105a Stagione Concertistica 2014/2015
CORO DELLA S.A.T.
MAURO PEDROTTI direttore
nel ventennale della scomparsa di Arturo Benedetti Michelangeli
LUNEDì 16 MARZO 2015 ore 20.45
PROGRAMMA
fra parentesi i nomi degli armonizzatori - dove non diversamente indicato,
le armonizzazioni sono del Maestro Arturo Benedetti Michelangeli
Sui monti fioccano (Luigi Pigarelli)
Che fai bela pastora
Il maritino
‘Ndorménzete popin
Le carrozze (Renato Dionisi)
Serafin
I lamenti di una fanciulla
Senti ‘l martélo (Renato Dionisi)
Le maitinade del Nane Periot
***
Serenada a Castel Toblin (Luigi Pigarelli)
Era nato poveretto
Le soir à la montagne
La scelta felice
Io vorrei
La bella al molino
Vien moretina
La sposa morta (Antonio Pedrotti)
Entorno al foch
IL CONSERVATORIO DELLE ALPI
Nel ricchissimo e variegato mondo della coralità italiana il Coro della S.A.T. di
Trento rappresenta una vera e propria istituzione, tanto che il grande musicologo
Massimo Mila arrivò a definire l’ensemble “il Conservatorio delle Alpi”.
La formazione nasce ufficialmente con la denominazione S.O.S.A.T. (Sezione
Operaia Società Alpinisti Tridentini) nel 1926, in un periodo di importanti
cambiamenti per il territorio e l’identità della gente trentina.
Fondatori e animatori ne furono i fratelli Pedrotti i quali – assieme ad un
gruppo di amici – inventarono un nuovo modo di cantare, ma soprattutto di
interpretare il patrimonio della tradizione e della cultura popolare.
Il meticoloso lavoro di ricerca dei canti tradizionali (non solo trentini)
tramandati di generazione in generazione e soprattutto la novità interpretativa
suscitarono ben presto l’interesse del mondo musicale – anche “colto” – tanto
che personaggi come Arturo Benedetti Michelangeli, Giorgio Federico Ghedini
e Renato Dionisi scrissero svariate armonizzazioni appositamente dedicate al
Coro della S.A.T.
Il valore artistico di questi contributi ed il livello esecutivo raggiunto dal Coro
trentino, oltre a distinguerlo da ogni altro complesso del genere, testimoniano il suo
superamento dei limiti della definizione di “coro popolare” o “coro di montagna” ed
il raggiungimento di un prestigio consolidato anche nell’ambito della musica “colta”.
In quasi 90 di attività, il Coro della S.A.T. ha tenuto oltre 2000 concerti in tutta
Italia, nelle grandi capitali europee (Parigi, Berlino, Amsterdam, Bruxelles,
Vienna, Copenhagen, Mosca, Praga) e oltre oceano (Canada, Stati Uniti,
Messico, Brasile e Corea del Sud).
Ciò che stupisce, scorrendo l’albo d’oro di questi concerti, è che la S.A.T.
è capace di esibirsi tanto al Metropolitan di New York (accadde nella prima
trasferta statunitense del 1981), alla Konzerthaus di Vienna o alla Musikhalle
di Amburgo, quanto nello stabilimento Marzotto di Valdagno (1957), al Rifugio
Brentei di Madonna di Campiglio o al Policlinico Gemelli di Roma. Anche questo
desiderio di portare la bellezza del canto in contesti molto differenti fra di loro
fa del Coro S.A.T. un esempio che rimane unico, nel panorama musicale italiano.
Questa è la sesta volta che il Coro si esibisce a Vicenza. Il debutto in città fu nel
settembre del 1948 ai Padiglioni della Fiera (che allora si trovavano ai giardini
Salvi); poi, nel 1961, l’onore di cantare al Teatro Olimpico. L’ultima apparizione
è di cinque anni fa, per una serata benefica a favore dell’Associazione Italiana
per la Donazione di Organi.
IL PROSSIMO CONCERTO
I brani in programma sono presentati dal maestro Mario Lanaro. Direttore di coro,
compositore, docente al Conservatorio di Verona, Lanaro collabora da molti anni con
la Società del Quartetto di Vicenza nell’ambito di vari progetti didattici e divulgativi a
livello regionale. Il più importante di questi, dal titolo “Scrivi che ti canto” proseguirà
anche nella prossima stagione 2015/16.
GIOVEDì 26 MARZO
ore 20:45
JUNGE STUTTGARTER BACH ENSEMBLE
HANS-CHRISTOPH RADEMANN direttore
musiche di Bach
Biglietti: intero € 25 / ridotto over65 € 20 / ridotto under30 € 12
CANTI SERVITI SU UN PIATTO D’ARGENTO
Alla fine di una lunga intervista concessa a Camilla Cederna alla fine degli
anni Sessanta, Arturo Benedetti Michelangeli accompagnò la giornalista in un
negozio di dischi e le fece dono dell’ultima registrazione del Coro della S.A.T.,
che conteneva le sue armonizzazioni.
È un piccolo aneddoto, ma che dice molto sullo specialissimo rapporto che il
sommo pianista intrattenne per tanti anni con la formazione trentina fondata
dai fratelli Pedrotti.
Un rapporto fatto di amicizia e di arte iniziato per caso quando, nel lontano
1936, il sedicenne Benedetti Michelangeli si esibì assieme al fratello violinista
nell’intervallo di un concerto della S.A.T. in quel di Brescia. Passano gli anni
e nel 1949 Arturo Benedetti Michelangeli viene chiamato al Conservatorio
“Monteverdi” di Bolzano (precedentemente aveva insegnato anche al
“Benedetto Marcello” di Venezia) e a Bolzano vive e lavora uno dei fratelli
Pedrotti, Enrico, che riallaccia i legami di amicizia con il già famoso pianista.
Nel frattempo anche la fama del Coro, con quel suo modo “nuovo” di
presentare il repertorio popolare, aveva ampiamente travalicato i confini
trentini incuriosendo non poco perfino il diffidente mondo della musica “colta”.
Il nuovo incontro fra Michelangeli ed Enrico Pedrotti produce quasi
spontaneamente le prime armonizzazioni di canti piemontesi, lombardi e
provenzali, alcuni dei quali ascoltiamo questa sera, come La bella al molino, Il
maritino e La scelta felice.
All’interno del Coro, che ogni venerdì si ritrova nel laboratorio fotografico
dei fratelli Pedrotti per le prove, le sonorità uscite dalla penna di Benedetti
Michelangeli lasciano inizialmente perplessi, quasi attoniti, anche perché non
sono certo facili da assimilare. Chi non ha una gran preparazione musicale
fatica a percepire di primo acchito la bellezza di quelle armonie e mugugna;
chi, al contrario, è in grado di comprendere nel profondo la melodia, la
struttura, il ritmo e l’armonia, capisce subito di trovarsi di fronte a dei piccoli
capolavori. È un modo nuovo di intendere il canto popolare.
Sotto la guida di Silvio Pedrotti – anche lui sorpreso, al cospetto di una
musica della quale intuisce la grandezza – il “nuovo” canto prende forma e
convince tutti, tanto che fra il 1956 ed il 1960 la S.A.T. incide per Odeon alcuni
33 giri che comprendono tutti i canti del primo periodo di collaborazione fra
Benedetti Michelangeli ed il coro trentino.
Seguirono altre chicche (in tutto saranno 19) donate dal grande Maestro non
solo alla S.A.T., ma più in generale al canto popolare, che ora è sorretto da
un impianto armonico di grande valore musicale: si tratta di molti canti della
tradizione trentina (Che fai bela pastora, Le carrozze, Serafin, Le maitinade
del Nane Periot...), ma anche lombarda (Era nato poveretto) e valdostana (Le
soir à la montagne), fino al capolavoro della struggente ‘Ndormézete popin,
che arriva nel 1983. Rispolverata dai ricordi di Rosa Pedrotti Daprà, la dolce
melodia di questa ninna nanna – spiega Mauro Pedrotti – è accompagnata
da un sommesso barbaglio di arpeggi e di glissati dei tenori in controtempo,
mentre i baritoni e i bassi giocano sul ritmo naturale con calibratissimi
ondeggiamenti di semitoni.
Qualche volta il Maestro assisteva perfino alle prove: in piedi, sostenendosi
il mento con la mano, ad occhi chiusi, con un tenue dolce sorriso – racconta
Lino Zanotelli – esprimeva grande gioia e soddisfazione nel sentire la nascita
dei suoi canti. Ascoltava in silenzio la fusione delle parti; al termine, con un
filo di voce (com’era sua abitudine) quasi timoroso, quasi da non sentire, con
un cenno del capo: “Bene!” .
L’amicizia fra il sommo pianista ed il coro trentino è importante non solo per
ciò che ha prodotto sotto il profilo meramente artistico, ma anche perché oggi
ci consente di analizzare sotto una nuova luce la personalità di Michelangeli,
uomo spesso considerato scontroso e altezzoso.
Al contrario, il pianista bresciano – dall’indeformabile timidezza – era una
persona che amava le cose semplici, la natura, i paesaggi delle grandi
montagne trentine, i rapporti umani fondati sulla spontaneità e sulla sincerità.
Tutti valori che ha ritrovato fra i “ragazzi” della S.A.T., lontani anni luce da
lui per bagaglio culturale, estrazione sociale, esperienze lavorative, ma con
i quali stava bene, in un’atmosfera informale dove contava solo la comune
passione per il canto, la ricerca della perfezione e non il titolo di studio o il
conto in banca.
Arturo Benedetti Michelangeli ci ha lasciato vent’anni fa, nel giugno del 1995.
Il concerto di questa sera vuole essere un omaggio non tanto al sommo,
perfetto pianista che la Società del Quartetto di Vicenza ha avuto l’onore di
ospitare nelle sue stagioni concertistiche, quanto piuttosto al compositore
raffinato e all’artista capace di tradurre in musica sentimenti, emozioni e
situazioni.
I SOSTENITORI
La 105a Stagione Concertistica della Società del Quartetto è realizzata grazie a
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MARZOTTO
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