la FONDAZIONE
RIVISTA TRIMESTRALE DELLA FONDAZIONE DI PIACENZA E VIGEVANO
ANNO IV N. 3
Ottobre 2012
Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70%
d.l. 353/2003 n. 46 art. 1
comma 1 DCB Piacenza
All’interno:
Speciale
Agrisystem
In primo piano
Angil dal Dom a Stefano Bertuzzi
L’edizione 2012 al piacentino che lavora per Obama
L’Angil dal dom è volato negli Stati Uniti. Nel
settembre scorso la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha premiato Stefano Bertuzzi, piacentino
di quarantasei anni che ha saputo farsi strada oltreoceano, lungo i sentieri della ricerca fino a rivestire u incarico di rilievo per l’amministrazione
Obama.
Bertuzzi, nonostante la giovane età, possiede un
curriculum notevole nel quale spicca la direzione del programma Return on investment del Nih,
il National Institute of Healt che negli Usa studia
l’impatto della spesa sanitaria pubblica. Esperto
Dal “Gioia” agli Usa
«È cominciato tutto a due passi da qui, al liceo
Gioia dove ebbi la fortuna di incontrare la professoressa Giuseppina Silva, che “inoculava” negli studenti la passione per le scienze, alla quale era difficile essere immuni». Così ha ricordato dal sagrato del
Duomo Stefano Bertuzzi, intervenendo al termine
della premiazione. Con i ringraziamenti, e il ricordo di tante personalità illustri che l’hanno preceduto, ha voluto dedicare l’Angil dal Dom ai genitori, per poi passare ad illustrare i compiti e i risultati
del suo lavoro negli Stati Uniti.
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di scienze biomediche, laureato in Scienze agrarie all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ove
ha conseguito anche il dottorato in Biotecnologie molecolari, è negli Stati Uniti dal 1992. Per un
breve periodo, tra il 2000 e il 2004, ha lavorato al
Dulbecco Telethon Institute di Milano.
Il neopremiato, che vive con la famiglia a Washington (la moglie Elena Bisagni, economista, e
due figli) ha salde radici piacentine. Tant’è che la
scelta di conferirgli l’Angil dal Dom, che ha ricevuto emozionato dalle mani del presidente Giacomo Marazzi al termine della messa in Duomo,
era stata propiziata dalle numerose segnalazioni
giunte in Fondazione. Alcuni mesi fa proprio il
presidente Marazzi aveva lanciato a mezzo stampa un appello ai piacentini, esortandoli a fornire
possibili candidature che ricalcassero i solchi di
una tradizione che ha ormai ventanni: serviva una
personalità religiosa o laica, di origini piacentine,
attiva al di fuori dei confini nazionali e in grado di
contribuire, con la propria opera, al prestigio di
Piacenza nel mondo.
L’Angil dal Dom si ispira alla statua, raffigurante un angelo in rame dorato, che svetta sulla cattedrale di Piacenza e che nella tradizione popolare è diventata il simbolo dei piacentini che si trovano lontani da casa.
È stato assegnato per la prima volta nel 1992, al
missionario padre Antonio Perotti attivo in Brasile. Dai tempi della prima edizione il premio ha visto emergere tante figure di religiosi dediti ad impegno missionario, studiosi, ricercatori, medici e
rappresentanti dell’imprenditoria. In un caso, nel
2005, e per la prima volta nella sua storia, l’Angil non è andato ad una singola persona ma ad un
istituto religioso, quello degli Scalabriniani. Lo
scorso anno non era stato assegnato.
Stefano Bertuzzi
mentre riceve
l’Angil dal Dom
dal presidente
della Fondazione
Giacomo Marazzi.
Sotto,
la statuetta
consegnata
al premiato.
Nell’altra pagina,
Bertuzzi
durante il suo
discorso
di ringraziamento
L’Albo d’oro del Premio
1992 Padre Antonio Perotti
1993 Domenico Ferrari
1994 Suor Giovanna Alberoni
1995 Annamaria Lelli
1996 Alberto Cavallari
1997 Don Domenico Pozzi
1998 Lia Beretta
1999 Suor Dina Repetti
2000 Rudy Chiappini
2001 Padre Archimede Fornasari (premio alla
memoria a Padre Gherardo)
2002 Domenico Giorgi
2003 Roberto Gandolfi
2004 cardinale Ersilio Tonini
2005 Congregazione degli Scalabriniani
2006 Francesca Lipeti
2007 Frank Forlini
2008 Lucio Rossi
2009 Suor Chiarina Grazio
2010 monsignor Giancarlo Dallospedale
2011 Non assegnato
2012 Stefano Bertuzzi
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Arte e Attività culturali
Sotto,
la copertina
del volume
su De Longe
De Longe, l’omaggio di Piacenza
La Fondazione dedica un volume all’artista fiammingo
La Fondazione di Piacenza e Vigevano ha dedicato a Roberto De Longe, a poco più di tre secoli
dalla scomparsa, un importante volume d’arte. Si
è voluto così rendere omaggio a un artista che le
cronache del suo tempo chiamavano “il fiammingo”, in virtù delle sue origini, ma che potremmo
considerare piacentino per la sua stabile presenza
e la cospicua dote di opere che ha lasciato in città,
da quando nel 1685 (dopo il “Grand Tour” lungo
la penisola e un lungo soggiorno cremonese) si
stabilì a Piacenza, sino alla morte sopraggiunta
ventiquattro anni più tardi.
Proprio a Piacenza De Longe raggiunse la maturità artistica: le iniziali ascendenze nordiche
della sua formazione vennero temperate dalle
profonde suggestioni della pittura italiana del
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Seicento, con una decisiva influenza dei Fasti dipinti da Sebastiano Ricci e Giovanni Evangelista
Draghi nel Palazzo Farnese (senza dimenticare
le “battaglie” del Brescianino), artisti della corte
ducale.
Il volume ripropone la ricostruzione della vicenda artistica del pittore, del suo stile, dei suoi
riferimenti e di quanti a lui seppero ispirarsi, senza tralasciare la lettura delle fonti, per dar conto
delle vicende che lo hanno condotto dalla natìa
Bruxelles a diventare un importante protagonista
della pittura non solo piacentina, ma di tutta l’area padana a cavallo tra XVII e XVIII secolo.
La pubblicazione, edita per i tipi di Tipleco,
porta la firma dello storico dell’arte Ferdinando
Arisi, che si è avvalso della collaborazione di un
gruppo selezionato di studiosi in grado di comporre - tassello dopo tassello - un’opera corale,
impegnativa, fondamentale per conoscere questo
artista venuto da lontano, ma la cui opera pittorica ricorre - come in ben pochi altri casi - nelle
chiese, nei palazzi e nei musei di Piacenza e della
provincia. Alla premessa biografica Giorgio Fiori
fa seguire una ricostruzione di ciò che De Longe
ha seminato tra i giovani pittori piacentini, eredi
della sua attività e depositari della sua arte; seguono due contributi volti a chiarire le presenze fiamminghe a Piacenza con particolare riferimento al
“Cavalier Tempesta”. Raffaella Colace ha assunto
il compito di contestualizzare l’attività del pittore
in area lombarda, oltre a ricostruirne la fortuna
critica. Laura Riccò Soprani e Anna Còccioli Mastroviti hanno sapientemente allargato la prospettiva di studio alla committenza religiosa e a quella
nobiliare, elementi indispensabili per comprendere il valore assoluto dell’artista. La nota sulla
tecnica pittorica, infine, si deve a Davide Parazzi.
In alto
Fregio con
amorini e fiori,
1690-1695,
già a Piacenza nel
Palazzo Ferrari
Sacchini.
Qui a sinistra,
La Madonna
che intercede
per le anime
purganti,
1686,
Piacenza,
Oratorio di
San Giorgio
Sopramuro.
Sotto,
i putti
restaurati
nella chiesa
di San Giuseppe
a Piacenza
I suoi putti restaurati in San Giuseppe
La Fondazione è interveuta anche per il recupero dei putti del De Longe nella Chiesa di San
Giuseppe in via Campagna, di proprietà dell’Azienda Usl di Piacenza.
La chiesa conserva una trentina di dipinti ad
affresco, collocati in apposite riquadrature lungo
le pareti perimetrali della navata principale, nelle cappelle laterali, nel sottarco della zona absidale, negli spicchi sopracappelle laterali. Vi sono
rappresentati angioletti in volo entro cornici di
stucco, realizzati nella seconda metà del diciassettesimo secolo.
Lo stanziamento della Fondazione è relativo
alle opere custodite nelle due cappelline laterali.
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Arte e Attività culturali
Sopra,
l’interno
della Chiesa
dei Gesuiti
Ex gesuiti, la chiesa si fa teatro
Con Gioco Vita diventerà sede di laboratori permanenti
La chiesa dell’ex Complesso dei Gesuiti ospiterà i laboratori teatrali di Teatro Gioco Vita. L’edificio religioso, che rientra nelle proprietà immobiliari della Fondazione, è infatti al centro di un
progetto che lo vedrà trasformato in auditorium
polivalente.
Verrà così “restituito” alla fruizione della città questo grande spazio di via Melchiorre Gioia,
all’angolo con via Gregorio X, che dal 1992 - con
l’addio dei padri gesuiti da Piacenza - è stato aperto solo in occasione di alcuni sporadici eventi.
Il progetto è ambizioso e promette di ricalcare
il felice esperimento già avvenuto ai Teatini. Illustrandolo, il presidente della Fondazione Giacomo Marazzi ha sottolineato come con questo ulteriore importante tassello si concluda un processo
che negli anni ha riportato a nuova vita l’intero
isolato: «L’unica parte ancora in attesa di destinazione era la chiesa, che adesso ha invece ritrovato
un suo ruolo di produzione culturale che potrà essere fruita da tutta la cittadinanza», ha dichiarato.
L’idea è infatti di ospitare nell’ex Sacro Cuore
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spettacoli e laboratori, al termine dei lavori di adeguamento progettati da Marcello Spigaroli.
Diego Maj, direttore di Teatro Gioco Vita, ha
ripercorso i primi passi del progetto di recupero:
«L’edificio, che nell’Ottocento ha accolto il Teatro
Romagnosi, abbiamo pensato potesse diventare non
solo un luogo dello spettacolo, ma una vera fucina
teatrale, dove le produzioni vengono alla luce. Qui
si realizzerà un laboratorio permanente per la cultura teatrale». Nella grande navata unica e negli
ambienti adiacenti saranno preparati gli spettacoli, comprese le scene e i costumi, per allestimenti
che potranno essere rappresentati nell’ex chiesa
di via Melchiorre Gioia o altrove. «Sarà una grande officina delle idee e del fare - ha aggiunto Maj
-. I laboratori saranno rivolti anche ai giovani, alle
scuole, che potranno così vedere dal vivo come si fa
il teatro e le diverse professionalità che vi concorrono, dai musicisti agli scenografi e costumisti».
Lo spazio si presta particolarmente a spettacoli
di teatro per le famiglie o che comunque richiedono una certa vicinanza tra platea e attori. Intanto,
l’intenzione è di tenervi la seconda edizione del
laboratorio internazionale delle ombre.
Il cantiere prenderà avvio in questi giorni,
avendo già il progetto ricevuto la necessaria autorizzazione della Soprintendenza. Il progetto di
restauro contempla la conservazione dello spazio
esistente: la grande aula unica accoglierà una sala
polivalente dalla capienza di circa duecento posti.
I lavori prevedono la rimozione di una parte degli
arredi sacri, che verranno smontati e spostati, per
offrire uno spazio omogeneo e completamente
fruibile. Le panche, un reliquiario, alcuni quadri e
statue saranno destinate all’Ufficio Beni culturali
della Diocesi di Piacenza. Si manterranno invece
in loco cantorie e pulpito.
In prossimità della controfacciata verrà realizzata una gradonata in legno lamellare che accoglierà
una bussolauscita di sicurezza, in corrispondenza
del portone attuale, sei gradoni con relative sedute e un sottostante spazio chiuso con finalità contenitiva dove collocare le sedie non utilizzate, di-
sponibili in aggiunta al numero di posti fissi. L’impiantistica troverà posto nell’intercapedine della
pedana lignea che coprirà il pavimento, in modo
tale da celare alla vista la rete di fili e condutture.
Risale a dieci anni fa, l’estate del 2002, l’acquisto da parte della Fondazione del Complesso ex
Gesuiti, quando l’ordine dei religiosi aveva lasciato Piacenza già da diversi anni.
Il complesso ha subito dalla sua origine - gli
anni immediatamente successivi al Mille - molteplici trasformazioni e restauri.
La chiesa, ad un’unica navata coperta a botte,
nell’Ottocento fu adibita a teatro e successivamente anche a magazzino, finché non passò ai
religiosi della Compagnia di Gesù che diedero il
via ad una complessa opera di restauro. Nel 1886
fu di nuovo consacrata mentre i lavori proseguirono ancora per un paio d’anni. Da allora i Gesuiti ampliarono e ammodernarono il complesso
di via Melchiorre Gioia ma i lavori riguardarono,
soprattutto, i locali dell’ex convento.
...E l’ex Palazzo Enel
apre agli spettacoli
Un’altra proprietà immobiliare della Fondazione, Palazzo ex Enel in via Santa Franca, apre
per la prima volta i battenti come scenario di una
iniziativa. Si tratta della seconda edizione del festival di teatro contemporaneo “L’altra scena”,
cinque appuntamenti messi a punto da Teatro
Gioco Vita tra il 3 e il 31 ottobre, di cui due allestiti proprio nel palazzo prospiciente il Teatro
Filodrammatici, l’altro luogo deputato alla rassegna. Il Palazzo ex enel viene dunque riassestato
e reinventato come spazio polivalente, sede del
“dopo festival” e palcoscenico sul quale prende vita la prima delle due produzioni di Teatro
Gioco Vita pensate appositamente per questa
rassegna: È così che tutto comincia (4 ottobre ore
21), uno studio di Mariangela Granelli e Fabrizio
Montecchi (regista) su Le regole del saper vivere
nella società moderna di Jean-Luc Lagarce.
L’altro spettacolo in programma all’ex Palazzo Enel è Abram e Isaac (24 ottobre ore 20.45
e 21.15), produzione I Sacchi di Sabbia, sacra
rappresentazione in cartoon liberamente tratto
dalla Rappresentazione di Abramo ed Isac di Feo
Belcari; scrittura Giovanni Guerrieri, libri Giulia Gallo, con Arianna Benvenuti, Giulia Gallo,
Giovanni Guerrieri e Giulia Solano.
In alto,
l’interno dell’ex
Palazzo Enel.
A sinistra,
la locandina
della rassegna
La particolarità degli spazi impone, per entrambi gli spettacoli, un pubblico limitato: non
oltre sessanta spettatori il primo, centoventi
quello seguente; la prenotazione è obbligatoria.
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Educazione, Istruzione e Formazione
I neodottori
di Agrisystem
nella sede
della Fondazione
per il PhD Day
Agrisystem, fucina di esperti
Bilancio degli importanti risultati del Dottorato di ricerca
An investiment in knowledge always pays the
best. (L’investimento nella conoscenza è quello che
dà migliori frutti). B. Franklin
Questa frase sintetizza le motivazioni che stanno alla base della scelta della Fondazione di Piacenza a Vigevano di promuovere e sostenere, a
partire dal 2006, la Scuola di dottorato di ricerca
per lo studio del Sistema Agroalimentare Agrisystem promossa dalle Facoltà di Agraria, Economia
e Giurisprudenza della sede di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ad oggi, per sei
cicli della Scuola, sono stati investiti 3.658.000,00
euro.
La situazione di crisi, che ha coinvolto anche la
filiera produttiva dell’agroalimentare, deve essere
affrontata proprio investendo nella conoscenza sia
per realizzare innovazioni immediatamente applicabili a livello operativo, sia per formare ricercatori/imprenditori della ricerca che abbiano la capacità di continuare a proporre innovazioni.
A livello mondiale la questione del cibo è drammatica, alla luce anche del continuo aumento della popolazione. Il pianeta Terra oggi è popolato da
oltre sette miliardi di abitanti, con un ritmo di crescita del tre per cento annuo. Negli anni Cinquanta eravamo circa due miliardi e mezzo; nel 2050 ci
si avvicinerà ai dieci miliardi. Il numero delle persone che non hanno cibo a sufficienza è oggi superiore al miliardo e continua ad aumentare, nonostante l’impegno delle organizzazioni internazionali e dei governi per contrastare il fenomeno.
L’aumento della produzione mondiale di alimenti vegetali ed animali non potrà avvenire con un
semplice aumento delle superfici destinate a questo scopo: ormai le aree disponibili per nuove at-
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tività agricole e di allevamento sono praticamente
esaurite. Ad aggravare la situazione i cambiamenti
climatici in atto, che potrebbero ridurre la capacità produttiva. Accanto alla necessità di assicurare
cibo per tutti (food security), vi è l’esigenza di disporre di cibo sicuro (food safety), a tutela della salute e del benessere delle popolazioni.
Si tratta di temi che toccano non solo le popolazioni dei paesi del sud del mondo, ma che ormai
riguardano anche i paesi occidentali; paesi che negli ultimi decenni hanno usufruito di un periodo
di abbondanza di cibo senza precedenti. Questa
era è finita e ci si avvia verso un’era di nuova scarsità come ricorda De Castro nel suo saggio Corsa
alla Terra. Solo la presa di coscienza di questa situazione e la ricerca scientifica possono rappresentare una speranza. Un esempio è dato dal recente rapporto della Harward Kennedy School: si stima che, grazie ad un’alleanza fra biotecnologie alimentari ed investimenti, sarebbe possibile liberare
in una generazione l’Africa dalla fame. Si tratta di
affrontare globalmente la situazione nei vari aspetti biologici, economici e giuridici, con attenzione
ai paesi avanzati come ai paesi in via di sviluppo.
In questi ultimi anni tutto quanto attiene alla filiera agroalimentare ha subito profondissime trasformazioni che certamente non sono terminate.
Sarà la disponibilità di “buona terra”, con tutto
quanto è connesso in termini agrobiologici, economici/gestionali e giuridici, a garantire “buoni frutti”. Per gestire e governare lo sviluppo occorrono
figure nuove con formazione multifunzionale, preparate ad una continua evoluzione. La scelta di sostenere Agrisystem è stata quanto mai lungimirante, espressione dell’attenzione ai problemi globali
ma anche ai problemi del territorio.
speciale agrisystem
PERCHÈ UN DOTTORATO DI RICERCA
Il dottorato ha avuto origine nei paesi anglosassoni e tutt’ora rappresenta il settore ove si sviluppano le ricerche più innovative e costituisce titolo di grande valore accademico e professionale. Il
Dottorato di Ricerca nel nostro Paese è un percorso della durata di tre anni e rappresenta il più alto
livello della formazione universitaria, come dettato
dal “processo di Bologna”. L’attività didattica, comprensiva di periodi di studio e ricerca anche all’estero, è finalizzata all’acquisizione delle competenze necessarie per esercitare attività di ricerca di
alta qualificazione e si conclude con l’elaborazione di una tesi finale frutto di un progetto di ricerca. La peculiarità del dottorato è rappresentata dal
fatto che lo sviluppo della conoscenza è frutto della stretta integrazione fra attività formativa e di ricerche scientifiche, in genere innovative di livello
avanzato promosse, proposte congiuntamente dal
dottorando stesso sotto la guida di tutori (docenti
specialisti di vari settori) che coordinano e guidano
lo sviluppo dell’attività.
L’aggregazione in modo coordinato di più dottorati di ricerca forma una scuola di dottorato. La
scuola di dottorato Agrisystem ha l’ambizione di
fondere e di favorire uno sviluppo della formazione e della ricerca interdisciplinare a partire da aree
disciplinari diverse quali biologica/agraria, economica e giuridica, settori che coinvolgono ormai tutto l’agroalimentare. Viene chiesto ai dottorandi,
per il fatto di provenire da percorsi formativi diversi, un notevole sforzo iniziale di amalgama nella comprensione dei linguaggi del linguaggio e delle conoscenze.
Agrisystem è finalizzata a fornire una preparazione che consenta di operare, a livello delle grandi ma anche medie e piccole imprese (queste ultime caratteristiche del nostro paese e che, per le
loro dimensioni, richiedono figure a preparazione multifunzionale). Si tratta di formare operatori che devono essere in grado di affrontare i problemi dell’innovazione tecnologica, di promuovere ricerche finalizzate, di trasferire i frutti delle acquisizioni scientifiche nelle entità operative, in grado di capire e gestire vari aspetti dell’impresa e di
affrontare in modo concreto problemi economicogestionali, normativi e giuridici. La Scuola propone inizialmente un percorso interdisciplinare prevalentemente comune alle aree scientifiche che caratterizzano la scuola. Aggrega due aree scientifico
disciplinari: area biologico agraria, con i sei indirizzi
di ricerca qualità e sicurezza degli alimenti, biotecnologie molecolari, tecnologie degli alimenti, chimica agraria e ambientale, produzioni animali so-
stenibili e produzioni vegetali sostenibili; area economico giuridica, con due indirizzi di ricerca, economia e management, disciplina del sistema agroalimentare, tutela della sicurezza ed efficienza del
mercato, sistema delle responsabilità e delle sanzioni.
QUALI RISULTATI
Formazione di dottori di ricerca. Per i sei cicli della scuola di dottorato attivati ad oggi la situazione
può essere così sintetizzata:
- centosette dottorandi dal 2006 ad oggi;
- quarantotto dottorandi hanno conseguito il titolo
di PhD, dei quali tredici il titolo di PhD Europeo;
- cinquantanove dottorandi ancora in corso: diciannove del XXVII ciclo, ventuno del XXVI ciclo, diciassette del XXV ciclo e due del XXIV (posticipano di un anno la discussione della tesi).
I dottorandi che hanno abbandonato prima del
conseguimento del titolo sono stati due, con borsa di studio (abbandono per occasione lavorativa).
Situazione occupazionale. Da un’indagine svolta
dalla segreteria della scuola, nell’aprile scorso, gli
occupati a vario titolo risultavano l’85% (con contratto a tempo indeterminato o determinato il 29%
degli occupati). Il 14% dei dottori di ricerca risulta
in cerca di occupazione. Il settore occupazionale
decisamente prevalente è quello delle strutture di
ricerca con il 70% (soprattutto UCSC, ma anche
altre università o centri di ricerca italiani o stranieri), il 25% in aziende private e 5% nella pubblica
amministrazione. Per l’86% dei PhD il tempo intercorrente per una prima occupazione è stato inferiore ai tre mesi, ed il 96% ha trovato lavoro entro dodici mesi. Si tratta di una situazione decisamente migliore di quella rilevata da ISTAT nel giugno scorso per i neolaureati (il Sole 24 Ore titolava
A quattro anni dalla laurea disoccupati tre su dieci).
L’ EVOLUZIONE DI AGRISYSTEM
L’impegno della Fondazione, sin dal primo ciclo,
ha consentito da una parte di avviare strutturalmente la Scuola e dall’altra di mettere a disposizione sei borse di studio triennali su un totale di dodici borse disponibili per complessivamente ventiquattro posti. Nel ciclo partito a novembre 2011
sono state bandite quindici borse di studio per un
totale di trenta posti disponibili. La Fondazione ha
contribuito per i primi quattro cicli finanziando sei
borse di dottorato per ciclo, mentre negli ultimi
due cicli avviati sono state finanziate quattro borse per ciclo. Negli ultimi anni il numero di borse di
studio a disposizione è complessivamente aumentato soprattutto con riferimento alle borse prove9
speciale Agrisystem
nienti da istituzioni ed imprese terze interessate a
sviluppare formazione e conoscenze nell’ambito
del Dottorato. In sintesi, l’impegno iniziale della
Fondazione ha agito da start up.
LA RICERCA SCIENTIFICA
Da un’indagine effettuata da tre PhD del primo ciclo di Agrisystem Chiara Marenghi, Daniele Ghezzi e Tito Caffi, presso i dottorandi e dottori di ricerca, è emerso come (54% degli interpellati) sia stata svolta una importante mole di ricerca,
documentata da pubblicazioni scientifiche:
- centottantotto pubblicazioni effettuate durante il periodo di dottorato, delle quali centodieci in
workshop/convegni, quarantasei in riviste con referee e trentadue in riviste senza, sei in volumi e sei
come monografie/ quaderni;
- novantasei pubblicazioni nel periodo successivo al
dottorato in workshop/convegni, ventisei in riviste
con referee, trentadue in riviste senza, due in volumi
e quattro come monografie/ quaderni.
È un risultato di grande rilievo, se si pensa che i
dati fanno riferimento solo ai ventisette dottori che
hanno risposto al questionario.
Ricerca nell’area Biologica-Agraria
* A cura del prof. Marco Trevisan – Direttore dell’Istituto di Chimica Agraria ed Ambientale
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Sede di Piacenza
L’area biologica della scuola di Dottorato Agrisystem è suddivisa in sei macrosettori che
vanno dalla biotecnologie, alla chimica agraria ed
ambientale, dalle produzioni vegetali sostenibili a
quelle animali, dalle tecnologie alimentari alla qualità e sicurezza alimentare. Nei primi cinque anni
di vita della scuola di dottorato ben trentasei studenti dell’area biologica hanno terminato il loro
periodo di ricerca in tutti i settori. Le ricerche
concluse hanno espresso varie punte di eccellenza testimoniate dalle numerosissime pubblicazioni scientifiche effettuate nel corso di questi anni. Il
primo anno (2010) gli argomenti trattati, oggetto
delle tesi di dottorato, erano principalmente legati alla qualità e sicurezza alimentare, alle produzioni animali e all’enologia.
Nel secondo anno (2011) gli argomenti delle undici tesi di dottorato sono state più di carattere ambientale e biotecnologico, con riguardo sempre
all’enologia, ma sempre molto internazionali
Infine nel terzo anno (2012) le quattordici ricerche scientifiche hanno spaziato dalle produzioni
animali, alle biotecnologie, all’ambiente per toccare la sicurezza alimentare.
Le ricerche hanno interessato i principali temi
di interesse della filiera agroalimentare, dalle produzioni primarie alle trasformazioni agro-alimentari occupandosi o del miglioramento delle produzioni animali e vegetali, con particolare riguardo all’industria enologica, o degli aspetti legati alla
sicurezza alimentare, con particolare riguardo al
problema delle micotossine e dei residui di pesticidi. Infine alcune ricerche hanno riguardato aspetti
prettamente agro-ambientali come la salvaguardia
della biodiversità dei suoli o dei corpi idrici super10
ficiali. Diverse ricerche che hanno avuto anche una
ricaduta sul territorio sono quelle effettuate sulle
micotossine. Queste potentissime tossine prodotte da funghi parassiti di colture o derrate agricole
e che possono direttamente o indirettamente passare all’uomo con l’assunzione di alimenti contaminati. Le ricerche hanno avuto come scopo principale quello di studiare i meccanismi di formazione dei funghi nelle diverse colture come frumento,
mais o uva, i meccanismi di formazione delle tossine e le vie di trasferimento negli alimenti finiti. Con
questi studi si è contribuito al miglioramento della conoscenza in questo campo della sicurezza alimentare che è d’interesse per diverse filiere agricole come quella viti-vinicola, lattiero-casearia e cerealicola. Un altro settore, nel quale diversi studenti
di Agrisystem si sono cimentati, è quello della protezione ambientale. I pesticidi e i metalli pesanti
sono stati oggetto di studi volti a valutare le vie di
contaminazione di acque e suoli e i possibili meccanismi di protezione dei medesimi, con particolare riguardo alla protezione dei cosiddetti servizi
ecosistemici.
Argomenti estremamente attuali, come quelli
collegati al benessere degli animali di allevamento,
sono stati oggetto di diversi studi con lo scopo di
determinare le condizioni ottimali per il loro mantenimento e per un contemporaneo aumento della
produzione e della qualità di latte e carne.
Infine un tema assai trasversale ai diversi settori animale, vegetale, microbiologico ed ambientale è stato quello dell’utilizzo di tecniche avanzate
di biotecnologia che hanno portato a risultati assai
promettenti in diversi settori ma soprattutto hanno permesso di creare un background scientifico
di alto livello in Facoltà, che potrà essere sfruttato per sinergie con altri enti di ricerca/industrie e
per altri progetti. Recentemente nell’ambito dei seminari di dottorato è stata organizzata una giornata di discussione che ha visto la partecipazione di
oltre cinquanta tra dottorandi, post-doc, ricercatori e professori, che si sono scambiati le loro idee e i
loro progetti. Questo confronto scientifico, catalizzato dalla scuola di dottorato, sarà sicuramente foriero di nuove attività di ricerca e probabilmente
di ricadute scientifiche. In particolare con la nascita di nuovi spin-off, piccole compagini industriali,
come quelli nati con i primi dottorandi (AAT, Horta e AEIFORIA) che da tre - quattro anni dimostrano la stretta relazione tra scienza ed industria e
le potenziali ricadute sul territorio della scuola di
dottorato.
LE TESTIMONIANZE
PhD Tito Caffi
Dottore di ricerca Agrisystem 2010
La mia esperienza di dottorato è, forse, un po’
diversa da quella dei colleghi che ho incontrato e
con i quali ho condiviso questo percorso. Infatti,
ho iniziato il dottorato alcuni dopo anni dopo la
laurea e, soprattutto, dopo aver acquisito una minima “esperienza” nel campo della ricerca universitaria. Probabilmente per questo motivo sono stato
da subito estremamente focalizzato sul mio progetto di ricerca, sulla realizzazione degli esperimenti e l’ottenimento dei risultati per produrre pubblicazioni. Insomma, già ad inizio dottorato avevo abbastanza chiaro il concetto, tipico del mondo anglosassone, di publish or perish che in qualche
modo regola la vita dei ricercatori. Il mio progetto di ricerca era incentrato sulla realizzazione di un
modello matematico in grado di simulare, partendo dalle condizioni ambientali del vigneto, lo sviluppo di una importante malattia fungina che normalmente colpisce la vite europea (Vitis vinfiera) e
che costringe i viticoltori di tutto il mondo ad effettuare numerosi trattamenti chimici per proteggere la produzione. L’idea era quella di migliorare le conoscenze sulla dinamica delle epidemie di
peronospora in vigneto proprio per ottimizzare (e
possibilmente ridurre) i trattamenti chimici. I risultati ottenuti sono stati decisamente al di sopra delle
mie più rosee aspettative visto che il modello messo a punto con le mie ricerche viene utilizzato oggi
da diversi Servizi Fitosanitari Regionali e locali, per
la realizzazione dei bollettini di assistenza tecnica
agli agricoltori, e da più di trenta aziende agricole
di primissimo livello su tutto il territorio nazionale,
per la realizzazione dei trattamenti. Oltre a questa
soddisfazione personale è stato possibile realizzare numerose pubblicazioni scientifiche, riconosciute a livello nazionale e internazionale, tanto che mi
sono fruttate ben due menzioni da Società Scientifiche differenti come miglior ricerca di dottorato
per il 2010.
L’esperienza della scuola Agrisystem è stata per
me fondamentale anche dal punto di vista dell’internazionalizzazione del mio lavoro. Ho svolto il
mio periodo di lavoro all’estero prima in Ungheria,
presso l’Accademia Nazionale delle Scienze di Budapest, e poi ho lavorato per Sua Maestà la Regina presso un centro di ricerca del Ministero dell’Agricoltura in Canada. Sono state esperienze fondamentali per la realizzazione della mia ricerca: ho
studiato la messa a punto di agenti di biocontrollo (il cui utilizzo può permettere una sostanziosa riduzione dei trattamenti chimici in vigneto), le ultime tecniche di gestione integrata del vigneto e i più
innovativi approcci modellistici nell’ambito della difesa delle colture. L’arricchimento principale,
tuttavia, credo sia stato quello di aver conosciuto
moltissimi ricercatori e di aver potuto condividere con loro un cammino nello sviluppo di progetti congiunti. In questo modo mi è stato possibile
toccare con mano come persone diverse, mentalità diverse, affrontano gli stessi problemi e cercano
di arrivare alla medesima soluzione per strade diverse, che a volte sono tortuose, a volte invece dritte e piane. Ho visto come ogni differente punto di
osservazione offre una prospettiva particolare che
permette di cogliere sfaccettature uniche. E tutte
insieme, solamente tutte insieme, partecipano a costruirne la big picture del nostro settore di ricerca.
Sono convinto che le esperienze di questi anni di
dottorato mi abbiano arricchito, sia umanamente
che scientificamente (dal punto di vista economico direi che “arricchito” non è il termine più adatto…) e ogni volta che ho modo di dialogare con
gli studenti di Agraria che seguono i miei corsi cerco di sottolineare l’importanza, ogni volta che si affronta un problema, di studiarlo da più punti di vista differenti, così come la scuola Agrisystem ha insegnato a me.
PhD Gianluca Giuberti
Dottore di ricerca Agrisystem 2012
Il mio interesse per la ricerca scientifica matura
appena terminata la stesura della tesi per il conseguimento della Laurea Magistrale in Qualità e Sicurezza Alimentare presso l’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Piacenza. Affascinato da questo
mondo, mi viene offerta l’opportunità di condurre
un dottorato di ricerca presso l’Istituto di Scienze
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speciale Agrisystem
degli Alimenti e della Nutrizione. Ho subito colto
l’occasione, sia per l’alta qualità della scuola di dottorato Agrisystem, sia spinto da una forte motivazione personale.
Il tema del mio dottorato è stato lo studio del
potenziale di digestione dell’amido dei cereali in
granella comunemente utilizzati nell’alimentazione del suino. Tale tema è di grande importanza
nell’ambito dell’allevamento suinicolo, poiché le
dinamiche di digestione dell’amido influenzano sia
la salute sia le performance produttive degli animali, avendo quindi importanti ripercussioni a carattere economico. Come risultato delle mie ricerche,
è stato possibile sia realizzare diverse pubblicazioni scientifiche, riconosciute a livello nazionale e internazionale, sia condurre alcuni seminari direttamente in “azienda”, dove ho potuto esporre i risultati delle mie ricerche agli operatori del settore.
L’esperienza della scuola di dottorato Agrisystem
è stata per me di fondamentale importanza sia dal
punto di vista personale che lavorativo. In primis,
ho imparato ad approcciare i problemi con carattere scientifico e obiettivo. La Scuola mi ha dato inoltre l’opportunità di svolgere un periodo formativo
all’estero (condotto presso l’Università dell’Alberta, Canada) dove mi sono confrontato con studiosi
e ricercatori provenienti da ogni parte del mondo.
Tale esperienza mi ha permesso di accrescere notevolmente il mio bagaglio culturale e scientifico e di
conoscere moltissimi ricercatori con cui condividere idee, opinioni e momenti di svago. Ho imparato
come il confronto sia la strada vincente per la realizzazione dei propri obiettivi e come il concetto di
team sia di fondamentale importanza per una strategia vincente. Posso solo trarre conclusioni molto
positive da questa esperienza, che mi ha arricchito sia umanamene che scientificamente. Mi ha dato
le basi per “fare ricerca attivamente” e mi ha internazionalizzato la mente: pensare internazionale, è
questo che ho imparato in questi anni di dottorato. La consiglio a tutti i giovani laureati che, come
me, provano piacere nel fare ricerca, indipendentemente dall’argomento di studio, e che amano le sfide. La sconsiglio a coloro che non vogliono mettersi in gioco e che preferiscono la strada più semplice, ma, dal mio punto di vista, meno ricca di soddisfazioni personali.
PhD Angela Sacchi
Dottore di ricerca Agrisystem 2011
Ho conseguito il Dottorato ad Agrisystem, presso l’Istituto di Chimica Agraria dell’ateneo piacentino. Partecipando al Programma, che fa delle
esperienze internazionali il suo punto di forza, ho
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avuto modo di svolgere attività di ricerca in differenti Istituti internazionali quali UFZ (Helmholtz
Centre for Environmental Research) in Germania
e INRS (Institut national de la recherche scientifique) Canada. Inoltre, attraverso il tirocinio presso l’Autorità per la Sicurezza Alimentare (EFSA,
Parma) sono stata selezionata a svolgere un’esperienza formativa nella divisione che si occupa della valutazione del rischio dei prodotti fitosanitari
e i loro residui, PPR – Plant Protection Products.
In particolare, sono stata coinvolta nel processo
di valutazione del rischio dei pesticidi sull’ecosistema e la relativa adozione di opinioni presentate poi in Commissione europea, elaborate in uno
stretto processo collaborativo fra lo staff scientifico di EFSA e gli esperti scientifici che provengono da vari paesi europei con esperienza nel settore. Nell’Agenzia europea si lavora in un ambiente
multiculturale con persone provenienti da tutta
Europa con esperienze professionali molto interessanti alle spalle. Una esperienza che mi ha portato a sperimentare da vicino il funzionamento
del processo decisionale dell’UE.
La mia formazione nel settore della biologiaecotossicologia e il mio progetto di Dottorato mi
hanno permesso di conoscere e sviluppare le più
innovative metodologie di monitoraggio ambientale attraverso l’impiego di bioindicatori. La ricerca ha avuto come obiettivo lo studio di ecosistemi
acquatici come comparto ambientale finale per lo
studio di sostanze xenobiotiche, come quelli persistenti, introdotte in ambiente. Gli organismi acquatici sono esposti simultaneamente a differenti
classi di composti chimici e, la loro fisiologia può
esserne affetta anche da basse concentrazioni ambientali che ne determinano un effetto a cascata
sull’intero ciclo vitale delle stesse.
Per identificare gli effetti ecotossicologici si devono scegliere delle variabili di studio che sono
sensibili a cambiamenti di esposizione e quindi
possono registrare informazioni a differenti livelli di organizzazione biologica (ad esempio comunità, specie, alterazioni cellulari, molecolari). La
ricerca ha utilizzato biomarker biochimici e bioindicatori su invertebrati acquatici capaci di rispondere all’effetto di xenobiotici e predirne il rischio di tossicità. La prima parte dell’esperienza
ha portato all’applicazione e sintesi del capitolo
della Tesi sull’impiego del bioindicatore SPEAR,
sviluppato presso UFZ di Lipsia per la valutazione degli effetti tossici da pesticidi sulle comunità
di invertebrati su ecosistemi acquatici.
La ricerca condotta presso l’INRS è legata alle
attuali sfide ambientali quali l’incremento della
temperatura dovuto ai cambiamenti climatici e le
attività antropiche con i conseguenti effetti sull’ecosistema. L’obiettivo è stato di valutare gli effetti
combinati di temperatura ed erbicida sulla fisiologia del bivalve comune dell’ecosistema estuarino
del San Lorenzo (Mya arenaria), Canada.
L’ipotesi è che gli effetti cumulativi di temperatura e del pesticida possono essere la causa di effetti tossici capaci di influenzare l’integrità dell’ecosistema acquatico. I biosaggi impiegati sulle
branchie dei bivalvi sono stati biomarker legati
all’attività enzimatica coinvolte nelle risposte aerobiche (CCO) e antiossidative (SOD and CAT).
Inoltre, si è studiata altra specie di bivalve allevata nel sistema estuarino del Po (Tapes philipphinarum) attraverso risposte a livello cellulare quali le
attività enzimatiche (risposte antiossidative SOD
e CAT), risposte genotossicologiche come la frequenza dei micronuclei, e, infine, a livello di organismo, risposte di carattere comportamentale.
La ricerca è stata finalizzata in articoli scientifici e presentazioni a congressi internazionali, l’opportunità di partecipare all’interno di un network
internazionale è stata sicuramente una ottima occasione per sviluppare le conoscenze nel settore.
Indirizzo di ricerca economia, management
ed efficienza del mercato agroalimentare
* A cura del prof. Maurizio Baussola - Preside della Facoltà di Economia
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Piacenza
Il percorso di Economia e management realizzato all’interno della Scuola di dottorato Agrisystem ha puntato a costruire percorsi di ricerca robusti capaci di unire al tempo stesso la specializzazione necessaria per realizzare una tesi di dottorato
di alto profilo con la capacità di spaziare su percorsi anche diversi che, in qualche caso, hanno reso
utile un approccio più multidisciplinare. Un’attenzione specifica è talvolta riposta anche al tema delle policies, al fine di rendere i percorsi di ricerca
più vicini possibile ai problemi concreti delle imprese del settore.
Negli anni, il percorso si è caratterizzato per
una spiccata ampiezza di contenuti che spaziano
dall’attivazione di linee di ricerca nell’ambito del
management applicato alle industrie del settore
agroalimentare, ovvero nell’ambito dell’approccio
di economia industriale applicata allo stesso settore, o ancora all’analisi dell’impatto del settore agri-
Una studentessa
di Agrisystem
nelle attività
di studio
e ricerca
colo e della produzione agroalimentare allo dinamica dello sviluppo territoriale sia in contesti sviluppati che in contesi in via di sviluppo ed emergenti, dove si studiano anche problematiche relative alla food security, e, infine, all’analisi di sostenibilità nell’utilizzo delle risorse esauribili.
I profili degli studenti che hanno concluso il percorso Agrisystem sono normalmente caratterizzati
dalla provenienza da percorsi di laurea in economia ed in economia agroalimentare, sia con una
specializzazione di management sia con una specializzazione nel settore agroalimentare. Gli stessi
studenti hanno intrapreso percorsi di carriera differenziati ed al momento sono impegnati in aziende o consorzi di aziende, nella Pubblica Amministrazione, nella ricerca scientifica sia in Italia che
all’estero. L’obiettivo del dottorato è infatti quello di formare sia figure dallo spiccato profilo accademico adatte al percorso della ricerca che figure
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speciale Agrisystem
capaci di inserirsi in azienda ed in organizzazioni
(pubbliche e private) che si occupano di programmazione, analisi, politiche e interventi a sostegno
del settore agroalimentare.
Si presentano qui le esperienze brillanti di due
studenti del primo anno di corso che hanno attualmente l’uno, PhD Daniele Ghezzi, posizioni importanti nella promozione della produzione agroalimentare locale e l’altra, PhD Elena Castellari, in
un percorso di ricerca scientifica promosso dall’Istituto di Economia agroalimentare dell’Università
Cattolica di Piacenza.
LE TESTIMONIANZE
PhD Daniele M. Ghezzi
Dottore di ricerca Agrisystem 2010
“L’avventura” di intraprendere il percorso di
dottorato è stata un’esperienza indimenticabile, sicuramente formativa per la mia persona sotto tanti punti di vista, e che pertanto rifarei certamente.
Ho usato il termine “avventura” non a caso; infatti per me, ma come credo sicuramente per gli altri miei colleghi, questo triennio di specializzazione
è stato vissuto come un “viaggio”, intellettuale ma
anche fisico verso luoghi finora da me poco o per
nulla esplorati. Lo scegliere un argomento di ricerca il più possibile nuovo e cercare di approfondirlo al meglio rappresenta un po’ il lato intellettuale di questa avventura, per perseguire la quale
ci è stata data la possibilità di “uscire” dai territori
noti e da questa nostra università e andare all’estero per un periodo più o meno lungo (nel mio caso
ho trascorso circa un anno in Inghilterra presso la
Durham Business School).
In questa nostra avventura la Scuola di dottorato Agrisystem è sempre stata al nostro fianco; non
solo ci ha fortemente stimolato ad allargare i nostri
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orizzonti lasciandoci grande autonomia di scelta,
ma ci ha messo nelle condizioni di poter svolgere
il nostro lavoro seguendo comunque un percorso
strutturato in diverse tappe con momenti di verifica periodica del lavoro svolto. Questo per aiutarci a non disperdere i nostri sforzi ed eventualmente correggere il tiro qualora la nostra inesperienza
ci avesse portato un po’ fuori strada. Dopo un primo anno, infatti, appositamente studiato con corsi di formazione e di seminari specialistici, ciascuno
di noi ha potuto focalizzarsi sul proprio progetto
di ricerca, in un percorso di ricerca che ha abbinato efficacemente formazione e studio con l’apprendimento “sul campo” anche presso prestigiose istituzione internazionali.
Nel mio caso, ho voluto approfondire le strategie di sviluppo delle piccole e medie imprese agroalimentari, con un focus particolare ai processi di
internazionalizzazione. Ho ritenuto infatti fosse
un tema di grande attualità ed interesse “strategico” non solo per le imprese di grandi dimensioni
ma anche per le numerose piccole e medie aziende
(PMI) che caratterizzano il nostro tessuto imprenditoriale. A questo proposito, il contesto territoriale della rete di imprese appartenenti ad un consorzio molto rappresentativo del territorio piacentino
e in esso ben radicato quale è il Consorzio Piacenza Alimentare, mi è apparso sin dagli inizi particolarmente interessante ai fini di un esame dei percorsi strategici di sviluppo sia a livello di sistema
che a livello di singola impresa.
Diversi gli obiettivi di ricerca che mi ero preposto di raggiungere attraverso questo lavoro; in sintesi, ho voluto capire l’importanza del “fare squadra” (o rete, come si sente sempre più spesso dire)
per aziende agroalimentari di piccole e medie dimensioni, al fine di esplorare, raggiungere e conquistare nuovi spazi di mercato su scala internazionale. Un’opzione solo apparentemente ad appannaggio di aziende più strutturate e di dimensioni
maggiori, ma che invece, dati alla mano, interessa sempre più profondamente anche le PMI. Un
tema sicuramente molto vasto, che per essere compreso appieno ha richiesto diverse prospettive di
studio.
A fondamento della mia indagine, infatti, vi è in
primis la letteratura scientifica in materia di strategie di ingresso e presenza sui mercati esteri, che
presenta una serie di modalità e descrive dei percorsi evolutivi tipo caratterizzati da una progressiva espansione geografica e maggiore o minore
orientamento alla collaborazione. A questi si ricollega anche la altrettanto vasta letteratura sulle alleanze strategiche e le collaborazioni tra imprese.
Sembra possibile affermare che tra le modalità
di ingresso in nuovi mercati, in particolare PMI o
quelle appartenenti ai sistemi distrettuali, adottino
preferibilmente la ricerca di alleanze e collaborazioni, eventualmente con l’ulteriore auspicio di entrare a far parte di network di relazioni a livello internazionale. Tra l’altro, la letteratura sulle strategie di internazionalizzazione, che distingue le varie
tipologie di alleanze con partner stranieri (export e
accordi commerciali, accordi produttivi, ecc.) considera tale capacità di creare relazioni durevoli un
buon indicatore della competitività internazionale
delle imprese.
Ora, rispetto alle imprese appartenenti ad altri
settori, la natura dell’attività produttiva del settore agro-alimentare, che molto spesso lega la qualità dei prodotti a fattori legati alla localizzazione
(location specific) quali il territorio e la provenienza geografica, rende in generale meno percorribili le strategie finalizzate ad alleanze produttive con
partner internazionali. In ogni caso, potrebbe trattarsi di alleanze non direttamente orientate alla riduzione dei costi, e quindi, in grado di mantenere
il legame con il territorio di provenienza.
Mentre dunque nella maggior parte dei casi, le
imprese appartenenti agli altri settori del made in
Italy possono sfruttare vantaggi di costo con la delocalizzazione produttiva, per la maggior parte delle imprese agro-alimentari l’oggetto di possibili alleanze internazionali si restringe necessariamente
ad accordi commerciali, senza arrivare all’internazionalizzazione dell’attività produttiva. Considerata poi la dimensione media delle imprese italiane
ed il loro tradizionale orientamento a forme d’internazionalizzazione “leggera”, la penetrazione in
nuovi mercati mediante alleanze con partner esteri può però esporle a maggiori rischi che possono
spesso rivelarsi fatali.
I risultati della mia ricerca di dottorato hanno
permesso di mettere ben a fuoco le principali criticità legate alla gestione, ai risultati (performance) e
alla possibile evoluzione nel tempo di un sistema di
relazioni tra imprese (inter-organizzativo) finalizzato alla crescita delle stesse sui mercati internazionali, suggerendo le strategie più adatte in base alla
dimensione dell’impresa, alla tipologia di attività/
prodotto e all’appartenenza o meno ad un distretto agro-alimentare. In questo contesto, si è cercato di chiarire anche il ruolo svolto dalle istituzioni
pubbliche e private presenti a livello locale e nazionale a supporto della competitività internazionale e
dei processi di internazionalizzazione delle imprese
agro-alimentari.
Per arrivare a questi risultati è servito un lungo
e faticoso lavoro di raccolta dati, che ho portato
avanti attraverso numerose interviste e questionari alle aziende agroalimentare aderenti al Consorzio Piacenza Alimentare. Strada facendo, l’incontro con questi talentuosi, appassionati e tenaci imprenditori dell’agroalimentare piacentino mi ha
fatto appassionare sempre più alle loro realtà.
E così, la buona accoglienza ricevuta dalle aziende consorziate e l’apprezzamento per il lavoro svolto hanno portato a frutti assolutamente inaspettati: una proposta di lavoro presso il Consorzio, una
volta terminato il dottorato! Da oramai due anni,
infatti, sono direttore di questa struttura, che si occupa principalmente di promuovere le esportazioni delle aziende agroalimentari del nostro territorio
sui mercati internazionali, facendo leva sulla forza
del fare squadra ed aiutarsi a vicenda nella promozione di un territorio ricco di eccellenze. Un impegno che non consente sicuramente molte pause
di riposo, a fronte della sempre più intensa (e purtroppo a volte meno corretta) concorrenza globale,
ma i cui graduali successi fanno apprezzare ancora
di più tutti gli sforzi profusi per raggiungere sempre nuovi traguardi.
PhD Elena Castellari
Dottore di ricerca Agrisystem 2010
Internazionalizzazione, ricerca di eccellenza ed
interdisciplinarietà, sono i pilastri di Agrisystem
che hanno contribuito alla mia crescita professionale. Subito dopo la laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie ho frequentato il master in Economia
Agroalimentare presso l’Alta Scuola in Economia
Agro-alimentare (SMEA) dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore, dove ho maturato interesse per
l’economia applicata al settore agricolo ed agroindustriale. Agrisystem è stato lo step successivo che
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ha permesso di avvicinarmi al mondo della ricerca applicata offrendomi la possibilità di beneficiare di significative opportunità di internazionalizzazione ed esponendomi a sinergie tra le diverse
aree disciplinari.
Il percorso multidisciplinare del primo anno
mi ha permesso di maturare una visione critica
e multidimensionale delle problematiche che interessano il sistema agroalimentare, attraverso la
collaborazione con esperti di altre aree disciplinari. Il focus sul futuro e sulle criticità proprie del
sistema agricolo moderno ha coinvolto molte discipline tra cui quelle economiche, giuridiche e
biologiche. In particolare, ho avuto modo di raf-
forzare, sia nel periodo di formazione in Italia sia,
successivamente, presso un’università statunitense, le mie conoscenze economiche e costruire basi
solide per collaborare in un ambiente di ricerca
internazionale.
Il connubio tra lo sguardo verso una realtà ampia e globalizzata ed il patrimonio locale e nazionale è il filo conduttore che distingue la mission
di Agrisystem. Lo slancio verso una visione globale è dato in primis dall’esperienza presso istituti
di ricerca internazionali e dalla volontà di formare
giovani ricercatori capaci di competere in un ambiente scientifico internazionale. Grazie all’esperienza estera e all’alta qualità del comitato scientifico di Agrisystem, sono riuscita durante gli anni
di dottorato ad acquisire competenze e rafforzare le qualità professionali che mi hanno permesso, come dottore di ricerca, di proseguire la mia
esperienza negli Stati Uniti. Nonostante la mia
formazione e le mie successive esperienze abbiano avuto un marcato slancio globale, non è mancato lo sguardo verso la realtà locale e nazionale.
La tesi di dottorato ha analizzato il mercato del
latte ed i suoi modelli di consumo in Italia utilizzando metodologie proprie del marketing e all’economia industriale.
Oggi, sono assegnista di ricerca presso l’Istituto
di Economia Agroalimentare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Piacenza) e sono
orgogliosa di contribuire alla realtà locale che mi
ha formato.
Indirizzo di ricerca: Legislazione e tutela
della sicurezza del sistema agroalimentare
disciplina delle responsabilità e sanzioni
* A cura della prof.ssa Mariachiara Tallacchini -Professore Ordinario alla Facoltà
di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Sede di Piacenza
L’interesse che il diritto e, più in generale, le
questioni normative rivestono nel settore agroalimentare è emerso con evidenza nel momento
stesso dell’attivazione della Scuola di dottorato
Agrisystem. Non solo le numerose richieste di partecipazione al bando di concorso da parte di laureati in Giurisprudenza italiani, europei ed extraeuropei hanno rivelato che l’iniziativa coglieva un’esigenza già presente nella società, ma la stessa varietà
dei progetti di ricerca avanzati dai candidati ha indicato che la consapevolezza dei molteplici aspetti
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della ricerca giuridico-alimentare, e della loro potenziale rilevanza per il settore produttivo, è diffusa e attenta.
I temi che si pongono all’attenzione del giurista agroalimentare sono cresciuti in modo
esponenziale negli ultimi anni. Se, infatti, le originarie aree di riflessione e intervento giuridici coincidevano con le competenze del diritto agrario –
disciplina di antica tradizione e carica, oltre che di
un sapere tecnico, anche di implicazioni filosofico-politiche e filosofico-giuridiche relative alla Ter-
speciale Agrisystem
ra , numerosi fattori hanno contribuito a far evolvere il discorso normativo in più direzioni. Si tratta, per esempio, dell’impatto della scienza e delle
nuove tecnologie su processi e prodotti della filiera
agroalimentare “dai campi alla tavola”: tecnologie
che hanno modificato profondamente sia le modalità di coltivazione, trasformazione e distribuzione
degli alimenti, sia le forme e i significati del cibo. Vi
sono poi gli effetti della globalizzazione, le dimensioni internazionali dell’alimentazione e i neocolonialismi nell’accaparramento del suolo, con le relative richieste di giustizia; le preoccupazioni per la
sicurezza (safety e security) degli alimenti, interne
ed esterne al contesto geo-politico ed economico
europeo; evoluzioni e controversie sulla protezione
della proprietà intellettuale dell’innovazione agroalimentare. Ancora, si tratta dei nuovi diritti di informazione e di cittadinanza alimentare, insieme ai
problemi dei controlli, dell’allocazione di responsabilità e delle sanzioni per violazione di norme.
Il diritto agroalimentare appare un luogo privilegiato di ricerca interdisciplinare che, oltre a porre
in dialogo branche diverse del diritto, rende necessaria la collaborazione tra pensiero scientifico, economico e giuridico.
Questa complessità è ben rappresentata dall’articolazione delle attività formative di Agrisystem,
dove il repertorio dei temi proposti nei corsi istituzionali vuole esplorare i diversi itinerari del diritto agroalimentare contemporaneo. A ciò si deve
aggiungere l’ampio spettro dei seminari specialistici, in cui sono stati sistematicamente coinvolti studiosi di fama del settore giuridico agroalimentare.
Dal primo ciclo del dottorato (XXII nel 2006)
ad oggi (XXVII nel 2011), sono stati ammessi ad
Agrisystem diciassette dottorandi interessati ad un
progetto giuridico, sette dei quali hanno già concluso con successo il proprio percorso.
Complessivamente, i settori di indagine scientifica espressi dalle ricerche di dottorato possono essere così riassunti. Una prima macro-area di taglio
civilistico, commerciale, comparatistico e industriale, con tesi dedicate alla responsabilità del produttore, ai diritti di informazione del pubblico, alle
prescrizioni in tema di etichettatura, alle realtà del
fair trade e del microcredito alimentare, alle certificazioni e agli enti certificatori, ai brevetti e alle altre forme di protezione giuridica dell’innovazione
e delle tradizioni agroalimentari. Una seconda area
che ricomprende il diritto europeo e internazionale, con interessi che spaziano dal quadro generale
del diritto comunitario alla sicurezza, alle allerte,
fino alle politiche dell’acqua. Una terza di stampo
penalistico, in cui trovano spazio le questioni dei
reati agroalimentari e ambientali. Un’area marcatamente interdisciplinare, che indaga i rapporti tra
conoscenze scientifiche, politiche agroalimentari e
diritto, anche in considerazione delle esigenze di
democraticità delle scelte tecnoscientifiche (biotecnologie, nanotecnologie, etc..). Infine, un’area giuridico-culturale, interessata al rapporto tra religioni, diritto, pratiche e prodotti alimentari.
Ma, oltre alle ragioni già indicate, il grande fermento intellettuale che circonda il diritto agroalimentare si lega anche ad un altro elemento, di cui
Agrisystem si è fatto interprete. Nella sua rapida
evoluzione ed espansione, spinta da novità incessanti e sovente da fatti di cronaca relativi a crisi o
emergenze, la riflessione giuridica sul settore agroalimentare è luogo privilegiato di sperimentazione
normativa, in cui si intrecciano ius conditum e condendum, creatività e dialogo sociale tra esperti, istituzioni e cittadini, alla ricerca di strumenti e soluzioni nuove.
Questo clima di ricerca e sperimentazione giuridica è certamente emerso nella Conferenza internazionale organizzata da Agrisystem nell’ottobre del 2011 presso la sede piacentina dell’Università Cattolica, dal titolo Innovating Food, Innovating the Law. Il convegno, incentrato sulle relazioni tra innovazione tecno-scientifica e regolazione del settore agroalimentare, ha posto a confronto ed ha visto dialogare studiosi europei, americani, indiani e cinesi. I temi in discussione hanno spaziato dai diritti del cittadino-consumatore all’informazione e all’etichettatura fino alle forme di solidarietà alimentare; dalle questioni di rischio e precauzione nelle biotecnologie e nanotecnologie fino alla
sicurezza negli organismi internazionali; dalla protezione dell’innovazione alla tutela delle tradizioni,
dalla nutraceutica alle DOP.
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speciale Agrisystem
Le prospettive di sviluppo delle (molte) discipline giuridiche coinvolte dal discorso agroalimentare aumentano insieme alla crescente centralità dell’agricoltura e dell’alimentazione quali priorità decisive nel percorso verso un futuro sostenibile ed equo. Agrisystem può porsi come centro
di eccellenza per lo studio e la ricerca nell’ambito del food law, sia attirando personalità di spicco sia forgiando una nuova classe di studiosi, dirigenti, imprenditori.
LE TESTIMONIANZE
PhD Candidate Luca Leone
Agrisystem
Sono Luca Leone, un giovane laureato cum laude in Giurisprudenza presso la LUISS - Guido
Carli di Roma. A conclusione di alcune esperienze
di stage presso enti pubblici, la frequenza del Master in Diritto dei consumatori presso l’Università
degli studi Roma Tre mi ha permesso di affrontare
e rapportarmi a tematiche sempre più attuali e di
vivo interesse. Terminato il corso, il mio continuo
bisogno di crescita e completezza professionale mi
ha portato a completare con il dottorato la mia formazione accademica. Ho scelto la scuola Agrisystem dell’Università Cattolica di Piacenza perché
il diritto agro-alimentare è stato materia della mia
tesi di laurea. La complessità e la molteplicità delle esigenze di questa disciplina, unitamente alla
sua peculiarità (il rapporto dell’essere umano con
il cibo), e alla delicatezza dei beni giuridici oggetto della materia (in primis la salute e l’ambiente),
mi hanno spinto a voler acquisire una formazione
tecnico-giuridica completa e il più possibile approfondita, al fine di apprendere corrette impostazioni
metodologiche, di teoria generale, e adeguate conoscenze comparatistiche.
Ho fatto domanda di ammissione alla scuola di
dottorato convinto che questo percorso triennale
di formazione mi avrebbe fornito una “professionalità” giuridica specifica, consentendomi di imparare procedure e organizzazione di lavoro e di entrare in contatto con personalità da cui assimilare
i modi di pensare e di fare. Inoltre, ciò che ancora
più ha stimolato la mia attenzione sono state l’apertura internazionale e la multidisciplinarietà caratterizzanti la scuola, con la conseguente possibilità di
consolidare la conoscenza delle lingue e affinare le
capacità di elaborazione critica. Le mie aspettative non sono state disattese. Sebbene sia solo a metà
della mia esperienza dottorale, posso affermare di
essere pienamente soddisfatto della scuola. L’attività didattica, seguita nel semestre del primo anno
di studi, è stata finalizzata a fornire una formazione
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che abbracciasse le tre diverse aree disciplinari oggetto di ricerca (diritto, economia, scienza). Hanno poi fatto seguito, nel secondo semestre, un corso di lingua inglese e un ciclo di seminari, tenuti
da esperti del mondo scientifico e accademico, per
l’approfondimento di temi specifici connessi al settore agro-alimentare. Questi studi mi hanno fornito abilità nell’interrelare gli strumenti che la scienza giuridica offre per la corretta interpretazione e
applicazione delle norme con le declinazioni applicative di carattere tecnico (siano esse chimiche,
microbiologiche), sì da consentire di poter operare
munito di un solido ed ampio bagaglio di metodologie, attitudini e competenze da spendere in tutti i
settori e livelli della sicurezza alimentare.
Nello stesso periodo ha preso avvio la mia attività di ricerca. L’incontro con la Prof. Tallacchini,
ordinario di Filosofia del Diritto, mi ha indirizzato a occuparmi delle problematiche che il rapporto tra scienza, tecnologia e diritto inevitabilmente solleva nella società europea della conoscenza.
Nello specifico, il tema di ricerca è inerente all’analisi di un campo innovativo che ben evidenzia il
suddetto nesso: il nanofood, termine con cui si allude all’insieme dei prodotti alimentari in cui conoscenze e applicazioni sulla nano-scala (nanoscienze e nanotecnologie) vengono impiegate durante la
coltivazione, il processo di produzione o di packaging degli alimenti. Lo studio si incentra sulle dinamiche di relazione che intercorrono tra i modelli di regolazione del nanofood e il sapere scientificotecnologico, con riferimento agli aspetti etico-giuridici e sociali. Tale attività di ricerca si sta rivelando oltremodo interessante, grazie anche alla possibilità, che mi è stata offerta, di tenere alcune lezioni
frontali, e di partecipare in prima persona a incontri organizzati dall’Università, quali i caffè scientifici CaffExpo, gli incontri con gli studenti delle scuole superiori promossi dall’Open Day e i seminari
all’ora di pranzo (Lunch seminars) organizzati dal
Dipartimento di Scienze giuridiche.
È un percorso di crescita, personale e professionale, entusiasmante e coinvolgente, oltre che
altamente formativo. Si arricchirà ulteriormente - ne sono certo - il prossimo anno, quando svolgerò un semestre di ricerca presso l’Institute for
Advanced Studies on Science, Technology and Society (IAS-STS) dell’Inter-University Research Centre
for Technology, Work and Culture (IFZ), con sede
a Graz (Austria). La mia permanenza come Research Fellow sarà possibile grazie alla borsa di studio “Ernst-Mach” che l’Austrian Agency for International Cooperation in Education and Research
(OeAD-GmbH) mi ha attribuito.
PhD Candidate Francesca Lotta
Agrisystem
Mi sono laureata in giurisprudenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza nel
luglio 2009, con una tesi in diritto civile dal titolo
“La successione necessaria: problematiche vecchie
e nuove”. Immediatamente dopo la laurea è iniziata la mia collaborazione, quale cultrice della materia, con le cattedre di diritto civile della Facoltà di
Giurisprudenza di Piacenza e di diritto privato della facoltà di Economia dei mercati e degli intermediari finanziari di Milano, entrambe dirette dalla
Prof.ssa Antonella Sciarrone Alibrandi.
Durante quest’anno di collaborazione, in cui ho
avuto modo di lavorare anche sulla mia prima pubblicazione, mi sono appassionata alla ricerca ed è
maturata in me l’idea di presentare la mia candidatura alla Scuola di dottorato per fare della ricerca la
mia occupazione a tempo pieno.
Ho scelto il dottorato Agrisystem per la sua offerta formativa, che - fornendo nozioni di economia e di agraria - mi consentiva di approfondire i
miei studi, squisitamente giuridici, con una maggiore consapevolezza del sistema nel quale essi si
inserivano. Inoltre, la previsione di un periodo di
ricerca all’estero dai sei ai diciotto mesi, e la possibilità di arricchire la mia formazione attraverso il
confronto con le esperienze giuridiche di Paesi europei e non, hanno rappresentato ulteriori elementi di attrattiva.
I primi tre mesi del dottorato, scanditi da lezioni in una classe composta da dottorandi provenienti da facoltà diverse dalla mia come economisti, tecnologi alimentari e agronomi, hanno consentito, attraverso il confronto quotidiano, l’approfondimento di aspetti molto tecnici del mio progetto
di ricerca, fornendo anche numerosi spunti di approfondimento relativamente a settori poco indagati dai giuristi. La mia ricerca, infatti, si occupa di
“Responsabilità del certificatore del settore agroalimentare”, ambito che più di qualsiasi altro è caratterizzato da una fusione sinergica di scienza, economia e diritto. L’ipertrofica diffusione delle certificazioni, infatti, e la loro capacità di influenzare le
scelte economiche di consumatori che ad esse si affidano, si accompagnano, infatti, alla totale assenza
di tutele giuridiche sostanziali.
È quindi, compito dello studioso - attraverso
l’applicazione analogica delle categorie tradizionali
del diritto - tentare una ricostruzione della disciplina applicabile, individuando obblighi e responsabilità del soggetto che certifica. Pensiamo ad esempio, al consumatore di fede musulmana che acquisti una carne perché certificata, in linea con il suo
credo religioso, come halal, che poi si scopra non
essere tale. È ipotizzabile una responsabilità del
certificatore, sebbene questi non sia legato al consumatore da un rapporto di tipo contrattuale? Di
quali strumenti di tutela dispongono i consumatori? A questi e molti altri interrogativi mira a dare
una risposta la mia attività di ricerca, servendosi di
strumenti non solo prettamente giuridici, ma che
attingono anche alle conoscenze proprie di altre
scienze.
Al termine di questo secondo anno di dottorato non posso che dirmi pienamente soddisfatta del
percorso intrapreso. I numerosi seminari organizzati da Agrisystem consentono non solo un aggiornamento costante, ma anche un costruttivo confronto con gli esperti che non può che arricchire
l’attività di ricerca.
Attraverso il supporto dell’Università e l’interessamento di alcuni docenti è stato possibile, inoltre, dare vita ad alcune iniziative quali i CaffExpo e
il Blog Sustainability Talks, che hanno reso fruibili
a tutti tematiche complesse, da sempre appannaggio degli “addetti ai lavori” e che risultano essere
centrali per la ricerca anche alla luce della prossima
Esposizione Universale del 2015.
19
Ricerca Scientifica e Tecnologica
“caccia” di Co2 da fonti fossili
Un progetto del Leap utile per le emergenze ambientali
Sotto, la sede
del Laboratorio
Leap di Piacenza
20
Il Laboratorio Leap ancora in prima fila contro
le emergenze ambientali. Dopo i risultati diffusi
nel maggio scorso della ricerca sulla presenza di
polveri ultrafini e nano-particolato nell’area di Piacenza (ricerca che la Fondazione aveva sostenuto
con un apposito progetto pluriennale), in questi mesi è partito un nuovo intervento: Cattura di
CO2 da fonti fossili: valutazione sperimentale delle
proprietà termodinamiche a base di CO2. Si tratta
di un progetto le cui ricadute attese sono relative
alla generazione elettrica, in primo luogo, ma anche
alla produzione di cemento e acciaio e industrie di
processo in genere. Alla Fondazione è stato chiesto
di contribuire con circa la metà del costo: da qui un
progetto triennale di complessivi 306.000,00 euro,
ripartiti tra gli esercizi 2011, 2012 e 2013.
La ricerca muove da un dato importante: oltre
il sessanta per cento delle emissioni in atmosfera
di CO2 prodotte dall’uomo sono dovute a grandi
infrastrutture, quali centrali elettriche, raffinerie,
impianti di trattamento gas ed altri impianti industriali. La cattura della CO2 comporta un effetto
benefico per quanto riguarda l’inquinamento ambientale e in particolare l’effetto serra.
Le ben note preoccupazioni circa la sostenibilità
del sistema economico e i cambiamenti climatici
indotti dalle emissioni di gas serra stanno promuovendo impegni sempre più cogenti da parte di tutti
i governi mondiali verso un suo contenimento.
A livello europeo, tale impegno è sintetizzato dalla formula “20-20-20” che impegna i paesi aderenti
all’Unione a ridurre del venti per cento le emissioni
di gas a effetto serra, portare al venti per cento il
risparmio energetico e aumentare al venti per cento
il consumo di fonti rinnovabili.
Nello sforzo di raggiungere tali obiettivi, grandi
sforzi vengono rivolti verso lo sviluppo di tecnologie economicamente competitive per la cattura
della CO2 prodotta da fonti primarie di origine
fossile (CCS, acronimo di Carbon Capture and
Storage o Sequestration). In risposta a questo bisogno, il parlamento europeo ha emanato la direttiva
2009/31/CE che istituisce un quadro giuridico per
lo stoccaggio geologico ambientalmente sicuro di
biossido di carbonio (CO2) e ha contestualmente
stabilito di sovvenzionare i primi impianti volti a dimostrare la fattibilità tecnica e l’affidabilità dell’applicazione della CCS su grande scala con i proventi
generati dalla vendita dei permessi di emissione.
Nel nostro Paese le fonti fossili costituiscono
oltre l’ottantacinque per cento della disponibilità
di fonti primarie e contribuiscono per quasi il settantacinque per cento alla produzione di energia
elettrica. Viste le difficoltà tecniche, economiche,
ambientali e normative nel procedere alla riconversione del parco di generazione verso tecnologie a
basse emissioni di gas serra (in primo luogo nucleare e rinnovabili), appare chiaro come la CCS può
ritagliarsi un ruolo privilegiato nel raggiungimento
degli obiettivi che la comunità internazionale si è
posta in tema di contenimento delle emissioni di
gas serra. La CCS permette infatti di sfruttare i
grandissimi investimenti già effettuati e le conoscenze maturate nel campo della ricerca, estrazione, trasporto e conversione dei combustibili fossili,
pur riducendone l’impatto a livello ambientale.
Microscopio elettronico per Agraria
La Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Piacenza ha un nuovo microscopio elettronico, grazie ad un contributo di
150.000,00 euro stanziato dalla Fondazione di
Piacenza e Vigevano.
L’acquisto della strumentazione scientifica si
è reso necessario per il Centro di Microscopia
elettronica, a cui aderiscono vari istituti che conducono ricerche nei rispettivi specifici settori. Si
tratta di un microscopio elettronico a scansione,
a emissione di campo FEI Quanta 250 FEG, in
grado di analizzare ogni tipo di materiale.
L’evoluzione tecnologica rende indispensabili
continui aggiornamenti per riuscire a sostenere
ricerche di elevato livello scientifico. La dotazione del Centro fino ad ora era costituita da un
Microscopio elettronico a trasmissione modello
Jeol Jem 1200 E XII e un Microscopio elettronico a scansione FEI XL30E SEM. Ciò rappresentava un grosso limite per le ricerche che il
Centro intendeva approfondire, principalmente per l’obsolescenza del modello elettronico a
scansione, in servizio da diversi anni e ormai in
grado di offrire prestazioni inferiori allo standard raggiungibile dai microscopi più recenti e
con spese di manutenzione sempre più elevate.
Da qui l’esigenza, accolta dalla Fondazione, di
una sostituzione. La nuova strumentazione consente lo studio della morfologia fine di campioni
biologici di origine ambientale, agraria e ambientale, comprese le nano polveri e le particelle contaminanti l’atmosfera e la loro analisi a raggi X.
La ricerca mediante microscopia elettronica ha
una tradizione lunga quanto la storia della Facoltà di Agraria di Piacenza e ha portato a conseguire notevoli risultati scientifici, testimoniati
da numerose pubblicazioni e dalla continua richiesta delle fotografie realizzate dal Centro di
Microscopia di Facoltà per la parte iconografica
di libri e articoli anche di autori stranieri.
Lo strumento prescelto è in grado di consentire non soltanto di continuare a sviluppare i
temi di ricerca in corso, ma di aprire anche una
collaborazione con una società di spin-off della
Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma. Collaborazione riguardante il controllo ambientale qualitativo e quantitativo delle polveri fini e delle nano-particelle,
consentendo così un servizio di monitoraggio
ambientale particolarmente utile nella situazione
piacentina.
Un’aula didattica
per studiare il cielo
Un’aula didattica polifunzionale per l’Osservatorio astronomico di Lazzarello di Pecorara. È il
progetto che la Fondazione ha sostenuto a favore
del Gruppo Astrofili di Piacenza, l’associazione
di tipo culturale orientata allo studio, alla pratica
e alla divulgazione dell’astronomia che da anni è
attiva sul territorio.
La posizione dell’Osservatorio è elevata (quasi
ottocento metri di altitudine), isolata e lontana
dall’inquinamento luminoso: ciò consente di
compiere osservazioni astronomiche a vantaggio
soprattutto di istituti scolastici e associazioni noprofit, oltreché degli stessi associati al Gruppo
Astrofili. Il progetto, nel dettaglio, prevede la
costruzione di un fabbricato delle dimensioni di
nove per sette metri, dotato dei servizi, da adibire ad aula didattica polifunzionale. Ciò consentirà di prolungare la fruizione dell’Osservatorio
Astronomico anche nelle stagioni più fredde
e, considerata la limitata capienza della specola osservativa, permetterà ai visitatori in attesa
del loro turno di poter visualizzare in diretta le
immagini focalizzate al telescopio, attraverso
un proiettore d’immagini che verrà posizionato
nella stessa aula didattica. Inoltre, consentirà agli
operatori del Gruppo Astrofili ristoro e riposo
nella prevista foresteria, al termine delle sessioni
osservative e fotografiche che talvolta si prolungano per tutta la notte.
L’aula didattica
del Gruppo
Astrofili
di Piacenza
è stata realizzata
a Lazzarello
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Un polo per la demenza senile
Progetto pluriennale per il territorio di Vigevano
La sede
della Casa di cura
De Rodolfi
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Il Comune di Vigevano realizzerà un Polo per
le demenze senili. Sarà un vero e proprio centro
di valutazione multidisciplinare e troverà sede
presso la Casa di Cura De Rodolfi. Sarà composto da un ambulatorio per le demenze in cui lavoreranno un medico-geriatra e tre psicologi; un
centralino telefonico sarà attivo per fornire informazioni e fissare appuntamenti. Tutti i pazienti
con diagnosi di demenza potranno accedere ad
un servizio gratuito settimanale di stimolazione
cognitiva. Il progetto avrà il sostegno della Fondazione grazie ad un intervento pluriennale per
complessivi 60.000,00 euro, suddivisi equamente
tra gli esercizi 2012 e 2013 e tra i settori Assistenza agli Anziani e Ricerca Scientifica. Il lavoro si
svilupperà su due fronti, predisponendo da una
parte un ambulatorio capace di rispondere ai bisogni degli anziani con demenza e dei loro familiari, dall’altra sviluppando una ricerca dettagliata per rilevare l’entità del fenomeno a Vigevano.
Il polo di riferimento per le demenze seguirà i
suoi assistiti durante l’intero percorso, dalla diagnosi fino al trattamento. Potranno accedere al
servizio i cittadini di Vigevano di età superiore a
sessanta anni: dopo una prima fase con l’accoglienza e la valutazione dei bisogni, si procederà
con la valutazione geriatrica e neuropsicologica
e la programmazione del percorso più adatto
sia per il paziente (trattamento farmacologico e
non) che per il familiare (sostegno psicologico,
corsi di formazione eccetera).
Nel dettaglio, il progetto sarà teso a soddisfare
vari obiettivi: garantire l’accoglienza e l’ascolto
del malato e della sua famiglia; garantire la valutazione dei bisogni e fornire la miglior risposta
possibile; orientare e accompagnare il malato e
il caregiver nel percorso di cura; garantire una
diagnosi tempestiva e accurata grazie anche a
giornate divulgative per sensibilizzare la cittadinanza circa l’importanza dello stile di vita, della
diagnosi precoce e dei possibili percorsi da seguire nelle diverse fasi della malattia; assicurare
la valutazione geriatrica e psicologica a domicilio
per le persone con problemi di deambulazione.
Il progetto di natura scientifica si svilupperà
nell’arco di due anni, attraverso varie fasi. Primo step è il reclutamento dei soggetti: verranno
contattate telefonicamente tutte le persone di
sessantanni o più residenti a Vigevano. Successivamente, nel corso del primo incontro con le
persone coinvolte, verrà effettuata una approfondita raccolta sulle condizioni medico-sanitarie e
la valutazione delle funzioni cognitive tramite la
somministrazione di test neuropsicologici.
Terzo step prevede che, in base ai dati raccolti, e con la collaborazione di un medico-geriatra,
venga effettuato un inquadramento diagnostico
sullo stato cognitivo dell’anziano. Infine, si provederà alla creazione di un database che consentirà specifiche analisi statistico-epidemiologiche.
Ricerca Scientifica e Tecnologica
Rischio di fratture: nuove cure
All’Ospedale di Bobbio presentata la Moc Dxa
Nuove tecnologie per contrastare il rischio di
fratture ossee nella popolazione anziana. Si avvale di nuove strumentazioni l’innovativo progetto dell’Azienda Usl di Piacenza attivato nel 2009
tra gli anziani della media e alta Valtrebbia.
La ricerca, che si è avvalsa di un contributo della Fondazione (un progetto pluriennale di
50.000,00 euro ripartito tra gli esercizi 2010 e
2011), lo scorso settembre ha vissuto all’ospedale
di Bobbio un importante momento: la presentazione della nuova Moc Dxa, mineralometria ossea
computerizzata a doppio raggio X di ultima generazione, che consente di effettuare in modo rapido e accurato una valutazione ossea mettendo in
evidenza il rischio di fratture.
Il progetto, dunque, prosegue. Attualmente è
in corso la chiamata di oltre setecento anziani, selezionati in base al maggior rischio di frattura individuato grazie a un articolato percorso realizzato con i medici di famiglia. A questi cittadini
viene proposta una valutazione diagnostica molto approfondita e la conseguente somministrazione di una specifica terapia di rinforzo per limitare i rischi di fratture ossee che - soprattutto al femore - hanno un drammatico impatto sociale sugli anziani e i loro familiari, in termini di qualità
di vita delle persone interessate ma anche di ricadute economiche sul sistema sanitario complessivo. Nel Piacentino si contano poco meno di cinquecento casi all’anno.
Il progetto era cominciato individuando uno
specifico target di popolazione (ultrasessantacinquenni) residente in otto comuni della media e
alta Valtrebbia. Oltre quattromilacinquento cittadini sono stati contattati tramite lettera, e il sessantaquattro per cento ha risposto all’invito.
«Attraverso la collaborazione dei medici di famiglia del locale nucleo di cure primarie - spiega Carlo Cagnoni, direttore dell’unità operativa di Medicina e Primo soccorso dell’ospedale di Bobbio
- abbiamo somministrato due dosi di colecalciferolo per via orale». In numerosi studi clinici è stata infatti dimostrata una correlazione tra mancanza di vitamina D e rischio di frattura, in particolare del femore. Contestualmente, i circa duemilanovecento pazienti hanno fornito informazioni
utili a quantificare il loro rischio di frattura. Attraverso un questionario sono stati raccolti e valuta-
ti dati su età, genere, statura, peso corporeo, abitudine al fumo o all’alcol, patologie quali artrite
reumatoide e osteoporosi, eventuali terapie croniche cortisoniche ed elementi più specifici quali anamnesi personale e familiare sulle fratture e
difficoltà di movimento. Questa indagine ha permesso di identificare circa millesettecento anziani con un elevato rischio di fratture. «Rispetto alla
popolazione con elevato rischio di frattura - aggiunge Cagnoni - abbiamo selezionato in collaborazione con i medici di famiglia un gruppo specifico di
persone rispetto alle quali, per aspettativa di vita e
assenza di altre patologie, era opportuno prevedere uno specifico percorso diagnostico e terapeutico».
Si tratta di circa settecentocinquanta cittadini, in
parte già chiamati e in parte da contattare, cui viene proposta una particolare valutazione clinica,
finalizzata a predisporre una terapia aggiuntiva
(oltre la vitamina D) per cercare di prevenire le
fratture. In poche ore, grazie a un ben organizzato lavoro d’equipe, vengono effettuati diversi esami che vedono impegnati clinici di varie specializzazioni (internista, geriatra, pneumologo), infermieri, tecnici della riabilitazione, personale del
laboratorio. La visita prevede anche un accurato
esame della densità ossea e delle eventuali fratture per fragilità. Con questo fine l’Azienda Usl ha
recentemente acquisito la Moc Dxa, che consente
di effettuare in modo rapido e accurato una valutazione specifica. Finora sono già stati contattati e
visitati un buon numero di pazienti, tornati a casa
con una specifica terapia per contrastare il rischio
di fratture. Il programma di chiamata prosegue:
vengono invitati circa dieci pazienti ogni settimana, con una previsione di chiusura del progetto
entro la primavera 2013.
La frattura del femore
è frequente
tra gli anziani
23
Assistenza agli anziani
In alto,
l’Istituto
Albesani
di Castel San
Giovanni
Insieme nei centri ricreativi
Nuove aperture e progetti a Piacenza e in provincia
Negli ultimi mesi sono stati varati - e in taluni
casi già inaugurati - alcuni interventi per realizzare centri ricreativi e strutture per la socializzazione e il tempo libero volti a migliorare la qualità
della vita della terza età. Ne presentiamo qui di
seguito alcuni.
PARROCCHIA SANT’ANTONINO MARTIRE DI PITTOLO
Nel 2011 la Fondazione ha stanziato un contributo annuale di 50.000,00 euro finalizzato alla
realizzazione di un Centro polifunzionale a servizio delle comunità di Pittolo - La Verza. Uno
spazio in grado di contenere oltre un centinaio
di persone per l’organizzazione di corsi, mostre,
incontri culturali, doposcuola per ragazzi e momenti aggregativi per gli anziani soli (corsi, ginnastica per la terza età e così via).
Il progetto ha avuto impulso dalla Comunità
parrocchiale di Pittolo, che ha deciso di realizzare un centro come strumento dalla valenza
pastorale educativa, sociale e culturale ed uno
spazio adeguato per proporre iniziative a favore
dell’intera collettività. Il Centro si candida inoltre a polo di aggregazione per gli anziani, spesso
a rischio di isolamento sociale.
Nella zona di Pittolo non vi sono altri centri
ricreativi per la terza età. Il progetto prevede
di realizzare una serie di iniziative, sia in ambito culturale (in collaborazione con l’Università
della terza età) sia legate al benessere psicofisico
(appuntamenti informativi e corsi di ginnastica
ad hoc), fino alla proposta di piccoli spettacoli e
rappresentazioni teatrali.
CENTRO DIURNO ALBESANI DI CASTELSANGIOVANNI
Il progetto, dal titolo Migliorare gli spazi e
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l’ambiente migliora la vita dei nostri anziani, prevede il ripristino edilizio degli spazi a servizio del
Centro Diurno di Castel San Giovanni, collocato
presso la Casa residenza Albesani.
Il Centro ospita quindici con diverso grado
di non autosufficienza e si prefigge di prevenire
l’insorgere di condizioni che renderebbero inevitabile l’istituzionalizzazione e l’isolamento. Si
pone in appoggio alle famiglie ed alle persone
sole ed offre agli anziani la possibilità di condurre, anche in condizione di non o parziale autosufficienza, una vita di relazione. Inoltre, offre
un servizio completo comprensivo dei pasti, delle attività assistenziali quotidiane e di programmi
di animazione e riabilitazione. Gli spazi riservati
al Centro si trovano nel corpo storico dell’edificio, il quale si affaccia sul giardino in fregio alla
via Matteotti e localizzati al piano terreno.
La riorganizzazione degli spazi è stata studiata
per consentire di meglio rispondere alle esigenze, soprattutto di natura socio-relazionale, di coloro che lo frequentano. Il progetto prevede la
realizzazione di un nuovo spazio adibito a sala
da pranzo, di un soggiorno polifunzionale attrezzato per le attività giornaliere, ed il ripristino dei
locali di servizio. Inoltre, l’attuale loggiato voltato e confinante con il giardino esterno tramite
una ampia campitura di archi vetrati, verrà adibito ad una sorta di giardino invernale.
Gli ambienti saranno dotati di ausili ed arredi volti al recupero dei livelli di autonomi aindividuale. Per poter usufruire di questi spazi, si
rende peraltro necessaria la realizzazione di una
nuova sala pranzo a servizio della casa protetta.
Il contributo della Fondazione al progetto è di
30.000,00 euro.
PARROCCHIA DI SANTO STEFANO MARTIRE DI NIVIANO DI RIVERGARO
La chiesa di Santo Stefano Martire, realizzata
e consacrata negli anni Novanta, ha avuto il sostegno della Fondazione per la realizzazione di
un progetto che prevedeva la realizzazione di un
salone parrocchiale, da destinare a sede per il locale circolo Anspi.
Una struttura molto attesa che è già diventata
realtà. Il salone è stato inaugurato ufficialmente
nel novembre 2011, alla presenza delle autorità
civili e religiose, ed è è già diventato il punto di
riferimento di un gran numero di volontari - tra
cui numerosi giovani - impegnati ad organizzare
feste popolari, attività ricreative per la parrocchia, una scuola di ballo liscio, gite e la manutenzione e gestione dell’area sportiva, esterna alla
chiesa e ben attrezzata.
Il Centro ricreativo va così a completare i servizi e le occasioni di socializzazione offerte dalla
parrocchia e si rivolge in particolar modo agli
anziani del paese, con l’obiettivo di coinvolgerli
nelle attività organizzate, prevenendo il rischio
di isolamento e di solitudine. I lavori hanno consentito la sistemazione di un’area sottostante la
chiesa, pavimentata e dotata dei necessari servizi.
La Fondazione ha contribuito con uno stanziamento di 20.000,00 euro.
Un nuovo Centro Diurno Alla Besurica
È stato inaugurato nei giorni scorsi, in agosto, il
nuovo Centro diurno presso lo spazio Polifunzionale di via Perfetti, alla Besurica. che già ospitava
un asilo, la Confraternita della Misericordia e uffici della Polizia Municipale. Il nuovo spazio ha
una capienza di venti posti: è semiresidenziale e
si rivolge ad anziani parzialmente e non autosufficienti. Nasce dalla collaborazione tra Comune,
Unicoop e Fondazione di Piacenza e Vigevano
allo scopo di fornire una sede più funzionale agli
anziani che frequentavano il centro di via Nasalli
Rocca. Il Centro prende in carico l’utente fin dal
trasporto a domicilio con gli assistenti; fornisce assistenza durante la giornata (dalle otto alle sedici)
e occasioni di socializzazione, evitando il rischio
di isolamento degli assistiti.
I nuovi spazi sono stati realizzati secondo gli
standard fissati dalla Regione Emilia Romagna. Il
centro diurno è un servizio socio-sanitario domiciliare alternativo alla casa protetta, che si traduce
in un aiuto alle famiglie disposte a seguire a domicilio i propri congiunti. La nuova struttura della
Besurica è stata realizzata con il contributo della
Fondazione ed è gestita da Unicoop.
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Famiglia e Valori connessi
Sono quattro
i centri
semiresidenziali
del Distretto
di Ponente
Strutture educative per i minori
Sostegno ai Centri semiresidenziali del Distretto di Ponente
Il Comune di Gragnano, in rappresentanza
del Distretto di Ponente, ha chiesto e ottenuto
alla Fondazione un contributo per l’area di tutela dei minori e, nello specifico, per la gestione
dei centri educativi semiresidenziali che sorgono nei territori di Castel San Giovanni, Rottofreno, Gragnano e Pianello. L’attività dei Centri
è funzionale ad una vasta area che comprende
le comunità di Agazzano, Borgonovo, Calendasco, Caminata, Castel San Giovanni, Gazzola,
Gossolengo, Nibbiano, Pecorara, Pianello, Rivergaro, Rottofreno, Sarmato e Ziano.
Lo stanziamento della Fondazione, in tutto
104.000,00 euro, relativo all’attività nel 2011,
è andato ad integrare le risorse delle amministrazioni locali, non più sufficienti a coprire il
fabbisogno. Obiettivo del progetto è il consolidamento e la riorganizzazione dei Centri educativi semiresidenziali gestiti dal Servizio Sociale
Ausl, per conto dei Comuni già citati.
l centri sono frequentati complessivamente da
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circa centocinquanta minori, di età compresa
tra i sei ed i diciassette anni. Si tratta di bambini e ragazzi tutti a grave rischio sociale, poichè
la loro situazione familiare è caratterizzata da
gravi carenze delle capacità genitoriali, oppure
sono vittime di violenze e maltrattamenti. Di
questi, circa una sessantina di bambini sono
sottoposti a misure di protezione, tramite decreto del Tribunale per i Minorenni di Bologna,
per i quali si configura un allontanamento dalla
famiglia se non adeguatamente supportati.
L’obiettivo pertanto è garantire il prosieguo
di questo intervento per mantenere i ragazzi
sul territorio di appartenenza, accompagnandoli verso l’età adulta con il supporto di figure educative significative e il soddisfacimento
dei bisogni primari (pasti, aiuto per i compiti,
esperienze di tempo libero altrimenti negate) e
supportando nel contempo i loro genitori verso il necessario cambiamento dello stile di vita
educativo/relazionale.
La chiusura dei Centri educativi avrebbe di
fatto impedito la messa in atto degli interventi di tutela, e avrebbe imposto il collocamento obbligatorio di diversi bambini in centri di
accoglienza, strutture peraltro particolarmente
onerose.
Da qui l’intervento della Fondazione e lo
stanziamento del contributo, utilizzato per diverse le destinazioni: l’acquisto di un automezzo per organizzare il trasporto da casa al centro
o gli accompagnamenti dei bambini alle attività,
l’adeguamento di un nuovo centro educativo e
l’acquisto di arredi e per implementare il fondo
per le famiglie in grave difficoltà.
Volontariato, Filantropia e Beneficenza
Uganda, quaranta nuovi pozzi
Un progetto di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo
Un contributo di 20.000,00 euro per il progetto “Consorzio 40”, finalizzato alla perforazione
nell’arida regione nord-orientale del Karamoja
(Uganda) di quaranta nuovi pozzi per l’acqua
potabile e per la realizzazione di attività di promozione e sensibilizzazione delle comunità coinvolte. È quanto ha consegnato nei giorni scorsi
il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Giacomo Marazzi ai vertici delle associazioni Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo.
Accolto dai presidenti don Maurizio Noberini e
Carlo Antonello e dal direttore Carlo Ruspantini,
Marazzi ha visitato i locali della struttura in via
Martelli e incontrato collaboratori e volontari.
Grazie a questa donazione saranno realizzati i
primi due pozzi previsti dal progetto.
“Consorzio 40” è stata lanciata dalla ong piacentina in occasione del suo quarantesimo di
fondazione, in corso di celebrazione proprio
quest’anno. Il progetto consiste nella perforazione in Karamoja di quaranta nuovi pozzi per l’acqua (uno per ogni anno di vita di Africa Mission),
dotati di pompa a mano di tipo “India Mark II”,
che verranno realizzati in base alle effettive esigenze della popolazione (carenza o totale assenza
di risorse idriche, distanza dalle fonti, presenza
di malattie…), dando priorità alle situazioni di
emergenza che saranno segnalate da missionari e
autorità locali, ma anche dagli abitanti della comunità che manifesteranno la volontà di mantenere gli impianti in futuro.
L’intervento sarà accompagnato da un programma di formazione delle comunità ugandesi
coinvolte. Parallelamente, per sensibilizzare la
cittadinanza italiana, vengono promossi in vari
Il presidente Marazzi
nella sede
dell’Ong
piacentina
punti del nostro Paese incontri, convegni e iniziative proprio sul tema dell’acqua.
Con una popolazione di circa 1,2 milioni di
persone, il Karamoja ha il più basso livello di
sviluppo in Uganda e solo un terzo della popolazione ha accesso all’acqua potabile. Da queste
premesse, appaiono ancora più consistenti gli
obiettivi raggiunti finora ad ora nel settore idrico
da Africa Mission: quasi novecentoventi nuovi
pozzi per l’acqua potabile perforati e quasi millecinquecento impianti riparati.
La Fondazione di Piacenza e Vigevano sostiene da anni l’attività dell’Ong piacentina a favore
delle popolazioni ugandesi.
Dal 2007 ha donato ottantamila euro per la
perforazione di pozzi per l’acqua potabile e per
sostenere le attività dell’organizzazione fondata
da don Vittorio Pastori.
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Volontariato, Filantropia e Beneficenza
Il campanile
di Finale Emilia
divenuto
“simbolo”
del terremoto
Un aiuto all’Emilia terremotata
Oltre 110mila euro per le popolazioni colpite dal sima
A poco più di tre anni dall’intervento a favore
dell’Abruzzo, la Fondazione di Piacenza e Vigevano insieme alle altre fondazioni di origine bancaria di tutto il Paese si è impegnata per stanziare
un aiuto a favore delle popolazioni emiliane colpite
dal terremoto del maggio
scorso. L’iniziativa, partita
su sollecitazione dell’Acri
e dal suo Comitato di Presidenza, ha portato ad una
raccolta di fondi intorno
ai sei milioni di euro.
Le risorse, convogliate
dall’Acri, verranno finalizzate verso iniziative
mirate, individuate sulla
base di valutazioni congiunte con l’Associazione
Regionale delle Fondazioni dell’Emilia Romagna,
nell’ambito della quale è
stato costituito un gruppo
di lavoro composto dai
rappresentanti delle Fondazioni direttamente presenti nei territori interessati dal terremoto.
Una particolare attenzione si è inteso dare al
sostegno dell’economia locale, la cui tenuta è
fondamentale per l’occupazione e la ripresa, ma
anche verso il recupero dei beni storici e artistici
danneggiati dal terremoto.
Di altri eventuali interventi al riguardo potranno farsi carico singole Fondazioni, con scelte e
stanziamenti individuali. Come accaduto per il
terremoto nell’Aquilano, il Comitato di Presidenza aveva proposto di chiedere ad ogni Fondazione
associata di partecipare all’iniziativa deliberando
contributo pari allo 0,15 per mille del patrimonio
contabile 2011.
Importo che la Fondazione di Piacenza e Vigevano, come hanno ritenuto opportuno fare gli
altri diciotto enti emiliani attivi sul territorio, ha
ritenuto di aumentare ulteriormente. Chiamata a
deliberare una quota di 55.498,00 euro, la Fondazione tramite delibera del Consiglio di Amministrazione riunitosi in giugno ha deciso di raddoppiare la quota versata, con uno stanziamento di
oltre 110.000,00 euro.
Il progetto “Jonathan” di Aias
L’Aias - Associazione italiana assistenza agli spastici, ha messo a punto con il sostegno della Fondazione il progetto integrato “Jonathan” per la
realizzazione di una Casa Famiglia per persone disabili giovani. Con questo progetto l’Aias intende
promuovere il benessere delle persone coinvolte e
dei loro genitori, favorendo la loro integrazione nel
territorio e percorsi di scoperta e recupero dell’autonomia nella gestione di sé, dei rapporti con gli
altri, dei tempi e degli spazi.
Il progetto è composto da tre diversi filoni complementari: una nuova residenza per persone disabili che intendano vivere al di fuori del contesto familiare durante la settimana (con eventuale ritorno
a casa nel weekend per qualcuno e per la fruizione
del servizio proprio nei fine settimana da parte di
altri); un “laboratorio di vita indipendente” destinato ad aumentare le autonomie residue delle
persone coinvolte; la realizzazione di iniziative di
tempo libero che si affianchino e si coordinino sia
con le attività previste dagli altri due filoni che con
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la realtà della Casa Famiglia gestita dall’associazione e con le uscite di tempo libero già in corso.
A questi si affiancherà il proseguimento di un
gruppo di auto mutuo aiuto che ha preso avvio da
qualche mese.
La struttura che ospiterà le varie iniziative previste è stata individuata all’interno dell’ala degli
Ospizi Civili di Piacenza che insiste su Via Gaspare
Landi. Si tratta di un’area al piano terreno suddivisa in due parti: un locale di centosettanta metri
quadrati destinata alla realizzazione della nuova
struttura residenziale ed un altro di quasi cento
metri quadrati destinata ad ospitare le attività laboratoriali. Per ambedue occorre un rilevante intervento di completamento interno.
Le persone disabili coinvolte saranno complessivamente una ventina, con età intorno ai quarant’anni, alcune delle quali coinvolte in molteplici
ambiti del progetto.
La Fondazione ha stanziato un contributo pari a
15.000,00 euro.
Eventi
Valtidone Festival
Visite All’Antiquarium
Come tradizione del Val Tidone Festival, il cortile di Palazzo Rota Pisaroni ha ospitato lo scorso settembre uno degli
appuntamenti conclusivi della kermesse. Protagonista della
serata è stato il Manomanouche Quintet (in alto), progetto
nato nel 2001 dall’incontro di musicisti di differente estrazione con l’intento di far conoscere al pubblico la cultura e la
tradizione musicale degli zingari Manouches. In scena cinque
artisti di fama internazionale, che sono anche la colonna portante dell’orchestra di Paolo Conte: Nunzio Barbieri e Luca
Enipeo alle chitarre, Massirno Pitzianti alla fisarmonica, Luca
Velolti al clarinetto e Jino Touche al contrabbasso.
L’Antiquarium della Fondazione, scrigno prezioso di arte
e di storia del complesso di Santa Margherita, sarà meta il
prossimo 28 ottobre dell’iniziativa Placentia: storia della terra,
inserita nella locandina di Piacenza - Visite tematiche gratuite.
Il programma prevede il ritrovo alle ore 15 presso Palazzo
Farnese, per una visita al Museo Archeologico. Al termine,
dalle 16, le visite proseguiranno presso l’Antiquarium in via
Sant’Eufemia 12. La partecipazione è gratuita.
Scolaresche e cittadini che intendano visitare l’Antiquarium in altri giorni, possono contattare gli uffici della Fondazione dal lunedì al venerdi (ore 9 - 13 e ore 14 - 18).
Festival del Diritto
Palazzo Rota Pisaroni e l’Auditorium hanno ospitato nei
giorni scorsi la quinta edizione del Festival del Diritto, sul
tema “Solidarietà e conflitti”. Dal 27 al 30 settembre a Piacenza si sono svolti convegni, dibattiti, spettacoli teatrali e
tavole rotonde. Numerosi gli ospiti. Tra loro anche il ministro
dell’Interno Anna Maria Cancellieri, la vice presidente del Senato Emma Bonino, il sindaco di Torino Piero Fassino e Don
Luigi Ciotti. Accanto a loro esperti di diritto, di sociologia, di
comunicazione e media, medici, ricercatori e avvocati fino ai
personaggi del mondo artistico e culturale.
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Eventi
Sotto,
Marco Bellocchio
e il tavolo
dei relatori
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Marco Bellocchio ospite in Fondazione
Un auditorium gremito in ogni ordine di posti
ha accolto nei giorni scorsi il regista Marco Bellocchio, ospite in Fondazione per presentare il suo
film Bella addormentata, recentemente in concorso al Festival del Cinema di Venezia. Con Bellocchio erano presenti Beppino Englaro, padre
di Eluana - sulla cui vicenda si intreccia la narrazione del film - e il teologo don
Gigi Bavagnoli. A rappresentare
il cast del film c’erano gli attori
Alba Rohrwacher e Pier Giorgio
Bellocchio.
«Seguendo la vicenda, mi sono
sentito aggredito da quello che vedevo e sentivo - ha raccontato Bellocchio -. Con il passare del tempo mi sono reso conto che il film
aveva senso solo se poteva rendere
in modo ecumenico la complessità dell’argomento. Ho voluto
dar voce alle varie posizioni, senza atteggiamenti di disprezzo o
di odio». Un giudizio condiviso dal teologo Don
Gigi Bavagnoli: «Mi ha colpito il rispetto e l’umanità dei personaggi - ha dichiarato -. Ognuno nel
film si prende cura di qualcuno. Dunque il bisogno
di prendersi a cuore qualcuno è un segno di vita, al
di là delle ideologie e di tanti stereotipi comuni».
Beppino Englaro ha ripercorso i primi passi del
progetto: «Quando Marco Bellocchio mi telefonò
per spiegarmi che aveva intenzione di realizzare
un film sulla vita e la morte, nel quale lo spunto
era la vicenda di mia figlia Eluana, gli dissi che ero
particolarmente onorato e che avrei lasciato la massima libertà espressiva - ha raccontato -. L’arte ha
un valore se è libera. Il film è sì legato ai tragici
ultimi giorni di vita di Eluana e mentre lo guardavo
ho pensato intensamente a cosa avrebbe detto mia
figlia su questo lavoro: si sarebbe riconosciuta nel
profumo di libertà che emana “Bella addormentata”
e l’avrebbe definito un film super».
Della “sfida” avvincente di far rivivere sul grande schermo la storia di Eluana hanno parlato Alba
Rohrwacher e Pier Giorgio Bellocchio.
L’Agenda
Auditorium Santa Margherita via s. Eufemia 12 Piacenza
11 Ottobre 2012, ore 17.30
Un piacentino illustre:
mons. Vincenzo Benedetto Bissi (1771-1844)
Tavola rotonda. Saluti di: Tiziana Albasi, Assessore alla cultura del Comune di Piacenza; Antonella
Gigli, Direttore Musei civici di Palazzo Farnese;
Mons. Domenico Ponzini, Direttore emerito Ufficio beni culturali Diocesi di Piacenza-Bobbio.
Interventi di: Anna Riva, Archivio di Stato di Piacenza; Tiziano Fermi, Archivio della Cattedrale di
Piacenza; Elena Bottazzi, Direttore lavori e progettista del restauro di Palazzo Bissi.
16 Ottobre 2012, ore 21
Omaggio a Jules Massenet
Ciclo di conferenze concerto degli Amici della Lirica. Brani dalle opere Thais, Il Re di Lahore, Herodiade, Le Cid.
29 Ottobre 2012, ore 21
Giuseppe Verdi. La Trilogia popolare
Ciclo di conferenze concerto della Tampa Lirica.
Brani dall’opera La Traviata.
31 Ottobre 2012, ore 17.30
Le regole del gioco. Primo incontro con l’ingegneria strategica
Ciclo “La matematica e la vita quotidiana. I mercoledì della scienza”. Relatore Marco Li Calzi dell’Università Cà Foscari di Venezia.
5 Novembre 2012, ore 21
Giuseppe Verdi. La Trilogia popolare
Ciclo di conferenze concerto della Tampa Lirica.
Brani dall’opera Il Trovatore.
6 Novembre 2012, ore 21
Omaggio a Jules Massenet
Ciclo di conferenze concerto degli Amici della Lirica. Brani dall’opera Werther.
17 Ottobre 2012, ore 17.30
L’arte di non fare i calcoli (una introduzione alla teoria
della complessità)
Ciclo “La matematica e la vita quotidiana. I mercoledì della scienza”. Relatore Claudio Citrini del
Politecnico di Milano.
8 novembre 2012, ore 18
Le ultime lettere di Jacopo Ortis (brani scelti)
Ciclo “Incontri con l’autore. La vita e l’arte. Ugo
Foscolo”. Introduce Pierantonio Frare (Università Cattolica). Lettura di Domenico Sannino.
19 Ottobre 2012, ore 21
Tutti pazzi per 007. Il mito non muore mai
Incontro con Ilario Citton, presidente di Le Cercle - Club italiano di James Bond.
15 novembre 2012, ore 18
L’epistolario (brani scelti)
Ciclo “Incontri con l’autore. La vita e l’arte. Ugo
Foscolo”. Introduce Enrico Elli (Università Cattolica). Lettura di Gerardo Placido.
20 Ottobre 2012, ore 17
Se ti abbraccio non avere paura
Incontro con lo scrittore Fulvio Ervas, autore del
libro edito da Marcos y Marcos sul tema dell’autismo. Introduce Eleonora Bagarotti.
23 Ottobre 2012, ore 17.30
Il Volontariato nell’antichità e nel presente
Incontro con il professor Gian Carlo Carrara, presidente Pubblica Assistenza Croce Bianca Piacenza.
23 Ottobre 2012, ore 21
Omaggio a Jules Massenet
Ciclo di conferenze concerto degli Amici della Lirica. Brani dall’opera Manon.
24 Ottobre 2012, ore 17.30
Dalla teoria dei nodi alla topologia del caos
Ciclo “La matematica e la vita quotidiana. I mercoledì della scienza”. Relatore Renzo L. Ricca dell’Università degli Studi di Milano - Bicocca.
19 Novembre 2012, ore 21
Giuseppe Verdi. La Trilogia popolare
Ciclo di conferenze concerto della Tampa Lirica.
Brani dall’opera Rigoletto.
la FONDAZIONE
PERIODICO DELLA FONDAZIONE DI PIACENZA E VIGEVANO
ANNO IV N. 3 - Ottobre 2012
Aut. Tribunale di Piacenza n.682 del 07/09/2009
Direttore responsabile: Giacomo Marazzi
Coordinamento generale: Tiziana Libè
Coordinamento redazionale: Stefania Rebecchi
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31
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