Dicembre 2012 Anno I, Numero 2 La GazZolla dello Sport Mensile sportivo studentesco della nazione zollesca REDAZIONE: FRANCESCO APREA, BERNARDO ARCHIDI, LUCIA BARBARESCHI, SIMONE BRAMBILLA, RICCARDO CARLOMAGNO, MADDALENA CARMO (MASTRACORRETTRICE DELLE BOZZE), FRANCESCA CASTELLOTTI, GIOVANNI CLERICETTI, LUCA DELLABIANCA, MATTEO GRADELLA, MARTINA GIORGIO, COSTANZA INGEGNOLI, GIACOMO MARELLI, CAMILLA LO MONACO, GIACOMO NOCENTI, SIMONE PERRI, GIOVANNI PERRONE, GABRIELE PINA, CLAUDIA PISATI, GIOVANNI POLIZZI, DIMITRI RAINOLDI, ALESSANDRO RONZA, ANDREA SCHEPIS, ANDREA SOLA, IRENE SPIZZICO, ALESSANDRO TERSALVI, LORENZO TRITTONI, COSTANZA VILLA (VICEDIRETTRICE), LUDOVICA ZAZZA. ZCL – Jamaica vs Coco Pops SBAGLIANDO S’IMPARA... Due squadre agguerrite in un campionato che si prospetta impegnativo di MADDALENA CARMO e COSTANZA VILLA 9 novembre 2012: inaugurazione della Zolla Champions League ed. 2012/2013. Il girone maschile inizia con la partita Jamaica contro Coco Pops, una squadra di seconda e l’altra di terza media. La partita si apre con una serie di azioni che scatenano l’entusiasmo del pubblico: Carlo Lamperti (Jamaica) al 1’ sbaglia un gol con un tiro che l’ultimo difensore dei Coco Pops, Gabriele Pina, para con molta facilità. La partita è molto combattuta e le azioni da gol scorrono una dietro l’altra: dopo il fallimento del compagno Carlo, al 2’ Alessandro Negri sbaglia un gol semplicissimo, mandando la palla fuori. La rabbia del pubblico jamaicano esplode e nel contempo nascono SCOOP DELLA GAZZOLLA – Intervista ESCLUSIVA a Dino Meneghin DIVENTARE CAMPIONI Insulti e sacrifici, mangiare male e dormire peggio: allora perché ne vale la pena? accese discussioni tra Muciaccia (che ripete l’errore dei compagni di squadra) e Negri. I ragazzi di terza sembrano ritrovare la speranza di buttarla dentro dopo il 5’, quando Perrone, un Coco Pops, tenta un autogol di testa. Sembra che la partita si possa concludere ssolo 0-0, ma i giochi sono ancora aperti: dopo qualche secondo Muciaccia segna e il suo pubblico scoppia in grida di gioia. I ragazzi di Intervista di FRANCESCO APREA e SIMONE PERRI seconda, dopo la rete subita, tentano il tutto per tutto: al 6’ Dellabianca segna un meraviglioso quanto atteso Abbiamo intervistato per la GazZolla uno dei più grandi sportivi italiani, il cestista Dino Meneghin, gol che rianima la squadra e spinge i tifosi a invadere centro della Pallacanestro Varese, dell’Olimpia Milano e della Pallacanestro Trieste. Colonna della nostra Nazionale di basket (con cui ha anche vinto una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Mosca 1980), Dino attualmente è presidente della Federazione Italiana Pallacanestro. [CONTINUA A P. 5] il campo agitando la scatola dei cereali al cioccolato dai quali il team ha preso il nome. [CONTINUA A P. 2] DECISIVO INSERTO RUGBY – Recensione del film «Invictus» LA MAPPA DELLA LIGA SPAGNOLA IL POTERE DELL’OVALE Guadagnati un momento di pace rifilando al tuo fratellino rompi un inserto tutto da colorare Come il rugby ha cambiato un’intera nazione? di LUCIA BARBARESCHI, CAMILLA LO MONACO e IRENE SPIZZICO Questo film è ambientato in Sudafrica negli anni ‘90 e parla del rapporto tra un Presidente e la sua nazione divisa in due comunità: i neri ed i bianchi. Questi ultimi sono in lotta [CONTINUA A P. 8] EDITORIALE ... IMPARANDO SI SBAGLIA CALCIO – Serie A, Juventus vs Inter SCONTRO FRA TITANI Juventus – Inter, la partita del secolo di SIMONE BRAMBILLA e GIACOMO MARELLI di MARCO GIANI, professore Ci troviamo allo Juventus Stadium di Torino in un radioso 3 novembre 2012: benvenuti alla partita Juventus - Inter. La stagione calcistica 2012/2013 ha Un match emozionante fin da subito con un goal del bianconero visto aprirsi nuovi scenari per vecchi Vidal su passaggio di Asamoah, nonostante la moviola ci faccia campioni ormai da anni presenze fisse nelle nostre [CONTINUA A P. 8] notare la posizione di fuorigioco al momento del passaggio di Vucinic (errore clamoroso del guardalinee). [CONTINUA A P. 4] ALL’INTERNO ZOLLA CHAMPIONS LEAGUE I primi resoconti delle partite!!! ZOLLA CHAMPIONS LEAGUE – Rincominciano i due campionati della ZCL L’ARBITRO FISCHIA, I RAGAZZI RISPONDONO 2 I resoconti di una partita del torneo maschile e di una di quello femminile Fotografie di FRANCESCA CASTELLOTTI e LORENZO TRITTONI ZCL – Jamaica vs Coco Pops ZCL – All Green vs Le Scrause SBAGLIANDO S’IMPARA... LA VERDE GOLEADA di FRANCESCA CASTELLOTTI Due squadre agguerrite in un campionato che si prospetta impegnativo di MADDALENA CARMO e COSTANZA VILLA [CONTINUA DA P.1] Il gioco riprende e Lamperti, probabilmente ancora provato Venerdì 16 novembre sono scese in campo le All Green contro Le Scrause. Al 15” segna Martina Villa Veneziano e porta le All Green in vantaggio; è sempre lei, poi, a sfiorare la doppietta con un tiro. Ma anche Le Scrause si fanno sentire: al 2’, infatti, Giulia Scotti sbaglia per pochissimo un goal; anche Francesca Capella, al 3’, si avvicina al pareggio. Tutto ciò non basta perché Giulia Scotti, sbadatamente, fa autogol. Le All Green, in vantaggio di due reti, al 3’ riescono a mettere ancora la palla in rete per merito di Costanza Ingegnoli. Dopo il 3 a 0 Villa Veneziano sigla la sua personale doppietta (al 6’): non contenta, dopo un minuto la dalla rete appena subita, sbaglia un gol goleador riesce ancora una volta a segnare. Tutto ciò alle All Green non basta: all’8’, infatti, infallibile: il pubblico non perdona e lo contesta sonoramente. Muciaccia, Ma a sorpresa Sara Zingari all’ultimo secondo riesce a mettere la palla in rete facendo almeno un scoraggiato dal poco tifo, rischia di stendere per ben due volte la Preside con i Giulia Prestinari segna il 6 a 0. goal. La partita si conclude quindi 6 a 1 per le All Green, che riescono a vincere, anche se le loro avversarie ce l’hanno messa tutta e si sono impegnate al massimo. suoi tiri potentissimi e manca di poco un paio di altri malcapitati professori. Al 9’ Negri, determinato a dare una svolta ZCL – Heineken vs Le Scrause alla partita, è disposto a tutto, anche a UNA CONVULSA PARTITA commettere un fallo di mano, evidentemente volontario: il pubblico grazie Intervista di COSTANZA VILLA ai suoi cori incita l’arbitro a sfoderare il Il giorno 30 novembre si è giocata la partita Heineken – Le Scrause che si è conclusa con un cartellino rosso. Il giocatore, convinto di meritato 2-0. Eccovi alcune domande poste ad una giocatrice delle Heineken, Elena Camisasca: averla fatta franca, decide di riprovarci, con D: Da chi è composta la vostra squadra? l’arbitro che sembra non vedere nulla di R: La squadra è composta da: me [N.d.A: Elena Camisasca], Miriam Parenti, Letizia Perri, Caterina tutto ciò. Nonostante questi vani tentativi di Negri i Jamaica non si arrendono: all’11’ Ferrari, Caterina Campagnano, Martina Sparapani e Francesca Sessarego. D: In quale ruolo hai giocato? Lamperti R: Difensore più vicino alla porta, poiché nella Zolla Champions League il portiere non esiste. segna, venendo assalito dal pubblico, che finalmente vede il giocatore D: Di solito ci si riesce a fare un’idea di come siano le avversarie … Tu ti eri fatta un’idea andare a rete dopo innumerevoli sbagli. delle Scrause? Anche se il nome non incute molto timore, tu avevi paura? Pochi minuti dopo anche Negri riesce a buttare dentro la palla del 3 a 1. I Coco Pops R: Pensavamo di vincere facile ma in realtà non sono state così “scrause”, malgrado il nome ... potrebbero sperare solo in un miracolo che R: !!!FORZA NOI!!! però non arriva: al 13’ il direttore di gara D: Chi ha segnato i vostri due gol? fischia la fine della partita e la tifoseria dei R: Doppietta di Caterina Ferrari. Coco Pops esplode in urla di protesta, al grido di «ARBITRO VENDUTO!!!». Il gioco si D: Come ti è sembrata la partita? È stata movimentata oppure il pubblico si è annoiato? R: Non mi è sembrato che il pubblico si annoiasse, visto il tifo da entrambe le parti! conclude quindi sul 3-1 per i Jamaica. D: Secondo te chi è stata la miglior giocatrice delle Scrause, quella che quando prendeva La partita è stata caratterizzata da innumerevoli errori cancellati dai successivi gol; le due squadre erano a pari forza e i Coco Pops avrebbero meritato qualcosa di più che una amara campionato, ragazzi !!! sconfitta. Buon D: Qual è stata l’ultima cosa che hai pensato prima del fischio d’inizio? palla e si dirigeva verso la porta ti faceva tremare le gambe? R: Tremare le gambe no, perché la conosco bene e conosco anche il suo modo di giocare, ma sicuramente la migliore delle loro è stata Sarah Zingari. D: Quale è stata la miglior giocatrice delle Heineken? R: Tutte! Ma, visti i gol, direi Caterina Ferrari. VIVI UNA VITA GAZZOLLA! – Ecco chi viene sostenuto dai ragazzi della GazZolla dello Sport TACCHETTI NELLA POLVERE DELLE FAVELAS 3 Dal Brasile lo stupendo metodo “missionario-sportivo” di un nostro amico don di FRANCESCA CASTELLOTTI e COSTANZA INGEGNOLI Quest’anno noi della GazZolla dello Sport, su suggerimento di un professore, abbiamo deciso di sostenere l’organizzazione di un torneo sportivo per i ragazzi delle favelas brasiliane. Don Emilio, amico del prof e anche di alcuni di noi, è un prete italiano che, dopo aver insegnato Religione per tanti anni nelle scuole della nostra zona, ha accettato di andare in missione a Salvador de Bahia, in mezzo alle favelas (le baraccopoli locali). D’estate abbiamo avuto l’occasione di sentirlo raccontare la sua esperienza; inoltre abbiamo letto dei pezzi delle e-mail che scrive ai suoi amici italiani dal Brasile. Don Emilio, avendo insegnato per tanti anni alle medie, sa che nessuno della nostra età sa resistere ad un bel pallone: per questo usa lo sport per conoscere i ragazzi e le ragazze che stanno tutto il giorno sulla strada a non fare nulla, così da poter diventare loro amico e poter parlar loro di Gesù. Il don ha già organizzato dei tornei di calcetto in cui ha coinvolto quasi un centinaio di ragazzi, un corso di pallavolo ed uno di balletto classico. Naturalmente, però, per sostenere tutte queste iniziative, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, pure del nostro. Eccovi la parte di una lettera di Don Emilio che ci ha particolarmente colpite: «I soldi entrano e subito escono! Nei modi più impensati. Come i 50 euro che, per mezzo di un’italiana che è stata qua a Salvador, mi hanno inviato un gruppo di ragazzine della scuola dove insegnavo. Li ho subito infilati nella tasca dei pantaloni; poi, passati tre o quattro giorni, li ho spesi. Come? Sto mettendo su una squadretta di ragazzini (abbastanza terribili) per giocare a pallone. In totale ho già creato tre squadre … settanta ragazzi! Ma questa qua mi è ancora più cara delle altre, perché è formata da tipetti molto particolari, che sino a ieri hanno giocato sempre nella strada senza mai vedere o provare un campetto da calcio. Ecco, uno di questi ragazzini, simpaticissimo, mi ha invitato casa sua per convincere la mamma e il papà ad iscriverlo al corso di calcio (non vi descrivo la casa, cioè una baracca, piena di stracci e di vestiti gettati a terra senza il più piccolo armadio!). Quello che mi ha colpito di più però è che il papà non voleva iscriverlo perché aveva vergogna … a mandarmelo a giocare senza neppure un paio di scarpe! Allora mi sono ricordato del bel cinquantone che avevo nascosto in tasca, sono stato ad un mercatino ed ho comprato un bel paio di scarpe, tanto per cominciare. Poi gli comprerò anche i calzettoni. Al termine dell’allenamento l’ho chiamato in disparte e gli ho spiegato tutto, mettendogli nelle mani la bellissima sorpresa: riuscite ad immaginare il suo stupore?» Don Emilio con soli cinquanta euro è riuscito a far contento un ragazzo che ora può giocare a calcio con i suoi amici. A tutti piace giocare a calcio, a pallavolo o a basket e quando si gioca si è così felici che si vorrebbe che tutti almeno una volta potessero divertirsi allo stesso modo. Grazie al nostro sostegno daremo la possibilità ai ragazzi delle favelas che sono più poveri di noi di divertirsi e di provare quello che proviamo noi qui in Italia, ad esempio quando giochiamo a calcio durante la ZCL. E allora dacci una mano pure tu e aiuta i ragazzi brasiliani a praticare uno sport come per fortuna fai anche te !!! ZCL – AVVISO IMPORTANTISSIMO DEL DIRETTORE PER TUTTE LE SQUADRE DELLA ZCL!!! ALZA IL TUO SCUDO E COMBATTI!!! In occasione del prossimo numero della GazZolla dello Sport il nostro glorioso giornale avrà l’onore di pubblicare le rose complete di tutte e diciannove le squadre partecipanti. Le liste dei giocatori saranno impreziosite dagli stemmi di squadra, ossia dai blasoni che ogni team dovrà disegnare e quindi consegnare in formato elettronico ai due giornalisti responsabili, Simone Perri e Francesco Aprea (entrambi di II A), entro e non oltre giovedì 10 Gennaio 2013 (rivolgersi direttamente a loro due per avere l’indirizzo e-mail). Le immagini potranno essere consegnate nei seguenti formati: .jpeg, .bmp, .gif (per altri formati rivolgersi ai responsabili), a colori o in bianco e nero (nel caso, allegate una breve descrizione dei colori). Ogni squadra è libera di disegnarsi il proprio stemma, a patto che esso non contenga immagini offensive o contrarie al buon gusto. Ovviamente ci si può ispirare a stemmi di altre squadre, senza però copiarli. Sarebbe bene inoltre che lo stemma esprimesse qualche caratteristica della squadra o dei suoi componenti. Nulla vieta di tampinare i valenti professori delle materie storico-artistiche per avere consulenze gratuite, pareri e (perché no?) insulti. Come esempio significativo pubblichiamo a lato il blasone dell’imbattuta squadra che ogni giugno scende in campo per punire sonoramente i folli avversari che nella loro superbia provano a superare le Colonne d’Ercole della finale della ZCL maschile. Ispirato a quello del Manchester United, lo stemma presenta in campo oro un diavolo rosso armato di penna grondante inchiostro anch’esso rosso, con chiaro riferimento all’attività professionale dei calciatori del team. IMPORTANTE: Tutte le squadre che non consegneranno il proprio stemma ne riceveranno uno di ufficio, ideato da una commissione di incapaci, scelti appositamente per la loro mancanza di gusto estetico nonché di capacità di abbinamento fra i vari colori, senza parlare della loro completa ignoranza in tema di araldica sportiva. Quindi... non fatevi trovare impreparati !!! CALCIO – Serie A, Juventus vs Inter (XI giornata) SCONTRO FRA TITANI 4 Juventus – Inter, la partita del secolo di SIMONE BRAMBILLA e GIACOMO MARELLI [CONTINUA DA P. 1] Ma la Juve è partita in quarta e subito dopo, al terzo minuto, Bonucci dalla difesa crossa a Giovinco, che dalla fascia crossa in mezzo per Marchisio, il quale sfiora il pallone davanti alla porta. Un’altra occasione per la squadra bianconera avviene al 7’: Pirlo tocca per Marchisio, che in girata colpisce la sfera, ma Handanovic d’istinto para il tiro e la palla finisce in calcio d’angolo. Dopo una trentina di secondi Pirlo crossa in mezzo per Marchisio che tira al volo, ma il pallone finisce tra le mani del portiere interista. Al 9’ l’Inter si sveglia dopo minuti interi di indecisione e porta a compimento la sua prima azione: un cross di Juan Jesus per Nagatomo, il pallone viene intercettato ma Cambiasso lo recupera e tira alto sopra la traversa dalla tre quarti. Il portiere bianconero Buffon rinvia, ma la sfera viene recuperata da Juan Jesus che la gioca per Cambiasso, il quale con un tiro sfiora l’incrocio dei pali. Dopo due minuti Cassano subisce fallo: Cambiasso batte all’improvviso e Palacio in fuorigioco insacca di testa. Il goal viene annullato. Il tempo passa e la partita si fa sempre meno entusiasmante. Ma al 20’, su calcio d’angolo, Cassano fuori area tenta il tiro e sfiora il palo. Di nuovo un periodo di apnea travolge le due squadre e la partita si fa sempre più lenta. Al 29’ l’arbitro è costretto a tirare fuori il cartellino giallo per lo juventino Lichtsteiner. Allo scadere del 34’, dopo che Samuel viene ammonito, la Juve fa un contropiede, ma la palla finisce sul fondo. Subito dopo Lichtsteiner viene sostituito da Caceres e, passati dieci minuti, Asamoah, spinto sulla linea di fondo, tenta un tiro a pallonetto che viene parato da Handanovic. Con questa azione termina il primo tempo con un punteggio di 1-0. Inizia il secondo tempo con la seconda sostituzione dalla Juventus: entra Bendtner per Vucinic. Verso la metà del 5’ Bonucci, indisturbato, si avvicina all’area e tira una sabongia che viene però parata da Handanovic. Dopo un minuto l’Inter conquista palla grazie a un fallo nella propria metà campo, dove Zanetti crossa verso Palacio che riesce a scartare Buffon sulla parte destra dell’area. La partita viene dominata per circa cinque minuti dall’Inter fino a che, al 13’, i neroazzurri segnano il loro primo gol. Punizione battuta da Cassano in area, Milito prende palla ma Marchisio lo trattiene per la maglia e l’attaccante interista cade. Tagliavento fischia il rigore, che viene battuto e segnato da Milito. Al 19’ Bonucci viene ammonito e cinque minuti dopo Cassano esce ed entra Guarin. Al trentesimo è proprio quest’ultimo a partire in contropiede: passa in mezzo a due difensori juventini e tira potentemente i porta. Buffon con difficoltà para la palla che, respinta, arriva a Milito, il quale segna con un tiro sul primo palo. Subito dopo per la Juve esce Caceres per Quagliarella, mentre per l’Inter entra Mudingay per Milito. Al 37’ Pirlo tira dalla trequarti e la palla sfiora il palo,ma finisce in fondo campo. Subito dopo Zanetti si prende un giallo. Ed ecco il terzo goal dell’Inter: Rrrrrodrigo Paalacio!!!! Il neroazzurro segna su assist di Nagatomo con un tiro rasoterra sul primo palo. Finisce così la partita, sul risultato di 1-3. Un match emozionante, soprattutto nelle azioni gol, dove abbiamo visto giocare un ottima Inter ma anche una buona Juve. CALCIO – UEFA Champions SABONGIA = [N.d.R. Pensi di cavartela così? Rileggi il primo numero della GazZolla per conoscere significato e varianti di questa parola, ormai marchio di fabbrica dei nostri inviati calcistici] League (VI giornata) TUTTI AGLI OTTAVI CONCORSONE PER I BAMBINI Il Milan, già qualificato, perde, mentre la Juventus guadagna la testa del proprio gruppo di GABRIELE PINA COLORA LA GAZZOLLA, VINCI LA GAZZOLLA Consuma la scatola nuova delle matite per la gioia della nonna che te l’ha regalata e stupisci i parenti alla cena di Natale! Il Milan ospita in casa lo Zenit San Pietroburgo per l’ultima giornata del gruppo C. Allo Caro/a bambino/a, scadere Danny, conosciamo bene il tuo dramma quotidiano: ogni volta che a tavola tuo fratello maggiore (o chi per capitano dello Zenit, ma questo goal non lui) attacca a parlare della Zolla Champions League i racconti sulla tua strabiliante carriera serve più di tanto ai russi, dato che la squadra era già stata eliminata. Dopo una serie di scolastica (ti piace vincere facile...), la tua decisiva performance nei panni di Pan di Zenzero nella rimpalli Danny si smarca sul limite dell'area, riceve palla da Semak e tira nell'angolino come fotocopie quando il toner della stampante sta per tirare le cuoia. Purtroppo il tempo è tiranno, e finché non ti sbrighi a crescere non potrai che roderti il fegato dall’invidia. basso a destra; Abbiati non riesce a parare. In occasione delle festività, tuttavia, vogliamo lenire la durezza del tuo destino regalandoti Nonostante tutto il Milan si qualifica e attende con timore il risultato dei sorteggi del 20 un’occasione di riscatto: un grande concorso che ti permetterà di vincere un fantastico dicembre fare? Semplicissimo. L’hai visto quel grande foglio bianco allegato a questo numero, con sopra una del a primo Nyon tempo che segna decideranno gli recita natalizia o la tua collezione completa di figurine dell’Esselunga, chissà perché, sbiadiscono ABBONAMENTO ANNUALE (valido fino alla conclusione dell’anno scolastico 2012/2013). Cosa devi avversari di ottavi di finale. cartina e tanti bellissimi stemmi? Come puoi ignorare il loro grido di dolore (“COLORACI, Tutt’altra aria tira nella gelida Donetsk, dove COLORACI, COLORACI !!!”) che si innalza da quel foglio attualmente bianco, troppo bianco per la Juventus deve guadagnarsi il passaggio di turno. Il gol necessario per questo scopo rimanere a lungo tale nelle tue manacce? arriva all'inizio del secondo tempo, quando articolo a pagina 6, devi colorare correttamente gli stemmi presenti sull’inserto. Puoi usare segna nella propria porta Kucher, giocatore matite, pennarelli o pastelli a cera. Dopo aver scritto il nome sul retro chiedi al fratellone di della squadra ucraina. della squadra. Il tutto consegnare ENTRO IL 12 GENNAIO 2013 l’inserto colorato a Lucia Barbareschi (II A) o a parte da Lichtsteiner, il quale, in fuorigioco non segnalato, crossa per Giovinco che la Costanza Villa (II B), le quali a loro volta lo faranno avere ad una severissima SUPREMA COMMISSIONE mette in mezzo: a quel punto Kucher, in spaccata, la manda in rete. Il sorteggio offrirà sarai convocato dalla SUPREMA COMMISSIONE avrai l’opportunità di vedere premiato il frutto delle tue fatiche matitesche! Quindi rimboccati le maniche e dacci dentro col colore! probabilmente ai bianconeri un avversario più IMPORTANTE: La partecipazione è assolutamente vietata a quelli delle medie, solo i bambini e le facile rispetto ai rossoneri: l’unico pericolo è bambine dalla quinta elementare (compresa) in giù verranno ammessi alla gara. il Real Madrid. Le regole sono semplici: chiedendo aiuto a tuo fratello (o chi per lui), il quale si leggerà il bellissimo PER LA COLORAZIONE DELL’INSERTO, composta da riconosciuti professionisti della colorazione a mano. Se BASKET – Intervista ESCLUSIVA a Dino Meneghin 5 DIVENTARE CAMPIONI Insulti e sacrifici, mangiare male e dormire peggio: allora perché ne vale la pena? Intervista di FRANCESCO APREA e SIMONE PERRI [CONTINUA DA P. 1] D: Perché hai scelto il basket? R: L’ho scelto per caso, andando a vedere una partita fra due scuole a Varese, quando avevo 13 anni. Prima facevo atletica, specialità getto del peso. Mi hanno notato perché ero il più alto in quella palestra e mi hanno detto: «Perché non provi a giocare a basket?». Il giorno dopo, quando ho fatto il primo allenamento, mi sono innamorato subito di questo sport perché ci si allena tutti insieme, tutti sono protagonisti (è un gioco di squadra) e io chiamo il basket «l'atletica giocata» perché si corre, si salta, si lancia e poi (cosa non trascurabile per la tranquillità delle mamme) si gioca al coperto, niente pioggia, freddo o vento! D: Quale è stata la tua prima partita? Come l'hai vissuta? R: La prima partita l'ho giocata l'anno successivo, perché ho dovuto cominciare da zero e quindi fare tanti allenamenti per imparare le regole, la tecnica ecc. Abbiamo giocato contro il Cairate: abbiamo vinto ma io ho giocato pochi minuti e non ho segnato neanche un punto! D: Quale è stata la tua partita più emozionante? SABONGIA = [N.d.R. Pensi di cavartela così? Rileggi il primo numero della GazZolla per conoscere significato e varianti di questa parola, ormai marchio di fabbrica dei nostri inviati calcistici] R: Per fortuna ho potuto giocare in grandi squadre (Varese, Milano e Trieste) e con grandi compagni di squadra. Abbiamo vinto molto e quindi è difficile scegliere solo una partita, ma se proprio devo, allora ti dico quella giocata nel 1990 a Varese contro mio figlio. Io giocavo a Trieste ed avevo 40 anni ed Andrea giocava nel Varese ed aveva solo 16 anni. Quando sono entrato in campo, facevo finta di niente per non tradire emozioni, ma dentro di me sentivo una grande agitazione perché non capita certo a tutti giocare contro il proprio figlio in una partita fra professionisti! Ero comunque felice di vedere Andrea in campo, mentre giocava alla grande contro avversari più grandi e più forti di lui. Non aveva nessuna paura reverenziale e questo ha fatto sì che diventasse poi uno dei più forti giocatori europei. D: Hai qualche consiglio da dare a noi della GazZolla per affrontare le difficoltà e le bellezze dello sport? R: Il primo consiglio è quello di iniziare a fare lo sport perché è divertente; perché ti insegna ad avere cura del tuo corpo; perché ti insegna a rispettare regole ed avversari; soprattutto, però, perché ti insegna a «lavorare» ogni giorno per migliorarti e per superare le difficoltà. Il secondo è di non abbattersi davanti ad una sconfitta, bensì a sentirsi stimolati a migliorarsi ogni giorno di più. Terzo consiglio: non pensare che sia facile diventare un campione, perché ci vuole grande lavoro, applicazione, attenzione, guardare i più bravi, senza invidia, e cercare di arrivare al loro livello, sempre attraverso grandi allenamenti. Ultimo consiglio: ascoltare quello che dicono gli allenatori, perché loro sono CENTRO = Detto anche pivot, è il ruolo di solito ricoperto dal giocatore più alto della squadra. Dino Meneghin, alto 2,04 m, è considerato il centro più forte della storia della pallacanestro italiana. sul campo per farvi diventare migliori. Tutto questo, GETTO DEL PESO = Lancio del peso chiaramente, senza dimenticare di essere bravi studenti, perché lo sport finisce, ma la vita - quella vera - va avanti CAIRATE = Città nei pressi di Varese, il capoluogo di provincia in cui Dino ha incominciato la sua carriera. per tanti e tanti anni! D: Com’è stato diventare un campione? R: Diventare un campione è stato molto difficile: VARESE, MILANO E TRIESTE = Dino ha militato nella Pallacanestro Varese (1966-1981), nell’Olimpia Milano (1981-1990) e infine nella Pallacanestro Trieste (1990-1993), per poi chiudere la carriera nell’Olimpia Milano (stagione 1993-1994). Con queste tre squadre Meneghin ha collezionato un bottino impressionante di trofei: 12 Campionati, 6 Coppe Italia, 7 Coppe Campioni e 4 Coppe Intercontinentali. allenamenti duri ogni giorno, per anni e anni; superare molti infortuni che spesso hanno messo a rischio la mia ANDREA = Andrea Meneghin, attualmente allenatore, è stato una colonna della Pallacanestro Varese e della Nazionale azzurra negli anni Novanta e Duemila. carriera sportiva; sacrificare spesso gli affetti famigliari; PAURA REVERENZIALE = La paura che si ha di fronte ad una persona per cui si prova del rispetto (in questo caso, il papà). girare il mondo; giocare e allenarsi in campi infernali; mangiare male (all’estero), dormire male(all’estero); sopportare gli insulti dei tifosi avversari e far finta di niente (anche se vi devo confessare che, onestamente, gli insulti mi caricavano tantissimo e giocavo anche meglio!!!). Ma soprattutto non mi sono mai arreso davanti alle sconfitte, mi sono impegnato di più per dimostrare a me stesso ed agli altri che per battermi dovevano faticare, faticare, faticare … NON PERDERE IL PROSSIMO NUMERO DELLA GAZZOLLA: TROVERAI LE ROSE E GLI STEMMI DELLE SQUADRE DELLA ZCL!!! CALCIO – Gli stemmi della Liga spagnola dell’inserto 6 PIPISTRELLI, LEONI E SVIZZERI Scopri cosa c’entrano in questo viaggio attraverso i simboli del calcio iberico di LUCA DELLABIANCA e GIOVANNI PERRONE La Liga è il principale campionato spagnolo (corrispondente alla nostra Serie A), dominato dall’eterna rivalità tra Barcelona e Real Madrid. Come accade in Italia, anche in Spagna molti degli stemmi delle varie squadre di calcio spagnole contengono analogie con le bandiere e gli stemmi delle proprie città. E proprio come per le squadre italiane ci sono alcune storie collegate a questi stemmi che ci rimandano ai tempi in cui gli stranieri portarono nella terra della corrida il gioco del calcio. Ci sono però anche delle diversità: in Spagna, essendoci la monarchia, molte squadre hanno l’onore di portare il prefisso Real ‘reale’ ed una corona sul proprio stemma. Vi presentiamo gli stemmi uno per uno, mettendo fra parentesi la città e la comunità autonoma (la regione spagnola) corrispondente. Athletic Bilbao (Bilbao, Province Basche) Espanyol (Barcellona , Catalogna) Rayo Vallecano (Madrid, Castiglia) Lo stemma è a bande rosse e bianche per via Si tratta dell’altro club di Barcellona, avversario Il Rayo Vallecano è oggi la terza squadra di della bandiera di Bilbao: per questo motivo i giocatori sono chiamati rojiblancos. Il quindi del ben più famoso Barcelona durante il Madrid: essa prende però il nome da un paese, derby cittadino. L’Espanyol fu fondato da tre Vallecano, un tempo staccato dalla capitale, col secondo soprannome, Los Leones, lo devono amici che volevano giocare in una squadra tempo “mangiato” dalla metropoli. Nel suo al fatto che il loro stadio è vicino alla chiesa spagnola con soli spagnoli (senza stranieri, come stemma dedicata andava di moda all’epoca): per questo scelsero la spagnolo), lo stemma del quartiere originario e parola catalana per ‘spagnolo’. le iniziali del nome della squadra. a S. Mamete, un santo che, condannato ad essere divorato dai leoni, fu ci sono il rayo (il ‘fulmine’ in da loro miracolosamente risparmiato. Getafe (Getafe, Castiglia) Real Madrid (Madrid, Castiglia) Atlético Madrid (Madrid, Castiglia) Si tratta della squadra di una città alle porte di Quando fu concesso il titolo reale, i giocatori L'Atletico Madrid, pur essendo una delle squadre di Madrid, non gioca al Santiago Madrid. Lo scudo è l’adattamento di quello cittadino: il Sacro Cuore di Gesù al centro della madrileni poterono aggiungere la corona e dare più spazio all’oro. La maglia deve il suo colore Bernabeu come il Real (avversario quindi di croce gialla in campo rosso richiama un santuario bianco all’influenza inglese, essendo ispirata a derby), bensì al Vicente Calderón. locale, mentre gli aereoplani bianchi in campo quella di una squadra anglosassone. Il suo stemma ha in alto a destra un orso che verde a destra ricordano le importanti industrie mangia il corbezzolo (simbolo della città) circondato da sette stelle (bandiera della aereonautiche della cittadina. Visto che le maglie sono blu, i giocatori sono chiamati Los Azulones. Comunità Autonoma di Madrid). Al centro Real Sociedad (San Sebastian, Province Basche) Il bianco e il blu sono dovuti alla bandiera della città, bianca con un quadrato blu in alto a invece ci sono le strisce rosso blu indossate Granada (Granada, Andalusia) sinistra. dai giocatori. Questi due colori derivano da Il melograno c’è perché è il significato in un’espressione basca che significa ‘bianco-blu’. quelli della maglietta del Southampton, squadra inglese molto famosa al tempo della spagnolo della parola «Granada» (il Regno di Granada fu l’ultimo ad essere riconquistato dai Real Zaragoza (Saragozza, Aragona) fondazione, di regni cristiani alla fine del Medioevo: per questo Il Real Saragozza è il club della città di Madrid decisero di fondare una squadra per lo potete vedere sulla bandiera spagnola, nel Saragozza, sul fiume Ebro: il leone è il simbolo giocare assieme. pezzo inferiore dello scudo). Prevale il colore cittadino. Anche questa ha ottenuto il titolo di Barcellona (Barcellona, Catalogna) rosso perché è il colore tipico dell’Andalusia, la regione più meridionale della Spagna: rosso come Real, come si vede dalla corona presente nello stemma. Le bande rosse e gialle sono lo stemma il garofano tenuto in bocca dai ballerini di catalano; la croce di san Giorgio (rossa in flamenco e come il sangue versato dai tori Sevilla (Siviglia, Andalusia) campo bianco) è invece la bandiera della città di Barcellona. Le bande rosse e blu presenti anche sulla maglia (blaugrana, durante la corrida. Nello stemma dell’altra squadra di Siviglia (avversaria di derby del Betis) ci sono tre santi Levante (Valencia, Comunità Valenciana) legati alla storia cittadina: Ferdinando III di appunto) sono invece dovute al fondatore Anche l’avversario di derby del Valencia porta il Castiglia (il re al centro), Sant’Isidoro e San della pipistrello cittadino sul proprio stemma. Leandro (i due fratelli vescovi, uno a destra e Maiorca (Palma di Maiorca, Baleari) l’altro a sinistra). Ci sono poi i colori della maglietta biancorossa e le iniziali della Un presidente della squadra isolana decise di squadra. quando squadra, uno alcuni studenti svizzero che aveva giocato nel Basilea (squadra che non a caso ancora oggi indossa questi due colori). Sono chiamati Txuri Urdin, Real Betis Sevilla (Siviglia, Andalusia) cambiare il colore della squadra da nero a rosso e Il Betis è una squadra dell'Andalusia e il suo giallo per far sentire i giocatori più spagnoli: la Valencia (Valencia, Comunità Valenciana) stemma è fatto da uno scudo a righe bianco verdi come nella bandiera di questa Nazionale di Iniesta e compagni, come sappiamo bene, indossa maglie di questo colore. Ha le bande rosse e gialle per la vicinanza con la Catalogna. Il pipistrello è l’animale cittadino: Comunità Autonoma; nel centro c'è la B di Betis e sopra c'è una corona reale. secondo alcuni a causa della sua diffusione Málaga (Malaga, Andalusia) nella zona, ma per altri a causa di una Malaga si trova nel sud della Spagna, affacciata leggenda legata alla Reconquista. Il giorno in Real Club Celta Vigo (Vigo, Galizia) sul mare, vicina allo Stretto di Gibilterra: per cui Giacomo I riconquistò Valencia dai Mori un I colori dello scudo, azzurro e bianco, sono i questo motivo, come molte altre città vicine, è pipistrello si posò sul suo stemma: il tutto fu colori della Galizia, la regione a nord del fortificata (vedi la bandiera di Gibilterra). Nello interpretato come un segno di buon augurio. Portogallo: per questo motivo i giocatori sono soprannominati Los Celestes ‘i celesti’. stemma della squadra c’è quindi, nella parte alta, la città fortificata; nella parte bassa invece ci Valladolid (Valladolid, Castiglia) La croce rossa è la croce di Santiago di Compostela perché questa meta religiosa è sono i colori della maglietta, blu e bianco, che sono i colori del mare. Lo stemma della squadra castigliana è diviso in due parti: nella parte alta ci sono come vicino alla città del club. contorno i sette castelli di Castiglia e le Osasuna (Pamplona, Navarra) fiamme che hanno distrutto la città, nella parte Deportivo La Coruña (La Coruña, Galizia) I colori sono rosso e blu perché richiamano la bassa ci sono i colori della maglia (bianco e Il Deportivo La Curuna è la squadra calcistica bandiera squadra, violetto). Poi, come contorno dello scudo, c'è di una città galiziana vicina a Santiago, il cui Pamplona. C’è pure un secondo simbolo della l'alloro e sotto lo scudo la croce di San nome significa appunto ‘la corona’. L’aggettivo deportivo in spagnolo vuol dire città, il leone; le catene invece sono il simbolo Fernando, un’importante onorificenza militare della Navarra (come potete vedere nello stemma guadagnata dalla città di Valladolid. ‘sportivo’. nazionale). della città che ospita la 4 WRESTLING 7 SUPERSTAR E NUOVI COMBATTIMENTI Primi passi alla scoperta di uno sport che arriva dagli U.S.A di GIACOMO NOCENTI e GIOVANNI POLIZZI Benvenuti, cari amici appassionati di wrestling; questo articolo è per voi! Finalmente potrete leggere alcune notizie inerenti a questo fantastico sport e conoscere alcune famose superstar. Desideriamo innanzitutto spiegarvi che il wrestling è uno sport simile al pugilato ma con qualche differenza fondamentale. Anche in questa disciplina si possono vincere delle cinture di campione (ad es. quella intercontinentale che corrisponde alla cintura del campione del mondo); inoltre ci sono diversi stili di combattimento che nel pugilato non esistono come salti, spinte e calci. Le superstar sono uomini che picchiano, certo, ma si vogliamo precisare che lo fanno per finta: i pugni e i calci infatti non hanno l'obiettivo di far male all'avversario bensì di fare solamente divertire la gente. E adesso volete sapere alcuni nomi delle superstar? Come non accontentarvi, cari amici! I più noti sono: Cm Punk (che è il campione di wrestling del momento), Big Show, Sheamus, Randy Orton, Ryback, John Cena e molti altri ancora ... Attenzione ragazzi!! Dobbiamo farvi una raccomandazione importante. Se avete deciso di seguire il wrestling per curiosità o per passione ricordatevi sempre di NON provare mai a casa vostra, al parco o in altri luoghi che frequentate perché soltanto gli atleti sono abili ed allenati. La loro esperienza li porta ad essere esperti nelle mosse e solo loro sono in grado di non farsi male veramente. Quindi non imitateli e non dimenticatevi mai che è comunque uno sport pericoloso e violento. Se volete comunque guardare questo sport, potete seguirlo sui canali 146 e 202 di Sky o anche su Mediaset Premium (digitale terrestre); per Internet basta fare qualche ricerca su Youtube. Inoltre in commercio esistono alcuni videogiochi sul wrestling per la Playstation 3, X Box 360 e PSP, chiamati «WWE 13» e «Wrestlemania». E' tutto chiaro cari amici? Non temete, non abbiamo finito di raccontarvi del wrestling! Se avrete pazienza e sarete in grado di aspettare il prossimo numero, troverete un altro articolo specialissimo, in cui vi racconteremo dei match combattuti tra le superstar di questo sport. RUGBY – Italia - Tonga VITTORIA AZZURRA IN QUEL DI BRESCIA Tre mete segnate tra cui una del padrone di casa Lorenzo Cittadini di ALESSANDRO RONZA e ALESSANDRO TERSALVI Formazione Italia: A. Lo Cicero (1), L. Ghiraldini (2), L. Cittadini (3), Q. Geldenhys (4), J. Furno (5), A. Zanni (6), R. Barbieri (7), S. Parisse (8), T. Botes (9), K. Burton (10), L. Mclean (11), A. Sgarbi (12), T. Benvenuti (13), T. Iannone (14), A. Masi (15). A disposizione: D. Giazzon (16), A. De Marchi (17), M. Castrogiovanni (18), A. Pavanello (19), S. Favaro (20), E. Gori (21), L. Orquera (22), G.B. Venditti (23). Formazione Tonga: A. Taumalolo (1), E. Taione (2); H. ’Aulika (3); J. Tùineau (4); T. Lokotui (5); S. Mafi (6); S. Vaiomòunga (7); V. Màafu (8); T. Moa (9); F .Apikotoa (10); V. Helu (11); S. Piukala (12); S. Hufanga (13); F. Vasinikolo (14); L. Vungakoto (15). A disposizione: I. Ma’Asi (16); T. Mailau (17); H.T Pole (18); P. Kaho (19); S. Fisilau (20); A. Fatafehi (21); V. ’longi (22); S. Tonga’uiha (23). Un'Italia poco brillante, quella che a Brescia supera Tonga nel primo dei tre test match autunnali della squadra delle Ikale Tahi (‘Aquile di mare’). Quarta vittoria negli ultimi cinque incontri per i nostri – una cosa davvero non da poco-, ma il 28-23 finale (primo tempo 18-16) è giunto al termine di una gara in cui gli azzurri hanno faticato un bel po'. Punteggio quasi sempre in altalena. Sul 28-16 si sarebbe detto che il match fosse tutto in discesa, e invece va a merito degli ospiti aver saputo restare in partita grazie alla meta di Vainikolo, che accelerava sulla laterale sinistra per raccogliere il suggerimento al piede di Moa. I tongani, all'assegnazione del titolo di man of the match al 1 = Nel rugby sono schierati 15 giocatori; a ciascuno di essi è assegnato un numero di maglia (dal 16 in poi incominciano le riserve, ossia gli uomini a disposizione). TONGA = Arcipelago situato nell’Oceano Pacifico meridionale in cui si parlano tongano (la lingua incomprensibile dei cognomi dei giocatori!) e inglese. La bandiera è rossa, come la maglia dei rugbisti; nel piccolo rettangolo bianco contiene una croce anch’essa rossa. TEST MATCH AUTUNNALI = Serie di amichevoli in cui le squadre nazionali dell’emisfero australe fanno un tour in Europa. META = Obiettivo principale del gioco, consiste nel schiacciare la palla con il corpo dietro la linea di meta avversaria; vale 5 punti. MAN OF THE MATCH = Titolo assegnato al ‘migliore giocatore dell’incontro. applaudito, META TECNICA = Meta assegnata dall’arbitro in caso di fallo volontario di uno o più difensori in prossimità della linea di meta. onorando così la superiorità dell’azzurro. LA PARTITA: Italia-Tonga 28-23 (primo tempo 18-16). CALCIO DI PUNIZIONE = Calcio piazzato concesso per falli volontari o fuorigioco; se realizzato vale 3 punti. bresciano Lorenzo Cittadini, hanno Per l'Italia: 3 mete (Cittadini, Ghiraldini, meta tecnica), 3 calci di punizione (Burton), due trasformazioni (Burton). Per Tonga: 2 mete (Taumalolo, Vainikolo), 3 calci di punizione (‘Apikotoa), 2 trasformazioni (‘Apikotoa). Calci piazzati: per l'Italia Burton 5 su 6; per Tonga ‘Apikotoa 5 su 5. Espulsioni temporanee per Parisse, Lokouti e Vungakoto. TRASFORMAZIONE = Calcio piazzato concesso in occasione di una meta; se realizzato vale 2 punti. RUGBY – Recensione del film «Invictus» IL POTERE DELL’OVALE 8 Come il rugby ha cambiato un’intera nazione? di LUCIA BARBARESCHI, CAMILLA LO MONACO e IRENE SPIZZICO [CONTINUA DA P.1] con il presidente neoeletto, il nero Nelson Mandela: egli è stato 27 anni in prigione per aver difeso i diritti dei neri e poi è stato liberato. In seguito Mandela ha cercato di riappacificare prima se stesso con i bianchi e poi i neri con i bianchi. Ma questi ultimi sembrano non volerne sapere perché gli Afrikaaner consideravano i neri una razza inferiore. Per fare ciò Mandela tenta di infondere alla squadra di rugby (che negli ultimi anni stava perdendo) un senso di rappresentanza di tutto il popolo sudafricano. Per questo motivo incontra il capitano François Pienaar. Durante questo incontro Mandela consegna al capitano una poesia che lo aiutava nei momenti difficili in cui era in prigione. Per avvicinare la popolazione di colore alla Nazionale di rugby vengono anche organizzati degli incontri pubblici. Nel film si vede che la squadra la squadra va a visitare uno slum (‘baraccopoli’) dove vivono i neri in umili baracche prive di ogni comodità. Prima dell’inizio dei Campionati mondiali, inoltre, gli Springboks visitano la prigione dove era stato rinchiuso Nelson Mandela. Questo provoca nella squadra un forte sentimento di ammirazione nei confronti del Presidente che aveva resistito, per 27 anni, in quel luogo tanto inospitale: non si spiegavano come egli avesse potuto perdonare chi gli aveva fatto tanto male. Nella finale, contro gli All Blacks, i tifosi verde–oro cantano il loro inno (lo Shosholoza) dando più unità alla loro squadra, trascinandoli a vincere i Mondiali del 1995 allo stadio Ellis Park di Johannesburg. SUDAFRICA = Stato africano, posizionato sulla punta meridionale del continente NAZIONE DIVISA IN DUE COMUNITA’ = Una nazione è una comunità di persone che hanno in comune alcune caratteristiche come la lingua, il luogo geografico, la storia ed il governo. Ma la situazione nella Repubblica Sudafricana era particolare perché gli uomini non avevano gli stessi diritti, ma venivano discriminati secondo il colore della pelle. Questo fenomeno veniva chiamato “apartheid”. AFRIKAANER = Popolazione di razza bianca discendente dalle antiche colonie olandesi. Sono detti anche Boeri cioè contadini. Parlano una lingua derivata dall’olandese, chiamata Afrikaans. Per questo motivo il nome del capitano della squadra di rugby (François Pienaar, nella foto con Nelson Mandela) sembra a metà strada fra il francese ed il tedesco. SPRINGBOKS, VERDE-ORO = I rugbisti della nazionale sudafricana furono soprannominati Springboks dalla stampa inglese a inizio Novecento. Si tratta di una parola afrikaans che indica un esemplare locale di antilope (spring ‘saltare’ + bok ‘antilope’ = ‘antilope saltellante’, nella foto). La nazionale sudafricana gioca indossando una maglia verde, pantaloncini bianchi, calze verdi e un colletto color oro. Solo da qualche anno all’antilope è stato affiancato il fiore della protea, altro simbolo nazionale, di fatto rappresentativo di tutte le altre rappresentative sportive nazionali. ALL BLACKS = [N.d.R.: Come fai a non sapere chi sono? Vuol dire che ti sei perso/a il primo numero della GazZolla! Vergognati, procuratelo immediatamente e colma le tue imperdonabili lacune in materia rugbistica !!!] SHOSHOLOZA = Si tratta di un brano musicale tradizionale sudafricano. Il titolo è una parola zulu (lingua africana locale) che significa "andare avanti" o "fare spazio al prossimo". Originariamente, «Shosholoza» veniva cantato dai lavoratori che si recavano in treno a lavorare nelle miniere. Il brano ebbe risonanza mondiale nel 1995, quando la nazionale sudafricana vinse la coppa del mondo di rugby. Da allora «Shosholoza» è diventato uno dei brani più usati in Sudafrica nelle cerimonie sportive, tanto da essere considerato il secondo inno nazionale. ELLIS PARK = Stadio di rugby della città sudafricana di Johannesburg, utilizzato anche per le partite di calcio dei Mondali del 2010 (gli Azzurri sono stati qui sconfitti dalla Slovacchia per 3 a 2). EDITORIALE ... IMPARANDO SI SBAGLIA di MARCO GIANI, professore [CONTINUA DA P. 1] domeniche pomeriggio. Fra i tanti casi, Alessandro Del Piero e Gennaro Gattuso: il primo, volato nella terra dei canguri ed accolto come il nuovo Messia del calcio australiano, tenta (con la professionalità infinita di cui è dotato) di trainare il carrozzone del Sidney, una formazione troppo dilettantistica per un campione del suo calibro; il secondo, dopo aver attraversato le Alpi Centrali per difendere i colori del Sion, non trova di meglio da fare, nel Vallese, che strappare di mano all’arbitro svizzero un cartellino giallo d’ordinanza (mai svegliare il Ringhio che dorme!). Eppure è proprio la conclusione della carriera italiana del capitano bianconero che ci dovrebbe far riflettere. Roma, Stadio Olimpico, una sera di maggio del 2012: la Juventus, imbattuta fino a quel momento, va a perdere malamente la finale di Coppa Italia contro il Napoli, acerrimo nemico per tutta la stagione. Malamente non soltanto per lo smacco delle statistiche, ma soprattutto perché si tratta dell’ultima gara ufficiale di capitan Alex, dopo ben 19 anni di onorata carriera: tutti i tifosi bianconeri desiderano vederlo alzare l’ultimo trofeo prima dell’addio. Ciò tuttavia non accade: la Juventus perde, il sogno svanisce, la delusione è tanta. Alessandro Del Piero, tuttavia, non si lascia andare alle polemiche o alle recriminazioni, e mentre i napoletani festeggiano giustamente la loro meritata vittoria, egli va sotto la curva ad applaudire e a ricevere gli applausi, dando un esempio ormai raro nella nostra amata Penisola di cosa voglia dire la sportività: ho dato tutto, mi sono speso finché ho potuto per alzare quella coppa, non ce l’ho fatta, eppure io sono ben più della mia sconfitta. Io sono un uomo, io faccio parte di una squadra insieme ai miei amici, io posso uscire a testa alta dal campo anche quando il pubblico mi volta le spalle e festeggia il mio avversario. Vengono in mente le parole di Dino Meneghin sulla «vita – quella vera -» che c’è oltre lo sport (leggetela nell’intervista esclusiva che vi presentiamo), o la disperata dignità dei giocatori più piccoli di uno degli articoli sulla ZCL: se è vero che solo sbagliando si impara, è vero anche che le cadute e gli errori vanno messi in preventivo, quando si è a scuola (non solo quella nelle aule, ma pure quella della vita). Per questo bisogna procurarsi buoni compagni di cammino: prendersi qualche colpo in faccia è inevitabile quando si combatte, ma una mano amica può aiutare a rialzarsi più velocemente e a scrollarsi di dosso la neve. Commenti pure a bordo campo con gli amichetti colui che non si getta nella mischia mentre la lotta infuria: è la sua giacca intonsa a togliere qualsiasi dignità alle sue parole. Che orgoglio allora le nostre piccole cicatrici, se sono il segno di questa lotta instancabile: il nostro orgoglio da mostrare mentre il mondo ci riduce alla nostra sconfitta (oppure alla nostra vittoria, è lo stesso!). Si perdono il meglio, visto che dentro quelle cicatrici c’è un segreto, scoperto ad esempio, quando ormai gli rimaneva poco da vivere, da uno dei più grandi danzatori di ogni tempo, il russo Rudolf Nureyev: «Ora so che dovrò morire, il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l'unica cosa che mi accompagna è la mia danza, la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che [...] se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell'apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare. Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell'amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa o per essere ricambiati, altrimenti si è destinati all'infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita...». Paesi Baschi Navarra Aragona Com. Valenciana Catalogna I. Baleari LA LIGA CALCISTICA SPAGNOLA Galizia Castiglia Andalusia