Leonardo da Vinci (Vinci, 15 Aprile 1452 – Castello di ClosLucé, 2 Maggio 1519) è stato un grande artista e scienziato italiano. Uomo d'ingegno e talento universale del Rinascimento italiano, incarnò in pieno lo spirito universalista della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza. Fu pittore, scultore, architetto, ingegnere, matematico, anatomista, musicista e inventore, ed è considerato uno dei più grandi geni dell'umanità. Leonardo infatti era uno scienziato prima ancora che un'artista, e le sue opere non erano il frutto di una pura ispirazione, ma nascevano anche da un'attenta ricerca che tendeva a ricostruire "l'Opera d'Arte" secondo canoni che egli stesso aveva razionalmente stabilito dovessero comporla. Il Cenacolo è il più grande tra i dipinti di Leonardo ed il suo unico dipinto murale visibile ancora oggi. Come è noto non si tratta di un affresco, in quanto Leonardo non ha mai realizzato affreschi nel senso esatto del termine. L'opera si trova nel Refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, è stata eseguita per il patrono di Leonardo, il duca di Milano Lodovico Sforza, come attesta una lettera del duca (datata 19 giugno 1497) a Marchesino Stanga per far sollecitare il completamento dell'opera o come lasciano intuire le tre lunette con le insegne ducali. L'affresco si caratterizza da una pittura stesa su uno strato di intonaco ancora fresco dove, a seguito del fenomeno di carbonatazione, il pigmento della pittura diventa parte dell'intonaco stesso garantendo una grande resistenza alla pittura. Leonardo, invece, a causa dei suoi lunghi tempi realizzativi, prediligeva dipingere su muro come dipingeva su tavola; usò quindi una tempera grassa, un'emulsione di olii siccavi e sostanze proteiche. Purtroppo la tecnica impiegata ben presto determinò un degrado dell'opera. Stupisce nel Cenacolo la presenza di dettagli molto precisi visibili solo da distanza ravvicinata e non fruibili dallo spettatore comune. L’opera rappresenta la scena dell'Ultima Cena di Gesù Cristo, come descritta nella Bibbia. Il dipinto si basa sul Vangelo di Giovanni 13:21, nel quale Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi discepoli. Il momento che Leonardo sceglie è quello più drammatico del racconto evangelico, quello in cui Cristo proferisce la frase: "Uno di voi mi tradirà" e da queste parole gli apostoli si animano drammaticamente, i loro gesti sono di stupore e di meraviglia; c'è chi si alza perché non ha percepito le parole, chi si avvicina, chi inorridisce, chi si ritrae, come Giuda Iscariota, sentendosi subito chiamato in causa. Le figure degli apostoli sono rappresentate in un ambiente che, dal punto di vista prospettico, è esatto. Attraverso semplici espedienti prospettici (la quadratura del pavimento, il soffitto a cassettoni, le tappezzerie alle pareti, le tre finestre del fondo e la posizione della tavola) si ottiene l'effetto di sfondamento della parete su cui si trova il dipinto, tale da mostrarlo come un ambiente nell'ambiente del refettorio stesso. All'estrema destra del tavolo, da sinistra a destra, san Matteo, San Pietro (quarto Al centro da sinistra) San è raffigurato Giacomo ilCristo Maggiore con (quinto da san Giuda Taddeo e san Simone si china impetuosamente le braccia destra) aperte, spalanca in un gesto le braccia di attonito; esprimono con gesti concitati il avanti, mentre Giuda, quietadavanti rassegnazione, vicino a a lui costituisce San Filippo porta le loro smarrimento e la loro lui, indietreggia con l'asse ariamani centrale al petto, della protestando la sua incredulità. colpevole. composizione. devozione e la sua innocenza. Curiosità e particolari Una diversa lettura del dipinto è richiamata dal popolare romanzo giallo Il codice da Vinci dello scrittore Dan Brown. Secondo tale ipotesi, che vuole dare un significato esoterico al dipinto, il discepolo alla destra di Gesù Cristo sarebbe una donna, complici i tratti femminei del volto, e con essa Leonardo avrebbe voluto rappresentare Maria Maddalena. Alcuni particolari dell'affresco, quali l'opposta colorazione degli abiti di Gesù e della presunta Maria Maddalena, l'assenza del calice, tutti i commensali hanno un bicchiere piccolo senza stelo e di vetro, compreso Gesù Cristo, invece del calice citato nel Nuovo Testamento, la mano posata sul collo della presunta donna (in realtà San Giovanni Evangelista, come si può verificare confrontando l'iconografia del santo in altri dipinti) come per tagliarle la gola e infine la presenza di un braccio con la mano che impugna un coltello che si dice sembrare non appartenente ad alcun soggetto ritratto nel quadro (in realtà appartiene a san Pietro, anche se è resa con un arrovellato contorcimento), sono utilizzati per cercare di dimostrare che Maria Maddalena fosse la possibile compagna (moglie) di Gesù, ipotesi rinnegata dalla Chiesa perché avrebbe sminuito la divinità di Gesù. Vi sono molte interpretazioni dell’ultima cena una di queste sostiene che il coltello che Pietro rivolge verso Bartolomeo indica questo apostolo i cui attributi principali di riconoscimento sono appunto il coltello e la pelle (fu scuoiato vivo ed è per questo ritenuto protettore dei pellicciai, calzolai e così via). Le fattezze femminee e un po' androgine di San Giovanni nell'iconografia classica sono quelle riproposte da Leonardo nel cenacolo, infatti: Giovanni è ritenuto l'apostolo più bello, più giovane e più dolce del gruppo nonché il prediletto da Cristo, il quale promette appunto alla madre dello stesso (Salomè) che in Paradiso gli avrebbe riservato il posto alla sua destra. I colori celeste e rosso rappresentano un classico nell'iconografia del Cristo e della Madonna infatti, simbolicamente, sono ritenuti i colori del terreno (rosso) e divino (celeste) che rispecchiano, peraltro, proprio la condizione di umano e divino del Cristo del cenacolo vinciano. Inoltre mancano i segni distintivi di un Cenacolo "classico": manca l'aureola sulla testa del Cristo, il che dona al personaggio un alone di apparente umanità, manca il calice anche perché il momento scelto dall'autore è quello di massima provocazione per ottenere la massima reazione degli astanti (uno di voi mi tradirà) e non quello ieratico dell'Eucaristia. Altra cosa molto importante è il ricorrere dei numeri nella composizione, non come aspetto simbolico ma come esplicazione degli studi attorno alla cabala e all'ordine matematico dell'universo, importante componente mistica per un istante così fondamentale del Vangelo, quale quello rappresentato nell'affresco. In particolare si riscontra una predominanza dei numeri 3 e 4, e di tutte le combinazioni derivate. 1) Il tre come numero perfetto della Trinità, ma sempre rappresentato come somma di due più uno: Figlio e Spirito Santo da un lato e Padre dall'altro, tesi I antitesi e sintesi, in una sorta di triade Hegeliana "ante litteram"; d'altra parte è noto come questo numero perfetto ricorra spesso nella storia della Filosofia e della Religione. 2) Il quattro come numero del quadrato, figura geometrica chiave del Rinascimento, ma che aveva già la sua importanza ai tempi di Pitagora, quattro come i punti cardinali, quattro anche inteso come composizione dei 2 due (2+2 ; 2x2 o 2 ). E' inoltre da notare come la somma di questi due numeri dia il 7, altro importantissimo numero magico, e il loro prodotto dia il 12 : numero degli apostoli, dei segni zodiacali, dei mesi dell'anno. L'armonia delle figure disposte lungo il tavolo occulta una linea ideale che crea, seguendo le vesti, le ombre e le mani, una serie di 7 triangoli dei quali il più evidente è quello centrale rappresentato dal Cristo, questo triangolo equilatero ha i 3 vertici nelle mani e nella testa (ancora 2+1); il vertice in alto è nell'occhio destro, che è anche il centro della circonferenza che forma il capo. L'occhio rispetto all'apertura della porta è quindi al punto di fuga è decentrato in sezione aurea. Bartolomeo, Giacomo Minore, Andrea Tommaso, Giacomo Maggiore, Filippo Il triangolo rappresentato dal Cristo prosegue e attraversa i 4 gruppi di apostoli. I numeri sono il linguaggio di misurazione dell'ordine cosmico, e quindi manifestazione della divinità. Con questa visione i numeri non sono solo strumenti utili all'uomo per misurare e decifrare lo spazio, ma rientrano tra i simboli dell'assoluto. Giuda, Pietro, Giovanni Matteo, Taddeo, Simone Bibliografia P. De Vecchi, E. Cerchiari – ARTE NEL TEMPO – Bompiani Piero Adorno – ARTE NEL TEMPO – G. D’Anna Webgrafia www.it.wikipedia.org www.cenacolovinciano.it www.leonardo3.net www.fotoartearchitettura.it De Maio Luisa De Simone Mafalda Fiore Francesca Guida Rosa Raillo Dalila