Mensile della FIALS ANNO XXII, numero 3, Aprile 2012 Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità VERSO UN NUOVO ACCORDO SUL LAVORO PUBBLICO Indice Editoriale: 1 La voce del ministro 3 In tempo di crisi, gli italiani… 3 Spending review 4 Infermieri 5 L’approfondimento 6 Benessere Lavorativo 7 10 Lo sapevate che... 11 Sentenze 12 Dalle Regioni 13 Dalle Sedi Regionali e Provinciali FIALS 13 C ari amici/amiche, Prosegue al Ministero della Pubblica Amministrazione il confronto sul tavolo tecnico per la stesura e la possibile sottoscrizione di un Protocollo d’intesa sul pubblico impiego fra Stato – Regioni – Province e Comuni e Parti Sociali rappresentative. Le criticità normative della contrattazione collettiva hanno, di fatto, determinato la precarietà delle relazioni sindacali. Il blocco, per effetto di legge, della contrattazione nazionale per il triennio 2010 – 2012 e dell’adeguamento dei fondi per la contrattazione integrativa ha impedito la crescita delle retribuzioni lorde dei pubblici dipendenti, nonché l’aumento della pressione fiscale e del tasso inflattivo, hanno contribuito a ridurre le retribuzioni nette e il potere di acquisto dei lavoratori. Altro fattore negativo influente sulla precarietà delle relazioni sindacali nel triennio in corso è stato il blocco del turn-over. Tutto questo ha determinato la parziale mancata attuazione della Riforma “Brunetta” e la incompleta e precaria applicazione del nuovo modello contrattuale. Si è determinata così una situazione insostenibile sul piano contrattuale, fiscale e inflattivo per i suoi effetti sul potere di acquisto dei lavoratori pubblici, i quali rivendicano, con la FIALS e la stessa CONFSAL, la previsione di: -un adeguato stanziamento di risorse per finanziare i rinnovi contrattuali pubblici per il prossimo triennio; -la riforma fiscale che sollevi dall’insostenibile peso tributario le retribuzioni; -l’immediata defiscalizzazione delle retribuzioni accessorie; -provvedimenti per tariffe e prezzi pubblici che non spingano al rialzo il tasso di inflazione; -interventi correttivi, soprattutto con l’attivazione della leva fiscale, sulla previdenza complementare. La to, Parte si è pubblica, al momenlimitata a prospettare: -la valorizzazione della contrattazione integrativa e l’impiego, al secondo livello, delle “risorse storiche e cristallizzate” e di quelle relative alle economie di bilancio “disponibili” (al netto dei saldi di finanza pubblica); -la revisione della spesa pubblica (spending review), anche per effetto della razionalizzazione di funzioni e strutture, per liberare risorse da destinare alla contrattazione integrativa; -un’”attiva” partecipazione delle parti sociali anche in funzione di una possibile riscrittura” degli istituti di incentivazione e premialità individuale e collettiva per riattivare la contrattazione di secondo livello. L’EDITORIALE In breve MINISTERO FUNZIONE PUBBLICA, PROSEGUONO LE TRATTATIVE PER UN NUOVO ACCORDO SUL LAVORO PUBBLICO. LA SITUAZIONE ATTUALE VISTA DALLA FIALS. 2 Aprile 2012 Riguardo al rapporto di lavoro, le Parti, per una “gestione condivisa” delle regole, hanno individuato le materie oggetto del confronto: mobilità e formazione, esternalizzazione, riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, occupazione e professionalità. Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità ANNO XXII, numero 3, Aprile 2012 Aut. Trib. di Brindisi n. 11/91 del 24/6/91 VICE DIRETTORI Michele Losacco Vincenzo Munafò Giovanni Romano Salvatore Stabile REDAZIONE Daniele Bedetti Giuseppe De Santis Antonio Esposito Massimo Ferrucci Angelo Greco Sandro Idonea Bruna Melchior Mario Morea Gianni Recchia Giovanni Ronchi Franco Serra Massimo Trucco Elio Varone EDITO DALLA FIALS Largo Angioli, 10 – Brindisi Fax: 0831-564.124 Telefono: 0831-523.429 Oppure: 0831-568.356 REDAZIONE SINDACALE Via Cecilio Stazio, 1 – ROMA Telefono 06-35341726 INTERNET E.mail: [email protected] [email protected] Web: www.fials.it e www.fials.eu 7) la previsione di una flessibilità puntualmente regolata che non si possa tradurre in precariato per fermare il riprodursi del fenomeno nel pubblico impiego; 8) l’eliminazione dei co.co.co. e dei co.co.pro., nonchè la drastica riduzione delle partite IVA; DIRETTORE Giuseppe Carbone DIRETTORE RESPONSABILE Antonio Grimaldi 6) l’esclusione dell’inserimento dell’apprendistato nelle Pubbliche Amministrazioni, in considerazione delle norme costituzionali e dei previsti titoli di studio per l’accesso ai concorsi pubblici; E’ anche prevista l’individuazione di strumenti legislativi e contrattuali (accordo quadro all’ARAN). Allo stato attuale del confronto, la Parte pubblica propone un Protocollo d’intesa comprendente: -un to -nuove bilità di sistema relazioni regole e aggiornasindacali; per moformazione; -criteri per la trasparenza dei processi di esternalizzazione; -nuove norme per i contratti flessibili nelle Pubbliche Amministrazioni; 9) la flessibilità in uscita nel pubblico impiego è già disciplinata per legge e, pertanto, un “processo” corretto ed efficace potrebbe essere quello secondo il quale si definisce previamente il fabbisogno delle pubbliche amministrazioni “razionalizzate”, quindi si quantificano gli esuberi in relazione agli organici “rimodulati” e si attivano piani di formazione per la riconversione funzionale alla mobilità professionale, da far prevalere su quella territoriale per comprensibili motivi di ordine sociale ed economico; 10) l’inapplicabilità del “licenziamento economico” di cui all’articolo 18, secondo la nuova formulazione governativa. -riconoscimento di specificità per alcune Pubbliche Amministrazioni, quali scuola e sanità. La proposta pubblica è giudicata riduttiva rispetto alle tesi di seguito riportate della FIALS e CONFSAL: 1) il chiaro riconoscimento della “cogenza” dei contenuti del Protocollo, con la previsione di momenti di verifica dello stato di attuazione dell’Accordo; 2) la previsione della via legislativa per la modifica di norme vigenti sulle relazioni sindacali (materia riservata alla contrattazione, modalità e livelli), sulla produttivitàpremialità e sullo stanziamento delle risorse necessarie, inclusa la revisione della spesa per realizzare economie di bilancio e risparmi di gestione, per la contrattazione; 3) la previsione di un accordo quadro per la materia negoziale; PROGETTO GRAFICO Giada Monti 4) il rigoroso rispetto delle norme costituzionali sullo stato giuridico del personale, con particolare riferimento all’assunzione per concorso pubblico; Chiuso in redazione il 06.05.2012 5) un chiaro orientamento a favore del contratto a tempo indeterminato; Sarebbe auspicabile da subito, ha commentato il Segretario Generale della FIALS, Giuseppe Carbone, che il Ministro convochi le OO.SS. per definire linee direttive per non vanificare lo spending review che sta solo determinando fughe in avanti, purtroppo in negativo, attualmente, da parte di alcune Amministrazioni, per lo più dei Ministeri, mentre stanno alla finestra la maggior parte delle Autonomie Locali e Regioni ed ancor di più le Aziende del Servizio Sanitario Nazionale. La Segreteria Nazionale FIALS 3 Aprile 2012 LA VOCE DEL MINISTRO “possibile il licenziamento per gli statali” Patroni Griffi annuncia la delega per l’estensione delle nuove norme anche al pubblico impiego Il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi in un’intervista pubblicata su “Avvenire” ribadisce la linea del Governo sull’articolo 18: “è un punto qualificante di un progetto su cui è stato trovato il giusto equilibrio e che non va - e non può - essere stravolto”. Poi chiarisce che la riforma che da tre mesi sta dividendo il Paese è solo il “primo tempo” di una partita che non sarà chiusa senza la “ripresa”, ovvero l’annunciata delega per l’estensione delle nuove norme anche al pubblico impiego. Un secondo tempo da giocarsi, avverte, tutto “entro l’estate”. “Spero che capiscano tutti - dice -, anche i sindacati. Devono accettare il meccanismo di mobilità obbligatoria per due anni che già esiste ma che ancora non è stato attuato. Devo farlo perché le amministrazioni pubbliche vanno riorganizzate anche per attuare la spending review sulla spesa pubblica. Noi andiamo avanti e in tempi brevi definiremo, per ogni singola amministrazione, il quadro delle eccedenze del personale in servizio. E chiariremo che questo non significa che dopo 24 mesi quei lavoratori dovranno essere licenziati. Prima proveremo a vedere se quel personale, riqualificato, potrà essere utilizzato meglio in altri settori. Poi, solo se alla fine non si troveranno alternative, l’unica strada rimarrà quella del licenziamento”. Il ministro indica le tappe: “Già nella seconda metà di maggio, dopo gli incontri che ho in corso con i sindacati, vorrei che si varasse il disegno di legge sulle nuove regole nel pubblico impiego”. Sui licenziamenti, aggiunge Patroni Griffi, “bisogna essere chiari: i licenziamenti discriminatori hanno una disciplina identica al privato, com’è ovvio. Quelli disciplinari sono regolati da una procedura dettagliata, proprio per evitare che possano essere utilizzati per finalità diverse. È sui licenziamento per giustificato motivo oggettivo o economico che bisogna ragionare. Il meccanismo della mobilità deve funzionare. Ripeto: deve. Lo Stato deve essere in grado di sapere se un’amministrazione non ha bisogno di 500 dipendenti ma può andare avanti bene con 400. E come conseguenza deve poter essere messa nella condizioni di operare con quei 400”. Perché “lo Stato non è un ammortizzatore” e “organici eccessivi gettano discredito sull’impiego pubblico” In tempi di crisi, gli italiani tornano a guardare al sindacato… L’indagine Ipsos: in tempi di crisi, gli italiani si rivolgono alle organizzazioni dei lavoratori. Da migliorare la comunicazione, il rapporto coi giovani ed i precari In tempi di crisi, gli italiani tornano a guardare al sindacato. Forse anche perché quasi una famiglia su quattro, esattamente il 23%, dichiara di essere stata colpita direttamente in termini occupazionali, o per la perdita di un posto di lavoro, o per la mancata retribuzione, o ancora per un peggioramento della situazione economica. Le organizzazioni dei lavoratori risalgono, negli ultimi mesi del 2011, da 37 a 40 punti di fiducia. La politica intanto è ai minimi storici, persino sotto i livelli di Tangentopoli. Sono alcuni dati emersi dalla ricerca sulla percezione che i cittadini hanno dell’agire sindacale presentata dal direttore dell’Ipsos, Nando Pagnoncelli. Al di là di questo dato positivo, però, dalla ricerca, effettuata presso i delegati lombardi su un campione di 500 persone, emerge come l’attività del delegato sindacale sia particolarmente difficile: si finisce per essere destinatari di aspettative sproporzionate e c’è chi vorrebbe migliore formazione o si sente poco adeguato, con le ristrutturazioni aziendali che nel frattempo hanno reso più difficile l’attività stessa. Mancanza di solidarietà tra lavoratori e di unità, crescita precariato, pigrizia, mancanza di fiducia nel sindacato, aumento del potere delle aziende, aumento della contrattazione individuale: ecco i problemi sollevati dai delegati.Inoltre pesa anche il rapporto tra i giovani e la sfera dell’agire politico: sono cresciuti in una società sempre più individualista, poco consapevoli, raramente si avvicinano in modo spontaneo al sindacato, rifuggono dalle assemblee. A farne le spese è il valore della solidarietà. Difficile da trasmettere ai giovani perché estraneo a questa generazione. Ma Pagnoncelli sottolinea anche un problema di linguaggio e stile nella comunicazione del sindacato. I continui riferimenti al passato sono spesso incomprensibili per i nuovi lavoratori. L’uso di termini astratti, derivati dal “sindacalese”, la tendenza a dilungarsi, il modo di esprimersi che suona oscuro e molto pesante, il tratto paternalistico irritante. Sono alcuni dei punti deboli sollevati dai delegati, che chiedono al sindacato di modernizzarsi e ringiovanirsi per non allontanarsi dai lavoratori. La nostra organizzazione sindacale non solo ha fatto di questi obiettivi e principi il proprio carattere distintivo di grande rottura nel panorama sindacale a livello nazionale ma era ed è tuttora ancora più impegnata a rafforzare un sindacato libero da condizionamenti politici e favorire la massima partecipazione dei lavoratori. Prevenire è meglio che curare. 4 Aprile 2012 SPENDING REVIEW VIA LIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 30 APRILE. LE NOVITA’ IN SANITA’: POSSIBILI CIRCA 100 MILIARDI DI RISPARMI DI SPESE. NUOVE NORME ANCHE SULLE FORME ESISTENTI DI FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI E AI SINDACATI. Per la sanità, in particolare, come spiega il documento sulla spending review allegato al comunicato stampa di fine seduta del Consiglio dei Ministri, nel medio periodo la spesa rivedibile sarebbe pari, in totale, a 97,6 miliardi. In pratica il 33,1% del totale della spesa rivedibile. In particolare, sempre secondo la tabella di Palazzo Chigi riferita alla sanità, vi sarebbero risparmi possibili sulle retribuzioni lorde per un totale di 28,3 miliardi e sui consumi intermedi, ovvero beni e servizi, per altri 69 miliardi. Il rapporto analizza le voci di spesa delle pubbliche amministrazioni, con la finalità di evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare alla crescita. “La razionalizzazione e il contenimento dei costi – si legge nel comunicato stampa sono infatti fondamentali per garantire, da un lato il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, dall’altro l’ammodernamento dello Stato e il rilancio dell’economia e dell’occupazione. In particolare, spiega ancora la nota di Palazzo Chigi, il rapporto pone l’accento su cinque anomalie di sistema: 1. La prima riguarda la struttura della spesa pubblica italiana. In Italia si spende meno della media dei Paesi OCSE per la fornitura di servizi pubblici e per il sostegno agli individui in difficoltà economica mentre le spese per gli interessi sul debito pubblico e per le pensioni superano la media europea. Queste due voci valgono circa 310 miliardi di euro, una cifra che ostacola la flessibilità di gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande provenienti dall’economia; 2. La seconda è rappresentata dal costo della produzione dei servizi pubblici. L’aumento dei costi di produzione dei servizi pubblici (scuola, sanità, difesa, giustizia, sicurezza) non è stato accompagnato da un adeguato livello di qualità. Queste spese, secondo i dati ISTAT, sono cresciute in trenta anni, dal 1980 al 2010, molto più rapidamente dei costi di produzione dei beni di consumo privati. Se i costi del settore pubblico fossero aumentati nella stessa misura del settore privato, la spesa per i consumi collettivi oggi sarebbe stata di 70 miliardi di euro più bassa; 3. La terza è l’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle attività di acquisto dei beni necessari per la produzione; 4. La quarta riguarda l’evoluzione della spesa e la sua governance. Negli ultimi vent’anni, ad esempio, la spesa sanitaria è aumentata passando dal 32,3 per cento al 37 per cento del totale della spesa pubblica mentre la spesa per l’istruzione è scesa dal 23,1 per cento al 17,7 per cento. Ciò è dovuto in parte all’andamento demografico, in parte a decisioni che riguardano la sfera politica e la struttura degli interessi costituiti; 5. La quinta anomalia è nel rapporto centro-periferia, per cui gli enti locali esercitano le stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e caratteristi che territoriali. Questo porta a una lievitazione dei costi negli enti con un numero inferiore di abitanti. Secondo il rapporto, la spesa pubblica “rivedibile’’ nel medio periodo è pari a circa 295 miliardi di euro. A breve termine, la spesa rivedibile è notevolmente inferiore, stimabile in circa 80 miliardi. Nell’attuale situazione economica, il Governo ha ritenuto necessario un intervento volto alla riduzione della spesa pubblica per un importo complessivo di 4,2 miliardi, per l’anno 2012, al quale tutte le amministrazioni pubbliche devono concorrere. Questo importo potrebbe servire, per esempio, a evitare l’aumento di due punti dell’IVA previsto per gli ultimi tre mesi del 2012. Una riduzione di 4,2 miliardi, da ottenersi in 7 mesi (1° giugno-31 dicembre 2012) equivale a 7,2 miliardi su base annua e corrisponde perciò al 9% della spesa rivedibile nel breve periodo (80 miliardi). Il programma di riduzione, precisa il comunicato di Palazzo Chigi, “non sarà lineare ma selettiva, e sarà realizzata potenziando la linea di risparmio seguita dal Governo nei primi mesi di attività: ad esempio i risparmi (per oltre 20 milioni di euro) prodotti dalla Presidenza del Consiglio grazie alla diminuzione delle consulenze e ai tagli all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i tagli sui voli di stato e sulle ‘auto blu’, la soppressione di enti, o la riforma delle province” (in allegato una seconda nota diffusa da Palazzo Chigi che sintetizza i sintesi dei tagli effettuati). Una direttiva del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro Giarda, indicherà ai Dicasteri le linee da seguire per contenere le spese di gestione. La direttiva disciplina specificamente il contributo che le amministrazioni centrali sono tenute a prestare per il raggiungimento dell’obiettivo della riduzione sopra indicato. Gli interventi richiesti vanno dall’eliminazione di sprechi ed eccessi di risorse impiegati, alla revisione dei programmi di spesa, al miglioramento delle attività di acquisto di beni e servizi, alla ricognizione degli immobili pubblici in uso alle pubbliche amministrazioni al fine di possibili dismissioni. Per assicurare rapida esecuzione al programma di revisione della spesa, soprattutto in ragione delle straordinarie condizioni di necessità e urgenza che impongono un intervento deciso sull’economia, il Consiglio dei Ministri ha previsto, con decreto legge, la funzione di Commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi con il compito di definire il livello di spesa per voci di costo. Per l’incarico sarà nominato Enrico Bondi. Tra i compiti affidati al Commissario ci sono quello di coordinare l’attività di approvvigionamento di beni e servizi da parte delle PA, incluse tutte le amministrazioni, autorità, anche indipendenti, organi, uffici, agenzie o soggetti pubblici, gli enti locali e le regioni, nonché assicurare una riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi, per voci di costo, delle amministrazioni pubbliche. Il Commissario potrà segnalare al Consiglio dei Ministri le norme di legge o regolamento che determinano spese o voci di costo e che possono essere razionalizzate. Potrà inoltre proporre al Consiglio la sospensione o la revoca di singole procedure relative all’acquisto di beni e servizi e l’introduzione di nuovi obblighi informativi a carico delle PA. “Meritano un attento esame – sottolinea la nota di Palazzo Chigi - anche le risorse pubbliche destinate alle imprese, così come quelle che affluiscono ai partiti politici e ai sindacati”. Per quanto riguarda gli aiuti alle imprese, il Consiglio dei Ministri ha conferito al Professor Francesco Giavazzi l’incarico di fornire al Presidente del Consiglio e Ministro dell’Economia e delle finanze e al Ministro dello Sviluppo, delle infrastrutture e dei trasporti analisi e raccomandazioni sul tema dei contributi pubblici alle imprese. Per quanto riguarda i partiti e i sindacati, il Consiglio dei Ministri ha conferito al Professor Giuliano Amato l’incarico di fornire al Presidente del Consiglio analisi e orientamenti sulla disciplina 5 Aprile 2012 dei partiti per l’attuazione dei principi di cui all’articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati. “Le risorse che si ricaveranno con gli interventi de la nota di Palazzo Chigi - consentiranno di gliobiettivi di finanza pubblica indicati nel DEF e no l’alleggerimento della pressione fiscale sui – conclurealizzare favorirancittadini”. INFERMIERI MINISTERO DELLA SALUTE: INCONTRO SUL DOCUMENTO CHE RIDEFINISCE LE COMPETENZE DEGLI INFERMIERI. LA POSIZIONE ESPRESSA DALLA FIALS. All’incontro del 26 aprile presso il Ministero della Salute del “Tavolo di lavoro congiunto che ridefinisce le competenze delle professioni sanitarie” ad iniziare dagli infermieri, hanno preso parte per le Regioni: il coordinatore del Tavolo tecnico Franco Toniolo, Roberta Mazzoni (Emilia Romagna), Silvia Gorini (Lombardia), Pietro Puzzanghera (Piemonte), Danilo Massai e Renato Nardi (Toscana) Franca Bellotti (Pr. Trento), per il Ministero della Salute: il Direttore delle Professioni Sanitarie Giovanni Leonardi, oltre a Saverio Proia, Santina Amicone, Aldo Daccò e M.Zeg, per la FIALS Gianni Recchia, Cristina Magnocavallo e Saverio Andreula. Erano presenti i rappresentanti delle altre OO.SS. CGIL – CISL – UIL – FSI e Nursing – UP. La delegazione FIALS ha apprezzato il metodo voluto dal Ministero e Regioni sul confronto con i sindacati sul documento di ipotesi di accordo Stato-Regioni al fine di dare un contributo in merito alla valutazione di proposte per implementare le aree di specifica competenza delle professioni sanitarie, responsabilità nei nuovi scenari sanitari e socio sanitari e per introdurre l’aspetto formativo di specializzazione previste dall’art. 6 della Legge 43/06. Dall’analisi e valutazione attenta del documento presentato la FIALS ha subito espresso forti perplessità, alla luce di quanto finora vissuto dalle professioni, nello specifico dell’infermiere, sia da un punto di vista legislativo sia da un punto di vista tecnico. Infatti quanto delineato come nuove competenze per gli infermieri nelle diverse aree specifiche di competenza, Cristina Magnocavallo ha dichiarato che rappresenta un protocollo del vissuto professionale insito già nell’espletamento della professione infermieristica evidenziatosi con “ l’autonomia” professionale e l’abbattimento del termine “ausiliarietà”.Il documento presentato appare molto vicino ad una logica di tipo mansionariale, infatti il rischio è correlato ad una eventuale errata lettura di quanto vorrebbe essere inteso in una panoramica assistenziale . A nostro avviso, ha proseguito Magnocavallo, la chiave di lettura deve essere inquadrata in un’area di macro attività di carattere valutativo e assistenziale. Ma riteniamo necessario portare avanti il dialogo, anche serrato e forte, ma si deve continuare a parlare. risposte appropriate ai bisogni di salute. L’assistenza sanitaria e il rapporto tra la sanità e il cittadino è molto cambiato negli anni. Oggi il cittadino chiede cure adeguate e a bisogni specifici sempre più complessi. Di conseguenza la sanità, e i professionisti che vi operano, devono essere preparati per dare risposte specifiche. Si prenda l’esempio dei pazienti stomatizzati: sono costretti ad usare ausili esterni che l’infermiere deve essere in grado di gestire. Ma oggi le Università non danno le conoscenze tecnico-scientifiche per affrontare questa problematica. La prima criticità a cui rispondere per la FIALS è dunque quella della formazione universitaria, perché i programmi didattici dei corsi infermieristici sono in grave ritardo rispetto alle evoluzioni scientifiche. I due elementi, che dovrebbero camminare insieme, si rincorrono con ritardi abissali. Il risultato è che lo studente in Infermieristica esce dall’Università senza le necessarie conoscenze tecniche e scientifiche per rispondere ai bisogni dei cittadini. Ma la formazione universitaria non basta. Le tecniche e presidi sono in costante aggiornamento. I professionisti hanno bisogno di tenersi aggiornati, che è anche un obbligo deontologico. La seconda criticità da affrontare è quella organizzativa. Si sono sviluppati modelli regionali diversi che vanno in qualche modo ricongiunti a un livello di uniformità nazionale e questo non sarà facile, visto che viviamo in uno Paese dove c’è concorrenza tra Stato e Regioni. Il nodo, però, deve essere affrontato perché in alcune Regioni si sono sviluppati modelli organizzativi che invece di tenere conto dei problemi specifici della popolazione emersi dagli studi epidemiologici, hanno risposto alle logiche politiche e ai poteri di categoria. Modelli che, insomma, si sono sviluppati intorno alla categoria più forte, sfruttando i conflitti interni esistenti, come quello tra medici e infermieri. Conflitto che a parere della FIALS resta più politico che reale. E questo dei problemi che il documento dovrebbe affrontare. I medici non sembrano disposti a voler cedere molto spazio e rivendicato la loro leadership nell’ambito del governo complessivo delle prestazioni assistenziali. Ma gli infermieri non hanno alcun interesse a rivendicare un ruolo diverso da quello a cui l’infermieristica è deputata: il medico fa la diagnosi e la prescrizione, gli mettono in atto la terapia. Gli infermieri non hanno mai voluto arrogarsi la prescrizione e si tratta comunque di un falso problema. Oltre alla problematica medici-infermieri, occorre ricordare che vi è una incredibile parcellizzazione delle prestazioni dal momento che esistono ben 22 profili di professioni sanitarie a cui il tavolo deve necessariamente lavorare affrontando man mano tutti i profili. A tutto questo, a parere della delegazione FIALS, si aggiunge il problema degli operatori socio sanitari (OSS), creati per sopperire alla carenza di personale infermieristico ma che possono rappresentare un fenomeno inquietante, non solo in termini di rischio di abusivismo della professione infermieristica, ma anzitutto di integrazione di questa figura nell’ambito sanitario. Il documento, ha dichiarato Pino Carbone, Segretario Generale FIALS, rappresenta una buona base di partenza, anche se dovrà essere approfondito. Ridefinire le competenze degli infermieri è un passo che va compiuto, “nell’interesse della buona pratica sanitaria, per garantire cure adeguate, continue ed uniformi su tutto il territorio italiano”. Il sistema sanitario ha bisogno che l’integrazione dei modelli organizzativi con il profilo infermieristico abbia linee uniformi su tutto il Paese. La delegazione FIALS ha assicurato il proprio impegno a chiudere con successo il capitolo degli infermieri nel termine di 6/7 mesi, “come richiesto dal tavolo”. Ma uno degli ostacoli più difficili da superare potrebbe essere quello delle risorse economiche. “L’intenzioni dei proponenti, regioni e governo, è quella di definire nel più breve arco temporale con un accordo senza mettere in campo risorse, che certamente sono esigue. è evidente che questo sarà un problema. Ma a parere della FIALS, ha espresso Andreula Saverio, serve anche ridefinire il percorso formativo e il ruolo degli infermieri per dare Il “lavoro si paga” ha dichiarato, tra l’altro, Gianni Recchia e non è possibile che si attribuiscano nuove competenze e funzioni, più 6 Aprile 2012 responsabilità professionali ed anche penali con uguale retribuzione o peggio ancora diminuzione della stessa come sta avvenendo con le attuali retribuzioni. I rappresentanti del Ministero della Salute e delle Regioni hanno assicurato che anche questo punto sarà approfondito. In merito all’aspetto formazione è necessario che vi siano degli accordi tra Regioni e Università in modo da effettuare un’attenta analisi del fabbisogno Regionale ed agire in modo uniforme. Per la formazione specialistica su determinati argomenti possono bastare corsi di formazione modulati sullo specifico argomento. Il documento rimane, al momento, per la FIALS un punto di partenza che deve essere armonizzato, anche, con la definizione delle competenze delle altre professioni sanitarie. Sul sito www.fials.it è possibile scaricare il documento prodotto dal “Tavolo di lavoro congiunto che ridefinisce le competenze delle professioni sanitarie” L’APPROFONDIMENTO Andreula (Fials): “Bozza ministero-regioni buona base per migliorare qualità assistenza” Per il sindacalista della Fials, che è anche presidente del Collegio Ipasvi di Bari, il confronto deve continuare “nell’interesse della buona pratica sanitaria”. Governo e Regioni “disponibi li”. Ma la mancanza di risorse potrebbe essere un problema.“Bisogna portare avanti il dialogo. Anche serrato e forte, ma si deve continuare a parlare”. L’oggetto è il documento proposto dal tavolo tecnico ministero-regioni per ridefinire le competenze infermieristiche e a pensarla così è Saverio Andreula, sindacalista della Fiasl che è anche presidente del Collegio Ipasvi di Bari e coordinatore dei Collegi Ipasvi della Puglia. Andreula era presente lo scorso 26 aprile all’incontro convocato al ministero con le organizzazioni sindacali di categoria per un primo confronto sulla bozza preceduto da un incontro tra i tecnici e la Federazione dei Collegi Ipasvi, che ha manifestato diverse perplessità verso la proposta del tavolo ministero-Regioni. Ma Andreula non è dello stesso parere. “Il documento -dice - non dovrebbe essere contestato”. Anzi, rappresenta “un buona buona base di partenza, anche se dovrà essere approfondito”. Ridefinire le competenze degli infermieri è infatti, secondo il sindacalista della Fials, un passo che va compiuto, “nell’interesse della buona pratica sanitaria, per garantire cure adeguate, continue ed uniformi su tutto il territorio italiano”. Il sistema sanitario, spiega, ha bisogno che “l’integrazione dei modelli organizzativi con il profilo infermieristico abbia linee uniformi su tutto il Paese”. Ma serve anche ridefinire il percorso formativo e il ruolo degli infermieri per dare risposte appropriate ai bisogni di salute. “L’assistenza sanitaria e il rapporto tra la sanità e il cittadino è molto cambiato negli anni. Oggi il cittadino chiede cure adeguate e a bisogni specifici sempre più complessi. Di conseguenza la sanità, e i professionisti che vi operano, devono essere preparati per dare risposte specifiche. Prendiamo l’esempio dei pazienti stomatizzati: sono costretti adusare ausili esterni che l’infermiere deve essere in grado di gestire. Ma oggi le Università non danno le conoscenze tecnico-scientifiche per affrontare questa problematica”. La prima criticità a cui rispondere, per il sindacalista della Fiasl, è dunque quella della formazione universitaria, perché “i programmi didattici dei corsi infermieristici – spiega Andreula - sono in grave ritardo rispetto alle evoluzioni scientifiche. I due elementi, che dovrebbero camminare insieme, si rincorrono con ritardi abissali. Il risultato è che lo studente in Infermieristica esce dall’Università senza le necessarie conoscenze tecniche e scientifiche per rispondere ai bisogni dei cittadini”. Ma la formazione universitaria non basta. “Le tecniche e presidi sono in costante aggiornamento. I professionisti hanno bisogno di tenersi aggiornati, che è anche un obbligo deontologico”. La seconda criticità da affrontare è quella organizzativa. “Si sono sviluppati modelli regionali diversi che vanno in qualche modo ricongiunti a un livello di uniformità nazionale” e questo “non sarà facile, visto che viviamo in uno Paese dove c’è concorrenza tra Stato e Regioni”. Il nodo, però, deve essere affrontato, secondo Andreula, perché in alcune Regioni “si sono sviluppati modelli organizzativi che invece di tenere conto dei problemi specifici della popolazione emersi dagli studi epidemiologici, hanno risposto alle logiche politiche e ai poteri di categoria. Modelli che, insomma, si sono sviluppati intorno alla categoria più forte, sfruttando i conflitti interni esistenti”, come “quello tra medici e infermieri”. Conflitto che, secondo Andreula, è “più politico che reale”. E questo “è questo uno dei problemi che il documento dovrebbe affrontare”. I medici, secondo il sindacalista della Fials, “non sembrano disposti a voler cedere molto spazio e rivendicato la loro leadership nell’ambito del governo complessivo delle prestazioni assistenziali. Ma gli infermieri non hanno alcun interesse a rivendicare un ruolo diverso da quello a cui l’infermieristica è deputata: il medico fa la diagnosi e la prescrizione, gli mettono in atto la terapia. Non abbiamo mai voluto arrogarci la prescrizione”, sottolinea Andreula. Secondo il quale si tratta comunque di “un falso problema”. “Nella mia esperienza lavorativa – spiega - nella realtà delle cose c’è collaborazione e interdipendenza tra le due categorie professionali. Ove vi fossero problematiche di questo tipo, credo che potrebbero facilmente essere risolte per singola unità operativa e area di competenza, semplicemente definendo protocolli e procedure chiare e precise su chi fa che cosa”.Non sarà semplice, perché oltre alla questione medici-infermieri, occorre ricordare che “c’è un’incredibile parcellizzazione delle prestazioni dal momento che esistono ben 22 profili di professioni sanitarie. A cui il tavolo ha assicurato di volere lavorare affrontando man mano tutti i profili”. A questo si aggiunge, secondo Andreula, “il problema degli operatori socio sanitari, creati per sopperire alla carenza di personale infermieristico ma che possono rappresentare un fenomeno inquietante, non solo in termini di rischio di abusivismo della professione infermieristica, ma anzitutto di integrazione di questa figura nell’ambito sanitario”. Secondo Andreula, comunque, il tavolo è deciso ad affrontare queste problematiche e nell’incontro del 26 aprile è stato evidente quanto “le Regioni chiedevano con forza una ridefinzione dei diversi profili, perché si tratta di un’esigenza concreta e sentita anzitutto da chi è responsabile dell’organizzazione sanitaria”. Andreula ha assicurato l’impegno della Fials a chiudere con successo il capitolo degli infermieri nel termine di 6/7 mesi, “come richiesto dal tavolo”. Ma uno degli ostacoli più difficili da superare potrebbe essere quello delle risorse. “L’intenzioni dei proponenti, regioni e governo, è quella di definire nel più breve arco temporale con un accordo senza mettere in campo risorse, che certamente sono esigue. È evidente che questo sarà un problema. Ma ci è stato assicurato che anche questo punto sarà approfondito”. 7 Aprile 2012 BENESSERE LAVORATIVO Operatori sanitari. Il 25% è stressato. Ecco il piano anti-stress della Fiaso È il risultato di una ricerca condotta dalla Fiaso su 15 Aziende sanitarie. Ma con politiche di attenzione rivolte al benessere psicofisico percentuale ridotta la 10%. L’esperienza del progetto pilota in 15 Asl. Ora Linee-guida nazionali per dare scacco allo stress nella Sanità e nella P.A. Niente più dipendenti stressati e demotivati da capi poco inclini a condividere obiettivi e strategie, luoghi di lavoro più salubri dove passare otto e più ore senza cadere in depressione e, chi lo sa, forse persino aziende capaci di “ascoltare” e dare una mano a risolvere i problemi che nascono fuori dall’ambiente lavorativo ma che finiscono poi per ricadere negativamente su presenze e produttività. Può sembrare un’utopia ma in un pezzo della nostra sanità pubblica è già realtà. A rilevarlo è una ricerca sul “Benessere organizzativo”, condotta dalla Fiaso (la Federazione Italiana di Asl e Ospedali) su 15 Aziende (Ausl 12 Versilia, Asl Cn2 AlbaBra, Asl di Bergamo, Asl di Milano, Asl 10 di Firenze, Ulss 3 Bassano del Grappa, Apss Trento, Policlinico S.Martino di Genova, Ausl Bologna, Ausl Rimini, Policlinico di Modena, Asl Roma E, Asl Matera, Ausl di Viterbo e Policlinico di Messina) e presentata oggi a Roma presso l’Ospedale Santo Spirito in Sassia. Partendo da una check list di eventi sentinella del rischio di “stress da lavoro correlato”, si è rilevato il livello di benesse re psicologico all’interno del campione significativo delle 15 Aziende sanitarie che hanno attuato una serie di azioni mirate a migliorare l’ambiente lavorativo sotto tutti gli aspetti: da quello motivazionale a quello ambientale e di attenzione ai problemi sociali e familiari che non sempre riescono a restare fuori della porta quando si è in azienda. I risultati sono stati sorprendenti: far lavorare i propri dipendenti in un clima più favorevole paga, visto che il numero di “stressati” in ufficio o in corsia è sceso ben al di sotto della soglia del 10%, contro un buon 25% di partenza. Che è poi la media europea dei lavoratori colpiti da quella sindrome da stress correlato al lavoro che alle economie dei Paesi UE costa ben 20 miliardi di euro l’anno, tra calo della produttività e il 60% di tutte le giornate di malattia riscontrate nei luoghi di lavoro. Un problema serio del quale l’Europa si è accorta da tempo. Tanto da far stipulare nel 2008 uno specifico accordo tra le imprese e parti sociali a livello europeo, che poi l’Italia ha provveduto a recepire con un decreto ad hoc, che tra una proroga e l’altra ha fatto scattare dal 1° gennaio di quest’anno la lotta allo stress in tutti i luoghi di lavoro. La sanità, grazie al Laboratorio Fiaso, ha fatto da apripista, sperimentando con successo una politica di promozione del benessere in Asl e Ospedali, racchiusa ora nelle oltre trecento pagine della ricerca che potranno “dettare la linea” non solo nel comparto della sanità ma anche nel resto del mondo lavorativo. I 13 fattori “anti-stress” e le tre principali cause che lo scatenano. Dopo l’avvio dei programmi di riduzione dei fattori di stress lavoro nelle 15 Aziende campione, oltre il 77% dei dipendenti, dai medici agli infermieri, dai tecnici agli impiegati, ha infatti dichiarato di stare benissimo da un punto di vista psicologico. Al contrario la quota dei dipendenti nonostante tutto “stres sati” è scesa ampiamente sotto il 10%. Un dato, quest’ultimo, non rilevabile con precisione perché influenzato da una forte visione soggettiva del proprio stato di stress, hanno spiegato i curatori dello studio. Resta il fatto che la lotta allo stress da lavoro correlato ha contribuito a migliorare sensibilmente la produttività e ad abbattere le giornate di assenza per malattia. Tant’è che la Asl Cuneo 2 e la Asl 12 della Versilia, quest’ultima capofila del progetto, risultano essere anche in cima alla classifica delle aziende con minor tasso di assenteismo. A influire positivamente su questi risultati sono 13 variabili sul benessere organizzativo, rilevate dalla Ricerca Fiaso. In una scala da 1 a 5 ad influenzare maggiormente lo stato di benessere sul lavoro sono valori legati alle capacità lavorative, come l’abilità (4,26) e la capacità di utilizzare risorse proprie (4,20). Ma, particolarmente rilevanti sono anche la chiarezza del proprio ruolo (3,95), la capacità di fronteggiare gli eventi avversi (3,92) e la soddisfazione lavorativa in genere (3,92). Da non trascurare anche le altre variabili. In primis la condivisione degli obiettivi (3,77) e il senso di comunità (3,58). Fattori di disagio lavorativo sono invece prima di tutto gli eccessivi carichi di lavoro (3,57), frutto della politica di quasi permanente blocco delle assunzioni in sanità, che inizia a lasciare il segno. Seguono poi i problemi di conciliazione lavoro-famiglia e i trasferimenti o cambi di mansione. Il fattore “maternità” Un capitolo a parte riguarda le dipendenti in dolce attesa. Per le donne che lavorano in sanità lo stato di gravidanza può diventare più che per altre lavoratrici un fattore di “stress da lavoro correlato”, che colpirebbe una gestante su due a causa delle difficoltà riscontrate nella ricollocazione lavorativa dopo la maternità e delle tensioni che a volte si creano con i colleghi che restano. Anche loro stressati dal fatto che in oltre il 60% dei casi le lavoratrici che vanno in maternità in Asl e ospedali pubblici non vengono sostituite per via delle sempre più austere politiche di bilancio imposte dai tagli alla sanità pubblica regionale. “In sanità - ha spiegato Giancarlo Sassoli, Coordinatore della ricerca e Direttore Generale della Asl 12 della Versilia - è comprovato che i sanitari sottoposti a maggior stress da lavoro correlato commettono anche più errori clinici”.“Nelle aziende coinvolte dall’indagine – ha proseguito- si sono creati nelle strutture di psicologia gruppi di ascolto per i dipendenti in difficoltà lavorativa, offrendo loro un sostegno che non è solo psicologico”. “I nuovi assunti hanno un proprio ‘Tutor’ responsabile della loro formazione e sono stati avviati percorsi formativi per Capi Dipartimento, Responsabili di Struttura complessa, Capo Sala e altri profili dirigenziali per sviluppare competenze di governance, come la motivazione del personale, l’adesione agli obiettivi, la soluzione di situazioni conflittuali”. Molte e variegate sono le iniziative messe in atto per migliorare lo stato di benessere dei lavoratori delle 15 aziende sanitarie coinvolte nella sperimentazione. Si va dall’assistenza allo studio e nel tempo libero per i figli dei dipendenti della Asl di Bergamo, ai percorsi “per fare squadra” della Asl Cuneo2; dalle giornate dedicate all’inserimento dei neo-assunti nella Asl di Firenze, al training per l’inserimento degli infermieri nella prima linea delle aree di emergenza/urgenza. “Il Laboratorio sul benessere organizzativo - ha commentato il Presidente Fiaso, Giovanni Monchiero, Direttore generale della Asl Capofila Cuneo 2 - dimostra ancora una volta l’importanza dello star bene nel proprio posto di lavoro. Migliorando le condizioni di lavoro di medici, infermieri, tecnici e amministrativi la mia Asl ad esempio si è piazzata al secondo posto nella classifica con minor tasso di assenteismo”. “I dati del Laboratorio - ha continuato Monchiero - mostrano in modo inequivocabile l’importanza di crescere e svilupparsi pensando a un modello di azienda che valorizza il ruolo della persona e presta attenzione a tutte le sue necessità, creandole intorno le condizioni per un ambiente sano e più stimolante”. Che il gioco valga la candela lo dicono i numeri dei numerosi studi in materia. Secondo l’indagine della International Personal 8 Aprile 2012 Management, pubblicata dal Financial Times, la “riorganizzazione del benessere aziendale” genera un miglioramento del 30% delle prestazioni individuali e l’allineamento del personale al 100% degli obiettivi. Il Rapporto Asfor (l’Associazione Italiana per la Formazione manageriale) sulla formazione manageriale in Italia dice che il 27,5% delle aziende italiane forma il proprio management per migliorare il benessere lavorativo e la produttività dei dipendenti. E i risultati si vedono perché migliorando il “clima interno” la produttività cresce di oltre il 27% e, quel che forse più conta, la customer, ossia l’indice di gradimento dei clienti, sale di ben 47 punti percentuali. Spetterà ora ai Direttori generali delle Aziende sanitarie che hanno aderito al Laboratorio, insieme a psicologi, medici del lavoro, responsabili della sicurezza e del lavoro studiare come tradurre le esperienze maturate in linee-guida per dare ridurre lo stress correlato al lavoro su tutto lo scacchiere della sanità italiana. L’obiettivo dichiarato è quello di abbattere anche gli errori clinici e, perché no, di fare da apripista anche per il resto del mondo lavorativo. Azienda per Azienda le principali ricette “anti-stress” Nell’ambito del Laboratorio Fiaso “Sviluppo e tutela del benessere e della salute organizzativa nelle aziende Sanitarie” sono state realizzate alcune sperimentazioni che hanno tutte preso le mosse da una iniziale e approfondita analisi dell’organizzazione. Gli interventi sono stati suddivisi secondo una categorizzazione basata su destinatari e finalità delle azioni e declinati su tre livelli riferiti all’organizzazione, ai gruppi di lavoro, ai singoli lavoratori: Interventi a livello organizzativo: comprendono i progetti rivolti all’intera Azienda e/o che hanno ricaduta diretta sui processi organizzativi globali. Interventi a livello di gruppo: riguardano le azioni rivolte a gruppi di dipendenti; in alcuni casi si tratta di gruppi di lavoro della realtà lavorativa, quindi spesso omogenei per Struttura Operativa, eventualmente anche per professionalità, in altri casi sono gruppi creati ad hoc per l’intervento, eterogenei per strutture e/o per professione, con l’obiettivo di stimolare lo scambio e la condivisione. - Interventi a livello individuale: sono rivolti a lavoratori singoli, con l’ipotesi di beneficio diretto e, di conseguenza, sui gruppi di lavoro cui partecipano. Indiretto è l’effetto che si presume positivo per l’intera Azienda, che dovrebbe beneficiare del miglioramento a partire dalla qualità del contributo del singolo dipendente. Di seguito sono brevemente descritti alcuni degli interventi finalizzati alla salute organizzativa e allo sviluppo del benessere realizzati nelle Aziende Sanitarie. Nel totale, sono stati realizzati 49 interventi di promozione della salute, di cui 27 a livello organizzativo, 14 a livello di gruppo e 8 individuale. Asl Bergamo Assistenza nello studio e nel tempo libero per figli dei dipendenti dell’Asl e degli Ospedali Riuniti. Obiettivo principale del progetto quello di sostenere i dipendenti/genitori nella soluzione del problema della cura dei figli in età scolare (scuola primaria e secondaria) durante i pomeriggi dei giorni lavorativi e durante le vacanze scolastiche del periodo natalizio. Il progetto, avviato nel dicembre 2011, è stato possibile mediante la realizzazione di: • un servizio di dopo-scuola rivolto ai minori di età compresa tra i 6 e i 14 anni durante il quale sono anche propos ti i temi di educazione alla salute specifici per il target; • un Centro ricreativo invernale (Cri), attivo in occasione delle festività natalizie, rivolto allo stesso target e con possibilità di estensione ai minori che frequentano la scuola materna. L’iniziativa ha coinvolto 24 bambini dai 3 ai 14 anni e le relative famiglie. I minori sono figli di dipendenti Asl delle sedi di Bergamo e di Seriate. L’Azienda intende proseguire e se possibile ampliare il progetto. Ausl Bologna Piano triennale delle azioni positive 2008-2010 – Convenzione nido. L’iniziativa è stata avviata per andare incontro alle esigenze dei dipendenti (di cui il 70% sono donne) con figli minori di 3 anni. Esigenze e preferenze dei dipendenti sono stati registrati tramite un questionario online sulla intranet aziendale. L’Ausl ha quindi attivato una convenzione con asili nido privati adiacenti agli ospedali, prevedendo fasce orarie idonee al lavoro su turni e con dizioni economiche agevolate, pur senza oneri economici diretti a suo carico: l’Azienda ha infatti messo a punto, per coloro che ne volessero beneficiare, l’erogazione di un prestito d’onore pari alla metà della retta mensile dell’asilo. La convenzione con asili privati è stata utilizzata da circa 10 dipendenti, mentre non si è registrata alcuna richiesta per il prestito d’onore. Il progetto, attivo negli anni 2010 e 2011, sarà ripetuto nel 2012. L’Ausl di Bologna considera l’iniziativa solo una parte di un progetto più generale di aiuto per la cura della famiglia, fatto anche di flessibilità oraria, ricorso al part-time e al telelavoro, attivazione di nidi aziendali e baby parking. Asl Cn 2 Alba-Bra Competenze per dirigere in sanità, essere leader, comunicare, fare squadra. Ad integrazione del percorso formativo svolto nel 2008 - condiviso con la SDA Bocconi - per i Direttori di Dipartimento e di Struttura Complessa, se ne è svolto un altro dal titolo “Competenze per dirigere. Percorso formativo per caposala e capiufficio dell’Asl 2 CN di Alba”, rivolto ai Coordinatori di Comparto. Per tutti gli attori coinvolti è previsto un approfondimento del percorso che favorisca una integrazione ancora maggiore fra Dirigenzae Comparto. La formazione, realizzata nel biennio 2010-2011, è consistita in attività di lezione frontale in plenariae attività di piccolo gruppo con esercitazioni, finalizzate alla riflessione sul ruolo di guida di un gruppo di lavoro e le competenze di leadership necessarie. Il percorso ha visto il coinvolgimento di formatori senior della SDA Bocconi quali docenti, mentre i tutor d’aula sono stati gli psicologi afferenti alla Struttura operativa complessa Psicologia. Asl 10 Firenze Ingresso nuove risorse umane. Il Servizio Prevenzione e Protezione della Asl cura le giornate informative dedicate all’inserimento di nuove risorse umane. Obiettivo principale dell’iniziativa è quello di informare e formare gli operatori con un corso base inerente le principali normative vigenti su salute e sicurezza sul luogo di lavoro. L’Asl intende integrare questo strumento attraverso l’implementazione di un progetto di Formazione a distanza, complementare alla formazione tradizionale e attraverso l’elaborazione e diffusione di una guida che permetta al nuovo personale una maggiore conoscenza e orientamento nel nuovo contesto lavorativo. Il progetto prevede anche che il neoassunto sia accompagnato per sei mesi da un tutor, suo collega, che già lavora presso la struttura i inserimento con simile ruolo. Lo scopo è quello di facilitare l’acquisizione delle competenze necessarie, la comprensione dei compiti, nonché l’inserimento dal punto di vista relazionale nel gruppo di lavoro. Aou Genova San Martino L’impegno emotivo di fronte alla complessità della comunicazione con il paziente e il famigliare. L’intervento si inserisce nel più ampio progetto di rafforzare la formazione sulle problematiche comunicativo/relazionali. L’obiettivo è rispondere alla necessità di dar vita a interventi per la prevenzione del burn out e favorire la qualità delle prestazioni attraverso l’attenzione alla dimensione psicologico-relazionalenel lavoro di cura. Il progetto si è concretizzato in 4 moduli, ciascuno di 12 ore. I temi affrontati sono stati ad esempio: accudimento e fiducia; corpo e immagine corporea; famigliari e curanti di fronte alla morte in ospedale; l’equipe come risorsa: discussione di casi clinici. Il progetto, di cui sono effettuate circa 3 edizioni ogni anno, è stato avviato nel 2008 e prosegue tutt’oggi. Alla luce dei risultati ottenuti è prevista la sua prosecuzione anche per l’anno 2012, per consentire la partecipazione ai dipendenti dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro recentemente accorpato all’Aou San Martino. Asl Matera Safety walk around-SWA – Giri per la sicurezza - migliorare i livelli comunicativi e di sicurezza nelle varie realtà aziendali. Il progetto ha coinvolto operatori sanitari tra medici e infermieri che, organizzati in gruppi di 10-12, hanno partecipato a vari incontri tenutisi all’interno delle diverse Unità operative. Agli incontri, della durata di pochi minuti, hanno preso parte gli esperti e singoli operatori alternati a piccoli gruppi, cercando di raccogliere e di stimolare segnalazioni del personale inerenti eventuali situazioni di danno o rischio. Il progetto è stato lanciato con l’idea di ottenere diversi risultati, tra cui: migliorare le capacità 9 Aprile 2012 comunicative e relazionali nell’ambito del gruppo e nell’attività professionale, aspetto propedeutico alla partecipazione efficace ad una esperienza comune di miglioramento; acquisire e rafforzare contenuti cognitivi (modelli concettuali, teorie di riferimento, evidenze scientifiche in ambito clinico e gestionale, etc.), oltre che competenze per l’analisi e la risoluzione di problemi in vari contesti (clinico, organizzativo, relazionale). Aou Messina Training aziendale per l’inserimento lavorativo degli infermieri neoassunti e/o trasferiti nelle aree di emergenza /urgenza. Il personale infermieristico impegnato nelle aree di emergenza/ urgenza deve possedere competenze specifiche per un ottimale rendimento professionale ed umano, al fine di evitare inefficienze cliniche e criticità operativo-gestionali potenzialmente più pericolose che in altri reparti o strutture. Per accompagnare l’inserimento in queste aree di intervento, l’Aou ha approntato un sistema di affiancamento e tutoraggio del personale neoassunto/trasferito, che deve poter operare in modo autonomo attingendo alle risorse individuali e alle strategie di coping, oltre che avere consapevolezza degli aspetti legati alla salute e sicurezza sul lavoro. Dopo un iniziale colloquio conoscitivo e la identificazione del tutor più idoneo, è avviata la pianificazione tecnica dell’inserimento con relativa definizione degli obiettivi. La prima fase di affiancamento si conclude con una iniziale valutazione dopo 15 giorni, mentre la seconda termina dopo 6 mesi con una relazione finale del tutor sull’attività del neoassunto. Dal settembre 2011 sono stati 8 gli infermieri neoassunti seguiti nel percorso di inserimento, ed il progetto è ancora in fase di realizzazione. Asl Milano Organizziamoci in sicurezza: prima delle regole, oltre le regole. L’obiettivo principale del progetto è stato quello di diffondere le regole dell’organizzazione aziendale e della sicurezza e fare in modo che il personale neoassunto le facesse proprie. Oltre che i neoassunti, l’iniziativa ha coinvolto il personale dell’Asl in servizio da meno di un anno. Il progetto, realizzato tra giugno e dicembre 2011, ha visto il coinvolgimento di 38 operatori di recente assunzione, seguiti da un ampio team multiprofessionale tra cui il responsabile del Servizio Prevenzione e protezione.La formazione è stata attuata in 3 sessioni, 2 di aula (una dedicata all’Azienda, l’altra alle normative sulla sicurezza) e l’ultima esperienziale, che ha previsto una visita alla struttura della Asl con simulazioni di varie situazioni ed eventuali pericoli. L’Asl è soddisfatta della riuscita dell’iniziativa, che si è dimostrata molto utile per raggiungere una maggiore sensibilizzazione degli operatori sul tema della sicurezza attraverso la lettura consapevole della normativa e le regole per una corretta prevenzione dei rischi. Ao Modena Formazione al project management. Il progetto, che prosegue anche dopo la conclusione del Laboratorio Fiaso, siè rivolto al personale dipendente con funzioni direziona li. L’intervento si è proposto di far acquisire le conoscenze e le competenze necessarie ad impostare e governare un progetto per tutta la sua durata, nonché di sviluppare le capacità ed i comportamenti manageriali correlati. La metodologia didattica utilizzata è stata fortemente interattiva, ed il percorso formativo si è completato con la realizzazione di un Project Work che comprende un assessment di valutazione finale. Per consentire a tutti i partecipanti di apprendere le competenze necessarie all’assunzione del ruolo di project leader, all’inizio del percorso formativo è stato chiesto loro di identificare una ipotesi reale di progetto da realizzare nell’ambito del project work. Tutte le proposte sono state valutate dal Comitato tecnico scientifico e le migliori 4 sono divenute progetti aziendali che i 4 team, costituiti dal medesimo Comitato, hanno realizzato nell’ambito dei project work. Ausl Rimini Miglioramento della comunicazione interna. L’intervento ha previsto la modulazione di diverse azioni col fine ultimo di coinvolgere l’intero personale dell’Azienda nei processi e nelle dinamiche dell’organizzazione. Il progetto è stato realizzato e viene ripetuto in modo strutturato in Azienda. Tra gli strumenti di comunicazione e condivisione delle informazioni utilizzati segnaliamo: • Pagina web aziendale (diffonde tutte le informa zioni inerenti convegni e congressi, e attività formative organizzate dalle diverse articolazioni aziendali); • Quaderni Asri (una reportistica delle attività che vengono svolte all’interno dell’Azienda e pubblicazioni di argomenti dedicati/specifici nei percorsi interni aziendali); • Ausl Rivista quadrimestrale (spedita al domicilio dei dipendenti, affronta argomenti tematici); • Lettere del Direttore Generale nel cedolino dello stipendio (consistono in comunicazioni che il Dg intende trasmettere direttamente ai dipendenti dell’Azienda); • Progetto “Dr. Ausl” (iniziativa promossa da un gruppo di medici che affronta tematiche di particolare pregnanza per il servizio sanitario, con l’obiettivo di aumentare il senso di appartenenza ad esso). Asl Roma E Intervento sul disagio da lavoro. L’intervento intende offrire, da un lato, una consulenza psicologica agli operatori orientataall’elaborazione degli aspetti emozionali del lavoro e, dall’altro, un’azione correttiva volta a rimuovere le disfunzioni organizzative e alla riduzione dei rischi psicosociali emersi. Obiet tivi finali dell’intervento sono la riduzione del rischio delle patologie stress lavorocorrelate, il miglioramento di una politica aziendale di prevenzione del disagio lavorativo, la valorizzazione del fattore esistenziale e umano. L’approccio metodologico scelto è stato quello di incontri di focus group e di valutazioni cliniche individuali del personale coinvolto. Il personale coinvolto è quello medico e infermieristico afferente al Pronto Soccorso e alla Cardiologia del Polo Ospedaliero Santo Spirito. Per il progetto, in fase di realizzazione, è previsto un allargamento a tutte le strutture con la stessa modalità. Apss Trento Progetto PER.LA. (Personalizzazione del lavoro). Il progetto è la conseguenza di uno studio svolto sulle problematiche dell’orario di lavoro in Apss. Il suo obiettivo consiste nel permettere ai dipendenti di conciliare la vita familiare con quella lavorativa, in modo da potersi mantenere in servizio attivo e continuativo e non dover essere costretti a usufruire di strumenti contrattuali, quali ad esempio il part-time o permessi a vario titolo, per conciliare la vita professionale e quella personale, con conseguenti e possibili discriminazioni per il dipendente oltre che difficoltà nell’organizzazione del lavoro. Durante la sperimentazione il progetto, e dunque lapersonalizzazione degli orari di lavoro e l’introduzione del telelavoro con modalità concordate, è stato adottato in alcune aree circoscritte del territorio Aziendale. Ausl Viterbo Sportello di ascolto in ambito lavorativo. È stata attivata una funzione di ascolto e di prima risposta, ad accesso immediato, rivolto a tutto il personale con disagio psicologico connesso all’attività lavorativa. Tale funzione ha lo scopo di sostenere le persone con disagio di grado lieve o di indirizzare ai servizi preposti coloro che manifestano disagio psicologico che richiede risposte terapeutiche più complesse. Il servizio si esplica in un iniziale colloquio psicologico con accesso diretto e successiva presa in carico. Il progetto è stato realizzato nei mesi di luglio – dicembre 2011 ed è stato deciso, vista la riduzione del disagio lavorativo percepito dai dipendenti, di protrarre la disponibilità dello sportello anche dopo la conclusione del Laboratorio Fiaso. Ulss 3 Bassano del Grappa Tangram leadership: le competenze per lo sviluppo delle risorse umane. L’Ulss ha adottato un progetto per la realizzazione di percorsi formativi che rispondessero ad una necessità espressa dalla direzione strategica di migliorare la capacità della dirigenza stessa nella gestione dei rapporti con i collaboratori. L’obiettivo primario del percorso formativo era quello di instaurare un clima migliore all’interno delle Unità operative, tra primari e loro collaboratori e definire un modello comune di gestione delle risorse umane. La metodologia scelta è stata quella che si richiama alla cosiddetta “Tangram leadership©”, un gioco di lontana origine cinese ispirato alle “sette pietre della saggezza” della leadership. Diverse sono state le modalità proposte: dal corso frontale in aula, alle lezioni integrate con filmati, all’attività di coaching individuale. Il percorso ha coinvolto Direttori di Struttura complessa e semplice dipartimentale, dirigenti medici, dirigenti amministrativi e Coordinatori infermieristici della Ulss, per un totale di 10 Aprile 2012 oltre 200 dipendenti. Il progetto potrebbe essere riproposto per i nuovi assunti, sia dell’area dirigenza che per quella di comparto. Ausl 12 Viareggio Corso “Noi strumenti di lavoro. Orientare il contesto organizzativo: facilitare le relazioni”. L’iniziativa rientra nel progetto aziendale “Lavorare e star bene assieme: pratiche per lo sviluppo delle risorse umane ed il benessere organizzativo” ed è stata intrapresa al fine di dare al personale gli strumenti cognitivi utili alla gestione del contesto organizzativo ed offrire una dimensione esperienziale per il miglioramento delle abilità relazionali. Il progetto pre vede una edizione annuale di 5 incontri formativi per la durata di 4 ore ciascuno. È dal 2009 che l’Azienda investe in questo progetto, che vede il coinvolgimento di animatori della formazione, facilitatori delegati alla sicurezza del paziente, referenti assicurazione qualità. Ad ogni incontro una parte didattica svolta dai vari relatori è seguita da una dimensione esperienziale sugli aspetti psicologici. Nelle esercitazioni i progetti di lavoro sono tesi a facilitare le relazioni operatore – organizzazione, operatore – operatore, operatore – utente. Fonte: www.quotidianosanita.it lieri di differente grandezza il calcolo delle ferie sarà effettuato trasformando i giorni in ore e pertanto il monte ore di feriecorrisponderà a 173 ore (26 x 6,66). Ovviamente il godimento delle ferie avverrà per giorni interi e non potrà essere frazionato a ore. L’orario di lavoro ordinario settimanale è fissato in 38 ore da articolare di norma su 6 giorni (possibile farlo anche su 5 giorni). Il risultato maggiore è nella definizione delle declaratorie contrattuali cercando di farle coincidere con la vita vera dei lavoratori per la tipicità delle strutture e nel contempo cercando di raccogliere le esperienze più significative della contrattazio ne del settore così come ben descrive la premessa alla loro elencazione: «L’evoluzione del lavoro nell’ambito dell’assistenza alla persona anche dal punto di vista socio-sanitario e assistenziale si sviluppa nella relazione tra organizzazione aziendale, professionalità degli operatori (anche attraverso i sistemi di inquadramento del personale), bisogno e necessità delle persone che vengono assistite. In questo quadro si muove la nuova classificazione del personale, valorizzare tutti e tre questi elementi. Questa classificazione non è però un punto di arrivo, ma un punto di partenza al fine di ottenere una struttura flessibile che si adatti alle mu- IN BREVE... SANITA’ PRIVATA: PRIMO CONTRATTO NAZIONALE PER LE RSA. AIOP E FIALS FIRMANO UN ACCORDO PER REGOLAMENTARE IL PERSONALE DELLE RESIDENZE SOCIO ASSISTENZIALI. Per la prima volta le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) hanno un loro specifico contratto di lavoro che tiene conto dei fattori economici e gestionali propri del settore. In questo momento di difficoltà per tutte le aziende della Sanità, legato a quello finanziario della pubblica amministrazione, nell’erogazione dei pagamenti (effettuati in tempi biblici e con il contagocce), ciò che è statofatto il 22 marzo scorso, con la sigla del Ccnl delle strutture residenziali e socio-assistenziali aderenti all’Aiop, è stato quello gestire insieme la crisi (datori di lavoro e lavoratori) cercando di tutelare l’utenza, il posto di lavoro e le strutture. Non bisogna infatti dimenticare che lo scopo delle Rsa è di offrire un servizio di alto profilo che deve da una parte fare i conti con il fatturato e dall’altro fondandosi sul rapporto tra utente e operatore richiede una forte motivazione di coloro che lavorano nella struttura. Le Rsa sono istituti che assistono persone anziane non autosufficienti, non più in grado di rimanere a casa a causa delle loro condizioni di salute e di autonomia. La missione delle strutture è quella di far sentire le persone come se fossero a casa, rispettando il bisogno di riservatezza ma stimolando al tempo stesso la socializzazione tra gli ospiti offrendo nel contempo tutti gli interventi medici, infermieristici e riabilitativi necessari a un’assistenza individualizzata che mira a mantenere “vivi” interessi personali e livelli di autonomia. Detto questo va dato atto alla FIALS che ha firmato il contratto nazionale di aver cercato di lavorare insieme all’AIOP per poter permettere che il settore possa rimanere saldo nelle unità lavorative e successivamente crescere. Il risultato può dirsi estremamente soddisfacente perché partendo dal riconoscimento della situazione attuale offre a tutti dignità e speranza. Per ciò che riguarda le novità del contratto, un risultato significativo si è raggiunto nella gestione delle ferie - 26 giorni lavorativi per anno - con il superamento di un elemento di forte criticità del settore, quello delle differenti quantità orarie dei giorni. Il Ccnl infatti dispone che per i turni che prevedano orari giorna tate relazioni dei tre elementi descritti nel primo paragrafo. Valorizzare il capitale umano e la professionalità degli operatori deve essere elemento cardine per l’efficacia ed efficienza di un servizio che mette il paziente al centro di ogni azione. L’integrazione e l’intercambiabilità delle mansioni, la polivalenza dei propri compiti, l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze nell’ambito di diverse posizioni lavorative, costituiscono elementi positivi anche in relazione allo sviluppo professionale e delle carriere ». Il sistema di classificazione è articolato in otto livelli descritti da A a H. Vengono elencati nel contratto degli esempi di inquadramento relativo al livello che riguardano le figure principali operanti nelle strutture, con lo scopo di avere anche una bussola certa per l’inquadramento di coloro che verranno assunti. Nel caso in cui il lavoratore, al 1° aprile 2012, goda di condizioni economiche di miglior favore rispetto al nuovo Ccnl, viene fatto salvo il mantenimento, sui singoli istituti, a titolo integrativo collettivo, delle condizioni di fatto esistenti a livello territoriale e di Istituzione. Un altro passo importante in questa breve disamina è quello contenuto nell’allegato 1 che ha definito le attività di assistenza domiciliare, un settore di forte attenzione e di sviluppo in questo momento storico specifico. Secondo il testo queste attività sono costituite dal complesso delle prestazioni di natura socio-assistenziale prestate al domicilio di persone anziane, al fine di consentire la permanenza nel normale ambiente di vita e di integrare e/o ridurre le esigenze di ricorso a strutture residenziali (con un abbattimento dei costi sociali molto alto); il testo riporta poi una definizione e una normazione di tutti gli aspetti che riguardano la figura emergente dell’assistente domiciliare. Il pdf il contratto nazionale è disponibile sul nostro sito www.fials.it 11 Aprile 2012 IL PERSONALE DELLA SANITA’ MARITTIMA TRANSITA ALLE REGIONI. LO PREVEDE LA LEGGE DI STABILITA’. La sanità marittima e portuale passa dal Ministero della Salute alle Regioni con possibilità di forti disagi. Questo è il commento del Segretario Generale della FIALS, Pino Carbone. La FIALS è firmataria, anche, del contratto nazionale personale SASN. Lo smantellamento dal 1 gennaio 2013 dei Servizi di assistenza al personale navigante certamente non risulta cosa positiva ma lo prevede una norma della legge di stabilità che ha stabilito che le competenze in materia di assistenza sanitaria al personale navigante, saranno trasferite dal Ministero della Salute alle Regioni. Riteniamo utile, afferma Carbone, che per assicurare la continuità nelle prestazioni e dunque causare un disagio minimo al personale navigante sia necessario un confronto presso il Ministero della Salute con i sindacato firmatari del contratto nazionale e le regioni interessate per affrontare i temi relativi non solo al passaggio di competenze ma anche per le specificità dei problemi organizzativi che incontreranno le Regioni, in particolare la necessità di assicurare la tempestività delle prestazioni, che nel caso del personale navigante è requisito fondamentale in quanto si tratta per definizione di personale itinerante, spesso in sosta in porti ed aeroporti per pochissimo tempo. LA LOMBARDIA IN CIMA ALLA CLASSIFICA DELLE REGIONI CON MAGGIORE MOBILITA’ SANITARIA C’è ancora la Lombardia in cima alla classifica delle regioni verso cui c’è stata la maggior mobilità sanitaria interregionale nel 2010. Seguono a ruota Emilia Romagna, Veneto, Lazio e Piemonte. È quanto emerge dalle tabelle sui saldi di mobilità interregionale per il riparto delle risorse per il Servizio Sanitario Nazionale per l’anno 2012, approvata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella riunione del 29 febbraio scorso. I dati mostrano in particolare che la Lombardia è la regione che vanta i maggiori crediti (dalle altre regioni per le prestazioni sanitarie offerte ai loro cittadini), pari a oltre 768 milioni di euro, seguita dall’Emilia Romagna con 555 milioni, il Veneto con 305, il Lazio con 317 milioni e il Piemonte con 224 milioni. Le regioni con un saldo negativo invece, cioè dove il rapporto tra i debiti da pagare alle altre regioni e i crediti per le prestazioni elargite hanno il segno meno, sono la Campania con -298 milioni, la Calabria con -236 milioni, la Sicilia con -201, la Puglia con -173 e il Lazio con -102. UNA PIANTA CINESE CONTRASTA L’ARTRITE REUMATOIDE Da una pianta cinese potrebbe arrivare un valido aiuto per contrastare le malattie autoimmuni. Si parla nello specifico di una pianta cinese dalla quale, da oltre duemila anni si ricava un estratto che cura la malaria e che ora, potrebbe trovare altrettanta efficacia nell’approcciare le malattie autoimmuni. L’estratto di questa pianta è conosciuto sotto il nome di Chang Shang e viene ricavato da un particolare tipo di ortensia pre sente in Tibet ed in Nepal.Prima di questa scoperta, alcunistudiosi avevano già focalizzato la loro attenzione su questo vegetale , suggerendo che un composto derivato da “un ingrediente bioattivo dell’estratto”, l’alofuginone (Hf), poteva essere utile per trattare questo tipo di malattie. Gli scienziati della Harvard School of Dental Medicine hanno perfezionato la ricerca, scoprendo definitivamente i “segreti” nascosti della pianta a livello molecolare.Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di settore Nature Chemical Biology ed illustra come l’alofuginone sopra citato sia in grado di innescare una risposta capace di “bloccare” una classe pericolosa di cellule immunitarie, dal nome Th17 coinvolte in molte malattie autoimmune. Spiega il ricercatore Malcolm Withman, tra gli autori:L’Hf previene la risposta autoimmune senza danneggiare la normale attività immunitaria. Il potrebbe ispirare nuovi approcci terapeutici per una varietà di malattie autoimmuni SANITA’, CON IL FEDERALISMO RISPARMI PER 4-5 MILIARDI Non chiamateli «tagli». La speranza di cura per mettere in ordine i conti di asl e ospedali e produrre consistenti risparmi di spesa sanitaria, è affidata a due parole magiche: efficienza e qualità. Che dovranno portare con sé, senza sconti, la lotta agli sprechi. Snodo cruciale saranno i costi standard, che dovr ebbero garantire tra i 4 e i 5 miliardi di risparmi. Accompagnando il tutto con altri interventi già in cantiere: dalla stretta sull’acquisto di beni e servizi ai farmaci, dal personale ai ricoveri. Senza tralasciare l’impulso sempre più deciso che sarà dato in prospettiva alla sanità integrativa, verso la quale indirizzare spese di più già ora trascurate dal Ssn, a cominciare da odontoiatria e long term care. Nella manovra che ci chiede la Ue, la spesa sanitaria farà senz’altro la sua parte. Soprattutto quando i costi standard cominceranno ad essere applicati. E la prospettiva è ormai a portata di mano: questione di un anno e mezzo, ormai. Perché tutto avverrà all’incrocio astrale che sicuramente non a caso è stato fissato per legge tra il 2012 e il 2013: a fine 2012 scadrà il «Patto» per la salute, nel 2013 partiranno i costi standard sanitari sulla base dei bilanci 2011 (quelli di quest’anno) di asl e ospedali, con tanto di benckhmark tra le 3 regioni migliori, o almeno di quelle scelte in una rosa di 5 con i governatori: una del nord (la Lombardia), una del centro (forse la Toscana), una del sud (oggi come oggi la Basilicata). Scelta anche politica, è chiaro, che servirà a ciascuna regione per aggiustare le medie e trovarsi il più possibile meno spiazzata all’atto del riparto dei fondi. Intanto però le ipotesi di risparmio dovrebbero essere contabilizzate come minor spesa anche tendenziale per il Ssn. Tanto più che proprio l’anno prima scadrà il «Patto» con le Regioni e con i governatori si negozierà su nuove basi. Appostare queste previsioni di minore spesa nella manovra in arrivo, non è così un semplice esercizio di stile da parte del Governo e dei tecnici che ci stanno lavorando da tempo. Anche se naturalmente non mancano le contro indicazioni: i governatori invocheranno certezze di finanziamento e tireranno la corda, lamentando tra l’altro il mancato varo dei nuovi livelli essenziali di assistenza (i Lea), da tempo nei cassetti dell’Economia. Il rischio di tagli alle prestazioni, insomma, è dietro l’angolo. Ma di tagli il Governo non vorrà sentir parlare. Perché l’applicazione dei costi standard, è la tesi, porterà con sé efficienza, qualità e, dunque, risparmi. Mettendo ordine nelle differenze abissali tra Regioni: dalla durata di un ricovero prima dell’operazione (in Molise dura il 50% più che in Lombardia ed Emilia) ai ricoveri inappropriati (tutto il sud è in fondo alle classifiche) fino ai parti cesarei (62% in Campania contro il 23% a Bolzano). Per non dire degli acquisti fuori ordinanza di attrezzature: una tac identica è costata 1.554 o 999 euro, sempre in Campania; una siringa da 5ml assolutamente uguale 5 centesimi in Sicilia e solo 3 in Toscana. Non è un caso che nel decreto su premi e sanzioni legato al federalismo fiscale, si preveda dal 2012 un bonus per chi istituisce una centrale acquisti e gare per importi di alto valore. Per risparmiare, naturalmente. Anche in vista dell’elaborazione dei prezzi di riferimento per l’acquisto di prestazioni e servizi sanitari e non: chi spenderà di più dovrà segnalarlo alla Corte dei conti, con tutte le (eventuali) conseguenze del caso. 12 Aprile 2012 SENTENZE E SANZIONI DISCIPLINARI IRROGATE AI PUBBLI DIPENDENTI SONO IMPUGNABILI SIA MEDIANTE IL TENTATIVO DI CONCILIAZIONE SIA CON LE PROCEDURE ARBITRALI. LO CHIARISCE IL MINISTERO DEL LAVORO. L’interpello del Ministero del Lavoro del 10 aprile 2012, n. 37/0006869 scioglie il dubbio interpretativo derivante dalla apparente inconciliabilità tra quanto dispone l’articolo 55, comma 3, del dlgs 165/2001 e le disposizioni del codice di procedura civile in tema di processo del lavoro, riformate dalla legge 183/2010 (il cosiddetto collegato lavoro). Ai sensi della regola speciale contenuta nel dlgs 165/2001 «la contrattazione collettiva non può istituire procedure di impugnazione dei provvedimenti disciplinari. Resta salva la facoltà di disciplinare mediante i contratti collettivi procedure di conciliazione non obbligatoria, fuori dei casi per i quali è prevista la sanzione disciplinare del licenziamento (...)». Detta previsione, inserita nel dlgs 165/2001 dal dlgs 150/2009, cioè la riforma-Brunetta, ha introdotto nell’ambito del lavoro pubblico il divieto di ricorrere avverso i provvedimenti disciplinari emessi dai dirigenti o gli uffici delle p.a., avvalendosi di forme arbitrali fissate dai contratti collettivi o, come precisa l’interpello del ministero, ricorrendo al collegio di conciliazione operante presso le direzioni provinciale del lavoro, in applicazione dell’articolo 7, commi 6 e 7 della legge 300/1970. Il ministero del lavoro nota, però, che successivamente alla riforma Brunetta, la legge 183/2010 ha modificato proprio la regolamentazione di conciliazione e arbitrato nell’ambito della disciplina delle controversie del lavoro, per altro al preciso scopo di ottenere un effetto deflattivo del contenzioso avanti ai giudici. L’articolo 31, comma 9, della legge 183/2010 ha stabilito espressamente che le nuove regole sull’arbitrato contenute negli articoli 410, 411, 412, 412-ter e 412-quater del codice di procedura civile sono applicabili direttamente alle controversie del lavoro riguardanti i dipendenti pubblici, abolendo le regole speciali sul tentativo obbligatorio di conciliazione e il collegio di conciliazione, contenute negli articoli 65 e 66 del dlgs 165/2001. Di conseguenza, poiché le vertenze relative alle sanzioni disciplinari riguardano i rapporti di lavoro, secondo l’interpello è possibile per i dipendenti pubblici opporsi all’eventuale irrogazione di sanzioni disciplinari esperendo le procedure di conciliazione e arbitrato previste dagli articoli 410 e 412 c.p.c. Del resto, il tentativo di conciliazione, divenuto facoltativo, trova la sua fonte direttamente nella legge e non nella contrattazione collettiva; sicché non risulta applicabile il divieto posto dall’articolo 55, comma 3, del dlgs 165/2001, che non permette di avvalersi di conciliazione e arbitrati regolati da contratti collettivi. Resta invece preclusa la possibilità del cosiddetto arbitrato irrituale previsto dall’articolo 412-ter del codice di procedura civile, in quanto tale forma di gravame è rimessa alla disciplina della contrattazione collettiva. LE FERIE NON GODUTE PER MALATTIA VANNO PAGATE Se il lavoratore è malato e ciò gli impedisce, indipendentemente dalla sua volontà, di godere del periodo di ferie queste gli vanno monetizzate. Lo ha affermato il Tar Tar Puglia - Lecce - Sezione III - Sentenza 19 maggio 2011 n. 876. I giudici amministrativi ricordano che il diritto alle ferie annuali, tutelato dall’articolo 36 della Costituzione, è riconducibile non solo a una funzione di corrispettivo dell’attività lavorativa, ma al soddisfacimento di esigenze psicologiche fondamentali del lavoratore, il quale, a prescindere dalla effettività della prestazione, con le ferie può partecipare più incisivamente alla vita familiare e sociale e può vedersi tutelato il proprio diritto alla salute nell’interesse dello stesso datore di lavoro. La maturazione di tale diritto, pertanto, non può essere impedita dalla sospensione del rapporto per malattia del lavoratore. La conseguenza è che, qualora il dipendente si trovi nell’assoluta impossibilità di godere del periodo di ferie perché malato, l’eventuale non monetizzazione del diritto in questione finirebbe per danneggiarlo, impedendogli anche di ottenere, pur in presenza di una causa a lui non imputabile, a titolo sostitutivo, il pagamento delle ferie non godute. Visto che il diritto alle ferie è finalizzato non solo al reintegro delle energie psico-fisiche, ma a consentire lo svolgimento di attività di carattere personale, familiare e sociale, il collocamento in aspettativa per infermità, oltre a impedire il godimento delle ferie già maturate, non preclude la maturazione del diritto al congedo ordinario: il lavoratore, in queste ipotesi, deve quindi ottenere il compenso sostitutivo del congedo ordinario maturato e non fruito. RELAZIONI SINDACALI E DECRETO BRUNETTA IN SANITA’. SANZIONATA LA CONDOTTA DI UNA ASL Il Tribunale di Torre Annunziata con una recente sentenza, ex art. 28 Legge n. 300/70, ha accolto il ricorso proposto dalle OO.SS. sanzionando la condotta di una ASL per avere unilateralmente adottato deliberazioni volte ad incidere sui processi occupazionali, sull’organizzazione degli uffici e servizi e sulla dotazione organica, senza alcun tipo di confronto con le organizzazioni sindacali. La ASL aveva motivato la propria condotta con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 150/09 ed in particolare dell’art. 5 comma 2 del D.lgs. 165/2001 nella sua nuova formulazione che prevede che “le determinazioni per l’organizzazione degli uffici e le misure inerenti alla gestione dei rapporti di lavoro sono assunte in via esclusiva dagli organi preposti alla gestione con la capacità ed i poteri del privato datore di lavoro fatta salva la sola informazione ai sindacati, ove prevista nei contratti di cui all’art. 9…”. Il giudice ha ritenuto che tale motivazione fosse priva di fondamento, rilevando il contenuto dell’art. 65, ultimo comma del D.lgs. 150/2009 che prevede espressamente che “le disposizioni relative alla contrattazione collettiva nazionale di cui al presente decreto si applicano dalla tornata successiva a quella in corso”…. Il giudice in particolare ribadisce la vigenza dei contratti collettivi nazionali (e quindi del sistema delle relazioni sindacali) e la loro piena operatività vista l’assenza di un’espressa disposizione circa l’immediata caducazione di tutti gli accordi negoziati. Il tutto comporta che, per quanto concerne la contrattazione collettiva nazionale, le norme del decreto n. 150/2009 non trovano applicazione fino alla prossima tornata contrattuale e quindi saranno i prossimi contratti nazionali che dovranno regolamentare la materia attribuendo ai sindacati poteri di negoziazione su quei temi la cui regolamentazione è stata demandata esclusivamente alla legge ed ai poteri della dirigenza. Si allega in pdf sentenza CONDOTTA ANTISINDACALE DELL’ASL CHE NON COMUNICA CHI DEVE GARANTIRE LE PRESTAZIONI INDISPENSABILI La Corte di Cassazione precisa gli obblighi datoriali di comunicazione dei nomi dei lavoratori che garantiscono i servizi pubblici essenziali in caso di sciopero. In particolare, la sentenza n. 13780/2011 afferma l’antisindacalità del comportamento del datore di lavoro che ometta di comunicare al sindacato i nominativi che - in caso di sciopero - dovranno garantire i servizi pubblici essenziali. Il provvedimento in commento precisa che nella specie è leso non solo l’interesse dei singoli lavoratori, ma anche quello del sindacato, che ha autonomo interesse a conoscere i nominativi in questione. La Corte ritiene inoltre che non può presumersi in alcun modo che l’interesse del sindacato possa essere soddisfatto da dirette comunicazioni dei lavoratori al sindacato medesimo, non solo perchè l’obbligo in questione grava sul datore, ma anche perchè i lavoratori che rimangono in servizio possono ben essere non aderenti o affiliati ad altro sindacato. La sentenza è importante anche perchè sottolinea la possibilità del giudice adito ex art. 28 St. lav. di acquisire documenti prodotti in corso di causa, atteso il carattere informale dell’istruttoria in questione. Su quest’ultimo profilo, in giurisprudenza, Cass. Sez. L, Sentenza n. 2808 del 23/03/1994 ha affermato che, nel procedimento speciale regolato dall’art. 28 della legge n. 300 del 1970, il rito della fase interdittale non richiede l’indicazione specifica 13 Aprile 2012 dei mezzi di prova di cui il ricorrente intende avvalersi ma solo l’allegazione degli elementi della dedotta fattispecie di condotta antisindacale, restando affidata all’iniziativa del Pretore e al mezzo delle sommarie informazioni l’acquisizione di tutte le circostanze strumentali al relativo accertamento. I fatti dedotti o comunque acquisiti nel procedimento sommario costituiscono un limite alla cognizione del giudice della successiva fase di opposizione, che deve riguardare la condotta illecita originariamente denunciata; il Pretore dell’opposizione può tuttavia tener conto di episodi non denunciati in ricorso ma dedotti successivamente - che rappresentino la continuazione o il necessario collegamento di quelli in precedenza allegati (in quanto riferibili a complesse strategie datoriali attuate con comportamenti tra loro in progressione), al solo fine di confermare, con l’ottenuto risultato, la condotta già individuata siccome diretta a quel compimento. (Cassazione civile Sentenza, Sez. Lav., 23/06/2011, n. 13780) DALLE REGIONI Veneto: la Regione dalle donne dal cuore piu’ sano, ma ha molti problemi con l’alcol. Piemonte: e’ la Regione con la migliore organizzazione dei punti nascita ma dove e’ piu’ frequente la meningite da Streptococco. Valle d’Aosta: la Regione dove si fanno piu’ figli ma con il piu’ alto tasso di ospedalizzazione per patologie alcol-correlate. Abruzzo: la Regione in cui piu’ si e’ ridotto il tasso di aborti in un anno, ma con la maggiore mortalita’ infantile e neonatale. Basilicata: la Regione con il minor consumo di antidepressivi, ma col maggior tasso di persone obese. PA di Bolzano: c’e’ il numero piu’ alto di sportivi attivi, ma e’ dove c’e’ il maggior numero di consumatori di alcol a rischio fra i giovanissimi. Calabria: la Regione dove si fuma meno ma che presenta la piu’ alta spesa farmaceutica per cittadino. Campania: la Regione del Sud che consuma piu’ frutta e verdura, ma con meno sportivi. Emilia Romagna: la Regione con la piu’ estesa assistenza domiciliare integrata ma con la produzione maggiore di rifiuti procapite. Friuli Venezia Giulia: la Regione con Asl e Aziende Ospedaliere piu’ trasparenti su liste d’attesa, ma in cui e’ aumentata di piu’ nell’arco di un anno la spesa pro capite per consumo di farmaci con la popolazioma con piu’ fumatori. Liguria: la Regione piu’ parsimoniosa sul sumo di farmaci, ma con piu’ anziani Umbria: la Regione con il maggior consumo di farmaci generici, ma con l’aumento maggiore di ricoveri inappropriati per insufficienza cardiaca. Sardegna: la Regione che ha migliorato di piu’ la raccolta differenziata, ma con una gestione delle emergenze da migliorare. Pregi e difetti di ogni Regione italiana dal punto di vista della salute e dell’assistenza sanitaria. E’ l’’Atlante’ che emerge nel Rapporto Osservasalute 2011, presentato all’universita’ Cattolica di Roma lo scorso 23 aprile. Eccone i dettagli: la Regione cresce di piu’, PA di Trento: quelli che sfoggiano la silhouette migliore, ma e’ dove ci sono piu’ giovani con consumi di alcol a rischio. Sicilia: la Regione in cui si bevono meno alcolici, ma dove si fumano piu’ sigarette al di’. SALUTE: PREGI E DIFETTI IN SANITA’, L’ATLANTE DELLE REGIONI ITALIANE Lazio: ne che Toscana: la Regione con la migliore gestione dei ricoveri a regime ordinario, ma dove si consumano piu’ antidepressivi. consoli. Lombardia: la Regione con le Asl piu’ trasparenti su liste d’attesa, ma che presenta ancora elevati tassi di mortalita’ per tumori. Marche: la Regione con meno anziani che vivono soli, ma dove ci sono piu’ giovanissimi maschi con consumi di alcol rischiosi. Molise: la Regione con il tasso piu’ basso di interruzione volontaria di gravidanza per le minorenni, ma dove si fanno meno figli. Puglia: la Regione coi maschi dal cuore piu’ sano, ma con le Asl meno trasparenti su liste d’attesa. REGIONE PUGLIA: VARATE LE DELIBERE PER LA RAZIONALIZZAZIONE DEL RICORSO ALLE PRESTAZIONI AGGIUNTIVE Con la pubblicazione sul Bollettino della Regione Puglia n. 52/2012 delle deliberazioni n. 480 e 486 sono state emanate le nuove linee guida relative alla razionalizzazione del ricorso alle prestazioni aggiuntive, rispettivamente, sia per l’area medica e veterinaria che del comparto dopo una intesa tra Regione ed OO.SS. di categoria. Si ricorderà che la legge regionale n. 2/2011 relativa all’approvazione del Piano di rientro della Regione Puglia 2010 – 2012, prevedeva l’abbattimento della spesa per prestazioni aggiuntive ex art. 54 e 55 del CCNL 08.06.2000 per l’area medica e veterinaria e ex legge n. 1/2000 per il personale del comparto nella misura del 30% per l’anno 2010, del 50% per l’anno 2011 e dell’80% per l’anno 2012. Le due delibere di Giunta Regionale sono reperibili sul nostro sito www.fials.it DALLE SEDI REGIONALI E PROVINCIALI FIALS FIALS LAZIO: LA REGIONE TAGLIA I FONDI AL PERSONALE SANITARIO ‘’In questo clima di profonda crisi economica’’,’’si tagliano i soldi dalle indennita’ dei medici, dei tecnici e degli infermieri. In pratica di tutti quelli che ‘tirano la carretta’ nei reparti, nei pronto soccorso e nei distretti sanitari da quando il blocco del turnover e’ stato imposto per ragioni di rientro dal debito’’. Lo afferma il segretario regionale di Fials Confsal, Gianni Romano a commento della nota regionale del Dipartimento programmazione economica e sociale. ‘’Si tratta - spiega - di una premialita’ alla rovescia: ossia si tagliano i fondi a chi lavora di piu’ quando invece, la Legge Finanziaria corrente e’ vero che blocca gli aumenti di stipendio e le nuove assunzioni, ma non incide sulle cosiddette indennita’ di carriera contrattualmente vigenti. Ci dispiace muovere una critica a chi amministra - precisa Romano 14 Aprile 2012 - ma se avesse fatto piu’ attenzione a leggere la parte normativa economica applicabile si sarebbe accorto dell’immane errore commesso. Per dirla in breve se c’e’ un determinato ammontare di trattamento accessorio da dividere tra chi e’ in servizio se una parte di questo personale va in pensione sempre di quello stesso ammontare si tratta. Soprattutto perche’ a lavorare sone che pero’ dovranno magari saranno svolgere piu’ meno permansioni’’. ‘’Invitiamo pertanto la Regione a ritirare subitaneamente la nota ‘tagliasoldi’ e a rivedere la propria economia interna. Infatti - prosegue Romano - nel palazzo di Via Cristoforo Colombo si spende e si spande, altrettanto nel palazzo della Pisana ma quando si tratta di servizi ai cittadini e di stipendi ai dipendenti allora si tira la cinta e si legano i cordoni della borsa’’. (Fonte: ASCA Roma, 24 aprile) FIALS BOLOGNA: FIALS CONTRO IPOTESI DI ESTERNALIZZAZIONE Daniele Bedetti, segretario provinciale del sindacato Fials, critica l’intenzione del direttore del Policlinico, Sergio Venturi, di esternalizzare il servizio delle cucine, come confermato di recente a “Repubblica”. E attacca sul costo della consulenza, affidata a una società di Milano: “Non ci sono i soldi per pagare gli straordinari degli infermieri”. “Sono stati spesi nove milioni di euro per ristrutturare il servizio di mensa, e adesso lo si vuole affidare ai privati”. Daniele Bedetti, segretario provinciale della Fials – secondo sindacato per rappresentanza al Sant’Orsola – critica la direzione dell’ospedale in merito alla possibile esternalizzazione del servizio cucine del Policlinico. Un’ipotesi avanzata di recente dal direttore generale Sergio Venturi, che ha affidato alla società esterna Conal uno studio di fattibilità: «Una consulenza costata 40mila euro - attacca il sindacato –. E poi non ci sono i soldi per pagare gli operatori socio sanitari e gli infermieri». Le nuove cucine del Sant’Orsola vennero inaugurate nel 2010, sotto la direzione di Augusto Cavina. Richiesero uno sforzo economico notevole: 9 milioni di euro investiti, 132 dipendenti. Di recente, a causa dei tagli e della mancanza di risorse a cui va incontro la sanità in Regione, l’attuale direttore Sergio Venturi ha confermato a Repubblica il monitoraggio delle cucine, non escludendo «l’eventualità di cedere il servizio. La nostra missione non è quella di fare gli chef». Ma il progetto non piace alla Fials, che lamenta uno scarso coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nelle scelte dell’azienda: «I rappresentanti devono essere invitati ai tavoli di discussione, non solo interni al policlinico ma anche esterni, come quelli provinciali, dove non partecipiamo dal 2010 pur essendo stati accreditati», continua Bedetti. Il segretario provinciale condivide «l’esigenza di ammodernamento dei padiglioni edilizi, strutture molto datate, e di alcuni servizi dell’ospedale», ma non ritiene opportuno «esternalizzare servizi come la ristorazione». Il sindacato autonomo critica anche le modalità dello studio di fattibilità, che potrebbe portare alla cessione del servizio pasti. Il Policlinico, infatti, si è avvalso della consulenza della società milanese Conal. E qui Bedetti sente puzza di bruciato: «È la stessa società che consigliò all’Ausl di cedere il servizio delle cucine, una pistola ancora fumante. Ma noi non siamo stati coinvolti, questi consulenti non ci hanno mai chiesto pareri». La Fials punta l’indice contro il costo del monitoraggio, che sarebbe di 40mila euro, «mentre non ci sono soldi per pagare gli operatori socio sanitari e gli infermieri». Carlo Lopopolo, infermiere del Sant’Orsola, racconta che «troppo spesso il lavoro straordinario viene utilizzato come ordinario», ore in più non pagate che si accumulano al termine del fondo per pagare gli straordinari. E aggiunge: «Esiste un notevole rischio nel far lavorare gli operatori interni 47 ore a settimana. Non sempre l’attenzione può essere quella necessaria a garantire un servizio di assistenza adeguato». FIALS CASERTA: SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA Documento congiunto dei sindacati dell’Asl di Caserta per chiedere una svolta nella gestione dell’azienda sanitaria casertana. A firmarlo le segreterie provinciali di CGIL FP, CISL FP ,UIL FP, FIALS , FSI, CGIL Medici, CISL Medici, UIL Medici, ANPO ASCOTI FIALS Medici, FSI Medici, ANAAO, CIMO, SNAMI, FVM. FESMED. “Le scriventi Organizzazioni sindacali, considerate le forti criticità organizzative e gestionali che si stanno verificando nella Azienda Sanitaria Locale Caserta, hanno promosso una riunione intersindacale per discutere ed analizzare dettagliatamente le molteplici disfunzioni rilevate. Dalla discussione è emersa chiaramente la difficoltà delle OO.SS. maggiormente rappresentative ad intrattenere corrette relazioni sindacali con la Direzione strategica della ASL. Relazioni sindacali che si possono riassumere sinteticamente in una mancanza costante di consultazione e di confronto sistematico e responsabile sui principali atti di riorganizzazione adottati negli ultimi mesi. Adottare iniziative organizzative prima di un confronto di merito sulla mission aziendale e sulla pianificazione e programmazione territoriale dei servizi per la salute, rappresenta una violazione e delegittimazione delle prerogative sindacali. L’istituzione di dipartimenti e di coordinamenti distrettuali, la mobilità del personale e la riconversione di alcune strutture ospedaliere, il conferimento d’incarichi dirigenziali in deroga alle norme vigenti, rappresentano solo alcuni emblematici esempi di una mancata consultazione e confronto, soprattutto quando tutto questo avviene alla vigilia della emanazione delle linee guida regionali sugli atti aziendali delle aziende sanitarie. Inoltre, con la incessante applicazione di tagli ai costi dei servizi e del personale, si riducono i fondi contrattuali e di conseguenza si penalizzano fortemente le retribuzioni dei lavoratori. Queste condizioni ingenerano tensioni e malumori tra il personale e possono incidere negativamente sulla quantità e qualità dei servizi resi. Pertanto, le scriventi OO.SS. chiedono il ripristino di corrette relazioni sindacali che privilegino il confronto preventivo. Chiedono, inoltre, la sospensione degli atti descritti, nelle more di un confronto urgente e articolato sulle iniziative gestionali da intraprendere per salvaguardare la qualità dell’assistenza e il potere salariale dei lavoratori”. FIALS COSENZA: CHIUSURA OSPEDALE TREBISACCE. INTERVENTO DELLA FIALS Chiusura ospedale Trebisacce. Polemiche dopo ultimo decesso. Fials: «Responsabilità per Centrodestra e Centrosinistra» «E’ iniziata nell’Alto Jonio, a soli 15 giorni dalla chiusura del “Chidichimo”, la conta dei morti a causa della disorganizzazione sanitaria e delle distanze che, come il caso ha confermato, nelle emergenze cardiologiche diventano fatali. Questa volta è toccato ad una signora di Trebisacce, proprio del comune dove insiste l’ormai ex ospedale. Immaginiamo cosa succederà ai malcapitati pazienti dei paesi interni». E’ l’amaro commento della Fials (sindacato lavoratori autonomi sanità) al decesso della signora 79enne colta da infarto e morta nell’ambulanza prima di arrivare a Rossano. «Di chi – si chiede la Fials – la colpa, o quantomeno la superficialità, di scelte così scellerate?». Per la verità, dando prova della propria autonomia, la Fials non fa distinzione e attribuisce precise responsabilità sia al centrodestra che al centrosinistra. «Il provvedimento di riconversione degli ospedali, tra cui quello di Trebisacce che costituiva l’unico presidio sanitario nel raggio di 100 chilometri, – scrive la Fials – è stato progettato dal centrosinistra ed è stato messo in atto dal centrodestra ed i nostri molteplici appelli circa i disagi e la condanna a cui sono destinati i cittadini dell’Alto Jonio sono rimasti inascoltati. La cosa più grave – aggiunge la Fials per mano del segretario aziendale Antonio Paolino – è che non si sono create alternative sul territorio, tanto che le liste d’attesa hanno tempi biblici, anche perché è in atto ormai una sfrenata corsa all’arrembaggio, in spregio a qualsivoglia valutazione obiettiva». Emblematico, secondo la Fials, il trasferimento dei due medici Cardiologi (Nipote e Ponturo) trasferiti al PS di Castrovillari quando questi avrebbero potuto, quantomeno, accorciare i tempi delle liste di attesa cardiologiche. «Ma la cosa che stride di più – aggiunge polemicamente la Fials – è il fatto che il Piano di Rientro è stato applicato solo per Trebisacce mentre a Rossano e Corigliano, nel raggio di 7 chilometri, vengono tenuti in vita, in una sorta di “zona franca”, reparti-fotocopia nei quali si utilizza il doppio del personale. Sta ad altri dunque fare i conti con la propria coscienza. Nel caso in specie – si legge in conclusione nella nota – la Fials darà subito mandato ai propri legali per una denuncia alla Procura della Repubblica affinché accerti e persegua le responsabilità organizzative che hanno determinato e determineranno la morte dei cittadini che non riusciranno a raggiungere gli ospedali-spoke nei tempi e nei modi dovuti e saranno quindi condannati a morte certa». Di vergogna e di indignazione parla invece l’Assopec a nome del mondo dell’associazionismo. «Non si è trattato affatto – scrive l’Assopec rivelando di aver già informato Leoluca Orlando ed il Sen. Ignazio Marino – di malasanità, ma di assenza di strutture sanitarie legalmente previste «Noi di Assopec, Trapezakyon, Pro Loco, Albero della Memoria, Amici del Cuore… non ci diamo per vinti, anche perché se l’emergenza si fosse verificata 10 giorni fa, prima della chiusura dell’Utic, la nostra concittadina sarebbe ancora tra noi». Poi l’Assopec rammenta la grave anomalia di oltre 90 km di territorio privo di un ospedale. «Una anomalia che va corretta subito e prima che il rosario dei morti si allunghi ancora». Pino La Rocca FIALS FERRARA: INCREDIBILI I TAGLI ESTIVI AL “DELTA” I sindaci e l’allarme lanciato dalla Fials: possono ridurre i servizi nel periodo non si turistico «Questa serie di stop per alcuni reparti nel periodo estivo avrà ripercussioni sul nostro Ospedale del Delta, che si trova in zona turistica, e in particolare viste le riduzioni previste, in contemporanea, al San Camillo di Comacchio». E’ preoccupata Paola Ricci: il sindaco di Lagosanto è d’accordo con l’allarme lanciato in questi giorni da Mirella Boschetti, segretario provinciale della Fials, la Federazione italiana autonomie locali e sanità, che ha evidenziato come - «per il risparmio sui ricoveri» e sui costi del personale - «si riducono i posti letto di Medicina e Lpa (la lungodegenza post acuzie) durante il periodo estivo, oltre ad altri importanti servizi». Riduzioni che portano a tagli di posti letto in tutte le strutture sanitarie della provincia. E come Ricci e la Fials anche altri sindaci - nei cui territori si trovano le strutture sanitarie - sono perplessi, a partire da Bondeno, Copparo, Cento, Argenta. 15 Aprile 2012 FIALS NAPOLI: Ospedale San Gennaro: chi denuncia viene rimosso In quattro pagine il direttore sanitario dell’ospedale San Gennaro, Mario Iervolino, raccoglie tutti i problemi del presidio, i rischi per il personale e per i pazienti. Non tace niente e scrive tanto del personale mandato via quanto della sterilizzatrice delle sale chirurgiche fuori uso. E il 4 aprile invia tutto al commissario straordinario, il generale Maurizio Scoppa. Il giorno dopo (5 aprile) arriva la risposta di Scoppa (disposizione numero 85): il direttore, che ha messo in luce le criticità del suo ospedale, viene rimosso, allontanato, degradato a capo di un poliambulatorio. “Premesso che questa direzione commissariale sta procedendo a una riorganizzazione delle strutture aziendali in un’ottica di ottimizzazione delle attività sanitarie - scrive Scoppa - e considerato che l’incarico politico istituzionale ricoperto dal dottore Mario Iervolino non gli consente una costante presenza presso il presidio ospedaliero San Gennaro, struttura che evidenzia particolarità criticità che richiedono un’assidua presenza del direttore sanitario, dispongo, con decorrenza immediata che al dottor Iervolino sia assegnata la direzione del presidio sanitario polifunzionale in corso Vittorio Emanuele”. Un atto militare, immediato, senza possibilità di confronto né di appello. Mario Iervolino, docente della Sun, però, è stato eletto sindaco di Ottaviano nel 2004 (in una coalizione di centrosinistra) ed è stato nominato direttore sanitario dell’Ospedale San Gennaro il 3 gennaio scorso dallo stesso com missario straordinario dell’azienda sanitaria, il generale Maurizio Scoppa,proprio nell’ambito del processo di riorganizzazione delle strutture aziendali e per “utilizzare al meglio le esperienze professionali acquisite dalla dirigenza aziendale”, come spiega lo stesso Scoppa il giorno della nomina. Ieri tutti i sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Fials, Ugl) hanno firmato un volantino in difesa del direttore sostituito all’improvviso e lo hanno difeso dall’accusa di assenteismo: “Era sempre presente”. L’unica colpa di Iervolino sembrano essere quelle quattro pagine che denunciano “la pesante vivibilità quotidiana dell’ospedale sia per i pazienti che per gli operatori del presidio stesso” ed evidenziano “carenze cosiddette storiche, ma anche le conseguenze di alcuni atti strategici determinati dall’azienda e che si sono rivelati deleteri per le attività del presidio ospedaliero”, come scrive Iervolino. E così il direttore è stato rimosso e i problemi restano. E resta la relazione. Numero uno: “I problemi agli ascensori, che si fermano così frequentemente da compromettere le attività di assistenza ai ricoverati. Alcuni reparti, tra l’altro, sono raggiungibili solo attraverso le scale, creando problemi per il trasporto al blocco operatorio, ma anche per pazienti oncologici ed ematologici in dayhospital”. Numero due: “La carenza di personale medico, nell’unità operativa di Neonatologia è stata aggravata con la disposizione 57 del 7 marzo a firma del commissario straordinario”. Stesso allarme per l’unità di Ostetricia e ginecologia, dove “la messa in quiescenza di due sanitari ha aggravato la carenza di medici per un’unità che ha, tra gli altri, il compito di assicurare il pronto soccorso ostetrico 24 ore su 24”. Numero tre: “Il personale di comparto già esiguo è stato assottigliato ulteriormente dai continui trasferimenti presso gli altri presidi. Tale condizione sarà aggravata dalla messa in quiescenza, tra maggio e luglio, di circa 50 unità operative”. Numero quattro: il blocco operatorio insufficiente, con “le sei unità operative costrette a ruotare, per gli interventi di elezione, su di una sola sala operatoria”. Numero cinque: i problemi per la sterilizzazione, visto che la sterilizzatrice per le sale operatorie “da due settimane è stata messa fuori uso” e il “materiale chirurgico viene sterilizzato all’esterno, con dispendio di personale e mezzi”. Sei: il problema dei contenitori per i rifiuti speciali tra ritardi di consegna e disservizi per il ritiro. Sette: “Le condizioni dei locali dove sono stoccati gli alimenti per la nutrizione artificiale domiciliare, locali che andrebbero completamente sanificati”. (Fonte: La Repubblica Ed. Napoli) FIALS LAZIO: La Polverini condannata per condotta antisindacale «Il tribunale civile di Roma sezione lavoro ha condannato il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini per condotta antisindacale e a norma dell’ ex art. 28 della Legge 300/70 con il divieto, per il futuro, di convocare il sindacato Ugl al tavolo di concertazione per il diritto alla mensa». Lo dichiara, in una nota, il segretario regionale di Fials Confsal, Gianni Romano, dando notizia del decreto N° 10778/12 emanato dal Tribunale Civile di Roma I Sezione Lavoro per la causa intentata dall’Organizzazione sindacale nei confronti della Regione Lazio. «Certo il motivo avrebbe del parossistico se ci si soffermasse sul fatto che la Presidente ci ha messo davvero poco a dimenticare l’ABC dello Statuto dei Lavoratori – prosegue – In realtà è il caso di specificare con dettagli – precisa Romano – che la vertenza inizia quando la Presidente Renata Polverini ammette alle trattative un sindacato privo dei necessari requisiti di rappresentatività. E guarda caso tra le decine di sigle sindacali non rappresentative che operano nel pubblico impiego l’unica ad essere convocata è stata proprio la Ugl della quale era il segretario generale fino a maggio 2010. A nulla sono valse le proteste e i richiami fatti dai nostri rappresentanti per ottenere dalla Regione una conforme applicazione delle prerogative dei sindacati: tant’è che la Regione è stata prima formalmente diffidata e invitata al rispetto dei doveri d’ufficio e successivamente denunciata con un Esposto alla Procura della Repubblica di Roma e alla Corte dei Conti>>. Infatti nella pubblica amministrazione le prerogative dei sindacati sono regolate per legge, la 151/01, che non consente alla parte pubblica di scegliere a piacimento le organizzazioni prive di una reale consistenza da ammettere alla concertazione. Infatti, per una valutazione democratica e obiettiva la rappresentatività viene misurata con il dato ponderato tra le deleghe sindacali e i voti riportati nelle elezioni delle Rsu con una soglia minima pari al 5 per cento per avere il diritto di essere ammessi ai rinnovi contrattuali. Differentemente – chiosa Romano – il sindacato oggetto delle nostre contestazioni non raggiunge neanche la soglia dell’1 per cento. Quindi, le nostre azioni legali hanno avuto lo scopo di fare recedere la Regione Lazio da un comportamento illegittimo, in ultimo quello di ammettere la UGL anche alla discussione sui buoni pasto del personale del comparto della Sanità. Alla luce dei fatti infine ci auguriamo che la sentenza e la condanna della Regione sia un deterrente per eventuali e futuri comportamenti arbitrari, diversamente – conclude Romano – non ci asterremo dal promuovere altri giudizi di merito». FIALS SASSARI: SUBITO IL CONCORSO PER INFERMIERI I segretari territoriali di Cisl, Nursing Up e Fials intervengono con una nota stampa sulla situazione della professione infermieristica nella Asl, all’interno della quale non riesce a fare un salto di qualità quanto ad organizzazione e tutela dei lavoratori. «In questi ultimi anni, subito dopo che la responsabilità dell’organizzazione infermieristica è passata di mano dalla dirigenza medica alla dirigenza delle professioni sanitarie, ci siamo illusi che la professione infermieristica insieme alle altre professioni sanitarie potesse fare un salto di qualità quanto ad organizzazione e tutela dei lavoratori stessi. Tutto questo non è avvenuto, anzi abbiamo assistito ad un continuo degrado dell’organizzazione interna dei reparti e da una sempre crescente e continua ingerenza della politica. Tutto ciò per influenzare il quotidiano vivere dei colleghi, sia all’interno dei reparti che nelle loro aspettative lavorative». «Nel frattempo – scrivono i sindacati – sono aumentati i servizi e la consapevolezza da parte dei colleghi della centralità delle varie Professioni Sanitarie nell’assistenza dei pazienti, ma da parte della Dirigenza Sanitaria dell’Asl nulla è stato fatto di rilevante per garantire uno standard qualitativo almeno decente nelle corsie. Questo forse perche la maggior parte delle posizioni organizzative sono di espressione politica e non rispecchiano le reali aspettative di competenza e garanzia che noi tutti componenti del comparto sanitario ci aspettavamo. Di fatto anche i coordinatori sono stati svuotati della loro autonomia gestionale, sempre di più abbiamo visto ingerenza da parte delle P.O. nella vita quotidiana dei reparti, trasformando di fatto i coordinatori (alcuni di loro hanno più titoli delle P.O.) in poco più che segretari». «Il nostro rammarico assume toni più gravi quando iniziamo a parlare della Mobilità intraziendale, che di fatto in azienda è stata delegata al benestare del politico di turno. In questa Azienda ogni dipendente che sia sano o con acciacchi più o meno gravi o che magari abbia voglia di migliorare la suo professionalità deve chiedere, per essere trasferito in altra unità operativa o altro servizio. Più di una volta abbiamo chiesto il rispetto del contratto in materia di Mobilità, ed ora che ci ritroviamo con una nuova dirigenza infermieristica, nulla è cambiato. Le vecchie logiche politiche la fanno ancor di più da padroni e i sindacati che cercano di portare a conoscenza della Direzione delle professioni sanitarie le questioni private dei dipendenti neanche vengono ascoltati. In questa Azienda esiste ancora un regolamento sulla mobilità, mai abrogato (delibera 662 del 28/06/2007 e scaricabile dal sito aziendale) che certamente andrà aggiornato, ma che potrebbe garantire se applicato, equità e trasparenza a tutti i dipendenti, che vedrebbero salvaguardate le proprie aspettative senza recarsi in altri tipi di uffici al di fuori dell’ospedale. Questo modo di agire crea di fatto nuove forme di schiavitù; il famoso “do ut des” cioè un comportamento che dà origine ad un principio di tornaconto per le persone che aiutano altri a raggiungere un obbiettivo! Il Nursing Up, la Cisl e la Fials dicono basta a questo modo di agire, reclamiamo trasparenza e il ritorno alla legalità. Chiediamo di fatto il rispetto del Regolamento, cosi come è stato fatto negli anni passati e la creazione ex novo della commissione paritetica sulla mobilità. Tutto ciò anche alla luce della realizzazione di nuovi servizi aziendali ed anche per ridare fiducia (al momento persa) verso l’attuale direzione delle professioni sanitarie che agli occhi dei dipendenti dovrebbero essere coloro che devono garantire i dipendenti e metterli nelle condizioni migliori per esprimere la loro professionalità. Per tutti questi motivi invitiamo l’attuale dirigente delle Professioni Sanitarie di attivarsi immediatamente affinché si rispetti il regolamento presente in azienda e la Direzione del Personale di dare vita alla nuova commissione paritetica sulla Mobilità, mentre al direttore generale chiediamo di rivedere insieme alle altre organizzazioni sindacali il Regolamento per il conferimento delle Posizioni Organizzative alla luce dell’attuale esperienza ma anche dei nuovi sviluppi normativi riguardanti le professioni sanitarie». «Su questi punti – chiude la nota – i sindacati sottoscrittori della presente sono pronti, se non verranno attuate le nostre richieste, ad attivare la forma di protesta più appropriata per vedere riconosciuti i diritti di tutti i dipendenti». 16 Aprile 2012 FIALS VITERBO: stato di agitazione per i tecnici di radiologia di Belcolle SPAZIO RISERVATO ALLE STRUTTURE PROVINCIALI Arrivederci al prossimo numero di : se volete scriverci o richiederci argomenti da approfondire, o semplice curiosità, potete scriverci al seguente indirizzo: [email protected]