IL RISCHIO BIOLOGICO IN
AGRICOLTURA
Criteri e strumenti di valutazione
Testo Unico - TitoloX
DEFINIZIONI
MICRORGANISMO: qualsiasi entità microbiologica,
cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire
materiale genetico.
AGENTE BIOLOGICO: qualsiasi microrganismo, anche se
geneticamente modificato, o coltura cellulare che potrebbe
provocare infezioni, allergie o intossicazioni.
COLTURA CELLULARE: il risultato della crescita in vitro
di cellule derivate da organismi pluricellulari.
CLASSIFICAZIONE
La pericolosità degli agenti biologici è caratterizzata da:
INFETTIVITA’: capacità di un microrganismo di penetrare e
moltiplicarsi nell’ospite.
PATOGENICITA’: capacità di produrre una malattia
TRASMISSIBILITA’: capacità del microrganismo di venire
trasmesso da un soggetto infetto ad uno suscettibile
NEUTRALIZZABILITA’: disponibilità di efficaci misure
profilattiche per prevenire la malattia o terapeutiche per la sua
cura
CLASSIFICAZIONE (I)
(art. 268 del T.U.)
Classificazione in base al rischio di infezione per l’uomo.
GRUPPO 1
GRUPPO 2
Es: Tetano
Agenti con poca probabilità di causare malattie
in soggetti umani
Agenti che possono causare malattie nell’uomo
e costituire un rischio per i lavoratori; è poco
probabile che si propaghino nella comunità;
sono di norma disponibili efficaci misure
profilattiche o terapeutiche
CLASSIFICAZIONE (II)
(art. 268 del T.U.)
GRUPPO 3
Agenti che possono causare malattie gravi nell’uomo e
costituire un serio rischio per i lavoratori; possono
propagarsi nella comunità; ma di norma disponibili
efficaci misure profilattiche o terapeutiche
Es: Brucellosi
Tubercolosi
GRUPPO 4
Agenti che possono causare malattie nell’uomo e
costituire un serio rischio per i lavoratori; elevato rischio
di propagazione nella comunità; non sono disponibili
efficaci misure profilattiche o terapeutiche
Es: Ebola
Morbillivirus equino
CAMPO DI APPLICAZIONE
(art. 266 del T.U.)
Il Titolo X del T.U. si applica a
tutte le attività lavorative che
possono comportare rischio da
esposizione ad agenti biologici, sia
quelle con uso deliberato di
microrganismi che quelle con
rischio potenziale di esposizione.
USO DELIBERATO DI AGENTI BIOLOGICI
PRINCIPALI SETTORI DI ATTIVITA’
Università e centri di ricerca
Sanità (ricerca e sperimetazione)
Industria biotecnologica e farmaceutica
Energia e ambiente
Industria bellica
Zootecnica e veterinaria
(ricerca e sperimentazione dei
farmaci)
Industria alimentare
(produzione per biotrasformazione come
vino, formaggi, ecc)
Agricoltura
(fertilizzazione, uso di microrganismi azotofissatori,
antiparassitari microbici,ecc)
POTENZIALE ESPOSIZIONE AD
AGENTI BIOLOGICI
PRINCIPALI SETTORI DI ATTIVITA’
Laboratori diagnostici (escluso microbiologici)
Servizi veterinari
Raccolta e smaltimento rifiuti
Servizi di disinfezione e pulizia
Impianti di depurazione acque
Industria alimentare
Agricoltura
Zootecnia
Macellazione e Lavorazione carni
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
PERICOLO
ESPOSIZIONE
DANNO
PROBABILITA’ DI UN EVENTUALE DANNO
E LA SUA ENTITA’
AGENTI PERICOLOSI
• Morso di vipera
• Tetano
• Leptospirosi
• Tubercolosi
• Brucellosi
• Febbre Q
• Malattia di Lyme
• Leishmaniosi
• Morbillivirus equino
• Alchilostomiasi
• ecc
ZOONOSI
Malattie che si trasmettono in natura tra animali
(selvatici o allevati) e l’uomo
Comprendono oltre 150 malattie molto diverse tra loro
CASI DI MALATTIE INFETTIVE
REGIONE TOSCANA 1994 - 2004
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
BRUCELLOSI
43
8
7
4
12
6
4
8
6
5
3
LEISHMANIOSI
CUTANEA
2
4
1
2
2
3
3
2
2
-
3
LEISHMANIOSI
VISCERALE
-
1
4
1
2
2
5
4
9
8
10
LEPTOSPIROSI
1
4
2
2
5
4
3
2
1
3
5
LISTERIOSI
2
1
1
3
1
2
2
2
2
9
4
RICKETTSIOSI
15
14
12
10
11
8
8
5
7
6
2
TETANO
15
24
16
17
26
12
11
13
11
10
6
TUBERCOLOSI
332
383
373
374
438
356
401
360
410
398
400
MODALITA’ DI TRASMISSIONE
animale infetto
uomo
ambiente
uomo
RABBIA
BRUCELLOSI
TUBERCOLOSI
uomo
TUBERCOLOSI
uomo
TETANO
animale infetto
vettore
uomo
LEISHMANIOSI
animale infetto
ambiente
uomo
LEPTOSPIROSI
MORSO DI VIPERA (I)
HABITAT
Luoghi tranquilli e soleggiati come pietraie,
muri a secco, fascine di legna, rive di
stagni o corsi di acqua, ecc.
Frequentemente a terra, raramente su
alberi o cespugli
MORSO DI VIPERA (II)
Unica caratteristica certa e di facile
identificazione
serpente
vipera
Veleno pericoloso per l’uomo ed in rari
casi anche mortale
SINTOMI
Locali: dolore, arrossamento, gonfiore dopo 10 min,
crampi
Generalizzati: dopo 30 – 60 min cefalea, vertigine,
tachicardia, vomito, shock mortale.
MORSO DI VIPERA (III)
INTERVENTI DI PRIMO SOCCORSO
Sdraiare e mantenere calmo l’infortunato
Uso di laccio per ridurre la circolazione e così anche l’assorbimento
del veleno
Disinfettare la zona del morso
Trasporto al Pronto Soccorso
Suzione del veleno (da eseguire solo in casi particolari e con le dovute
cautele)
Somministrazione siero antiofidico:
competenza quasi esclusivamente ospedaliera
INTERVENTI PREVENTIVI
Norme di buon comportamento ed uso di indumenti adatti
TETANO (I)
Agente: Clostridium tetani
(Batterio) (gruppo 2)
L’intestino degli animali erbivori è
un serbatoio d’infezione
MODALITA’ DI TRASMISSIONE
Le spore molto resistenti hanno come habitat il terreno
(rimangono vitali per mesi) e l’intestino degli animali
La trasmissione avviene per contaminazione di ferite
della cute da parte di terreno, materiale contaminato da
feci o per contato con attrezzature contaminate.
Le ferite più a rischio sono quelle estese, ma non è da
escludere la trasmissione anche con ferite lievi (es.
puntura da spine)
TETANO (II)
Agente: Clostridium tetani
(Batterio) (gruppo 2)
SINTOMI
Una volta penetrata attraverso la ferita
la spora si trasforma nella forma
bacillare la quale moltiplicandosi
produce una potente tossina che
attacca il SNC
PREVENZIONE
Vaccinazione antitetanica
Legge 5 marzo 1963 n° 292 – Art 1: obbligatoria la vaccinazione
antitetanica per le seguenti categorie di lavoratori: lavoratori agricoli
(pastori, allevatori di bestiame, stallieri, ecc)
Comuni norme igieniche
LEPTOSPIROSI (I)
Agente: Leptospira interrogans
(Batterio) (gruppo 2)
Serbatoi di infezione sono i suini, vari animali
selvatici (topi) ma anche bovini ed equini.
MODALITA’ DI TRASMISSIONE
Le leptospire sono eliminate attraverso le urine con
contaminazione di acque, terreno, attrezzature, liquami,
ecc
In condizioni ottimali ( t° 20-30°C, acqua con pH neutro
o lievemente alcalino) le leptospire sopravvivono per
diversi giorni.
L’uomo si infetta per contatto diretto con le urine o più frequentemente con
acqua o suolo contaminati.
L’infezione può avvenire anche attraverso il morso di animali infetti
LEPTOSPIROSI (II)
Agente: Leptospira interrogans
(Batterio) (gruppo 2)
SINTOMI
Sintomatologia estremamente variabile
Frequentemente asintomatica in alcuni casi si
manifesta con disturbi che interessano vari organi
bersaglio (fegato, reni, meningi).
Mus musculos
(topo comune)
PREVENZIONE Derattizzazione
Rattus rattus
(ratto nero o dei tetti)
Rattus norvegicus
(ratto grigio o di fogna)
TUBERCOLOSI (I)
Agente: Micobacterium bovis
M.tubercolosis, M.avium
(Batterio) (gruppo 3)
M. bovis: patogeno per bovino ed uomo (10% di
casi)
M. tubercolosis: patogeno solo per l’uomo, il
bovino funge da serbatoio
M. avium: patogeno per gli avicoli e per
l’uomo
TUBERCOLOSI (II)
Agente: Micobacterium bovis
M.tubercolosis, M.avium
(Batterio) (gruppo 3)
MODALITA’ DI TRASMISSIONE
bovino
uomo
Può trasmettersi all’uomo per via alimentare
mediante latte (o suoi derivati) prodotto da vacche
affette da mastite tubercolare.
La trasmissione nei luoghi chiusi (es. stalle) può
avvenire anche per via respiratoria in quanto i
bacilli possono restare in sospensione nell’aria
SINTOMI
Febbre continua irregolare, dimagrimento, dolori addominali,
deterioramento condizioni generali.
BRUCELLOSI (II)
Agente: genere BRUCELLA
(Batterio) (gruppo 3)
E’ uno dei microrganismi più resistenti in
ambiente esterno (resist. Basse t°, uccise con
pastorizzazione latte a 60°C per 10 min)
Specie pericolose
per l’uomo:
B. abortus
B. melitensis
B. canis
B. suis
BRUCELLOSI (I)
Agente: genere BRUCELLA
(Batterio) (gruppo 3)
MODALITA’ DI TRASMISSIONE
Gli animali malati eliminano la Brucella attraverso urina, latte e prodotti
abortivi
Il contagio può avvenire per contatto della cute lesionata con materiale
infetto
Si può avere contagio anche per via inalatoria respirando aria in ambienti
chiusi contenente Brucella
SINTOMI
Tipiche febbri ad andamento intermittente con dolori muscolari, ossei ed
articolari
LEISHMANIOSI (I)
Agente: protozoi del gruppo LEISHMANIA
(gruppo 3)
ITALIA
ZONA DIFFUSIONE: centro-sud ed isole (Elba)
zone rurali e di macchia mediterranea
FORME PRESENTI: L. tropica (resp. forme cutanee)
L. infantum (resp. forme viscerali)
MODALITA’ DI
TRASMISSIONE
I vettori sono le
femmine ditteri
ematofagi del genere
Phlebotomus
(pappatacei)
LEISHMANIOSI (II)
Agente: protozoi del gruppo LEISHMANIA
(gruppo 3)
Serbatoio è il cane e in
misura minore roditori e
canidi selvatici
Infezioni prevalentemente
nella stagione estiva
SINTOMI (nel cane)
Incubazione fino ad un anno
Manifestazioni cutanee (rarefazione pelo, crescita eccessiva delle
unghie, prurito), danni alla milza e marcata anemia
SINTOMI (nell’uomo)
Febbre, ingrossamento linfonodi, alterazione globuli bianchi, danni sistemici
a vari organi.
PREVENZIONE
Limitare le punture di insetti con repellenti e barriere fisiche
FEBBRE Q
Agente:Coxiella burnetii
(Batterio) (gruppo 3)
In natura i serbatoio è costituito dai
mammiferi (bovini)
MODALITA’ DI TRASMISSIONE
Gli animali disseminano l’ambiente esterno di coxielle con feci, urine
ed in occasione del parto (o aborto)
La C. burnetii ha una notevole resistenza in ambiente esterno
Il contagio avviene principalmente per via inalatoria respirando
polveri contaminate.
La zecca può fungere da vettore
SINTOMI
Febbre, cefalea, disturbi a carico dell’apparato respiratorio
MALATTIA DI LYME
(Borrelliosi)
Agente:Borriella burgdorferi
(Batterio) (gruppo 2)
MODALITA’ DI TRASMISSIONE
Attraverso la puntura delle zecche che
fungono da vettore.
SINTOMI
ERITEMA MIGRANTE
I STADIO: manifestazione di un eritema intorno alla zona
della puntura (da 2 a 40gg)
II STADIO: irritazione della pelle, dolori articolari e danni al
SNC (dopo alcuni mesi)
III STADIO: i disturbi si possono ripresentare (dopo un anno)
ZECCHE (I)
HABITAT
È una specie di acaro presente in tutta Italia
fino a 1500mt di altitudine
Adulto
femmina
Vive sul terreno e sull’erba in zone di
sottobosco o al margine dei campi
Predilige i climi temperati e l’umidità
Adulto
maschio
Ninfa
Larva
NINFA
si nutre su roditori
ADULTO si nutre su varie specie di
mammiferi
ZECCHE (II)
STAGIONI A MAGGIOR RISCHIO DI INFEZIONE
Da febbraio/marzo a ottobre/novembre con un
rischio maggiore nei mesi primaverili ed
autunnali
La zecca parassita persone o animali con i quali viene a contatto
Punge in modo indolore e aderisce saldamente alla pelle nutrendosi di
sangue, fungendo da vettore per numerose patologie
ZECCHE (III)
IN CASO DI PUNTURE
Recarsi immediatamente al Pronto Soccorso per una
rimozione immediata.
L’uso di pinzette idonee solo da personale esperto.
Disinfettare la ferita per ridurre il rischio di
trasmissione
Segnare la data di puntura e tenere sotto osservazione
per 40gg l’eventuale comparsa di un eritema
PREVENZIONE
Abbigliamento chiaro che copra tutta la superficie
corporea
Corrette prassi igieniche
Repellenti sugli abiti
Eventuale disinfestazione del terreno o degli ambienti di lavoro con
prodotti a base di Permetrina (piretroide sintetico)
FONTI DI CONTAGIO
•
FERITE DELLA CUTE CONTAMINATE DA ACQUA,
TERRA O LIQUIDI BIOLOGICI DI ANIMALI AMMALATI
•
MORSI DI ANIMALE AMMALATO
•
PUNTURE DI INSETTI PORTATORI
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
(I)
PERICOLOSITA’AGENTI BIOLOGICI: • infettività
• patogenicità
• trasmissibilità
INFETTIVITA’
Misurabile quantitativamente
DI (dose infettante): n° di microrganismi necessario ad
indurre l’infezione
DI 50: capacità infettante, ottenibile per tutti i
microrganismi
Dl 50
Dl 50
pericolosità
pericolosità
• neutralizzabilità
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
(II)
SOGLIA DI INFETTIVITA’
MDI o DI 0 (dose minima infettante): dose sotto
la quale il contagio non produce infezione
MDI = 1 (es. virus, ecc)
MDI = 1
Elevata patogenicità, trasmissibilità e
limitata neutralizzabilità (gruppo 4)
Altri gruppi: stima del rischio
Eliminare l’esposizione
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
(III)
Vista la mancanza di dati di DI o MDI, e vista
l’impossibilità di sfruttare a pieno eventuali
campionamenti ambientali per mancanza di valori di
riferimento
L’APPROCCIO PREVENTIVO E’ COMUNQUE SEMPRE
PREFERIBILE
Misure preventive e procedure di buona pratica da definire in base alla
pericolosità presunta.
• Riferimento all’allegato 46 integrato con tutte le informazioni scientifiche
disponibili
• In mancanza di informazioni chiare e certe, assumere sempre le decisioni
più cautelative
VALUTAZIONE DEL RISCHIO (V)
ALL’ATTO DELLA VALUTAZIONE IL DATORE DI
LAVORO DEVE TENERE CONTO DI (art. 271 del T.U.):
1. classificazione degli agenti biologici che presentano un pericolo
per la salute (all. 46 o in base a informazioni scientifiche
disponibili);
2. informazioni sulle malattie che possono essere contratte;
3. potenziali effetti allergici e tossici;
4. eventuali patologie delle quali sia affetto il lavoratore che siano
correlate all’azione lavorativa;
5. sinergismo di diversi gruppi biologici utilizzati.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO (VI)
IL DOCUMENTO DI VALUATAZIONE DEL RISCHIO
DEVE CONTENERE (art. 271 del T.U.):
1. fasi del processo lavorativo che comportano il rischio di
esposizione ad agenti biologici;
2. numero dei lavoratori addetti a tali fasi;
3. generalità del RSPP;
4. procedure lavorative e le misure preventive e protettive adottate;
5. programma di emergenza per la protezione dei lavoratori
(gruppo 3 e 4).
VALUTAZIONE DEL RISCHIO (VII)
RIPETIZIONE VALUTAZIONE
(art 271 comma 3 del T.U.)
3 anni
Variazione delle
condizioni lavorative
ATTIVITA’ VETERINARIA
CONTROLLI ASL
BRUCELLOSI
Tutta la regione ufficialmente indenne
Controlli a cadenza minima:
- ogni 5 anni
- 15% delle aziende all’anno in base a criteri di rischio (es. prod. latte,
movimentazione animali, ecc)
TUBERCOLOSI
Regione ufficialmente indenne nel 2008
Controlli a cadenza minima:
- ogni 4 anni
- 20% delle aziende all’anno in base a
criteri di rischio
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TITOLO - CIPA