BIOMETRIA
dammi la, mano
ti dirO chi sei
di Maurizio Melis
n’automobile che riconosce il
volto del proprietario; una pistola
che spara solo se impugnata dal
poliziotto che l’ha ricevuta in dotazione;
uno sportello del bancomat che chiede
di accostare un occhio a un sensore
ottico per riconoscere il cliente: ecco gli
scenari che, con tutta probabilità, si
realizzeranno in futuro grazie alle tecniche biometriche di identificazione.
"La biometria – ha affermato al quotidiano online Salute Europa lo psicoanalista Emilio Mordini, alla guida del pro-
U
86
MONTHLY VISION I MARZO I 2006
getto europeo Bite (Biometric identification technology ethics) – rappresenta la
più formidabile sfida alla nozione di
identità personale che la società contemporanea si trovi ad affrontare. Sembrava che fossimo all’inizio di una
società basata sul rispetto della privacy,
dell’anonimato elettronico, persino
delle identità multiple costruite su
internet. Ci stiamo invece dirigendo
forse verso un mondo in cui l’identità
individuale verrà sempre di più radicata
nelle strutture biologiche di ciascuno di
noi, nel nostro corpo".
Biometria, infatti, è oggi sinonimo di
quelle tecniche che, grazie a metodi
matematici e statistici, permettono di
identificare univocamente un individuo
sulla base delle sue peculiari caratteristiche fisiologiche o comportamentali,
difficili da alterare o simulare. Tra le
variabili più frequentemente prese in
esame ci sono: impronte digitali, geometria della mano e del volto, conformazione della retina o dell’iride, timbro
e tonalità di voce. Sgombriamo subito il
campo da un diffuso malinteso: in
realtà, le moderne tecniche biometriche
di identificazione non introducono
alcun nuovo principio, ma solo nuove
Science Photo Library
Le tecniche biometriche
di identificazione sono spesso
considerate la soluzione finale
a tutti i problemi di sicurezza
Oppure, al contrario, evocano
inquietanti scenari orwelliani
Nel mezzo c’è la loro dimensione
reale: strumenti, da usare
e dosare con intelligenza
Science Photo Library
metodologie per applicarlo, apparentemente più sicure: la firma o la foto
tessera sul passaporto sono infatti dati
biometrici da sempre utilizzati per
identificarsi. Lo stesso Giulio Cesare
fece imprimere la propria effige sulla
moneta corrente, per essere riconoscibile dovunque si recasse nell’impero.
annua del 50 per cento nei prossimi
tre anni. “Le entrate per le aziende
del settore dovute alla diffusione
delle applicazioni biometriche saliranno del 34 per cento nel Nord America, del 23 nell’area asiatica e del 13
in Europa”, spiega Trevor W. Prout,
direttore marketing dell’Ibg.
Presentarsi, attraverso un cavo
Tra timore e fiducia eccessiva
Nell’era dell’internet, home banking e
mercatini online, forum e voto elettronico pongono il problema di identificare qualcuno che si trovi dall’altra parte di un cavo. Le tecniche
biometriche di identificazione promettono in questo campo soluzioni
nuove, diverse dalle associazioni
logiche log in/password o bancomat/pin;
ma potrebbero essere utilizzate
anche nei documenti di identità
(passaporto biometrico), o per regolare l’accesso ad aree riservate e per
personalizzare l’uso di apparecchi e
dispositivi. Il vantaggio deriverebbe
da una maggiore difficoltà di sottrarre o duplicare i nuovi dati biometrici.
L’International biometric group ha
quantificato il giro d’affari di questo
mercato ipertecnologico in circa 4
miliardi di dollari, con una crescita
Come spesso accade quando nuove
tecnologie entrano in scena, attorno alla
biometria sono nate opinioni contrastanti, che a volte sconfinano in un
eccesso di fiducia o, all’opposto, nella
paura. Il timore è quello di un futuro
orwelliano, in cui un supercontrollore
virtuale, in possesso dei dati biometrici
di ogni individuo, potrà vigilare su tutto
e tutti annullando di fatto la libertà
umana. Sul fronte opposto c’è chi sostiene invece che le tecniche biometriche si
riveleranno una panacea in questi anni
segnati da truffe elettroniche e terrorismo, e che permetteranno finalmente di
accertare senza errori l’identità di ognuno. Con tutta probabilità né il primo né
il secondo scenario sono realistici, ed
entrambi sono frutto dello stesso equivoco: i mezzi vengono confusi con i
metodi, le aspettative, gli intenti.
Iniziamo col dire che i dati biometrici
sono sì virtualmente in grado di identificare univocamente una persona
(nemmeno due gemelli omozigoti
hanno le stesse impronte digitali o lo
stesso iride), ma questo non garantisce
che i sistemi di acquisizione biometrica
siano esenti da errori. La tecnologia,
insomma, può sbagliare. “Una grande
banca di dati biometrici con milioni di
persone registrate – sostiene Massimo
Tistarelli (si veda l’intervista in questa
pagina) – implicherebbe la capacità di
riconoscere senza errori un soggetto, il
che è virtualmente impossibile”; inoltre
un tale accentramento di dati sarebbe
estremamente rischioso per i colossali
danni che potrebbe provocare se venisse violato. Addio, quindi, al sogno di
superare i controlli all’aeroporto con
una semplice sbirciatina in un lettore
ottico, ma anche alla prospettiva da
incubo di essere tutti schedati biometricamente. Malgrado ciò, va detto,
prove per registrare volto e impronte
digitali di turisti e immigrati sono già
in corso in alcuni porti e aeroporti Usa
e anche in Italia, in una località tenuta
segreta, si sta svolgendo un esperimento di riconoscimento automatico
del volto di alcuni latitanti.
L’INTERVISTA
L’importanza della ricerca
Massimo Tistarelli (Computer vision laboratory, Università di Sassari) è esperto di
biometria del volto e direttore della
Scuola estiva per gli studi avanzati sulla
biometria per l’identificazione sicura, di
cui quest’anno si terrà, ad Alghero, la
terza edizione.
Iniziamo dalla scuola estiva di biometria. Ci
può fare l’identikit dei partecipanti alle
precedenti edizioni?
In realtà non abbiamo avuto a che fare
con una sola tipologia di partecipante; ci
sono state invece adesioni miste tra
ricercatori, docenti e dipendenti di aziende. Il settore dell’industria era presente
nella misura del 20-30 per cento.
E come valuta quest’ultima percentuale?
La scuola tocca le tecnologie più che i
prodotti attualmente in commercio; i
corsi sono rivolti a coloro che vogliono
sviluppare il settore, quindi questa
partecipazione è già significativa.
Dunque anche l’Italia mostra interesse per
questa nuova tecnologia.
Alcune piccole aziende si sono mosse
nella commercializzazione, mentre c’è
ancora poca sensibilità verso lo sviluppo, da cui l’idea del master. Attualmente se ne occupano alcune università, come Sassari, Bologna e Milano.
Per esempio a Bologna sono ben posizionati nel campo delle impronte
digitali, mentre qui a Sassari abbiamo
sviluppato principalmente il riconoscimento del volto.
Quali sono le peculiarità di questo dato
biometrico?
Il volto può essere acquisito molto
naturalmente, e ormai la tecnologia
delle telecamere è disponibile a costo
bassissimo. Pensiamo per esempio a
quelle miniaturizzate inserite nei
cellulari: potrebbero essere utilizzate
per riconoscere il proprietario del
telefono quando si tratta di accedere a
certi servizi. Inoltre, a differenza di
altri dati biometrici, la biometria del
volto può essere acquisita anche in
maniera non cooperativa, per esempio
con delle telecamere poste in luoghi
dove è richiesto di mantenere un elevato grado di sicurezza, per poi confrontare i dati ottenuti con quelli di un
database di volti.
Questa prospettiva potrebbe spaventare
parecchie persone. Non vorrete mettere i volti di
tutti in quel database?
No di certo, solo quelle di particolari
individui, come criminali o latitanti.
Magari potremmo inserire la faccia
di Bin Laden…
MONTHLY VISION I MARZO I 2006
87
FOCUS
La biometria dell’iride
Un calcolatore, collegato a un dispositivo di
acquisizione adeguato, può riconoscere
caratteristiche biometriche che sfuggono alla
nostra pur affilata percezione, come la conformazione della retina, dell’iride o della circolazione sanguigna di una mano. In tutti i casi,
l’utilizzo della biometria prevede una prima
acquisizione dei dati biometrici, detta enrollement, e la creazione di un template. Quest’ultimo è una rappresentazione schematica del
dato biologico: per esempio nel caso di un volto
è costituito da distanza degli occhi, posizione e
dimensioni di naso e bocca, e così via. Una
volta ottenuto, il template può essere memorizzato su un supporto quale una smart card e
utilizzato come termine di confronto. Ecco
alcuni passi della procedura che permette di
registrare la conformazione di un iride.
Una fotocamera digitale
equipaggiata con opportune
ottiche cattura l’immagine
dell’iride.
L’immagine ottenuta viene
sottoposta a un trattamento
digitale che esalta le caratteristiche utili alla fase di elaborazione
successiva e sopprime i disturbi
di acquisizione.
Vengono estratti il bordo interno
ed esterno dell’iride.
L’iride viene “linearizzato”, cioè
stirato in modo da poter essere
disposto su una striscia: a questo
punto assomiglia a un codice a
barre ed è pronto a essere
elaborato ulteriormente per
ricavare il template desiderato, che
in questo caso prende il nome di
iris-code. L’iride possiede 247
punti caratteristici che possono
essere utilizzati per identificare un
individuo; molti di più per esempio
della mano che ha invece 96
caratteristiche significative.
Immagini dell’iride: Iris Database e
Dipartimento di tecnologie dell’informazione,
Università degli Studi di Milano
88
MONTHLY VISION I MARZO I 2006
Biometria di un terrorista
C’è una distinzione, sottile ma determinante, che è necessario fare tra identificazione e autenticazione. L’identificazione risponde al quesito: chi sei tu?;
l’autenticazione a: sei tu chi affermi di
essere?. È in questo secondo caso che
la biometria può diventare uno strumento fondamentale.
Si pensi alle transazioni via internet,
ma anche alle carte di credito: qui, la
biometria potrebbe rivelarsi efficacissima senza rischi per la privacy. Una
carta di credito associata a un dato
biometrico sarebbe più sicura e in
caso di furto risulterebbe inutilizzabile. Il dato biometrico fungerebbe da
chiave della carta e verrebbe memorizzato esclusivamente sul suo chip,
rimanendo perciò in possesso esclusivo del suo proprietario: è il principio della smart card.
Se il nostro problema è invece l’identificazione il discorso cambia. L’uso
della biometria rende pressoché inutile il furto di un documento, ma non è
esente da possibili contraffazioni: se
un terrorista si presentasse con comuni documenti cartacei, falsi, alla dogana, in cambio di carta straccia potrebbe ottenere un documento biometrico
dall’ufficio immigrazione, col quale
passare regolarmente i controlli
all’aeroporto per poi dirottare (o peggio) un aereo. È esattamente ciò che è
successo l’11 settembre del 2001, in
cui i terroristi erano in possesso di
documenti regolari rilasciati in base a
carte false. C’è anzi da chiedersi se in
presenza di un documento biometrico
i doganieri non sarebbero propensi a
darne per scontata l’autenticità,
magari allentando i controlli.
Guardando avanti
Chiari e scuri, dunque, attorno a una
tecnologia che potrebbe migliorare
sensibilmente la sicurezza di tutta
una serie di transazioni, ma che usata
male o semplicemente sopravvalutata, potrebbe rivelarsi dannosa, soprattutto per la privacy. Questa, peraltro,
non è esente da pericoli pur senza
bisogno della biometria.
Ne è un esempio la possibilità di
effettuare facilmente intercettazioni
telefoniche o ambientali.
GLOSSARIO
La biometria
Con il termine biometria (dal greco bìos,
vita, e metros, misura), si fa riferimento a
un’ampia gamma di discipline incentrate
sulla misurazione delle variabili fisiologiche o comportamentali tipiche degli
organismi viventi, attraverso metodologie
matematiche e statistiche.
Nell’ambito della biometria rientrano quindi
l’epidemiologia, gli studi sul dosaggio
farmacologico, la tassonomia (classificazione delle specie viventi), la dinamica delle
popolazioni (studi su mortalità e natalità) e
l’analisi delle associazioni genetiche fra
diverse specie. Tra le prime applicazioni
della biometria ci furono lo studio delle
dimensioni del cranio e delle proporzioni tra
le componenti dell’apparato scheletrico.
Oggi è in pieno sviluppo la biometria applicata all’identificazione degli individui. In
questo campo si stanno moltiplicando sia le
conoscenze che le applicazioni.
In Italia, l’utilizzo della biometria
nelle procedure di identificazione è
sottoposto all’autorità del Garante
della privacy, che ne concede l’uso
qualora non esistano metodi meno
invasivi, e comunque valutando caso
per caso. “La firma è un dato biometrico – ricorda però Tistarelli – quante
firme si fanno per aprire un conto in
banca? Tutte facilmente falsificabili!
Ma non ce ne preoccupiamo, perché la
firma è entrata nel costume”.
Se cittadini e istituzioni vigileranno,
la biometria potrebbe trasformarsi in
un mezzo per migliorare la sicurezza
di servizi di cui tutti, più o meno,
ormai usufruiamo. E niente di più. I
[email protected]
Bite www.biteproject.org
Garante per la protezione dei dati personali
www.garanteprivacy.it
International biometric group
www.biometricgroup.com
Iris Database www.inf.upol.cz/iris
Summer school for advanced studies
on biometrics www.computer-vision.191.it
Università di Sassari www.uniss.it
Scarica

dammi la mano