Caratteristiche del lavoro
 Flessibilità
 Versatilità
(capacità trasversali, ovvero di trasferimento dei saperi e
delle competenze)
Expertise necessarie
 Abilità comunicative (collaborare in gruppo)
 Intraprendenza (assumersi la responsabilità delle
proprie scelte)
 Praticità (risolvere in modo originale problemi
concreti)
 Curiosità (cercare e trasmettere informazioni)
 Riflessività (analizzare e correggere le proprie azioni)
 Expertise (sfruttare al meglio le proprie competenze
per massimizzare le prestazioni)
Comunicazione
E’ un’attività di codifica e decodifica di informazioni
verbali e non verbali
La comunicazione può essere personale e sociale
Comunicazione personale
E’ anche detta “comunicazione intrapersonale” e fa
riferimento ai processi cognitivi attraverso cui
organizziamo il nostro comportamento all’interno e in
accordo con il contesto socio-culturale
Comunicazione sociale
E’ anche detta “comunicazione interpersonale” e fa
riferimento ai processi emotivi attraverso cui siamo in
grado di accogliere l’altro e di instaurare con lui una
relazione comunicativa
COMUNICAZIONE
↓
RELAZIONE
Il termine “comunicare” deriva, etimologicamente,
dalla radice latina “communis”, che significa
“mettere in comune”, “condividere”, “partecipare”
Paradigma comunicativo-relazionale
La comunicazione è la modalità finalizzata a creare un
legame intersoggettivo e relazionale, per cui si attiva
solo in presenza di un interlocutore attivo
L’agire comunicativo si caratterizza come
conversazione contestualizzata e pratica dialogica in
grado di costruire il mondo simbolico e culturale
umano
Le funzioni della comunicazione
 Funzione strumentale. E’ finalizzata a soddisfare un
bisogno (serve per chiedere qualcosa)
 Funzione di controllo. E’ finalizzata a controllare i
comportamenti altrui per indurre gli altri ad agire nel
modo in cui a noi sembra più opportuno (serve per dare
ordini)
 Funzione informativa. E’ finalizzata a conoscere e a
conoscersi
 Funzione espressiva. E’ finalizzata ad esprimere se stessi e
a dare di sé l’immagine che si desidera, oltre che a
manifestare sentimenti, idee e pensieri
 Funzione di contatto sociale. E’ finalizzata a creare dei
legami
 Funzione di alleviamento dell’ansia. E’ finalizzata a
“cercare” contenimenti emotivi e “conferme”
 Funzione di stimolazione. E’ finalizzata a ricevere stimoli
dall’esterno e ad appagare la propria curiosità
 Funzione legata al ruolo. La comunicazione è spesso una
risposta alle aspettative degli altri, per cui spesso facciamo
e diciamo cose per non deludere gli altri
ELEMENTI CHE CARATTERIZZANO UNA
COMUNICAZIONE
 EMITTENTE (interlocutore che trasmette il
messaggio)
 MESSAGGIO (contenuto di una comunicazione)
 DESTINATARIO (interlocutore che riceve e
interpreta il messaggio)
 CANALE (strumento fisico che consente il contatto)
 CONTESTO (ambito in cui ha luogo la
comunicazione)
 CODICE (strumento linguistico di decodifica del
messaggio)
I ruoli nel processo comunicativo
Il ruolo rappresenta l’identità che si assume in risposta
ad una serie di aspettative. Se il soggetto risponde
coerentemente alle aspettative riposte su di lui
soddisfa il suo ruolo; in caso contrario crea un
problema e pone in discussione la relazione prevista
Tipologie di ruolo
 Informale (dipende dalla situazione contingente e
dalla relazione in atto)
 Determinato dal microcontesto ambientale
 Determinato dal sistema sociale
 Definito da un’organizzazione strutturata (dipende
anche dalle competenze di cui si è in possesso)
I segni nella comunicazione
Vanno interpretati alla luce delle due componenti
fondamentali:
 il significante, che corrisponde al materiale utilizzato per
comunicare (le lettere dell’alfabeto, le linee, i colori, i
suoni delle parole, i gesti)
 il significato, che corrisponde al senso attribuito a un
determinato segno sia da chi lo produce sia da chi lo
riceve (un segno con lo stesso significante può assumere
un significato differente per due soggetti o per lo stesso
soggetto all’interno di contesti differenti)
I linguaggi nella comunicazione
Si definisce linguaggio un sistema di segni simbolici
regolati dai codici
I principi basilari della semiotica
(Peirce)
Per comunicare si possono usare solo segni che sono
rappresentativi della realtà e che sono sempre
interpretazioni soggettive di chi li usa
Tipologie di comunicazione
 VERBALE (serve a trasmettere un contenuto
attraverso la narrazione)
 NON VERBALE (supera la semplice trasmissione di
informazioni poiché riesce a creare una relazione
empatica e autentica)
 PARAVERBALE (volume della voce, ritmo, tonalità,
pause, silenzi)
Gli assiomi della comunicazione
Sono gli assiomi messi a punto dai teorici della Scuola
Sistemico-Relazionale di Palo Alto per mettere in
evidenza il nesso che sussiste tra la comunicazione e
la relazione



NON SI PUO’ NON COMUNICARE (a volte un
silenzio vale più di mille parole)
OGNI COMUNICAZIONE SI CARATTERIZZA PER
IL CONTENUTO E PER LA RELAZIONE (ogni
comunicazione diventa metacomunicazione solo se si
riflette contemporaneamente sul tipo di contenuto e
sulla relazione che si instaura tra gli interlocutori,
ovvero sul contesto. Ciò perché uno stesso messaggio
può assumere differenti significati)
IL TIPO DI COMUNICAZIONE DIPENDE DALLA
PUNTEGGIATURA UTILIZZATA (importanza del
feed-back e della comunicazione bidirezionale e
ricorsiva, per cui non è mai possibile indicare con
precisione il momento in cui ha inizio una
comunicazione)
 LA COMUNICAZIONE PUO’ ESSERE NUMERICA E
ANALOGICA (la comunicazione numerica è quella
verbale, mentre la comunicazione analogica è quella non
verbale. Quest’ultima, anche se più autentica, è più
soggetta a interpretazioni diversificate sulla base di
processi di categorizzazione pregressi)
 GLI SCAMBI COMUNICATIVI POSSONO ESSERE
SIMMETRICI O COMPLEMENTARI A SECONDA CHE
SIANO BASATI SULL’UGUAGLIANZA O SULLA
DIFFERENZA (è simmetrica la comunicazione tra soggetti
appartenenti alla stessa categoria, mentre è complementare
la comunicazione in cui uno è in una posizione superiore
rispetto all’altro. Perché questa relazione non generi
conflitti è necessario che sia condivisa e accettata da
entrambi)
(P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, Pragmatica della comunicazione
umana (1967), Astrolabio, Roma 1971)
Escalations simmetriche
Hanno luogo nel momento in cui, nelle relazioni
complementari, un interlocutore non accetta la
superiorità dell’altro e tenta di capovolgere le
rispettive posizioni attraverso atteggiamenti di
disapprovazione e di disconferma
I linguaggi analogici più comuni
 Linguaggio iconico, che rappresenta la realtà attraverso
l’immagine grafico-pittorica e/o tecnologica
 Linguaggio vestimentario, che trasmette un’immagine di
se stessi attraverso la scelta del look
 Linguaggio cinesico, che si manifesta attraverso le
espressioni del viso e le posture del corpo
 Linguaggio prossemico, che si identifica con la
collocazione degli oggetti e dei soggetti nello spazio
(vicinanza, lontananza, contatto fisico, orientamento)
 Linguaggio sonoro, che si manifesta attraverso il tono
della voce
 Linguaggio oggettuale, che produce significati attraverso
il contesto spaziale, dell’arredo e del design
Il linguaggio prossemico
(Hall)
 DISTANZA
 distanza intima (fino a 40 cm): l’interlocutore invade il sistema percettivo dell’altro




e tale distanza è di frequente seguita dal contatto fisico
distanza personale (da 40 a 120 cm): corrisponde alla distanza di due braccia che si
tendono ed è utilizzata quando si vuol parlare più in segretezza con qualcuno,
isolandosi dagli altri
distanza sociale (da 120 a 360 cm): è tipica del contatto formale, solo di carattere
oculare
distanza pubblica (da 360 cm in poi): è usata nelle conferenze, in cui c’è estraneità
tra gli interlocutori
CONTATTO FISICO (è sintomatico di intimità)
 ORIENTAMENTO
 disposizione spaziale tra i soggetti: indica la qualità dei rapporti, con variazioni di
significato che dipendono dal contesto
 disposizione degli arredi: sono gli arredi che favoriscono o rendono difficoltose
alcune forme di comunicazione. Solitamente un tavolo circolare rende fisicamente
equidistanti i soggetti, per cui è un presupposto per impostare rapporti paritetici
Il linguaggio cinesico
La cinesica è stata fondata da Ray Birdwhistell all’inizio
degli anni Cinquanta e si occupa dello studio dei
movimenti del corpo come forme strutturate di
linguaggio
La cinesica
 Microcinesica. Rivolge l’attenzione ai comportamenti
minuti e in particolare a quelli relativi l volto (la
mimica facciale, il comportamento visivo e lo
sguardo)
 Macrocinesica. Considera unità più ampie di
movimento, interessandosi soprattutto alla postura e
alla gestualità
Tipologie di gesti
(Ekman e Friesen)
 Emblematici: gesti che hanno una traduzione verbale orale diretta, nel senso




che ripetono, esprimono in modo autonomo (i riti), a volte sostituiscono il
parlato (dire “ciao” con la mano)
Illustratori: accompagnano il parlato punteggiandone il contenuto con
esemplificazioni, chiarimenti, illustrazioni (numerare con le dita, enfatizzare
con le mani, disegnare una forma nell’aria)
Regolatori della comunicazione: servono soprattutto a coordinare i turni di
intervento, ossia a regolare gli scambi verbali fra i soggetti (alzare il braccio
per chiedere la parola, portare l’indice alla bocca per zittire)
Espressivi di emozioni: sono usati, consapevolmente o inconsapevolmente,
per comunicare stati d’animo, sentimenti e atteggiamenti (il tremore delle
mani)
Gesti di adattamento: hanno funzione di controllo e/o di espressione di
bisogni ed emozioni e sono per lo più gesti manipolatori rivolti a se stessi
(grattarsi la testa, giocare con i capelli, nascondersi il volto)
Secondo la teoria pragmatica della comunicazione il
corpo “accompagna” la comunicazione verbale e
interviene nel processo di costruzione dei significati
definito “metacomunicazione”
Cognitività ed emotività
Le emozioni condizionano il nostro modo di
relazionarci al mondo esterno e spesso i nostri
processi cognitivi (valutazioni e pregiudizi) sono
responsabili dell’analfabetismo emozionale che
minaccia l’autenticità del rapporto comunicativo con
noi stessi e con gli altri
(antinomia “come mi vedo” e “come mi vedono”)
Competenze cognitive, emozionali e comunicative
Solo nel momento in cui si è in grado di riflettere sul
proprio “corpo interno” si diventa capaci di
relazionarsi a se stessi e agli altri
Competenze comunicativo-relazionali
 Capacità di sentire e di comunicare le proprie
emozioni
 Capacità di ascoltare le emozioni dell’altro
(dalla capacità simpatetica alla capacità empatica)
Simpatia
La simpatia fa riferimento alla capacità di “porre” in
modo immaginato se stesso nei panni di un altro
soggetto (meccanismo della proiezione che induce a
una fusione identitaria)
Empatia
L’empatia fa riferimento alla capacità di “partecipare”
dell’esperienza dell’altro, sforzandosi di sentire col
suo cuore e di pensare con la sua mente (meccanismo
della percezione multipla)
E’ la modalità comunicativa tramite la quale incontrare
e dialogare con l’altro comprendendo il senso che egli
attribuisce a ciò che vive e di cui fa esperienza
“Più che diventare tutt’uno con l’altro, ci si può porre
presso di lui e quel tanto di distanza che permane non
indica uno scacco per la relazione, ma la possibilità
del riconoscimento reciproco nelle reciproche
differenze”
(M. Contini, La comunicazione intersoggettiva fra
solitudini e globalizzazione, La Nuova Italia, Firenze
2002)
L’empatia richiede:
 Capacità di decentramento
 Disponibilità
 Rispetto
 Pazienza
 Capacità di ascolto
 Capacità di “fare silenzio”
Dispositivi di lavoro di gruppo di marca costruttivista
 Problem based learning
 Cooperative learning
Finalità del lavoro di gruppo
Costituzione e funzionamento di un gruppo di
apprendimento
(passaggio da un iniziale stato di incomunicabilità tra
individui a quello di maturazione del gruppo)
Un gruppo esiste, come soggetto di azione e come
processo, solo in quanto riconosciuto e istituito dai
suoi componenti
Il gruppo può essere considerato tale a condizione
che tutti i partecipanti:
 Ne condividano gli scopi
 Percepiscano i progetti e i valori del gruppo come
coerenti con i progetti e i valori personali
 Si rappresentino la situazione di gruppo come tale da
comprendere oltre che se stessi anche gli altri
componenti
 Si impegnino nell’impresa, creando rapporti di
interdipendenza tra i membri
Il gruppo è un insieme di soggetti (e oggetti del
contesto) che condivide uno scopo comune e che è
caratterizzato da rapporti di interdipendenza tra i
suoi membri
Indicatori di un effettivo, qualitativo e costruttivo
lavoro di gruppo
 Chiarezza, delimitazione, definizione dello scopo
 Organizzazione coerente con lo scopo da perseguire
(dimensione del gruppo, selezione dei componenti,
disposizioni generali, organizzazione generale degli
spazi e dei tempi)
 Dinamica costruttiva e creativa (stile collaborativo,
dimensione democratica e co-costruttiva,
comunicazione efficace)
Forme comunicative da evitare
 Accoppiamento, che riduce la vitalità del gruppo (due
componenti parlano tra loro e il gruppo ascolta
passivamente)
 Polarizzazione, che scinde in due parti il gruppo (due
leader interni si contrappongono)
 Silenzio (sentimento di disagio e
inadeguatezza/necessità di un silenzio riflessivo)
Forme comunicative da apprendere
 Prendere decisioni realistiche
 Sviluppare capacità autovalutative
 Imparare a risolvere problemi
 Acquisire un pensiero creativo e critico
 Imparare a gestire le emozioni
 Imparare a entrare in sintonia con gli altri
 Imparare a sostenere stress e a contenere ansie
(resilienza)
 Acquisire potere su di sé (rispettare l’altro che è in sé)
Il metodo del PBL
L’apprendimento basato sui problemi è un metodo di
apprendimento che viene utilizzato in un piccolo
gruppo condotto da un tutor che funge da facilitatore e
propone problemi realistici, ma incompleti, agli
studenti, che discutono tra loro e ricercano al di fuori
del gruppo le informazioni necessarie per risolvere il
problema affrontato
(problem solving e apprendimento attivo)
Le radici storiche
Nasce in Canada, negli anni Settanta, presso una delle
Facoltà di Medicina. Lo scopo del fondatore, il
neurologo Howard Barrows, era quello di coniugare
lo studio teorico con la sua applicazione e
riutilizzazione in contesti professionali concreti
Le caratteristiche del PBL
 L’apprendimento è centrato sullo studente
 L’apprendimento avviene in piccoli gruppi
 Il docente diventa un tutor
 I problemi sono il veicolo per l’acquisizione di abilità
di problem solving
 L’apprendimento è autodiretto
 Le conoscenze apprese sono integrate
 L’apprendimento è un processo costruttivo
 Favorisce la metacognizione
I dieci salti
 Chiarire i termini e i dati non immediatamente









comprensibili
Brainstorming
Sistematizzare in aree omogenee
Ricercare le ipotesi esplicative
Formulare obiettivi di studio
Studio individuale e raccolta di informazioni fuori dal
gruppo
Sintetizzare e valutare le informazioni
Formulare domande di ricerca
Valutare il gruppo di lavoro
Valutare il lavoro personale
Obiettivi educativi del PBL
 Acquisizione di conoscenze integrate
(pluridisciplinarità del problema/pensiero
divergente/studio indipendente e formazione continua)
 Acquisizione di conoscenze strutturate intorno agli
elementi presentati dai problemi (recupero delle
informazioni in situazioni simili)
 Sviluppo di abilità di studio autodiretto (abilità
metodologiche per mantenersi aggiornati)
 Sviluppo di abilità di lavoro in piccolo gruppo
(conflitto socio-cognitivo/segretario e moderatore)
Modello teorico del PBL
 L’apprendimento è un processo costruttivo e non
ricettivo (struttura associativa della
memoria/sistemazione delle conoscenze in reti
semantiche ancorate a conoscenze pregresse)
 La metacognizione influenza l’apprendimento
(l’apprendimento è più efficace se si basa
sull’autoriflessione)
 I fattori sociali e contestuali influenzano
l’apprendimento (ruolo del gruppo e del
contesto/motivazione intrinseca ed estrinseca)
I vantaggi del PBL
 Pone gli studenti in una posizione attiva
 Favorisce un apprendimento trasversale a più settori di ricerca
 Aumenta il loro livello di autostima (capacità di prendere





decisioni autonome/senso di responsabilità)
Lascia gli studenti liberi di scegliere gli obiettivi da perseguire
Valorizza la dimensione collaborativa in un gruppo di pari
Aumenta la qualità della formazione
Rende gli studenti capaci di autovalutarsi e di valutare il
percorso e il processo di apprendimento
Si adatta a contesti professionali che necessitano
dell’integrazione e della collaborazione di professionisti
eterogenei
Il cooperative learning
E’ un metodo di insegnamento-apprendimento che
privilegia la dimensione interpersonale ai fini
dell’apprendimento
Presupposti del cooperative learning
 Gruppo eterogeneo
 Suddivisione del materiale in piccole parti distinte per
favorire l’interazione
 Interdipendenza del compito che costringe ogni
soggetto a impegnarsi affinché il compito assegnato
sia svolto nei tempi stabiliti (doppia responsabilità)
Obiettivi del cooperative learning
 Accedere alle conoscenze contenute nella propria






memoria
Fare inferenze tra quanto si sa e quanto il problema
propone di nuovo
Sottoporre a un continuo processo di controllo e di
valutazione il proprio sapere
Pianificare il proprio apprendimento
Gestire il tempo di apprendimento
Porre domande
Prendere atto delle possibilità e dei limiti del proprio
bagaglio conoscitivo
Vantaggi del cooperative learning
 Migliorare il proprio rendimento (maggiore
motivazione intrinseca ed estrinseca)
 Maturare modalità di ragionamento critico (pensiero
al congiuntivo bruneriano o delle possibilità)
 Stabilire relazioni positive con il gruppo (sostegno
emotivo e materiale)
 Maturare un senso di autoefficacia e una immagine
positiva di sé (maggiore benessere psicologico)
 Aumentare la padronanza linguistica orale
 Insegnare abilità per il lavoro in gruppo
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Comunicazione - Leonardo da Vinci