“invocare Dio come
Padre nostro che sei nei cieli”
Gesù insegna a pregare al plurale. Nessuna
invocazione del “Padre nostro” è al singolare,
nemmeno la richiesta del perdono dei peccati.
Ciò significa che Gesù concepisce la preghiera
non solo come una elevazione a Dio, ma anche
come un’ apertura profonda ai fratelli. Ciascuno
di noi deve sentirsi in relazione filiare con Dio. Ma
questa presa di coscienza verticale è inseparabile
da quella orizzontale della nostra unione, nello
Spirito, con tutti i fratelli.
Quando diciamo Padre “nostro” non intendiamo solo dire
che preghiamo con Cristo, ma che in Lui noi preghiamo
con tutti gli uomini che vivono in Lui, con tutta
l’ umanità presente e passata, perché in Lui la morte non
conta più. Noi preghiamo anche con Maria, e con tutte le
persone amate che non sono più e che ora sono rinati in
Cristo.
La Parola “nostro” rappresenta da sola il contesto di tutta
la preghiera. La preghiera insegnataci da Gesù ha lo
scopo di farci uscire da noi stessi, e gradualmente,
portarci dentro il suo mondo e, attraverso di Lui, nel
mondo dei fratelli e di tutta l’ umanità.
:
Il “nostro” rileva la dimensione sociale ed ecclesiale
della preghiera cristiana. ciò è specifico del Vangelo
di Matteo, che in 18, 19 – 20, al centro del discorso
ecclesiale, afferma l’ efficacia sacramentale della
preghiera dei discepoli, quando sono concordi e
riuniti nel nome di Cristo. Anche nella preghiera del
singolo cristiano è TUTTA la famiglia di Dio che
espone al Padre i suoi bisogni
Ma, in modo ancora più profondo, l’ aggettivo
nostro, è riferito a Dio. Esso “non esprime un
possesso”, ma una relazione con Dio totalmente
nuova (CCC. 2786). Relazione instaurata con la
Nuova ed eterna Alleanza, che fa di noi, il suo
popolo e della Trinità il nostro Dio (CCC. 2787)
In più, con l’ aggettivo nostro,
esprimiamo l’ accettazione, attiva e
passiva, della maternità della chiesa e
della carità che ci unisce ad essa e in
essa; così da avere come la comunità
apostolica, un cuor solo e un anima
sola (At 4, 32) perché abbiamo un unico
Padre (Ef 4, 1 - 6)
Questa espressione biblica non significa un luogo (lo spazio), bensì
un modo di essere, non la lontananza di Dio ma la sua Maestà.
(CCC. 2794)
I Cieli, nel linguaggio simbolico biblico, indicano
la dimora di Dio, cioè la sua trascendenza. I
rabbini useranno questo termine come una
circonlocuzione, che evitava loro di
pronunciare il nome di Dio (Cfr Lc 10, 20)
“i vostri nomi sono scritti nei cieli” . Perciò celeste è
sinonimo di PERFETTO (Cfr. Mt 5, 48) “Come è
perfetto il Padre vostro celeste”; ma è anche
sinonimo di SANTO (Cfr. Gv 17) “Padre Santo”.
Con linguaggio corrente potremmo trascrivere:
Padre nostro che sei nei cieli=
Padre di tutti, Onnipotente e Santo Iddio
In ciò abbiamo la rivelazione fattaci e partecipataci da Cristo
sull’ Onnipotente tenerezza di Dio Padre che nella storia
dell’ Alleanza ci si rivela, non solo come Jhavè, il Dio per noi, ma
anche come L’ Emmanuele, il Dio con noi (Cfr. Is 7,14 – Ap 21, 3)
Secondo Sant’ Agostino, i cieli sono il cuore dei giusti, dove Dio abita
come nel suo Tempio
RIGUARDANO DIO
RIGUARDANO NOI
Il tuo nome
Il tuo Regno
La tua Volontà
Del nostro pane quotidiano
Di essere perdonati dai nostri peccati
Di non soccombere alle nostre tentazioni
Di vincere il nostro nemico
Le Prime tre domande sono teologali perché ci attirano
verso la Gloria del Padre (CCC. 2803).
Queste tre suppliche sono già esaudite nel SACRIFICIO
di Cristo Salvatore, ma sono ora rivolte, nella speranza,
verso il compimento finale, in quanto Dio non è ancora
tutto in tutti (CCC. 2804)
Le altre quattro domande riguardano noi che, per
divenire figli del Regno, abbiamo bisogno di vivere
costantemente la nostra relazione con il Padre e con i
fratelli.
Queste ultime quattro domande, come altrettante vie
verso di Lui, offrono alla sua Grazia la nostra miseria
(CCC 2803).
Un giorno, il tuo giorno, o mio Dio, io verrò da
Te. E nell’ autentica esplosione della mia
Risurrezione saprò che la tenerezza sei Tu, che
la mia libertà sei ancora Tu. Verrò verso di Te,
mio Dio, e Tu mi donerai il tuo volto. Verrò
verso di Te con il mio sogno più folle: portarti il
mondo tra le braccia. Verrò verso di Te, e
griderò a piena voce tutta la verità della vita
sulla terra a Te che sei nei cieli. Ti griderò il mio
grido che viene dal profondo dei secoli: Padre
nostro! Ho tentato di essere un uomo, e sono
tuo Figlio.
Prossimo incontro 14 Dicembre 2015
alle ore 20,00 presso
la Chiesa di San Rocco
“Sia santificato il tuo nome”
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Diapositiva 1 - Parrocchia San Valentiniano Vescovo