LA MALATTIA MENTALE PRIMA DELLA LEGGE 180 Nel Medioevo non ci sono esempi di internamento o allontanamento dei folli, la patologia era considerata sacra o divina ( la pratica terapeutica era la caccia alle streghe) 1500 i diversi venivano rinchiusi nella cosiddetta “nave dei folli”, la nave andava alla deriva costituendo così una tomba per gli “ospiti” indesiderati Nel XVI secolo in Europa inizia l’istituzionalizzazione della follia, internando i folli nelle prigioni,in ospedali,case di correzione LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Affermazione dei borghesi come classe sociale, si affermano in Europa ed in Italia nuovi ideali: di modernità, progresso, espansione economica,di diritto del cittadino a partecipare a questa crescita. In questo clima di cambiamento, la follia inizia a costituire un problema: necessità di trovare una collocazione per coloro che non riescono ad adattarsi alla nuova vita sociale I folli vengono rinchiusi in luoghi alle estreme periferie delle città,circondati da alte mura: i MANICOMI,affidati alla cura dei medici Le MURA avevano il significato simbolico e reale di nascondere l’ANORMALITA’ e di strutturare una cittadella autosufficiente isolata dai normali luoghi di vita All’interno si persegue la ricerca delle cause organiche della malattia mentale, ed il perfezionamento dell’istituto manicomiale visto come dispositivo di cura volto a disciplinare ed educare le persone malate, cui inculcare “una volontà e coscienza ferma e diretta”. ( Livi 1876) OSPEDALE PSICHIATRICO 2 elementi centrali • Principio di autorità • Sfiducia dell’individuo L’ autorità viene esercitata attraverso una ben definita scala gerarchica sui folli ritenuti deboli ed incapaci di autonome scelte e decisioni. • Nell’800 introduzione dell’ergoterapia, importanza del lavoro per il recupero del folle all’ordine, alla disciplina e alla quiete, inoltre utilizzo di bagni freddi, camicie di forza per PIEGARE LA VOLONTA’ DEL FOLLE E NORMALIZZARE IL COMPORTAMENTO LEGGE GIOLITTI (1904) Prima legge Italiana “sui manicomi e sugli alienati”. La legge ufficializza la funzione pubblica della psichiatria, riconosce il potere sovrano del direttore del manicomio, regolamenta le condizioni per l’ammissione ( ricovero coatto) e la dimissione dei pazienti, sancisce il legame tra malattia mentale e pericolosità PUNTI SALIENTI DELLA LEGGE GIOLITTI • L’obbligo del ricovero era stabilito per tutti i malati considerati pericolosi o scandalosi; era finalizzato a motivi di custodia e sicurezza altre che di cura • L’ammissione era provvisoria, definitiva o semivolontaria. Avveniva con provvedimento del pretore, del Sindaco o della pubblica sicurezza • Il ricovero era il passo successivo al periodo di osservazione ( 15 giorni), dopo questo periodo il direttore del manicomio ne riferiva l’esito al tribunale • Il fine del manicomio era la cura e la custodia nell’interesse dell’infermo e della società. • Abolizione dei mezzi coercitivi Il ricovero prevedeva: • • • • • INTERDIZIONE PERDITA DEI DIRITTI CIVILI E POLITICI DICHIARATO PERICOLOSO DA ATTO GIURIDICO ISCRITTO SU 2 REGISTRI (procura e tribunale) DOPO LA DIMISSIONE SORVEGLIATO DALLA POLIZIA Anni seguenti alla legge Giolitti • I manicomi furono creati in vecchi conventi e vecchie costruzioni • L’assistenza privata non diede sufficienti risposte nei confronti degli alienati • Non vennero create sezioni psichiatriche negli ospedali generali • Ci fu una scarsa sensibilità da parte della classe medica nei confronti di questa malattia Periodo fascista • Affermarsi delle terapie convulsivanti. Si cominciò a praticare la malarioterapia, insulinoterapia, l’elettroshock. Inoltre come terapia chirurgica si utilizzò la lobotomia transorbitale • Le cure chirurgiche e convulsivanti ebbero un aspetto positivo sulle istituzioni manicomiali, li resero un po’ più ospedali, dotate di una sala operatoria • La denominazione di manicomio iniziò a cambiare in OSPEDALE PSICHIATRICO Movimenti innovativi dopo il ‘48 • Entra in vigore la Costituzione repubblicana, basata sul principio di libertà, la legge Giolitti andava contro questo principio • Nel 1951 la scoperta di un farmaco: la cloropromazina, mise in crisi la concezione del manicomio come istituto di prevenzione criminale in quanto tranquillizzava i malati sedando l’attività motoria, la furia e la violenza • I manicomi perdevano la loro funzione primaria , le dimissioni aumentavano e le ammissioni diminuivano • Si cercò di sensibilizzare l’opinione pubblica per una riforma dell’assistenza psichiatrica LA RIFORMA PSICHIATRICA E FRANCO BASAGLIA • Anni ’70 clima di contestazione e di critica radicale sulla gestione dei manicomi condotta da Giolitti da parte del medico triestino Franco Basaglia • Basaglia denunciò all’opinione pubblica ciò che succedeva nei manicomi, dove i malati erano immobilizzati, legati alle panchine del parco e puniti con l’elettroshock INTRODUZIONE DI MODIFICHE ALL’INTERNO DEI MANICOMI • ELIMINO’ LE CASACCHE MANICOMIALI E LASCIO’ AI MALATI I PROPRI VESTITI • CHIAMO’ UNA PARRUCCHIERA PER SISTEMARE I CAPELLI DELLE DONNE • CONCESSE PICCOLE LIBERTA’ DI MOVIMENTO ALL’INTERNO DELL’ISTITUTO • VIETO’ L’USO DELLA CAMPANA A MORTO PER OGNI DECESSO • PRETESE CHE IL MALATO NON FOSSE UN NUMERO, TUTTI DOVEVANO ESSERE CHIAMATI CON IL PROPRIO NOME • PRETESE CHE IL PERSONALE SALUTASSE E PARLASSE CON I DEGENTI • INTRODUSSE L’USANZA DELLE ASSEMBLEE DEI GRUPPI DI MALATI PER RESTITUIRE LORO LA VOCE Lo scopo di Basaglia era quello di trasformare il manicomio in COMUNITA’ TERAPEUTICHE al fine di riabilitare il malato Grazie alle modifiche i suicidi diminuirono e Basaglia comprese l’importanza di studiare l’ambiente in cui il malato era vissuto ed aveva contratto il male tralasciando in un primo momento lo studio della malattia Sollecitò le visite dei parenti e degli amici e contestò la tecnica degli strumenti psichiatrici specialmente le tecniche da schock Il passo successivo di Basaglia fu la chiusura totale dei manicomi , divenne direttore dell’ospedale di Trieste nel 1971 LA SOCIOGENESI Secondo Basaglia la malattia è in relazione con la struttura della società. Una società consumistica, convulsa ed alienante tende a favorire l’insorgere del male e ad estromettere coloro che non reggono al ritmo industriale Nel 1980 Basaglia morì, si stava occupando in quel periodo del “territorio”, inteso come l’ambiente umano in cui avrebbe dovuto instaurarsi il rapporto di solidarietà fra il malato e il sano Nel 1977 il Partito Radicale conduceva una battaglia politica contro il manicomio e promuoveva un referendum nazionale abrogativo nei confronti della legge Giolitti del 1904, ma questo avrebbe portato se con esito positivo ad un grande vuoto legislativo tutto a danno dei malati 15 maggio del 1978 il Parlamento fu costretto ad emettere la LEGGE 180 che eliminò i manicomi dal sistema nazionale Italiano LA LEGGE 180 (DETTA ANCHE LEGGE BASAGLIA) • Regola il funzionamento dei servizi psichiatrici, dopo pochi mesi dall’emanazione fu incorporata nella legge 833 che prevedeva un nuovo ordinamento della sanità italiana • La 180 pone la malattia ed il malato al centro del problema psichiatrico • L’assistenza psichiatrica torna a far parte dell’organizzazione sanitaria • La legge 833 dispone la gestione unitaria della tutela della salute, sull’intero territorio nazionale, mediante una rete di “unità sanitarie locali” • Il malato psichiatrico deve essere curato nel suo ambiente IL PROGETTO OBIETTIVO “TUTELA DELLA SALUTE MENTALE 1994-’96” Per la prima volta viene definito a livello nazionale in quali servizi e strutture si deve articolare il dipartimento di salute mentale • COSTRUZIONE DI UNA RETE DI SERVIZI IN GRADO DI FORNIRE UN INTERVENTO INTEGRATO con particolare riguardo alla riabilitazione e alla gestione degli stadi di crisi. • SVILUPPO DELL’ORGANIZZAZIONE DIPARTIMENTALE DEL LAVORO dotando la rete dei servizi di una precisa responsabilità tecniche gestionale. • AUMENTO DELLE COMPETENZE PROFESSIONALI DEGLI OPERATORI attraverso interventi diversificati che prevedono la partecipazione di più soggetti ivi compresi i famigliari ARTICOLO 3 LEGGE 724/94 • Affida alle Regioni il compito di provvedere alla chiusura dei residui psichiatrici entro il 31/12/1996. • A quasi 20 anni dalla prolungazione della Legge 1820 secondo i dati del Ministero della Sanità (aggiornato al 30/11/1996)erano ancora accolte in ex ospedali psichiatrici pubblici o istituti privati convenzionati 17.000 persone. • L’ultimo intervento Legislativo è il progetto obiettivo “TUTELA DELLA SALUTE MENTALE 1998-2000” tale progetto conferma le linee programmatiche del precedente progetto e propone uno specifico intervento nel campo della salute mentale in età evolutiva. I servizi rivolti a malati psichiatrici sono organizzati in forma dipartimentale. Ogni azienda sanitaria istituisce il Dipartimento di Salute Mentale con compiti di: • Promuovere attività di prevenzione primaria, tramite ricerche di interventi sulle culture ed i contesti a rischio • Assicurare il coordinamento tra le articolazioni organizzative, anche al fine di garantire gli interventi di emergenza 24 ore su 24 in ogni giorno dell’anno. • Assicurare la prevenzione e la verifica degli interventi preventivi, la presa in carico dei pazienti gravi, la • CENTRO SALUTE MENTALE • SERVIZIO PSICHIATRICO DI DIAGNOSI E CURA (SPDC) • DAY OSPITAL • CENTRO DIURNO • STRUTTURA RESIDENZIALE