vetrina l’auto del mese di Alessandro Ferrari Dacia Duster Versione maxi, prezz UN BAGAGLIAIO CHE ARRIVA A OLTRE 1.600 LITRI DI CAPACITÀ, E UN ABITACOLO CHE GARANTISCE IL MASSIMO COMFORT A CINQUE PASSEGGERI. AGILE ANCHE SULLE STRADE DIFFICILI GRAZIE ALLA TRAZIONE SU QUATTRO RUOTE, COSTA COME UN’UTILITARIA: A PARTIRE DA 12 MILA EURO T anto per fare un confronto all’interno del gruppo Renault, Nissan (altra marca di questa coalizione industriale) ha ottenuto un successo che è andato ben oltre le più rosee previsioni con la Qashqai, la SUV in formato automobile del segmento C, quindi sufficientemente compatta e per niente esibizionista. Adesso Dacia, altro marchio del gruppo, tenta di bissarne o addirittura di superarne i fasti con la Duster, la prima sport utility a basso costo, che si può portare a casa a un prezzo paragonabile a quello di una normalissima utilitaria. Presentato a marzo al salone di Ginevra, questo è il terzo modello proposto sui mercati europei dalla casa rumena dopo la Logan, una berlina classica e dal design molto essenziale, e la Sandero, una compatta a due volumi dal look più vicino agli standard europei. Tre auto diverse, dunque, ma tutte accomunate da un elemento fondamentale: il prezzo estremamente competitivo. LE VERSIONI Tre sono i livelli di allestimento. Quello base bada soprattutto all’economia. Passando alla versione Ambiance, si hanno gli airbag laterali, i vetri elettrici anteriori, le barre sul tetto nere e il telecomando di apertura. La versione Laureate ha anche cerchi in lega, climatizzatore manuale, sedile di guida e volante regolabili in altezza, computer di bordo, fendinebbia, retrovisori esterni elettrici, divano posteriore frazionabile e finiture interne più ricche. IL TELAIO IL SISTEMA 4X4 La base di partenza della Duster è il pianale della Logan, caratterizzato da un’elevata robustezza e affidabilità. Le sospensioni anteriori sono quelle di tipo McPherson della Sandero, mentre il retrotreno delle 4x4 ha uno schema multilink appositamente studiato per questa SUV. Le 4x2, invece, adottano una soluzione a ruote interconnesse, più semplice ed economica. Per chi sceglie le versioni a trazione integrale, il sistema ha una logica sofisticata e può essere impostato su tre diversi tipi di funzionamento. Inserendo la modalità Auto, la coppia motrice viene automaticamente ripartita fra l’avantreno e il retrotreno secondo le condizioni di marcia istantanee e, in particolare, in funzione dell’aderenza fra pneumatici e terreno. Passando in Lock, la trasmissione viene bloccata elettronicamente e la coppia motrice va a tutte e quattro le ruote in modo costante. Questa soluzione è da adottare nei passaggi particolarmente impegnativi. Viaggiando in condizioni normali, su strade asfaltate, invece, conviene inserire la modalità 2WD, che riduce il consumo e le emissioni. I PREZZI Il modello base, la 1.600 a benzina, parte da soli 12.051 euro chiavi in mano, che diventano 12.851 nella versione intermedia e 14.051 in quella con finiture e allestimenti più lussuosi. Per avere la trazione integrale (non prevista per l’allestimento base) occorre aggiungere 2.000 euro. Passando alle turbodiesel, si parte con la Ambiance a due ruote motrici da 14.851 euro e si termina con la 4WD Laureate, che è venduta a 18.051 euro. Anche scegliendo una vettura al top di gamma e aggiungendo alcuni pacchetti di accessori a richiesta, dunque, si resta facilmente al di sotto dei 20.000 euro. Insomma la Dacia Duster è davvero la prima SUV che costa come una berlina utilitaria. 38 AUTOMOBILE | LUGLIO-AGOSTO 2010 o mini IL PACCHETTO LOOK IL CAMBIO A 6 MARCE L’OFF-ROAD Tutto nella Duster è stato progettato con l’obiettivo di mantenere i costi ai livelli più bassi possibili. Le finiture e l’allestimento base, quindi, sono essenziali. Chi vuole un’auto di aspetto più ricco, può montare il Pack Look (600 euro), che prevede carenature anteriori e posteriori, pedane laterali, barre sul tetto, specchietti esterni cromati e vetri posteriori scuri. Le vetture a trazione anteriore hanno una trasmissione a cinque marce. Le versioni 4x4, invece, montano un nuovo cambio a sei marce con il primo rapporto particolarmente corto (1.000 giri/min corrispondono a soli 5,79 km/h) per garantire spunto e mobilità in off-road. La Duster è stata progettata per essere venduta su sutti i mercati mondiali, anche su quelli nei quali le condizioni delle strade possono essere davvero pessime. Per questo il pianale ha un’altezza da terra generosa, 21 cm, gli sbalzi anteriore e posteriore sono contenuti (rispettivamente 82,2 e 82 cm), l’angolo di attacco anteriore è di 30° e quello di uscita posteriore di 36°. 39 LUGLIO-AGOSTO 2010 | AUTOMOBILE vetrina l’auto del mese PASSATO PRESENTE FUTURO L’avventura europea della Dacia è iniziata nel 2004 con la Logan, una quattro porte che costava pochissimo, ma aveva un design poco attraente. Da questo modello è derivata la MCV, una SW in versione a cinque e sette posti. E nel 2008 si è aggiunta la Sandero. Dall’inizio di maggio la gamma si è ampliata con l’arrivo della Duster, la prima vera SUV della casa, che in listino ha già la versione Stepway della Sandero, caratterizzata da protezioni supplementari della carrozzeria in stile sport utility. Nell’evoluzione della Duster ci sono un motore 1.500 turbodiesel dCi da 85 CV, già disponibile su alcuni mercati, e anche una nuova variante di carrozzeria. Infatti, il suo pianale prevede la possibilità di realizzare una vettura allungata, a sette posti. La Duster viene prodotta nella fabbrica Dacia di Pitesti, in Romania, con un’unica carrozzeria e, per il momento, è commercializzata in Italia solo con il motore 1.600 a benzina da 110 CV o, in alternativa, con il 1.500 dCi Renault da 110 CV, quindi con prestazioni abbastanza simili. Decisamente più interessante è la possibilità di op- tare fra la versione 4x4 e la 4x2, ovvero quella a due sole ruote motrici, che permette di risparmiare 2.000 euro tondi tondi sul prezzo di listino e che è sicuramente da consigliare a chi non fa un uso ricorrente dell’automobile su strade difficili e a scarsa aderenza. Nonostante sia venduta a cifre decisamente concorrenziali, la Du- ster si presenta con un design gradevole e abbastanza originale, caratterizzato da linee fluide e da un frontale abbastanza imponente, tanto per ricordare che appartiene alla famiglia delle SUV, veicoli robusti e in grado di aggredire anche percorsi impegnativi, grazie all’altezza da terra elevata (21 cm) e alla possibilità di avere le INTERNI Essenzialità Il design della plancia è molto semplice, ma la posizione di guida è funzionale e tutto è a portata di mano. I materiali di rivestimento privilegiano soprattutto la robustezza e l’affidabilità nel tempo. A richiesta l’abitacolo si può impreziosire con pannelli che imitano la radica e con i rivestimenti in cuoio (un optional da 600 euro). 40 AUTOMOBILE | LUGLIO-AGOSTO 2010 quattro ruote motrici. L’abitacolo, inoltre, offre un’abitabilità apprezzabile per un’automobile lunga solo 4,31 metri e anche una buona capacità di trasporto, considerando che il vano di carico, in configurazione normale a cinque posti, ha una capacità di 475 litri, che salgono fino a 1.636 ribaltando il divano posteriore, frazionabile 1/32/3 nell’allestimento top. Insomma, la nuova SUV Dacia offre tutti i vantaggi di una berlina a due volumi del segmento C, una buona guidabilità e la possibilità di affrontare anche percorsi in fuoristrada. Con la grande novità del prezzo da discount, che di questi tempi è un punto di forza non indifferente. di Carlo Luna L’opinione di Bonus-malus, un sistema in crisi OGNI MESE SU “AUTOMOBILE” VIENE PUBBLICATA UNA RUBRICA CURATA DA SARA ASSICURAZIONI SPA, ASSICURATRICE UFFICIALE DELL’ACI. L’INIZIATIVA SI INSERISCE NEL NUOVO RAPPORTO SINERGICO TRA SARA E AUTOMOBILE CLUB D’ITALIA, E VUOLE FORNIRE AI SOCI UNA VISIONE APPROFONDITA E REALISTICA DELLE PROBLEMATICHE DELL’ASSICURAZIONE RC AUTO IN ITALIA U no dei principi base dell’assicurazione è commisurare il premio pagato dal cliente al rischio corso dalla compagnia. Il principio è ancora più importante per l’assicurazione delle auto, che è obbligatoria e riguarda milioni di persone. Infatti gli automobilisti, quanto ai comportamenti al volante, non sono tutti uguali. C’è chi rappresenta un rischio alto perché viola spesso il Codice della Strada, e chi un rischio assai minore perché esperto e guida con prudenza. È statisticamente provato che i giovani dai 18 ai 21 anni e i neopatentati di qualsiasi età rappresentano un rischio maggiore; che le donne giovani hanno meno incidenti dei coetanei uomini; che certe categorie professionali sono più pericolose di altre e che, infine, chi percorre molti chilometri ha maggiori probabilità di essere coinvolto in un incidente. Questi e altri fattori danno vita alla “personalizzazione” del premio. Il sistema fondamentale per stabilire approssimativamente le differenze è stato per molti anni la suddivisione degli automobilisti e dei premi in “classi” ed è conosciuto come “bonus-malus”. Prevede 18 classi di riferimento con tariffe che variano, da una classe all’altra, nell’ordine del 5%. La classe migliore è la 1, la peggiore la 18. Chi si assicura per la prima volta entra in classe 14: se nei primi 12 mesi non provoca incidenti, l’anno successivo avrà un bonus e pagherà meno. Questo percorso “virtuoso” può arrivare fino alla classe 1 (e anche più in là con le “classi interne” delle compagnie) con un risparmio fino al 60%. Chi invece provoca un incidente sale di due classi con un malus, cioè un aumento, del 10%. Questo sistema è in vigore dal 1991, quando in Italia ogni anno 12 automobilisti su 100 provocavano incidenti (questa percentuale è la famosa “frequenza sinistri”). Da allora la situazione sotto questo profilo è migliorata, e la frequenza sinistri è passata dal 12 all’8%. Cioè ogni anno 8 automobilisti subiscono il Pubblicità 41 malus e 92 beneficiano del bonus. Non c’è, com’è evidente, equivalenza fra l’ammontare dei bonus e quello dei malus. Solo per questo motivo, che in sé è certo un fatto positivo, le compagnie ogni anno hanno un costo attorno al 4%. Il sistema entra in difficoltà quando – come accade oggi – l’ammontare dei sinistri pagati e delle spese di gestione supera quello dei premi incassati. A questo contribuiscono anche alcuni effetti negativi del decreto Bersani. Uno riguarda il concorso di colpa. Prima del decreto, scattava il malus per entrambi i protagonisti di un incidente, e questo non era giusto. Adesso se la colpa è divisa a metà non scatta per nessuno: le assicurazioni pagano, ma non possono applicare alcun aumento di tariffa. Il fenomeno riguarda il 10% dei sinistri pagati. E così la norma, introdotta per sanare un’ingiustizia, ne provoca una diversa. Ma il sistema bonus-malus non rischia di saltare solo per questo. C’è dell’altro. Lo vedremo nelle prossime puntate.