Silvia Andrich e Massimo Turrini SOS esame di terza media Strategie e consigli su come affrontare le prove per ragazzi con dislessia e altri DSA Presentazione di Sofia Cramerotti Erickson Indice Presentazione di Sofia Cramerotti 9 Introduzione13 Capitolo primo I disturbi specifici di apprendimento spiegati ai ragazzi 19 Capitolo secondo I nostri diritti 37 Capitolo terzo Autoefficacia, metacognizione, attribuzione di causa e autostima 53 Capitolo quarto Il metodo di studio 69 Capitolo quinto Il ripasso e i diversi tipi di verifica 99 Capitolo sesto Prepararsi per la prova orale 113 Capitolo settimo La voce dei genitori 125 Conclusioni143 Bibliografia147 Appendice 1 Materiali utili per l’alunno Appendice 2 Nota sullo svolgimento delle prove Invalsi 2014 per gli allievi con BES 151 161 Introduzione Anche quest’anno arriverà giugno e migliaia di studenti di terza media con DSA sosterranno gli esami conclusivi della scuola secondaria di primo grado. Per loro le vacanze arriveranno un po’ più tardi, ma in compenso non saranno impegnati con i compiti estivi, a meno che qualcuno particolarmente coscienzioso non decida, dopo un meritatissimo periodo di riposo, di cercare di potenziare qualche carenza o di migliorare ulteriormente il proprio rapporto con il computer, imparando a utilizzare qualche strumento informatico e a esercitare abilità utili per il suo prossimo futuro, come: imparare a scrivere veloce con la tastiera, leggere attraverso la sintesi vocale o utilizzare software specifici per costruire mappe e schemi. L’idea di scrivere un libro sui ragazzi e ragazze con disturbo di apprendimento e l’esame di terza media nasce dalla piacevole e intensa esperienza vissuta nell’ultimo anno che ha visto gli autori di questo volume impegnati nel gestire e coordinare piccoli gruppi di adolescenti, al fine di favorire in loro l’apprendimento di un metodo di studio efficiente ed economico per sostenere con serenità l’importante appuntamento di fine anno scolastico. L’idea di lavorare in gruppo, anziché individualmente con ragazzi e ragazze ormai grandi, derivava dalla considerazione che, per chi ha superato la scuola primaria ed è giunto alla scuola media, fatta eccezione per il doposcuola organizzato da 13 associazioni e cooperative che si occupano dei compiti quotidiani o di insegnanti privati per le ripetizioni, nell’ambito pubblico sanitario e nel territorio non esiste una grande offerta in termini di aiuto alla famiglia per favorire un potenziamento delle abilità residue e l’insegnamento di un metodo funzionale e adeguato al disturbo. L’esperienza del gruppo deriva dalla convinzione che molte teste pensano e lavorano meglio che non una e dalla nostra simpatia per la metodologia cooperativa. Attraverso la discussione, il confronto, l’insegnamento reciproco, la riflessione di gruppo si crea infatti la situazione ottimale alla crescita psicologica e all’apprendimento, favorendo così non solo il senso della cooperazione e dell’aiuto reciproco, ma anche la motivazione, l’autostima, il senso di autoefficacia e, perché no, anche il divertimento. La pausa con la merenda a metà sessione e le piccole e numerose «soste» di battute, aneddoti, sdrammatizzazioni e racconti di episodi divertenti e significativi, accaduti in un passato scolastico più o meno recente, contribuiscono a creare un clima di amicizia, serenità, allegria e di profondo rispetto reciproco. Trovarsi poi in un gruppo di pari, con lo stesso problema, pur se caratterizzato da sfumature diverse, favorisce la consapevolezza di sé e la realizzazione di non essere gli unici che, pur essendo intelligenti, hanno dei problemi a scuola, problemi che possono essere affrontati e ridimensionati. Dunque, da questa esperienza e dagli incontri condotti con studenti con DSA nasce questo libro, nella speranza che da essi possano essere tratti, generalizzati e facilmente adattati insegnamenti, consigli, suggerimenti per affrontare al meglio l’esame di terza media. Il volume fornisce inizialmente una panoramica teorica sui disturbi dell’apprendimento e le misure normative che li riguardano, per poi presentare nel dettaglio strumenti e strategie per migliorare il metodo di studio e la preparazione 14 scolastica. Il libro è pensato per poter essere letto sia dall’adulto che a vario titolo segue la preparazione del ragazzo con DSA (genitore, educatore, insegnante), soprattutto nei capitoli che si occupano di descrivere la natura dei disturbi e le normative che li riguardano, sia in autonomia dallo studente, che troverà, nei capitoli più «operativi», preziose indicazioni e materiali pronti all’uso per organizzare in modo funzionale ed efficace i tempi e le modalità del proprio studio. Nel Capitolo primo saranno affrontate e spiegate, nel modo più semplice possibile e a portata di ragazzo, le caratteristiche dei principali disturbi di apprendimento con le relative conseguenze e ripercussioni in ambito scolastico. Ci si soffermerà maggiormente sulla dislessia, il disturbo che più di ogni altro interferisce con l’apprendimento e la capacità di studio. Prima di entrare nel merito delle tecniche e metodologie da adottare nello studio quotidiano, riteniamo sia fondamentale conoscere anche i propri diritti stabiliti dal nostro sistema legislativo, prime tra tutte la Legge 170 del 2010 e le Linee guida del 12 luglio 2011. Per questo, il Capitolo secondo ha proprio il compito di orientare e informare correttamente attraverso una riflessione pratica e concreta, partendo dagli articoli e da quanto sancito dalla normativa vigente in merito ai DSA. Nel Capitolo terzo, invece, relativo alla motivazione e alle variabili emotive conseguenti, impareremo a capire meglio come le emozioni possono influire sugli apprendimenti e il perché di alcuni atteggiamenti disfunzionali per la buona riuscita di un compito. Come sostiene Cesare Cornoldi (Cornoldi et al., 2010), un ragazzo dislessico non può permettersi di adottare il metodo di studio più diffuso dalla maggior parte dei suoi coetanei, ovvero leggere più volte il materiale da studiare da cui ricavare riassunti o schemi scritti più o meno densi di contenuti, da rileggere prima delle verifiche. La sua difficoltà non solo rallenterebbe a 15 dismisura i tempi, ma anche lo affaticherebbe, rendendo precari i processi di comprensione e di elaborazione del testo. La sfida educativa diventa allora quella di trovare le strategie più efficaci per studiare le varie materie, introducendo, laddove necessario, supporti informatici quali pc e videoscrittura, libri digitali, audiolibri, sintesi vocali, software per la costruzione di mappe, ecc. Non sempre, poi, gli studenti ai quali è stato diagnosticato un disturbo dell’apprendimento vengono riconosciuti per tempo nelle loro difficoltà (le cosiddette «diagnosi tardive») e non sempre ottengono un adattamento di una didattica che renda meno ostico e gravoso l’apprendimento e lo studio. All’interno dei nostri gruppi, ad esempio, composti ciascuno da quattro ragazzi, in tutti i casi almeno tre di loro avevano ricevuto la diagnosi durante la scuola media (un paio anche qualche mese prima degli incontri). Sosteniamo totalmente la tesi di Cornoldi, Tressoldi, Tretti e Vio (2010) secondo la quale, per uno studente con DSA, imparare un adeguato metodo di studio significa possedere il principale e più importante strumento compensativo che affianca poi gli altri, sia tecnologici che didattici. Tali studenti (e i nostri non si discostano affatto dalla media) sono generalmente meno strategici dei loro coetanei e, da un punto di vista metacognitivo, tendono a «predicare bene e a razzolare male». Ovvero dimostrano di conoscere tutta una serie di abilità e di strategie utili allo studio, ma poi non le applicano, perché pensano che per loro non siano molto utili in quanto li fanno sforzare di più e perdere tempo prezioso. Per fare un esempio, molti preferiscono continuare a sottolineare durante la prima lettura, rischiando di evidenziare così l’intera pagina, che non iniziare alla seconda lettura, quando si è inquadrato a grandi linee l’argomento. Oppure la maggioranza tende a evitare di esporre ad alta voce un argomento studiato in vista di un’interrogazione orale, preferendo invece ripeterlo nella mente e comunque in maniera silente. 16 Per questo, nei Capitoli quarto e quinto presenteremo la metodologia nata dalla nostra esperienza pluriennale nel recupero e potenziamento del metodo di studio con ragazzi DSA, cogliendo importanti spunti dall’importante lavoro di Friso e collaboratori (2012), che ci ha formati e accompagnati in questo bellissimo percorso. Il Capitolo sesto, invece, sarà interamente dedicato alla preparazione dell’esame orale, che insieme alle prove Invalsi è il più temuto dalla maggior parte dei ragazzi. Il Capitolo settimo sarà infine dedicato ai genitori: vi affronteremo nel dettaglio le emozioni vissute dalle famiglie, cercando di offrire degli spunti e dei suggerimenti su come poter affiancare, sostenere e aiutare strategicamente i propri figli in vista dell’esame (ma non solo, evidentemente). La maggior parte delle stesse famiglie, infatti, dopo aver ricevuto la diagnosi, si trova in mano una certificazione e, nella migliore delle ipotesi, dei suggerimenti su come aiutare il proprio figlio e sui comportamenti che invece è meglio evitare. In definitiva, il vissuto provato è però molto simile all’impotenza e all’impreparazione in un ambito così complesso e vario come quello dei disturbi dell’apprendimento. Anche nel nostro piccolo, abbiamo potuto constatare la solitudine, la frustrazione, l’amarezza sperimentate dai genitori, soprattutto dalle mamme, e il loro immenso bisogno di confrontarsi con qualcuno che sapesse esattamente di cosa si stesse parlando. Il primo incontro e l’ultimo, dedicati interamente ai genitori, sono stati emotivamente intensi e toccanti, ma hanno permesso di creare una situazione simile al mutuo aiuto e, in alcuni casi, di instaurare dei legami importanti di amicizia e condivisione. Una delle nostre mamme, particolarmente motivata e combattiva, è riuscita ad esempio a costituire un gruppo di genitori di ragazzi DSA e ha ottenuto il permesso dal Dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di appartenenza di potersi trovare con cadenza settimanale in uno spazio messo a disposizione dalla scuola, per 17 confrontarsi e aiutarsi reciprocamente nell’affrontare i problemi scolastici dei propri figli. Infine, al fondo del volume troverete due utili Appendici: nell’Appendice 1 vengono forniti, in formato fotocopiabile e dunque pronti all’uso, tutti i materiali citati nei capitoli precedenti: tabelle riassuntive, checklist per la gestione dei tempi, calendari e planning giornalieri, settimanali e mensili per l’organizzazione dello studio. Nell’Appendice 2, invece, è riprodotto il testo integrale della «Nota sullo svolgimento delle prove Invalsi 2014 per gli allievi con bisogni educativi speciali». Per chi volesse poi approfondire la conoscenza di alcune delle norme più importanti sui DSA e la scuola, la Bibliografia rimanda ai link del Ministero dell’Istruzione da cui è possibile scaricare i testi di legge per poter conoscere nel dettaglio le tutele e le misure compensative e dispensative che essi garantiscono. Senza voler essere presuntuosi, auspichiamo, con questo libro, di riuscire a dare una mano a chi è in procinto di sostenere il primo esame importante della propria vita e alle rispettive famiglie, fornendo strumenti validi per affrontare sia la parte scritta che l’orale, con una giusta carica di motivazione, sicurezza e serenità. Coraggio, ragazzi, non sarà sicuramente l’ultimo esame, perché, come diceva bene il grande Eduardo De Filippo, «Gli esami non finiscono mai». Ci saranno quelli della patente, di maturità, i numerosi esami universitari, ma più di tutto vi dovrete impegnare nelle prove che la vita vi metterà di fronte, più o meno complesse, e che affronterete con coraggio, strategia, determinazione, motivazione e ottimismo, proprio come… il vostro esame di terza media. 18 Capitolo quarto Il metodo di studio Soprattutto dalla scuola secondaria di primo grado in poi, ciò che trasversalmente non deve mai mancare, indipendentemente dall’attività che ci si accinge ad affrontare, è il lavoro metacognitivo con i ragazzi. Questa parola, metacognizione, altro non significa che toccare con mano, far provare e ragionare insieme sul tipo di compito, attività essenziale per far prendere coscienza di quali siano le corrette strategie per agire in modo proficuo all’interno del contesto scuola (e non solo). Di fondamentale importanza sono le domande metacognitive che si pongono ai ragazzi; esse devono lasciare spazio alle risposte ragionate ma soprattutto essere concrete e provocare reazioni come «È vero!», «Funziona sul serio!», «Eureka!». I ragazzi non hanno bisogno di sentirsi dire cosa devono fare, anzi, devono essere presi per mano e accompagnati in una dimensione dove nessuno comanda ma vige sovrano il confronto e, perché no, «lo sbagliare» dovuto proprio alla scoperta per prove d’errore. A questo scopo, si è voluto affrontare il problema della mancanza di metodo di studio da una prospettiva inversa. Classicamente, in questa tipologia d’incontri si punta per prima cosa all’organizzazione del tempo. Nel nostro caso, invece, questo è stato l’ultimo punto discusso. Il motivo di 69 Come organizzare lo spazio Per l’indagine sull’organizzazione dello spazio di studio, abbiamo fatto riferimento al libro ADHD e compiti a casa (Daffi, 2013, p. 79). I quesiti sottostanti (tabella 4.1), presentati sottoforma di checklist, richiedevano una risposta alla domanda: Se mi mostrassi il tuo spazio di studio, quali tra questi oggetti vedrei? Tabella 4.1 L’organizzazione dello spazio: elementi funzionali Elementi funzionali allo studio È presente nel tuo spazio di studio? Un orologio da muro, meglio se digitale, cioè senza le lancette Sì No Un calendario Sì No Una lavagnetta Sì No Un portadocumenti da parete Sì No Una striscia di sughero o di compensato su cui poter attaccare biglietti vari Sì No Una lampada che, all’occorrenza, si può accendere per avere sempre una visibilità ottimale del compito Sì No Per chi ne fa uso, un computer con programmi per ausilio allo studio, come software per creare schemi e mappe del tipo IperMAPPE (Erickson, 2013) oppure sintesi vocali come ALFa READER (Erickson, 2012) Sì No Lo scopo di queste domande era quello di far riflettere sia su ciò che è necessario vi sia nel proprio spazio di studio, sia su ciò che invece non doveva esservi. Queste considerazioni, però, dovevano emergere dalle singole riflessioni metacognitive ed è 73 Come gestire il tempo Rifacendoci a quanto detto all’inizio del capitolo, ora che lo spazio e il metodo di studio, nonché la gestione delle energie, sono stati ben definiti e interiorizzati, non resta che dare un taglio più quantitativo al nostro discorso, con lo scopo di unire le varie fasi fin qui affrontate. Poco prima si è accennato alla necessità di spendere qualche parola in più per descrivere nel dettaglio il punto 3 della tabella 4.4. «Diluire» lo studio, ovvero distribuirlo nel tempo, è fondamentale per poter arrivare preparati e senza «l’acqua alla gola». A questo proposito, il collante della discussione con i ragazzi, come sempre, è venuto dal ragionamento e dalla prova che ogni studente doveva affrontare per poter confrontare i vantaggi e gli svantaggi di questo nuovo modo di apprendere autonomamente. Dopo aver riflettuto e testato a casa il nuovo metodo appreso negli incontri precedenti, rimaneva ancora un grosso scoglio: il tempo. Anche in questo caso, si è partiti dalle risposte date dai ragazzi al questionario «Intervista sulle abitudini di studio dello studente». Nello specifico, ecco le domande: 3. Studi solo poco prima delle verifiche o anticipi parte dei compiti per non arrivare mai «con l’acqua alla gola»? 10. Ritieni utile dedicare del tempo al ripasso? Se sì, quanto tempo ci dedichi? Se no, perché? 13. Programmi il tuo pomeriggio tenendo in considerazione sia i compiti scolastici che i tuoi hobby? In che modo? 7. Coltivi interessi al di fuori dello studio (ad esempio sport, hobby, ecc.)? (Friso et al., 2012, pp. 36-37) Anche a queste domande, le risposte dei ragazzi puntavano verso la stessa direzione: tempistiche indefinite. 90 Si è quindi suddiviso il discorso in due parti, facendo riferimento inizialmente alle prime due domande e successivamente alle ultime due. La necessità di occuparsi delle materie difficili per le quali è necessario diluire la preparazione nel tempo confliggeva decisamente con le risposte alle prime due domande. Non può esserci una tempistica indefinita quando è necessario visionare e studiare una grossa mole di materiale. Era chiaro si dovesse procedere per gradi. La forza di questi incontri risiedeva proprio in questo. Le risposte che i ragazzi avevano fornito all’inizio dovevano necessariamente mutare sulla base delle evidenze che loro stessi avevano sperimentato nel corso delle ore passate insieme. Ecco perché, a questo punto, le vecchie abitudini stonavano letteralmente con i ragionamenti fatti in corso d’opera. Era necessario suddividere lo studio ed essere costanti non tralasciando il tempo finale per il ripasso dei materiali rielaborati prodotti. Come già visto, e come sarà presentato successivamente per tutte le altre tematiche, il confronto accompagnato dal «mettere in pratica» è la chiave di volta per la riuscita del progetto. In questo caso, abbiamo rilevato una mancanza di programmazione e suddivisione funzionale del tempo pomeridiano dedicato allo studio. Affrontando il problema «a monte», ci siamo avvalsi di alcuni materiali come quello fornito, a titolo esemplificativo, in tabella 4.5. L’obiettivo era quello di ragionare insieme su quanto fosse importante organizzare la settimana sulla base del tempo a disposizione. Questo non valeva solo per i compiti scolastici ma risultava altrettanto essenziale per gli impegni personali come quelli sportivi, i propri interessi, i propri hobby e i propri doveri familiari. È qui che si fa riferimento alla seconda 91 TABELLA 4.5 Calendario settimanale di studio Settimana dal ___________________________ al ___________________________ Ore Lunedì 14.00 Matematica 15.00 Martedì Mercoledì Italiano Allenamento Judo 16.00 Geografia 17.00 Venerdì Calcio Matematica Calcio 18.00 19.00 Giovedì Film Pianoforte Aiutare la mamma Sabato Domenica Guardare partita in TV Telefonare a Francesco Riordinare Leggere la stanza il mio libro Leggere il mio libro Leggere il mio libro coppia di domande riportate sopra. Non si vive di solo studio. Inoltre, soprattutto per chi fa dello sport, è importante che questa attività sia costante e che non venga utilizzata come «punizione» per il mancato studio. Di contro, ogni ragazzo deve essere responsabile verso i propri impegni scolastici così da non dover mancare agli appuntamenti sportivi. Questo pratico strumento, allegato anch’esso come tutti gli altri nell’Appendice 1, così da poter essere fotocopiato e 92 Capitolo sesto Prepararsi per la prova orale Fra tutte le prove dell’esame, l’orale è forse quella che genera più ansia nei ragazzi. Se si chiede loro il perché di tale paura, una delle risposte più frequenti è la seguente: «Ho paura perché sono solo davanti a tutti i miei prof. e poi… c’è anche il Presidente, un preside di un’altra scuola». Se a prima vista ciò può sembrare un limite, può diventare invece un punto di forza e una fortuna soprattutto per tutti quegli studenti, estremamente emotivi, insicuri e timorosi più nel far brutta figura davanti ai propri compagni che non davanti ai propri professori. 113 Rampin e Monduzzi (2012) sostengono che quando si è adolescenti è normale temere il giudizio degli altri e per tale motivo non bisogna farsene un cruccio e un senso di colpa. A volte la paura di ciò che gli altri pensano di loro stessi li frena al punto di evitare di fare le cose come lo vorrebbero (ad esempio una bella interrogazione) e di ottenere così risultati inferiori alla loro preparazione. Ricordiamo a proposito la brillante performance all’orale fatta da una ragazzina che durante i tre anni di scuola media non era mai riuscita a sostenere con la dovuta serenità e competenza un’interrogazione per la paura delle prese in giro e dei giudizi spietati dei compagni. Da quando poi, ahimé, sono stati aboliti gli esami di quinta elementare, gli studenti di terza media non sanno bene cosa aspettarsi perché non hanno mai affrontato un esame prima (e pensare che uno dei due autori di questo volume ha sostenuto persino gli esami di seconda elementare!). La prova orale è a carattere pluridisciplinare (tutte le materie escluso l’insegnamento della religione cattolica) e conclude l’esame in cui viene valutata non solo la preparazione, ma anche il grado di competenza, la disinvoltura, l’autocontrollo e le abilità relazionali. I ragazzi devono essere rassicurati sul fatto che il colloquio pluridisciplinare non è altro che una chiacchierata tra gli alunni e i professori su quanto si è studiato ed è una delle interrogazioni più «umane» e informali di tutto l’anno (anche se purtroppo è risaputo che durante l’ultimo anno alcuni insegnanti, per stimolare lo studio e l’impegno dei loro alunni, finiscono per terrorizzarli). La buona notizia è che i colloqui orali durano dai 30 ai 45 minuti (cioè meno di un’ora) e che i primi dieci sono dedicati al prendere visione degli esiti delle prove scritte. Se queste non dovessero essere andate come ci si aspettava, non bisogna entrare nel panico e pensare di essere bocciati, perché l’esame orale, in 114 tutta Italia, fatta eccezione per la Regione Trentino-Alto-Adige, nella valutazione finale ha un peso pari alle altre prove. Per arrivare ben preparati il giorno dell’esame orale, valgono i suggerimenti relativi al metodo e alle strategie di studio finora esposti. Per cui è essenziale studiare con regolarità durante tutto l’anno scolastico, evitando assolutamente di ripassare l’intero programma l’ultimo giorno! Allo stesso modo è importante organizzare lo studio suddividendo il ripasso delle materie in più giornate (ottimale due materie al giorno intervallate da una bella pausa) evitando così di studiare la stessa per un giorno intero, pena la noia, la demotivazione e l’affaticamento. Il ripasso in coppia o in piccolo gruppo fa sì che l’apprendimento mediato dai pari dimezzi l’ansia e favorisca le abilità di apprendimento e insegnamento reciproco: ricordiamo infatti che si impara dagli altri, per mezzo degli altri e con gli altri (Miato e Andrich, 2003). E ripassare insieme a un compagno o a una compagna è anche molto più piacevole. Siccome la prima parte dell’esame è costituita dalla visione degli elaborati scritti, se qualcosa fosse andato storto, ad esempio, nella prova di matematica, il consiglio è quello di allenarsi nel fare esercizi simili, trovandosi pronti nel caso il prof. o la prof. richiedesse di svolgerne uno durante l’orale. Per quanto riguarda l’ Educazione tecnica e l’Educazione artistica, è necessario controllare di avere con sé le relative cartellette con i lavori fatti durante l’anno. Anche ciò fa parte dell’organizzazione e non è scontato, poiché è comprensibile, oltre che molto probabile, che quando il livello di ansia superi una data soglia ci si dimentichi anche delle cose più importanti. Le tesine In molti istituti è consuetudine richiedere agli studenti di elaborare una tesina con argomenti tra loro collegati: gene115