Comuni vari
Provincia di Sondrio
Impianto idroelettrico “Grande Grosio”
DOMANDA DI DERIVAZIONE D’ACQUA PER SCOPO IDROELETTRICO
PROGETTO PER CONCESSIONE IDROELETTRICA
1 - Relazione particolareggiata
Progettista: dott. ing. Luigi Papetti
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SOMMARIO
1
PREMESSA
4
2
LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO
7
3
FINALITÀ DEL PROGETTO
8
3.1
4
RIDUZIONE DELLE EMISSIONI CLIMALTERANTI
8
DESCRIZIONE DELLE OPERE
10
4.1
STATO ATTUALE
10
4.2
OPERE ESISTENTI CHE VENGONO RIUTILIZZATE
10
4.3
NUOVE OPERE
11
4.3.1
Condotte forzate
11
4.3.2
Galleria di accesso
13
4.3.3
Centrale
13
4.3.4
Stazione elettrica ad Alta Tensione
15
4.3.5
Galleria di scarico
15
4.4
OPERE ESISTENTI CHE VENGONO DISMESSE
16
4.5
MODALITÀ DI RILASCIO DEL DMV E STRUMENTI DI MISURA DELLE PORTATE RILASCIATE E
16
DERIVATE
5
CARATTERISTICHE DELLA DERIVAZIONE
18
5.1
PORTATE
18
5.2
SALTI
18
5.2.1
Derivazione di Grosio
18
5.2.2
Derivazione di Grosotto
21
POTENZE E PRODUCIBILITÀ
22
5.3.1
Derivazione di Grosio
22
5.3.2
Derivazione di Grosotto
23
5.3
5.4
6
RIASSUNTO DEI DATI IDRODINAMICI DELLA DERIVAZIONE
INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO
25
26
6.1
PIANIFICAZIONE NAZIONALE E COMUNITARIA DEL SETTORE ENERGETICO
26
6.2
PIANIFICAZIONE REGIONALE DEL SETTORE ENERGETICO
26
6.3
NORMATIVA IN MATERIA DI ACQUE
28
6.3.1
Normativa Europea
28
6.3.2
Normativa nazionale
28
6.4
PIANO DI GESTIONE DEL BACINO IDROGRAFICO E PROGRAMMA DI TUTELA E USO DELLE ACQUE
(PTUA)
31
6.4.1
Classificazione del corso d’acqua sulla base dei criteri dettati dal D. Lgs. 152/99
33
6.4.2
Classificazione del corso d’acqua sulla base dei criteri dettati dal D. Lgs. 152/06
33
6.5
PIANO ITTICO PROVINCIALE E NORMATIVA SULLA TUTELA DEL PATRIMONIO ITTICO
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6.6
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE
36
6.7
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE
45
6.7.1
Piano di bilancio idrico
48
6.8
RETE ECOLOGICA REGIONALE
58
6.9
PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO DEI COMUNI INTERESSATI
58
6.9.1
Piano del governo del territorio del comune di Grosotto
58
6.9.2
Piano del governo del territorio del comune di Villa di Tirano
59
6.10
7
VINCOLI
66
MIGLIORAMENTO E RISANAMENTO AMBIENTALE DEL BACINO
IDROGRAFICO E MISURE DI COMPENSAZIONE TERRITORIALE
67
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1
PREMESSA
La presente domanda di concessione di grande derivazione a scopo idroelettrico è presentata ai sensi del Regolamento Regionale 24 marzo 2006 n.2.
Al riguardo, la richiedente segnala che il tratto di fiume oggetto della domanda di concessione è, adesso, interessato da meno importanti utilizzazioni ai sensi dell’art. 45 del
Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 (Testo unico delle disposizioni di legge sulle
acque e impianti elettrici) e in particolare:
o tra i comuni di Valdidentro, Bormio, Valfurva, Valdisotto, Sondalo, Grosio e
Grosotto dall’impianto di Grosio, la cui concessione è in scadenza nel 2016;
o tra i comuni di Sondalo, Grosio e Grosotto dall’impianto di Grosotto, la cui concessione è scaduta il 31/12/2010;
o tra i comuni di Grosotto, Mazzo di Valtellina, Vervio, Lovero Valtellino e Sernio dall’impianto di Lovero, la cui concessione è scaduta il 31/12/2010;
o tra i comuni di Sernio, Tirano e Villa di Tirano dall’impianto di Stazzona, la cui
concessione è scaduta il 31/12/2010.
Tutti gli impianti di cui sopra sono incompatibili con la presente domanda di concessione, poiché saranno sottesi dall’impianto progettato e pertanto si precisa quanto segue:
o le citate concessioni sono state prorogate di cinque anni dalla scadenza della
concessione originaria e comunque non oltre il 31 dicembre 2017, dal D. L. 83
del 22.06.2012, così come convertito dalla L. 134 del 7.8.2012;
o la scrivente ritiene tale provvedimento palesemente anticostituzionale e contrario alla normativa comunitaria, ai sensi delle sentenze della Corte Costituzionale
n° 1-08 del 18.1.2008 e n° 205-11 del 13.07.2011, nonché della procedura
d’infrazione 2011/2026 Mark a suo tempo avviata dalla Commissione Europea.
o la stessa Commissione Europea, preso in esame l’esposto presentato dalla scrivente,il 26 settembre 2013 ha notificato al Governo Italiano una costituzione di
messa in mora supplementare in cui si contesta, tra l’altro, proprio la proroga
delle Concessioni. (si confronti l’estratto della costituzione in mora.)
IV. Analisi giuridica
Per quanto riguarda la normativa statale, l’articolo 37, comma 4, del decreto legge
22 giugno 2012, n° 83 convertito in legge 7 agosto 2012, n° 134 prevede che le concessioni già scadute alla data di sua entrata in vigore e quelle in scadenza successivamente a tale data ed entro il 31 dicembre 2017, siano prorogate di un minimo di
due anni e al massimo fino al 31 dicembre 2017.….(Omissis)…..Dette proroghe
automatiche contrastano con l’articolo 12 della direttiva 2006/123/CE e con
l’articolo 49 del TFUE. L’articolo 12, paragrafo 2, della direttiva 2006/123/CE
sancisce espressamente il divieto di proroga automatica delle concessioni, in linea
con la giurisprudenza della Corte di giustizia europea sull’interpretazione
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dell’articolo 49 del TFUE. Tale automatismo costituisce un privilegio ai prestatori
in essere, perché permette loro di prorogare la concessione senza dover partecipare
ad un procedimento di gara organizzato in tempo utile … (Omissis)
o i tempi necessari per la procedura di rilascio della concessione di grande derivazione e per la realizzazione di un imponente impianto, quale quello cui si riferisce la presente domanda, sono in ogni caso tali, che l’entrata in servizio dello
stesso avverrà, ragionevolmente, dopo il 31.12.2017;
o pertanto, all’entrata in servizio del nuovo impianto, tutte le concessioni di cui
sopra saranno certamente scadute, persino nell’inusitato caso in cui la proroga
citata non sia stata, nel frattempo, annullata.
o il nuovo impianto è stato accuratamente progettato per far sì che i lavori di costruzione si svolgano senza alcun pregiudizio del funzionamento degli impianti
esistenti e ciò evidentemente nel pubblico interesse.
o in ogni caso, qualora la messa in servizio del nuovo impianto o i lavori di costruzione dello stesso provocassero la sottensione di uno o più impianti esistenti,
mentre la loro concessione è ancora in corso di validità, Eisackwerk riconosce
fin d’ora che la concessione richiesta sarà assoggettata agli obblighi derivanti
dall’art. 45 del Regio Decreto 11 dicembre 1933 n.1775 in favore degli utenti
preesistenti, nei limiti e alle condizioni previste dalla legge.
Considerata tra l’altro la sentenza della Corte di Cassazione S.U. 11.07.2006 n. 15665,
che stabilisce: “In tema di acque pubbliche, al fine di stabilire se una domanda di concessione di derivazione di acqua debba o meno considerarsi nuova, e vada quindi istruita con la procedura prevista dall'art. 7 del R. D. 11 dicembre 1933, n. 1775 (NB:
riguardo alla presente domanda, con la procedura prevista dal Regolamento Regionale 24
marzo 2006 n.2), non assume alcun rilievo l'eventuale sussistenza di derivazioni in atto
già assentite in favore di un altro soggetto, dovendo valutarsi esclusivamente se colui
che propone la domanda chieda di subentrare nella posizione del preesistente concessionario, ovvero di realizzare una propria derivazione di acqua sulla base di un nuovo
progetto tecnico, che dev'essere allegato alla domanda, ed in ordine al quale si rende
necessaria, in particolare, l'acquisizione del parere del Consiglio superiore dei lavori
pubblici (NB: ovvero degli organi regionali competenti). L'applicabilità di tale procedura
non è, infatti, esclusa dal fatto che, in relazione alle medesime acque, già esista una
concessione di derivazione a beneficio di un terzo, né dall'eventualità che la nuova derivazione debba tener conto in qualche misura dei diritti già spettanti ad un precedente
concessionario, secondo le regole stabilite per la c.d. "sottensione" dagli artt. 45 e ss.
del testo unico…”, si ribadisce che la domanda qui formulata è precipuamente rivolta a
conseguire in favore della scrivente la concessione di una nuova grande derivazione a
scopo idroelettrico, sulla base di un nuovo ed originale progetto tecnico qui allegato e
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assume dunque il ruolo di domanda iniziale che apre la concorrenza. In ragione di ciò,
la scrivente società preannuncia sin d’ora, con dichiarazione formalmente recettizia,
che, nell’eventualità fossero presentate in concorrenza domande incompatibili, contemplanti un ancor più vasto programma di utilizzazione dell’asta fluviale, intenderà avvalersi delle prerogative – ad essa spettanti in quanto titolare della domanda iniziale – ex
articolo 9 del Regio Decreto 11 dicembre 1933, n.1775.
Sulla base dei principi di cui agli articoli 9 e 45 del Regio Decreto 11 dicembre 1933,
n.1775, si sottolinea, inoltre, che l’assetto idraulico dell’asta fluviale nel tratto oggetto
della domanda, nonché il quadro stesso delle utenze legittimamente costituite sul medesimo corso d’acqua, non potrà subire - fino a quando sulla presente domanda non sarà
adottato il provvedimento finale - alcuna stabile variazione di diritto, potendosi semmai
solo emettere provvedimenti di tipo precario, insuscettibili, di per sé stessi, di consolidare situazioni provvisorie o contingibili. In particolare, non potrà essere avviato alcun
procedimento finalizzato alla nuova assegnazione delle citate concessioni scadute o in
scadenza.
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LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Il progetto riguarda l’utilizzazione idroelettrica del bacino del fiume Adda sopralacuale
ed interessa una vasta area della provincia di Sondrio.
Si tratta infatti dell’esteso bacino che genera la portata attualmente utilizzata in primo
luogo dagli impianti idroelettrici di Grosio, posto in destra idraulica rispetto al fiume
Adda, e di Grosotto, collocato invece in sinistra idraulica, e poi in cascata dalle centrali
di Lovero e di Stazzona. Non si prevede con questo progetto di modificare le opere di
presa (dismettendone, né tanto meno aggiungendone o spostandone), i canali derivatori
e l’invaso di regolazione di Valgrosina attualmente presenti sul territorio ed utilizzati
dai due impianti di Grosio e di Grosotto. La superficie del bacino imbrifero interessato
da questo progetto è pari a circa 733 km2 (non considerando la porzione del bacino del
fiume Spoel, naturale affluente del fiume Inn, le cui acque vengono derivate e immesse
all’interno del lago di San Giacomo e dunque confluiscono nel bacino del fiume Adda).
Le opere di presa sono numerose e dislocate, non solo sul ramo principale del fiume
Adda, ma anche sui suoi affluenti posti sia in destra che in sinistra idraulica; le opere di
presa che captano le acque attualmente turbinate dall’impianto di Grosio si trovano infatti sul torrente Roasco, nelle valli Migiondo, Vendrello e Massaniga, sul fiume Adda e
sul torrente Viola in prossimità dell’abitato di Premadio. A queste si aggiungono poi
quelle che si trovano in sinistra idraulica sul torrente Frodolfo, presso l’abitato di Uzza,
e sul rio Vallecetta.
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FINALITÀ DEL PROGETTO
Con la presente domanda di concessione di grande derivazione a scopo idroelettrico si
vuole perseguire non solo l’aumento della potenza installata e della producibilità rispetto alla configurazione attuale costituita da una serie di centrali in cascata ma ci si propone anche un miglioramento globale dello stato ambientale del bacino idrografico ed
un incremento della sicurezza dell’impianto.
Il potenziamento dell’attuale sistema di centrali idroelettriche comporta benefici su
grande scala connessi all’utilizzo di una fonte di energia rinnovabile: la riduzione della
dipendenza da combustibile fossile e la riduzione di emissioni nocive (ossidi di zolfo e
di azoto, particolati) o responsabili delle alterazioni climatiche (anidride carbonica, metano, ecc.).
3.1 RIDUZIONE DELLE EMISSIONI CLIMALTERANTI
L’aumento della produzione di energia da fonte rinnovabile permette un minore
consumo di energia da fonte convenzionale (derivati del petrolio, carbone, gas, ecc.), il
cui processo di produzione genera invece emissioni in atmosfera responsabili sia di
fenomeni d’inquinamento che di alterazioni climatiche.
In particolare l’ulteriore incremento della già elevata concentrazione di CO2 in
atmosfera è fonte di preoccupazione nell’opinione pubblica mondiale proprio in
relazione alle variazioni climatiche già in essere.
In occasione della conferenza mondiale di Kyoto, l’Unione Europea e la stessa Italia
hanno assunto impegni precisi relativamente alla riduzione delle emissioni di CO2 e
degli altri gas responsabili delle alterazioni del clima (il metano, per esempio).
La politica di sostegno all’uso delle fonti di energia rinnovabili rappresenta uno strumento cruciale per il perseguimento dei suddetti impegni nazionali.
A questo specifico scopo è stata emanata il 27 settembre 2001 la Direttiva 2001/77/CE,
del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla “promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità”, Direttiva recepita
dall’Italia con D. Lgs. 29 dicembre 2003 n. 387 che ribadisce che le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili […] sono di pubblica utilità ed
indifferibili ed urgenti.
Con la Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili
(recepita con il D. Lgs. 3 marzo 2011 n. 28) il Parlamento Europeo ha posto l'obiettivo
globale del 20% (17% per l’Italia) del consumo interno lordo di energia nel 2020 da
fonti rinnovabili che ad oggi, con la maturità tecnologica raggiunta dalle diverse fonti, è
raggiungibile anche mediante l’utilizzazione del potenziale idroelettrico residuo
dell’Unione.
Si sottolinea inoltre che recentemente, con la comunicazione COM/2014 n. 15 la Commissione Europea ha proposto un aggiornamento dell’obiettivo da raggiungere entro il
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2030. Per la quota di energia consumata proveniente da FER era proposto un obiettivo
medio europeo del 27%, senza imposizione di obiettivi vincolanti nazionali.
Questa proposta è stata giudicata miope e poco ambiziosa dal Parlamento Europeo, specie per la mancanza di obiettivi nazionali vincolanti (con relative sanzioni). Il Parlamento Europeo ha quindi votato il 5 febbraio 2014 la risoluzione n. 2013/2135 con cui
si fissa un obiettivo del 30% di quota di energie rinnovabili entro il 2030. Non è ancora noto quale sarà l’obiettivo assegnato all’Italia.
Nonostante i notevoli investimenti nel settore, nel corso dell’ultimo decennio si è registrato un discreto aumento della numerosità degli impianti ed un aumento medio annuo
della potenza installata invece molto più contenuto (Figura 1). L’aumento della numerosità di impianti è riconducibile non solo alle nuove installazioni, ma anche alla registrazione di impianti esistenti ma fino a quel momento non ancora censiti, e la discrepanza
tra gli aumenti di potenza e l’incremento della numerosità di impianti può essere ricondotta all’entrata in esercizio soprattutto di impianti di piccola taglia ad acqua fluente. Il
GSE, nel “Rapporto statistico 2011 – Impianti a fonti rinnovabili”, prevede per il futuro
che si continueranno a realizzare piccoli e mini impianti idroelettrici così come è accaduto negli ultimi anni.
Figura 1: evoluzione della potenza e della numerosità degli impianti idroelettrici in
Italia
La proposta dunque di migliorare l’attuale utilizzo di risorsa idrica in Valtellina,
adottando uno schema di impianto differente rispetto a quello attualmente presente sul
territorio, può costituire uno strumento importante per incrementare la produzione da
fonte rinnovabile con un impatto ambientale addirittura positivo.
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DESCRIZIONE DELLE OPERE
La nuova centrale di Grande Grosio è in buona sostanza composta da due distinti impianti che utilizzeranno le portate captate dalle derivazioni che attualmente convogliano
acqua prima agli impianti di Grosio e Grosotto e poi alle centrali di Lovero e Stazzona.
In particolare le portate generate dagli stessi bacini ad ora interessati dalla presenza delle centrali di Grosio e Grosotto verranno turbinate separatamente all’interno di una nuova centrale in galleria che ospiterà i gruppi di entrambi gli impianti. La nuova centrale si
troverà ad una quota tale da poter utilizzare il salto disponibile fino alla restituzione in
Adda in località Stazzona. Le centrali di Lovero e Stazzona, che al momento sfruttano
la portata turbinata dalle centrali di monte oltre al contributo del bacino residuo, saranno
dunque dismesse.
4.1 STATO ATTUALE
Al momento lo schema di centrali presenti in Valtellina che utilizzano la risorsa idrica
disponibile per la futura centrale di Grande Grosio prevede che le portate turbinate dagli
impianti di Grosio e Grosotto, che saranno dismesse, vengano convogliate all’interno di
grandi vasche nelle quali sono raccolte anche le portate turbinate dalla centrale di Boscaccia (che non verrà interessata da questo progetto); queste grandi vasche, nel comune
di Grosotto, di capacità pari a circa 80.000 m3 rappresentano l’opera di carico per il successivo impianto di Lovero. Un canale convoglia infatti le acque che sono state raccolte
qui fino alla centrale in caverna di Lovero, il cui canale di restituzione sfocia, in destra
idraulica, nel fiume Adda all’interno di un bacino artificiale realizzato tramite la traversa di Sernio. In corrispondenza di questa stessa traversa, in sinistra idraulica, si trova
l’opera di presa della successiva centrale di Stazzona. Un canale derivatore sotterraneo
convoglia la portata fino alla centrale in caverna che restituisce le acque turbinate al
fiume Adda in prossimità dell’abitato di Stazzona.
La nuova centrale lascerà in alveo le portate attualmente turbinate dall’impianto di Boscaccia e quelle generate dal bacino residuo del fiume Adda sotteso dalla sezione rappresentata dalla traversa di Sernio, attualmente utilizzate dalla centrale di Stazzona. Il
progetto oggetto di studio prevede il rilascio definitivo delle portate turbinate dalla futura centrale di Grande Grosio a Stazzona, proprio in corrispondenza dell’attuale scarico
della centrale di Stazzona che verrà adeguatamente modificato.
4.2 OPERE ESISTENTI CHE VENGONO RIUTILIZZATE
La futura centrale di Grande Grosio utilizzerà le opere di derivazione esistenti degli
impianti di Grosio e Grosotto fino alle rispettive camere valvole.
In particolare per quanto riguarda la derivazione di Grosio non si modificheranno le
opere di presa (né se ne aggiungeranno di nuove a quelle attualmente presenti), il canale
derivatore Premadio-Valgrosina, l’invaso stesso di Valgrosina, e tutte le opere fino alle
camere valvole esistenti che si suppongono essere in buono stato. In particolare si valuteranno le condizioni delle due camere valvole presenti nella derivazione di Grosio (una
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per ciascuna condotta forzata che ora servono la centrale di Grosio), e le si adeguerà alle
nuove esigenze. Le medesime considerazioni valgono anche per la derivazione di Grosotto, della quale non verranno modificate le opere di presa e adduzione, che recentemente hanno subito importanti lavori di sistemazione, fino alla camera di carico
dell’unica condotta forzata al momento operativa. Nuovamente si valuteranno le condizioni in cui versa la camera di carico e si procederà ad un adeguamento qualora sia necessario.
4.3 NUOVE OPERE
Si prevede di realizzare un’unica nuova centrale in galleria che ospiti i gruppi sia della
derivazione di Grosio che di Grosotto. Per questo, a partire dalle camere valvole degli
impianti esistenti, si prevede di staccarsi da quanto presente ora e realizzare nuove condotte forzate che convoglino le portate raccolte da entrambe le derivazioni fino alla centrale.
4.3.1 Condotte forzate
Per quel che riguarda la derivazione Grosio si prevede di realizzare due condotte forzate
completamente uguali sia per materiale che per diametro, intasate in roccia, ciascuna
dimensionata in modo da convogliare una portata di 40 m3/s. Si tratta di tubazioni
d’acciaio del tipo S690 di lunghezza pari a circa 1300 m (dalla camera valvole fino al
distributore escluso), diametro interno pari a 3.00 m. e di spessore non inferiore a 33
mm che garantisce adeguata resistenza sia alla pressione interna che a quella esterna.
Ciascuna condotta forzata sarà alloggiata ed inghisata all’interno di una galleria scavata
in roccia che coprirà la distanza tra i pozzi piezometrici e la nuova centrale mantenendo
un’inclinazione costante pari a circa il 76%.
Il distributore posto all’estremità di valle di ciascuna delle due condotte forzate, è composto da due rami simmetrici ciascuno dei quali alimenta un gruppo.
Essendo ciascuna condotta forzata completamente annegata nella roccia non sono necessari blocchi di ancoraggio e selle di appoggio intermedie.
A lato di ciascuna condotta forzata, all’interno della medesima galleria ed annegati nel
materiale con cui si provvederà all’inghisaggio della condotta stessa, è prevista la posa
di tre cavidotti per l’alloggiamento dei cavi di comando e di segnale necessari. Si è scelto in via cautelativa di prevedere il posizionamento di tre cavidotti: il primo destinato al
passaggio dei cavi di segnale, che consentono la trasmissione dei segnali tra la centrale
e gli organi posti in testa alla condotta forzata oltre alla trasmissione delle misure che
vengono effettuate in continuo all’interno della condotta stessa; il secondo cavidotto
viene invece destinato all’alloggiamento dei cavi utilizzati per l’alimentazione delle
utenze che si trovano in testa condotta e si sceglie di posare il terzo cavidotto come futura scorta.
Dalla camera di carico della derivazione di Grosotto, invece, si stacca una sola condotta
forzata che, dopo un primo tratto in sinistra idrografica, attraversa l’alveo del fiume
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Adda per raggiungere la centrale di Grande Grosio; si ritiene opportuno effettuare questo attraversamento d’alveo rimanendo il più possibile vicino alla superficie, in modo da
evitare gli inconvenienti connessi alla realizzazione dello scavo di una galleria
all’interno di materiale sciolto in falda. Si sceglie dunque di realizzare la parte di tracciato che si sviluppa in sinistra idraulica in superficie, seguendo quello che è l’attuale
tracciato della condotta forzata presente nell’impianto di Grosotto, sfruttandone la sede,
che sarà peraltro rinaturalizzata. L’attraversamento del fiume Adda da parte della condotta forzata verrà creato ponendo la tubazione in subalveo all’interno di una soglia di
cemento armato fondata su pali (o diaframmi) realizzati con la tecnica del jet-grouting
armato, così da sopportare le sottospinte idrauliche ed assicurare allo stesso tempo la
funzione di fondazione. Sulla superficie della soglia a contatto con il moto della corrente verrà realizzata una soletta di materiale resistente (tipicamente porfido o granito)
all’azione abrasiva dei sedimenti trasportati dalla corrente stessa. La condotta forzata
sarà poi completamente interrata dall’attraversamento del corso d’acqua fino al fabbricato di centrale e quindi, in fase d’esercizio dell’impianto, non visibile.
In questo caso si opta per un’unica condotta forzata, realizzata in acciaio di tipo S355,
di lunghezza complessiva di circa 2247 m., diametro interno pari a circa 1.50 m. e spessore minimo di 20 mm.
Non è possibile realizzare il collegamento tra la vasca di carico e la centrale mantenendo un’inclinazione unica, ma si effettueranno diversi cambiamenti di pendenza; per quel
che riguarda la porzione di condotta collocata in superficie si cercherà di adeguare per
quanto possibile la sede della condotta forzata al momento in uso alle esigenze dettate
dalla nuova condotta e legate in particolare ad un incremento di sezione rispetto alla
condotta attuale; sarà necessario realizzare nuovi passi d’uomo sulla condotta forzata
stessa. Al tratto di condotta posato in superficie segue un breve tratto sub-orizzontale,
corrispondente all’attraversamento dell’alveo del fiume Adda; nell’ultimo tratto invece
la condotta forzata manterrà una pendenza costante in modo da raggiungere direttamente l’edificio di centrale. In tutto il tratto interrato anche la condotta forzata che compete
alla derivazione di Grosotto verrà inghisata e, così come descritto per le condotte forzate di Grosio, si prevede anche in questo caso il posizionamento di tre differenti cavidotti
in acciaio all’interno della galleria che contiene la condotta forzata, annegati nel materiale che verrà utilizzato per l’inghisaggio della condotta. Per poter ispezionare l’interno
di questa condotta, oltre alla possibilità di accesso offerta dai locali macchine della centrale di Grande Grosio, si prevede la realizzazione di un pozzo di ispezione subito a
valle dell’attraversamento dell’alveo del fiume Adda; inoltre un terzo punto di accesso
sarà posizionato in prossimità della centrale esistente di Grosotto che, accogliendo anche il gruppo che turbina le acque provenienti dall’opera di presa Boscaccia, rimarrà in
esercizio.
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Nel caso di fermo impianto, la portata convogliata nella derivazione Grosotto verrà scaricata nell’alveo del fiume Adda grazie ad uno scarico posizionato, così come accade
anche oggi, lateralmente alla condotta forzata. Si propone di utilizzare come sistema di
scarico la condotta che al momento viene utilizzata come condotta forzata per convogliare le portate da turbinare alla centrale in funzione (di diametro variabile da 1.40 m. a
1.00 m.) e di posizionare la nuova condotta forzata nella sede che attualmente viene
occupata dalla tubazione di scarico.
4.3.2 Galleria di accesso
L’accesso alla centrale in caverna sarà assicurato tramite una galleria che ha origine in
prossimità della strada statale n° 38 tra i comuni di Grosio e di Grosotto, poco spostato
verso il comune di Grosio prima del ponte sul torrente Roasco, in un’area sgombra da
edifici. Dopo l’attraversamento del torrente Roasco, effettuato realizzando un nuovo
ponte, si prevede di procedere in galleria mantenendo un primo tratto lungo circa 800 m
con una leggera inclinazione (circa pari al 3%) in modo da consentire agevolmente ai
mezzi di trasportare i carichi, e poi un secondo tratto (dalla quota 615 m s.l.m.) perfettamente verticale costituito da un pozzo che conduca alla sala macchine (posta a quota
di circa 404 m s.l.m.). In questa seconda parte il collegamento con la centrale verrà realizzato, per quanto riguarda la movimentazione dei carichi e delle apparecchiature di
centrale, da un carroponte posto all’interno del pozzo, mentre l’accesso pedonale alla
centrale sarà realizzato tramite un montacarichi e a scale di servizio. La galleria di accesso di diametro pari a 15 m. sarà divisa in una sezione stradale per il transito dei mezzi ed in una dove invece correranno i cavi di potenza.
4.3.3 Centrale
Il corpo della nuova centrale idroelettrica di Grande Grosio sarà costituito da un edificio
completamente scavato all’interno della roccia, ubicato in destra idraulica rispetto al
torrente Roasco, in comune di Grosotto, ad una profondità di circa 500 metri rispetto
livello del terreno e con asse disposto normalmente alle condotte forzate della derivazione di Grosio. In particolare si prevede di posizionare gli ugelli delle turbine ad una
quota di circa 403.50 m s.l.m., in modo da utilizzare il massimo salto netto realizzabile.
L’edificio di centrale si svilupperà su due diversi piani: il piano superiore, posto a quota
615 m s.l.m. circa,collegato con l’esterno tramite una galleria (denominata in relazione
galleria di accesso) lunga 800 m. circa ed il piano inferiore, che costituisce la sala macchine vera e propria; i due diversi piani saranno messi in comunicazione tra loro tramite un pozzo, all’interno del quale verranno calati i macchinari, oltre che per mezzo di un
montacarichi e di scale di servizio (queste ultime rappresentano una via di allontanamento in caso di necessità o di imprevisti) grazie ai quali avverranno gli spostamenti del
personale.
In pianta il piano superiore della centrale si presenta a forma di L; su questo piano si
trova l’area di arrivo per i mezzi che trasporteranno le turbine e tutti gli elementi presen-
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ti in centrale. È dimensionato in modo tale da lasciare al suo imbocco uno spazio che
consenta l’inversione dei mezzi pesanti che trasportano i materiali sin lì; alle spalle di
questo si trova poi un pozzo,di diametro pari a 15 m. e profondità di circa 200 m., che
conduce alla sala macchine posta al piano inferiore, mentre a lato sono previsti ulteriori
spazi da destinare ai locali di servizio e dai locali tecnici. Ad un piano differente ma
sempre lungo lo stesso lato del piano superiore della centrale, sopra a questi ultimi due
tipi di locali, sono previsti i locali quadri di controllo e comando delle opere di presa e
della centrale.
Il piano superiore della centrale ospiterà anche i trasformatori elevatori (da M.T. ad
A.T.) così da immettere l’energia elettrica prodotta direttamente nella rete di trasmissione. I cavi di alta tensione saranno alloggiati in una soletta posizionata nella parte bassa
della galleria di accesso, mentre le condotte del sistema di aerazione forzata ed i cunicoli per i cavi di potenza, segnalazione e comando saranno posizionati nella parte superiore della galleria.
Poiché il sistema di aerazione dell’intera centrale sarà di tipo forzato è necessario prevedere anche un locale da adibire alla centrale di pompaggio dell’aria forzata che sarà
ubicato sempre al piano superiore della centrale in caverna. Da ultimo si prevede anche
un locale nel quale saranno collocati i gruppi elettrogeni che entreranno in funzione in
caso di avaria del sistema elettrico di alimentazione dei Servizi Ausiliari.
Il piano inferiore della centrale verrà principalmente destinato alla sala macchine; la
caverna sarà realizzata a pianta rettangolare (larghezza pari a circa 36 m, lunghezza di
circa 141 m ed altezza massima, compreso lo scavo per il canale di scarico, di circa 44
m) i cui spazi sono stati studiati per consentire l’alloggiamento delle cinque turbine posizionate in linea anche con la zona di carico e scarico posta in corrispondenza del pozzo di cui sopra. Al suo interno verranno alloggiati quattro gruppi che turbinano la portata proveniente dalla derivazione di Grosio ed uno che turbina quella della derivazione di
Grosotto. In entrambi i casi si tratta di turbine Pelton ad asse verticale, a 5 getti per quel
che riguarda i 4 gruppi della derivazione di Grosio e a 5 getti nel caso della derivazione
di Grosotto. Oltre agli spazi da destinare alle centraline oleodinamiche, in corrispondenza di ogni gruppo verrà realizzato un tratto di canale, all’interno del quale verrà scaricata la portata turbinata. In ciascun canale verrà posizionata una serpentina per il raffreddamento della turbina e, affinché il sistema di raffreddamento rimanga sempre annegato in un battente d’acqua idoneo al suo corretto funzionamento, si realizzerà
all’interno del canale stesso un setto perpendicolare ad esso in modo da trattenere un
battente massimo di acqua pari a circa 5.30 m. In questo modo il sistema di raffreddamento rimarrà immerso in acqua anche quando la turbina non è in funzione. Al termine
di ciascun canale è prevista poi la presenza di una paratoia necessaria per consentire
eventuali operazioni di manutenzione che si rendano necessarie in quel canale consentendo al resto della centrale di continuare a funzionare. I cinque differenti tratti di canale
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scaricheranno poi le acque all’interno di un unico canale che allontanerà la portata complessivamente turbinata verso la galleria di scarico.
È prevista poi la realizzazione di un ulteriore tratto di canale, dotato di botola per consentire l’accesso allo scarico per eventuali operazioni di manutenzione.
La movimentazione dei carichi al piano inferiore della centrale verrà realizzata grazie
ad un carroponte; al di sopra di esso, in corrispondenza della volta della caverna della
centrale si posizioneranno le condotte necessarie per l’aerazione forzata.
Il piano inferiore della centrale si troverà a circa 500 m di profondità nel sottosuolo e
possiede notevoli dimensioni; il grande carico litostatico che graverà sulla caverna impone quindi la scelta di una sagoma di centrale idonea a sopportare forti spinte anche
provenienti dal basso. Per questo si è optato per una forma arcuata.
Al piano inferiore della centrale non sono previsti locali per la permanenza continua del
personale che provvederà al controllo e al comando della centrale dal piano superiore
della centrale stessa.
4.3.4 Stazione elettrica ad Alta Tensione
Previa eventuale sostituzione delle apparecchiature non più adeguate, si riutilizzerà la
stazione elettrica esistente, limitrofa all’attuale centrale.
4.3.5 Galleria di scarico
Le portate turbinate dai gruppi di entrambe le derivazioni vengono immesse in un lungo
canale di scarico (di circa 19 km) a pelo libero che restituisce le acque al fiume Adda in
località Stazzona. Questo è commisurato alla portata massima proveniente da entrambe
le derivazioni (86 m3/s), ha una sezione circolare di diametro pari a 8 m e pendenza media di circa 0.05%.
Si tratta di un canale che si svilupperà interamente in galleria che convoglierà le acque
nell’alveo del fiume Adda. Si prevede inoltre l’introduzione di paratoie regolanti di intercettazione nella parte terminale della galleria di scarico, per evitare che il rigurgito
delle piene del fiume Adda interessi anche la galleria di scarico e per permettere operazioni di manutenzione della galleria stessa in caso di necessità. Si prevede di posizionare massi ciclopici per un tratto sufficientemente esteso tanto a monte quanto a valle dello scarico delle portate turbinate in Adda a protezione di entrambe le sponde e del fondale del fiume Adda.
A partire dalla centrale di Grande Grosio la galleria di scarico seguirà un percorso che
prevede immediatamente l’attraversamento del fondovalle della Valtellina in un’area
compresa tra i comuni di Grosio e di Grosotto; ricordando che la centrale si trova in
caverna (gli ugelli delle turbine sono a circa 403.5 m s.l.m.) e che l’area golenale a ridosso dell’attraversamento previsto è a quota non inferiore a circa 610 m s.l.m., tale
attraversamento avverrà a grande profondità. Da questo punto in poi il tracciato della
galleria di scarico si manterrà in sinistra idraulica fino allo sbocco in Adda.
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4.4
OPERE ESISTENTI CHE VENGONO DISMESSE
Con la definitiva messa in opera della nuova centrale oggetto di studio si prevede il
completo abbandono di alcune opere esistenti: cadranno infatti in disuso, per l’impianto
di Grosio, le attuali condotte forzate e l’intera centrale in caverna; per quanto concerne
l’attuale impianto di Grosotto si rimuoverà la condotta che al momento viene utilizzata
come scarico laterale per sostituirla con una condotta forzata nuova. La condotta che al
momento viene invece utilizzata come condotta forzata, dopo averne constatato la bontà, verrà riutilizzata come scarico laterale. L’edificio di centrale non sarà più utilizzato
per turbinare le portate raccolte dalla derivazione di Grosotto, ma resterà in esercizio
per turbinare le acque provenienti dall’opera di presa sita in località Boscaccia. Al momento all’interno dello stesso edificio di centrale, infatti, sono ospitati sia il gruppo che
turbina le acque provenienti dalla derivazione Grosotto che quello che turbina le acque
derivate dall’opera di presa denominata Boscaccia. L’impianto di Lovero poi sarà completamente abbandonato; in questo caso dunque anche le estese vasche di carico presenti in comune di Grosotto non saranno più utilizzate pertanto, in accordo con le comunità
locali, sarà sviluppato un progetto per il riuso o la rinaturalizzazione dell’area.
Più a valle anche la centrale di Stazzona sarà abbandonata. In accordo con le comunità
locali lo sbarramento e il serbatoio del Sernio potranno essere mantenuti, se ritenuti utili
ai fini ricreativi / turistici, o rimossi nel quadro di un intervento di rinaturalizzazione di
quel tratto del fiume Adda.
Inoltre, previa approvazione del gestore della Rete di Trasporto Nazionale Terna S.p.A.,
si potrà procedere a un importante semplificazione delle infrastrutture elettriche presenti
sul territorio, rimuovendo quegli elettrodotti e stazioni che, essendo al servizio delle
centrali di Lovero e Stazzona, non saranno più necessari.
4.5
MODALITÀ
DI RILASCIO DEL
DMV
E STRUMENTI DI MISURA DELLE PORTATE
RILASCIATE E DERIVATE
Poiché non si ha in progetto di realizzare alcuna nuova derivazione e si utilizzerà la medesima risorsa idrica attualmente derivata dagli impianti di Grosio e Grosotto, si procederà con il rilascio del DMV dalle singole opere di presa come avviene attualmente.
L’art. 15 del Regolamento Regionale 24 marzo 2006 n. 2, punto 4 e l’art. 34, comma 10
del Piano di Tutela e Uso delle Acque richiedono la presenza di un sistema di misura
del valore del DMV; si appurerà quindi l’esistenza di tali sistemi in corrispondenza di
ciascuna opera di presa e, nel caso, si procederà con un opportuno adeguamento.
L’art. 33 dello stesso Regolamento Regionale stabilisce poi l’obbligo d’installare idonei
dispositivi per la misurazione delle portate e dei volumi d’acqua derivati, da utilizzare
anche per la denuncia annuale delle portate derivate. Nel caso al momento non siano
previsti tali misuratori di portata nelle gallerie esistenti delle derivazioni di Grosio e di
Grosotto, si provvederà ad installarne di nuovi.
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Si sottolinea, inoltre, che le portate scaricate dalla centrale di Boscaccia non saranno più
derivate e andranno ad aumentare il deflusso dell’Adda nel tratto Grosotto – Sernio. A
valle della sezione di Sernio il deflusso dell’Adda risulterà ancora incrementato, perché
non saranno più derivate neppure le portate naturali del bacino compreso tra lo scarico
di Boscaccia e la citata sezione di Sernio.
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CARATTERISTICHE DELLA DERIVAZIONE
5.1 PORTATE
Le portate caratteristiche delle derivazioni di Grosio e di Grosotto, quali derivano dalla
relazione idrologica e idraulica, sono riportate di seguito.
a) Derivazione di Grosio:
 Portata massima (Qmax Grosio)
80.00 m3/s
 Portata media nominale (Qmed Grosio)
18.04 m3/s
b) Derivazione di Grosotto:
 Portata massima (Qmax Grosotto)
6.00 m3/s
 Portata media nominale (Qmed Grosotto)
2.56 m3/s
5.2 SALTI
5.2.1 Derivazione di Grosio
L’invaso di Valgrosina è caratterizzato da:
 Quota di coronamento
1212.5 m s.l.m.
 Livello massimo di invaso
1210 m s.l.m.
 Livello minimo di invaso
1183 m s.l.m.
 Livello invaso (normali condizioni esercizio)
1207 m s.l.m.
 Baricentro del volume dell’invaso
1205.5 m s.l.m.
È utile ricordare anche alcune caratteristiche che torneranno utili nelle considerazioni
proposte di seguito:





Quota di fondo del canale di scarico nella sezione di restituzione (a Stazzona)
385.35
Quota di fondo del canale di scarico nella sezione più prossima alla centrale
394.98
Livello del pelo libero all’inizio dello scarico (stimato con
il deflusso della portata massima)
401
Quota degli ugelli delle turbine
403.50
Livello del pelo morto del canale a valle del meccanismo
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
motore
399 m s.l.m.
Nella definizione di salto utile, per quanto riguarda l’impianto di Grosio, bisogna tenere
conto del fatto che questo è alimentato da un serbatoio la cui escursione di livello è inferiore al 10% del valore medio del salto.
Si stima che il baricentro del volume utile di regolazione del bacino si trovi ad una quota di circa 1205.5 m s.l.m..
Il livello del pelo libero del fiume Adda nella sezione di restituzione, a valle dei manufatti di scarico, (in condizioni medie) in località Stazzona è di circa 385.95 m s.l.m.. Il
valore del salto, come definito nell’articolo 2 comma bb) del Regolamento Regionale n°
2 del 24 marzo 2006, può essere stimato pari a:
Hl Grosio = 1207– 385.95 = 821.05 m.
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La centrale denominata Grande Grosio turbinerà le acque della derivazione di Grosotto,
a tutti gli effetti funzionante come una derivazione ad acqua fluente e della derivazione
di Grosio, che verrà esercita anch’essa in buona parte ad acqua fluente ma in accordo
alla gestione delle portate turbinate dall’impianto di Premadio che si trova a monte. Per
questo dunque all’interno del canale di scarico potranno essere presenti portate estremamente variabili a partire da valori molto bassi fino ad un massimo di 86 m3/s. Il lungo canale di scarico potrà inoltre essere utilizzato come demodulatore delle portate turbinate dai gruppi della derivazione di Grosio, a tutto vantaggio dell’ambiente.
Si stima dunque che il pelo morto del canale a valle del meccanismo motore coincida
con il livello dell’acqua trattenuta all’interno di ciascun tratto di canale di scarico posto
in corrispondenza di ogni turbina, pari a 399 m s.l.m.
Pertanto il salto nominale (indicato come salto utile dall’art. 2 comma cc) del Regolamento Regionale n° 2 del 24 marzo 2006), valutato come dislivello tra la quota media di
invaso e la quota del pelo morto del canale a valle degli organi motore, è il seguente:
Hnom Grosio = 1205.5 – 399 = 806.5 m
Il salto netto, cioè il salto effettivamente disponibile all’ingresso del meccanismo motore, varia in funzione della portata e delle caratteristiche geometriche e idrauliche della
condotta di adduzione. Nella relazione idrologica è stata presentata un’ipotesi progettuale di gestione dell’invaso di Valgrosina per avvallare la scelta della portata massima
turbinabile pari a 80 m3/s. A partire da quella stessa ipotesi gestionale si potrebbe determinare, conoscendo le condizioni nelle quali si trova istante per istante l’invaso stesso, il salto netto corrispondente alla portata turbinata ed al livello del pelo libero nella
diga di Valgrosina.
Poiché però non si conosce la geometria dell’invaso ci si trova nell’impossibilità di stabilire quale sia il livello dell’acqua corrispondente ad un certo volume invasato.
A vantaggio dell’ambiente e in considerazione del progressivo “appiattirsi” dei prezzi
dell’energia nelle varie fasce orarie, si intende mantenere un profilo di produzione aderente alle portate naturali, fatto salvo l’effetto dello scarico impulsivo di Premadio (parzialmente smorzato dalla presenza del serbatoio di val Grosina). Si intende per questo
mantenere il livello del serbatoio sufficientemente stabile ed elevato in modo da consentire la fruizione turistica del lago di Valgrosina. È per questo motivo che, al momento, si
propone di mantenere il livello di invaso nelle normali condizioni di funzionamento
dell’impianto ad una quota pari a circa 3 m. al di sotto della quota di massimo invaso
(quindi alla quota di 1207 m s.l.m.) e di poter sfruttare la residua capacità dell’invaso di
Valgrosina eventualmente allo scopo di regolazione delle portate.
Ci si limita pertanto a stimare il valore del salto netto a portata media (di seguito indicata come Qimp e pari a 18.04 m3/s) che si riscontra istantaneamente nelle condizioni di
livello di invaso massimo, medio e minimo.
Considerando il livello di massimo invaso (1210 m s.l.m.):
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 Hn(Qimp,Zmax) salto netto con portata media
= 805.41 m
Considerando invece il livello di invaso d’esercizio proposto (1207 m s.l.m.):
 Hn(Qimp,Zesercizio) salto netto con portata media
= 802.41 m
Quando poi si considera il livello di invaso minimo (1183 m s.l.m.):
 Hn(Qimp,Zmin) salto netto con portata media
= 778.41 m
I valori di salto netto appena proposti si riferiscono a condizioni che si verificano istantaneamente (ad esempio livello massimo di invaso e transito della portata media). Poiché il livello dell’invaso di Valgrosina nelle normali condizioni esercizio è assunto pari
a 1207 m s.l.m. e poiché le perdite di carico distribuite variano al variare della portata
turbinata, si può stimare il salto netto mediamente disponibile nell’arco dell’anno (di
seguito indicato come
) ricorrendo a considerazioni di carattere energetico (come
presentato in relazione idrologica).
A partire dalla curva di durata delle portate turbinabili dalla derivazione di Grosio, stimate le perdite di carico istante per istante che corrispondono al transito della portata
disponibile, è possibile stimare la produzione attesa mediante la seguente relazione:
nella quale si è considerato un passo temporale pari ad 1 giorno e si è indicato con:

= producibilità media annua

= rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore - trasformatore,
pari a 0.89

= portata di impianto turbinata all’istante

= salto netto corrispondente alla portata turbinata nell’istante

= tempo medio annuo di esercizio.
Dunque il salto netto mediamente disponibile nell’arco dell’anno può essere valutato
come il salto con il quale, nelle condizioni medie di portata, si stima la stessa produzione attesa media annua valutata con l’espressione precedente. Per la determinazione di
questo valore si adotta l’equivalenza seguente:
Nella quale si è indicato con:

= portata media di impianto, pari a 18.04 m3/s

= salto netto mediamente disponibile nell’arco dell’anno
 = tempo medio annuo di esercizio (considerato pari a 8760 ore dal momento che,
data la presenza di 4 gruppi si ipotizza di poter programmare le manutenzioni su diversi turni in modo da non dover fermare mai la produzione)
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Il salto netto mediamente disponibile nell’arco dell’anno è dunque stimato pari a circa
793.67 m.
5.2.2 Derivazione di Grosotto
L’impianto che turbina le portate provenienti dalla derivazione di Grosotto è caratterizzato da:
 Quota camera valvole
933 m s.l.m.
 Livello del pelo morto del canale a valle del meccanismo
motore
399 m s.l.m.
 Quota degli ugelli delle turbine
403.50 m s.l.m.
 Livello del pelo libero all’inizio dello scarico (stimato con
il deflusso della portata massima proveniente da entrambe
le derivazioni)
Il salto nominale è dunque il seguente:
401 m s.l.m.
Hnom Grosotto = 933 – 399 = 534 m
Il salto netto, cioè il salto effettivamente disponibile all’ingresso del meccanismo motore, varia in funzione della portata e delle caratteristiche geometriche e idrauliche della
condotta di adduzione.
Il salto lordo viene stimato come differenza tra la quota alla quale si trova la camera
valvole e quella alla quale si trovano gli ugelli delle turbine, cioè:
Hlordo Grosotto = 933 – 403.5 = 529.5 m.
Per stimare dunque il valore del salto netto medio disponibile alla derivazione di Grosotto si ricorre a considerazioni di carattere energetico, così come riportato anche in
“relazione idrologica e idraulica”.
A partire dalla conoscenza della curva di durata delle portate turbinabili nell’impianto
che fa capo alla derivazione Grosotto, scelto un passo temporale di 1 giorno, è possibile
infatti determinare istante per istante le perdite di carico che si verificano in condotta al
transito della portata disponibile e di conseguenza anche il salto netto. La produzione
attesa è quindi data dall’integrazione seguente:
nella quale si è considerato un passo temporale pari ad 1 giorno e si è indicato con:

= producibilità media annua

= rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore – trasformatore, pari a 0.89


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= portata di impianto turbinata all’istante
= salto netto corrispondente alla portata turbinata nell’istante
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
= tempo medio annuo di esercizio, pari a 8500 ore, considerando 10 giorni
medi annui di fermo impianto per guasto o per manutenzioni programmate.
Il salto netto medio viene dunque valutato come il salto con il quale, nelle condizioni
medie di portata si stima la stessa produzione attesa media annua; si ricorre cioè
all’equivalenza seguente:
Nella quale si è indicato con:

= portata media di impianto, pari a 2.56 m3/s

= salto netto medio
Il salto netto medio è dunque stimato pari a circa 522.92 m.
5.3 POTENZE E PRODUCIBILITÀ
5.3.1 Derivazione di Grosio
La potenza nominale di concessione per l’impianto che utilizza la portata proveniente
dalla derivazione di Grosio è stimata pari a:
Si ricorda anche la derivazione Grosio verrà esercita ad acqua fluente (pur risentendo
della regolazione effettuata dal gestore dell’impianto di Premadio che si trova a monte)
per la maggior parte del tempo pur conservando la possibilità offerta dalla presenza della diga di garantire il funzionamento dell’impianto stesso anche come erogatore di servizi di rete. Proponendo di mantenere il livello di invaso nelle normali condizioni di
funzionamento dell’impianto ad una quota pari a circa 3 m. al di sotto della quota di
massimo invaso (quindi alla quota di 1207 m s.l.m.) si potrà inoltre sfruttare la residua
capacità dell’invaso di Valgrosina eventualmente allo scopo di regolazione delle portate.
Come ricordato al precedente § 5.2 ed anche in relazione idrologica e idraulica, le perdite di carico distribuite sono in qualche misura proporzionali alla velocità dell’acqua che
scorre in condotta ed inversamente proporzionali al raggio idraulico, ne discende che il
salto netto mediamente disponibile alla derivazione di Grosio varia al variare della portata turbinata; di conseguenza anche la potenza e la producibilità. A partire quindi dalla
curva di durata delle portate turbinate si stimano la potenza media effettiva e la producibilità media annua.
In particolare la potenza media effettiva si stima con la seguente espressione:
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Mentre per la producibilità si ricorre alla seguente:
Essendo:




= rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore – trasformatore, pari a 0.89
= portata di impianto turbinata all’istante
= salto netto corrispondente alla portata turbinata nell’istante
= tempo medio annuo di esercizio.
Solitamente si considera il tempo medio annuo di esercizio pari a 8500 ore; si considerano cioè 10 giorni medi annui di fermo impianto per guasto o per manutenzioni programmate. Nel caso in questione si opta per l’utilizzo di 4 gruppi (Pelton a 5 getti) ciascuno dimensionato per una portata massima di 20 m3/s; considerata la curva di durata
delle portate si nota che per la maggior parte del tempo i gruppi non lavoreranno a massimo carico e, presumibilmente, ci si aspetta di poter programmare le manutenzioni su
differenti turni in modo da non dover mai fermare la produzione. Di conseguenza si può
quindi immaginare di non incappare praticamente mai in un caso di completo fermo
impianto; D risulta quindi uguale a 8760.
Si stima quindi una potenza media pari a circa 125 MW ed una producibilità media annua di circa 1095 GWh.
Il valore della potenza installata, massima potenza elettrica realizzabile dall’impianto,
supponendo che tutte le parti dell’impianto stesso siano perfettamente in efficienza e
che siano disponibili le più favorevoli condizioni di portata e di salto risulta:
Nella quale si indica con:
 η = il rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore – trasformatore, pari a 0.89;

.= la portata massima di impianto, pari a 80 m3/s;

= il salto netto valutato con livello massimo di invaso e portata corrispondente alla portata massima turbinabile, pari cioè a 785.10
m.
5.3.2 Derivazione di Grosotto
La potenza nominale di concessione è la seguente:
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La portata massima è stata stimata pari a 6 m3/s disponibile mediamente per circa il 9.6
% dell’anno.
Poiché il salto netto varia in funzione della portata,la potenza media effettiva e la producibilità media annua sono state determinate, a partire dalla curva di durata delle portate turbinate, integrando il prodotto tra l’i-esima portata ed il salto netto corrispondenti
all’i-esima durata, secondo le seguenti espressioni:
nelle quali si è considerato un passo temporale pari ad 1 giorno e si è indicato con:






= potenza media
= producibilità media annua dell’impianto di Grosotto
= rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatoretrasformatore, pari a 0.89
= portata di impianto turbinata all’istante
= salto netto corrispondente alla portata turbinata nell’istante
= tempo medio annuo di esercizio, pari a 8500 ore, considerando 10 giorni
medi annui di fermo impianto per guasto o per manutenzioni programmate.
In base a questa formulazione si stima quindi che la potenza media sia pari a 11.68 MW
mentre la producibilità media annua sia di circa 99.30 GWh.
Il valore poi della potenza installata, massima potenza elettrica realizzabile
dall’impianto, supponendo che tutte le parti dell’impianto stesso siano perfettamente in
efficienza e che siano disponibili le più favorevoli condizioni di portata e di salto risulta:
Nella quale si indica con:



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η = il rendimento medio considerato per il sistema turbina – generatore - trasformatore, pari a 0.89;
.= la portata massima di impianto, pari a 6 m3/s;
= il salto netto valutato con la portata massima turbinabile, pari
cioè a 516.26 m.
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5.4
RIASSUNTO DEI DATI IDRODINAMICI DELLA DERIVAZIONE
a) Derivazione di Grosio
Dati nominali:
Portata massima (Qmax Grosio)
80.00 m3/s
Portata media (Qmed Grosio)
18.04 m3/s
Salto nominale (Hnom Grosio)
806.50 m
Potenza nominale (Pnom Grosio)
142639.80 kW
Dati della derivazione:
Salto netto:
- con livello invaso massimo e portata media 805.41 m
Hn(Qimp,Zmax)
- con livello invaso pari a quello di esercizio e porta- 802.41 m
ta media Hn(Qimp,Zesercizio)
- con livello invaso minimo e portata media 778.41 m
Hn(Qimp,Zmin)
- mediamente disponibile nell’arco dell’anno
793.67 m
Portata media della derivazione
18.04 m3/s
Portata massima della derivazione
80.00 m3/s
Potenza media efficiente
125.00 MW
Potenza installata
548.4 MW
Producibilità media annua
1095 GWh
b) Derivazione di Grosotto
Dati nominali:
Portata massima (Qmax Grosotto)
6.0 m3/s
Portata media (Qmed Grosotto)
2.56 m3/s
Salto nominale (Hnom Grosotto)
534.0 m
Potenza nominale (Pnom Grosotto)
13402.35 kW
Dati della derivazione:
Salto netto medio
522.52 m
Portata media della derivazione
2.56 m3/s
Portata massima della derivazione
6.0 m3/s
Potenza media efficiente
11.68 MW
Potenza installata
27.04 MW
Producibilità media annua
99.30 GWh
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6
INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO
6.1 PIANIFICAZIONE NAZIONALE E COMUNITARIA DEL SETTORE ENERGETICO
La valorizzazione delle risorse idriche per la produzione di energia elettrica da fonte
rinnovabile rientra nelle priorità stabilite dall’Unione Europea nell’ambito degli impegni da essa e dai suoi Stati Membri assunti con l’adesione al protocollo di Kyoto.
A questo specifico scopo è stata emanata il 27 settembre 2001 la Direttiva 2001/77/CE,
del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla “promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità”, Direttiva recepita
dall’Italia con D. Lgs. 29 dicembre 2003 n. 387 che ribadisce che le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, …, sono di pubblica utilità ed
indifferibili ed urgenti.
Con l’approvazione della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia
da fonti rinnovabili il Parlamento Europeo ha posto l'obiettivo globale del 20% (17%
per l’Italia) del consumo interno lordo di energia nel 2020 da fonti rinnovabili che ad
oggi, con la maturità tecnologica raggiunta dalle diverse fonti, è raggiungibile anche
mediante l’utilizzazione del potenziale idroelettrico residuo dell’Unione.
Sempre in quest’ambito strategico di settore si inquadra anche la normativa italiana
sull’incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili
diversi dai fotovoltaici regolata dal Decreto 6 luglio 2012.
6.2
PIANIFICAZIONE REGIONALE DEL SETTORE ENERGETICO
Al fine di raggiungere gli obiettivi strategici fissati nel Atto di Indirizzo del 2002, Regione Lombardia ha individuato specifiche linee di intervento a seguito
dell’aggiornamento del Bilancio energetico regionale al 31 dicembre 2004. Nel Piano
d’Azione per l’Energia (di seguito indicato come PAE) si è provveduto a ricostruire
integralmente il Bilancio energetico regionale, che rappresenta di fatto il nuovo contesto
energetico lombardo sia sul lato domanda sia su quello dell’offerta.
Gli indirizzi di politica energetica del Piano Energetico Regionale si ponevano come
risultanza di ipotesi di sviluppo maturate sulla base del Bilancio energetico elaborato al
31 dicembre 2000.
Le seguenti linee d’intervento del PAE, redatto a seguito dell’aggiornamento del bilancio energetico del 2004 e approvato il 7-3-2007, contengono, in una riformulazione più
definita e netta, tutti gli elementi indicati dal Consiglio Regionale nella Deliberazione
del 2002:
1. raggiungimento, per quanto attiene alla quota parte attribuibile al territorio lombardo, degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati dal Protocollo
di Kyoto e contestuale contributo al miglioramento della qualità dell’aria;
2. incremento della quota di copertura del fabbisogno elettrico attraverso le fonti
energetiche rinnovabili e contributo della Lombardia al raggiungimento degli obiettivi della Direttiva 2001/77/CE;
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3.
diminuzione dei consumi energetici negli usi finali, nel rispetto della Direttiva
2006/32/CE concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici;
4. incremento della sicurezza dell’approvvigionamento del sistema energetico regionale e contestuale miglioramento del mercato energetico, che tenga conto delle esigenze delle utenze, tramite il contenimento dei costi, la riduzione degli impatti
ambientali locali e regionali, la valorizzazione delle vocazioni territoriali e lo sviluppo di imprenditoria specializzata che inneschi dinamiche positive di incremento
dell’occupazione.
Dall’analisi dello stato di fatto del sistema impiantistico idroelettrico lombardo al 2005
emerge come la risorsa idroelettrica mantenga, nonostante una contrazione della producibilità media annua verificatasi negli ultimi anni, un ruolo significativo in termini di
soddisfacimento del fabbisogno elettrico regionale, contribuendo con una quota pari al
17.8% e un ruolo preponderante tra le fonti rinnovabili, dove rappresenta oltre l’80%.
Le linee d’intervento del PAE sono riconducibili a due ambiti operativi:
 promozione degli impianti di piccola taglia, definiti come mini-idroelettrico (< 3
MW), in grado di sfruttare piccoli salti legati a canali di irrigazione irrigui, acquedotti comunali e torrenti di montagna;
 mantenimento in efficienza dell’attuale capacità produttiva, in buona parte correlata ad un parco impianti vetusto e bisognoso di importanti interventi di manutenzione straordinaria, unitamente ad una più generale razionalizzazione del sistema
impiantistico e dei prelievi a livello di singola asta e di bacino idrografico coerenti
con gli obiettivi del Piano di Tutela delle Acque, quale nuovo strumento di pianificazione integrata delle risorse idriche. Nello specifico, queste tipologie di intervento, possono, anche mediante interventi di repoweringcombinati con la revisione
degli schemi impiantistici di asta, consentire incrementi di produzione anche
dell’ordine del 10-15% pur nel rispetto dei più recenti parametri di corretta gestione delle risorse idriche e di deflusso minimo vitale.
A seguito del confronto con gli uffici tecnici di alcune Province lombarde finalizzato ad
evidenziare criticità ed opportunità connesse all’utilizzo della risorsa idrica ed
all’applicazione del DMV, in particolare in relazione alla stima di una diminuzione del
6.5% circa nella produzione idroelettrica a seguito dei rilasci del DMV, sono emerse le
seguenti prospettive di sviluppo:
 sviluppo del mini-idroelettrico su acquedotti di montagna;
 sviluppo del mini-idroelettrico sui canali irrigui;
 sviluppo del repowering e/o sostituzione degli impianti vetusti.
In particolare, per quanto riguarda il settore idroelettrico, in uno scenario medio il Piano
prevedeva un incremento della produzione energetica da risorsa idrica di 500
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GWh/anno a seguito di repowering di impianti esistenti e di 128 GWh/anno
nell’incremento del mini-idroelettrico su canali irrigui.
La proposta di realizzazione del nuovo impianto idroelettrico si attiene esattamente agli
indirizzi proposti dal Piano Energetico; si tratta infatti di un progetto teso al miglioramento dell’utilizzo della risorsa idrica al momento derivata dagli impianti presenti sul
territorio. Si è infatti ripensato integralmente l’attuale sistema impiantistico presente nel
bacino montano del fiume Adda, proponendo l’abbandono del vecchio e lo sviluppo di
un nuovo schema che consenta un utilizzo più razionale della risorsa idrica a livello di
bacino idrografico in tutto e per tutto coerente con gli obiettivi del Piano di Tutela e
Utilizzo delle Acque (PTUA). Non prevedendo infatti la realizzazione di nuove opere di
derivazione, ma utilizzando i medesimi prelievi e garantendo il rilascio del DMV in
corrispondenza di ciascuna opera di presa così come richiesto dal PTUA (esattamente
come accade al momento), attraverso un diverso schema di impianto si tende ad un incremento della produzione energetica.
6.3 NORMATIVA IN MATERIA DI ACQUE
Gli interventi che hanno influenza sul regime delle acque in generale e dei fiumi in particolare sono soggetti ad altre norme, tra le quali si citano le più importanti sia a livello
europeo, sia a livello nazionale.
6.3.1 Normativa Europea
 75/440/CEE : Direttiva del Consiglio del 16 giugno 1975 concernente la qualità delle




acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati membri.
76/464/CEE : Direttiva del Consiglio del 4 maggio 1976 concernente l’inquinamento
provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell’ambiente idrico della Comunità.
78/659/CEE : Direttiva del Consiglio del 18 luglio 1978 sulla qualità delle acque
dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci
91/271/CEE : Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1991 concernente il trattamento
delle acque reflue urbane.
91/676/CEE : Direttiva del Consiglio del 12 dicembre 1991 relativa alla protezione
delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole.
 2000/60/CE del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in
materia di acque, modificata dalla Decisione 2001/2455/CE e dalle Direttive
2008/32/CE, 2008/105/CE e 2009/31/CE.
Tali direttive sono ormai tutte recepite nell’ordinamento giuridico italiano in particolare
con il D. Lgs. 152/06 di cui si dirà in seguito.
6.3.2 Normativa nazionale
Il Decreto Legislativo del 23 aprile 2006, n. 152 ha sostituito il principale riferimento
rappresentato dal Decreto Legislativo dell’11 maggio 1999, n. 152 che dettava disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepiva la Dir. 91/271/CEE sul trat-
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tamento delle acque reflue urbane e la Dir. 91/676/CEE sulla protezione delle acque
dall’inquinamento da nitrati. Dal momento però che i Piani di Tutela delle Acque sono
stati redatti sulla base del precedente Decreto Legislativo dell’11 maggio 1999, n. 152
faremo riferimento al D. Lgs. 152/99, peraltro più restrittivo del successivo.
Il D. Lgs. 152/99 individua i parametri da utilizzare per la classificazione delle acque, in
funzione degli obiettivi di qualità e in relazione agli usi previsti (produzione di acqua
potabile, vita dei pesci, vita dei molluschi, balneazione); stabilisce inoltre i parametri di
riferimento per la verifica del rispetto dei limiti di emissione degli scarichi idrici. I corsi
d’acqua superficiali, secondo quanto stabilito dal Decreto, sono classificati in base a
uno stato di qualità ambientale, definito considerando la classe dello stato ecologico
(desunto dal valore dell’Indice Biotico Esteso) e rapportando questa al dato dello stato
chimico (valutato in base ai valori di alcuni macrodescrittori): per attribuire lo stato di
qualità ambientale si utilizza il risultato peggiore ottenuto dalla valutazione dello stato
ecologico e di quello chimico. Le classi dello stato di qualità ambientale sono quelle
riportate nello schema seguente.
Definizione dello stato di qualità ambientale per i corpi idrici superficiali
ELEVATO Non si rilevano alterazioni dei valori di qualità degli elementi chimico fisici
e idromorfologici per quel dato tipo di corpo idrico in dipendenza degli impatti antropici, o sono minime rispetto ai valori normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni indisturbate. La qualità biologica sarà caratterizzata da una composizione e
un’abbondanza di specie corrispondente totalmente o quasi alle condizioni normalmente
associate allo stesso ecotipo. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi,
è paragonabile alle concentrazioni di fondo rilevabili nei corpi idrici non influenzati da
alcuna pressione antropica.
BUONO I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico mostrano bassi livelli di alterazione derivanti dall’attività umana e si discostano solo leggermente da quelli normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non
comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo
idrico di riferimento.
SUFFICIENTE I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico si discostano moderatamente da quelli di norma associati allo stesso ecotipo in
condizioni non disturbate. I valori mostrano segni di alterazione derivanti dall’attività
umana e sono sensibilmente più disturbati che nella condizione di “buono stato”. La
presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento.
SCADENTE Si rilevano alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di qualità
biologica del tipo di coro idrico superficiale, e le comunità biologiche interessate si discostano sostanzialmente da quelle di norma associate al tipo di corpo idrico superficiaSTUDIO FROSIO
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le inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da comportare effetti a medio e lungo termine sulle comunità biologiche associate
al corpo idrico di riferimento.
PESSIMO I valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale presentano alterazioni gravi e mancano ampie porzioni delle comunità biologiche di
norma associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da gravi effetti a breve e lungo
termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento.
Per quanto attiene alle acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci, il Decreto, sulla base di una serie di parametri e associati valori guida o valori imperativi, definisce la
classe di appartenenza, distinguendo tra le acque adatte alla vita dei salmonidi e le acque adatte alla vita dei ciprinidi.
Il D. Lgs 152/99, per i corpi idrici superficiali e sotterranei, fissa due tipi di obiettivi:
1. obiettivo minimo di qualità ambientale, in funzione della capacità delle acque di
mantenere i processi autodepurativi e sostenere le comunità animali e vegetali
diversificate e ricche;
2. obiettivo di qualità per specifica destinazione, riferito allo stato dei corpi idrici
idoneo a usi particolari da parte dell’uomo o alla vita dell’ittiofauna.
Tali obiettivi di qualità devono essere perseguiti, a partire dall’identificazione da parte
delle Regioni della qualità ambientale corrispondente, per ogni corpo idrico.
Gli obiettivi di qualità sono:





mantenere o raggiungere lo stato di qualità ambientale “buono” entro il 2016 (entro
il 22-12-2015 per il D. Lgs. 152/06);
mantenere, se già esistente, lo stato di qualità ambientale “elevato”;
mantenere o raggiungere, per le acque a specifica destinazione d’uso o funzione, la
qualità corrispondente alla stessa destinazione funzionale prestabilita, entro il 2016
(entro il 22-12-2015 per il D. Lgs. 152/06);
rispettare i valori più cautelativi tra quello della qualità ambientale e quello della
qualità per specifica funzionalità riferiti allo stesso corpo idrico;
mantenere o raggiungere, se definiti dalle Regioni, valori di qualità ambientale più
elevati o altri valori di qualità per specifiche funzionalità in relazione ad altre desti-
nazioni aggiunte;
 impedire ogni ulteriore degrado dei corpi idrici;
 conseguire almeno il livello di stato “sufficiente”, entro il 2008, per i corpi idrici
che devono raggiungere lo stato “buono” entro il 2016.
La legge 183/89e s.m.i. è il riferimento normativo nazionale in materia di riassetto e
difesa del suolo. In particolare tra gli obiettivi della legge rientrano: il risanamento delle
acque, la razionale fruizione e gestione delle risorse idriche, la tutela degli aspetti ambientali. Si introduce per la prima volta in Italia (e con un ritardo di qualche decennio)
una visione globale dell’intero ciclo delle acque. Il bacino idrografico viene considerato
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come un ecosistema unitario al fine di superare le difficoltà derivanti dalla frammentazione delle competenze tra enti e amministrazioni diverse. Nelle Autorità di Bacino si
assume un innovativo assetto politico-istituzionale che prevede la concertazione e la
collaborazione tra Stato e Regioni. Il Piano di bacino, complessivamente o per stralci, è
lo strumento principale di pianificazione delle risorse secondo un approccio integrato di
difesa del suolo, tutela e risanamento delle acque, fruizione e gestione del patrimonio
idrico.
6.4
PIANO
DI GESTIONE DEL BACINO IDROGRAFICO E
PROGRAMMA
DI
TUTELA
E USO
DELLE ACQUE (PTUA)
La Regione Lombardia, con l'approvazione della Legge regionale 12 dicembre 2003
n°26, in linea con quanto previsto dalla Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE, ha
indicato il "Piano di gestione del bacino idrografico" quale strumento regionale per la
pianificazione della tutela e dell'uso delle acque. Ha inoltre stabilito che, nella sua prima
elaborazione, tale Piano costituisce il "Piano di tutela delle acque" previsto dal Decreto
legislativo n° 152 dell'11 maggio 1999, all'articolo 44.
Il Piano di gestione del bacino idrografico, piano stralcio di settore del Piano di bacino
previsto all'art. 17 della Legge 183 del 18 maggio 1989 sulla difesa del suolo, è costituito pertanto:
 dall'“Atto di indirizzi per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia – Linee strategiche per un utilizzo razionale, consapevole e sostenibile della
risorsa idrica“, approvato con Delibera del Consiglio Regionale 28 Luglio 2004 n°
VII/1048;
 dal Programma di Tutela e Uso delle Acque, approvato dalla Giunta Regionale con
Deliberazione n° 8/2244 del 29 marzo 2006.
L’Atto di indirizzi stabilisce in particolare l’espressione per il calcolo del DMV, in applicazione dell’Allegato B alla Deliberazione del Comitato Istituzionale dell’Autorità di
Bacino del Fiume Po n° 7 del 13 Marzo 2002.
Il Programma di tutela e uso delle acque costituisce un punto di riferimento basilare sia
per le informazioni in esso contenute sia per gli indirizzi gestionali ivi espressi.
Per la questione di cui qui si tratta assumono particolare rilevanza alcuni aspetti che
sono indicati di seguito.
 Il Fiume Adda è individuato dal PTUA come corso d’acqua significativo.
 Il Fiume Adda,nelle sezioni di seguito riportate presenta uno stato ecologico e ambientale variabile da buono a sufficiente, così come definito dal D. Lgs. 152/99:
- Loc. Premadio (in comune di Valdidentro) – Buono
- Loc. le Prese (in comune di Sondalo) – Sufficiente
- Loc. Stazzona (in comune di Villa di Tirano) – Sufficiente.
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L’iniziativa in argomento non prevede l’incremento del numero delle opere di presa né
dei quantitativi di portata derivata al momento utilizzati dagli attuali impianti di Grosio
e di Grosotto. Poiché poi si prevede il completo abbandono delle centrali idroelettriche
di Lovero e Stazzona, si rinuncerà anche all’opera di presa dell’impianto di Stazzona, la
quale ora capta le acque raccolte a monte della traversa di Sernio; al momento qui sono
convogliate le acque scaricate dagli attuali impianti di Grosio, Grosotto e Boscaccia, già
utilizzate dall’impianto di Lovero, oltre a quelle che appartengono al bacino residuo del
fiume Adda. L’iniziativa oggetto di attenzione dunque comporterà un cambiamento
rispetto all’attuale regime di portate dell’asta del fiume Adda; in tal senso:
 non verrà modificato il complesso sistema di derivazione delle portate che viene ora
utilizzato dagli impianti di Grosio e Grosotto, dunque non si prevede di alterare
l’attuale regime delle portate del bacino montano del fiume Adda fino al comune di
Grosio;
 le grandi vasche presenti ora in comune di Grosotto, nelle quali al momento vengono
immesse le portate scaricate dalle centrali di Grosio, Grosotto e Boscaccia, non verranno più utilizzate come serbatoio di carico per il successivo impianto di Lovero.
Per questo la portata scaricata della centrale di Boscaccia (centrale che non verrà
toccata dalla presente iniziativa) non verrà più immessa all’interno di quelle grandi
vasche ma verrà fatta confluire all’interno del fiume Adda, incrementando dunque la
portata defluente nel corso del fiume; nel tratto quindi tra Grosotto e Stazzona si avrà
un miglioramento rispetto alle condizioni attuali. In particolare:
a. nel tratto tra Grosotto e la traversa di Sernio defluirà, oltre alla portata presente ad
ora, anche quella scaricata dalla centrale di Boscaccia;
b. nel tratto tra la traversa di Sernio e Stazzona l’attuale deflusso verrà incrementato
non solo dal contributo scaricato dalla centrale di Boscaccia ma anche da quello
che si genera sul bacino del fiume Adda residuo compreso tra l’attuale opera di
presa di Boscaccia (limite di monte) e la traversa di Sernio (limite di valle) ad ora
captato invece dall’opera di presa della centrale di Stazzona;
La situazione finale che si prospetta con la nuova iniziativa risulta dunque migliore: si
avrebbe infatti un aumento della portata disponibile in alveo su un tratto di lunghezza
pari a circa 15.5 km, attualmente caratterizzato da uno stato di qualità moderato secondo
quanto riportato all’interno del Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po
e presentato nel § 6.4.2. Privilegiando l’esercizio ad acqua fluente non solo del gruppo
che afferisce alla derivazione di Grosotto, ma anche dei gruppi che fanno capo alla derivazione di Grosio (in accordo alla gestione delle portate turbinate dall’impianto di Premadio che si trova a monte) e prevedendo la possibilità di demodulare le portate turbinate utilizzando il lungo canale di scarico, è inoltre possibile ridurre il fenomeno di
hydropeaking.
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Si ritiene quindi che il progetto oggetto di interesse non interferisca con gli obiettivi del
Piano stesso.
6.4.1 Classificazione del corso d’acqua sulla base dei criteri dettati dal D. Lgs.
152/99
La tabella seguente, tratta dall’allegato 12 alla Relazione generale della proposta di Programma di tutela e uso delle acque, approvata con Deliberazione della Giunta regionale
n° VII/19359 del 12 novembre 2004, riporta la definizione dello stato ambientale del
Fiume Adda nelle sezioni di Valdidentro, Sondalo e Villa di Tirano in accordo al D.
Lgs. 152/99.
Tabella 2 – Classificazione del Fiume Adda nelle sezioni sopra riportate (D.Lgs.
152/99)
6.4.2 Classificazione del corso d’acqua sulla base dei criteri dettati dal D. Lgs.
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La figura seguente, tratta dall’elaborato 4 del Piano di Gestione del bacino idrografico
del fiume Po (PdGPo), riporta la rappresentazione cartografica dello stato delle acque
superficiali che compongono il bacino del fiume Po. In particolare si evidenzia, con un
rettangolo viola, il bacino montano del fiume Adda, all’interno del quale si sviluppa
l’iniziativa oggetto di interesse.
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Figura 2: Stato dei corpi idrici superficiali che compongono il bacino idrografico del
fiume Po. (fonte: elaborato 4 del Piano di Gestione del bacino idrografico del fiume Po,
Autorità di Bacino del fiume Po).
Già dalla Figura 2 si nota come lo stato qualitativo degli affluenti del fiume Adda sopralacuale sia “buono”, mentre quello dell’asta principale del fiume dall’abitato di Premadio fino alla confluenza con il torrente Mallero sia invece classificato come “moderato”
e di natura “altamente modificata”, almeno fino a valle di Tirano.
Nell’elaborato 5 del PdGPo sono poi riportati gli obiettivi ambientali fissati per le acque
superficiali; in particolare si prevede il mantenimento dello stato “buono” per tutti gli
affluenti ed il raggiungimento al 2015 dello stato sia ecologico che chimico “buono” per
tutti gli altri tratti del bacino del fiume Adda montano.
6.5 PIANO ITTICO PROVINCIALE E NORMATIVA SULLA TUTELA DEL PATRIMONIO ITTICO
La L.R. 30 luglio 2001 n° 12, “Norme per l’incremento e la tutela del patrimonio ittico
e l’esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia”, si è posta come obiettivi
generali la salvaguardia delle acque interne dalle alterazioni ambientali e la tutela della
fauna ittica autoctona. Per questo stabilisce prescrizioni riguardanti specificatamente le
derivazioni di acque in concessione; in particolare sancisce che le Amministrazioni che
rilasciano le concessioni di derivazioni d’acqua provvedano a inserire nei disciplinari
disposizioni per la tutela della fauna ittica oltre a imporre il rilascio continuo di una
quantità d’acqua sufficiente a garantire, anche nei periodi di magra, la sopravvivenza e
la risalita dell’ittiofauna, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente in materia.
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In linea con quanto previsto dalla normativa regionale e dal PTUA, al fine di perseguire
una corretta gestione degli ambienti acquatici, la provincia di Sondrio ha redatto il Piano ittico Provinciale e la carta delle vocazioni ittiche. Si tratta cioè di documenti nei
quali vengono specificati i criteri di individuazione delle zone destinate ai diversi tipi di
pesca, i criteri per l’istituzione delle zone di protezione, di ripopolamento e di tutela ittica,
oltre a proporre misure atte a salvaguardare o migliorare le condizioni ambientali per sostenere popolazioni ittiche di interesse conservazionistico.
L’ittiofauna del bacino montano dell’Adda presenta un buon grado di biodiversità; in
particolare è da notare la consistente presenza del temolo e della trota marmorata, due
specie indicatrici di buona qualità delle acque che, in questo tratto di fiume, trovano una
delle aree di maggiore presenza di tutto il bacino del Po.
Esistono però molti fattori che limitano la qualità dei popolamenti ittici: le portate idriche, in molti tratti scarse ed irregolari e l’incremento del trasporto solido, fattori entrambi dovuti alla presenza degli sbarramenti per la produzione idroelettrica, alle alterazioni degli alvei determinate da sbarramenti, arginature e cementificazioni,
all’inquinamento chimico provocato dagli scarichi civili e industriali e all’inquinamento
genetico, determinato da errate strategie di gestione della pesca. Si riporta in Figura 3 la
cartografia della classificazione delle acque superficiali; in particolare, all’interno del
riquadro viola si trova il bacino imbrifero le cui portate, così come vengono al momento
utilizzate dagli impianti di Grosio e Grosotto, verranno utilizzate anche dalla nuova centrale di Grande Grosio. Il riquadro verde invece evidenzia il tratto di alveo del fiume
Adda che beneficerà dell’incremento di portata dovuta alla mancata derivazione delle
acque turbinate dall’impianto di Boscaccia. In realtà, come discusso al § 6.4, solo la
porzione dell’asta principale del fiume Adda, evidenziata con il riquadro verde, cioè
quella compresa tra il comune di Grosotto e l’abitato di Stazzona, sarà interessata da
cambiamenti rispetto alla situazione attuale. Il tratto di alveo compreso tra Grosotto e
Stazzona viene indicato come zona di pregio ittico potenziale, zona dunque nella quale
esistono alterazioni ambientali mitigabili o rimovibili mediante le azioni di ripristino
ambientale e di gestione faunistica indicate nel Piano Ittico; questo tratto riceverebbe
giovamento dall’entrata in esercizio del nuovo impianto di Grande Grosio, poiché aumenterebbero le portate disponibili in alveo (per una stima di tale incremento si veda il
§ 7).
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Figura 3: Carta ittica della provincia di Sondrio; si rappresentano le acque di pregio
ittico (in blu), quelle di pregio ittico potenziale (in azzurro) e quelle di interesse pescatorio (in giallo).
6.6 PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE
Il Piano Territoriale Regionale (PTR) è stato adottato con delibera del Consiglio Regionale n.874 del 30 luglio 2009; è stato poi pubblicato sul BURL n.7 del 17 febbraio 2010
e con la delibera n. 951 del 19 gennaio 2010 sono state decise le controdeduzioni regionali alle osservazioni pervenute ed il Piano Territoriale Regionale è stato approvato.
Il PTR ha, ai sensi dell’art. 19 della L.R. 12/2005, natura ed effetti di piano territoriale
paesaggistico; gli aggiornamenti al PTR di cui sopra (l’ultimo in ordine di tempo è stato
approvato con delibera del consiglio regionale n. 276 del 8 novembre 2011) integrano
ed aggiornano il precedente Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) vigente in
Lombardia dal 2001, in linea con la “Convenzione Europea del paesaggio” e con il
Dlgs. n.42/2004.
Il PTR quindi recepisce, consolida e aggiorna il PTPR integrandone e adeguandone i
contenuti e confermandone l’impianto generale e le finalità di tutela. Il PTPR diventa
così una sezione specifica del PTR, disciplina paesaggistica dello stesso, mantenendo
comunque una compiuta unitarietà ed identità.
Poiché l’iniziativa in oggetto prevede la realizzazione di nuove opere solamente a valle
delle camere valvole delle attuali centrali di Grosio e di Grosotto, e non ha invece in
progetto l’alterazione di alcunché faccia parte delle opere di presa e di derivazione attualmente utilizzate dalle stesse centrali (e che si sviluppano sull’intero bacino montano
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del fiume Adda, caratterizzato da una vasta area), si sceglie di analizzare unicamente le
aree che saranno interessate da cambiamenti.
Gli elaborati di Piano, relativamente all’area interessata dal progetto evidenziano i seguenti aspetti.
 La tavola di piano A Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio inquadra la
zona d’intervento nella fascia alpina (ambito geografico della Valtellina). Tanto le
opere di presa, il lungo canale derivatore di Grosio, l’intera derivazione di Grosotto,
la zona in cui si prevede la realizzazione della nuova centrale, quanto tutta l’area interessata dal lungo canale di scarico ricadono in un’area che viene classificata come
“paesaggi delle valli e dei versanti”. In queste aree si vuole puntare alla tutela di tutto ciò che è parte del contesto naturale e su tutti gli elementi che concorrono alla
stabilità dei versanti e all’equilibrio geologico.
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Figura 4: Estratto della tavola di piano A – ambiti geografici e unità tipologiche di
paesaggio.
 La tavola di piano B Elementi identificativi e percorsi panoramici riporta quelle che
vengono definite strade panoramiche ed i tracciati guida paesaggistici; il tracciato
della condotta forzata nella quale defluisce la portata proveniente dalla derivazione
di Grosotto, intersecherà una strada panoramica ma, essendo interrato, non interferirà
con essa. Anche in prossimità dello scarico a fiume delle portate turbinate sono presenti una strada panoramica e un tracciato guida paesaggistico. Questi elementi sono
riportati anche nella tavola di piano E allegata alla quale si rimanda.
 La tavola di piano C Istituzioni per la tutela della natura individua i parchi, le aree
naturali protette, i siti di importanza comunitaria presenti nell’area. All’interno del
bacino montano del fiume Adda sono presenti il parco Nazionale dello Stelvio, diversi SIC, alcune aree classificate come ZPS oltre ad alcuni geositi di interesse geologico, geografico e paleontologico. In particolare alcune delle opere di presa lambiscono il confine del parco Nazionale dello Stelvio (opere di presa sul torrente Frodolfo a Uzza, sul fiume Adda a Premadio e sul torrente Rezzelasco). Lo stesso accade
anche per alcuni SIC: l’opera di presa sul fiume Adda a Premadio è al di fuori di un
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SIC e la futura galleria di scarico passa più a valle del sito di importanza comunitaria
chiamato “da Monte Belvedere a Vallorda” ed identificato dal codice IT2040024; si
fa comunque notare che la galleria di scarico lungo tutto il suo percorso sarà interamente interrata. Non si segnalano ZPS che interessino aree diverse da quelle già segnalate come parco o come SIC ed i geositi non verranno interessati dalle opere previste dalla presente iniziativa. Si veda la tavola di piano C sotto riportata.
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 La tavola di piano D Quadro di riferimento degli indirizzi di tutela e di operatività
immediata segnala la presenza di ambiti di elevata naturalità. I pozzi piezometrici
della derivazione di Grosio si trovano all’interno di un’area definita ad alta naturalità. Pertanto le condotte forzate, che provengono dalla derivazione di Grosio si troveranno anch’esse, almeno la prima parte, in una zona ad alta naturalità. Si rammenta
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che queste saranno interrate. La zona della nuova centrale, le condotte forzate provenienti dalla derivazione di Grosotto, la galleria di scarico si trovano invece
all’esterno di aree ad alta naturalità.
Negli ambiti ad alta naturalità la disciplina paesistica persegue i seguenti obiettivi
generali:
a) recuperare e preservare l’alto grado di naturalità, tutelando le caratteristiche morfologiche e vegetazionali dei luoghi;
b) recuperare e conservare il sistema dei segni delle trasformazioni storicamente operate dall’uomo;
c) favorire e comunque non impedire né ostacolare tutte le azioni che attengono alla
manutenzione del territorio, alla sicurezza e alle condizioni della vita quotidiana di
coloro che vi risiedono e vi lavorano, alla produttività delle tradizionali attività agrosilvopastorali;
d) promuovere forme di turismo sostenibile attraverso la fruizione rispettosa
dell’ambiente;
e) recuperare e valorizzare quegli elementi del paesaggio o quelle zone che in seguito
a trasformazioni provocate da esigenze economiche e sociali hanno subito un processo di degrado e abbandono.
Si veda la tavola di piano D sotto riportata.
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
La tavola di piano E Viabilità di rilevanza paesistica segnala la presenza di tracciati
guida (art. 26, comma 10) e strade panoramiche (art. 26, comma 9). Si veda la tavola
di piano E sotto riportata.
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
La tavola di piano F Riqualificazione paesaggistica: ambiti e aree di attenzione
regionale segnala la presenza di conurbazioni lineari lungo il fondovalle del fiume
Adda.
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
La tavola di piano G Contenimento dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica individua la presenza di interventi di grande viabilità programmati nel fondovalle.

La tavola di piano H Contenimento dei processi di degrado paesaggistico: tematiche
rilevanti sono segnalate soprattutto aree di degrado provocato da processi di urbanizzazione lungo il fondovalle del fiume Adda.

La tavola di piano I Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge (D. Lgs. 42/04)
segnala le presenza di aree alpine.
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6.7
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE
L’interazione dell’intervento è stata valutata anche rispetto al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), approvato con delibera del Consiglio Provinciale n.4
del 25 gennaio 2010.
Gli elaborati di Piano, relativamente all’area interessata dal progettato impianto idroelettrico Grande Grosio, evidenziano i seguenti aspetti.
 Le tavole del gruppo 2 (2.7, 2.8 e 2.10) del PTCP Uso del suolo e Previsioni urbanistiche, classificano come “territori boscati e ambienti seminaturali” le aree interessate dalla centrale (in caverna), dalle condotte forzate della derivazione di Grosio ed in
parte anche della derivazione di Grosotto. Il primo tratto delle condotte forzate della
derivazione di Grosotto verrà effettuato come avviene al momento in superficie, è riconosciuto come tratto di “servizio pubblico”; in corrispondenza poi del futuro attraversamento d’alveo da parte delle condotte forzate della derivazione di Grosotto e
nel tratto iniziale interrato si identifica invece un’area di “servizio pubblico” (sempre
legata alle attuali centrali di Grosio e Grosotto) e un’area indicata come “produttivo
esistente”. La galleria di restituzione invece, rimanendo interrata per la totalità dei
suoi circa 18 km di lunghezza, dopo l’attraversamento della valle in prossimità di
Grosio, dove si trovano “aree residenziali” e “aree produttive”, si mantiene quasi per
intero all’interno della “zona boscata”. Solo la parte terminale del canale di scarico,
quella che passa accanto alle aree ad ora interessate dalle opere della centrale di
Stazzona, attraverserà un’area designata come “servizi pubblici” e “servizi pubblici
sovracomunali”.
 Le tavole poi del gruppo 3 del PTCP Elementi conoscitivi dell’assetto geologico evidenziano l’attraversamento di conoidi che avviene lungo il tracciato della galleria di
scarico che si sviluppa in sinistra idraulica. Il versante della montagna, all’interno
della quale si prevede la costruzione a grande profondità della nuova centrale è segnalata invece come interessata da fenomeni franosi a scivolamento rotazionale/traslativo. Si vuole sottolineare che la nuova centrale si troverà ad elevata profondità e che lo studio geologico allegato esclude interferenze negative dell’opera in
progetto.
 Le tavole del gruppo 4 del PTCP Elementi paesistici e rete ecologica rivelano che:
- la zona nella quale verrà costruita la nuova centrale in caverna e quella delle
condotte forzate provenienti dalla derivazione di Grosio (interrate) si trova in
un’area identificata come di particolare interesse naturalistico-paesistico (art. 8);
si sottolinea però che la centrale è posta al di fuori dell’area vincolata perché indicata come “ambito di particolare interesse ambientale” (art. 7).
- la medesima area viene inoltre indicata come elemento della rete ecologica (art.
11);
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viene delimitata attorno al Castello dei Visconti Venosta un’ampia area individuata come geosito; al di sotto di quest’area, a diverse profondità, transiteranno
la condotta forzata proveniente dalla derivazione di Grosotto (interrata), la galleria di scarico (posta a grande profondità) e la galleria di accesso alla centrale (interrata anch’essa). Su questa stessa area vengono indicate anche presenze archeologiche.
le condotte forzate che fanno parte della derivazione di Grosotto, nel primo tratto in superficie, si trovano al di fuori di qualunque area di interesse naturalisticopaesistico. In prossimità dell’alveo del fiume Adda invece ricadono all’interno
del vincolo “aree contermini ai fiumi” (art. 7).
la zona in cui le portate turbinate dalla centrale di Grande Grosio verranno scaricate nel fiume Adda è caratterizzata dal “paesaggio di fondovalle”, nel tratto in
cui lo scarico si trova interrato alla minima profondità; si veda la Figura 5.
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Figura 5: Estratto della tavola 4 del PTCP Sondrio – Elementi paesistici e rete ecologiSTUDIO FROSIO
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ca. In rosso la parte terminale della galleria di scarico.
 Le tavole del gruppo 6 Previsioni progettuali strategiche non rivelano particolari
criticità. Nell’area dove si prevede lo scarico delle portate a fiume è indicata una
strada statale prevista dalla progettazione regionale fuori terra, con annessa pista ciclabile da integrare; si rammenta che il canale di scarico, lungo tutto il suo tracciato,
è previsto interrato, dunque non si ravvisano elementi di criticità nemmeno in
quest’area.
 La mappa che riguarda la mobilità - rete primaria e rete di interesse locale (tavola
7.1) prevede la realizzazione di una nuova infrastruttura stradale di interesse sovra
comunale, in parte realizzata fuori terra ed in parte invece in galleria che si dovrebbe
sviluppare in sinistra idraulica tra Lovero e Sondrio. Questa non dovrebbe interferire
con la galleria di scarico della nuova centrale di Grande Grosio, anch’essa prevista in
sinistra idraulica, infatti:
- tutto il tracciato della galleria di scarico si mantiene ad una certa distanza da quello previsto per la nuova arteria stradale; inoltre la galleria di scarico è prevista a
quota decisamente inferiore rispetto a quella dei tratti in galleria della nuova strada.
- come già indicato per le tavole del gruppo 6 la parte terminale del canale di scarico, sempre interrata, interseca il tracciato della nuova arteria stradale prevista dal
piano subito a valle dell’abitato di Stazzona; la strada statale ricalca lo stesso tracciato della strada oggi esistente. Si rammenta che il canale di scarico rimane comunque sempre interrato fino allo sbocco in Adda; si adotteranno le migliori tecnologie disponibili per cercare di evitare l’interruzione della circolazione.
 Le tavole poi del gruppo 8, vincoli di natura geologica e idrogeologica presentano
informazioni che verranno discusse in modo più esaustivo al § 6.10 ed al § 6.9.2 per
quanto riguarda il tratto terminale del canale di restituzione delle portate turbinate. Si
evidenzia solo il fatto che la galleria di scarico dell’impianto di Grande Grosio attraverserà in parte aree di conoide e non toccherà aree segnalate come a rischio idrogeologico molto elevato.
6.7.1 Piano di bilancio idrico
Il PTCP ha individuato come strategica la tutela dei corpi idrici per la salvaguardia del
paesaggio e dell’ambiente della Provincia di Sondrio ed ha definito, tra le azioni da
mettere in pratica, anche la definizione di classi di criticità dei corsi d’acqua che viene
realizzata proprio all’interno del Piano di Bilancio Idrico (PBI). Questo documento fissa
infatti una nuova metodologia, maggiormente riferita alla specificità delle condizioni
locali, per definire le classi di criticità in alternativa e/o ad integrazione dei criteri di
calcolo indicate nel PAI.
Le principali linee d’indirizzo possono essere riassunte come segue:
 salvaguardia dei piccoli bacini, ovvero con superficie inferiore a 5 km2;
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
riguardo all’indice IL, rappresentativo delle lunghezze dei corsi d’acqua sottesi,

viene assunta come soglia indice il 40%. L’indice IL, riferito a ciascuna delle 18
macroaree individuate nel territorio della provincia di Sondrio, è definito come il
rapporto tra la somma delle lunghezze dei tratti di reticolo “naturali” (non penalizzati cioè dalla presenza di derivazioni) e la lunghezza complessiva del reticolo idrografico (considerando dunque sia i tratti di reticolo “antropizzati” che quelli “naturali”). Secondo questa definizione il valore dell’indice IL è compreso tra 0% e
100%, essendo pari a 0% nel caso di completa antropizzazione del bacino ed invece
pari a 100% nel caso di completa naturalità. Quindi con IL>40%, con il solo riferimento a questa criticità, sono considerate possibili le nuove derivazioni.
salvaguardia delle aree di elevato interesse naturalistico e paesaggistico.

con riferimento all’indice di rischio Irischio il piano prevede l’adozione di normative
di salvaguardia differenziate. In particolare nei tratti a rischio R3 e R4 sono precluse le nuove derivazioni, nei tratti a rischio R1 e R2 si prevedono misure di preven-
zione atte a impedire che nuove derivazioni possano far assumere ai tratti posti a
valle della derivazione livelli di rischio peggiori di quella attuale.
I rinnovi di concessioni esistenti potrebbero essere valutati in funzione del rischio oggi
presente e richiedendo che un’analisi specifica dei diversi aspetti di criticità che contraddistinguono il reticolo situato a valle della derivazione conduca alla messa a punto
di misure di riduzione delle suddette criticità, di riqualificazione dell’ambiente fluviale
e di miglioramento del Deflusso Minimo Vitale.
Per il bacino del fiume Adda interessato dalla futura centrale di Grande Grosio si evidenzia che gli strumenti individuati dal piano di Bilancio Idrico sono stati messi a punto
grazie alla realizzazione di uno studio particolareggiato che ha ampiamente considerato
la presenza degli invasi e delle opere di derivazione oltre che degli scarichi che fanno
capo alle centrali idroelettriche attualmente presenti sul territorio e tra queste anche le
centrali ad ora in funzione di Grosio, Grosotto, Lovero e Stazzona. Proprio per questo
motivo il tratto del reticolo idrografico che si trova subito a valle del serbatoio di Valgrosina, ad esempio, è caratterizzato da un indice di rischio, Irischio, R4 cioè molto elevato (si veda la Figura 12). L’impatto dunque della presenza delle centrali idroelettriche
sul territorio è già stato valutato ed è rappresentato attraverso gli indici la cui raffigurazione è data dalla cartografia presente nel PBI. Ricordando che la futura centrale idroelettrica Grande Grosio andrebbe a sostituire la cascata di centrali idroelettriche esistenti
Grosio-Grosotto-Lovero-Stazzona, utilizzando unicamente e mantenendo inalterate le
portate derivate ad ora solo dagli impianti di Grosio e di Grosotto, si ritiene interessante
presentare qui di seguito la situazione presente ora su tutto il bacino idrografico interessato dalla futura centrale; in particolare si porrà l’attenzione su quel tratto del fiume
Adda che sarà interessato dai cambiamenti di cui si è discusso al § 6.4.
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Di seguito si presentano gli indici che nel PBI sono stati scelti per caratterizzare gli aspetti idraulici e ambientali:
1) IL(si veda Figura 6) che assume valori differenti a seconda del settore considerato:
35% (Valle di Cancano)
36% (Frodolfo)
80% (Valgrosina)
30% (Tributari Adda da Bormio a Tresenda)
Figura 6: Indice IL delle lunghezze dei corsi d’acqua non sottesi dagli impianti idroelettrici per settori del territorio della provincia di So. (fonte Tavola 6 del PBI).
Nel capitolo 6.4 della relazione tecnica si propone l’adozione di un valore di soglia pari
a 40%, relativamente all’indice IL. Con tale scelta i settori “Spoel”, “Val Grosina”,
“Tributari di destra Adda tra Tresenda e Sondrio”, “Mallero”, “Tributari di sinistra
Adda a valle di Sondrio”, “Tributari di destra Adda a valle di Sondrio”, “Tartano e
limitrofi”, “Masino”, “Codera – Ratti”, “Reno di Lei”, forniscono valori di IL > 40% e
quindi potrebbero, considerando solo tale indice e non le altre criticità più oltre descritte, presentare la possibilità di nuove derivazioni. Con questo progetto si vuole proporre di ripensare in modo unitario il complesso sistema di centrali in cascata ad ora
esistenti sul territorio, andando così a sostituirle interamente con il nuovo impianto oggetto di studio. Si rammenta anche che le opere di presa ad ora esistenti verranno mantenute, senza aggiungerne nuove, e non si prevede di derivare portate superiori a quelle
attualmente utilizzate solamente dagli impianti di Grosio e Grosotto.
2) Imedia,antr (si veda Figura 7); l’indice è calcolato come rapporto percentuale tra la portata media annua antropizzata Qmedia, antr, stimata in ogni tratto del reticolo per effet-
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to delle derivazioni e restituzioni operate per i diversi usi idrici, e la portata media
annua naturale Qmedia, nat:
L’indice è classificato nelle seguenti classi:
- Classe C1: criticità moderata o nulla: Imedia, antr> 35 %
- Classe C2: criticità media: 20 % <Imedia, antr≤ 35 %
- Classe C3: criticità elevata: 10 % <Imedia, antr≤ 20 %
- Classe C4: criticità molto elevata: Imedia, antr= 10 %.
LEGENDA
Opera di presa dismessa
Opera di presa mantenuta
Centrale G.G.
a
Centrale dismessa
Punto di restituzione dismesso
Punto di restituzione G.G.
CRITICITA’
b
= 10 %
C4 - molto elevata
10 - 20 % C3 - elevata
20 - 35 % C2 - media
35 - 100% C1 - moderata
c
≥100%
nulla
Tratti che sottendono piccoli
bacini di superficie < 5 km2
Figura 7: Carta dell’indice Imedia, antr della portata media annua antropizzata rappresentativo, per ogni tratto del reticolo idrografico, del rischio indotto dalle derivazioni
rispetto alla portata media annua naturale, con esclusione dei piccoli bacini di superficie < 5 km2. Con le lettere a, b e c si indicano le sezioni del fiume Adda che saranno
interessati da un regime delle portate differente rispetto a quello attualmente presente
(a – sezione in prossimità di Grosotto, b – traversa di Sernio, c – scarico della centrale
di Stazzona e futuro scarico di Grande Grosio).
L’attuale centrale di Lovero non verrà più utilizzata; per questo la portata ad ora scaricata dall’impianto di Boscaccia direttamente all’interno delle vasche di carico
dell’impianto di Lovero, che si trovano a Grosotto, verrà rilasciata in alveo in prossimi-
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tà dell’abitato di Grosotto arrecando un giovamento alle condizioni del fiume. Al momento il tratto di alveo compreso tra l’abitato di Grosotto e la traversa di Sernio (rappresentato in Figura 7 come il tratto compreso tra a e b) è caratterizzato da un indice
Imedia, antr pari a C3, dunque elevato. Poiché con l’entrata in esercizio della futura centrale
di Grande Grosio si dismetterebbe anche l’impianto di Stazzona, nel tratto di alveo
compreso tra b e c (si veda la Figura 7) sarebbero presenti anche le portate ad ora derivate dall’opera di presa della centrale di Stazzona; alla portata ora ivi defluente si andrebbe ad aggiungere la quota di portata scaricata dalla centrale di Boscaccia ed anche
quella generata dal bacino del fiume Adda compreso tra la sezione posta subito a valle
dell’opera di presa di Boscaccia e la sezione di chiusura posta in corrispondenza della
traversa di Sernio. Il tratto compreso tra b e c è al momento caratterizzato da criticità di
tipo C2 (media) e C3 (elevata).
Ora la completa restituzione delle portate turbinate dalla cascata di centrali avviene in
prossimità dell’abitato di Stazzona (sezione indicata con la lettera c in Figura 7); allo
stesso modo, con l’entrata in funzione della futura centrale di Grande Grosio, la completa restituzione delle portate avverrà in corrispondenza dell’attuale scarico della centrale di Stazzona (indicato con la lettera c in Figura 7).
3) Imagra,antr (si veda Figura 8); l’indice è calcolato come rapporto percentuale tra la
portata media annua antropizzata nei periodi di magra Qmagra, antr, stimata in ogni
tratto del reticolo per effetto delle derivazioni e restituzioni operate per i diversi usi
idrici, e la portata media annua naturale Qmedia, nat:
L’indice è classificato nelle seguenti classi:
- Classe C1: criticità moderata o nulla: Imagra, antr> 20 %
- Classe C2: criticità media: 10 % <Imagra, antr≤ 20 %
- Classe C3: criticità elevata: 5 % <Imagra, antr≤ 10 %
- Classe C4: criticità molto elevata: Imagra, antr≤ 5 %.
In Figura 8 è rappresentata la condizione nella quale versa il bacino imbrifero del fiume
Adda; come già presentato per l’indice Imedia, antr nel tratto di alveo a valle dell’abitato di
Grosotto si instaureranno deflussi differenti rispetto a quelli ad ora presenti. Al momento questo tratto di alveo è caratterizzato da criticità di tipo C3 (elevata) e C2 (media).
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LEGENDA
Opera di presa dismessa
Opera di presa mantenuta
a
Centrale G.G.
Centrale dismessa
Punto di restituzione dismesso
Punto di restituzione G.G.
CRITICITA’
b
≤5%
5 - 10 %
C4 - molto elevata
C3 - elevata
10 - 20 % C2 - media
≥ 20 %
c
C1 - moderata
Tratti che sottendono piccoli
bacini di superficie < 5 km2
Figura 8: Carta dell’indice Imagra, antr della portata media annua antropizzata di magra
rappresentativo, per ogni tratto del reticolo idrografico, del rischio indotto dalle derivazioni rispetto alla portata media annua naturale di magra, con esclusione dei piccoli
bacini con superficie < 5 km2.
4) Iserb (si veda Figura 9); l’indice è utile per stimare il grado di alterazione della naturalità del corso d’acqua ed è calcolato come rapporto percentuale tra il volume utile
del serbatoio Vserb o del complesso di serbatoi che insistono sul bacino e il volume di
deflusso medio annuo naturale nella sezione di restituzione Dmedio:
L’indice è classificato nelle seguenti classi:
- Classe C1: criticità moderata o nulla: Iserb≤ 10 %
- Classe C2: criticità media: 10 % <Iserb≤ 20 %
- Classe C3: criticità elevata: 20 % <Iserb≤ 35 %
- Classe C4: criticità molto elevata: Iserb> 35 %.
Il bacino montano del fiume Adda è caratterizzato dalla presenza di numerosi serbatoi;
al momento, per come è organizzato il sistema di centrali presenti in Valtellina, la sezione b, cioè l’attuale scarico della centrale di Lovero, rappresenta la sezione di restituzione dei serbatoi artificiali posti a monte. Poiché però l’opera di presa della centrale di
Stazzona è posta subito a valle di questa sezione, nella pratica si è notato come la defini-
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tiva restituzione delle portate avvenga al momento nella sezione indicata con la lettera c
in Figura 9.
LEGENDA
Opera di presa dismessa
Opera di presa mantenuta
Centrale G.G.
a
Centrale dismessa
Punto di restituzione dismesso
Punto di restituzione G.G.
b
CRITICITA’
≥ 35 %
C4 - molto elevata
20 - 35 % C3 - elevata
10 - 20 % C2 - media
c
≤ 10 %
C1 - moderata
nulla
Tratti che sottendono piccoli
bacini di superficie < 5 km2
serbatoi artificiali
sezione di restituzione dei serbatoi
artificiali
Figura 9: Carta dell’indice Iserb rappresentativo, per ogni tratto del reticolo idrografico, del rischio di irregolarità indotto dai serbatoi artificiali sul regime dei corsi
d’acqua, con esclusione dei piccoli bacini con superficie < 5 km2.
La futura centrale di Grande Grosio provvederebbe alla definitiva restituzione delle portate turbinate nello stesso punto in cui ora vengono scaricate le portate della centrale di
Stazzona. Con la realizzazione della centrale di Grande Grosio verrebbe meno il serbatoio artificiale ad ora segnalato in corrispondenza dell’abitato di Grosotto (le grandi
vasche di carico della centrale idroelettrica di Lovero, indicato con il numero 28 sulla
carta).
Il tratto di alveo che si trova a valle dell’abitato di Grosotto viene inizialmente classificato come a criticità nulla, poi a criticità C3 (elevata); con la configurazione futura nulla
cambierà rispetto all’attuale.
5) ILIM (si veda Figura 10); indice che corrisponde alla classe di qualità LIM calcolata
in base alle concentrazioni dei principali macrodescrittori ottenute come rapporto tra
i carichi emessi dagli impianti di depurazione e la portata media annua antropizzata
di magra lungo i tratti a valle dello scarico.
L’indice è classificato nelle classi C1, C2, C3, C4:
- la classe C1 corrisponde alle classi di qualità LIM 1 (ottima) e 2 (buona),
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-
la classe C2 corrisponde alla classe di qualità LIM 3 (sufficiente),
-
la classe C3 corrisponde alla classe di qualità LIM 4 (scadente),
la classe C4 corrisponde alla classe di qualità LIM 5 (pessima).
LEGENDA
Opera di presa dismessa
Opera di presa mantenuta
Centrale G.G.
a
Centrale dismessa
Punto di restituzione dismesso
Punto di restituzione G.G.
CRITICITA’
b
classe LIM 5 C4 - molto elevata
classe LIM 4 C3 - elevata
classe LIM 3 C2 - media
classe LIM 2 C1 - moderata
c
classe LIM 1
nulla
Tratti che sottendono piccoli bacini di
superficie < 5 km2
Depuratori
Figura 10. Carta dell’indice ILIM rappresentativo, per ogni tratto del reticolo idrografico, del rischio di inquinamento LIM riferito allo scenario “portate medie annue antropizzate di magra”, con esclusione dei piccoli bacini di superficie < 5 km2.
Riguardo all’indice ILIM si riporta quanto indicato nel documento di piano di bilancio
idrico. Nella cartografia prodotta sono osservabili come critiche, principalmente, due
tipologie di tratti fluviali:
- Tratti fluviali caratterizzati da portate molto scarse, in cui carichi inquinanti anche
piccoli non riescono a ricevere la necessaria diluizione (torrente Braulio, che risulta
essere costituito unicamente da effluenti; torrente Valle di Aprica; altre situazioni localizzate);
- Tratti fluviali caratterizzati da portate elevate, ma il cui potere diluente nei confronti
di carichi inquinanti spesso ragguardevoli è inficiato da un massiccio sfruttamento della risorsa idrica (principalmente lunghi tratti del fiume Adda).
La molteplicità delle fonti di impatto, anche solo considerando gli impianti di depurazione, e il valore decisamente più basso relativamente alla qualità delle comunità biologiche (associato, tra l’altro, a indicatori quali l’azoto ammoniacale ed E. coli, indici
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di trattamenti di reflui assenti o non ottimali) suggeriscono ad ogni modo la necessità
di studi mirati, in termini di carichi inquinanti gravanti sul sottobacino e di ricettività
degli stessi, per i tratti fluviali sottoposti a richiesta di concessione di derivazione. Ciò
si rende necessario al fine di quantificare con esattezza gli impatti sulla componente
ecosistemica, componente che è predisposta a subire gli effetti di differenti tipologie di
alterazione aventi incidenza critica ed effetti sinergici. Tali sinergie possono, da un
lato, comportare effetti distruttivi amplificati e, dall’altro, far sì che gli agenti alteranti
si mascherino vicendevolmente rendendo difficile valutare quali siano le sorgenti di
impatto effettivamente dequalificanti.
La porzione dell’alveo del fiume Adda che si trova a valle dell’abitato di Grosotto al
momento viene classificata come a criticità C2 e C1, con possibilità di miglioramento
per quanto riguarda i tratti ab e bc.
6) IIFF (si veda Figura 11); è un indice rappresentativo della funzionalità ecologica.
L’indice è classificato nelle classi C1, C2, C3, C4:
-
la classe C1 corrisponde alla classe di qualità IFF III/IV, IV, IV/V e V;
la classe C2 corrisponde alla classe di qualità IFF III,
la classe C3 corrisponde alla classe di qualità IFF II e II/III,
la classe C4 corrisponde alla classe di qualità IFF I e I/II
LEGENDA
Opera di presa dismessa
Opera di presa mantenuta
a
Centrale G.G.
Centrale dismessa
Punto di restituzione dismesso
Punto di restituzione G.G.
CRITICITA’
b
classe IFF I-I/II
C4 - molto elevata
classe IFF II-II/III
C3 - elevata
classe IFF III
C2 - media
classe IFF III/IV-IV C1 - moderata - nulla
classe IFF IV/V-V
c
Tratti che sottendono piccoli bacini di
superficie < 5 km2
Figura 11: Carta dell’indice IIFF rappresentativo della connettività e della funzionalità
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ecologica, con esclusione dei piccoli bacini di superficie < 5 km2.
L’alveo del fiume Adda, a valle di Grosotto, viene classificato come a criticità C3 (elevata) e C2 (media).
Dalla sovrapposizione degli indici Imedia, antr, Imagra, antr, Iserb, ILIM ed IIFF, si deduce la carta
dell’indice Irischio, rappresentativo per ogni tratto del rischio di mancato raggiungimento
degli obbiettivi di qualità ambientale del corso d’acqua di cui agli art. 76 e 77 del D.
Lgs. 152/06 dei diversi tratti del reticolo riportata nella Figura 12.
Ad ora il tratto di alveo del fiume Adda compreso tra la sezione a e la sezione b viene
indicato come ad elevato rischio (R3); sul tratto bc, mentre il primo tratto subito a valle
della traversa di Sernio viene classificato come a rischio molto elevato (R4) il secondo
tratto è indicato a rischio elevato (R3).
LEGENDA
Opera di presa dismessa
Opera di presa mantenuta
a
Centrale G.G.
Centrale dismessa
Punto di restituzione dismesso
Punto di restituzione G.G.
b
RISCHIO
R4 – molto elevato
R3 – elevato
R2 – medio
R1 – moderato - nullo
Tratti che sottendono piccoli
bacini di superficie < 5 km2
c
Figura 12: Carta dell’indice Irischio rappresentativo, per ogni tratto di reticolo idrografico, del rischio di mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale del
corso d’acqua, con esclusione dei piccoli bacini di superficie < 5 km2.
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6.8
RETE ECOLOGICA REGIONALE
La lunga galleria di scarico attraversa in profondità l’alveo del fiume Adda nel territorio
dei comuni di Grosio e di Grosotto; nella stessa zona si prevede l’attraversamento anche
della condotta forzata che proviene dalla derivazione di Grosotto. Entrambe quindi attraversano un corridoio regionale primario individuato come ad alta antropizzazione, ma
non lo fanno in superficie.
Anche la parte terminale del canale di scarico, che si trova nel comune di Villa di Tirano (in località Stazzona), attraversa un corridoio ecologico, ma lo fa rimanendo sempre
interrato, anche se a una modesta profondità.
Le opere previste dall’iniziativa non interferiscono in alcun modo con i varchi individuati dalla rete ecologica regionale (RER); le opere attraversano aree individuate come
elementi di primo e di secondo livello dalla RER ma, essendo interrate, non alterano lo
stato di continuità territoriale ed ecologica.
6.9
PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO DEI COMUNI INTERESSATI
L’area interessata dall’iniziativa oggetto di interesse ricade all’interno di svariati comuni; si sceglie di analizzare unicamente le aree che saranno interessate da cambiamenti,
dunque le aree che si trovano a valle dei pozzi piezometrici della derivazione che ora
adduce l’acqua alla centrale di Grosio e delle aree che si trovano a valle della vasca di
carico della derivazione di Grosotto.
In particolare il progetto oggetto di studio interesserà gli 8 comuni di Grosio, Grosotto,
Mazzo di Valtellina, Tovo Sant’Agata, Lovero Valtellino, Sernio, Tirano e Villa di Tirano, la maggior parte dei quali saranno unicamente interessati dalla presenza della galleria di scarico interrata.
Per quanto riguarda le nuove opere che fanno capo alla derivazione di Grosio si noti che
le condotte forzate attraverseranno in parte il comune di Grosio (dove si trovano i pozzi
piezometrici) ed in parte il comune di Grosotto rimanendo sempre interrate; la centrale
invece, che ospiterà i gruppi di entrambe le derivazioni, si trova all’interno del comune
di Grosotto.
La condotta forzata che fa capo alla derivazione di Grosotto si sviluppa interamente
nell’omonimo comune fino ad arrivare alla centrale; la prima parte della condotta sarà
posta in superficie nella sede di una delle due condotte forzate della centrale di Grosotto
già dismesse nel 2004. Dopo l’attraversamento dell’alveo del fiume Adda, che avverrà
in corrispondenza dell’attuale centrale di Grosotto, la condotta forzata sarà completamente interrata.
Il canale di scarico, in galleria, toccherà invece tutti gli 8 comuni citati in precedenza
rimanendo interrato fino allo sbocco in Adda.
6.9.1 Piano del governo del territorio del comune di Grosotto
La centrale idroelettrica di Grande Grosio si troverà completamente in caverna, ad alta
profondità; la zona nella quale si troverà viene identificata dal PGT del comune di Gro-
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sotto in classe 3 all’interno della classificazione di sensibilità paesaggistica. Si tratta
cioè di aree di media rilevanza paesistica.
La condotta forzata di Grosotto poi, per la parte che si sviluppa in superficie, ricade in
un’area classificata come in classe 3 (media sensibilità paesaggistica); si vuole sottolineare che questa è la stessa area attualmente occupata dalla condotta forzata utilizzata
dalla centrale di Grosotto.
Nella tavola “sistemi ed elementi di rilevanza paesistico e ambientale” del Quadro Conoscitivo e Ricognitivo vengono rappresentate tutte le aree oggetto di tutela; l’area della
centrale è al di fuori di qualunque vincolo, mentre parte della galleria di scarico (interrata), della condotta forzata di Grosotto e la galleria di accesso si vengono a trovare in
area di vincolo archeologico (come individuato dal PGT).
6.9.2 Piano del governo del territorio del comune di Villa di Tirano
Lo scarico delle portate turbinate dalla centrale di Grande Grosio in Adda avviene in
comune di Villa di Tirano.
Dopo aver preso visione dei documenti di piano disponibili online si riportano
unicamente gli elaborati dai quali si deducono interazioni particolari tra le opere
previste e le indicazioni degli strumenti di piano.
Dal DdP 3 si nota che per gli ultimi 140 m circa il tracciato dello scarico si trova
interrato in un’area identificata come ambiti urbanizzati per poi, risalendo verso monte,
trovarsi a grande profondità all’interno di un territorio indicato come boschi naturali e
alpeggi.
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Figura 13: Estratto del DdP 3; in rosso la posizione indicativa del tracciato dello scarico dell’impianto di Grande Grosio.
I Ddp 5.1 e 5.2 presentano i quadri dei vincoli. Dalla tavola 5.1 si nota come il tracciato
dello scarico interessa in parte la classe di fattibilità geologica 4 (in prossimità
dell’attraversamento del torrente rivalone che ricordiamo avverrà a grande profondità) e
soprattutto la classe 3; inoltre il tracciato della galleria di scarico interesserà aree
soggette a vincolo idrogeologico. Per quanto riguarda l’eventuale interazione con aree
di rispetto delle sorgenti captate che si trovano nelle vicinanze dell’abitato di Stazzona
si tiene a precisare che la galleria di restituzione si troverà a grande profondità (per lo
meno 150 m al di sotto del piano campagna), cioè sotto il livello di base delle acque
superficiali e sotterranee; questo rende improbabile che la galleria stessa dreni
l’acquifero di sorgenti captate dagli acquedotti comunali, che normalmente si situano a
quote medio basse lungo il versante valtellinese. Si rammenta inoltre che i vincoli relativi alle aree di tutela assoluta e rispetto che si estendono rispettivamente a 10 e 200 m
a monte della captazione, si applicano alle aree in superficie (D.G.R. 10 aprile 2003, n°
7/12693).
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Figura 14: Estratto del DdP 5.1 – quadro dei vincoli; in viola il tracciato indicativo
della galleria di scarico delle portate turbinate da Grande Grosio.
L’analisi del DdP 5.2 aggiunge un’informazione riguardante la presenza di elettrodotti e
della fascia di rispetto di loro competenza.
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Figura 15: Estratto del DdP 5.2 – quadro dei vincoli.
Il DdP 6 morfologie del paesaggio indica la presenza di viabilità esistente e di nuova
viabilità delle quali si è già trattato nel PTCP.
Dal DdP 8 sintesi elementi strutturali del paesaggio si deduce che la porzione terminale
del canale di scarico in previsione interesserà un’area indicata come attrezzature
tecnologiche esistenti (l’area adibita all’impianto esistente di Stazzona), per poi,
spostandosi verso monte, interessare prima aree agricole e poi aree boscate.
Dal DdP 10 si nota che la parte terminale del tracciato dello scarico interesserà aree
tutelate per legge in quanto fiumi (150 m) oppure boschi. Ricordiamo tutto il tracciato
dello scarico si troverà interrato ad alta profondità e che solo l’ultimo tratto (circa 140
m.) prima dello sbocco in fiume Adda, comunque interrato, avrà modesta profondità.
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Figura 16: Estratto del ddp 10; in blu indicativamente il tracciato del canale di scarico
(interrato).
Il DdP 11 indica negli ultimi 140 m circa di scarico la presenza di un sistema insediativo consolidato in corrispondenza dell’area attualmente adibita alle opere dell’impianto
di Stazzona, oltre a una struttura agraria.
Il DdP 12 prescrizioni immediatamente efficaci e prevalenti del PTCP indica la presenza di “corridoio e rete ecologica” in corrispondenza dello scarico in Adda delle portate
turbinate; si ricorda che tutto il tracciato del canale/galleria di scarico è interrato.
Figura 17: Estratto DdP 12; la freccia bianca indica la posizione dell’attuale scarico
dell’impianto di Stazzona e del futuro scarico dell’impianto di Grande Grosio.
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Il DdP 13 individua una vasta area a “sensibilità paesaggistica dei luoghi – molto elevata” che comprende anche la parte terminale del tracciato di scarico delle portate turbinate, che ricordiamo essere completamente interrata.
Figura 18: Estratto del DdP 13; la freccia bianca indica la posizione dell’attuale scarico dell’impianto di Stazzona e del futuro scarico dell’impianto di Grande Grosio.
Il DdP 14 tavola delle previsioni di piano indica come “servizi e impianti tecnologici” il
tratto terminale del canale di scarico dell’impianto Grande Grosio, mentre risalendo
verso monte lungo il tracciato si incontrano aree agricole normali e boschi entrambi
all’interno della fascia di rispetto di 150 m attorno ai corsi d’acqua.
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Figura 19: Estratto del PpD 14; la freccia bianca indica la posizione dello scarico delle portate attualmente turbinate dall’impianto di Stazzona ed in futuro turbinate
dall’impianto di Grande Grosio.
6.10 VINCOLI
La zona in cui si prevede di costruire la centrale in caverna non rientra all’interno di
alcun vincolo, mentre le condotte forzate che si staccano dai pozzi piezometrici della
derivazione di Grosio ricadono almeno per la parte sommitale all’interno di aree tutelate
dall’art. 142 comma f) del D.Lgs 22/01/2004 n° 421 (ambiti ad elevata naturalità).
All’interno del comune di Grosotto è presente una vasta area indicata come zona di vincolo archeologico (P.R.G.), presentata dalla tavola 1b del Quadro Conoscitivo e Ricognitivo del Piano di Governo del Territorio del comune di Grosotto.
La parte terminale della galleria di scarico delle portate turbinate e lo scarico delle stesse in Adda, si trova nel comune di Villa di Tirano, i cui vincoli sono riportati nei DdP
5.1 e 5.2 riportati al § 6.9.2 al quale si rimanda.
Codice dei beni culturali e del Paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della L. 6 luglio 2002, n°
137, in vigore dal 01-05-2004.
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MIGLIORAMENTO E RISANAMENTO AMBIENTALE DEL BACINO
IDROGRAFICO E MISURE DI COMPENSAZIONE TERRITORIALE
Si rammenta che la risorsa idrica attualmente utilizzata non verrà incrementata, infatti le
opere di presa ad ora esistenti verranno mantenute, senza aggiungerne nuove, e non si
prevede di derivare portate superiori a quelle attualmente utilizzate dai soli impianti di
Grosio e Grosotto.
Nel § 4.1 sono state presentate per sommi capi le differenze tra l’attuale sistema di centrali e l’iniziativa oggetto di studio; si sceglie ora di entrare nel dettaglio.
Le portate turbinate dalle centrali di Grosio, Grosotto e Boscaccia al momento vengono
fatte confluire all’interno delle estese vasche che si trovano in comune di Grosotto. Con
la nuova centrale di Grande Grosio si prevede invece di restituire le portate turbinate
direttamente in prossimità dell’abitato di Tresenda dismettendo le centrali di Lovero e
Stazzona e abbandonando le opere di derivazione di questi stessi impianti.
Ciò comporterà un sostanziale miglioramento ambientale legato innanzitutto
all’incremento delle portate presenti in alveo tra le sezioni di Grosotto e di Stazzona.
La restituzione definitiva delle portate turbinate dall’impianto di Grande Grosio al fiume Adda avverrà in corrispondenza dell’attuale scarico della centrale di Stazzona, ultima centrale esistente della cascata di centrali che verrà dismessa dall’entrata in funzione
del nuovo impianto di Grande Grosio.
Per semplicità si suddivide il tratto di alveo interessato da modifiche in due tratti:
1. il tratto compreso tra il comune di Grosotto e lo scarico della centrale di Lovero,
2. il tratto compreso tra l’opera di presa della centrale di Stazzona (traversa di Sernio) e lo scarico della medesima centrale (anche futuro scarico dell’impianto di
Grande Grosio).
Il primo tratto sarà interessato dalla dismissione delle vasche presenti in comune di
Grosotto e, poiché la centrale di Lovero non verrà più utilizzata, dal rilascio direttamente in Adda (in prossimità della centrale stessa) delle portate turbinate dalla centrale di
Boscaccia. L’aumento della portata disponibile in questo tratto di alveo sarà pari alla
portata turbinata dalla centrale di Boscaccia.
Si individua, come sezione rappresentativa, la sezione del fiume Adda che si trova immediatamente a monte della confluenza con il torrente Roasco. Al momento la portata
media annua che vi defluisce è stata stimata, in base alle indicazioni contenute nel Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) della regione Lombardia, pari a circa 2.46
m3/s. Questo valore corrisponde alla somma di tre contributi: il DMV che deve essere
rilasciato in corrispondenza dell’opera di presa della centrale di Boscaccia, il DMV che
deve essere rilasciato dall’opera di presa della derivazione di Grosio posta sulla val Migiondo e la portata media annua generata dal bacino residuo. A questi contributi, nel
caso si opti per la realizzazione della centrale di Grande Grosio, si aggiungerà anche la
portata media annua turbinata dalla centrale di Boscaccia e valutata, in base alle indica-
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zioni contenute nel PTUA, pari a 0.84 m3/s. In tal modo la portata media annua defluente in alveo si porterà a valori di circa 3.30 m3/s, con un incremento pari a circa il 34%.
Sul secondo tratto di alveo il beneficio legato all’entrata in funzione della nuova centrale idroelettrica sarebbe ancora più marcato; mentre al momento a valle della traversa di
Sernio viene rilasciato unicamente il DMV, stimato pari a 2.64 m3/s sulla base delle
indicazioni fornite dal PTUA, in futuro si vedrebbe il transito di una portata media annua stimata pari a 5.90 m3/s, con un incremento pari al 123%. Infatti venendo meno
l’opera di presa della centrale di Stazzona, subito a valle della traversa di Sernio, al
DMV rilasciato da ciascuna opera di presa delle derivazioni di Grosio e di Grosotto si
aggiungerebbe il contributo della portata scaricata in alveo dalla centrale di Boscaccia
ed anche la portata generata dal bacino residuo.
Non si ritiene opportuno esprimersi sulla necessità o meno di trasformare l’attuale invaso di Sernio, si vuole invece solo sottolineare che con l’iniziativa proposta il bacino di
Sernio non sarebbe più a servizio di alcuna opera di presa.
In conclusione dunque, sull’intero tratto di alveo compreso tra Grosotto e Stazzona (di
lunghezza pari a circa 15.5 km) all’interno del quale al momento defluisce unicamente
il DMV, l’adozione dell’iniziativa proposta comporterebbe un aumento significativo di
portata.
Un secondo aspetto è legato all’abbandono delle vasche di carico presenti nel comune di
Grosotto; in accordo con le comunità locali sarà definito il futuro utilizzo dell’area, liberata dalle infrastrutture a servizio delle esistenti centrali elettriche.
Per quanto riguarda le linee elettriche, l’abbandono delle centrali di Grosio, Lovero e
Stazzona permetterà una consistente semplificazione delle infrastrutture elettriche, con
l’abbandono di quelle non più necessarie: la situazione definitiva dovrà però essere concordatacon Terna. L’esercizio dell’impianto di Grande Grosio è stato inoltre pensato in
modo da:
- consentire la fruizione turistica dell’esistente lago di Valgrosina;
- mantenere il minor impatto possibile in particolar modo riguardo alla restituzio-
ne in alveo delle portate turbinate,
consentire il funzionamento dell’impianto anche come erogatore dei servizi di
rete.
L’invaso di Valgrosina viene attualmente utilizzato come serbatoio per consentire la
regolazione giornaliera delle portate turbinabili dalla centrale di Grosio; si intende mantenere il livello del serbatoio sufficientemente stabile ed elevato in modo da consentire
la fruizione turistica del lago di Valgrosina ma, allo stesso tempo, si vuole conservare la
possibilità offerta dalla presenza della diga di garantire il funzionamento dell’impianto
stesso anche come erogatore di servizi di rete. È per questo motivo che, al momento, si
propone di mantenere il livello di invaso nelle normali condizioni di funzionamento
dell’impianto ad una quota pari a circa 3 m. al di sotto della quota di massimo invaso e
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di poter sfruttare la residua capacità dell’invaso di Valgrosina eventualmente allo scopo
di regolazione delle portate. Si rammenta la presenza a monte della derivazione Grosio
dell’impianto di Premadio le cui portate turbinate vengono scaricate all’interno del canale derivatore Premadio-Valgrosina. Lo stesso canale derivatore, lungo il suo percorso,
raccoglie anche le portate generate sul bacino del fiume Adda e di alcuni suoi affluenti.
Ad ora quindi si propone di gestire la derivazione Grosio dell’impianto di Grande Grosio ad acqua fluente, regolato in base alla gestione dell’impianto di monte di Premadio
che, verosimilmente, viene gestito in modo da turbinare i volumi invasati all’interno dei
laghi di Cancano e San Giacomo secondo una portata di picco di circa 40 m 3/s. Confluiscono senza alcuna modulazione all’interno del canale derivatore le portate generate dai
bacini dei torrenti Viola, Frodolfo, Vallecetta e fiume Adda oltre ai rii Massaniga, Val
Vendrello e Val Migiondo, mentre le portate generate sui due rami del torrente Roasco
defluiscono direttamente all’interno dell’invaso. Ne consegue che, come evidenziato
(nella relazione idrologica e idraulica) dalla curva di durata delle portate, per un breve
periodo dell’anno i gruppi della derivazione Grosio potranno funzionare a massimo carico e turbinando complessivamente 80 m3/s.
Questo accadrà quando sarà abbondante la disponibilità di acqua su tutto il bacino e
quindi anche in corrispondenza della sezione di rilascio delle portate turbinate in Adda.
Si è pensato inoltre di dotare la parte terminale del canale di restituzione di un sistema
di paratoie in modo da poter utilizzare il volume disponibile nell’intera galleria di restituzione per laminare i picchi di portata turbinata dall’impianto di Grande Grosio nelle
occasioni in cui sarà richiesto il suo funzionamento come erogatore dei servizi di rete,
riducendo così il negativo impatto ambientale provocato dall’immissione nell’alveo
dell’Adda di portate molto differenti da quelle defluenti in alveo. Le paratoie consentiranno inoltre di disconnettere la galleria di restituzione dal flusso di portate in Adda in
caso di piene eccezionali, così da non provocare danni alle opere di scarico.
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relazione particolareggiata