2015 alma mater studiorum università di bologna dipartimento di Scienze Agrarie 2.0 ABSTRACT DEL CONVEGNO INNOVAZIONI DI PRODOTTO E DI PROCESSO PER UNA CERASICOLTURA DI QUALITÀ Con il patrocinio di Città di Vignola ROCCA DI VIGNOLA 25 FEBBRAIO 2015 Media Partner: Convegno nazionale del ciliegio 2.0 “Innovazioni di prodotto e di processo per una cerasicoltura di qualità” Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 Abstract del convegno Convener Stefano Lugli Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Bologna tel. 051 2096413 / 335 1798877 [email protected] Segreteria organizzativa Michelangelo Grandi Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Bologna tel. 051 2096413 / 339 7379719 [email protected] Stefano Caruso Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena tel. 059 221877 / 335 6684757 [email protected] Segreteria scientifica Serena Venturi Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Bologna tel. 051 2096411 / 335 1735830 [email protected] 4 Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 Il modello Vignola Bernardi A. Consorzio della ciliegia, della susina e della frutta tipica di Vignola Parole chiave: consorzio, Vignola, ciliegie, cerasicoltura, storia Il “modello Vignola” è stato il primo esempio in Italia di comprensorio cerasicolo, capace di avvalersi della vocazione pedoclimatica e delle capacità degli agricoltori e degli operatori commerciali per costituire una filiera produttiva completa basata su regole comuni. Il Consorzio della Ciliegia Tipica nasce alla fine del 1965, primo in Italia del settore frutticolo, con lo scopo di riunire e tutelare al meglio la produzione cerasicola del territorio che, dal Dopoguerra in poi, aveva vissuto un’espansione continua; la vera attività di valorizzazione inizia però nel 1982, con il rinnovamento dell’immagine, degli imballaggi e del marchio e con l’adesione quasi completa dei produttori del comprensorio. Da allora il prodotto di alta qualità di Vignola assume sempre più importanza sui mercati e, nel 1985, il Consorzio decide di ampliare la propria attività anche alle susine, anch’esse caratterizzate da un’elevata qualità distinguibile dalle produzioni ottenute in altre zone. Il ruolo del Consorzio sostiene i produttori tramite assistenza tecnica per garantire impianti e tecniche colturali all’avanguardia, promuove il marchio per assicurarne la necessaria visibilità sui mercati, controlla la qualità del prodotto per garantire al consumatore l’eccellenza che da cinquant’anni lo contraddistingue. Nel 2013 con l’ottenimento ufficiale dell’IGP nasce il Consorzio di tutela della ciliegia di Vignola IGP, riconosciuto ufficialmente dal MIPAAF, che svolge attualmente le attività sopra dette esclusivamente per il prodotto marchiato IGP. Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 5 Varietà di qualità Grandi M., Lugli S., Correale R., Bertolazzi M., Taruscio G. Dipartimento di Scienze Agrarie - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Parole chiave: breeding, innovazione varietale, adattabilità ambientale, performance agronomiche, qualità dei frutti Fino alla metà degli anni ’80 la scelta varietale era legata all’areale di coltivazione ed era quindi ricca di genotipi appartenenti al germoplasma locale. Negli ultimi trent’anni l’introduzione di nuove varietà, frutto del lavoro di breeding condotto in Italia e all’estero, ha contribuito ad ampliare l’offerta varietale, che oggi risulta forse eccessiva per un periodo di raccolta così breve per questa specie (circa 50 giorni). Recenti indagini di mercato evidenziano come oggi il consumatore ricerchi ciliegie dal colore intenso, uniforme e brillante, di grossa pezzatura e dalle ottime caratteristiche organolettiche. Allo stesso tempo un ruolo sempre più importante è rivestito dalla consistenza della polpa, parametro generalmente correlato con la shelf-life delle ciliegie dopo la raccolta. Accanto a questi parametri legati alle caratteristiche intrinseche del frutto, ve ne sono altri di tipo agronomico altrettanto importanti: precocità di entrata in produzione, facile gestione della pianta, costanza produttiva, uniformità di maturazione, tolleranza allo spacco e alle altre avversità abiotiche. Fermo restando che non tutti i genotipi dimostrano la medesima adattabilità ambientale e che la scelta dovrebbe essere effettuata in base alle specifiche condizioni pedoclimatiche, sono attualmente disponibili cultivar in grado di coniugare gli aspetti agronomici e pomologici sopracitati, quali Burlat, Giant Red® Mariant*, Grace Star*, Samba® Sumste*, Kordia, Ferrovia, Lapins, Regina e Staccato*. Accanto a queste, interessanti indicazioni sono state fornite anche dalle varietà Vera*, Carmen*, Black Star* e Skeena*, mentre si è ancora alla ricerca di valide cultivar nel periodo molto precoce. Recentemente l’Università di Bologna ha arricchito l’offerta varietale di qualità con la diffusione della nuova serie Sweet; termine che ne identifica uno dei caratteri salienti come la dolcezza. La linea linea delle Sweet è costituita da cinque varietà (Sweet Aryana® PA1UNIBO*, Sweet Lorenz® PA2UNIBO*, Sweet Gabriel® PA3UNIBO*, Sweet Valina® PA4UNIBO*e Sweet Saretta® PA5UNIBO*, alle quali a breve si aggiungerà una nuova “sorella”, Sweet Stephany™ PA7UNIBO*), che si distinguono per comuni caratteri di pregio, quali performance agronomiche, caratteristiche estetiche ed eccellenti qualità organolettiche. Da poco è stata licenziata, sempre da parte dell’Università di Bologna, anche Marysa™ PA6UNIBO, varietà autofertile a maturazione medio-precoce, esclusa dal pacchetto “Sweet” per gli elevati valori di acidità alla raccolta, ma comunque meritevole di diffusione in virtù delle eccellenti performance agronomiche e delle buone caratteristiche qualitative. 6 Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 Qualità e sistemi di impianto Lugli S., Correale R., Grandi M., Taruscio G., Ceccarelli A., Rocchi L., Taioli M., Vidoni S., Costa G. Dipartimento di Scienze Agrarie - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Parole chiave: densità di impianto, portinnesti, forme allevamento, qualità, ciliegio Nella realizzazione di un nuovo ceraseto la scelta della tipologia di impianto ha assunto oggi una valenza simile a quella richiesta per modelli colturali più specializzati, come nel melo o nel pero. In tali sistemi, ogni scelta va studiata e realizzata tenendo conto di tutte le variabili e delle loro possibili interazioni. Da queste scelte iniziali dipenderà la possibilità di successo del ceraseto, sia in termini agronomici e qualitativi sia in termini economici di redditività e di sostenibilità dell’investimento. Nelle diverse aree di coltivazione, i sistemi di impianto del ciliegio si sono evoluti verso densità di impianto più elevate rispetto al recente passato. Questa spinta verso l’alta densità è stata resa possibile soprattutto grazie alla disponibilità di nuovi portinnesti del ciliegio con differente grado di controllo della vigoria delle piante. L’attuale tendenza è di concepire un modello di impianto che sia in grado di coniugare qualità, quantità e standardizzazione del prodotto nell’ottica di una gestione quanto più economica e competitiva del ceraseto, attraverso una drastica riduzione dei costi di produzione ed un deciso incremento della qualità delle ciliegie prodotte. Tuttavia, occorre fare molta attenzione affinché i vantaggi immediati derivanti dall’alta densità non facciano passare in secondo piano i possibili rischi a cui il ceraseto potrà andare incontro più tardi. Ad oggi si possono considerare percorribili tre strade: la prima, molto diffusa in Emilia Romagna e in Puglia, è quella dei sistemi di impianto a media densità con investimenti di 500-600 alberi/ha, distanze variabili di 5.0m tra le file e 4.0-3.5m sulla fila, forme di allevamento a parete (palmetta e bandiera) o in volume (vasetto catalano e multi-asse) con altezze finali intorno ai 4-5m, portinnesti vigorosi e varietà ad elevata fertilità. La seconda tipologia, tipica delle aree alpine è verso impianti ad alta densità da realizzarsi con portinnesti semi-nanizzanti o nanizzanti, distanze di 4.5-4.0m tra le file e di 3.0-2.0m sulla fila; adottando forme come il fusetto, si riescono ad ottenere pareti fruttifere continue alte 3-4m con densità intorno ai 1.000 alberi/ha. La terza via, la più recente ed anche la più rivoluzionaria, prevede la realizzazione di ceraseti pedonali ad altissima densità sui 5.000 alberi/ha (4m x 0.5m) con altezze contenute a 2-3m, forma di allevamento ad asse colonnare, uso di soggetti nanizzanti in combinazione con varietà vigorose a media fertilità. Tutte queste tipologie, ampliamente sperimentate e collaudate, sono in grado di garantire produzioni elevate e costanti (media di 15 t/ha/anno) con un unico denominatore comune: l’alta qualità delle ciliegie. Ricerche svolte nell’ambito dei progetti regionali ORTOMERCATO (Regione Emilia-Romagna), INNOCER (Regione Veneto), INNOVALT (Regione Lombardia), ORTOFRUTTA Tipica (Regione Puglia) e delle convenzioni SALVI VIVAI e FONDAZIONE-COMUNE di Vignola Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 7 Nutrire la qualità Quartieri M., Sorrenti G., Baldi E., Marcolini G., Toselli M. Dipartimento di Scienze Agrarie - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Parole chiave: azoto, boro, ciliegio, concimazione, sostanza organica Il rinnovamento varietale e l’introduzione di portinnesti dal vigore contenuto hanno recentemente consentito l’intensificazione degli impianti di ciliegio, rendendo necessario adeguare le strategie di fertilizzazione del ceraseto, nell’intento di garantire il corretto equilibrio vegeto-produttivo dell’albero (rese elevate e costanti nel tempo, abbinate a un’elevata qualità del prodotto) nel rispetto dell’ambiente. L’esigenza di conciliare gli aspetti produttivi con quelli ecologici presuppone l’adozione di strategie volte a presevare e incrementare la fertilità del terreno; l’apporto di sostanza organica (indicativamente 5080 t/ha), ad esempio, non deve limitarsi alla fase di pre-impianto, mentre l’inerbimento permanente del suolo offre innumerevoli benefici, anche nutrizionali. L’apporto calibrato di nutrienti deve favorire la ripartizione di fotosintetati ai frutti, senza trascurare un adeguato rinnovo vegetativo, importante soprattutto quando si ricorre a portinnesti nanizzanti. Tra i macronutrienti, l’azoto (N) è certamente il più importante e il suo apporto (60-90 kg/ha di N) deve tener conto dell’età degli alberi e del loro fabbisogno nelle diverse fasi fenologiche, nonché del ruolo delle riserve azotate a sostegno della ripresa vegetativa. Il fabbisogno annuo di fosforo (P) è generalmente limitato (10-15 kg/ha di P), sebbene importante nel favorire lo sviluppo delle radici e delle strutture scheletriche dell’albero. Il potassio (K) è asportato in quantità considerevoli (fino a 40-60 kg/ha di K), prevalentemente dai frutti, contribuendo a definirne le caratteristiche organolettiche. Se in eccesso può generare fenomeni di antagonismo nell’assorbimento di calcio e magnesio, condizionando anche la suscettibilità dei frutti al cracking, fisiopatia contro la quale sono efficaci i trattamenti fogliari con calcio e silicio. Essendo scarsamente mobili nel suolo, la disponibilità di P e K viene migliorata se distributi in fertirrigazione. Benché il ciliegio non soffra di particolari carenze nutrizionali, talvolta possono manifestarsi fenomeni di clorosi ferrica in presenza di fattori predisponenti (suscettibilità del portinnesto, suoli ricchi di calcare, basse temperature primaverili accompagnate da elevata piovosità). Il ciliegio si avvantaggia anche dell’apporto di boro, la cui somministrazione (per via fogliare o in fertirrigazione) è risultata efficace nel migliorare la produttività e la qualità dei frutti. Recentemente, l’apporto al suolo di biomasse pirolizzate (biochar) offre la possibilità di migliorare la fertilità del suolo (riducendo la perdita di nutrienti per lisciviazione e migliorando la ritenzione idrica) e sequestrare carbonio nel lungo periodo. 8 Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 Fare e difendere la qualità: i sistemi antipioggia Costa G., Ceccarelli A., Taioli M., Vidoni S., Rocchi L., Grandi M., Bizzarri M., Lugli S. Dipartimento di Scienze Agrarie - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Parole chiave: film plastici, maturazione, difesa da agenti biotici Oggi, i mutamenti climatici in atto impongono la copertura dei ciliegeti. Il Dipartimento di Colture Arboree iniziò ad affrontare la problematica sui sistemi di copertura all'inizio degli anni '90 con le reti antipioggia per contrastare la spaccatura dei frutti. Oggi questa ricerca è divenuta quanto mai attuale anche in considerazione delle innovazioni che stanno interessando le coperture, non più monouso come un tempo, ma dotate di funzioni più ampie, grazie a film plastici di nuova generazione capaci di funzioni avanzate (in grado di far passare lunghezze d'onda specifica, o heat protective) che consentono non solo di esercitare un effetto anti-cracking, ma di controllare la maturazione anticipando o ritardando il momento della raccolta, di migliorare la qualità organolettica dei frutti ed anche di ostacolare lo sviluppo di fitopatie. Inoltre le coperture, anche grazie alle nuove forme di allevamento ed ai sistemi di impianto ad elevata densità di piantagione, non rappresentano una limitazione alla meccanizzazione nei frutteti coperti. La copertura, da limite che era un tempo, si è trasformata in occasione di sviluppo, e di sperimentazione di nuovi modelli di produzione. Inoltre, sta crescendo tutto l'indotto relativo alle coperture, quale la produzione di “film” innovativi dedicati ed una gestione di nuovi sistemi semplificati di apertura e chiusura dei teli. Sebbene la spesa iniziale di realizzazione della copertura incida notevolmente, i vantaggi che questa offre sono indiscutibili ed inoltre la loro durata può tranquillamente coprire un arco di tempo (in situazioni ordinarie) di ben 15-20 anni. Inoltre, è lecito attendersi che le innovazioni sui materiali di copertura e sulle tecniche di gestione delle stesse, a breve, apportino ulteriori vantaggi, consentendo una riduzione dei costi, ed un aumento sia della quantità che della qualità e salubrità delle produzioni cerasicole. Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 9 Preservare la qualità nel postraccolta Spadoni A., Femminella M., Mari M. Criof - Dipartimento di Scienze Agrarie - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Parole chiave: MAP, idrorefrigerazione, analisi qualitative, calo peso Le varietà tradizionali di ciliegie sono conservate in refrigerazione per un periodo di tempo limitato (4-5 giorni), con perdite qualitative ingenti. Le ciliegie ‘Sweet’ di recente introduzione sul mercato, brevettate dall’Università di Bologna, potrebbero costituire una valida alternativa alle varietà tradizionali consentendo un’estensione della shelf-life e conseguentemente la conquista di più ampi mercati. Nel corso della prova sono state messe a confronto tre varietà tradizionali: ‘Bigarreau Burlat’, ‘Lapins’ e ‘Giorgia’ con le corrispondenti (per epoca di maturazione) nuove varietà e rispettivamente ‘Sweet Aryana®’, ‘Sweet Valina®’ e ‘Sweet Gabriel®’. I frutti raccolti sono stati immediatamente sottoposti ad idrorefrigerazione in acqua a 0°C per 10 min. Successivamente le ciliegie sono state divise in due lotti, quelle del primo lotto sono state introdotte in sacchetti di polietilene (MAP) e quelle del secondo sono state mantenute prive di involucro (testimone). Entrambi i lotti sono stati conservati a 0°C per tempi variabili (14-21 gg) a seconda della varietà a cui è seguito un periodo di shelf life a 20°C. Su un campione di frutti per ogni varietà e tipologia di conservazione sono state eseguite analisi qualitative. Dai risultati ottenuti emerge l’influenza del MAP sul calo peso dei frutti. In particolare nella coppia ‘Bigarreau Burlat’ e ‘Sweet Aryana®’ dopo 21 gg a 0°C, il calo peso della seconda varietà è stato inferiore del 33.6 % rispetto a quello della prima varietà. Analogamente anche le altre varietà hanno evidenziato un calo peso inferiore nelle tesi contenute nei MAP seppure in modo meno marcato. Non sono emerse sostanziali differenze tra le varietà per quanto riguarda i parametri qualitativi. Comunque ‘Sweet Aryana®’ si propone come una varietà che può essere conservata per oltre 20 gg senza marcati decadimenti qualitativi. 10 Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 La qualità paga: analisi dei costi e della redditività Ghelfi R., Palmieri A. Dipartimento di Scienze Agrarie - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Parole chiave: ciliegio, costo di produzione, convenienza economica, alta densità, reti antinsetto La cerasicoltura sta attraversando una fase di forte rinnovamento sia di carattere varietale, sia nelle tecniche di gestione degli impianti, con l’obiettivo di corrispondere al meglio alle esigenze dei mercati e di ottimizzare i costi di produzione. L’infittimento dei ceraseti, la protezione con teli anti-pioggia e con le più recenti reti anti-insetto, garantiscono incrementi del livello quali-quantitativo del raccolto e favoriscono la continuità produttiva necessaria per una razionale organizzazione di filiera. Le rilevanti spese di investimento, il maggior carico di lavoro e la tendenziale riduzione della durata degli impianti, impongono tuttavia un’attenta analisi economica volta a valutare l’effettiva convenienza all’introduzione di tali innovazioni. Lo studio presenta una comparazione fra impianti delle cultivar Lapins, Ferrovia, Grace Star e Burlat, con sesti di impianto tradizionali (5-600 piante/ha), infittiti (800 piante/ha) e ad altissima densità (5-6.000 piante/ha), e con l'impiego o meno di coperture antipioggia e anti-insetti. I risultati ottenuti evidenziano una maggiore convenienza per gli impianti con copertura, poiché i maggiori costi sono controbilanciati dalle migliori rese produttive e dalla qualità complessiva del raccolto, oltre che da un maggior rendimento del cantiere di raccolta, che rappresenta il punto fondamentale in una strategia di riduzione dei costi di produzione. Più articolate, invece, le considerazioni in merito alla tecnica di infittimento degli impianti, la cui convenienza è strettamente legata alla cultivar prescelta. Quanto infine alla protezione degli impianti con reti anti-insetto, si è osservata una sostanziale sostenibilità economica degli impianti, cui tuttavia devono essere aggiunti i notevoli benefici in termini di riduzione del rischio e di miglioramento della salubrità dei frutti. Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 11 L’IGP Ciliegia di Vignola Monari W., Bernardi A. Consorzio della ciliegia, della susina e della frutta tipica di Vignola Parole chiave: disciplinare 2015, Vignola, IGP, ciliegie In seguito alla pubblicazione della modifica al Disciplinare di produzione della ciliegia di Vignola IGP, avvenuta il 31 gennaio 2015 sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea, sarà possibile (nel caso si riesca a concludere l’iter burocratico entro l’inizio della campagna) marchiare IGP la maggior parte delle ciliegie di qualità prodotte nel comprensorio già dal 2015. Le principali novità contenute in questa domanda di modifica sono: l’ampliamento della piattaforma varietale con l’introduzione di varietà già diffuse largamente sul territorio e caratterizzate da ottime caratteristiche produttive e qualitative, la possibilità di aggiornamento varietale futuro senza seguire il complesso iter che prevede il passaggio dalla Commissione Europea, l’aumento della densità per ettaro delle piante, l’inserimento del fusetto come forma di allevamento per l’adeguamento alle moderne tecniche colturali e la possibilità della vendita frazionata del prodotto a condizione che ne vengano garantite tracciabilità e condizioni previste dal Disciplinare di produzione. 12 Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 Drosophila suzukii, un problema per tutto il nord Italia. I lavori del tavolo tecnico interregionale 13 Mori N., 6Carli C, 5Caruso S., 2Ceredi G., 8Galassi T., 7Grassi A., 11Lupi D., Maistrello L.,10Maini S., 1Marchesini E., 3Paolini S., 14Tavella L., 4Tommasini M.G., 9 Zanini G. 12 1 Agrea Centro Studi - Verona Apofruit - Pievesestina di Cesena (FC) 3 ASTRA Innovazione e Sviluppo - Faenza (Ra) 4 Centro Ricerche Produzioni Vegetali - Cesena (FC) 5 Consorzio Fitosanitario Provincia di Modena 6 Centro Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura - Cuneo 7 Fondazione Edmund Mach, S. Michele all'Adige (Tn) 8 Servizio Fitosanitario Regionale Emilia Romagna 9 Servizio Fitosanitario Regionale Veneto 10 Dipartimento di Scienze Agrarie - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna 11 DeFENS - Università degli Studi di Milano 12 DSV - Università degli Studi di Modena-Reggio Emilia 13 DAFNAE - Università degli Studi di Padova 14 DISAFA - Università degli Studi di Torino 2 Parole chiave: Drosophila suzukii, monitoraggio territoriale, esche alimentari, cattura massale, PFI Danni economici ascrivibili all’attività di Drosophila suzukii sono stati segnalati in quasi tutte le regioni centro settentrionali già nei due anni successivi alla sua prima segnalazione, avvenuta nel 2009 in provincia di Trento. Importanti riduzioni della quantità o della qualità delle produzioni sono state indicate su piccoli frutti in provincia di Trento, Sondrio e Cuneo e su ciliegie coltivate negli areali pedecollinari in Veneto ed Emilia-Romagna. Al fine di impostare strategie utili per il monitoraggio ed il contenimento di questo nuovo carpofago, molti progetti di ricerca e sperimentazione sono iniziati nei territori colpiti. Su stimolo del Comune di Vignola nel 2014, è stato creato un tavolo tecnico D. suzukii per dare occasione a tutte le persone coinvolte di confrontarsi sui risultati ottenuti e di programmare piani di ricerca comuni. Attualmente il gruppo di lavoro coinvolge ricercatori dell’Emilia-Romagna (Apofruit, ASTRA, Consorzio Fitosanitario Provincia di Modena, Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Servizio Fitosanitario Regionale, Università di Bologna, Università di Modena-Reggio Emilia), Lombardia (Università di Milano), Piemonte (CReSO, Università di Torino), Provincia autonoma di Trento (Fondazione Edmund Mach) e Veneto (Agrea centro Studi, Servizio Fitosanitario Regionale, Università di Padova). La collaborazione tra i diversi enti ha permesso di individuare il mezzo tecnico più efficiente e selettivo per il monitoraggio del drosofilide e la definizione di programmi di difesa sostenibili attraverso l’impiego di reti antiinsetto, cattura massale e lotta chimica con gli insetticidi attualmente impiegabili su ciliegio. Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 13 Andamento delle infestazioni di Drosophila suzukii in Emilia Romagna nel 2014 1 Tiso R., 1Boselli M., 1Arvieri C.,1Tosi C., 2Vaccari G., 2Caruso S., 3Casoli L., 4Zambini R., 5Marani A., 6Dradi D., 6Paolini S., 7Ghermandi G. 1 Servizio Fitosanitario Regionale Emilia Romagna Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena 3 Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia 4 Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma 5 Consorzio Fitosanitario Provinciale di Piacenza 6 ASTRA Innovazione e Sviluppo, Faenza (Ra) 7 Agrites - Bologna 2 Parole chiave: Drosophila suzukii, trappole, monitoraggio, ciliegio Dal 2011, anno della prima segnalazione di Drosophila suzukii in Emilia Romagna, il Servizio Fitosanitario ha predisposto un piano di monitoraggio dell’avversità con lo scopo di: valutare la presenza di D. suzukii sul territorio regionale, individuare tempestivamente gli attacchi, raccogliere dati relativi alla biologia e al comportamento dell’insetto. Il monitoraggio è stato condotto sulle colture potenzialmente suscettibili agli attacchi del fitofago impiegando trappole innescate con attrattivi alimentari per la cattura degli adulti e osservando l’andamento delle infestazioni sui frutti. Nel 2014 i controlli sono stati effettuati principalmente sulla coltura del ciliegio applicando un protocollo condiviso nell’ambito del gruppo tecnico interregionale. Il monitoraggio è stato orientato alla valutazione dei momenti più a rischio per la coltura in modo da allertare tempestivamente gli operatori agricoli sull’opportunità di eseguire i trattamenti. Inoltre i dati delle catture degli adulti e delle ovideposizioni saranno utilizzati per la validazione di un modello previsionale già testato in Trentino. I risultati del monitoraggio del 2014 hanno evidenziato, fin dalle prime fasi, una popolazione del fitofago più elevata rispetto agli anni scorsi. Il clima mite dei mesi auntunno-invernali del 2013-2014 ha favorito la sopravvivenza di gran parte delle popolazioni svernanti di D. suzukii. Infatti a partire dalla prima settimana di maggio sono state segnalate le prime ovideposizioni sulle varietà precoci di ciliegio. Grazie alla rete di monitoraggio presente sul territorio regionale è stato possibile allertare tempestivamente i cerasicoltori. Le informazioni e i consigli per la difesa sono stati divulgati principalmente attraverso i Bollettini provinciali di Produzione Integrata e Biologica. Nel corso della stagione l’allarme è rimasto sempre elevato a causa di un innalzamento delle popolazioni dell’insetto senza precedenti. A fine giugno sono stati segnalati danni, sebbene limitati, anche su alcune varietà di albicocco ed ovideposizioni su pesco e susino. L’andamento meteorologico dei mesi primaverili-estivi ha senz’altro contribuito allo sviluppo delle popolazioni dell’insetto il quale risulta estremamente favorito da un clima fresco ed umido. In tali condizioni la difesa del ciliegio è stata piuttosto impegnativa costringendo spesso i cerasicoltori ad interventi ravvicinati e ripetuti. 14 Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 Le tecniche di monitoraggio 1 Vaccari G., 1Caruso S., 2Tiso R., 2Boselli M. 1 Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena Servizio Fitosanitario Regionale Emilia-Romagna 2 Parole chiave: Drosophila suzukii, trappole, attrattivi, monitoraggio La recente diffusione del moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii), in Europa e nel Nord America, ha spinto ricercatori e tecnici ad individuare metodi di monitoraggio in grado di fornire informazioni più precise sulla biologia dell’insetto e in grado di ottimizzare l’impiego dei mezzi di lotta disponibili. Le tecniche di monitoraggio oggi adottate si basano sulla cattura degli adulti tramite trappole innescate con attrattivi alimentari (es: vino, aceto) e sul controllo delle ovodeposizioni sui frutti. La precisione e l’applicabilità di tali tecniche mostra però alcuni limiti, tra i quali: competizione tra gli attrattivi e i frutti maturi, sistemi di cattura poco efficienti, scarsa stabilità degli attrattivi in campo, laboriosità delle operazioni di campionamento. A partire dal 2011, il Servizio Fitosanitario Regionale dell’Emilia Romagna ha organizzato un piano di monitoraggio territoriale, che ha riguardato tutte le colture potenzialmente sensibili all’attacco del moscerino, con particolare attenzione al ciliegio. I dati raccolti hanno permesso di evidenziare una grande variabilità della presenza dell’insetto, dovuta al diverso andamento climatico e alla varietà ambientale del territorio Emiliano Romagnolo. Nonostante i limiti delle tecniche di monitoraggio, nel 2014, annata molto favorevole allo sviluppo di D. suzukii, è stato possibile individuare l’inizio e l’andamento delle ovodeposizioni. Tale informazione, diffusa tempestivamente attraverso i Bollettini di Produzione Integrata, ha fornito indicazioni molto utili nella gestione della difesa. Grazie alla collaborazione avviata dal gruppo tecnico interregionale è stato possibile affrontare, in maniera sinergica, alcuni degli aspetti critici relativi al monitoraggio ed ai modelli di previsione. In particolare, nel corso del 2014, è stata condotta una prova per confrontare vari attrattivi alimentari per il miglioramento delle performance di cattura delle trappole, inoltre sono stati concordati metodi di monitoraggio comuni al fine di ottenere dati confrontabili, utili alla validazione di modelli previsionali. Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 15 Le reti antinsetto nella difesa da Drosophila suzukii su ciliegio 1 1 2 Caruso S., 1Vaccari G., 2Lugli S. Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena, Dipartimento Scienze Agrarie - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna Parole chiave: Drosophila suzukii, controllo, reti antinsetto, ciliegio Negli ultimi anni le mutate condizioni climatiche, la scarsa disponibilità dei prodotti fitosanitari e le nuove esigenze commerciali fra cui la richiesta di prodotti biologici o convenzionali con numero limitato di residui di fitofarmaci (es. 4 residui), stanno favorendo la diffusione di tecniche di protezione passive come le reti antisetto. Il caso più eclatante è quello del sistema anti-carpocapsa (Alt’Carpo) applicato in Francia su oltre 2000 ha ed in Italia su circa 400 ha di pomacee. Questa tecnica per essere economicamente sostenibile deve essere “multifunzionale” cioè svolgere diverse azioni positive sulla coltura (es. antigrandine, antipioggia, diradamento frutti, difesa da altri parassiti). A causa delle note difficoltà nel controllo di D. suzukii, il sistema, si sta diffondendo anche su ciliegio e piccoli frutti. In Italia, le prime esperienze sono state realizzate in Trentino dalla Fondazione “E. Mach”. Le sperimentazioni hanno riguardato in primo luogo lo studio della dimensione della maglia della rete che, per essere efficiente, deve avere un’area inferiore o uguale a 1 mm2 ed impedire l’ingresso del moscerino di dimensioni molto piccole (2-3 mm di lunghezza). In pieno campo, sono stati utilizzati impianti di ciliegio già dotati di copertura anti-pioggia chiusi sul perimetro dalla rete antinsetto (modello “monoblocco”). In Emilia-Romagna le prime esperienze sono state realizzate nel 2014 su due ceraseti. Il primo, in Provincia di Modena, con un impianto “monoblocco”, il secondo in Provincia di Ferrara con un sistema innovativo che prevede una chiusura per singola fila, dotato, nella porzione superiore, di una rete doppia con funzione antipioggia. Oltre all’efficacia nei confronti di D. suzukii, sono stati realizzati studi preliminari ed osservazioni sulle caratteristiche microclimatiche, sulla qualità dei frutti e su altri effetti collaterali (es. altre avversità). I risultati sono stati incoraggianti, ma saranno necessarie ulteriori indagini per verificare l’applicabilità e la sostenibilità economica del sistema. 16 Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 Risultati della sperimentazione con agrofarmaci e possibili strategie di lotta alla Drosophila suzukii, su ciliegio in Emilia-Romagna 1 7 Boselli M., 2Tommasini MG., 3Ceredi G., 4Scannavini M., 5Cristiani C., 6Fagioli L., Pradolesi G. 1 Servizio Fitosanitario Regionale, Regione Emilia-Romagna Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Cesena (FC) 3 Apofruit Italia, Cesena (FC) 4 ASTRA Innovazione e Sviluppo, Faenza (Ra) 5 Consorzio Agrario dell’Emilia, San Giorgio di Piano (Bo) 6 Consorzio Agrario di Ravenna, Cotignola (Ra) 7 Terremerse, Bagnacavallo (Ra) 2 Parole chiave: Drosophila suzukii, prova di lotta, ciliegio Nel 2014 sono state eseguite, in pieno campo, sei prove di lotta alla Drosophila suzukii su ciliegio e una sperimentazione in laboratorio, per valutare l’attività di alcuni agrofarmaci. I prodotti utilizzati nella sperimentazione di campo sono stati scelti tra quelli autorizzati su ciliegio per altre avversità (spinosad, deltametrina, phosmet) e sostanze attive come il dimetoato, nella formulazione Donadim 400 alla dose di 375 ml/ha, e spinetoram (Delegate WG) che hanno ottenuto nel 2014, l’autorizzazione provvisoria di 120 giorni per la lotta alla D. suzukii. Inoltre è stata valutata una nuova sostanza attiva (cyantraniliprole) non ancora registrata. I formulati in prova sono stati applicati all’inizio dell’infestazione, fino alla raccolta. In genere sono state necessarie tre applicazioni a distanza di 7/8 giorni l’una dall’altra. In alcuni casi gli insetticidi sono stati utilizzati in strategia, tenendo conto del loro tempo di carenza. La sperimentazione prevedeva, generalmente, lo schema del blocco randomizzato con quattro ripetizioni. I dati ottenuti, seppur molto variabili tra loro, hanno permesso di valutare l’attività dei diversi formulati in sperimentazione. Non sono emerse particolare differenze di efficacia tra le sostanze attive in prova, mentre il timing di applicazione è risultato di fondamentale importanza per il buon esito della difesa, tenendo presente che la lotta alla drosofila è prevalentemente di tipo adulticida. Per le possibili strategie da adottare si dovrà tenere presente i possibili attacchi della mosca del ciliegio (Rhagoletis cerasi) e che la D. suzukii si manifesta, prevalentemente, in prossimità della raccolta, per cui il rispetto del tempo di carenza dei prodotti è di fondamentale importanza. Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 17 Indice Il modello Vignola ............................................................................................................... 5 Varietà di qualità .................................................................................................................. 6 Qualità e sistemi di impianto ............................................................................................... 7 Nutrire la qualità .................................................................................................................. 8 Fare e difendere la qualità: i sistemi antipioggia ................................................................. 9 Preservare la qualità nel postraccolta ................................................................................. 10 La qualità paga: analisi dei costi e della redditività ........................................................... 11 L’IGP Ciliegia di Vignola .................................................................................................. 12 Drosophila suzukii, un problema per tutto il nord Italia. I lavori del tavolo tecnico interregionale ..................................................................................................................... 13 Andamento delle infestazioni di Drosophila suzukii in Emilia Romagna nel 2014 .......... 14 Le tecniche di monitoraggio .............................................................................................. 15 Le reti antinsetto nella difesa da Drosophila suzukii su ciliegio ...................................... 16 Risultati della sperimentazione con agrofarmaci e possibili strategie di lotta alla Drosophila suzukii, su ciliegio in Emilia Romagna........................................................... 17 Indice.................................................................................................................................. 18 18 Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 - Vignola (Mo), 25 febbraio 2015 2015 Gold Sponsor KHUEN Fruitprotection conc. E. Gerlach GmbH-Germany Silver Sponsor www.ciliegio.unibo.it