MARINEO
Anno XX
Agosto 2013
€ 1,00
Copia omaggio
Confraternita San Ciro
Parrocchia S.S. Ciro e Giorgio – Marineo
FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI
SAN CIRO
MARINEO 16-17-18-19-AGOSTO 2013
Venerdì 16 Agosto
Ore 18.30 - Cappella San Ciro - Santa
Messa di apertura della festa – presieduta
dal parroco don Leo Pasqua
Ore 19.00 Ingresso gruppo “tammurinara”
Ore 19.00 - Ingresso del Complesso Bandistico “Gioacchino Arnone città di Marineo”
Ore 19.30 - Mostra di pittura presso il
Castello Beccadelli
Ore 20.00 - Mostra personale di pittura di
Rosario Rigoglioso – Salone Parrocchiale
Corso dei Mille
Ore 20.00 via Cavour – Palestra Scuola Elementare - Collettiva fotografica “ Un dono da
donare” a cura della Pro-Loco e dell’UNITALSI”
Ore 22.00
-Piazza Inglima Spettacolo in
collaborazione con FIT CENTER - MarineoOre 23.00
-Karaoke con animazione di
Giuseppe Zuccaro e Filippo Fazzini - Piazza
Garfield - Lodi
Sabato 17 Agosto
Ore 08.00
- Alborata
Ore 08.30
- Santa Messa - Chiesa Madre
Ore 09.00
- Ingresso gruppo “tammurinara”
- Ingresso del Complesso Bandistico
“G. Arnone Città di Marineo”
Ore 16.00
- Triangolare di calcio trofeo
San Ciro – Campo Sportivo – BolognettaOre 16.30
- “VI Cronoscalata in
Mountain Bike” – a cura dell’ “A.S.D. Extreme Racing Team” partenza zona “Sotto
Castello arrivo Piazza Sainte- Sigolene
Ore 18.30 - Vespri solenni e Santa Messa Chiesa Madre
Ore 22.00 - Piazza Inglima SPETTACOLO
Domenica 18 Agosto
Ore 08.00 - Alborata
Ore 08.30 - Santa Messa - Chiesa Madre
Ore 09.00 - Ingresso “tammurinara”
Ore 09.00 - Ingresso del Complesso Bandistico “Gioacchino Arnone Città di Marineo”
Ore 10.00 - “LA CUNNUTTA”. Tradizionale
processione di devoti che recano con muli e
cavalli doni votivi a San Ciro – con partenza
da Piazza Castello.
Ore 12.00 - Santa Messa Solenne con
Panegirico
Ore 16.30 - Esibizione per le vie e piazze
del paese del gruppo “tammurinara”.
- Esibizione per le vie e piazze
del paese del Complesso Bandistico “Gioacchino Arnone Città di Marineo”
Ore 18.30 - Piazza Sainte Sigolene Solenne
Liturgia Eucaristica presieduta da Mons.
Raffaele Galdiero, Parroco della Chiesa San
Ciro in Portici
Ore 21.00 - PROCESSIONE DELLE
SACRE RELIQUIE DI SAN CIRO
Lunedì 19 Agosto
Ore 08.00 - Alborata
Ore 11.00 - Solenne Concelebrazione Eucaristica dei Sacerdoti marinesi
Ore 16.30 - Intrattenimento lungo le vie e
piazze principali del gruppo “tammurinara”.
- Intrattenimento nelle principali
piazze del paese del Complesso Bandistico
“Gioacchino Arnone città di Marineo”
Ore 16.30 - Sfilata di carretti siciliani
Ore 17.00 - “Giornata dei marinesi nel
mondo” incontro con gli emigrati a cura del
Comune di Marineo
Ore 17.00 - Triangolare di calcio a 5 – categoria esordienti – Campo di calcetto - Marineo – trofeo San Ciro- a cura dell’Ass. S.
Maria della Dajna.
Ore 17.30 - “Animazione Baby Park giochi gonfiabili e artisti di strada” - P.za Garfield-Lodi.
Ore 19.00 - Santa Messa - Chiesa MadreOre 22.00 - Piazza Inglima – Spettacolo
Ore 24.00 - Giochi pirotecnici
Le luminarie saranno allestite con il patrocinio della
VRG Wind 129 srl Organizzazione dei festeggiamenti
a cura della Confraternita San Ciro
L’editoriale
Cocci
di democrazia?
di Giovanni Perrone
L
a nostra democrazia é malata,
viene sovente detto da commentatori politici e da esperti in
sociologia. In realtà, dal livello locale
a quello regionale e nazionale, e finanche europeo e mondiale, si evidenziano numerosi e complessi problemi.
Non possiamo, però, fare a meno della
democrazia. Essa va curata con amorevole costanza e competenza; difesa
dalle erbacce infestanti, dagli insetti
nocivi e voraci e dalle periodiche turbolenze. Tutti, cittadini ed istituzioni
siamo responsabili del suo benessere.
Pilastri portanti di una società democratica sono l’onestà, la partecipazione
e il condiviso impegno per costruire il
bene comune. La partecipazione
richiede un vivo spirito d’intraprendenza dei cittadini e delle varie forme
di aggregazione (istituzionali e non),
ma anche la voglia e la capacità di chi
governa o amministra di promuovere e
favorire la partecipazione, valorizzando sapientemente ed adeguatamente
tutte le risorse presenti nell’ambiente
in cui si opera. La democrazia viene
svilita da diffidenza, prevaricazione,
arroganza, incompetenza, autoreferenza. Essa viene alimentata da dialogo,
confronto, condivisione, fattivo impegno, reciproco rispetto, solidarietà,
sussidarietà. E’ illuminata ed orientata dalla giustizia, perciò le norme che
produce esaltano la dignità di ogni
persona e di ogni istituzione. Essa si
esplicita nel quotidiano impegno per
costruire ciò che è bene per tutti, non
nell’ansia di
strumentalizzare o
distruggere l’avversario né nella
famelica ricerca del proprio tornaconto. La democrazia è un grande pannello di mosaico costituito da varie tessere tra loro interagenti, non da frammenti taglienti, autoreferenti e litigiosi, pericolosi a se stessi e agli altri.
L’esercizio quotidiano della democrazia (nella famiglia, nelle istituzioni) fa
sperimentare e maturare la cittadinan-
za attiva e la qualità delle istituzioni. A
proposito di istituzioni il problema
non riguarda solo chi le governa, ma
anche chi – a qualsiasi livello - vi
opera. Ad esempio, in un’amministrazione comunale chi è responsabile del
bene o del male, della stasi o del progresso: Il politico o l’amministratore,
il burocrate, il semplice impiegato,
l’operaio, il comune cittadino? Se
ognuno adempie bene al proprio
dovere, fa del proprio meglio, onestamente ed intelligentemente, cooperando con gli altri, per raggiungere il
bene comune, i problemi si risolvono
più facilmente e la comunità progredisce. Un buon amministratore può essere ostacolato dal funzionario e viceversa. Altro esempio: giungono numerosi allarmi sull’aumento del consumo
di alcool e droghe, nonché del gioco
d’azzardo, anche da parte di giovanissimi. Sappiamo che ciò aliena e
“castra” fisicamente ed intellettualmente chi ne fa uso ed abuso e provoca grande danno alla società. Di chi è
la colpa? Di chi ama alienarsi e rendersi schiavo? Di chi li vende? Di chi
non controlla? Di chi non educa? Di
chi non mette in atto azioni preventive? Del malessere sociale diffuso?
Della carenza di lavoro e di futuro?
Che cosa può fare ciascuno, in base
alle responsabilità e alla competenza,
per dare un fattivo contributo alla
soluzione del grave problema?
Lamentazioni, pettegolezzi e chiacchiere non servono. Fanno piuttosto
danno. Il pettegolezzo semina erbacce
infestanti. Il piagnisteo “spegne” i
neuroni: stare vicino a chi perde tempo
a lagnarsi non fa bene al cervello:
bastano 30 minuti di lagne per disattivare l’area del cervello coinvolta nella
soluzione dei problemi. Perciò è sempre opportuno allontanarsi sollecitamente da chi sta a piangersi addosso e
da chi trova sempre tutto negativo.
L’ottimismo rende, invece, produttivi
ed apre nuovi orizzonti personali e
sociali. E’ necessario il concreto ed
adeguato impegno se si vuole andare
avanti. Un impegno condiviso fa bene
alle persone e alla società. A proposito
d’iniziative lodevoli ed efficaci si
segnala l’Oratorio parrocchiale che
coinvolge adulti e ragazzi in attività
educative e ricreative: un bel servizio
alla comunità! Così come le attività di
varie associazioni (es. associazioni culturali ed ecclesiali, scouts, sport, …) in
cui sono impegnati con costanza dei
volontari che generosamente offrono
il loro tempo per costruire il bene
comune.
Papa Francesco in uno dei suoi discorsi durante il recente viaggio in Brasile,
con il suo parlar chiaro ed immediato,
ha evidenziato la necessità di “riabilitare la politica, che è una delle forme
più alte della carità”. Riabilitare, cioè,
rendere efficace, adeguata al ruolo cui
è chiamata, cioè il servizio alla persona e alla società. Il Papa richiama alla
responsabilità sociale, all’intelligente
ed operosa presenza nella società, alla
lungimiranza e competenza che aiuta a
comprendere la realtà, dando un generoso contributo alla soluzione dei problemi. Il discorso del Pontefice, che
riportiamo in altra pagina del giornale,
aiuta tutti a riflettere e propone linee
d’intervento per maturare in sensibilità sociale.
A proposito di Papa Francesco, è
molto bello il suo costante e grato riferimento a Papa Benedetto. Ciò fa
onore a lui e alla Chiesa, testimoniando grandezza d’animo ed intelligenza,
nonché un cammino che viene da lontano e vuole andare lontano. La democrazia è consapevolezza delle radici,
capacità di onorare la memoria, di
manifestare gratitudine, di valorizzare
il passato per andare verso un futuro
migliore. Persone ed istituzioni debbono prevenire ogni forma di Alzheimer
se vogliono progredire.
La Rocca 3
Attività della Fondazione
Fondazioni culturali
G. Arnone: eletto
il nuovo presidente
Il saluto dell’architetto Guido Fiduccia, che succede a monsignor Giuseppe Randazzo.
E’
con immensa gioia e
grandissimo onore che
accolgo l’inaspettata decisione del C.d.A. delle Fondazioni Culturali Gioacchino
Arnone di designare il sottoscritto alla guida dell’importante sodalizio culturale.
Questa grande opportunità
mi ha ovviamente motivato
nell’affrontare
questa
nuova esperienza della mia
vita. Tuttavia, l’idea di
dover dirigere un organismo così importante come
le Fondazioni Culturali
Gioacchino Arnone, ha
posto in me l’interrogativo
sulla reale capacità di dirigere qualcosa che non sia
strettamente legato alla mia
professione.
Il mio primo pensiero è
andato all’attività svolta
negli anni passati, prima
dal Dott. Domenico Lo
Vasco e poi da Mons. Giuseppe Randazzo, i quali
hanno condotto con grande
impegno ed equilibrio le
varie attività culturali promosse dalla Fondazione,
traghettandola con successo alla attuale gestione che
mi accingo a condurre.
Credo sia dovuto portare a
conoscenza di quanti non
mi conoscono che sono una
persona
assolutamente
comune, e che per mestiere
svolgo la professione di
architetto. Nel corso degli
anni ho avuto il privilegio
di essere impegnato in alcune attività sociali, princi-
4 La Rocca
palmente volte al recupero
di minori e, da sempre, ho
avuto l’opportunità di operare professionalmente nell’ambito di varie componenti sociali ed ecclesiali.
Fatta questa breve, ma
dovuta autopresentazione,
vorrei esprimere alcuni
propositi circa la direzione
che intendo svolgere in
assoluta sintonia con le
varie realtà culturali, sociali, sportive e religiose presenti nel nostro contesto.
Sono profondamente convinto che il confronto tra i
diversi organismi preposti
al miglioramento, in senso
generale, della nostra
comunità, debba essere
l’elemento cardine per sviluppare delle opportunità di
crescita e dare delle risposte concrete, in particolar
modo ai giovani, sempre
più demotivati nel programmare il loro futuro ma
non stanchi di aspettare
delle occasioni per sviluppare i loro progetti di vita.
Ritengo, pertanto, che
quanti hanno la responsabilità di ciò, e la Fondazione
ne è sicuramente un soggetto, debbano rimboccarsi le
maniche e lavorare per
creare delle condizioni
favorevoli in tal senso.
Un esempio concreto di
quanto sostengo è rappresentato dall’attività continua ed intelligente promossa dal nostro Parroco, Don
Leo Pasqua, che è riuscito,
in poco tempo, a coinvolgere tanti giovani e a catalizzare il loro interesse rendendoli protagonisti e
responsabili di specifiche
attività: mi riferisco in particolare all’apertura dell’Oratorio in via XXIV
Maggio, dove il confronto
educativo sta producendo
risultati eccezionali in relazione alla promozione di
diverse attività socio-culturali e religiose, che hanno
avuto un concreto riscontro
e hanno motivato l’interesse e il coinvolgimento di
tanti. Come una palla di
neve che rotolando accresce il proprio volume,
anche l’intensa attività
socio culturale promossa
dalla parrocchia, fondata su
veri valori, si arricchisce di
contenuti durante il suo
percorso e riaccende la speranza di migliorare le cose.
Nel profondo rispetto di
quanti prima di me hanno
avuto la responsabilità di
programmare e dirigere le
varie attività delle Fondazioni Culturali Gioacchino
Arnone, vorrei anticipare
che è mio intendimento
promuovere un ulteriore
principio costituito dalla
“fantasia operativa”; questa, intesa esclusivamente
da un punto di vista letterale, potrebbe rappresentare
qualcosa di avulso dalla
realtà, ma invece, a mio
giudizio, rappresenta un
elemento molto importante
per stimolare la creatività
per nuove azioni e nuovi
progetti che favoriscano
razionale attuazione dei
programmi già definiti.
“Fantasia operativa” vuol
dire inventarsi nuove forme
di approccio con organismi
e/o istituzioni nazionali ed
esteri, procacciare opportunità di crescita economica,
proporsi nel panorama dei
possibili benefici economici comunitari etc…. E’
chiaro che, per attivare questo percorso integrativo,
sarà necessario un ulteriore
impegno lavorativo da
parte dell’intera equipe
direttiva, ma i risultati che è
possibile conseguire consentiranno una implementazione delle attività della
Fondazione, nonché la possibilità di creare nuovi
sbocchi di lavoro per tanti
giovani che aspettano di
essere coinvolti.
Desidero ringraziare anticipatamente, per la loro certa
e assoluta collaborazione,
gli operatori dell’ufficio
amministrativo della Fondazione, l’intero Consiglio
di Amministrazione e i consulenti economici.
Convinto che l’esperienza
che sta per iniziare richiederà tanto lavoro, e spero
produca altrettanti risultati,
vorrei che mi auguraste,
come del resto me lo auguro io, “Buon lavoro!!!”
Un cordiale saluto a tutti
Guido Fiduccia
Attività della Fondazione
Fondazioni culturali
G. Arnone: saggio finale
degli allievi dei corsi musicali
Si è svolto presso la chiesa del SS. Crocifisso. Numerosi gli allievi che si sono esibiti. Esortate le famiglie ad un impegno sempre maggiore a sostegno delle aspirazioni dei ragazzi.
S
i è svolto, presso la
chiesa del SS. Crocifisso, il saggio degli allievi
dei corsi di formazione
musicale della Fondazione
Culturale
Gioacchino
Arnone per l’anno 20122013. La manifestazione è
stata seguita da pubblico
attento e numeroso che ha
apprezzato le performance
dei piccoli allievi pervenuti
a questo appuntamento alla
fine di un percorso propedeutico suddiviso tra teoria,
solfeggio e pratica dello
strumento musicale. Tanti
gli allievi che si sono esibiti, preparati dagli insegnanti: Tiziana Nania, classe di
pianoforte, Antonio Di
Rosalia classe di chitarra e
Giuseppe Taormina, classe
di solfeggio e violino. Il
presidente della Fondazione monsignor Giuseppe
Randazzo, rivolgendo un
plauso per il consueto
appuntamento, ha esortato
le famiglie ed i corsisti ad
un impegno sempre maggiore per conseguire brillanti risultati, ricordando i
tanti che hanno intrapreso
la carriera di musicista par-
tendo proprio dai corsi
della Fondazione. Un complimento a tutti gli insegnanti per la professionalità
e l’entusiasmo che hanno
saputo trasmettere ai giovani allievi. “Un percorso
didattico musicale - dichiara il prof. Giuseppe Taormina -che oltre all’apprendimento di una disciplina
artistica, riesce ad amalgamarsi con quei processi
educativi volti alla formazione della persona”.
La ‘ROCCA, - Giornale periodico delle Fondazioni Culturali "G. Arnone"
Piazza della Repubblica, 20 - 90035 Marineo - Tel./fax 0918726931 - [email protected]
Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 4/93 decr. 6.3.1993
DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Perrone
REDAZIONE E IMPAGINAZIONE: Nuccio Benanti
COMITATO DI REDAZIONE: Marta Raineri, Giuseppe Taormina
STAMPA: Tipografia Aiello & Provenzano
FONDAZIONI CULTURALI "G. ARNONE"
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE: Arch. Guido Fiduccia (presidente),
Suor Eleonora Alongi, Dott. Antonino Cutrona
REVISORI DEI CONTI: Dott. Roberto Ciaccio
Per le vostre inserzioni
su questo giornale:
Fondazione Arnone
Tel/fax: 0918726931
[email protected]
Il prossimo numero sarà
consegnato in tipografia a
fine novembre. Notizie, articoli e foto dovranno pervenire entro il 15 novembre.
La Rocca 5
Attività della Fondazione
Premio Marineo
I nomi dei poeti vincitori
POESIA Il 1° settembre si svolgerà la XXXIX edizione del Premio Internazionale di Poesia
“Città di Marineo”. Primo premio al Grande poeta Vincenzo Cerami. Premio internazionale a
Gilberto Idonea. Appuntamento nella tradizionale cornice del castello Beccadelli Bologna.
I
l primo premio al grande
poeta Vincenzo Cerami è
stato attribuito, appena una
settimana prima della sua
scomparsa, dalla Giuria del
XXXIX Premio internazionale di Poesia “Città di
Marineo”, per la recente
raccolta “Alla luce del
sole”, edita da Mondadori.
La Giuria, nell’assegnare il
riconoscimento ad un’opera
che oggi giustamente viene
considerata il testamento
letterario di Cerami, ha
voluto evidenziare la sua
notevole capacità di affabulatore di storie umane del
mondo contemporaneo.
Nella stessa seduta dell’11
luglio scorso, la Giuria,
composta da Flora Di Legami, Salvatore Di Marco,
Giovanni Perrone, Nino Piccione, Ida Rampolla del Tindaro, Tommaso Romano,
Michela Sacco Messineo,
Biagio Scrimizzi e Ciro
Spataro, ha designato gli
altri vincitori del Premio,
organizzato dalla Fondazione Culturale “Gioacchino
Arnone” di Marineo.
Il 1° settembre, nella tradizionale cornice del Castello
Beccadelli Bologna a Marineo, il premio internazionale verrà consegnato all’attore siciliano Gilberto Idonea.
La Giuria ha voluto sottolineare l’omaggio della Sicilia ad un attore che si è
affermato, non solo in Italia
ma anche all’estero, grazie
alle sue inconfondibili qualità interpretative, capaci di
trasmettere una vasta
6 La Rocca
gamma di emozioni. Un sincero tributo ad un artista
della nostra terra che da
autentico attore della commedia dell’arte ha fatto
conoscere ed apprezzare il
teatro siciliano nelle principali città del mondo, da
New York a Rio de Janeiro,
da Toronto a Caracas.
Nell'ambito della poesia
edita in lingua italiana ha
attribuito il secondo premio
a Tiziano Broggiato per
l’opera “Città alla fine del
mondo” ed. Jaka Book,
Milano. Il terzo premio ex
aequo a Giorgio Linguaglossa per la raccolta “Blumenbilder”, edita da Passigli Poesia – Firenze ed a
Margherita Rimi per l’opera
“Era farsi”, edizioni Marsilio - Venezia.
Sono state segnalate le
seguenti opere: “Parabola
d’Amore” di Nina Nasilli –
Book editore; “Variazioni
Invariabili” di Guido Signorini – Book Editore; “Quando eravamo re” di Daniele
Serafini, edizioni Mobydick.
Nell'ambito della poesia
edita in lingua siciliana il
primo premio è stato attribuito a Gabriella Rossitto,
con la raccolta “Ciuscia”,
edizioni Prova d’Autore; il
secondo premio a Mario
Tamburello, con la raccolta
“On-Off”, edizioni La Zisa;
il terzo premio a Salvatore
Bommarito, con la raccolta
“Vinnigna d’ummiri”, edizioni Cofine. E’ stata segnalata l’opera “Cancia lu
ventu” di Cinzia Sciuto, edizioni Radiusu.
Nella sezione inedita in lingua siciliana il primo premio è stato attribuito a
Michele Sarrica, con la lirica “Alivi saracini”; il secon-
do premio a Gaetano
Capuano, con la lirica “Ci
pienzu”. Sono stati segnalati i poeti Pietro Lucio
Cosentino, con la lirica “U
corp’i vientu”; Francesco
Ferrante, con la lirica “Si la
vita si putissi arrimunnari”;
Margherita Novi, con la lirica “Lu silenziu di Diu”;
Mimma Raspanti, con la lirica “Mumenti di ‘na festa”.
La Commissione Giudicatrice, inoltre, ha deciso di
assegnare una targa premio
“alla memoria” all’opera
straniera, tradotta in italiano, “Nessuno per sé, tutti
per nessuno” del poeta
Nicolas Born , edita dalla
casa editrice Mobydick –
Ferrara e una targa premio
al poeta francese Jean Flaminien per la raccolta di liriche “L’infinitudine”, tradotta da Marica Larocchi per le
edizioni Book – Venezia.
Attività della Fondazione
Biografia di
Vincenzo Cerami
Nato a Roma nel 1940, ha come insegnante di lettere nella scuola media di
Ciampino Pier Paolo Pasolini, che lo
introduce all'amore per la letteratura e
la poesia. Nel 1966 è aiuto regista dello
stesso Pasolini per "Uccellacci e uccellini"; è del '76 il suo primo romanzo
"Un borghese piccolo piccolo", segnato da una positiva accoglienza della
critica e portato l'anno dopo sullo
schermo da Mario Monicelli.
Ha così inizio una carriera ricchissima
e poliedrica, della vastità della quale è
difficile dar conto; limitandosi al cinema, egli è autore di soggetto e sceneggiatura per "Casotto" (1977) di Sergio
Citti, col quale firma pure "Il minestrone" (1981) e " Mortacci" (1988). Delle
sue moltissime collaborazioni alla
scrittura, ricordiamo quella conGianni
Amelio per "Colpire al cuore" (1982),
"I ragazzi di via Panisperna" (1989) e
"Porte aperte" (1990); con Marco Bellocchio per "Salto nel vuoto" (1980) e
"Gli occhi, la bocca" (1982); con Giuseppe Bertolucci per "Segreti, segreti"
(1984), con Francesca Comencini per
"Pianoforte" (1985), con Ettore Scola
per "Il viaggio di Capitan Fracassa"
(1990), con Antonio Albanese per
"Uomo d'acqua dolce" (1997) e "La
fame e la sete" (1999) e A.A.A. Achille che si aggiudica nel 2003 il "Grifone d'oro" come miglior film. Di grande
successo, inoltre, i suoi script ideati
assieme a Benigni: "Il piccolo diavolo"
(1988), "Johnny Stecchino" (1991), "Il
mostro" (1994), "La vita è bella"
(1997) sono ogni volta campioni d'incasso nelle rispettive stagioni d'uscita
e nel 2002 Pinocchio. Nel 2001 torna
alla narrativa con Fantasmi, edito da
Einaudi e per i Meridiani Mondadori
pubblica "La trascrizione dello sguardo", saggio introduttivo a "Per il cinema", un volume che raccoglie i soggetti e le sceneggiature di Pier Paolo
Pasolini. Nel 2002 pubblica in una collana personale per Garzanti "Un borghese piccolo piccolo", "Consigli a un
giovane scrittore" e "Pensieri così", in
virtù della quale gli viene conferito a
Madrid il premio "Viajes con mi cuaderno". Nel febbraio 2013 viene pubblicata dalla casa editrice Mondadori la
raccolta di poesie "Alla Luce del sole",
partecipa alla 39ma edizione del premio “Marineo” conseguendo il primo
premio.
Gilberto Idonea
29° Premio Internazionale
A
ttore di qualità e di
istinto, Gilberto Idonea, catanese purosangue, è
il vero continuatore di quella tradizione del teatro siciliano che nel passato ha
visto in Giovanni Grasso ed
Angelo Musco i suoi
migliori interpreti.
La sua carriera è costellata di grandi successi e
consensi sia da parte della
critica che del pubblico. Il
suo debutto al cinema è
del 1978 in “ Turi e i paladini”, ma la sua popolarità cresce quando prende
parte a importanti film
quali “Malena”di Tornatore, “La donna del treno” di
Lizzani, “Le conseguenze
dell’amore” di Sorrentino,
“La seconda notte di
nozze” di Pupi Avati, “In
nome di Maria” di Diaferia, “La scomparsa di
Patò” tratto dal romanzo
di Andrea Camilleri
Ha recitato in TV in fiction di successo come “la
Piovra,” “Il commissario
Montalbano”, “Gente di
mare”, “Don Matteo”,
“L’onore ed il rispetto”.
Con la sua arte è riuscito a
fare emergere il meglio
della nostra terra e così il
nome di Gilberto Idonea è
divenuto sinonimo di sicilianità nel mondo, portando a tutti i siciliani sparsi
nei vari continenti, il
suono, la mimica, il fascino della nostra lingua e
della nostra cultura. Infatti non può non ricordarsi
come nel 70° anniversario
della scomparsa dell’indimenticabile
Angelo
Musco, l’artista siciliano
ha ideato uno spettacolo
in omaggio al grande attore catanese, “One man
show”, che è stato presentato in Argentina, Brasile,
Messico,
Venezuela,
Canada e Stati Uniti.
Nel teatro Idonea, con
una carica comunicativa
straordinaria e grazie alla
sua forte presenza scenica, riesce a trasmettere
una suggestione non
comune e ne sono testimonianza le sue perfomance nel “Liolà”, “Il
berretto a sonagli”, “Pensaci Giacomino”, “Gatta
ci cova”, “L’aria del continente” e “La finestra”.
La Giuria, nell’assegnare
il XXXIX Premio Internazionale Città di Marineo a Gilberto Idonea, ha
voluto
sottolineare
l’omaggio della Sicilia ad
un attore che si è affermato non solo in Italia, ma
anche all’estero, grazie
alle sue inconfondibili
qualità
interpretative
capaci di trasmettere una
vasta gamma di emozioni.
Un sincero tributo ad una
artista della nostra terra
che, da autentico attore
della commedia dell’arte
ha fatto conoscere ed
apprezzare il teatro siciliano nelle principali città
del mondo, da New York
a Rio de Janeiro, da
Toronto a Caracas.
La Rocca 7
Marinesi illustri
Franco Di Peri. Trasformare il
proprio sogno in musica
Nuovo traguardo storico dell’Orchestra Filarmonica dell'Istituto "Regina Margherita" di Palermo. Il maestro Franco Di Peri ha diretto un concerto al Teatro Politeama con Salvatore Accardo, considerato il più grande violinista vivente.
V
iviamo tempi in cui perseveranza, metodo e approfondimento difficilmente sono
riscontrabili nei percorsi formativi. La filosofia del "può bastare", sdoganata dalle infinite
risorse disponibili in rete, legittima una conoscenza in pillole,
formato "Wikipedia", che in
breve tempo lascia in pace la
coscienza di aver fatto il
"meglio possibile".
A rincuorare chi la pensa diversamente, giungono, sempre più
di rado, esempi di persone che
con costanza ed impegno, grazie al talento ed allo studio,
costruiscono carriere di eccellenza alimentate da quel "sacro
fuoco" dell'amore per la conoscenza e per la bellezza.
Queste considerazioni, condite
da compiaciuto orgoglio, sono
affiorate nella mia mente lo
scorso 28 maggio quando, al
Teatro Politeama di Palermo, il
Maestro Franco Di Peri ha
diretto l'Orchestra Filarmonica
dell'Istituto "Regina Margherita" in un concerto inserito nella
stagione degli Amici della
Musica. Nell'organico anche
due giovani musicisti marinesi:
Carmelo Puccio alla tromba e
Michele Galbo all'oboe.
Gradito ospite è stato Salvatore
Accardo, da molti considerato
il più grande violinista vivente.
Il concerto ha avuto come pubblico gli studenti dei Licei
Musicali di Sicilia ed è stato
realizzato nell'ambito del Progetto "School 4 Schools".
L'Orchestra ed il Coro dell'Istituto hanno eseguito brani di
Pachelbel, Vivaldi, Mozart,
Beethoven e Rossini. Il Maestro Accardo ha interpretato la
celebre Romanza n. 2 in Fa
maggiore op.50 di Beethoven
ed ha donato al pubblico un
8 La Rocca
pregevole bis: il Capriccio n. 24
di Niccolò Paganini. Nonostante i suoi 71 anni, il celebre violinista era visibilmente a suo
agio, giovane tra i giovani, e
profondamente coinvolto nella
sua missione di diffusione della
musica classica tra le nuove
generazioni.
Non è certo la prima volta che
Franco Di Peri è impegnato in
eventi di particolare rilevanza
in ambito musicale. Nel lontano 1987 si esibì all'oboe in un
concerto per Giovanni Paolo II.
E' dell'aprile 2007 la sua dire-
zione del concerto nella tenuta
di Castelporziano alla presenza
del Presidente della Repubblica
Napolitano. Sono, altresì, decine le occasioni ufficiali che lo
hanno visto alla guida della sua
orchestra: nel Teatro di Segesta
nell'ambito di un progetto per il
dialogo tra i popoli del Mediterraneo, presso l'aula bunker di
Palermo in occasione delle
cerimonie in onore di Falcone e
Borsellino. Il concerto del maggio scorso, però, rappresenta, a
mio giudizio, la piena affermazione professionale di un artista
maturo che si misura a pieno
titolo con uno dei mostri sacri
della musica classica. Si compie così un'importante tappa
nella carriera musicale di Franco Di Peri che continua a traguardare obiettivi sempre più
prestigiosi, non ultimo il recente Diploma Accademico di
Composizione conseguito nel
2012 con l'opera "Meditazioni"
per voce recitante, coro e
orchestra da camera con testi
tratti dal "Trittico Romano" di
Giovanni Paolo II.
Pur risiedendo oramai da
tempo a Palermo, Franco Di
Peri non dimentica mai di
rimarcare la sua appartenenza
alla comunità marinese. Furono infatti quei primi timidi
accordi sulla tastiera dell'organo della nostra Madrice, a dare
il la alla sua splendida carriera
di musicista. Così il suo affermarsi diviene anche per noi
motivo di orgoglio, come,
peraltro, attestato dal riconoscimento tributato nel dicembre 2009 dal Consiglio Comunale di Marineo.
Il ripercorrere tutte queste
tappe, i tanti impegni, il ritornare alla condivisa adolescenza e
giovinezza in cui Franco suscitava ammirazione per la capacità di collimare gli studi musicali con quelli canonici, diploma
a Palermo e Laurea in Lettere a
Firenze, mi ricollegano alla
premessa con cui ho aperto
questo mio contributo. L'impegno profuso e la costanza nel
raggiungere gli obiettivi alla
fine pagano e consentono di
perseguire quell'intima inclinazione che ognuno di noi serba
nel cuore ma che solo in pochi
riescono a conquistare: trasformare il proprio sogno in realtà.
Nino Di Sclafani
Marinesi nel mondo
Marinesi nel mondo. Statistiche
sull’emigrazione tra 1884-1915
Uomini, donne e bambini lasciarono il paese a partire dalla fine dell’Ottocento. Nel 1915 Marineo aveva pagato il proprio tributo al fenomeno migratorio con 6.521 espatri. Dopo gli anni bui
degli stereotipi a fondo razzista, oggi vanno fieri della propria origine made in Italy.
S
ono oltre 16 milioni gli
americani che dichiarano di
avere origini italiane. Immigrati
giunti negli Stati Uniti soprattutto nel corso dell’ultimo secolo e mezzo. Contadini, artigiani,
negozianti, operai... Uomini
donne e bambini che hanno
dato forma e vita al fiume dell’emigrazione italiana nel
mondo. Un flusso umano che
ha attraversato continenti e
oceani, fino a toccare gli angoli
più lontani e sconosciuti della
terra. Identico destino di migliaia di marinesi che lasciarono il
paese a partire dalla fine dell’Ottocento e che seguirono le
vie di comunicazione che portavano negli Stati Uniti, ma anche
in Argentina, in Venezuela, nell’Europa continentale e persino
nelle coste dell’Africa e verso
Oriente.
In Italia i primi dati ufficiali sull’ondata migratoria raccolti con
metodo sono del 1875. Dalla
nostra Isola emigrarono quell’anno solo 1.228 persone,
quota che non mutò di molto
negli anni immediatamente successivi. E’ invece a cominciare
dal censimento del 1881 che in
Sicilia le cifre sulle partenze
diventano significative, aumentando ogni anno fino a raggiungere circa 7.000 emigranti nel
1888 e 25.579 nel 1898. I
numeri però diventano imponenti con l’inizio del Novecento, quando partirono per l’estero 36.718 siciliani. La migrazione vide in tutta la nostra
regione un crescendo continuo
fino alla Prima guerra mondiale
ed oltre, con un picco nel 1913,
anno in cui l’esodo, assumendo
proporzioni enormi, superò la
quota di 146 mila unità, all’interno di un fenomeno che
riguardava tutto il Regno d’Ita-
ANNO ESPATRIATI
1884
1885
1886
[…]
1892
1893
1894
1895
1
1
2
333
254
51
185
1896
1897
1898
1899
1900
1901
1902
1903
1904
1905
215
579
349
359
240
299
635
312
218
467
1906
1907
1908
1909
1910
1911
1912
1913
1914
1915
351
266
103
327
303
149
120
288
77
38
TABELLA. 1. Statistica della emigrazione in Italia. Espatriati
da Marineo 1884-1915
lia e che già, nell’arco di pochi
decenni, sfiorava la soglia del
milione di persone.
Ma è la seconda fase, quella
che va dai primi anni del ventesimo secolo all’inizio della
Grande guerra e che passerà
alla storia come quella della
“grande emigrazione”, che
registrerà un numero davvero
elevato di partenze. Ciò si evince anche analizzando i dati Istat
riguardanti le partenze da Marineo. In questa fase, la massa dei
migranti è prevalentemente
individuale e maschile. Una
popolazione molto giovane,
braccia forti provenienti soprattutto dal settore agricolo. Per il
comune di Marineo le cifre
sulle partenze si gonfiano di
anno in anno, con qualche oscillazione, fino a raggiungere la
punta di 635 partenze in un solo
anno, nel 1902. I dati storici dell’Istituto di statistica mostrano,
inoltre, che in soli dieci anni, tra
il 1892 e il 1912, emigrarono
3.499 persone, e nei dieci anni
seguenti partirono altri 2.616
residenti. Nel 1915 Marineo,
nell’arco di soli venti anni,
aveva pagato il proprio tributo
al fenomeno migratorio, in termini di partenze, con 6.521
emigrati. Dopo avere raggiunto
il massimo storico di 9.961 abitanti nel censimento del 1901,
solo pochi anni dopo, alla vigilia della Prima guerra mondiale,
in paese la popolazione residente si è ridotta a 7.291 residenti.
Dicevamo il destino. Che accomuna l’esperienza quotidiana di
milioni di persone che per scelta o per necessità si spostano da
un capo all’altro del mondo.
Destino che li accomuna ai
marinesi che, ad un certo punto
della loro esistenza, sono riusciti a rivedere la Rocca e a quanti
hanno piantato le proprie radici
in nuove e fertili terre, dando
vita a “Piccole Marineo”. Si
pensi alle Little Italy dei devoti
di San Ciro nate tra New York e
New Jersey o ai piccoli gruppi
familiari rimasti legati alle radici marinesi e sparsi nel mondo,
dalla Toscana all’Australia.
In tutti questi luoghi le migrazioni si sono rivelate produttrici
di molteplici risultati positivi:
dalla realizzazione di nuove
opportunità lavorative all’interscambio tecnologico e umano,
dall’emancipazione sociale e di
genere, fino alle più concrete
rimesse degli emigrati che hanno
alimentato le economie delle
famiglie e dei luoghi di partenza.
Fa riflettere, infine, un altro
dato riguardate l’identificazione
italo-americana in continua crescita negli Stati Uniti, in controtendenza rispetto al passato e ad
altre etnie europee. Sono, infatti, sempre più numerosi i
discendenti dei primi emigrati
che al quesito sulla ancestry
incluso nel censimento dichiarano di avere una ascendenza
italiana. Dopo una prima fase
buia, in cui sugli emigrati gravava il peso di tanti stereotipi a
fondo razziale, rispetto al passato gli italo-americani vanno
molto fieri delle propria origine
made in Italy, che oggi i media
associano a cibo, moda, arte,
design e cultura nella sua accezione più ampia.
Nuccio Benanti
La Rocca 9
Culto
Santi protettori di Marineo:
San Giorgio e San Ciro
San Giorgio fu il patrono della prima piccola comunità da dove partì l’espansione dell’abitato.
La reliquia di San Ciro giunse in paese 85 anni dopo, nell’agosto 1665.
M
arineo ha due santi
protettori, S. Giorgio
patrono dall’inizio dell’insediamento, e S. Ciro patrono
dal 1665.
Di SAN GIORGIO non si
sa molto, poche sono le notizie storiche recuperate e di
queste alcune risultano
incerte. Si sa che è nato in
Turchia da una nobile famiglia della Cappadocia e di
fede cristiana. Da giovane si
arruolò nella milizia imperiale divenendo capitano al servizio dell’imperatore Diocleziano che, venuto a conoscenza della sua fede cristiana, nel 303 (lo stesso anno
del martirio di S. Ciro), lo
fece decapitare. La sua
tomba si trova a Lidda presso Tel Aviv in Israele. Durante l’impero bizantino la località venne chiamata Georgiopolis, in suo onore e, verso il
530, vi fu costruita una basilica che, anche se distrutta
diverse volte, esiste ancora.
In oriente il culto di S. Giorgio si diffuse rapidamente:
già in un’epigrafe in greco,
risalente al 368(quindi pochi
decenni dopo la morte del
santo), ritrovata in Eacea di
Betanea, si parla di una chiesa dedicata ai santi martiri
Giorgio e compagni.
San Giorgio è venerato in
Russia dalla chiesa ortodossa e secondo un’interpretazione la repubblica russa
della Georgia, fu così chiamata in suo onore. San Giorgio è venerato anche nell’Islam come profeta.
10 La Rocca
La fama di S. Giorgio arrivò
anche in occidente. Era ben
conosciuto dai Normanni
che lo avevano scelto come
protettore da quando avevano vinto gloriosamente i
saraceni. Si racconta che
nella battaglia di Cerami, del
1063, 2600 normanni
comandati da Ruggero combatterono contro i saraceni
di numero altamente superiore. Ad un certo punto i
normanni videro che a guidarli c’era un giovane su un
bianco cavallo che indossava una lucida armatura e
portava una lancia con in
punta una bandiera bianca su
cui c’era una croce lucente.
In quel cavaliere, i normanni
hanno riconosciuto la figura
di S. Giorgio che da quel
momento hanno considerato
loro protettore.
S. Giorgio è patrono del Portogallo e anche dell’Inghilterra. Anche lo scoutismo, di
origine inglese, lo ha scelto
come protettore.
Tanti famosi artisti italiani si
sono interessati di S. Giorgio. In pittura lo hanno raffigurato Simone Martini, Pisanello, Carpaccio, Mantegna
e altri; in scultura, tra gli artisti rinascimentali si ricorda
Donatello che lo ha raffigurato in un bassorilievo che si
trova a Firenze nel Museo
Nazionale del Bargello.
La tradizione popolare, lo
recepisce e lo riconosce
come cavaliere che abbatte il
drago, simbolo della fede
che trionfa sulla forza del
male. E’ per tale simbologia
che il Santo divenne patrono
della cavalleria militare francese, di quella italiana e
delle guardie giurate.
Dall’immaginazione popolare e dalle raffigurazioni
artistiche che ritraggono il
santo a cavallo, con l’armatura corazzata e la lancia che
penetra sul corpo del drago,
è venuta fuori la leggenda
dove si racconta della liberazione della principessa nel
momento di essere divorata
dal drago.
La memoria di S. Giorgio si
celebra il 23 aprile, giorno
della sua decapitazione.
Dalle nostre parti, il culto al
Santo si è intensificato
soprattutto con l’arrivo delle
comunità albanesi che, nella
seconda metà del Quattrocento, cominciarono ad
occupare parte del territorio.
Culto
Per queste comunità San
Giorgio è stato sempre uno
dei santi più venerati.
Nel feudo di Marineu, era
conosciuto ancora prima
della nascita del paese di
Marineo. Era patrono della
piccola comunità della
masseria da dove partì
l’espansione dell’abitato e,
come gli era stata dedica la
chiesetta della masseria,
così gli fu dedicata l’attuale
Chiesa Madre del paese
quando fu fatta costruire
dal marchese Gilberto Beccadelli. Continuò ad essere
l’unico protettore del paese
per altri 85 anni, fino al
1665, quando giunse la reliquia di S. Ciro.
A Marineo delle opere dedicate a S. Giorgio si ricordano la chiesetta prima citata,
la Chiesa Madre e una cinquecentesca tela ad olio
presente in Matrice fino alla
seconda metà del Settecento. Nei cinque secoli di esistenza del paese probabilmente saranno state dedicate al santo altre opere che
non sono giunte fino a noi.
Per SAN CIRO, invece, le
opere mobili e immobili, che
gli si dedicarono dal 1665 in
poi, sono tutte esistenti.
S. Ciro fu decapitato ad
Alessandria d’Egitto il 31
gennaio del 303. Grazie a
due monaci, i resti arrivarono a Roma nel VII sec. Dopo
un millennio il teschio, in
seguito alla richiesta del
marchese Girolamo Pilo
Beccadelli, venne concesso
dalla Santa Sede alla Parrocchia di Marineo il 20 aprile
del 1665 e arrivò in paese
dopo 4 mesi, nella penultima
domenica di agosto mentre il
marchesato era diretto dalla
moglie del marchese, Anna
Gravina-Gruillas, in carica
dal 1662. Il Santo, il 27 settembre dello stesso anno,
con atto pubblico presso il
notaio Navarra, fu eletto
protettore di Marineo.
Dopo l’arrivo della reliquia,
grazie all’interessamento dei
marchesi, dei parroci e alla
generosità delle famiglie
facoltose del paese furono
realizzate numerose opere
d’arte in onore del Santo
Patrono. Di queste riportiamo due delle più importanti.
La prima opera dedicata al
santo è contemporanea
all’arrivo della reliquia. Si
tratta della tela ad olio raffigurante S. Ciro. E’ un’opera
di buona qualità con una
interessante stesura cromatica e un certo equilibrio compositivo. E’ lo stesso dipinto
a suggerire che si tratta di
un'opera realizzata in una
bottega in quanto presenta
un lavoro eseguito da diverse mani. Più pregiata è la
parte superiore con la figura
del Santo e i putti alati inseriti nell’ambiente paradisiaco,
dove l’immensità del Regno
dei Cieli è rappresentata con
la stesura della prospettiva
cromatica. La pittura, in stile
barocco, fu realizzata a Paler-
mo quando era ancora vivo il
ricordo di Caravaggio e di Pietro Novelli. Infatti nelle raffigurazioni del Santo e dell’Infermo in primo piano, emerge
un certo verismo confacente
con quello che si incontra nelle
pitture dei due massimi artisti
operanti nel capoluogo qualche decennio prima.
Nel 1737, durante la reggenza del parroco Michelangelo
Camastra e del nuovo Marchese Ignazio Pilo, una
maestranza marmista palermitana, della quale sconosciamo l’identità, costruì nel
transetto sinistro della Chiesa Madre con quattro tipi di
marmi diversi, il monumentale Retablo di San Ciro la
cui composizione in fase di
progettazione fu bene studiata per collocare, nel
cuore della struttura, due
opere precedenti dedicate al
Santo patrono: l’urna con la
reliquia che occupa la nicchia centrale, e la citata tela
ad olio con l’immagine del
Santo che occupa l’area
attorno alla nicchia delimitata da una cornice di
marmo giallo.
Il retablo è una opera eclettica di un certo pregio artistico
che si rifà alla maniera
costruttiva degli architetti
barocchi del tempo. E’ composto da due croci sovrapposte, una posteriore retta e
una anteriore concava. Oltre
che da uno stemma con cornice a volute che racchiude i
simboli del martirio di S.
Ciro, è decorata da accartocciamenti aggettanti, da una
cornice merlata ad andatura
spezzata e da altri tipici elementi bizzarri dello stile
barocco. E’ armonizzata
anche da altri elementi di
stili diversi come le sei classiche colonne con capitelli
corinzi di colore giallo, dalle
paraste esagonali con lesene
di marmo verde che occupano gli spazi intercolumni,
dai dadi brunelleschiani che
danno slancio alla struttura e
dalle varie modanature che
movimentano la superficie.
Con il retablo, oltre a S.
Ciro, sono stati onorati i due
discepoli a lui più vicini, S.
Giovanni di Edessa e S. Atanasia, raffigurati nelle due
sculture rococò a tutto tondo
che fiancheggiano la nicchia
centrale ed eseguite nella bottega dei Serpotta, guidata da
Procopio dopo la morte del
padre del 1732. Dalla maniera, le statue risultano eseguite
dalla mano di Gioacchino
Vitagliano, un valido componente della bottega e autore di
tante altre opere palermitane.
Volevo richiamare alla memoria di tutti i marinesi che Marineo ha due santi protettori,
quindi nell’unica grande festa
commemorativa estiva, sarebbe ragionevole pensare anche
a S. Giorgio e onorare entrambi contemporaneamente. Inoltre sarebbe opportuno avere
anche una congregazione che
si interessi di tutte due i santi
protettori.
Antonino Trentacosti
La Rocca 11
Attualità
Il saluto del Sindaco
di Marineo alla cittadinaza
Pietro Barbaccia: “Mi sento orgoglioso di essere il primo cittadino di questa comunità”.
C
arissimi concittadini, dopo poco
più di un mese dalla mia elezione,
sento il dovere di porgervi il mio affettuoso saluto e quello di tutta l'amministrazione Comunale, che mi onoro di
presiedere, per esprimervi la gratitudine
per la fiducia e la stima con cui ci avete
sostenuto. Devo dirvi che mi sento
orgoglioso di essere il primo cittadino
di una Comunità" operosa ed attiva
come quella marinese, che ha al suo
interno molte risorse morali e culturali
da mettere a disposizione degli altri. E'
bello vedere questa voglia di lavorare
per il bene comune e di collaborare che
hanno i nostri concittadini.
Sono,
infatti, numerose le richieste pervenutemi a proposito delle problematiche
della produttività, nell'interesse di una
comunità che ha l'esigenza di progredire. In questo periodo così difficile per
tutti, con una grave carenza di risorse a
disposizione nelle casse del comune e
tante idee e sogni da realizzare, la prima
regola da rispettare é quella di credere
fermamente che l'unione fa la forza, che
stare uniti e' una conquista, che occorre
creare legami duraturi; nella consapevolezza che l'individualismo e' la negazione della democrazia e la sconfitta
per un futuro migliore. Viviamo un
momento che richiede uno sforzo straordinario e convergente di tutte le forze
locali, innanzitutto per contribuire alla
difesa del tessuto produttivo esistente e
contrastare la perdita di ulteriori posti
di lavoro, e poi per cercare di costruire
le condizioni di un nuovo sviluppo, che
offra ai nostri giovani maggiori opportunità per inserirsi nel mondo del lavo-
12 La Rocca
ro e mettere alla prova le loro capacità
e le loro energie nel portare un valido
contributo alla crescita della nostra
Marineo. Un Sindaco ed una amministrazione locale ogni giorno si confronta con questa difficile situazione: tanti
hanno perso il posto di lavoro o avvertono pesanti incognite sul loro futuro;
numerose sono le circostanze che
richiedono intervento e sostegno di un
comune che e' impossibilitato a farvi
fronte con le proprie risorse. Ed ancora,
il mio pensiero va ai nostri anziani sofferenti e ai nostri ammalati. A loro va
l'incoraggiamento ad avere fiducia nel
futuro e la forza di superare le avversità". Per loro l'amministrazione comunale ha provveduto ad istituire il CLIP
(Centro unico di prenotazioni) per prenotare le visite specialistiche e le prestazioni diagnostiche, al piano terra del
palazzo comunale in Corso dei Mille.
Quello che auguro a Marineo è di continuare ad essere un paese accogliente,
come si evince dai suoi gemellaggi con
Paesi dell'Europa e dell'America. Gli
auguro di essere sempre un paese dove
le persone amino vivere ed in cui abbiano la possibilità di stare bene con se
stessi e con gli altri. Chiedo a tutti i cittadini di Marineo di collaborare e sostenere questa amministrazione, giorno
dopo giorno, affinché nessuno venga
trascurato, affinchè questa amministrazione comunale possa favorire il superamento di ogni forma di povertà,
discriminazione ed emarginazione, e
possa promuovere la solidarietà' e la
generosità, garantendo le giuste opportunità a chi ha più bisogno di noi, cosicché si possa lavorare per il progresso e
per consegnare alle future generazioni
una società a misura d'uomo e degna di
questo nome. Non abbandoniamoci alle
lamentele e al corso del destino. Ogni
uomo é artefice del proprio destino.
Qualcuno ha detto che “il destino e'
una invenzione della gente debole e rassegnata". I Marinesi hanno già saputo
dimostrare, attraverso indiscusse qualità umane e civiche, praticando solidarietà e collaborazione, la capacità di
superare momenti difficili e complicati,
come l'attuale crisi economica.
Pietro Barbaccia
Attualità
La responsabilità sociale
interessa anche noi?
Da Papa Francesco un forte e chiaro invito a quanti sono chiamati a governare.
D
a Papa Francesco un forte e chiaro
invito a chi è chiamato a governare.
“Un secondo elemento che vorrei toccare è la responsabilità sociale. Questa
richiede un certo tipo di paradigma culturale e, conseguentemente, di politica.
Siamo responsabili della formazione di
nuove generazioni, di aiutare ad essere
capaci nell'economia e nella politica, e
ferme sui valori etici. Il futuro esige
oggi l'opera di riabilitare la politica, riabilitare la politica, che è una delle forme
più alte della carità. Il futuro esige
anche una visione umanista dell'economia e una politica che realizzi sempre
più e meglio la partecipazione della
gente, eviti gli élitarismi e sradichi la
povertà. Che nessuno sia privo del
necessario e che a tutti sia assicurata
dignità, fratellanza e solidarietà: questa
è la strada proposta. … Chi ha un ruolo
di guida, permettetemi che dica, chi la
vita ha unto come guida, deve avere
obiettivi concreti e ricercare i mezzi
specifici per raggiungerli, ma anche ci
può essere il pericolo della disillusione,
dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le aspirazioni non si realizzano. Qui
faccio appello alla dinamica della speranza che ci spinge ad andare sempre
oltre, a impiegare tutte le energie e le
capacità in favore delle persone per cui
si opera, accettando i risultati e creando
condizioni per scoprire nuovi percorsi,
donandosi anche senza vedere risultati,
ma mantenendo viva la speranza, con
quella costanza e coraggio che nascono
dall'accettazione della propria vocazione di guida e di dirigente …. E' proprio
della leadership scegliere la più giusta
delle opzioni dopo averle considerate
partendo dalla propria responsabilità e
dall’interesse del bene comune; per
questa strada si va al centro dei mali
della società per vincerli anche con
l’audacia di azioni coraggiose e libere.
E' nostra responsabilità, pur sempre
limitata, questa comprensione di tutta la
realtà, osservando, soppesando, valutando, per prendere decisioni nel
momento presente, ma allargando lo
sguardo verso il futuro, riflettendo sulle
conseguenze delle decisioni. Chi agisce
responsabilmente colloca la propria
azione davanti ai diritti degli altri e
davanti al giudizio di Dio. Questo senso
etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti, dobbiamo cercarlo,
dobbiamo inserirlo nella stessa società.
Oltre alla razionalità scientifica e tecnica, nella situazione attuale si impone il
vincolo morale con una responsabilità
sociale e profondamente solidale. Per
completare questa riflessione, oltre
all’umanesimo integrale che rispetti la
cultura originale e alla responsabilità
solidale, ritengo fondamentale per
affrontare il presente: il dialogo costruttivo. Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre
possibile: il dialogo. Il dialogo tra le
generazioni, il dialogo nel popolo, perché tutti siamo popolo, la capacità di
dare e ricevere, rimanendo aperti alla
verità. Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse
ricchezze culturali: la cultura popolare,
la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei
media, quando dialogano. È impossibile immaginare un futuro per la società
senza un forte contributo di energie
morali in una democrazia che rimanga
chiusa nella pura logica o nel mero
equilibrio di rappresentanza di interessi
costituiti”.
(Rio de Janeiro, 27 luglio 2013)
La Rocca 13
Oratorio
Attività estive dell’Oratorio
“Padre Pino Puglisi
Nei mesi estivi i ragazzi di Marineo sono stati impegnati in diverse attività. Proponiamo
una galleria fotografica degli aventi organizzati in collaborazione con le associazioni locali.
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14 La Rocca
Oratorio
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Le foto dell’Oratorio sono
di: Lorena Trischitti, Camil
Raineri, Gabriele Signorelli
La Rocca 15
Lettori
Medaglia d’onore a
Giuseppe Tegoletto
Lo scorso 31 maggio, al marinese
Giuseppe Tegoletto, presso la Prefettura di Novara, alla
presenza di autorità
civili e militari, è
stata assegnata (alla
memoria) la Medaglia d’onore per i
cittadini
italiani
deportati ed internati nei lager nazisti. Tegoletto era
nato a Marineo il 26 luglio del
1910. A 18 anni prestò servizio di
leva e nel 1941 fu richiamato ed
assegnato al 12° Reggimento Bersaglieri di Reggio Emilia. Nel
marzo del 1942 fu trasferito in Africa Settentrionale e nel mese di settembre, infortunatosi al piede, sul campo di El
Alamein, fu rimpatriato e curato all’Ospedale di
Torre del Greco. Rientrò, dopo la guarigione, nel
suo reparto. Il 9 settembre venne fatto prigioniero dai Tedeschi, deportato in Germania ed internato nel campo di concentramento di Kustrin –
III° campo. Il 12 marzo 1945 fu liberato dai
Russi e curato perché aveva contratto la pleurite;
il 22 ottobre ritornò finalmente in Italia. Morì a
Marineo il 28 maggio 1986.
Ins. Lina La Spina
50 anni per il
servizio al Signore
L’insegnante Lina
La
Spina
ha
festeggiato i suoi
50 anni di consacrazione al Signore. Nel corso di
una celebrazione
eucaristica ha ringraziato il Signore
che l’ha chiamata
e tutti coloro che
l’hanno aiutata nel cammino spirituale e sociale. Lina prosegue il suo impegno nelle opere di
apostolato della Parrocchia.
16 La Rocca
I 100 anni di
Cira Mastropaolo
Cira Mastropaolo, nata il
24 giugno 1913, ha
aggiunto il proprio nome
all’albo d’oro dei marinesi
centenari. Auguri.
Auguri per i
101 anni di
Rosalia Calderonello
Aprofitto di questo bel giornalino per porgere io
e la mia famiglia i migliori auguri a donna Rosalia Calderonello per i suoi favolosi 101 anni che
compie il 2agosto. E’ una simpatica nonnina con mente lucida, in
buona salute e molto socievole; E’ stata mia vicina di casa per molti
anni, e ogni mattina era una gioia vederci e stare insieme a parlare.
Non abitiamo più in quel quartiere, lei abita adesso con le sue figlie
Anna e Giuseppina che la accudiscono con grande amore. Io spesso
vado a trovarla e ricordiamo i vecchi tempi quando i miei figli erano
bambini e giocavano davanti la sua porta. L’anno scorso abbiamo
festeggiato i suoi 100 anni in Chiesa Madre e con un piccolo rinfresco
davanti la Chiesa, circondata da tanto affetto dai suoi sei figli, quattro
femmine e due maschi, due di essi venuti apposta da lontano per
festeggiarla, insieme anche a tanti amici e parenti e i tanti nipoti e pronipoti. Voglio dedicarle questa piccola poesia per dimostrarle il mio
caloroso affetto:
Hai cent’un anni ma nun li dimustri,
cu sta facci bedda e fina, cara Donna Rusulia.
All’uncinettu sapi travagghiari,
pizzi e merletti sempri voli fari
ca regala ad amici e parenti e tutti sunnu assai cuntenti.
Li picciriddi tratti cu amuri, cu caramelli e e turruni.
Nni trattamu cu rispetto, n’ta lu nostri cori c’è tanto affettu
Ringraziannu a lu Signuri ca la teni sempri in saluti,
dicemu in coru e in compagnia,
Viva Donna Rusulia. [Concetta Lo Pinto]
102 anni Giuseppe Lo Proto
Giuseppe Lo Proto, nato il 13 luglio 1911, ha spento il 13
luglio 102 candeline. Ha festeggiato il suo compleanno a Bolognetta, a casa della figlia dove è andato vivere da alcuni anni.
Lettori
Un nuovo cimitero per Marineo
La società P.V.R. Costruzioni S.r.l. si è resa promotrice dell’iniziativa. La struttura sorgerà a
circa due km da Marineo, lungo la strada per i Bagni di Cefalà Diana. Spetterà al Comune
fare l’istruttoria del progetto e sottoporlo ad approvazione.
L
a società P.V.R. Costruzioni S.r.l. si è resa promotrice dell’iniziativa finalizzata alla realizzazione di
un nuovo pubblico cimitero
col sistema del Project-Financing ai sensi di quanto previsto dall’Art. 153 del D.Lgs.
12 Aprile 2006 n. 163 coordinato con la L.R. 12 luglio
2011 n. 12. Il nuovo complesso cimiteriale sarà in grado di
garantire una consistente
disponibilità di posti, capaci
di soddisfare le esigenze della
collettività locale, e non, per
diversi decenni. L’area oggetto dell’intervento è stata individuata a Sud del comune di
Marineo, lungo la strada di
collegamento con i Bagni di
Cefalà Diana. Il luogo è
posto ad una altitudine media
sul livello del mare di circa
700 metri, non presenta significativi dislivelli altimetrici, e
le caratteristiche orografiche
e geologiche del sito si ritengono idonee per la costruzione del nuovo impianto cimiteriale.
L’intera superficie destinata
all’intervento, esclusa la
fascia di rispetto di mt. 50 e
la zona destinata a parcheggio, ha una consistenza pari a
circa 28.000 mq. La totalità
dei posti disponibili è prevista in circa 9380, di cui 6260
per sepolture a tumulazione
e inumazione, e 3120 destinati a ossari e cinerari. Considerando i dati statistici
sulla mortalità nel comune di
Marineo, assunta in circa
70/80 unità l’anno, si può
ritenere che il nuovo impianto cimiteriale sarà capace di
soddisfare le necessità del
Comune per i prossimi
90/100 anni. E’ prevista la
realizzazione di una zona per
la sepoltura dei non cattolici,
così come prevede la legge.
Sarà costruito un congruo
numero di cellette per urne
contenenti le ceneri dei
defunti cremati. Saranno realizzate la cappella, la sala
mortuaria, la sala autopsie,
l’ufficio tecnico, l’alloggio
per il custode.
In adiacenza all’angolo
Ovest dell’impianto cimiteriale si prevede la realizzazione di un piccolo cimitero
per animali affezionali.
L’opera è stata progettata
dallo studio dell’architetto
Guido Fiduccia.
Spetterà al Comune fare
l’istruttoria del progetto e
sottoporlo ad approvazione
mediante un’apposita conferenza di servizi. Successivamente sarà indetto un bando
di gara al quale portanno
partecipare altri soggetti
interessati ad apportare
eventuali migliorie.
La Rocca 17
Libri
CHIESA POVERA
E TEOLOGIA DELLA
LIBERAZIONE
A circa un anno dall'uscita del
saggio dedicato all'opera omiletica di Ernesto Balducci, il
teologo Rosario Giuè ritorna
il libreria con il volume
"Chiesa e Liberazione Lineamenti essenziali di Teologia della Liberazione",
edito da Tau Editrice. L'approfondimento proposto da
Giuè illustra, con chiaro
intento divulgativo, i temi
centrali della Teologia della
Liberazione: l'evoluzione storica, i protagonisti, i principali contenuti teorici ed il conseguente esplicitarsi della
prassi, le diffidenze e le condanne e, infine, il presente e
futuro di questa esperienza
ecclesiale. La ricerca teologica non può essere prerogativa
solo degli addetti ai lavori,
degli studiosi, deve, invece,
coinvolgere il quotidiano di
ogni uomo che si pone
domande sul suo personale
rapporto con il trascendente
con il fine di conseguire una
matura "intelligenza della
fede". Interrogativi e risposte,
pur attingendo al Depositum
Fidei, non possono prescindere dal tempo, dal luogo e dalla
condizione sociale ed economica del credente che intraprende il percorso di consapevolezza, percorso che ha
come fine la promessa evangelica di pienezza di vita, di
gioia e Liberazione. Ecco che
le modalità di fare teologia
mutano se "si è neri o bianchi,
si è uomini o donne, si abita
in un palazzo di potere confortevole o si vive sulla strada, si è poveri o si è ricchi".
L’approfondimento teologico
può dunque essere neutrale a
tutte queste variabili? Certamente no, la vera teologia
"nasce dal cuore e dalle sofferenze degli uomini, delle
donne, dei discriminati, degli
spossessati, degli abbandonati, dei violentati." Non sono
forse queste le categorie
18 La Rocca
umane che hanno accompagnato Gesù nel suo cammino
terreno e hanno ricevuto
piena legittimazione dal Maestro nelle Beatitudini? La
fedeltà al Vangelo non può
prescindere dall'incontro con
Dio attraverso lo sguardo
degli ultimi e degli esclusi,
"nel gesto verso il povero,
incontriamo il Signore" (Matteo 25, 31-46). Per dirla con
le parole del teologo Leonardo Boff "la fame di Dio genera energie umane e spirituali
per l'impegno contro la fame
di pane. L'insieme di questi
due sentimenti genera la Teologia della Liberazione." Non
è possibile rendere conto
della speranza che è in noi se
siamo circondati da ingiustizie e violenze. Il compito a
cui è chiamata la Teologia
non è dunque "fuggire il
mondo ma entrare nel cuore
del mondo" (E. Balducci). Il
laboratorio di questa nuova
esperienza ecclesiale fu
l'America Latina della stagione post-conciliare. La svolta
sociologica e l'attenzione alle
problematiche economiche in
una parte del clero sudamericano diffuse ben presto il
sospetto di una contaminazione ideologica nella teologia
della Liberazione. Ciò innescò l'intervento del Vaticano
che sanzionò gran parte dei
protagonisti di questa stagione ecclesiale. In realtà il
punto di contatto tra le due
impostazioni era metodologico, infatti nell'analisi della
realtà di oppressione delle
masse, l'approccio marxista
offriva efficaci strumenti per
far emergere le contraddizioni del nuovo assetto geopolitico post-coloniale del sub
continente americano. Nonostante le condanne, però, gli
esponenti della Teologia della
Liberazione continuarono, e
continuano, ad elaborare le
loro tesi e a produrre riflessioni volte ad un riscatto degli
ultimi. Tra le riflessioni più
attuali, di cui da’ conto Giuè
nel suo volume, c'è anche la
questione femminile. La prospettiva di una teologia che
liberi anche la donna dal consolidato linguaggio patriarcale del magistero, dando
nuovo respiro e vitalità ad
una chiesa che necessita di un
rinnovamento radicale e di
una nuova stagione di evangelizzazione, apre scenari
interessanti e, ci si augura,
confronti privi di pregiudizi.
L’attualità degli ultimi mesi
esprime, in tal senso, ottimismo: un prete di strada che
accoglie drogati e prostitute,
un vescovo che visita gli operai in sciopero ai cancelli di
una fabbrica, un Papa che
inaugura il suo pontificato
incontrando gli ultimi della
terra aggrappati ai gommoni
della speranza, sono episodi
in sintonia con quel messaggio evangelico che vuole la
Chiesa accanto proprio agli
ultimi.
Nino Di Sclafani
MARINEIDE
UN NUOVO CASO
PER L’ISPETTORE
Un nuovo caso per l'Ispettore
più divertente della storia letteraria: Marineo dovrà vedersela con un misterioso papiro
arrivato a lui direttamente
dall'antico Egitto. Cosa ci
sarà dietro? Il papiro ripescato nel mar di Sicilia sembrerebbe svelare l'ubicazione di
un luogo di culto egiziano in
Sicilia. Ma gli egizi arrivarono in Sicilia? E che cosa vi
lasciarono?
Toccherà
all'ispettore Marineo difendere il prezioso documento
dalle mire di un losco individuo che tenterà l'impossibile
e anche di più per impadronirsene, onde poter arrivare
per primo ai reperti custoditi
dal tempo. Tra continui cambi
di fronte, sotterfugi, trappole
e colpi di scena si disputerà
una partita senza esclusione
di colpi su un campo da gioco
allestito con notevole ingegno
criminale. A tutto questo si
aggiunge la scoperta di un
capolavoro di fattura così pregevole da meritare l'appellativo di cappella Sistina della
Sicilia. Se volete saperne di
più, tuffatevi tra le pagine di
questo libro e godetevi una
piacevole apnea che vi farà
tirare il fiato solamente dopo
l'ultima pagina. Ioan Viborg
torna a stupire e questa non è
più una sorpresa. Nella quiete
della sua cella danese nel carcere di Grankrasth imbastisce
una nuova mirabolante
avventura. Riesce a inviare il
manoscritto all'esterno racchiuso negli involucri contenenti le sorprese degli ovetti
di cioccolato fatti ingurgitare
ai detenuti che man mano
finivano di scontare la pena.
L'editore riesce ad ottenere
l'intera partita, appostato dentro una toilette portatile,
all'uscita dell'istituto di pena,
al mero costo di un quintale di
fave di Fuca, mezzo ettolitro
di Guttalax e una dozzina di
colonscopie.
Salute e natura
Il TuiNa: un massaggio orientale
È un tipo di massaggio che fa parte delle antiche arti della medicina tradizionale cinese, praticata da più di quattromila anni. Si effettua con mani, dita e gomiti ed utilizza una vasta
gamma di tecniche vigorose e rilassanti: frizioni, pressioni, spinte, trazioni e rotazioni.
I
l TuiNa (cinese 推拿, pinyin tūiná, da 推 tūi, premere e 拿 ná,
afferrare) è un massaggio orientale basato sulla medicina cinese. Nella disciplina la caratteristica più importante è la visione del
paziente, del quale si inquadra l’aspetto della “energia interiore”.
Difatti, come negli altri trattamenti della tradizione cinese, la
malattia è vista come una “mancanza d’equilibrio nelle energie”;
la causa di questi squilibri è varia, tradizionalmente sono indica-
Scuola d’ambiente,
lezioni della Forestale
te cause “esterne” (fattori climatici), “interne” (stati psico-emotivi)
e “né interne, né esterne” (stile di vita, alimentazione).Le “energie” dell’uomo, secondo la medicina cinese scorrono entro alcuni “percorsi preferenziali”, denominati canali energetici, o Meridiani. Sono descritti diversi tipi di meridiani e ognuno di essi veicola, secondo la tradizione, uno o più tipi di energia, ma i più noti
ed utilizzati sono i Canali Principali. Ogni meridiano può essere
visto anche come una linea che unisce dei punti, gli stessi punti
che vengono utilizzati in agopuntura.
È un tipo di massaggio che fa parte delle antiche arti della medicina tradizionale cinese, praticata da più di quattro mila anni. È
un particolare tipo di massaggio , che si effettua con mani, dita e
gomiti ed utilizza una vasta gamma di tecniche vigorose e rilassanti: frizioni, pressioni, spinte, trazioni e rotazioni.
Quali sono le indicazioni terapeutiche?
Alcune delle possibili applicazioni che i testi cinesi attribuiscono
al massaggio TuiNa: – Azione di riequilibrio psichico
• Azione di regolazione del sistema yin-yang
• Rinforzo dei meccanismi di difesa dell’organismo
• Azione sulla circolazione venosa e linfatica
• Azione sui muscoli
• Azione sulle articolazioni
A.C.S.D. New Energy
La scuola dell’infanzia Gorgaccio dell’IC “S. Ciro” di Marineo ha
realizzato un percorso di educazione ambientale in collaborazione con l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Palermo rivolto ai piccoli alunni di tre, quattro e cinque anni. I rispettivi dirigenti, prof.ssa Rosa Crapisi e dott. Giovanni Marino, sulla scia di
una tradizione consolidata hanno sostenuto l’iniziativa. Le maestre con il supporto tecnico del commissario Ciro Realmonte, la
guardia forestale Piero Bono e il perito tecnico Antonino Graziano hanno coinvolto i bambini in esperienze ludiche, espressive e
manipolative. Proiettati inoltre filmati e messi a dimora di arbusti
e pianticelle nel giardino della scuola.
Scout di Marineo al
campo di Piano Cervi
La Rocca 19
Amarcord
E arrivaia
finalmenti
la staciuni
Quannu un annu durava dudici misi, li
scoli finianu e li picciutteddi sciamaianu.
D
oppu na mmirnata longa e
fridda ed una primavera
frisca e chiuvusa, arrivaia finalmente la staciuni.
Li scoli finianu, ed i ragazzi si
apprestavano ad affrontare
l’estate, con animo differente
però: per alcuni arrivaia lu
tempu di lu iocu e di tanticchia
di villiggiatura; per tantissimi
altri la sorte riservava, tanto per
cambiare, travagghiu!
Li furtunati di la prima categoria, di prima matina sciamavanu
strata strata alla ricerca dei
“cumpagni di iurnata”. Le bambine allestivano “vattii”, si
cimentavano sui marciapiedi
segnati col gesso nel gioco del
piedino, giocavano “ai cerchietti” o “a tamburello”, ruotavano
tra i cantoni nel gioco di “li
quattru cantuneri”…cu ll’ aricchi tisi a captare il richiamo
materno: “Marì, veni cca ca m’a
ghiri a accattari la liscìa e l’azzolu!”, “Trisì, veni a pigghiati a
tò frati ca iè a lavari e un ci
pozzu cummattiri!”. Tanti
masculiddi invece si organizzavano in bande e sciamavano pi li
fumirara sutta la Rocca dove,
baffiannu tra le maleodoranti
zotti di sintina, cavalcavano li
porci; altri preferivano irisi a
fari li bagni nelle nache, veri
stabilimenti balneari locali: lu
Punticeddu, lu Mmenzu, lu
Strittu, Sirena, Scanzanu, Li
Vagni. Durante il tragitto versu
li nachi, “escursioni” su pedi di
ficu,
pruna,
mennuli,
vraccoca,erano frequenti e
“duvirusi”. I pomeriggi erano
dedicati invece ad epiche e mitiche sfide a lu palluni: a lu chianu di la matrici s’accuminciaia a
ghiucari doppu pranzu e si finia
cu lu scuru.
Alcuni ragazzi – coccia cuntati si trasferivano pi corchi ghiornu
nta casuzzi di campagna senza
20 La Rocca
mancu la luci ad assaporare il
gusto della villeggiatura mentre
pochi altri ianu a li colonii,
quasi sempri a banni di mari.
Tanti altri erano poi i passatempi di li schiffarati: pigghiari
nida, iucari a li ligna, a lu vivu e
lu mortu, a li fussetta, a li sordi
a ramu e li stampatelli o a li buttuna: in quest’ultimo caso i bottoni venivano spesso forniti dai
pantaloni e le camicie che ignare massaie avevano steso ad
asciugare davanti li porti di li
catoia.
Emu ora a li picciutteddi cui era
riservata un’estate di travagghiu, atru chi ghiocu e giangalu!
Si andava dai tantissimi che aiutavano i genitori nei lavori di
campagna, nel rigovernare le
bestie, nell’accudire vacche,
pecore e capre; a quelli che,
mancu ancora adolescenti,
facianu li manuala caricandosi
cardarelle colme di pietre o quacina.
A tanti, li patri, “pi livarisi di
mmenzu la strata e nsignarisi un
misteri”, li mannaianu a lu
mastru: nta li fallignami, li firrara, l’abbianchiatura, a li putii e li
cafè, nta li uccera, li scarpara, li
siddunara. Tantissimi altri trovavano lavoro temporaneo nta li
trebbii che ogni stasciuni circondavano il paese: il loro compito era carriari li gregni di tribbiari, nzaccari lu bastardu, carricari li balli di la pagghia.
Le ragazze spuntuliddi, quelle
per intenderci che patri e matri
tenevano sotto stretta sorveglianza – erano i tempi di li
zitaggi “di luntanu”: parratini
sutta lu finistruni e sguardi fugaci tanti dei quali si sono trasformati in matrimoni con prole,
della quale tutti oggi ci sentiamo
parte - le ragazze, dicevamo, si
nni ianu a la mastra a nzignarisi
a cusiri oppure frequentavano il
Collegio delle suore che, grazie
alla lungimiranza di la superiura
matri Vincenza Randazzo,
aveva aperto le porte alle giovani del paese. Presso il Collegio,
tantissime donne marinesi
impararono taglio e cucito,
uncinetto, lavori ai ferri; conobbero la gioia di socializzare, si
cimentarono nella recita di commedie che durante l’estate venivano offerte al pubblico in recite allestite nel cortile sotto la
Loggetta.
La stasciuni intanto scorreva. I
lavori della campagna diventavano sempre più duri perché il
caldo incalzava e si facia daveru
pisanti: ma i lavoratori intravedevano di già la conclusione
delle fatiche di un intero anno e
l’animo si predisponeva alla
speranza: “spiramu ca la Pruvidenzia nni fa chiùiri bona l’annata…”
Li muratura profittavano del bel
tempo per tramutari tettira, rifari affacciati, sdirrubbari e ricostruiri corchi frabbicatu: e li
scecchi issalora nni scarricàvanu issu a la chiazza !
Frutti di stagione pinnuliàvanu
dalle porte di tanti catoi; cu vinnìa meli di lapi e ccu asciucaia a
suli e sirenu la ricotta salata; cu
stinnicchiaia davanti la porta lu
summaccu ad asciucari - e li
picciriddi cci durmianu ncapu di
notti - e cu nta li tavuliddi stinnìa ficu sani e ciaccati.
Nta li strati si sintia ciavuru di
sarsa frisca chi niscia di nta li
menzi porti, di milinciani e
cucuzzeddi fritti, basilicò e
rianu; pi la via li carrittera
abbanniaianu persichi maturi,
zubibbu di Pantelleria, muluna a
prova; lu sciccareddu strascinaia
lu carritteddu di lu gelataru e pi
li strati arrivaia “cannella, fragola e limone…arrifriscativi lu
pizzu!”
Lu paisi frimia: ritornavano
tanti emigrati dal Nord Italia,
dalla Germania, dalla Svizze-
ra, e dagli Stati Uniti: nelle
antiche strade donne e bambini
riabbracciavano mariti e padri,
anziani genitori provavano la
gioia di ritrovare la famiglia riunita. La gente si riincontrava e si
ritrovava, era come se il corpo
sociale del paese si risanasse,
colmando una dolorosa ferita
aperta dall’emigrazione.
Le anziane casalinghe diluivano
le fatiche domestiche frequentando nelle chiese di tutti i quartieri, tridui, sittini, nuveni, tridicini e quinnicini: un si nni pirdianu mancu una!
Era infine la Festa di Santu Ciru
d’Austu che materializzava la
sensazione di un “paese ritrovato”: una festa attesa “un intero
anno, quannu un annu durava
dudici misi…”, miraggio per
contadini ed agricoltori che nella
festa vedevano il suggello di un
intero anno di fatiche e sacrifici,
ma anche per chi ritornava al
paese natio da lontano e per i
tanti che nella festa di Santu Ciru
trovavano finalmente un po’ di
svago!
E così i ragazzini con i quali
abbiamo cominciato il racconto,
si ritrovavano: chi a nzaiarisi li
robbi novi accattati coi soldini
faticosamente guadagnati col
lavoro estivo e recuperati nei
catoi del corso dei mille che
ospitavano improvvisati “putii
di tri ghiorna”, chi a comprare
qualche palloncino, lo zucchero
filato, lu bovoloni e la cubbaita;
tanti a farisi lu giru nta la ghiostra o tirari a lu bersagliu. Le
ragazze invece passiàianu a la
strata di la cursa – sulu pi Santu
Ciru era permesso!- e ostentando orgogliose li vesti chi s’avianu cusutu e s’avianu nzaiatu,
lanciavano sguardi pieni d’amore verso li ziti!
Nta tuttu lu paisi andava in
scena una umanità semplice e
viva; ciascuno serbava nell’animo il senso della propria vita:
certezze e dubbi esistenziali,
gioie e dolori, fatiche ed ansie,
agiatezza e grande precarietà si
componevano e scomponevano
come in un caleidoscopio. Ma in
tutti – uomini e donne, grandi e
piccini – la speranza per un
futuro migliore trovava sempre
un posto segreto dentro il cuore.
Franco Vitali
Anniversari
Frate Francesco Omaggio
nel sessantesimo di ordinazione
Missionario in Messico dove ha frequentato il Santuario di Guadalupe, con la costruzione
della cappella alla Serra ha voluto lasciare a Marineo un segno di questa sua esperienza.
U
n piccolo omaggio a
Frate Francesco Francaviglia per il suo sessantesimo
anno dalla ordinazione. Piccolo perché è quasi niente in
confronto a quanto ha fatto per
la gente e soprattutto per i
marinesi che sicuramente non
lo dimenticheranno mai. A
ricordarlo sarà la Cappella
della Madonna di Guadalupe
da lui ideata, che resterà per
sempre lassù nella punta più
alta della “Serra”, davanti agli
occhi di tutti e dove i marinesi
si recheranno non solo per la
Madonna ma anche per godere
del caratteristico panorama del
paese di sotto la Rocca e oltre.
Frate Francesco è uno dei
francescani di Marineo che
per anni è stato missionario in
Messico dove ha conosciuto e
frequentato il Santuario di
Guadalupe. Con la costruzione della cappella ha voluto
lasciare un segno di questa sua
esperienza, ai marinesi e alla
gente dei dintorni. Dalle previsioni, si presume che la cappella continuerà ad essere
sempre più conosciuta perchè
le visite alla Madonna di Guadalupe sulla Serra, diventano
sempre più numerose e la
costruzione sempre più piccola, e già si presenta la necessità di un ampliamento.
La cappella è stata costruita
nel 2006, dopo un paio di anni
di preparativi in cui non sono
mancati ostacoli da superare;
ma con l’insistenza e la tenacia del frate, il risultato non
poteva essere diverso di quello ottenuto.
La cappella è una di quattro
costruzioni mariane del territorio marinese che hanno la
particolarità di essere disposte
lungo i due assi che seguono i
punti cardinali e che si incrociano proprio nell’abitato di
Marineo: la cappella sulla
Serra è ad est, ad ovest (dietro
la Rocca) si trova la Chiesa
della “Madunnuzza” di Scan-
zano, a nord si trova il Convento della Madonna della
Dayna e a sud, a 2 km da
Marineo, lungo la Strada Provinciale per Godrano, si trova
la ricostruita Cappella della
Madonna di “Contrada Branno” del 1978. Ricostruita perché, nell’Ottocento fu edificata su terreno poco stabile, ad
1Km da Marineo e sempre
sulla stessa strada. Era una
costruzione prismatica di
m2,50x1,50 di base e per 3 di
altezza circa, aveva una copertura a botte ed era chiusa da
tre lati. Nell’interno conteneva
una statua di gesso della
Madonna dalla posizione
sdraiata e che ora si trova nella
Chiesa del Crocefisso. Fino
agli anni cinquanta del Novecento, anche in stato precario,
esisteva ancora quando è crollata definitivamente.
Dalle posizioni delle quattro
costruzioni mariane, il paese
trae il vantaggio di essere protetto dalla Madonna da tutti i
lati.
Per la realizzazione della cappella sulla Serra si sono mobilitati un certo numero di marinesi del paese e marinesi emigrati in America. Entrambi
formarono due comitati che si
occuparono della raccolta dei
fondi necessari. Grazie alla
generosità di entrambi le
comunità, si raccolse la
somma sufficiente per realizzarla e la cappella fu inaugurata e aperta al pubblico il 28
settembre 2008.
Il progetto è dell’ingegner
Riccardo Puccio di Marineo,
che ha previsto una costruzione cilindrica di nove metri di
diametro sormontata da una
calotta a cono che funziona da
copertura. Nell’interno, oltre
all’altare per le messe, si trova
una riproduzione a grandezza
reale dell’originale dipinto
della Madonna del Santuario
di Guadalupe.
Antonino Trentacosti
La Rocca 21
Associazioni
Massariotta,
40 anni al servizio
dell’educazione
Q
uarant’anni fa, nel 1973,
iniziavano le prime attività presso il centro scout della
Massariotta, una “Base”
(come usano chiamarla gli
scout) a pochi chilometri da
Marineo e Godrano, posta ai
margini del bosco del Cappelliero. Gli scouts marines,
avendo partecipato nell’estate
del 1972 ad un campo nazionale di specializzazione presso
la Base scout emiliana di Spettine, sollecitarono l’acquisto,
da parte dell’Associazione
degli Scout Cattolici Italiani
(allora ASCI, oggi AGESCI),
di un ettaro di terreno in Contrada falde del Bosco, ove
erano soliti svolgere attività.
Fu una felice scelta che ha dato
la possibilità a migliaia di
ragazzi, non solo siciliani, di
vivere intense ed entusiasmanti avventure educative, nonché
di far apprezzare il bosco di
Ficuzza e i vari centri abitati
della zona, i quali ne hanno
avuto un vantaggio culturale
ed economico. In questo primo
quarantennio, infatti, diverse
migliaia di giovani, anche stranieri, hanno campeggiato alla
Massariotta. Inoltre, ha ospitato numerose attività di educazione ambientale per insegnanti ed alunni. Sin dall’inizio la Massariotta si caratterizzò come “Base nazionale del
Settore
Specializzazioni
Scout”, quel Settore che cura
principalmente la formazione
di adolescenti tramite l’uso
delle tecniche tipiche dello
Scautismo. Essa fu la seconda
in Italia, dopo quella piacentina, con la quale continua ancor
oggi a tenere stretti legami. Tra
Piacenza e Marineo iniziò
subito una comune progettualità: un fecondo scambio di
capi e di esperti nelle varie tecniche pose le fondamenta del
22 La Rocca
Settore Nazionale Specializzazioni, un Settore che ora conta
numerosi Centri Scout situati
in varie parti d’Italia. Quello
stesso anno la Massariotta
ospitò tre campi. Vi parteciparono un centinaio di scout provenienti, oltre che dalla Sicilia,
dalla Puglia, dalla Campania,
dal Lazio, dalla Calabria. Grazie all’impegno dei responsabili del Centro e dei loro collaboratori (provenienti da varie
parti d’Italia) e alla qualità
delle attività proposte, la Massariotta entrò ben presto a far
parte della Rete dei Centri
Scout Europei e, recentemente, è divenuta socio fondatore
della Rete dei Centri Scout Italiani. La Massariotta è nata ed
è cresciuta grazie alla generosa
e gratuita opera di diversi capi
e di giovani scout (provenienti
da varie parti della Sicilia, e
non solo) che annualmente
dedicano diverse giornate alla
progettazione e realizzazione
delle varie attività nazionali
che vi si svolgono, nonché alla
manutenzione del Centro
Scout. Sono stati e sono essi il
vero motore della Massariotta,
una comunità di educatori che
ha operato con amore, con
competenza, con umiltà, con
grande disponibilità, garantendo qualità e continuità e privilegiando lo spirito di servizio
piuttosto che l’apparire. La
Massariotta è un luogo fisico,
ma anche ideale (“un luogo,
uno spirito”), che è rimasto,
per quanti hanno avuto l’opportunità di vivervi avventure
significative, “dentro il cuore
per tutta la vita. Non sterile
nostalgia, ma impegno a vivere in ogni luogo la Legge
Scout, a saperti giocare pienamente ed a fare della tua vita
un'avventura meravigliosa”.
Uno dei tanti partecipanti ai
campi, non siciliano, oggi
adulto che ricopre un ruolo
sociale significativo, così ha
recentemente scritto: "Lo spirito della Massariotta mi ha
pervaso. Il modo di agire dei
capi, la loro disponibilità, lo
stile e la capacità di servizio
delle scolte e dei rovers, la spiritualità, la gioia, le intense
attività, l’ambiente boschivo
con la sua magia ….. uno spirito che continuo a portare con
me e che mi aiuta a far bene il
mio lavoro. Ma soprattutto
l'avventura,
un'avventura
meravigliosa che ha lasciato
una forte traccia nella mia
vita!". Ed un altro, oggi docente universitario di psicologia
del lavoro, così scrive: “Alla
Massariotta si sono formate
centinaia di giovani manovali
al servizio di Dio e del Paese,
con un'unica legge nel cuore,
un perenne sorriso sul viso e
quelle mani screpolate dal
lavoro duro e concreto con cui
sono stati trasformati in sognatori operosi al servizio di un
mondo migliore, possibile e
realizzabile”. La storia della
Massariotta non vuole, perciò,
essere anzitutto storia di strutture più o meno belle, più o
meno complete, più o meno
appariscenti; anche se queste,
pur nella loro semplicità, testimoniano mille sacrifici e tanta
generosità e rendono visibile
la capacità di tradurre il dire
nel fare, pur quando c'è da
pagare di persona. E’ però vero
che tali strutture debbono
divenire sempre più funzionali
agli scopi educativi che ne giustificano l'esistenza. A proposito, l’Agesci nazionale e
regionale hanno recentemente
intrapreso lavori di ristrutturazione della Base che renderanno il Centro Scout più funzionale ed accogliente. Anche in
questa estate ai cinque campi
nazionali di competenza hanno
partecipato circa duecento
guide e scout, oltre che siciliani, calabresi, campani, pugliesi, abruzzesi, molisani, laziali,
toscani, piemontesi. La Massariotta ha interagito con le istituzioni locali. In particolare
con l’Azienda e le guardie
forestali, il dirigente del Centro LIPU di Ficuzza, il Comune di Marineo, con esperti di
storia locale (a tutti va espressa grande gratitudine) la Massariotta ha avuto da sempre un
rapporto di collaborazione.
L’angolo dello psicologo
Una riflessione
sul concetto
di conflitto
U
na riflessione ed un
invito. La riflessione
si sofferma sul concetto di
conflitto. L’invito è a non
dimenticare che senza
emozioni vere non si può
vivere.
Viviamo in una società
incline ad attribuire al conflitto una connotazione
quasi esclusivamente negativa. Viviamo in una società
sempre più abituata ad una
modalità particolare di
vivere le emozioni.
Nella cultura cinese la parola conflitto viene rappresentata da un ideogramma
composto dai simboli che
significano rispettivamente
Pericolo ed Opportunità. È
sicuramente riconducibile
al concetto di Pericolo
quando la nostra rabbia trasforma “l’altro” in un
demone ed adottiamo un
comportamento che ci
impedisce di comunicare
apertamente con il nostro
oppositore e di ascoltare
attentamente ciò che dice.
È, invece, associabile al
concetto di Opportunità
quando ci consente di
approfondire il nostro livello di empatia ed intimità nei
confronti dell’altro attraverso il dialogo, lo scambio, la
negoziazione.
Seguite questo esempio con
attenzione. Due ragazzi litigano per un’ arancia. Alla
fine i due si mettono d’accordo e dividono il frutto a
metà. A questo punto la
ragazza mangia la polpa e
getta la buccia, il ragazzo
prende la buccia per farne
una torta e getta via il resto.
Chiarendo gli obiettivi,
negoziando e “inventando”
una soluzione sarebbe stato
possibile un esito ottimale
del conflitto: a lei tutta la
polpa, a lui tutta la buccia.
Non si sarebbe gettato
nulla.
Il conflitto appartiene alla
natura umana ed è utopico
pensare ad un mondo senza
conflitti, ma non può essere
identificato con la violenza,
che è solo uno dei tipi di
comportamento in cui esso
si manifesta.
Nel conflitto esiste un’opportunità di sviluppo e crescita, uno spazio di possibile creatività, in cui attivare
competenze legate alla
negoziazione, alla comunicazione, al riconoscimento
dell’altro; pertanto non
deve essere messo a tacere
o curato, come un male
della società, piuttosto controllato e gestito.
Il conflitto può essere visto
semplicemente come un
modo per imparare qualcosa di più in merito a ciò che
non funziona e a come
risolvere il problema. L’utilità della soluzione dipende
da quanto profonda sia la
nostra comprensione del
problema. Questo è legato
alla nostra capacità di
ascoltare, che dipende, a
sua volta, dall’arresto del
ciclo di escalation (sfida) e
dalla ricerca di opportunità,
di miglioramenti e di confronto.
Andiamo, adesso, alle “abitudini emotive” della nostra
epoca.
Per esprimere
al
meglio
il
concetto mi
affido alle parole di un autorevole ed
apprezzato pensatore dei
nostri tempi, Umberto
Galimberti: “…le emozioni
sono il fuoco della vita, il
fattore che, senza mediazioni razionali, nella gioia e
nel dolore, scuote l’anima e
la fa vibrare. Siccome però
le emozioni non esistono in
sé, ma solo in relazione al
mondo in cui si vive, man
mano che il mondo è diventato un grande mercato, le
emozioni si sono spostate
dalla relazione con le persone, com’era al tempo in cui
eravamo più poveri, al
mondo degli oggetti che il
mercato non riuscirebbe a
vendere se in qualche modo
non suscitassero emozioni…”.
La moda, il mondo tecnologico, l’universo politico, le
improponibili trasmissioni
televisive raggiungono l’effetto desiderato puntando
sull’efficacia dell’impatto
emotivo a scapito del
rispetto e della dignità della
persona, ci fanno vivere
molto spesso una fugace,
momentanea, vuota esperienza emotiva. Carlo Marx
scriveva: “Tutto ciò che è
solido si dissolve nell’aria”.
L’effetto “buono” della crisi
che stiamo attraversando a
vari livelli, potrebbe essere
quello di ritrovare la capacità di innamorarsi delle
persone e non
più solo degli
oggetti.
Ancora Galimberti: “…è auspicabile uno spostamento
delle emozioni dall’investimento sulle cose all’investimento sulle persone. Uno
spostamento che ci potrebbe far uscire da quel solipsismo di massa in cui siamo
caduti, a favore di una più
intensa comunicazione e
una maggiore solidarietà,
simile a quella che caratterizzava il vissuto emozionale delle generazioni che ci
hanno preceduto, più povere di cose e più ricche di
valori e ideali…”.
È pacifico che bisogna
avere rispetto per il progresso e per l’evoluzione
umana, tornare indietro non
si può, non si possono mortificare le tante conquiste
del genere umano. Ma probabilmente la crisi e le difficoltà che caratterizzano la
nostra epoca può far spostare l’attenzione dalle cose
alla persona, dalla relazione
con l’oggetto alla relazione
con la persona.
Perché per potere ascoltare, riconoscere e comprendere una persona in una
situazione di conflitto, con
quella persona dobbiamo
essere in comunicazione,
dobbiamo trovarci in relazione.
Ma soprattutto quella persona deve poterci emozionare.
Michele De Lucia
Psicologo e Psicoterapeuta
La Rocca 23
Stati Uniti
Gemellaggio Marineo-Hawthorn Woods
L’amore per le radici
Mancino partì da Marineo nel 1972 alla volta degli Stati Uniti, all’età di sette anni, insieme al
padre Piddu. Oggi è sindaco di Hawthorn Woods, una cittadina di circa ottomila abitanti della
contea di Lake, a circa trenta miglia da Chicago nello stato dell’Illinois.
I
l Comune di Marineo ha
formalizzato un gemellaggio con la cittadina americana di Hawthorn Woods
guidata da un sindaco originario di Marineo: Joseph
Mancino.
Mancino partì da Marineo
nel 1972 alla volta degli
Stati Uniti, all’età di sette
anni, insieme con il padre
Piddu, la mamma Concetta,
con il fratello Carmelo e la
sorella Maria, e per realizzare il cosiddetto sogno
americano la famiglia si
fermò a Chicago.
Come tanti altri marinesi,
dopo avere affrontato tanti
sacrifici e superato diverse
difficoltà, Joseph si è affer-
mato non solo nel lavoro
come grafico pubblicitario,
ma anche a livello istituzionale divenendo, appunto,
sindaco di Hawthorn Woods, una cittadina di circa
ottomila abitanti della contea di Lake, a circa trenta
miglia da Chicago nello
stato dell’Illinois.
In tutti questi anni Jo Mancino non ha dimenticato
mai le proprie radici intrattenendo sempre rapporti
con la famiglia d’origine e
con la nostra comunità proponendo all’amministrazione Comunale che Marineo
e Hawthorn Woods divenissero “Sisters cityes” come
si dice in America, città
sorelle.
Un gemellaggio quindi che
dimostra che la cultura non
è solo scambio ma anche la
possibilità di vedere l’emigrazione con occhi nuovi;
un’opportunità al fine di
rafforzare i legami proprio
nel segno delle nostre radici marinesi.
In tal senso appare opportuno di seguito pubblicare il
patto di gemellaggio che i
due sindaci Joseph Mancino e Pietro Barbaccia
hanno firmato il 6 agosto,
deliberato dal Consiglio
Comunale di Marineo.
PATTO DI GEMELLAGGIO
MARINEO - HAWTHORN WOODS
Noi Sindaci di Marineo e Hawthorn Woods
- Rispondendo alle sollecitazioni espresse dalle nostre collettività, rafforzando i sentimenti di fraternità verso cittadini di altri stati e soprattutto verso una terra, quella americana, che ha accolto tantissimi emigrati marinesi,
- ritenuto opportuno instaurare fra le nostre comunità legami di conoscenza e di scambio, impegnandosi per una
alleanza duratura e un reciproco aiuto in modo da contribuire alla creazione di uno spazio comune di convivenza
pacifica,
- constatato che il gemellaggio tra le nostre cittadine favorirà le relazioni sociali, istituzionali, culturali e commerciali rinsaldando i rapporti di conoscenza, dialogo e condizione della propria storia e del proprio futuro;
PRENDIAMO SOLENNE IMPEGNO
- di mantenere legami permanenti tra Marineo e quella di Hawthorn Woods dichiarandole città sorelle e di favorire in ogni campo gli scambi, sociali, istituzionali, culturali e commerciali tra le nostre comunità,
- di sostenere e incentivare visite e scambi tra studenti anche al fine di avviare concretamente rapporti interattivi
tra giovani dei due territori per stage formativi,
- le città manterranno i contatti e faciliteranno canali aperti di comunicazione e cooperazione sulle questioni di
interesse comune che coinvolgono sia le Istituzioni sia i gruppi di cittadini rappresentati nel massimo rispetto delle
normative nazionali e internazionali in vigore nei rispettivi paesi.
Il sindaco di Marineo
24 La Rocca
Il sindaco di Hawthorn Woods
Stati Uniti
Cosimo Sanicola, un emigrato
fortemente legato al paese natio
Il suo progetto di vita prosegue nell’impegno di valorizzare l’ambiente e le realtà artistiche
del nostro territorio, ed in tal senso ha ritenuto opportuno proporre al sindaco di Marineo,
Pietro Barbaccia, diverse iniziative che testimoniano la sua sensibilità.
O
gni anno,
quando
Cosimo Sanicola torna
a Marineo, porta avanti con
determinazione il suo
motto: amare gli Stati Uniti
e non dimenticare mai la
terra in cui si è nati.
Per questa ragione il suo
progetto di vita prosegue
nell’impegno di valorizzare
l’ambiente e le realtà artistiche del nostro territorio,
ed in tal senso ha ritenuto
opportuno proporre al sindaco di Marine, Pietro Barbaccia, diverse iniziative
che testimoniano la sua
sensibilità per migliorare il
contesto in cui vive la gente
del luogo.
Come prima cosa ha manifestato l’intenzione, dopo
che il punteruolo rosso ha
distrutto le palme della villetta S. Ciro nello spazio
antistante il collegio di
Maria, di piantare nuove
essenze arboree che non
siano attaccabili dal punteruolo, in modo da far sembrare meno spoglio uno
spazio verde al centro della
nostra cittadina.
Già in passato si era adoperato, insieme a tanti altri
volontari ed ai frati francescani di Marineo, per valorizzare il belvedere della
cosiddetta Rotonda dove è
stata posta la statua della
Madonna del Pellegrino.
Oggi Cosimo Sanicola
vuole proporre la sistemazione del basamento di quel
posto in modo da evitare
che l’ambiente circostante
possa deteriorarsi.
Inoltre, venuto a conoscenza che il Comune di Marineo e la Sovrintendenza ai
Beni Culturali della Provincia di Palermo stanno allestendo il museo della civiltà contadina presso i locali
del Castello Beccadelli, con
i pezzi provenienti dalla
raccolta di Salvatore Pulizzotto, Sanicola si farà carico di sostenere l’onere per
il trattamento antitarlo, la
pulitura e la manutenzione
degli oggetti.
“Sono contento che si crei
nel nostro paese - ha affermato- un museo che faccia
conoscere la civiltà contadina soprattutto alle nuove
generazioni”.
Infine, è doveroso dire che
Sanicola è stato uno dei
sostenitori per l’iscrizione
della squadra di calcio dell’Oratorio SS. Ciro e Giorgio promossa quest’anno in
II^ categoria.
La nostra comunità gli deve
essere grata per queste sue
iniziative di solidarietà a
favore di Marineo.
Maria C. Calderone
Fondazioni: We live Together
L
e Fondazioni Culturali
Gioacchino Arnone, in
partenariato con la Human
Rights Youth Organization
(associazione
no-profit
promotrice di varie iniziative culturali, tutte volte ad
una migliore e più capillare promozione dei diritti
civili in Italia e nel
mondo), nell’ambito dell’azione 1.1 del programma finanziato dalla Commissione Europea “ Gioventù in Azione” , organizzeranno dal 1 al 8 Novembre 2013 a Marineo, uno
scambio internazionale dal
titolo “We live Together”
che vedrà coinvolti 28 giovani provenienti da diversi
paesi del mondo quali Nor-
vegia, Spagna, Bulgaria e
Italia. Il tema dello scambio è il razzismo e i pregiudizi. L’obbiettivo dello
scambio è quello di abbattere barriere e atteggiamenti razzisti provocati da
stereotipi e pregiudizi alimentati dalla mancanza
della conoscenza dell’altro. Le attività nel concreto
si alterneranno fra sessioni
“teoriche” su razzismo e
pregiudizi
utilizzando
comunque sempre un
approccio di educazione
non formale ai diritti
umani promosso dal programma Gioventù in Azione dal Consiglio d’Europa,
e sessioni pratiche che
vedranno coinvolte tecni-
che del “Learning by
doing”, che saranno di
ausilio anche a bypassare il
problema della lingua,
andando anzi a sviluppare
curiosità nel conoscere le
altre lingue e modi di dire
altrui. Lo scambio, l’apprendimento “pear to
pear”, ossia apprendimento fra pari permette di sviluppare contestualmente
due obbiettivi, l’apprendimento e il confronto fra i
partecipanti, e al contempo
coesione e formazione del
gruppo stesso. Il coinvolgimento della popolazione
locale, e dei giovani marinesi in particolare, nello
svolgimento del progetto,
avrà un ruolo fondamenta-
le sia per quanto riguarda
l’accoglienza e l’integrazione degli ospiti nel
nostro contesto, ma anche
e soprattutto per la promozione della cultura italiana
e locale, e quindi ciò rappresenterà anche un punto
di forza nei confronti della
visibilità di usi e costumi
europei.
Il progetto è stato sviluppato in un paio di settimane
grazie alla fattiva collaborazione di Cirus Rinaldi, e
costituisce il primo di una
serie di attività che la Fondazione Culturale Gioacchino Arnone intende promuovere nei prossimi mesi.
Arch. Guido Fiduccia
Presidente delle Fondazioni
La Rocca 25
Sport
Sole, mare e...
tanto sport a Marineo
S
ole, mare e...tanto sport.
Così l'estate marinese si
caratterizza per l'ampio programma sportivo che fino
alla fine della stagione estiva farà compagnia ai tanti
marinesi, giovani e meno
giovani, impegnati nei vari
tornei previsti: e ce n'è davvero per tutti i gusti! Imbarazzo della scelta per i tanti
appassionati del calcio con
il tradizionale "vernissage"
estivo del torneo over 16
"Un calcio per la vita" organizzato dalla Misericordia
che, oltre ad aver registrato
una grande affluenza di partecipanti con 20 squadre
iscritte che "attirano" sera
dopo sera tanti appassionati
nella ormai intramontabile
cornice del cortile scolastico, si prefissa il nobile
obiettivo di devolvere le
quote d'iscrizione per l'acquisto di un ventilatore polmonare. Cortile che ha
accolto anche le ragazze nel
“triangolare femminile” di
calcio a 5 ed i piccoli campioncini di Marineo e dintorni che, nel torneo “ragazzi” organizzato dall'oratorio
Padre Pino Puglisi, interagirscono fra di loro e fanno
amicizia; stesso fine che la
C.C.S. Santa Maria della
Dayna si pone con l’organizzazione di “pomeriggi di
calcio” nel campo di calcio
a 5 comunale insieme ai piccoli amanti del gioco del
pallone. Cambia lo sport,
non cambia il divertimento:
oltre al calcio c’è spazio
anche per i tanti appassionati della pallavolo con il torneo “Una battuta per la vita”
(organizzato dalla Misericordia che, anche in quest’occasione devolverà il
ricavato per l’acquisto di un
ventilatore polmonare) che
vede 8 squadre contendersi
il titolo di campione estivo e
con l’attività svolta dai
volontari dell’oratorio Padre
Pino Puglisi all’interno della
struttura geodetica. E per
chi volesse provare altri
sport?! Le opportunità non
finiscono qui con il programma dell’oratorio che
arricchisce l’offerta sportiva
con ping pong, ballo, fitness
e biliardino e la Misericordia che fa felici gli amanti
delle “bocce” con il torneo
dedicato che partirà ad Agosto. Ad ognuno, dunque, il
suo sport preferito per
un’estate tutta da vivere
all’insegna del movimento e
del sano divertimento.
Tommaso Salerno
Salvo Inguì, finalista al
concorso Mister Italia
A settembre parteciperà alle selezioni finali
di Ascoli Piceno del concorso “Il più bello
d’Italia”. Fra i personaggi divenuti poi celebri ad essere usciti dal concorso si possono
citare Gabriel Garko, Raffaello Balzo, Giorgio
Mastrota, Nicola Canonico e Ettore Bassi.
I
l marinese Salvo Inguì a
settembre parteciperà
alle selezioni finali di
Ascoli Piceno del concorso
Mister Italia. Il più bello
d'Italia è un concorso di
bellezza maschile, fondato
nel 1984 e tenuto annualmente in località ogni anno
differente. Benché non
abbia la stessa risonanza
mediatica di Miss Italia, è
considerato uno dei più
importanti concorsi di bellezza maschili italiano.
26 La Rocca
Oltre al titolo di "più bello
d'Italia", ogni anno vengono assegnati altri titoli: "Un
bello per il cinema", "Il
talento più bello d'Italia",
"Il modello più bello d'Italia", "Il volto più bello
d'Italia" e "Uomo ideale
d'Italia". Fra i personaggi
divenuti poi celebri ad
essere usciti dal concorso si
possono citare Gabriel
Garko, Raffaello Balzo,
Giorgio Mastrota, Nicola
Canonico e Ettore Bassi.
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