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L’evoluzione medica ha sviluppato terapie conservative per curare la malattia venosa
emorroidaria:
D. Come guarire dalla malattia emorroidaria ricorrendo alla possibilità conservativa per le
vene emorroidarie?
R. Numerose ed affermate pubblicazioni di grande rilievo medico-scientifico Internazionale
hanno dimostrato ed acquisito farmacologicamente da tempo che il salicilato di sodio produce
una potente azione di stimolazione sulle cellule staminali e che gli effetti rigenerativi constatati
sulle pareti venose del plesso emorroidario sarebbero localmente dovute in gran parte anche a
questa specifica azione di tale principio attivo sclerosante.
D. Quali indicazioni e controindicazioni nelle terapie ablative (Chirurgia, Laser etc.) e quali
vantaggi può aspettarsi il paziente affetto da malattia emorroidaria nella terapia conservativa
rigenerativa?
R. Le terapie ablative emorroidarie sono l’unico modo per asportare la patologia emorroidaria.
La fleboterapia rigenerativa emorroidaria non asporta le emorroidi ma rimodella le pareti venose
emorroidarie e tutte le vene che riforniscono i gavaccioli emorroidari: curando l’effetto ne
guarisce la causa ed i tessuti dopo 30 giorni circa torneranno alla normalità anatomica,
recuperando la loro funzione. In Medicina definiamo ciò “restitutio ad integrum” (locuzione latina
che indica una ritrovata normalità e funzionalità dei tessuti od organi a seguito di malattie che li
hanno colpiti). In pratica ciò coincide con la guarigione della malattia emorroidaria e con il
recupero delle normali funzioni fisiologiche, senza asportare, necrotizzare, bruciare, la regione
affetta da patologia.
D. Eseguendo dal 2006 la fleboterapia rigenerativa emorroidaria, quali vantaggi riscontra nei
pazienti?
R. Dal 1993 la fleboterapia rigenerativa rappresenta una terapia consolidata grazie anche al
suo principio attivo: il semplice salicilato di sodio.
assenza totale del rischio di emorragie post-operatorie in assenza di terapia antalgica.
assenza di anestesia generale o spinale (terapia anestetica per infiltrazione: la lidocaina è il
costituente delle creme antalgiche locali).
assenza dei giorni di degenza clinica e ricovero.
nella stessa seduta si curano sia emorroidi esterne che interne.
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non cura il solo effetto (emorroidi visibili) ma può distribuirsi localmente alle vene del plesso
emorroidario (che riforniscono la malattia emorroidaria).
consente la terapia del prolasso mucoso-emorroidario e la colonscopia è eseguibile
tranquillamente 30 giorni dopo la stabilizzazione del trattamento.
D. E’ stabile nel tempo la terapia rigenerativa emorroidaria?
R. Per la stabilizzazione dei risultati clinici è necessario ripetere lo stimolo terapeutico
mediamente almeno per 3-4 successive infiltrazioni a seconda del variabile caso clinico a
distanza di pochi mesi.
D. Qual’è il meccanismo d’azione della fleboterapia rigenerativa emorroidaria (TRAP
emorroidaria)?
R. La fleboterapia rigenerativa fonda i suoi presupposti sulla liberazione dalle cellule del
sangue venoso di numerosi
fattori di crescita cellulare (in particolare dalle piastrine e
dai globuli bianchi) e per la sua stabilità negli anni presuppone della totale risoluzione
anatomica del prolasso, di un miglioramento visibile del trofismo della mucosa e di una
significativa risalita e fissazione ai piani anatomici sottostanti grazie alla produzione di
un’abbondante matrice extra-cellulare e di collagene, che risolva il prolasso e lo scollamento
della mucosa
stabilmente.
I fattori di crescita cellulare piastrinici e leucocitari sono il “concime” delle nostre cellule
staminali autologhe (sarei contento se tu leggessi qualcosa a tempo libero sulle voci che ho
posto in grassetto): anche la tecnica che attuo ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi intervalli.
Non sarà mai possibile ottenere un risultato esaustivo per tutti i casi clinici in una sola seduta.
Ma a quanto pare ciò è vero anche per il concime delle mie piante. Dobbiamo infatti
considerare i fattori di crescita cellulare come il concime fertilizzante delle cellule staminali
autologhe dei nostri tessuti biologici. Non avviene dunque la chiusura dei vasi venosi
emorroidari trattati ma il normale rimodellamento dell’architettura venosa con un rafforzamento
stabile della parete vasale. Ciò è importante per rispettare e conservare la funzionalità venosa.
La rigenerazione dei gavaccioli emorroidari e delle varici ano-rettali si dimostra un’ideale
terapia, scevra delle tipiche complicanze che altre metodiche presentano: essa non distrugge i
tessuti patologici ma ne promuove ed attua la reale guarigione.
D. E’ possibile curare pazienti affetti dalla recidiva della malattia emorroidaria?
R. E’ possibile incontrare frequentemente emorroidi residue o recidive all’atto ablativo e
comprendere che il paziente rinvii la visita nella necessità di un ulteriore intervento chirurgico è
nella logica dell’umano sentire. In tali casi la fleboterapia rigenerativa emorroidaria è una valida
alternativa, ma è però frequente che il paziente si sottoponga con notevole ritardo alla terapia
rigenerativa rendendo indispensabili per la stabilità della patologia 3-4 trattamenti terapeutici,
sempre accompagnati dall’applicazione di acido ialuronico per uso endo-rettale. Terapia
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conservativa non vuol dire “conservare una patologia” ma recuperare la naturale condizione
anatomo-funzionale precedente alla malattia emorroidaria. Con l’assoluto rispetto per ogni altra
metodologia, è onestamente difficile ipotizzare una terapia migliore della “restitutio ad
integrum” per un tessuto malato se ci poniamo l’obiettivo terapeutico nella guarigione. L’uso
endorettale di gel o creme all’acido ialuronico per alcune settimane consente di ottimizzare il
trofismo della mucosa e della matrice extra-cellulare
D. Quali antidolorifici vengono consigliati dopo il trattamento?
R. Semplicemente Tachipirina in compresse oppure dei FANS per via orale (2 volte al giorno
per un periodo dai 2 ai 5 giorni al massimo). La reattività dolorosa dei pazienti è variabile
poiché la via che innesca l’attivazione e successiva liberazione dei fattori di crescita cellulare è
attivata dalla liberazione di acido arachidonico endocellulare proprio per via delle fosfolipasi
liberate dai fosfolipidi delle membrane cellulari nel sangue venoso, dopo contatto con la
soluzione terapeutica stessa, proprio grazie all’attivazione delle ciclossigenasi (COX) e delle
lipossigenasi endocellulari con liberazione contestuale anche di prostaglandine, di leucotrieni,
istamina, prostaciclina, trombossano, serotonina ed altri fattori proteici che possono rendersi
responsabili dei modesti fastidi avvertibili da alcuni pazienti anche se pur sempre per pochi
giorni. I fastidi locali sono inoltre influenzati variabilmente anche da concause variabili come la
presenza di idrogenioni (ioni idrogeno) nei tessuti patologici del paziente. L’uso endorettale di
gel o creme all’acido ialuronico per alcune settimane consente di ottimizzare il trofismo della
mucosa e della matrice extra-cellulare.
D. Quali sono i vantaggi ed i limiti del trattamento?
R. La possibilità di curare non il solo effetto (ablazione di emorroidi visibili) ma bensì tutte le
varici ano-rettali numerose che riforniscono i gavaccioli emorroidari: esse possono rendersi
raggiungibili localmente solamente grazie ad un principio attivo liquido (il salicilato di sodio in
veicolo idro-glicerico), indolore e rispettoso localmente dei plessi venosi in cui manifesta
l’azione terapeutica locale rigeneratrice. Il vantaggio di poter risolvere nella stessa seduta
entrambe i danni anatomici del paziente emorroidario: il prolasso della mucosa ano-rettale del
paziente (primo fattore in causa nella patologia emorroidaria di qualsiasi grado) e la presenza
di varici ano-rettali spesso di enorme portata venosa ed elevata pressione intravenosa, come
ad esempio nell’ipertensione portale o nelle patologie epatiche maggiori. Soltanto ottimizzando
il risultato fino al totale recupero del danno anatomico è possibile mantenere il risultato
dell’autoguarigione ottenuta dal paziente. I controlli clinici a 5 anni dimostrano una stabilità
anatomica ed il recupero di una rapida, efficace e corretta evacuazione. Per questa ragione
sono così importanti le visite di controllo con il rettoscopio.
D. Qual’è il costo della procedura ambulatoriale e quali sono le ragioni degli ostacoli alla
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diffusione della fleboterapia rigenerativa?
R. Il costo della terapia è realmente basso e non si rendono necessari molti farmaci per il
successo terapeutico ed il controllo del dolore. E’ inoltre possibile evitare ricoveri, degenze e
costi sociali. Il paziente riprende l’attività lavorativa rapidamente: è quindi assolutamente
inspiegabile che possano esistere ostacoli alla diffusione della terapia con il più antico principio
attivo sclerosante del mondo, ignorandone la diversa azione biologica sui tessuti, qualora non
sia desiderabile per il paziente un’azione sclerosante e dunque chimicamente troppo
aggressiva per la matrice cellulare ed il citoscheletro oltre che per i delicatissimi fattori proteici
rigenerativi cellulari. Per garantire la stabilità del risultato clinico occorre però ripetere più
sedute anche se a distanza di pochi mesi (2-3 mesi l’una dall’altra). Dobbiamo infatti
considerare i fattori di crescita cellulare come il concime fertilizzante delle cellule staminali
autologhe nei nostri tessuti biologici. Così sul concime che uso più di frequente è scritto:
Dosi d’impiego
Limoni ed altri agrumi:
Concimare al momento del trapianto, a fine inverno, in primavera e alla fine dell’estate
(ed in effetti considerando le ragioni climatiche dove vivo, personalmente l’impiego sempre
già a fine agosto, fine settembre, fine ottobre e metà novembre). E con meravigliosi risultati!
D. Ha ancora senso attualmente asportare la patologia emorroidaria ?
R. E’ un vecchio equivoco quello di asportare o “demolire” chirurgicamente le emorroidi.
L’antico equivoco riguarda le varie forme della chirurgia demolitiva emorroidaria ed è ormai
stato ampiamente ed autorevolmente definito nel corso del “World Congress of
Colonproctology” del 2005, Chairman l’Illustre Prof. Mario M. Giordani : le autorevoli
conclusioni sono infatti tutte per la conservazione delle emorroidi. L’antico equivoco
terapeutico è stato brillantemente esposto anche dalle osservazioni scientifiche del Prof. Luigi
Longo, durante il Convegno sul “Trattamento chirurgico delle emorroidi”. Con il suo intervento
fà risalire le vene emorroidarie nel canale anale, conservandole nella loro integrità affinchè
assolvano la funzione alla quale sono deputate dalla natura, (al fine di contenere la fuoriuscita
dei gas dall’ intestino) riducendo solo di alcuni centimetri il tratto della mucosa anale
sovrastante e che le comprende, utilizzando idonea suturatrice meccanica.
D. La Fleboterapia rigenerativa delle vene emorroidarie è in grado di conservare e di
“correggere” le vene e la mucosa sovrastante ?
R. Si. Al contrario, la scleroterapia chiude le vene emorroidarie obliterandole o “distruggendo”
il gavacciolo emorroidario che diverrà un’escara, poiché chimicamente aggressivo. Il problema
emodinamico non viene peraltro corretto né contenuto, ma spostato semplicemente a carico di
altri segmenti venosi. Non è presa in alcuna considerazione la correzione ed il recupero
anatomico delle varici ano-rettali (VAR) del plesso venoso ano-rettale e che talora fà seguito
anche all’aumento della pressione nella vena porta, perché il sangue venoso non è
adeguatamente drenato dal fegato (come avviene ad esempio quando il fegato e reso duro e
“fibroso” da numerose epatopatie). E’ inoltre impossibile eseguire anche una correzione del
prolasso della mucosa intestinale che le ricopre e che dalle stesse emorroidi viene solitamente
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“trascinato” all’esterno in variabile grado e che spesso a livello del retto basso presenta
un’ampio scollamento dai piani anatomici sottostanti. L’uso endorettale di gel o creme all’acido
ialuronico per alcune settimane consente di ottimizzare il trofismo della mucosa e della matrice
extra-cellulare, contribuendo al reintegro nei tessuti malati di tale importantissima struttura che
normalmente è presente abbondantemente nei tessuti sani e che và reintegrata col passare
degli anni e nel tessuto malato.
D. Perché si è dimostrato utile eseguire subito dopo l’anestesia locale l’applicazione indolore
del Laser diodo ad 808 nm e per quale ragione alcune applicazioni Biofotoniche Laser sono
consigliabili ad intervalli successivi di 7 -10 giorni ?
R. Gli attuali, accreditati studi della moderna Biofotonica e le loro attuali applicazioni cliniche,
in gran parte provenienti da Germania, Giappone, Russia, Italia, Taiwan, U.S.A. hanno
dimostrato alle adeguate lunghezze d’onda ed in determinate modalità applicative relative al
“Tissue Engineering” (la Medicina Rigenerativa) una forte capacità rigenerativa clinica per la
flebologia emorroidaria, con rilevante stimolazione delle cellule staminali autologhe,
recuperando la “regolare apoptosi cellulare” cioè la “regolare rigenerazione del rinnovamento
cellulare” quando patologicamente alterato nei tessuti biologici.
D. E’ sempre utile far precedere la terapia medica con un moderno Laser diodo idoneo a
“riconoscere” con precisione il solo sangue venoso e le vene emorroidarie ano-rettali prima
dell’infiltrazione “rigenerativa” fleboterapica con salicilato di sodio a bassa diluizione ?
R.Clinicamente il paziente si avvantaggia della terapia integrata Rigenerativa Fleboterapica se
è preceduta ed associata alla Fotobiomodulazione Flebologica Laser. La risposta clinica su 50
pazienti con prolasso emorroidario ha dimostrato riduzione nei tempi di risposta terapeutica
(entro 20 giorni) con più rapida guarigione clinica e massimo effetto antalgico durante la
rigenerazione. Associo a seconda dei casi 1-2 applicazioni Laser. Infatti la “Tissue
Engineering” emorroidaria associata a Fotobiomodulazione a bassa energia
regolarizza,
come noto, i radicali liberi mitocondriali
, (promuovendo una più efficace ed estesa normalizzazione dell’
apoptosi cellulare
)
. La fotobiomodulazione Laser inoltre promuove appena al di sopra di basse temperature
(42°C) la destrutturazione del collagene stimolandone la sintesi biologica. Ciò si è dimostrato
utile nella correzione del prolasso unitamente alla TRAP emorroidaria, poichè i fattori di
crescita cellulare vengono per molti giorni liberati ad ondate cicliche nei tessuti.
Vedi link
D. In quali casi clinici l’integrazione tra Fotobiomodulazione Laser emorroidaria e Fleboterapia
Rigenerativa dimostra la maggiore efficacia ?
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R.Nella patologia emorroidaria più estesa e con prolasso emorroidario esterno od emorroidi
esterne congeste di massimo grado oltre che nei pazienti più anziani. Quanto maggiore è la
stasi del sangue venoso emorroidario e l’età dei pazienti, tanto più è presente danno ossidativo
cronico grave della parete venosa emorroidaria sede della rigenerazione terapeutica ed è
inoltre maggiore l’entità del prolasso mucoso: in questi casi clinici si evidenzia il maggiore
vantaggio di un’associazione terapeutica nell’impiego medico dei più moderni Laser diodo a
frequenza di 808 nm (spettroscopicamente è proprio questa infatti la banda di luce in grado di
leggere l’emoglobina desossigenata presente nel sangue venoso e nelle vene emorroidarie
che la contengono, per stasi del sangue in esse presente). Terapia conservativa non vuol dire
“conservare una patologia” ma recuperare la naturale condizione anatomo-funzionale
precedente alla malattia emorroidaria. Con l’assoluto rispetto per ogni altra metodologia, è
onestamente difficile ipotizzare una terapia migliore della “restitutio ad integrum” per un tessuto
malato se ci poniamo l’obiettivo terapeutico nella guarigione. L’uso endorettale di gel o creme
all’acido ialuronico per alcune settimane consente di ottimizzare il trofismo della mucosa e della
matrice extra-cellulare. Con tale tecnica il paziente viene gradualmente condotto verso
l’autoguarigione poichè l’obiettivo finale è quello di stimolare la riparazione dei tessuti,
promuovendo l’attivazione e liberazione locale dei fattori di crescita cellulare (lo stimolo più
forte delle cellule staminali autologhe dello stesso paziente), incrementando l’acido ialuronico
nei tessuti prolassati. Mediando in altre parole le metodiche più in uso dalla Medicina
Rigenerativa e contribuendo ad un dialogo positivo tra la disciplina rigenerativa ed altre
specializzazioni, sempre in favore dei pazienti.
Bibliografia essenziale:
1. Handbook of Biophotonics 3 Volume set
2. Biophotonics Visions for Better Health Care
3. Lasers in Phlebology (Ovidio Marangoni, Leonardo Longo)
Autori:
- Jurgen Popp, Professore ordinario presso la Friedrich-Schiller-Universitat Jena e Direttore
dell’IPHT (Istituto di Fisica High Technology) Jena,Germania.
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- Stefan Heinemann (Friedrich-Shiller-Universitat Jena,Germania).
- Arthur Chiou (National Yang-Ming University di Taipei, Taiwan).
- Valery V. Tuchin (Saratov State University, Russia).
- Ovidio Marangoni M.D. (Director Multilaser Surgery-Therapy, “Glauco Bassi Foundation”
Trieste, Italy.
- Leonardo Longo M.D. Professor University of Siena, Italy (IALMS President) Florence,
Italy.
- Professor Marion Strehle, Professor Susanne Liedtke.
Eventi/stampa:
-
Speciale salute Cosmofarma e sanità "Il Sole 24 ORE” Aprile 2012
-
Speciale salute "Il Giornale" (Salute e benessere) gennaio 2012
-
Speciale salute "Libero" dicembre 2011
-
Speciale salute "Magazine sanità" de "Il Tempo" aprile
-
Speciale salute "Corriere della sera" gennaio 2012
-
Speciale salute "Corriere della sera" gennaio-2 2012
-
Speciale salute "Corriere della sera" febbraio 2012
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-
Speciale salute "Corriere della sera" marzo 2012
-
Speciale salute "Corriere della sera" aprile 2012
-
Speciale salute "Corriere della sera" maggio 2012
-
Speciale salute "Repubblica" inserto settimanale Marzo 2012
-
Speciale salute "Repubblica" gennaio 2012
-
Speciale salute "Repubblica" edizione speciale Napoli e Bari
-
Speciale salute "Repubblica" Gazzetta del Mezzogiorno
-
Speciale salute "Professionisti in Tuscia" Marzo 2012
-
Speciale salute "Famiglia Cristiana" Dicembre 2012
-
Speciale salute "Famiglia Cristiana" Gennaio 2012 A
-
Speciale salute "Famiglia Cristiana" Gennaio 2012 B
-
Speciale salute "Il Sole 24 ore" Febbraio 2013
Honcode
Honcode Medhunt
Descrizione della Tecnica T.R.A.P. nelle varici degli arti inferiori (Tridimensional
Regenerative Ambulatory Phlebotherapy) :
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La comparsa delle vene varicose e dei capillari dilatati delle gambe è causata
dall'indebolimento della parete delle vene perforanti e nella conseguente insufficienza valvolare
di tali vene. Vene varicose e capillari dilatati delle gambe, fino all'aspetto estremo
dell'insufficienza venosa rappresentato dalla comparsa di ulcere venose, sono condizioni molto
frequenti, presenti in più del 50% della popolazione adulta occidentale, che colpiscono entrambi
i sessi, anche se con netta prevalenza del sesso femminile.
Possono comparire in età giovanile oppure più avanzata, peggiorare con la gravidanza, o dopo
utilizzo di contraccettivi orali (pillola) e altre terapie ormonali.
Non è una patologia ereditaria, tuttavia è spesso evidente una predisposizione familiare. Oltre al problema estetico (la dilatazione dei vasi può essere molto visibile e compromettere un
buon aspetto di gambe e cosce), sussiste una sintomatologia soggettiva caratterizzata
da pesantezza agli arti inferiori, formicolii, crampi, gonfiore, dolore, pigmentazione (macchie) e,
nei casi più seri, ulcere.
Molti pazienti, hanno fino ad oggi rinunciato a curarsi perché convinti di dover essere
necessariamente sottoposti ad intervento chirurgico e/o scleroterapia.
Con la TRAP anziché asportare chirurgicamente le vene od obliterarle con la scleroterapia,
viene curata la parete venosa, stringendo il lume delle vene e rinforzando l’elasticità del vaso.
Il medico specialista nella metodica, impiega una soluzione brevettata, ottimamente tollerata, in
grado di rigenerare le vene superficiali e perforanti.
Vengono trattati tutti i vasi visibili di ogni singola regione della gamba: vene tronculari, reticolari
e capillari dilatati. Questo effetto è tridimensionale, esteso a tutto il circolo superficiale e
perforante.
Il trattamento viene praticato ambulatorialmente, non è doloroso, non richiede anestesia, e
consente l’immediata ripresa delle normali attività socio-lavorative del paziente.
Una vera rivoluzione, quindi con la TRAP, che al contrario di quanto avviene con la
scleroterapia, conserva gli apparati valvolari (parte più resistente della vena), inoltre promuove
una ordinata “rigenerazione” di tutti i vasi, garantendo un evidente miglioramento della
sintomatologia del paziente, ripristinando anche l'aspetto estetico delle gambe e impedendo il
peggioramento della malattia varicosa.
D. La TRAP può essere considerata una terapia definitiva e stabile nel tempo?
R. Il paziente che esegua sempre l’adeguato ciclo preparatorio di pressoterapia medica
sequenziale
per le vene degli
arti inferiori e che comprenda l’importanza terapeutica di adeguarsi per il tempo strettamente
necessario alle opportune calze elasto-compressive in
mmHg
(od eventuali bendaggi a seconda dei diversi casi clinici) ripeterà a 6-8 mesi un semplice
controllo per l’eventuale richiamo terapeutico per la stabilità definitiva dei risultati terapeutici. I
casi clinici così trattati, hanno dimostrato negli anni uno stabile recupero anatomico e
funzionale.
Vedi link
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Abbiamo già chiarito che il progressivo indebolimento delle pareti delle vene perforanti, che
collegano il circolo venoso superficiale con quello profondo, determina un’insufficienza delle
valvole, con conseguente aumento della pressione che si riversa sulle vene superficiali.
Queste si dilatano formando le vene varicose e i capillari venosi visibili.
Con un sofisticato strumento dotato di luce a fibre ottiche è possibile vedere le vene perforanti,
che sono alla radice del problema dell'insufficienza venosa.
Tramite le vene superficiali , viene iniettata una soluzione di salicilato di sodio che va a
restaurare l’elasticità della parete venosa, restringendo il calibro delle vene, ricostituendo la
funzionalità valvolare e permettendo la scomparsa di tutti i vasi visibili e esteticamente
spiacevoli.
Ma il risultato più importante consiste nella scomparsa di tutti i sintomiassociati all’insufficienza
venosa, come crampi, prurito, dolenzia e gonfiori.
La tecnica TRAP viene usata con successo anche nel trattamento delle ulcere venose. La tecnica TRAP è consigliabile anche con finalità preventiva nei soggetti giovani, che abbiano
una predisposizione familiare alle vene varicose e alle dilatazioni capillari, proprio allo scopo di
evitare lo sviluppo futuro dell'insufficienza venosa con comparsa di vene varicose e capillari
visibili. Ciò è particolarmente utile nelle giovani donne che stanno pianificando una
gravidanza.Domande & Risposte
D. :CHE COSA SONO LE VENE VARICOSE E LE TELEANGECTASIE CAPILLARI?
R. :Le vene varicose e le teleangectasie visibili sono vasi superficiali abnormemente dilatati.
Esse rappresentano la quantità di sangue che “scappa” dal circolo profondo a causa
dell'insufficienza delle vene perforanti.
D. :QUALE E' LA CAUSA DELL'INCONTINENZA VALVOLARE DELLE VENE PERFORANTI?
R. :La causa principale dell'incontinenza valvolare delle perforanti è la debolezza congenita
della parete delle vene che si manifesta per la familiarità, gli ormoni (pillola, gravidanza) la
postura (tipo di lavoro), l'obesità, ecc...
D. :CHE COSA SONO LE VENE PERFORANTI?
R. :Le vene perforanti sono i vasi che mettono in comunicazione il circolo superficiale con il
circolo venoso profondo. Attraverso le vene perforanti il sangue dei vasi superficiali è aspirato
nelle vene profonde.
D. :PERCHÉ SI FORMANO LE VENE VARICOSE E LE TELEANGECTASIE?
R.. :Quando le vene perforanti perdono, un'elevata quantità di sangue si riversa nel circolo
venoso superficiale e lo dilata.
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D. :POSSO "CURARE" LE MIE VENE VARICOSE E TELANGECTASIE?
R. :Oggi con la T.R.A.P. è possibile curare le vene delle gambe. Le vene varicose e i capillari
dilatati rappresentano solo l'effetto estetico della malattia; la causa della malattia è nella
debolezza delle vene perforanti. La TRAP rinforza la parete di queste vene riducendone il
diametro. In questo modo, le vene perforanti non perdono più e il sangue non si riversa più sulle
vene superficiali facendo scomparire le vene varicose e i capillari visibili.
D. :COME SI "CURANO" LE VENE VARICOSE?
R. :Una soluzione rigenerativa è iniettata ordinatamente in tutti i vasi visibili ad occhio nudo o
con la transilluminazione e viena spinta nelle vene perforanti che si rinforzano, si restringono e
recuperano la loro continenza.
D. :PERCHÉ SI INIETTANO TUTTI I VASI VISIBILI AD OCCHIO NUDO E CON LA
TRANSILLUMINAZIONE?
R. :Se consideriamo che la malattia venosa è dovuta alla debolezza delle vene perforanti,
l’iniezione di tutti i vasi è vantaggiosa perché curando la più vasta area possibile si ottiene un
risultato permanente nel tempo.
D. :DEVO TRATTARE CON LA TRAP ENTRAMBE LE GAMBE?
R. :Poiché la patologia è determinata dalla debolezza della parete delle vene è conveniente
curare entrambe le gambe anche perché la tecnica TRAP è preventiva.
Le gambe però, per
motivi di fisiologia della circolazione, non vengono trattate contemporaneamente , ma una alla
volta.
Questa procedura consente inoltre al paziente di confrontare l'arto trattato con il controlaterale
non trattato.
D. :SOFFRO DI VENE VARICOSE, É POSSIBILE PREVENIRE L'INSORGENZA DI QUESTA
PATOLOGIA IN MIA FIGLIA?
R. :Non solo è possibile ma è consigliabile prevenire l'insorgenza della malattia varicosa
rigenerando il circolo perforante. La transilluminazione è in grado di far vedere le vene dilatate
ancora non visibili ad occhio nudo ma che sicuramente daranno problemi in futuro.
La prevenzione della malattia venosa nei soggetti predisposti è uno degli obiettivi della
T.R.A.P.
D. :COS’E’ L'ULCERA VENOSA?
R. :Un'insufficienza venosa grave, cronica e non trattata per lungo tempo può provocare una
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alterazione del nutrimento dei tessuti e dare luogo ad un ulcera cutanea. La tecnica T.R.A.P.,
migliorando la circolazione venosa superficiale, accelera il processo di guarigione dell'ulcera
che ha di solito tempi molto lunghi e genera spesso complicazioni cliniche importanti.
D :E' UTILE L'ESAME CON L'ECO COLOR DOPPLER PRIMA DELLA TRAP?
R :Tutti i pazienti che si presentano con un quadro clinico di insufficienza venosa vengo
sottoposti ad indagine ecocolordoppler del sistema venoso delle gambe. L'esame è molto utile
per escludere altri problemi venosi (per esempio una tromboflebite, potenzialmente molto
pericolosa) che vanno curati prima di iniziare il trattamento con la tecnica TRAP.
L'ecocolordoppler venoso non è però un esame utile in maniera diretta ai fini della tecnica
TRAP. Ciò è dovuto al fatto che le vene perforanti (le vere colpevoli) non sono sempre visibili
con questo esame ma sono invece perfettamente visibili con la luce visibile bianca per
transilluminazione a fibre ottiche o con luce invisibile ad infrarosso corto ( ben più penetrante
nei tessuti del derma e fino alla fascia muscolare, presentando una elevatissima potenza dei
Lumen utilizzabili ed essendo la sua affinità per il sangue venoso refluo ed in particolare
l'emoglobina desossigenata venosa, estremamente elevata).
D. :CI SONO CONTROINDICAZIONI PER LA TRAP IN GRAVIDANZA?
R. :La tecnica TRAP è controindicata in gravidanza. Non c’è invece nessuna controindicazione alla gravidanza nei pazienti che hanno subito la
TRAP. La TRAP è molto utile per prevenire l’insorgenza delle vene varicose se effettuata prima
della gravidanza.
E’ necessario ricordare che la TRAP utilizzando il salicilato di sodio non può essere eseguita
durante l’allattamento perché passa nel latte materno.
D. :CI SONO STATI EVENTI AVVERSI DOPO LA TRAP?
R. :No, non c'è stato alcun evento avverso imprevisto e nessuna complicanza. Tutti i pazienti
devono seguire scrupolosamente tutte le istruzioni fornite dal medico che pratica la tecnica
TRAP.
In particolare occorre seguire alla lettera tutte le istruzioni relative all'uso della calza elastica
terapeutica e del bendaggio.
Le calze dovranno essere indossate tra le varie sedute di TRAP e per alcune settimane o mesi
dopo la fine del trattamento. Il bendaggio deve essere tenuto per 2 - 10 giorni immediatamente
dopo ogni seduta in relazione alla gravità della malattia venosa.
D. QUALI SONO LE INDICAZIONI IN CUI LA TRAP RISULTA ASSOLUTAMENTE
INDISPENSABILE ?
R. Nei numerosi pazienti con Sindrome post-tromboflebitica. Nei pazienti, sopratutto nei più
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giovani, in cui il quadro di insufficienza venosa delle vene perforanti è risultato misconosciuto
ma che hanno già eseguito stripping safenico e flebectomie, senza alcun giovamento clinico,
per sottovalutazione diagnostica delle vene perforanti incontinenti e totalmente ignorate.
D. COME E' POSSIBILE CHE LE VENE PERFORANTI VENGANO COSI' SPESSO
IGNORATE IN QUESTI CASI ?
R. Le Linee Guida Internazionali indicano la possibilità di estendere ad altre numerose e
tecnologicamente evolute metodiche diagnostiche l'opportunità di studiare il paziente.
D. COME E' POSSIBILE IGNORARE A TUTT'OGGI, DOPO GLI APPROFONDITI STUDI
ANATOMICI CONDOTTI NELLE NUMEROSE UNITA' DI ANATOMIA VIRTUALE EUROPEE,
L'IMPORTANZA E LA CLASSIFICAZIONE NOTA DI TALI NUMEROSE VENE PERFORANTI ?
R. Perchè non solo è difficile la loro diagnosi, ma anche la terapia delle stesse presenta a
tutt'oggi numerose difficoltà e l'ecocolordoppler rappresenta inoltre un mezzo diagnostico
estremamente dipendente dall'operatore in ambito Flebologico.
La spinta idrostatica del sangue venoso che ritorna al cuore tramite le vene profonde femorali
degli arti inferiori è più rallentata se esaminiamo un paziente con vene perforanti di polpaccio
insufficienti : in tale condizione di stasi nel sistema venoso circolatorio profondo, tale stasi si
evidenzia anche a livello della cross safeno-femorale, slatentizzando la possibilità della
continenza per la valvola safenica, (nata per lavorare a pressioni ben più basse di una
perforante di Boyd) : ma lavorando in condizioni di rallentato circolo venoso profondo, modulato
dagli indispensabili atti della respirazione, sarà proprio l'innocente safena ad essere sottoposta
sulla valvola della cross (incrocio) safeno-femorale, ad una ben maggiore pressione di quella
per la quale in normalmente deve poter lavorare, divenendo "secondariamente"
insufficiente alle manovre di sua sollecitazione. Nel tempo potrà presentare dilatazione del suo
diametro, adattandosi come qualsiasi vena non più continente a causa del rallentato ritorno
venoso femorale profondo.
D. E' QUINDI NECESSARIO DOVER DISTINGURE TRA UN'INSUFFICIENZA SAFENICA
PRIMITIVA ED UNA SECONDARIA (PER PRESENZA DI VENE PERFORANTI DI GAMBA
INSUFFICIENTI) ?
R. Sì. In alternativa menzioneremo abitualmente la vene grande e piccola safena come
"innocenti": l'insufficienza venosa valvolare può essere in tali casi secondaria (e non
primitiva), per stasi venosa (rallentamento del flusso) nel circolo venoso profondo e nelle vene
muscolari ma rivelato solo da una insufficienza delle vene perforanti. La terapia di tali casi clinici
deve essere di curare la vera causa (le misconosciute vene perforanti insufficienti) e non
l'effetto secondario della loro insufficienza (con indiscriminate safenectomie) : in tali numerosi
casi clinici dobbiamo essere consapevoli che la correzione emodinamica può realizzarsi
affrontando la terapia ( più impegnativa) delle vene perforanti insufficienti e misconosciute. La
terapia rigenerativa delle vene perforanti e la normalizzazione del loro calibro insufficiente con il
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miglioramento del trofismo delle loro pareti talvolta sfiancate fino ad 8-9 mm. rappresenta
attualmente una prospettiva terapeutica perseguibile ed evoluta per i pazienti. Eventi/stampa:
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Speciale salute Cosmofarma e sanità "Il Sole 24 ORE” Aprile 2012
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Speciale salute "Il Giornale" (Salute e benessere) gennaio 2012
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Speciale salute "Libero" dicembre 2011
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Speciale salute "Magazine sanità" de "Il Tempo" aprile
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Speciale salute "Corriere della sera" aprile 2012
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Speciale salute "Corriere della sera" gennaio 2012
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Speciale salute "Corriere della sera" marzo 2012
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Speciale salute "Repubblica" inserto settimanale Marzo 2012
-
Speciale salute "Repubblica" gennaio 2012
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Speciale salute "Repubblica" edizione speciale Napoli e Bari
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Speciale salute "Repubblica" Gazzetta del Mezzogiorno
-
Speciale salute "Professionisti in Tuscia" Marzo 2012
Descrizione della tecnica T.R.A.P.
(Tridimensional Regenerative Ambulatory Phlebotherapy)
La comparsa delle vene varicose e dei capillari dilatati delle gambe è causata
dall'indebolimento della parete delle vene perforanti e nella conseguente insufficienza valvolare
di tali vene. Vene varicose e capillari dilatati delle gambe, fino all'aspetto estremo
dell'insufficienza venosa rappresentato dalla comparsa di ulcere venose, sono condizioni molto
frequenti, presenti in più del 50% della popolazione adulta occidentale, che colpiscono entrambi
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i sessi, anche se con netta prevalenza del sesso femminile.
Possono comparire in età giovanile oppure più avanzata, peggiorare con la gravidanza, o dopo
utilizzo di contraccettivi orali (pillola) e altre terapie ormonali.
Non è una patologia ereditaria, tuttavia è spesso evidente una predisposizione familiare. Oltre al problema estetico (la dilatazione dei vasi può essere molto visibile e compromettere un
buon aspetto di gambe e cosce), sussiste una sintomatologia soggettiva caratterizzata
da pesantezza agli arti inferiori, formicolii, crampi, gonfiore, dolore, pigmentazione (macchie) e,
nei casi più seri, ulcere.
Molti pazienti, hanno fino ad oggi rinunciato a curarsi perché convinti di dover essere
necessariamente sottoposti ad intervento chirurgico e/o scleroterapia.
Con la TRAP anziché asportare chirurgicamente le vene od obliterarle con la scleroterapia,
viene curata la parete venosa, stringendo il lume delle vene e rinforzando l’elasticità del vaso.
Il medico specialista nella metodica, impiega una soluzione brevettata, ottimamente tollerata, in
grado di rigenerare le vene superficiali e perforanti.
Vengono trattati tutti i vasi visibili di ogni singola regione della gamba: vene tronculari, reticolari
e capillari dilatati. Questo effetto è tridimensionale, esteso a tutto il circolo superficiale e
perforante.
Il trattamento viene praticato ambulatorialmente, non è doloroso, non richiede anestesia, e
consente l’immediata ripresa delle normali attività socio-lavorative del paziente.
Una vera rivoluzione, quindi con la TRAP, che al contrario di quanto avviene con la
scleroterapia, conserva gli apparati valvolari (parte più resistente della vena), inoltre promuove
una ordinata “rigenerazione” di tutti i vasi, garantendo un evidente miglioramento della
sintomatologia del paziente, ripristinando anche l'aspetto estetico delle gambe e impedendo il
peggioramento della malattia varicosa.
La Tecnica TRAP
Abbiamo già chiarito che il progressivo indebolimento delle pareti delle vene perforanti, che
collegano il circolo venoso superficiale con quello profondo, determina un’insufficienza delle
valvole, con conseguente aumento della pressione che si riversa sulle vene superficiali.
Queste si dilatano formando le vene varicose e i capillari venosi visibili.
Con un sofisticato strumento dotato di luce a fibre ottiche è possibile vedere le vene perforanti,
che sono alla radice del problema dell'insufficienza venosa.
Tramite le vene superficiali , viene iniettata una soluzione di salicilato di sodio che va a
restaurare l’elasticità della parete venosa, restringendo il calibro delle vene, ricostituendo la
funzionalità valvolare e permettendo la scomparsa di tutti i vasi visibili e esteticamente
spiacevoli.
Ma il risultato più importante consiste nella scomparsa di tutti i sintomi associati all’insufficienza
venosa, come crampi, prurito, dolenzia e gonfiori.
La tecnica TRAP viene usata con successo anche nel trattamento delle ulcere venose. La tecnica TRAP è consigliabile anche con finalità preventiva nei soggetti giovani, che abbiano
una predisposizione familiare alle vene varicose e alle dilatazioni capillari, proprio allo scopo di
evitare lo sviluppo futuro dell'insufficienza venosa con comparsa di vene varicose e capillari
visibili. Ciò è particolarmente utile nelle giovani donne che stanno pianificando una gravidanza.
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D. La metodica T.R.A.P. promuove la guarigione delle varici e dell’insufficienza venosa
conservativamente con il recupero funzionale ed anatomico delle vene insufficienti. Come
preparare i pazienti ad un effetto durevole ed ottimale della T.R.A.P ?
R. Ai pazienti, una volta visitati, deve essere prescritta un’idonea calza elastica terapeutica o
bendaggi elastici od anelastici a seconda dei casi. L’associazione di un ciclo preparatorio di
pressoterapia ambulatoriale (o domiciliare) per almeno 10 sedute nell’arco di un mese, si è
dimostrata sempre la preparazione più efficace prima e durante le sedute, favorisce il più rapido
recupero terapeutico, maggiore efficacia ed è ben tollerata dai pazienti.
Vedi link
IMPORTANTE
La possibilità di ottenere per i vasi venosi il calibro realmente desiderato è strettamente
dipendente dal trattamento ripetuto ad un distanza variabile che in genere è di almeno tre volte
sulle stesse vene e che la stabilizzazione dei risultati e la loro guarigione verrà ottenuta
ripetendo a distanza di mesi tale procedura, con gli opportuni e necessari controlli fino ad un
risultato stabile. E' dunque importante, se le condizioni cliniche sono gravate da insufficienza
venosa grave, fare ricorso per il tempo necessario alle adeguate contenzioni
elasto-compressive, a volte indispensabili fino alla stabile guarigione. I pazienti che nella mia
personale esperienza traggono i migliori risultati sono quei pazienti che sono già stati sottoposti
ad altri interventi chirurgici o terapie ma senza risultati apprezzabili : dunque pazienti considerati
"inoperabili" dai loro stessi curanti. Traggono giovamento pazienti affetti da
linfedema o con vene perforanti insufficienti ma mai precedentemente riconosciute e
diagnosticate (la loro terapia è in effetti estremamente impegnativa così come la loro diagnosi).
Quei pazienti a cui non si dimostri adeguato il trattamento con la sola guida ecodoppleristica ma
che necessitino di strumentazione più evoluta per il mappaggio dei problemi venosi non
altrimenti curabili (ad esempio visori tecnologicamente avanzati e che utilizzino anche la luce
all'infrarosso come ad esempio il moderno Veinviewer). Pazienti gravi e con asimmetrie degli
arti inferiori per stasi venosa delle vene intra-muscolari e delle vene perforanti, che solo con una
terapia che consenta il recupero funzionale di tali vene potranno realmente recuperare
simmetria anatomica. Pazienti gravi e con esiti di sindrome post-tromboflebitica.
Pazienti non altrimenti curabili con le altre terapie proposte. Pazienti con grave insufficienza
venosa cronica e flebolinfedema di uno od entrambi gli arti. Pazienti con ulcere venose
resistenti alle terapie già proposte.
La fleboterapia rigenerativa degli arti inferiori trova indicazione nei pazienti flebopatici gravi e
che presentino gli esiti della grave stasi venosa ed ove sia necessario preservare e recuperare
la vena grande safena nell'ipotesi possibile di interventi di chirurgia cardio-toracica maggiore
(così come nei by-pass cardio-coronarici).
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