COSTRUZIONE DEL PORTAFOGLIO E ANDAMENTO DELL’ECONOMIA BANCA DI SIGNA CREDITO COOPERATIVO SIGNA 30 OTTOBRE Materiale a cura di Cristiano Iacopozzi 1 PRINCIPI DI TEORIA FINANZIARIA REGOLE GENERALI PER INVESTITORI RETAIL: 1. RISCHIO di CAMBIO ≤ 10% 2. LIQUIDITA’ almeno 15% 3. PESO ATTIVITA’ RISCHIOSE (AZIONARIO + RISCHIO EMITTENTE) = PESO LIQUIDITA’ 4. PESO ATTIVITA’ RISCHIOSE = 100% ETA’ INVESTITORE 2 PRINCIPI DI TEORIA FINANZIARIA REGOLE GENERALI PER INVESTITORI RETAIL: 5. COMPONENTE OBBLIGAZIONARIA ALMENO PER IL 50% SUL RISCHIO TASSO 6. COMPONENTE AZIONARIA ALMENO PER IL 50% SULLE BLUE CHIP E SENZA RISCHIO CAMBIO 7. REGOLA DEL 10 (ovvero almeno 10 titoli non correlati) SU ATTIVITA’ NON CORRELATE, CON IL FINE DI ELIMINARE IL RISCHIO SPECIFICO 8. PESO COMMODITIES ≤ 10%, LIMITANDO L’OPERATIVITA’ A INVESTITORI CON ELEVATE DISPONIBILITA’ (da non meno di 100.000 Euro in su) 3 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE Una delle più note teorie sull’andamento di lungo periodo dei cicli inflazionistici o “onde” onde è quella del matematico ed economista russo Nikolaj Kondratieff. Secondo tale impostazione, si assiste nel lungo periodo alla regolare alternanza di 4 stagioni o “onde” onde inflazionistiche, segnatamente: 1. REFLAZIONE o PRIMAVERA 2. ALTA INFLAZIONE o ESTATE 3. DISINFLAZIONE o AUTUNNO 4. DEFLAZIONE o INVERNO 4 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE Secondo Kondratieff, nella storia dell’economia, partendo a ritroso anche dalle epoche medievali, si possono distinguere tendenze ricorrenti nell’andamento dei prezzi al consumo, che si ripetono periodicamente su periodi molto lunghi, solitamente anche superiori ai 10 anni. 5 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione: La fase di REFLAZIONE si caratterizza per un situazione in cui i prezzi al consumo cominciano a risalire gradualmente dopo una tendenza più o meno lunga a carattere deflazionistico, ma in generale permangono in linea con gli obiettivi delle autorità monetarie. Storicamente l’ultima fase di REFLAZIONE in Occidente è quella che va dall’immediato dopoguerra (1949/1950) alla seconda metà degli anni ’60 (1966-1969), allorché prese luogo una tendenza più propriamente inflazionistica. 6 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione – contesto macroeconomico: 1. 2. 3. 4. 5. Le fasi di REFLAZIONE hanno come elementi comuni: POLITICHE MONETARIE ESPANSIVE sul fronte delle QUANTITA’ di MONETA PROGRESSIVO RIASSORBIMENTO di ELEVATI LIVELLI nel TASSO di DISOCCUPAZIONE GRADUALE RIAVVIO di TASSI di CRESCITA POSITIVI nella PRODUZIONE INDUSTRIALE ANDAMENTO STAGNANTE della DOMANDA per CONSUMI nel SETTORE PRIVATO POLITICHE FISCALI ESPANSIVE e di STIMOLO attraverso la 7 SPESA PUBBLICA TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione – mercati finanziari: TASSI di INTERESSE a breve: breve i tassi a breve si posizionano su livelli estremamente accomodanti, beneficiando di contenuti livelli nel saggio di inflazione e riflettendo la necessità di stimolare una strutturale e stabile ripresa economica da parte delle banche centrali. Soltanto dopo avere verificato la sussistenza di definitivi e concreti segni di riavvio della crescita economica, le autorità monetarie procedono ad un incremento nel livello dei tassi ufficiali, anche a costo di sacrificare il controllo dell’inflazione. 8 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione – mercati finanziari: TASSI di INTERESSE a lungo: lungo i tassi a lunga, invece, riflettono la presenza di livelli insolitamente elevati nella pendenza della curva dei tassi, posizionandosi su valori mediamente di 2,5%/3,0% punti percentuali più alti rispetto a quelli dei tassi a breve. Ciò deriva, da un lato, dalla richiesta di un tasso reale positivo, dall’altro dalla presenza di graduali aspettative di futura ripresa dell’inflazione indotte da politiche monetarie fortemente pro-cicliche e talora anche sin troppo blande sul tema del controllo dell’inflazione. 9 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione – mercati finanziari: RISCHIO EMITTENTE: EMITTENTE in queste fasi, il rischio emittente presenta andamenti favorevoli per gli investitori, in quanto si registra un miglioramento nel tasso di solvibilità degli emittenti non ad alto merito di credito, legato al graduale recupero di soddisfacenti tassi di crescita nel PIL. Si assiste pertanto ad una riduzione negli spread creditizi, che agevola l’ottenimento di buoni rendimenti per gli investitori che hanno avuto il coraggio/propensione al rischio di accollarsi un’adeguata esposizione al rischio emittente. 10 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione – mercati finanziari: MERCATI AZIONARI: AZIONARI le fasi di reflazione, immediatamente dopo quelle di disinflazione, risultano le più favorevoli per l’andamento degli indici di borsa, già che si assiste alla combinazione di una situazione favorevole in termini di livello dei tassi (contenuti e quindi non penalizzanti in termini di costo opportunità per chi opta per l’investimento azionario) – che indirettamente consentono di mantenere su livelli mediamente elevati i P/E di equilibrio – e di prospettiva di crescita degli utili aziendali, che progressivamente ricominciano ad aumentare, agevolando l’ascesa delle quotazioni azionarie. 11 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione – mercati finanziari: MATERIE PRIME: PRIME palesano una correlazione diretta con le borse e realizzano soddisfacenti performance, da un lato perché beneficiano del basso costo opportunità (tassi di interesse sotto controllo) legato alla detenzione di asset, come le materie prime, che non palesano un rendimento cedolare, dall’altro salgono perché, soprattutto al termine delle fasi reflazionistiche, iniziano a incorporare il timore degli investitori che possano svilupparsi dinamiche inflative anche incontrollate. 12 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione – asset allocation: TASSO VARIABILE/LIQUIDITA’: nelle fasi iniziali si deve mantenere uno strutturale sottopeso, per poi passare ad un graduale accumulo, a scapito del tasso fisso, specialmente se a medio/lungo termine TASSO FISSO: mentre all’inizio delle fasi di reflazione, conviene sovrappesare l’esposizione in strumenti a tasso fisso e ad elevata duration, man mano che si consolida la ripresa economica, appare necessario procedere ad un rapido sottopeso dell’esposizione 13 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Reflazione – asset allocation: RISCHIO EMITTENTE: EMITTENTE è opportuno procedere ad un sovrappeso dell’esposizione su tale asset class, in modo da beneficiare dell’atteso processo di restringimento degli spread. AZIONARIO: si deve operare in maniera analoga al tasso variabile, ovvero, dopo avere presentato un’esposizione contenuta all’inizio delle fasi reflazionistiche, appare opportuno procedere ad un graduale sovrappeso della medesima, man mano che si assiste all’affermazione della ripresa congiunturale. 14 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione: La fase di ALTA INFLAZIONE tende a caratterizzarsi per la presenza di livelli crescenti, per quanto anche in maniera irregolare, nell’indice dei prezzi al consumo, che arriva a sfiorare o superare valori del 10% annuo. Storicamente l’ultima fase di ALTA INFLAZIONE è quella iniziata nei vari paesi occidentali tra il 1966 ed il 1969 e terminata tra il 1981 ed il 1982 (più tardi in Italia). 15 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione – contesto macroeconomico: Le fasi di ALTA INFLAZIONE hanno come elementi comuni: 1. POLITICHE MONETARIE RESTRITTIVE sul fronte delle dei TASSI di INTERESSE da subito e nel corso del tempo anche sulle QUANTITA’ di MONETA 2. DINAMICA ALTALENANTE nel TASSO di DISOCCUPAZIONE 3. ANDAMENTO a STRAPPI nella PRODUZIONE INDUSTRIALE (FORTI ESPANSIONI e BREVI, ma INCISIVE, RECESSIONI) 4. TENDENZA POSITIVA della DOMANDA PRIVATA per CONSUMI ed AUMENTO della PROPENSIONE al CONSUMO 16 5. POLITICHE FISCALI di GRADUALE RIGORE TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione – mercati finanziari: TASSI di INTERESSE a breve: breve i tassi a breve evidenziano una tendenza rialzista nel lungo periodo, con le banche centrali che sono costrette a mantenerli su livelli mediamente elevati, in modo da indurre una crescita nei tassi reali (differenza tra TASSO NOMINALE e INFLAZIONE), sì da scoraggiare la propensione ad espandere gli impieghi da parte del sistema bancario ed indirettamente frenare la circolazione monetaria che causa pericolosi avvitamenti inflazionistici. 17 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione – mercati finanziari: TASSI di INTERESSE a lungo: lungo i tassi a lunga, per conto loro, manifestano, alla stregua dei tassi a breve, strutturali tendenze rialziste di lungo periodo, per quanto non manchino, al verificarsi delle temporanee fasi recessive indotte dalle periodiche restrizioni monetarie, brevi ma incisive tendenze correttive di medio periodo, anche nell’ordine di 1,5/2,5 punti percentuali. 18 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione – mercati finanziari: RISCHIO EMITTENTE: EMITTENTE di per sé il rischio emittente manifesta andamenti alterni, legati alla presenza di cicli economici brevi ed irregolari, con punte di forte accelerazione nella crescita e fasi di breve caduta recessiva. Nel complesso, però gli spread creditizi restano sotto controllo e l’investimento in tali comparti, assicura performance migliori rispetto al banale investimento nell’obbligazionario esposto al puro rischio di tasso, che risente invece esclusivamente dell’impatto negativo derivante dalla presenza di alti valori nell’inflazione. 19 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione – mercati finanziari: MERCATI AZIONARI: AZIONARI in una prospettiva di lungo termine i mercati azionari mostrano un andamento laterale caratterizzato da un’elevata volatilità (questa è conseguenza della frequente alternanza tra cicli economici di espansione e di recessione). Le borse infatti, pur beneficiando di una situazione di profitti crescenti, spesso però solo in termini nominali, sono costrette a mostrare livelli di P/E più bassi, da un lato per la maggiore volatilità dei mercati, dall’altro per il livello crescente dei tassi a lungo termine. Di ciclo in ciclo i mercati azionari tendono ad evidenziare massimi e minimi allineati, riuscendo a generare rendimenti positivi solamente grazie al reinvestimento dei 20 flussi intermedi, cioè prendendo in considerazione indici Total Return. TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione – mercati finanziari: MATERIE PRIME: PRIME solitamente risultano la migliore attività finanziaria in queste fasi, già che, essendo beni reali, beneficiano della ricerca di beni rifugio come forma di investimento da parte degli investitori, in particolare i metalli preziosi, che tendono a svolgere storicamente la funzione di sostituto della moneta. 21 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione – asset allocation: TASSO VARIABILE/LIQUIDITA’: è opportuno mantenere uno strutturale sovrappeso su tale asset class, che beneficia del progressivo aumento, nel medio periodo, dei tassi monetari, cercando di avere l’attenzione di non investire in titoli a scadenza troppo lunga, vista la svalutazione nominale del capitale indotta dalla presenza di fenomeni inflazionistici TASSO FISSO: al contrario del tasso variabile, il tasso fisso richiede un drastico sottopeso, poiché risente negativamente sia dalla tendenza rialzista dei tassi di interesse, sia dalla perdita del potere d’acquisto prodotta dall’inflazione crescente. 22 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Alta Inflazione – asset allocation: RISCHIO EMITTENTE: EMITTENTE è raccomandabile un’esposizione neutrale su tale comparto, preferibilmente prestando attenzione a: 1) eliminare il rischio specifico (quindi prediligere fondi comuni e Sicav); 2) mantenere profili di Duration corta; AZIONARIO: si deve avere un’esposizione neutrale, ma con un’accorta gestione tattica, ovvero incrementando l’esposizione in presenza di correzioni superiori al 20% e riducendola su rialzi superiori al 30%. 23 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione: La fase di DISINFLAZIONE si caratterizza per un situazione in cui i prezzi al consumo, pur aumentando, rallentano sensibilmente il loro ritmo di crescita, portandosi su livelli in linea con i target delle autorità monetarie e comunque stabilmente sotto il 5%, ma ben sopra lo 0%/1%. L’ultima fase di disinflazione è quella iniziata nei primi anni ’80 (1981/82) e terminata nella prima parte degli anni 2000, grosso modo dopo la bolla speculativa della New Economy. 24 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione – contesto macroeconomico: 1. 2. 3. 4. 5. Le fasi di DISINFLAZIONE hanno come elementi comuni: POLITICHE MONETARIE RESTRITTIVE sul fronte delle QUANTITA’ di MONETA e NEUTRALI7ESPANSIVE a LIVELLO di TASSI UFFICIALI NETTO MIGLIORAMENTO nei LIVELLI OCCUPAZIONALI MANTENIMENTO di REGOLARI e POSITIVI TASSI di CRESCITA nella PRODUZIONE INDUSTRIALE ANDAMENTO CRESCENTE della DOMANDA per CONSUMI nel SETTORE PRIVATO POLITICHE FISCALI EQUILIBRATE e MODERATAMENTE 25 ESPANSIVE, con DEFICIT PUBBLICI sotto controllo TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione – mercati finanziari: TASSI di INTERESSE a breve: breve i tassi a breve registrano tendenze ribassiste, perché la progressiva discesa del tasso di inflazione consente alle autorità monetarie di ridurre i tassi ufficiali e di produrre un lento schiacciamento nel livello di equilibrio dei tassi reali, grazie all’allentamento delle aspettative inflazionistiche 26 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione – mercati finanziari: TASSI di INTERESSE a lungo: lungo i tassi a lunga palesano una progressiva riduzione, beneficiando della flessione dei tassi di inflazione e dell’abbassamento del livello di equilibrio nei tassi reali. 27 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione – mercati finanziari: RISCHIO EMITTENTE: EMITTENTE si tratta della situazione più favorevole per il rischio emittente, perché, da un lato, si registra la riduzione dei tassi di interesse free risk, dall’altro il mantenimento di regolari tassi di crescita economico, consente una riduzione del premio per il rischio di credito e conseguentemente la diminuzione degli spread creditizi. 28 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione – mercati finanziari: MERCATI AZIONARI: AZIONARI insieme ed ancor più delle fasi di reflazione, le fasi di disinflazione risultano le più premianti per i mercati azionari. Questi beneficiano dell’azione congiunta in positivo prodotta dall’abbassamento dei P/E di equilibrio, favorita dalla caduta dei tassi di interesse, e dalla crescita degli utili aziendali, resa possibile dal persistere di regolari sentieri di crescita congiunturale. Generalmente, nelle fasi di disinflazione, si assiste anche ad un netto ridimensionamento del premio al rischio azionario, che agevola il conseguimento di eccellenti performance da parte degli indici di borsa: non è infrequente, anzi, assistere, alla conclusione degli scenari disinflativi, alla formazione di vere e proprie bolle speculative sui mercati azionari. 29 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione – mercati finanziari: MATERIE PRIME: PRIME mostrano una correlazione inversa sia con i mercati azionari che con quelli obbligazionari e tendenzialmente risultano la peggiore forma di investimento in questo contesto. La diminuzione delle aspettative inflazionistiche, infatti, determina una minore ricerca di forme di investimento alternative a quelle tipicamente finanziarie e pertanto i prezzi delle commodity, specialmente dei metalli preziosi, ne risultano sensibilmente penalizzati, sia in termini nominali che a maggior ragione reali. 30 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione – asset allocation: TASSO VARIABILE/LIQUIDITA’: nelle fasi iniziali si deve mantenere uno strutturale sovrappeso, per poi passare ad un rapido disinvestimento, mano a mano che i tassi ufficiali scendono, a vantaggio del tasso fisso, del rischio emittente e dell’azionario. TASSO FISSO: è opportuno procedere ad un moderato sovrappeso dell’esposizione, anche allungando la Duration dei portafogli, compatibilmente con la propensione al rischio di ciascun singolo investitore, comunque con predilezione per il segmento 3/7 anni per la clientela ordinaria ed oltre i 7 anni esclusivamente per gli investitori con elevata propensione al rischio. 31 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Disinflazione – asset allocation: RISCHIO EMITTENTE: EMITTENTE va mantenuto un netto sovrappeso su tale asset class, come al solito eliminando il rischio specifico e privilegiando strumenti di risparmio gestito, che, oltre a consentire l’annullamento del rischio default, consentono anche di gestire meglio l’effetto tasso composto legato al reinvestimento dei flussi cedolari. AZIONARIO: bisogna mantenere uno strutturale sovrappeso, senza grosse distinzioni né a livello geografico né tanto meno a livello settoriale. 32 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione: La fase di DEFLAZIONE si materializza allorché l’indice dei prezzi al consumo mostra variazioni su base annua negative o comunque di poco superiori allo zero, specialmente se analizzato nella versione Core Rate. 33 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – contesto macroeconomico: 1. 2. 3. 4. 5. Le fasi di DEFLAZIONE hanno come elementi comuni: POLITICHE MONETARIE ULTRAESPANSIVE sul fronte delle QUANTITA’ di MONETA e su quello dei TASSI RAPIDA CRESCITA nel TASSO di DISOCCUPAZIONE FORTI ARRETRAMENTI nella PRODUZIONE INDUSTRIALE ANDAMENTO RECESSIVO della DOMANDA per CONSUMI nel SETTORE PRIVATO POLITICHE FISCALI ESPANSIVE e di STIMOLO attraverso la SPESA PUBBLICA, FORTI AUMENTI nei LIVELLI del DEBITO PUBBLICO, talora causa di veri e propri DEFAULT 34 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – mercati finanziari: TASSI di INTERESSE: INTERESSE i tassi a breve si posizionano su livelli praticamente nulli, tra lo 0% e l’1% e non si assiste mai all’avvio di durature e concrete politiche di rialzo dei tassi. 35 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – mercati finanziari: TASSI di INTERESSE: INTERESSE i tassi a lunga, si caratterizzano per una progressiva e lenta discesa. Gli investitori, sia istituzionali che retail, palesano infatti una progressiva modifica del proprio habitat preferito di investimento, allungando gradualmente la duration dei propri portafogli e ciò favorisce un processo di lento scivolamento dei tassi a lungo termine. 36 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – mercati finanziari: RISCHIO EMITTENTE: EMITTENTE in queste fasi, il rischio emittente presenta ricorrenti casistiche di default da parte di primari debitori, per quanto a livello di indici generali, le performance risultino soddisfacenti, grazie alla presenza di spread creditizi estremamente elevati. Solitamente le performance del rischio emittente risultano caratterizzate da una correlazione diretta con quella dei mercati azionari. 37 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – mercati finanziari: MERCATI AZIONARI: AZIONARI analogamente a quanto avviene nelle fasi di reflazione, le performance degli indici di azionari evidenziano una correlazione diretta con quella dei tassi di interesse a lungo termine, ovvero le borse scendono in presenza di tassi calanti sul segmento a lungo termine e viceversa. Il fatto che la tendenza dei tassi sia strutturalmente orientata al ribasso sul segmento a lungo termine, determina un arretramento degli indici azionari nel lungo periodo, per quanto non manchino cicli rialzisti di medio termine della durata di 12/18 mesi, come del resto ci insegna l’andamento del Nikkei dal 1990 in poi. 38 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – mercati finanziari: MERCATI AZIONARI: AZIONARI nel lungo periodo, comunque, la performance delle borse risulta decisamente scadente, perché, a fronte dell’innalzamento dei P/E di equilibrio, fenomeno di per sé favorevole e legato alla discesa strutturale dei tassi di interesse, si contrappongono in negativo la salita del premio al rischio azionario e la forte caduta degli utili aziendali. 39 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – mercati finanziari: MATERIE PRIME: PRIME mostrano una correlazione diretta con i mercati azionari e nel lungo periodo tendono a generare rendimenti scadenti. Tuttavia, grazie alla presenza di tassi di interesse molto bassi, la riduzione del costo opportunità connesso alla detenzione di commodities, può favorire la formazione di bolle speculative ed inoltre, in presenza di crisi finanziarie strutturali, si può assistere all’apprezzamento dei metalli preziosi, in primo luogo dell’oro. 40 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – asset allocation: TASSO VARIABILE/LIQUIDITA’: chiaramente merita un sottopeso strutturale, legato alle remunerazioni prossime a zero offerte da tale asset class. Quindi il suo inserimento in portafoglio può essere motivato solo in funzione dell’esigenza di mantenere una riserva di liquidità per bisogni di prima necessità e più in generale con finalità di diversificazione di portafoglio. TASSO FISSO: purchè sia sotto controllo il rischio emittente, questa rappresenta l’asset class da sovrappesare in via principale, puntando sulla progressiva discesa dei tassi a lungo termine con rating AAA. 41 TEORIA MACROECONOMICA CICLI ECONOMICI ED INFLAZIONE – Deflazione – asset allocation: RISCHIO EMITTENTE: EMITTENTE occorre una gestione tattica dell’esposizione su tale asset class, con la costruzione di PAC a 3/5 anni da monetizzare in presenza di rivalutazioni superiori al 3% annuo e da riavviare contestualmente. AZIONARIO: bisogna restare sottopesati, privilegiando la ricerca di mercati ampiamente liquidi e diversificati ed andando ad investire in aree economiche (come adesso i mercati emergenti, i cosiddetti BRIC), caratterizzate da livelli di crescita superiore alla media, espansione demografica adeguata e tassi di inflazione positivi. 42 ASSET ALLOCATION PREMESSA: L’instaurazione di uno scenario di mercato analogo a quello giapponese degli ultimi 15 anni (in Giappone è da metà anni ’90 che i tassi ufficiali non superano più l’1,0% e l’economia nipponica si caratterizza per la presenza ricorrente di livelli negativi nella variazione annua dei prezzi al consumo, pone più interrogativi e problematiche in termini di costruzione e gestione di un portafoglio finanziario da parte dell’investitore retail. 43 ASSET ALLOCATION PROBLEMATICHE SITUAZIONE TASSI ZERO E CONTESTI DEFLAZIONISTICI: 1. IL CONCETTO DELL’INFLAZIONE E LA PERCEZIONE 2. LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI 3. L’INDIVIDUAZIONE INVESTIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI 44 ASSET ALLOCATION IL CONCETTO E LA PERCEZIONE DELL’INFLAZIONE: Generalmente un’obiezione comune da parte dell’uomo della strada, il classico risparmiatore, allorché si evidenziano livelli contenuti dell’inflazione, è costituita dal fatto che l’indice dei prezzi al consumo non cattura correttamente il livello reale dei prezzi. In realtà, come si è avuto modo di sottolineare nel I incontro, l’inflazione non misura il livello assoluto dei prezzi (questo è invece quanto viene percepito dai comuni risparmiatori), bensì la sua semplice variazione su base annua. 45 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI: Nella selezione degli investimenti da parte della clientela privata, è bene tenere presente che, in presenza di contesti deflazionistici e di tassi tendenti a zero sul segmento a breve termine della curva, possono verificarsi fenomeni inconsueti quali: 1) L’ATTRATTIVA per LE CEDOLE ELEVATE 2) La BASSA PERCEZIONE del RISCHIO EMITTENTE 3) La SOPRAVVALUTAZIONE delle PROPRIE ESIGENZE di RENDIMENTO ATTESO 46 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – L’attrattiva per le cedole elevate: L’investitore retail ha tempi di adattamento ai mutamenti di scenario più lunghi rispetto a quelli di un investitore istituzionale. Pertanto, in presenza di un azzeramento dei tassi ufficiali a breve termine Free Risk, tende a continuare ad attribuire valenza primaria all’elevato flusso cedolare piuttosto che ad altre variabili di valutazione degli investimenti, finendo per dimenticare che la presenza di robusti flussi cedolari può essere giustificabile soltanto in virtù di una significativa esposizione al rischio emittente, oppure in relazione alla presenza di particolari strutture di rendimento, che prevedono la corresponsione della cedola più alta soltanto nei primi anni. 47 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – La bassa percezione del rischio emittente: Come ci insegna la finanza comportamentale, l’investitore famiglia (ma più in generale qualunque investitore), tende a rimuovere dal subconscio le dinamiche negative sui mercati finanziari e più in generale gli effetti negativi prodotti dal verificarsi degli eventi estremi (default aziendali, formazione di bolle speculative, etc…). Ciò spiega il perché si assista nel tempo al periodico ripetersi di situazioni in cui gli investitori retail finiscono per assumersi situazioni di azzardo morale (acquistare obbligazioni di nomi “illustri”, giudicati troppo importanti per poter essere lasciati al loro destino, si pensi ad esempio alla General Motors), oppure si tuffano a capofitto in prodotti alla moda, che spesso nascondono la presenza di un’effettiva esposizione 48 al rischio emittente. ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – La sopravvalutazione delle esigenze di rendimento atteso: Non effettuando un immediato adattamento alle nuove condizioni di mercato in termini di inflazione e di tassi di interesse, gli investitori retail tendono a sovrastimare i propri obiettivi di investimento, finendo per puntare su performance irrealistiche, spesso non raggiungibili se non in termini di assunzione di un’elevata esposizione al rischio. 49 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI Individuazione obiettivi di investimento: – Gli obiettivi di investimento di un investitore privato possono essere analizzati sotto due distinti versanti: in termini di BISOGNI in termini di RENDIMENTO ATTESO 50 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI Individuazione obiettivi di investimento: – i BISOGNI: – Se prevale una logica per bisogni di investimento, la costruzione del portafoglio finanziario del singolo investitore dovrà trascendere o comunque considerare in maniera secondaria lo scenario di mercato di riferimento, e concentrarsi invece sul soddisfacimento dei bisogni di investimento. 51 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI Individuazione obiettivi di investimento – i BISOGNI: – I bisogni di investimento sono solitamente 5: - LIQUIDITA’ - SICUREZZA - RENDITA - ACCUMULAZIONE - SPECULAZIONE 52 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI Individuazione obiettivi di investimento – i BISOGNI: – Ad ogni bisogno finanziario è possibile abbinare i prodotti finanziari più adeguati per il soddisfacimento dello specifico bisogno, secondo la seguente tabella: BISOGNO STRUMENTI LIQUIDITA’ Depositi in c/c, fondi di liquidità, titoli senza rischio di credito a 12/18 mesi SICUREZZA Polizze assicurative tradizionali e caso morte RENDITA Obbligazioni tasso fisso m/l termine senza rischio di credito e fondi obbligazionari specializzati su emittenti governativi OCSE con rimborso programmato ACCUMULAZ. Fondi azionari e fondi obbligazionari specializzati su rischio emittente SPECULAZ. ETF, ETC, singole azioni, al limite anche derivati 53 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO: Un investitore può avere fondamentalmente 4 obiettivi di investimento in termini quantitativi: 1) CONSERVAZIONE NOMINALE del CAPITALE 2) MANTENIMENTO POTERE D’ACQUISTO 3) ACCRESCIMENTO MODERATO POTERE D’ACQUISTO 54 4) FORTE AUMENTO POTERE D’ACQUISTO ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Conservazione nominale: Ciò significa accontentarsi anche di un tasso nominale pari a zero. In qualunque scenario di mercato (Reflazione, Alta Inflazione, Disinflazione, Deflazione) un tale obiettivo è facilmente raggiungibile con una composizione statica di portafoglio concentrata al 100% su strumenti di liquidità, non inserendo in portafoglio obbligazioni con rischio emittente e con scadenza superiore a 3 anni. 55 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Conservazione nominale: Dovendo fissare dei vincoli di investimento, se ne possono individuare 3: • SCADENZA OBBLIGAZIONI ≤ 3 ANNI • ASSENZA di RISCHIO EMITTENTE • ESPOSIZIONE pari a 0% su STRUMENTI AZIONARI 56 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Conservazione nominale: In presenza di contesti deflazionistici, deflazionistici possono costituire un utile contributo, per la clientela rientrante in questo profilo di investimento, i fondi/SICAV appartenenti alla categoria OFL (Obbligazionari Flessibili), e più in generale tutti i prodotti di risparmio gestito a carattere ABSOLUTE RETURN, aventi cioè un obiettivo di rendimento positivo su base annua a prescindere dall’andamento dei mercati, con un’esposizione però nulla sui mercati azionari. 57 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Conservazione nominale: A livello di composizione di portafoglio, è bene ricordare l’opportunità di inserire in portafoglio una quota pari al 25%/30% di tassi fissi a 2,5/3,5 anni di vita residua (quindi preferibilmente un fondo comune, una SICAV o un E.T.F. obbligazionario, già che in una normale obbligazione, la vita residua si riduce con l’avvicinamento alla scadenza e parallelamente si riduce anche la redditività del titolo), se non altro per compensare l’effetto negativo sul rendimento del portafoglio prodotto dall’incidenza dalla componente fiscale e dei costi di transazione. 58 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Conservazione nominale: PORTAFOGLIO TIPO: ASSET CLASS PESO % GESTIONE LIQUIDITA’/ MONETARIO 65% Strategica OBBLIGAZIONARIO GOVT. ALTA DURAT. 35% Strategica OBBLIGAZIONARIO RISCHIO EMITTENTE 0% / AZIONARIO 0% / 59 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Mantenimento potere d’acquisto: In questo caso l’obiettivo minimo dell’investitore è quello di percepire un rendimento almeno in linea con la perdita del potere d’acquisto del capitale determinata dal fenomeno inflazionistico. In realtà, oltre all’effetto inflazione, bisognerebbe tenere conto anche di: • COSTI di TRANSAZIONE • FISCALITA’ • MANCATO REINVESTIMENTO FLUSSI INTERMEDI (cedole, dividendi). 60 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Mantenimento potere d’acquisto: Per conseguire un rendimento atteso almeno in linea con l’inflazione nel medio periodo, un investitore retail dovrebbe adottare le seguenti REGOLE: REGOLE 1) LIMITARE a non più del 40% L’ESPOSIZIONE in strumenti di pura LIQUIDITA’ 2) INSERIRE una quota di ATTIVITA’ RISCHIOSE (AZIONARIO + RISCHIO EMITTENTE) pari a quella della LIQUIDITA’ 3) MANTENERE a ZERO il RISCHIO SPECIFICO (ovvero eliminare l’acquisto diretto di singole azioni e/o singole obbligazioni con rischio 61 emittente, ma ricorrere a strumenti diversificati, come fondi/Sicav/E.T.F. ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Mantenimento potere d’acquisto: In presenza di contesti deflazionistici, deflazionistici la performance delle attività rischiose non risulta costantemente positiva nel medio/lungo periodo, anzi, nel caso della componente azionaria, la performance di lungo periodo tende solitamente a risultare negativa o a malapena laterale qualora si tenga conto nel computo della performance del contributo dei dividendi. La gestione del portafoglio di un investitore con l’obiettivo di investimento di mantenere il potere d’acquisto del capitale richiede pertanto l’adozione di opportune strategie operative al fine di 62 ottimizzare le performance nel medio periodo, che verranno analizzate più avanti nella dispensa. ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Mantenimento potere d’acquisto: PORTAFOGLIO TIPO: ASSET CLASS PESO % GESTIONE LIQUIDITA’/ MONETARIO 35% Strategica OBBLIGAZIONARIO GOVT. ALTA DURAT. 45% Strategica OBBLIGAZIONARIO RISCHIO EMITTENTE 10% Tattica (possibilità di scendere a 0% e di riaccumulare con PAC o PIC) AZIONARIO 10% Tattica (possibilità di scendere a 0% e 63 di riaccumulare con PAC o PIC) ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Accrescimento moderato potere d’acquisto: In questo caso l’obiettivo dell’investitore è quello di conseguire performance, al netto di costi di transazione e fiscalità, superiori di almeno 1,5/2 punti percentuali su base annua rispetto a quelle dell’inflazione, accettando di avere un orizzonte temporale superiore ai 3/4 anni. 64 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Accrescimento moderato potere d’acquisto: Come strumenti finanziari, un investitore con tale obiettivo di investimento, dovrebbe adottare le seguenti regole 1. INSERIRE QUOTE di ATTIVITA’ RISCHIOSE anche SUPERIORI al PESO delle LIQUIDITA’, tipicamente nel rapporto di 1,5:1 (ovvero ogni 10 Euro di liquidità, 15 Euro di attività rischiose); 2. LIMITARE a non più del 30% L’ESPOSIZIONE in strumenti di pura LIQUIDITA’ 3. MANTENERE a ZERO il RISCHIO SPECIFICO (ovvero eliminare l’acquisto diretto di singole azioni e/o singole obbligazioni con rischio emittente, ma ricorrere a strumenti diversificati, come 65 fondi/Sicav/E.T.F. ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Accrescimento moderato potere d’acquisto: In presenza di contesti deflazionistici, deflazionistici come si è avuto modo di notare per l’investitore con obiettivo di investimento di semplice mantenimento del potere d’acquisto, le performance delle attività rischiose appaiono scarsamente remunerative nel lungo periodo, pertanto, occorre adottare opportune regole di gestione del portafoglio, al fine di ottimizzare il rendimento obiettivo nel medio/lungo periodo. 66 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Accrescimento moderato potere d’acquisto: PORTAFOGLIO TIPO: TIPO ASSET CLASS PESO % GESTIONE LIQUIDITA’/ MONETARIO 25% Strategica OBBLIGAZIONARIO GOVT. ALTA DURAT. 45% Strategica OBBLIGAZIONARIO RISCHIO EMITTENTE 15% Tattica (possibilità di scendere a 0% e di riaccumulare con PAC o PIC) AZIONARIO 15% Tattica (possibilità di scendere a 0% e 67 di riaccumulare con PAC o PIC) ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Forte aumento potere d’acquisto: In quest’ultimo caso l’obiettivo dell’investitore è quello di ottenere rendimenti decisamente superiori a quello dell’inflazione, nell’ordine di almeno 3,5/4,5 punti percentuali annui. Per conseguire un simile risultato, è indispensabile adottare scelte di asset allocation particolarmente aggressive, al fine di riuscire a raggiungere i target prefissati. 68 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Forte aumento potere d’acquisto: A livello di regole di asset allocation, si dovrebbe: 1. LIMITARE a non più del 15% l’esposizione in strumenti di pura LIQUIDITA’ 2. PREVEDERE l’inserimento di una quota di ATTIVITA’ RISCHIOSE pari al DOPPIO della LIQUIDITA’ 3. DESTINARE una quota del PORTAFOGLIO ad ATTIVITA’ di TRADING, con regole metodiche e rigorose su strumenti finanziari che prevedono anche il RISCHIO SPECIFICO 69 ASSET ALLOCATION LA SELEZIONE DEGLI INVESTIMENTI – Individuazione obiettivi di investimento – RENDIMENTO ATTESO – Forte aumento potere d’acquisto: PORTAFOGLIO TIPO: TIPO ASSET CLASS PESO % GESTIONE LIQUIDITA’/ MONETARIO 10% Strategica OBBLIGAZIONARIO GOVT. ALTA DURAT. 40% Strategica OBBLIGAZIONARIO RISCHIO EMITTENTE 25% Tattica (possibilità di scendere a 0% e di riaccumulare con PAC o PIC) AZIONARIO 25% Tattica (possibilità di scendere a 0% e 70 di riaccumulare con PAC o PIC) ASSET ALLOCATION TASSI BASSI e di TENDENZE DEFLAZIONISTICHE – STRATEGIE di LUNGO PERIODO: 1.DESTINARE l’INVESTIMENTO AZIONARIO a MERCATI ESTERI caratterizzati da inflazione stabilmente positiva (quindi indice generale regolarmente sopra il 2% e indice core oltre l’1,%). Tale soluzione consente, nel lungo periodo, di concentrare l’esposizione sull’asset class azionaria, in listini caratterizzati da tassi di crescita soddisfacenti degli utili aziendali e da economie non stagnanti, quindi con possibilità di rendimenti competitivi (si vedano ad esempio le economie BRIC nel decennio 2000-2010, che è invece risultato tendenzialmente deflazionistico in Occidente) 71 ASSET ALLOCATION TASSI BASSI e di TENDENZE DEFLAZIONISTICHE – STRATEGIE di LUNGO PERIODO: 2.SOVRAPPESARE il SEGMENTO DELLA CURVA SUPERIORE ai 3 ANNI, avendo l’accortezza di MANTENERE la DURATION COSTANTE e di ELIMINARE il RISCHIO EMITTENTE. In presenza di tassi di interesse monetari stabilmente prossimi a zero, è opportuno allungare la durata media degli investimenti in OBBLIGAZIONI, al fine di BENEFICIARE del maggior premio per la rinuncia alla liquidità, stante la sostanziale assenza di rischi tangibili sul versante dell’inflazione. 72 ASSET ALLOCATION TASSI BASSI e di TENDENZE DEFLAZIONISTICHE – STRATEGIE di LUNGO PERIODO: 3.INSERIRE una quota del 10%/20% (percentuale variabile in funzione del profilo di rischio dell’investitore) del PORTAFOGLIO in FONDI COMUNI/SICAV caratterizzati da uno stile di gestione ABSOLUTE RETURN e con stili di investimento improntati alla RICERCA di RENDIMENTI DECORRELATI rispetto a quelli delle principali asset class. 73 ASSET ALLOCATION TASSI BASSI e di TENDENZE DEFLAZIONISTICHE – STRATEGIE di LUNGO PERIODO: 4.DESTINARE UNA QUOTA DEL 5% dei PORTAFOGLI (compatibilmente con il profilo MIFID di ciascun investitore) all’INVESTIMENTO in MATERIE PRIME espressive di BISOGNI PRIMARI (quindi alimentari/agricole e talora energetiche), già che la presenza di tassi bassi riduce il costo opportunità legato alla detenzione di strumenti finanziari senza flusso cedolare ed al tempo stesso le commodities consentono di generare rendimenti decorrelati rispetto a quelli delle principali asset class 74