Capitolo 1 – Introduzione I principali elementi componenti lo strumento sono: 1. Mescolatrice (Mixer) inox B205/20 (60 ± 2 rpm, 20l); 2. Cilindro in acciaio (diametro interno = 152 ± 2mm, spessore pareti ≅ 2mm); 3. Martinetto pneumatico (DSNU-20-72-P-A-FESTO); 4. Spazzola in acciaio (de=60mm, di=30mm, 8500 rpm); 5. Manometro (MS4-LFR-1/4-D7-CRM-AS-FESTO); 6. Compressore (ABAC, 24l, HP2). La procedura di prova seguita, in accordo con la EN 12697-43:2005, è illustrata nelle figure successive. 81 Capitolo 1 – Introduzione 1.3.7.1 Descrizione della procedura di prova di resistenza chimica La prova di resistenza chimica consta di 2 fasi principali: I Fase - Preparazione provini di conglomerato bituminoso ed imbibizione: 1. Determinazione del peso (m1) di tre provini confezionati in laboratorio. Figura 40 - Determinazione peso provino 2. Immersione dei provini nel gasolio in contenitori preposti; inserendo il combustibile fino ad una altezza pari a 35 mm del provino tale, che i provini risultino immersi parzialmente; Figura 41 - Immersione del provino nel combustibile 82 Capitolo 1 – Introduzione 3. Riposo per 24 h dei provini immersi nel gasolio e posti in contenitori coperti con un foglio di alluminio; Figura 42 - Riposo del provino con il combustibile 4. Pulitura dei provini (post-immersione) con acqua fino alla stabilizzazione della neutralità del provino stesso (pH 7); valutata tramite carta indicatrice dì pH; Figura 43 - Processo di pulitura del provino dopo il riposo con il combustibile e calcolo dell'acidità mediante carte indicatrici di PH 83 Capitolo 1 – Introduzione 5. Essiccazione dei provini post immersione (per 24 h); Figura 44 -Essicazione del provino 6. Determinazione del peso (m2) post essiccazione; 7. Calcolo dell’indicatore medio A ricavato da Ai (%) (i=1, 2, 3) m1,i peso del provino secco iesimo; m2,i peso del provino i-esimo post-immersione e asciugatura; Ai = m1,i − m2,i m1,i ⋅ 100 Terminata la I fase della procedura di prova si valuta pertanto il parametro A; dopo di che si passa alla II Fase ovvero alla fase di spazzolamento e pesatura. 84 Capitolo 1 – Introduzione II Fase – Spazzolamento e pesature 1. Posizionamento del provino nel cilindro: Figura 45 - Posizionamento del provino nel cilindro prima della fase di spazzolamento 2. Applicazione pressione tramite compressore Figura 46 - Provino pronto per lo spazzolamento (a sinistra), compressore (a destra) 85 Capitolo 1 – Introduzione 3. Esecuzione brush test per un periodo totale di l20 secondi diviso in tre periodi: due periodi di 30 secondi ciascuno dopo i quali si ricavano i pesi m3 ed m4 rispettivamente; un periodo di 60 sec. dal quale si ottiene il peso m5. Figura 47 - Prova in esecuzione 4. Calcolo dell’indicatore medio B ricavato da B(%)(i=1, 2,3) m2,i = peso del provino i-esimo post-immersione e asciugatura; m5,1 = peso del campione i-esimo dopo la prova di brush test. Bi = m2,i − m5,i ⋅ 100 m2,i Concluse queste ultime fasi, si valutano i risultati ottenuti secondo norma: • A ≤ 5% e B < 1% buona resistenza al combustibile; • A ≤ 5% e 1% ≤ B < 5% moderata resistenza al combustibile; • A ≤ 5% e B > 5% scarsa resistenza al combustibile; 86 Capitolo 1 – Introduzione 1.3.8 Test di comportamento al fuoco 1.3.8.1 Principio di base L'aumento di temperatura in un materiale può provocare in esso trasformazioni fisiche e chimiche accompagnate da assorbimento o cessione di energia e nella maggioranza dei casi anche da una diminuzione o aumento di peso (Oddone Massimo, 2006)21. Ad esempio, per riscaldamento una sostanza può perdere acqua (umidità, acqua di cristallizzazione, acqua di costituzione) e il suo peso diminuisce, oppure può subire, in ambiente di ossigeno, processi di ossidazione con conseguenti variazioni del peso. Un tipo assai frequente di trasformazione che può verificarsi consiste nelle reazioni di decomposizione delle sostanze organiche, in gran parte termolabili, ma anche possibili per le sostanze inorganiche, come la perdita di anidride carbonica da parte dei carbonati, degli ossalati, ecc. Altre variazioni indotte dall'aumento di temperatura sono più propriamente di tipo fisico come i cambiamenti di stato di aggregazione (fusione, ebollizione) e le transizioni di struttura cristallina. Esse, se condotte in opportune condizioni operative, avvengono normalmente a temperature costanti e ripetibili in maniera da costituire una serie di parametri fisici caratteristici per ciascuna sostanza. In ogni caso, qualunque sia la natura della trasformazione, è sempre associata ad essa una variazione di energia la quale si manifesta come scambio di calore con l'ambiente. Tali variazioni di energia e di peso che si verificano durante le trasformazioni fisiche o chimiche indotte da un aumento di temperatura avvengono sempre in maniera riproducibile. Questo può costituire un principio fisico per la caratterizzazione analitica delle sostanze. Ne sono derivate essenzialmente due metodiche conosciute come analisi termica differenziale (D.T.A. Diferential Thermal Analysis) e analisi termogravimetria (T.G.A. Thermogravimetric analysis). Al di là dell'impiego analitico, questi metodi di misura costituiscono un preciso strumento d'indagine per lo studio appunto di tutte le trasformazioni fisiche e chimiche che avvengono con l'intervento del calore. In riferimento ai conglomerati bituminosi ed alla loro composizione, l’intervento del calore molte volte può fornire un’alimentazione al fuoco qualora si innescasse un incendio su una pavimentazione stradale. Tali incendi, sono studiati mediante strumentazioni, che forniscono informazioni sulla combustione, nonché su alcuni parametri che se studiati accuratamente potrebbero ridurre il pericolo di incendio e garantire una maggiore sicurezza alla collettività. In particolare, il comportamento al fuoco delle miscele bituminose può essere analizzato, tramite 87 Capitolo 1 – Introduzione diverse apparecchiature. Alla luce di quanto esposto, le apparecchiature principali più utilizzate nel settore ingegneristico sul comportamento al fuoco sono: • Cono calorimetro; • Termogravimetro (TGA); • Calorimetro a scansione differenziale (DSC); 88 Capitolo 1 – Introduzione 1.3.8.2 Cono calorimetro Figura 48 - Cono calorimetro (Fire Testing Technology)22 Il nome “Cono Calorimetro”, deriva dalla forma conica di riscaldamento utilizzato dal Dr. Vytenis Babrauskas per irradiare provini (100mm × 100mm) con flusso di calore fino a 100 kW/m2 redatto e sviluppato nel NIST (National Institute of Standards and Technology) (Fire Testing Technology)22. Esso è uno strumento che permette di valutare la reazione al fuoco dei materiali, di misurare la produzione del fumo dei gas rilasciati dai provini stessi (per la maggior parte delle volte tossici) e attualmente è lo strumento più avanzato, per tale valutazione. Tale strumento si basa sulla teoria che per fare avvenire una combustione è necessario consumare una certa quantità di ossigeno; in particolare vengono generati 13,1 MJ / kg ogni volta che viene consumato 1kg di ossigeno. Il metodo segue la procedura indicata nella norma internazionale ISO 5660-1:1993 (E). 89 Capitolo 1 – Introduzione Riassumendo il test dà la possibilità di valutare: • Infiammabilità; • Combustibilità; • Produzione di fumo; • Produzione di gas tossici. 90