IL CLORO
Tesina d'Esame
Davide Castelli
As 2013/2014
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IL CLORO
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Indice
1. Il cloro: breve presentazione, cloro nell’ambiente, usi e pericolosità.
2. The chlorine: short presentation, Chlorine in the environment, uses and dangerously.
3. La produzione industriale, le celle a membrana, a diaframma e a mercurio.
4. L’impianto di produzione: preparazione della salamoia e cella elettrolitica a mercurio.
5. L’elettrolisi: la teoria su cui si basa.
6. Il cloro nella storia: la prima guerra mondiale.
7. Autori connessi alla grande guerra: Giuseppe Ungaretti e una sua opera: San Martino del
Carso.
8. I microorganismi: la loro suddivisione e l’uso del cloro per sterilizzare le acque.
9. Le acque: i parametri analitici che le caratterizzano e alcuni metodi per analizzarli.
10. La legislazione che regolamenta l’uso delle acque in Italia e definisce i parametri di esse, in
particolare la legge Merli.
11. Bibliografia
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Il cloro
Breve presentazione
Il cloro è uno dei componenti fondamentali per l’industria chimica mondiale. Il cloro, è l'elemento
chimico della tavola periodica con numero atomico 17 e ha come simbolo Cl. È un alogeno che a
temperatura ambiente è un gas verde giallastro, due volte e mezzo più denso dell'aria e molto
v e l e n o s o . E s s o è c o s t i t u i t o d a u n a m o l e c o l a b i a t o m i c a C l2. È u n p o t e n t e
agente ossidante, sbiancante e disinfettante. Sotto forma di anione cloruro Cl- è un componente del
comune sale da cucina e di molti altri composti, è molto abbondante in natura e necessario a quasi
tutte le forme di vita, compreso l'organismo umano.
Applicazioni
Il cloro è una sostanza chimica importante nella depurazione dell'acqua, nei disinfettanti e nei
candeggianti.
Il cloro è inoltre ampiamente usato nella fabbricazione di molti articoli per tutti i giorni. È usato per
uccidere i batteri ed altri microbi dai rifornimenti idrici. Anche i piccoli rifornimenti idrici ora sono
clorurati ordinariamente. Inoltre è ampiamente usato nella produzione di prodotti cartacei,
antisettici, coloranti, alimento, insetticidi, vernici, prodotti petroliferi, plastica, medicine, tessuti,
solventi ed in molti altri prodotti di consumo.
Il cloro è usato per sbiancare la polpa del legno e per produrre la carta, ed anche per rimuovere
l'inchiostro nelle industrie di riciclaggio della carta.
La chimica organica usa estesamente questo elemento come agente ossidante e nella sostituzione
elettrofila, perché il cloro conferisce spesso molte proprietà desiderabili ad un composto organico
quando lo si sostituisce all'idrogeno (gomma sintetica). Altri impieghi sono nella produzione di clorati, cloroformio, tetracloruro di carbonio e
nell'estrazione del bromo.
IL CLORO
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Il cloro nell'ambiente
In natura si trova soltanto combinato con altri elementi, soprattutto sodio in forma di sale comune
(NaCl). I cloruri compongono gran parte del sale dissolto negli oceani terrestri: circa il 1.9 % della
massa di acqua di mare è composta di ioni cloruro.
La quantità di cloruro nel terreno varia a seconda della distanza dal mare. La media in terreni
superiori è di circa 10 ppm. Le piante contengono varie quantità di cloro; è un elemento essenziale
per le piante più alte in quanto esso si concentra nei cloroplasti.
Effetti del cloro sulla salute
L'esposizione a cloro può verificarsi nel posto di lavoro o nell'ambiente a seguito di rilascio
in aria, acqua, o terreno. Le persone che usano candeggiante di lavanderia e i prodotti
chimici per le piscine che contengono i prodotti a base di cloro non sono solitamente
esposte al cloro in se. Il cloro è generalmente presente soltanto in stabilimenti industriali.
Il cloro è un gas altamente reattivo ed è un elemento naturale. I più grandi utilizzatori di
cloro sono aziende che preparano bicloruro di etilene e gli altri solventi clorurati, resine di
polivinilcloruro (PVC), clorofluorocarburi ed ossido di propilene. Le aziende cartiere usano
il cloro per candeggiare la carta. Gli impianti di trattamento di acqua e di acqua reflua usano
il cloro per ridurre il livello nell'acqua dii microorganismi che possono trasmettere malattie
agli esseri umani (disinfezione), quindi data la vasta gamma di utilizzi di questo elemento
chimico la contaminazione non è del tutto da escludere se non si effettuano correttamente i
trattamenti che lo eliminano.
Il cloro entra nel corpo attraverso respirazione di aria contaminata o attraverso l'ingestione
di acqua e cibo contaminati. Non rimane nel corpo, a causa della sua reattività.
Gli effetti del cloro sulla salute umana dipendono dalla quantità di cloro presente e dalla
durata e frequenza di esposizione. Gli effetti dipendono inoltre dalla salute dell'individuo o
delle condizioni dell'ambiente a seguito di esposizione.
La respirazione di piccole quantità di cloro in brevi periodi di tempo ha effetti negativi
sull'apparato respiratorio umano. Gli effetti vanno da tosse e dolori toracici, a ritenzione di
acqua nei polmoni. Il cloro irrita la pelle, gli occhi e l'apparato respiratorio. Questi effetti
non tendono ad accadere ai livelli di cloro normalmente trovati nell'ambiente.
Gli effetti sulla salute connessi alla respirazione o al consumo di piccole quantità di cloro in
lunghi periodi di tempo non sono noti. Alcuni studi indicano che alcuni operai sviluppano
effetti negativi a seguito di esposizione ripetuta di cloro da inalazione.
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Effetti ambientali del cloro
Il cloro si dissolve se mescolato con l'acqua. In determinate circostanze può anche passare
dall'acqua all'aria. La maggior parte rilasci diretti di cloro nell'ambiente sono in aria e acqua
superficiale.
Una volta in aria o in acqua, il cloro reagisce con altri prodotti chimici. Si combina con
materiale inorganico in acqua per formare i sali di cloro e con materiale organico in acqua per
formare composti chimici organici clorurati.
A causa della sua reattività il cloro non tende a muoversi nel terreno ed entrare nell'acqua
freatica. Le piante e gli animali non tendono ad immagazzinare il cloro. Tuttavia, ricerche di
laboratorio hanno mostrato che l'esposizione ripetuta a cloro gassoso può interessare il
sistema immunitario, il sangue, il cuore e l'apparato respiratorio degli animali.
Il cloro causa danni ambientali a bassi livelli. Il cloro è particolarmente nocivo per gli
organismi che vivono in acqua e nel terreno.
The Chlorine
Chlorine is one of the most important elements for the worldwide industrial production.
In the periodic table this element has got Cl as its symbol and 17 is its number
It is a halogen consequently at room temperature it is a yellow-green gas, which is two and half
times denser than air and very poisonous.
It consists in the bimolecular molecule Cl2, and it is a very strong oxidant but it works as
whitening and disinfectant as well.
In the form of chloride anion, chlorine is a component of common table salt and many other
compounds, it is abundant in nature and necessary to most forms of life including human beings.
Applications
Chlorine is an important chemical substance for water depuration, in disinfectants and bleaching.
Chlorine is also widely used in the manufacture of a great number of items useful in our daily
routine.
It is used to kill bacteria and other microbes from water supplies. Even small water supplies are
now routinely chlorinated. It is also widely used in the production of paper products, antiseptic,
dyestuffs, food, insecticides, paints, petroleum products, plastics, medicines, textiles, solvents, and
many other consumer products.
Chlorine is used to bleach wood pulp for paper production, and also to remove the ink in the
industries of paper recycling.
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Organic chemistry uses this element extensively as an oxidizing agent and in substitution because
chlorine often imparts many desired properties in an organic compound when replacing hydrogen
(synthetic rubber). Other uses are in the production of chlorates, chloroform, carbon tetrachloride
and in the bromine.
Chlorine in the environment
It occurs naturally only combined with other elements, especially sodium in the form of common
salt (NaCl). Chlorides make up much of the salt dissolved in the Earth's oceans: about 1.9% of the
mass of seawater is composed of chloride ions. The amount of chloride in the ground varies
depending on the distance from the sea. The average in top soils is about 10 ppm. Plants contain
various amounts of chlorine; is an essential element for higher plants in which it is concentrated in
the chloroplasts.
Chlorine is a highly reactive gas and is a natural element. The largest users of chlorine are
companies that make ethylene dichloride and other chlorinated solvents, resins, polyvinyl chloride
(PVC), chlorofluorocarbons, and propylene oxide. Companies mills use chlorine to bleach paper as
well as for the treatment of plants for water and wastewater to reduce the levels of microorganisms
that can transmit diseases to humans (disinfection).
Environmental effects of chlorine
Exposure to chlorine can occur in the workplace or in the environment following releases to air,
water, or soil. People who use laundry bleach and chemicals for the pools that contain chlorinebased products are usually not exposed to chlorine itself. Chlorine is generally found only in
industrial establishments.
Chlorine enters the body through breathing contaminated air or through ingestion of contaminated
water and food. It does not remain in the body, because of its reactivity.
The effects of chlorine on human health depend on the amount of chlorine and the duration and
frequency of exposure. The effects also depend on the individual's health or environmental
conditions as a result of exposure.
Breathing small amounts of chlorine for short periods of time adversely affects the human
respiratory system. The effects range from coughing and chest pain, water retention in the lungs.
Chlorine irritates the skin, eyes and respiratory system. These effects are not likely to occur at levels
of chlorine normally found in the environment.
The health effects associated with breathing or otherwise consuming small amounts of chlorine over
long periods of time are not known. Some studies indicate that some workers develop adverse
effects as a result of repeated exposure to chlorine inhalation.
Chlorine effects on human health
Chlorine dissolves when mixed with water; under certain circumstances it may also pass from
water to air. Most direct releases of chlorine to the environment are to air and surface water.
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Once in the air or in water, chlorine reacts with other chemicals. It combines with inorganic
material in water to form the salts of chlorine and organic material in water to form chlorinated
organic chemicals.
Because of its reactivity chlorine is not likely to move into the soil and enter the groundwater.
Plants and animals do not tend to store chlorine. However, laboratory studies have shown that
repeated exposure to chlorine gas can affect the immune system, the heart and blood in human
beings as well as the respiratory system of animals.
Chlorine causes environmental damage at low levels and it is mainly harmful to organisms living
in water and soil.
La produzione industriale
Industrialmente, il cloro elementare è prodotto (insieme alla soda caustica) per elettrolisi di cloruro
di sodio sciolto in acqua.
2 NaCl + 2 H2O → 2 NaOH+ H2 + Cl2
Il processo cloro-soda è il processo chimico-industriale tramite il quale dal cloruro di sodio in
soluzione (salamoia) si ottengono per elettrolisi cloro gassoso, soda caustica e idrogeno. I prodotti
possono essere utilizzati all'interno dello stesso ciclo per produrre derivati quali acido
cloridrico (per reazione di combustione dell'idrogeno con il cloro) e ipoclorito di sodio (per
reazione fra il cloro gassoso e la soda caustica).
Invece del cloruro di sodio può essere utilizzato il cloruro di potassio, e in tal caso si ottiene la
potassa caustica al posto della soda caustica.
Processo
La produzione di soda e cloro gassoso viene effettuata attraverso tre differenti sistemi: il sistema
a membrana semipermeabile, il metodo della cella a diaframma e infine il più antico, è quello
della cella a catodo di mercurio, che risulta dannoso per l'ambiente a causa delle problematiche di
smaltimento dei reflui contaminati dal mercurio. Anche il cloro e la soda prodotti col metodo a cella
di mercurio sono contaminati da tracce di mercurio. Il sistema a membrana semipermeabile e a
diaframma invece non necessitano dell'utilizzo di mercurio. Nel processo a diaframma in passato
sono stati utilizzati diaframmi in asbesto, che recentemente sono stati sostituiti con materiali non
dannosi per la salute umana.
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Cella a membrana
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SCHEMA DI FUNZIONAMENTO DI UNA CELLA A MEMBRANA PER LA PRODUZIONE DI CLORO-SODA.
Il metodo più moderno per la produzione di cloro e soda caustica è quello dell'elettrolisi di cloruro
di sodio/potassio in soluzione acquosa all'interno di una cella a membrana, costituita da due camere
(comparto anodico e comparto catodico) tenute separate da una membrana semipermeabile a
scambio ionico costituita da una resina permeabile a Na+ ed H20, ma non a OH- e Cl-. La salamoia
concentrata di cloruro di sodio viene introdotta nella prima camera (comparto anodico) della cella,
dove gli ioni cloruro si ossidano a cloro molecolare sull'anodo.
2 Cl- → Cl2 + 2 eDal comparto anodico fuoriesce anche la cosiddetta salmoia depletta, impoverita del cloruro reagito
all'anodo e dal sodio migrato nel comparto catodico. Si dovrebbe considerare anche l'ossidazione
dell'ossigeno acquoso a ossigeno gassoso. Ma la concentrazione degli ossidrili (OH-) è così bassa
nelle condizioni di pH delle celle elettrochimiche (circa 4-5) che la reazione è ridotta al minimo.
Comunque anche se in piccola percentuale, 1-2 %, viene prodotto ossigeno (senza acidificazione
supplementare) che costituisce un inquinante per il cloro molecolare.
H2O + e- → ½ H2 + OHNel comparto catodico viene alimentata soda diluita, l'H+ presente dalla dissociazione dell'acqua si
riduce ad idrogeno gassoso rilasciando in soluzione ioni ossidrili:
H2O + e- → ½ H2 + OHDal comparto esce quindi la soluzione di soda caustica più concentrata rispetto quella alimentata.
Analogamente all'ossidazione, si dovrebbe considerare anche la riduzione dello ione sodio a sodio
elementare, ma avendo questa coppia un potenziale standard minore di quello della coppia acqua/
idrogeno gassoso, tale reazione non avviene.
La membrana semipermeabile permette agli ioni sodio di passare dal comparto anodico al comparto
catodico, mentre impedisce il passaggio degli ioni ossidrili dal comparto catodico a quello anodico.
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Gli ioni sodio nel comparto catodico in soluzione con gli ossidrili, permettono la produzione di soda
caustica (NaOH). La reazione globale dell'elettrolisi del cloruro di sodio è:
2 NaCl + 2 H2O → Cl2 + H2 + 2 NaOH
Cl2 + 2 OH- → Cl- + ClO- + H2O
A causa della natura corrosiva del cloro molecolare in ambiente umido, l'anodo deve essere
costituito da titanio, mentre il catodo può essere di Nichel. Su questi materiali viene depositato un
rivestimento di tipo diverso a seconda del fornitore della tecnologia. Questo rivestimento consente
una notevole riduzione delle sovratensioni. Riassumendo, nella cella elementare i due elettrodi sono
separati dalla membrana semipermeabile. La soluzione satura di cloruro di sodio viene introdotta
nel comparto anodico. Quindi grazie alla corrente continua che viene fatta passare attraverso il
circuito, il cloro si sviluppa all'anodo e l'idrogeno al catodo. La membrana permette solo agli ioni di
sodio di raggiungere il comparto catodico e reagire con gli ossidrili prodotti dalla riduzione,
formando idrossido di sodio, mentre gli ioni cloruro sono ostacolati nel dare reazione con la soda.
All'anodo si sviluppa cloro molecolare mentre al catodo si sviluppa idrogeno e si formano ioni
ossidrili.
Cella a diaframma
Nel processo cloro-soda mediante la cella a diaframma, i due compartimenti sono separati da un
diaframma permeabile, in passato realizzato con fibre di asbesto (amianto). La soluzione viene
introdotta nel compartimento con l'anodo e fluisce nel secondo compartimento. Come nella cella a
membrana, gli ioni cloruro vengono ossidati all'anodo a produrre cloro gassoso, mentre al catodo
l'acqua si scinde a formare idrossido di sodio e idrogeno. Il ruolo del diaframma è quello di
impedire la reazione tra soda e cloro. A questo punto la soluzione di soda lascia la cella.
Normalmente la soda caustica deve essere concentrata al 50% e deve essere depurata dal sale.
Questo risultato può essere ottenuto mediante processi di evaporazione che comportano un
consumo di circa tre tonnellate di vapore per ogni tonnellata di soda. Il sale separato può quindi
essere riutilizzato per saturare la soluzione di cloruro di sodio che viene reintrodotta nel ciclo. Per
quanto riguarda il cloro gassoso prodotto, questo contiene tracce di ossigeno che vengono spesso
eliminate tramite liquefazione ed evaporazione.
Cella a mercurio !
Schema di una cella a mercurio utilizzata nel processo cloro-soda
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Nel processo mediante cella a mercurio, conosciuto anche come processo Castner-Kellner, la
soluzione satura di cloruro di sodio galleggia sul catodo, costituito da una film liquido di mercurio.
Il cloro viene sviluppato all'anodo, mentre il sodio si scioglie nel mercurio nella cosiddetta
amalgama.
Na+ + nHg + e- → Na(Hg)n
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L'amalgama fluisce nella cosiddetta cella secondaria dove entra in reazione con l'acqua a formare
idrossido di sodio e libera il mercurio metallico, nella reazione si forma anche idrogeno gassoso.
Na(Hg)n + H2O → NaOH + ½ H2 + n Hg
Il mercurio viene quindi riciclato all'ingresso cella elettrolitica.
Le celle a mercurio sono gradualmente eliminate a causa del loro alto impatto ambientale e dei loro
alti consumi.
L’impianto
L’impianto di produzione di questa sostanza consiste in una prima fase in una dissoluzione del
cloruro di sodio e potassio fino ad una concentrazione in massa del 26%, filtrata e mandata alla
cella elettrolitica dove viene elettrolizzata, come sopra descritto.
La preparazione della salamoia dal sale marino avviene secondo lo schema seguente:
La depurazione viene fatta per aggiunta di carbonato di sodio e soda caustica al fine di precipitare
gli ioni calcio, magnesio, ferro ed alluminio; inoltre si fa un'addizione di ipoclorito di sodio se, per
qualsiasi motivo, si riscontrasse ammoniaca, e di cloruro di bario, in qualità accuratamente dosata
perché sono inammissibili ioni bario, per eliminare gli ioni solfato.
La figura qui sopra riportata rappresenta un impianto di produzione di cloro a catodo di mercurio.
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Dopo la filtrazione la salamoia viene elettrolizzata in cloro e un'amalgama di sodio e mercurio che
viene mandata attraverso una pompa in una vasca di acqua dove reagisce con essa per formare
idrogeno e soda caustica.
L’elettrolisi
L'elettrolisi è una tecnica elettrochimica concettualmente opposta rispetto alla potenziometria,
infatti si utilizza l'energia elettrica per far avvenire reazioni chimiche non spontanee al contrario
della seconda che sfruttando reazioni spontanee produce energia elettrica. Come tutti i metodi
elettrochimici necessita di un generatore di tensione un circuito esterno e una soluzione di ioni.
All'interno della soluzione di ioni sono posti i due elettrodi: l'anodo con segno positivo dove
avvengono i fenomeni di ossidazione, e il catodo, di segno negativo dove avvengono le reazioni di
riduzione.
A circuito aperto le due se micelle si pongono in una condizione di equilibrio, pertanto il potenziale
raggiunto è uguale a quello calcolato con l'equazione di Nernst; se invece la tensione applicata da
un generatore esterno ai due elettrodi è sufficientemente alta si verificano fenomeni di scarica degli
elementi in soluzione che si depositano come elemento sugli elettrodi.
Teoria semplificata di elettrolisi
Per analizzare teoricamente cosa succede all'interno di una cella elettrolitica si presuppone che il
trasferimento di elettroni avvenga a velocità infinita e che anche gli spostamenti di materia
avvengono a velocità infinita.
Per spiegare praticamente cosa succede all'interno di una reazione elettrolitica si fa l'esempio di una
cella elettrolitica composta dalle coppie Ce4+\Ce3+_Fe3+\Fe2+.
A circuito aperto il sistema si comporta come pila ed essendo il cerio molto più ossidante del ferro
esso tenderà a diventare cerio con tre cariche positive acquistando un elettore del ferro che ne
cederà uno per passare a bivalente instaurando così le condizioni di equilibrio che verificherebbero
in una pila.
Per esempio nella cella del cerio in equilibrio si instaura un equilibrio che ha come potenziale a
circuito aperto di 1,72 V, ma se si applica una tensione pari o superiore ad essa si va a perturbare
l'equilibrio.
Applicando un potenziale dall'esterno la lamina metallica si impoverisce di elettroni di conseguenza
per ristabilire l'equilibrio il cerio tenderà non più a ridursi ma a ossidarsi cedendo il proprio
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elettrone, mentre nell'altra parte della cella elettrolitica il ferro siccome viene arricchito di elettroni
tende a entrarne in possesso e a ridursi come ferro bivalente.
Questo fenomeno avviene solamente se si applica un potenziale maggiore di quello di equilibrio.
Per calcolare globalmente la tensione minima da applicare per farsi che elettrolisi avvenga si deve
attuare una sottrazione dei potenziali di riduzione calcolati con la legge di Nernst al catodo e
all'anodo.
REAZIONI GLOBALI AGLI ELETTRODI
Quindi in base alla differenza di potenziale applicata si possono verificare quattro diversi casi:
A. Il potenziale applicato è maggiore del potenziale delle due celle ( E> E1-E2): in questo caso si
verifica un fenomeno di elettrolisi tra le due specie quindi un fenomeno di scarica; l'ossidante si
ossida e il riducente si riduce.
B. Il potenziale applicato è minore del potenziale delle due celle (E<E1-E2 ): in questo caso invece
si ha una pila; quindi lo sfidante si riduce e il docente si ossida come spontaneamente avverrebbe
la reazione.
C. Il potenziale applicato è uguale al potenziale delle due celle (E=E1-E2): la situazione
corrisponde in tutto e per tutto ad un circuito aperto, infatti le reazioni nelle due semicelle sono al
equilibrio e avvengono con la stessa velocità.
D. Il potenziale applicato è uguale a zero (E=0): in questo caso i due elettrici sono con
cortocircuitati ovvero uniti fra di loro da un filo il quale non oppone resistenza al passaggio degli
elettroni, infatti in questo caso la pila produce il massimo lavoro possibile.
Le leggi di Faraday
Il fenomeno dell'elettrolisi è regolato da due leggi sperimentali dedotto da Faraday.
Prima legge: la massa di sostanza ridotto il cazzo oppure ossidata al lardo di un'azione politica, è
proporzionale alla quantità di carica Q che è passata attraverso la cella: m= Kq.
Seconda legge: la medesima quantità di carica elettrica fatta passare attraverso più celle
elettrolitiche contenenti soluzioni di elettroliti diversi, produce agli elettrodi un uguale numero di
equivalenti chimici di detti elettroliti.
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Modello reale di elettrolisi
In realtà gli elettroni che viaggiano all'interno del circuito non si muovono a velocità infinita,
di conseguenza si dovrà applicare alla cella elettrolitica una sovratensione, inoltre gli
spostamenti di materia non avvengono anch'essi a velocità infinita.
La sovratensione
La sospensione è un potenziale elettrico da fornire in più rispetto al potenziale calcolato con
l'equazione di Nernst. Come già detto questa sovratensione è da fornirsi perché la velocità
degli elettroni non è infinita. Se si fornisse esattamente la quantità di potenziale prevista dalla
legge di Nernst nella realtà non vedremmo alcun fenomeno di scarica. Esistono infatti
elettrodi catodo selettivi che favoriscono la deposizione selettivamente di un solo metallo,
abbassando la sua sovratensione "catalizzando" la sua elettrodeposizione.
Tempo di scarica
Essendo che gli ioni metallici impiegano un tempo ben determinato per raggiungere i rispettivi
elettrodi, questo fenomeno di elettrolisi avverrà in un tempo determinato regolato dalla legge di
Faraday.
Il cloro nella storia
Il cloro purtroppo fu tra i primi gas chimici utilizzati per uccidere i soldati nella prima guerra
mondiale.
Sui fronti, nella prima parte di questo conflitto, vennero usate quantità abnormi di questo gas
insieme ad un suo derivato, l’acido cloridrico, per uccidere i soldati.
Dopo l’invenzione della maschera antigas, il gas continuò ad essere usato nonostante l’inutilità
bellica, danneggiando le popolazioni adiacenti il fronte in quanto questo gas veniva trasportato dal
vento fino alle zone abitate.
La prima guerra mondiale
La prima guerra mondiale, conosciuta anche come grande guerra, fu un conflitto di proporzioni
mondiali svoltasi tra il 1914 al 1918. Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di
guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all'assassinio
dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo il 28 giugno 1914 a Sarajevo.
Il conflitto vide schierarsi le maggiori potenze mondiali, e rispettive colonie, in due blocchi
contrapposti: da una parte gli Imperi centrali(Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano) e
la Bulgaria e dall'altra le potenze Alleate rappresentate principalmente da Francia, Regno
Unito, Impero Russo e Italia (questa dal 1915). Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in tutto
il mondo (60 milioni solo in Europa) di cui oltre 9 milioni caddero sui campi di battaglia. Si
dovettero registrare anche circa 7 milioni di vittime civili, non solo per i diretti effetti delle
operazioni di guerra ma anche per le conseguenti carestie ed epidemie.
Le cause della guerra
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Lo scoppio della guerra nel 1914 segnò la fine di un lungo periodo di pace nella storia europea,
iniziato nel 1815 con la sconfitta definitiva della Francia napoleonica. La pace europea dell'inizio
del XX secolo tuttavia non aveva basi solide: nel corso del XIX secolo in Europa vi furono diversi
conflitti a carattere limitato che minarono e inasprirono i rapporti diplomatici tra le potenze europee
e i relativi giochi di alleanze.
Per individuare però le cause fondamentali del conflitto bisogna risalire innanzitutto al ruolo
preponderante della Prussia nella creazione dell'Impero tedesco, alle concezioni politiche di Otto
von Bismarck, alle tendenze filosofiche prevalenti in Germania e alla sua situazione economica; un
insieme di fattori eterogenei che concorsero a trasformare il desiderio della Germania di assicurarsi
sbocchi commerciali nel mondo. Dovremo quindi analizzare i problemi etnici interni all'Impero
austro-ungarico e alle ambizioni indipendentiste di alcuni popoli che ne facevano parte, il timore
che la Russia generava oltre frontiera soprattutto nei tedeschi, la paura che tormentava la Francia fin
dal 1870 di una nuova aggressione che aveva lasciato una forte animosità verso la Germania, e
infine dovremo tener conto dell'evoluzione diplomatica del Regno Unito da una politica di
isolamento a una politica di attiva presenza in Europa. Altro passaggio fondamentale nel percorso
verso la guerra mondiale fu la corsa al riarmo navale: il Kaiser riteneva che solo un massiccio
incremento della Kaiserliche Marine avrebbe reso la Germania una potenza mondiale. Nel 1897 la
Germania iniziò una politica di riarmo che risultò una vera e propria sfida aperta al secolare
predominio navale britannico, favorendo un accordo anglo-francese nel 1904 e uno tra Russia e
Regno Unito. Il Regno Unito tentò inoltre di rafforzare la propria posizione in altre direzioni,
alleandosi con l'impero giapponese nel 1902. Da quel momento in poi le grandi potenze europee
furono di fatto, anche se non ufficialmente, divise in due gruppi rivali. Negli anni seguenti la
Germania, la cui politica aggressiva e poco diplomatica aveva dato il via a una coalizione
avversaria, intensificò i rapporti con l'Austria-Ungheria e l'Italia.
Negli ultimi anni in tutti i paesi europei si moltiplicarono gli incitamenti alla guerra, discorsi e
articoli bellicosi, dicerie, incidenti di frontiera; la Francia promulgò una legge (detta "dei tre anni")
che, per sopperire all'inferiorità numerica rispetto all'esercito tedesco, allungava di un anno la ferma
militare, fino ad allora della durata di due anni; ciò aggravò i rapporti con la Germania. A scatenare
le tensioni latenti fu l'attentato di Sarajevo avvenuto il 28 giugno 1914, la cui vittima, Francesco
Ferdinando d'Asburgo-Este erede al trono d'Austria-Ungheria.
Lo scoppio della guerra
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Il 28 giugno 1914, giorno di solenni celebrazioni e festa nazionale serba, l'Arciduca Francesco
Ferdinando e la moglie Sofia, recatisi a Sarajevo in visita ufficiale, furono uccisi da alcuni colpi di
pistola sparati dal nazionalista diciannovenne serbo Gavrilo Princip. Da questo avvenimento scaturì
una drammatica crisi diplomatica che precedette e segnò l'inizio della guerra in Europa. Nei giorni
che seguirono la Germania, convinta di poter mantenere circoscritto il conflitto, sollecitò l'alleato
austro-ungarico affinché aggredisse al più presto la Serbia. Solo il Regno Unito avanzò una
proposta di conferenza internazionale che non ebbe seguito, mentre le altre nazioni europee si
preparavano al conflitto. Quasi un mese dopo l'assassinio di Francesco Ferdinando, l'AustriaUngheria inviò un duro ultimatum alla Serbia, che accettò solo una parte delle richieste: il 28 luglio
1914 l'Austria-Ungheria dichiarò quindi guerra alla Serbia determinando l'irrimediabile acuirsi della
crisi e la progressiva mobilitazione delle potenze europee, cagionata dal sistema di alleanze tra i
vari stati. L'Italia, il Portogallo, la Grecia, la Bulgaria, la Romania e l'Impero Ottomano
inizialmente rimasero neutrali, ma pronti a scendere in campo non appena avessero intravisto
qualche vantaggio. Alla mezzanotte del 4 agosto erano cinque gli imperi che ormai erano entrati in
guerra (Austria-Ungheria, Germania, Russia, Regno Unito e Francia), ciascuno convinto di poter
battere gli avversari in pochi mesi; era opinione diffusa che la guerra sarebbe finita a Natale, o
tuttalpiù a Pasqua del 1915.
La guerra
Il 31 luglio, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche fra Austria-Ungheria e Serbia, il governo
tedesco dichiarò guerra alla Russia che aveva mobilitato l'esercito e anche alla Francia. La duplice
dichiarazione di guerra era il necessario primo passo in vista dell'attuazione del piano Schlieffen,
che prevedeva la sconfitta della Francia con una "guerra lampo" di sole 6 settimane e una
contemporanea strategia di contenimento a est. Il Lussemburgo fu occupato dai tedeschi senza
opposizione il 2 agosto e più a nord, alla frontiera con il Belgio, i tedeschi avanzarono a gran
velocità dando corpo all'invasione. Il 12 agosto l'Austria-Ungheria invase la Serbia, mentre sul
fronte occidentale continuavano furiosi i combattimenti sul confine franco-tedesco e soprattutto in
Belgio. Il 22 agosto iniziò l'avanzata tedesca lungo tutto il fronte francese; lo stesso giorno sia i
francesi da Charleroi che i belgi da Namur cedettero alla pressione tedesca e iniziarono a ripiegare.
Tuttavia il 12 settembre, i francesi, con l'aiuto della BEF, bloccarono l'avanzata tedesca a est di
Parigi durante la prima battaglia della Marna. Gli ultimi giorni di questa battaglia decisiva
segnarono la fine della guerra di movimento a occidente in favore di una logorante guerra di trincea
lungo solide postazioni.
IL CLORO
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!
Da questo momento si estesero lungo tutta l’Europa lunghissimi fronti coinvolgendo le maggiori
potenze europee: in prima posizione la Germania, sul fronte orientale con la Russia e quello
occidentale con Inglesi e Francesi, l’Italia che dopo i trattati segreti con l’Inghilterra entra al fianco
degli alleati a sud, contro l’impero austro-ungarico, e infine l’America e il Giappone che operarono
soprattutto sul fronte del pacifico.
L'entrata in guerra dell'Impero ottomano aprì nuovi scenari di conflitto in teatri molto distanti l'uno
dall'altro: nel Caucaso la Russia si ritrovò a sostenere un difficile secondo fronte in un territorio
impervio, mentre la presenza ottomana in Mesopotamia e Palestina minacciava due cardini
dell'impero coloniale britannico, la raffineria petrolifera persiana di Abadan (vitale per i
rifornimenti di carburante della Royal Navy) e il canale di Suez; fin dall'inizio però le attenzioni
britanniche si rivolsero al forzamento dello stretto dei Dardanelli, al fine di portare la guerra
direttamente nella capitale ottomana.
Negli oceani invece la caccia alle unità tedesche fu l'obiettivo principale per le flotte Alleate. La
Germania non ebbe il tempo per far uscire le proprie navi da guerra per ostacolare il traffico
commerciale degli Alleati, così allo scoppio della guerra i pochi incrociatori all'estero costituirono
la spina nel fianco della marina britannica; Da tempo alleato del Regno Unito, il 23 agosto 1914
il Giappone dichiarò guerra alla Germania, segnando il destino degli sparpagliati possedimenti
tedeschi situati nell'area del Pacifico: ai primi di ottobre una squadra navale giapponese salpò alla
volta della Micronesia, dove i tedeschi disponevano di una serie di piccole basi, occupandole entro
la fine del mese.
L'Italia, pur restando neutrale, ricercava le migliori garanzie territoriali in cambio del proprio
intervento. Dopo l'attentato di Sarajevo, Austria-Ungheria e Germania decisero di tenere all'oscuro
delle loro decisioni l'Italia, quindi l’Italia si ritenne “offesa” e quindi la neutralità ottenne
inizialmente consenso unanime.
IL CLORO
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Gli interventisti tuttavia additavano la diminuzione della statura politica incombente sull'Italia se
fosse rimasta spettatrice passiva: i vincitori non avrebbero dimenticato né perdonato e se a prevalere
fossero stati gli Imperi centrali, si sarebbero vendicati della nazione vista come traditrice di
un'alleanza trentennale. Alla fine del 1914 il ministro degli esteri Sidney Sonnino iniziò le trattative
con entrambe le parti per scucire i maggiori compensi possibili e il 26 aprile 1915 concluse le
trattative segrete con l'Intesa mediante la firma del patto di Londra, con il quale l'Italia si impegnava
a entrare in guerra entro un mese. Il 3 maggio successivo fu rotta la Triplice Alleanza, fu avviata la
mobilitazione e il 24 maggio fu dichiarata guerra all'Austria-Ungheria, ma non alla Germania, con
cui Antonio Salandra sperava di non guastare del tutto i rapporti.
Il 15 maggio ebbe inizio la Strafexpedition ("spedizione punitiva"), durante la quale l'esercito
italiano venne attaccato tra la valle dell'Adige e la Valsugana. Nei venti giorni successivi, gli austroungarici conquistarono una posizione dopo l'altra, minacciando di tagliare fuori le truppe italiane
sull'Isonzo. Utilizzando le divisioni di riserva, il generale Cadorna riuscì a fermare gli austriaci e
riprendere alcune delle posizioni perse, rischiando però che un'ulteriore offensiva sull'Isonzo
potesse far perdere ai suoi uomini le poche conquiste fino allora ottenute.
Non riuscendo a smuovere gli austriaci dal Trentino, Cadorna decise di concentrarsi nuovamente
sull'Isonzo: il 6 agosto le truppe italiane passarono all'offensiva, dal Sabotino al mare, raggiungendo
e superando l'Isonzo, conquistando Gorizia e costringendo parte della 5ª armata austro-ungarica a
ripiegare di alcuni chilometri sul Carso, che però avevano ceduto terreno per posizionarsi su una
nuova linea difensiva già pronta, contro la quale si infransero i nuovi assalti italiani. A settembre e
ottobre ebbero inizio altre due battaglie, la settima (14-16 settembre) e l'ottava (10-12 ottobre)
battaglia dell'Isonzo, che causarono un ingente numero di vittime e portarono a grame conquiste
territoriali: errori, condizioni meteorologiche avverse e scarsità di materiali impedirono agli italiani
di sfondare le linee e raggiungere Trieste.
Gli eventi del 1917
Il 1917 iniziò per gli Imperi centrali in modo molto favorevole. In ottobre gli austro-ungarici
sfondarono sul fronte italiano arrivando alle porte di Venezia e i tedeschi si apprestavano a trasferire
quarantadue divisioni (più di mezzo milione di uomini) dal fronte orientale a quello occidentale,
dato che i russi avevano deposto le armi il 1º dicembre, quando una commissione bolscevica,
lasciata Pietrogrado, aveva attraversato le linee tedesche a Dvinsk ed era giunta alla fortezza
di Brest-Litovsk dove una delegazione di tedeschi, austriaci, bulgari e turchi li attendeva per
intavolare trattative di pace.
La Russia in subbuglio
Le enormi perdite della Russia, dovute ai difetti del suo apparato bellico, che pur tuttavia aveva
evitato molti sacrifici agli Alleati, avevano minato alle fondamenta la resistenza morale e fisica del
suo esercito e al fronte molti ufficiali russi non riuscivano più a mantenere la disciplina. Su tutto il
fronte i bolscevichi incitavano gli uomini a rifiutarsi di combattere e a partecipare ai comitati dei
soldati per sostenere e diffondere le idee rivoluzionarie; dal fronte le agitazioni si trasmisero alle
città e alla capitale. A Pietrogrado il 3 marzo 1917 scoppiò un violento sciopero negli
stabilimenti Putilov, la principale fabbrica di armamenti e munizioni: l'8 marzo gli operai in
sciopero erano circa 90.000, il 10 marzo a Pietrogrado fu proclamata la legge marziale e lo stesso
giorno il potere della Duma fu messo in discussione dal Soviet cittadino del principe menscevico
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Cereteli. Il 12 marzo 17.000 soldati inviati a Pietrogrado si unirono alla folla che protestava contro
lo zar e alle 11:00 del mattino furono date alle fiamme il tribunale sulla prospettiva Litejnyj e le
stazioni di polizia, dando inizio alla prima rivoluzione russa.
La guerra sottomarina indiscriminata
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Sebbene nel dicembre 1916 gli Imperi centrali fossero riusciti a impadronirsi di un importante
canale di approvvigionamento con l'occupazione della Romania e l'acquisizione del controllo della
regione danubiana, il nulla di fatto con cui si era conclusa la battaglia dello Jutland aveva lasciato ai
britannici il dominio dei mari, permettendo loro di mantenere il blocco navale ai danni della
Germania. Il gioco del blocco marittimo era ormai diventato un problema ineludibile, ma d'altro
canto i vertici militari erano confidenti che, una volta annientato il blocco, avrebbero potuto
risolvere la partita sul fronte occidentale nel giro di pochi mesi; i vertici tedeschi si risolsero quindi
a estendere la guerra sottomarina, sebbene ciò aumentasse inevitabilmente il rischio di coinvolgere
gli Stati Uniti d'America, già vicini politicamente all'Intesa. Il 1º febbraio 1917 la Germania
formalizzò la cosiddetta guerra sottomarina indiscriminata: da quel momento in avanti ogni nave
diretta ai porti dell'Intesa sarebbe stata considerata un bersaglio legittimo; pochi giorni dopo gli
Stati Uniti ruppero le relazioni diplomatiche con la Germania.
Gli Stati Uniti entrano in guerra
Nonostante le provocazioni susseguitesi incessantemente per due anni, il presidente Thomas
Woodrow Wilson si era attenuto alla sua politica di neutralità. L'annuncio della campagna
sottomarina indiscriminata fornì una prova sufficiente dell'infondatezza delle speranze di pace di
Wilson e, quando a ciò seguì il deliberato affondamento di navi statunitensi e il tentativo di istigare
il Messico ad attaccare gli Stati Uniti, il presidente Wilson ruppe gli indugi. Il 4 aprile 1917
presentò al Congresso la proposta di entrare in guerra: il 6 aprile gli Stati Uniti dichiararono guerra
alla Germania. Nessuno dubitava che l'impatto delle truppe statunitensi in Europa sarebbe stato
potenzialmente enorme; gli Stati Uniti avrebbero addestrato circa un milione di soldati, che a poco a
poco sarebbero saliti a tre milioni. Ma ci sarebbe voluto almeno un anno, o forse più, prima che le
truppe fossero addestrate, trasportate via nave in Francia e rifornite adeguatamente.
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Ad aprile le prospettive per gli Imperi centrali si fecero buie: gli Stati Uniti si apprestavano a
diventare belligeranti attivi, la Russia nonostante i disordini interni all'esercito non si era ancora
ritirata dalla guerra, le potenze Alleate erano ormai superiori per numero di soldati e risorse.
Germania e Austria-Ungheria potevano contare sul solo vantaggio delle numerose linee di
comunicazione interne; armate, città, fabbriche, reti ferroviarie, stradali e fluviali si diramavano in
modo complesso all'interno dei due paesi e risultavano inattaccabili per gli Alleati, mentre le linee
di comunicazioni tra Regno Unito e Francia con gli Stati Uniti erano continuamente minacciate
dagli U-Boot.
L'Austria-Ungheria vicina alla vittoria
Dopo la dura undicesima battaglia dell'Isonzo le posizioni austro-ungariche intorno a Gorizia erano
state talmente logorate che i tedeschi decisero di intervenire in aiuto dell'alleato. Hindenburg e
Ludendorff, comandanti supremi dell'esercito tedesco, si accordarono con Arthur Arz von
Straussenburg per l'organizzazione dell'offensiva combinata. Alle 02:00 in punto del 24 ottobre
1917 le artiglierie austro-germaniche iniziarono a colpire le posizioni italiane dal monte
Rombon all'alta Bainsizza, alternando lanci di gas a granate convenzionali, colpendo in particolare
tra Plezzo e l'Isonzo.
Subito dopo la fanteria sfondò le linee italiane sia sulle montagne sia nella valle dell'Isonzo, dove
una divisione tedesca raggiunse il pomeriggio del 24 ottobre la città di Caporetto; quindi gli austrotedeschi avanzarono per 150 chilometri in direzione sud-ovest raggiungendo Udine in soli quattro
giorni, mentre l'esercito italiano ripiegava disordinatamente con numerosi casi di disgregazione e
collasso di reparti. Cadorna, venuto a sapere della caduta di Cornino il 2 novembre e di Codroipo il
4, ordinò all'intero esercito di ripiegare sul fiume Piave, ove nel frattempo era stata rafforzata una
linea difensiva grazie agli episodi di resistenza sul fiume Tagliamento. La disfatta di Caporetto,
oltre al crollo del fronte italiano e alla caotica ritirata delle armate schierate dall'Adriatico fino
alla Valsugana, comportò la perdita in due settimane di 350.000 uomini fra morti, feriti, dispersi e
prigionieri; altri 400.000 si sbandarono verso l'interno del paese.
Gli austro-tedeschi chiusero il 1917 sul fronte italiano con le offensive sul Piave, sull'altipiano di
Asiago e sul monte Grappa; la ritirata sul meno esteso fronte del Grappa-Piave consentì all'esercito
italiano, ora guidato dal Capo di Stato maggiore Armando Diaz, di concentrare le proprie risorse e
di attestarsi saldamente con un mutato atteggiamento tattico, dovuto al pericolo concreto di
invasione dell'Italia settentrionale. Gli austro-ungarici fermarono gli attacchi in attesa della
primavera 1918, preparando un'offensiva che li avrebbe dovuti portare a penetrare nella pianura
veneta. La fine della guerra contro la Russia permise di ridislocare la maggior parte dell'esercito sul
fronte italiano.
L'offensiva austro-ungarica fu lanciata il 15 giugno con sessantasei divisioni, che durante
la battaglia del solstizio non riuscirono a piegare la forte opposizione italiana. Al termine dei
combattimenti gli austro-ungarici avevano subito gravi perdite e logorato la loro già provata
macchina bellica; fallita l'offensiva, che nei piani doveva dare il colpo di grazia all'Italia e dare una
svolta al conflitto, l'Austria-Ungheria si avviò a un'irrimediabile crisi militare e politica.
Verso la fine della guerra
In luglio il comandante supremo Alleato Ferdinand Foch diede inizio alla prevista controffensiva
sulla Marna prodottasi in seguito agli attacchi tedeschi; il successo Alleato fu tale che Ludendorff
definì l'8 agosto "il giorno nero dell'esercito tedesco".
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Sul fronte italiano l'impero asburgico era ormai a un passo dal baratro: il 23 ottobre cominciarono
gli sbarramenti d'artiglieria e la costruzione di ponti di barche sul Piave, in condizioni climatiche
pessime. Nonostante dure opposizioni, gli italiani avanzarono rapidamente in Veneto, Friuli
e Cadore e il 29 ottobre l'Austria-Ungheria chiese l'armistizio.
La Germania aveva visto il proprio potenziale umano gravemente compromesso da quattro anni di
guerra, trovandosi d'altronde in gravi difficoltà dal punto di vista economico e sociale. Le battaglie
infuriavano ancora quando il 2 ottobre la prima rivoluzione tedesca scoppiò. Il 4 ottobre il
principe Maximilian di Baden telegrafò a Washington per richiedere l'armistizio. La Germania pur
essendo nello scompiglio non era precipitata nell'anarchia né aveva deciso di arrendersi: l'8 ottobre
Wilson respinse la proposta e l'11 i tedeschi iniziarono a ritirarsi su tutto il fronte senza però
rinunciare a combattere; le truppe poi iniziarono ad arrendersi in numero sempre crescente.
Di fronte alla rivoluzione interna e alla minaccia delle forze Alleate ormai in vista del confine
tedesco, i delegati tedeschi che si recarono a Compiègne già il 7 novembre non ebbero altra scelta
che quella di accettare le gravose condizioni imposte dagli Alleati. L'armistizio entrò in vigore alle
ore 11:00 dell'11 novembre 1918, ponendo fine alla guerra.
La conferenza di Parigi
La conferenza di pace di Parigi del 1919 fu una riunione internazionale, che vide i paesi usciti
vincitori dalla prima guerra mondiale, impegnati nel delineare una nuova situazione geopolitica in
Europa e stilare i trattati di pace con le Potenze Centrali uscite sconfitte dalla guerra. La conferenza
si aprì il 18 gennaio 1919 e durò fino al 21 gennaio 1920, con alcuni intervalli.
L’intera conferenza si basava sui valori dei 14 punti che stipulò presidente Wilson, tra i quali quello
di maggiore importanza è sicuramente quello dell’autodeterminazione dei popoli, che venne
rispettato nel ridisegnare i confini europei.
Sostanzialmente la convenzione dava inizio ad una nuova politica tra gli Stati Uniti e l’Europa, per
cui d’ ora in avanti vennero abolite barriere doganali e dichiarata la libertà di commercio.
Come perno di questa nuova politica verrà poi istituita una società delle Nazioni, col compito di
regolare i rapporti tra gli stati; ad essa vi faranno parte i vincitori della guerra, eccetto gli USA che
preferiscono curare i loro interessi.
Per le nazioni sconfitte vengono elargiti i seguenti provvedimenti: la Germania viene ritenta la
principale responsabile del conflitto, e ad essa verranno sottratti l’Alsazia, la Lorena e il corridoio
polacco; deve inoltre pagare agli alleati delle riparazioni di guerra per un ammontare di 132 miliardi
di marchi d’oro, al fine di avere difficoltà nella ripresa economica, le sue colonie vengono spartite
tra i vincitori, la Francia può usufruire delle miniere di carbone della Ruhr e infine si ha uno
smantellamento della flotta e un ridimensionamento dell’esercito.
L’Impero Ottomano viene disgregato nella Turchia e tutti i suoi stati adiacenti, mentre quello di
Austria-Ungheria viene diviso nei due stati corrispondenti e i Paesi Baltici riuniti sotto un unico
stato detto Iugoslavia.
Le pesanti sanzioni applicate alla Germania suscitarono un rancore così profondo da scatenare poi
un’altra guerra ancora più disastrosa.
Per quanto riguarda l’Italia invece le venne concesso solo una parte delle terre promesse in quanto
venne in possesso del Trentino, del Friuli e della Dalmazia, ma non le concessero Fiume che venne
dichiarata città libera.
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Questo incoraggiò i soldati di Gabriele d’Annunzio ad eseguire un’ impresa per riconquistare le
terre irredente dalla “vittoria mutilata”.
La poesia nella guerra
I terrori della guerra di trincea vennero trascritti in opere da diversi autori, trai i quali il più famoso
è Giuseppe Ungaretti.
Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio 1888, da genitori italiani originari
della provincia di Lucca. Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez, morì due anni dopo la
nascita del poeta in un incidente sul lavoro, nel 1890. La madre, Maria Lunardini, mandò avanti la
gestione di un forno di proprietà, con il quale garantì gli studi al figlio, che si poté iscrivere in una
delle più prestigiose scuole di Alessandria.
L'amore per la poesia nacque durante questo periodo scolastico e si intensificò grazie alle amicizie
che egli strinse nella città egiziana. In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il
giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La Voce, alla letteratura
italiana: inizia così a leggere le opere, tra gli altri, di Leopardi, Nietzsche, Baudelaire, quest'ultimo
grazie all'amico Moammed Sceab.
Nel 1912 Ungaretti, dopo un breve periodo trascorso al Cairo, lasciò l'Egitto e si recò a Parigi.
Venuto a contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe Apollinaire, con il quale strinse
una solida amicizia, e analoga amicizia strinse anche con Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo
Palazzeschi, Picasso, De Chirico, Modigliani e Braque. Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra
mondiale, Ungaretti partecipò alla campagna interventista, per poi arruolarsi volontario
nel reggimento di fanteria, quando il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Combatté sul Carso e
in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte dall'amico Ettore Serra (un giovane
ufficiale), vennero stampate in 80 copie presso una tipografia di Udine nel 1916, con il titolo Il
porto sepolto. Al termine della guerra il poeta rimase a Parigi.
Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta. Aderì
al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925. Successivamente
nel 1928 maturò invece la sua conversione religiosa al cattolicesimo.
Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d'Italia e «per chiara fama»
professore di letteratura moderna e contemporanea presso l'Università di Roma. Morì a Milano
nella notte tra l'1 e il 2 giugno 1970 per broncopolmonite.
La poetica
Ungaretti concepisce la poesia come strumenti di conoscenza della realtà; infatti egli ritiene che la
conoscenza della realtà interiore ed esteriore della coscienza non si raggiungono per via razionale o
scientifica, ma per via analogica; questa via appunto consente di scoprire le relazioni esistenti tra gli
esseri umani e perviene alla coscienza di sentirsi in armonia con l’universo alla percezione
dell’assoluto e alla fede di Dio. Il poeta per Ungaretti viene considerato una sorta di sacerdote della parola, un essere privilegiato
che sa cogliere i nessi segreti delle cose, attribuendo alla poesia un significato magico ed esoterico.
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Invio il mistero della vita, secondo Ungaretti, non può essere svelato attraverso il discorso disteso,
concatenato relazionale, delle scienze ma può soltanto essere illuminato a tratti da sola forza di
penetrazione creativa di cui si carica la parola poetica.
Nelle poesie di Ungaretti si ha l'adozione di versi liberi perlopiù brevi, contribuendo a dare
l'impressione di un dettato fatto di parti staccate, isolate l'una all'altra; anche la sintassi rifiuta le
costruzioni complesse rispettando la lineare essenzialità di cogliere la attimo ed illuminare i
momenti dell'essere. La strofa è spesso costituita dalla sola frase principale e non di rado si incontra
stile nominale in cui la mancanza del verbo o dell'espressione l'effetto di concretezza della
determinazione della durata.
Sul piano ideologico e lessicale c'è infine un'uguaglianza tra la poetica di Ungaretti e quella di
Petrarca e Leopardi, appartenente a un sistema rigorosamente mono linguistico, caratterizzato dalla
scelta di termini astratti.
Opera relativa alla guerra: San Martino del Carso
Di queste case
2. non è rimasto
3. che qualche
4. brandello di muro
5. Di tanti
6. che mi corrispondevano
7. non è rimasto
8. neppure tanto
9. Ma nel cuore
10. nessuna croce manca
11. È il mio cuore
12. il paese più straziato.
Analisi del testo
In questa poesia, Ungaretti esprime tutte le brutalità della guerra attraverso le sue emozioni
interiori.
Nei primi versi l'autore descrive in maniera sintetica il paesaggio devastato di San Martino del
Carso (paesello montano al centro della zona bellica austro-italica), le conseguenze del pesante
bombardamento e le ricadute emotive nell'interiorità del poeta.
Per descrivere questo paese usa un termine non del tutto consueto, "brandelli", che viene
solitamente usato per la carne, per descrivere lo stato dei muri delle case; questo dà un'idea molto
concreta della condizione del paese che riflette lo stato interiore del poeta.
Nella seconda strofa Ungaretti esprime il suo dolore per i compagni caduti, persone come lui a cui è
toccata una diversa sorte, e benché la società si sia dimenticata di loro il poeta si ricorda di ciascuno
di loro.
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Gli ultimi due versi sono essenziali per comprendere la poesia, in quanto in poche parole l'autore v
riesce a esprimere un concetto che necessiterebbe di lunghe argomentazioni per essere compreso
appieno. Esso infatti esprime il suo strazio paragonandolo allo stato del paese distrutto dalla guerra.
L'uso di figure retoriche e parallelismi riesce a esplicitare l'astrattezza e l'asprezza della poesia.
Il cloro nella vita quotidiana
Il cloro viene usato nella vita di tutti i giorno sopra tutto come disinfettante, come candeggina
(ipoclorito di sodio) cloro per piscine o nella clorurazione delle acque potabili per uccidere la
maggior parte dei microorganismi patogeni e infettivi eventualmente presenti nelle acque potabili.
I microorganismi e la microbiologia
Un microrganismo è un organismo vivente avente dimensioni tali da non poter essere visto ad
occhio nudo (minori di 0,1 mm).
I microrganismi sono sostanzialmente esseri unicellulari appartenenti
ai regni: Protisti, Monere, Archea e Funghi. Anche i virus, i viroidi ed i prioni sono considerati, a
torto, microrganismi, pur non essendo in senso stretto esseri viventi, in quanto sono solo proteine
lipidiche (capside di grassi) e DNA. I microrganismi possono essere ritrovati quasi dovunque
nella tassonomia. In essi, le funzioni vitali sono svolte da una sola cellula, oppure in più cellule (ma
comunque non in tessuti). Le Monere (Batteri ed Alghe azzurre) e le Archea sono microscopiche
(da 0,2 µm a 300 µm), mentre solo alcuni eucarioti sono microscopici (protozoi e funghi).
Utilizzi principali:
I microrganismi sono usati con gran successo nell’industria fermentiera, casearia, panificatrice, in
quella dei carburanti, in salumifici, nelle biotecnologie, nello studio della biochimica, della genetica
e anche nella guerra (armi biologiche).
Nell’industria fermentiera, i microrganismi (soprattutto funghi delle
famiglie Saccharomicetaceae e Cryptococcaceae) sono usati per preparare le bevande alcoliche
L’industria dei carburanti usa lieviti più o meno selezionati per fermentare supporti come melasso
di barbabietola da zucchero o di canna da zucchero, per ottenere un liquido con alto titolo alcolico,
da destinarsi alla distillazione per produrre alcol etilico puro (al 95%) per alimentare il motore a
combustione interna, i bruciatori da laboratorio e le caldaie. I salumifici sfruttano numerosi
microrganismi per stagionare il prosciutto crudo e condurre le fermentazioni che danno il sapore
caratteristico a salame, mortadella, wurstel, salsiccia e tutti gli altri salumi insaccati.
Le biotecnologie, la biochimica e la genetica usano microrganismi come supporto di studio e/o
esperimento per formulare e verificare conoscenze e ottenere metodi per produrre sostanze
altrimenti difficilmente ritraibili oppure per indurre nuove caratteristiche in alcuni esseri viventi che
non avrebbero mai potuto acquisire. Alcuni esempi sono l’insulina e la somatropina. L’industria
bellica sfrutta i microrganismi patogeni come armi da combattimento. È il caso del botulino,
dell’antrace e d’altri microrganismi che vengono diffusi in campo nemico per scatenare pestilenze,
quindi morti, come se ci fosse stata una guerra “vera”. Queste armi si chiamano armi biologiche. I
microrganismi hanno anche un ruolo importante negli ecosistemi, come decompositori,
trasformando la sostanza organica morta (saprofiti) in sostanza inorganica, utile alle piante per
vivere; sono anche importanti in quanto sono simbionti con organismi superiori.
Due classificazioni generali dei microorganismi sono:
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In base alla temperatura ideale:
• Criofili: riescono a sopravvivere a temperature molto prossime allo 0 termico;
• Psicrofili: vivono a temperature che vanno dai 10 ai 20 gradi centigradi;
• Mesofili: hanno una temperatura ottimale da 30 a 40 gradi;
• Termofili: hanno una temperatura ideale di 55-60 gradi ma riescono a sopravvivere anche a
temperature più alte.
In base alle condizioni ottimali:
• Aerobi obbligati: necessitano di un’alta tensione di ossigeno per sopravvivere;
• Aerobi facoltativi: la loro condizione ottimale è l’aerobiosi, ma sopravvivono anche senza aria;
• Microaerofili: necessitano di una bassa tensione di ossigeno;
• Anaerobi facoltativi: vivono anche in presenza di aria, anche se la loro condizione ottimale è la
anaerobiosi;
• Anaerobi obbligati: vivono solamente in assenza di ossigeno.
I BATTERI
Il regno dei batteri, comprende microrganismi unicellulari, procarioti, di dimensioni solitamente
dell'ordine di pochi micrometri, ma che possono variare da circa 0,2 µm fino a 30 µm. Secondo
Robert Whittaker i batteri costituivano il regno delle monere.
I batteri possono essere classificati in base ad alcune loro caratteristiche:
Fra loro si distinguono per forma in
• Bacilli: a bastoncino;
• Cocchi: a sfera; se si dispongono a coppia si chiamano diplococchi, a catena si chiamano
streptococchi, a grappolo si chiamano stafilococchi,
a forma di cubo si chiamano sarcine
• Vibrioni: a virgola
• Spirilli: a spirale
• Spirochete: con più curve
In base alle condizioni di sopravvivenza
• Estremofili: sopravvivono in ambienti ostili
• Alofili: sopravvivono in alte concentrazioni saline
• Saccarofili: sopravvivono in alte concentrazioni
zuccherine.
In base alla composizione della parete cellulare:
• Gram-positivi: risultano positivi quindi blu al test di Gram.
• Gram-negativi: risultano negativi quindi rossi al test di Gram.
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COMPONENTI BATTERI
I batteri in senso generale sono costituiti da parti fondamentali, che hanno tutti, e accessorie, che
hanno solo i batteri che lo hanno nel corredo genetico.
Parti fondamentali
Citoplasma: è la materia costituente la cellula e in esso sono contenuti gli organuli del batterio e il
materiale genetico. È costituito da una soluzione gelatinosa e salina in cui avvengono una buona
parte delle reazioni cellulare come la glicolisi.
Sostanza nucleare: è costituito dal DNA sparso per il citoplasma o da DNA circolare
extracromosomico.
Membrana cellulare: è la pellicola di separazione tra citoplasma e parete cellulare, composta da un
doppio strato fosfolipidico, selettiva nei confronti delle sostanze esterne che devono entrare nel
batterio. È la sede dei citocromi e gli enzimi necessari per la respirazione cellulare.
Parete cellulare: è una pellicola che ricopre la membrana cellulare e la cellula ed ha una funzione
protettiva nei suoi confronti essenzialmente, dalla pressione osmotica e da attacchi di altri
microorganismi esterni. In base alla sua composizione come sopra descritto si classificano i batteri
in Gram-positivi e negativi.
La parete cellulare dei Gram-positivi è composta per il 90% da mureina, un polimero di nglucosamina e acido n-acetilmuranico attraverso legami beta 1,4 mentre i Gram-negativi solo per il
10-20% e il resto da liposaccaridi e proteine. I Gram-positivi si contraddistinguono, per mantenere
la colorazione dopo trattamento con il metodo di Gram. Dapprima trattate con cristalvioletto, le
colture batteriche vengono lavate con un mordenzante, il liquido di Lugol. Poi si utilizza un
decolorante, per esempio alcol etilico. Se i batteri rimangono colorati di viola o blu anche dopo
essere stati trattati con il decolorante, vengono definiti Gram-positivi. Ciò è dovuto al fatto che i
Gram-positivi possiedono una spessa parete cellulare esterna, che permette al colorante di penetrare
e colorare la cellula, mentre impedisce al decolorante di penetrare e decolorare la cellula; si
aggiunge poi rosso di safranina che colora di rosso solo i Gram-negativi in quanto la parete e
membrana cellulare è stata sciolta dall’alcool etilico.
Parti accessorie
Capsula: è uno strato che circonda la parete ed è costituito da materiale mucosidico. Ha
essenzialmente una funzione protettiva e serve a trasmettere la patogeneità.
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Ciglia e pili: sono organuli esterni alla cellula e le prime hanno funzione locomotrice per il batterio,
mentre i secondi di attacco a superfici o organismi; sono costituiti da flagellina e sono molti e
numerosi. In particolare poi c’è un tipo particolare di pilo chiamato pilo F che mette in
comunicazione il materiale genetico di due batteri, forse un primitivo tentativo di una riproduzione
sessuata.
Flagelli: ciglia unica e molto più grossa che serve per il movimento del batterio. Anch’esso
costituito da flagellina.
Endospora: particolare forma resistente che hanno solo alcuni batteri nel caso in cui non vi siano
più le condizioni ottimali per sopravvivere e consiste in un ritiro del batterio in una fase di
ibernazione, che si sbloccherà solamente non appena si ripresenteranno le condizioni ottimali.
Nel caso di una scarsa quantità di nutrilita o le condizioni di temperatura e ph non siano favorevoli
alla sopravvivenza del batterio esso entra nella fare sporulativa in cui confina tutto il materiale
genetico in una parte del citoplasma, si disidrata e si racchiude in una specie di parete cellulare
all’interno della cellula e poi fuoriesce abbandonando la carcassa ed entrando in una fase di
“standby”. Nel momento in cui saranno di nuovo disponibili per la crescita le condizioni
dell’ambiente il batterio tornerà nelle condizioni iniziali attraverso la fase germinativa.
I lieviti
I lieviti sono microorganismi unicellulari eterotrofi
eucarioti appartenenti al regno dei funghi.
Sono circa 5 volte più grandi dei batteri, sono di forma
ovale e non sono dotati di flagelli.
Possono essere sia aerobi che anaerobi.
Essi sono composti da una parete cellulare molto
resistente, formata da 3 strati, il primi, più esterno, da
mannani, e chitina,il secondo da glucani e il terzo da
proteine.
Al loro interno la struttura e di tipo eucaristica, infatti esiste un nucleo, circondato da membrana
nucleare che contiene il materiale genetico e i mitocondri che possono "accendersi" quando il
lievito è in aerobiosi e compier fino in fondo il ciclo di Krebs, oppure eseguire un'anaerobiosi e
quindi una fermentazione in ambiente privo di ossigeno.
I lieviti si riproducono per gemmazione fino ad un massimo di 24 volte per lievito.
La prima fase consiste nell'accrescimento del lievito, poi segue un'invaginazione della membrana e
infine un'espulsione della gemma che si accrescerà anch'essa.
Le muffe
Le muffe sono organismi pluricellulari sempre
appartenenti al regno dei funghi.
Sono eucarioti, e anaerobi obbligati e sono
particolarmente utili nell'industria
farmaceutica in quanto esse producono gli
antibiotici come sostanza di difesa.
Le unità fondamentali delle muffe sono le ife,
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unità pluricellulari costituenti la muffa; esse possono essere settate o non, ovvero che esiste una
divisione netta tra cellule o meno, e le ife settate si dividono in uninucleari o plurinucleari, cioè che
contengono nello stesso setto uno o più nuclei rispettivamente.
Anch'esse hanno una parete robusta di chitina e proteine e si riproducono attraverso esospore,
riproduzione asessuata che avviene tra i conidi e gli sporangiofori, speciali ife per la riproduzione.
L'aria trasporta le spore.
L’effetto del cloro sui microorganismi
Il cloro e i suoi derivati (NaClO, ClO2 ecc.), vengono inseriti nelle acque per ridurre sensibilmente
la quantità di microorganismi in essa presenti.
È la sostanza più usata per disinfettare le acque reflue provenienti dagli impianti di depurazione.
Anche se è la sostanza più economica si stanno cercando altre sostanze altrettanto economiche, in
quanto il cloro e i suoi derivati reagiscono con gli amminoacidi eventualmente presenti per dare le
clorammine, in particolare la clorammina T, composti nocivi per l’organismo umano se in
concentrazioni troppo elevate.
L’effetto preponderante che ha il cloro sui batteri è l’inibizione dell’attività enzimatica, in quanto
esso si lega permanentemente alla struttura dell’enzima alterando i suoi legami secondari, e quindi
l’attività della proteina.
Un altro effetto del cloro è l’ossidazione o variazione della permeabilità della parete cellulare,
rendendo il batterio indifeso da agenti esterni che provocano la sua morte.
Le acque
L'acqua è un elemento abbondante sulla terra ed è alla base della vita.
Essa è presente in diverse forme in equilibrio dinamico tra loro.
Il 97% dell’acqua presente sulla terra è salata e si trova negli oceani; solo il restante 3% è dolce e si
trova nell’entroterra (liquida o solida) e nell’atmosfera (gassosa).
In base alla provenienza essa può essere classificata in 3 categorie:
• meteorica, che si trova nell’atmosfera sotto forma di vapore e che ricade sulla terraferma
sotto forma di pioggia o neve;
• superficiale, divisa in dolce (fiumi, laghi, etc..) e salata (oceani);
• tellurica, presente nel sottosuolo suddivisa in falde freatiche e falde profonde (queste ultime,
si trovano a profondità maggiori e sono le più potabili).
In base al residuo fisso può essere classificata in 4 categorie:
• Minimamente mineralizzate(residuo fisso <50mg/L);
• Oligominerale (50-500 mg/L);
• Mediamente mineralizzate (500-1500 mg/L);
• Ricche di sali minerali (>1500 mg/L).
L’acqua può essere infine classificata in base all’utenza in 2 categorie:
• Potabile, che soddisfa determinati requisiti richiesti dal decreto legislativo 8/10/2011 n°176;
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• Industriale, che in generale necessita esclusivamente di una bassa durezza ed alcalinità, in
quanto non è utilizzata a scopo alimentare.
CAMPIONAMENTO
Il campionamento deve essere effettuato secondo precise norme dettate dai metodi A.R.P.A.,
E.P.A., etc..
Esso deve essere effettuato con recipienti inerti rispetto all’acqua da campionare onde evitare il
rilascio o l’assorbimento di sostanze da parte del contenitore; si utilizzano essenzialmente
contenitori di polietilene e in casi specifici Pirex o acciaio inox.
Al momento del prelievo devono essere riportate sul contenitore data, ora, luogo, sede e
temperatura dell’acqua; deve essere inoltre fatta scorrere per almeno un minuto nel caso di acque
ferme (tubature).
In caso di analisi biologica l’acqua deve essere analizzata entro 24 ore dal prelievo evitando l
‘alterazione dei microorganismi presenti.
PARAMETRI DI CARATTERIZZAZIONE
Parametri Redox
• OD (Ossigeno disciolto): indica la quantità di O2 disciolto nel campione ed è un indice
dell’inquinamento dell’acqua (Più ossigeno è disciolto, meno l ‘acqua è inquinata). Esso si
può determinare attraverso il metodo iodometrico di Winkler, con la polarografia (elettrolisi
a voltaggio controllato), o gasvolumetrico.
• BOD (Biological Oxygen Demand): indica la quantità di ossigeno richiesta dai
microorganismi autotrofi per ossidare tutte le sostanze organiche presenti nel campione.
• COD (Chemical Oxygen Demand): indica la quantità di ossigeno per ossidare tutti i
componenti riducenti presenti nel campione.
• IOD (Immediat Oxygen Demand): indica la quantità di ossigeno necessaria per ossidare i
riducenti facilmente ossidabili (SO32-,S2-, NO2-,etc..).
• COT (Carbonio organico totale): indica la quantità di carbonio organico presente nel
campione.
• Potenziale Redox: indica il potere ossidante dell’acqua.
Parametri legati al pH
• Acidità: indica l’acidità o meno del campione in base alla colorazione della soluzione
all’aggiunta di metilarancio; per essere acida deve avere un pH inferiore a quello di viraggio
dell’indicatore (3,4);
• Alcalinità: è un indice di presenza di idrossidi, CO32-, HCO3-.
• Attività idrogenionica: il pH ideale dei corpi idrici biologicamente attivi è compreso
approssimativamente tra 7 e 8,3. La presenza di CO2 disciolta rende acido il campione a pH
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~ 4; un pH < 4 indica una possibile attività batterica conseguente ad un inquinamento
dell’acqua.
Parametri legati alle sostanze in soluzione
Residuo: è l’indice delle sostanze organiche e inorganiche, solubili ed insolubili, che
rimangono nel campione anche dopo aver allontanato tutta l’acqua per riscaldamento.
Vengono effettuati vari tipi di analisi di residuo, per esempio la filtrazione oppure, quello
più comune, a 180°C.
• Durezza: è un parametro che indica la quantità di Ca2+ e Mg2+ disciolti nell’acqua; anche
altri metalli contribuiscono alla durezza ma irrilevanti rispetto ai primi due. La durezza può
causare problemi se troppo elevata alle tubature perché provoca il deposito di calcare su di
esse. La durezza può essere temporanea (se la soluzione non viene fatta bollire prima per
allontanare gli ioni HCO3- che si trasformano in CO2) e permanente (durezza misurata
dopo l’ebollizione). La somma di questi due parametri dà la durezza totale.
• Conducibilità: questo parametro è funzione della quantità di ioni disciolti nell’acqua e dà
un’idea dei sali disciolti in essa. La maggior parte delle acque ha una conducibilità tra 100 e
1000 µS/cm.
•
Parametri ordinari
• Metalli alcalini e alcalino-terrosi: si tratta di Na, K, Ca, Mg e si determinano solitamente
grazie al metodo spettrofotometrico.
• Solfati: è un indice della quantità di SO42- disciolti nell’acqua e si determina solitamente
per via turbidimetrica.
• Cloruri: Sono i Cl- disciolti in acqua e sono un indice anch’essi di inquinamento dell’acqua.
Si analizzano col metodo argentometrico di Mohr o attraverso il metodo spettrofotometrico.
• Silice: è il parametro che indica la quantità di acido silicico disciolto come soluzione
colloidale nell’acqua. Si analizza attraverso il metodo spettrofotometrico.
Parametri relativi a componenti indesiderabili
• Azoto: Può essere presente in forma organica, ammoniacale, nitrosa o nitrica. E’ un
componente indesiderato perché può provocare reazioni di intolleranza. L’azoto organico
può essere trasformato in ammoniacale che può essere rivelato con la reazione di Nessler e
analizzato allo spettrofotometro; l’azoto nitroso viene determinato per via
spettrofotometrica col metodo di Griess; l’azoto nitrico può essere determinato
spettrofotometricamente con λ=208nm.
• Fosfati: Possono essere determinati attraverso il blu di Molibdeno ed uno spettrofotometro.
• Solfuri: Possono essere di origine organica(decomposizione) o inorganica (origine
vulcanica);vengono analizzati attraverso il metodo spettrofotometrico col blu di metilene.
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• Mn, Fe, Cu, Zn: Sono metalli che vengono determinati attraverso ICP o assorbimento
atomico data la loro bassa concentrazione.
Parametri relativi a componenti tossici
• Mercurio: E’ presente soprattutto in forma organica come CH3Hg; questo è un indice di
inquinamento causato dall’assunzione di mercurio da parte di organismi acquatici. Viene
analizzato attraverso un metodo spettrofotometrico se la concentrazione è relativamente
elevata, altrimenti si ricorre ad ICP o assorbimento atomico.
• As, Sb, Se, Sn: La loro determinazione viene effettuata, come per l’Hg, con ICP o
assorbimento atomico.
• Piombo: Si determina con assorbimento atomico a 283nm dopo estrazione
complessometrica.
• Cromo: Si distingue in cromo esavalente e cromo trivalente, dei quali il primo presenta una
cancerogeneità elevata. Si determina il cromo totale con assorbimento atomico a 358 nm.
Per avere i due valori separati si esegue una misurazione in spettrofotometro del cromo
esavalente e poi dopo digestione del trivalente una misura del cromo totale.
• Cianuri: sono anioni estremamente tossici che vengono analizzati per via spettrofotometrica
col metodo Piridina/Pirazolone.
• Inquinanti organici: sono prodotti naturali o sintetici che vengono immessi nel ciclo idrico.
Per la determinazione dei pesticidi e dei fenoli viene utilizzata la gascromatografia; per i
tensioattivi viene utilizzato lo spettrofotometro ed il blu di metilene; per gli idrocarburi
viene utilizzato lo FTIR o il gascromatografo.
TEMPERATURA E PARAMETRI ORGANOLETTICI
Temperatura
La temperatura è un parametro fisico di notevole interesse in quanto tutta la cinetica è regolata da
essa; una modificazione della stessa porta all’alterazione degli equilibri fisici e biochimici e quindi
ad una degradazione dell’acqua. I parametri ideali sono tra i 9 ed i 12°C per le acque potabili.
Parametri organolettici
I parametri organolettici svolgono un importante ruolo nel giudizio iniziale dell’acqua. I principali
sono:
• Colore, che viene misurato con la scala di Hazen.
• Torbidità, dovuta a sostanze in sospensione
• Sapore ed odore, di difficile determinazione in quanto ogni soggetto ha una sensazione
diversa.
PARAMETRI MICROBIOLOGICI
I parametri microbiologici sono fondamentali per valutare la potabilità di un’acqua. I
microorganismi presenti possono essere patogeni e quindi diffondere le malattie. Sull’acqua si
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esegue un’analisi come CBT (carica batterica totale) che dà un’idea sulla contaminazione
dell’acqua; sulla stessa acqua poi si eseguono analisi di malattie specifiche come Legionelle,
Salmonelle e Lysterie.
Analisi dei cloruri. Quest'analisi rivela la concentrazione di cloruri in una matrice di acqua.
La concentrazione di cloruri può essere indice di inquinamento delle acque in quanto la quantità di
ossigeno disciolto in acqua è inversamente proporzionale alla concentrazione di cloruri.
Una bassa concentrazione di ossigeno corrisponde ad un'acqua inquinata e nella quale gli organismi
acquatici morirebbero.
Il metodo più usato è il metodo di Mohr:
Il titolante è nitrato di argento che reagisce con gli ioni cloruro per formare cloruro d'argento, sale
insolubile che precipita fino all'esaurimento degli ioni; come indicatore si usa cromato di potassio
che si trasforma in cromato d'argento, anch'esso insolubile, che avendo un prodotto di solubilità
stechiometrica inferiore a quello del cloruro di argento precipita ad una maggiore aggiunta di ione
argento, facendo apparire il rosso mattone, colore caratteristico di questo sale, che equivale al punto
di viraggio.
Questa titolazione deve essere condotta in ambiente neutro o lievemente basico, perché in ambiente
acido l'indicatore si trasforma in bicromato di potassio sottraendo indicatore e interferendo
nell'identificazione del punto di viraggio.
Non può essere nemmeno condotta in ambiente fortemente basico, perché l'argento si combina con
gli ioni OH- trasformandosi in ossido di argento il quale forma un precipitato nero che oltre a
rendere difficoltosa l'identificazione del punto di viraggio, fa commettere anche un errore in
eccesso.
Analisi del cloro disciolto. Un’altra analisi importante da eseguirsi sulle acque è l’analisi del cloro totale, che indica il grado di
clorurazione della acque.
Esistono vari metodi di analisi; il più antico e comune è il metodo iodometrico, che determina il
cloro libero, ovvero il cloro con capacità disinfettante ancora nello stato elementare.
Esso consiste in una titolazione in ambiente acido per acido solforico con ioduro di potassio con
tiosolfato di sodio. La parte ossidante ossida lo ione ioduro del sale a iodio molecolare in quantità
equivalente all’ossidante presente (cloro libero), colorando la soluzione di un rosso scuro.
Il titolante poi riduce lo iodio molecolare di nuovo a ione ioduro incolore. Attraverso un indicatore,
la salda d’amido, è possibile poi identificare il punto di equivalenza.
Un altro metodo che analizza sia il cloro libero che quello combinato, ovvero il cloro che da forma
ossidata si è ridotta parzialmente legandosi con qualche composto organico riducente presente
nell’acqua, è il metodo alla n,n dimetilanilina, che prevede un’analisi spettofotometrica che dopo i
primi due minuti dall’aggiunta del reagente essa reagisce col cloro per dare una colorazione blu
proporzionale al cloro libero, e dopo 5 proporzionale al cloro totale, per differenza poi si ottiene il
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cloro combinato, che ha un potere disinfettante notevolmente inferiore rispetto a quello libero e un
potere irritante notevolmente maggiore.
La legislazione sulle acque
Le norme che regolano l'utilizzo e lo smaltimento delle acque naturali sono nate con la legge Merli
nel 1976. Questa legge è stata la prima a mettere nero su bianco le norme che davano una freno al
continuo inquinamento delle acque dolci, soprattutto da parte delle industrie.
La legge
La legge è divisa in sette titoli principali:
Titolo I - Finalità della legge e compiti dello Stato.
Titolo II - Compiti degli enti territoriali e dei consorzi.
Titolo III - Censimento dei corpi idrici e piano di risanamento delle acque.
Titolo IV - Regolamentazione degli scarichi.
Titolo V - Norme finanziarie.
Titolo VI - Sanzioni.
Titolo VII - Disposizioni transitorie e finali.
Il primo titolo tratta le competenze dello Stato in merito alle responsabilità che si deve far carico
che sono innanzitutto la regolamentazione dell'uso delle acque, l'installazione e il controllo di
depuratori e impianti che depurino l'acqua e infine l'applicazione delle sanzioni a coloro che non
rispettano la legge.
Il secondo titolo delega e distribuisce i vari ruoli ai rispettivi enti locali in particolare alle regioni
delega il controllo sgeli scarichi, il controllo dell'applicazione delle norme e il rilevamento dei corpi
idrici, mentre alle province devono installare impianti e apparecchiature che permettano il corretto
smaltimento delle acque reflue, censire corpi idrici e scarichi, controllare la qualità degli scarichi e
delle fognature e controllare che le risorse idriche non vengano inutilmente sprecate; ai comuni o
consorzi comunali infine delega lo smaltimento dei fanghi delle fognature.
Il terzo titolo pone un vincolo temporale che impone che entro due anni dall'emanazione della legge
siano censiti tutti i corpi idrici con relative caratteristiche, entro tre pianificato un piano regionale di
risanamento delle acque ed entro dieci il raggiungimento degli obiettivi prefissati da questa legge.
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Il quarto titolo prevede che le misure delle caratteristiche degli scarichi siano fatte a monte del
punto di immissione al fiume e che i rifiuti idrici che superino il limite consentito non possano
essere scaricati anche se venissero diluiti con acque prelevate a tale scopo.
Il quinto titolo esplicita norme relative alla gestione dei capitali e le responsabilità per la gestione
degli impianti e la distribuzione delle autorizzazioni.
Il sesto titolo descrive tutti i tipi di sanzione per chi scarica rifiuti con caratteristiche non conformi
ai limiti prestabiliti o chi apra uno scarico senza regolare autorizzazione.
Il settimo e ultimo titolo dispone le modalità di transizione dalle precedenti norme a questa inoltre
le abroga.
Il più recente e significativo decreto che modifica la legge Merli è il decreto legislativo 152/2006
che definisce meglio le competenze dei singoli enti, cambia i limiti di tollerabilità rendendoli più
rigidi e integra la legge merli con una normativa per il corretto sfruttamento del suolo.
CONCLUSIONI
Il cloro può essere utilizzato per molti scopi, essendo già parte integrante dell’ambiente in cui
viviamo ma devono essere usate le precauzioni necessarie in quanto esso essendo un alogeno, oltre
ad essere pericoloso in forma elementare lo può essere anche in forma combinata con altri elementi.
Sta all’uomo attrezzarsi affinché del cloro si possano sfruttare solo le parti positive e evitare disastri
e incidenti relativi ad un uso scorretto di questa sostanza.
BIBLIOGRAFIA
Il materiale necessario è stato ricavato da:
• Wikipedia, l’enciclopedia libera
• Appunti scolastici e nozioni di professori
• Libri di testo scolastici e non.
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