PIANI DI PREVENZIONE E
BONIFICA AMBIENTALE
NELL’INDUSTRIA ALIMENTARE
DISINFEZIONI – DISINFESTAZIONI
DERATTIZZAZIONI
T.D.P. Dr. Salvatore Romaniello
Perché pulire?
 Una corretta pulizia (sanificazione) degli
ambienti di lavorazione e degli impianti
alimentari è un requisito imprescindibile
nell’ottica della produzione di alimenti
salubri, cioè consumabili in piena
sicurezza, e durevoli, cioè idonei a
rimanere sul mercato per il prescritto
periodo di tempo di commercializzazione.
SANIFICAZIONE
 Tutti gli alimenti contengono batteri, i quali, in
idonee condizioni, tendono a proliferare. Le
materie prime che entrano nello stabilimento e
si avviano lungo la linea di lavorazione si
caratterizzano per cariche microbiche spesso
elevate.
 Questa contaminazione primitiva, delle materie
prime e dei semilavorati utilizzati nelle
industrie alimentari, è il bersaglio degli
interventi tecnologici che caratterizzano i
diversi tipi di lavorazioni al fine di ridurla ai
livelli più bassi possibili o addirittura di
eliminarla.
Nello stabilimento alimentare il prodotto prima e dopo
la lavorazione può subire un ulteriore apporto di
microrganismi sotto forma di contaminazione
secondaria. La contaminazione secondaria segue la
dinamica:
sorgente > vettore primario > focolaio >
vettore secondario > bersaglio
Assume particolare rilevanza la presenza all’interno
dello stabilimento ed in particolare a livello di
macchine e impianti, di focolai ove i microrganismi,
comunque giunti, trovano condizioni ideali per una
indisturbata proliferazione: disponibilità di acqua, di
sostanze nutritizie rappresentate dai residui del
prodotto lavorato, eventuale protezione dagli effetti
della pulizia.
Progettare ambienti di lavorazione, protetti, il
più possibile isolati dalle sorgenti di
contaminazione esterna, privi di anfratti,
realizzare macchine ed impianti lineari,
sgombri da recessi e punti morti, facilmente
smontabili per la pulizia, sono attività
fondamentali che preesistono all’avvio dello
stabilimento.
Impedire giorno dopo giorno che si creino, in
macchine ed ambienti, pericolosi focolai di
contaminazione secondaria è compito
prioritario dell’azienda che produce.
Con il termine sanificazione si intende una
riduzione della contaminazione microbica
fino a livelli compatibili con la salvaguardia
della salute del consumatore e con la
sicurezza del non deterioramento entro il
tempo previsto di utilizzazione o consumo
degli alimenti stessi.
 Le attività di sanificazione comprendono
tutti i procedimenti e le operazioni atte a
rendere sani determinati ambienti ed
attrezzature mediante le attività di
detergenza e disinfezione;
La detersione ha lo scopo di:
1. Staccare il sudiciume (residui dell’attività
lavorativa) dalla superficie;
2. Mantenere in sospensione nel veicolo acquoso i
medesimi residui, prevenendone la
rideposizione;
3. Allontanare il veicolo acquoso ed i residui in
esso sospesi.
L’entità di deposito di sporco sulle superfici dipende
dall’equilibrio tra le forze di attrazione e
repulsione che le particelle di sporco di diversa
composizione chimica esercitano le une verso
le altre, e tutte verso la superficie.
 L’acqua esercita un’attività di rimozione dello
sporco molto limitata, in essa sono solubili solo gli
zuccheri e taluni sali, mentre insolubili o poco
solubili sono grassi, proteine ed altri sali. Il
risciacquo con la semplice acqua di ambienti ed
impianti ha il compito meccanico di allontanare i
residui grossolani non tenacemente adesi alle
superfici. E’ da evitare un’acqua a temperatura
troppo alta (>70°C), in quanto causerebbe la
coagulazione
delle
proteine,
rendendone
enormemente più difficile il successivo distacco
ad opera dei detergenti.
Il
1.
2.
3.
distacco dei residui adesi presuppone una
modificazione delle loro molecole, in particolare un
indebolimento dei legami chiave che conferiscono
stabilità strutturale e che intervengono nell’adesione
alla superficie. Risultano quindi indispensabili:
L’emulsionamento dei grassi ed oli, cioè la loro
riduzione in particelle molto piccole che risultano
così più facilmente degradabili o direttamente
eliminabili in sospensione nel solvente acquoso;
La saponificazione dei grassi ad opera di sostanze
alcaline, secondo la reazione:
grasso+sodio idrato=sapone +glicerina;
La peptizzazione, ossia la trasformazione degli
ammassi proteici solo parzialmente solubili in fini
soluzioni colloidali, che restano facilmente in
sospensione e vengono lavate via col solvente
acquoso.
L’aggressione dei residui rende necessari
l’instaurazione dei fenomeni chimico-fisici
citati. Pertanto, allo scopo, risulta utile una
miscela di:
a. Sostanze tensioattivanti (detergenti) dotati di
capacità emulsionante, e
capaci di
modificare
abbassandola
la
tensione
superficiale;
b. Sostanze alcaline forti o deboli in funzione
della maggiore o minore tenacità dei residui
grassi (saponificazione) e di quelli proteici
(peptizzazione);
c. Sostanze sequestranti (chelanti),
Alcune categorie di sporco
 Operazioni di lavaggio manuale di recipienti,
serbatoi, caldaie e tubazioni precedentemente
smontate, stanno cedendo il passo a moderne
tecniche di lavaggio.
In particolare, la procedura chiamata C.I.P. (dalla
terminologia anglosassone Cleaning in Place o
anche Cleaning Integrated Process), consiste in
un lavaggio a ciclo chiuso ed automatico,
utilizzando soluzioni di lavaggio che, inviate sotto
pressione nelle tubazioni e nei serbatoi, tolgono
lo sporco: in tal modo non è necessario alcuno
smontaggio.
In genere i lavaggi C.I.P. sono eseguiti con la
seguente metodologia operativa:
 1.
risciacquo con acqua della tubazione
sporca di latte;
 2.
passaggio di una soluzione di soda
caustica alla concentrazione dell'1,5% (per
saponificare i grassi ed allontanare la
maggior parte possibile di sostanza
organica presente);
 3.
risciacquo;
 4.
passaggio di soluzione di acido
nitrico alla concentrazione dell'1,5%
(per eliminare la cosiddetta pietra del
latte, cioè i sali inorganici insolubili);
 5.
risciacquo;
 Talvolta seguono altre due fasi:
 6.
passaggio di soluzione
disinfettante o di acqua quasi bollente;
 7.
risciacquo.
 Nei caseifici più moderni, la tendenza è quella di
dotare di coperchi le caldaie polivalenti e quelle di
produzione della ricotta, in modo da poterle pulire in
C.I.P.
 Le operazioni di sanificazione giornaliera, quando non
sono realizzate attraverso il C.I.P., sono svolte
manualmente e talvolta possono richiedere lo
smontaggio di alcune parti dell'impianto.
 In ogni caso, anche quando la pulizia avviene in C.I.P.,
alcune macchine e attrezzature vengono sottoposte
ad una prima pulizia grossolana, avente lo scopo di
rimuovere eventuali coaguli di latte che potrebbero
rimanere attaccati alle macchine da pulire. Questa
pulizia preliminare è svolta manualmente con l’ausilio
di lunghe spazzole e di idropulitrici a getto d’acqua e
vapore in pressione.
 Impianto di pulizia C.I.P.
 L'impianto è costituito essenzialmente da una o
più pompe per la circolazione delle soluzioni
detergenti, dai serbatoi dove esse sono
contenute, dagli scambiatori termici dove esse
vengono riscaldate e dalle linee di ritorno che
vengono fatte seguire ad ogni linea di processo
produttivo.
 Ad esempio, ad una linea di flusso del processo
produttivo, costituita da serbatoio - tubazione caldaia, si fa seguire una tubazione dalla caldaia
ritorni al serbatoio, in modo da realizzare un
circuito chiuso continuo.
 Il tutto è corredato di un sistema di controllo e
comando automatico elettronico o
computerizzato.
Per supportare ed amplificare l’azione chimica dei
detergenti è necessario l’intervento di energia
meccanica, fornita da “olio di gomito” nel
lavaggio manuale, dalla pressione di impatto nei
lavaggi meccanici e dalla velocità di circolazione
del liquido nei sistemi a circuito chiuso.
Un efficace sistema di detersione è l’espressione
di un equilibrio ottimale delle variabili della
detersione:
 energia chimica,
 energia termica,
 tempo,
 energia meccanica.
La
temperatura
è
quella
che
più
favorevolmente influenza l’efficienza della
detersione; ove tuttavia è necessario il suo
contenimento, ad esempio nel lavaggio
degli ambienti freddi (celle frigorifere), o nel
lavaggio manuale, risulta utile recuperare la
componente mancante di energia termica
tramite un aumento della concentrazione
del detergente e/o il ricorso a detergenti più
aggressivi.
 La disinfezione persegue l’obiettivo di
inattivare le cellule vegetative, ma non
necessariamente le spore, al fine di ridurre
le possibilità di infezione, o in senso lato
consentire che un oggetto o una superficie
risultino idonei ad entrare in contatto con un
alimento senza trasmettere ad esso agenti
di infezione (come agenti di malattie da
alimenti) o di deterioramento (intesi come
agenti dello scadimento organolettico
dell’alimento).
 La disinfezione con mezzi fisici, in particolare
quella che ricorre all’uso del calore, in analogia
con quanto avviene per la pastorizzazione
degli alimenti, risulta applicabile con successo
negli impianti a circuito chiuso, ove le perdite
di energia termica sono limitate. Si
considerano
sufficienti
combinazioni
tempi/temperatura comprese tra 65°C per 15
minuti e 82°C per 1 minuto.
 Le caratteristiche inattivanti dei disinfettanti
chimici variano in considerazione del principio
attivo utilizzato e della sua concentrazione, che
generalmente viene indicata dalla casa
produttrice.
 I principi attivi proposti all’industria
alimentare sono:
 1) alcuni tipi di surfattanti (cationici
come i sali quaternari di ammonio, ed
anfoteri);
 2) composti del cloro; 3) composti dello
iodio; 4) composti del perossido di
idrogeno (acqua ossigenata); 5) le
aldeidi (glutarica e formica); 6) le
biguanidi; 7) i derivati fenolici.
Attività antimicrobica
Disinfettanti
Meccanismi d'azione
Gram+
Gram-
Micob
atteri
Spor
e
Micet
i
Indicazioni d'uso
Virus
CLORO
Inattiva le proteine
enzimatiche
+++
+++
++
++
++
++
Potabilizzazione acqua,
disinfezione stoviglie,
biancheria, superfici,
gabinetti
IODIO
Inattiva le proteine
enzimatiche
+++
+++
++
++
++
++
Disinfezione cute, strumenti,
oggetti, superfici
ALCOLI
Coagulano le proteine del
protoplasma batterico
++
++
0
+
+
+
Disinfezione cute, termometri
ALDEIDI
Determinano alchilazioni
sui gruppi amminici,
carbossilici, idrossilici e
sulfidrilici delle proteine
+++
++
Come aldeide formica:
disinfezione ambientale
terminale; come aldeide
glutarica: oggetti di gomma,
plastica
FENOLI
Alterano la membrana
cellulare, alevate
concentrazioni coagulano
le proteine del protoplsma
batterico
attività variabile secondo i composti
DETERGENTI
CATIONICI
(composti
quaternari
dell'ammonio)
Alterano la membrana
citoplasmatica, inattivano i
sistemi enzimatici,
denaturano le proteine del
protoplasma batterico
+++
+
0
0
+
+
Disinfezione cute
CLOREXIDINA
Blocca le funzioni della
membrana citoplasmatica
batterica, favorisce la
fuoriuscita di materiale
cellulare inattiva le proteine
enzimatiche
+++
++
0
0
+
0
Disinfezione mani e cute
integra
+++
++
+
+++
Disinfezione mani, oggetti,
superfici
PROGRAMMA DI PULIZIA E
DISINFEZIONE
E’ necessario stabilire e pianificare un
adeguato programma di pulizia e
disinfezione in relazione alla tipologia dei
locali, al tipo di alimento e rischio associato,
quantità di prodotto lavorato, superfici a
contatto, attrezzature, tipo di lavorazioni,
ecc.-
In una procedura di pulizia e disinfezione dovrebbero
essere indicati:
 il responsabile delle pulizie e chi le effettua;
 individuazione degli elementi da pulire e/o disinfettare;
 quali sostanze detergenti e/o disinfettanti devono essere
utilizzate e quali apparecchiature utilizzare;
 procedure specifiche di applicazione;
 modalità di distribuzione;
 tempi di contatto con le superfici;
 frequenza di trattamento;
 descrizione dei fattori di rischio e dei D.P.I. da utilizzare;
 come e chi effettua la verifica delle operazioni di pulizia.
La procedura dovrebbe essere sottoposta periodicamente a
verifiche da parte del responsabile dell’autocontrollo.
FATTORI DI RISCHIO
Nella fase lavorativa della sanificazione, sono
individuabili i seguenti fattori di rischio:
 Manipolazione di sostanze chimiche
pericolose
 DESCRIZIONE
 La preparazione e l’impiego di soluzioni di
soda caustica, acido fosforico, acido nitrico,
ipoclorito di sodio ed altri prodotti nocivi,
possono comportare gravi rischi per gli
addetti.
 DANNO ATTESO
 Il contatto con soda caustica può provocare gravi ustioni alla
pelle e agli occhi; per inalazione: intensa irritazione del naso e
della gola, broncopolmonite chimica ed edema polmonare; per
ingestione: lesioni gravi con pericolo di morte.
 Il contatto con ipoclorito di sodio può provocare gravi ustioni
alla pelle e agli occhi; per inalazione: intensa irritazione del naso
e della gola, broncopolmonite chimica ed edema polmonare; per
ingestione: lesioni gravi con pericolo di morte. L’odore pungente
del prodotto rende meno probabile il rischio di ingestione
accidentale.
 Il contatto con acido nitrico può provocare ustioni alla pelle e
agli occhi; per inalazione può provocare grave irritazione alle
membrane e alle mucose; per ingestione: ustioni.
 Il contatto con acido fosforico può provocare irritazione della
pelle e degli occhi; per inalazione: irritazione delle membrane e
delle mucose; per ingestione: moderatamente tossico.
 Le parti del corpo maggiormente esposte al contatto con le
suddette sostanze possono essere: occhi, volto, mani, piedi.
 Utilizzo di attrezzature ad acqua calda o
vapore in pressione
 DESCRIZIONE
 Per la pulizia di contenitori o parti di impianto, è
frequente l’utilizzo di idropulitrici manuali a getto
di acqua calda e vapore, con possibilità di
bagnarsi e di scottarsi. Si possono verificare
rischi di investimento di schizzi di acqua calda,
anche per fuoriuscire accidentali da rubinetti
allentati e mal rimontati dopo la pulizia manuale.
 DANNO ATTESO
 Ustioni da acqua calda e vapore in pressione.
 Lavoro in postazioni sopraelevate
 DESCRIZIONE
 Talvolta è necessario smontare e rimontare
parti di macchine ed impianti posti in
altezza, per effettuare la loro pulizia,
pertanto può esistere per gli addetti il
rischio di cadute dall’alto.
 DANNO ATTESO
 Lesioni traumatiche per cadute dall’alto.
 Transito su pavimenti resi scivolosi
 DESCRIZIONE
 In tutti i reparti del caseificio, specialmente quelli
di produzione, il pavimento tende costantemente
a bagnarsi, determinando il rischio di cadute per
scivolamento. A tale rischio contribuisce anche il
quotidiano uso di soluzioni saponate utilizzate
per la pulizia dei pavimenti e l’impiego di
idropulitrici a getto d’acqua e vapore in
pressione.
 DANNO ATTESO
 Lesioni traumatiche per cadute da scivolamento.
 Esposizione a microclima sfavorevole caldo umido
 DESCRIZIONE
 L’utilizzo di idropulitrici manuali a getto di acqua
calda e vapore, può comportare la
determinazione di un microclima sfavorevole
caldo - umido nell'ambiente di lavoro.
 DANNO ATTESO
 Disturbi da scomfort termico, riduzione della
capacità lavorativa, stress psico fisico.








Esposizione a rumore
DESCRIZIONE
In questa fase lavorativa il rumore dovuto essenzialmente a:
- impatto del getto d'acqua (o delle soluzioni utilizzate per la
pulizia) sulle attrezzature e macchine in lavaggio.
- utilizzo di idropulitrici manuali a getto d'acqua o vapore in
pressione.
DANNO ATTESO
L’esposizione continuativa a livelli di rumore medio-alti, può
essere causa di danni uditivi (ipoacusia da rumore) e di danni
extrauditivi che si possono manifestare anche per esposizione ai
livelli inferiori a quelli per i quali la normativa prescrive particolari
misure preventive.
Oltre ai disturbi della comunicazione e della prestazione
lavorativa, possono insorgere: effetti cardiovascolari (aumento
della pressione sanguigna, ecc…); disturbi psichici (astenia,
irritabilità, depressione, insonnia); disturbi a carico dell’apparato
digerente.
 Installazioni elettriche in locali soggetti a
spruzzi d'acqua
 DESCRIZIONE
 L'utilizzo di idropulitrici a getto d'acqua e
vapore in pressione durante la fase di
pulizia delle apparecchiature, comporta il
rischio di cortocircuiti e contatti indiretti con
parti in tensione.
 DANNO ATTESO
 Elettrocuzione.
DISINFESTAZIONI
 Il controllo e la lotta agli infestanti delle derrate
alimentari si basano su di un insieme di azioni
che devono essere attuate congiuntamente per
aumentare le probabilità di successo.
 In base al ciclo di lavorazione occorre attuare
opportune misure volte ad ostacolare l’ingresso e
l’insediamento di parassiti e animali in grado di
contaminare gli alimenti, unitamente ad un
programma di lotta che prevede il ricorso ad
appropriati mezzi per la soppressione degli agenti
infestanti già penetrati o in fase di penetrazione.
 Per tenere sottocontrollo gli infestanti è
necessario prevedere interventi di:
- prevenzione (stoccaggio derrate scostato dai
muri e sollevate da terra, idoneo stoccaggio dei
rifiuti, zanzariere, doppie porte a tenuta, lame
d'aria, sifoni agli scarichi, sigillatura interstizi e fori
di passaggio delle condotte dei servizi, eccetera);
- monitoraggio (conoscenza dei costumi di vita e
del comportamento delle principali specie
parassite, modalità di ricerca e strumenti
utilizzabili per la verifica della presenza dei
potenziali parassiti);
- lotta (in base ai risultati del monitoraggio si effettuano
gli interventi di lotta, Le applicazioni con i formulati liquidi
è opportuno siano realizzate con pompe a bassa
pressione verificando attentamente la dispersione del
formulato negli ambienti. I trattamenti mediante
apparecchi termonebbiogeni od aerosolizzatori devono
essere eseguiti solo dopo un attento esame dei flussi
d'aria presenti nell’ambiente ove deve essere operata la
disinfestazione.
Deve sempre essere evitata la contaminazione di
superfici che vengono in diretto contatto con gli alimenti.
Se ciò avviene deve essere predisposta un’ idonea opera
di bonifica. Quando è impossibile evitare il trattamento di
macchinari che lavorano direttamente gli alimenti si
dovranno impiegare solo estratti di piretro o piretroidi a
veloce degradazione (ad es. d-phenotrin).
Negli altri casi è bene privilegiare l'impiego di
formulati privi di solventi del tipo: microemulsioni
acquose o le sospensioni concentrate al posto delle
tradizionali emulsioni concentrate. I principi attivi
solitamente impiegati sono alfametrtina, deltametrina,
tetrametrina, piretrine naturali. I prodotti ad elevata
tensione di vapore (ad es. naled) è bene siano
utilizzati in piccole quantità e solo per ottenere un
iniziale effetto snidante (ad es. per il controllo delle
blatte).
Le polveri insetticide per quanto a volte utili per il
trattamento delle canalette di passaggio dei cavi
elettrici devono essere utilizzate con grande
attenzione dato il possibile successivo spostamento
della polvere stessa ad opera di flussi d'aria, insetti,
passaggio di macchine ed operatori).
E’ necessario utilizzare un’esaustiva
documentazione per evidenziare l’attività di
disinfestazioni, come per esempio:
 Pianta dell’azienda: pianta topografica delle
aree coperte e scoperte ove sono riportate
le postazioni permanenti e/o temporanee per
il monitoraggio e contenimento delle
infestazioni;
 Schede di monitoraggio: hanno lo scopo di
registrare la presenza degli infestanti,
attraverso la loro compilazione è possibile
valutare nel tempo l’andamento di eventuali
infestazioni e gli effetti su di esse delle
contromisure messe in atto;
 Schede di intervento: servono ad
individuare e documentare le misure dirette
utilizzate per la riduzione degli infestanti;
nel caso di intervento con mezzi chimici, la
scheda indica il giorno dell’intervento, il
principio attivo utilizzato, la formulazione del
prodotto, la dose di impiego, l’attrezzatura
adoperata e le aree oggetto del
trattamento,nel caso di ricorso a mezzi
alternativi al mezzo chimico, è necessario
registrare tutto ciò che può servire per
identificare l’intervento (numero di trappole,
strisce adesive distribuite, ecc.)
Insetti che vivono lontano dal substrato
alimentare e che vi si portano solo per
alimentarsi.
Blatte: Blattella germanica, Blatta orientalis,
Periplaneta americana, Supella longipalpa .
Per il controllo delle blatte è essenziale la
ricerca dei siti di annidamento e passaggio,
considerare il possibile effetto di repellenza
suscitato da alcuni formulati insetticidi,
ricordarsi della presenza delle ooteche che
non vengono devitalizzate dagli interventi
insetticidi.
 Formiche: Iridomyrmex humilis,
Monomorium pharaonis
Per il controllo delle formiche è essenziale
l'individuazione del nido. Anche le
formiche percepiscono la presenza dei
normali formulati insetticidi (tipo E.C.) e
modificano i percorsi cibo <-> nido. I
formulati microincapsulati possono aiutare
nel loro controllo perché le formiche
operaie possono veicolarne piccole
quantità all'interno del nido in prossimità
della regina e delle larve in sviluppo.
 DITTERI BRACHICERI (MOSCHE): Musca
domestica, Muscina stabulans, Fannia canicularis,
Calliphora vicina ...
Il controllo delle mosche è un'operazione
complessa, non sempre facile, che si basa su:
predisposizione di barriere all'entrata;
allontanamento e gestione attenta dei tutti i rifiuti e
residui di lavorazione;
installazione di lampade attrattive per la cattura degli
adulti (con griglia elettrica o meglio con piastre
collanti);
esecuzione di trattamenti abbattenti con rotazione
dei principi attivi
Insetti che vivono a stretto contatto con il
substrato alimentare.
Tra quelli in grado di attaccare le granaglie distinguiamo
quelli che attaccano i grani dal loro interno, tra questi
 COLEOTTERI: Sitophilus granarius, S. oryzae, S.
zeamais, Rhizoperta domenica.

Adulto di S. oryzae
Rhizoperta domenica
 LEPIDOTTERI: Sitotroga cerealella.
Tignola del grano
da quelli che attaccano i grani dall'esterno:
 COLEOTTERI: le varie specie di Tribolium,
Tenebrioides mauritanicus…

Struggigrano
 LEPIDOTTERI: Plodia interpunctella, Tinea granella ...
ed ancora quelli che attaccano i grani già
alterati, rotti, ammuffiti (i detriti):
 COLEOTTERI: genere Cryptolestes e genere
Oryzaephilus
Insetti mangiatori di detriti organici:
Psocotteri (Liposcelis divinatorius e il Trogium
pulsatorium) , Lepisma, Thermobia,
Liposcelis
Lepisma
Sono piccoli insetti che prediligendo luoghi umidi: vivono in
luoghi riparati del terreno, sotto le scorze di alberi, nelle
abitazioni, tra le carte, nelle biblioteche, nelle imbottiture
di mobili, nei magazzini di imballaggi di farine o paste
alimentari. Si nutrono di detriti di origine animale e
vegetale, oppure di muffe.
A volte si verificano imponenti infestazioni in
silos di cereali, risultando dannosi sia per le
lesioni prodotte, sia per il trasporto di
microrganismi patogeni e responsabili di
dermatiti allergiche.
La Thermobia domestica predilige ambienti
più riscaldati: cucine, ristoranti, forni di
cottura; è ricoperta di squame più scure ed
antenne e cerchi più lunghi.
 Acari: Hanno colonizzato ogni habitat: piante, terreno,
esseri viventi, derrate immagazzinate e perfino gli ambienti
domestici.
Gli acari possono essere causa di reazioni allergiche di varia
entità (rinite, asma, dermatiti). Spesso ci si accorge
dell'insorgere di forti infestazioni allaggravarsi di tali reazioni
allergiche. Ciò di solito coincide con la fine dell'estate e
l'inizio dell'autunno; si creano infatti le condizioni ottimali per
lo sviluppo degli acari della polvere, cioè un'elevata umidità
ambientale (U.R. 6090%) ed una buona dose di caldo (20250C). Inoltre ambienti caldoumidi possono incrementare la
presenza di muffe e spore fungine: base alimentare di alcuni
acari Glicifagidi. Rappresentanti della famiglia degli Acaridi si
possono reperire nella polvere, ma in misura limitata,
prediligendo come habitat le derrate alimentari.
 Tyrophagus putrescentiae
 Forse l’acaro più dannoso per le derrate
conservate, è cosmopolita e comunemente vive
di micelio fungino. Frequentemente si trova
associato a prodotti contenenti forti percentuali di
grassi e proteine: per questo motivo aggredisce
semi di lino, polvere di uova, formaggio,
prosciutto, copra, arachidi, banane e pasta
d’acciughe.
La presenza di un gran numero di individui,
escrementi e spoglie, determina odore
sgradevole alle farine rendendole inutilizzabili. Le
infestazioni provocano malattie, quali dermatiti.
Vertrebrati:
 Ratti (Rattus rattus, Rattus norvegicus, Mus
musculus, ecc.): I ratti, nel luogo in cui sostano
inquinano pesantemente l'ambiente lasciando
tracce di urina ed escrementi che possono
provocare diverse malattie malattie, tra cui alcune
veramente gravi. Inoltre distruggono i prodotti
alimentari
mangiando
o
semplicemente
inquinando alimenti di tutti i tipi. L’ Organizzazione
Mondiale della Sanità ha effettuato ampi studi che
dimostrano come in tutto il mondo circa 33 milioni
di tonnellate all'anno di alimenti vengano avariati
dai topi. In un anno, un singolo topo è in grado di
mangiare da 12 a 28 Kg di alimenti,
contagiandone nel contempo almeno altri 150 Kg.
 Volatili: Piccioni, stormi, colombi, corvi, gabbiani
e passeri ormai sempre più presenti nelle aree
urbane, costituiscono una seria minaccia non
solo per edifici, monumenti, cornicioni ecc, ai
quali causa danni permanenti, ma anche e
soprattutto per la salute pubblica.
Attraverso i loro escrementi, questi volatili sono
portatori di circa 60 malattie, alcune delle quali
mortali, contagiose per l'uomo e per l'animale
domestico, come la salmonella, la criptococcosi
(infezione polmonare) la istoplasmosi (simile alla
tubercolosi), la ornitosi (polmonite atipica). Inoltre
sono anche portatori di pulci, zecche, acari, che
spesso causano forti infestazioni all'interno di
edifici ove sono posti i nidi, soprattutto all'interno
dei sottotetti.
Bibliografia
 L. Suss, D.P. Locatelli, I PARASSITI DELLE
DERRATE – Calderini Ed. Agricole
 B. Casadei, G.L. Dalla Pozza, AMBIENTE
URBANO E LOTTE ANTIPARASSITARIE –
Maggioli Editore
 F. Ottaviani, LA SANIFICAZIONE NELLA
INDUSTRIA ALIMENTARE. FONDAMENTI
APPLICATIVI E DELLA VERIFICA – Università
degli Studi di Bologna
 ARPA Toscana – PROFILI DI RISCHIO NEI
CASEIFICI
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Piani di prevenzione e bonifica ambientale