Istituto nazionale per il Commercio Estero Il mercato danese per il sistema alimentare italiano Accordo di Programma ICE - Regione Emilia Romagna Seminari Informativi in Emilia Romagna 28-29 settembre 2005 Relatore Giuseppe Federico Direttore ICE Copenaghen ICE - ISTITUTO NAZIONALE PER IL COMMERCIO ESTERO ITALIENSK INSTITUT FOR UDENRIGSHANDEL ØSTERGADE 24 B DK –1100 COPENAGHEN Tel. +00 45 33 12 92 00 Fax. +00 45 33 93 33 04 www.ice.gov.it e-mail: [email protected] Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen INDICE 1. Dati di Base...............................................................................................................3 2. Quadro Economico e Congiunturale 2004 e Prospettive 2005-2006................. 4 3. Interscambio Danimarca- Mondo ......................................................................... 8 4. Interscambio Danimarca-Italia .................................................................. .........11 5. Le Opportunita’ per il Sistema Italia.................................................................. 14 6. Analisi e Valutazioni sul Settore Agroalimentare ............................................. 17 7. La Distribuzione .................................................................................................... 21 7.1 La grande distribuzione.....................................................................................22 7.2 Supermercati discount.......................................................................................26 7.3 La distribuzione al dettaglio.............................................................................26 8. Profilo del Consumatore....................................................................................... 27 9. Dazi, Trasporti, Etichettatura.............................................................................. 29 10. Riviste e Fiere Specializzate Settore Agroalimentare......................................30 11. Rflessioni Finali e Strategie Promozionali........................................................ 31 2 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen 1. DATI DI BASE La Danimarca ha un’ estensione territoriale di 43.094 kmq, una popolazione residente di 5,6 milioni di abitanti ed una densità media di 122 ab/kmq. . Sia la Groenlandia con una popolazione di circa 56.000 abitanti che le Isole Far Oer con 47.000 abitanti sono parte integrante del Regno di Danimarca. La popolazione è concentrata nell’isola di Selandia - dove l’area della capitale Copenaghen, con il 33% della popolazione totale (pari a 1,7 milioni), raggiunge una densità di 602,7 ab/kmq - e nelle 4 principali città di Aarhus (277 mila abitanti), Odense (183 mila abitanti) e Ålborg (159 mila abitanti). L’incremento demografico degli ultimi dieci anni è stato positivo e nel 2004 é pari a 0,2%. Nome Ufficiale Regno della Danimarca Forma di Governo Monarchia costituzionale ereditaria Capo dello Stato Regina Margherita II Capo del Governo Anders Fogh Rasmussen (Partito Liberale dal febbraio ‘05) Sistema legislativo Il potere legislativo é esercitato congiuntamente dalla Sovrana e dal Folketing (Parlamento a struttura unicamerale e 179 membri) Clima Temperato Lingua Danese Lingua commerciale Inglese o tedesco Religione Evangelica Luterana danese (84,7%) Orario di lavoro 37,5 ore settimanali Pesi e misure Sistema metrico decimale Moneta 1 Corona/DKK = 100 öre; Tasso di cambio 2005: 1 DKK = 0,1352 Euro I.V.A. (MOMS) 25% Partecipazione Organiz- Paese membro UE dal 1973 e membro della NATO, ONU zazioni Internazionali OCSE, OMS, Consiglio d’Europa, Consiglio Nordico, Consiglio del Mar Baltico, Consiglio di Barens Regime importazione: Libero. 3 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen 2. QUADRO ECONOMICO PROSPETTIVE 2005-2006 E CONGIUNTURALE ANNO 2004 E L’economia danese é rimasta in questi ultimi anni meno coinvolta dalla crisi di quasi tutti i Paesi occidentali. Dopo il rallentamento dell’ultimo trimestre 2003 e del primo 2004 iniziato nel 2001, dal secondo trimestre 2004 la Danimarca ha avviato una convincente ripresa che si annuncia proseguire nel 2005 e 2006, grazie soprattutto all’espansione della domanda interna ed in particolare dei consumi privati e degli investimenti fissi lordi. Il PIL nel 2004 é infatti balzato al +2,4% dopo aver registrato un lungo rallentamento dell’enonomia per tre anni: +0,5% nel 2003, +1,0% nel 2002 ed +1,6% nel 2001 (+2,8% nel 2000). Trainato dai bassi tassi d’interesse e dall’andamento positivo della domanda interna il PIL é stimato mantenersi al 2,4% nel 2005 ed assestarsi al 2,2% nel 2006. La domanda interna é stata, quindi, caratterizzata nel 2004 da un consistente aumento dei consumi privati pari a +4,3% (+0,8% nel 2003), degli investimenti fissi lordi +5,5% (+0,1% nel 2003), delle esportazioni +4,6% (-1,7% nel 2003) e dal mantenimento della crescita delle costruzioni di tipo residenziale +5,0% (5,2% nel 2003), a fronte di un saldo della bilancia commerciale sempre positiva, della riduzione delle imposte sul reddito (giugno 2004), da maggiori risparmi, dai bassi tassi di interesse fermi al 2% dal 6 giugno 2003 e da altre misure governative contenute nel c.d. “pacchetto Primavera 2004”, i cui benefici dovrebbero risentirsi sino alla fine del 2005. La crescita rimane, pertanto, affidata al “volano interno” visto lo scenario economico internazionale di bassa espansione, soprattutto a livello dei piú grandi Paesi dell’Europa, dai quali la Danimarca rimane sempre fortemente dipendente dagli scambi commerciali. La maggiore dinamicitá dei consumi privati e della domanda interna nel suo complesso, prima delineata, ha altresí facilitato una interessante impennata delle importazioni 2004 a +8,5% (-3,6% nel 2003 e +5,0% nel 2002) che sembrano confermarsi a +6,4% nel 2005 e a +5,0% nel 2006. Positive permangono, rispetto comunque agli anni 2002 e 2001 di forte rallentamento dell’economia danese, le prospettive per il 2005 e 2006 pur non prevedendo la crescita marcata del 2004. I consumi privati sembrano, infatti, poter raggiungere il +3,7% nel 2005 ed il +2,8% nel 2006 (+4,3% nel 2004), gli investimenti fissi lordi il 4,2% nel 2005 ed il 3,3% nel 2006 (+5,5% nel 2004) e le esportazioni il +3,9% nel 2005 ed il +5,1% nel 2006 (+4,6% nel 2004). Le costruzioni di tipo residenziale diversamente confermeranno un trend di diminuzione con il +4,0% nel 2005 ed il +4,8% nel 2006, rispetto al +5,0% nel 2004. Rimane solidissima la situazione di finanza pubblica nel 2004 con un rapporto debito/PIL del 42,8% (44,7% nel 2003) che continuerá a migliorare nel 2005 al 37,1% e nel 2006 al 34,8% e con il surplus di bilancio/PIL del 2,3% (1,0% nel 2003), in aumento al 2,6% nel 2005 e al 2,3% nel 2006. Sempre nel 2004, i consumi pubblici confermano il trend in diminuzione a +0,7% rispetto al +1,0% nel 2003, previsti ancora in calo a +0,6% nel 2005 e a +0,5% nel 2006. 4 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Alla crescita 2004 della domanda interna danese, affidata appunto al “volano interno” come prima indicato, hanno contribuito anche gli investimenti pubblici che dopo i segni negativi nel 2003 (-0,3%) e nel 2002 (-5,0%) hanno registrato un interessante inversione di tendenza con un consistente +4,5%, previsto ancora in aumento nel 2005 al + 4,7%. Limitati, ma ancora di segno positivo, gli investimenti pubblici nel 2006 stimati al +1,0%. Permane, tuttavia, elevata l’incidenza della pressione fiscale sul PIL che nel 2004 ha raggiunto il 49,7% (48,7% nel 2003) e dobrebbe ridimensionarsi al 49,1% nel 2005 ed al 48,5% nel 2006. L’inflazione, attestatasi al 2,4% nel 2002 ed al 2,1% nel 2003, ha positivamente risentito dell’andamento del Paese e nel 2004 si é attestata al 1,2%, anche a causa del taglio delle imposte (ottobre 2003) che ha ridotto i prezzi al consumo di alcolici e tabacchi. Anche i prezzi di comunicazione, abbigliamento e calzature sono diminuti nel 2004. Quale conseguenza dell’espansione economica del 2004, l’inflazione é stimata aumentare gradualmente nel 2005 al 1,5% e, pur se la domanda di crescita dei salari eserciterá una certa pressione, il contenimento degli investimenti fissi lordi e dei consumi soprattutto nel 2006, contribuiranno a mantenere l’inflazione sotto il tetto del 2,0% nel prossimo anno. Un ulteriore positivo contributo all’inflazione é dato da un cambio ancora forte della corona danese sia nei confronti del dollaro Usa (5,99 corone per dollaro USA nel 2004 e 6,59 corone per dollaro nel 2003) che dell’Euro (7,43 per euro nel 2004 e 7,43 corone per euro nel 2003), permettendo cosí il contenimento del costo delle importazioni. Uno dei nodi principali dell’economia resta il mercato del lavoro che rimane sotto la spinta prevalentemente dell’outsourcing e della “globalizzazione” con la rilocalizzazione di aziende danesi nei Paesi dell’Europa dell’Est (oggi anche UE) e dell’Asia. Tra le cause di tale fenomeno, anche di natura interna al Paese, incidono l’attuale sistema di pensiona mento anticipato e di sussidi alla disoccupazione, nonché la forte imposizione fiscale. L’accelerazione della disoccupazione si é avviata maggiormente nel 2002 quando ha raggiunto il 5,0% ed é proseguita man mano al 5,9% nel 2003 e al 6,1% nel 2004 (il più alto dal 1998). Rimane certamente una disoccupazione ancora elevata per un Paese il cui dato nominale é molto vicino a quello reale e nel quale il tasso si aggirava annualmente al 4%. Qualche lievo ma significativo risultato dell’attuale politica del lavoro e della maggiore attenzione al fenomeno si potrá giá registrare nel 2005 e nel 2006, con tassi di disoccupazione in leggera contrazione, rispettivamente del 5,5% e del 5,1%. Il settore terziario rappresenta il 74,9% del PIL, l' industria manifatturiera (con prevalenza dei comparti alimentare, tessile, chimico, elettronico, dell' arredamento e delle costruzioni) contribuisce con il 22,3% e l' agricoltura, molto avanzata tecnologicamente, con il 2,8%. La struttura produttiva danese è simile, per molti versi, a quella italiana: in assenza di materie prime presenti sul territorio (la scoperta di giacimenti di gas naturali nel Mare del Nord è infatti relativamente recente), la Danimarca si è specializzata nelle attività di trasformazione, nel terziario e in alcune nicchie produttive ad alta tecnologia e redditività, quali le biotecnologie, i prodotti farmaceutici, l’energia eolica, l’informatica. La maggior parte dell’export è rappresentata da prodotti più tradizionali, quali bevande (birra) e prodotti suini. 5 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Per quanto concerne il settore bancario, questo appare caratterizzato da una forte concentrazione: i due maggiori gruppi (Danske Bank e Nordea) coprono quasi il 75% del settore. Esiste comunque un certo grado di concorrenza grazie alla presenza di molti istituti di piccole e medie dimensioni, in procinto di dare vita ad interessanti fusioni (vedasi la nascita della nuova Nycredit). Tranne rare eccezioni, il settore è in mani private e le banche straniere occupano una quota di mercato limitata anche se in crescita. La Danimarca basa il suo sistema produttivo su pochi grandi gruppi industriali (come Maersk, Novo Nordisk, Danish Crown, Carlsberg, Lego e Grundfos) e un gran numero di PMI caratterizzate da una forte vocazione manifatturiera, in grado di integrarsi positivamente anche con le nostre PMI. Qualche malessere permane nell’industria. Secondo uno studio del “Kobmandstandens Oplysnings Bureau” il 36% delle aziende danesi opera in perdita e una su cinque è costretta ad attingere ai capitali di riserva e ciò si riflette sugli istituti bancari e finanziari che detengono investimenti in attività a rischio per un valore di circa 3,7 miliardi di Euro. Va dunque accolta con favore una politica monetaria più espansionista, come quella attuata dalla Banca Centrale che ha causato già dal terzo trimestre 2003 una forte ripresa negli acquisti di macchinari ed attrezzature (+13,3% nel 2004 e +8,9% nel 2003), ravvivato gli acquisti di abitazioni (+4,7% nel 2004 e +2,3% nel 2003), pur influenzando poco il settore dell’edilizia commerciale che non tira. L’industria manifatturiera, dopo aver raggiunto nel 2003 il punto peggiore di performance con una crescita negativa della produzione industriale del -0,3% (+0,5% nel 2002), nel 2004 ha saputo soltanto in parte cogliere le opportunitá offerte dalla forte espansione dei consumi del Paese ed ha registrato un aumento del +1,0%, principalmente per una domanda piú dinamica di prodotti di consumo durevoli soddisfata per lo piú dalle produzioni estere. Tuttavia qualche segno di ottimismo viene evidenziato dai dati di dicembre 2004 che mostrano un aumento degli ordini, il piú alto da novembre 2003 che dovrebbero far risentire i loro effetti positivi nel primo semestre 2005. Il governo danese persegue una intensa politica di attrazione degli investimenti diretti esteri, attraverso l’offerta di diversi incentivi (in misura maggiore rispetto alla media degli altri paesi dell’Unione europea). La Danimarca, pur risultando nel 2001 all’ottavo posto tra i paesi più attrattivi per gli investimenti esteri, rimane comunque un Paese attraente per tutto il Nord Europa (soprattutto per gli investitori svedesi, norvegesi e tedeschi) anche per la sua posizione strategica nell’area baltica, soprattutto con riferimento a determinati settori quali la tecnologia dell’informazione, le telecomunicazioni, l’elettronica, le biotecnologie, l’alimentare, i trasporti e l’industria alberghiera e della ristorazione. Il rinvio all’ingresso della Danimarca nell’Area Euro dell’UE a seguito del Referendum popolare del 28 settembre 2000 lascia comunque la Corona danese fortemente legata all’Euro grazie all’accordo speciale ERM2 che ne permette soltanto una oscillazione in piú o in meno del 2,25% in rapporto al cambio medio concordato di 7,46 DKK per 1 Euro. Si registrano spinte da vasti ambienti del mondo dell’economia, dell’industria e del lavoro verso una piú rapida adozione dell’Euro. Nonostante i sondaggi mostrino quindi un crescente favore popolare all’abbandono della Corona danese, il Governo appare intenzionato a non affrontare la questione prima del 2005. 6 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Dati Macroeconomici 2002 2003 2004 2005 (1) 2006 (1) 1.360,7 1.398,3 1.446,4 1.481,1 1.516,6 PIL var% 1,0 0,5 2,4 2,4 2,2 Consumi privati var% 0,6 0,8 4,3 3,7 2,8 Consumi pubblici var% 2,1 1,0 0,7 0,6 0,5 Investimenti fissi lordi var% 1,2 0,4 5,5 4,2 3,3 Domanda interna totale var% 1,9 0,6 3,7 3,0 2,5 Export (fob in mliardi di DKK) 436,2 429,0 448,9 n.d. n.d. 3,9 -1,7 4,6 +4,4 +4,5 390,5 376,2 408,2 n.d. n.d. Var% 5,0 -3,6 8,5 4,3 3,2 Saldo bilancia commerciale (mld DKK) 45,7 52,8 40,7 n.d. n.d. Saldo partite correnti (miliardi DKK) 27,6 39,2 35,0 n.d. n.d. Produzione industriale var% 0,5 -0,3 1,0 1,2 1,0 Tasso d' inflazione var% 2,4 2,1 1,2 1,5 1,9 Tasso di cambio DKK/Euro 7,43 7,43 7,44 7,44 7,44 PIL (valori miliardi di DKK) Var% Import (fob in miliardi di DKK) Fonte dati: Danmarks Statistisk (1) dati di previsione. Fonte: Elaborazione ICE Copenaghen e Danske bank 7 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen 3. INTERSCAMBIO DANIMARCA- MONDO 2003 IMPORT TOTALE DKK) EXPORT TOTALE (mln DKK) SALDO DANESE DKK) 2004 2005 (gen-giun) Var. 04/03 Var. 05/04 (gen-giun) (mln 376.200 408.200 214.006 8,5% 10,0% 429.000 448.900 241.466 4,6% 9,5% 27.460 -22,9% 6,0% (mln 52.800 40.700 Fonte: Elaborazione ICE Copenaghen su dati Danmarks Statistik (09/2005) Il mercato danese rappresenta un’area economica del nord Europa certamente interessante per l’Italia. Non soltanto per la dinamicitá e le opportunitá che sa dimostrare al proprio interno, ma anche perché la Danimarca è decisamente il ponte per gli altri mercati Nordici e del Baltico, un paese “test” per prodotti e tecnologie nuove. L’azienda straniera puó sperimentare tali prodotti in un paese piccolo ed avanzato, anche in vista di una penetrazione in regioni più grandi. Il mercato di sbocco é pertanto molto superiore ai 5,5 milioni di abitanti della Danimarca. La stessa Copenaghen é passata da un hinterland di 1,5 milioni di abitanti a più di 3 milioni, se si include il sud della Svezia (area di Malmö). Copenaghen é diventata una delle maggiori metropoli d’Europa. La vocazione internazionale dell’economia danese è ugualmente confermata dai solidi legami istituzionali con molti organismi sovranazionali di natura economico-commerciale. La Danimarca è infatti membro dell’ONU, dell’Unione Europea (dal 1° gennaio 1973), dell’OSCE, del WTO e del Consiglio Nordico. Quest’ultima è una organizzazione creata agli inizi degli anni ’50, che oggi consiste di 5 Stati (Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia ed Islanda) e 3 regioni autonome (Groenlandia, Isole Færoerne e Isola di Aaland) con una popolazione di 25 milioni circa. Il Consiglio ha come scopo primario l’armonizzazione e la semplificazione dei rapporti tra Paesi che hanno comuni radici storiche, linguistiche, culturali e religiose. Tra i maggiori successi della cooperazione si ricorda la cosiddetta "unione dei passaporti" (con cui si è sancita la libera circolazione dei cittadini degli Stati membri all’interno dell’intera area) ed altre forme di collaborazione nel mercato del lavoro. I rapporti economici con i paesi nordici non membri dell’UE (Norvegia ed Islanda), sono regolati dagli accordi stipulati con l’UE in relazione alla cosiddetta Area Economica Europea di libero scambio. Infine a Copenaghen ha sede, tra gli altri, l’ufficio approvvigionamenti ed il magazzino di stoccaggio più importanti dell’UNICEF. Per effettuare gli acquisti, l’UNICEF non indice gare, ma si basa unicamente su elenchi di potenziali fornitori accreditati. In tali elenchi, le aziende italiane interessate possono essere iscritte attraverso speciali procedure. 8 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Di piú limitate dimensioni é invece la struttura industriale del manufatturiero che permette cosí una piú ampia penetrazione di prodotti stranieri e per l’Italia certamente di “media-alta qualitá”. L’economia danese è, ancora, tra le più importanti di quelle dei Paesi Nordici e da decenni occupa una nicchia significativa nel sistema produttivo mondiale, al quale è connessa da un intenso flusso di scambi. Sotto il profilo commerciale, la Danimarca conferma infatti una notevole apertura al commercio internazionale, dal quale risulta fortemente dipendente a causa delle limitate dimensioni della propria economia. Nel 2004, rispetto al PIL, le esportazioni ammontavano al 43,4% e le importazioni al 38,4%. Dopo una netta crescita sui mercati internazionali dell’export danese del 4,0% nel 2001 e del 3,9% nel 2002, il 2003 ha registrato un rallentamento del -1,7% superato nel 2004 da una forte ripresa delle vendite danesi all’estero con un +4,6% e con 448,9 miliardi di Corone danesi (60,2 miliardi di Euro). Parallelamente, le importazioni, dopo una aumento del 2,6% nel 2001 ed addirittura del 5,0% nel 2002, nel 2003 sono diminuite del -3,6%, per raggiungere nel 2004 una consistenza crescita del +8,5% pari a 408,2 miliardi di Corone danesi (54,8 miliardi di Euro). Il surplus della bilancia commerciale rimane sempre positivo anche se con valori altalenanti: 45,7 miliardi di Corone danesi nel 2002 (oltre 6,0 miliardi di Euro), 52,8 miliardi Corone danesi nel 2003 (7,1 miliardi di Euro) e 40,7 miliardi di Corone danesi nel 2004 (quasi 5,5 miliardi di Euro), quest’ultimo surplus con una flessione del -22,5% rispetto all’anno precedente. I primi 10 Paesi di destinazione dell’export danese nel 2004 - pari al 71% del totale - sono stati, in ordine decrescente: 1. Germania con una quota del 17,9% (19,7% nel 2003), 2. Svezia 12,9% (12,7% nel 2003), 3. Regno Unito 8,7% (8,3% nel 2003), 4. Stati Uniti 5,8% (6,0% nel 2003), 5. Paesi Bassi con 5,5% (4,7% nel 2003), 6. Norvegia con 5,4% (5,6% nel 2003), 7. Francia con il 5,9% (5,1% nel 2003), 8. Italia con il 3,5% (3,4% nel 2003), 9. Spagna con il 3,1% (3,4% nel 2003) 10. Finlandia con il 2,9% (3,1% nel 2003). 9 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen In termini di aree di destinazione, oltre l’80% stato é esportato verso l’Europa (UE a 25 Peasi 69,8%), il 7% verso il Nord America e il 6% verso l’Asia. I 10 principali mercati di approvvigionamento nel 2004 – ancora pari al 71% - sono stati, sempre in ordine decrescente: 1. Germania con una quota del 22,0% (22,8% nel 2003), 2. Svezia 13,4% (13,0% nel 2003), 3. Paesi Bassi 6,8% (6,9% nel 2003), 4. Regno Unito 6,1% (7,9% nel 2003), 5. Norvegia 4,7% (4,4% nel 2003), 6. Francia 4,6% (4,8% nel 2003), 7. Italia 4,1% (4,1% nel 2003), 8. Belgio 3,5% (3,6% nel 2003), 9. USA 3,4% (3,2% nel 2003) 10. Finlandia 2,2% (2,3% nel 2003). L’85% delle importazioni è pervenuto invece dall’Europa (UE a 25 Paesi 72.5%), l’8% dall’Asia ed il 4% dal Nord America. 10 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen 4. INTERSCAMBIO DANIMARCA-ITALIA Andamento Interscambio Danimarca – Italia 2003 IMPORT DALL'ITALIA (MLN DKK) ESPORT VERSO ITALIA (MLN DKK) SALDO DANESE (MLN DKK) 2004 2005 (gen-giun) Var. 04/03 Var. 05/04 (gen-giun) 15.341 16.292 9.017 6,2% 12,8% 14.397 15.538 8.478 7,9% 8,9% -539 -20,1% 162,5% -944 -754 Fonte: Elaborazione ICE Copenaghen su dati Danmarks Statistik (09/2005) L’Italia da vari anni si colloca all’ottava posizione per le esportazioni danesi nel nostro Paese e alla settima posizione per le importazioni danesi. Dopo un andamento nel 2002 piú favorevole all’Italia che a fronte di una diminuzione delle esportazioni danesi del -1,6% aveva aumentato le forniture alla Danimarca del +1,6%, nel 2003 il quadro si è ribaltato. Le esportazioni danesi nel nostro Paese si sono infatti attestate a circa 1,9 miliardi di Euro, con un incremento del +1,8% mentre le importazioni danesi dall’Italia sono risultate pari a circa 2,1 miliardi di Euro, con una contrazione fino a -5,4%. Nel 2004 diversamente dall’anno precedente, a fronte di una ripresa delle importazioni dall’Italia del +5,9% (2,2 miliardi di Euro) anche le esportazioni danesi verso l’Italia sono cresciute del +7,6% (2,1 miliardi di Euro). Ancora nel 2004 le quote del commercio bilaterale sui totali export/import si sono modificate a favore della Danimarca, pur se lievemente. L’export in Italia è passato infatti dal 3,2% nel 2002 al 3,4% nel 2003 e a 3,5% nel 2004 e la quota import dall’Italia non cresce anzi è scesa nel 2002 al 4,2% e al 4,1% nel 2003 e 2004. Se confrontato l’andamento bilaterale con quello totale della Danimarca con il resto del mondo (export +4,6% e import +8,5%) si evidenzia una meno marcata crescita per l’import dall’Italia della crescita delle esportazioni danesi in Italia. Il saldo commerciale rimane, purtuttavia, tradizionalmente favorevole all’Italia anche se ancora in discesa del 21,1% nel 2004: 100 milioni di Euro nel 2004, 127 milioni di Euro nel 2003, 300 milioni di Euro nel 2002. I principali prodotti esportati in Italia nel 2004 rimangono concentrati tra beni di consumo e strumentali (quasi il 75%) nei seguenti settori: - - agroalimentare per il 36,4% (38,6% la quota nel 2003 ) ed in crescita del +1,2% rispetto al 2003, di cui il 38,8% di carni lavorate (+4,8%), il 34,2% di pesce (-1,3%), il 9,8% di bevande per lo piú birra (+1,4%), il 6,6% di mangimi animali (+0,7% ) ed il 5,0% di formaggi (+36,5%); medicinali e prodotti farmaceutici per l’8,1% (7,9% nel 2003) e +10,0% rispetto al 2003; 11 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen - macchine per ufficio per il 6,5% (5,1% nel 2003) e +37,7% rispetto al 2003; elettrodomestici per il 4,2% (3,4% nel 2003) e +32,7% rispetto al 2003; strumenti scientifici e professionali e di controllo per il 4,0% ( 4,0% nel 2003 e +8,2% rispetto al 2003; apparecchi per telecomunicazioni e suoni per il 3,9% (4,1% nel 2003) e +1,7% rispetto al 2003. Meritano una evidenziazione separata le esportazioni danesi in Italia dei beni strumentali che nel 2004 registrano un aumento del +34,2% e la quota sul totale delle esportazioni in Italia raggiunge l’11,6% (9,3% nel 2003), di cui il 5,3% sono macchinari ed attrezzature per l’industria in generale (in diminuzione del -1,3% rispetto al 2003), il 4,3% macchinari ed attrezzature per generatori di energia (in forte aumento del 293% rispetto al 2003), il 1,7% macchinari specifici per particolari industrie (in diminuzione del -12,2% rispetto al 3003 ) ed ancora lo 0,2% macchine lavorazione metalli (in aumento del +35,5% rispetto al 2003). Una menzione finale per gli autoveicoli e mezzi di trasporto (per lo più imbarcazioni) pari al 1,2% (1,1% nel 2003) delle esportazioni totali danesi in Italia che confermano un incremento del +35,1% rispetto al 2003. I principali prodotti importati dall’Italia nel 2004 risultano, al contrario, più diversificati come di seguito indicato: - - l’agroalimentare e vini con il 13,6% (quota del 12,8% nel 2003) sul totale delle importazioni dall’Italia ed in crescita del +12,6% rispetto al 2003, di cui oltre il 98% é rappresentato dal vino per il 30,8% (+12,6%), l’ortofrutta per il 24,6% (+3,0%), i formaggi per l’11,7% (+28,9%), le carni lavorate per il 10,4% (+29,1%), i cereali e preparati di cereali per lo piú pasta per il 9,6% (-3,2%), i conservati e preparati per il 2,8% (-2,5%), l’olio d’oliva per il 2,8% (+22,8%), il caffé per il 2,6% (+13,1%) ed il pesce per il 2,5% (+192%); l’abbigliamento ed accessori con il 10% (9,1% nel 2003) e +15,8% rispetto al 2003; i mobili con l’8,1% (9,6% nel 2003) e -16,4% rispetto al 2003; gli autoveicoli con il 7,5% (6,9% nel 2003) e +14,2% rispetto al 2003; gli elettrodomestici con il 5,7% (5,4% nel 2003) e +11,9% rispetto al 2003; i manufatti in metallo con il 3,9% (3,8% nel 2003) e +9,9% rispetto al 2003; i materiali da costruzione in cemento ed argilla (per lo piú piastrelle di ceramica) con il 3,3% (3,2% nel 2003) e +11,1% rispetto al 2003; i tessuti e filati con il 3,2% (3,4% nel 2003) e -0,9% rispetto al 2003; le materie plastiche con il 3,1% (3,3% nel 2003) e -0,4% rispetto al 2003; le calzature con il 3,1% (3,3% nel 2003) e +0,5% rispetto al 2003; i manufatti in ferro e acciaio con il 3,0% (2,5% nel 2003) e +28,7% rispetto al 2003; i medicinali e prodotti farmaceutici con il 2,1% (1,9% nel 2003) e +15,1% rispetto al 2003. Le importazioni danesi dall’Italia dei beni strumentali confermano anche nel 2004 un peso più rilevante delle intere importazioni dall’Italia, raggiungendo il 20,1% (20,6% nel 2003), con una crescita nel 2004 del +4,1% e dopo il calo del 5,1% registrato nel 2003. 12 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen In particolare sono in aumento del +12,1% i macchinari specifici per particolari industrie (quota import sul totale beni strumentali 29,2% nel 2004 e 27,1% nel 3003 ) e del +25,5% i macchinari ed attrezzature per generatori di energia (quota import sul totale beni strumentali 8,7% nel 2004 e 7,2% nel 2003). Hanno diversamente subito dei cali del -0,9% i macchinari ed attrezzature per l’industria in generale che rappresentano nel 2004 il 58,4% (61,3% nel 2003) delle importazioni di beni strumentali e del -10,4% le macchine lavorazione metalli (quota import sul totale beni strumentali 3,7% nel 2004 e 4,4% nel 2003). Tra i beni di consumo e quelli strumentali, tutti i settori prima indicati raggiungono quasi l’82% delle intere importazioni della Danimarca dall’Italia. Paesi fornitori concorrenti e quote di mercato PAESE ITALIA GERMANIA SVEZIA PAESI BASSI 2002 4,2% 22,3% 12,0% 7,0% 2003 4,1% 22,8% 13,0% 6,9% 2004 4,1% 22,0% 13,4% 6,8% Fonte: Elaborazione ICE Copenaghen su dati Danmarks Statistik (09/2005) La struttura aziendale danese pur essendo fondata sulle grandi imprese a carattere multinazionale e quella italiana sulle PMI, l’Italia risulta nettamente in vantaggio, eccetto che per il 2003, per quanto riguarda gli investimenti diretti, come testimoniano i dati seguenti. Investimenti Diretti nei due paesi (milioni di Euro) 2001 2002 2003 Investimenti italiani in Danimarca 736,2 684,0 554,6 Investimenti danesi in Italia 595,0 524,8 825,2 Tasso di Cambio 1 Euro/Corna Danese 7,45 7,43 7,43 2004 835,5 802,3 7,44 Fonte: Elaborazione ICE Copenaghen su dati Danmarks Statistik (09/2005) Gli investimenti italiani in Danimarca accumulati alla fine del 2003 ammontavano a 555 milioni di Euro, in diminuizione dal 2001, inferiori esattamente il 33% in meno rispetto a quelli danesi in Italia pari a 825 milioni di Euro. E nel 2004 che si inverte nuovamente la tendenza e gli investimenti diretti italiani in Danimarca raggiungono l’importo di 835,5 milioni di Euro, il 4,2% in piú di quelli danesi in Italia. L’ammontare degli investimenti italiani era stato tuttavia superiore nel 2001 (736 milioni di Euro) e nel 2002 (684 milioni di Euro). 13 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen 5. LE OPPORTUNITA’ PER IL SISTEMA ITALIA Rilevante appare la penetrazione sul mercato danese della Germania (il 22% del totale import danese, in leggera diminuizione) e quella dei Paesi del Nord Europa come la Svezia (13,4%, quota in crescita), dei Paesi Bassi (6,8%, anch’essa in legera diminuizione pur scavalcando il Regno Unito) e del Regno Unito (6,1% ancora in diminuizione). Altri Paesi concorrenti che precedono l’Italia sul mercato, la Norvegia (4,7% in aumento) e la Francia (4,6% in leggera diminuizione), ricoprono posizioni comunque piú consolidate di quella del nostro Paese che rimane nel 2003 e 2004 al 4,1% e da anni – come giá indicato – settimo fornitore della Danimarca. Seguono, inoltre, l’Italia Paesi come il Belgio (3,5%), gli USA (3,4%) e la Finlandia (2,2%) che confermano un particolare interesse e ruolo strategico con la propria presenza commerciale in Danimarca. Per quanto concerne le importazioni danesi, essendo il divario in termini di percentuale relativa considerevole fra l’Italia e la Germania (primo fornitore) e la Finlandia (decimo fornitore) - rispettivamente 17,9% e 1,9% -, è necessario, al fine di migliorare la posizione italiana, certamente un potenziamento della nostra strategia di penetrazione commerciale che risulti di maggiore impatto rispetto al passato. Il sostegno va, quindi, rivolto principalmente al comparto dei beni di consumo (quasi l’80% delle esportazioni italiane in Danimarca), alla luce di una quota di mercato ferma negli anni al 4,2 o 4,1%, delle difficoltá di non riuscire a cogliere le opportunitá del mercato (+8,5% l’import danese dal mondo e +5,9% l’import danese dall’Italia) anche nell’anno di ripresa economica come il 2004 e di un ormai consolidato posizionamento negli anni dell’Italia alla settima posizione tra i Paesi fornitori della Danimarca. Sotto il profilo della struttura della nostra penetrazione sul mercato, la presenza delle aziende italiane risulta alquanto diversificata e di rilievo se confrontata ad altri Paesi dell’Area. Va, quindi, segnalato che la tenuta del Made in Italy in Danimarca é strettamente collegato al radicamento di numerose aziende italiane sia dei beni di consumo come Natuzzi, Molteni, Benetton, Gucci, Maxa Mara, Giorgetti, iGuzzini, Flos, Segafredo, Ferrero e Zanussi - soltanto per citare le principali - che della meccanica strumentale con la presenza alquanto significativa ma piú contenuta di Fiat, Iveco, New Holland Case, Ansaldo ed altre medie e piccole aziende italiane nella lavorazione dei metalli e del legno e nell’imballaggio. Tale consistente concentrazione di aziende italiane é stata, tuttavia, favorita dall’attrazione della città di Copenaghen che dopo l’apertura del ponte con la Svezia ha ulteriormente rafforzato la sua posizione di porta e base logistica per i paesi nordici e del Baltico. Anche molte imprese multinazionali ed aziende straniere, interessate ad esportare nei mercati nordici/baltici, si sono ugualmente stabilite in Danimarca e soprattutto a Copenaghen. Il maggior benessere che i danesi hanno registrato negli ultimi 10 anni è evidenziato dall’andamento dei consumi privati che dopo alcuni anni di rallentamento (1,4% nel 2001; 0,6% nel 2002 e 0,8% nel 2003) nel 2004 sono addirittura cresciuti al 4,3% e potranno ancora mantenere dei tassi di sviluppo del +3,7 nel 2005 e del +2,8% nel 2006. 14 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen In tutti i settori aumentano non soltanto le quantità percentuali, ma anche la qualità ed il prezzo. Anche gli ultimi indicatori confermano tale tendenza, essendosi ormai esauriti gli effetti negativi appunto degli ultimi precedenti al 2004. Punto di forza del sistema commerciale danese rimane, pertanto, il crescente benessere e potere d’acquisto dei consumatori, indirizzato soprattutto, dato il clima nordico, verso la casa (mobili, oggetti d’arredamento, piastrelle di ceramica, ferramenta ed accessori ed arredi per grandi strutture) ma anche verso la cura della persona (l’abbigliamento, calzature, gioielleria, cosmetica, ecc.) e della sana alimentazione (prodotti alimentari incluso quelli biologici e bevande in prevalenza vini), in generale tendenti ad acquisire una migliore “qualità della vita” . Migliorano per tutti questi prodotti le previsioni per i prossimi tre anni. Accanto ai consumatori “classici”, sempre più presenti sul mercato danese, andranno considerati quelli “single”, il cui numero è già molto alto rispetto alle percentuali di altri Paesi. Questo comporta una particolare attenzione da parte del produttore che vuole vendere in Danimarca sia all’aspetto “etico” del prodotto che alla quantitá del bene “ready-to-make” che spesso va ad una clientela composta da nuclei familiari di una persona soltanto. Uno dei settori industriali che ha avuto un particolare risveglio in Danimarca negli ultimi anni é il settore dell’agro-alimentare, ove si è accentuato il bisogno di forti ristrutturazioni e ripensamenti. La tendenza alla produzione e consumo di prodotti biologici si rafforzerà. Anche i metodi produttivi dovranno essere rivisti. Una collaborazione con altri partner europei sembra opportuna e necessaria, sia a livello di produzione che di vendita. Va ricordato che i 2/3 della produzione agricola vengono esportati, pertanto la bilancia commerciale danese è molto sensibile ad oscillazioni in questo settore. Un attento studio del mercato danese consiglia, tra gli altri, progetti ed iniziative nei settori della cosmetica (ambito di sicura eccellenza per il made in Italy e settore in ascesa nelle importazioni danesi dal nostro Paese), delle biotecnologie (area dominante nella locale crescita economica) e della nautica da diporto (beni particolarmente amati e ricercati dai danesi), non mancando di sottolineare nel settore della tecnologia delle telecomunicazioni, per il quale Governo e parti sociali danesi hanno l’ambizione di porsi all’avanguardia a livello mondiale. Ciò richiede continui e nuovi investimenti per segmenti quali banda larga, internet, telefonia cellulare, televisione digitale, ecc. . Non andranno tuttavia tralasciate quelle azioni di politica di penetrazione commerciale nei settori dei beni strumentali e della subfornitura in particolare – soprattutto per quanto riguarda le PMI italiane - che da soli rappresentano oltre il 20% delle esportazioni italiane in un Paese a pur contenute dimensioni industriali, ma contiguo alla piú grande Svezia. In conclusione, per i beni di consumo – oltre il 65% dell’export italiano -, esclusi agroalimentare e vino, urge un piú accentuato sostegno promozionale, non limitato alle pur frequenti missioni di buyers in Italia ma mirato ad interventi commerciali e di forte immagine sull’innovazione e creativitá, in particolare per quelle aree di produzioni italiane maggiormente dinamiche soprattutto del mobile e complemento di arredo di design, delle piastrella di ceramica, della nautica da diporto e della cosmesi. 15 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Per l’agroalimentare e vino - che rappresentano il 13,6% dell’export italiano – continuano gli inteventi in atto da alcuni anni, avendo intensificata la comunicazione di tipo educational al consumatore al fine di cogliere le potenzialitá offerte da questo mercato alle produzioni mediterranee. Per tutti i beni di consuno, incluso l‘groalimentare e vino, un forte intevento di “immagine” sulla domanda nell’ambito del programma annuale degli Italian Festival potrá essere rappresentato dalla prevista (attualmente in fase di verifica) “Settimana Italiana” coordinato dall’Ambasciata d’Italia, volto a promuovere il Sistema-Italia, tramite il coinvolgimento di tutti gli organismi pubblici presenti in Danimarca (Ufficio Commerciale, Istituto di Cultura, ICE ed ENIT) ed organizzazioni ed aziende italiane, da realizzzare nel mese di maggio 2006 prima della festivitá del 2 giugno. Per i beni strumentali, gli interventi devono puntare a consolidare le posizioni raggiunte, soprattutto a fronte di una forte concorrenza internazionale, e rafforzare l’immagine di qualità e affidabilità del made in Italy. Strategica si rivelerebbe, al riguardo, una intensa azione comunicazionale e di assistenza sull’intero comparto della meccanica, anche a valenza per gli altri Paesi Scandinavi. Per la subfornitura italiana, in particolar modo, di fortissimo interesse per l’industria della meccanica danese, andranno ricercate quelle sinergie con la vicina Svezia ove é in atto un Progetto di promotion curato da ICE Stoccolma che risulta rafforzato da aprile 2004 da una task force. Forte attenzione deve essere, infine, rivolta anche ai settori dell’alta tecnologia nei quali la Danimarca ha raggiunto posizioni di leadership a livello mondiale, quali l’informatica, le telecomunicazioni, la chimico-farmaceutica, la ricerca e la biotecnologia. Riguardo questo ultimo settore, un importante stimolo protrebbe provenire dall’incremento dei rapporti tra i centri di ricerca e parchi scientifici italiani e quelli danesi. Anche questi settori dell’alta tecnologia potranno avere nel progetto della “Settimana Italiana” un’occasione di presentazione alle controparti danesi e di scouting per nuove collaborazioni a valenza scientifica e commerciale. Andranno in ogni caso favorite le strategie d’intervento promozionale che prevedano un’interazione fra i mercati dei Paesi dell’Area Scandinava e del Mar Baltico anche alla luce dell’allargamento dell’UE a 25 Paesi dal 1 maggio 2004. La ripresa della domanda interna dal 2004, dopo i tre anni precedenti di rallenrtamento dell’economia danese, lascia quindi auspicare un aumento degli investimenti promozionali, soprattutto a sostegno della subfornitura e di quei beni di consumo piú “sensibili e dinamici” agli andamenti di crescita del mercato. 16 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen 6. ANALISI E VALUTAZIONI SUL SETTORE AGROALIMENTARE Importazioni totali e dall’Italia della Danimarca e relativa quota dell’Italia 2003 IMPORT TOTALE (mln DKK) IMPORT DALL'ITALIA (mln DKK) QUOTA IMORT DALL'ITALIA 2005 2004 (gen-giun) 44 734 46 777 24324,5 1 973 2 218 1215,4 4,4% 4,7% 5,0% Var. 04/03 Var. 05/04 (gen-giun) 4,6% -9,1% 12,4% -4,5% Fonte: Elaborazione ICE Copenaghen su dati Danmarks Statistik (09/2005) Paesi concorrenti e quote di mercato Paese Germania Paesi Bassi Svezia 2003 21,1% 10,7% 7,4% 2004 21,4% 11,0% 8,0% 2005 (gen-giun) 21,2% 11,3% 8,5% Fonte: Elaborazione ICE Copenaghen su dati Danmarks Statistik (09/2005) Nel 2004 il consumo totale di prodotti agroalimentari, incluso i vini in Danimarca è risultato di DKK 94,594 miliardi pari a 12,7 miliardi (DKK 93,465 pari a 12,6 miliardi nel 2003), rappresentando una quota del 13,3% dei consumi privati nel 2004. In particolare l’aumento dei consumi del settore agroalimentare è risultato del +1,2% nel 2004 rispetto all’anno precedente, in leggera flessione del +2,8% registratosi nel 2003 e tuttavia piú marcato del +0,6% nel 2002. Se confrontati tali crescite del settore all’andamento dei consumi privati in Danimarca, nel 2004 l’agroalimentare (+1,2%) ha segnato una contrazione rispetto al +4,3% dei consumi privati mentre nel 2003 (+2,8%) é stato decisamente superiore al +0,8% sempre dei consumi privati. Nel 2002 l’incremento dei consumi del settore e di quello dei consumi privati sono, invece, risultati uguali al +0,6%. Mentre l’84,0% è rappresentato dai consumi di prodotti agroalimentari e bevande non alcoliche, il 16,0% è da riferirsi ai consumi di alcolici, questi ultimi rimasti nel 2004 pressocché invariati sul 2003. Analizzando la ripartizione dei consumi per tipologia di prodotto si può notare una certa prevalenza dei prodotti alimentari trasformati rispetto a quelli non trasformati (frutta fresca e vegetali): i primi infatti costituiscono circa l’ 83,9% dei consumi totali. 17 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Un aspetto importante da sottolineare riguarda l’andamento storico delle importazioni dei prodotti agroalimentari, che ha evidenziato un netto incremento dei valori a partire dagli anni novanta. I consumatori danesi si allontanano sempre più dalle loro tradizioni alimentari per spostarsi verso prodotti nuovi anche di importazione (nel 2004 formaggi +26,3%, insaccati +18,8% e oli vegetali +15,5%) più convenienti e fanno molta più attenzione al valore nutrizionale e salutistico di ciò che acquistano (prodotti biologici e a minor contenuto di grassi). Rispetto al 2000, e negli anni successivi sino al 2003 le importazioni danesi dei prodotti agroalimentari e vini sono aumentate in valore di oltre il 12,7% pur con un andamento in diminuzione, confermando tassi di crescita annuali significativi del +8,2% nel 2001 con 42.293 milioni di DKK, +3,4% nel 2002 con 44.390 milioni di DKK e +0,8% nel 2003 con 44.734 milioni di DKK (6,0 miliardi di ), superiori a quelli delle importazioni totali della Danimarca del +2,3% nel 2001 e del -3,9% nel 2003. Nel 2002 erano risultate invece inferiore al +4,8%. Nonostante le importazioni di prodotti agroalimentari e vini abbiano ripreso nuovamente un ritmo alquanto sostenuto nel 2004 pari al +4,6% e 46.777 milioni di DKK (6,3 miliardi di ) la performance é tuttavia risultata inferiore al +8,5% delle intere importazioni danesi ma certamente in linea al +4,3% dei consumi privati e addirittura superiore al +1,2% dei consumi di prodotti agroalimentari. Putroppo i primi sei mesi del 2005 mostrano una contrazione dell’import totale danese di prodotti agroalimentare del -9,1%, pur a fronte di una forte ripresa delle importazioni danesi da tutto il mondo del +10,0%. Decisamente migliore l’andamento delle importazioni dall’Italia +12,4% nel 2004 e soltanto -4,5% nel periodo gennaio-giugno 2005. Tralasciando i dati parziali del 2005, sotto l’aspetto della composizione merceologica, le importazioni danesi 2004 di prodotti agroalimentari e vini hanno mostrato, tuttavia, delle variazioni nel loro complesso differenziate ma positive. In particolare l’andamento dei singoli segmenti di prodotti nel 2004, rispetto al 2003, ha evidenziato le seguenti variazioni: • • le produzioni ittiche: con una quota 18,3% sulle intere importazioni danesi di prodotti agroalimentari (20,6% nel 2003), il comparto ittico rappresenta il maggiore segmento delle importazioni danesi. Tuttavia l’import di prodotti ittici ha subito una flessione negli ultimi 3 anni con 9.599 milioni DKK nel 2002 (-6,3%), 9.197 milioni DKK nel 2003 (-4,2%) e 8.566 milioni di DKK nel 2004 (-6,9%) pari a 1,156 miliardi di ; l’ortofrutta, con una quota del 14,1% sulle intere importazioni danesi di prodotti agroalimentari (14,5% nel 2003) si conferma al secondo posto fra i segmenti di prodotti importati. Qui si evidenzia una crescita dei valori import negli ultimi 3 anni: da 6.210 milioni di DKK nel 2002 (+10,4%) a 6.484 milioni di DKK nel 2003 (+4,4%) per raggiungere addirittura i 6.596 milioni di DKK nel 2004 (+1,7%) pari a 890 milioni di ; 18 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen • • • • • le carni e carni preparate: crescono del 18,3% (+10,9% nel 2003) e raggiungono la quota dell’11,3% (10,0% del 2003) sulle intere importazioni danesi di prodotti agroalimentari. Il dato conferma la tendenza dei due anni precedenti. Nel 2002 le importazioni danesi di carni e carni preparate erano di 4.033 milioni di DKK (una quota del 9,1% ed una crescita del +11,3%), nel 2003 aumentavano a 4.474 milioni di DKK (una quota del 10,0% ed una crescita del +10,9%) ed infine nel 2004 raggiungono l’importo di 5.314 milioni di DKK, pari a 717 milioni di ; le bevande: con una quota del 10,3% (93,8% rappresentato da bevande alcoliche) e 4.827 milioni di DKK (+6,0% rispetto al 2003) pari a 651 milioni di rappresentano il quarto segmento piú importante delle intere importazioni agroalimentari danesi. La quota in leggera crescita era pari al 10,2% nel 2003 e al 10,1% nel 2002. L’import di bevande ammontava nel 2002 a 4.429 milioni di DKK (+6,2%) e poi nel 2003 a 4.552 milioni di DKK (+2,8%); il lattiero-caseario: le importazioni danesi di prodotti lattiero-caseari, con una quota del 7,7%, hanno registrato nel 2004 il piú consistente aumento del 26,3% di tutto i singoli segmenti del settore agroalimentare, raggiungendo l’importo di 3.587 milioni di DKK (484 milioni di ). Le cifre degli anni precedenti mostrano dapprima un forte incremento registrato nel 2002 pari al +20,1% con 2.927 milioni di DKK (quota 6,6%) al quale ha fatto seguito nel 2003 una flessione del -3,0% con 2.840 milioni di DKK (quota 6,3%); i cereali e relative preparazioni: con una quota del 7,4% sulle intere importazioni danesi di prodotti agroalimentari (7,3% nel 2003), il valore raggiunto nel 2004 di 3.446 milioni di DKK pari a 465 milioni di ha confermato un salto del +5,2%, dopo la diminuzione del -0,4% nel 2003. L’ammontare 2003 di 3.275 milioni di DKK era, infatti, risultato inferiore ai 3.287 milioni di DKK del 2002, anno nel quale diversamente vi era stata un consistente +12,4%; il caffè, tè, cioccolato, spezie etc.: con una quota del 5,2% (4,9% nel 2003) dei prodotti agroalimentari importati in Danimarca, il 2004 ha segnato un interessante aumento del +10,9%, pur non inicidendo molto sull’import danese con 2.430 milioni di DKK pari a 328 milioni di . I dati precedenti 2003 e 2002 avevano tuttavia mostrato andamenti negativi con riduzioni delle importazioni rispettivamente del -0,8% (2.178 milioni di DKK ed una quota import del 4,9%) e del -4,1% (2.196 milioni di DKK ed un quota del 4,9%). Tutte le produzioni sopra descritte rappresentano il 74,3% del totale delle importazioni danesi di agroalimentari del 2004 (73,8% nel 2003 e 73,6% nel 2002). Giova, infine, evidenziare l’interessante trend di continua crescita delle importazioni dell’olio d’oliva che nel 2004 hanno raggiunto con l’aumento del +15,3% gli 87 milioni di DKK, quasi 12 milioni di , pur mantenendo una quota ancora limitata dello 0,18% sulle intere importazioni danesi di prodotti agroalimentari. Nella complessità delle importazioni danesi di prodotti agroalimentari nel 2004 si confermano principali fornitori la Germania con una quota del 21,4% (21,2% nel 2005) ed un totale esportato di 10 miliardi di DKK (+6,1%) pari a 1,3 miliardi di , i Paesi Bassi con una quota del 11,07% (11,3% nel 2005) e 5,2 miliardi di DKK (+8,1%) pari a 700 milioni di , la Svezia con una quota del 8,0% (8,5% nel 2005) e 3,7 miliardi di DKK (+13,4%) pari a 500 milioni di e la Francia con una quota dell’ 6,5% (6,2% nel 2005) e 3,0 miliardi di DKK (-2,8%) pari a 405 milioni di . 19 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen In quinta posizione rimane l’Italia con una quota del 4,7% (5,0% nel 2005) ed un totale esportato di 2,2 miliardi di DKK (+12,4%) pari a 300 milioni di , seguita dalla Spagna con una quota del 3,9% (4,2% nel 2005) e 1,8 miliardi di DKK (+7,4%) pari a 245 milioni di . L’Italia ha finalmente dimostrato nel 2004 con il +12,7% (-6,5% nel 2003) una consistente capacitá di crescita, certamente superiore sia alla Spagna (+7,4%) che agli altri Paesi del Nord-Europa nelle proprie vendite di prodotti agroalimentare quali Germania (+6,1% nel 2004) ed in modo particolare i Paesi Bassi (+8,1%) rispettivamente primo e secondi fornitori della Danimarca anche se un pó meno della Svezia (+13,4%) terzo fornitore. In particolare, sempre nel 2004, l’Italia ha esportato in Danimarca i seguenti prodotti agroalimentari che rappresentano il 91,3% del totale prima indicato di 300 milioni di : • • • • • • • • vini per 676 milioni di DKK e +11,1% (609 milioni di DKK nel 2003) pari a 91 milioni di , ortofrutta per 584 milioni di DKK e +10,0% (531,1 milioni di DKK nel 2003) pari a 79 milioni di , formaggi per 245 milioni di DKK e +22,7% (202 milioni di DKK nel 2003) pari a 33 milioni di , carni e carni lavorate per 216 milioni di DKK e +20,5%, in prevalenza prosciutti e salumi (180 milioni di DKK nel 2003) pari a 29 milioni di , cereali e prodotti di cereali per 214 milioni di DKK e -3,2%, in prevalenza pasta (221 milioni di DKK nel 2003) pari a 28,9 milioni di , olio d’oliva per 52 milioni di DKK e +20,4% (43 milioni di DKK nel 2003) pari a 7 milioni di , cioccolata per 31 milioni di DKK e +4,7 (29 milioni di DKK nel 2003) pari a 4,2 milioni di e caffé per 14,6 milioni di DKK e -1,1% (14,7 milioni di DKK nel 2003) pari a 2 milioni di . Sebbene il mercato danese dei prodotti alimentari sia di dimensioni ridotte – comunque di 6,3 miliardi di di importazioni, quasi il 50% dei 12,7 miliardi di di consumo totale di prodotti agroalimentari - rispetto ad altri paesi europei, per le imprese italiane ed in particolare quelle dell’Emilia Romagna che operano nel settore esistono buone prospettive di penetrazione nel mercato. Ciò è dovuto sia alla crescente internazionalizzazione dell’offerta e cioè alla sempre maggiore quota di prodotti esteri presenti sul mercato, sia all’elevata propensione del consumatore danese verso nuovi prodotti, concetti e stili di vita. Oltre 300.000 danesi, il 6% della popolazione, viaggia in Italia ogni anno per vacanza o lavoro ed ha la possibilitá di sperimentare sul posto i veri prodotti base della dieta italiana. Le possibilitá commerciali per i prodotti tipici regionali italiani appaiono buone, a condizione che le aziende produttrici dispongano di una organizzazione adeguata all’esportazione e in grado di rispondere in maniera professionale alle esigenze degli importatori danesi - inclusa la Grande Distribuzione - in termini di capacità produttiva, rapporto prezzo/qualità, controllo qualitativo, confezionamento, comunicazioni internazionali, ecc. 20 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Il positivo andamento delle importazioni di prodotti alimentari italiani, l’orientamento dell’alimentazione verso la gastronomia del nostro paese e l’atteggiamento del consumatore danese sempre più orientato alla qualitá dei prodotti e al loro valore salutistico sono le ragioni che rendono interessante la scelta del mercato danese. Altra ragione è l’ampia domanda di prodotti biologici. Il mercato danese si presenta quindi particolarmente attraente per i produttori italiani, sia perche’ la Danimarca gode di un reddito pro-capite fra i piu’ alti in Europa e nel Mondo, che per le infrastrutture logische di cui e’ dotata. La posizione geografica particolarmente favorevole, assicura inoltre una distribuzione rapida ed efficace verso tutti i paesi dell’area scandinava. Il mercato danese rappresenta un punto privilegiato per iniziare una prima penetrazione commerciale nel mercato del Nord Europa, che comprende oltre alla Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia e Islanda, permette alle imprese straniere di avere accesso ad un mercato di 25 milioni di consumatori, la cui spesa per l’acquisto di bevande e prodotti alimentari si aggira complessivamente sui 400 miliardi di corone annui (circa 104 mila miliardi di lire). L’entrata nel mercato alimentare danese quindi, inserita all’interno di una politica di penetrazione nell’intero mercato del Nord Europa, acquista un ruolo di grande importanza strategica. 7. LA DISTRIBUZIONE Evoluzione e tendenze In Danimarca negli ultimi venti anni il sistema distributivo al dettaglio ha subito profondi e sostanziali cambiamenti, adattandosi rapidamente alle variazioni avvenute nella società. Ciò ha comportato una redistribuzione dei punti vendita nei grandi agglomerati urbani, con la chiusura di quelli marginali e l’apertura di nuovi. Poiche’ la famiglia danese è generalmente bireddito, il crescente numero di donne entrate nel mondo del lavoro ha comportato la necessitá per il sistema distributivo di estendere e diversificare gli orari d’apertura, per consentire la possibilità di acquisti quotidiani e settimanali. Tutti i grandi supermercati hanno ormai un orario continuato 9.00 - 19.00 o 20.00, essendo l’elasticita’ dei tempi di apertura un importante fattore di concorrenza tra le diverse catene. La diffusione dell’automobile ha favorito la creazione di centri commerciali e ipermercati che negli ultimi quindici anni hanno conquistato sempre maggiore spazio nel mercato al dettaglio. Le maggiori catene prevedono sia l’apertura di ulteriori ipermercati, che di nuovi punti vendita e ció probabilmente comporterá la chiusura di alcune catene minori nonché la ristrutturazione di altre: i minimercati tendono a divenire supermercati, mentre i supermercati tendenzialmente si trasformano in ipermercati. 21 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen La necessitá dei supermercati di ampliare la superficie di vendita è collegata alla tendenza di dare maggior importanza al prodotto fresco e di mettere in funzione presso i singoli punti vendita reparti a servizio (pane, formaggi/salumi e delikatessen, ecc.), oltre che alla sempre maggiore introduzione di prodotti biologici e non food. Presso alcune catene i prodotti biologici rappresentano oggi tra il 5 e il 10% del fatturato. Due altre tendenze importanti sono il ‘convenience-food’, cioé prodotti giá preparati o semipreparati, che il consumatore puó usare con un minimo di impiego di tempo, nonché il commercio internet, dove il consumatore ordina i suoi acquisti attraverso Internet e la catena consegna a casa, o presso il luogo di lavoro del consumatore. La forza delle catene distributive danesi non consiste solo nel numero di punti vendita, ma piuttosto nel fatturato e nella capacità di sviluppo delle vendite. Le vendite di tali negozi coprono una quota determinante del mercato dei beni alimentari e di largo consumo. 7.1 La grande distribuzione In Danimarca i prodotti alimentari e di largo consumo vengono in grande misura distribuiti tramite le 5 seguenti maggiori organizzazioni di vendita, che insieme detengono una quota dell’85,6 % del mercato. Il settore della Grande Distribuzione danese é dominato da poche grandi imprese che tendono ulteriormente a concentrarsi attraverso fusioni ed acquisizioni, ma parallelamente vede la nascita di nuove catene. Se si esclude il settore discount, la COOP - inclusa la catena IRMA - rappresenta il gruppo maggiore nel settore supermercati con circa il 47,4% del fatturato totale. La DANSK SUPERMARKED occupa il secondo posto con il 29,6% del mercato e registra il maggior dinamismo di crescita del fatturato, mentre le catene volontarie e i supermercati indipendenti sono al terzo posto con il 23,3% del fatturato. Le due aziende maggiori, COOP e DANSK SUPERMARKED, coprono insieme il 77% delle vendite totali. 1. COOP Danmark, l’organizzazione delle Cooperative di consuno danesi, 2. DANSK SUPERMARKED, comparto distributivo del maggiore gruppo privato danese A.P.Møller AS, 3. SUPER GROS A/S, centrale d’acquisto di catene volontarie con circa 573 punti vendita, 4. EDEKA che dispone di 231 punti vendita, 5. ALDI che conta in Danimarca la catena discount Aldi Marked con 230 punti vendita. 22 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Coop Danmark COOP Danmark / Ass. Cooperative di consumo La quota di mercato della COOP Danmark é pari al 43% (piú la quota di IRMA arriva al 47,4%), e il numero di punti vendita ha raggiunto nel 2004 le 927 unitá, suddivise nelle seguenti catene: - SuperBrugsen - catena di 274 Supermercati alimentari con superfici medie di 977 mq; quota di mercato del 12,3%; - Kvickly - catena di 73 Ipermercati - prevalentemente alimentari - superfici medie di 2.170 mq; quota di mercato dell’7,7%; - Kwickly Xtra - catena di 14 Ipermercati alimentari con superfici medie di 6967 mq; quota di mercato del 3,0%; - Fakta - catena di 291 Supermercati discount - principalmente alimentari superfici medie di 489 mq; quota di mercato del 5,6%; - DagligBrugsen - catena di 135 Minimercati - superfici medie di 376 mq; quota di mercato del 12,3% - IRMA - catena di 67 Supermercati, specializzati in prodotti alimentari di livello qualitativo medio-alto, con una superficie media di 529 mq., dislocati soprattutto nell’area di Copenaghen - quota di mercato del 6,0%; - LokalBrugsen - catena di 73 Minimercati - superficie media di 185 mq; quota di mercato dell’0,5%. Dansk Supermarked La Dansk Supermarket, comparto distributivo del maggiore gruppo privato danese A.P.Møller AS, detiene una quota di mercato complessivamente del 29,6%, in progressiva evoluzione, e 433 punti vendita così suddivisi nelle tre seguenti catene: - Føtex - catena di 71 Ipermercati specializzati in prodotti alimentari e generi di prima necessità - quota di mercato del 12,1%; superficie media 2.356 mq; - Netto - catena di 349 Supermercati discount - quota di mercato dell’ 12,6%; veri e propri magazzini di quartiere - local shops - con superficie media di 466 mq, ampio spazio dedicato ai prodotti alimentari e massimo accento al rapporto prezzo/qualità; - Bilka - catena di 13 Ipermercati che trattano sia prodotti alimentari che beni di largo consumo - quota di mercato del 4,9% - superficie media di 12.769 mq; La Dansk Supermarked è attiva anche nel settore abbigliamento e calzature con le catene di negozi specializzati Tøj & Sko (36 punti di vendita) ed i magazzini popolari nonfood A-Z (4). 23 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen Supergros A/S La Supergros A/S opera come centrale d’acquisto delle seguenti catene volontarie, che contano complessivamente 573 punti vendita, e coprono una quota pari al 16,1% del mercato: - Spar - catena di 284 Minimercati - superficie media di 282 mq; quota di mercato del 3,1%; - Superspar – catena di 69 Supermercati – orientati verso il prodotto fresco – superficie media di 549 mq; quota di mercato del 1,6%; - Løvbjerg Supermarked - catena di 10 Supermercati - superficie media di 1.780 mq - quota di mercato dello 0,8%; - Super Best – catena di 210 Supermercati – superficie media di 1007 mq; quota di mercato del 10,6%. Edeka Il gruppo Edeka dispone di 226 punti vendita e detiene una quota di mercato del 3,3%. I punti vendita sono suddivisi nelle seguenti catene: - Aktiv Super - catena di 44 Supermercati - superficie media di 885 mq - quota di mercato dell’ 1,5%; - Merko - catena di 82 Minimercati di media grandezza - superficie media di 351 mq - quota di mercato dell’1,1%; - Focus - catena di 100 Minimercati – superficie media di 166 mq - quota di mercato dello 0,7%. Aldi Il gruppo tedesco Aldi dispone in Danimarca di una catena discount: - Aldi Marked - catena di 230 Supermercati discount - superficie media 446 mq - trattano prodotti alimentari e altri beni di massa, di bassa qualità - quota di mercato del 3,9%. 24 Istituo nazionale per il Commercio Estero - Copenaghen La grande distribuzione in Danimarca Gruppo Nome catena ASSOCIAZIONI DI ACQUISTO Edeka Aktiv Super Merko Focus Tipologia Proprietari Fornitori S.M. M.M. M.M. Indipendenti Edeka Dansk Supermarked Dansk Supermarked Aldi Aldi I.M. I.M. S.M. M.M. M.M. S.M. Discount COOP Danmark COOP Danmark S.M. S.M. M.M. S.M. S.M. S.M. Supergros A/S Supergros A/S Indipendenti Indipendenti Indipendenti Indipendenti CATENE PRIVATE CON DIREZIONE CENTRALE Dansk Supermarked Bilka I.M. Føtex I.M. Netto Discount A-Z I.M. Tøj & Sko Aldi Aldi Marked Discount LE COOPERATIVE COOP DANMARK Kvickly Xtra Kvickly SuperBrugsen DagliBrugsen LokalBrugsen Irma Fakta CATENE VOLONTARIE Supergros A/S KC Storkøb LøvbjergFoodmart Spar Superspar Super Best Fog Friske Fødevarer o nomi diversi CATENE PRIVATE ABC Lavpris Dreisler Storkøb ISO-ICA AB Supermarked JACO Gruppen Holding Rema 1000 Danmark M.M. S.M. ABC Lavpris Dreisler Storkøb ISO S.M. S.M. S.M. Super Alta Alta Rema 1000 Discount Discount Discount Fakta A/S Supergros A/S Indipendenti Indipendenti E. & H. Tobiasen ABC Lavpris Brdr. Dreisler Dreisler Storkøb N J Solbro ed ICA Købmændenes Indkøb Ida Jacobsen Jacodan Reitan Gruppen Rema Distribution 25 7.2 Supermercati discount Il più notevole sviluppo nella grande distribuzione negli ultimi 15 anni è stato il costante incremento della presenza dei supermercati discount. Lo sviluppo è stato molto forte ed è stato spesso oggetto di discussioni nei media in quanto negli ultimi anni ha determinato la chiusura di numerosi negozi specializzati. Comunque ultimamente i prodotti “grocery” -sia per quanto riguarda i negozi discount che per i supermercati di una certa dimensione - sono ormai da considerare prodotti discount, mentre per i prodotti freschi la richiesta del consumatore si sta indirizzando verso la qualitá, non essendo il prezzo l’unico elemento di decisione nell’acquisto. Fino a pochi anni fa si pensava che lo sviluppo del mercato discount si sarebbe fermato intorno agli 800 punti vendita, ma ora hanno raggiunto le 1055 unitá. Comunque, seguendo la tendenza dei consumatori di non considerare il prezzo come unico fattore determinate per la scelta di un prodotto, la direzione della catena Netto (DS) preferisce denominare i suoi negozi “supermercati locali” invece di supermercati discount, e si nota che anche altri negozi discount stanno diventando veri e propri magazzini di quartiere. DISCOUNT – PUNTI VENDITA E FATTURATO Punti Fatturato di 2004 vendita (DKK MIO) 2004 4.536 230 53 1.255 291 6.919 349 14.400 3.464 123 9 161 Nome Societá/gruppo Aldi Alta/Super Alta Fakta Netto Rema 1000 Indipendenti Totale 1.055 30.734 % 14,8 4,1 22,5 46,9 11,3 0,5 100 Dalla tabella soprastante si evince che Netto, Aldi e Fakta hanno in totale una quota di oltre l’84% del fatturato totale dei supermercati discount. La quota di Alta e Rema 1000 ha superato il 15%, mentre i supermercati discount indipendenti hanno una quota minima pari allo 0,5%. 7.3 La distribuzione al dettaglio Al contrario delle catene della GDO, come ad esempio Dansk Supermarked e COOP che acquistano per lo più direttamente dai produttori, i negozi specializzati passano attraverso la figura del grossista. Produttori Supermercati Produttori Grossisti Consumatori Dettaglianti Consumatori Alcuni punti vendita minori, oppure catene minori si sono unite in organizzazioni di acquisto volontarie per poter ottimizzare le operazioni di acquisto. I piccoli negozi specializzati effettuano gli acquisti attraverso uno o più grossisti, che in Danimarca esistono numerosi per le diverse categorie, come vino, salumi, formaggi, ecc. Da alcune analisi condotte dall’Associazione nazionale dell’Agricoltura si evince che il canale del commercio al dettaglio sta subendo un processo di polarizzazione. Il consumatore si allontana infatti sempre di più dal vasto gruppo dei supermercati per spostarsi o verso la grande offerta dei supermercati discount, che conquista sempre più fette di mercato, oppure verso i supermercati di delicatezze, come ad esempio la catena Irma, che sta consolidando la sua posizione presso il consumatore più consapevole e attento alla qualità. Nello stesso tempo si va registrando negli ultimi anni la nascita di sempre più numerosi negozi specializzati in vino o delicatezze, che offrono prodotti di nicchia. I negozi specializzati nel settore agroalimentare sono, sono, dall’ultima registrazione del 9 settembre 2005 del Direttorato dei Prodotti Alimentari così suddivisi su tutto il territorio danese: 531 negozi di frutta e verdura, 366 negozi di vino, 495 negozi di cioccolata e confetture, 1336 pasticcerie, 1842 macellerie e salumerie, 495 negozi di pesce/selvaggina, e 167 negozi di prodotti caseari. 8. PROFILO DEL CONSUMATORE Il reddito lordo per persona é molto elevato e secondo gli ultimi dati del 2003 é pari a 226.700 DKK ( 30.508,00). Il numero di nuclei familiari, generalmente bireddito, è pari a 2,8 milioni. Il consumatore danese è un soggetto attento e consapevole. Sceglie con precisione e con un certo dispendio di tempo il prodotto da acquistare, eliminando il superfluo. In generale considera attentamente il rapporto qualità/prezzo, facendo confronti comparativi anche grazie alle informazioni pubblicitarie che riceve settimanalmente, per posta, dalle diverse Catene distributive e Supermercati. Desidera informazioni dettagliate ed esplicite sulla composizione del prodotto, ed anche sulla provenienza dello stesso che quasi sempre viene chiaramente indicata nel caso dei prodotti ortofrutticoli, ma anche per specialità alimentari - ad esempio pasta e olio di oliva - come elemento caratterizzante. Attribuisce grande importanza alle informazioni contenute nella confezione circa i componenti, la scadenza, i suggerimenti d’uso e al materiale illustrativo ed informativo che accompagna il prodotto (depliants, opuscoli). In passato, il costo dei prodotti era un elemento decisivo nell’acquisto. La tendenza attuale, in particolare per i prodotti freschi e le specialità alimentari, è orientata ad una scelta motivata in base anche alla qualità del prodotto ed al valore salutistico (prodotti biologici) dello stesso. Va considerato infatti che i danesi hanno la più bassa aspettativa di vita tra i paesi dell’UE, con una vita media femminile di 73 anni - contro ad esempio gli 81anni delle donne italiane. Questo fenomeno suscita apprensione nell’opinione pubblica e l’alimentazione tradizionale danese particolarmente ricca di grassi e proteine animali e di zucchero (i danesi sono tra i primi produttori mondiali di burro e carne di maiale e i maggiori consumatori mondiali di zucchero) viene messa sotto accusa. Oltre alle preoccupazioni salutistiche incidono il nuovo stile di vita delle giovani generazioni urbane progressivamente sempre più orientate ad un’alimentazione leggera, vicina alla dieta mediterranea che introduce frutta, verdura, olio d’oliva, pesce e riduce grassi animali e carni. Ultimo ma non insignificante aspetto che emerge dall’attuale favore riscosso da prodotti alimentari non tradizionali, in particolare mediterranei e asiatici, è il rapporto alimento/immagine. Scegliere un simile prodotto, significa in qualche modo concedersi, permettersi un’evasione: un’alternativa sana, piacevole, alla stressante, faticosa quotidianità lavorativa. Questo spiega anche il grande favore che suscita presso i consumatori danesi il pane di tipo italiano, prodotto in numerose tipologie accanto al tradizionale pane di segale. Naturalmente anche il turismo ha un grande ruolo in questa trasformazione; oltre 300 mila danesi - cioè il 6% dell’intera popolazione - visitano l’Italia ogni anno, il che comporta una sempre maggiore familiarità con la gastronomia ed i prodotti alimentari e ortofrutticoli del nostro Paese. Soprattutto nelle maggiori aree urbane e tra i più giovani, si diffonde tra i consumatori l’uso di pasta, derivati del pomodoro, prodotti vegetali freschi, olio di oliva, pesce fresco e specialità alimentari importate, a scapito di carne, pesci e salumi affumicati, grassi animali e specialità di produzione locale. Infatti, grazie alla crescita economica e dei redditi delle famiglie degli ultimi cinque anni, il consumatore danese, pur rimanendo un soggetto riflessivo, ha progressivamente mutato il proprio atteggiamento di acquisto nei confronti dei beni di largo consumo, non considerando il prezzo unico fattore decisivo della scelta. In questa ottica si capisce perchè i prodotti biologici si sono diffusi ampiamente in Danimarca, dove ogni supermercato dedica a questo settore uno spazio sempre maggiore, visto che ormai circa il 50% dei consumatori li acquista regolarmente. 9. DAZI, TRASPORTI, ETICHETTATURA Dazi doganali e imposte addizionali alle importazioni Le tariffe doganali sono quelle integrate dell' Unione Europea (TARIC). I prodotti provenienti dall’Unione Europea sono esenti da dazi. Tuttavia, all’atto dell’importazione, su alcuni prodotti (auto, vini, liquori ecc.) sono riscosse delle accise. La lista completa dei beni gravati da accise, con indicazione delle relative aliquote, è disponibile, su richiesta, all’ufficio ICE di Copenaghen. L’aliquota IVA (MOMS), unica per tutte le merci e servizi, ammonta al 25% del valore. Porti e zone franche Il porto di Copenaghen è il maggiore della Danimarca e l’unico a possedere una zona franca. Dispone di 10 km. di banchina che assicurano l’attracco a oltre 24.000 (1999) navi l’anno. Il porto franco dispone di un nuovo e moderno parco macchine per il servizio Ro/Ro, Lo/Lo, Truck/Truck e per navi convenzionali. Altri porti con possibilità di sdoganamento sono: • • Aarhus Esbjerg • • Aalborg Vejle • • Odense Fredericia Presso i porti sopracitati per merci provenienti da paesi terzi può essere sospesa solamente l’imposta doganale ma non l’IVA pari al 25%. Solo presso il Porto Franco di Copenaghen vi è la possibilità di esenzione per ambedue le imposte. Etichettatura Tutti i prodotti alimentari confezionati (pasta, conserve, salumi, olio, formaggi, ecc) per essere commercializzati in Danimarca debbono avere applicata una etichetta facilmente leggibile e visibile, non cancellabile e scritta in danese. L’etichetta deve contenere le seguenti informazioni : 1. Nome del produttore ed il luogo di provenienza 2. Categoria del prodotto 3. Indicazione degli ingredienti 4. Quantità degli ingredienti 5. Eventuale contenuto alcolico 6. Contenuto netto 7. Indicazione data di scadenza ed istruzioni particolari sullla conservazione e sull’uso 8. Eventuali normative supplementari per gli alimentari surgelati 9. Eventuali normative supplementari per la carne e per i prodotti di carne 10. Eventuali normative supplementari per il pesce e per i prodotti di pesce 10. RIVISTE E FIERE SPECIALIZZATE DEL SETTORE AGROALIMENTARE RIVISTA WEB Periodicita’ Settore Editore Gastro http://www.egmontmagasiner.dk/ Mensile Alimentari /vino Egmont Magasiner A/S RIVISTA WEB Periodicita’ Settore Editore Smag & Behag www.smag-behag.dk Mensile Alimentoari/Vino Smag & Behag RIVISTA WEB Periodicita’ Settore Editore Sommiler’en Trimestrale Vino Oksens Tegnestue RIVISTA WEB Periodicita’ Settore Editore Mælk www.mejeri.dk Trimestrale Alimento e latticini Mejeriforeningen RIVISTA WEB Periodicita’ Settore Editore Mejeri www.mejeri.dk Mensile Latticini Mejeriforeningen RIVISTA WEB Periodicita’ Settore Editore Spis Bedre www.spis-bedre.dk Mensile Alimentari Bonnier Publications A/S RIVISTA WEB Periodicita’ Settore Editore Vinbladet www.vinbladet.dk/ Trimestrale Vino Vinbladet RIVISTA WEB Periodicita’ Vinovenue www.vinovenue.dk/ Trimestrale Principali Fiere del settore agroalimentare • Foodexpo 2006 Luogo: Messecenter ad Herning (Jutland) Date prossima edizione: 19 – 22 marzo 2006 www.foodexpo.dk • Tema 2007 Luogo: Bella Center di Copenaghen Date prossima edizione: 25-28 febbraio 2007 www.bellacenter.dk 11. RIFLESSIONI FINALI E STRATEGIE PROMOZIONALI Negli ultimi anni i prodotti alimentari italiani vengono ormai percepiti come prodotti di qualitá elevata e sostanzialmente salutari, nuovi e di tendenza tra quelli tipici dei Paesi del nord europa (Danimarca, Olanda, Norvegia e Germania), da sempre principali esportatori. E’ necessario evidenziare al riguardo che le importazioni di bevande alcoliche (vini in prevalenza) sono il 30% di tutte le importazioni danesi di prodotti agroalimentari. I dati sull´import agroalimentare in Danimarca, evidenziano ancora che l´Italia pur disponendo di prodotti di indiscussa qualità rischia di non essere sufficientemente concorrenziale soprattutto con gli altri Paesi del Mediterraneo, Francia e Spagna in particolar modo, poiché i vantaggi comparati dei nostri prodotti non sempre si traducono proporzionalmente in quote di mercato che rimangono negli anni tra il 4 ed il 5%. É tuttavia analiticamente descritto in precedenza come il succcesso nel 2004 dell’Italia (+12,4%) sia da attribuire esclusivamente ad una migliore capacitá congiunturale di penetrazione dell’ortofrutta (10,0%), dei vini (+11,1%), degli insaccati (+20,5%), dei formaggi (+21,2%) e dell’olio d’oliva (+20,4%) ove maggiore é la concorrenza ma piú consistente é stato il successo in passato mentre il decollo della quota di mercato italiana é decisamente influenzata dai positivi andamenti della pasta (-3,1%) per fare un esempio e comunque dai prodotti dei Paesi nord-europei. Le iniziative dovranno essere pertanto finalizzate ad incrementare le esportazioni italiane in “segmenti di mercato” più sensibili per il consumatore danese di fascia medio-alta e quindi più di nicchia, superando la concorrenza degli altri paesi europei del mediterraneo e non solo per consolidare il posizionamento dell’Italia sia nel mercato che nell’interscambio agroalimentare con la Danimarca, il cui saldo è tuttavia tradizionalmente favorevole all’Italia. Occorrerà quindi sostenere tutti gli strumenti promozionali disponibili provenienti dagli Accordi con Regioni, Associazioni, Consorzi, Sistema camerale, nonché in particolare da quei specifici progetti di promozione agroalimentare quale quello del MIPAF denominato” Programma Interregionale” affidato all’ICE, al fine di realizzare quelle necessarie sinergie operative di maggiore impatto e poter “evidenziare” costantemente quegli standard qualitativi dell’offerta italiana territoriale, costituiti oggi dai prodotti tipici in gran parte riconosciuti a denominazione d’origine protetta e certificati a livello europeo. In particolare andrà continuata ogni azione di comunicazione pubblicitaria sui principali media cartacei della Danimarca nonché la produzione e diffusione di ogni materiale promo-pubblicitario, complementare a quello prodotto da ISMEA. L’azione di comunicazione dovrà essere anche di tipo “educational” ed estesa a mirati segmenti più dinamici della domanda danese con corsi di formazione agli istituti alberghieri e della ristorazione, organizzazioni di sommeliers e di cuochi, non tralasciando di sensibilizzare ed incrementare quelle azioni promozionali/tasting degli importatori e distributori locali sui consumatori, importanti occasioni di comunicazione diretta e di marketing di tipo “recall” sui prodotti agroalimentari italiani. In conclusione, oltre alle azioni di comunicazione pubblicitaria sui media e siti web andranno finalizzati anche interventi di nicchia “a sostegno” di tipo educational, non mancando di accompagnare quelle occasioni di “contatto sul mercato” tramite workshop e distribuzioni di materiali promo-pubblicitari sull’Italia e delle Regioni, da indirizzare ai target di riferimento prima indicati. Per ogni informazione aggiuntiva o esigenza di assistenza operativa in Danimarca, l’Ufficio ICE di Copenaghen é al servizio delle aziende italiane al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] Direttore: Giuseppe Federico Vice Direttore: Susanna Pinelli Responsabile settore alimentare: Manuela Vernaccini Petersson *************