ARTICOLI SCIENTIFICI
MANIFESTAZIONI OCULARI IN PAZIENTI
CON IPEROMOCISTEINEMIA
OCULAR FEATURES IN PATIENTS WITH HYPERHOMOCYSTEINAEMIA
Cretì A1, Scenna G2, De Notaris M3, Brancaccio V2, Giuliani C1, De Rosa P1
1
U.O.S.C. di Oculistica, 2 U.O.S.S. di Emostasi e Trombosi, 3 U.O.S.S. di Diagnostica
Oftalmologia e Laserterapia - AORN A. Cardarelli di Napoli
SOMMARIO
Introduzione: Abbiamo studiato le alterazioni del campo visivo, del fondo oculare e del
segmento anteriore in pazienti con iperomocisteinemia e pregresse patologie vascolari in 22 pazienti (15 maschi e 7 femmine, età media 50 anni) con iperomocisteinemia
in trattamento per precedenti episodi tromboembolici.
Materiali e Metodi: I pazienti sono stati sottoposti ad esame del visus, tonometria,
esame del segmento anteriore, esame del fondo oculare, campo visivo, ecodoppler dei
vasi sopraortici.
Nella analisi dei risultati abbiamo considerato i valori della omocisteinemia plasmatica, visus corretto, la pressione intraoculare, il fondo oculare, il campo visivo, l’ecodoppler dei vasi sopraortici.
Conclusioni: nei pazienti con iperomocisteinemia è indispensabile un attento followup oculare non solo allo scopo di individuare tempestivamente occlusioni dei vasi retinici arteriosi e venosi ma anche di diagnosticare e trattare precocemente alterazioni
del campo visivo e del fondo oculare al fine di impedire o comunque di ritardare la
progressione delle lesioni.
PAROLE CHIAVE: iperomocisteinemia, cataratta, distrofia dell’epitelio pigmentato,
allargamento macchia cieca, scotomi.
SUMMARY
Introduction: Alterations of visual field, ocular fundus and the anterior segment were
examined in 22 patients affected by hyperhomocysteinaemia and previous vascular
disease (15 male, 7 female, average age 50) with treatment for precedent thromboembolic episodes.
Materials/Methods: Each subject underwent a comprehensive ophthalmologic examination: visual acuity, slit-lamp biomicroscopy, tonometry, dilated fundoscopic examination, standard automated perimetry, color doppler imaging.
When analyzing the results we considered levels of plasma homocysteine, best corrected visual acuity, intraocular pressure, visual field and color doppler imaging.
Conclusions: a precise ocular follow-up for patients affected by hyperhomocisteinaemia is essential not only to immediately locate retinal artery and retinal vein occlusion, but also for diagnosis and early treatment of the visual field and ocular fundus
for preventing, or at least delaying, the progression of lesions, too.
KEYWORDS: hyperhomocysteinaemia, cataract, enlargement of blind spot, dystrophy
of the retinal pigment epithelium, scotomata
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni è molto aumentato l’interesse per il ruolo dell’iperomocisteinemia
come fattore di rischio per trombosi arteriosa e venosa. L’omocisteina è un aminoacido solforato che origina dalla demetilazione della metionina introdotta con la dieta.
Essa viene processata attraverso due vie metaboliche:
1. rimetilazione a metionina da parte dell’enzima metionina sintetasi (vitamina B12
dipendente) che utilizza come donatore di metile il 5-metiltetraidrofolato, a sua volta
sintetizzato dalla metilentetraidrofolato reduttasi (MTHFR).
2. transulfurazione a cistationina e a cisteina ad opera dell’enzima cistationina β-sintetasi (vitamina B6 dipendente).
L’aumento dei livelli plasmatici di omocisteina può essere dovuto alla interazione tra
difetti genetici a carico di enzimi coinvolti nel suo metabolismo e fattori acquisiti (in particolare carenza di acido folico, vitamina B6, vitamina B12); è classificato come moderato (15 – 30 µmol/L), intermedio (30 – 100 µmol/L) e severo (superiore a 100 µmol/L) (1).
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Nella forma più grave di iperomocisteinemia, l’omocistinuria (rara sindrome genetica
dovuta a deficit di cistationina β-sintetasi), si ritrovano nel plasma notevoli quantità
di omocisteina (anche 400 µmol/L): il quadro clinico comprende ritardo mentale,
deformità scheletriche e aterosclerosi severa e precoce con fenomeni tromboembolici
diffusi ed ectopia del cristallino.
L’iperomocisteinemia moderata o intermedia può essere dovuta a difetti enzimatici
meno gravi quali la riduzione della MTHFR. Nel 1995 è stata identificata una variante termolabile della MTHFR dovuta alla presenza in omozigosi della mutazione C677T.
Il 5-15% della popolazione generale è omozigote per questa mutazione e fino al 50%
è eterozigote. Gli omozigoti sviluppano iperomocisteinemia, se coesiste carenza di
folati o di vitamina B12, e in assenza di adeguato trattamento fino al 50% di questi
pazienti possono incorrere in episodi trombotici anche in giovane età. Gli eterozigoti
raramente sviluppano iperomocisteinemia (2). Va tenuto presente che numerosi altri fattori ambientali influenzano il livello plasmatico di omocisteina oltre all’apporto di
acido folico, vitamina B12 e B6. Essi sono: l’età, il sesso, la funzione renale, diversi
farmaci, la gravidanza e la menopausa.
Numerosi studi hanno dimostrato il ruolo dell’iperomocisteinemia come fattore di
rischio per la malattia vascolare aterosclerotica (3).
Nel 1976 Wilchen (4) et al pubblicarono il primo report che documentava che i pazienti con malattia coronarica avevano frequentemente aumentati livelli di omocisteina
plasmatici. Nel 1991 Clarke et al (5) misurarono i livelli di omocisteina in una coorte di
uomini con lesioni vascolari precoci e dimostrarono che il 42% dei pazienti con patologia cerebro vascolare, il 28% dei pazienti con patologie vascolari periferiche e il 30%
dei pazienti con patologia coronarica presentavano iperomocisteinemia. Essi trovarono che il rischio relativo di malattia coronarica nei pazienti con iperomocisteinemia
era approssimativamente 24 volte rispetto ai controlli.
Livelli moderatamente elevati di omocisteina nel plasma (>15 ∝mol/l) sono stati associati con un incremento del rischio relativo di circa 3 volte di trombosi venose ricorrenti (6). La differenza in valore assoluto della media dei livelli di omocisteina tra i
gruppi affetti e i controlli è molto piccola (1-3 ∝mol/l) suggerendo che l’omocisteina
è un potente agente trombotico. L’evidenza di una significativa relazione tra elevati
livelli di omocisteina e rischio di trombosi venose, coronariche, cerebrali e periferiche
è supportata da numerosi dati (7-9).
L’occlusione vascolare retinica arteriosa o venosa è una malattia microvascolare che si
presenta spesso come perdita del visus ad inizio improvviso ed è stata precedentemente associata con diabete, ipertensione e iperlipidemia.
Recentemente è stato dimostrato che i livelli di omocisteina nei pazienti con occlusione dei vasi retinici sia arteriosi che venosi erano significativamente più elevati che nei
controlli. Il livello di omocisteina inoltre era significativamente più elevato nel gruppo con occlusione dell’arteria centrale della retina (ACR) che nel gruppo con occlusione della vena centrale della retina (VCR). Gli Autori concludevano che l’omocisteina
può essere un fattore di rischio per la malattia vascolare retinica (10).
Altri Autori esaminando un gruppo di 87 casi di occlusioni retiniche comprendenti 26
casi di occlusioni dell’ACR, 40 casi di occlusione della VCR e 21 casi di occlusione di
branca della vena retinica hanno trovato che i livelli medi di omocisteina erano più
elevati in tutti i gruppi e questa differenza era significativa nei pazienti con occlusione dell’ACR e nei pazienti con occlusione della VCR (11).
Pianka et al (12) hanno trovato livelli di omocisteina significativamente più elevati nei
pazienti con occlusione dell’ACR e nei pazienti con neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica rispetto ai controlli.
Scopo del nostro lavoro è stato di studiare le alterazioni del campo visivo, del fondo
oculare e del segmento anteriore in pazienti con iperomocisteinemia e pregresse patologie vascolari.
MATERIALI E METODI
Sono giunti alla nostra osservazione 22 pazienti con iperomocisteinemia provenienti
dalla Divisione di Ematologia dove erano in trattamento per precedenti episodi tromboembolici. 12 pazienti avevano presentato trombosi venose profonde degli arti inferiori, 3 trombosi dei vasi cerebrali, 1 trombosi della vena succlavia, 2 trombosi della
vena mesenterica e 4 trombosi dei vasi retinici (1 trombosi del ramo nasale superiore
ed inferiore della VCR, 1 trombosi del ramo temporale inferiore dell’ACR, 1 trombosi
della VCR, 1 trombosi della branca temporale inferiore della VCR). Tutti sono stati sottoposti ad accurata anamnesi per evidenziare la presenza di diabete mellito, ipertensione, glaucoma, alcolismo, eventuali terapie in atto.
I pazienti sono stati sottoposti ad esame obiettivo comprendente esame del visus, tonometria, esame del segmento anteriore, esame del fondo oculare, campo visivo, eco-
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doppler dei vasi sopraortici. Sono stati inoltre ricercati i seguenti genotipi trombofilici: fattore V di Leiden, A20210 della protrombina, e TT677 della MTHFR.
Il campo visivo è stato eseguito con Campimetro 750 Humphrey Systems computerizzato strategia 30-2 soglia.
RISULTATI
Dei 22 soggetti 15 erano maschi e 7 erano femmine.
L’età media dei soggetti studiati era di 50 anni (range 20-74 anni). 6 pazienti erano
ipertesi, 1 era diabetico e 1 presentava glaucoma.
I valori della omocisteinemia plasmatica al momento della prima osservazione variavano da 15,1 a 133 (mediana 35).
17/22 pazienti presentavano il genotipo TT677 della MTHFR, in un paziente era presente il genotipo del fattore V di Leiden e il genotipo TT677 della MTHFR, in un
paziente era presente il genotipo del fattore V di Leiden, il genotipo A20210 della protrombina e il genotipo TT677 della MTHFR. Infine 2 erano eterozigoti ed 1 non presentava alterazioni genotipiche.
Visus corretto
In 15/22 pazienti il visus corretto era ≥ di 10/10. Cinque pazienti presentavano una
lieve riduzione del visus in uno o entrambi gli occhi e 2 pazienti una severa riduzione (rispettivamente motu mano ed 1/10) in un occhio per precedente occlusione della
vena centrale della retina.
Segmento anteriore
La pressione intraoculare era nella norma (< 18 mm Hg) in tutti i pazienti. In nessuno era presente ectopia del cristallino. Due pazienti risultavano già operati di cataratta con impianto di IOL e 11 presentavano alterazioni del cristallino riconducibili a
cataratta in vario stadio di evoluzione.
Fondo oculare
Le alterazioni del fondo oculare sono indicate nella Tabella 1. Pallore del disco ottico
era presente in 10 occhi di 6 pazienti. In un caso, arruolato per trombosi della branca
superiore della VCR intercorso 4 anni prima, era presente atrofia del nervo ottico; il
paziente presentava anche glaucoma in entrambi gli occhi.
Il disco ottico era edematoso in un paziente.
Vi era una accentuazione della escavazione fisiologica del nervo ottico (Figura 1) in
cinque pazienti ed in 4 di questi era bilaterale.
Aree di distrofia dell’epitelio pigmentato (Figura 1-2) sono state osservate in 9 dei 22
pazienti e l’interessamento era binoculare in 8 casi.
In 2 casi erano presenti focolai di corioretinite evoluta.
Erano presenti variazioni del distretto vascolare retinico ed in particolare: alterato rapporto artero-venoso con presenza di segni di incroci artero venosi in 6 pazienti, binoculare in 3; riduzione del calibro dei vasi arteriosi in 10 pazienti, binoculare in 8; tortuosità dei vasi venosi in entrambi gli occhi di 6 pazienti.
Quattro pazienti, arruolati per trombosi dei vasi retinici, presentavano uno esiti di trattamento laser lungo il decorso del ramo nasale superiore della VCR e piccola emorragia lungo il decorso del ramo nasale inferiore della VCR, uno vasi fantasma nel settore temporale inferiore dell’ACR (Figura 3), uno esiti di trattamento laser in tutti i settori e vasi fantasma nei settori superiori, uno trombosi della branca temporale inferiore della VCR con edema retinico interessante anche la regione maculare ed emorragie a fiamma lungo il decorso del ramo temporale inferiore della VCR (Figura 4).
Tabella 1: alterazioni del fondo oculare
Pallore del disco ottico
Atrofia del disco ottico
Edema del disco ottico
Accentuazione escavazione
fisiologica del disco ottico
Alterato rapporto artero-venoso
con presenza di incroci
Riduzione del calibro dei vasi
Tortuosità vasi venosi
Esiti occlusione vasi retinici
Aree di distrofia dell’epitelio pigmentato
Focolai di corioretinite evoluta
Pazienti N.
6
1
1
Occhi N.
10
1
1
5
9
6
10
6
3
9
2
9
18
12
3
17
2
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Campo Visivo
Le alterazioni del campo visivo sono riportate nella Tabella 2. Dei 18/22 pazienti che
hanno effettuato il campo visivo solo 1 non presentava alcuna alterazione.
In 12 soggetti abbiamo osservato un allargamento della macchia cieca (Figura 5-6)
con un interessamento di entrambi gli occhi in 8 casi.
Otto pazienti presentavano scotomi relativi nei 30° paracentrali con un coinvolgimento di entrambi gli occhi in 7 pazienti.
Sette pazienti presentavano piccole aree scotomatose assolute. L’alterazione era bilaterale in 5 soggetti. Uno di questi pazienti presentava una quadrantopsia nasale superiore destra conseguente ad una occlusione del ramo temporale inferiore dell’ACR.
Infine in 2 pazienti il campo visivo non era eseguibile binocularmente: in un occhio
per un visus inferiore ad 1/10 conseguente in un caso a una trombosi della branca
temporale inferiore della VCR e nell’altro caso a una trombosi della branca superiore
della VCR e a papillite.
Tabella 2: alterazione del campo visivo
Allargamento macchia cieca
Scotoma relativo nei 30° paracentrali
Scotoma assoluto nei 30° paracentrali
Non eseguibile binocularmente per visus <1/10
Pazienti N.
12
8
6
2
Occhi N.
20
15
11
2
Ecodoppler vasi sopraortici
L’ecodoppler dei vasi sopraortici è stato eseguito in 15 dei 22 pazienti. E’ risultato normale in 6 pazienti. 6 pazienti presentavano ispessimento medio intimale, 3 sclerosi
della parete vasale; in 1 paziente erano presenti inoltre placche calcifiche responsabili di una stenosi significativa (> del 50%) del lume della carotide esterna di destra e,
meno marcato, della carotide interna di sinistra.
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DISCUSSIONE
L’iperomocisteinemia è un fattore di rischio indipendente per malattia vascolare aterosclerotica e interagisce con altri fattori come il fumo e l’ipertensione ad aumentare
il rischio di malattie cardiovascolari (7,13). Il possibile meccanismo d’azione della omocisteina sull’endotelio vascolare include induzione della attivazione delle piastrine,
aumentata coagulabilità e proliferazione della muscolatura liscia (14). Non vi è una ipotesi unitaria per spiegare l’effetto aterogenico e trombogenico dell’aumentato livello
plasmatico di omocisteina. C’è considerevole evidenza che l’omocisteina causa danno
vascolare endoteliale con esposizione della matrice subendoteliale. L’esposizione della
stessa può attivare le piastrine e formare il trombo che caratterizza l’aterosclerosi
indotta dalla omocisteina.
Numerosi studi hanno ormai dimostrato che vi è una associazione statisticamente
significativa tra la presenza di iperomocisteinemia e l’occlusione della VCR, l’occlusione della ACR e la neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica (10-12,15,16). Non
sono state fino ad oggi descritte lesioni oculari precoci nei pazienti con iperomocisteinemia. Noi abbiamo dimostrato alterazioni del campo visivo consistenti in allargamento della macchia cieca, presenza di scotomi relativi nei 30° paracentrali e scotomi assoluti in una proporzione rilevante di pazienti. Queste modificazioni potrebbero essere ricondotte ad una alterazione del microcircolo del nervo ottico. Una alterazione del microcircolo del nervo ottico si verifica in maniera più evidente nella neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica, patologia nella quale, recentemente,
è stato trovato un aumento significativo dei livelli di omocisteina nel plasma (12).
Allo stesso modo le alterazioni del fondo oculare consistenti in variazioni del calibro
e del decorso dei vasi sarebbero dovute a un danno parietale dei vasi conseguente
all’azione della omocisteina.
La patologia del microcircolo della coroide sarebbe responsabile della distrofia dell’epitelio pigmentato in quanto è stato dimostrato che gli strati retinici esterni, incluso l’epitelio pigmentato, dipendono per la loro nutrizione dal sangue fornito dalla
coroide.
Nel paziente con iperomocisteinemia è indispensabile un attento follow-up oculare
non solo allo scopo di individuare tempestivamente occlusioni dei vasi retinici arteriosi e venosi ma anche di diagnosticare e trattare precocemente alterazioni del campo
visivo e del fondo oculare al fine di impedire o comunque di ritardare la progressione
delle lesioni. Va tenuto presente che è ormai accertato che l’acido folico da solo o in
associazione con vitamina B12 e B6 (17) è in grado nella maggior parte dei casi di ridur-
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re del 25 – 30 % la concentrazione di omocisteina. Nel caso della iperomocisteinemia
si ha quindi a disposizione un approccio terapeutico poco costoso e privo di effetti collaterali. Tale indirizzo terapeutico va quindi in ogni caso intrapreso anche se è ancora definitivamente da dimostrare che alla riduzione dei livelli di tale fattore di rischio
corrisponda una effettiva riduzione del rischio vascolare.
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Autore di riferimento:
Dr.ssa Anna Cretì
AORN A. Cardarelli
Via A. Cardarelli 9
Napoli
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ARTICOLI SCIENTIFICI
Figura 1: accentuazione
della escavazione fisiologica del nervo ottico e
distrofia dell’epitelio pigmentato (Drusen basali) in
un paziente con iperomocisteinemia
Figura 2: distrofia dell’epitelio pigmentato in
regione maculare
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Figura 3: ricanalizzazione
retrograda del ramo temporale inferiore dell’ACR
(un anno dopo l’occlusione)
Figura 4: trombosi della
branca temporale inferiore
della VCR con edema retinico interessante anche la
regione maculare ed
emorragie a fiamma lungo
il decorso del ramo temporale inferiore della VCR
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Figura 5: allargamento della macchia cieca. Scotomi relativi nei 30° paracentrali
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Figura 6: allargamento della macchia cieca. Scotomi relativi nei 30° paracentrali
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Manifestazioni oculari in pazienti con iperomocisteinemia