Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA CARDIOVASCOLARE Il sistema cardiovascolare è costituito da un insieme di vasi sanguigni connessi al cuore che si comporta come una pompa emodinamica perché contraendosi genera una pressione che spinge continuamente il sangue attraverso un sistema chiuso. La funzione principale dell’apparato cardiovascolare è quella di far circolare il sangue. Mediante il sangue che funge da trasportatore, da un lato rifornisce continuamente i tessuti di O2 (assunto mediante i polmoni), nutrienti ed acqua (assorbiti dall’epitelio intestinale); dall’altro rimuove i cataboliti metabolici e la CO2 che le cellule devono eliminare. Inoltre, il sistema cardiovascolare svolge una funzione importante nella comunicazione intercellulare (ormoni e metaboliti) e nella difesa dell’organismo contro agenti estranei (anticorpi e globuli bianchi). Infine, il sistema cardiovascolare regola la pressione sanguigna e la temperatura. Nell’uomo il cuore, pur essendo un unico organo, è di fatto strutturalmente e funzionalmente diviso in due sezioni da un setto (destra e sinistra) non comunicanti tra loro ed ognuna composta da un atrio ed un ventricolo comunicanti tra loro mediante una valvola atrioventricolare: gli atri ricevono il sangue che ritorna al cuore, mentre i ventricoli si comportano come due pompe emodinamiche che lavorano in serie e pompano il sangue in due sistemi circolatori separati, ma disposti in serie e in parallelo (circolazione sistemica o grande circolazione e circolazione polmonare o piccola circolazione). Il cuore sinistro ed il sistema vascolare che da esso origina rappresentano la circolazione sistemica: sistemica il ventricolo sinistro pompa il sangue ossigenato a livello polmonare a tutti i tessuti dell’organismo, ad eccezione dei polmoni, tramite l’aorta. Il sangue refluo da tutti gli organi ritorna all’atrio destro mediante la vena cava superiore ed inferiore. Il cuore destro ed il sistema vascolare che da esso origina rappresentano la circolazione polmonare: polmonare il ventricolo destro pompa il sangue meno ossigenato refluo dai tessuti ai polmoni, tramite l’arteria polmonare, per essere ossigenato. Il sangue refluo dai polmoni ritorna all’atrio sinistro mediante 4 vene polmonari. Sia la circolazione sistemica che polmonare comprendono: sistema arterioso formato da arterie 1. un settore di distribuzione distribuzione del sangue ad elevata pressione (sistema che trasportano il sangue dal cuore verso la periferia); 2. una sezione vascolare che consente gli scambi tra sangue e fluidi interstiziali (sistema sistema di scambio formato da capillari sanguigni tissutali e polmonari); sistema venoso formato da vene che 3. un settore di raccolta del sangue a bassa pressione (sistema trasportano il sangue dalla periferia al cuore). I due sistemi circolatori sono completamente separati, separati pertanto non c’è mai mescolanza tra il sangue refluo dai tessuti e quello refluo dai polmoni. Inoltre, i due sistemi circolatori sono disposti in serie in quanto il sangue che viene spinto dal cuore di destra, attraverso il circolo polmonare, ritorna al cuore di sinistra, viceversa il sangue che viene spinto dal cuore di sinistra, attraverso il circolo sistemico, ritorna al cuore di destra. Da ciò deriva necessariamente che il volume di sangue pompato in un circuito deve essere uguale a quello pompato nell’altro e, di conseguenza, la quantità di sangue che ritorna al cuore, attraverso un circuito o l’altro, deve essere uguale. Se ciò non avvenisse, vi sarebbe accumulo di sangue in uno dei due circuiti a detrimento dell’altro (condizione che si manifesta solo in caso di una grave insufficienza di una metà del cuore rispetto all’altra). Le arterie della circolazione sistemica, provenienti da ramificazioni dell’aorta, sono disposte in parallelo: parallelo ciò significa che, mentre i polmoni ricevono tutto il sangue pompato dal ventricolo destro, nel circolo sistemico ogni organo dell’organismo riceve solo una frazione del sangue pompato dal ventricolo sinistro (13% all’encefalo; 4% al cuore; 24% al fegato e all’apparato gastro-enterico; 21% al muscolo scheletrico; 20% ai reni; la % restante alla cute e altri organi). Pertanto, un aumentato afflusso di sangue ad un distretto andrà a scapito di un altro. Partendo dall’atrio destro il percorso del sangue è il seguente : 1. dall’atrio destro il sangue venoso fluisce al ventricolo destro attraverso la valvola atrioventricolare tricuspide; 2. dal ventricolo destro il sangue è pompato nell’arteria polmonare attraverso la valvola polmonare (arteria polmonare destra e sinistra) e raggiunge i capillari polmonari dove viene ossigenato, 59 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE 3. 4. 5. 6. 60 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin grazie ai processi diffusivi dell’ossigeno e dell’anidride carbonica tra sangue contenuto nei capillari e gli alveoli polmonari; il sangue ossigenato ritorna all’atrio sinistro mediante le 4 vene polmonari; dall’atrio sinistro il sangue fluisce al ventricolo sinistro attraverso la valvola atrio-ventricolare bicuspide o mitrale; dal ventricolo sinistro il sangue ossigenato viene pompato nell’aorta attraverso la valvola aortica. L’aorta si ramifica in arterie sempre più piccole: la prima diramazione è rappresentata dalle arterie coronarie che irrorano il miocardio; le branche ascendenti dell’aorta si dirigono agli arti superiori e alla testa; l’aorta addominale porta il sangue al tronco, agli arti inferiori e agli organi interni come i reni, il fegato e il tratto digerente. Dalle arterie si forma una rete capillare tissutale con parete vasale molto sottile attraverso la quale vengono scambiati nutrienti, cataboliti e gas respiratori tra sangue e spazio interstiziale, a livello di tutti i tessuti; il sangue refluo dai tessuti di tutto l’organismo (ad eccezione dei polmoni) povero di ossigeno e ricco di anidride carbonica e cataboliti (sangue venoso) è veicolato in vene di calibro crescente che confluiscono nelle vene cave superiore ed inferiore, che sfociano nell’atrio destro. Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE CUORE Richiami ichiami anatomici Il cuore è un organo complesso, prevalentemente di natura muscolare, provvisto di muscolatura involontaria molto sviluppata e potente che si contrae ritmicamente, anche in assenza di stimoli esterni; questa proprietà conferisce al cuore notevole autonomia funzionale e capacità di sopravvivenza. Il cuore è grande come un pugno (lungo 12 cm, largo 9 cm e spesso 6 cm) ed è situato al centro della cavità toracica, nel mediastino (spazio compreso tra i due polmoni, il 61 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin diaframma e la colonna vertebrale). L’apice è piegato verso il basso a sinistra ed entra in contatto con il diaframma, mentre la base si trova in alto dietro lo sterno. Innervazione del cuore Coerentemente con la sua natura di muscolo involontario, il cuore riceve esclusivamente un’innervazione vegetativa, ortosimpatica e parasimpatica, che hanno effetto antagonista. In condizioni di riposo, l’attività del cuore è sotto il controllo parasimpatico (tono vagale). Innervazione Ortosimpatica: è rappresentata da fibre ortosimpatiche postgangliari, provenienti dai neuroni dei gangli cervicali; le fibre pregangliari ortosimpatiche originano da neuroni situati nelle corna laterali dei primi 4-5 segmenti toracici del midollo spinale, che a loro volta ricevono segnali, tramite vie nervose discendenti, da neuroni localizzati nel bulbo che vanno a formare il centro cardio–vasomotore. Le terminazioni ortosimpatiche sono adrenergiche e sono molto 62 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE abbondanti nella zona del nodo seno-atriale (fibre di destra) e atrio-ventricolare (fibre di sinistra), oltre che in tutta la muscolatura del miocardio. La noradrenalina liberata va ad agire su recettori adrenergici di tipo β1 causando aumento di AMPc (per attivazione di Gs). Innervazione Parasimpatica: è rappresentata dai rami cardiaci dei Nervi Vaghi (destro e sinistro). Le fibre vagali originano da un gruppo di neuroni che vanno a formare nel bulbo il Nucleo Dorsale del Vago. Queste fibre si interrompono in piccoli gangli disposti nel miocardio atriale, da dove partono brevi fibre che si distribuiscono prevalentemente al miocardio atriale. atriale Le fibre parasimpatiche sono colinergiche e il neurotrasmettitore liberato è l’acetilcolina, che va ad agire su recettori postsinaptici muscarinici, causando diminuzione della produzione di AMPc (per attivazione di Gi). Vascolarizzazione del cuore Il cuore è vascolarizzato dalle arterie coronarie (destra e sinistra) che originano dal bulbo aortico; il sangue refluo dal cuore viene raccolto dalle vene coronarie che tornano all’atrio destro. Cavità avità cardiache Il cuore contiene 4 cavità, 2 atri e 2 ventricoli. Ciascun atrio comunica con il rispettivo ventricolo mediante una valvola atrio-ventricolare: la valvola tricuspide a destra e la valvola bicuspide o mitrale a sinistra. Normalmente non esistono comunicazioni tra le cavità destra e sinistra del cuore che sono completamente separate dai setti interatriali e interventricolari; pertanto il sangue presente in un lato non può mescolarsi con quello dell’altro lato. Agli atri sinistro e destro giungono rispettivamente, senza interposizione di valvole, le 4 vene polmonari e le vene cave superiore ed inferiore: i vasi terminali del circolo polmonare e sistemico. Dai ventricoli sinistro e destro prendono origine rispettivamente, con l’interposizione delle valvole semilunari, poste nella parte superiore (base) dei ventricoli, l’arteria aorta e l’arteria polmonare: i due vasi con cui iniziano il circolo sistemico e polmonare. Da notare che il sangue entra nei ventricoli dalla parte superiore e lo lascia nuovamente dalla parte superiore: funzionalmente ciò significa che i ventricoli devono contrarsi dal basso verso l’alto per consentire l’efflusso nelle arterie. Il cuore è avvolto da un robusto sacco membranoso sieroso, il pericardio, pericardio costituito da due foglietti: uno parietale aderente alle formazioni mediastiniche contigue al cuore ed uno viscerale aderente alla superficie cardiaca. Tra i due foglietti si trova un sottile strato di liquido pericardico, pericardico che lubrifica la superficie esterna del cuore. Gli atri ed i ventricoli 63 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin sono delimitati dalla parete cardiaca. La parete è costituita da 3 strati anatomicamente separati che, dall’esterno sono: Epicardio: Epicardio sottile strato connettivale che ricopre tutta la superficie esterna del cuore, fuso con il foglietto viscerale del pericardio; Miocardio: Miocardio rappresenta il muscolo cardiaco, formato da numerosi strati muscolari diversamente orientati. Esiste una grande differenza nello spessore del miocardio: quello atriale è molto sottile, mentre quello ventricolare è molto più spesso, soprattutto quello sinistro; Endocardio: Endocardio è un sottile strato di cellule endoteliali che ricopre la superficie interna del cuore, delle valvole cardiache e l’intera rete vasale. Il cuore presenta quattro anelli di tessuto connettivo (scheletro del cuore) che circondano gli imbocchi delle arterie aorta e polmonare e le valvole atrio-ventricolari: tali anelli costituiscono sia l’origine che l’inserzione terminale del miocardio sia atriale che ventricolare. La presenza di questi anelli fa si che non ci sia connessione strutturale e funzionale tra muscolatura atriale e ventricolare. 64 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Valvole cardiache Le valvole cardiache sono 2 atrio-ventricolari e 2 semilunari. Nonostante la loro struttura sia molto diversa, tutte le valvole cardiache si aprono nella stessa direzione (dagli atri ai ventricoli e dai ventricoli alle arterie) ed hanno lo scopo di assicurare il flusso unidirezionale di sangue nel cuore in senso anterogrado (dagli atri ai ventricoli, dai ventricoli alle arterie, dalle arterie alle vene e dalle vene al cuore). Il flusso di sangue non può mai essere invertito. Le valvole atrioatrio-ventricolari sono formate da sottili lembi endoteliali sprovvisti di muscolatura (2 lembi la bicuspide e 3 lembi la tricuspide) attaccati alla base ad un anello fibroso. A livello del bordo i lembi sono ispessiti e attaccati, sul versante ventricolare, mediante corde di tessuto ricco in collagene, le corde tendinee, tendinee ai muscoli papillari che sono estensioni del muscolo ventricolare. Le valvole semilunari sono formate da 3 lembi endoteliali a forma di mezzaluna o coppa in sezione trasversa. A causa della loro forma queste valvole non necessitano di tendini di tessuto connettivo come le valvole atrio-ventricolari. L’apertura e la chiusura di tutte le valvole cardiache sono processi passivi che si verificano in risposta a gradienti di pressione sanguigna che si instaurano a cavallo delle valvole. L’apertura di queste valvole, che è simultanea nel lato destro e sinistro del cuore, fa si che si abbia il contemporaneo riempimento o svuotamento del ventricolo destro e sinistro. Durante la diastole ventricolare la pressione intraventricolare scende al disotto di quella esistente nelle corrispondenti arterie: ciò causa la chiusura delle valvole semilunari. Quando, durante questa fase, la pressione intraventricolare scende ancora e va al di sotto di quella dei corrispettivi atri si ha l’apertura delle valvole atrioventricolari e il riempimento dei ventricoli. Durante la sistole ventricolare la pressione intraventricolare supera quella dei corrispettivi atri: ciò causa la chiusura delle valvole atrio-ventricolari che impedisce il flusso retrogrado di sangue dal ventricolo all’atrio (le corde tendinee impediscono che le valvole vengano spinte verso gli atri, proprio come le aste di un ombrello impediscono all’ombrello di girarsi verso l’esterno quando c’è vento forte). Quando, durante questa fase, la pressione intraventricolare sale e va a superare la pressione nelle corrispondenti arterie si ha l’apertura delle valvole semilunari e lo svuotamento parziale dei ventricoli. Un cattivo funzionamento delle valvole cardiache potrebbe consentire un parziale retroflusso di sangue: in questo caso si parla di insufficienza valvolare. valvolare Un altro quadro patologico può consistere nel fatto che le valvole non si aprono bene a causa delle lesioni dei lembi valvolari : in questo caso si parla di stenosi. stenosi 65 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE 66 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Miocardio iocardio di lavoro (o comune) comune) e miocardio di conduzione (o specifico) specifico) Il grosso della massa del cuore è costituito da muscolatura cardiaca o miocardio. La maggior parte del miocardio atriale e ventricolare permette al cuore di lavorare come una pompa: la sua attivazione (potenziali di azione) è seguita dalla contrazione e dalla generazione di forza o pressione: per questo si chiama miocardio di lavoro o comune. comune Circa l’1% dell’intera massa muscolare cardiaca non è in grado né di contrarsi né di generare forza e, pur costituendo una piccola parte dell’intera massa miocardica, riveste una particolare importanza funzionale. Esso infatti comprende sia la formazione capace di generare spontaneamente potenziali di azione (ciò conferisce al cuore la caratteristica proprietà di contrarsi in assenza di uno stimolo esterno), sia la formazione cui compete la funzione di condurre l’attivazione alle varie parti del cuore secondo una ben definita successione: per questo si chiama miocardio di conduzione o specifico. specifico Nel sistema di conduzione del cuore umano figurano le seguenti formazioni: Nodo senoseno-atriale o nodo del seno (di Keith e Flack): è situato nella parete posteriore dell’atrio destro, in corrispondenza del solco terminale che separa lo sbocco della vena cava superiore dall’atrio destro. Esso è il pacemaker o segnapassi fisiologico del cuore, cioè la formazione dove ha normalmente inizio l’eccitamento spontaneo che genera e mantiene il battito ripetitivo del cuore; Nodo atrioatrio-ventricolare (di Tawara): è situato nella parte posteriore destra del setto interatriale in vicinanza della valvola tricuspide. Questa formazione riceve l’eccitamento partito dal nodo del seno dopo che esso ha invaso e percorso tutta la muscolatura atriale; Fascio di His: questa formazione parte dal nodo di Tawara, discende nel setto interventricolare (tronco comune) e si divide in due branche principali, destra e sinistra (la sinistra a sua volta si divide in anteriore e posteriore). Queste branche decorrono nello strato miocardico, sotto l’endocardio, sulle due facce del setto fin verso la punta del cuore, si ramificano e risalgono verso la base dei ventricoli con fini diramazioni: le fibre del Purkinje. Purkinje Tramite il fascio di His e le sue diramazioni l’eccitamento viene distribuito a tutto il miocardio ventricolare, dal setto interventricolare verso la punta del cuore e da qui alla base dei ventricoli. Cellule miocardiche Le cellule che costituiscono il miocardio di lavoro o comune e il miocardio di conduzione o specifico sono dette cellule miocardiche. Cellule del miocardio di lavoro Le cellule miocardiche da un punto di vista di organizzazione intracellulare e di funzione molecolare sono simili alle fibre muscolari scheletriche ma, poiché il segnale della contrazione è miogeno (cioè origina all’interno dello stesso miocardio che, pertanto, è definito come muscolo involontario), presentano alcune proprietà tipiche del muscolo liscio (anche per la presenza delle gap junction). Le cellule miocardiche come quelle scheletriche sono striate e sono dotate di un apparato contrattile del tutto simile: esse infatti presentano una striatura trasversa dovuta all’alternarsi nelle miofibrille (che sono gli elementi subcellulari contrattili) di zone mono e birifrangenti. Anche nel miocardio le 67 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin miofibrille sono formate da una sequenza di sarcomeri, in cui i miofilamenti di actina (filamenti sottili) e di miosina (filamenti spessi) sono ordinati esattamente come nelle fibre muscolari scheletriche. Tutto ciò fa si che anche le risposte meccaniche del muscolo cardiaco sono simili a quelle del muscolo scheletrico. Le differenze di rilievo tra le fibre cardiache e quelle scheletriche sono: 1. Sono cellule molto più piccole di quelle scheletriche (diametro 5–10 µ; lunghezza 20–30 µ) e possiedono un singolo nucleo disposto centralmente; 2. I tubuli T delle cellule miocardiche, presenti in corrispondenza delle strie Z del sarcomero, sono più grandi di quelli presenti nelle cellule muscolari scheletriche (diametro 5 volte maggiore) e si ramificano all’interno della cellula miocardica, tra le miofibrille. Comunque mancano mancano le triadi, triadi quelle formazioni in cui nelle fibre muscolari scheletriche il sistema tubulare trasverso viene in stretto contatto con il reticolo longitudinale (per assenza delle cisterne); 3. Il reticolo sarcoplasmatico sarcoplasmatico è meno esteso rispetto a quello delle cellule scheletriche (soprattutto i tubuli longitudinali), riflettendo il fatto che il miocardio dipende in parte dal Ca++ extracellulare per iniziare la contrazione. contrazione In questo aspetto le fibre miocardiche assomigliano a quelle lisce; 4. Circa 1/3 del volume di una fibra cardiaca contrattile è occupata da mitocondri, mitocondri a differenza delle fibre scheletriche: ciò dimostra la forte richiesta di energia da parte di queste cellule, che hanno prevalentemente un metabolismo aerobico; Infatti è stato dimostrato che il miocardio utilizza circa il 7080% dell’ossigeno trasportato dal sangue, più del doppio rispetto alle altre cellule dell’organismo: ecco perché il miocardio necessita di un adeguato flusso di sangue mediante i vasi coronarici; 5. Le cellule sono collegate tra loro una di seguito all’altra e, in minor misura, di lato fianco a fianco. La maggior parte delle cellule si ramifica in modo che all’estremità ogni cellula si collega con altre due cellule, dando luogo così alla formazione di una rete cellulare tridimensionale complessa. Nella zona di contatto tra le cellule esiste una giunzione cellulare specializzata, specializzata nota come disco intercalare o stria scalariforme: scalariforme in questa regione le membrane delle cellule contigue, intimamente ravvicinate (lo spazio intercellulare di fatto non esiste) e parallele l’una all’altra, presentano numerose interdigitazioni che aumentano grandemente la superficie di contatto e sono collegate da desmosomi o giunzioni aderenti, aderenti giunzioni cellulari molto forti in grado di creare una robusta connessione meccanica tra le cellule che permette di trasferire la tensione generata in una cellula a quelle adiacenti. Inoltre in molti punti del disco le membrane 68 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE sono parzialmente fuse a formare giunzioni serrate serrate. Lungo le strie si formano dei veri e propri ponti citoplasmatici tra cellule contigue, detti gap junction o giunzioni comunicanti, comunicanti che creano una zona a bassissima resistenza elettrica (connessione elettrica e chimica) che consente la rapida diffusione delle onde di depolarizzazione, facendo si che le cellule cardiache si contraggano quasi simultaneamente ed in modo coordinato. In altre parole, la struttura specializzata del disco intercalare fa si che un tessuto formato da piccole cellule lavori come se fosse costituito da una singola grossa cellula (sincizio sincizio funzionale). funzionale Questa caratteristica è comune al muscolo liscio. Non esistono delle sostanziali differenze morfologiche tra le fibrocellule del miocardio comune o di lavoro atriale e di quello ventricolare, fatta eccezione per il diametro che è nettamente maggiore in quelle ventricolari. Cellule del miocardio di conduzione Le fibrocellule del miocardio di conduzione o specifico, pur essendo connesse tramite ponti protoplasmatici alle cellule contrattili del miocardio comune, se ne differenziano sia da un punto di vista funzionale che morfologico: presentano un maggior contenuto di sarcoplasma (citoplasma), sono meno ricche di miofibrille ed hanno un elevato contenuto di glicogeno. Le fibrocellule morfologicamente più lontane da quelle del miocardio comune sono quelle che costituiscono il nodo seno-atriale soprattutto perché presentano un aspetto tondeggiante (cilindrico o poligonale), sono particolarmente povere di miofibrille e di reticolo sarcoplasmatico. La connessione tra queste cellule e le cellule del miocardio atriale di lavoro avviene tramite elementi cellulari detti di transizione, che presentano caratteristiche intermedie tra quelle del miocardio di conduzione e quelle del miocardio di lavoro. Anche le fibrocellule del nodo atrio-ventricolare, sebbene siano morfologicamente più simili a quelle del miocardio comune di quelle del nodo seno-atriale, presentano un’organizzazione caratteristica: infatti la rete fibrocellulare che costituisce il polo superiore di questo nodo è formata da fibre sottilissime che confluiscono progressivamente in elementi di sempre maggior diametro fino al fascio di His. Il tessuto di conduzione che costituisce il fascio di His è composto da fibrocellule nettamente più grandi (circa 50 µ di diametro) e più corte di quelle del miocardio comune: esse sono provviste di poche miofibrille disposte alla periferia del sarcoplasma ed inoltre I ponti di connessione tra le singole unità cellulari sono molto grandi. Potenziale di di membrana delle cellule miocardiche A cavallo delle membrane cellulari di tutte le cellule si verifica una separazione delle cariche elettriche. Per potenziale di membrana a riposo si intende il gradiente elettrico che si stabilisce tra il liquido intra intra ed extracellulare. extracellulare Il termine a riposo indica che questo gradiente elettrico è presente in tutte le cellule viventi, anche in quelle prive di attività elettrica (cellule non eccitabili). Il potenziale è 69 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin espresso in millivolt (mV); per convenzione il liquido extracellulare viene posto come riferimento e gli viene assegnata una carica di 0 mV. Pertanto un potenziale di membrana a riposo di –70 mV indica con il segno negativo che, a cavallo della membrana, il liquido intracellulare è negativo rispetto a quello extracellulare, mentre il valore 70 esprime l’ampiezza della differenza di potenziale. Il potenziale di riposo è determinato dalla conduttanza relativa (o permeabilità) agli ioni a cui la membrana è permeabile e dai loro gradienti di concentrazione. In condizioni di riposo le cellule miocardiche di lavoro hanno una elevata conduttanza al potassio che è libero di fluire secondo il suo gradiente di concentrazione: quindi il potenziale di membrana si sposterà verso il potenziale di equilibrio del potassio che è di circa –85 mV (equazione equazione di Nernst: Nernst E ione = 61 mV/2 * Log [ione extr.] / [ione intrac.] ). Poichè a riposo la conduttanza al sodio è bassa, questo ione contribuisce molto poco al potenziale di riposo. Il ruolo della pompa Na/K è primario per il mantenimento dei gradienti di concentrazione del sodio e del potassio a cavallo della membrana, ma contribuisce anche al potenziale di membrana con un modesto effetto elettrogenico. Due processi possono indurre un cambiamento nel potenziale di membrana a riposo, che altrimenti rimane stabile: se si sposta verso valori più negativi si ha iperpolarizzazione, iperpolarizzazione se si sposta verso valori meno negativi si ha depolarizzazione. depolarizzazione 1. Cambiamento nel gradiente elettrochimico di uno ione a cui la membrana è permeabile che porta ad un cambiamento del potenziale di equilibrio di quello ione e quindi del potenziale a riposo (ad es. < concentrazione extracellulare di K → iperpolarizzazione); 2. Cambiamento della conduttanza ad uno ione ( ad es. al Na → depolarizzazione). Le cellule miocardiche del miocardio di lavoro possiedono un potenziale di membrana a riposo stabile di –85/90 mV. Le cellule miocardiche del miocardio di conduzione hanno un potenziale di membrana instabile, mai fisso ad un valore costante, che parte da –60 mV: per questo viene definito potenziale pacemaker e non potenziale di membrana a riposo. Proprietà roprietà generali del miocardio Caratteristiche comuni a tutto il miocardio sono: 1. Eccitabilità; Eccitabilità 2. Contrattilità; ontrattilità 3. Conduzione; onduzione; 4. Refrattarietà. Refrattarietà Queste caratteristiche si ritrovano anche nel muscolo scheletrico, ma qui si presentano con modalità particolari. Invece si distingue dal resto del miocardio, ed ancora più dal muscolo scheletrico, il miocardio di conduzione (in particolare quello dei nodi seno-atriale e atrio-ventricolare) perché possiede la proprietà dell’automatismo o autoritmicità. autoritmicità Tuttavia, è utile ricordare che questa proprietà è presente in forma latente, in condizioni fisiologiche, in tutto il miocardio. 1) Eccitabilit Eccitabilità ccitabilità il miocardio, come il muscolo scheletrico e il tessuto nervoso, è un tessuto eccitabile, pertanto, come nel caso del tessuto scheletrico, è in grado di rispondere a stimoli adeguati, ad es. elettrici, con l’insorgenza di una manifestazione elettrica propagata, il potenziale di azione, azione seguito con brevissimo ritardo dalla contrazione delle stesse fibrocellule miocardiche. Il potenziale di azione e la contrazione sono due fenomeni strettamente correlati e costituiscono la risposta del miocardio allo stimolo. A differenza del muscolo scheletrico nel quale le singole fibre sono indipendenti sia anatomicamente che funzionalmente, il miocardio, grazie alla bassa resistenza elettrica dei dischi intercalari che uniscono le fibrocellule, si comporta funzionalmente come un sincizio per cui sia il potenziale di azione che la contrazione che lo segue possono, dal luogo di insorgenza, propagarsi rapidamente in tutte le direzioni fino ad invadere l’intero miocardio. Pertanto il miocardio si comporta funzionalmente come se fosse costituito da una singola cellula e ciò spiega come esso ubbidisca in toto alla legge del tutto o nulla (questa legge nel muscolo scheletrico è valida solo per le singole cellule che lo 70 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE compongono e non per l’intero muscolo). Secondo la legge del tutto o nulla quando lo stimolo, che colpisce una regione del miocardio, raggiunge l’intensità liminare (cioè la soglia del potenziale di azione) evoca una risposta sia elettrica che meccanica la cui ampiezza è la massima che il miocardio può dare in quel momento e non cresce con l’aumentare dell’intensità dello stimolo. Quando l’intensità dello stimolo è inferiore alla soglia, invece, non evoca nessuna risposta. Le cellule miocardiche del miocardio di lavoro generano potenziali d’azione con caratteristiche peculiari in cui il Calcio gioca un ruolo importante, a differenza di quanto avviene nelle fibre muscolari scheletriche e nei neuroni. Potenziale di azione nelle cellule miocardiche di lavoro Il potenziale di azione delle cellule miocardiche contrattili è simile a quello delle fibre scheletriche e dei neuroni. La differenza più evidente è la lunga durata del potenziale di azione, azione dovuta alla presenza della fase di plateau: plateau 150 msec nel miocardio atriale e 250–300 msec. nel miocardio ventricolare, contro i 5–10 msec. delle fibre scheletriche e 1–2 msec. dei neuroni. La durata del potenziale d’azione si adatta alla frequenza cardiaca: all’aumentare della frequenza diminuisce la durata del potenziale d’azione. Tra due potenziali di azione successivi esiste un potenziale di riposo. Gli eventi ionici che sostengono le successive fasi del potenziale di azione sono: Potenziale di membrana a riposo (Fase 4): 4) il potenziale di membrana a riposo delle cellule miocardiche di lavoro è stabile (-90 mV) e si avvicina al potenziale di equilibrio del K. Tra due potenziali di azione esiste un potenziale di riposo stabile. Depolarizzazione rapida (Fase 0): 0) questa fase è analoga alla fase di depolarizzazione del potenziale di azione dei neuroni e delle fibre scheletriche. Uno stimolo che depolarizza la membrana fino alla soglia determina l’attivazione, cioè l’apertura, di canali ionici voltaggiovoltaggiodipendenti per il Na dotati di rapidissima cinetica: già a -70 mV questi canali sono pervi. Ciò causa un transitorio aumento della conduttanza agli ioni sodio che da inizio ad una intensa corrente entrante (lungo il gradiente elettrochimico) che, apportando cariche positive all’interno della membrana, la depolarizza con un processo autorigenerativo o a feedback positivo (perché l’ingresso di ioni sodio depolarizza ulteriormente la membrana e ciò via via porta all’apertura di un numero sempre crescente di canali per il sodio): il potenziale di membrana si riduce rapidamente, si annulla e poi si inverte di segno di 20–30 mV (eccedenza eccedenza o overshoot) overshoot per un breve periodo. Il potenziale di membrana non raggiunge completamente il valore del potenziale di equilibrio del Na (+65 mV) perché i canali ionici voltaggio-dipendenti per il Na lentamente si inattivano: già a -40 mV questi canali sono tutti nello stato di inattivazione (stato in cui i canali sono impervi, che precede la chiusura) e ciò porta alla riduzione della corrente entrante di sodio, che si estingue totalmente all’inizio della fase di plateau. Ripolarizzazione iniziale (Fase 1): è un breve periodo di ripolarizzazione che fa subito seguito al picco (spike) dell’inversione di potenziale. È dovuta all’inattivazione dei canali del Na e all’apertura dei canali ionici voltaggio-dipendenti per il K che si aprono tardivamente con la depolarizzazione: si ha una corrente uscente di ioni potassio lungo gradiente elettrochimico. Plateau (fase 2): 2) durante questa fase la membrana rimane depolarizzata in modo relativamente stabile intorno ad un valore prossimo allo 0 per un lungo periodo (150–200 msec. nelle fibre ventricolari, molto meno in quelle atriali). Si ricordi che un potenziale di membrana rimane stabile fin quando le correnti ioniche in entrata ed in uscita sono uguali. La fase di plateau ha un’origine ionica abbastanza complessa perché risulta dalla sovrapposizione di eventi ionici diversi, tutti voltaggio e tempo dipendenti. L’inizio della fase di plateau è dovuta all’apertura di canali ionici voltaggiovoltaggio-dipendenti per il Ca a cinetica lenta (canali di tipo L) che si aprono ad un livello di depolarizzazione intorno a -40 mV. Ciò da inizio ad una lenta corrente entrante di ioni calcio (lungo gradiente di concentrazione) che è perfettamente controbilanciata dalla corrente in uscita di ioni potassio: poiché la corrente netta è zero il potenziale di membrana rimane stabile a quel valore di depolarizzazione. Però lentamente e gradualmente i canali ionici per il Ca si inattivano e 71 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin di conseguenza si riduce la corrente entrante di calcio che aveva dato inizio al plateau, fino ad estinguersi. Ciò tenderebbe di per sé a ripolarizzare la membrana se non si avesse a questo punto la chiusura dei canali ionici voltaggiovoltaggio-dipendenti per il K anomali (canali K1, detti anomali perché sono aperti al normale potenziale di riposo e si chiudono con la depolarizzazione): infatti la riduzione della corrente uscente di ioni K si oppone alla ripolarizzazione della membrana conseguente al decadere della corrente entrante di ioni calcio e la fase di plateau, con potenziale invariato e vicino allo zero, viene mantenuta per un certo periodo di tempo. L’ingresso di ioni calcio durante la fase di plateau è importante per la fase di accoppiamento elettro-meccanico perché induce la liberazione di calcio dalle sedi citoplasmatiche di stoccaggio (rilascio rilascio di calcio indotto da calcio). calcio Ripolarizzazione rapida (Fase 3): 3) questa fase è sostenuta da un meccanismo ionico molto simile a quello che si osserva nel potenziale d’azione dei neuroni e delle fibre scheletriche. Questa fase è dovuta all’attivazione tardiva dei canali ionici voltaggiovoltaggio-dipendenti per il K tardivi, tardivi la cui cinetica è particolarmente lenta nelle fibre miocardiche (canali Kv), per cui essi si trovano attivati in notevole numero solo verso la fine del plateau. L’aumento della permeabilità al K (maggiore rispetto alla fase di riposo) da inizio ad una intensa corrente uscente di ioni potassio, lungo gradiente elettrochimico, che ripolarizza la membrana. Questi canali tardivi del K con la ripolarizzazione si chiudono (sono sprovvisti dello stato di inattivazione). La funzione della corrente uscente di ioni potassio è quella di accelerare fortemente la ripolarizzazione della membrana riportandola al suo potenziale di riposo, condizione nella quale, essendo rimossa totalmente l’inattivazione dei canali del Na e del Ca, viene restituita alla fibra miocardica la sua normale capacità di rispondere agli stimoli. 72 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE 2) Contrattilità ontrattilità La contrattilità o inotropismo è la capacità intrinseca del miocardio di lavoro di rispondere ad un impulso con la contrazione. Le cellule miocardiche da un punto di vista morfologico sono fibre striate organizzate in sarcomeri, pertanto il meccanismo di attivazione del loro apparato contrattile e il meccanismo di base della contrazione sostanzialmente non sono dissimili da quelli delle fibre muscolari scheletriche. Contrazione Nelle fibre muscolari scheletriche il rilascio di acetilcolina da parte della terminazione di un motoneurone somatico, a livello della placca motrice, determina la formazione nella membrana sarcolemmale di un potenziale di azione: la depolarizzazione diffonde all’interno della cellula attraverso i tubuli a T che, attraverso le triadi, sono in stretto contatto con le cisterne del reticolo longitudinale, provocando il rilascio di calcio nell’ambiente intracellulare. Gli ioni calcio, andando ad interagire con la troponina C, innescano le interazioni tra i miofilamenti spessi e sottili, il loro reciproco scorrimento e, quindi, la contrazione. Questo processo prende il nome di accoppiamento elettroelettro-meccanico o accoppiamento eccitazioneeccitazione-contrazione. contrazione Anche nelle cellule miocardiche il potenziale d’azione avvia l’accoppiamento eccitazione-contrazione, con la differenza che tale potenziale d’azione è originato in modo spontaneo a livello delle cellule pace-maker e si diffonde alle cellule contrattili attraverso le gap junction. Anche nel miocardio gli ioni calcio innescano la contrazione, ma essi provengono dall’ambiente extracellulare. Infatti, quando un potenziale d’azione raggiunge una cellula miocardica la depolarizzazione diffonde lungo tutto la membrana e all’interno della cellula attraverso i tubuli a T, a livello dei quali determina l’apertura dei canali ionici voltaggiodipendenti per il Ca che da inizio alla corrente entrante di ioni calcio (plateau). L’entrata di calcio all’interno della cellula cardiaca produce un aumento della concentrazione intracellulare di calcio che, però, da sola non è sufficiente a garantire una completa attivazione delle miofibrille e ad innescare la contrazione. Questi ioni calcio per diffusione raggiungono i tubuli del reticolo longitudinale dove fungono da stimolo chimico (ccalcio di avvio) avvio per l’apertura di recettori-canale per il Ca, attraverso i quali viene rilasciata nell’ambiente intracellulare una grande quantità di ioni Ca che vanno a completare l’attivazione dei miofilamenti. Il calcio rilasciato dal reticolo sarcoplasmatico, grazie ad un processo moltiplicativo noto come rilascio di Calcio Calcio Calcio Calcio indotto, indotto costituisce circa il 90% di quello necessario alla contrazione muscolare. 73 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin La contrazione del miocardio si differenzia da quella del muscolo scheletrico per: a. Una maggior durata, durata dovuto fondamentalmente alla maggior durata del potenziale d’azione che mantiene più a lungo in contrazione l’apparato miofibrillare; b. Una minore velocità di contrazione, contrazione che esprime una più lenta attivazione dell’apparato contrattile dovuta al particolare meccanismo con cui si rendono disponibili gli ioni Ca intracellulari, soprattutto per la presenza di una tappa diffusionale. A: Potenziale d’azione (I) e contrazione (II) in una fibrocellula miocardica di lavoro. B: Potenziale d’azione (I) e contrazione (II) in una fibra muscolare scheletrica 74 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Rilasciamento Come avviene nel muscolo scheletrico, il rilasciamento e, quindi, la disattivazione dell’apparato contrattile, si ha quando la concentrazione intracellulare di Ca viene riportata a valori molto bassi di riposo (inferiori a 100 nmoli/l). A ciò provvedono 2 meccanismi: a. gli ioni calcio vengono trasportati nuovamente nel reticolo sarcoplasmatico con un trasporto attivo primario, mediante una pompa del Ca ; b. gli ioni calcio vengono trasportati nell’ambiente extracellulare mediante un trasporto attivo secondario Na/Ca ed una pompa del Ca, che operano entrambi nel sarcolemma. Forza contrattile: relazione lunghezza– lunghezza–tensione nel muscolo cardiaco La forza contrattile, contrattile così come avviene per il muscolo scheletrico, dipende da 2 parametri: lunghezza di riposo); 1. Dalla lunghezza della fibra iniziale all’inizio della contrazione (lunghezza riposo 2. Dalla contrattilità che dipende dalla disponibilità di ioni calcio, indipendentemente dalla lunghezza della fibra. La forza contrattile aumenta col crescere della lunghezza iniziale delle fibrocellule fino ad un valore massimo (massima tensione) che si ha ad una lunghezza ottimale della fibra che corrisponde ad una lunghezza del sarcomero di 2,0–2,4 µ: ogni ulteriore allungamento determina una diminuzione della forza contrattile. La base fisiologica della relazione lunghezza–tensione va ricercata nel grado di sovrapposizione dei filamenti spessi e sottili ed il numero di possibili siti per la formazione dei ponti 75 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin trasversi: alla lunghezza ottimale si ha una sovrapposizione tale dei due tipi di filamento che il numero di possibili siti per la formazione dei ponti trasversi è massimo (invece la concentrazione intracellulare di ioni Ca determina se questi possibili legami trasversi potranno poi realmente formarsi). Se il sarcomero all’inizio della contrazione è più lungo della sua lunghezza ottimale i filamenti sottili e spessi sono scarsamente sovrapposti e formano pochi ponti trasversi, pertanto i filamenti possono interagire solo in misura minima e non genereranno molta forza. La tensione sviluppata sarà zero quando la lunghezza del sarcomero sarà tale da arrivare quasi allo sfilamento dei filamenti sottili e spessi (stiramento della fibra). Se il sarcomero all’inizio della contrazione è più corto della sua lunghezza ottimale i filamenti spessi e sottili saranno troppo sovrapposti ed i filamenti spessi potranno spostare i filamenti sottili solo per una breve distanza. La tensione sviluppata sarà zero quando il sarcomero è così corto che i filamenti spessi finiscono a contatto con i dischi Z; in questo caso la miosina dei filamenti spessi non riesce più a trovare nuovi siti di legame per la formazione di ponti trasversi. Variazioni della forza contrattile Il miocardio è molto più sensibile del muscolo scheletrico a svariati fattori che possono modificarne la forza contrattile. L’Effetto Effetto inotropo positivo e l’effetto effetto inotropo negativo corrispondono rispettivamente all’aumento e alla diminuzione della forza contrattile e della velocità con cui questa si sviluppa. La variabilità della risposta contrattile del miocardio non contraddice la legge del tutto o nulla poiché la contrazione miocardica ha sempre la massima intensità possibile in ciascuna delle condizioni di seguito esaminate, e non dipende mai dall’intensità dello stimolo elettrico che l’ha provocata, purché questo sia liminare. 1. Effetti della concentrazione intracellulare di Ca: dipende dalla grandezza della corrente in entrata per il Ca durante la fase di plateau e dalla quantità di Ca precedentemente immagazzinata nel reticolo sarcoplasmatico. Maggiore è la corrente in entrata per il calcio e maggiore è la quantità immagazzinata nel reticolo sarcoplasmatico, più grande sarà la concentrazione intracellulare di calcio utile per l’attivazione dell’accoppiamento eccitazione–contrazione, maggiore sarà il numero dei ponti trasversi attivi e maggiore sarà la forza contrattile generata. Viceversa, se le concentrazione intracellulare di calcio è bassa alcuni ponti trasversi non vengono attivati e la forza contrattile sarà scarsa. Pertanto, tutti gli ormoni ed i neurotrasmettitori che alterano questi parametri possono variare l’entità della tensione prodotta dalle cellule cardiache. 2. Effetti del sistema nervoso autonomo: autonomo: regola la contrattilità, la conduzione la frequenza, ma l’effetto più importante è quello sulla contrattilità. a. Sistema simpatico: simpatico la stimolazione del sistema simpatico esercita sul miocardio di lavoro un effetto effetto inotropo positivo, positivo soprattutto nei ventricoli, perché porta ad un aumento della concentrazione intracellulare di Ca e, quindi, ad una maggiore attivazione dell’apparato contrattile. Tale effetto è mediato dai recettori β1 che, attraverso la stimolazione della 76 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE proteina Gs, Gs aumentano la produzione dell’AMPc che attiva una proteinchinasi che, a sua volta, determina la fosforilazione, e quindi l’attivazione, sia delle proteine canale del Ca (responsabili della corrente in entrata per il calcio durante la fase di plateau), sia del fosfolambano che è una proteina che nella sua forma fosforilata va a stimolare la pompa del calcio presente sulla membrana del reticolo sarcoplasmatico (responsabile dell’immagazzinamento del calcio nel reticolo utile per il successivo rilascio). b. Sistema parasimpatico: parasimpatico l’acetilcolina, per interazione con i recettori muscarinici delle fibre miocardiche di lavoro (che attivano la proteina Gi), Gi causa una diminuzione dell’apertura dei canali ionici del Ca e della corrente entrante di calcio: ciò riduce l’ampiezza e la durata del plateau nel potenziale di azione, ma si ha anche una minore attivazione dell’apparato contrattile che porta ad una riduzione della forza di contrazione (effetto effetto inotropo negativo). negativo 3. Effetto delle catecolamine (adrenalina) della midollare del surrene:: l’effetto è del tutto simile a quello della noradrenalina liberata dalle terminazioni ortosimpatiche. 77 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 4. Effetti della frequenza cardiaca - fenomeno della scala: scala un aumento della frequenza cardiaca esercita sul miocardio un effetto inotropo positivo perché porta ad un aumento della concentrazione intracellulare di Ca. Ca Ciò è dovuto a: a. l’aumento di frequenza porta all’aumento del numero di potenziali d’azione per unità di tempo e, quindi, ad una maggiore disponibilità di calcio che entra nelle cellule cardiache durante il plateau, per unità di tempo. In aggiunta, se l’aumento della frequenza è causato dalla stimolazione simpatica si avrà un aumento anche della corrente in entrata di calcio durante ciascun potenziale d’azione; b. l’aumento della frequenza porta ad un aumento del numero delle contrazioni per unità di tempo e, quindi, ad una diminuzione dell’intervallo tra le contrazioni successive. Pertanto, in maniera proporzionale alla frequenza, si riduce il tempo disponibile affinché gli ioni calcio, resisi liberi durante la contrazione, vengano ricatturati dal reticolo o espulsi dalle pompe. Se la frequenza raddoppia, la tensione che si sviluppa ad ogni battito aumenta a mò di scala fino fino a raggiungere un valore massimo che corrisponde al livello massimo di accumulo di calcio nel reticolo. reticolo Subito dopo l’aumento della frequenza il primo battito non comporta aumento della tensione perché non si è ancora accumulata una quantità extra di calcio, cosa che accade dal secondo battito in poi. Allo stesso tempo, si verifica il fenomeno a scala quando si interrompe la stimolazione del miocardio per un certo tempo in modo da non avere contrazioni e poi si riprende la stimolazione con la stessa frequenza iniziale: si osserva che la forza di contrazione cresce a gradini nelle prime contrazioni che seguono l’intervallo di riposo e raggiunge il valore originario e stimolazione. Ciò dipende dal fatto costante solo dopo parecchie contrazioni dalla ripresa della stimolazione che il livello di calcio intracellulare libero è fortemente abbassato durante il periodo di riposo. 5. Effetto dei glicosidi cardiaci (digossina e ouabaina): queste sostanze, estratte dalla Digitalis purpurea, agiscono come inotropi positivi. positivi Ciò è dovuto ad una serie di eventi: a. I glicosidi cardiaci inibiscono la pompa Na/K a livello del sito che lega il potassio extracellulare; b. diminuisce la quantità di sodio che viene pompato fuori dalla cellula e questo aumenta la concentrazione intracellulare di Na; c. quando la concentrazione intracellulare di sodio aumenta si ha una diminuzione del gradiente di sodio a cavallo della membrana e ciò porta ad una diminuzione del trasporto attivo secondario Ca/Na e, come conseguenza, si ha un aumento della concentrazione intracellulare di calcio libero (effetto inotropo positivo). In terapia, i glicosidi cardiaci vengono usati nel trattamento dell’insufficienza cardiaca, una patologia molto grave e potenzialmente letale, caratterizzata da una diminuita efficienza contrattile della muscolatura ventricolare che comporta l’efflusso di una quantità insufficiente di 78 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE sangue nell’aorta o nell’arteria polmonare, al momento della sistole, quando si ha insufficienza rispettivamente nel ventricolo sinistro o destro. 3) Conduzione A differenza del muscolo scheletrico in cui le singole fibrocellule sono anatomicamente e funzionalmente indipendenti, nel tessuto miocardico il potenziale d’azione si propaga dal punto dove insorge (cellule autoritmiche) a tutto il cuore, anche se con velocità molto diversa a seconda della maggiore o minore conducibilità delle varie regioni. L’onda di depolarizzazione è seguita dall’onda di contrazione: sia l’evento elettrico che quello contrattile avvengono con una precisa sequenza. Infatti gli atri devono attivarsi e contrarsi prima dei ventricoli e questi debbono contrarsi dall’apice alla base per assicurare la più efficiente eiezione di sangue. Meccanismo di propagazione del potenziale d’azione Analogamente alle cellule nervose e alle fibre scheletriche, il meccanismo della conduzione del potenziale d’azione del miocardio è puramente elettrico e si rende possibile grazie alla diffusione di correnti elettrotoniche locali dalle zone attive a quelle ancora a riposo, lungo tutta la membrana di ogni cellula miocardica e tra le cellule miocardiche, grazie alla bassa resistenza elettrica delle strie scalariformi che assicurano nel miocardio una veloce ed efficace conduzione. Per comprendere come ciò possa avvenire occorre considerare che la formazione di un potenziale d’azione in un’area membranale (zona attiva) rende il suo interno più positivo ed il suo esterno più negativo rispetto alle aree membranali limitrofe (zone a riposo): ciò crea un gradiente di potenziale tra zona attiva e zona a riposo che genera correnti elettrotoniche locali, sia nel liquido intra che extracellulare, dirette dall’area a potenziale maggiore a quella a potenziale minore. Perciò all’esterno della membrana queste correnti vanno dalla zona a riposo alla zona attiva, mentre all’interno della membrana le correnti ioniche vanno dalla zona attiva alla zona a riposo: pertanto le correnti elettrotoniche vanno a depolarizzare la membrana della zona a riposo in quanto, in quest’area membranale, apportano cariche positive al versante interno mentre vengono sottratte cariche positive al versante esterno. Essendo l’intensità delle correnti elettrotoniche normalmente elevata, nell’area membranale a riposo viene raggiunta la soglia del potenziale d’azione e si innesca un potenziale d’azione, mentre la zona membranale attiva viene ripolarizzata e diventa a riposo. In questo modo il potenziale d’azione si propaga con ampiezza invariata, come vuole la legge del tutto o nulla, nella direzione che lo allontana dal sito di insorgenza. 79 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 4) refrattarietà refrattarietà L’eccitabilità delle cellule del miocardio varia nel corso del potenziale d’azione e tali cambiamenti determinano fasi in cui le cellule, per un certo periodo di tempo, sono refrattarie a successivi stimoli. Nel periodo di refrattarietà si distinguono diverse fasi, che riferite al miocardio di lavoro sono: 1. Refrattarietà Assoluta (RA): (RA) dura per la maggior parte della durata del potenziale d’azione ed include la fase di inversione di polarizzazione, l’intero plateau ed il primo terzo della fase di ripolarizzazione e termina quando la membrana presenta una differenza di potenziale di –50 mV. In questa fase la cellula miocardica non risponde ad alcuno stimolo per intenso che esso sia ed è incapace di generare un potenziale di azione: ciò è dovuto al fatto che i canali del Na voltaggio dipendenti sono tutti inattivi ed un secondo stimolo depolarizzante, anche se di intensità superiore al primo, non può aprirli. 2. Refrattarietà Relativa (RR): (RR) è un periodo che inizia alla fine della refrattarietà assoluta e dura fino a quando la membrana, ripolarizzandosi, presenta una differenza di potenziale di –70 mV. Durante questo periodo è possibile che insorga un secondo potenziale d’azione ma è necessario che lo stimolo abbia una intensità maggiore di quella normalmente sufficiente (innalzamento della soglia): ciò dipende dal fatto che uno stimolo depolarizzante a livello soglia apre i canali per il Na che durante la ripolarizzazione sono ritornati alla stato di riposo, ma il sodio che entra da questi canali è controbilanciato dal potassio che ancora esce attraverso i propri canali. I due 80 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE flussi si equilibrano e il potenziale di membrana non arriva alla soglia: ecco perché, durante questa fase, un secondo potenziale d’azione può essere evocato solo da uno stimolo sovraliminare. 3. Ipereccitabilità Ipereccitabilità (IE): (IE) segue il periodo di refrattarietà relativa e continua fino a quando la membrana è completamente ripolarizzata e riassume un potenziale di –85/90 mV. Durante questo periodo stimoli di intensità inferiore alla norma possono evocare un potenziale d’azione perché la cellula è più eccitabile e ciò sembra essere dovuto al fatto che la permeabilità al potassio risulta inferiore alla norma (il muscolo cardiaco non viene mai eccitato durante tale periodo). Esistono notevoli differenze nella refrattarietà nelle diverse parti del cuore: ad esempio, l’intero ciclo di refrattarietà è più breve nel miocardio atriale rispetto a quello ventricolare. Sussistono notevoli differenze nel decorso della refrattarietà del miocardio di lavoro rispetto al muscolo scheletrico, riferibili alle diverse caratteristiche dei rispettivi potenziali di azione. Nel muscolo scheletrico il potenziale d’azione dura pochi msec. e quindi anche l’intero ciclo di refrattarietà è molto breve, per cui essa termina (e l’eccitabilità ritorna alla norma) ancora prima che il muscolo stesso inizi a contrarsi. Pertanto, il muscolo scheletrico è tetanizzabile in quanto una serie di potenziali di azione in rapida successione determinerà la sommazione delle contrazioni generando così una contrazione tetanica (completa o incompleta). Nel miocardio il potenziale d’azione dura centinaia di msec. e quindi anche l’intero ciclo di refrattarietà è molto lungo e dura gran parte della contrazione. In altre parole il miocardio diviene capace di rispondere ad un nuovo stimolo solo quando avviene il suo rilasciamento. Questo comportamento, dovuto alla fase di plateau, impedisce che nel cuore si verifichi una contrazione tetanica: tetanica infatti il cuore non è tetanizzabile perché il potenziale di azione delle cellule miocardiche contrattili dura per tutta la contrazione e quindi il successivo potenziale d’azione si forma quando la cellula miocardica è già completamente rilasciata e di conseguenza, non si può verificare la sommazione delle contrazioni. Ciò è di grande importanza per la corretta funzione di pompa del cuore perché il miocardio, tra una contrazione e l’altra, deve rilasciarsi per permettere ai ventricoli di riempirsi di sangue. Inoltre, grazie a questo lungo periodo di refrattarietà, le regioni del miocardio che vengono eccitate per prime si trovano ancora nella fase refrattaria quando l’eccitazione raggiunge le ultime porzioni del miocardio e ciò impedisce il ritorno dell’eccitazione alle porzioni precedentemente eccitate. 81 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin A: Potenziale d’azione (I) e contrazione (II) in una fibrocellula miocardica di lavoro. B: Potenziale d’azione (I) e contrazione (II) in una fibra muscolare scheletrica 82 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE 5) Ritmicità itmicità o automatismo La più vistosa caratteristica del cuore è la sua capacità di contrarsi ritmicamente, anche in assenza di stimoli esterni. Il segnale della contrazione è miogeno, miogeno nel senso che origina all’interno dello stesso miocardio e non è dovuto a segnali o stimoli che giungono per via nervosa. Di ciò è prova l’osservazione che la ritmica attività contrattile del cuore si manifesta nell’embrione ancora prima che si sviluppi il sistema nervoso; inoltre si è visto che il cuore all’esterno del torace continua a battere per alcuni minuti. In tutte le parti del cuore è presente, almeno in forma latente, la capacità di generare ritmicamente ed in modo spontaneo e ripetitivo il potenziale d’azione: questa proprietà è detta ritmicità o automatismo ma, in condizioni normali si manifesta solo nel miocardio di conduzione e, in particolare, nel nodo seno-atriale che, pertanto, assume la funzione di pilota o segnapassi o avviatore primario o pacemaker di tutto il cuore. Infatti i potenziali d’azione generati nel nodo senoatriale fungono da stimolo per le altre parti del cuore: ecco perché il normale ritmo cardiaco è detto, appunto per la sua origine, sinusale. sinusale 83 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin Potenziale di azione nelle cellule miocardiche di conduzione La capacità autoritmica risiede nelle particolari caratteristiche elettrofisiologiche delle fibrocellule che costituiscono il miocardio di conduzione che, pertanto, sono definite cellule autoeccitabili o autoritmiche. autoritmiche Questa proprietà deriva dal fatto di non avere un potenziale di riposo stabile e fisso ad un valore costante tra due potenziali di azione successivi, ma un potenziale di membrana membrana instabile detto potenziale pacepace-maker o segnapasso che parte da -60 mV, che è il valore più negativo che si raggiunge alla fine di ogni ripolarizzazione (definito definito potenziale diastolico massimo o PDM) PDM che lentamente e continuamente sale verso il valore del potenziale soglia (PS PS) PS di -40 mV (questa fase è detta prepotenziale o PP ed occupa tutto l’intervallo tra potenziali d’azione successivi). Ogni volta che il potenziale pace-maker depolarizza la membrana portandola al valore soglia, la cellula autoeccitabile genera un potenziale d’azione. I potenziali d’azione delle cellule miocardiche di conduzione differiscono da quelli delle fibrocellule di lavoro per diversi aspetti : Hanno un’ampiezza minore (circa 70 mV); La fase di depolarizzazione è molto più lenta e raggiunge un’eccedenza di soli pochi mV (circa +10 mV); La fase di ripolarizzazione è anch’essa più lenta; Sono sprovvisti di un plateau; La loro durata è di poco più breve (circa 150 msec.) anche se è assente il plateau, perchè le fasi di depolarizzazione e ripolarizzazione avvengono a bassa velocità. Non esiste un periodo refrattario. Il potenziale d’azione delle fibrocellule di conduzione si può considerare una sorta di Potenziale al calcio per la scarsa partecipazione degli ioni Na e K. Le singole fasi di un potenziale d’azione hanno il seguente andamento ionico: Depolarizzazione spontanea o prepotenziale PP (Fase 4): 4) questa fase inizia al termine di ogni potenziale d’azione quando con il progredire della ripolarizzazione il potenziale di membrana tocca il massimo valore negativo di –60 mV (PDM). Grazie all’attivazione spontanea di particolari canali cationici presenti solo nelle cellule autoritmiche, denominati canali ionici voltaggiovoltaggiodipendenti F o Funny a cinetica lenta che insolitamente si aprono con l’iperpolarizzazione, si ha una lenta corrente cationica entrante prevalentemente di ioni Na (in inglese Funny significa bizzarro, a significare che questa corrente cationica è diversa da quella rapida responsabile della depolarizzazione delle cellule miocardiche di lavoro) che lentamente depolarizza la membrana (PP) fino a raggiungere il valore PS a –40 mV. Durante la fase di prepotenziale gradualmente i canali F si chiudono con la depolarizzazione e questa corrente cationica si autoestingue, mentre si ha l’attivazione di alcuni canali canali per il Ca. Depolarizzazione lenta (Fase 0): 0) quando il potenziale di membrana raggiunge il valore del potenziale soglia PS si ha l’attivazione di tutti i canali ionici voltaggiovoltaggio-dipendenti per il Ca di tipo T (transitorio transitorio): transitorio ciò da inizio ad una corrente entrante di ioni calcio che innesca in modo autorigenerativo la fase di depolarizzazione del potenziale d’azione che procede rapidamente, ma certamente più lentamente (per la lenta cinetica dei canali per il calcio) rispetto alla fase di depolarizzazione delle fibrocellule di lavoro dovuta all’attivazione dei canali rapidi del Na (questi canali sono presenti anche nel miocardio di conduzione ma a –40 mV sono già tutti inattivati). Il potenziale di membrana si annulla e si arriva all’inversione del segno, fino ad avere un’eccedenza anche se piccola (+10 mV). Al picco si ha l’inattivazione dei canali del Ca, la corrente di calcio gradualmente si autoestingue e con essa la depolarizzazione della membrana. Fase 1 e Fase 2 assenti: assenti ciò è dovuto al fatto che nelle cellule autoritmiche mancano i canali ionici anomali del K, K per cui l’estinzione della corrente entrante di calcio non è controbilanciata da una corrispondente riduzione della corrente uscente di potassio; manca così un periodo di depolarizzazione stazionaria della membrana ed interviene, senza ritardo, la fase di ripolarizzazione della membrana. 84 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE Ripolarizzazione lenta (Fase 3): 3) la fase di ripolarizzazione da una parte è dovuta all’ inattivazione dei canali del calcio e dall’altra all’apertura dei canali ionici voltaggiovoltaggio-dipendenti per il K tardivi, tardivi che da inizio alla corrente uscente di potassio. Poiché la membrana delle cellule miocardiche di conduzione è povera di canali Kv manca una valida corrente ionica uscente di potassio e la fase di ripolarizzazione è lenta ed è praticamente dovuta quasi unicamente all’estinzione della corrente entrante di calcio. Alla fine della ripolarizzazione si raggiunge il valore del potenziale diastolico massimo (PDM) di –60 mV. 85 5 – APPARATO CARDIOVASCOLARE 86 Appunti di FISIOLOGIA – a cura di Fabio Zonin