Dicembre 2012
Anno I, Numero 2
La GazZolla dello Sport
Mensile sportivo studentesco della nazione zollesca
REDAZIONE: FRANCESCO APREA, BERNARDO ARCHIDI, LUCIA BARBARESCHI, SIMONE BRAMBILLA, RICCARDO CARLOMAGNO, MADDALENA CARMO (MASTRACORRETTRICE DELLE BOZZE), FRANCESCA CASTELLOTTI, GIOVANNI CLERICETTI,
LUCA DELLABIANCA, MATTEO GRADELLA, MARTINA GIORGIO, COSTANZA INGEGNOLI, GIACOMO MARELLI, CAMILLA LO MONACO, GIACOMO NOCENTI, SIMONE PERRI, GIOVANNI PERRONE, GABRIELE PINA, CLAUDIA PISATI,
GIOVANNI POLIZZI, DIMITRI RAINOLDI, ALESSANDRO RONZA, ANDREA SCHEPIS, ANDREA SOLA, IRENE SPIZZICO, ALESSANDRO TERSALVI, LORENZO TRITTONI, COSTANZA VILLA (VICEDIRETTRICE), LUDOVICA ZAZZA.
ZCL – Jamaica vs Coco Pops
SBAGLIANDO
S’IMPARA...
Due squadre agguerrite in un
campionato che si prospetta
impegnativo
di MADDALENA CARMO e COSTANZA VILLA
9
novembre
2012:
inaugurazione
della
Zolla
Champions League ed. 2012/2013. Il girone maschile
inizia con la partita Jamaica contro Coco Pops, una
squadra di seconda e l’altra di terza media.
La partita si apre con una serie di azioni che scatenano
l’entusiasmo del pubblico: Carlo Lamperti (Jamaica) al
1’ sbaglia un gol con un tiro che l’ultimo difensore dei
Coco Pops, Gabriele Pina, para con molta facilità. La
partita è molto combattuta e le azioni da gol scorrono
una dietro l’altra: dopo il fallimento del compagno
Carlo,
al
2’
Alessandro
Negri
sbaglia
un
gol
semplicissimo, mandando la palla fuori. La rabbia del
pubblico jamaicano esplode e nel contempo nascono
SCOOP DELLA GAZZOLLA – Intervista ESCLUSIVA a Dino Meneghin
DIVENTARE CAMPIONI
Insulti e sacrifici, mangiare male e dormire peggio: allora perché ne vale la pena?
accese discussioni tra Muciaccia (che ripete l’errore
dei compagni di squadra) e Negri. I ragazzi di terza
sembrano ritrovare la speranza di buttarla dentro
dopo il 5’, quando Perrone, un Coco Pops, tenta un
autogol di testa. Sembra che la partita si possa
concludere ssolo 0-0, ma i giochi sono ancora aperti:
dopo qualche secondo Muciaccia segna e il suo
pubblico scoppia in grida di gioia. I ragazzi di
Intervista di FRANCESCO APREA e SIMONE PERRI
seconda, dopo la rete subita, tentano il tutto per tutto:
al 6’ Dellabianca segna un meraviglioso quanto atteso
Abbiamo intervistato per la GazZolla uno dei più grandi sportivi italiani, il cestista Dino Meneghin,
gol che rianima la squadra e spinge i tifosi a invadere
centro della Pallacanestro Varese, dell’Olimpia Milano e della Pallacanestro Trieste. Colonna della
nostra Nazionale di basket (con cui ha anche vinto una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Mosca
1980), Dino attualmente è presidente della Federazione Italiana Pallacanestro. [CONTINUA A P. 5]
il campo agitando la scatola dei cereali al cioccolato
dai quali il team ha preso il nome. [CONTINUA A P. 2]
DECISIVO INSERTO
RUGBY – Recensione del film «Invictus»
LA MAPPA
DELLA LIGA
SPAGNOLA
IL POTERE DELL’OVALE
Guadagnati un momento
di pace rifilando al tuo
fratellino rompi un
inserto tutto da colorare
Come il rugby ha cambiato un’intera nazione?
di LUCIA BARBARESCHI, CAMILLA LO MONACO e IRENE SPIZZICO
Questo film è ambientato in Sudafrica negli anni ‘90 e parla del
rapporto tra un Presidente e la sua nazione divisa in due comunità: i
neri ed i bianchi. Questi ultimi sono in lotta [CONTINUA A P. 8]
EDITORIALE
... IMPARANDO
SI SBAGLIA
CALCIO – Serie A, Juventus vs Inter
SCONTRO FRA TITANI
Juventus – Inter, la partita del secolo
di SIMONE BRAMBILLA e GIACOMO MARELLI
di MARCO GIANI, professore
Ci troviamo allo Juventus Stadium di Torino in un radioso 3
novembre 2012: benvenuti alla partita Juventus - Inter.
La stagione calcistica 2012/2013 ha
Un match emozionante fin da subito con un goal del bianconero
visto aprirsi nuovi scenari per vecchi
Vidal su passaggio di Asamoah, nonostante la moviola ci faccia
campioni ormai da anni presenze
fisse nelle nostre [CONTINUA A P. 8]
notare la posizione di fuorigioco al momento del passaggio di
Vucinic (errore clamoroso del guardalinee). [CONTINUA A P. 4]
ALL’INTERNO
ZOLLA
CHAMPIONS
LEAGUE
I primi resoconti delle partite!!!
ZOLLA CHAMPIONS LEAGUE – Rincominciano i due campionati della ZCL
L’ARBITRO FISCHIA,
I RAGAZZI RISPONDONO
2
I resoconti di una partita del torneo maschile e di una di quello femminile
Fotografie di FRANCESCA CASTELLOTTI e LORENZO TRITTONI
ZCL – Jamaica vs Coco Pops
ZCL – All Green vs Le Scrause
SBAGLIANDO
S’IMPARA...
LA VERDE GOLEADA
di FRANCESCA CASTELLOTTI
Due squadre agguerrite in un
campionato che si prospetta
impegnativo
di MADDALENA CARMO e COSTANZA VILLA
[CONTINUA DA P.1] Il gioco riprende e
Lamperti,
probabilmente
ancora
provato
Venerdì 16 novembre sono scese in campo le All Green contro Le Scrause.
Al 15” segna Martina Villa Veneziano e porta le All Green in vantaggio; è sempre lei, poi, a
sfiorare la doppietta con un tiro. Ma anche Le Scrause si fanno sentire: al 2’, infatti, Giulia Scotti
sbaglia per pochissimo un goal; anche Francesca Capella, al 3’, si avvicina al pareggio.
Tutto ciò non basta perché Giulia Scotti, sbadatamente, fa autogol. Le All Green, in vantaggio di
due reti, al 3’ riescono a mettere ancora la palla in rete per merito di Costanza Ingegnoli. Dopo il
3 a 0 Villa Veneziano sigla la sua personale doppietta (al 6’): non contenta, dopo un minuto la
dalla rete appena subita, sbaglia un gol
goleador riesce ancora una volta a segnare. Tutto ciò alle All Green non basta: all’8’, infatti,
infallibile: il pubblico non perdona e lo
contesta
sonoramente.
Muciaccia,
Ma a sorpresa Sara Zingari all’ultimo secondo riesce a mettere la palla in rete facendo almeno un
scoraggiato
dal
poco
tifo,
rischia
di
stendere per ben due volte la Preside con i
Giulia Prestinari segna il 6 a 0.
goal. La partita si conclude quindi 6 a 1 per le All Green, che riescono a vincere, anche se le loro
avversarie ce l’hanno messa tutta e si sono impegnate al massimo.
suoi tiri potentissimi e manca di poco un
paio di altri malcapitati professori.
Al 9’ Negri, determinato a dare una svolta
ZCL – Heineken vs Le Scrause
alla partita, è disposto a tutto, anche a
UNA CONVULSA PARTITA
commettere
un
fallo
di
mano,
evidentemente volontario: il pubblico grazie
Intervista di COSTANZA VILLA
ai suoi cori incita l’arbitro a sfoderare il
Il giorno 30 novembre si è giocata la partita Heineken – Le Scrause che si è conclusa con un
cartellino rosso. Il giocatore, convinto di
meritato 2-0. Eccovi alcune domande poste ad una giocatrice delle Heineken, Elena Camisasca:
averla fatta franca, decide di riprovarci, con
D: Da chi è composta la vostra squadra?
l’arbitro che sembra non vedere nulla di
R: La squadra è composta da: me [N.d.A: Elena Camisasca], Miriam Parenti, Letizia Perri, Caterina
tutto ciò. Nonostante questi vani tentativi
di Negri i Jamaica non si arrendono: all’11’
Ferrari, Caterina Campagnano, Martina Sparapani e Francesca Sessarego.
D: In quale ruolo hai giocato?
Lamperti
R: Difensore più vicino alla porta, poiché nella Zolla Champions League il portiere non esiste.
segna,
venendo
assalito
dal
pubblico, che finalmente vede il giocatore
D: Di solito ci si riesce a fare un’idea di come siano le avversarie … Tu ti eri fatta un’idea
andare a rete dopo innumerevoli sbagli.
delle Scrause? Anche se il nome non incute molto timore, tu avevi paura?
Pochi minuti dopo anche Negri riesce a
buttare dentro la palla del 3 a 1. I Coco Pops
R: Pensavamo di vincere facile ma in realtà non sono state così “scrause”, malgrado il nome ...
potrebbero sperare solo in un miracolo che
R: !!!FORZA NOI!!!
però non arriva: al 13’ il direttore di gara
D: Chi ha segnato i vostri due gol?
fischia la fine della partita e la tifoseria dei
R: Doppietta di Caterina Ferrari.
Coco Pops esplode in urla di protesta, al
grido di «ARBITRO VENDUTO!!!». Il gioco si
D: Come ti è sembrata la partita? È stata movimentata oppure il pubblico si è annoiato?
R: Non mi è sembrato che il pubblico si annoiasse, visto il tifo da entrambe le parti!
conclude quindi sul 3-1 per i Jamaica.
D: Secondo te chi è stata la miglior giocatrice delle Scrause, quella che quando prendeva
La
partita
è
stata
caratterizzata
da
innumerevoli errori cancellati dai successivi
gol; le due squadre erano a pari forza e i
Coco Pops avrebbero meritato qualcosa di
più
che
una
amara
campionato, ragazzi !!!
sconfitta.
Buon
D: Qual è stata l’ultima cosa che hai pensato prima del fischio d’inizio?
palla e si dirigeva verso la porta ti faceva tremare le gambe?
R: Tremare le gambe no, perché la conosco bene e conosco anche il suo modo di giocare, ma
sicuramente la migliore delle loro è stata Sarah Zingari.
D: Quale è stata la miglior giocatrice delle Heineken?
R: Tutte! Ma, visti i gol, direi Caterina Ferrari.
VIVI UNA VITA GAZZOLLA! – Ecco chi viene sostenuto dai ragazzi della GazZolla dello Sport
TACCHETTI NELLA POLVERE DELLE FAVELAS
3
Dal Brasile lo stupendo metodo “missionario-sportivo” di un nostro amico don
di FRANCESCA CASTELLOTTI e COSTANZA INGEGNOLI
Quest’anno noi della GazZolla dello Sport, su suggerimento di un professore, abbiamo deciso di sostenere l’organizzazione di un torneo sportivo per i
ragazzi delle favelas brasiliane. Don Emilio, amico del prof e anche di alcuni di noi, è un prete italiano che, dopo aver insegnato Religione per tanti
anni nelle scuole della nostra zona, ha accettato di andare in missione a Salvador de Bahia, in mezzo alle favelas (le baraccopoli locali).
D’estate abbiamo avuto l’occasione di sentirlo raccontare la sua esperienza; inoltre abbiamo letto dei pezzi delle e-mail che scrive ai suoi amici italiani
dal Brasile. Don Emilio, avendo insegnato per tanti anni alle medie, sa che nessuno della nostra età sa resistere ad un bel pallone: per questo usa lo
sport per conoscere i ragazzi e le ragazze che stanno tutto il giorno sulla strada a non fare nulla, così da poter diventare loro amico e poter parlar loro
di Gesù. Il don ha già organizzato dei tornei di calcetto in cui ha coinvolto quasi un centinaio di ragazzi, un corso di pallavolo ed uno di balletto
classico. Naturalmente, però, per sostenere tutte queste iniziative, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, pure del nostro.
Eccovi la parte di una lettera di Don Emilio che ci ha particolarmente colpite:
«I soldi entrano e subito escono! Nei modi più impensati. Come i 50 euro che, per mezzo
di un’italiana che è stata qua a Salvador, mi hanno inviato un gruppo di ragazzine della
scuola dove insegnavo. Li ho subito infilati nella tasca dei pantaloni; poi, passati tre o
quattro giorni, li ho spesi. Come? Sto mettendo su una squadretta di ragazzini
(abbastanza terribili) per giocare a pallone. In totale ho già creato tre squadre … settanta
ragazzi! Ma questa qua mi è ancora più cara delle altre, perché è formata da tipetti
molto particolari, che sino a ieri hanno giocato sempre nella strada senza mai vedere o
provare un campetto da calcio. Ecco, uno di questi ragazzini, simpaticissimo, mi ha
invitato casa sua per convincere la mamma e il papà ad iscriverlo al corso di calcio (non
vi descrivo la casa, cioè una baracca, piena di stracci e di vestiti gettati a terra senza il
più piccolo armadio!). Quello che mi ha colpito di più però è che il papà non voleva
iscriverlo perché aveva vergogna … a mandarmelo a giocare senza neppure un paio di
scarpe! Allora mi sono ricordato del bel cinquantone che avevo nascosto in tasca, sono
stato ad un mercatino ed ho comprato un bel paio di scarpe, tanto per cominciare. Poi gli
comprerò anche i calzettoni. Al termine dell’allenamento l’ho chiamato in disparte e gli
ho spiegato tutto, mettendogli nelle mani la bellissima sorpresa: riuscite ad immaginare il
suo stupore?»
Don Emilio con soli cinquanta euro è
riuscito a far contento un ragazzo che
ora può giocare a calcio con i suoi
amici. A tutti piace giocare a calcio, a
pallavolo o a basket e quando si gioca
si è così felici che si vorrebbe che tutti
almeno una volta potessero divertirsi
allo stesso modo. Grazie al nostro
sostegno
daremo
la
possibilità
ai
ragazzi delle favelas che sono più
poveri di noi di divertirsi e di provare
quello che proviamo noi qui in Italia,
ad esempio quando giochiamo a calcio
durante la ZCL. E allora dacci una
mano
pure
tu
e
aiuta
i
ragazzi
brasiliani a praticare uno sport come
per fortuna fai anche te !!!
ZCL – AVVISO IMPORTANTISSIMO DEL DIRETTORE PER TUTTE LE SQUADRE DELLA ZCL!!!
ALZA IL TUO SCUDO E COMBATTI!!!
In occasione del prossimo numero della GazZolla dello Sport il nostro glorioso giornale avrà l’onore di pubblicare le rose complete di tutte e
diciannove le squadre partecipanti.
Le liste dei giocatori saranno impreziosite dagli stemmi di squadra, ossia dai blasoni che ogni team dovrà disegnare e quindi consegnare in
formato elettronico ai due giornalisti responsabili, Simone Perri e Francesco Aprea (entrambi di II A), entro e non oltre giovedì 10 Gennaio 2013
(rivolgersi direttamente a loro due per avere l’indirizzo e-mail).
Le immagini potranno essere consegnate nei seguenti formati: .jpeg, .bmp, .gif (per altri formati rivolgersi ai responsabili), a colori o in bianco e
nero (nel caso, allegate una breve descrizione dei colori).
Ogni squadra è libera di disegnarsi il proprio stemma, a patto che esso non contenga immagini offensive o contrarie al
buon gusto. Ovviamente ci si può ispirare a stemmi di altre squadre, senza però copiarli. Sarebbe bene inoltre che lo
stemma esprimesse qualche caratteristica della squadra o dei suoi componenti. Nulla vieta di tampinare i valenti
professori delle materie storico-artistiche per avere consulenze gratuite, pareri e (perché no?) insulti.
Come esempio significativo pubblichiamo a lato il blasone dell’imbattuta squadra che ogni giugno scende in campo per
punire sonoramente i folli avversari che nella loro superbia provano a superare le Colonne d’Ercole della finale della ZCL
maschile. Ispirato a quello del Manchester United, lo stemma presenta in campo oro un diavolo rosso armato di penna
grondante inchiostro anch’esso rosso, con chiaro riferimento all’attività professionale dei calciatori del team.
IMPORTANTE: Tutte le squadre che non consegneranno il proprio stemma ne riceveranno uno di ufficio, ideato da una commissione di
incapaci, scelti appositamente per la loro mancanza di gusto estetico nonché di capacità di abbinamento fra i vari colori, senza parlare della loro
completa ignoranza in tema di araldica sportiva. Quindi... non fatevi trovare impreparati !!!
CALCIO – Serie A, Juventus vs Inter (XI giornata)
SCONTRO FRA TITANI
4
Juventus – Inter, la partita del secolo
di SIMONE BRAMBILLA e GIACOMO MARELLI
[CONTINUA DA P. 1] Ma la Juve è partita in quarta e subito dopo, al terzo minuto, Bonucci dalla difesa crossa a Giovinco, che dalla fascia crossa in
mezzo per Marchisio, il quale sfiora il pallone davanti alla porta.
Un’altra occasione per la squadra bianconera avviene al 7’: Pirlo tocca per Marchisio, che in girata colpisce la sfera, ma Handanovic d’istinto para il
tiro e la palla finisce in calcio d’angolo. Dopo una trentina di secondi Pirlo crossa in mezzo per Marchisio che tira al volo, ma il pallone finisce tra le
mani del portiere interista.
Al 9’ l’Inter si sveglia dopo minuti interi di indecisione e porta a compimento la sua prima azione: un cross di Juan Jesus per Nagatomo, il pallone
viene intercettato ma Cambiasso lo recupera e tira alto sopra la traversa dalla tre quarti. Il portiere bianconero Buffon rinvia, ma la sfera viene
recuperata da Juan Jesus che la gioca per Cambiasso, il quale con un tiro sfiora l’incrocio dei pali.
Dopo due minuti Cassano subisce fallo: Cambiasso batte all’improvviso e Palacio in fuorigioco insacca di testa. Il goal viene annullato. Il tempo
passa e la partita si fa sempre meno entusiasmante. Ma al 20’, su calcio d’angolo, Cassano fuori area tenta il tiro e sfiora il palo.
Di nuovo un periodo di apnea travolge le due squadre e la partita si fa sempre più lenta. Al 29’ l’arbitro è costretto a tirare fuori il cartellino giallo
per lo juventino Lichtsteiner. Allo scadere del 34’, dopo che Samuel viene ammonito, la Juve fa un contropiede, ma la palla finisce sul fondo. Subito
dopo Lichtsteiner viene sostituito da Caceres e, passati dieci minuti, Asamoah, spinto sulla linea di fondo, tenta un tiro a pallonetto che viene parato
da Handanovic. Con questa azione termina il primo tempo con un punteggio di 1-0.
Inizia il secondo tempo con la seconda sostituzione dalla Juventus: entra Bendtner per Vucinic. Verso la metà del 5’ Bonucci, indisturbato, si
avvicina all’area e tira una sabongia che viene però parata da Handanovic. Dopo un minuto l’Inter conquista palla grazie a un fallo nella propria metà
campo, dove Zanetti crossa verso Palacio che riesce a scartare Buffon sulla parte destra dell’area.
La partita viene dominata per circa cinque minuti dall’Inter fino a che, al 13’, i neroazzurri segnano il loro primo gol. Punizione battuta da Cassano
in area, Milito prende palla ma Marchisio lo trattiene per la maglia e l’attaccante interista cade. Tagliavento fischia il rigore, che viene battuto e
segnato da Milito.
Al 19’ Bonucci viene ammonito e cinque minuti dopo Cassano esce ed entra Guarin. Al trentesimo è proprio quest’ultimo a partire in contropiede:
passa in mezzo a due difensori juventini e tira potentemente i porta. Buffon con difficoltà para la palla che, respinta, arriva a Milito, il quale segna
con un tiro sul primo palo.
Subito dopo per la Juve esce Caceres per Quagliarella, mentre per l’Inter entra Mudingay per Milito. Al 37’ Pirlo tira dalla trequarti e la palla sfiora il
palo,ma finisce in fondo campo. Subito dopo Zanetti si prende un giallo. Ed ecco il terzo goal dell’Inter: Rrrrrodrigo Paalacio!!!! Il neroazzurro segna
su assist di Nagatomo con un tiro rasoterra sul primo palo. Finisce così la partita, sul risultato di 1-3. Un match emozionante, soprattutto nelle
azioni gol, dove abbiamo visto giocare un ottima Inter ma anche una buona Juve.
CALCIO – UEFA Champions
SABONGIA = [N.d.R. Pensi di cavartela così? Rileggi il primo numero della
GazZolla per conoscere significato e varianti di questa parola, ormai marchio di
fabbrica dei nostri inviati calcistici]
League (VI giornata)
TUTTI AGLI
OTTAVI
CONCORSONE PER I BAMBINI
Il Milan, già qualificato, perde,
mentre la Juventus guadagna la
testa del proprio gruppo
di GABRIELE PINA
COLORA LA GAZZOLLA,
VINCI LA GAZZOLLA
Consuma la scatola nuova delle matite per la gioia della nonna che te
l’ha regalata e stupisci i parenti alla cena di Natale!
Il Milan ospita in casa lo Zenit San Pietroburgo
per l’ultima giornata del gruppo C. Allo
Caro/a bambino/a,
scadere
Danny,
conosciamo bene il tuo dramma quotidiano: ogni volta che a tavola tuo fratello maggiore (o chi per
capitano dello Zenit, ma questo goal non
lui) attacca a parlare della Zolla Champions League i racconti sulla tua strabiliante carriera
serve più di tanto ai russi, dato che la squadra
era già stata eliminata. Dopo una serie di
scolastica (ti piace vincere facile...), la tua decisiva performance nei panni di Pan di Zenzero nella
rimpalli Danny si smarca sul limite dell'area,
riceve palla da Semak e tira nell'angolino
come fotocopie quando il toner della stampante sta per tirare le cuoia. Purtroppo il tempo è
tiranno, e finché non ti sbrighi a crescere non potrai che roderti il fegato dall’invidia.
basso a destra; Abbiati non riesce a parare.
In occasione delle festività, tuttavia, vogliamo lenire la durezza del tuo destino regalandoti
Nonostante tutto il Milan si qualifica e attende
con timore il risultato dei sorteggi del 20
un’occasione di riscatto: un grande concorso che ti permetterà di vincere un fantastico
dicembre
fare? Semplicissimo. L’hai visto quel grande foglio bianco allegato a questo numero, con sopra una
del
a
primo
Nyon
tempo
che
segna
decideranno
gli
recita natalizia o la tua collezione completa di figurine dell’Esselunga, chissà perché, sbiadiscono
ABBONAMENTO ANNUALE (valido fino alla conclusione dell’anno scolastico 2012/2013). Cosa devi
avversari di ottavi di finale.
cartina e tanti bellissimi stemmi? Come puoi ignorare il loro grido di dolore (“COLORACI,
Tutt’altra aria tira nella gelida Donetsk, dove
COLORACI, COLORACI !!!”) che si innalza da quel foglio attualmente bianco, troppo bianco per
la Juventus deve guadagnarsi il passaggio di
turno. Il gol necessario per questo scopo
rimanere a lungo tale nelle tue manacce?
arriva all'inizio del secondo tempo, quando
articolo a pagina 6, devi colorare correttamente gli stemmi presenti sull’inserto. Puoi usare
segna nella propria porta Kucher, giocatore
matite, pennarelli o pastelli a cera. Dopo aver scritto il nome sul retro chiedi al fratellone di
della squadra ucraina. della squadra. Il tutto
consegnare ENTRO IL 12 GENNAIO 2013 l’inserto colorato a Lucia Barbareschi (II A) o a
parte da Lichtsteiner, il quale, in fuorigioco
non segnalato, crossa per Giovinco che la
Costanza Villa (II B), le quali a loro volta lo faranno avere ad una severissima SUPREMA COMMISSIONE
mette in mezzo: a quel punto Kucher, in
spaccata, la manda in rete. Il sorteggio offrirà
sarai convocato dalla SUPREMA COMMISSIONE avrai l’opportunità di vedere premiato il frutto delle tue
fatiche matitesche! Quindi rimboccati le maniche e dacci dentro col colore!
probabilmente ai bianconeri un avversario più
IMPORTANTE: La partecipazione è assolutamente vietata a quelli delle medie, solo i bambini e le
facile rispetto ai rossoneri: l’unico pericolo è
bambine dalla quinta elementare (compresa) in giù verranno ammessi alla gara.
il Real Madrid.
Le regole sono semplici: chiedendo aiuto a tuo fratello (o chi per lui), il quale si leggerà il bellissimo
PER LA
COLORAZIONE DELL’INSERTO, composta da riconosciuti professionisti della colorazione a mano. Se
BASKET – Intervista ESCLUSIVA a Dino Meneghin
5
DIVENTARE CAMPIONI
Insulti e sacrifici, mangiare male e dormire peggio: allora perché ne vale la pena?
Intervista di FRANCESCO APREA e SIMONE PERRI
[CONTINUA DA P. 1] D: Perché hai scelto il basket?
R: L’ho scelto per caso, andando a vedere una partita fra
due scuole a Varese, quando avevo 13 anni. Prima facevo
atletica, specialità getto del peso. Mi hanno notato perché
ero il più alto in quella palestra e mi hanno detto: «Perché
non provi a giocare a basket?». Il giorno dopo, quando ho
fatto il primo allenamento, mi sono innamorato subito di
questo sport perché ci si allena tutti insieme, tutti sono
protagonisti (è un gioco di squadra) e io chiamo il basket
«l'atletica giocata» perché si corre, si salta, si lancia e poi
(cosa non trascurabile per la tranquillità delle mamme) si
gioca al coperto, niente pioggia, freddo o vento!
D: Quale è stata la tua prima partita? Come l'hai vissuta?
R: La prima partita l'ho giocata l'anno successivo, perché ho
dovuto cominciare da zero e quindi fare tanti allenamenti
per imparare le regole, la tecnica ecc. Abbiamo giocato
contro il Cairate: abbiamo vinto ma io ho giocato pochi
minuti e non ho segnato neanche un punto!
D: Quale è stata la tua partita più emozionante?
SABONGIA = [N.d.R. Pensi di
cavartela così? Rileggi il primo
numero
della
GazZolla
per
conoscere significato e varianti di
questa parola, ormai marchio di
fabbrica dei nostri inviati calcistici]
R: Per fortuna ho potuto giocare in grandi squadre (Varese,
Milano e Trieste) e con grandi compagni di squadra.
Abbiamo vinto molto e quindi è difficile scegliere solo una
partita, ma se proprio devo, allora ti dico quella giocata nel
1990 a Varese contro mio figlio. Io giocavo a Trieste ed
avevo 40 anni ed Andrea giocava nel Varese ed aveva solo
16 anni. Quando sono entrato in campo, facevo finta di
niente per non tradire emozioni, ma dentro di me sentivo
una grande agitazione perché non capita certo a tutti
giocare
contro
il
proprio
figlio
in
una
partita
fra
professionisti! Ero comunque felice di vedere Andrea in
campo, mentre giocava alla grande contro avversari più
grandi e più forti di lui. Non aveva nessuna paura
reverenziale e questo ha fatto sì che diventasse poi uno dei
più forti giocatori europei.
D: Hai qualche consiglio da dare a noi della GazZolla per
affrontare le difficoltà e le bellezze dello sport?
R: Il primo consiglio è quello di iniziare a fare lo sport
perché è divertente; perché ti insegna ad avere cura del tuo
corpo; perché ti insegna a rispettare regole ed avversari;
soprattutto, però, perché ti insegna a «lavorare» ogni giorno
per migliorarti e per superare le difficoltà. Il secondo è di
non abbattersi davanti ad una sconfitta, bensì a sentirsi
stimolati a migliorarsi ogni giorno di più. Terzo consiglio:
non pensare che sia facile diventare un campione, perché ci
vuole grande lavoro, applicazione, attenzione, guardare i
più bravi, senza invidia, e cercare di arrivare al loro livello,
sempre attraverso grandi allenamenti. Ultimo consiglio:
ascoltare quello che dicono gli allenatori, perché loro sono
CENTRO = Detto anche pivot, è il ruolo di solito ricoperto dal giocatore più alto della squadra. Dino
Meneghin, alto 2,04 m, è considerato il centro più forte della storia della pallacanestro italiana.
sul campo per farvi diventare migliori. Tutto questo,
GETTO DEL PESO = Lancio del peso
chiaramente, senza dimenticare di essere bravi studenti,
perché lo sport finisce, ma la vita - quella vera - va avanti
CAIRATE = Città nei pressi di Varese, il capoluogo di provincia in cui Dino ha incominciato la sua carriera.
per tanti e tanti anni!
D: Com’è stato diventare un campione?
R:
Diventare
un
campione
è
stato
molto
difficile:
VARESE, MILANO E TRIESTE = Dino ha militato nella Pallacanestro Varese (1966-1981), nell’Olimpia
Milano (1981-1990) e infine nella Pallacanestro Trieste (1990-1993), per poi chiudere la carriera
nell’Olimpia Milano (stagione 1993-1994). Con queste tre squadre Meneghin ha collezionato un bottino
impressionante di trofei: 12 Campionati, 6 Coppe Italia, 7 Coppe Campioni e 4 Coppe Intercontinentali.
allenamenti duri ogni giorno, per anni e anni; superare
molti infortuni che spesso hanno messo a rischio la mia
ANDREA = Andrea Meneghin, attualmente allenatore, è stato una colonna della Pallacanestro Varese e
della Nazionale azzurra negli anni Novanta e Duemila.
carriera sportiva; sacrificare spesso gli affetti famigliari;
PAURA REVERENZIALE = La paura che si ha di fronte ad una persona per cui si prova del rispetto (in
questo caso, il papà).
girare il mondo; giocare e allenarsi in campi infernali;
mangiare
male
(all’estero),
dormire
male(all’estero);
sopportare gli insulti dei tifosi avversari e far finta di niente
(anche se vi devo confessare che, onestamente, gli insulti
mi caricavano tantissimo e giocavo anche meglio!!!). Ma
soprattutto non mi sono mai arreso davanti alle sconfitte,
mi sono impegnato di più per dimostrare a me stesso ed
agli altri che per battermi dovevano faticare, faticare,
faticare …
NON PERDERE IL PROSSIMO NUMERO DELLA
GAZZOLLA: TROVERAI LE ROSE E GLI STEMMI
DELLE SQUADRE DELLA ZCL!!!
CALCIO – Gli stemmi della Liga spagnola dell’inserto
6
PIPISTRELLI, LEONI E SVIZZERI
Scopri cosa c’entrano in questo viaggio attraverso i simboli del calcio iberico
di LUCA DELLABIANCA e GIOVANNI PERRONE
La Liga è il principale campionato spagnolo (corrispondente alla nostra Serie A), dominato dall’eterna rivalità tra Barcelona e Real Madrid.
Come accade in Italia, anche in Spagna molti degli stemmi delle varie squadre di calcio spagnole contengono analogie con le bandiere e gli stemmi delle proprie città.
E proprio come per le squadre italiane ci sono alcune storie collegate a questi stemmi che ci rimandano ai tempi in cui gli stranieri portarono nella terra della corrida il
gioco del calcio. Ci sono però anche delle diversità: in Spagna, essendoci la monarchia, molte squadre hanno l’onore di portare il prefisso Real ‘reale’ ed una corona
sul proprio stemma. Vi presentiamo gli stemmi uno per uno, mettendo fra parentesi la città e la comunità autonoma (la regione spagnola) corrispondente.
Athletic Bilbao (Bilbao, Province Basche)
Espanyol (Barcellona , Catalogna)
Rayo Vallecano (Madrid, Castiglia)
Lo stemma è a bande rosse e bianche per via
Si tratta dell’altro club di Barcellona, avversario
Il Rayo Vallecano è oggi la terza squadra di
della bandiera di Bilbao: per questo motivo i
giocatori sono chiamati rojiblancos. Il
quindi del ben più famoso Barcelona durante il
Madrid: essa prende però il nome da un paese,
derby cittadino. L’Espanyol fu fondato da tre
Vallecano, un tempo staccato dalla capitale, col
secondo soprannome, Los Leones, lo devono
amici che volevano giocare in una squadra
tempo “mangiato” dalla metropoli. Nel suo
al fatto che il loro stadio è vicino alla chiesa
spagnola con soli spagnoli (senza stranieri, come
stemma
dedicata
andava di moda all’epoca): per questo scelsero la
spagnolo), lo stemma del quartiere originario e
parola catalana per ‘spagnolo’.
le iniziali del nome della squadra.
a
S.
Mamete,
un
santo
che,
condannato ad essere divorato dai leoni, fu
ci
sono
il
rayo
(il
‘fulmine’
in
da loro miracolosamente risparmiato.
Getafe (Getafe, Castiglia)
Real Madrid (Madrid, Castiglia)
Atlético Madrid (Madrid, Castiglia)
Si tratta della squadra di una città alle porte di
Quando fu concesso il titolo reale, i giocatori
L'Atletico Madrid, pur essendo una delle
squadre di Madrid, non gioca al Santiago
Madrid. Lo scudo è l’adattamento di quello
cittadino: il Sacro Cuore di Gesù al centro della
madrileni poterono aggiungere la corona e dare
più spazio all’oro. La maglia deve il suo colore
Bernabeu come il Real (avversario quindi di
croce gialla in campo rosso richiama un santuario
bianco all’influenza inglese, essendo ispirata a
derby), bensì al Vicente Calderón.
locale, mentre gli aereoplani bianchi in campo
quella di una squadra anglosassone.
Il suo stemma ha in alto a destra un orso che
verde a destra ricordano le importanti industrie
mangia il corbezzolo (simbolo della città)
circondato da sette stelle (bandiera della
aereonautiche della cittadina. Visto che le maglie
sono blu, i giocatori sono chiamati Los Azulones.
Comunità Autonoma di Madrid). Al centro
Real Sociedad (San Sebastian, Province Basche)
Il bianco e il blu sono dovuti alla bandiera
della città, bianca con un quadrato blu in alto a
invece ci sono le strisce rosso blu indossate
Granada (Granada, Andalusia)
sinistra.
dai giocatori. Questi due colori derivano da
Il melograno c’è perché è il significato in
un’espressione basca che significa ‘bianco-blu’.
quelli della maglietta del Southampton,
squadra inglese molto famosa al tempo della
spagnolo della parola «Granada» (il Regno di
Granada fu l’ultimo ad essere riconquistato dai
Real Zaragoza (Saragozza, Aragona)
fondazione,
di
regni cristiani alla fine del Medioevo: per questo
Il Real Saragozza è il club della città di
Madrid decisero di fondare una squadra per
lo potete vedere sulla bandiera spagnola, nel
Saragozza, sul fiume Ebro: il leone è il simbolo
giocare assieme.
pezzo inferiore dello scudo). Prevale il colore
cittadino. Anche questa ha ottenuto il titolo di
Barcellona (Barcellona, Catalogna)
rosso perché è il colore tipico dell’Andalusia, la
regione più meridionale della Spagna: rosso come
Real, come si vede dalla corona presente nello
stemma.
Le bande rosse e gialle sono lo stemma
il garofano tenuto in bocca dai ballerini di
catalano; la croce di san Giorgio (rossa in
flamenco e come il sangue versato dai tori
Sevilla (Siviglia, Andalusia)
campo bianco) è invece la bandiera della
città di Barcellona. Le bande rosse e blu
presenti anche sulla maglia (blaugrana,
durante la corrida.
Nello stemma dell’altra squadra di Siviglia
(avversaria di derby del Betis) ci sono tre santi
Levante (Valencia, Comunità Valenciana)
legati alla storia cittadina: Ferdinando III di
appunto) sono invece dovute al fondatore
Anche l’avversario di derby del Valencia porta il
Castiglia (il re al centro), Sant’Isidoro e San
della
pipistrello cittadino sul proprio stemma.
Leandro (i due fratelli vescovi, uno a destra e
Maiorca (Palma di Maiorca, Baleari)
l’altro a sinistra). Ci sono poi i colori della
maglietta biancorossa e le iniziali della
Un presidente della squadra isolana decise di
squadra.
quando
squadra,
uno
alcuni
studenti
svizzero
che
aveva
giocato nel Basilea (squadra che non a caso
ancora oggi indossa questi due colori).
Sono
chiamati
Txuri
Urdin,
Real Betis Sevilla (Siviglia, Andalusia)
cambiare il colore della squadra da nero a rosso e
Il Betis è una squadra dell'Andalusia e il suo
giallo per far sentire i giocatori più spagnoli: la
Valencia (Valencia, Comunità Valenciana)
stemma è fatto da uno scudo a righe bianco
verdi come nella bandiera di questa
Nazionale di Iniesta e compagni, come sappiamo
bene, indossa maglie di questo colore.
Ha le bande rosse e gialle per la vicinanza con
la Catalogna. Il pipistrello è l’animale cittadino:
Comunità Autonoma; nel centro c'è la B di
Betis e sopra c'è una corona reale.
secondo alcuni a causa della sua diffusione
Málaga (Malaga, Andalusia)
nella zona, ma per altri a causa di una
Malaga si trova nel sud della Spagna, affacciata
leggenda legata alla Reconquista. Il giorno in
Real Club Celta Vigo (Vigo, Galizia)
sul mare, vicina allo Stretto di Gibilterra: per
cui Giacomo I riconquistò Valencia dai Mori un
I colori dello scudo, azzurro e bianco, sono i
questo motivo, come molte altre città vicine, è
pipistrello si posò sul suo stemma: il tutto fu
colori della Galizia, la regione a nord del
fortificata (vedi la bandiera di Gibilterra). Nello
interpretato come un segno di buon augurio.
Portogallo: per questo motivo i giocatori
sono soprannominati Los Celestes ‘i celesti’.
stemma della squadra c’è quindi, nella parte alta,
la città fortificata; nella parte bassa invece ci
Valladolid (Valladolid, Castiglia)
La croce rossa è la croce di Santiago di
Compostela perché questa meta religiosa è
sono i colori della maglietta, blu e bianco, che
sono i colori del mare.
Lo stemma della squadra castigliana è diviso in
due parti: nella
parte alta ci sono come
vicino alla città del club.
contorno i sette castelli di Castiglia e le
Osasuna (Pamplona, Navarra)
fiamme che hanno distrutto la città, nella parte
Deportivo La Coruña (La Coruña, Galizia)
I colori sono rosso e blu perché richiamano la
bassa ci sono i colori della maglia (bianco e
Il Deportivo La Curuna è la squadra calcistica
bandiera
squadra,
violetto). Poi, come contorno dello scudo, c'è
di una città galiziana vicina a Santiago, il cui
Pamplona. C’è pure un secondo simbolo della
l'alloro e sotto lo scudo la croce di San
nome
significa
appunto
‘la
corona’.
L’aggettivo deportivo in spagnolo vuol dire
città, il leone; le catene invece sono il simbolo
Fernando, un’importante onorificenza militare
della Navarra (come potete vedere nello stemma
guadagnata dalla città di Valladolid.
‘sportivo’.
nazionale).
della città
che
ospita
la
4
WRESTLING
7
SUPERSTAR E NUOVI COMBATTIMENTI
Primi passi alla scoperta di uno sport che arriva dagli U.S.A
di GIACOMO NOCENTI e GIOVANNI POLIZZI
Benvenuti, cari amici appassionati di
wrestling; questo articolo è per voi!
Finalmente potrete leggere alcune
notizie inerenti a questo fantastico
sport
e
conoscere
alcune
famose
superstar.
Desideriamo innanzitutto spiegarvi
che il wrestling è uno sport simile al
pugilato ma con qualche differenza
fondamentale.
Anche
in
questa
disciplina si possono vincere delle
cinture di campione (ad es. quella
intercontinentale che corrisponde alla
cintura del campione del mondo);
inoltre
ci
sono
diversi
stili
di
combattimento che nel pugilato non
esistono come salti, spinte e calci.
Le superstar sono uomini che
picchiano,
certo,
ma
si
vogliamo
precisare che lo fanno per finta: i
pugni e i calci infatti non hanno
l'obiettivo di far male all'avversario
bensì di fare solamente divertire la
gente. E adesso volete sapere alcuni
nomi delle superstar? Come non
accontentarvi, cari amici! I più noti sono: Cm Punk (che è il campione di wrestling del momento), Big Show, Sheamus, Randy Orton, Ryback, John
Cena e molti altri ancora ...
Attenzione ragazzi!! Dobbiamo farvi una raccomandazione importante. Se avete deciso di seguire il wrestling per curiosità o per passione ricordatevi
sempre di NON provare mai a casa vostra, al parco o in altri luoghi che frequentate perché soltanto gli atleti sono abili ed allenati. La loro esperienza
li porta ad essere esperti nelle mosse e solo loro sono in grado di non farsi male veramente. Quindi non imitateli e non dimenticatevi mai che è
comunque uno sport pericoloso e violento. Se volete comunque guardare questo sport, potete seguirlo sui canali 146 e 202 di Sky o anche su
Mediaset Premium (digitale terrestre); per Internet basta fare qualche ricerca su Youtube. Inoltre in commercio esistono alcuni videogiochi sul
wrestling per la Playstation 3, X Box 360 e PSP, chiamati «WWE 13» e «Wrestlemania». E' tutto chiaro cari amici? Non temete, non abbiamo finito di
raccontarvi del wrestling! Se avrete pazienza e sarete in grado di aspettare il prossimo numero, troverete un altro articolo specialissimo, in cui vi
racconteremo dei match combattuti tra le superstar di questo sport.
RUGBY – Italia - Tonga
VITTORIA AZZURRA IN QUEL DI BRESCIA
Tre mete segnate tra cui una del padrone di casa Lorenzo Cittadini
di ALESSANDRO RONZA e ALESSANDRO TERSALVI
Formazione Italia: A. Lo
Cicero (1), L. Ghiraldini (2), L.
Cittadini (3), Q. Geldenhys
(4), J. Furno (5), A. Zanni (6),
R. Barbieri (7), S. Parisse (8),
T. Botes (9), K. Burton (10),
L. Mclean (11), A. Sgarbi
(12), T. Benvenuti (13), T.
Iannone (14), A. Masi (15).
A disposizione: D. Giazzon
(16), A. De Marchi (17), M.
Castrogiovanni
(18),
A.
Pavanello (19), S. Favaro
(20), E. Gori (21), L. Orquera
(22), G.B. Venditti (23).
Formazione
Tonga:
A.
Taumalolo (1), E. Taione (2);
H. ’Aulika (3); J. Tùineau (4);
T. Lokotui (5); S. Mafi (6); S.
Vaiomòunga (7); V. Màafu
(8); T. Moa (9); F .Apikotoa
(10); V. Helu (11); S. Piukala
(12); S. Hufanga (13); F.
Vasinikolo (14); L. Vungakoto
(15).
A disposizione: I. Ma’Asi (16);
T. Mailau (17); H.T Pole (18);
P. Kaho (19); S. Fisilau (20);
A. Fatafehi (21); V. ’longi
(22); S. Tonga’uiha (23).
Un'Italia poco brillante, quella che a Brescia supera
Tonga nel primo dei tre test match autunnali della
squadra delle Ikale Tahi (‘Aquile di mare’). Quarta
vittoria negli ultimi cinque incontri per i nostri – una
cosa davvero non da poco-, ma il 28-23 finale (primo
tempo 18-16) è giunto al termine di una gara in cui gli
azzurri hanno faticato un bel po'. Punteggio quasi
sempre in altalena. Sul 28-16 si sarebbe detto che il
match fosse tutto in discesa, e invece va a merito degli
ospiti aver saputo restare in partita grazie alla meta di
Vainikolo, che accelerava sulla laterale sinistra per
raccogliere il suggerimento al piede di Moa. I tongani,
all'assegnazione del titolo di man of the match al
1 = Nel rugby sono schierati 15 giocatori; a ciascuno di essi è assegnato un
numero di maglia (dal 16 in poi incominciano le riserve, ossia gli uomini a
disposizione).
TONGA = Arcipelago situato nell’Oceano Pacifico meridionale in cui si
parlano tongano (la lingua incomprensibile dei cognomi dei giocatori!) e
inglese. La bandiera è rossa, come la maglia dei rugbisti; nel piccolo
rettangolo bianco contiene una croce anch’essa rossa.
TEST MATCH AUTUNNALI = Serie di amichevoli in cui le squadre
nazionali dell’emisfero australe fanno un tour in Europa.
META = Obiettivo principale del gioco, consiste nel schiacciare la palla con
il corpo dietro la linea di meta avversaria; vale 5 punti.
MAN OF THE MATCH = Titolo assegnato al ‘migliore giocatore
dell’incontro.
applaudito,
META TECNICA = Meta assegnata dall’arbitro in caso di fallo volontario di
uno o più difensori in prossimità della linea di meta.
onorando così la superiorità dell’azzurro.
LA PARTITA: Italia-Tonga 28-23 (primo tempo 18-16).
CALCIO DI PUNIZIONE = Calcio piazzato concesso per falli volontari o
fuorigioco; se realizzato vale 3 punti.
bresciano
Lorenzo
Cittadini,
hanno
Per l'Italia: 3 mete (Cittadini, Ghiraldini, meta tecnica),
3 calci di punizione (Burton), due trasformazioni
(Burton). Per Tonga: 2 mete (Taumalolo, Vainikolo), 3
calci di punizione (‘Apikotoa), 2 trasformazioni
(‘Apikotoa). Calci piazzati: per l'Italia Burton 5 su 6; per
Tonga ‘Apikotoa 5 su 5. Espulsioni temporanee per
Parisse, Lokouti e Vungakoto.
TRASFORMAZIONE = Calcio piazzato concesso in occasione di una meta;
se realizzato vale 2 punti.
RUGBY – Recensione del film «Invictus»
IL POTERE DELL’OVALE
8
Come il rugby ha cambiato un’intera nazione?
di LUCIA BARBARESCHI, CAMILLA LO MONACO e IRENE SPIZZICO
[CONTINUA DA P.1] con il presidente neoeletto,
il nero Nelson Mandela: egli è stato 27 anni in
prigione per aver difeso i diritti dei neri e poi è stato liberato. In seguito
Mandela ha cercato di riappacificare prima se stesso con i bianchi e poi i neri
con i bianchi. Ma questi ultimi sembrano non volerne sapere perché gli
Afrikaaner consideravano i neri una razza inferiore.
Per fare ciò Mandela tenta di infondere alla squadra di rugby (che negli ultimi
anni stava perdendo) un senso di rappresentanza di tutto il popolo
sudafricano. Per questo motivo incontra il capitano François Pienaar. Durante
questo incontro Mandela consegna al capitano una poesia che lo aiutava nei
momenti difficili in cui era in prigione.
Per avvicinare la popolazione di colore alla Nazionale di rugby vengono
anche organizzati degli incontri pubblici. Nel film si vede che la squadra la
squadra va a visitare uno slum (‘baraccopoli’) dove vivono i neri in umili
baracche prive di ogni comodità.
Prima dell’inizio dei Campionati mondiali, inoltre, gli Springboks visitano la
prigione dove era stato rinchiuso Nelson Mandela. Questo provoca nella
squadra un forte sentimento di ammirazione nei confronti del Presidente che
aveva resistito, per 27 anni, in quel luogo tanto inospitale: non si spiegavano
come egli avesse potuto perdonare chi gli aveva fatto tanto male.
Nella finale, contro gli All Blacks, i tifosi verde–oro cantano il loro inno (lo
Shosholoza) dando più unità alla loro squadra, trascinandoli a vincere i
Mondiali del 1995 allo stadio Ellis Park di Johannesburg.
SUDAFRICA = Stato africano, posizionato sulla punta meridionale del continente
NAZIONE DIVISA IN DUE COMUNITA’ = Una nazione è una comunità di persone
che hanno in comune alcune caratteristiche come la lingua, il luogo geografico, la
storia ed il governo. Ma la situazione nella Repubblica Sudafricana era particolare
perché gli uomini non avevano gli stessi diritti, ma venivano discriminati secondo il
colore della pelle. Questo fenomeno veniva chiamato “apartheid”.
AFRIKAANER = Popolazione di razza bianca discendente dalle antiche colonie
olandesi. Sono detti anche Boeri cioè contadini. Parlano una lingua derivata
dall’olandese, chiamata Afrikaans. Per questo motivo il nome del capitano della
squadra di rugby (François Pienaar, nella foto con Nelson Mandela) sembra a metà
strada fra il francese ed il tedesco.
SPRINGBOKS, VERDE-ORO = I rugbisti della nazionale sudafricana furono
soprannominati Springboks dalla stampa inglese a inizio Novecento. Si tratta di una
parola afrikaans che indica un esemplare locale di antilope (spring ‘saltare’ + bok
‘antilope’ = ‘antilope saltellante’, nella foto). La nazionale sudafricana gioca
indossando una maglia verde, pantaloncini bianchi, calze verdi e un colletto color oro.
Solo da qualche anno all’antilope è stato affiancato il fiore della protea, altro simbolo
nazionale, di fatto rappresentativo di tutte le altre rappresentative sportive nazionali.
ALL BLACKS = [N.d.R.: Come fai a non sapere chi sono? Vuol dire che ti sei perso/a
il primo numero della GazZolla! Vergognati, procuratelo immediatamente e colma le
tue imperdonabili lacune in materia rugbistica !!!]
SHOSHOLOZA = Si tratta di un brano musicale tradizionale sudafricano. Il titolo è una
parola zulu (lingua africana locale) che significa "andare avanti" o "fare spazio al
prossimo". Originariamente, «Shosholoza» veniva cantato dai lavoratori che si
recavano in treno a lavorare nelle miniere. Il brano ebbe risonanza mondiale nel 1995,
quando la nazionale sudafricana vinse la coppa del mondo di rugby. Da allora
«Shosholoza» è diventato uno dei brani più usati in Sudafrica nelle cerimonie sportive,
tanto da essere considerato il secondo inno nazionale.
ELLIS PARK = Stadio di rugby della città sudafricana di Johannesburg, utilizzato
anche per le partite di calcio dei Mondali del 2010 (gli Azzurri sono stati qui sconfitti
dalla Slovacchia per 3 a 2).
EDITORIALE
... IMPARANDO SI SBAGLIA
di MARCO GIANI, professore
[CONTINUA DA P. 1] domeniche pomeriggio. Fra i tanti casi, Alessandro Del Piero e Gennaro Gattuso: il primo, volato nella terra dei canguri ed accolto
come il nuovo Messia del calcio australiano, tenta (con la professionalità infinita di cui è dotato) di trainare il carrozzone del Sidney, una formazione
troppo dilettantistica per un campione del suo calibro; il secondo, dopo aver attraversato le Alpi Centrali per difendere i colori del Sion, non trova di
meglio da fare, nel Vallese, che strappare di mano all’arbitro svizzero un cartellino giallo d’ordinanza (mai svegliare il Ringhio che dorme!).
Eppure è proprio la conclusione della carriera italiana del capitano bianconero che ci dovrebbe far riflettere. Roma, Stadio Olimpico, una sera di
maggio del 2012: la Juventus, imbattuta fino a quel momento, va a perdere malamente la finale di Coppa Italia contro il Napoli, acerrimo nemico per
tutta la stagione. Malamente non soltanto per lo smacco delle statistiche, ma soprattutto perché si tratta dell’ultima gara ufficiale di capitan Alex,
dopo ben 19 anni di onorata carriera: tutti i tifosi bianconeri desiderano vederlo alzare l’ultimo trofeo prima dell’addio.
Ciò tuttavia non accade: la Juventus perde, il sogno svanisce, la delusione è tanta. Alessandro Del Piero, tuttavia, non si lascia andare alle polemiche o
alle recriminazioni, e mentre i napoletani festeggiano giustamente la loro meritata vittoria, egli va sotto la curva ad applaudire e a ricevere gli
applausi, dando un esempio ormai raro nella nostra amata Penisola di cosa voglia dire la sportività: ho dato tutto, mi sono speso finché ho potuto per
alzare quella coppa, non ce l’ho fatta, eppure io sono ben più della mia sconfitta. Io sono un uomo, io faccio parte di una squadra insieme ai miei
amici, io posso uscire a testa alta dal campo anche quando il pubblico mi volta le spalle e festeggia il mio avversario. Vengono in mente le parole di
Dino Meneghin sulla «vita – quella vera -» che c’è oltre lo sport (leggetela nell’intervista esclusiva che vi presentiamo), o la disperata dignità dei
giocatori più piccoli di uno degli articoli sulla ZCL: se è vero che solo sbagliando si impara, è vero anche che le cadute e gli errori vanno messi in
preventivo, quando si è a scuola (non solo quella nelle aule, ma pure quella della vita). Per questo bisogna procurarsi buoni compagni di cammino:
prendersi qualche colpo in faccia è inevitabile quando si combatte, ma una mano amica può aiutare a rialzarsi più velocemente e a scrollarsi di dosso
la neve. Commenti pure a bordo campo con gli amichetti colui che non si getta nella mischia mentre la lotta infuria: è la sua giacca intonsa a togliere
qualsiasi dignità alle sue parole.
Che orgoglio allora le nostre piccole cicatrici, se sono il segno di questa lotta instancabile: il nostro orgoglio da mostrare mentre il mondo ci riduce
alla nostra sconfitta (oppure alla nostra vittoria, è lo stesso!). Si perdono il meglio, visto che dentro quelle cicatrici c’è un segreto, scoperto ad
esempio, quando ormai gli rimaneva poco da vivere, da uno dei più grandi danzatori di ogni tempo, il russo Rudolf Nureyev: «Ora so che dovrò
morire, il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l'unica cosa che mi accompagna è la mia danza, la mia
libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere
e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che [...] se rincorriamo
solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel
suo divenire e non nell'apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare. Chi non conoscerà mai il piacere di
entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o
vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell'amore: si
ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa o per essere ricambiati, altrimenti si è destinati all'infelicità. Io sto morendo, e
ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita...».
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