USI E FUNZIONI
DEL
CONGIUNTIVO LATINO
Prof. Nicola Basile
Un po’ di storia della lingua
slide - 1 È considerato dagli antichi grammatici greci per
eccellenza il “modo dell’ipotassi” come dimostra
il termine impiegato per designarlo, ovvero
uJpotaktikhvv (scil.
e[gklisi).
Anche i grammatici latini ne considerarono
unicamente il valore ‘subordinativo’: essi, infatti,
ricalcarono la denominazione greca con il
termine ‘subiunctivus’ o ‘coniunctivus’, così detto,
secondo Macrobio (V-VI sec. d.C.), ex sola
coniunctione, quae ei accidit (GL V. 643. 22), cioè
“solo dalla congiunzione che lo accompagna”.
Un po’ di storia della lingua
slide -2 Ma Prisciano di Cesarea (V-VI sec. d.C.),
muovendo sempre dall’antica riflessione
grammaticale greca che riconosce a tale modo
un valore ed un uso esclusivamente ipotattico,
arricchisce addirittura gli elementi da cui il
congiuntivo si trova a dipendere: eget non modo
adverbio vel coniunctione, verum etiam altero verbo,
ut perfectum significet sensum (GL p. 424. 12), “(il
congiuntivo) necessita non solo di un avverbio o
di una congiunzione, ma anche di un altro verbo
per acquisire un significato compiuto”.
Un po’ di storia della lingua
slide - 3 Ma l’antica nomenclatura adottata per definirlo
non chiarisce, come invece avviene per gli altri
modi, la sua natura, non riflette, cioè, la sua
ijdiva e[nnoia, ma mette in rilievo
esclusivamente il suo rapporto sintattico.
Nel processo evolutivo che ha interessato tale modo,
la funzione subordinativa si è imposta sul suo
valore semantico a tal punto che di esso se ne è
negata l’esistenza come si deduce anche dal passo
succitato di Prisciano e da un’affermazione del
grammatico Diomede (GL I. p. 340. 24) che, infatti,
dice: subiunctivus... dictus, quod per se non exprimat
sensum.
Un po’ di storia della lingua
slide - 4 Ma la moderna grammatica, in una
prospettiva più ampia e soddisfacente,
non solo recupera l’originaria natura del
congiuntivo, ma ne ridefinisce anche i suoi
usi riconoscendogli una sua autonomia e
indipendenza semantica e sintattica.
Un po’ di storia della lingua
slide - 5 Il congiuntivo è per definizione il modo della
“rappresentazione soggettiva”, cioè presenta il
processo verbale secondo la prospettiva del
soggetto ed in quanto tale si oppone
all’indicativo che è il modo della enunciazione
oggettiva, della pura constatazione effettuale. E
questa polare opposizione è ancora più evidente
in latino che ha ‘sintetizzato’ nel solo
congiuntivo l’aspetto subiettivo del congiuntivo
e dell’ottativo indeuropeo.
Congiuntivi indipendenti
slide - 6 I congiuntivi indipendenti possono essere distinti
in due categorie:
• Congiuntivi di tipo volitivo
• (neg. in genere ne)
cong. esortativo (e/o iussivo)- cong. desiderativo (detto anche optativus) – cong.
concessivo
Si tratta di congiuntivi che racchiudono in sé una serie di funzioni che, sia pure con
differenti sfumature, pertengono tutte alla sfera della volizione, esprimono, cioè, in
senso lato, la volontà del parlante;
• Congiuntivi di tipo potenziale
• (neg. in genere non)
Cong. potenziale – cong. dubitativo (detto anche deliberativo) –
cong. suppositivo –cong. irreale
(funzione ereditata dall’ottativo indoeuropeo)
che esprimono una possibilità o eventualità
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 7 In latino a seconda della persona in cui è
espresso, poiché varia la carica ingiuntiva,
il congiuntivo da alcuni studiosi viene
distinto in esortativo e iussivo.
Qui, anche per comodità espositiva,
seguiamo tale distinzione che di fatto si
potrebbe applicare anche al congiuntivo
greco.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 8 CONGIUNTIVO ESORTATIVO (E/O IUSSIVO)
Ricorre alla 1a persona singolare e plurale del presente.
Della 1a singolare si registrano occorrenze sporadiche già nel latino
arcaico (cf. Plaut. Bacch. 1027 taceam nunc iam “che io taccia ora” o
meglio “ora mi tappo subito la bocca”), non presenta attestazioni
nella lingua classica ma ritorna, pur se in casi isolati,
nella scrittura dei poeti augustei
(cf. Verg. Aen. IX. 216 neu matri miserae tanti sim causa doloris
“non sia io causa di un così grande dolore alla (tua) misera madre”)
e degli scrittori tardi
(cf. Val. Fl. IV. 444-5 non ego nunc... memorem...”
“non è questo il momento... che io parli...”).
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 9 Una più ampia ricorrenza, invece, presenta la
1a persona plurale, documentata già nella lingua arcaica (in
cui frequente è il tipo, quasi formulare, eamus) e
abbondantemente diffusa in quella classica
cf. Cic. Sest. 143
amemus patriam, pareamus senatui, consulamus bonis; praesentis fructus
neglegamus, posteritatis gloriae serviamus; id esse optumum putemus
quod erit rectissimum; speremus quae volumus, sed quod acciderit
feramus...
“amiamo la patria, obbediamo al senato, aiutiamo gli onesti,
trascuriamo il profitto presente, preoccupiamoci della gloria futura;
giudichiamo ottimo quel che sarà giustissimo, speriamo [di ottenere]
ciò che desideriamo, ma sopportiamo ciò che ci accadrà...”.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 10 La negazione oscilla fra ne e non
(ma anche nemo, nullus, nusquam, nihil, etc.)
(cf. Cic. Cluent. 155 a legibus non recedamus “non
scostiamoci dalle leggi”; cf. Cic. Verr. IV. 7. 15 ne difficilia
optemus “non desideriamo ciò che è difficile”).
La spiegazione più comunemente proposta di questa
alternanza è che non è impiegato quando si nega un solo
termine o quando si intende rimarcare in modo più
energico una contrapposizione; ma suggestiva e
convincente è l’opinione di G. Calboli che, invece, ritiene
alla base di tale uso ‘incerto’ il fatto che in latino la
negazione non si espandesse a scapito di ne.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 11 Congiuntivo iussivo
Ricorre alla 2a persona (soprattutto singolare)
e alla 3apersona.
Esso, al presente, è impiegato in luogo dell’imperativo, ma
secondo alcuni studiosi rispetto a quest’ultimo esprime
una prescrizione più morbida o un comando più
generale, diversamente altri (così G. Calboli) pensano
che l’uso del congiuntivo iussivo sia talora motivato da
esigenze metriche o rappresenti una semplice variatio.
Personalmente credo che fra i due modi una differenza
sussista e che essa sia affidata soprattutto ad una
diversa tonalità.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 12 Tale congiuntivo compare nella prosa
preclassica, nella poesia e in particolare
nel linguaggio familiare.
Il suo uso nella prosa classica è sporadico e
serve soprattutto ad esprimere ordini
generici ad una persona indeterminata.
Talora nel latino arcaico, specialmente in
Catone, il congiuntivo iussivo è preceduto
da ut o da qui che ne rafforza il valore.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 13 Oltre al presente congiuntivo ricorre, pur
se più sporadicamente, anche il perfetto
congiuntivo, attivo o passivo, ma in tal
caso esso indica un processo compiuto nel
presente:
cf. Cic. Orat. II. 85 sit... mihi tinctus litteris
“abbia un’infarinatura letteraria”;
Cic. Inv. II. 50 hoc sit nobis dictum “sia a noi
detto ciò”, etc.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 14 Il congiuntivo iussivo se preceduto da
negazione (ne o talora non) assume un valore
proibitivo, esprime, cioè, un divieto assoluto e
perentorio.
Il tipo più frequente nel latino classico, ma già
ampiamente diffuso in quello arcaico è ne + la 2a
persona del congiuntivo perfetto (es. ne feceris,
ne feceritis), mentre la forma ne + congiuntivo
presente (es. ne facias) è ben rappresentata nel
latino arcaico e meno in quello classico e
postclassico.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 15 Ricordiamo che accanto a queste forme di proibitivo
troviamo il tipo ne + imperativo presente (es. ne fac) il
cui uso è frequente nella lingua arcaica ed assente quasi
del tutto in quella classica se non come
“specializzazione poetica”.
Altra forma ampiamente documentata soprattutto nel
latino classico (specie nella prosa) e meno in quello
arcaico è rappresentata dalla perifrasi noli, nolite +
infinito.
Comune, soprattutto nel linguaggio colloquiale e familiare,
anche un’altra perifrasi, ovvero cave, caveto, cavete +
congiuntivo: cave putes quicquam esse verius (Cic. Fin. II.
71) “non credere (lett. “guardati dal credere”) che ci sia
qualcosa di più vero”.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 16 Il congiuntivo iussivo può essere oltre che riferito al presente anche
al passato.
In tal caso i tempi sono l’imperfetto e il piuccheperfetto ed esprimono
propriamente il tardivo rimpianto o la riprovazione per quel che sarebbe
dovuto accadere ma non è accaduto.
Circa l’uso dei tempi va detto che l’imperfetto è tipico del latino
arcaico, mentre nella lingua classica prevale nettamente il
piuccheperfetto, assente nell’arcaico a giudizio del Calboli che però
ammette che “in alcuni casi si può essere incerti se si tratti di un
valore iussivo o potenziale”.
Ma altri studiosi (Wackernagel, Blase, etc.) individuano occorrenze di
piuccheperfetto congiuntivo con valore iussivo anche nel latino
arcaico. Un esempio è considerato il verso riportato da Cicerone
(Sest. 45) e il cui autore sarebbe appunto un antico poeta: restitisses,
oppugnasses, mortem pugnans oppetisses.
La negazione di questo iussivo del passato è generalmente ne, anche se
nel tardo latino si alterna con non.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 17 CONGIUNTIVO DESIDERATIVO (OPTATIVUS)
In latino il desiderio, l’augurio che
qualcosa avvenga (cong. pres.) o
sia avvenuta (cong. perf.),
o
il rimpianto che
qualcosa non avvenga (cong. imperf.)
o non sia avvenuta (cong. piuccheperf.)
è espresso dal cosiddetto «congiuntivo ottativo».
In quest’uso corrisponde all’ottativo greco di cui il
congiuntivo ha assorbito le funzioni e i valori
semantici.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 18 Il latino classico diversifica l’uso dei tempi del
congiuntivo a seconda che il desiderio formulato sia
percepito come realizzabile o irrealizzabile ed in
particolare per:
 il DESIDERIO REALIZZABILE nel presente-futuro adopera il
presente congiuntivo
Es. Di tibi dent quaecumque optes (Plauto)
Nel latino arcaico il desiderio riferito al presente-futuro può essere espresso oltre che
con il presente congiuntivo anche con il perfetto aoristo o sigmatico (faxint,
servassint, prohibessint, etc.) di cui sono rimasti nel latino classico solo forme
fossili come faxim o ausim
nel passato adopera il perfetto
congiuntivo (di uso raro)
Es. Utinam recte auguraverim (Cic.)
“Possa io aver profetizzato correttamente!”
 DESIDERIO REALIZZABILE
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 19  il DESIDERIO IRREALIZZABILE nel presente-futuro adopera l’imperfetto
• Utinam fortuna nunc anatina uterer! (Pl., Rud. 533).
“Magari ora avessi in sorte di essere una papera!”
• Utinam P. Clodius non modo viveret, sed etiam praetor,consul,dictator esset
(Cic.)
“Magari P. Clodio non solo fosse vivo, ma anche fosse pretore, console,
dittatore!”
•
•
•
•
 il DESIDERIO IRREALIZZABILE nel passato adopera il piuccheperfetto
congiuntivo
Atque hoc utinam a principio tibi placuisset (Sall., Jug. 102).
“Oh, se tu fossi stato di quest'idea fin dall'inizio!”
Utinam non tam fratri pietatem quam patriae praestare voluisset!
“Magari avesse voluto mostrare devozione non tanto verso il fratello
quanto verso la patria! (Cic. Brut. 126)
Per schematizzare…
slide - 20 ESPRESSIONE DEL
DESIDERIO
COLLOCAZIONE
NEL TEMPO
TEMPI VERBALI
IMPIEGATI
realizzabile
(augurio)
Presente
-------------------Passato
Presente
------------------Perfetto
irrealizzabile
(rimpianto)
Presente
Imperfetto
-------------------- ------------------Passato
Piuccheperfetto
Per approfondire…
slide - 21 -
Questa specializzazione dell’uso dei tempi
per distinguere il desiderio realizzabile da
quello irrealizzabile trova la sua
applicazione formale nel latino classico,
mentre nel latino arcaico tale distinzione
non è ancora del tutto definita.
Infatti, ad esempio, il congiuntivo presente può esprimere sia il
desiderio realizzabile (cf. Ter. Eun. 210 utinam tam aliquid invenire
facile possis) che quello irrealizzabile (cf. Plaut. Asin. 418 utinam
nunc stimulus in manu mihi sit). Talora poi sempre nel latino arcaico
il congiuntivo imperfetto può essere impiegato oltre che
normalmente per il desiderio irrealizzabile nel presente, anche per
esprimere il desiderio irrealizzabile nel passato.
slide - 22 La particella che generalmente introduce questo tipo di congiuntivo
è utinam (rara la forma o utinam), assente nei tipi formulari e meno
frequente, nel latino arcaico, con il desiderio irrealizzabile.
Ma anche altre particelle possono precedere il congiuntivo ottativo ed
in particolare:
ut (uti) che è la forma base di utinam (uti + nam);
qui seguito da un pronome (il suo uso è quasi esclusivamente
arcaico233);
ita e sic, quest’ultima tipica soprattutto nel latino poetico e postclassico
(cf. Catull. 17. 5 sic tibi bonus ex tua pons libidine fiat “così sia a te un
ponte nuovo secondo i tuoi desideri”);
si, o più frequentemente o si (cf. Verg. Aen. VIII. 560 o mihi praeteritos
referat si Iuppiter annos “Oh se a me Giove rendesse gli anni
trascorsi!”).
La negazione normalmente è ne, ma già nel latino arcaico compare
anche non, attestata poi anche nel latino classico e più tardo.
Congiuntivi di tipo volitivo
slide - 22 CONGIUNTIVO CONCESSIVO
Il «congiuntivo concessivo» serve, appunto, ad esprimere una
concessione, ad ammettere che qualcosa possa avvenire o possa
essere avvenuta. In italiano si rende mediante locuzioni
fraseologiche quali ad esempio “ammettiamo pure che”, “concesso pure
che”.
Generalmente tale congiuntivo è collocato ad
inizio di frase e può essere introdotto
dagli imperativi (concessivi): age “va bene”, esto “sia pure”;
o più frequentemente da licet o dall’avverbio sane (in genere
posposto). La negazione è ne.
Il latino arcaico fa uno scarso uso del tipo concessivo diffuso soprattutto nel latino classico,
tuttavia non mancano esempi in Plauto e Terenzio o in altri antichi scrittori.
slide - 23 USO DEI TEMPI VERBALI
Circa l’uso dei tempi si ricorda che se la concessione si pone nel
presente è impiegato il congiuntivo presente
Cic. Tusc. II. 5. 14 quare ne sit sane summum malum dolor: malum certe est
“pertanto ammettiamo pure che il dolore non sia il male peggiore: ma
certamente è un male”;
Cic. Verr.4.133 licet iste dicat emisse se... credite hoc mihi
dica pure, costui, di aver comperato... credete a me,
se invece la concessione si pone nel
passato è impiegato il congiuntivo perfetto.
slide - 24 Discusso è l’uso del concessivo riferito al passato
(cong. perf.): alcuni studiosi (Ernout-Thomas,
Hofmann-Szantyr, Ghiselli, etc.) ritengono che
non si abbia prima Cicerone (es. Lig. VI. 18
fuerint cupidi, fuerint irati, fuerint pertinaces
“ammettiamo che fossero avidi, che fossero in
preda all’ira, che fossero ostinati”), tuttavia
forse, come suggerisce anche Calboli, non
bisognerebbe scartare, tout court, la forma dal
latino arcaico dal momento che esistono esempi
anche se oggettivamente incerti.
Congiuntivi di tipo potenziale
slide - 25 CONGIUNTIVO POTENZIALE (neg. non)
Il congiuntivo potenziale serve ad esprimere la
possibilità eventuale, ovvero presenta un’azione o
un’affermazione come puramente probabile.
In italiano tale congiuntivo può essere reso o con un
condizionale o attraverso una perifrasi con il verbo
“potere, osare” fraseologici.
E’ necessario distinguere il concetto di “possibilità” da quello di “potenzialità”: la
“possibilità” è affermata in assoluto (es. hoc dicere potes = “puoi/potresti dire ciò”
nel senso che comunque hai la possibilità di farlo. La potenzialità è una possibilità
eventuale, cioè percepita come probabile, eventuale. Nella espressione della
potenzialità il verbo “potere” è fraseologico e la frase è generalmente introdotta da un
pronome interrogativo o, più raramente, indefinito.
slide - 26 La potenzialità prospettiva (nel presentefuturo) è espressa classicamente dal
presente o dal perfetto congiuntivo (con
valore atemporale)
senza una sostanziale differenza.
quis hoc neget? = quis hoc negaverit?
“chi potrebbe negare questo?”
slide - 27 La potenzialità nel passato in latino è rappresentata con
il congiuntivo imperfetto
(o più raramente piuccheperfetto)
L’uso del potenziale in latino, come anche in greco, è per lo più
circoscritto ad espressioni stereotipate con soggetto indeterminato
espresso da pronomi interrogativi o negativi come quis?, quid?,
nemo, etc., da pronomi indefiniti come aliquis, quis, etc., da avverbi di
luogo come ubi, etc. e dal frequente cosiddetto «tu generico o
retorico», ovvero la 2a persona singolare impiegata retoricamente
con valore impersonale
(cf. Liv. XXI. 4 ... haud facile discerneres utrum imperatori an exercitui carior esset
“... non facilmente avresti potuto [= si sarebbe potuto] distinguere se fosse
più caro al comandante o all’esercito”).
slide - 28 I tipi potenziali più diffusi («tu generico»), impiegati in
espressioni formulari, sono:
dicas (diresti/potresti dire)
diceres (avresti detto/avresti potuto dire)
credas (crederesti/potresti credere)
crederes (avresti creduto/avresti potuto credere)
putes (penseresti/potresti pensare)
putares (avresti pensato/avresti potuto pensare)
videas (vedresti/potresti vedere)
videres (avresti visto/avresti potuto vedere)
invenias (troveresti/potresti trovare)
invenires (avresti trovato/avresti potuto trovare)
slide - 29 Esistono altre espressioni formulari
di tipo potenziale:
Aliquis (quis, quispiam) dicat/dixerit
ovvero
“qualcuno potrebbe dire”
Il tipo dixerit aliquis (equivalente di aliquis dicat),
assente nell’arcaico, fa la sua prima comparsa in
Catullo (67, 37) e nel latino classico ha trovato
un’ampia diffusione determinata o agevolata dal
modello greco ei[poi ti a[n.
slide - 30 Rientrano nella sfera del potenziale il congiuntivo di cortesia e
il congiuntivo di modestia.
I due tipi sono fra loro spesso confusi in quanto entrambi servono ad
attenuare, a smorzare il tono di un’asserzione:
il primo (“cong. di cortesia”) serve ad ammorbidire e a temperare
l’impatto, altrimenti troppo categorico e drastico, di un’espressione
imperativa: ad es. velim, nolim, malim ;
il secondo (“cong. di modestia”) serve ad attenuare il tono, altrimenti
troppo brusco e deciso, di un’affermazione sulla cui veridicità però
chi parla non ha alcun dubbio (cf. la 1a pers. del perfetto congiuntivo
o più raramente del presente, impiegata per esprimere
un’asserzione attenuata: ad es. censuerim “crederei”; dixerim “direi”;
haud negaverim “non negherei”, etc.).
Congiuntivo deliberativo
(dubitativo)
slide - 31 -
Così detto in quanto esprime, in forma
interrogativa, un dubbio, una perplessità reale
o apparente su ciò che il parlante deve fare.
Questo tipo di congiuntivo, presente nei vari
registri linguistici, dalla lingua letteraria a quella
familiare e popolare, è quasi unicamente
espresso alla 1a persona singolare o plurale, ma,
come vedremo, non mancano esempi di 3a ,
mentre non si registrano occorrenze alla 2a
persona.
slide - 32 il congiuntivo deliberativo-dubitativo ricorre per il
presente-futuro al tempo presente,
mentre per il passato all’ imperfetto o più
raramente al piuccheperfetto (ma quest’ultimo
solo a partire da Cicerone). Esso, soprattutto nel
latino arcaico può occasionalmente essere
preceduto da particelle quali -ne, ut, -ne ut, utin
che conferiscono all’interrogazione una
maggiore vivacità.
slide - 33 Es. quo curram? quo non curram? (Plaut. Aul. 713)
“Dove correre? dove non correre?”.
Es. ego auscultem tibi? (Plaut. Mil. 496)
“Io dovrei ascoltare te?”.
Es. Valerius cotidie cantabat; erat enim scaenicus. Quid faceret
aliud? (Cic. De or. III. 23)
“Valerio cantava ogni giorno, infatti era un uomo di
spettacolo. Che cos’altro avrebbe dovuto fare?”.
Es. Egone ut beneficium accepissem contumeliam? (Cic. Ad
Att. XV, II.I)
“Io dovevo ricevere un insulto come un favore?”
slide - 34 La negazione è non.
W. Kroll, «Glotta», 7, p. 126, n. 1, ritiene che la negazione del
congiuntivo deliberativo in latino possa essere anche ‘ne’ e a suo
conforto cita Cic. Att. XII. 40. 2 ... ego, quid homines aut reprehendant
aut postulent, nescio. Ne doleam? Qui potest? Ne iaceam? . Ma
quest’esempio è apparso poco convincente a G. Calboli (XI, p. 287) il
quale replica che il ‘ne’ dipende dal verbo precedente, come se fosse
postulant ne doleam?... ne iaceam?; per cui la frase dovrebbe significare
pressappoco: “io non so che cosa le persone mi rimproverino o
pretendano. (Pretendono) che io non soffra? come sarebbe possibile?
Che io non mi abbatta?”.
slide - 35 Anche per il congiuntivo deliberativo latino si
ripropone il problema della sua origine. Anche
in questo caso, ovviamente, la maggior parte
degli studiosi è orientata verso una soluzione
volitiva nonostante la negazione non, ma c’è chi,
come il Pasoli (Saggi di grammatica latina) sulla
base appunto della negazione, pensa ad un
originario potenziale.
Personalmente condivido l’opinione di ErnoutThomas, che postulano un’«origine mista» che
colloca il deliberativo al confine fra il valore
volitivo e quello potenziale.
slide - 36 Rientra nell’ambito del congiuntivo dubitativo il
cosiddetto congiuntivo di protesta o di
indignazione. In questo caso la domanda
formulata non contiene un dubbio reale, ma
“esprime piuttosto la protesta del parlante nei
confronti di un’eventualità che viene respinta (si
tratta cioè di una domanda che non ha una
risposta ‘aperta’, ma già definita)” (G. B. Conti).
In quest’uso il congiuntivo ricorre anche alla 2a
persona.
slide - 37 Hunc ego non diligam, non admirer, non omni
ratione defendendum putem? (Cic. Arch. 18)
“Io non dovrei amare costui, non dovrei
ammirarlo, non dovrei pensare che deve essere
difeso ad ogni costo?”
Tu repente relinquas, deseras, ad adversarios
transeas? (Cic. Verr. 1.40)
“Tu improvvisamente abbandonerai i ranghi,
diserterai, passerai agli avversari?”
Congiuntivo suppositivo
slide - 38 Il latino per formulare una supposizione implicita di
natura paratattica si serve anche del congiuntivo
(cosiddetto «congiuntivo suppositivo») ed in dettaglio,
del
congiuntivo presente
(o, occasionalmente, del perfetto per sottolineare l’aspetto
compiuto) per la supposizione possibile, ovvero pensata
come realizzabile nel presente-futuro, e
del congiuntivo piuccheperfetto (raramente imperfetto e
limitatamente alla 2a pers. indeterminata) per la
supposizione non realizzata nel passato:
slide - 39 • cf. Cic. Par. XXXVIII reviviscat M. Curius et videas
aliquem murenarum copia gloriantem: nonne hunc hominem
servum iudicet? “supponiamo che riviva M. Curio e che
tu veda un uomo fiero dell’abbondanza di murene; non
giudicherebbe costui un servo?”;
• cf. Cic. Mil. XIX. 49-50 noctu occidisset; nemo ei neganti
non credidisset. Insidioso et pleno latrorum in loco occidisset;
nemo ei neganti non credidisset “supponiamo che abbia
commesso l’omicidio di notte; tutti gli avrebbero creduto
se avesse negato. Supponiamo che abbia commesso
l’omicidio in un luogo adatto agli agguati e infestato da
briganti; se avesse negato, tutti gli avrebbero creduto”.
slide - 40 Circa l’uso della negazione non c’è accordo tra
gli studiosi: alcuni pensando ad un’origine
potenziale del tipo gli attribuiscono la negazione
non, altri credono, invece, ad un’origine volitiva
e per questo sostengono che la negazione sia ne.
La questione nasce dal fatto che il tipo in forma
negativa non è documentato con certezza e ciò,
come affermano Traina-Bertotti (p. 253), ci
“impedisce di decidere in certi casi se ci
troviamo di fronte ad un ipotetico, a un
concessivo o a un esortativo”.
slide - 41 la supposizione si esprime anche…
Con l’imperativo…
In latino un esempio di imperativo suppositivo si può forse vedere
in Cic. Tusc. II. 12. 28 roga hoc idem Epicurum, maius dicet esse
malum mediocrem dolorem quam maxumum dedecus “supponiamo
che tu interroghi (lett. “interroga”) sullo stesso argomento
Epicuro, ti risponderebbe che un dolore anche mediocre è un
male più grande della più grande vergogna”. Si tratterebbe,
proprio come in greco, di una protasi ipotetica (di II o III tipo)
espressa paratatticamente. Cf. ancora Cic. Tusc. IV. 24. 53 tracta
definitiones fortitudinis, intelleges eam stomacho non egere
“supponiamo che tu prenda in esame le definizioni del coraggio,
capiresti che esso fa a meno della bile”.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
N. Basile, Sintassi storica del greco antico,
2001, Levante, Bari
G. Calboli, I modi del verbo greco e latino, in
“Lustrum” 11, 1966, pp. 173-349; 13, 1968,
pp. 405-511
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USI DEL CONGIUNTIVO LATINO