è di 300-400 grammi. La dieta è prevalentemente vegetariana (cereali, granaglie, leguminose, germogli), ed un individuo necessita di 30 grammi di cibo secco e 60-90 grammi di acqua al giorno. Nei centri storici l’80% del cibo viene somministrato dalle persone, mentre la percentuale può scendere al 7% negli individui che abitano in periferia, in quanto si recano più spesso a nutrirsi nei campi circostanti. Molto cibo a disposizione rende i colombi "pigri" e causa squilibri nella dieta, in quanto gran parte è povero (pane, pasta). Il comportamento è gregario. L'home-range individuale misura in media 1,64 ettari, e gli adulti hanno home-range più ampi rispetto ai giovani (2,24 vs. 1,04 ettari). Il tasso di scambio di individui tra piazze diverse è basso, a dispetto della loro vicinanza (275-775 m) e comunque correlato negativamente con la loro distanza. A seconda della situazione e delle condizioni ambientali locali, i gruppi possono essere stabili, con pochi scambi di individui tra gruppi limitrofi (Barcellona), oppure presentare alcuni visitatori regolari e altri occasionali (Montreal, Canada). La nidificazione avviene in cavità di edifici e di monumenti, ed una coppia può deporre fino a 9 covate di 2 uova all’anno, producendo in media da 3 a 4.5 nuovi nati all’anno. Il periodo riproduttivo nel colombo di città si protrae per tutto l’anno a differenza del colombo selvatico che si riproduce solamente due volte l’anno. Figura 2 L’incubazione dura 17 giorni, ed i nidiacei vengono nutriti al nido per 21-35 giorni, dapprima con una sorta di "latte" prodotto nell’ingluvie dai genitori, poi con chicchi ammorbiditi. La successiva emancipazione è rapida, poiché a 6 mesi un individuo ha già raggiunto la maturità sessuale. In condizioni di sovraffollamento aumentano le interazioni aggressive, e si verifica uno stress ed una bassa qualità della vita, che gioca un ruolo di regolazione densitàdipendente delle popolazioni. Il cibo è il fattore limitante delle popolazioni di colombo (Haag 1991, 1993). L'idoneità di un habitat declina all'aumentare della densità. La vita media è di 2,4-2,9 anni, e la mortalità degli adulti è dell’11-34% e del 43% nei giovani. 5 DOVE VIVE L’area di origine interessa l’Europa, l’Asia Minore e l’Africa settentrionale, in seguito è stato introdotto dall’uomo negli altri continenti (America, Sud Africa, Australia). Oggi in pratica lo incontriamo in tutte le aree urbane, con densità maggiori nei centri storici delle città monumentali e turistiche. Nelle città italiane sono stati effettuati diversi censimenti Figura 3 La tabella seguente riporta alcuni dati, anche se si deve tenere presente che sia la metodologia che l’individuazione dell’area di studio non sono uniformi nei vari studi: individui densità (ind./kmq) Cremona 20.000 Venezia 13.000-15.000 (stimati 110.000) 3250 Trieste 6306-7023 1261-1404 La Spezia 8000 1100 Bologna 3620-8804 850-2067 Pisa 13.000-20.000 6500-10.000 Perugia 1777-2729 1873-2877 6 I PROBLEMI Il Colombo di città è la "specie problematica" per eccellenza: si può dire che gran parte delle città, in ogni parte del mondo, ha un "problema colombo", più o meno percepito. Una campagna di contenimento a livello cittadino trova giustificazione soltanto se si raggiungono densità elevate, superiori a 300400 individui/kmq, secondo quanto indicato dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Il problema principale è senz’altro connesso con la sporcizia e l’accumulo di escrementi (guano) nei vari contesti: marciapiedi, facciate, tubi di scarico, balconi, veicoli, indumenti, ecc. I rischi sanitari sono più una potenzialità che un fatto concreto, come è stato più volte sottolineato nei convegni specialistici, organizzati anche dall’Istituto Superiore di Sanità. Ciò nonostante, esistono categorie più deboli (anziani, immunodepressi, ospedalizzati, bambini) e situazioni a maggior rischio (ospedali, sottotetti ove si è accumulato molto guano, ecc.). Figura 4 La gravità degli inconvenienti e dei rischi è proporzionale alla densità dei colombi che frequentano l’area. QUADRO GENERALE DEI METODI DI CONTROLLO Per ridurre una popolazione si può intervenire sui seguenti fattori: - aumento della mortalità (eliminazione fisica, incremento predatori) - diminuzione della natalità (sterilizzazione, rimozione nidi/uova) - riduzione delle risorse (habitat, cibo, acqua, siti alimentazione e riposo) Per tutelare gli interessi umani, si può inoltre procedere all’installazione di sistemi protettivi o all’allontanamento degli individui indesiderati. Nessuna delle tecniche attualmente disponibili è completamente efficace per risolvere i problemi causati dalla presenza di un uccello, così come non esiste una strategia valida e applicabile in tutti in contesti. Ciò nonostante, in tutto il mondo sono state sperimentate le tecniche più disparate, dalle più ecologiche e incruente alle più distruttive. Le strategie devono inoltre essere flessibili, per adattarsi ai mutamenti che possono avvenire nel tempo. Occorre che le tecniche scelte considerino il grado di conoscenza al momento disponibile sulla biologia ed il comportamento della specie in questione. Una politica di gestione delle specie ornitiche problematiche, così come definita nei suoi criteri-guida presso i convegni tecnici e scientifici, deve risultare: 7 Ecologica (occorre considerare la dinamica delle popolazioni e la capacità portante dell’ambiente) Integrata (usare più sistemi contemporaneamente e sfruttare le sinergie) Selettiva (evitare effetti indesiderati su altre specie e sull’ambiente) Economicamente sostenibile (devono essere maggiori i vantaggi rispetto ai costi) Durevole (gli effetti si devono mantenere nel tempo) Tecnicamente valida (si deve poter disporre facilmente delle tecnologie e delle attrezzature) Etica (deve essere rispettata la dignità ed il benessere delle specie da trattare) Condivisa (il metodo deve essere accettato dall’opinione pubblica - oltre che dalla legge) In particolare, occorre seguire il criterio della Gestione Integrata delle Specie Problematiche: nessun metodo, se usato singolarmente, in maniera episodica e scoordinata, ed in assenza di un programma di monitoraggio, è in grado di offrire risultati apprezzabili. Alla base di tutto si pongono le TECNICHE STRUTTURALI, le quali incidono sulle cause che determinano le sovrappopolazioni ed i disagi: LIMITAZIONE DELLE FORNITURE DI CIBO Figura 5 Questa azione viene considerata indispensabile da tutti gli esperti del settore, in quanto l’eccessiva disponibilità alimentare induce le sovrappopolazioni e limita la selezione naturale. Si deve comunque ricordare che è una strada già intrapresa nel passato, se si pensa che la prima ordinanza di divieto di alimentazione dei volatili, da parte di un'autorità pubblica, risale al 1928 a Milano. COME SI AGISCE: - campagne educative e informative - ordinanze per la regolamentazione dell’alimentazione da parte dei cittadini - migliore pulizia e igiene ambientale, soprattutto in occasione di fiere, mercati, ecc. - installazione di sistemi di protezione e dissuasione, soprattutto presso aree portuali, mangimifici, discariche, ecc. 8 INTERVENTI SULLE STRUTTURE E MODIFICHE AMBIENTALI COME SI AGISCE: - limitazione dei siti di nidificazione su edifici e manufatti, tramite installazione di dissuasori di appoggio, chiusura selettiva delle cavità con reti ed altri sistemi di protezione - ordinanze, articoli del regolamento edilizio ed interventi per il restauro e la manutenzione dei fabbricati, soprattutto quelli fatiscenti - installazione di sistemi protettivi su colture agricole ed altri ambiti a rischio - tecniche specifiche (gestione ad "erba alta" negli aeroporti, appezzamenti a perdere per "distrarre" gli uccelli dalle colture pregiate, allestimento di habitat alternativi in contesti non problematici) Figura 6 L’unico sistema che garantisce una protezione sicura e permanente è l’esclusione, vale a dire la protezione degli ambiti ove non si desiderano le specie problematiche, ottenibile tramite l’installazione di reti, porte mobili, ecc. Le modifiche ambientali producono un effetto più durevole rispetto ad altre tecniche, e si rivelano più convenienti sul lungo periodo. Esistono poi le TECNICHE DI DISSUASIONE, costituite in modo particolare dall’allontanamento ("scaring") con dissuasori ad azione ottica, acustica, tattile, e repellenti chimici. I dissuasori funzionano in due maniere: allontanando gli uccelli da raccolti, edifici, ecc., oppure disturbandoli, in modo da non permettere l’assunzione di cibo. Si deve considerare che questi interventi hanno un’efficacia limitata nel tempo, perché molti dei dissuasori portano ad assuefazione, più o meno rapidamente. L’efficacia rimane circoscritta anche nello spazio, poiché i dissuasori spostano semplicemente il problema: il nuovo sito scelto potrebbe essere addirittura più problematico rispetto a quello iniziale. 9 In inverno può essere più difficile allontanare gli uccelli, perché c’è meno cibo a disposizione nell’ambiente. Tra i METODI DIRETTI sono stati utilizzati la sterilizzazione, l’incremento dei predatori, l’abbattimento: STERILIZZAZIONE Il ricorso alla sterilizzazione, ha dimostrato diversi limiti e controindicazioni: - quella chirurgica (vasectomia bilaterale dei maschi) richiede la cattura, la selezione dei sessi, la stabulazione ed un intervento da parte di un veterinario. L’efficacia è legata alla possibilità di intervenire su un gran numero di soggetti, fattore che, abbinato alla complessità delle fasi, induce costi non trascurabili. Inoltre, il riconoscimento dei sessi non sempre è facile, e l’operazione chirurgica presenta comunque un rischio per il colombo; - quella farmacologia (somministrazione di mangime contenente antifecondativo) presenta rischi di contaminazione ambientale e di coinvolgimento di specie non-target (predatori e commensali), e di intossicazione per gli stessi colombi, in quanto l’assunzione del cibo trattato, e quindi il dosaggio del farmaco, non è controllabile. Inoltre, gli effetti antifecondativi decadono più o meno rapidamente, con la conseguenza di dover reiterare continuamente i trattamenti, senza soluzione di continuità. Uno sterilizzante ideale dovrebbe risultare non tossico, privo di effetti collaterali, efficace per un lungo periodo (una stagione riproduttiva, o addirittura per tutta la vita dell’uccello), senza condizionare il comportamento sessuale, selettivo e facilmente accettato nella forma somministrata: in realtà le sostanze finora sperimentate, in 40 anni di ricerche, hanno fallito in uno o più di questi obiettivi. Attualmente in Italia è registrato per questo uso solo un prodotto a base progestinica, denominato commercialmente "Ornisteril", mentre sono in corso sperimentazioni con nicarbazina: in questo caso l’efficacia ha mostrato risultati nettamente discordanti, a seconda della situazione di impiego. Ad ogni modo, entrambe le tecniche di sterilizzazione sono costose e dispendiose, e per avere efficacia devono poter agire su gran parte della popolazione. Il prelievo, la distruzione o sostituzione di uova è dispendiosa, perché si devono raggiungere tutti i nidi, è vanificata dalle covate di sostituzione, ed è inoltre è soggetta alle restrizioni di legge. ANTIFECONDATIVI PER COLOMBI: EFFICACIA PRO: - La funzionalità delle gonadi viene compromessa dalla nicarbazina, anche a bassi dosaggi, senza compromettere la salute degli animali. Gli effetti principali si hanno sulla fertilità delle uova - Diminuzione del 46,8% in un anno nella zona trattata con nicarbazina (Carpi MO, Ferraresi et al., 1998 ) - Diminuzione del 19-29% in un anno nella zona trattata con nicarbazina (Firenze, Lebboroni et al., 2001 ) CONTRO: - Le sostanze finora sperimentate, in 40 anni di ricerche, hanno fallito negli obiettivi (Feare, 1985 ) - L’uso della nicarbazina non ha ridotto significativamente il numero dei giovani, ne quello degli adulti 10 (Roma, Istituto Superiore di Sanità, 1997 ) - Dopo 10 anni di sterilizzazione farmacologica, il metodo è stato abbandonato perché poco efficace e molto costoso (Rennes, Francia, Clergeau, 1997 e OMS, 1997 ) - I contraccettivi (busulfan, ornitrol, nicarbazina, ecc.) non sono raccomandati perché costosi, difficili da dosare, tossici per i colombi e pericolosi per gli ecosistemi (Haag-Wackernagel, 2000 ) - La nicarbazina, alla dose maggiore, riduce soltanto del 30% la schiusa delle uova (Sbragia et al., 2001 ) INCREMENTO DEI PREDATORI NATURALI L’incremento dei predatori naturali è interessante anche sotto il punto di vista ecologico e educativo, sebbene l’efficacia resta limitata, a causa del comportamento territoriale dei rapaci e della sproporzione numerica che esiste tra prede e predatori. La presenza del rapace, oltre alla predazione diretta, può avere inoltre un effetto deterrente. E’ possibile intervenire in maniera semplice e indiretta, installando specifici modelli di nido artificiale destinati ai predatori, oppure in maniera diretta, tramite rilascio di individui (provenienti da centri autorizzati per il recupero di fauna selvatica). La seconda opzione è molto più complessa, e richiede disponibilità di soggetti idonei, iter burocratico di autorizzazione al rilascio, costruzione e gestione di una voliera di ambientamento, monitoraggio anche tramite inanellamento e radio-tracking. Le specie più idonee per operazioni del genere, in ambienti urbanizzati, sono: Falco pellegrino Falco peregrinus (rapace diurno) Figura 7 11 Allocco Strix aluco (rapace notturno) Figura 8 Taccola Corvus monedula (corvide) Figura 9 METODI DIRETTI E CRUENTI I metodi diretti e cruenti (cattura e spostamento a distanza, abbattimento con arma da fuoco, veleni, detergenti, ecc.) costituiscono l’approccio tradizionale usato per tentare di risolvere i problemi con l’avifauna . Nonostante le pesanti perdite inflitte ad alcune specie, si è sempre assistito al fallimento nella riduzione della popolazione complessiva. Ad esempio, un gruppo di colombi può 12 essere ridotto dell’80%, ma dopo poche settimane il numero iniziale viene ristabilito, e talvolta superato . E' difficile che i tentativi di riduzione delle popolazioni delle specie problematiche risultino efficaci, a meno che la capacità portante del loro habitat non sia stata ridotta .Pertanto, oltre ad essere contrari ai principi etici, ed avere un elevato impatto ambientale, i metodi cruenti sono anche poco efficaci, perché il livello della popolazione si ristabilisce rapidamente: - attraverso l’incremento dei ritmi di riproduzione dei superstiti - per la minore mortalità degli individui che sarebbero deceduti naturalmente - per immigrazione di individui dal territorio circostante Ciò è tanto più vero se non vengono effettuati parallelamente interventi strutturali (riduzione delle risorse). Inoltre, negli ambiti urbani, alcune di queste tecniche (esplosivi, arma da fuoco, ecc.) non sono utilizzabili anche per ragioni di sicurezza. INQUADRAMENTO NORMATIVO DELLA SPECIE Il Colombo di città ha un inquadramento normativo ambiguo in quanto, sebbene si comporti attualmente da "selvatico", ha origini domestiche, e quindi non rientra tra le specie oggetto della 157/92, almeno secondo il prevalente parere tecnico-scientifico, secondo cui viene assimilato ad un "randagio". L’attribuzione delle competenze gestionali alle amministrazioni comunali avviene in base alle competenze attribuite in materia sanitaria . I Comuni si trovano in tal modo a dover gestire questo delicato aspetto, controllando le popolazioni eventualmente sovrabbondanti, con la collaborazione dei Servizi Veterinari dell’Azienda Sanitaria Locale, oltre ad altri enti e associazioni. Figura 10 13 METODOLOGIE DI CENSIMENTO In un centro urbano la presenza dei colombi può essere limitata ad un immobile o ad una zona ristretta, oppure investire l’intero agglomerato in modo più o meno omogeneo. Nell’esecuzione di un censimento uno dei problemi maggiori è la scarsa avvistabilità dei colombi, dispersi spesso sui tetti, in cortili e giardini inaccessibili, oppure in cova nei nidi. Anche in uno stesso luogo, di conseguenza, il numero dei colombi varia durante il giorno e le stagioni sia per difficoltà di avvistamento che in seguito a fattori metereologici, temporali ed alle specifiche abitudini dei colombi. Se non c’è dubbio che le conte debbano essere fatte durante le ore mattutine o circameridiane, dove c’è la massima presenza di animali, la figura 12, dà un’idea della variabilità del numero dei colombi avvistati nell’arco di un anno lungo percorsi standard. Le variazioni riflettono il ciclo di deposizione del colombo, oltre a fattori contingenti (stato del tempo, temperature). I picchi sono stati registrati nei momenti di bassa attività di cova ed a determinare il picco autunnale concorrono i nati dell’anno, non ancora accoppiati. Sarebbe utile acquisire informazioni sulla struttura (classi di età) e dinamica della popolazione interessata, cercando almeno di individuare i momenti di massima attività di cova, cosa tuttavia non facile che esige prolungate ricerche per almeno un anno. In termini di densità non risulta agevole giudicare quale sia il livello limite oltre cui intervenire, a causa della diversità delle situazioni; tuttavia densità che si collochino oltre i 300 colombi/km2 indicano quasi sempre uno stress ambientale e richiedono un intervento limitativo. La tabella1 esemplifica alcune densità riscontrate in città europee dove sono state fatte operazioni di controllo. I metodi di censimento finora usati sono di due tipi: o Per conta diretta o Per stazioni campione Il metodo per conta diretta è adatto solo a piccoli centri, punti determinati o nel caso di estrema localizzazione degli animali.Il livello di approssimazione in questo caso resta al di sotto del 10%. Il numero riscontrato può essere trasformato direttamente nella stima dei presenti a seconda del momento dell’anno in cui è fatto; ad esempio durante i mesi tardo-estivi o autunnali il numero stimato sul campo sarà assai vicino a quello reale, dal momento che in questi periodi si registra il minimo delle cove e quindi gli animali non sono nascosti nei nidi. A Venezia è stata applicata una metodologia di conta diretta apportandovi una modifica consistente nel richiamare in più punti contemporaneamente con distribuzioni di granaglie. Questa metodologia però può portare ad una consistente sottostima nel caso di probabili distribuzioni in altri luoghi non controllate. I metodi di censimento per campioni sperimentati su vasta scala sono 2: o Metodo dei quadrati o grid o Metodo delle strade o transect Il primo di questi metodi è stato sviluppato a Barcellona ed è quindi adatto a grandi agglomerati. Su una mappa della città si traccia un reticolo di maglia commisurata alla dimensione della città; poi scegliendo a caso una percentuale di quadrati non inferiore al 20% di quelli tracciati si esegue una conta degli individui incontrati percorrendo vie e piazze comprese in ciascuno di essi. Da ciò si calcola il numero medio di animali per 14 quadrato e si giunge ad una stima della consistenza totale senza ulteriori fattori di conversione. Questo metodo seppur buono può essere criticabile per la difficoltà che si ha a percorrere consequenzialmente le strade comprese nei quadrati col rischio di contare più volte lo stesso animale e poiché si suppone una distribuzione omogenea dei colombi. Il metodo delle strade è simile, solo che ai quadrati sostituisce percorsi lungo strade nelle zone di interesse, che sono più facilmente individuabili e ripetibili. Scelto il percorso su carta topografica vengono conteggiati i colombi e riportati al totale di sviluppo della rete viaria. CITTA' DENSITA' (Individui/km2) Brno (centro) Amburgo (centro) Kiel Dorthund Helsinki Gottinga Gottinga (centro) Londra (centro) Manchester Barcellona La Spezia Bolzano Piacenza Reggio Emilia Reggio Emilia (centro) 1096 500 20 40 270 560 1440 200-400 810 948 1100 440 580 215 2600 Tabella 1 15 Quando effettuare il censimento Dicembre è il mese migliore per le conte, poichè negli altri mesi una parte degli uccelli è nascosta nel nido oppure è in muta. Più in generale, le migliori approssimazioni si ottengono in estate ed in inverno, quando il numero di individui che cova è minimo. Occorre tener presente che esistono fluttuazioni stagionali del numero di colombi.I valori più elevati si raggiungono in autunno-inverno (Ottobre-Novembre-Dicembre) a causa della presenza dei giovani dell’anno. Inoltre, le fluttuazioni stagionali sono più evidenti nelle zone dove i cittadini alimentano i colombi in maniera consistente. 350 300 250 200 150 100 50 0 G en n Fe aio bb ra io M ar zo Ap ril M e ag gi G o iu gn o Lu gl i Ag o Se ost t te o m br O e tt N obr ov e em b D ic re em br e colombi/km 2 variabilità dei colombi Figura 11 Nella pagina seguente viene mostrato un quadro riassuntivo di quanto finora detto 16 QUADRO RIASSUNTIVO DELLA GESTIONE DELLE SPECIE PROBLEMATICHE Assenza interventi Monitoraggio periodico Limitazione luoghi nidificazione e sosta Limitazione fonti trofiche Metodi indiretti Problemi non rilevanti Protezione edificicolture Censimento popolazione Specie problematica Individuazione Zone a rischio valutazione Indagine su Stato sanitario Allontanamento con dissuasori ottici,acustici Pb. Rilevante Almeno in Alcune zone Strategia di Gestione Ecologico integrata Incremento predatori naturali Metodi diretti sterilizzazione Sondaggio Di opinione Migliore gestione Rifiuti e discariche Riequilibrio ambientale Monitoraggio periodico Valutazione risultati e strategie Modifiche ambientali Per svantaggiare la specie Interventi di dirottamento in aree non problematiche Azioni informative Educative Diversificazione ambientale riforestazione Igiene e pulizia ambientale 17 I COLOMBI A FIRENZE L’ introduzione dei colombi urbani a Firenze risale al 1887, quando per l’inaugurazione della facciata del Duomo furono rilasciati 1000 colombi viaggiatori, molti dei quali non si allontanarono. Il numero è aumentato con gli sbandati di colombaie vicine e gli scampati al tiro al volo delle Cascine. Il Comune di Firenze ha attuato dal 1989 una politica di controllo dei colombi, anche se i primi censimenti si hanno solo a partire dal 1999. La seguente tabella riassume la strategia seguita nella prima fase: è stato catturato il maggior numero di colombi possibile per poi rilasciare solo quelli sani. ANNO CATTURATI TRATTATI LIVIA 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 TOT 3954 33560 25803 21965 17923 11325 1535 9769 125834 1299 9651 13527 10797 8368 4799 824 4009 53400 INVIATI AL LABORATORIO 43 475 918 1340 1951 364 21 129 5241 372 2510 1525 1136 1024 654 83 1354 8658 MALATI SOPPRESSI 2247 20924 9833 8699 6580 5335 607 4277 58495 Tabella 2 40000 35000 30000 25000 catturati 20000 soppressi 15000 10000 5000 1996 1995 1994 1993 1992 1991 1990 1989 0 Figura 12 18 CENSIMENTO E SOMMINISTRAZIONE NICARBAZINA A partire dal 1999 il Dipartimento di Biologia Animale e Genetica dell’ Università di Firenze sta eseguendo il monitoraggio della popolazione del colombo congiuntamente alla somministrazione di nicarbazina (chemiosterilizzante ad azione temporanea). Da osservare che i dati ricavati sono relativi alla popolazione sottoposta a trattamento e non alla condizione naturale. I trattamenti sono stati effettuati contemporaneamente al censimento, nei periodi di Febbraio e Ottobre, ovvero nei periodi di massima fertilità. Area di studio La superficie totale del Comune di Firenze è stata suddivisa in quattro zone di campionamento, individuate come: zona denominazione Superficie (km2) A Centro storico 0.96 B Area entro i viali di circonvallazione 4.43 C Area urbanizzata esterna ai viali 48.00 D Aree a bassa urbanizzazione 49.00 Tabella 3 Per le aree centrali le zone vengono divise ulteriormente in settori, secondo il seguente schema: zona settore posizione località A A1 Ovest S.M. Novella-Repubblica A A2 Est Signoria- S.Croce B B1 Nord-ovest Indipendenza-Porta al Prato B B2 Sud-ovest Cestello – S.Frediano B B3 Sud-est Porta Romana – V.le dei Colli B B4 Nord-est Beccaria - Azeglio km2 0.54 0.41 1.44 0.93 0.94 1.12 Tabella 4 Nella seguente tabella si mostrano i risultati dei censimenti, evidenziando le densità: Individui/ kmq A2 Individui/ kmq B1 Individui/ kmq B2 Individui/ kmq B3 Individui/ kmq B4 Individui/ kmq 1999 2183 4043 784 1912 784 544 556 598 724 770 787 703 2000 1827 3383 720 1756 750 521 508 546 567 603 712 636 2001 1768 3274 470 1146 702 488 477 513 700 745 628 561 2002 1374 2544 436 1063 650 451 439 472 547 582 592 529 2003 1249 2313 427 1041 450 313 425 457 478 509 575 513 A1 Tabella 5 19 DETERMINAZIONE PARAMETRI DELLA LOGISTICA Supponendo che un andamento di tipo logistico si adatti bene alla popolazione in esame, sono stati determinati i parametri r e k per ognuno dei settori sopra elencati. dx = r ⋅x dt x ⋅1− K r = rateo di crescita K = capacità portante con la seguente soluzione x (t) = K K − x (0 ) − 1 + e x(0) rt Possiamo ipotizzare il tasso di crescita come la somma di molteplici effetti: r=rn -s dove rn =tasso di crescita naturale s= tasso di sterilizzazione Come già precedente detto, a Firenze non sono mai stati fatti censimenti senza sterilizzazione, perciò il tasso rn specifico per queste popolazioni non è disponibile. Riferendoci alla letteratura si può supporre rn =2. Di seguito si riportano i valori dei parametri e la curva logistica da essi ottenuta per ciascun settore: 20 Zona A1 S.M. NovellaRepubblica 2200 2100 k = 2447 r = -0.42836 2000 1900 2183; 1827; 1768; 1374; 1249; N° individui 1800 1700 1600 1500 1400 1300 1200 1 1.5 2 2.5 3 anni 3.5 4 4.5 5 Figura 13 Zona SignoriaS.Croce k = 951 r = -0.39214 784; 720; 470; 436; 427; Figura 14 21 A2 Zona B1 IndipendenzaPorta al Prato k = 787 r = -1.0369 784; 750; 702; 650; 450; Figura 15 Zona B2 Cestello – S.Frediano k = 664 r = -0.22262 556; 508; 477; 439; 425; Figura 16 22 Zona B3 Porta Romana – V.le dei Colli k = 773 r = -0.4308 724; 567; 700; 547; 478; Figura 17 Zona Beccaria Azeglio k = 1076 r = -0.18565 787; 712; 628; 592; 575; Figura 18 23 B4 – Riepilogando: Area (Kmq) r s K K/Kmq Densità attuale A1 A2 B1 B2 B3 B4 0.54 -0.43 2.43 2447 4531 0.41 -0.39 2.39 951 2320 1.44 -1.04 3.04 787 547 0.93 -0.22 2.22 664 714 0.94 -0.43 2.43 773 822 1.12 -0.19 2.19 1076 961 2313 1041 313 457 509 513 Tabella 6 Si nota che la capacità portante è molto alta. Il trattamento è stato senz’altro efficace, anche se ancora nella zona A siamo lontani dall’ordine di grandezza di densità desiderato (300-400). Il tasso di fertilità negativo può essere scorporato in un fattore negativo di mortalità più uno vero e proprio di riproduzione; dalla letteratura sappiamo che il tasso di mortalità in una popolazione sana si attesta intorno al 34% (0.34). Un tasso di riproduzione negativo inferiore a questo valore fa pensare ad una sofferenza della popolazione. Nella zona B4, dove il trattamento non è efficace nel 3° anno di somministrazione, è probabile la presenza di persone che forniscono cibo in concomitanza con la somministrazione del mais contenente sterilizzante. Di seguito si riporta il risultato che si otterrebbe continuando il trattamento per altri 6 anni nella zona più critica (A1): entro il 2009 si giungerebbe ad una densità accettabile. I trattamenti andrebbero però continuati per tempo indefinito in tutta Firenze, visto che la capacità portante dell’ambiente è invariata.Inoltre non si possono prevedere gli effetti di immigrazioni dai Comuni limitrofi. Zona A1 S.M. NovellaRepubblica 2500 2000 N° individui 1500 1000 popolazione 2009 = 169 500 0 1999 2000 2001 2002 2003 2004 anni 2005 2006 2007 2008 2009 densità 2009=313 Figura 19 24 MODELLO LOTKA-VOLTERRA Come è noto dalla letteratura del settore, un metodo per il controllo dei colombi potrebbe consistere nel l’immissione artificiale di predatori naturali (es. allocchi). Tale metodo è sperimentato da pochi anni e comunque scarsamente diffuso, per cui mancano i parametri per effettuare una corretta simulazione. Riferendosi al modello Lotka-Volterra: preda predatore Con dx = x ⋅ F ( x) − y ⋅ p ( x) dt dy = −m ⋅ y + c ⋅ y ⋅ p ( x) dt F(x) crescita logistica x F( x ) = r 1 − K e p(x) termine di predazione proporzionale p(x ) = b ⋅ x Il termine c, che rappresenta il coefficiente di resa, è stato considerato pari a 1. r= tasso di crescita della preda K= capacità portante della preda in assenza di predazione b=termine di predazione m = termine di mortalità del predatore in assenza di predazione Studi compiuti a Pavia hanno mostrato che una coppia di allocchi si nutre di colombi nella misura di 100 individui l’anno, si suppone che questa predazione sia relativa ad una popolazione prossima alla capacità portante dell’ambiente urbano che si attesta su valori superiori a 1000 individui/km2. Da questa supposizione si individua un ordine di grandezza del termine b. → b≈50/1000=0.05 100/2=b*K=b*1000 Per il calcolo di m si può fare questa ipotesi: in assenza di preda gli allocchi dimezzano il loro numero in 15 giorni. Questo sarebbe un tempo lungo se gli allocchi mangiassero effettivamente solo colombi, ma si può pensare che trovino altre risorse seppur meno gradite. Con questa assunzione si può risolvere il modello del predatore in assenza di preda e quindi calcolare il valore di m: dy = − my dt integrando si ottiene y(t) = y0 ⋅ e−mt assumendo y y (t ) = 0 2 per t = 15 365 quindi si ottiene m ≅ 17 25 Simulazione Lotka-Volterra con i seguenti parametri e condizioni iniziali: r=2;m=17;K=4561;b=0.05; Xo=350;Yo=10; 90 80 70 Allocchi 60 50 40 30 20 10 0 (Xo,Yo) 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 Colombi 3500 4000 4500 5000 Figura 20 500 Colombi Allocchi 450 400 350 Popolazioni 300 250 200 150 100 50 0 0 1 2 3 4 5 tempo 6 7 8 9 10 Figura 21 26 x_equil = 340 y_equil = 37 Autovalori dello jacobiano : -0.074545 + 5.608913i -0.074545 - 5.608913i Osservazioni: la soluzione porta alla coesistenza delle due specie. L’equilibrio è di tipo oscillatorio convergente. Con queste condizioni iniziali l’oscillazione, se pur marcata, è tale da non portare mai all’estinzione del predatore, come si può notare dallo zoom relativo all’oscillazione più critica. Colombi Allocchi 15 10 Popolazioni 5 0 -5 -10 0.95 1 1.05 1.1 1.15 1.2 1.25 1.3 tempo Figura 22 Partendo invece da condizioni più vicine alla capacità portante (Xo=1000;Yo=10;) si ottiene l’estinzione del predatore, come si può vedere dai seguenti grafici. 27 90 80 70 Allocchi 60 50 40 30 20 10 0 (Xo,Yo) 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 Colombi 3500 4000 4500 5000 Figura 23 1200 Colombi Allocchi 1000 Popolazioni 800 600 400 200 0 0 1 2 3 4 5 tempo 6 7 8 9 10 Figura 24 28 Considerando invece la capacità portante della zona B4 (961), e lasciando invariati gli altri parametri: r=2;m=17;K=961;b=0.05; Xo=400;Yo=10; si ottiene: x_equil =340 x_equil = 25.84 ans = -0.353798+ 4.673937i -0.353798- 4.673937i In questo caso otteniamo una soluzione dal comportamento decisamente meno oscillatorio, e quindi più accettabile. 90 80 70 Allocchi 60 50 40 30 20 10 0 (Xo,Yo) 0 200 400 600 Colombi 800 1000 Figura 25 29 450 Colombi Allocchi 400 350 Popolazioni 300 250 200 150 100 50 0 0 1 2 3 4 5 tempo 6 7 8 9 10 Figura 26 CONCLUSIONI Un possibile intervento potrebbe consistere nel ridurre la popolazione con il trattamento di nicarbazina, e migliorare tale risultato con l’inserimento di predatori naturali. Tra i vantaggi di questa scelta c’è il fatto di non dover intervenire periodicamente con i trattamenti. Inoltre si nota che la popolazione del predatore all’equilibrio non è troppo elevata. Non si raggiunge comunque un valore della densità dei colombi sufficientemente basso, stimato da letteratura intorno a 350 individui/km2. Risulta perciò necessaria, ma al tempo stesso di difficile attuazione, una politica di diminuzione della capacità portante tramite le tecniche strutturali precedentemente descritte. 30 LISTATI MATLAB Parametri logistica clear; clc; % lettura del file di dati [filedati,pathname]=uigetfile('.dat','apri file di dati');pause(1); if not(filedati==0) dati=load(filedati,pathname)'; anni=1:length(dati); % funzione approssimante eval(['f=inline(''x(1)./(1+((x(1)-',num2str(dati(1)),')./',num2str(dati(1)),')*exp(-x(2)*anni))'',''x'',''anni'')']); %ricerca del minimo x=(k,r) xo=[2900,-1]; [x,resnorm] = lsqcurvefit(f,xo,anni,dati); disp(['k = ',num2str(x(1))]); disp(['r = ',num2str(x(2))]); disp(' '); disp(['residuo (somma degli scarti quadratici) = ',num2str(resnorm)]); tempo=1:11; figure('number','off','name','andamento temporale dati e funzione approssimante'); plot(anni+1998,dati,'o',tempo+1998,x(1)./(1+((x(1)-dati(1))./dati(1))*exp(-x(2)*tempo))); xlabel('anni') ylabel('N° individui') disp(['ultima popolazione = ',num2str(x(1)./(1+((x(1)-dati(1))./dati(1))*exp(-x(2)*11)))]); end Lotka-Volterra clear r=2;m=17;K=2000;b=0.05; tfin=10; Xo=2000;Yo=10; % equilibrio xe=m/b ye=(r/b)*(1-xe/K) % autovalori Jacobiano Jacobiano=[1 m*r/(b*K) m*r*(1-m/(b*K))]; roots(Jacobiano) % simulazione [t,x,y]=sim('allocchi',[0 tfin]); figure(1) hold off;clf % preda plot([0 K],[r/b 0],'-.g') Xlim=max(Xo,K); Ylim=max(Yo,r/b); axis([0 1.2*Xlim 0 1.6*Ylim]); limite=axis;hold on axis(axis) % predatore plot([m/b m/b],[0 limite(4)],'-.r') plot(X,Y,'b') plot(Xo,Yo,'ob') text(1.03*Xo,Yo,'(Xo,Yo)') xlabel('Colombi') ylabel('Allocchi') 31 figure(2) hold off;clf Xlim=tfin; Ylim=tfin; plot(t,X,'-g',t,Y,'r') a=axis; xlabel('tempo') ylabel('Popolazioni') legend('Colombi','Allocchi') Simulazione Lotka-Volterra X f(u) r*u[1]*(1-u[1]/K) b b 1/s x 1/s y Y m 32 BIBLIOGRAFIA Appunti del corso di Teoria dei Sistemi Prof A.Casavola, A.A. 2001-2002 Colombi e storni in città : manuale pratico di gestione Marco Dinetti e Umberto Gallo-Orsi ; in collaborazione con la LIPU .Milano : Il verde, 1998. Colombi in città : aspetti biologici, sanitari e giuridici, metodologie di controllo Giovanni Ballarini, Natale Emilio Baldaccini, Franco Pezza .Ozzano dell'Emilia : Istituto nazionale di biologia della selvaggina, 1989. Ornitologia urbana M. Dinetti, M. Fraissinet .Bologna : Calderini Edagricole, 2001. Censimento della popolazione dei colombi 1999-2003 Comune di Firenze, Assessorato all’Ambiente. 33