Comuni vari Provincia di Sondrio Impianto idroelettrico “Grande Grosio” DOMANDA DI DERIVAZIONE D’ACQUA PER SCOPO IDROELETTRICO PROGETTO PER CONCESSIONE IDROELETTRICA 1 - Relazione particolareggiata Progettista: dott. ing. Luigi Papetti pag. 1/69 SETTEMBRE 2014 REV7 COMM:1018 FILE: rel01par14r7 SOMMARIO 1 PREMESSA 4 2 LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO 7 3 FINALITÀ DEL PROGETTO 8 3.1 4 RIDUZIONE DELLE EMISSIONI CLIMALTERANTI 8 DESCRIZIONE DELLE OPERE 10 4.1 STATO ATTUALE 10 4.2 OPERE ESISTENTI CHE VENGONO RIUTILIZZATE 10 4.3 NUOVE OPERE 11 4.3.1 Condotte forzate 11 4.3.2 Galleria di accesso 13 4.3.3 Centrale 13 4.3.4 Stazione elettrica ad Alta Tensione 15 4.3.5 Galleria di scarico 15 4.4 OPERE ESISTENTI CHE VENGONO DISMESSE 16 4.5 MODALITÀ DI RILASCIO DEL DMV E STRUMENTI DI MISURA DELLE PORTATE RILASCIATE E 16 DERIVATE 5 CARATTERISTICHE DELLA DERIVAZIONE 18 5.1 PORTATE 18 5.2 SALTI 18 5.2.1 Derivazione di Grosio 18 5.2.2 Derivazione di Grosotto 21 POTENZE E PRODUCIBILITÀ 22 5.3.1 Derivazione di Grosio 22 5.3.2 Derivazione di Grosotto 23 5.3 5.4 6 RIASSUNTO DEI DATI IDRODINAMICI DELLA DERIVAZIONE INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO 25 26 6.1 PIANIFICAZIONE NAZIONALE E COMUNITARIA DEL SETTORE ENERGETICO 26 6.2 PIANIFICAZIONE REGIONALE DEL SETTORE ENERGETICO 26 6.3 NORMATIVA IN MATERIA DI ACQUE 28 6.3.1 Normativa Europea 28 6.3.2 Normativa nazionale 28 6.4 PIANO DI GESTIONE DEL BACINO IDROGRAFICO E PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE (PTUA) 31 6.4.1 Classificazione del corso d’acqua sulla base dei criteri dettati dal D. Lgs. 152/99 33 6.4.2 Classificazione del corso d’acqua sulla base dei criteri dettati dal D. Lgs. 152/06 33 6.5 PIANO ITTICO PROVINCIALE E NORMATIVA SULLA TUTELA DEL PATRIMONIO ITTICO STUDIO FROSIO pag. 2/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 34 FILE:rel01par14r7 6.6 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE 36 6.7 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE 45 6.7.1 Piano di bilancio idrico 48 6.8 RETE ECOLOGICA REGIONALE 58 6.9 PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO DEI COMUNI INTERESSATI 58 6.9.1 Piano del governo del territorio del comune di Grosotto 58 6.9.2 Piano del governo del territorio del comune di Villa di Tirano 59 6.10 7 VINCOLI 66 MIGLIORAMENTO E RISANAMENTO AMBIENTALE DEL BACINO IDROGRAFICO E MISURE DI COMPENSAZIONE TERRITORIALE 67 STUDIO FROSIO pag. 3/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 1 PREMESSA La presente domanda di concessione di grande derivazione a scopo idroelettrico è presentata ai sensi del Regolamento Regionale 24 marzo 2006 n.2. Al riguardo, la richiedente segnala che il tratto di fiume oggetto della domanda di concessione è, adesso, interessato da meno importanti utilizzazioni ai sensi dell’art. 45 del Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 (Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici) e in particolare: o tra i comuni di Valdidentro, Bormio, Valfurva, Valdisotto, Sondalo, Grosio e Grosotto dall’impianto di Grosio, la cui concessione è in scadenza nel 2016; o tra i comuni di Sondalo, Grosio e Grosotto dall’impianto di Grosotto, la cui concessione è scaduta il 31/12/2010; o tra i comuni di Grosotto, Mazzo di Valtellina, Vervio, Lovero Valtellino e Sernio dall’impianto di Lovero, la cui concessione è scaduta il 31/12/2010; o tra i comuni di Sernio, Tirano e Villa di Tirano dall’impianto di Stazzona, la cui concessione è scaduta il 31/12/2010. Tutti gli impianti di cui sopra sono incompatibili con la presente domanda di concessione, poiché saranno sottesi dall’impianto progettato e pertanto si precisa quanto segue: o le citate concessioni sono state prorogate di cinque anni dalla scadenza della concessione originaria e comunque non oltre il 31 dicembre 2017, dal D. L. 83 del 22.06.2012, così come convertito dalla L. 134 del 7.8.2012; o la scrivente ritiene tale provvedimento palesemente anticostituzionale e contrario alla normativa comunitaria, ai sensi delle sentenze della Corte Costituzionale n° 1-08 del 18.1.2008 e n° 205-11 del 13.07.2011, nonché della procedura d’infrazione 2011/2026 Mark a suo tempo avviata dalla Commissione Europea. o la stessa Commissione Europea, preso in esame l’esposto presentato dalla scrivente,il 26 settembre 2013 ha notificato al Governo Italiano una costituzione di messa in mora supplementare in cui si contesta, tra l’altro, proprio la proroga delle Concessioni. (si confronti l’estratto della costituzione in mora.) IV. Analisi giuridica Per quanto riguarda la normativa statale, l’articolo 37, comma 4, del decreto legge 22 giugno 2012, n° 83 convertito in legge 7 agosto 2012, n° 134 prevede che le concessioni già scadute alla data di sua entrata in vigore e quelle in scadenza successivamente a tale data ed entro il 31 dicembre 2017, siano prorogate di un minimo di due anni e al massimo fino al 31 dicembre 2017.….(Omissis)…..Dette proroghe automatiche contrastano con l’articolo 12 della direttiva 2006/123/CE e con l’articolo 49 del TFUE. L’articolo 12, paragrafo 2, della direttiva 2006/123/CE sancisce espressamente il divieto di proroga automatica delle concessioni, in linea con la giurisprudenza della Corte di giustizia europea sull’interpretazione STUDIO FROSIO pag. 4/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 dell’articolo 49 del TFUE. Tale automatismo costituisce un privilegio ai prestatori in essere, perché permette loro di prorogare la concessione senza dover partecipare ad un procedimento di gara organizzato in tempo utile … (Omissis) o i tempi necessari per la procedura di rilascio della concessione di grande derivazione e per la realizzazione di un imponente impianto, quale quello cui si riferisce la presente domanda, sono in ogni caso tali, che l’entrata in servizio dello stesso avverrà, ragionevolmente, dopo il 31.12.2017; o pertanto, all’entrata in servizio del nuovo impianto, tutte le concessioni di cui sopra saranno certamente scadute, persino nell’inusitato caso in cui la proroga citata non sia stata, nel frattempo, annullata. o il nuovo impianto è stato accuratamente progettato per far sì che i lavori di costruzione si svolgano senza alcun pregiudizio del funzionamento degli impianti esistenti e ciò evidentemente nel pubblico interesse. o in ogni caso, qualora la messa in servizio del nuovo impianto o i lavori di costruzione dello stesso provocassero la sottensione di uno o più impianti esistenti, mentre la loro concessione è ancora in corso di validità, Eisackwerk riconosce fin d’ora che la concessione richiesta sarà assoggettata agli obblighi derivanti dall’art. 45 del Regio Decreto 11 dicembre 1933 n.1775 in favore degli utenti preesistenti, nei limiti e alle condizioni previste dalla legge. Considerata tra l’altro la sentenza della Corte di Cassazione S.U. 11.07.2006 n. 15665, che stabilisce: “In tema di acque pubbliche, al fine di stabilire se una domanda di concessione di derivazione di acqua debba o meno considerarsi nuova, e vada quindi istruita con la procedura prevista dall'art. 7 del R. D. 11 dicembre 1933, n. 1775 (NB: riguardo alla presente domanda, con la procedura prevista dal Regolamento Regionale 24 marzo 2006 n.2), non assume alcun rilievo l'eventuale sussistenza di derivazioni in atto già assentite in favore di un altro soggetto, dovendo valutarsi esclusivamente se colui che propone la domanda chieda di subentrare nella posizione del preesistente concessionario, ovvero di realizzare una propria derivazione di acqua sulla base di un nuovo progetto tecnico, che dev'essere allegato alla domanda, ed in ordine al quale si rende necessaria, in particolare, l'acquisizione del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici (NB: ovvero degli organi regionali competenti). L'applicabilità di tale procedura non è, infatti, esclusa dal fatto che, in relazione alle medesime acque, già esista una concessione di derivazione a beneficio di un terzo, né dall'eventualità che la nuova derivazione debba tener conto in qualche misura dei diritti già spettanti ad un precedente concessionario, secondo le regole stabilite per la c.d. "sottensione" dagli artt. 45 e ss. del testo unico…”, si ribadisce che la domanda qui formulata è precipuamente rivolta a conseguire in favore della scrivente la concessione di una nuova grande derivazione a scopo idroelettrico, sulla base di un nuovo ed originale progetto tecnico qui allegato e STUDIO FROSIO pag. 5/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 assume dunque il ruolo di domanda iniziale che apre la concorrenza. In ragione di ciò, la scrivente società preannuncia sin d’ora, con dichiarazione formalmente recettizia, che, nell’eventualità fossero presentate in concorrenza domande incompatibili, contemplanti un ancor più vasto programma di utilizzazione dell’asta fluviale, intenderà avvalersi delle prerogative – ad essa spettanti in quanto titolare della domanda iniziale – ex articolo 9 del Regio Decreto 11 dicembre 1933, n.1775. Sulla base dei principi di cui agli articoli 9 e 45 del Regio Decreto 11 dicembre 1933, n.1775, si sottolinea, inoltre, che l’assetto idraulico dell’asta fluviale nel tratto oggetto della domanda, nonché il quadro stesso delle utenze legittimamente costituite sul medesimo corso d’acqua, non potrà subire - fino a quando sulla presente domanda non sarà adottato il provvedimento finale - alcuna stabile variazione di diritto, potendosi semmai solo emettere provvedimenti di tipo precario, insuscettibili, di per sé stessi, di consolidare situazioni provvisorie o contingibili. In particolare, non potrà essere avviato alcun procedimento finalizzato alla nuova assegnazione delle citate concessioni scadute o in scadenza. STUDIO FROSIO pag. 6/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 2 LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO Il progetto riguarda l’utilizzazione idroelettrica del bacino del fiume Adda sopralacuale ed interessa una vasta area della provincia di Sondrio. Si tratta infatti dell’esteso bacino che genera la portata attualmente utilizzata in primo luogo dagli impianti idroelettrici di Grosio, posto in destra idraulica rispetto al fiume Adda, e di Grosotto, collocato invece in sinistra idraulica, e poi in cascata dalle centrali di Lovero e di Stazzona. Non si prevede con questo progetto di modificare le opere di presa (dismettendone, né tanto meno aggiungendone o spostandone), i canali derivatori e l’invaso di regolazione di Valgrosina attualmente presenti sul territorio ed utilizzati dai due impianti di Grosio e di Grosotto. La superficie del bacino imbrifero interessato da questo progetto è pari a circa 733 km2 (non considerando la porzione del bacino del fiume Spoel, naturale affluente del fiume Inn, le cui acque vengono derivate e immesse all’interno del lago di San Giacomo e dunque confluiscono nel bacino del fiume Adda). Le opere di presa sono numerose e dislocate, non solo sul ramo principale del fiume Adda, ma anche sui suoi affluenti posti sia in destra che in sinistra idraulica; le opere di presa che captano le acque attualmente turbinate dall’impianto di Grosio si trovano infatti sul torrente Roasco, nelle valli Migiondo, Vendrello e Massaniga, sul fiume Adda e sul torrente Viola in prossimità dell’abitato di Premadio. A queste si aggiungono poi quelle che si trovano in sinistra idraulica sul torrente Frodolfo, presso l’abitato di Uzza, e sul rio Vallecetta. STUDIO FROSIO pag. 7/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 3 FINALITÀ DEL PROGETTO Con la presente domanda di concessione di grande derivazione a scopo idroelettrico si vuole perseguire non solo l’aumento della potenza installata e della producibilità rispetto alla configurazione attuale costituita da una serie di centrali in cascata ma ci si propone anche un miglioramento globale dello stato ambientale del bacino idrografico ed un incremento della sicurezza dell’impianto. Il potenziamento dell’attuale sistema di centrali idroelettriche comporta benefici su grande scala connessi all’utilizzo di una fonte di energia rinnovabile: la riduzione della dipendenza da combustibile fossile e la riduzione di emissioni nocive (ossidi di zolfo e di azoto, particolati) o responsabili delle alterazioni climatiche (anidride carbonica, metano, ecc.). 3.1 RIDUZIONE DELLE EMISSIONI CLIMALTERANTI L’aumento della produzione di energia da fonte rinnovabile permette un minore consumo di energia da fonte convenzionale (derivati del petrolio, carbone, gas, ecc.), il cui processo di produzione genera invece emissioni in atmosfera responsabili sia di fenomeni d’inquinamento che di alterazioni climatiche. In particolare l’ulteriore incremento della già elevata concentrazione di CO2 in atmosfera è fonte di preoccupazione nell’opinione pubblica mondiale proprio in relazione alle variazioni climatiche già in essere. In occasione della conferenza mondiale di Kyoto, l’Unione Europea e la stessa Italia hanno assunto impegni precisi relativamente alla riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas responsabili delle alterazioni del clima (il metano, per esempio). La politica di sostegno all’uso delle fonti di energia rinnovabili rappresenta uno strumento cruciale per il perseguimento dei suddetti impegni nazionali. A questo specifico scopo è stata emanata il 27 settembre 2001 la Direttiva 2001/77/CE, del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla “promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità”, Direttiva recepita dall’Italia con D. Lgs. 29 dicembre 2003 n. 387 che ribadisce che le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili […] sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti. Con la Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (recepita con il D. Lgs. 3 marzo 2011 n. 28) il Parlamento Europeo ha posto l'obiettivo globale del 20% (17% per l’Italia) del consumo interno lordo di energia nel 2020 da fonti rinnovabili che ad oggi, con la maturità tecnologica raggiunta dalle diverse fonti, è raggiungibile anche mediante l’utilizzazione del potenziale idroelettrico residuo dell’Unione. Si sottolinea inoltre che recentemente, con la comunicazione COM/2014 n. 15 la Commissione Europea ha proposto un aggiornamento dell’obiettivo da raggiungere entro il STUDIO FROSIO pag. 8/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 2030. Per la quota di energia consumata proveniente da FER era proposto un obiettivo medio europeo del 27%, senza imposizione di obiettivi vincolanti nazionali. Questa proposta è stata giudicata miope e poco ambiziosa dal Parlamento Europeo, specie per la mancanza di obiettivi nazionali vincolanti (con relative sanzioni). Il Parlamento Europeo ha quindi votato il 5 febbraio 2014 la risoluzione n. 2013/2135 con cui si fissa un obiettivo del 30% di quota di energie rinnovabili entro il 2030. Non è ancora noto quale sarà l’obiettivo assegnato all’Italia. Nonostante i notevoli investimenti nel settore, nel corso dell’ultimo decennio si è registrato un discreto aumento della numerosità degli impianti ed un aumento medio annuo della potenza installata invece molto più contenuto (Figura 1). L’aumento della numerosità di impianti è riconducibile non solo alle nuove installazioni, ma anche alla registrazione di impianti esistenti ma fino a quel momento non ancora censiti, e la discrepanza tra gli aumenti di potenza e l’incremento della numerosità di impianti può essere ricondotta all’entrata in esercizio soprattutto di impianti di piccola taglia ad acqua fluente. Il GSE, nel “Rapporto statistico 2011 – Impianti a fonti rinnovabili”, prevede per il futuro che si continueranno a realizzare piccoli e mini impianti idroelettrici così come è accaduto negli ultimi anni. Figura 1: evoluzione della potenza e della numerosità degli impianti idroelettrici in Italia La proposta dunque di migliorare l’attuale utilizzo di risorsa idrica in Valtellina, adottando uno schema di impianto differente rispetto a quello attualmente presente sul territorio, può costituire uno strumento importante per incrementare la produzione da fonte rinnovabile con un impatto ambientale addirittura positivo. STUDIO FROSIO pag. 9/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 4 DESCRIZIONE DELLE OPERE La nuova centrale di Grande Grosio è in buona sostanza composta da due distinti impianti che utilizzeranno le portate captate dalle derivazioni che attualmente convogliano acqua prima agli impianti di Grosio e Grosotto e poi alle centrali di Lovero e Stazzona. In particolare le portate generate dagli stessi bacini ad ora interessati dalla presenza delle centrali di Grosio e Grosotto verranno turbinate separatamente all’interno di una nuova centrale in galleria che ospiterà i gruppi di entrambi gli impianti. La nuova centrale si troverà ad una quota tale da poter utilizzare il salto disponibile fino alla restituzione in Adda in località Stazzona. Le centrali di Lovero e Stazzona, che al momento sfruttano la portata turbinata dalle centrali di monte oltre al contributo del bacino residuo, saranno dunque dismesse. 4.1 STATO ATTUALE Al momento lo schema di centrali presenti in Valtellina che utilizzano la risorsa idrica disponibile per la futura centrale di Grande Grosio prevede che le portate turbinate dagli impianti di Grosio e Grosotto, che saranno dismesse, vengano convogliate all’interno di grandi vasche nelle quali sono raccolte anche le portate turbinate dalla centrale di Boscaccia (che non verrà interessata da questo progetto); queste grandi vasche, nel comune di Grosotto, di capacità pari a circa 80.000 m3 rappresentano l’opera di carico per il successivo impianto di Lovero. Un canale convoglia infatti le acque che sono state raccolte qui fino alla centrale in caverna di Lovero, il cui canale di restituzione sfocia, in destra idraulica, nel fiume Adda all’interno di un bacino artificiale realizzato tramite la traversa di Sernio. In corrispondenza di questa stessa traversa, in sinistra idraulica, si trova l’opera di presa della successiva centrale di Stazzona. Un canale derivatore sotterraneo convoglia la portata fino alla centrale in caverna che restituisce le acque turbinate al fiume Adda in prossimità dell’abitato di Stazzona. La nuova centrale lascerà in alveo le portate attualmente turbinate dall’impianto di Boscaccia e quelle generate dal bacino residuo del fiume Adda sotteso dalla sezione rappresentata dalla traversa di Sernio, attualmente utilizzate dalla centrale di Stazzona. Il progetto oggetto di studio prevede il rilascio definitivo delle portate turbinate dalla futura centrale di Grande Grosio a Stazzona, proprio in corrispondenza dell’attuale scarico della centrale di Stazzona che verrà adeguatamente modificato. 4.2 OPERE ESISTENTI CHE VENGONO RIUTILIZZATE La futura centrale di Grande Grosio utilizzerà le opere di derivazione esistenti degli impianti di Grosio e Grosotto fino alle rispettive camere valvole. In particolare per quanto riguarda la derivazione di Grosio non si modificheranno le opere di presa (né se ne aggiungeranno di nuove a quelle attualmente presenti), il canale derivatore Premadio-Valgrosina, l’invaso stesso di Valgrosina, e tutte le opere fino alle camere valvole esistenti che si suppongono essere in buono stato. In particolare si valuteranno le condizioni delle due camere valvole presenti nella derivazione di Grosio (una STUDIO FROSIO pag. 10/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 per ciascuna condotta forzata che ora servono la centrale di Grosio), e le si adeguerà alle nuove esigenze. Le medesime considerazioni valgono anche per la derivazione di Grosotto, della quale non verranno modificate le opere di presa e adduzione, che recentemente hanno subito importanti lavori di sistemazione, fino alla camera di carico dell’unica condotta forzata al momento operativa. Nuovamente si valuteranno le condizioni in cui versa la camera di carico e si procederà ad un adeguamento qualora sia necessario. 4.3 NUOVE OPERE Si prevede di realizzare un’unica nuova centrale in galleria che ospiti i gruppi sia della derivazione di Grosio che di Grosotto. Per questo, a partire dalle camere valvole degli impianti esistenti, si prevede di staccarsi da quanto presente ora e realizzare nuove condotte forzate che convoglino le portate raccolte da entrambe le derivazioni fino alla centrale. 4.3.1 Condotte forzate Per quel che riguarda la derivazione Grosio si prevede di realizzare due condotte forzate completamente uguali sia per materiale che per diametro, intasate in roccia, ciascuna dimensionata in modo da convogliare una portata di 40 m3/s. Si tratta di tubazioni d’acciaio del tipo S690 di lunghezza pari a circa 1300 m (dalla camera valvole fino al distributore escluso), diametro interno pari a 3.00 m. e di spessore non inferiore a 33 mm che garantisce adeguata resistenza sia alla pressione interna che a quella esterna. Ciascuna condotta forzata sarà alloggiata ed inghisata all’interno di una galleria scavata in roccia che coprirà la distanza tra i pozzi piezometrici e la nuova centrale mantenendo un’inclinazione costante pari a circa il 76%. Il distributore posto all’estremità di valle di ciascuna delle due condotte forzate, è composto da due rami simmetrici ciascuno dei quali alimenta un gruppo. Essendo ciascuna condotta forzata completamente annegata nella roccia non sono necessari blocchi di ancoraggio e selle di appoggio intermedie. A lato di ciascuna condotta forzata, all’interno della medesima galleria ed annegati nel materiale con cui si provvederà all’inghisaggio della condotta stessa, è prevista la posa di tre cavidotti per l’alloggiamento dei cavi di comando e di segnale necessari. Si è scelto in via cautelativa di prevedere il posizionamento di tre cavidotti: il primo destinato al passaggio dei cavi di segnale, che consentono la trasmissione dei segnali tra la centrale e gli organi posti in testa alla condotta forzata oltre alla trasmissione delle misure che vengono effettuate in continuo all’interno della condotta stessa; il secondo cavidotto viene invece destinato all’alloggiamento dei cavi utilizzati per l’alimentazione delle utenze che si trovano in testa condotta e si sceglie di posare il terzo cavidotto come futura scorta. Dalla camera di carico della derivazione di Grosotto, invece, si stacca una sola condotta forzata che, dopo un primo tratto in sinistra idrografica, attraversa l’alveo del fiume STUDIO FROSIO pag. 11/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Adda per raggiungere la centrale di Grande Grosio; si ritiene opportuno effettuare questo attraversamento d’alveo rimanendo il più possibile vicino alla superficie, in modo da evitare gli inconvenienti connessi alla realizzazione dello scavo di una galleria all’interno di materiale sciolto in falda. Si sceglie dunque di realizzare la parte di tracciato che si sviluppa in sinistra idraulica in superficie, seguendo quello che è l’attuale tracciato della condotta forzata presente nell’impianto di Grosotto, sfruttandone la sede, che sarà peraltro rinaturalizzata. L’attraversamento del fiume Adda da parte della condotta forzata verrà creato ponendo la tubazione in subalveo all’interno di una soglia di cemento armato fondata su pali (o diaframmi) realizzati con la tecnica del jet-grouting armato, così da sopportare le sottospinte idrauliche ed assicurare allo stesso tempo la funzione di fondazione. Sulla superficie della soglia a contatto con il moto della corrente verrà realizzata una soletta di materiale resistente (tipicamente porfido o granito) all’azione abrasiva dei sedimenti trasportati dalla corrente stessa. La condotta forzata sarà poi completamente interrata dall’attraversamento del corso d’acqua fino al fabbricato di centrale e quindi, in fase d’esercizio dell’impianto, non visibile. In questo caso si opta per un’unica condotta forzata, realizzata in acciaio di tipo S355, di lunghezza complessiva di circa 2247 m., diametro interno pari a circa 1.50 m. e spessore minimo di 20 mm. Non è possibile realizzare il collegamento tra la vasca di carico e la centrale mantenendo un’inclinazione unica, ma si effettueranno diversi cambiamenti di pendenza; per quel che riguarda la porzione di condotta collocata in superficie si cercherà di adeguare per quanto possibile la sede della condotta forzata al momento in uso alle esigenze dettate dalla nuova condotta e legate in particolare ad un incremento di sezione rispetto alla condotta attuale; sarà necessario realizzare nuovi passi d’uomo sulla condotta forzata stessa. Al tratto di condotta posato in superficie segue un breve tratto sub-orizzontale, corrispondente all’attraversamento dell’alveo del fiume Adda; nell’ultimo tratto invece la condotta forzata manterrà una pendenza costante in modo da raggiungere direttamente l’edificio di centrale. In tutto il tratto interrato anche la condotta forzata che compete alla derivazione di Grosotto verrà inghisata e, così come descritto per le condotte forzate di Grosio, si prevede anche in questo caso il posizionamento di tre differenti cavidotti in acciaio all’interno della galleria che contiene la condotta forzata, annegati nel materiale che verrà utilizzato per l’inghisaggio della condotta. Per poter ispezionare l’interno di questa condotta, oltre alla possibilità di accesso offerta dai locali macchine della centrale di Grande Grosio, si prevede la realizzazione di un pozzo di ispezione subito a valle dell’attraversamento dell’alveo del fiume Adda; inoltre un terzo punto di accesso sarà posizionato in prossimità della centrale esistente di Grosotto che, accogliendo anche il gruppo che turbina le acque provenienti dall’opera di presa Boscaccia, rimarrà in esercizio. STUDIO FROSIO pag. 12/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Nel caso di fermo impianto, la portata convogliata nella derivazione Grosotto verrà scaricata nell’alveo del fiume Adda grazie ad uno scarico posizionato, così come accade anche oggi, lateralmente alla condotta forzata. Si propone di utilizzare come sistema di scarico la condotta che al momento viene utilizzata come condotta forzata per convogliare le portate da turbinare alla centrale in funzione (di diametro variabile da 1.40 m. a 1.00 m.) e di posizionare la nuova condotta forzata nella sede che attualmente viene occupata dalla tubazione di scarico. 4.3.2 Galleria di accesso L’accesso alla centrale in caverna sarà assicurato tramite una galleria che ha origine in prossimità della strada statale n° 38 tra i comuni di Grosio e di Grosotto, poco spostato verso il comune di Grosio prima del ponte sul torrente Roasco, in un’area sgombra da edifici. Dopo l’attraversamento del torrente Roasco, effettuato realizzando un nuovo ponte, si prevede di procedere in galleria mantenendo un primo tratto lungo circa 800 m con una leggera inclinazione (circa pari al 3%) in modo da consentire agevolmente ai mezzi di trasportare i carichi, e poi un secondo tratto (dalla quota 615 m s.l.m.) perfettamente verticale costituito da un pozzo che conduca alla sala macchine (posta a quota di circa 404 m s.l.m.). In questa seconda parte il collegamento con la centrale verrà realizzato, per quanto riguarda la movimentazione dei carichi e delle apparecchiature di centrale, da un carroponte posto all’interno del pozzo, mentre l’accesso pedonale alla centrale sarà realizzato tramite un montacarichi e a scale di servizio. La galleria di accesso di diametro pari a 15 m. sarà divisa in una sezione stradale per il transito dei mezzi ed in una dove invece correranno i cavi di potenza. 4.3.3 Centrale Il corpo della nuova centrale idroelettrica di Grande Grosio sarà costituito da un edificio completamente scavato all’interno della roccia, ubicato in destra idraulica rispetto al torrente Roasco, in comune di Grosotto, ad una profondità di circa 500 metri rispetto livello del terreno e con asse disposto normalmente alle condotte forzate della derivazione di Grosio. In particolare si prevede di posizionare gli ugelli delle turbine ad una quota di circa 403.50 m s.l.m., in modo da utilizzare il massimo salto netto realizzabile. L’edificio di centrale si svilupperà su due diversi piani: il piano superiore, posto a quota 615 m s.l.m. circa,collegato con l’esterno tramite una galleria (denominata in relazione galleria di accesso) lunga 800 m. circa ed il piano inferiore, che costituisce la sala macchine vera e propria; i due diversi piani saranno messi in comunicazione tra loro tramite un pozzo, all’interno del quale verranno calati i macchinari, oltre che per mezzo di un montacarichi e di scale di servizio (queste ultime rappresentano una via di allontanamento in caso di necessità o di imprevisti) grazie ai quali avverranno gli spostamenti del personale. In pianta il piano superiore della centrale si presenta a forma di L; su questo piano si trova l’area di arrivo per i mezzi che trasporteranno le turbine e tutti gli elementi presen- STUDIO FROSIO pag. 13/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 ti in centrale. È dimensionato in modo tale da lasciare al suo imbocco uno spazio che consenta l’inversione dei mezzi pesanti che trasportano i materiali sin lì; alle spalle di questo si trova poi un pozzo,di diametro pari a 15 m. e profondità di circa 200 m., che conduce alla sala macchine posta al piano inferiore, mentre a lato sono previsti ulteriori spazi da destinare ai locali di servizio e dai locali tecnici. Ad un piano differente ma sempre lungo lo stesso lato del piano superiore della centrale, sopra a questi ultimi due tipi di locali, sono previsti i locali quadri di controllo e comando delle opere di presa e della centrale. Il piano superiore della centrale ospiterà anche i trasformatori elevatori (da M.T. ad A.T.) così da immettere l’energia elettrica prodotta direttamente nella rete di trasmissione. I cavi di alta tensione saranno alloggiati in una soletta posizionata nella parte bassa della galleria di accesso, mentre le condotte del sistema di aerazione forzata ed i cunicoli per i cavi di potenza, segnalazione e comando saranno posizionati nella parte superiore della galleria. Poiché il sistema di aerazione dell’intera centrale sarà di tipo forzato è necessario prevedere anche un locale da adibire alla centrale di pompaggio dell’aria forzata che sarà ubicato sempre al piano superiore della centrale in caverna. Da ultimo si prevede anche un locale nel quale saranno collocati i gruppi elettrogeni che entreranno in funzione in caso di avaria del sistema elettrico di alimentazione dei Servizi Ausiliari. Il piano inferiore della centrale verrà principalmente destinato alla sala macchine; la caverna sarà realizzata a pianta rettangolare (larghezza pari a circa 36 m, lunghezza di circa 141 m ed altezza massima, compreso lo scavo per il canale di scarico, di circa 44 m) i cui spazi sono stati studiati per consentire l’alloggiamento delle cinque turbine posizionate in linea anche con la zona di carico e scarico posta in corrispondenza del pozzo di cui sopra. Al suo interno verranno alloggiati quattro gruppi che turbinano la portata proveniente dalla derivazione di Grosio ed uno che turbina quella della derivazione di Grosotto. In entrambi i casi si tratta di turbine Pelton ad asse verticale, a 5 getti per quel che riguarda i 4 gruppi della derivazione di Grosio e a 5 getti nel caso della derivazione di Grosotto. Oltre agli spazi da destinare alle centraline oleodinamiche, in corrispondenza di ogni gruppo verrà realizzato un tratto di canale, all’interno del quale verrà scaricata la portata turbinata. In ciascun canale verrà posizionata una serpentina per il raffreddamento della turbina e, affinché il sistema di raffreddamento rimanga sempre annegato in un battente d’acqua idoneo al suo corretto funzionamento, si realizzerà all’interno del canale stesso un setto perpendicolare ad esso in modo da trattenere un battente massimo di acqua pari a circa 5.30 m. In questo modo il sistema di raffreddamento rimarrà immerso in acqua anche quando la turbina non è in funzione. Al termine di ciascun canale è prevista poi la presenza di una paratoia necessaria per consentire eventuali operazioni di manutenzione che si rendano necessarie in quel canale consentendo al resto della centrale di continuare a funzionare. I cinque differenti tratti di canale STUDIO FROSIO pag. 14/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 scaricheranno poi le acque all’interno di un unico canale che allontanerà la portata complessivamente turbinata verso la galleria di scarico. È prevista poi la realizzazione di un ulteriore tratto di canale, dotato di botola per consentire l’accesso allo scarico per eventuali operazioni di manutenzione. La movimentazione dei carichi al piano inferiore della centrale verrà realizzata grazie ad un carroponte; al di sopra di esso, in corrispondenza della volta della caverna della centrale si posizioneranno le condotte necessarie per l’aerazione forzata. Il piano inferiore della centrale si troverà a circa 500 m di profondità nel sottosuolo e possiede notevoli dimensioni; il grande carico litostatico che graverà sulla caverna impone quindi la scelta di una sagoma di centrale idonea a sopportare forti spinte anche provenienti dal basso. Per questo si è optato per una forma arcuata. Al piano inferiore della centrale non sono previsti locali per la permanenza continua del personale che provvederà al controllo e al comando della centrale dal piano superiore della centrale stessa. 4.3.4 Stazione elettrica ad Alta Tensione Previa eventuale sostituzione delle apparecchiature non più adeguate, si riutilizzerà la stazione elettrica esistente, limitrofa all’attuale centrale. 4.3.5 Galleria di scarico Le portate turbinate dai gruppi di entrambe le derivazioni vengono immesse in un lungo canale di scarico (di circa 19 km) a pelo libero che restituisce le acque al fiume Adda in località Stazzona. Questo è commisurato alla portata massima proveniente da entrambe le derivazioni (86 m3/s), ha una sezione circolare di diametro pari a 8 m e pendenza media di circa 0.05%. Si tratta di un canale che si svilupperà interamente in galleria che convoglierà le acque nell’alveo del fiume Adda. Si prevede inoltre l’introduzione di paratoie regolanti di intercettazione nella parte terminale della galleria di scarico, per evitare che il rigurgito delle piene del fiume Adda interessi anche la galleria di scarico e per permettere operazioni di manutenzione della galleria stessa in caso di necessità. Si prevede di posizionare massi ciclopici per un tratto sufficientemente esteso tanto a monte quanto a valle dello scarico delle portate turbinate in Adda a protezione di entrambe le sponde e del fondale del fiume Adda. A partire dalla centrale di Grande Grosio la galleria di scarico seguirà un percorso che prevede immediatamente l’attraversamento del fondovalle della Valtellina in un’area compresa tra i comuni di Grosio e di Grosotto; ricordando che la centrale si trova in caverna (gli ugelli delle turbine sono a circa 403.5 m s.l.m.) e che l’area golenale a ridosso dell’attraversamento previsto è a quota non inferiore a circa 610 m s.l.m., tale attraversamento avverrà a grande profondità. Da questo punto in poi il tracciato della galleria di scarico si manterrà in sinistra idraulica fino allo sbocco in Adda. STUDIO FROSIO pag. 15/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 4.4 OPERE ESISTENTI CHE VENGONO DISMESSE Con la definitiva messa in opera della nuova centrale oggetto di studio si prevede il completo abbandono di alcune opere esistenti: cadranno infatti in disuso, per l’impianto di Grosio, le attuali condotte forzate e l’intera centrale in caverna; per quanto concerne l’attuale impianto di Grosotto si rimuoverà la condotta che al momento viene utilizzata come scarico laterale per sostituirla con una condotta forzata nuova. La condotta che al momento viene invece utilizzata come condotta forzata, dopo averne constatato la bontà, verrà riutilizzata come scarico laterale. L’edificio di centrale non sarà più utilizzato per turbinare le portate raccolte dalla derivazione di Grosotto, ma resterà in esercizio per turbinare le acque provenienti dall’opera di presa sita in località Boscaccia. Al momento all’interno dello stesso edificio di centrale, infatti, sono ospitati sia il gruppo che turbina le acque provenienti dalla derivazione Grosotto che quello che turbina le acque derivate dall’opera di presa denominata Boscaccia. L’impianto di Lovero poi sarà completamente abbandonato; in questo caso dunque anche le estese vasche di carico presenti in comune di Grosotto non saranno più utilizzate pertanto, in accordo con le comunità locali, sarà sviluppato un progetto per il riuso o la rinaturalizzazione dell’area. Più a valle anche la centrale di Stazzona sarà abbandonata. In accordo con le comunità locali lo sbarramento e il serbatoio del Sernio potranno essere mantenuti, se ritenuti utili ai fini ricreativi / turistici, o rimossi nel quadro di un intervento di rinaturalizzazione di quel tratto del fiume Adda. Inoltre, previa approvazione del gestore della Rete di Trasporto Nazionale Terna S.p.A., si potrà procedere a un importante semplificazione delle infrastrutture elettriche presenti sul territorio, rimuovendo quegli elettrodotti e stazioni che, essendo al servizio delle centrali di Lovero e Stazzona, non saranno più necessari. 4.5 MODALITÀ DI RILASCIO DEL DMV E STRUMENTI DI MISURA DELLE PORTATE RILASCIATE E DERIVATE Poiché non si ha in progetto di realizzare alcuna nuova derivazione e si utilizzerà la medesima risorsa idrica attualmente derivata dagli impianti di Grosio e Grosotto, si procederà con il rilascio del DMV dalle singole opere di presa come avviene attualmente. L’art. 15 del Regolamento Regionale 24 marzo 2006 n. 2, punto 4 e l’art. 34, comma 10 del Piano di Tutela e Uso delle Acque richiedono la presenza di un sistema di misura del valore del DMV; si appurerà quindi l’esistenza di tali sistemi in corrispondenza di ciascuna opera di presa e, nel caso, si procederà con un opportuno adeguamento. L’art. 33 dello stesso Regolamento Regionale stabilisce poi l’obbligo d’installare idonei dispositivi per la misurazione delle portate e dei volumi d’acqua derivati, da utilizzare anche per la denuncia annuale delle portate derivate. Nel caso al momento non siano previsti tali misuratori di portata nelle gallerie esistenti delle derivazioni di Grosio e di Grosotto, si provvederà ad installarne di nuovi. STUDIO FROSIO pag. 16/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Si sottolinea, inoltre, che le portate scaricate dalla centrale di Boscaccia non saranno più derivate e andranno ad aumentare il deflusso dell’Adda nel tratto Grosotto – Sernio. A valle della sezione di Sernio il deflusso dell’Adda risulterà ancora incrementato, perché non saranno più derivate neppure le portate naturali del bacino compreso tra lo scarico di Boscaccia e la citata sezione di Sernio. STUDIO FROSIO pag. 17/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 5 CARATTERISTICHE DELLA DERIVAZIONE 5.1 PORTATE Le portate caratteristiche delle derivazioni di Grosio e di Grosotto, quali derivano dalla relazione idrologica e idraulica, sono riportate di seguito. a) Derivazione di Grosio: Portata massima (Qmax Grosio) 80.00 m3/s Portata media nominale (Qmed Grosio) 18.04 m3/s b) Derivazione di Grosotto: Portata massima (Qmax Grosotto) 6.00 m3/s Portata media nominale (Qmed Grosotto) 2.56 m3/s 5.2 SALTI 5.2.1 Derivazione di Grosio L’invaso di Valgrosina è caratterizzato da: Quota di coronamento 1212.5 m s.l.m. Livello massimo di invaso 1210 m s.l.m. Livello minimo di invaso 1183 m s.l.m. Livello invaso (normali condizioni esercizio) 1207 m s.l.m. Baricentro del volume dell’invaso 1205.5 m s.l.m. È utile ricordare anche alcune caratteristiche che torneranno utili nelle considerazioni proposte di seguito: Quota di fondo del canale di scarico nella sezione di restituzione (a Stazzona) 385.35 Quota di fondo del canale di scarico nella sezione più prossima alla centrale 394.98 Livello del pelo libero all’inizio dello scarico (stimato con il deflusso della portata massima) 401 Quota degli ugelli delle turbine 403.50 Livello del pelo morto del canale a valle del meccanismo m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. motore 399 m s.l.m. Nella definizione di salto utile, per quanto riguarda l’impianto di Grosio, bisogna tenere conto del fatto che questo è alimentato da un serbatoio la cui escursione di livello è inferiore al 10% del valore medio del salto. Si stima che il baricentro del volume utile di regolazione del bacino si trovi ad una quota di circa 1205.5 m s.l.m.. Il livello del pelo libero del fiume Adda nella sezione di restituzione, a valle dei manufatti di scarico, (in condizioni medie) in località Stazzona è di circa 385.95 m s.l.m.. Il valore del salto, come definito nell’articolo 2 comma bb) del Regolamento Regionale n° 2 del 24 marzo 2006, può essere stimato pari a: Hl Grosio = 1207– 385.95 = 821.05 m. STUDIO FROSIO pag. 18/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 La centrale denominata Grande Grosio turbinerà le acque della derivazione di Grosotto, a tutti gli effetti funzionante come una derivazione ad acqua fluente e della derivazione di Grosio, che verrà esercita anch’essa in buona parte ad acqua fluente ma in accordo alla gestione delle portate turbinate dall’impianto di Premadio che si trova a monte. Per questo dunque all’interno del canale di scarico potranno essere presenti portate estremamente variabili a partire da valori molto bassi fino ad un massimo di 86 m3/s. Il lungo canale di scarico potrà inoltre essere utilizzato come demodulatore delle portate turbinate dai gruppi della derivazione di Grosio, a tutto vantaggio dell’ambiente. Si stima dunque che il pelo morto del canale a valle del meccanismo motore coincida con il livello dell’acqua trattenuta all’interno di ciascun tratto di canale di scarico posto in corrispondenza di ogni turbina, pari a 399 m s.l.m. Pertanto il salto nominale (indicato come salto utile dall’art. 2 comma cc) del Regolamento Regionale n° 2 del 24 marzo 2006), valutato come dislivello tra la quota media di invaso e la quota del pelo morto del canale a valle degli organi motore, è il seguente: Hnom Grosio = 1205.5 – 399 = 806.5 m Il salto netto, cioè il salto effettivamente disponibile all’ingresso del meccanismo motore, varia in funzione della portata e delle caratteristiche geometriche e idrauliche della condotta di adduzione. Nella relazione idrologica è stata presentata un’ipotesi progettuale di gestione dell’invaso di Valgrosina per avvallare la scelta della portata massima turbinabile pari a 80 m3/s. A partire da quella stessa ipotesi gestionale si potrebbe determinare, conoscendo le condizioni nelle quali si trova istante per istante l’invaso stesso, il salto netto corrispondente alla portata turbinata ed al livello del pelo libero nella diga di Valgrosina. Poiché però non si conosce la geometria dell’invaso ci si trova nell’impossibilità di stabilire quale sia il livello dell’acqua corrispondente ad un certo volume invasato. A vantaggio dell’ambiente e in considerazione del progressivo “appiattirsi” dei prezzi dell’energia nelle varie fasce orarie, si intende mantenere un profilo di produzione aderente alle portate naturali, fatto salvo l’effetto dello scarico impulsivo di Premadio (parzialmente smorzato dalla presenza del serbatoio di val Grosina). Si intende per questo mantenere il livello del serbatoio sufficientemente stabile ed elevato in modo da consentire la fruizione turistica del lago di Valgrosina. È per questo motivo che, al momento, si propone di mantenere il livello di invaso nelle normali condizioni di funzionamento dell’impianto ad una quota pari a circa 3 m. al di sotto della quota di massimo invaso (quindi alla quota di 1207 m s.l.m.) e di poter sfruttare la residua capacità dell’invaso di Valgrosina eventualmente allo scopo di regolazione delle portate. Ci si limita pertanto a stimare il valore del salto netto a portata media (di seguito indicata come Qimp e pari a 18.04 m3/s) che si riscontra istantaneamente nelle condizioni di livello di invaso massimo, medio e minimo. Considerando il livello di massimo invaso (1210 m s.l.m.): STUDIO FROSIO pag. 19/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Hn(Qimp,Zmax) salto netto con portata media = 805.41 m Considerando invece il livello di invaso d’esercizio proposto (1207 m s.l.m.): Hn(Qimp,Zesercizio) salto netto con portata media = 802.41 m Quando poi si considera il livello di invaso minimo (1183 m s.l.m.): Hn(Qimp,Zmin) salto netto con portata media = 778.41 m I valori di salto netto appena proposti si riferiscono a condizioni che si verificano istantaneamente (ad esempio livello massimo di invaso e transito della portata media). Poiché il livello dell’invaso di Valgrosina nelle normali condizioni esercizio è assunto pari a 1207 m s.l.m. e poiché le perdite di carico distribuite variano al variare della portata turbinata, si può stimare il salto netto mediamente disponibile nell’arco dell’anno (di seguito indicato come ) ricorrendo a considerazioni di carattere energetico (come presentato in relazione idrologica). A partire dalla curva di durata delle portate turbinabili dalla derivazione di Grosio, stimate le perdite di carico istante per istante che corrispondono al transito della portata disponibile, è possibile stimare la produzione attesa mediante la seguente relazione: nella quale si è considerato un passo temporale pari ad 1 giorno e si è indicato con: = producibilità media annua = rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore - trasformatore, pari a 0.89 = portata di impianto turbinata all’istante = salto netto corrispondente alla portata turbinata nell’istante = tempo medio annuo di esercizio. Dunque il salto netto mediamente disponibile nell’arco dell’anno può essere valutato come il salto con il quale, nelle condizioni medie di portata, si stima la stessa produzione attesa media annua valutata con l’espressione precedente. Per la determinazione di questo valore si adotta l’equivalenza seguente: Nella quale si è indicato con: = portata media di impianto, pari a 18.04 m3/s = salto netto mediamente disponibile nell’arco dell’anno = tempo medio annuo di esercizio (considerato pari a 8760 ore dal momento che, data la presenza di 4 gruppi si ipotizza di poter programmare le manutenzioni su diversi turni in modo da non dover fermare mai la produzione) STUDIO FROSIO pag. 20/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Il salto netto mediamente disponibile nell’arco dell’anno è dunque stimato pari a circa 793.67 m. 5.2.2 Derivazione di Grosotto L’impianto che turbina le portate provenienti dalla derivazione di Grosotto è caratterizzato da: Quota camera valvole 933 m s.l.m. Livello del pelo morto del canale a valle del meccanismo motore 399 m s.l.m. Quota degli ugelli delle turbine 403.50 m s.l.m. Livello del pelo libero all’inizio dello scarico (stimato con il deflusso della portata massima proveniente da entrambe le derivazioni) Il salto nominale è dunque il seguente: 401 m s.l.m. Hnom Grosotto = 933 – 399 = 534 m Il salto netto, cioè il salto effettivamente disponibile all’ingresso del meccanismo motore, varia in funzione della portata e delle caratteristiche geometriche e idrauliche della condotta di adduzione. Il salto lordo viene stimato come differenza tra la quota alla quale si trova la camera valvole e quella alla quale si trovano gli ugelli delle turbine, cioè: Hlordo Grosotto = 933 – 403.5 = 529.5 m. Per stimare dunque il valore del salto netto medio disponibile alla derivazione di Grosotto si ricorre a considerazioni di carattere energetico, così come riportato anche in “relazione idrologica e idraulica”. A partire dalla conoscenza della curva di durata delle portate turbinabili nell’impianto che fa capo alla derivazione Grosotto, scelto un passo temporale di 1 giorno, è possibile infatti determinare istante per istante le perdite di carico che si verificano in condotta al transito della portata disponibile e di conseguenza anche il salto netto. La produzione attesa è quindi data dall’integrazione seguente: nella quale si è considerato un passo temporale pari ad 1 giorno e si è indicato con: = producibilità media annua = rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore – trasformatore, pari a 0.89 STUDIO FROSIO = portata di impianto turbinata all’istante = salto netto corrispondente alla portata turbinata nell’istante pag. 21/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 = tempo medio annuo di esercizio, pari a 8500 ore, considerando 10 giorni medi annui di fermo impianto per guasto o per manutenzioni programmate. Il salto netto medio viene dunque valutato come il salto con il quale, nelle condizioni medie di portata si stima la stessa produzione attesa media annua; si ricorre cioè all’equivalenza seguente: Nella quale si è indicato con: = portata media di impianto, pari a 2.56 m3/s = salto netto medio Il salto netto medio è dunque stimato pari a circa 522.92 m. 5.3 POTENZE E PRODUCIBILITÀ 5.3.1 Derivazione di Grosio La potenza nominale di concessione per l’impianto che utilizza la portata proveniente dalla derivazione di Grosio è stimata pari a: Si ricorda anche la derivazione Grosio verrà esercita ad acqua fluente (pur risentendo della regolazione effettuata dal gestore dell’impianto di Premadio che si trova a monte) per la maggior parte del tempo pur conservando la possibilità offerta dalla presenza della diga di garantire il funzionamento dell’impianto stesso anche come erogatore di servizi di rete. Proponendo di mantenere il livello di invaso nelle normali condizioni di funzionamento dell’impianto ad una quota pari a circa 3 m. al di sotto della quota di massimo invaso (quindi alla quota di 1207 m s.l.m.) si potrà inoltre sfruttare la residua capacità dell’invaso di Valgrosina eventualmente allo scopo di regolazione delle portate. Come ricordato al precedente § 5.2 ed anche in relazione idrologica e idraulica, le perdite di carico distribuite sono in qualche misura proporzionali alla velocità dell’acqua che scorre in condotta ed inversamente proporzionali al raggio idraulico, ne discende che il salto netto mediamente disponibile alla derivazione di Grosio varia al variare della portata turbinata; di conseguenza anche la potenza e la producibilità. A partire quindi dalla curva di durata delle portate turbinate si stimano la potenza media effettiva e la producibilità media annua. In particolare la potenza media effettiva si stima con la seguente espressione: STUDIO FROSIO pag. 22/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Mentre per la producibilità si ricorre alla seguente: Essendo: = rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore – trasformatore, pari a 0.89 = portata di impianto turbinata all’istante = salto netto corrispondente alla portata turbinata nell’istante = tempo medio annuo di esercizio. Solitamente si considera il tempo medio annuo di esercizio pari a 8500 ore; si considerano cioè 10 giorni medi annui di fermo impianto per guasto o per manutenzioni programmate. Nel caso in questione si opta per l’utilizzo di 4 gruppi (Pelton a 5 getti) ciascuno dimensionato per una portata massima di 20 m3/s; considerata la curva di durata delle portate si nota che per la maggior parte del tempo i gruppi non lavoreranno a massimo carico e, presumibilmente, ci si aspetta di poter programmare le manutenzioni su differenti turni in modo da non dover mai fermare la produzione. Di conseguenza si può quindi immaginare di non incappare praticamente mai in un caso di completo fermo impianto; D risulta quindi uguale a 8760. Si stima quindi una potenza media pari a circa 125 MW ed una producibilità media annua di circa 1095 GWh. Il valore della potenza installata, massima potenza elettrica realizzabile dall’impianto, supponendo che tutte le parti dell’impianto stesso siano perfettamente in efficienza e che siano disponibili le più favorevoli condizioni di portata e di salto risulta: Nella quale si indica con: η = il rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore – trasformatore, pari a 0.89; .= la portata massima di impianto, pari a 80 m3/s; = il salto netto valutato con livello massimo di invaso e portata corrispondente alla portata massima turbinabile, pari cioè a 785.10 m. 5.3.2 Derivazione di Grosotto La potenza nominale di concessione è la seguente: STUDIO FROSIO pag. 23/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 La portata massima è stata stimata pari a 6 m3/s disponibile mediamente per circa il 9.6 % dell’anno. Poiché il salto netto varia in funzione della portata,la potenza media effettiva e la producibilità media annua sono state determinate, a partire dalla curva di durata delle portate turbinate, integrando il prodotto tra l’i-esima portata ed il salto netto corrispondenti all’i-esima durata, secondo le seguenti espressioni: nelle quali si è considerato un passo temporale pari ad 1 giorno e si è indicato con: = potenza media = producibilità media annua dell’impianto di Grosotto = rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatoretrasformatore, pari a 0.89 = portata di impianto turbinata all’istante = salto netto corrispondente alla portata turbinata nell’istante = tempo medio annuo di esercizio, pari a 8500 ore, considerando 10 giorni medi annui di fermo impianto per guasto o per manutenzioni programmate. In base a questa formulazione si stima quindi che la potenza media sia pari a 11.68 MW mentre la producibilità media annua sia di circa 99.30 GWh. Il valore poi della potenza installata, massima potenza elettrica realizzabile dall’impianto, supponendo che tutte le parti dell’impianto stesso siano perfettamente in efficienza e che siano disponibili le più favorevoli condizioni di portata e di salto risulta: Nella quale si indica con: STUDIO FROSIO η = il rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore - trasformatore, pari a 0.89; .= la portata massima di impianto, pari a 6 m3/s; = il salto netto valutato con la portata massima turbinabile, pari cioè a 516.26 m. pag. 24/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 5.4 RIASSUNTO DEI DATI IDRODINAMICI DELLA DERIVAZIONE a) Derivazione di Grosio Dati nominali: Portata massima (Qmax Grosio) 80.00 m3/s Portata media (Qmed Grosio) 18.04 m3/s Salto nominale (Hnom Grosio) 806.50 m Potenza nominale (Pnom Grosio) 142639.80 kW Dati della derivazione: Salto netto: - con livello invaso massimo e portata media 805.41 m Hn(Qimp,Zmax) - con livello invaso pari a quello di esercizio e porta- 802.41 m ta media Hn(Qimp,Zesercizio) - con livello invaso minimo e portata media 778.41 m Hn(Qimp,Zmin) - mediamente disponibile nell’arco dell’anno 793.67 m Portata media della derivazione 18.04 m3/s Portata massima della derivazione 80.00 m3/s Potenza media efficiente 125.00 MW Potenza installata 548.4 MW Producibilità media annua 1095 GWh b) Derivazione di Grosotto Dati nominali: Portata massima (Qmax Grosotto) 6.0 m3/s Portata media (Qmed Grosotto) 2.56 m3/s Salto nominale (Hnom Grosotto) 534.0 m Potenza nominale (Pnom Grosotto) 13402.35 kW Dati della derivazione: Salto netto medio 522.52 m Portata media della derivazione 2.56 m3/s Portata massima della derivazione 6.0 m3/s Potenza media efficiente 11.68 MW Potenza installata 27.04 MW Producibilità media annua 99.30 GWh STUDIO FROSIO pag. 25/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 6 INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO 6.1 PIANIFICAZIONE NAZIONALE E COMUNITARIA DEL SETTORE ENERGETICO La valorizzazione delle risorse idriche per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile rientra nelle priorità stabilite dall’Unione Europea nell’ambito degli impegni da essa e dai suoi Stati Membri assunti con l’adesione al protocollo di Kyoto. A questo specifico scopo è stata emanata il 27 settembre 2001 la Direttiva 2001/77/CE, del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla “promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità”, Direttiva recepita dall’Italia con D. Lgs. 29 dicembre 2003 n. 387 che ribadisce che le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, …, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti. Con l’approvazione della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili il Parlamento Europeo ha posto l'obiettivo globale del 20% (17% per l’Italia) del consumo interno lordo di energia nel 2020 da fonti rinnovabili che ad oggi, con la maturità tecnologica raggiunta dalle diverse fonti, è raggiungibile anche mediante l’utilizzazione del potenziale idroelettrico residuo dell’Unione. Sempre in quest’ambito strategico di settore si inquadra anche la normativa italiana sull’incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici regolata dal Decreto 6 luglio 2012. 6.2 PIANIFICAZIONE REGIONALE DEL SETTORE ENERGETICO Al fine di raggiungere gli obiettivi strategici fissati nel Atto di Indirizzo del 2002, Regione Lombardia ha individuato specifiche linee di intervento a seguito dell’aggiornamento del Bilancio energetico regionale al 31 dicembre 2004. Nel Piano d’Azione per l’Energia (di seguito indicato come PAE) si è provveduto a ricostruire integralmente il Bilancio energetico regionale, che rappresenta di fatto il nuovo contesto energetico lombardo sia sul lato domanda sia su quello dell’offerta. Gli indirizzi di politica energetica del Piano Energetico Regionale si ponevano come risultanza di ipotesi di sviluppo maturate sulla base del Bilancio energetico elaborato al 31 dicembre 2000. Le seguenti linee d’intervento del PAE, redatto a seguito dell’aggiornamento del bilancio energetico del 2004 e approvato il 7-3-2007, contengono, in una riformulazione più definita e netta, tutti gli elementi indicati dal Consiglio Regionale nella Deliberazione del 2002: 1. raggiungimento, per quanto attiene alla quota parte attribuibile al territorio lombardo, degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati dal Protocollo di Kyoto e contestuale contributo al miglioramento della qualità dell’aria; 2. incremento della quota di copertura del fabbisogno elettrico attraverso le fonti energetiche rinnovabili e contributo della Lombardia al raggiungimento degli obiettivi della Direttiva 2001/77/CE; STUDIO FROSIO pag. 26/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 3. diminuzione dei consumi energetici negli usi finali, nel rispetto della Direttiva 2006/32/CE concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici; 4. incremento della sicurezza dell’approvvigionamento del sistema energetico regionale e contestuale miglioramento del mercato energetico, che tenga conto delle esigenze delle utenze, tramite il contenimento dei costi, la riduzione degli impatti ambientali locali e regionali, la valorizzazione delle vocazioni territoriali e lo sviluppo di imprenditoria specializzata che inneschi dinamiche positive di incremento dell’occupazione. Dall’analisi dello stato di fatto del sistema impiantistico idroelettrico lombardo al 2005 emerge come la risorsa idroelettrica mantenga, nonostante una contrazione della producibilità media annua verificatasi negli ultimi anni, un ruolo significativo in termini di soddisfacimento del fabbisogno elettrico regionale, contribuendo con una quota pari al 17.8% e un ruolo preponderante tra le fonti rinnovabili, dove rappresenta oltre l’80%. Le linee d’intervento del PAE sono riconducibili a due ambiti operativi: promozione degli impianti di piccola taglia, definiti come mini-idroelettrico (< 3 MW), in grado di sfruttare piccoli salti legati a canali di irrigazione irrigui, acquedotti comunali e torrenti di montagna; mantenimento in efficienza dell’attuale capacità produttiva, in buona parte correlata ad un parco impianti vetusto e bisognoso di importanti interventi di manutenzione straordinaria, unitamente ad una più generale razionalizzazione del sistema impiantistico e dei prelievi a livello di singola asta e di bacino idrografico coerenti con gli obiettivi del Piano di Tutela delle Acque, quale nuovo strumento di pianificazione integrata delle risorse idriche. Nello specifico, queste tipologie di intervento, possono, anche mediante interventi di repoweringcombinati con la revisione degli schemi impiantistici di asta, consentire incrementi di produzione anche dell’ordine del 10-15% pur nel rispetto dei più recenti parametri di corretta gestione delle risorse idriche e di deflusso minimo vitale. A seguito del confronto con gli uffici tecnici di alcune Province lombarde finalizzato ad evidenziare criticità ed opportunità connesse all’utilizzo della risorsa idrica ed all’applicazione del DMV, in particolare in relazione alla stima di una diminuzione del 6.5% circa nella produzione idroelettrica a seguito dei rilasci del DMV, sono emerse le seguenti prospettive di sviluppo: sviluppo del mini-idroelettrico su acquedotti di montagna; sviluppo del mini-idroelettrico sui canali irrigui; sviluppo del repowering e/o sostituzione degli impianti vetusti. In particolare, per quanto riguarda il settore idroelettrico, in uno scenario medio il Piano prevedeva un incremento della produzione energetica da risorsa idrica di 500 STUDIO FROSIO pag. 27/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 GWh/anno a seguito di repowering di impianti esistenti e di 128 GWh/anno nell’incremento del mini-idroelettrico su canali irrigui. La proposta di realizzazione del nuovo impianto idroelettrico si attiene esattamente agli indirizzi proposti dal Piano Energetico; si tratta infatti di un progetto teso al miglioramento dell’utilizzo della risorsa idrica al momento derivata dagli impianti presenti sul territorio. Si è infatti ripensato integralmente l’attuale sistema impiantistico presente nel bacino montano del fiume Adda, proponendo l’abbandono del vecchio e lo sviluppo di un nuovo schema che consenta un utilizzo più razionale della risorsa idrica a livello di bacino idrografico in tutto e per tutto coerente con gli obiettivi del Piano di Tutela e Utilizzo delle Acque (PTUA). Non prevedendo infatti la realizzazione di nuove opere di derivazione, ma utilizzando i medesimi prelievi e garantendo il rilascio del DMV in corrispondenza di ciascuna opera di presa così come richiesto dal PTUA (esattamente come accade al momento), attraverso un diverso schema di impianto si tende ad un incremento della produzione energetica. 6.3 NORMATIVA IN MATERIA DI ACQUE Gli interventi che hanno influenza sul regime delle acque in generale e dei fiumi in particolare sono soggetti ad altre norme, tra le quali si citano le più importanti sia a livello europeo, sia a livello nazionale. 6.3.1 Normativa Europea 75/440/CEE : Direttiva del Consiglio del 16 giugno 1975 concernente la qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati membri. 76/464/CEE : Direttiva del Consiglio del 4 maggio 1976 concernente l’inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell’ambiente idrico della Comunità. 78/659/CEE : Direttiva del Consiglio del 18 luglio 1978 sulla qualità delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci 91/271/CEE : Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1991 concernente il trattamento delle acque reflue urbane. 91/676/CEE : Direttiva del Consiglio del 12 dicembre 1991 relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. 2000/60/CE del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, modificata dalla Decisione 2001/2455/CE e dalle Direttive 2008/32/CE, 2008/105/CE e 2009/31/CE. Tali direttive sono ormai tutte recepite nell’ordinamento giuridico italiano in particolare con il D. Lgs. 152/06 di cui si dirà in seguito. 6.3.2 Normativa nazionale Il Decreto Legislativo del 23 aprile 2006, n. 152 ha sostituito il principale riferimento rappresentato dal Decreto Legislativo dell’11 maggio 1999, n. 152 che dettava disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepiva la Dir. 91/271/CEE sul trat- STUDIO FROSIO pag. 28/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 tamento delle acque reflue urbane e la Dir. 91/676/CEE sulla protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati. Dal momento però che i Piani di Tutela delle Acque sono stati redatti sulla base del precedente Decreto Legislativo dell’11 maggio 1999, n. 152 faremo riferimento al D. Lgs. 152/99, peraltro più restrittivo del successivo. Il D. Lgs. 152/99 individua i parametri da utilizzare per la classificazione delle acque, in funzione degli obiettivi di qualità e in relazione agli usi previsti (produzione di acqua potabile, vita dei pesci, vita dei molluschi, balneazione); stabilisce inoltre i parametri di riferimento per la verifica del rispetto dei limiti di emissione degli scarichi idrici. I corsi d’acqua superficiali, secondo quanto stabilito dal Decreto, sono classificati in base a uno stato di qualità ambientale, definito considerando la classe dello stato ecologico (desunto dal valore dell’Indice Biotico Esteso) e rapportando questa al dato dello stato chimico (valutato in base ai valori di alcuni macrodescrittori): per attribuire lo stato di qualità ambientale si utilizza il risultato peggiore ottenuto dalla valutazione dello stato ecologico e di quello chimico. Le classi dello stato di qualità ambientale sono quelle riportate nello schema seguente. Definizione dello stato di qualità ambientale per i corpi idrici superficiali ELEVATO Non si rilevano alterazioni dei valori di qualità degli elementi chimico fisici e idromorfologici per quel dato tipo di corpo idrico in dipendenza degli impatti antropici, o sono minime rispetto ai valori normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni indisturbate. La qualità biologica sarà caratterizzata da una composizione e un’abbondanza di specie corrispondente totalmente o quasi alle condizioni normalmente associate allo stesso ecotipo. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è paragonabile alle concentrazioni di fondo rilevabili nei corpi idrici non influenzati da alcuna pressione antropica. BUONO I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico mostrano bassi livelli di alterazione derivanti dall’attività umana e si discostano solo leggermente da quelli normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. SUFFICIENTE I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico si discostano moderatamente da quelli di norma associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. I valori mostrano segni di alterazione derivanti dall’attività umana e sono sensibilmente più disturbati che nella condizione di “buono stato”. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. SCADENTE Si rilevano alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di qualità biologica del tipo di coro idrico superficiale, e le comunità biologiche interessate si discostano sostanzialmente da quelle di norma associate al tipo di corpo idrico superficiaSTUDIO FROSIO pag. 29/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 le inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da comportare effetti a medio e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. PESSIMO I valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale presentano alterazioni gravi e mancano ampie porzioni delle comunità biologiche di norma associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da gravi effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. Per quanto attiene alle acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci, il Decreto, sulla base di una serie di parametri e associati valori guida o valori imperativi, definisce la classe di appartenenza, distinguendo tra le acque adatte alla vita dei salmonidi e le acque adatte alla vita dei ciprinidi. Il D. Lgs 152/99, per i corpi idrici superficiali e sotterranei, fissa due tipi di obiettivi: 1. obiettivo minimo di qualità ambientale, in funzione della capacità delle acque di mantenere i processi autodepurativi e sostenere le comunità animali e vegetali diversificate e ricche; 2. obiettivo di qualità per specifica destinazione, riferito allo stato dei corpi idrici idoneo a usi particolari da parte dell’uomo o alla vita dell’ittiofauna. Tali obiettivi di qualità devono essere perseguiti, a partire dall’identificazione da parte delle Regioni della qualità ambientale corrispondente, per ogni corpo idrico. Gli obiettivi di qualità sono: mantenere o raggiungere lo stato di qualità ambientale “buono” entro il 2016 (entro il 22-12-2015 per il D. Lgs. 152/06); mantenere, se già esistente, lo stato di qualità ambientale “elevato”; mantenere o raggiungere, per le acque a specifica destinazione d’uso o funzione, la qualità corrispondente alla stessa destinazione funzionale prestabilita, entro il 2016 (entro il 22-12-2015 per il D. Lgs. 152/06); rispettare i valori più cautelativi tra quello della qualità ambientale e quello della qualità per specifica funzionalità riferiti allo stesso corpo idrico; mantenere o raggiungere, se definiti dalle Regioni, valori di qualità ambientale più elevati o altri valori di qualità per specifiche funzionalità in relazione ad altre desti- nazioni aggiunte; impedire ogni ulteriore degrado dei corpi idrici; conseguire almeno il livello di stato “sufficiente”, entro il 2008, per i corpi idrici che devono raggiungere lo stato “buono” entro il 2016. La legge 183/89e s.m.i. è il riferimento normativo nazionale in materia di riassetto e difesa del suolo. In particolare tra gli obiettivi della legge rientrano: il risanamento delle acque, la razionale fruizione e gestione delle risorse idriche, la tutela degli aspetti ambientali. Si introduce per la prima volta in Italia (e con un ritardo di qualche decennio) una visione globale dell’intero ciclo delle acque. Il bacino idrografico viene considerato STUDIO FROSIO pag. 30/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 come un ecosistema unitario al fine di superare le difficoltà derivanti dalla frammentazione delle competenze tra enti e amministrazioni diverse. Nelle Autorità di Bacino si assume un innovativo assetto politico-istituzionale che prevede la concertazione e la collaborazione tra Stato e Regioni. Il Piano di bacino, complessivamente o per stralci, è lo strumento principale di pianificazione delle risorse secondo un approccio integrato di difesa del suolo, tutela e risanamento delle acque, fruizione e gestione del patrimonio idrico. 6.4 PIANO DI GESTIONE DEL BACINO IDROGRAFICO E PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE (PTUA) La Regione Lombardia, con l'approvazione della Legge regionale 12 dicembre 2003 n°26, in linea con quanto previsto dalla Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE, ha indicato il "Piano di gestione del bacino idrografico" quale strumento regionale per la pianificazione della tutela e dell'uso delle acque. Ha inoltre stabilito che, nella sua prima elaborazione, tale Piano costituisce il "Piano di tutela delle acque" previsto dal Decreto legislativo n° 152 dell'11 maggio 1999, all'articolo 44. Il Piano di gestione del bacino idrografico, piano stralcio di settore del Piano di bacino previsto all'art. 17 della Legge 183 del 18 maggio 1989 sulla difesa del suolo, è costituito pertanto: dall'“Atto di indirizzi per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia – Linee strategiche per un utilizzo razionale, consapevole e sostenibile della risorsa idrica“, approvato con Delibera del Consiglio Regionale 28 Luglio 2004 n° VII/1048; dal Programma di Tutela e Uso delle Acque, approvato dalla Giunta Regionale con Deliberazione n° 8/2244 del 29 marzo 2006. L’Atto di indirizzi stabilisce in particolare l’espressione per il calcolo del DMV, in applicazione dell’Allegato B alla Deliberazione del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po n° 7 del 13 Marzo 2002. Il Programma di tutela e uso delle acque costituisce un punto di riferimento basilare sia per le informazioni in esso contenute sia per gli indirizzi gestionali ivi espressi. Per la questione di cui qui si tratta assumono particolare rilevanza alcuni aspetti che sono indicati di seguito. Il Fiume Adda è individuato dal PTUA come corso d’acqua significativo. Il Fiume Adda,nelle sezioni di seguito riportate presenta uno stato ecologico e ambientale variabile da buono a sufficiente, così come definito dal D. Lgs. 152/99: - Loc. Premadio (in comune di Valdidentro) – Buono - Loc. le Prese (in comune di Sondalo) – Sufficiente - Loc. Stazzona (in comune di Villa di Tirano) – Sufficiente. STUDIO FROSIO pag. 31/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 L’iniziativa in argomento non prevede l’incremento del numero delle opere di presa né dei quantitativi di portata derivata al momento utilizzati dagli attuali impianti di Grosio e di Grosotto. Poiché poi si prevede il completo abbandono delle centrali idroelettriche di Lovero e Stazzona, si rinuncerà anche all’opera di presa dell’impianto di Stazzona, la quale ora capta le acque raccolte a monte della traversa di Sernio; al momento qui sono convogliate le acque scaricate dagli attuali impianti di Grosio, Grosotto e Boscaccia, già utilizzate dall’impianto di Lovero, oltre a quelle che appartengono al bacino residuo del fiume Adda. L’iniziativa oggetto di attenzione dunque comporterà un cambiamento rispetto all’attuale regime di portate dell’asta del fiume Adda; in tal senso: non verrà modificato il complesso sistema di derivazione delle portate che viene ora utilizzato dagli impianti di Grosio e Grosotto, dunque non si prevede di alterare l’attuale regime delle portate del bacino montano del fiume Adda fino al comune di Grosio; le grandi vasche presenti ora in comune di Grosotto, nelle quali al momento vengono immesse le portate scaricate dalle centrali di Grosio, Grosotto e Boscaccia, non verranno più utilizzate come serbatoio di carico per il successivo impianto di Lovero. Per questo la portata scaricata della centrale di Boscaccia (centrale che non verrà toccata dalla presente iniziativa) non verrà più immessa all’interno di quelle grandi vasche ma verrà fatta confluire all’interno del fiume Adda, incrementando dunque la portata defluente nel corso del fiume; nel tratto quindi tra Grosotto e Stazzona si avrà un miglioramento rispetto alle condizioni attuali. In particolare: a. nel tratto tra Grosotto e la traversa di Sernio defluirà, oltre alla portata presente ad ora, anche quella scaricata dalla centrale di Boscaccia; b. nel tratto tra la traversa di Sernio e Stazzona l’attuale deflusso verrà incrementato non solo dal contributo scaricato dalla centrale di Boscaccia ma anche da quello che si genera sul bacino del fiume Adda residuo compreso tra l’attuale opera di presa di Boscaccia (limite di monte) e la traversa di Sernio (limite di valle) ad ora captato invece dall’opera di presa della centrale di Stazzona; La situazione finale che si prospetta con la nuova iniziativa risulta dunque migliore: si avrebbe infatti un aumento della portata disponibile in alveo su un tratto di lunghezza pari a circa 15.5 km, attualmente caratterizzato da uno stato di qualità moderato secondo quanto riportato all’interno del Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po e presentato nel § 6.4.2. Privilegiando l’esercizio ad acqua fluente non solo del gruppo che afferisce alla derivazione di Grosotto, ma anche dei gruppi che fanno capo alla derivazione di Grosio (in accordo alla gestione delle portate turbinate dall’impianto di Premadio che si trova a monte) e prevedendo la possibilità di demodulare le portate turbinate utilizzando il lungo canale di scarico, è inoltre possibile ridurre il fenomeno di hydropeaking. STUDIO FROSIO pag. 32/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Si ritiene quindi che il progetto oggetto di interesse non interferisca con gli obiettivi del Piano stesso. 6.4.1 Classificazione del corso d’acqua sulla base dei criteri dettati dal D. Lgs. 152/99 La tabella seguente, tratta dall’allegato 12 alla Relazione generale della proposta di Programma di tutela e uso delle acque, approvata con Deliberazione della Giunta regionale n° VII/19359 del 12 novembre 2004, riporta la definizione dello stato ambientale del Fiume Adda nelle sezioni di Valdidentro, Sondalo e Villa di Tirano in accordo al D. Lgs. 152/99. Tabella 2 – Classificazione del Fiume Adda nelle sezioni sopra riportate (D.Lgs. 152/99) 6.4.2 Classificazione del corso d’acqua sulla base dei criteri dettati dal D. Lgs. 152/06 La figura seguente, tratta dall’elaborato 4 del Piano di Gestione del bacino idrografico del fiume Po (PdGPo), riporta la rappresentazione cartografica dello stato delle acque superficiali che compongono il bacino del fiume Po. In particolare si evidenzia, con un rettangolo viola, il bacino montano del fiume Adda, all’interno del quale si sviluppa l’iniziativa oggetto di interesse. STUDIO FROSIO pag. 33/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 2: Stato dei corpi idrici superficiali che compongono il bacino idrografico del fiume Po. (fonte: elaborato 4 del Piano di Gestione del bacino idrografico del fiume Po, Autorità di Bacino del fiume Po). Già dalla Figura 2 si nota come lo stato qualitativo degli affluenti del fiume Adda sopralacuale sia “buono”, mentre quello dell’asta principale del fiume dall’abitato di Premadio fino alla confluenza con il torrente Mallero sia invece classificato come “moderato” e di natura “altamente modificata”, almeno fino a valle di Tirano. Nell’elaborato 5 del PdGPo sono poi riportati gli obiettivi ambientali fissati per le acque superficiali; in particolare si prevede il mantenimento dello stato “buono” per tutti gli affluenti ed il raggiungimento al 2015 dello stato sia ecologico che chimico “buono” per tutti gli altri tratti del bacino del fiume Adda montano. 6.5 PIANO ITTICO PROVINCIALE E NORMATIVA SULLA TUTELA DEL PATRIMONIO ITTICO La L.R. 30 luglio 2001 n° 12, “Norme per l’incremento e la tutela del patrimonio ittico e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia”, si è posta come obiettivi generali la salvaguardia delle acque interne dalle alterazioni ambientali e la tutela della fauna ittica autoctona. Per questo stabilisce prescrizioni riguardanti specificatamente le derivazioni di acque in concessione; in particolare sancisce che le Amministrazioni che rilasciano le concessioni di derivazioni d’acqua provvedano a inserire nei disciplinari disposizioni per la tutela della fauna ittica oltre a imporre il rilascio continuo di una quantità d’acqua sufficiente a garantire, anche nei periodi di magra, la sopravvivenza e la risalita dell’ittiofauna, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente in materia. STUDIO FROSIO pag. 34/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 In linea con quanto previsto dalla normativa regionale e dal PTUA, al fine di perseguire una corretta gestione degli ambienti acquatici, la provincia di Sondrio ha redatto il Piano ittico Provinciale e la carta delle vocazioni ittiche. Si tratta cioè di documenti nei quali vengono specificati i criteri di individuazione delle zone destinate ai diversi tipi di pesca, i criteri per l’istituzione delle zone di protezione, di ripopolamento e di tutela ittica, oltre a proporre misure atte a salvaguardare o migliorare le condizioni ambientali per sostenere popolazioni ittiche di interesse conservazionistico. L’ittiofauna del bacino montano dell’Adda presenta un buon grado di biodiversità; in particolare è da notare la consistente presenza del temolo e della trota marmorata, due specie indicatrici di buona qualità delle acque che, in questo tratto di fiume, trovano una delle aree di maggiore presenza di tutto il bacino del Po. Esistono però molti fattori che limitano la qualità dei popolamenti ittici: le portate idriche, in molti tratti scarse ed irregolari e l’incremento del trasporto solido, fattori entrambi dovuti alla presenza degli sbarramenti per la produzione idroelettrica, alle alterazioni degli alvei determinate da sbarramenti, arginature e cementificazioni, all’inquinamento chimico provocato dagli scarichi civili e industriali e all’inquinamento genetico, determinato da errate strategie di gestione della pesca. Si riporta in Figura 3 la cartografia della classificazione delle acque superficiali; in particolare, all’interno del riquadro viola si trova il bacino imbrifero le cui portate, così come vengono al momento utilizzate dagli impianti di Grosio e Grosotto, verranno utilizzate anche dalla nuova centrale di Grande Grosio. Il riquadro verde invece evidenzia il tratto di alveo del fiume Adda che beneficerà dell’incremento di portata dovuta alla mancata derivazione delle acque turbinate dall’impianto di Boscaccia. In realtà, come discusso al § 6.4, solo la porzione dell’asta principale del fiume Adda, evidenziata con il riquadro verde, cioè quella compresa tra il comune di Grosotto e l’abitato di Stazzona, sarà interessata da cambiamenti rispetto alla situazione attuale. Il tratto di alveo compreso tra Grosotto e Stazzona viene indicato come zona di pregio ittico potenziale, zona dunque nella quale esistono alterazioni ambientali mitigabili o rimovibili mediante le azioni di ripristino ambientale e di gestione faunistica indicate nel Piano Ittico; questo tratto riceverebbe giovamento dall’entrata in esercizio del nuovo impianto di Grande Grosio, poiché aumenterebbero le portate disponibili in alveo (per una stima di tale incremento si veda il § 7). STUDIO FROSIO pag. 35/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 3: Carta ittica della provincia di Sondrio; si rappresentano le acque di pregio ittico (in blu), quelle di pregio ittico potenziale (in azzurro) e quelle di interesse pescatorio (in giallo). 6.6 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE Il Piano Territoriale Regionale (PTR) è stato adottato con delibera del Consiglio Regionale n.874 del 30 luglio 2009; è stato poi pubblicato sul BURL n.7 del 17 febbraio 2010 e con la delibera n. 951 del 19 gennaio 2010 sono state decise le controdeduzioni regionali alle osservazioni pervenute ed il Piano Territoriale Regionale è stato approvato. Il PTR ha, ai sensi dell’art. 19 della L.R. 12/2005, natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico; gli aggiornamenti al PTR di cui sopra (l’ultimo in ordine di tempo è stato approvato con delibera del consiglio regionale n. 276 del 8 novembre 2011) integrano ed aggiornano il precedente Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) vigente in Lombardia dal 2001, in linea con la “Convenzione Europea del paesaggio” e con il Dlgs. n.42/2004. Il PTR quindi recepisce, consolida e aggiorna il PTPR integrandone e adeguandone i contenuti e confermandone l’impianto generale e le finalità di tutela. Il PTPR diventa così una sezione specifica del PTR, disciplina paesaggistica dello stesso, mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità. Poiché l’iniziativa in oggetto prevede la realizzazione di nuove opere solamente a valle delle camere valvole delle attuali centrali di Grosio e di Grosotto, e non ha invece in progetto l’alterazione di alcunché faccia parte delle opere di presa e di derivazione attualmente utilizzate dalle stesse centrali (e che si sviluppano sull’intero bacino montano STUDIO FROSIO pag. 36/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 del fiume Adda, caratterizzato da una vasta area), si sceglie di analizzare unicamente le aree che saranno interessate da cambiamenti. Gli elaborati di Piano, relativamente all’area interessata dal progetto evidenziano i seguenti aspetti. La tavola di piano A Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio inquadra la zona d’intervento nella fascia alpina (ambito geografico della Valtellina). Tanto le opere di presa, il lungo canale derivatore di Grosio, l’intera derivazione di Grosotto, la zona in cui si prevede la realizzazione della nuova centrale, quanto tutta l’area interessata dal lungo canale di scarico ricadono in un’area che viene classificata come “paesaggi delle valli e dei versanti”. In queste aree si vuole puntare alla tutela di tutto ciò che è parte del contesto naturale e su tutti gli elementi che concorrono alla stabilità dei versanti e all’equilibrio geologico. STUDIO FROSIO pag. 37/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 4: Estratto della tavola di piano A – ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio. La tavola di piano B Elementi identificativi e percorsi panoramici riporta quelle che vengono definite strade panoramiche ed i tracciati guida paesaggistici; il tracciato della condotta forzata nella quale defluisce la portata proveniente dalla derivazione di Grosotto, intersecherà una strada panoramica ma, essendo interrato, non interferirà con essa. Anche in prossimità dello scarico a fiume delle portate turbinate sono presenti una strada panoramica e un tracciato guida paesaggistico. Questi elementi sono riportati anche nella tavola di piano E allegata alla quale si rimanda. La tavola di piano C Istituzioni per la tutela della natura individua i parchi, le aree naturali protette, i siti di importanza comunitaria presenti nell’area. All’interno del bacino montano del fiume Adda sono presenti il parco Nazionale dello Stelvio, diversi SIC, alcune aree classificate come ZPS oltre ad alcuni geositi di interesse geologico, geografico e paleontologico. In particolare alcune delle opere di presa lambiscono il confine del parco Nazionale dello Stelvio (opere di presa sul torrente Frodolfo a Uzza, sul fiume Adda a Premadio e sul torrente Rezzelasco). Lo stesso accade anche per alcuni SIC: l’opera di presa sul fiume Adda a Premadio è al di fuori di un STUDIO FROSIO pag. 38/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 SIC e la futura galleria di scarico passa più a valle del sito di importanza comunitaria chiamato “da Monte Belvedere a Vallorda” ed identificato dal codice IT2040024; si fa comunque notare che la galleria di scarico lungo tutto il suo percorso sarà interamente interrata. Non si segnalano ZPS che interessino aree diverse da quelle già segnalate come parco o come SIC ed i geositi non verranno interessati dalle opere previste dalla presente iniziativa. Si veda la tavola di piano C sotto riportata. STUDIO FROSIO pag. 39/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 La tavola di piano D Quadro di riferimento degli indirizzi di tutela e di operatività immediata segnala la presenza di ambiti di elevata naturalità. I pozzi piezometrici della derivazione di Grosio si trovano all’interno di un’area definita ad alta naturalità. Pertanto le condotte forzate, che provengono dalla derivazione di Grosio si troveranno anch’esse, almeno la prima parte, in una zona ad alta naturalità. Si rammenta STUDIO FROSIO pag. 40/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 che queste saranno interrate. La zona della nuova centrale, le condotte forzate provenienti dalla derivazione di Grosotto, la galleria di scarico si trovano invece all’esterno di aree ad alta naturalità. Negli ambiti ad alta naturalità la disciplina paesistica persegue i seguenti obiettivi generali: a) recuperare e preservare l’alto grado di naturalità, tutelando le caratteristiche morfologiche e vegetazionali dei luoghi; b) recuperare e conservare il sistema dei segni delle trasformazioni storicamente operate dall’uomo; c) favorire e comunque non impedire né ostacolare tutte le azioni che attengono alla manutenzione del territorio, alla sicurezza e alle condizioni della vita quotidiana di coloro che vi risiedono e vi lavorano, alla produttività delle tradizionali attività agrosilvopastorali; d) promuovere forme di turismo sostenibile attraverso la fruizione rispettosa dell’ambiente; e) recuperare e valorizzare quegli elementi del paesaggio o quelle zone che in seguito a trasformazioni provocate da esigenze economiche e sociali hanno subito un processo di degrado e abbandono. Si veda la tavola di piano D sotto riportata. STUDIO FROSIO pag. 41/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 La tavola di piano E Viabilità di rilevanza paesistica segnala la presenza di tracciati guida (art. 26, comma 10) e strade panoramiche (art. 26, comma 9). Si veda la tavola di piano E sotto riportata. STUDIO FROSIO pag. 42/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 La tavola di piano F Riqualificazione paesaggistica: ambiti e aree di attenzione regionale segnala la presenza di conurbazioni lineari lungo il fondovalle del fiume Adda. STUDIO FROSIO pag. 43/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 La tavola di piano G Contenimento dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica individua la presenza di interventi di grande viabilità programmati nel fondovalle. La tavola di piano H Contenimento dei processi di degrado paesaggistico: tematiche rilevanti sono segnalate soprattutto aree di degrado provocato da processi di urbanizzazione lungo il fondovalle del fiume Adda. La tavola di piano I Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge (D. Lgs. 42/04) segnala le presenza di aree alpine. STUDIO FROSIO pag. 44/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 6.7 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE L’interazione dell’intervento è stata valutata anche rispetto al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), approvato con delibera del Consiglio Provinciale n.4 del 25 gennaio 2010. Gli elaborati di Piano, relativamente all’area interessata dal progettato impianto idroelettrico Grande Grosio, evidenziano i seguenti aspetti. Le tavole del gruppo 2 (2.7, 2.8 e 2.10) del PTCP Uso del suolo e Previsioni urbanistiche, classificano come “territori boscati e ambienti seminaturali” le aree interessate dalla centrale (in caverna), dalle condotte forzate della derivazione di Grosio ed in parte anche della derivazione di Grosotto. Il primo tratto delle condotte forzate della derivazione di Grosotto verrà effettuato come avviene al momento in superficie, è riconosciuto come tratto di “servizio pubblico”; in corrispondenza poi del futuro attraversamento d’alveo da parte delle condotte forzate della derivazione di Grosotto e nel tratto iniziale interrato si identifica invece un’area di “servizio pubblico” (sempre legata alle attuali centrali di Grosio e Grosotto) e un’area indicata come “produttivo esistente”. La galleria di restituzione invece, rimanendo interrata per la totalità dei suoi circa 18 km di lunghezza, dopo l’attraversamento della valle in prossimità di Grosio, dove si trovano “aree residenziali” e “aree produttive”, si mantiene quasi per intero all’interno della “zona boscata”. Solo la parte terminale del canale di scarico, quella che passa accanto alle aree ad ora interessate dalle opere della centrale di Stazzona, attraverserà un’area designata come “servizi pubblici” e “servizi pubblici sovracomunali”. Le tavole poi del gruppo 3 del PTCP Elementi conoscitivi dell’assetto geologico evidenziano l’attraversamento di conoidi che avviene lungo il tracciato della galleria di scarico che si sviluppa in sinistra idraulica. Il versante della montagna, all’interno della quale si prevede la costruzione a grande profondità della nuova centrale è segnalata invece come interessata da fenomeni franosi a scivolamento rotazionale/traslativo. Si vuole sottolineare che la nuova centrale si troverà ad elevata profondità e che lo studio geologico allegato esclude interferenze negative dell’opera in progetto. Le tavole del gruppo 4 del PTCP Elementi paesistici e rete ecologica rivelano che: - la zona nella quale verrà costruita la nuova centrale in caverna e quella delle condotte forzate provenienti dalla derivazione di Grosio (interrate) si trova in un’area identificata come di particolare interesse naturalistico-paesistico (art. 8); si sottolinea però che la centrale è posta al di fuori dell’area vincolata perché indicata come “ambito di particolare interesse ambientale” (art. 7). - la medesima area viene inoltre indicata come elemento della rete ecologica (art. 11); STUDIO FROSIO pag. 45/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 - - - viene delimitata attorno al Castello dei Visconti Venosta un’ampia area individuata come geosito; al di sotto di quest’area, a diverse profondità, transiteranno la condotta forzata proveniente dalla derivazione di Grosotto (interrata), la galleria di scarico (posta a grande profondità) e la galleria di accesso alla centrale (interrata anch’essa). Su questa stessa area vengono indicate anche presenze archeologiche. le condotte forzate che fanno parte della derivazione di Grosotto, nel primo tratto in superficie, si trovano al di fuori di qualunque area di interesse naturalisticopaesistico. In prossimità dell’alveo del fiume Adda invece ricadono all’interno del vincolo “aree contermini ai fiumi” (art. 7). la zona in cui le portate turbinate dalla centrale di Grande Grosio verranno scaricate nel fiume Adda è caratterizzata dal “paesaggio di fondovalle”, nel tratto in cui lo scarico si trova interrato alla minima profondità; si veda la Figura 5. STUDIO FROSIO pag. 46/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 5: Estratto della tavola 4 del PTCP Sondrio – Elementi paesistici e rete ecologiSTUDIO FROSIO pag. 47/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 ca. In rosso la parte terminale della galleria di scarico. Le tavole del gruppo 6 Previsioni progettuali strategiche non rivelano particolari criticità. Nell’area dove si prevede lo scarico delle portate a fiume è indicata una strada statale prevista dalla progettazione regionale fuori terra, con annessa pista ciclabile da integrare; si rammenta che il canale di scarico, lungo tutto il suo tracciato, è previsto interrato, dunque non si ravvisano elementi di criticità nemmeno in quest’area. La mappa che riguarda la mobilità - rete primaria e rete di interesse locale (tavola 7.1) prevede la realizzazione di una nuova infrastruttura stradale di interesse sovra comunale, in parte realizzata fuori terra ed in parte invece in galleria che si dovrebbe sviluppare in sinistra idraulica tra Lovero e Sondrio. Questa non dovrebbe interferire con la galleria di scarico della nuova centrale di Grande Grosio, anch’essa prevista in sinistra idraulica, infatti: - tutto il tracciato della galleria di scarico si mantiene ad una certa distanza da quello previsto per la nuova arteria stradale; inoltre la galleria di scarico è prevista a quota decisamente inferiore rispetto a quella dei tratti in galleria della nuova strada. - come già indicato per le tavole del gruppo 6 la parte terminale del canale di scarico, sempre interrata, interseca il tracciato della nuova arteria stradale prevista dal piano subito a valle dell’abitato di Stazzona; la strada statale ricalca lo stesso tracciato della strada oggi esistente. Si rammenta che il canale di scarico rimane comunque sempre interrato fino allo sbocco in Adda; si adotteranno le migliori tecnologie disponibili per cercare di evitare l’interruzione della circolazione. Le tavole poi del gruppo 8, vincoli di natura geologica e idrogeologica presentano informazioni che verranno discusse in modo più esaustivo al § 6.10 ed al § 6.9.2 per quanto riguarda il tratto terminale del canale di restituzione delle portate turbinate. Si evidenzia solo il fatto che la galleria di scarico dell’impianto di Grande Grosio attraverserà in parte aree di conoide e non toccherà aree segnalate come a rischio idrogeologico molto elevato. 6.7.1 Piano di bilancio idrico Il PTCP ha individuato come strategica la tutela dei corpi idrici per la salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente della Provincia di Sondrio ed ha definito, tra le azioni da mettere in pratica, anche la definizione di classi di criticità dei corsi d’acqua che viene realizzata proprio all’interno del Piano di Bilancio Idrico (PBI). Questo documento fissa infatti una nuova metodologia, maggiormente riferita alla specificità delle condizioni locali, per definire le classi di criticità in alternativa e/o ad integrazione dei criteri di calcolo indicate nel PAI. Le principali linee d’indirizzo possono essere riassunte come segue: salvaguardia dei piccoli bacini, ovvero con superficie inferiore a 5 km2; STUDIO FROSIO pag. 48/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 riguardo all’indice IL, rappresentativo delle lunghezze dei corsi d’acqua sottesi, viene assunta come soglia indice il 40%. L’indice IL, riferito a ciascuna delle 18 macroaree individuate nel territorio della provincia di Sondrio, è definito come il rapporto tra la somma delle lunghezze dei tratti di reticolo “naturali” (non penalizzati cioè dalla presenza di derivazioni) e la lunghezza complessiva del reticolo idrografico (considerando dunque sia i tratti di reticolo “antropizzati” che quelli “naturali”). Secondo questa definizione il valore dell’indice IL è compreso tra 0% e 100%, essendo pari a 0% nel caso di completa antropizzazione del bacino ed invece pari a 100% nel caso di completa naturalità. Quindi con IL>40%, con il solo riferimento a questa criticità, sono considerate possibili le nuove derivazioni. salvaguardia delle aree di elevato interesse naturalistico e paesaggistico. con riferimento all’indice di rischio Irischio il piano prevede l’adozione di normative di salvaguardia differenziate. In particolare nei tratti a rischio R3 e R4 sono precluse le nuove derivazioni, nei tratti a rischio R1 e R2 si prevedono misure di preven- zione atte a impedire che nuove derivazioni possano far assumere ai tratti posti a valle della derivazione livelli di rischio peggiori di quella attuale. I rinnovi di concessioni esistenti potrebbero essere valutati in funzione del rischio oggi presente e richiedendo che un’analisi specifica dei diversi aspetti di criticità che contraddistinguono il reticolo situato a valle della derivazione conduca alla messa a punto di misure di riduzione delle suddette criticità, di riqualificazione dell’ambiente fluviale e di miglioramento del Deflusso Minimo Vitale. Per il bacino del fiume Adda interessato dalla futura centrale di Grande Grosio si evidenzia che gli strumenti individuati dal piano di Bilancio Idrico sono stati messi a punto grazie alla realizzazione di uno studio particolareggiato che ha ampiamente considerato la presenza degli invasi e delle opere di derivazione oltre che degli scarichi che fanno capo alle centrali idroelettriche attualmente presenti sul territorio e tra queste anche le centrali ad ora in funzione di Grosio, Grosotto, Lovero e Stazzona. Proprio per questo motivo il tratto del reticolo idrografico che si trova subito a valle del serbatoio di Valgrosina, ad esempio, è caratterizzato da un indice di rischio, Irischio, R4 cioè molto elevato (si veda la Figura 12). L’impatto dunque della presenza delle centrali idroelettriche sul territorio è già stato valutato ed è rappresentato attraverso gli indici la cui raffigurazione è data dalla cartografia presente nel PBI. Ricordando che la futura centrale idroelettrica Grande Grosio andrebbe a sostituire la cascata di centrali idroelettriche esistenti Grosio-Grosotto-Lovero-Stazzona, utilizzando unicamente e mantenendo inalterate le portate derivate ad ora solo dagli impianti di Grosio e di Grosotto, si ritiene interessante presentare qui di seguito la situazione presente ora su tutto il bacino idrografico interessato dalla futura centrale; in particolare si porrà l’attenzione su quel tratto del fiume Adda che sarà interessato dai cambiamenti di cui si è discusso al § 6.4. STUDIO FROSIO pag. 49/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Di seguito si presentano gli indici che nel PBI sono stati scelti per caratterizzare gli aspetti idraulici e ambientali: 1) IL(si veda Figura 6) che assume valori differenti a seconda del settore considerato: 35% (Valle di Cancano) 36% (Frodolfo) 80% (Valgrosina) 30% (Tributari Adda da Bormio a Tresenda) Figura 6: Indice IL delle lunghezze dei corsi d’acqua non sottesi dagli impianti idroelettrici per settori del territorio della provincia di So. (fonte Tavola 6 del PBI). Nel capitolo 6.4 della relazione tecnica si propone l’adozione di un valore di soglia pari a 40%, relativamente all’indice IL. Con tale scelta i settori “Spoel”, “Val Grosina”, “Tributari di destra Adda tra Tresenda e Sondrio”, “Mallero”, “Tributari di sinistra Adda a valle di Sondrio”, “Tributari di destra Adda a valle di Sondrio”, “Tartano e limitrofi”, “Masino”, “Codera – Ratti”, “Reno di Lei”, forniscono valori di IL > 40% e quindi potrebbero, considerando solo tale indice e non le altre criticità più oltre descritte, presentare la possibilità di nuove derivazioni. Con questo progetto si vuole proporre di ripensare in modo unitario il complesso sistema di centrali in cascata ad ora esistenti sul territorio, andando così a sostituirle interamente con il nuovo impianto oggetto di studio. Si rammenta anche che le opere di presa ad ora esistenti verranno mantenute, senza aggiungerne nuove, e non si prevede di derivare portate superiori a quelle attualmente utilizzate solamente dagli impianti di Grosio e Grosotto. 2) Imedia,antr (si veda Figura 7); l’indice è calcolato come rapporto percentuale tra la portata media annua antropizzata Qmedia, antr, stimata in ogni tratto del reticolo per effet- STUDIO FROSIO pag. 50/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 to delle derivazioni e restituzioni operate per i diversi usi idrici, e la portata media annua naturale Qmedia, nat: L’indice è classificato nelle seguenti classi: - Classe C1: criticità moderata o nulla: Imedia, antr> 35 % - Classe C2: criticità media: 20 % <Imedia, antr≤ 35 % - Classe C3: criticità elevata: 10 % <Imedia, antr≤ 20 % - Classe C4: criticità molto elevata: Imedia, antr= 10 %. LEGENDA Opera di presa dismessa Opera di presa mantenuta Centrale G.G. a Centrale dismessa Punto di restituzione dismesso Punto di restituzione G.G. CRITICITA’ b = 10 % C4 - molto elevata 10 - 20 % C3 - elevata 20 - 35 % C2 - media 35 - 100% C1 - moderata c ≥100% nulla Tratti che sottendono piccoli bacini di superficie < 5 km2 Figura 7: Carta dell’indice Imedia, antr della portata media annua antropizzata rappresentativo, per ogni tratto del reticolo idrografico, del rischio indotto dalle derivazioni rispetto alla portata media annua naturale, con esclusione dei piccoli bacini di superficie < 5 km2. Con le lettere a, b e c si indicano le sezioni del fiume Adda che saranno interessati da un regime delle portate differente rispetto a quello attualmente presente (a – sezione in prossimità di Grosotto, b – traversa di Sernio, c – scarico della centrale di Stazzona e futuro scarico di Grande Grosio). L’attuale centrale di Lovero non verrà più utilizzata; per questo la portata ad ora scaricata dall’impianto di Boscaccia direttamente all’interno delle vasche di carico dell’impianto di Lovero, che si trovano a Grosotto, verrà rilasciata in alveo in prossimi- STUDIO FROSIO pag. 51/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 tà dell’abitato di Grosotto arrecando un giovamento alle condizioni del fiume. Al momento il tratto di alveo compreso tra l’abitato di Grosotto e la traversa di Sernio (rappresentato in Figura 7 come il tratto compreso tra a e b) è caratterizzato da un indice Imedia, antr pari a C3, dunque elevato. Poiché con l’entrata in esercizio della futura centrale di Grande Grosio si dismetterebbe anche l’impianto di Stazzona, nel tratto di alveo compreso tra b e c (si veda la Figura 7) sarebbero presenti anche le portate ad ora derivate dall’opera di presa della centrale di Stazzona; alla portata ora ivi defluente si andrebbe ad aggiungere la quota di portata scaricata dalla centrale di Boscaccia ed anche quella generata dal bacino del fiume Adda compreso tra la sezione posta subito a valle dell’opera di presa di Boscaccia e la sezione di chiusura posta in corrispondenza della traversa di Sernio. Il tratto compreso tra b e c è al momento caratterizzato da criticità di tipo C2 (media) e C3 (elevata). Ora la completa restituzione delle portate turbinate dalla cascata di centrali avviene in prossimità dell’abitato di Stazzona (sezione indicata con la lettera c in Figura 7); allo stesso modo, con l’entrata in funzione della futura centrale di Grande Grosio, la completa restituzione delle portate avverrà in corrispondenza dell’attuale scarico della centrale di Stazzona (indicato con la lettera c in Figura 7). 3) Imagra,antr (si veda Figura 8); l’indice è calcolato come rapporto percentuale tra la portata media annua antropizzata nei periodi di magra Qmagra, antr, stimata in ogni tratto del reticolo per effetto delle derivazioni e restituzioni operate per i diversi usi idrici, e la portata media annua naturale Qmedia, nat: L’indice è classificato nelle seguenti classi: - Classe C1: criticità moderata o nulla: Imagra, antr> 20 % - Classe C2: criticità media: 10 % <Imagra, antr≤ 20 % - Classe C3: criticità elevata: 5 % <Imagra, antr≤ 10 % - Classe C4: criticità molto elevata: Imagra, antr≤ 5 %. In Figura 8 è rappresentata la condizione nella quale versa il bacino imbrifero del fiume Adda; come già presentato per l’indice Imedia, antr nel tratto di alveo a valle dell’abitato di Grosotto si instaureranno deflussi differenti rispetto a quelli ad ora presenti. Al momento questo tratto di alveo è caratterizzato da criticità di tipo C3 (elevata) e C2 (media). STUDIO FROSIO pag. 52/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 LEGENDA Opera di presa dismessa Opera di presa mantenuta a Centrale G.G. Centrale dismessa Punto di restituzione dismesso Punto di restituzione G.G. CRITICITA’ b ≤5% 5 - 10 % C4 - molto elevata C3 - elevata 10 - 20 % C2 - media ≥ 20 % c C1 - moderata Tratti che sottendono piccoli bacini di superficie < 5 km2 Figura 8: Carta dell’indice Imagra, antr della portata media annua antropizzata di magra rappresentativo, per ogni tratto del reticolo idrografico, del rischio indotto dalle derivazioni rispetto alla portata media annua naturale di magra, con esclusione dei piccoli bacini con superficie < 5 km2. 4) Iserb (si veda Figura 9); l’indice è utile per stimare il grado di alterazione della naturalità del corso d’acqua ed è calcolato come rapporto percentuale tra il volume utile del serbatoio Vserb o del complesso di serbatoi che insistono sul bacino e il volume di deflusso medio annuo naturale nella sezione di restituzione Dmedio: L’indice è classificato nelle seguenti classi: - Classe C1: criticità moderata o nulla: Iserb≤ 10 % - Classe C2: criticità media: 10 % <Iserb≤ 20 % - Classe C3: criticità elevata: 20 % <Iserb≤ 35 % - Classe C4: criticità molto elevata: Iserb> 35 %. Il bacino montano del fiume Adda è caratterizzato dalla presenza di numerosi serbatoi; al momento, per come è organizzato il sistema di centrali presenti in Valtellina, la sezione b, cioè l’attuale scarico della centrale di Lovero, rappresenta la sezione di restituzione dei serbatoi artificiali posti a monte. Poiché però l’opera di presa della centrale di Stazzona è posta subito a valle di questa sezione, nella pratica si è notato come la defini- STUDIO FROSIO pag. 53/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 tiva restituzione delle portate avvenga al momento nella sezione indicata con la lettera c in Figura 9. LEGENDA Opera di presa dismessa Opera di presa mantenuta Centrale G.G. a Centrale dismessa Punto di restituzione dismesso Punto di restituzione G.G. b CRITICITA’ ≥ 35 % C4 - molto elevata 20 - 35 % C3 - elevata 10 - 20 % C2 - media c ≤ 10 % C1 - moderata nulla Tratti che sottendono piccoli bacini di superficie < 5 km2 serbatoi artificiali sezione di restituzione dei serbatoi artificiali Figura 9: Carta dell’indice Iserb rappresentativo, per ogni tratto del reticolo idrografico, del rischio di irregolarità indotto dai serbatoi artificiali sul regime dei corsi d’acqua, con esclusione dei piccoli bacini con superficie < 5 km2. La futura centrale di Grande Grosio provvederebbe alla definitiva restituzione delle portate turbinate nello stesso punto in cui ora vengono scaricate le portate della centrale di Stazzona. Con la realizzazione della centrale di Grande Grosio verrebbe meno il serbatoio artificiale ad ora segnalato in corrispondenza dell’abitato di Grosotto (le grandi vasche di carico della centrale idroelettrica di Lovero, indicato con il numero 28 sulla carta). Il tratto di alveo che si trova a valle dell’abitato di Grosotto viene inizialmente classificato come a criticità nulla, poi a criticità C3 (elevata); con la configurazione futura nulla cambierà rispetto all’attuale. 5) ILIM (si veda Figura 10); indice che corrisponde alla classe di qualità LIM calcolata in base alle concentrazioni dei principali macrodescrittori ottenute come rapporto tra i carichi emessi dagli impianti di depurazione e la portata media annua antropizzata di magra lungo i tratti a valle dello scarico. L’indice è classificato nelle classi C1, C2, C3, C4: - la classe C1 corrisponde alle classi di qualità LIM 1 (ottima) e 2 (buona), STUDIO FROSIO pag. 54/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 - la classe C2 corrisponde alla classe di qualità LIM 3 (sufficiente), - la classe C3 corrisponde alla classe di qualità LIM 4 (scadente), la classe C4 corrisponde alla classe di qualità LIM 5 (pessima). LEGENDA Opera di presa dismessa Opera di presa mantenuta Centrale G.G. a Centrale dismessa Punto di restituzione dismesso Punto di restituzione G.G. CRITICITA’ b classe LIM 5 C4 - molto elevata classe LIM 4 C3 - elevata classe LIM 3 C2 - media classe LIM 2 C1 - moderata c classe LIM 1 nulla Tratti che sottendono piccoli bacini di superficie < 5 km2 Depuratori Figura 10. Carta dell’indice ILIM rappresentativo, per ogni tratto del reticolo idrografico, del rischio di inquinamento LIM riferito allo scenario “portate medie annue antropizzate di magra”, con esclusione dei piccoli bacini di superficie < 5 km2. Riguardo all’indice ILIM si riporta quanto indicato nel documento di piano di bilancio idrico. Nella cartografia prodotta sono osservabili come critiche, principalmente, due tipologie di tratti fluviali: - Tratti fluviali caratterizzati da portate molto scarse, in cui carichi inquinanti anche piccoli non riescono a ricevere la necessaria diluizione (torrente Braulio, che risulta essere costituito unicamente da effluenti; torrente Valle di Aprica; altre situazioni localizzate); - Tratti fluviali caratterizzati da portate elevate, ma il cui potere diluente nei confronti di carichi inquinanti spesso ragguardevoli è inficiato da un massiccio sfruttamento della risorsa idrica (principalmente lunghi tratti del fiume Adda). La molteplicità delle fonti di impatto, anche solo considerando gli impianti di depurazione, e il valore decisamente più basso relativamente alla qualità delle comunità biologiche (associato, tra l’altro, a indicatori quali l’azoto ammoniacale ed E. coli, indici STUDIO FROSIO pag. 55/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 di trattamenti di reflui assenti o non ottimali) suggeriscono ad ogni modo la necessità di studi mirati, in termini di carichi inquinanti gravanti sul sottobacino e di ricettività degli stessi, per i tratti fluviali sottoposti a richiesta di concessione di derivazione. Ciò si rende necessario al fine di quantificare con esattezza gli impatti sulla componente ecosistemica, componente che è predisposta a subire gli effetti di differenti tipologie di alterazione aventi incidenza critica ed effetti sinergici. Tali sinergie possono, da un lato, comportare effetti distruttivi amplificati e, dall’altro, far sì che gli agenti alteranti si mascherino vicendevolmente rendendo difficile valutare quali siano le sorgenti di impatto effettivamente dequalificanti. La porzione dell’alveo del fiume Adda che si trova a valle dell’abitato di Grosotto al momento viene classificata come a criticità C2 e C1, con possibilità di miglioramento per quanto riguarda i tratti ab e bc. 6) IIFF (si veda Figura 11); è un indice rappresentativo della funzionalità ecologica. L’indice è classificato nelle classi C1, C2, C3, C4: - la classe C1 corrisponde alla classe di qualità IFF III/IV, IV, IV/V e V; la classe C2 corrisponde alla classe di qualità IFF III, la classe C3 corrisponde alla classe di qualità IFF II e II/III, la classe C4 corrisponde alla classe di qualità IFF I e I/II LEGENDA Opera di presa dismessa Opera di presa mantenuta a Centrale G.G. Centrale dismessa Punto di restituzione dismesso Punto di restituzione G.G. CRITICITA’ b classe IFF I-I/II C4 - molto elevata classe IFF II-II/III C3 - elevata classe IFF III C2 - media classe IFF III/IV-IV C1 - moderata - nulla classe IFF IV/V-V c Tratti che sottendono piccoli bacini di superficie < 5 km2 Figura 11: Carta dell’indice IIFF rappresentativo della connettività e della funzionalità STUDIO FROSIO pag. 56/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 ecologica, con esclusione dei piccoli bacini di superficie < 5 km2. L’alveo del fiume Adda, a valle di Grosotto, viene classificato come a criticità C3 (elevata) e C2 (media). Dalla sovrapposizione degli indici Imedia, antr, Imagra, antr, Iserb, ILIM ed IIFF, si deduce la carta dell’indice Irischio, rappresentativo per ogni tratto del rischio di mancato raggiungimento degli obbiettivi di qualità ambientale del corso d’acqua di cui agli art. 76 e 77 del D. Lgs. 152/06 dei diversi tratti del reticolo riportata nella Figura 12. Ad ora il tratto di alveo del fiume Adda compreso tra la sezione a e la sezione b viene indicato come ad elevato rischio (R3); sul tratto bc, mentre il primo tratto subito a valle della traversa di Sernio viene classificato come a rischio molto elevato (R4) il secondo tratto è indicato a rischio elevato (R3). LEGENDA Opera di presa dismessa Opera di presa mantenuta a Centrale G.G. Centrale dismessa Punto di restituzione dismesso Punto di restituzione G.G. b RISCHIO R4 – molto elevato R3 – elevato R2 – medio R1 – moderato - nullo Tratti che sottendono piccoli bacini di superficie < 5 km2 c Figura 12: Carta dell’indice Irischio rappresentativo, per ogni tratto di reticolo idrografico, del rischio di mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale del corso d’acqua, con esclusione dei piccoli bacini di superficie < 5 km2. STUDIO FROSIO pag. 57/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 6.8 RETE ECOLOGICA REGIONALE La lunga galleria di scarico attraversa in profondità l’alveo del fiume Adda nel territorio dei comuni di Grosio e di Grosotto; nella stessa zona si prevede l’attraversamento anche della condotta forzata che proviene dalla derivazione di Grosotto. Entrambe quindi attraversano un corridoio regionale primario individuato come ad alta antropizzazione, ma non lo fanno in superficie. Anche la parte terminale del canale di scarico, che si trova nel comune di Villa di Tirano (in località Stazzona), attraversa un corridoio ecologico, ma lo fa rimanendo sempre interrato, anche se a una modesta profondità. Le opere previste dall’iniziativa non interferiscono in alcun modo con i varchi individuati dalla rete ecologica regionale (RER); le opere attraversano aree individuate come elementi di primo e di secondo livello dalla RER ma, essendo interrate, non alterano lo stato di continuità territoriale ed ecologica. 6.9 PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO DEI COMUNI INTERESSATI L’area interessata dall’iniziativa oggetto di interesse ricade all’interno di svariati comuni; si sceglie di analizzare unicamente le aree che saranno interessate da cambiamenti, dunque le aree che si trovano a valle dei pozzi piezometrici della derivazione che ora adduce l’acqua alla centrale di Grosio e delle aree che si trovano a valle della vasca di carico della derivazione di Grosotto. In particolare il progetto oggetto di studio interesserà gli 8 comuni di Grosio, Grosotto, Mazzo di Valtellina, Tovo Sant’Agata, Lovero Valtellino, Sernio, Tirano e Villa di Tirano, la maggior parte dei quali saranno unicamente interessati dalla presenza della galleria di scarico interrata. Per quanto riguarda le nuove opere che fanno capo alla derivazione di Grosio si noti che le condotte forzate attraverseranno in parte il comune di Grosio (dove si trovano i pozzi piezometrici) ed in parte il comune di Grosotto rimanendo sempre interrate; la centrale invece, che ospiterà i gruppi di entrambe le derivazioni, si trova all’interno del comune di Grosotto. La condotta forzata che fa capo alla derivazione di Grosotto si sviluppa interamente nell’omonimo comune fino ad arrivare alla centrale; la prima parte della condotta sarà posta in superficie nella sede di una delle due condotte forzate della centrale di Grosotto già dismesse nel 2004. Dopo l’attraversamento dell’alveo del fiume Adda, che avverrà in corrispondenza dell’attuale centrale di Grosotto, la condotta forzata sarà completamente interrata. Il canale di scarico, in galleria, toccherà invece tutti gli 8 comuni citati in precedenza rimanendo interrato fino allo sbocco in Adda. 6.9.1 Piano del governo del territorio del comune di Grosotto La centrale idroelettrica di Grande Grosio si troverà completamente in caverna, ad alta profondità; la zona nella quale si troverà viene identificata dal PGT del comune di Gro- STUDIO FROSIO pag. 58/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 sotto in classe 3 all’interno della classificazione di sensibilità paesaggistica. Si tratta cioè di aree di media rilevanza paesistica. La condotta forzata di Grosotto poi, per la parte che si sviluppa in superficie, ricade in un’area classificata come in classe 3 (media sensibilità paesaggistica); si vuole sottolineare che questa è la stessa area attualmente occupata dalla condotta forzata utilizzata dalla centrale di Grosotto. Nella tavola “sistemi ed elementi di rilevanza paesistico e ambientale” del Quadro Conoscitivo e Ricognitivo vengono rappresentate tutte le aree oggetto di tutela; l’area della centrale è al di fuori di qualunque vincolo, mentre parte della galleria di scarico (interrata), della condotta forzata di Grosotto e la galleria di accesso si vengono a trovare in area di vincolo archeologico (come individuato dal PGT). 6.9.2 Piano del governo del territorio del comune di Villa di Tirano Lo scarico delle portate turbinate dalla centrale di Grande Grosio in Adda avviene in comune di Villa di Tirano. Dopo aver preso visione dei documenti di piano disponibili online si riportano unicamente gli elaborati dai quali si deducono interazioni particolari tra le opere previste e le indicazioni degli strumenti di piano. Dal DdP 3 si nota che per gli ultimi 140 m circa il tracciato dello scarico si trova interrato in un’area identificata come ambiti urbanizzati per poi, risalendo verso monte, trovarsi a grande profondità all’interno di un territorio indicato come boschi naturali e alpeggi. STUDIO FROSIO pag. 59/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 13: Estratto del DdP 3; in rosso la posizione indicativa del tracciato dello scarico dell’impianto di Grande Grosio. I Ddp 5.1 e 5.2 presentano i quadri dei vincoli. Dalla tavola 5.1 si nota come il tracciato dello scarico interessa in parte la classe di fattibilità geologica 4 (in prossimità dell’attraversamento del torrente rivalone che ricordiamo avverrà a grande profondità) e soprattutto la classe 3; inoltre il tracciato della galleria di scarico interesserà aree soggette a vincolo idrogeologico. Per quanto riguarda l’eventuale interazione con aree di rispetto delle sorgenti captate che si trovano nelle vicinanze dell’abitato di Stazzona si tiene a precisare che la galleria di restituzione si troverà a grande profondità (per lo meno 150 m al di sotto del piano campagna), cioè sotto il livello di base delle acque superficiali e sotterranee; questo rende improbabile che la galleria stessa dreni l’acquifero di sorgenti captate dagli acquedotti comunali, che normalmente si situano a quote medio basse lungo il versante valtellinese. Si rammenta inoltre che i vincoli relativi alle aree di tutela assoluta e rispetto che si estendono rispettivamente a 10 e 200 m a monte della captazione, si applicano alle aree in superficie (D.G.R. 10 aprile 2003, n° 7/12693). STUDIO FROSIO pag. 60/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 14: Estratto del DdP 5.1 – quadro dei vincoli; in viola il tracciato indicativo della galleria di scarico delle portate turbinate da Grande Grosio. L’analisi del DdP 5.2 aggiunge un’informazione riguardante la presenza di elettrodotti e della fascia di rispetto di loro competenza. STUDIO FROSIO pag. 61/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 15: Estratto del DdP 5.2 – quadro dei vincoli. Il DdP 6 morfologie del paesaggio indica la presenza di viabilità esistente e di nuova viabilità delle quali si è già trattato nel PTCP. Dal DdP 8 sintesi elementi strutturali del paesaggio si deduce che la porzione terminale del canale di scarico in previsione interesserà un’area indicata come attrezzature tecnologiche esistenti (l’area adibita all’impianto esistente di Stazzona), per poi, spostandosi verso monte, interessare prima aree agricole e poi aree boscate. Dal DdP 10 si nota che la parte terminale del tracciato dello scarico interesserà aree tutelate per legge in quanto fiumi (150 m) oppure boschi. Ricordiamo tutto il tracciato dello scarico si troverà interrato ad alta profondità e che solo l’ultimo tratto (circa 140 m.) prima dello sbocco in fiume Adda, comunque interrato, avrà modesta profondità. STUDIO FROSIO pag. 62/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 16: Estratto del ddp 10; in blu indicativamente il tracciato del canale di scarico (interrato). Il DdP 11 indica negli ultimi 140 m circa di scarico la presenza di un sistema insediativo consolidato in corrispondenza dell’area attualmente adibita alle opere dell’impianto di Stazzona, oltre a una struttura agraria. Il DdP 12 prescrizioni immediatamente efficaci e prevalenti del PTCP indica la presenza di “corridoio e rete ecologica” in corrispondenza dello scarico in Adda delle portate turbinate; si ricorda che tutto il tracciato del canale/galleria di scarico è interrato. Figura 17: Estratto DdP 12; la freccia bianca indica la posizione dell’attuale scarico dell’impianto di Stazzona e del futuro scarico dell’impianto di Grande Grosio. STUDIO FROSIO pag. 63/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Il DdP 13 individua una vasta area a “sensibilità paesaggistica dei luoghi – molto elevata” che comprende anche la parte terminale del tracciato di scarico delle portate turbinate, che ricordiamo essere completamente interrata. Figura 18: Estratto del DdP 13; la freccia bianca indica la posizione dell’attuale scarico dell’impianto di Stazzona e del futuro scarico dell’impianto di Grande Grosio. Il DdP 14 tavola delle previsioni di piano indica come “servizi e impianti tecnologici” il tratto terminale del canale di scarico dell’impianto Grande Grosio, mentre risalendo verso monte lungo il tracciato si incontrano aree agricole normali e boschi entrambi all’interno della fascia di rispetto di 150 m attorno ai corsi d’acqua. STUDIO FROSIO pag. 64/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 STUDIO FROSIO pag. 65/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 Figura 19: Estratto del PpD 14; la freccia bianca indica la posizione dello scarico delle portate attualmente turbinate dall’impianto di Stazzona ed in futuro turbinate dall’impianto di Grande Grosio. 6.10 VINCOLI La zona in cui si prevede di costruire la centrale in caverna non rientra all’interno di alcun vincolo, mentre le condotte forzate che si staccano dai pozzi piezometrici della derivazione di Grosio ricadono almeno per la parte sommitale all’interno di aree tutelate dall’art. 142 comma f) del D.Lgs 22/01/2004 n° 421 (ambiti ad elevata naturalità). All’interno del comune di Grosotto è presente una vasta area indicata come zona di vincolo archeologico (P.R.G.), presentata dalla tavola 1b del Quadro Conoscitivo e Ricognitivo del Piano di Governo del Territorio del comune di Grosotto. La parte terminale della galleria di scarico delle portate turbinate e lo scarico delle stesse in Adda, si trova nel comune di Villa di Tirano, i cui vincoli sono riportati nei DdP 5.1 e 5.2 riportati al § 6.9.2 al quale si rimanda. Codice dei beni culturali e del Paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della L. 6 luglio 2002, n° 137, in vigore dal 01-05-2004. 1 STUDIO FROSIO pag. 66/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 7 MIGLIORAMENTO E RISANAMENTO AMBIENTALE DEL BACINO IDROGRAFICO E MISURE DI COMPENSAZIONE TERRITORIALE Si rammenta che la risorsa idrica attualmente utilizzata non verrà incrementata, infatti le opere di presa ad ora esistenti verranno mantenute, senza aggiungerne nuove, e non si prevede di derivare portate superiori a quelle attualmente utilizzate dai soli impianti di Grosio e Grosotto. Nel § 4.1 sono state presentate per sommi capi le differenze tra l’attuale sistema di centrali e l’iniziativa oggetto di studio; si sceglie ora di entrare nel dettaglio. Le portate turbinate dalle centrali di Grosio, Grosotto e Boscaccia al momento vengono fatte confluire all’interno delle estese vasche che si trovano in comune di Grosotto. Con la nuova centrale di Grande Grosio si prevede invece di restituire le portate turbinate direttamente in prossimità dell’abitato di Tresenda dismettendo le centrali di Lovero e Stazzona e abbandonando le opere di derivazione di questi stessi impianti. Ciò comporterà un sostanziale miglioramento ambientale legato innanzitutto all’incremento delle portate presenti in alveo tra le sezioni di Grosotto e di Stazzona. La restituzione definitiva delle portate turbinate dall’impianto di Grande Grosio al fiume Adda avverrà in corrispondenza dell’attuale scarico della centrale di Stazzona, ultima centrale esistente della cascata di centrali che verrà dismessa dall’entrata in funzione del nuovo impianto di Grande Grosio. Per semplicità si suddivide il tratto di alveo interessato da modifiche in due tratti: 1. il tratto compreso tra il comune di Grosotto e lo scarico della centrale di Lovero, 2. il tratto compreso tra l’opera di presa della centrale di Stazzona (traversa di Sernio) e lo scarico della medesima centrale (anche futuro scarico dell’impianto di Grande Grosio). Il primo tratto sarà interessato dalla dismissione delle vasche presenti in comune di Grosotto e, poiché la centrale di Lovero non verrà più utilizzata, dal rilascio direttamente in Adda (in prossimità della centrale stessa) delle portate turbinate dalla centrale di Boscaccia. L’aumento della portata disponibile in questo tratto di alveo sarà pari alla portata turbinata dalla centrale di Boscaccia. Si individua, come sezione rappresentativa, la sezione del fiume Adda che si trova immediatamente a monte della confluenza con il torrente Roasco. Al momento la portata media annua che vi defluisce è stata stimata, in base alle indicazioni contenute nel Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) della regione Lombardia, pari a circa 2.46 m3/s. Questo valore corrisponde alla somma di tre contributi: il DMV che deve essere rilasciato in corrispondenza dell’opera di presa della centrale di Boscaccia, il DMV che deve essere rilasciato dall’opera di presa della derivazione di Grosio posta sulla val Migiondo e la portata media annua generata dal bacino residuo. A questi contributi, nel caso si opti per la realizzazione della centrale di Grande Grosio, si aggiungerà anche la portata media annua turbinata dalla centrale di Boscaccia e valutata, in base alle indica- STUDIO FROSIO pag. 67/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 zioni contenute nel PTUA, pari a 0.84 m3/s. In tal modo la portata media annua defluente in alveo si porterà a valori di circa 3.30 m3/s, con un incremento pari a circa il 34%. Sul secondo tratto di alveo il beneficio legato all’entrata in funzione della nuova centrale idroelettrica sarebbe ancora più marcato; mentre al momento a valle della traversa di Sernio viene rilasciato unicamente il DMV, stimato pari a 2.64 m3/s sulla base delle indicazioni fornite dal PTUA, in futuro si vedrebbe il transito di una portata media annua stimata pari a 5.90 m3/s, con un incremento pari al 123%. Infatti venendo meno l’opera di presa della centrale di Stazzona, subito a valle della traversa di Sernio, al DMV rilasciato da ciascuna opera di presa delle derivazioni di Grosio e di Grosotto si aggiungerebbe il contributo della portata scaricata in alveo dalla centrale di Boscaccia ed anche la portata generata dal bacino residuo. Non si ritiene opportuno esprimersi sulla necessità o meno di trasformare l’attuale invaso di Sernio, si vuole invece solo sottolineare che con l’iniziativa proposta il bacino di Sernio non sarebbe più a servizio di alcuna opera di presa. In conclusione dunque, sull’intero tratto di alveo compreso tra Grosotto e Stazzona (di lunghezza pari a circa 15.5 km) all’interno del quale al momento defluisce unicamente il DMV, l’adozione dell’iniziativa proposta comporterebbe un aumento significativo di portata. Un secondo aspetto è legato all’abbandono delle vasche di carico presenti nel comune di Grosotto; in accordo con le comunità locali sarà definito il futuro utilizzo dell’area, liberata dalle infrastrutture a servizio delle esistenti centrali elettriche. Per quanto riguarda le linee elettriche, l’abbandono delle centrali di Grosio, Lovero e Stazzona permetterà una consistente semplificazione delle infrastrutture elettriche, con l’abbandono di quelle non più necessarie: la situazione definitiva dovrà però essere concordatacon Terna. L’esercizio dell’impianto di Grande Grosio è stato inoltre pensato in modo da: - consentire la fruizione turistica dell’esistente lago di Valgrosina; - mantenere il minor impatto possibile in particolar modo riguardo alla restituzio- ne in alveo delle portate turbinate, consentire il funzionamento dell’impianto anche come erogatore dei servizi di rete. L’invaso di Valgrosina viene attualmente utilizzato come serbatoio per consentire la regolazione giornaliera delle portate turbinabili dalla centrale di Grosio; si intende mantenere il livello del serbatoio sufficientemente stabile ed elevato in modo da consentire la fruizione turistica del lago di Valgrosina ma, allo stesso tempo, si vuole conservare la possibilità offerta dalla presenza della diga di garantire il funzionamento dell’impianto stesso anche come erogatore di servizi di rete. È per questo motivo che, al momento, si propone di mantenere il livello di invaso nelle normali condizioni di funzionamento dell’impianto ad una quota pari a circa 3 m. al di sotto della quota di massimo invaso e STUDIO FROSIO pag. 68/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7 di poter sfruttare la residua capacità dell’invaso di Valgrosina eventualmente allo scopo di regolazione delle portate. Si rammenta la presenza a monte della derivazione Grosio dell’impianto di Premadio le cui portate turbinate vengono scaricate all’interno del canale derivatore Premadio-Valgrosina. Lo stesso canale derivatore, lungo il suo percorso, raccoglie anche le portate generate sul bacino del fiume Adda e di alcuni suoi affluenti. Ad ora quindi si propone di gestire la derivazione Grosio dell’impianto di Grande Grosio ad acqua fluente, regolato in base alla gestione dell’impianto di monte di Premadio che, verosimilmente, viene gestito in modo da turbinare i volumi invasati all’interno dei laghi di Cancano e San Giacomo secondo una portata di picco di circa 40 m 3/s. Confluiscono senza alcuna modulazione all’interno del canale derivatore le portate generate dai bacini dei torrenti Viola, Frodolfo, Vallecetta e fiume Adda oltre ai rii Massaniga, Val Vendrello e Val Migiondo, mentre le portate generate sui due rami del torrente Roasco defluiscono direttamente all’interno dell’invaso. Ne consegue che, come evidenziato (nella relazione idrologica e idraulica) dalla curva di durata delle portate, per un breve periodo dell’anno i gruppi della derivazione Grosio potranno funzionare a massimo carico e turbinando complessivamente 80 m3/s. Questo accadrà quando sarà abbondante la disponibilità di acqua su tutto il bacino e quindi anche in corrispondenza della sezione di rilascio delle portate turbinate in Adda. Si è pensato inoltre di dotare la parte terminale del canale di restituzione di un sistema di paratoie in modo da poter utilizzare il volume disponibile nell’intera galleria di restituzione per laminare i picchi di portata turbinata dall’impianto di Grande Grosio nelle occasioni in cui sarà richiesto il suo funzionamento come erogatore dei servizi di rete, riducendo così il negativo impatto ambientale provocato dall’immissione nell’alveo dell’Adda di portate molto differenti da quelle defluenti in alveo. Le paratoie consentiranno inoltre di disconnettere la galleria di restituzione dal flusso di portate in Adda in caso di piene eccezionali, così da non provocare danni alle opere di scarico. STUDIO FROSIO pag. 69/69 REV7 SETTEMBRE ’14 COMM:1018 FILE:rel01par14r7