IX Congresso Nazionale
A.I.S.Le.C.
28-29
29-30
30 maggio 2015
Abstract, Comunicazioni
Orali e Poster
Poster presentati al
IX Congresso A.I.S.Le.C.
IX Congresso Nazionale A.I.S.Le.C.
Arezzo Fiere e Congressi
Via Spallanzani 23 - Arezzo
Medicazioni con dispositivo a pressione topica negativa: studio pilota sugli accessi
vascolari in pazienti sottoposti a posizionamento di endoprotesi aortica addominale
Giacomelli E, Lasagni C, Sanna V, Dorigo W, Pulli R, Pratesi C.
Background. È noto come l’esclusione endovascolare degli aneurismi dell’aorta addominale
(AAA) fornisca ottimi risultati a breve e lungo termine con bassi tassi di complicanze locali a
livello degli accessi chirurgici. Tuttavia quando queste si verificano, possono richiedere un
allungamento dei tempi di degenza, prolungate terapie antibiotiche e determinare un
peggioramento della qualità di vita. Lo scopo dello studio è stato analizzare in maniera
prospettica l’uso di medicazioni a pressione topica negativa (PICO, Smith&Nephew)nei
pazienti sottoposti a trattamento endovascolare per AAA, confrontando i risultati in termini
di complicanze locali postoperatorie rispetto alle medicazioni tradizionali.
Materiali e metodi. Tra Luglio e Settembre 2014 sono stati arruolati
12 pazienti. La
medicazione PICO è stata applicata a tutti i pazienti al termine dell’intervento su uno dei due
inguini, mentre sull’altro è stata applicata una medicazione standard. Il protocollo prevedeva
un primo cambio della medicazione dopo 3 gg dall’intervento (T1) e uno successivo dopo
ulteriori 4 gg (T2). I dati relativi alle condizioni locali della ferita chirurgica sono stati raccolti
in un’apposita scheda e fotografati ai vari intervalli.
Risultati. Tutti i pazienti erano di sesso maschile, con età media di 74 anni, e presentavano i
comuni fattori di rischio cardiovascolari. Il diametro medio dell’AAA era di 56 mm; tutti i
pazienti sono stati sottoposti a posizionamento di endoprotesi aorto-bisiliaca mediante
accesso chirurgico femorale bilaterale; la lunghezza media delle incisioni è stata pari a 83
mm. In tutti i pazienti è stata eseguita short termoprophylaxis antibiotica pre-operatoria.
Non si sono verificate deiscenze né infezioni del sito chirurgico; in 3 pazienti al controllo T1 è
stata evidenziata linforrea inguinale bilaterale. I pazienti sono quindi stati sottoposti a
terapia antibiotica per os con beta lattamici; al controllo T2 la linforrea è completamente
regredita nei pazienti trattati con PICO, mentre persisteva nei pazienti trattati con
medicazione standard; in questi ultimi è stato necessario rinviare di 7 giorni la rimozione dei
punti di sutura e proseguire per tale periodo la terapia antibiotica. 4 pazienti hanno
presentato ematoma inguinale postoperatorio, regredito in tutti i casi al controllo T2 negli
accessi medicati con PICO, mentre negli inguini trattati con medicazioni standard in due casi
l’ematoma è persistito oltre il T2, determinando un ritardo nella rimozione dei punti di
sutura.
Conclusioni. Nonostante l’esiguità del campione ed il carattere pilota dello studio, riteniamo
che l’applicazione di questo innovativo device sia potenzialmente in grado di ridurre il
numero delle complicanze legate al sito chirurgico, con conseguente riduzione dei tempi di
guarigione, dei costi associati alle terapie e potenzialmente delle complicanze infettive
accesso-correlate.
La detersione della cute integra: quali evidenze?
I. Taini, S. Alcaini, I. Foresti
Background. La cute è l'organo più esteso del corpo umano e svolge diverse funzioni
indispensabili all'organismo. È quindi essenziale che la sua cura venga effettuata attraverso
prodotti e modalità che non ne ledano la struttura e ne preservino le funzioni.
L’informazione nel campo dei detergenti cutanei è scarsa tra la popolazione e tra gli stessi
professionisti sanitari e sembrerebbe risentire di influenze pubblicitarie, interessi economici
più che di effettive prove di efficacia.
Obiettivi. Indagare le evidenze attualmente esistenti sulla detersione della cute integra;
effettuare un’indagine di comunità relativa a detergenti principalmente utilizzati, loro
caratteristiche, effettuazione della scelta e criteri che la guidano.
Materiali e Metodi. Consultazione delle principali banche dati biomediche (PubMed, Cinhal,
Cochrane, Ilisi), inizialmente considerando risultati non oltre 5 anni di pubblicazione e con
qualità metodologica elevata (RCT, revisioni sistematiche), poi ampliando i criteri temporali e
qualitativi per assenza di risultati. Elaborazione e sottoposizione di un questionario a 137
soggetti di tutte le fasce di età, indagante
detergenti utilizzati, loro composizione e
formulazione, scelta e criteri di scelta.
Risultati. Dalla ricerca bibliografica non sono stati reperiti studi di qualità metodologica
sufficiente a produrre evidenze relative alle caratteristiche ideali di un detergente per cute
integra in termini di composizione, formulazione, pH e tecniche di detersione. Dall’indagine
comunitaria è emerso che le persone scelgono prevalentemente detergenti composti da
tensioattivi aggressivi e utilizzano lo stesso detergente per l’igiene di tutte le zone corporee.
La scelta è prevalentemente effettuata dalle donne sulla base di economicità e
profumazione.
Conclusioni. Gli studi relativi alla detersione della cute sono numericamente e
qualitativamente scarsi pertanto non è possibile definire le caratteristiche del detergente
ottimale. Si predilige la scelta di prodotti in base ai costi rispetto alle caratteristiche
biochimiche del detergente. Sovente, gli studi non sono sufficienti per poter essere
considerati in quanto spesso manipolati da interessi commerciali (Wolf R. et al, 2007). Sono
pertanto necessari studi di qualità metodologica superiore.
Progetto per la realizzazione di un Osservatorio/Ambulatorio per la sorveglianza delle
problematiche dermatologiche nella popolazione migrante
Fabio Trotto, Infermiere Esperto in Wound Care, Maria Grazia Trotto, Fisioterapista.
Introduzione: Il fenomeno migratorio obbliga l’Italia a individuare strategie efficaci per dare
risposte ai bisogni delle nuove popolazioni non solo nell’ottica di rispetto dei diritti umani,
ma anche per comprendere linee culturali diverse e prevenire i conflitti sociali che possono
derivare dall’esclusione dai percorsi dei migranti, con inevitabili ricadute negative sullo
sviluppo dell’intera collettività.
Obiettivi: L’obiettivo generale è quello di tutelare e promuovere la salute della popolazione
migrante in Italia nei primi momenti dopo lo sbarco, attraverso l’istituzione di un
Osservatorio per la sorveglianza delle problematiche dermatologiche, integrato con un
ambulatorio infermieristico, per la gestione dei pazienti affetti da lesioni cutanee acute e
croniche, rilevando precocemente qualsiasi patologia cutanea infettiva e non.
Materiali e Metodi: Il metodo utilizzato per il Progetto ha seguito un approccio basato
sull’individuazione dei problemi prioritari di salute della persona immigrata, della famiglia e
della comunità e seguirà delle fasi: pianificazione, programmazione, individuazione delle
risorse e attuazione. L’Osservatorio verrà ubicato presso le strutture delle Aziende Sanitarie
Locali interessate dal flusso migratorio.
Risultati: In questa fase del Progetto sono state conferite le responsabilità attraverso la
matrice dei compiti, effettuato un network planning, realizzato il diagramma di Gantt,
analizzati i problemi potenziali e le risorse disponibili, ultimata la valutazione economica e
costituito il gruppo di lavoro.
Conclusioni: Si prevede un impatto organizzativo ed economico notevole in termini di
rischio/beneficio che il progetto può avere sull’Organizzazione Sanitaria, sul benessere degli
utenti, sulla soddisfazione dei professionisti, operatori, ma anche sulla società.
Miglioramento della qualità dell’assistenza negli assistiti affetti da linfedema complicato
da lesioni cutanee.
Fabio Granata, Francesca Leccardi, Mario Badiaschi
Background. Il Linfedema primario è causato da malattia congenita o anomalia primaria dei
vasi linfatici mentre il linfedema secondario deriva da vari insulti al sistema linfatico, come
neoplasie, traumi, interventi chirurgici o irradiazioni. Una diagnosi precoce è essenziale per
fornire cure adeguate1.
Obiettivi. Verificare la possibilità di erogare, con il sistema lombardo, un’assistenza di buona
qualità agli assistiti affetti da linfedema complicato da lesioni cutanee nei tempi di
guarigione dei centri di eccellenza, prevenendo le recidive.
Materiali e metodi. Indagine effettuata in successione da giugno a ottobre 2014. Fotografia
digitale della lesione al tempo 0 e ogni mese, o al variare della situazione. Effettuata una
raccolta dati demografica e dei dati relativi alla lesione (tempo d’insorgenza, classificazione,
superficie in cm2, presenza d’infezione e tempi di guarigione).
Risultati. Sono stati arruolati 35 assistiti: 9 (26%) con linfedema (2 di 2 stadio, 2 di 3 stadio, 4
di 4 stadio, 1 di 5 stadio). Le restanti lesioni: 8 (23% Piede diabetico), 7 (20% Ulcere da
pressione), 6 (17% Skin tears), 3 (8% Ferite chirurgiche), 2 (6% L. arteriosa). La lesione era
presente in media da 420 giorni. La superficie media era di 16 cm2 mentre l’età media era di
75 anni. L’infezione era presente in 7 soggetti su 9 (77%); alla presa in carico il 100% non
usava terapia compressiva. In nessun caso era presenta una diagnosi di linfedema.
Discussione. È possibile erogare un’assistenza di qualità anche con il sistema lombardo. È
possibile evitare le recidive (1 recidiva su 8 ossia il 12%) e ottenere gli stessi risultati dei
centri di eccellenza in termini di riepitelizzazione (rateo medio riepitelizzazione 47 gg, su 7
pz). Inoltre, è possibile fare prevenzione secondaria ed educazione sanitaria (alla dimissione
il 100% degli assistiti manteneva la terapia compressiva).
Conclusioni. Il trattamento appropriato del linfedema, o sospetto linfedema, migliora gli
outcomes in termini di riparazione tessutale. Tra i limiti dello studio vi sono una scarsa
numerosità campionaria, l’assenza di conferma diagnostica medica e il costo relativo ai
trattamenti a carico del paziente. Non vi sono state sponsorizzazioni.
1
European Wound Management Association (EWMA). Focus Document: Lymphoedema bandaging in practice.
London: MEP Ltd, 2005.
Esperienza di percorso assistenziale multidisciplinare utilizzando un sostituto dermico di
cute porcina su Ustioni e su Lesioni croniche, attraverso il centro grandi ustioni e
l’ambulatorio lesioni dell’ASL 3 Genovese.
Marco Marchelli, Deborah Granara, Giuseppe Lasagna, Gianluigi Rossi, Cinzia Viaggi, Ernesta
Benedetti, Federico Bedin, Silvia Pienovi, Catia Maura Bonvento, Bruna Rebagliati.
Background. La cute porcina è diventata di uso comune negli anni ’60 ed è attualmente lo
xenotrapianto più usato, trattandosi dell’animale che più somiglia, dal punto di vista
biologico, all’uomo.
Obiettivi. Protezione dalla perdita dei fluidi corporei e dalla contaminazione, riduzione del
dolore, risoluzione del problema connesso alla ridotta disponibilità di tessuto autologo
nell’ustionato.
Materiali e Metodi. utilizzo del sostituto dermico su lesioni cutanee post debridment, su siti
di prelievo cutaneo e su ustioni.
Risultati. Sono stati inseriti nello studio 246 pazienti dei quali il 96% ha avuto una riduzione
del dolore e il 4% ha manifestato edema ed arrossamento della perilesionale con aumento
della sintomatologia dolorosa e pertanto uscita dallo studio. Del campione il 56% ha avuto
una guarigione completa con la sola cute porcina il 24% con utilizzo di medicazioni avanzate
ed il 20% ha ottenuto una preparazione del fondo della lesione ottimale per l’innesto
omologo di chiusura.
Conclusioni. Lo scopo di questo lavoro è quello di illustrare come l’utilizzo di un sostituto
dermico porcino all’interno di un approccio multidisciplinare di un centro vulnologico e di un
centro ustioni può essere di aiuto nella gestione economica, sociale e clinica del problema.
Il percorso assistenziale lesioni cutanee in azienda USL 8 Arezzo: la presa in carico come
chiave del processo.
Rossi Mirella, Direttore Dipartimento di Coordinamento Tecnico Scientifico Infermieristico
ed Ostetrico, Azienda USL8 Arezzo
Sandroni Sara, Infermiere esperto, Responsabile Percorsi Assistenziali Territoriali, Azienda
USL8 Arezzo.
Background. Il cambiamento epidemiologico della popolazione ha denotato la necessità
dell’Azienda USL di strutturare percorsi assistenziali per i cittadini. Uno dei più complessi
riguarda la presa in carico olistica dell'assistiti portatore di lesioni cutanee. Con la Delibera
Aziendale 500/2011 è stata definita una rete assistenziale infermieristica, coordinata da un
infermiere in relazione con la Direzione Sanitaria, definita e capillare in tutta l’Azienda
(Ospedale e Territorio) che consenta una tracciabilità ed una presa in carico globale
dell’assistito attraverso una serie combinata di strategie.
Obiettivi. Dimostrare come:
1. la presa in carico globale è la chiave per la guarigione dell’assistito
2. la strutturazione di un percorso sia sinonimo di appropriatezza clinica
3. la tracciabilità dei dispositivi e l’attività formativa capillare di linea abbia consentito un
abbattimento della spesa con un mantenimento dell’indice di guarigione/miglioramento
4. la centralizzazione delle richieste per la terapia a pressione negativa come garanzia di
appropriatezza, corretta valutazione e verifica dei risultati
Materiali e metodi. Dal settembre 2012 al marzo 2015 sono stati analizzati gli assistiti in
carico a tutte le Zone dell’Azienda, portatori di lesioni cutanee ad eziologia varia.
Risultati. E’ stato osservato:
1. un significativo risultato in termini di guarigione/miglioramento
2. un miglioramento della qualità dell’assistenza
3. una tracciabilità dell’utilizzo dei dispositivi
4. una riduzione della spesa farmaceutica senza impatto sulla dimensione utenza
Conclusioni. La presa in carico globale con un percorso assistenziale strutturato e coordinato
da un infermiere risulta essere la chiave per la promozione della salute nei cittadini portatori
di lesioni cutanee.
Strategia di cura e prevenzione delle lesioni da pressione in semi-intensiva respiratoria
Sonia Ghizzi, Ida Cuozzo, Iside Bertoncelli, Rosanna De Lisa, Sabine Seemayer, Stefano Belli,
Bruno Balbi. Pneumologia Riabilitativa, Fondazione Salvatore Maugeri, I.R.C.C.S., Veruno (NO).
Background. La Unità di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR) accoglie pazienti
provenienti da rianimazioni che hanno una lunga storia di degenza solitamente a seguito di
una grave insufficienza respiratoria (I.R.) per cui sono stati intubati, ventilati
meccanicamente (V.M.) ed in seguito tracheostomizzati. I pazienti in UTSIR sono a rischio di
sviluppare lesioni da pressione (LdP). Nella nostra UTSIR sono in corso strategie per
prevenire lo sviluppo e trattare le LdP.
Obiettivi. Descrivere per mezzo di tre casi clinici esemplificativi tali strategie.
Materiali e Metodi. Le nostre strategie antidecubito sono basate su mobilizzazione passiva
fisioterapica (MPF), mobilizzazione con impiego dei concetti di kinaesthetics (MK),
medicazioni avanzate con alginato di argento, idrocolloidi (MA). A ciò si è aggiunto
nell'ultimo anno un nuovo presidio EURO GENIUS, sistema antidecubito di classe I
indicato per il trattamento delle LdP fino al IV stadio (scala NPUAP) in pazienti ad
alto/altissimo rischio.
Risultati.
Anagrafica
Causa di I.R. e
fattori favorenti
LdP
Barthel
ingresso
LdP
Trattamento
4 settimane
Risultati Barthel LdP
P.M. donna
21 a.
Post-trapianto
di
cuore.
Allettamento da 5
mesi, Tracheostomia,
VM h 24, BMI 30
Idropneumotorace,
polineuropatia,
allettato da 1 mese,
TRACHEO,
Ossigenoterapia(O2).
I.R. post-polmonite
bilaterale,
OSAS,
allettata da 2 mesi,
BMI 38, O2
0
nuca (stadio III,
cm
3 x 3),
tallone destro (sta
dio IV, cm 3.5 x
5)
braccio
destro
(stadio III, cm 3 x
2.5)
MPF
MK
MA
EG
Barthel 30, LdP nuca
risolta, tallone 1 x 0.5
cm.
A.G., uomo
62 a.
N.Y, donna
58 a.
15
25
sacro (Stadio IV,
cm 5
x 8,
profondità cm 4),
glutei (stadio II)
MPF
MK
MA +
antisettici
EG
MPF
MK
MA
EG
Barthel 60
LdP risolta
Barthel 60, Ldp al sacro
Stadio III, cm 5 x 4,
profondità cm 2, glutei
risolta
Conclusioni. L'impiego del dispositivo EURO GENIUS in una UTSIR, supportato da
un’adeguata mobilizzazione del soggetto, strategie preventive efficaci e nutrizione adeguata,
potrebbe risultare utile nella prevenzione e cura delle LdP ma si rendono necessari ulteriori
studi a supporto.
Le ferite acute, croniche e le lesioni da pressione: dalla formazione all’adozione di uno
strumento innovativo informatizzato aziendale per la corretta stadiazione ed il
trattamento avanzato.
Dott. Stefano Colognese. E-mail: [email protected]
Background. La prevenzione dell’insorgenza, la gestione delle ferite acute, croniche e delle
lesioni da pressione rappresentano attività “nursing sensitive outcomes”.
Obiettivi. 1) imparare a riconoscere le diverse tipologie di lesioni; 2) applicare nella pratica
assistenziale quotidiana le indicazioni di “Best Practice”; 3) imparare a selezionare ed
utilizzare le diverse tipologie di medicazioni avanzate; 5) omogeneizzare i comportamenti
clinico-assistenziali; 6) elaborare uno strumento innovativo per la corretta stadiazione ed il
trattamento avanzato di tutte le tipologie di ferite e lesioni.
Materiali e Metodi. 1) studio di ricerca a livello aziendale su incidenza e prevalenza di alcuni
tipi di lesioni (in modo particolare le lesioni da pressione - LdP); 2) analisi organizzativa
effettuata su alcune S.C. dipartimentali; 3) valutazione del fabbisogno formativo e dei “gap
di conoscenza”; 4) strutturazione di 3 “pacchetti” formativi “ad hoc” rivolti a differenti
target; 5) attuazione del “cambiamento”; 6) elaborazione, approvazione, testing,
validazione, autorizzazione ed implementazione di uno strumento innovativo informatizzato
per la corretta stadiazione ed il trattamento avanzato di tutte le tipologie di ferite e lesioni.
Risultati. 1) n. di schede “valutazione e trattamento ferite e lesioni” compilate/n. di pazienti
con ferite e lesioni*100; 2) % di pazienti con riduzione della superficie di lesione del 50% in 3
settimane che ricevono una valutazione ed un trattamento secondo schema “codice colore
prevalente”; Punti 1), 2), 3), 4) delle “Conclusioni”.
Conclusioni. 1) omogeneizzazione dei comportamenti clinico-assistenziali; 2) utilizzo di un
unico strumento condiviso per la corretta stadiazione ed il trattamento avanzato di tutte le
tipologie di ferite e lesioni; 3) appropriatezza di trattamento; 4) esiti positivi sui pazienti
Riferimenti.
http://salute.regione.emiliaromagna.it/documentazione/rapporti/medicazioni_avanzate.
http://salute.regione.emiliaromagna.it/documentazione/rapporti/Terapia%20Pressione%20
Negativa.
Case report relativo a terapia a pressione topica negativa (TPN) dopo intervento chirurgico
di amputazione braccio sinistro
Gaetano De Capua
Background. La recente introduzione della terapia a pressione topica negativa ha creato
nuove possibilità per la gestione di molte differenti tipologie di lesione. La TNP therapy
innesca vari meccanismi che promuovono la guarigione: stimolazione del flusso sanguigno,
granulazione ed angiogenesi (European Wound Management Association - EWMA).
Documento di posizionamento: La pressione topica negativa nella gestione delle ferite.
London: MEP Ltd, 2007).
Obiettivi. Lo scopo di questo studio descrittivo è quello di valutare l’efficacia del trattamento
di una lesione complessa attraverso l’utilizzo di TPN con Filler a garza con PHMB e
successivamente portata a chiusura con medicazioni avanzate.
Materiali e metodi. È stata utilizzata la TPN in una paziente sottoposta ad amputazione del
braccio sinistro per 13 giorni. Successivamente, a seguito di una valutazione clinica condivisa
e rilevazione di tessuto di granulazione, sono state effettuate medicazioni con collagenasi e
schiuma di poliuretano all’argento fissati al moncone con pellicola adesiva per un periodo di
30 gg (con rinnovi periodici o secondo necessità). La riepitelizzazione è avvenuta con
schiuma Ag+ per altri 19 gg con rinnovo bi-settimanale.
Risultati. Abbiamo ottenuto dopo tredici giorni di utilizzo della TPN, un abbondante tessuto
di granulazione e una netta riduzione delle dimensioni della lesione che ha permesso di
continuare il trattamento con collagenasi e schiuma di poliuretano nelle residue isole
necrotiche con conseguente sbrigliamento della lesione.
Conclusioni. Pur consapevoli della scarsa rilevanza clinica di un case report nella piramide
delle evidenze, riteniamo che l’approccio intrapreso si è reso valido nel processo di
guarigione della lesione stessa.
Sbrigliamento autolitico durante terapia compressiva agli arti inferiori
Filippo Magnoni, Sabrina Mazzanti - Ambulatorio Lesioni Vascolari Ospedale Maggiore
Bologna
Introduzione. Sono stati presi in esame soggetti con patologie vascolari e con ulcere di
natura venosa, mista, colonizzate criticamente in presenza di tessuto non vitale
diagnosticate in team Medico Infermieristico in ambulatorio di chirurgia vascolare.
Obiettivi. Lo studio si pone l’obiettivo di valutare la capacita di rimozione del tessuto
necrotico coprente ulcere vascolari agli arti inferiori, da parte di medicazioni detergenti ad
azione autolitica, sotto l’applicazione di terapia compressiva, a media tensione. La
valutazione prosegue stimando la capacità selettiva dell’azione di sbrigliamento autolitico.
Dopo l’applicazione di quest’ultima è stata valutata la qualità dei tessuti neoformati, del
fondo di lesione e del perilesionale. L’azione della medicazione sbrigliante a poliacrilati
attivati
è
stata
valutata
in
relazione
alla
remissione
dei
segni
clinici
di
infiammazione/infezione per il controllo della carica batterica. Non è presente tra gli
obiettivi la guarigione o la chiusura della ferita, ma si pone come obiettivo il riportare i
tessuti alla condizione migliore per la ripartenza dei processi di riparazione tessutale.
Materiali e Metodi. Medicazione per lo sbrigliamento autolitico, composta da un cuscinetto
di poliacrilati attivati con Soluzione di Ringer, benda compressiva ad estensibilità del 90%
gestita a media compressione valutata con apparecchiatura di misurazione pressoria della
tensione di bendaggio.
Risultati. Le ferite trattate a 15 giorni hanno presentato sbrigliamento del fondo della
lesione e presenza di tessuto di granulazione valido, remissione dei fenomeni infiammatori e
progressione dei processi di rigenerazione ai margini
Conclusioni. L’utilizzo di medicazione autolitica in corso di trattamento compressivo su
lesioni vascolari con tessuto fibrino/necrotico, ha permesso di sbrigliare il fondo della
lesione, facilitare la rimozione dei tessuti non vitali con ottima compliance da parte del
paziente. I segni clinici dell’infezione si sono prontamente ridotti. La medicazione può essere
usata sotto bendaggio a compressione controllata applicato da operatore con buona
esperienza.
La gestione del dolore con tecnologia Safetac Mepitel
Nela Stiubei
Introduzione. È riconosciuto che il dolore e l’anticipazione del dolore sono eventi molto
stressanti per il paziente. Diversi studi hanno dimostrato che lo stress può ritardare il
processo di guarigione e prolungare i tempi di cura. Tutto questo comporta anche un
importante impatto economico.
Obiettivi. Ci proponiamo di valutare l’efficacia e la tollerabilità di una medicazione con
tecnologia Safetac Mepitel One nella gestione del dolore. Minimizzare il dolore correlato
alla medicazione; ridurre il numero di cambi medicazione; migliorare la qualità di vita e
valutare il rapporto costo/beneficio.
Materiali e metodi. Sono stati reclutati 2 pazienti: il primo portatore di ustione di 2° grado al
gluteo destro, il secondo portatore di un’ulcera alla coscia destra in seguito ad un innesto
cutaneo ai quali veniva richiesto di quantificare il dolore pre e post medicazione. I pazienti
sono stati trattati con una medicazione di contatto con Tecnologia Safetac. La ferita veniva
irrigata con soluzione salina poi applicata la medicazione e infine garze sterili come
medicazione secondaria. Il prodotto veniva rinnovato ogni 7 giorni permettendo di cambiare
solo la medicazione secondaria.
Risultati. I risultati emersi consentono di rilevare che la medicazione con tecnologia Safetac
riduce il dolore ai cambi di medicazione, nelle lesioni superficiali.
Conclusioni. L’impiego di Mepitel, ha permesso di conseguire la riduzione del dolore durante
i cambi di medicazione, sono inoltre state rilevate un minore numero di applicazioni e la
risoluzione completa della lesione nell’ottica favorevole costo/ beneficio.
Le lesioni? Un problema che ci sta a cuore.
Valentina Quercioli, Juri Gorelli
Introduzione. Con l'aumento dell'aspettativa di vita e il conseguente innalzamento dell'età
media, è andata ad aumentare anche l'età del paziente ricoverato, spesso con una o più
comorbilità, con un aumento dei giorni di degenza ospedaliera e un elevato rischio di ulcere
da pressione (LdP). Spesso i trattamenti effettuati dai professionisti sanitari per quel che
concerne le LdP sono difformi. Per questo motivo è stato creato un protocollo con allegata
una scheda di raccolta dati, sulla base delle linee guida della Regione Toscana, per tentare di
uniformare il lavoro degli operatori.
Obiettivo. Uniformare il trattamento delle LdP all’interno di una unità operativa (U.O.).
Materiali e Metodi. È stato realizzato un protocollo per la gestione delle LdP diffuso a tutti
gli infermieri presenti nella U.O. Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Senese
sulla base delle Linee Guida della Regione Toscana. Sono stati effettuati incontri formativi e
di confronto e diffusione di uno strumento standardizzato di raccolta dati/rilevazione del
danno. Per la valutazione dello strumento adottato ci si è avvalsi di fotografie digitali delle
LdP, previo consenso del paziente. La scheda di rilevazione raccoglie i dati del soggetto e i
parametri della lesione (sede, stadiazione, cause d’insorgenza, medicazioni effettuate,
annotazioni infermieristiche).
Risultati. Nel 2012 i casi trattati sono stati 19; nel 2013 i casi trattati sono stati 21; nel 2014 i
casi trattati sono stati 9. Isoggetti al momento del trasferimento/dimissione presentavano
una LdP in via di miglioramento e/o completamente risolta
Conclusioni. L’uniformità della valutazione e dei trattamenti delle LdP garantisce un migliore
outcome in termini di guarigione e/o di miglioramento della lesione.
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Abstract, comunicazioni orali e poster